2 tesi completa_2015

67
i UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Scienze Naturali Laurea Triennale ELABORATO FINALE Studio del comportamento di dispersione applicato alla conservazione del Licenide Maculinea arion Relatore Candidato Chiar.mo Prof. Emilio Balletto Lorenzo Boggia Co-relatore Dott.ssa Simona Bonelli Anno Accademico 2008-2009

Transcript of 2 tesi completa_2015

Page 1: 2 tesi completa_2015

i

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO

Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali

Corso di Laurea in Scienze Naturali

Laurea Triennale

ELABORATO FINALE

Studio del comportamento di dispersione

applicato alla conservazione del Licenide

Maculinea arion

Relatore Candidato

Chiar.mo Prof. Emilio Balletto Lorenzo Boggia

Co-relatore

Dott.ssa Simona Bonelli

Anno Accademico 2008-2009

Page 2: 2 tesi completa_2015

ii

“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno.

Ma quello che accadrà in tutti gli altri che verranno

può dipendere da quello che farai tu oggi.”

Ernest Hemingway

Page 3: 2 tesi completa_2015

1

INDICE

1. INTRODUZIONE ............................................................................................... 3

1.1 Struttura delle popolazioni di farfalle ........................................................ 4

1.2 Movimenti delle farfalle ................................................................................ 6

1.3 Dispersal ......................................................................................................... 8

1.4 Maculinea arion (Linnaeus 1758) ............................................................... 11

1.4.1 La biologia............................................................................................. 12

1.4.2 La mirmecofilia .................................................................................... 14

1.4.3 Distribuzione e stato di conservazione ............................................... 16

1.5 Scopi della ricerca ....................................................................................... 20

2. MATERIALI E METODI ................................................................................ 21

2.1 Area di studio............................................................................................... 22

2.2 Metodo di cattura-marcatura-ricattura .................................................... 26

2.3 Analisi dati ................................................................................................... 29

2.3.1 Modello di Cormack -Jolly-Seber ....................................................... 29

2.3.2 Analisi dei movimenti .......................................................................... 32

2.4 Studio della formica ospite ......................................................................... 35

2.4.1 Censimento dei nidi di Myrmica spp................................................... 35

2.4.2 Determinazione in laboratorio ............................................................ 37

3. RISULTATI ....................................................................................................... 38

3.1 Dinamica di popolazione............................................................................. 39

3.2 Stima della popolazione .............................................................................. 41

3.3 Uso dello spazio ........................................................................................... 43

3.4 Dispersal ....................................................................................................... 44

3.4.1 Virtual Migration Model ..................................................................... 44

3.4.2 Misura degli spostamenti ..................................................................... 46

3.4.3 Comportamento individuale ............................................................... 47

3.5 Formica ospite ............................................................................................. 48

4. DISCUSSIONE .................................................................................................. 49

Page 4: 2 tesi completa_2015

2

Linee guida per la conservazione di Maculinea arion a Sant'Anselmo ............ 56

ALLEGATO .......................................................................................................... 59

BIBLIOGRAFIA ................................................................................................... 60

RINGRAZIAMENTI ............................................................................................ 65

Page 5: 2 tesi completa_2015

3

1. INTRODUZIONE

Page 6: 2 tesi completa_2015

4

1.1 – Struttura delle popolazioni di farfalle

Il termine popolazione è riferito a gruppi di individui appartenenti alla medesima

specie che occupano un‟area geografica definita, in un determinato momento

temporale. Aree non colonizzate circoscrivono lo spazio abitato da tali gruppi, anche

se raramente una popolazione è totalmente isolata (Warren 1992). Talvolta possono

avere luogo spostamenti di individui da un nucleo a un altro e, nel caso in cui questi

scambi siano stabili, si può considerare il sistema di popolazioni locali una

metapopolazione (Levins 1970; Gilpin & Hanski 1991).

Le farfalle adulte passano gran parte della loro vita in volo cercando le risorse

necessarie, come il nettare per il foraggiamento o le piante idonee per

l‟ovideposizione. Nonostante questi spostamenti frequenti la maggior parte delle

specie tende comunque a rimanere in aree ben definite, dando origine a gruppi di

individui più o meno isolati, ovvero a delle popolazioni. A seconda della stabilità

dell‟habitat occupato, della concentrazione delle risorse e delle caratteristiche della

specie, gli individui possono formare colonie ben distinte in aree ristrette oppure

spaziare in aree più vaste mediante migrazioni stagionali o movimenti occasionali.

Nel primo caso si parla di popolazioni “chiuse”, mentre nel secondo di popolazioni

“aperte”. La distribuzione delle risorse sembra essere la principale causa di tali

differenze: le popolazioni chiuse vivono di solito in aree ristrette dove le risorse sono

concentrate e l‟habitat è stabile, mentre le popolazioni aperte sembrano rispecchiare

un ambiente con risorse più disperse. (Warren 1992).

Spostamenti di individui dall‟area d‟origine sono dovuti alla necessità di diminuire la

competizione (sia intra- che interspecifica) per le risorse (Lambin et al. 2001) e al

tentativo di evitare fenomeni di inbreeding (i.e. incrocio tra individui con corredo

genetico simile) (Motro 1991). Conseguenza diretta è l‟aumento del flusso genico tra

popolazioni, che impedisce la formazione di genotipi e fenotipi locali (Haldane 1956;

Case & Taper 2000).

Un fattore che influenza la propensione al movimento delle popolazioni è il clima.

Ogni popolazione ha un suo areale abbastanza definito, limitato a condizioni

climatiche più o meno omogenee. Si è notato che popolazioni che occupano zone

marginali del loro areale tendono a essere chiuse a causa di una matrice più

Page 7: 2 tesi completa_2015

5

sfavorevole, mentre quelle più “interne” all‟areale di riferimento sembrano essere più

mobili e aperte (Dennis 1982; Dempster 1989).

Una caratteristica importante di una popolazione di farfalle è la sua dimensione,

intesa come il numero di individui adulti che la formano. Grazie al loro ciclo

biologico olometabolo, gli adulti non sono sempre presenti ma compaiono a

intervalli regolari che dipendono dalla strategia della specie. Le generazioni possono

essere una all‟anno (univoltinismo) o in numero maggiore (multivoltinismo). Anche

questa caratteristica influenza la capacità di spostamento della specie, che è maggiore

se il numero delle generazioni annue è più alto (Shapiro 1975).

Tra una generazione e l‟altra possono esserci differenze nell‟abbondanza di individui

che portano a fluttuazioni, soprattutto su base annuale (Warren 1992). Le cause più

frequenti di fluttuazione numerica sono di tipo stocastico, riconducibili a condizioni

meteorologiche. Di norma estati più calde e asciutte portano a numeri più alti

(Pollard 1988, 1991). Recenti studi hanno evidenziato l‟importanza della densità

come fattore regolatore dell‟abbondanza di individui in una popolazione, fatto

dovuto di più alla competizione per le risorse durante le fasi larvali che non in quella

adulta (Nowicki et al. 2008). Queste ricerche sono basate su popolazioni di

Maculinea alcon e Maculinea teleius, specie molto esigenti durante lo sviluppo

larvale perchè mirmecofile.

Il numero di individui massimo raggiunto durante le fluttuazioni indica la capacità

portante del sito, determinata dalla quantità di risorse disponibili, dalla presenza di

predatori e parassiti e dalla competizione intra- e interspecifica. È evidente che la

capacità portante non può essere costante e, con le sue variazioni, può portare a

lungo termine a cambiamenti nella dimensione della popolazione (Dempster 1983).

Perciò è importante tenere sotto controllo tali fluttuazioni numeriche, che possono

essere ottimi indici di qualità dell‟habitat.

Popolazioni che vivono vicine possono instaurare scambi reciproci di individui,

portando alla formazione di metapopolazioni. Le dinamiche di queste ultime sono

importanti per il mantenimento delle specie, soprattutto negli ultimi decenni in cui

popolazioni stabili sono state suddivise a causa della frammentazione degli habitat

(Hanski & Gilpin 1991).

Page 8: 2 tesi completa_2015

6

1.2 – Movimenti delle farfalle

La fitness di un individuo dipende dalla sua capacità di riprodursi, evento

fondamentale per trasmettere il proprio corredo genetico alla generazione successiva.

I maschi devono essere abili nel trovare un partner con cui accoppiarsi, mentre le

femmine dopo l‟accoppiamento devono riuscire a individuare i siti di ovideposizione

appropriati. Inoltre per sopravvivere le farfalle devono trovare le risorse alimentari

adeguate ed essere pronte a sfuggire ai predatori. Le farfalle sono quindi portate a

muoversi di continuo. (Shreeve 1992). Come ogni altra caratteristica fenotipica

anche il tasso di mobilità è variabile a seconda della specie e della popolazione, per

questo molti ricercatori si sono impegnati a cercare i fattori che influenzano tale

variabilità: selezione genetica, latitudine o altitudine, caratteristiche del ciclo

biologico, densità, temperatura e capacità particolari di percezione del paesaggio o

conoscenza del territorio.

Una distinzione importante è quella tra movimento totale e spostamento netto. Il

primo è la distanza realmente percorsa da ogni individuo mentre il secondo è la

distanza tra i luoghi di nascita e morte (nello studio di popolazioni si parla di “prima

cattura” e “ultima cattura”). Le farfalle che vivono in popolazioni chiuse si muovono

molto anche se lo spostamento netto è minimo. Questo movimento è volto a

esplorare la presenza e la distribuzione delle risorse in una piccola area. Nel caso di

popolazioni aperte invece le farfalle compiono grandi spostamenti, ma durante questi

impiegano un tempo minore a esplorare le zone attraversate, dirigendo il loro volo

verso obiettivi precisi. (Shreeve 1992).

I movimenti delle farfalle sono quindi suddivisibili in movimenti di routine, come

possono essere quelli collegati allo sfruttamento delle risorse (approvvigionamento,

ricerca di individui per l‟accoppiamento), e movimenti volti alla dispersione. I primi

sono voli durante i quali le farfalle tornano più spesso al punto di partenza rispetto ai

secondi, che però sono in genere più veloci e diretti. (Van Dyck & Baguette 2005).

Nel caso di popolazioni locali che si trovino a distanze ridotte possono avvenire

eventi di immigrazione – emigrazione con importanti effetti sul pool genetico degli

individui. Al contrario l‟isolamento e la frammentazione degli habitat porta alla

selezione di caratteri locali, anche relativi all‟attività di volo. In alcuni casi

l‟isolamento ha selezionato particolari forme e dimensioni di ali e corpo che

Page 9: 2 tesi completa_2015

7

diminuiscono la capacità di volo (Dempster et al. 1976). In alcuni casi la mobilità di

popolazioni che occupano zone settentrionali risulta essere minore di quella degli

individui che vivono in siti più meridionali perchè il rischio di non trovare un altro

habitat idoneo e perire nello spostamento è maggiore dei potenziali vantaggi che si

potrebbero trarre dalla colonizzazione di nuove aree (Dennis 1982). In uno studio

effettuato su alcune popolazioni di Anthocharis cardamines presenti in Gran

Bretagna, Dennis (1982) ha notato una maggiore mobilità negli individui che vivono

in zone più meridionali. È stato quindi ipotizzato che negli habitat più settentrionali il

rapporto tra costi e benefici dello spostamento sia maggiore e il tempo disponibile

per il volo sia minore.

Un altro fattore che influenza il tasso di mobilità delle farfalle è la specializzazione

del loro ciclo biologico. Per le specie che hanno bisogno di piante nutrici specifiche

gli spostamenti saranno minori rispetto a quelli compiuti da farfalle che sfruttano

gruppi di piante più vasti, che al contrario saranno più mobili (Shreeve 1992).

Anche le interazioni tra gli individui e la densità delle popolazioni sono responsabili

delle modalità di volo. Shreeve (1992) dopo avere rimosso tutti i maschi di

Lasiommata megera (Dennis & Bramley 1985) in un‟area determinata ha notato che

questi venivano rimpiazzati da un numero circa uguale dopo soli 30 minuti. Simili

movimenti densità-dipendenti sono stati notati anche in situazioni opposte contrario

ovvero per la sovrabbondanza di individui. Se il numero di maschi è troppo alto in

relazione ai siti favorevoli all‟accoppiamento, alcuni sono costretti a volare via. È

stato quindi dimostrato che la densità della popolazione è generalmente direttamente

proporzionale alla quantità di movimento effettuato da un singolo individuo (Shreeve

1992).

Il volo di un individuo è facilitato se i suoi muscoli toracici sono a una temperatura

ottimale, influenzata a sua volta dall‟alimentazione e soprattutto dalla temperatura

dell‟aria. Con basse temperature i voli si fanno meno frequenti e più corti che con

temperature più alte (Dennis 1982; Shreeve 1984). Specialmente i maschi che di

solito controllano le aree per l‟accoppiamento competono per trovare zone dove

posarsi quando la temperatura è bassa (Shreeve 1992).

Per spostarsi un individuo deve riconoscere il territorio che sta esplorando attraverso

la percezione di segnali presenti nell‟ambiente circostante. Alcune specie imparano il

Page 10: 2 tesi completa_2015

8

modo e la direzione di spostamento, creando una “mappa mentale” del loro habitat in

modo da sapere dove trovare le risorse foraggere o i siti per l‟accoppiamento

(Wickman & Wiklund 1983). Gli individui durante il volo spendono un tempo

maggiore nelle zone in cui la pianta nutrice è più abbondante e ritornano più

frequentemente in questi siti mentre trascurano le zone dove “sanno” che le risorse

sono più scarse (Dennis 1986).

1.3 – Dispersal

I movimenti delle farfalle possono svolgersi all‟interno dell‟habitat o verso l‟esterno,

alla ricerca di nuove risorse da sfruttare. Gli spostamenti verso l‟esterno possono

essere regolari nel tempo (stagionali) e prevedibili, in questo caso si parla di

“migrazioni” (Williams 1958; Baker 1969), oppure imprevedibili e senza nessun

modello stagionale, allora si tratta di dispersal (Shreeve 1992). Van Dyck e Baguette

(2005) propongono la distinzione tra movimenti svolti in modo ripetitivo volti allo

sfruttamento delle risorse all‟interno dell‟area d‟origine (routine) e movimenti che

hanno come fine la ricerca di altre aree idonee (dispersal).

La propensione al dispersal è dovuta alla maggiore probabilità di successo in caso di

spostamento per quegli individui che non riescono a trovare le risorse nel loro habitat

iniziale; la mancanza di siti per l‟ovideposizione (Morton 1985) e habitat in via di

deterioramento (Williams 1958) sembrano fattori che influenzano il dispersal, anche

se non tutte le specie diventano più mobili in una situazione di peggioramento

ambientale (Thomas 1984). Tutti gli insetti hanno una propensione al dispersal che è

proporzionale alla stabilità del loro habitat: secondo il modello di Southwood (1962,

1977) una maggiore longevità dell‟habitat induce a una minore tendenza agli

spostamenti.

Un modello teorico che spiega bene le motivazioni di dispersal (e migrazioni) è stato

sviluppato da Baker (1969, 1984). Si basa sul concetto che lo stesso habitat può

avere effetti diversi su ogni singolo individuo, dotato di un proprio valore soglia che

determina quando sarà più propenso a lasciare l‟habitat. Questo valore è influenzato

dalla stabilità dell‟habitat (come nel modello di Southwood), dalla quantità di risorse

già sfruttate dagli altri individui e dalla potenzialità riproduttiva di ogni individuo.

L‟arrivo di un nuovo individuo nella popolazione riduce le risorse disponibili

Page 11: 2 tesi completa_2015

9

all‟interno dell‟habitat e induce l‟esemplare con la soglia di migrazione minore ad

andarsene. Esiste anche un valore soglia relativo al numero di larve che possono

svilupparsi da una pianta nutrice: quando una femmina depone un uovo il valore di

possibile sfruttamento futuro diminuisce. Il valore soglia individuale è legato alla

attività riproduttiva e al rischio associato allo spostamento. Le giovani femmine

hanno valori soglia più bassi (i.e. maggior propensione al dispersal) dal momento

che la loro capacità di selezionare nuovi siti di ovideposizione sia il successo sia

l‟espansione della loro progenie. Importante considerazione di Baker è quella

riguardante i costi energetici e i rischi di predazione durante lo spostamento. Quando

la capacità portante dell‟habitat diminuisce, si abbassa anche il rapporto tra benefici a

rimanere nel sito e costi legati al movimento verso altre zone, che induce una

maggior tendenza allo spostamento anche nelle specie più sedentarie (Shreeve 1992).

Un altro modello, il Virtual Migration Model proposto da Hanski et al. (2000), si

basa sulla storia di ogni individuo facente parte di una popolazione suddivisa in

numerose patches (i.e. sottopopolazioni) e fissa dei parametri di probabilità a ogni

fase di spostamento dell‟individuo. Sulla base dell‟analisi degli spostamenti si

propone di spiegare le cause che con maggior peso influenzano il dispersal. Quindi

sulla base dell‟analisi dei dati si ricavano:

la probabilità di sopravvivenza nella patch iniziale;

probabilità di emigrazione, che diminuisce esponenzialmente con l‟aumentare

dell‟area della patch;

probabilità di sopravvivenza durante la migrazione, che diminuisce con la

diminuzione di connettività tra le sottopopolazioni (legata alla distanza e alla

qualità ambientale delle zone inter-patch);

probabilità di raggiungere una determinata patch piuttosto che un‟altra, legata

al numero, alla distanza e all‟area delle patches circostanti, nonché alla

connettività.

Lo studio del dispersal non è finalizzato solamente alla formulazione di modelli

teorici ma recentemente ha assunto importanza come metodo di studio per la

conservazione di specie a rischio di estinzione (Öckinger & Smith 2007; Schultz

1997). Gli spostamenti delle farfalle tra sottopopolazioni locali sono molto

importanti per la sopravvivenza di metapopolazioni su scala maggiore (Hanski 1999)

Page 12: 2 tesi completa_2015

10

e per contro l‟isolamento è la causa principale del declino e dell‟estinzione di molte

specie (Prendergast & Eversham 1995). Vista la tendenza alla frammentazione degli

habitat dei lepidotteri (Thomas 1985; Givnish et al. 1988; Warren 1993; Rodrigues

et al. 1993) lo studio del dispersal ha assunto importanza negli ultimi decenni: la

comprensione delle modalità di spostamento di una popolazione è molto utile ai fini

della conservazione delle specie.

Visto l‟effetto benefico delle migrazioni tra popolazioni locali, gli ecologi hanno

iniziato a chiedersi come si potessero favorire gli spostamenti. Un punto molto

discusso dai conservazionisti, volto ad aumentare la connettività tra popolazioni

locali, è la creazione di corridoi (Noss 1987; Simberloff et al. 1992; Mann &

Plummer 1995). Gli interventi possono essere di due tipi:

corridoi stretti, ma continui tra una patch e l‟altra;

isole di habitat non direttamente connesse, ma poste nella zona di habitat non

idoneo tra le patches già esistenti.

Schultz (1997) ha notato che l‟efficacia del metodo utilizzato è collegato al

particolare comportamento di ogni specie. Se gli individui lasciano con facilità le

loro patches primarie per aggirarsi negli habitat circostanti, le isole intermedie sono

la soluzione migliore. Questa teoria si basa sul fatto che le farfalle si spostano più

velocemente se si trovano in habitat non idonei. Nel caso di specie che tendono a

esplorare maggiormente le risorse a disposizione nel loro habitat e vi si allontanano

difficilmente, è più efficace la creazione di corridoi continui; lo spostamento sarà più

lento, ma più probabile. (Schultz 1997).

Page 13: 2 tesi completa_2015

11

1.4 – Maculinea arion (Linnaeus 1758)

La specie fu originariamente descritta come Papilio arion (Linnaeus 1758) nella X

edizione del Systema Naturae.

Locus typicus : “Europa”.

Maculinea arion (Fig. 1) si distingue esternamente da tutte le altre specie europee del

genere Maculinea (Van Eecke 1915) per la soffusione basale verde-azzurra ben

visibile sulla superficie ventrale delle ali posteriori e per la presenza di un punto

basale all‟interno della cellula discoidale sulla superficie ventrale delle ali anteriori.

In entrambi i sessi, sulla superficie dorsale le ali anteriori portano una vistosa

macchia discale ed una serie completa di macule post discali, tutte ben marcate e

longitudinalmente allungate. Le ali posteriori mostrano gli stessi disegni, per quanto

più sottili.

Fig. 1: Maculinea arion

Page 14: 2 tesi completa_2015

12

1.4.1 – La biologia

Maculinea arion è una specie xero-termofila, che vive nelle praterie xerotermiche.

Nelle Alpi si trova generalmente nei festuceti, ma può abitare i margini dei boschi,

anche di alta quota, come gli alneti (Balletto et al. 1982). In Italia peninsulare abita

in genere formazioni vegetali dello Xerobromion.

Le popolazioni di Maculinea spp. sono quasi sempre molto piccole, in alcuni casi

formate da 20-60 adulti per ettaro, per quanto alcune popolazioni possano arrivare

fino a 450 adulti per ettaro (Nowicki et al. 2005).

Le uova sono deposte sulle infiorescenze di varie specie di Thymus o di Origanum

vulgare (Linnaeus 1753) (pianta nutrice della specie presa in esame durante questa

ricerca).

O. vulgare (Fig. 2) fa parte della famiglia delle Labiatae (Lamiaceae) ed è una pianta

erbacea perenne avente un rizoma lignificato, strisciante orizzontalmente, dal quale

si dipartono fusti alti fino a 70 cm. I fusti nella parte basale sono spesso prostrati,

diventano poi eretti e poco ramificati nella parte superiore. La loro superficie è di

colore bruno-rossastro e ricoperta da peluria.

Fig. 2: Origanum vulgare

Page 15: 2 tesi completa_2015

13

Le foglie hanno un corto picciolo, sono ovali, allungate e opposte. Alla base sono più

larghe e arrotondate, il margine è intero e la superficie glabra o a volte appena

pelosa. All‟apice del fusto troviamo l‟infiorescenza a pannocchia. Alla base di ogni

fiore c‟è una brattea ovale. Il calice è tubulare con cinque denti ed è rosso-bruno, la

corolla anch‟essa tubulare con colore dal bianco al rosato. Il frutto è dato da quattro

acheni cilindrici di colore bruno e con superficie liscia racchiusi nel calice. O.

vulgare è originario dell‟Europa e dell‟Asia si trova comunemente in Italia nei luoghi

selvatici, nei prati, nei boschi e nelle scarpate fino al piano montano, quindi da 0 a

1400 m, e fiorisce da giugno a settembre (Pignatti 2002).

Ogni femmina di M. arion depone fino a circa 300 uova biancastre, deposte

singolarmente sulle infiorescenze.

Le larve appena sgusciate iniziano immediatamente a nutrirsi dei fiori di varie specie

di timo o di origano e possono verificarsi casi di cannibalismo quando due o più

larve si trovano nella stessa infiorescenza. Subito dopo la terza muta le larve di

quarto stadio si lasciano cadere sul terreno, dove vengono trovate e raccolte dalle

formiche operaie del genere Myrmica (Latreille 1804). All‟interno del formicaio la

larva si nutre delle uova, larve e pre-ninfe della colonia ospite. Prima dell‟arrivo

dell‟inverno il bruco raggiunge soltanto il 15% del suo peso finale. L‟inverno viene

trascorso in stato di diapausa. La larva riprende a nutrirsi in primavera. Una volta

raggiunte le dimensioni finali, essa si porta nelle parti più alte del formicaio, dove si

impupa. L‟adulto sfarfalla dopo tre settimane (Fig. 3). (Thomas et al. 1989).

Fig. 3: Ciclo biologico di M. arion

Page 16: 2 tesi completa_2015

14

1.4.2 – La mirmecofilia

Nell‟ordine dei Lepidotteri sono state segnalate più di 4000 specie mirmecofile; i

Licenidi e i Riodinidi rappresentano i gruppi con il maggior numero di specie

mirmecofile (Hinton 1949).

La stretta relazione che si è instaurata fra Maculinea spp. e le formiche del genere

Myrmica ha determinato l‟evoluzione di alcune caratteristiche peculiari, sia

morfologiche sia comportamentali, negli stadi larvali del parassita:

- gli organi vitali sono protetti dal ripiegamento della cuticola che oppone così

uno spesso strato protettivo nei confronti dei morsi di formica (Cottrell 1984);

- le larve che predano la prole del nido riescono a nascondere con il proprio

corpo la “vittima”, perciò le operaie non si accorgono del “furto”;

- la larva di IV stadio possiede un profilo chimico simile a quello delle larve

della formica ospite (Akino et al. 1999; Schönrogge et al. 2002) ed è capace

di emettere suoni riconoscibili dalle operaie della colonia ospite (De Vries et

al. 1993; Barbero et al. 2009).

Alcuni bruchi (predatori: in Europa M. arion, M. teleius, M. nausithous (Staudinger

1887)) si cibano direttamente della coorte di larve mostrando così un tipo di

nutrizione carnivora, fatto eccezionale fra i Lepidotteri. Essi causano un gravoso

danno alla colonia che per tale motivo è in grado di supportare solo un numero

limitato di larve. Altri (cuckoo feeders: in Euoropa M. alcon e M. rebeli (Hirschke

1904)) invece manifestano un secondo tipo di comportamento alimentare che viene

considerato più evoluto. Questi ultimi infatti inducono le operaie a nutrirli per

trofallassi, pratica normalmente riservata alle larve di formica (Thomas & Wardlaw

1992).

Nel formicaio le larve del genere Maculinea trovano un ambiente il cui microclima è

sufficientemente stabile, una protezione dalla maggior parte degli eventuali predatori

e una riserva di cibo facilmente reperibile. In letteratura sono note poche specie del

genere Myrmica che ospitano Maculinea arion in tutta Europa (Pech et al. 2007),

come è evidenziato in tabella 1 (Fig. 4).

Page 17: 2 tesi completa_2015

15

Dalle osservazioni di campo e di laboratorio sembra essere Myrmica sabuleti l‟ospite

primario di M. arion (Thomas & Wardlaw 1992). Infatti la maggior parte degli studi

di campo sul territorio europeo, atti a verificare la sopravvivenza del parassita

all‟interno della colonia di Myrmica spp., ha identificato in M. sabuleti l‟ospite più

diffuso (Pauler-Fürste & Verhaagh 2005; Simcox et al. 2005). In condizioni di

laboratorio, invece, più specie del genere Myrmica sono risultate in grado di portare a

compimento il ciclo biologico di M. arion (e.g. M. sabuleti, M. scabrinodis, M. rubra

(Thomas e Wardlaw 1992)).

Tabella 1

Myrmica spp. Riferimento Bibliografico

M. sabuleti Simcox et al. 2005

M. scabrinodis Thomas et al. 1989

M. lonae Kolev 1998

M. lobicornis Thomas & Simcox 2005; Sielezniew et al. 2003

M. rugulosa, M. hellenica e M. schencki Sielezniew & Stankiewicz 2008

Fig. 4: Myrmica spp. che possono essere parassitate da M. arion.

Recentemente, in Polonia, M. arion è stata rinvenuta sia in nidi di M. sabuleti, sia di

M. lobicornis in due tipi di habitat differenti, ovvero, rispettivamente, radure di

pianura e praterie montane (Sielezniew et al. 2003).

Lo stretto rapporto che lega M. arion al suo ospite e che la porterà ad essere adotatta

inizia nel momento in cui viene toccata dalle antenne della formica. In seguito al

contatto la larva secerne una goccia di un liquido zuccherino, prodotta da una

ghiandola specializzata di tipo tubolare situata in posizione medio-dorsale, sulla parte

posteriore del corpo (i.e. organo dorsale del nettare). La formica continua a

„mungere‟ la larva finché questa solleva le zampe anteriori dal substrato, rigonfiando

nel contempo i suoi segmenti toracici. Così la formica prende delicatamente la larva

fra le mandibole e la trasporta all‟interno del formicaio, dando inizio alla vera e

propria adozione.

Page 18: 2 tesi completa_2015

16

1.4.3 Distribuzione e stato di conservazione

M. arion è diffusa dalla Spagna centrale attraverso l‟Europa e la Siberia fino

all‟Ussuri (Sibatani et al. 1994), e dalla Svezia e l‟Inghilterra meridionale fino alla

Calabria e la Turchia (Fig. 5).

Fig. 5: Distribuzione europea di Maculinea arion (territorio italiano escluso) da

Kudrna 2002

In Italia (Fig. 6) M. arion è presente su tutto l‟arco alpino ad altitudini comprese fra

600-1800 m e in qualche caso raggiunge i 2000 m e fino al sud escluse tutte le isole

del Mediterraneo (forse ad eccezione della Corsica: cfr. Verity 1943). È assente in

molti biotopi apparentemente idonei di bassa altitudine, dove il suolo diviene

eccessivamente arido durante l‟estate.

Le popolazioni delle Alpi, dalla Francia fino all‟Austria, sono spesso caratterizzate

da individui di dimensioni maggiori (apertura alare fino a 42 mm) e colorazione più

scura sulla superficie dorsale. Alcuni esemplari possono essere quasi interamente

bruni. In Liguria occidentale e nelle zone limitrofe della Francia sudorientale, al

contrario, il colore di fondo è azzurro cielo. Le popolazioni degli Appennini,

dall‟Emilia al Lazio, sono anch‟esse a fondo azzurro, ma in genere meno brillante e

Page 19: 2 tesi completa_2015

17

spesso presentano dimensioni minori. In Piemonte, sono presenti due differenti

sottospecie di M. arion che occupano habitat diversi e depongono su due specie di

piante differenti: M. arion arion e M. arion ligurica.

Fig. 6: Distribuzione italiana di Maculinea arion da Balletto et al. 2007

Maculinea arion ligurica, presente nell‟area oggetto di studio, sembra raggiungere

Savignone (Genova) ed essere così limitata alla Riviera di Ponente; verso le coste è

conosciuta nei dintorni di Nizza (Verity 1943). Probabilmente è diffusa su tutto

l‟Appennino (Balletto, comunicazione personale).

Caratteristiche di questa razza sono le grandi dimensioni, equivalenti alle maggiori

della specie in Europa (lunghezza dell‟ala anteriore: 20-22 mm); il blu molto chiaro e

volgente talvolta al lilla della pagina superiore (Fig. 7c-d) e il bianco quasi puro della

pagina inferiore (Fig. 7a-b). I punti neri della serie mediana delle ali anteriori sono di

Page 20: 2 tesi completa_2015

18

solito grandi nel maschio (Fig. 7d) ed allungati in strie nella femmina (Fig. 7c). La

fascia marginale è invece stretta e chiara. Sulle ali posteriori è presente una

spolveratura basale di squame a riflessi metallici azzurrognola ed abbastanza estesa

(Verity 1943).

Fig. 7: Maculinea arion ligurica pagina inferiore e superiore delle ali

M. arion è stata elencata come “endangered” in Europa da Heath (1981). A causa del

suo ampio areale extra europeo, peraltro, questa specie non è inclusa nella

Convenzione di Washington (CITES). Essa è comunque elencata nell‟Appendice II

(specie animali strettamente protette) della Convenzione di Berna e nell'Appendice

IV della Direttiva Habitat dell'Unione Europea. Inoltre fa parte della categoria SPEC

3 in quanto specie non concentrata, ma minacciata in Europa (stato sfavorevole di

conservazione) e della categoria IUCN “near threatened (nt)”. Di conseguenza M.

arion è protetta in tutta Europa, nonostante le modalità differiscano tra i vari Paesi.

M. arion ha subito un declino marcato in molti Stati europei: Belgio, Repubblica

Ceca, Danimarca, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Polonia e Romania (maggiore

del 50% in 25 anni); in Croazia, Slovacchia, Svezia, Turchia e Ucraina (25-50%)

(Asher et al. 2002).

Page 21: 2 tesi completa_2015

19

Come spesso avviene per altre specie di Lepidotteri minacciate, i rischi maggiori

sono collegati alla distruzione dell‟habitat. In questo caso anche un cattivo regime di

conservazione degli habitat ha, talvolta, prodotto risultati nefasti. Le necessità

ecologiche della specie ospite di formica (genere Myrmica) sono, infatti, più

restrittive di quelle della farfalla stessa e devono esser prese in seria considerazione

prima di procedere a qualsiasi altra azione. Un punto cruciale in tal senso è

rappresentato, ad esempio, dall‟altezza dello strato erboso, in relazione con le

caratteristiche climatiche della zona. Nel Sud dell'Inghilterra, nonostante i molti

sforzi compiuti per salvaguardarla, questa specie si è estinta nel 1979. La sua

reintroduzione è stata coronata da successo solo nel 1983, quando uno studio

ecologico molto dettagliato ha consentito di chiarire quali fossero le necessità

ecologiche della popolazione locale di Myrmica sabuleti (Thomas 1989).

Nonostante Maculinea arion sia ancora diffusa in quasi tutta Europa, si prevede che,

a causa dei cambiamenti climatici, l‟habitat idoneo alla specie subirà una contrazione

(Settele et al. 2008). Secondo gli autori del Climatic Risk Atlas of European

Butterflies (Settele et al. 2008) con un aumento di temperatura di 3,1°C previsto per

il 2050, l‟habitat italiano di questa specie sarà ristretto all‟arco alpino (Fig. 8). Le

popolazioni alpine potrebbero quindi diventare presto degli importanti hot spots per

la conservazione della specie.

Fig. 8: Diminuzione dell’areale europeo previsto dal Climatic Risk Atlas of

European Butterflies (Settele et al. 2008)

OGGI 2009 2050 2080

Page 22: 2 tesi completa_2015

20

1.5 – Scopi della ricerca

Questa ricerca vuole contribuire ad aumentare le conoscenze relative alle popolazioni

italiane di Maculinea arion. Sono presenti pochi dati in merito all‟entità numerica di

queste popolazioni e al loro stato di conservazione, né è nota con certezza la formica

ospite, informazione chiave per la sopravvivenza di questo Licenide.

Un nuovo obiettivo rispetto agli studi precedenti è quello di capire i criteri di

spostamento di M. arion, che potrebbe aiutare nella gestione dei siti occupati da essa.

Questo è un aspetto al quale gli ecologi danno molta importanza al fine della

conservazione delle specie e le opinioni in merito alla gestione da attuare sono

contrastanti e fonti di dibattito.

Inoltre, in Piemonte, sono presenti due differenti forme della specie (M. arion arion e

M. arion ligurica) che occupano habitat diversi e depongono su due specie di piante

differenti: studiandone e comparandone lo stato di salute e l‟uso dello spazio si

possono trarre delle conclusioni importanti per fini di gestione e conservazione della

specie. L‟importanza delle popolazioni piemontesi è ancor maggiore se si considera

la possibilità di riduzione dell‟areale italiano al solo arco alpino come conseguenza

dei cambiamenti climatici.

Il presente studio verte sulle esigenze di Maculinea arion ligurica, interessando

quindi anche la formica ospite.

Pertanto gli obiettivi del mio lavoro di tesi sono i seguenti:

valutare l‟entità numerica e lo stato di conservazione della popolazione di M.

arion nel sito di Sant‟Anselmo;

analizzare i movimenti degli individui adulti all‟interno del sito;

identificare la specie di formica ospite;

considerare quale tipo di gestione possa essere favorevole per la popolazione

in oggetto.

Con l‟approfondimento di questi punti ci si aspetta di dare indicazioni all‟Ente

gestore del Parco fluviale Gesso e Stura, nella cui giurisdizione rientra il Bosco di

Sant‟Anselmo, per la successiva salvaguardia e conservazione della popolazione di

M. arion attraverso mirate azioni di gestione.

Page 23: 2 tesi completa_2015

21

2. MATERIALI E METODI

Page 24: 2 tesi completa_2015

22

2.1 – Area di studio

Il sito di studio si trova in Piemonte in provincia di Cuneo (Fig. 9) ed è compreso nel

Parco Fluviale Gesso e Stura la cui area si sviluppa lungo l'asse del fiume Stura,

situato a nord-ovest, e del torrente Gesso, situato a sud-est. Dopo la confluenza arriva

fino ai confini con il comune di Castelletto Stura.

Fig. 9: Carta Geografica del Piemonte (Italia)

La Regione Piemonte con Legge Regionale n. 3 del 19 febbraio 2007 ha istituito il

“Parco Fluviale Gesso e Stura”, individuando il Comune di Cuneo come Ente

Gestore.

Page 25: 2 tesi completa_2015

23

Il Parco Fluviale Gesso e Stura (Fig. 10) è nato come progetto per la riqualificazione

del territorio fluviale che si trova attorno alla città di Cuneo.

Fig. 10: Planimetria Parco fluviale Gesso e Stura

Per ridurre il degrado causato dalla città si sentì la necessità di riqualificare l‟area

mediante attività e strutture. Nel 1986 con il piano regolatore venne riconosciuta

l‟area dei bacini fluviali come Parco della Natura e nel 1999 il Comune di Cuneo

partecipò al progetto PRUSST che prevedeva la realizzazione di aree protette con

nuovi percorsi pedonali, ciclabili e altre strutture ad uso ricreativo e sportivo e la

bonifica di aree destinate a discarica.

Tra le finalità istitutive del Parco vi sono la tutela e la valorizzazione delle

caratteristiche naturali, ambientali e la promozione di attività scientifiche all‟interno

dell‟area protetta.

Page 26: 2 tesi completa_2015

24

Nel corso del 2006 è stato effettuato uno studio sui Lepidotteri diurni presenti nel

parco dalla dottoressa Chiara Gerbaudo (Laboratorio di Zoologia del Dipartimento di

Biologia Animale e dell‟Uomo di Torino), che ha rivelato la presenza di 52 specie tra

le quali appunto Maculinea arion, specie inclusa nell‟Allegato IV (specie di interesse

comunitario che richiede protezione rigorosa) della Direttiva Habitat (92/43/CEE) e

in allegato II (specie faunistiche assolutamente protette) della Convenzione di Berna.

A questo proposito il Comune di Cuneo ha commissionato uno studio della durata di

due anni al gruppo di ricerca coordinato dal Prof. Emilio Balletto del laboratorio di

Zoologia, presso il Dipartimento di Biologia Animale e dell‟Uomo dell‟Università di

Torino. Lo studio ha come oggetto le esigenze ecologiche e lo stato di salute di

questa popolazione di farfalle, della formica ospite e della pianta nutrice. All‟interno

di tale progetto si articola la mia ricerca avvenuta nell‟anno 2009.

La ricerca è stata svolta presso l‟area prativa di Sant‟Anselmo nel suddetto Parco.

Questa area si trova in prossimità dell‟area boschiva di Sant‟Anselmo, caratterizzata

dalla presenza di specie come la farnia (Quercus robur Linnaeus 1753), il pioppo

bianco (Populus alba Linnaeus 1753), il nocciolo (Corylus avellana Linnaeus 1753),

il sambuco (Sambucus nigra Linnaeus 1753) e la robinia (Robinia pseudoacacia

Linnaeus 1753). Si tratta di un bosco attualmente non gestito, all‟interno del quale si

aprono alcune radure. Una di queste è colonizzata da M. arion.

L‟area prativa si trova in un terreno in passato coltivato a pioppeto e oggi colonizzato

da specie spontanee. Sporadicamente è sottoposta a pascolo bovino e all‟interno sono

presenti piccoli corsi d‟acqua che nascono da alcune risorgive ivi presenti.

Lo studio è stato effettuato nella zona di Sant‟Anselmo in cui erano stati rilevati gli

esemplari di M. arion e la compresenza della pianta nutrice e della formica ospite

durante lo studio del 2006. Quest‟area è stata sottoposta ad alcuni interventi durante

la primavera 2007 e 2008, in seguito alla constatazione che il manto erboso era molto

alto e che diversi arbusti stavano colonizzando il sito, rendendolo poco adatto alle

esigenze delle formiche che normalmente ospitano la farfalla.

Nel 2007 l‟area è stata quindi divisa in tre diverse porzioni; tale suddivisione è stata

eseguita durante le operazioni di marcatura degli anni precedenti per valutare l‟uso

dello spazio da parte di M. arion. L‟area indagata nel 2008 comprendeva le tre

porzioni individuate nel 2007 con l‟aggiunta di un ulteriore zona di studio.

Nel mese di giugno 2009 è stato constatato che la popolazione di M. arion si era

estesa anche nella zona del pioppeto coltivato. Inoltre la suddivisione dei prati è stata

Page 27: 2 tesi completa_2015

25

cambiata con il contributo del dr. Piotr Nowicki (Visiting Professor afferente al

Laboratorio di Zoologia dell‟Università di Torino) con il fine di facilitare lo studio

dei movimenti degli individui tra i prati, arrivando al numero di 9 zone diverse (Fig.

11).

Fig. 11: Cartografia dei prati

Page 28: 2 tesi completa_2015

26

2.2 Metodo di Cattura-Marcatura-Ricattura

La popolazione di Maculinea arion presente nell‟area di studio è stata monitorata

con il metodo di cattura-marcatura-ricattura. Questo metodo di campionamento è

molto utilizzato per gli studi faunistici e in particolare per la raccolta di parametri di

popolazione di invertebrati, tra i quali i Ropaloceri (Begon 1979). Esso consente di

ottenere informazioni su:

la stima del numero di individui di una popolazione;

il tasso di sopravvivenza e l‟età media degli individui;

la dinamica di popolazione (natalità, mortalità, immigrazione, emigrazione).

Il metodo prevede tre fasi di lavoro in campo:

cattura degli individui adulti;

marcatura e re-immissione in natura di questi esemplari;

ricattura, in un secondo momento, degli individui già marcati.

Durante il campionamento, sul foglio di campo, per ciascun esemplare sono state

annotate le seguenti informazioni (Fig. 12) :

la zona di cattura;

il numero assegnato per la marcatura;

l‟eventuale ricattura;

il sesso dell‟individuo;

il punto GPS della cattura;

l‟ora di cattura;

eventuali note (ovideposizione, accoppiamento).

Ad ogni giro effettuato, si annotava inoltre il dato della temperatura, importante per

studiare la correlazione tra le condizioni ambientali e il numero di individui in volo.

Tabella 2

PRATO N° RIC SESSO PUNTO GPS ORA NOTE

Fig. 12: Scheda di campo utilizzata per CMR

Page 29: 2 tesi completa_2015

27

Il metodo è stato applicato a giorni alterni nella prima e nell‟ultima fase di volo,

mentre durante la fase centrale i campionamenti sono stati effettuati in giorni

consecutivi, eccetto due pause imposte dalle avverse condizioni meteorologiche.

Cattura e marcatura sono avvenute nelle ore centrali della giornata (dalle 9 alle 15

circa), camminando in modo da perlustrare tutti i 9 prati in cui il sito è stato

suddiviso. Ogni percorso, della durata compresa tra un‟ora e mezza e due ore, è stato

ripetuto tre volte al giorno. Il tempo trascorso in ogni zona era mediamente correlato

al numero di individui trovati nella zona, in modo da rendere esaustivo il

campionamento. La temperatura è stata presa all‟inizio di ogni giro grazie a un

termometro posizionato in campo che rimaneva all‟ombra durante tutto il periodo di

volo.

Assunzioni e fasi principali del metodo di cattura-marcatura-ricattura da me

applicato sono di seguito riassunte (cfr. Begon 1979).

La cattura

In questa prima fase gli individui vengono prelevati momentaneamente sul campo

mediante un retino (diametro 50 cm e lunghezza 1 m) (Fig. 13).

Fig. 13: Cattura

Page 30: 2 tesi completa_2015

28

La fase di cattura deve necessariamente tener conto di alcuni fattori e, in particolare:

deve essere casuale (ogni individuo deve avere le stesse probabilità di essere

catturato, indipendentemente dal sesso, dall‟età o da altre condizioni

fisiologiche);

non deve arrecare disturbo alla popolazione;

deve essere abbastanza frequente da fornire dati sufficienti.

Per minimizzare i danni e lo stress da cattura gli individui sono stati manipolati

delicatamente e per il più breve tempo possibile.

La marcatura

Gli individui catturati devono essere contrassegnati considerando che la marcatura:

deve essere permanente (o almeno durare per l‟intero periodo di studio) e

comprensibile per l‟operatore che esegue la successiva ricattura;

non deve modificare la probabilità dell‟esemplare di essere ricatturato;

non deve influire sul tasso di mortalità ed emigrazione della popolazione.

La marcatura, generalmente posta sulla pagina inferiore delle ali, viene effettuata

apponendo, con un pennarello atossico e indelebile, un segno attraverso le maglie del

retino (Fig. 14).

Fig. 14: Marcatura

Fig.24

La

scelta

dell‟int

ervallo

di

tempo

tra le

catture

è stata

fatta

conside

rando

che la

vita

media

di un

Page 31: 2 tesi completa_2015

29

La ricattura

La periodicità è uno dei requisiti fondamentali dei metodi a ricattura multipla. I

modelli matematici che permettono di stimare l‟entità effettiva della popolazione si

basano, infatti, sul numero di esemplari ricatturati (Begon 1979).

Dopo un periodo di tempo prestabilito si procede alla ricattura. L‟intervallo di tempo

scelto tra un campionamento e l‟altro è compatibile con la biologia delle specie del

genere Maculinea per le quali si stima una durata dello stadio adulto di circa 3-5

giorni (Lhònorè 1996).

2.3 Analisi dei dati

Nel caso dello studio di popolazioni con il metodo di cattura-marcatura-ricattura si

possono usare diversi modelli per l‟analisi dei dati, ognuno con assunzioni che si

adattano a popolazioni con determinate caratteristiche.

Il modello più semplice è quello di Petersen, che si applica nel caso venga effettuata

un‟unica occasione di campionamento. Esso si basa sull‟assunzione che le marcature

realizzate durante il primo giorno di cattura rappresentino la somma totale degli

individui marcati disponibili per la ricattura il secondo giorno di campionamento

(Begon 1979) (i.e. la proporzione di individui marcati soggetta a morte o a fenomeni

di emigrazione viene, infatti, controbilanciata dal numero di individui freschi

sfarfallati i giorni successivi al primo). Questo modello semplifica molto importanti

fenomeni come la mortalità e il reclutamento di nuovi individui. Per questo motivo di

solito vengono usati modelli più complessi. Nell‟analisi dei dati raccolti a S.

Anselmo è stato usato il modello di Cormack-Jolly-Seber.

2.3.1 – Modello di Cormack-Jolly-Seber

Questo modello è già stato impiegato in precedenza in simili studi (e.g. Schtickzelle

et al. 2002) con il supporto dell‟apposito software Mark® (White & Burnham 1999).

Il modello Cormack-Jolly-Seber consente di studiare popolazioni con tre

caratteristiche presenti nel genere Maculinea:

numero di individui variabile: l‟entità della popolazione in genere varia, durante

il periodo di volo, seguendo una curva gaussiana.

popolazioni chiuse: sono caratteristiche del genere Maculinea (Munguira &

Martin 1999). La quasi totalità degli studi evidenzia una mobilità inferiore ai 500

Page 32: 2 tesi completa_2015

30

m (Maes et al. 2004); solo occasionalmente sono stati registrati spostamenti di

alcune decine di chilometri (Kèry et al. 2001, Lhonorè 1992).

popolazioni ridotte: le popolazioni del genere Maculinea sono caratterizzate da

poche centinaia di individui, mentre sono molto rare quelle composte da più di

1000 individui (Munguira & Martin 1999).

Il software Mark®, scaricabile gratuitamente dalla rete, fornisce parametri per

effettuare stime di popolazione di animali marcati, a condizione che alcuni di questi

siano ricatturati in un secondo momento (Arvanitis & Portier 1997).

Il metodo Cormack-Jolly-Seber impone come condizione necessaria la ricattura di

animali vivi. Gli animali marcati sono rilasciati nella popolazione e successivamente

contati nel momento della ricattura stessa. Volendo riassumere, potremmo scrivere:

RILASCIO → S(1) → RICATTURA 1 → S(2) → RICATTURA 2

Gli animali sopravvivono all‟iniziale rilascio con una probabilità S(1) e alla prima

ricattura con probabilità S(2). La probabilità di ricattura dopo il primo incontro è p(2)

e dopo il secondo incontro è p(3). Per poter stimare correttamente il rapporto di

sopravvivenza, sono richieste dal modello almeno due occasioni di incontro con

l‟animale. Il rapporto di sopravvivenza tra le ultime due occasioni di cattura non è

stimabile: è possibile valutare solo il prodotto tra la probabilità di sopravvivenza e la

ricattura (Pollock et al. 1990).

Generalmente il tasso di sopravvivenza è definito come (1), (2), (n), poiché la

quantità stimata è legata alla probabilità dell‟animale di essere ricatturato. Così gli

animali che emigrano dall‟area di studio, non potranno più essere ricatturati e il

modello li considererà come morti. Ne risulta che (i) = S(i) (1-E(i)), dove E(i) è la

probabilità di emigrazione dall‟area di studio (Pollock et al. 1990).

Il primo passo per analizzare i dati con il software Mark® è:

1. La compilazione di una matrice (Fig. 15) nella quale si inseriscono:

data di marcatura;

Day N. = giorno di marcatura;

Interval = giorni trascorsi tra una marcatura e l‟altra;

Sex = i maschi vengono contrassegnati con il numero 1 e le femmine con il

numero 2.

2. La pulizia della matrice attraverso la quale maschi e femmine verranno riordinati

(prima i maschi e poi le femmine).

Page 33: 2 tesi completa_2015

31

3. La scelta del modello che, nel nostro caso, è il Cormack-Jolly-Seber.

4. La scelta del modello standard.

Tabella 3

Data di campionamento 6,24 6,26 6,29 6,30 7,01 7,02 7,03 7,04 7,06 7,07

Day N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Interval 2 3 1 1 1 1 1 2 1 1

Butterfly Sex

1 1 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0

2 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0

3 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0

4 2 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0

5 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0

6 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0

7 1 1 1 1 1 0 0 0 0 1 0

8 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Fig. 15: Parte di matrice

Modelli standard implicati (Fig. 16):

(.) – parametri costanti nel tempo e nei gruppi;

(g) – parametri costanti nel tempo, ma che variano tra i gruppi;

(t) – parametri che variano nel tempo, ma costanti nei gruppi;

(g*t) – parametri che variano nel tempo e che variano tra i gruppi.

Questi a loro volta daranno 16 combinazioni:

Tabella 4

p (.) p (g) p (t) p (g*t)

1 2 3 4

5 6 7 8

9 10 11 12

13 14 15 16

Fig. 16: Modelli standard implicati e relative combinazioni

Page 34: 2 tesi completa_2015

32

In ogni caso è necessaria cautela nella scelta del modello. Come suggerito da

Arvanitis e Portier (1997), generalmente è appropriato un:

modello con probabilità (p) costante nei gruppi se si hanno le stesse

probabilità di catturare maschi e femmine;

modello con probabilità (p) costante nel tempo se nel periodo di cattura c‟è la

stessa probabilità di catturare gli individui;

modello con sopravvivenza ( ) costante nei gruppi se maschi e femmine

hanno lo stesso tasso di mortalità;

modello con sopravvivenza ( ) costante nel tempo se la sopravvivenza non

varia al variare del periodo di marcatura.

2.3.2 – Analisi dei movimenti

Per studiare i movimenti interni al sito di S. Anselmo è stato impiegato il Virtual

Migration Model (Hanski 2000) per lo studio dei parametri di spostamento ed è stata

effettuata una analisi della storia di ogni individuo per calcolare le distanze medie

percorse e capire i criteri di spostamento.

Virtual Migration Model

Questo modello fissa alcuni parametri partendo dalla storia individuale degli

spostamenti ed è stato teorizzato da Hanski (2000).

Ogni individuo nasce in una patch e ha una possibilità di sopravvivenza legata a una

costante (φ). Di conseguenza il tasso di mortalità nella patch sarà:

m = 1- φ

Se l‟individuo sopravvive potrà poi rimanere nel prato di origine o emigrare in un

altro, con una possibilità legata a:

e = ηA –γem

Il parametro η è detto “livello di emigrazione” e descrive la propensione

all‟emigrazione di una certa specie, mentre γem è il parametro relativo all‟influenza

dell‟area nelle emigrazioni dalle patches. Infatti con l‟aumentare dell‟area, si abbassa

la probabilità di incontrare i confini e di uscire dal prato.

Per l‟individuo c‟è una certa probabilità di morire durante il dispersal (md)

condizionata dalla connettività tra le diverse zone (Si; i.e. qualità dell‟ambiente della

matrice) e dall‟influenza di questo fattore sulla mortalità (λ):

Page 35: 2 tesi completa_2015

33

md = Si2 / ( λ + Si

2 )

L‟ultimo passo che deve fare l‟individuo durante il dispersal è la scelta della patch di

destinazione, influenzato dalla distanza e dall‟area delle diverse patches. Ogni prato

ha quindi una probabilità “i” di essere quello scelto dalla farfalla:

i = exp (-αd ) Aγim

Ogni specie ha i suoi parametri tipici che descrivono l‟influenza della distanza (α) e

dell‟area (γim) sul tasso di immigrazione in una patch.

Studio delle distanze percorse

Per capire meglio i criteri di spostamento tra un prato e l‟altro è stata analizzata la

storia delle catture di ogni individuo. I prati sono stati classificati in base a: area,

presenza di origano, confini, tipo di barriera (i.e. struttura dominante della

vegetazione lungo il perimetro).

In base all‟area i prati sono stati inseriti in tre categorie: grandi (> 5000 m2), medi

(area compresa tra 500 m2 e 5000 m

2), piccoli (< 500 m

2).

La quantità di origano è variabile nel sito e, seppur senza indagini specifiche, i

diversi prati sono stati suddivisi in tre categorie: origano abbondante, presente e

scarsamente presente.

Le barriere che le farfalle devono oltrepassare per volare da un prato a un altro sono

di vario tipo e sono anche esse suddivise in tre categorie: forte (bosco fitto con

presenza di alberi alti più di 2 m), media (arbusti con altezza inferiore a 1,5 m),

debole (barriera inesistente, continuità tra le patches).

È stato anche valutato se le catture successive fossero state effettuate in prati

confinanti (i.e. divisi da una zona di matrice e non da un altro prato). In seguito a

queste divisioni arbitrarie ogni prato è stato descritto da una serie di parametri, come

riportato in tabella 5 (Fig. 17).

Page 36: 2 tesi completa_2015

34

Tabella 5

PRATO AREA ORIGANO PRATI CONFINANTI

A media abbondante B, Z

B media presente A, C, D, Z

C piccola scarso B, D, E

D piccola presente B, C, E, Z

E media presente C, D, F, Z

F piccola presente E, G, Z

G piccola scarso F, H

H media scarso G, Z

Z grande presente A, B, D, E, F, H

Fig. 17: Caratteristiche delle patches

Oltre a una analisi dei fattori che possono influenzare gli spostamenti è stata studiata

la distanza media percorsa dalle farfalle durante la loro vita, calcolando come

distanze tra le patches quella misurata tra i loro centri. Sono quindi state analizzate le

storie delle catture, prima sommando tutti i movimenti effettuati per calcolare la

distanza totale percorsa in media da ogni individuo, poi considerando la distanza tra

le due catture più lontane tra loro. Il lavoro è stato eseguito in parallelo all‟analisi dei

fattori qualitativi degli spostamenti inserendo i dati in due tabelle (Fig. 18 e Fig. 19).

Tabella 6

Confine Barriera Origano Area

Ind sex N

patches Movimenti SI NO forte media debole > < > < Distanza

1 m 3 3 3 0 3 0 0 0 0 1 1 220

2 f 2 1 0 1 1 0 0 0 1 0 1 140

3 m 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

4 f 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

5 f 4 7 5 2 6 1 0 2 1 2 2 220

6 m 3 3 1 2 3 0 0 1 1 2 1 220

Fig. 18: Tabella per l’analisi dei movimenti

Tabella 7

Individuo Spostamento Distanza

1 1 220

1 2 220

1 3 115

2 1 140

5 1 150

5 2 150

5 3 220

Fig. 19: Tabella per lo studio dei movimenti totali

Page 37: 2 tesi completa_2015

35

2.4 – Studio della formica ospite

Le specie appartenenti al genere Myrmica che vengono sfruttate dalla popolazione di

Maculinea arion nel sito in esame, non sono, al momento, note: porre rimedio a tale

lacuna è uno degli scopi della presente ricerca.

L‟indagine sulla formica ospite è stata articolata in varie fasi. Le prime due fasi

comprendono la ricerca dei nidi di Myrmica con la determinazione preliminare della

specie in campo e lo scavo dei nidi per verificare la presenza degli stati pre-

immaginali di M. arion. Il ritrovamento di tali stadi finali (prepupe e pupe) di

sviluppo consentirebbe di affermare che la specie nella cui colonia sono stati ritrovati

sia in grado di portare a compimento il ciclo biologico del parassita. In un secondo

momento si procede con la raccolta e la determinazione in laboratorio delle formiche

del genere Myrmica.

2.4.1 – Censimento dei nidi di Myrmica

I nidi di Myrmica (Fig. 20) che colonizzano ambienti xerici sono incospicui, difficili

da rintracciare e caratterizzati nella maggior parte dei casi da una singola entrata di

pochi millimetri di diametro. La ricerca è avvenuta in un raggio di 2 m circa dalla

pianta nutrice.

Fig. 20: Censimento e marcatura di un formicaio

Page 38: 2 tesi completa_2015

36

Per completare la ricerca dei nidi inoltre è stato ispezionato visivamente il terreno

alla ricerca di operaie foraggere; una volta trovate era offerto loro un po‟ di zucchero

per poter essere seguite fino all‟imboccatura del formicaio. Ogni nido è stato

contrassegnato con un bastoncino sottile di legno recante un nastro adesivo

impermeabile di colore bianco, con due numeri identificativi (il prato e il numero del

nido), per aumentarne la visibilità e dunque facilitarne il ritrovamento.

Per ogni nido sono stati prelevati campioni di operaie e sono stati annotati su un

apposito foglio di campo (Fig. 21):

data e luogo dello scavo;

numero identificativo del nido e del prato;

determinazione preliminare della specie di formica;

distanza dalla pianta di Origanum vulgare più vicina (cm);

altezza dell‟erba (cm);

caratteristiche dell‟entrata del nido (e.g. presenza di detriti, solaria, altre

strutture).

Tabella 8

Fig. 21: Scheda di campo utilizzata per il censimento dei nidi di Myrmica

Al fine di verificare la presenza di stadi preimmaginali di M. arion, è stato

inizialmente tracciato un quadrato di 20 cm x 20 cm il cui centro corrispondesse

all‟entrata principale del formicaio identificato. Partendo dal quadrato è stata tagliata

una zolla cubica delle dimensioni suddette (profondità 20 cm). La zolla di terra

comprendente il nido è stata estratta dal suolo e posta in un sacco per essere

analizzata e per separare le formiche dal terreno. Successivamente la zolla di terra è

Page 39: 2 tesi completa_2015

37

stata suddivise in zolle più piccole che sono state smistate in altri contenitori per

facilitare le operazioni di ritrovamento di larve e/o pupe di M. arion. Lo scavo è da

ritenersi concluso quando per 20 cm consecutivi di terreno non vi è più traccia di

operaie o larve. Durante le fasi di ricerca sono state prelevate 20 operaie per ciascun

formicaio. Il campionamento è stato effettuato con un aspiratore entomologico. Gli

esemplari raccolti sono stati immediatamente posti in un‟eppendorf contenente alcol

diluito al 70%. La provetta è stata etichettata con la sigla di riferimento del formicaio

e la data di raccolta.

2.4.2 – Determinazione in laboratorio

La determinazione è stata condotta dal personale specializzato del Laboratorio di

Zoologia dell‟Università di Torino osservando i campioni con stereomicroscopio

Leica Zoom 2000, utilizzando gli indici dei seguenti autori per le seguenti misure

morfometriche:

Wojciech Czechowski, Alexander Radchenko, Wieslawa Czechowska, 2002:

HL, lunghezza del capo in vista frontale, misurata lungo la linea dal punto

anteriore del margine clipeale mediano al punto medio del margine

occipitale;

CW, massima ampiezza del capo in vista frontale direttamente dietro gli

occhi,

FW, ampiezza minima della fronte tra i lobi frontali;

FLW, massima ampiezza tra i bordi esterni dei lobi frontali;

PPW, massima ampiezza del post-peziolo visto dall‟alto;

SL, massima lunghezza dello scapo antennale di profilo;

SL‟, lunghezza dello scapo;

SW, ampiezza del lobo alla base dello scapo antennale;

SH, altezza dello scapo antennale.

Seifert, 1988, 2000, 2005:

HW massima ampiezza cefalica in vista frontale compresi gli occhi;

FR, minima distanza tra le carinae frontali;

PEW, massima ampiezza del peziolo;

PPW, ampiezza massima del postpeziolo.

(cfr. Giacometti E. 2008, Tesi di Laurea Specialistica)

Page 40: 2 tesi completa_2015

38

3. RISULTATI

Page 41: 2 tesi completa_2015

39

3.1 – Dinamica di popolazione

Di seguito è riportata la tabella dei dati grezzi (i.e. non elaborati) delle catture

effettuate nel sito di S. Anselmo durante il lavoro in campo, in cui si presenta il

numero di individui diviso in maschi e femmine e le temperature medie giornaliere.

Tabella 9

24/0

6/2

009

26/0

6/2

009

29/0

6/2

009

30/0

6/2

009

01/0

7/2

009

02/0

7/2

009

03/0

7/2

009

04/0

7/2

009

06/0

7/2

009

07/0

7/2

009

08/0

7/2

009

09/0

7/2

009

10/0

7/2

009

12/0

7/2

009

13/0

7/2

009

14/0

7/2

009

16/0

7/2

009

18/0

7/2

009

20/0

7/2

009

23/0

7/2

009

26/0

7/2

009

Maschi

17 28 38 42 38 37 29 22 21 21 13 22 1 10 12 10 7 5 6 2 1

Fem

min

e

5 18 27 30 41 32 38 36 38 32 19 28 6 17 30 23 13 16 15 9 3

Tota

le

22 46 65 72 79 69 67 58 59 53 32 50 7 27 42 33 20 21 21 11 4

T m

ed

ia (

°c)

25,3

26,3

27,8

27,5

26,8

28,8

27,0

27,0

24,8

26,7

27,0

21,5

24,0

25,8

27,3

27,5

26,0

23,7

26,0

25,0

Fig. 22: Numero degli individui catturati e temperature giornaliere

Nel periodo tra il 24 giugno e il 26 luglio gli individui marcati sono stati 331, di cui

151 maschi e 180 femmine.

Si nota che le curve di volo di maschi e femmine si sviluppano in modo pressoché

sincrono, anche se nella prima parte del periodo sono in maggior numero i primi,

come mostrato in figura 23. Il picco giornaliero è stato raggiunto l‟1 luglio dai

maschi con 42 individui e il giorno successivo dalle femmine con 41 individui.

Page 42: 2 tesi completa_2015

40

Fig. 23: Curve di volo di maschi e femmine (catturati)

Si nota anche che l‟andamento gaussiano della popolazione di individui adulti in

volo è turbata da eventi climatici come un repentino cambiamento di temperatura

(Fig. 24). Il giorno 10 luglio sono stati catturati solo 7 esemplari; nello stesso giorno

erano presenti forti rannuvolamenti e temperature inferiori alla media derivanti da un

temporale della sera precedente.

Fig. 24: Curva di volo degli individui in relazione alla temperatura

Il giorno in cui è stato registrato il picco di volo è stato l‟1 luglio (27,5 °C), nel quale

sono stati catturati 79 individui (38 maschi e 41 femmine).

Curva di volo dei maschi e delle femmine

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

24/06/2

009

26/06/2

009

28/06/2

009

30/06/2

009

02/07/2

009

04/07/2

009

06/07/2

009

08/07/2

009

10/07/2

009

12/07/2

009

14/07/2

009

16/07/2

009

18/07/2

009

20/07/2

009

22/07/2

009

24/07/2

009

26/07/2

009

Date di monitoraggio

Nu

me

ro d

eg

li in

div

idu

i

Maschi

Femmine

Curva di volo

0

6

12

18

24

30

36

42

48

54

60

66

72

78

84

24/0

6/20

0926

/06/

2009

28/0

6/20

0930

/06/

2009

02/0

7/20

0904

/07/

2009

06/0

7/20

0908

/07/

2009

10/0

7/20

0912

/07/

2009

14/0

7/20

0916

/07/

2009

18/0

7/20

0920

/07/

2009

22/0

7/20

0924

/07/

2009

26/0

7/20

09

Date di monitoraggio

Num

ero

degl

i ind

ivid

ui

0

5

10

15

20

25

30

35

Tem

pera

ture

med

ie g

iorn

alie

re

Curva di volo

T media (°c)

Page 43: 2 tesi completa_2015

41

3.2 – Stima della popolazione

Grazie ai dati raccolti con il metodo di cattura-marcatura-ricattura e con

l‟applicazione del metodo Cormack-Jolly-Seber è stato possibile calcolare il numero

di individui che formavano la popolazione di Maculinea arion nel sito di S. Anselmo

nell‟estate 2009.

Fig. 25: Curva di volo stimata e individui catturati

Il numero totale di individui stimati della popolazione ammonta quest‟anno a 419

adulti, 195 maschi e 224 femmine. La sex ratio (i.e. rapporto maschi/femmine)

risulta quindi essere di 0,87.

Tabella 10

Catturati Stima della Popolazione

331 N SE lower 95%

upper

95%

419 42 367 545

Tasso di Sopravvivenza

Vita media (giorni) Phi ( ) SE lower 95%

upper

95%

4,89 0,81 0,01 0,79 0,83

Fig 26: Stima ottenuta con il modello Cormack-Jolly-Seber

Stima della popolazione

0

20

40

60

80

100

120

140

24/0

6/20

09

26/0

6/20

09

28/0

6/20

09

30/0

6/20

09

02/0

7/20

09

04/0

7/20

09

06/0

7/20

09

08/0

7/20

09

10/0

7/20

09

12/0

7/20

09

14/0

7/20

09

16/0

7/20

09

18/0

7/20

09

20/0

7/20

09

22/0

7/20

09

24/0

7/20

09

26/0

7/20

09

Date di monitoraggio

Nu

me

ro d

eg

li in

div

idu

i

Individui stimati

Individui catturati

Page 44: 2 tesi completa_2015

42

Di seguito (Fig. 27 e Fig. 28) sono riportati i grafici della stima di maschi e femmine

separatamente.

Fig. 27: Stima degli esemplari maschi

Il picco degli individui maschi cade il 2 luglio con 62 esemplari.

Fig. 28: Stima delle femmine

Il picco giornaliero di volo delle femmine cade il 10 luglio con 81 individui stimati.

Stima dei maschi

0

10

20

30

40

50

60

70

24/0

6/20

09

26/0

6/20

09

28/0

6/20

09

30/0

6/20

09

02/0

7/20

09

04/0

7/20

09

06/0

7/20

09

08/0

7/20

09

10/0

7/20

09

12/0

7/20

09

14/0

7/20

09

16/0

7/20

09

18/0

7/20

09

20/0

7/20

09

22/0

7/20

09

24/0

7/20

09

26/0

7/20

09

Date di monitoraggio

Nu

me

ro d

eg

li in

div

idu

i

Individui stimati

Individui catturati

Stima delle femmine

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

24/0

6/20

09

26/0

6/20

09

28/0

6/20

09

30/0

6/20

09

02/0

7/20

09

04/0

7/20

09

06/0

7/20

09

08/0

7/20

09

10/0

7/20

09

12/0

7/20

09

14/0

7/20

09

16/0

7/20

09

18/0

7/20

09

20/0

7/20

09

22/0

7/20

09

24/0

7/20

09

26/0

7/20

09

Date di monitoraggio

Nu

me

ro d

eg

li in

div

idu

i

Individui stimati

Individui catturati

Page 45: 2 tesi completa_2015

43

3.3 – Uso dello spazio

Con il metodo di cattura-marcatura-ricattura si è anche tenuto conto delle diverse

zone in cui gli individui sono stati catturati per cercare di capire come lo spazio del

sito di S. Anselmo venga usato dagli adulti di M. arion (Fig. 30). Nella tabella

seguente (Fig. 29) a ogni prato sono associati i dati di catture, area e densità.

Tabella 11

Prato Area (m

2)

Catture (N)

Densità (N/m

2) Classe

A 4691 346 0,074 I

B 867 82 0,095 I

C 240 21 0,088 IIa

D 98 4 0,041 IIc

E 817 45 0,055 I

F 329 22 0,067 IIa

G 283 5 0,018 IIc

H 1142 4 0,004 III

Z 9819 329 0,034 I

Fig. 29: Uso dello spazio di M. arion

A ogni prato è stata assegnata una classe di utilizzo, con il seguente significato:

- I, zona usata da molte farfalle;

- II, zona usata da un numero medio – basso di farfalle (a: moderato, b: basso, c:

molto basso);

- III, zona usata sporadicamente. (Nowicki, comunicazione personale).

Fig 30: Grafico rappresentante la distribuzione della catture nei 9 prati

Uso dello spazio

41%

10%

2%

0%

5%

3%

1%

0%

38%

A B C D E F G H Z

Page 46: 2 tesi completa_2015

44

3.4 – Dispersal

Per analizzare i movimenti degli individui adulti all‟interno del sito sono stati usati

tre metodi diversi:

- calcolo dei parametri mediante il Virtual Migration Model;

- analisi delle tratte di spostamento;

- analisi della storia degli individui.

3.4.1 – Virtual Migration Model

Grazie al metodo di Hanski et al. (2000) sono stati calcolati i parametri degli

spostamenti tra le diverse patches presenti (Fig. 31).

Tabella 12

Totale Femmine Maschi

Tasso di mortalità nella patch (m) 0,208 0,213 0,217

Tasso di emigrazione per 1 ettaro (η) 0,270 0,253 0,281

Influenza dell'area sull’emigrazione (γem) -0,277 -0,297 -0,274

Influenza della distanza sull’immigrazione (α) 6,453 7,854 6,172

Mortalità durante la migrazione (md) 0,337 0,210 0,395

Immigrazione nelle patches (γim) 0,736 0,845 0,734

Fig. 31: Parametri del VMM nel sito di S. Anselmo – estate 2009

I dati sono stati analizzati con il fine di notare differenze di comportamento tra

maschi e femmine della popolazione di S. Anselmo nel 2009 (Fig. 32) o differenze

con altre popolazioni già studiate.

Page 47: 2 tesi completa_2015

45

Fig 32: I 6 parametri del Virtual Migration Model per maschi, femmine e totale

della popolazione

0,170

0,190

0,210

0,230

0,250

0,270

0,290

Totale Femmine Maschi

Mortalità nella patch

0,150

0,170

0,190

0,210

0,230

0,250

0,270

0,290

0,310

0,330

Totale Femmine Maschi

Tasso di emigrazione

-0,360

-0,310

-0,260

-0,210

-0,160

-0,110

Totale Femmine Maschi

Influenza dell'area

2,500

3,500

4,500

5,500

6,500

7,500

8,500

Totale Femmine Maschi

Influenza della distanza

0,100

0,200

0,300

0,400

0,500

0,600

0,700

Totale Femmine Maschi

Mortalità durante la migrazione Immigrazione nelle patches

0,400

0,500

0,600

0,700

0,800

0,900

1,000

1,100

Totale Femmine Maschi

(m) (η)

(γem) (α)

(md) (γim)

Page 48: 2 tesi completa_2015

46

3.4.2 – Misura degli spostamenti

Con catture successive si è notato che le farfalle del sito si spostano su dei tragitti

preferenziali. I limiti tra le patches attraverso i quali sono stati notati più spostamenti,

come si desume dalla tabella 13 e dalla figura 34, sono i seguenti:

il confine del prato Z con i prati A, B e, in misura minore, E e F;

la linea che congiunge il prato A al prato E e che passa su B e C è luogo di

molti movimenti di individui.

Tabella 13

Destinazione

A B C D E F G H Z

Part

en

za

A 10 4 1 5 2 0 0 28

B 11 4 1 7 1 0 1 13

C 6 1 0 1 0 0 0 6

D 1 0 0 0 0 0 0 1

E 7 3 1 0 0 0 0 11

F 4 1 0 0 1 1 1 7

G 2 0 0 0 0 1 0 2

H 0 0 0 0 1 1 0 2

Z 33 14 4 0 13 7 1 0

Fig 33: Numero degli spostamenti tra i prati

Fig. 34: Schematizzazione degli spostamenti tra i prati (linea bianca: tra 10 e 20

spostamenti; linea arancione: tra 20 e 30; linea rossa: >30 spostamenti)

Page 49: 2 tesi completa_2015

47

3.4.3 – Comportamento individuale

Analizzando la storia delle catture di ogni individuo è stata compilata una tabella

(Fig. 35) per cercare di capire quali criteri seguono le farfalle negli spostamenti e per

cercare eventuali differenze di comportamento tra maschi e femmine.

Per ogni spostamento è stato valutato il limite oltrepassato dall‟individuo: sono stati

considerati la prossimità dei due prati, il tipo di barriera, la quantità di origano e

l‟area del prato di arrivo rispetto a quello di partenza.

Tabella 14

Confinante Barriera Quantità origano Area

SI NO Forte Media Debole > = < > = <

To

tale

tot 239 73 206 81 25 103 123 86 121 72 119

% 76,6 23,4 66,0 26,0 8,0 33,0 39,4 27,6 38,8 23,1 38,1

Ma

sch

i

tot 104 32 88 36 12 48 52 36 55 30 51

% 76,5 23,5 64,7 26,5 8,8 35,3 38,2 26,5 40,4 22,1 37,5

Fe

mm

ine

tot 135 41 118 45 13 55 71 50 66 42 68

% 76,7 23,3 67,0 25,6 7,4 31,3 40,3 28,4 37,5 23,9 38,6

Fig. 35: Numero e proporzione degli spostamenti attraverso i diversi confini

presenti tra i 9 prati

Dopo avere fissato le distanze medie tra i diversi prati (considerando i centri) è anche

stata presa in considerazione la distanza massima tra le diverse catture effettuate ed è

stata calcolata la distanza totale di spostamento (Fig. 36).

Tabella 15

N spostamenti per

individuo Distanza totale (m)

Spostamento netto (m)

Rapporto

Totale 0,94 126,2 72,4 1,7

Maschi 1,18 125,4 58,3 2,2

Femmine 0,81 126,9 84,3 1,5

Fig 36: Distanze percorse dagli individui

Il dato interessante è la differenza nelle quantità e nelle distanze degli spostamenti

percorsi da maschi e femmine. I primi effettuano più spostamenti (1,18/individuo),

Page 50: 2 tesi completa_2015

48

ma su distanze inferiori (58,3 m), mentre le femmine adulte percorrono distanze

molto maggiori (84,3 m) anche se con minor frequenza (0,81 spostamenti ogni

individuo).

Il valore dei movimenti totali è stato calcolato sommando le distanze tra tutte le

catture effettuate. Il valore del “movimento totale” di un individuo della popolazione

di S. Anselmo è stato stimato in 126,2 m. In questo caso la differenza tra maschi

(125,4 m) e femmine (126,9 m) è minima.

Si può quindi calcolare un indice di spostamento, confrontando le medie di

spostamento appena calcolate, che metta in relazione i movimenti totali di un

individuo con il suo spostamento reale. Per la popolazione di S. Anselmo ogni

individuo si muove in media 1,7 m, per effettuare un metro di spostamento netto. Il

valore degli individui maschi è di 2,2 m, mentre quello delle femmine di 1,5 m.

3.5 – Formica ospite

In seguito agli scavi effettuati sono stati trovati 20 nidi di Myrmica spp. dei quali

solo uno è risultato essere parassitato da una pupa di M. arion ligurica.

La specie di formica ospite è risultata essere Myrmica scabrinodis.

Page 51: 2 tesi completa_2015

49

4. DISCUSSIONE

Page 52: 2 tesi completa_2015

50

La ricerca effettuata sul lepidottero Maculinea arion ligurica nel sito di

Sant‟Anselmo (CN) è stata svolta per studiare la struttura di popolazione e il

comportamento di dispersione all‟interno dell‟area di studio. La scarsa vagilità e la

tendenza a formare popolazioni chiuse di questi Licenidi li rende adatti al metodo di

cattura-marcatura-ricattura, che ha consentito di catturare un elevato numero di

esemplari.

Il periodo di volo di M. arion ligurica nel sito preso in esame nell‟anno 2009 è

durato dal 24 giugno al 26 luglio, con un picco di catture nella giornata del 1° luglio.

Il numero elevato di esemplari catturati già nella prima giornata (22 individui) indica

un inizio del periodo di volo precedente al 24 giugno. Studi svolti durante il 2008

(Laura Mavilla 2008, Tesi di Laurea) hanno registrato un periodo di volo collocato

nel medesimo periodo (24 giugno – 22 luglio con picco massimo il 2 luglio) ma

caratterizzato da una durata inferiore.

Il dato relativo alla durata del periodo di volo degli adulti si può confrontare con altre

popolazioni di Maculinea arion, anche se non sono stati svolti molti studi.

In una popolazione di M. arion ligurica situata in Ungheria, che utilizza Origanum

vulgare come pianta nutrice, il periodo di volo si ha nel mese di luglio (Kőrösi et al.

2005). Una popolazione di M. arion arion della Val Ferret studiata dal gruppo di

ricerca di Zoologia del prof. Balletto (2007, 2008, 2009) che usa come pianta nutrice

Thymus spp. ha un periodo di volo (dal 29 giugno al 20 luglio con picco il 30 giugno

nel 2009) che coincide con la popolazione studiata a Sant‟Anselmo. La particolarità

della coincidenza del periodo di volo di queste popolazioni sta nel fatto che esse sono

situate a differenti altitudini (430 m Sant‟Anselmo, 1600-1800 m Val Ferret) e in

aree geografiche molto distanti. Questo dato fa pensare che lo sfarfallamento non sia

determinato da particolari condizioni meteorologiche o dalla durata del fotoperiodo,

ma sia collegato all‟ambiente costante presente all‟interno dei formicai, dove la

temperatura è mantenuta intorno ai 20 °C - 22 °C (Thomas & Simcox 2005).

Maculinea arion è specie mirmecofila, con un ciclo biologico altamente specifico: è

caratterizzata da popolazioni monofaghe (origano o timo a seconda della sottospecie)

e strettamente legata a formiche del genere Myrmica, necessarie per portare a termine

lo sviluppo larvale. Le sue caratteristiche ecologiche potrebbero renderla

maggiormente vulnerabile ai cambiamenti climatici, alla perdita e alla

Page 53: 2 tesi completa_2015

51

frammentazione dell‟habitat. Da studi effettuati dal Laboratorio di Zoologia

dell‟Università di Torino nel corso degli ultimi tre anni è risultato che nei siti di

Sant‟Anselmo e della Val Ferret lo sfarfallamento è sempre avvenuto negli ultimi

giorni di giugno: l‟inizio e la durata del periodo di volo non hanno subito quindi

sostanziali modifiche. L‟aumento della temperatura e le variazioni nel regime delle

precipitazioni potrebbero determinare un disaccoppiamento temporale tra il volo

degli adulti e le condizioni fenologiche della pianta nutrice, influenzando

negativamente la sopravvivenza nel lungo periodo delle popolazioni di M. arion.

Altra conseguenza dell‟aumento di temperatura potrebbe essere una perdita di

habitat, come ipotizzato da Settele et al. (2008) nel Climatic Risk Atlas of European

Butterflies. Secondo questo studio, nei prossimi 50 anni, l‟areale italiano di M. arion

rischia di ridursi all‟arco alpino e a qualche hot spots appenninico.

L‟analisi del periodo di volo di M. arion ligurica e M. arion arion porta a interessanti

ipotesi sulle cause evolutive della differenza di pianta nutrice in popolazioni a quote

differenti. M. arion ligurica usa l‟origano mentre M. arion arion il timo. Nella zona

di Sant‟Anselmo, già all‟inizio del periodo di volo, il Thymus spp. è ormai alla fine

della sua fase di fioritura e non sarebbe utilizzabile dagli adulti per l‟alimentazione o

per l‟ovideposizione, nonostante sia presente in quantità abbondanti. È possibile

ipotizzare che in simili aree M. arion si sia adattata all‟utilizzo di Origanum vulgare

come pianta nutrice, poiché alla fine di giugno e durante tutto il mese di luglio

l‟origano è nel pieno della fioritura. Lo shift da una pianta all‟altra potrebbe essere

stato favorito dal fatto che O. vulgare e Thymus spp. appartengono entrambe alla

famiglia delle Lamiaceae e hanno componenti chimici, odore e fiori simili,

caratteristiche che in genere consentono passaggi di pianta nutrice (Renwick & Chew

1994).

Secondo le stime del modello Cormack-Jolly-Seber la popolazione di quest‟anno

ammonta a 419 individui, notevolmente superiori ai 255 stimati nell‟anno 2008.

Anche l‟area occupata dagli adulti in volo è aumentata notevolmente, passando da

0,3 ettari a 1,8 ettari. Per questo motivo l‟area di studio è stata ampliata rispetto agli

anni precedenti, aggiungendo una patch, collocata ai margini del pioppeto. La

colonizzazione di questa nuova area è stata possibile grazie a una buona quantità di

origano presente ai margini del pioppeto, diviso dai prati precedentemente occupati

da una stretta fascia di alberi, fitta ma non eccessivamente alta. Il numero di

Page 54: 2 tesi completa_2015

52

individui stimati è inoltre indice di buona salute per la popolazione di Sant‟Anselmo

poiché rappresenta il valore massimo registrato negli anni di ricerca. Altro dato a

conferma della buona condizione della popolazione è quello della sex ratio (i.e.

maschi/femmine) che è risultato essere 0,87, decisamente vicino al valore ottimale di

1:1.

La consistenza numerica delle popolazioni e il suo trend potrebbero essere una

risposta positiva agli interventi attuati dall‟Ente Gestore del Parco, anche se

fluttuazioni demografiche sono comuni nei lepidotteri. In uno studio su una

popolazione di M. arion ligurica presente in un‟area di 2 ettari in Ungheria erano

stati stimati circa 300 individui nel biennio 2002-2003, mentre nei due anni

successivi si è assistito a un crollo numerico, nonostante la qualità ambientale fosse

rimasta invariata (Kőrösi et al. 2005).

Durante lo studio sono anche stati scavati alcuni nidi di Myrmica spp. per individuare

la specie di formica ospite nel sito preso in esame, dove per la prima volta è stata

trovata una crisalide di M. arion in un formicaio di Myrmica scabrinodis. Gli scavi

hanno portato alla luce altri 19 formicai, che però non rappresentano un numero di

dati sufficiente per completare uno studio di abbondanza delle diverse specie di

formica nel sito. La carenza di dati raccolti con il metodo da me utilizzato è dovuta

alla difficoltà di trovare le aperture dei nidi e, successivamente, di scavarli in un

ambiente come quello di Sant‟Anselmo. Diversi sono i motivi, in particolare

l‟assenza di strutture del nido visibili e quindi la necessità di seguire le operaie

durante il foraggiamento, il terreno duro e pietroso, che rende difficile le operazioni

di scavo, l‟elevata vicinanza di alcuni nidi alla pianta nutrice, che non può essere

danneggiata per ovvi motivi. Per studiare le abbondanze relative tra le diverse specie

di Myrmica spp. è stata quindi applicata dal personale del Laboratorio di Zoologia

un‟altra metodologia (catture mediante pit fall). È risultato che la specie dominante è

M. scabrinodis, altro elemento a favore dell‟ipotesi che in questo sito sia essa la

formica ospite.

Negli studi condotti finora sul territorio europeo si è visto come l‟ospite più diffuso

sia Myrmica sabuleti (Pauler-Fürste & Verhaagh 2005; Simcox et al. 2005). E‟ però

necessario ricordare che tali dati sono riferiti a Maculinea arion arion e non a M.

arion ligurica. Le differenze già individuate tra questa sottospecie e M. arion arion

Page 55: 2 tesi completa_2015

53

sono relative alla pianta nutrice e alle dimensioni degli individui. Sarebbero quindi

opportuni altri studi per confermare anche la diversità della specie di formica ospite.

La scoperta di M. scabrinodis come probabile ospite delle larve di M. arion ligurica

è importante per le sue conseguenze gestionali, visto che il principale punto di

vulnerabilità non sembra essere la pianta nutrice. Infatti, nello studio dell‟estinzione

di Maculinea arion in Inghilterra, dove l‟ospite è Myrmica sabuleti, era stato

individuato quale principale causa l‟abbandono del pascolo. Il manto erboso divenne

così di un‟altezza maggiore e M. sabuleti venne rimpiazzata da M. scabrinodis

(Simcox et al. 2005). Si può quindi dedurre che Myrmica scabrinodis preferisca un

manto erboso non troppo basso. Più in generale ogni specie di Myrmica spp. ha delle

preferenze di umidità e temperatura del suolo: M. scabrinodis preferisce un suolo con

temperature un po‟ più basse rispetto a M. sabuleti, che predilige una temperatura

compresa tra 16 °C e 20 °C (Elmes et al. 1998).

Lo scopo principale di questa ricerca è stato però quello di indagare le modalità di

spostamento degli adulti all‟interno dell‟area studiata. E‟ questa una novità rispetto

agli studi effettuati finora in questo sito, che hanno analizzato le preferenze nell‟uso

dei prati presenti, ma non come le farfalle si spostano da un prato all‟altro. Si è data

molta importanza a questo aspetto perché molti autori negli ultimi anni lo

considerano uno dei punti cardine della conservazione delle specie, vista la continua

perdita di habitat e la conseguente frammentazione di essi (Schultz 1997,

Schtickzelle et al. 2006).

L‟analisi del dispersal è stata effettuata mediante il Virtual Migration Model

proposto da Hanski et al. (2000) perchè esso consente di calcolare dei parametri di

spostamento per ogni popolazione, la cui struttura diviene così comparabile con altre.

I parametri ottenuti con il VMM sono stati confrontati con quelli derivanti da uno

studio effettuato su 4 popolazioni di Proclossiana eunomia (Esper 1799) da

Schtickzelle et al. (2006). Queste popolazioni sono differenti per il grado di

frammentazione e hanno valori tipici per ogni parametro di dispersal. Mettendo a

confronto questi parametri con quelli da me ottenuti si nota che essi sono simili a

quelli di una popolazione di P. eunomia con habitat definito “aggregato”. Le patches

occupate hanno distanze reciproche comparabili con quelle presenti tra i 9 prati che

compongono il sito di Sant‟Anselmo. Tale confronto sembra suggerire che il sito da

me studiato non è troppo frammentato, ma vista la specificità dei parametri per ogni

Page 56: 2 tesi completa_2015

54

specie di lepidottero, andrebbero fatte analisi di altre popolazioni di M. arion

ligurica. Sono stati infatti condotti simili studi dal Laboratorio di Zoologia su una

popolazione di M. arion arion in Val Ferret, in un ambiente decisamente più

frammentato.

Un risultato interessante confrontando la popolazione della Val Ferret a quella di S.

Anselmo è relativo alle differenze tra maschi e femmine. Mentre nel sito da me

studiato le modalità di spostamento sono le stesse in entrambi i sessi, delle differenze

sono invece emerse nell‟altra popolazione.

Nell‟analisi dei movimenti individuali sono stati analizzati i margini che ogni farfalla

ha dovuto oltrepassare tra una cattura e quella successiva. Per ogni spostamento si

considerava la quantità di Origanum vulgare e l‟area del prato di arrivo, il tipo di

barriera che si doveva passare e se i due prati fossero o no confinanti. Anche in

questo tipo di analisi non è stata riscontrata nessuna differenza tra maschi e femmine.

Inoltre si nota che gli individui non sono attirati dalla maggior quantità di origano e

da patches più grosse. Dato interessante è l‟alta percentuale di voli attraverso una

barriera definita forte: è stato registrato un numero di scambi molto alto tra i prati A

e Z, divisi da un bosco in alcune zone fitto. Bisogna comunque fare attenzione nel

dire che le farfalle non siano influenzato dalle barriere attraversate. I due prati sopra

citati sono infatti quelli con il numero maggiore di individui catturati al loro interno:

lo spostamento fra essi risulta, quindi, essere più probabile. Studiando il dispersal è

quindi più opportuno concentrarsi sul prato Z e sui prati confinanti (B, D, E, ed F),

vista l‟omogeneità nel numero di individui tra di essi. Si nota che la maggior parte

degli spostamenti sono stati effettuati sui limiti B-Z ed E-Z, zone in cui il bosco è

rispettivamente più aperto e più basso. Questo dato evidenzia l‟esistenza di

caratteristiche ambientali che possono influenzare i movimenti di M. arion ligurica.

Nell‟analisi delle distanze percorse da M. arion sono emersi risultati interessanti. Si è

visto che lo spostamento totale medio degli individui è di 126,2 m e non si notano

sotto questo aspetto notevoli differenze tra maschi e femmine. Le differenze

emergono se si calcola il numero di spostamenti medio di ogni individuo e quello che

Shreeve (1992) chiama “spostamento netto”, calcolato prendendo in considerazione i

punti di cattura più lontani tra loro. Nella popolazione di Sant‟Anselmo ogni adulto

compie in media 0,94 spostamenti tra patches durante la sua vita spostandosi di 72,4

m. La particolarità sta nelle differenze tra maschi e femmine. I primi effettuano 1,18

Page 57: 2 tesi completa_2015

55

movimenti inter-patch per uno spostamento di 58,3 m, mentre le seconde fanno 0,81

movimenti ogni individuo per 84,3 m. Si nota subito la minor propensione agli

spostamenti delle femmine che percorrono però distanze maggiori. Esse hanno un

rapporto tra gli spostamenti totali e netti di molto inferiore a quello dei maschi:

probabilmente questo significa una maggior propensione al dispersal rispetto ai

movimenti di routine quotidiana (i.e. foraggiamento e corteggiamento, Van Dyck &

Baguette 2005).

Questo risultato è facilmente accettabile se si considera una maggior attività di volo

nei maschi durante la fase di ricerca di un partner per l‟accoppiamento, nella quale

gli individui ispezionano la zona d‟origine. Per contro l‟attività delle femmine

sembra volta a uno spostamento lontano dalla zona d‟origine. Questo elemento è

fondamentale per l‟espansione della popolazione al di fuori dei suoi confini: una

femmina che deve ancora ovideporre infatti ha una maggior responsabilità di

dispersione della specie rispetto ai maschi (Baker 1984).

Page 58: 2 tesi completa_2015

56

Linee guida per la conservazione di Maculinea arion a Sant’Anselmo

I risultati ottenuti nella ricerca effettuata, mostrano che la popolazione di M. arion

ligurica oggetto di studio presenta un buono stato di conservazione. Il 2009 ha

registrato un aumento numerico e un‟espansione territoriale della popolazione, che

ha colonizzato aree circostanti al sito originario. Poiché la popolazione è molto

distante da altre della stessa specie e chiusa all‟interno di un‟area con un ambiente

molto fragile, andrebbero attuati degli interventi volti alla sua protezione.

Fig. 37: Interventi da effettuare nel sito di Sant’Anselmo

Massima priorità è attribuita alla gestione del nuovo prato occupato ai margini della

pioppeta, visto l‟alto numero di individui in esso presente. Gli alberi piantati in

questa area del Parco sono probabilmente destinati a essere tagliati entro breve

termine per la produzione di carta. Se successivamente sarà praticata di nuovo la

pioppicoltura, si dovrà evitare che le pratiche selvicolturali destinate alle nuove

piante non vadano a influenzare l‟origano, elemento chiave per la sopravvivenza di

Maculinea arion. L‟Ente Gestore del Parco dovrà quindi mettersi in contatto con il

Page 59: 2 tesi completa_2015

57

proprietario dell‟appezzamento (vedi linee rosa in Fig. 37) al fine di preservare dagli

interventi la fascia marginale della pioppeta, anche ricorrendo a opere di mitigazione

e compensazione, come previsto dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE, art. 6).

Dopo l‟analisi degli spostamenti, e vista l‟importanza di essi ai fini della

sopravvivenza della popolazione e del flusso genico, si dovranno attuare delle misure

per favorire il movimento degli individui all‟interno del sito. Visto l‟alto numero di

esemplari catturati all‟interno del prato Z, è necessaria una pulizia (taglio degli

arbusti) nelle zone di maggior passaggio tra questo prato e quelli confinanti (B, C, E

ed F) (vedi zone rosse in Fig. 37). Queste sono situate sui confini B-Z, dove era

precedentemente presente una strada ora abbandonata, ed E-Z, dove la vegetazione è

caratterizzata da una altezza minore. La gestione in queste due aree è da effettuarsi

entro un periodo breve per non permettere alla vegetazione di crescere troppo e

impedire il passaggio alle farfalle. Al momento le zone di maggior passaggio

risultano essere quelle sui confini A-B ed A-Z (vedi zone arancioni in Fig. 37) non

per la loro qualità ambientale, che in realtà è molto bassa, ma per l‟alto numero di

individui presente nei prati A e Z. Sono quindi necessari interventi per rendere queste

zone più adatte allo spostamento di M. arion, elemento che sarà importante

soprattutto durante annate sfavorevoli. Visti gli studi già compiuti sull‟efficienza dei

corridoi, sarà opportuno provvedere a renderli idonei a M. arion ligurica piantando

all‟interno di essi delle piante di origano.

Poiché Origanum vulgare non solo attrae le femmine per l‟ovideposizione ma il suo

nettare è un forte attrattivo per entrambi i sessi, si consiglia di collocare a dimora

delle nuove piante di origano nei prati B, C, D, E, F e G (vedi linee verdi in Fig. 37),

dove non è abbondante, per indurre le farfalle a esplorare anche queste zone (anche

grazie ai corridoi di cui si è discusso in precedenza), non molto frequentate rispetto

alle altre.

Molto importante per la sopravvivenza di M. arion ligurica è il suo rapporto di

parassitismo obbligato con le formiche Myrmica scabrinodis, specie più abbondante

e presunto ospite in seguito al ritrovamento di una pupa in un suo formicaio. Questa

specie ha esigenze ecologiche simili a quelle di M. sabuleti, principale ospite di

Maculinea arion in Europa, per la quale si attua un tipo di gestione che comprende il

pascolo bovino in modo che l‟altezza dell‟erba non sia troppo elevata. Nell‟area

oggetto di studio il pascolo bovino non è regolamentato ed è praticato saltuariamente.

Page 60: 2 tesi completa_2015

58

Considerato che il terreno sul quale esso si svolge è demaniale, si consiglia all‟Ente

Gestore del Parco di mantenere un debole pascolo bovino (10 capi/ha), da sospendere

rigorosamente nei mesi di luglio e agosto, cruciali per le prime fasi di sviluppo di M.

arion su Origanum vulgare. In alternativa all‟attività di pascolo è comunque

necessario effettuare delle pratiche agronomiche al fine di evitare il naturale

rimboschimento.

Come ultimo si consiglia al Parco di continuare a effettuare degli studi periodici sulla

popolazione, con intervalli massimi di tre anni, per controllare l‟evoluzione di essa e

l‟efficacia degli interventi di gestione.

Page 61: 2 tesi completa_2015

59

ALLEGATO

Page 62: 2 tesi completa_2015

60

BIBLIOGRAFIA

AKINO T., KNAPP J.J., THOMAS J.A., ELMES G.W., 1999 - Chemical mimicry and host specificity in the

butterfly Maculinea rebeli, a social parasite of Myrmica ant colonies. Proc. R. Soc. London Ser. B,

266:1419-26.

ARVANITIS L.C., PORTIER K.M., 1997 - Capture recapture methods. University of Florida.

ASHER J., WARREN M., FOX R., HARDING P., JEFFCOATE G., JEFFCOATE S., 2002 - The millennium

Atlas of Butterflies in Britain and Ireland. Oxford University Press.

BALLETTO E., BARBERIS G., TOSO G.G., 1982 - Aspetti dell'ecologia dei lepidotteri ropaloceri nei

consorzi erbacei delle Alpi italiane. Quaderni sulla "Struttura delle Zoocenosi terrestri" CNR, Roma, 2

(II.2). Pubbl.AQ/1/193: 11-95.

BAKER R.R., 1969 – The evolution of migratory habit in butterflies. Journal of animal ecology, 38: 703-

746.

BAKER R.R., 1984 – The dilemma: when and how to go or stay. In: Vane-Wright R.I. and P.R. Ackery

(Eds.), The biology of butterflies. Symposium of the Royal Entomological Society, Number 11: 279-

296. London: Academic press.

BARBERO F., THOMAS J.A., BONELLI S., BALLETTO E., SCHÖNROGGE K., 2009 - Queen ants make

distinctive sounds that are mimicked by a butterfly social parasite. Science. 323, 782-785. IF. 26.372.

BEGON M., 1979 - Investigating Animal Abundance: capture-recapture for biologists. Edward Arnold,

London, pp. 1-75.

CASE T. J., TAPER M. L., 2000 - Interspecific competition, environmental gradients, gene flow, and the

coevolution of species borders. - Am. Nat. 155: 583 - 605.

COTTRELL C.B., 1984 - Aphytophagy in butterflies: its relationship to myrmecophily. Zoological Journal

of the Linnean Society, 79: 1-57.

CZECHOWSKY W., RADCHENKO A., CHECHOWSKA W., 2002 - The ants (Hymenoptera, Formicidae) of

Poland - Museum and Insitutue of Zoology PAS, Warsawa.

DEMPSTER J.P., KING M.L., LAKHANI K.H., 1976 – The status of the swallowtail butterfly in Britain.

Ecological Entomology, 1: 71-84.

DEMPSTER J.P., 1983 – The natural control of populations of butterflies and moths. Biological Review,

58: 461-481.

DEMPSTER J.P., 1989 – Insect introductions: natural dispersal and population persistence in insects. The

Entomologist, 108: 5-13.

DENNIS R.L.H., 1982 – Patrolling behaviour in orange-tip butterflies within the Bollin valley in north

Cheshire, and a comparison with other pierids. Vasculum, 67: 17-25.

DENNIS R.L.H., 1986 – Motorways and cross-movements. An insects mental map of the M56 in

Cheshire. The bulletin of the Amateur Entomologists‟ Society, 45: 228-243.

DEVRIES P.J., COCROFT R.B., THOMAS J., 1993 - Comparison of acoustical signals in Maculinea

butterfly caterpillars and their obligate host Myrmica ants. Biological Journal of the Linnean Society,

49: 229-238.

GERBAUDO C., BONELLI S., BALLETTO E., 2007 - Action Plan: Maculinea arion nel Parco Fluviale

Gesso e Stura (Cuneo). Relazione tecnica sullo stadio di avanzamento della ricerca - Università degli

Studi di Torino.

GIACOMETTI E., 2008 – Struttura di popolazione e selezione dell‟habitat in Maculinea arion

(Lepidoptera: Lycaenidae) – Tesi di laurea specialistica – Università degli Studi di Torino

GILPIN M., HANSKI I. (EDS.), 1991 – Metapopulation dynamics: empirical and theoretical investigations.

London: Academic Press.

Page 63: 2 tesi completa_2015

61

GIVNISH T.J., MENGES E.S., SCHWEITZER D.F., 1988 – Minimum area requirements for long-term

conservation of the Albany pine bush and Karner blue butterfly: an assessment. Report. Endangered

Species Unit, New York Department of Environmental Conservation, Albany, New York.

HALDANE J.B.S., 1956 - The relation between density regulation and natural selection. - Proc. R. Soc.

Lond. B 145: 306 - 308.

HANSKI I., 1999 – Metapopulation ecology. Oxford University Press, Oxford.

HANSKI I., ALHO J., MOILANEN A., 2000 – Estimating the parameters of survival and migration of

individuals in metapopulations – Ecology 81: 239 – 251.

HEATH J., 1981 - Threatened Rhopalocera (butterflies) in Europe - Council of Europe, Strasbourg.

HINTON H.E., 1949 - Myrmecophilous Lycaenidae and other Lepidoptera. pp. 111-169.

KÉRY M., MATTHIES D., FISHER M., 2001 - The effect of plant population size on the interactions

between the rare plant Gentiana cruciata and its specialized herbivore Maculinea rebeli. Journal of

Ecology, 89: 418-427.

KOLEV Z., 1998 - Maculinea arion (L.) in Finland - distribution, state of knowledge and conservation.

Journal of Insect Conservation, 2: 91-93.

KŐRÖSI A., PEREGOVITS L., ÖRVÖSSY N., VOZÁR A., KASSAI F., 2005 - Studying the population

structure of Maculinea arion ligurica. In : Settele J, Kùhn E and Thomas J A (eds) Studies on the

Ecology and Conservation of Butterflies in Europe Vol.2: Species Ecology along a European

Gradient: Maculinea Butterflies as a Model. Pensoft Press, Moscow Sofia, p. 133.

KUDRNA O., 2002 - The distribution Atlas of European Butterflies Oedippus, 20: 1-342.

LAMBIN X., AARS J., PIERTNEY S.B., 2001 – Dispersal, intraspecific competition, kin competition and

kin facilitation: a review of the empirical evidence. In: Gros A., Poethke H. J., Hovestadt T. 2006 -

Evolution of local adaptations in dispersal strategies. Oikos 114: 544 - 552.

LEVINS R., 1970 – Extinction. In: Gerstenhaber M. (Ed.), Some mathematical questions in biology : 77-

107. Providence: American Mathematical Society.

LHONORE J., 1992 - Biologèografie, ècologie et gestion d‟habitats d‟espèces de Lèpidoptères

Rhopalocères protègès (Lycaenidae, Satyridae). In Proceedings of the 8th international colloquium of

the European invertebrate survey , Brussel, 9-10 September 1991 Edition de l‟Institut royal des

Sciences naturelles de Belgique.

LHONORE J., 1996 - L‟aménagement d‟habitats pour una gestion durable des population des Papillons du

genre Maculinea ( M. alcon, M. teleius, M. nausithous). Colloque sur la conservation, la gestion et le

rétablissement des habitats des invertebrés: favoriser la diversité biologique, Killarney pp. 109-119.

MAES D., VANREUSEL W., TALLOEN W., VAN DICK H., 2004 - Functional conservation units for the

endangered Alcon Blue butterfly Maculinea alcon in Belgium (Lepidoptera: Lycaenidae). Biological

Conservation, 120: 233-245.

MANN C.C., PLUMMER M.L., 1995 – Are wildlife corridors the right path? Science 270: 1428 – 1430.

MAVILLA L., 2008 – Stato di conservazione di Maculinea arion (Lepidoptera: Lycaenidae) nel Parco

Fluviale Gesso e Stura – Tesi di Laurea – Università degli Studi di Torino.

MORTON A.C.G., 1985 – The population biology of an insect with a restricted distribution: Cupido

minimus fuessly (Lepidoptera, Lycaenidae). Ph.D. Thesis, University of Southampton.

MOTRO, U., 1991 - Avoiding inbreeding and sibling competition: the evolution of sexual dimorphism for

dispersal. Am. Nat. 137: 108 – 115

MUNGURIA M.J., MARTIN J., 1999 - Action Plan for Maculinea Butterflies in Europe. Nature and

Environment, Convention on the Conservation of European Wildlife and Natural Habitats (Bern

Convention).

NOSS R.F., 1987 – Corridors in real landscapes: a reply to Simberloff and Cox. Conservation Biology 1:

159 – 164.

NOWICKI P., SETTELE J., THOMAS J.A., WOYCIECHOWSKI M., 2005 - A review of population structure

of Maculinea butterflies. In : Settele J, Kùhn E and Thomas J A (eds) Studies on the Ecology and

Page 64: 2 tesi completa_2015

62

Conservation of Butterflies in Europe Vol.2: Species Ecology along a European Gradient: Maculinea

Butterflies as a Model. Pensoft Press, Moscow Sofia, pp. 144-148.

NOWICKI P., BONELLI S., BARBERO F., BALLETTO E., 2009 – Relative importance of density-dependent

regulation and environmental stochasticity for butterfly population dynamics. Oecologia: DOI

10.1007/s00442-009-1373-2

ÖCKINGER E., SMITH H. G., 2007 – Do corridors promote dispersal in grassland butterflies and other

insects? Landscape Ecol 23 (2008): 27 – 40.

PAULER-FÜRSTE R., VERHAAHG M., 2005 - Habitat preferences of Myrmica (Hymenoptera: Formicidae)

ant species in Maculinea arion (Lepidoptera: Lycaenidae) sites in South-Western Germany. In :

Settele J, Kùhn E and Thomas J A (eds) Studies on the Ecology and Conservation of Butterflies in

Europe Vol.2: Species Ecology along a European Gradient: Maculinea Butterflies as a Model. Pensoft

Press, Moscow Sofia, pp. 22-25.

PECH P., FRIC Z., KONVICKA M., 2007 - Species-Specificity of the Phengaris (Maculinea) - Myrmica

Host System: Fact or myth? (Lepidoptera: Lycaenidae; Hymenoptera: Formicidae). Sociobiology Vol

50, No. 3.

PIGNATTI S., 2002 - Flora d‟Italia. Edagricole, Bologna.

POLLARD E., 1988 – Temperature, rainfall and butterfly numbers. Journal of Applied Ecology, 25: 819-

828.

POLLARD E., 1991 – Synchrony of population fluctuations: the dominant influence of widespread factors

on local butterfly populations. Oikos, 60: 7-10.

POLLOCK K.H., NICHOLS J.D., BROWNIE C., HINES J.E., 1990 - Statistical Inference for Capture-

Recapture Experiments, Wildlife Monographs, No. 107, The Wildlife Society.

PRENDERGAST J.R., EVERSHAM B. C., 1995 – Butterfly diversity in southern Britain: hotspot losses

since 1930. Biological Conservation 72: 109 – 114.

RENWICK J.A.A., CHEW F.S., 1994 – Oviposition behaviour in Lepidoptera – Annu. Rev. Entomol. 39:

377 – 400.

RODRIGUES J.J.S., BROWN K.S. JR., RUSZCZYK A., 1993 – Resources and conservation of Neotropical

butterflies in urban forest fragments. Biological Conservation 54: 3 – 9.

SCHÖNROGGE K., BARR B., WARDLAW J.C., NAPPER E., GARDNER M., BREEN J., ELMES G. W.,

THOMAS J.A., 2002 - When Rare Species Become Endangered: Cryptic Speciation In

Myrmecophilous Hoverflies. Biological Journal Of The Linnean Society, 75: 36-45.

SCHTICKZELLE N., BOULENGE E., BAGUETTE M., 2002 - Metapopulation dynamics of the bog fritillary

butterfly: demographic processes in a patchy population. Oikos 97:349-360.

SCHTICKZELLE N., MENNECHEZ G., BAGUETTE M., 2006 – Dispersal depression with habitat

fragmentation in the bog fritillary butterfly. Ecology 87(4): 1057-1065.

SCHULTZ C.B., 1997 – Dispersal behaviour and its implications for reserve design in a rare Oregon

Butterfly. Conservation Biology Vol. 12, No. 2 (1998): 284 – 292.

SEIFERT B., 2005 - Rank elevation in two European ant species: Myrmica lobulicornis Nylander, 1857,

stat.n and Myrmica spinosior Santschi, 1931, stat.n. (Hymenoptera: Formicidae). Myrmecologische

Nachrichten, 7: 1-7.

SEIFERT B., 2000 - Myrmica lonae Finzi, 1926 - a species separate from Myrmica sabuleti Meinert, 1861

(Hymenoptera: Formicidae). Abh. Ber. Naturkundemus. Görlitz, 72: 195-205.

SEIFERT B., 1988 - A taxonomic revision of the Myrmica species in Europe, Asia Minor, and Caucasia

(Hymenoptera: Formicidae). Abh. Ber. Naturkundemus. Görlitz, 62: 1-75.

SETTELE J., KUDRNA O., HARPKE A., KÜHN I., VAN SWAAY C., VEROVNIK R., WARREN M., WIEMERS

M., HANSPACH J., HICKLER T., KÜHN E., VAN HALDER I., VELING K., VLIEGENTHART A.,

WYNHOFF I., SCHWEIGER O., 2008 – Climatic Risk Atlas of European Butterflies. Biorisk 1 (Special

Issue).

Page 65: 2 tesi completa_2015

63

SHAPIRO A.M., 1975 – The temporal component of butterfly species diversity. In Cody M.L. and

Diamond J.M. (Eds.), Ecology and evolution of communities: 181-195. Cambridge, Massachusetts:

Belknap Press.

SHREEVE T.G., 1984 – Habitat selection, mate location, and microclimatic constraints on the activity of

the speckled wood butterfly Pararge aegeria. Oikos 42, 371-377.

SHREEVE T.G., 1992 – Monitoring butterfly movements. In: Dennis R.L.H., The ecology of butterflies in

Britain, Oxford University Press, pp. 120-138.

SIBATANI A., SAIGUSA T., HIROWATARI T., 1994 - The Genus Maculinea Van Eecke, 1915

(Lepidoptera: Lycaenidae) From The East Palaearctic Region. Tyô To Ga, 44 (4): 157-220.

SIELEZNIEW M., STANKIEWICZ A., BYSTROWSKI C., 2003 - First observation of one Maculinea arion

pupa in Myrmica lobicornis nest in Poland. Nota lepidoptera (Short communication). 25 (4): 249 -

250.

SIELEZNIEW M., STANKIEWICZ A.M., 2008 – Myrmica sabuleti (Hymenoptera: Formicidae) not

necessary for the survival of the population of Phengaris (Maculinea) arion (Lepidoptera:

Lycaenidae) in eastern Poland: Lower host-ant specificity or evidence for geographical variation of an

endangered social parasite? Eur. J. Entomol., 105: 637-641.

SIMBERLOFF D., FARR J.A., COX J., MEHLMAN D.W., 1992 – Movement corridors: conservation

bargain or poor investments? Conservation Biology 6: 493 – 504.

SIMCOX D.J., RANDLE Z., CLARKE R.T., SCHÖNROGGE K., 2005 - Science and socio-economically-

based management to restore species and grassland ecosystems of the Habitats Directive to degraded

landscapes: the case of Maculinea arion in Britain. In : Settele J., Kùhn E. and Thomas J.A. (eds)

Studies on the Ecology and Conservation of Butterflies in Europe Vol.2: Species Ecology along a

European Gradient: Maculinea Butterflies as a Model. Pensoft Press, Moscow Sofia, pp. 234-237.

SOUTHWOOD T.R.E., 1962 – Migration of terrestrial arthropods in relation to habitat. Biological

Reviews, 37: 171-214.

SOUTHWOOD T.R.E., 1977 – Habitat, the templet for ecological strategies? Journalof Animal Ecology,

46: 337-365.

THOMAS C.D., 1985 – The status and conservation of the butterfly Plebejus argus L. (Lepidoptera:

Lycaenidae) in north west Britain. Biological Conservation: 33: 29 – 51.

THOMAS J.A., 1984 – The conservation of butterflies in temperate countries: past efforts and lessons for

the future. In: Vane-Wright R.I. and P.R. Ackery (Eds.), The biology of butterflies. Symposium of the

Royal Entomological Society, Number 11: 279-296. London: Academic press.

THOMAS J.A., ELMES G.W., WARDLAW J.C., WOYCIECHOWSKI M., 1989 - Host specificity among

Maculinea butterflies in Myrmica ant nests. Oecologia, 79: 452-457.

THOMAS J.A., WARDLAW J.C., 1992 - The capacity of a Myrmica ant nest to support a predacious

species of Maculinea butterfly. Oecologia, 91: 101-109.

VAN DYCK H., BAGUETTE M., 2005 – Dispersal behaviour in fragmented landscapes: routine or special

movements? – Basic and Applied Ecology 6 (2005): 535 – 545.

THOMAS J.A., ELMES G.W., WARDLAW J.C., WOYCIECHOWSKI M., 1989 - Host specificity among

Maculinea butterflies in Myrmica ant nests. Oecologia, 79: 452-457.

THOMAS J.A., SIMCOX D., 2005 - Contrasting management requirements of Maculinea arion across

latitudinal and longitudinal climatic gradients in West Europe. Studies on the Ecology and

Conservation of Butterfly in Europe. 2: 240-244.

VERITY R., 1943 - Le farfalle diurne d‟Italia.

WARREN M.S., 1992 – Butterfly populations, In: Dennis R.L.H., The ecology of butterflies in Britain,

Oxford University Press, pp. 73-92.

WARREN M.S., 1993 – A review of butterfly conservation in central southern Britain. I. Protection,

evaluation and extinction on prime sites. Biological Conservation 64: 25 – 35.

WHITE G.C., BURNHAM K.P., 1999 - Program MARK: survival estimation from populations of marked

animals. Bird Study 46:120-138.

Page 66: 2 tesi completa_2015

64

WICKMAN P.O., WIKLUND C., 1983 – Territorial defence and its seasinal decline in the speckled wood

(Pararge aegeria). Animal Behaviour, 31: 1206-1216

WILLIAMS C.B., 1958 – Insect Migration. London: Collins

Page 67: 2 tesi completa_2015

65

RINGRAZIAMENTI

All' Ing. Luca Gautero, Funzionario Tecnico responsabile del Settore Ambiente del

Comune di Cuneo, che ha promosso e sempre reso possibile questo studio.

Al Prof. Emilio Balletto per avermi permesso di svolgere la presente ricerca.

Alla Dott.sa Simona Bonelli, alla Dott.sa Francesca Barbero, alla Dott.ssa Cristiana

Cerrato e al Dott. Dario Patricelli per avermi trasmesso entusiasmo per il mondo delle

farfalle e per avermi supportato-sopportato durante le ricerche in campo e la stesura

della tesi.

Alla Dott.sa Chiara Gerbaudo e Laura Mavilla per l‟aiuto in campo.

Al Dott. Piotr Nowicki per le analisi statistiche e per le tante spiegazioni.

A mamma, papà, Paolo, Michele, Letizia e Margherita, e a tutta la mia grande famiglia

che mi ha sempre accompagnato, motivato, compreso e aiutato nelle mie scelte.

A Giorgino, Menaf, Carlo, Alseni, Nicola e a tutti gli abitanti provvisori della casa.

A Nestor, Andrea, Davide, Giovanni e tutti gli altri compagni di studio con cui ho

condiviso la passione per la natura.

A Marina, il piccolo folletto che è sempre al mio fianco.