2 Campo de’ fiori · Ora al Teatro Golden con la commedia “Finchè il giudice non ci separi ......

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Nathalie Caldonazzo ed il teatro Civita Castellana set del film “Rossella” “Il Marchese del Grillo”, tutti gli scenari Lino Fumagalli, neovescovo di Viterbo Arrivederci a don Domencio Anselmi

Transcript of 2 Campo de’ fiori · Ora al Teatro Golden con la commedia “Finchè il giudice non ci separi ......

NathalieCaldonazzo

ed il teatro

CivitaCastellanaset del film“Rossella”

“Il Marchesedel Grillo”,

tutti gli scenari

LinoFumagalli,

neovescovodi Viterbo

Arrivedercia don

DomencioAnselmi

2 Campo de’ fiori

Editoriale:Libertà.....................................................3L’intervista:Nathalie Caldonazzo...............................4-5Civita Castellana set cinematografico.6Curriculum vitae:Loredana Costrovilli..................................7Alessandra Aulicino...................................7Le storie di Max:Gianna Nannini.........................................8Acqua e olio? Tutto a posto?.............11Roma che se n’è andata:Il Marchese del grillo..........................12-13Cinema News:Il cinema della contestazione..................14Apertura anno giudiziario 2011.........15Suonare Suonare:Robert Fripp e Theo Trevis.................16-17Ecologia e ambiente:L’acqua è vita.........................................18Realizzazione accurata di un plantareCad-cam...............................................21Lino Fumagalli, Vescovo di Viterbo...22Se non è su Google non esiste...........23

Le guide di Campo de’ fiori:San Gemini.............................................24Come eravamo:Alla ricerca del dialetto perduto...............25Una “Fabrica” di ricordi:Lamberto Alessandrini...’a guardia...........26Ass. Artistica IVNA:Alessio Leoniddi......................................28La strana storia dei Capati.................29Rugantino Dance Opera.................30-31La società umana................................32Il Mattatoio di Civita Castellana........33Il muro di Via del Forte.......................34Vorrei incontrarti fra 100 anni:Franco Latini..........................................35Il mondo del Jazz:King Oliver.............................................36L’angolo Bon TonI “gioielli della vita”.................................37La contrattura muscolare...................38La storia della previdenza sociale inItalia ...................................................39Numero Unico.....................................40Il Fumetto:

Fullmetal Alchemist.................................41L’angolo del poeta...............................42Da Fabrica di Roma con amore..........43Arrivederci don Dome’..............44-45-46Oroscopo..............................................47Agenda ...........................................48-49Messaggi.........................................50-51I nostri amici ......................................52Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59Annunci gratuiti ............................60-61Selezione Offerte Immobiliari.......62-63

ERRATA CORRIGE: la foto di copertinadello scorso numero ci è stata gentilmente

inviata dal sig. Paolo Antonini

Foto di copertina: concessa da “AnticaFattoria La Parrina”, Albinia di Grosseto

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LibertC onfusione e oblio hanno tarato questi ultimi tempi, dove fatti di cronaca sono stati

enfatizzati con processi mediatici infiniti e capziosi, senza neanche più il rispetto della morte, e vengono montati artata-mente da riempire tutti i talk show!Politici di ogni colore messi alla gogna, aguzzini che diventano martiri, donne di malaffare trattate come star…E’ inevitabile, ora, che nei milioni di cervelli, assaliti dai bisogni sempre più crescenti, disperati per la coscienza di un nonfuturo, si faccia avanti sempre più la voglia di cambiamento, di libertà dall’imposizione di regole inique, vessatorie, amo-rali, inumane, libertà di pensare, di sognare un mondo diverso in cui l’onestà, il rispetto e l’amore siano le regole di unnuovo vivere! Mi rivolgo ancor più ai giovani che meriano nell’indifferenza, che non pesano il loro domani e che invecedebbono subito prendere coscienza, forzare la loro schiavitù psicologica e rompere!Devono salire sul palco più alto e sventolare la bandiera dell’alleanza per avanzare nella ragione e gridare il desiderio, ilbisogno di libertà! La fiducia prevarrà sullo sconforto e così la misura delle conquiste della mente, si appaleserà nel vigo-re potente ed esplodente di una trasformazione sociale tanto auspicata, quanto necessaria!Mi piacerà allora constatare che una forza pacifica non avrà disatteso la fiducia di chi anela un improcastinabile cambia-mento, e la vittoria dei giovani sul futuro costruirà il progresso civile!

Eugéne Delacroix. La Libertà che guida il popolo. 1830. Olio su tela. cm. 260X325. Parigi, Louvre.

di Sandro Anselmi

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Nathalie Caldonazzo

Nathalie Caldonazzo inizia giovanissima arecitare, tanto era l’amore per l’arte tea-trale che, come spesso sottolinea, “tisegue per tutta la vita”, interpretandodiversi ruoli. La incontriamo a Roma, al Teatro Golden,una delle migliori sale all’insegna dellacomicità e della musica, dove sta termi-nando le repliche della commedia brillante“Finchè giudice non ci separi”, con la regiadi Augusto Fornari, insieme a RobertoBrunetti, er patata, Salvatore Marino,Giancarlo Ratti e Paolo Ricca. Bellezza e bravura si coniugano in lei, tan-t’è che passa agevolmente da interpreta-zioni drammatiche a parti brillanti. E’ proprio in quest’ultime che la vediamonel personaggio di Silvie, giovane giudiceche si occupa di separazioni, problemati-che in cui vivono i quattro amici di cui lei èla nuova vicina… “Sono quattro amici, tutti separati. Tuttoè incentrato nel contesto di una serata, incui si cerca di aiutare uno dei quattro, ilquale ha appena avuto una sentenza diseparazione, cosa che gli ha sconvolto lavita. Tutta la sentenza è andata a favoredella moglie e lui, a seguito delle richiestedella ex moglie, ha dovuto abbandonarel’alto tenore di vita. Io sono il giudice che

Nathalie Caldonazzo e Sandro Alessi

Ora al Teatro Golden con la commedia “Finchè il giudice non ci separi”

poi al Metropolitan di Catania in “Fiori di cactus”

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abita nell’appartamento di sopra, e sonoproprio quella che ha emesso quella sen-tenza. All’inizio mi accolgono malissimo mapoi, piano piano, grazie al mio arrivo nellacasa, riescono a conoscersi meglio anchetra loro, perché ognuno tira fuori quelloche ha dentro. Anch’ io lo faccio, tantoche, alla fine, tutto prende una piegamolto simpatica.”Fratelli d’Italia (1989, Neri Parenti),Abbronzatissimi (1991), Paparazzi (1998),Le faremo tanto male (1998, PinoQuartullo), Passioni (1993, serie tv),Positano (1996, serie tv), Anni 60 (1999,serie tv), Cento Vetrine (2007-2008, fic-tion), Il Ribaldone (Bagaglino conPingitore), Saloon (Canale 5) sono soloalcuni dei film e delle serie televisive inter-pretate da Nathalie, ma come è arrivatoil Teatro ?“Al teatro mi ha condotto Pino Quartullo.Avevo appena finito il Bagaglino e Pino miha assolutamente convinto a percorrerequesta strada. Con lui ho interpretato “IlVantone” diPier Paolo Pa-solini, insiemead ArnoldoFoà, “Deus exMachina” diWoody Allene “Gli Inna-morati” diGoldoni.Mi ha convin-

to, ed è statomolto interes-sante. Tra tuttele forme d’artepenso sia la piùpulita, quelladove esiste piùmer i tocraz ia ,non ci sono rac-comandazionicome accadespesso in televi-sione. In teatrose vali vai avan-ti, altrimenti…” Da come neparli sei piùaffezionata alTeatro piutto-sto che alCinema…“Per la verità il Cinema non è mai venutoa me come io avrei voluto veramente. Hoavuto delle parti qua e là, ma ancora spero

in una grande opportunità e, nelfrattempo, faccio teatro che, fra ledue cose, è quella che ti fa cresceredi più. La televisione è diventata unpo’ per tutti…… ti ritrovi immischia-ta coi grandi fratelli, coi reality e lagente, da casa, ti accomuna con glialtri e pertanto non hai più una tuaidentità.” Terminate le repliche di questospettacolo cosa farai ?

“Sarò al Metropolitan di Catania con “Fioridi Cactus”, bellissimo spettacolo, pieno diironia, ed il personaggio che andrò adinterpretare, ha mille sfaccettature; è unruolo molto importante per chi lo deveinterpretare ed io non vedo l’ora di farlo!”Nel frattempo ci gustiamo Nathalie giudi-ce-ballerina in questo spettacolo diverten-tissimo e la salutiamo a nome di tutti inostri lettori.

Sandro Alessi

Tra tutte le formed’arte, il teatro

penso sia la più pulita, quella dove

esiste più meritocrazia, non ci sono

raccomandazioni

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Civita Castellana, set cinematoIl Duomo dei Cosmati ospita la fiction Rai Rossella , segu

telespettatori

E’ andata in onda proprio in questi giornila fiction televisiva Rai “Rossella”, che havisto come protagonista l’attrice GabriellaPession. E’ la storia di una giovane donnache, per amore, abbandona la propriafamiglia, ma di lì a breve la sua scelta sirivelerà sbagliata e dovrà lottare anchecon il proprio uomo per portare avanti lesue scelte. L’emancipazione femminile è iltema centrale della fiction, ambientatanella Genova di fine Ottocento, ma che, inrealtà, è stata girata tra Roma, Tivoli edalcuni paesi della Tuscia, tra cui Civita

Castellana. Più volte, infatti, ilDuomo dei Cosmati, protagoni-sta, lo ricordiamo, del 2010,per la ricorrenza dell’ottocente-nario dell’intervento dei mar-morari romani Jacopo diLorenzo e Cosma sulla sua fac-ciata, ha fatto da sfondo adalcuni dei momenti più bellidella storia. Il set è stato alle-stito nel Febbraio dello scorsoanno e le riprese si sono svoltesotto gli occhi dei curiosidurante i due giorni di lavoronecessari. I costumi d’epoca ele carrozze che transitavanoper la piazza, libera di tutto ciòche poteva richiamare al moderno, si spo-savano molto bene con l’invantevole sce-nario naturale: un vero e proprio tuffo nelpassato! Del resto, qui non siamo aCinecittà e non capita tutti i giorni di assi-stere alle riprese di un film, soprattuttocon queste caratteristiche. Lafiction, in sette puntate, tra-smessa in prima serata su RaiUno, romantica e commovente,ricca di colpi di scena drammati-ci, ha riscosso un grande suc-cesso di spettatori, oltre seimilioni per ciascuna messa inonda. E, vista la moda televisivadegli ultimi anni, chissà che perla prossima stagione non assi-steremo a “Rossella 2”, girato,magari, ancora una volta, tra le

vie dei nostri paesi!Ermelinda Benedetti

Grazie a Emanuele Topino per avercisegnalato queste foto, già pubblicate dalquotidiano on line “On Tuscia”.

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Curriculum vitae

Loredana Castrovilli, giovane e bella attrice pugliese, dimostra subito il suoamore per il teatro diplomandosi molto presto presso la Libera Accademiadello Spettacolo “Teatro del Sogno” ed iniziando ad interpretare congrande bravura alcuni spettacoli. E’ del 2000 la parodia dei Promessi Sposimessa in scena da Fernando Forino, seguita dalla partecipazione al MusicalForza Venite Gente (2004, regia Michele Paulicelli), Sogno di una nottedi mezza estate (2005, regia Nicasio Anzelmo), Partitella (2006, regiaEnnio Coltorti), Specchio delle mia brame (2007, regia Roberto Leone),Les femmes savantes (2008, regia Oreste Lionello), Camere da Letto(2009, regia Pino Smiraglia), Legata (cortometraggio con la regia di ElenaQuarta), Se il maniaco viene a cena (2010, con Enio Drovandi per la regiadi Salvatore Scirè). Contemporaneamente, per arrivare a raggiungere il suc-cesso, Loredana si affida all’insegnamento di grandi personaggi che hannofatto la storia del teatro tra cui Anna Mazzamauro, Ennio Coltorti, OresteLionello (recitazione comica), Paola Gassman (recitazione in versi e testiclassici), Gianfranco D’Angelo,Mario Scaletta, Isa Danieli (dia-letto napoletano), Paolo Ferrari edai quali attinge gran parte dell’e-sperienza di ognuno trasportandolain scena, interpretando ora ruolicomici, ora drammatici con lamedesima disinvoltura. Insomma,dopo averla vista interpretare ilruolo della poliziotta al TeatroTestaccio di Roma, siamo sicuri chela bella pugliese raggiungerà ilgrande successo quanto prima.

Sandro Alessi

LOREDANA CASTROVILLI

ALESSANDRA AULICINO

Alessandra Aulicino, giovane e bravissi-ma attrice calabrese, nel recitare dimostral’arte caliente della sua terra, e la sua bel-lezza ne è la celebrazione. Diplomatasiattrice nell’ anno 2002/2003 pressol’Accademia di Arte Drammatica dellaCalabria, ben presto decide di seguirealcuni corsi specializzati di canto, danza ,mimo, portamento teatrale per incre-mentare la sua esperienza. I risultati nonsi fanno attendere, infatti, nel 2002 vienescelta per interpretare “Orestea” conEdoardo Siravo e Vanessa Gravina a cuiseguono “Elettra” (2004 con PaolaQuattrini per la regia di Walter Manfrè),“Ma non è una cosa seria” (2005/2006,regia Walter Manfrè), “Shakespeare in90 Minuti” (2008, regia di IsadoraPacelli), “Anime game over” (2009,regia di Michele Lastella), “E dopo la vio-lazione ?” (2010, regia di RenatoCapitani), “Se il Maniaco viene a cena”(2010, regia di Salvatore Scirè). Per il cine-ma Alessandra interpreta “Il Ritorno”(2002, regia di Claudio Bondì), “La clau-

sola del caffè” (2008, corto di DavidePetrucci), “3 Trios” (Spagna 2009, regiadi Marisa Perèz) e “Bloodlines” (2010,Horror per la regia di Edo Tagliavini).Insomma dopo averla vista sul palco inazione, ci aspettiamo quanto prima diseguirla in spettacoli di grande successo.In bocca al lupo, Alessandra.

Sandro Alessi

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Le storie di

Max Gianna NanniniDalle melodie del pianoforte al rock più gridato

Sin dai suoi esordi siè dimostrata strava-gante, fuori le righe,e lo è ancor oggi,anche nella sua vitaprivata, tanto daaver suscitato stu-pore in tutti, peraver voluto avere unfiglio all’età di cin-

quant’anni e per di più da sola. Avrete sicuramente capito di chi si tratta,poiché, per questa vicenda, ha riempito lepagine e le copertine dei rotocalchi negliultimi mesi: lei è Gianni Nannini, che con ilsuo ultimo album, uscito subito dopo lanascita della piccola Penelope, ha già sca-lato le classifiche.La cantante, di origine senese, esor-disce negli anni ’70, inserendosi in unnuovo filone di voci femminili, nascente inquel periodo: Roberta D’Angelo, DonatellaBardi, Nicoletta Bauce, Grazia Di Michele,Donatella Rettore, Anna Melato, più omeno famose. Ma tra tutte, lei è sicura-mente quella che è riuscita ad avere il

maggior suc-cesso. Il suoprimo album,edito dallaRicordi, nel1976, portaproprio il suonome e, allasua uscita,Gianna ècontempora-n e a m e n t esul mercatocon il singoloTi avevochiesto solodi toccarmi.Tra queiprimi diecibrani in essocontenuti, viè ancheMorte per

auto procurato

aborto . Rabbia e aggres-sività, associate a temifortemente femminili,hanno caratterizzatosubito i suoi testi. In real-tà, però, la Nanni, giànel ’74, aveva esorditocon il gruppo Flora,Fauna e Cemento (eti-chetta Numero Uno),dove è voce e cantautri-ce, insieme a BrunelloTavernese, del branoStereotipati noi, che nonavrà nessun riscontrocommerciale. Al gruppoera arrivata dopo l’uscitadi Mara Cubbeddu, ma ledivergenze con il diretto-re artistico, Mogol, la por-tarono ben presto adistaccarsi. Abbandona,così, anche il suo amoreiniziale, il pianoforte, con il quale amavaaccompagnarsi, per cambiare completa-mente rotta e tuffarsi nel rock, trovandoloun linguaggio decisamente più comunica-tivo. Incide, poi, il suo secondo album dacantautrice in senso stretto, Una raduna…,da cui viene estratto il singoloDialogo/Siamo Vivi, in collaborazione conla Premiata Forneria Marconi. Ma la svoltavera e propria arriva quando decide di par-tire per gli Stati Uniti. Al suo ritorno, nel1979, infatti, riappare sul mercato italianocon California, sulla cui copertina, non acaso, è raffigurata la statua della libertà,simbolo dell’America. Il disco è prodottoda Michelangelo Romano, mentre RobertoVecchioni collabora ai testi, e gli arrangia-menti dei brani sono curati da MauroPaoluzzi. Sarà molto amata in Germania,prima di essere apprezzata, in questanuova veste, in Italia, dove verrà rivaluta-ta solo nell’ ’84, con Fotoromanza, il cuivideo è curato dal regista Antonioni. La nuova Nannini spazza via, allora, com-pletamente l’originaria immagine di sem-plice ragazza di provincia, dai lunghi capel-li, seduta al suo pianoforte, per lasciare il

posto alla Gianna grintosa che conosciamooggi.

di Sandro Anselmi

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Ieri Oggi

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Acqua e olio? Tutto a posUn controllo peridico dell’efficienza visiva, come avviene per le nostre auto, può prevenire ogni malattia

Non sono un maniacodelle automobili. Anzi. Lamia macchina ricordamolto quella del tenenteColombo: cammina, si,ma non indaghiamotroppo sul resto...altriinvece sono attenti alcambio periodico digomme, olio e filtri, ailivelli, alle luci ecc.In una parola sonoquelli che eseguonopuntualmente i taglian-di, e che “guai ad ognirumorino!”.Questi fortunati mortalihanno sempre macchi-

ne in ordine e che vivono molto più alungo di quelle, meschine, che entrano inmio possesso ed uso.Chi fa bene? Certo, se il metro fosse lo starbene e l’efficienza dell’auto i meticolosiavrebbero partita vinta ad occhi chiusi: leloro vetture, più comode ed efficienti diquelle cadute in mano dei trasandati comeme, durano di più e non rischiano di fer-marsi per guasto in mezzo alla strada.Se andiamo a vedere i costi, le due cate-gorie probabilmente spendono la stessacifra: quello che si risparmia sui tagliandilo si spende tutto insieme in carro attrezzie motore da rifare.Nel caso dei tagliandi programmati peròbisogna, appunto, programmarsi, e questorichiede un certo impegno ed attenzione,

di cui i sostanzialmente pigri (accidio-si, si sarebbe detto un tempo...)come me difettano.Quando il benzinaio mi chiede:“Acqua ed olio, tutto a posto?” nonmi accontento di rispondere “Si, gra-zie” ma di solito aggiungo “li ho con-trollati da poco...” mentre il naso misi allunga un pochino. Cosa mi trat-tiene dal fare un controllo? Chissà!Fretta? (adesso ho poco tempo,magari la prossima volta...) Sfiducia?(questo benzinaio è la prima voltache lo vedo. Chissà che ne capi-sce...)Spesa non programmata?(questo è capace di chiedermi 22euro per un litro d’olio. Al supermer-cato lo pago certamente di meno...).Forse un po’ di tutto questo, sta difatto che la risposta è una rapidaaccelerata e via.Tutto bene, ognuno ha il suo stile: c’èchi porta l’auto dal meccanico persentirsi dire “tutto a posto, può viag-giare tranquillo e chi invece si sente dire:“Mi dispiace, c’è da cambiare il pezzo. Seme la avesse portata prima....”Poco male, ormai ci ho fatto il callo, matanto so bene che non appena la mia mac-china dovrà cessare dal servizio sarà pron-tamente sotituita da un’altra in miglioricondizioni.Questioni di stile, appunto.Il guaio è che le persone si comportanocosì anche per gli occhi: un controllo del-l’efficienza visiva e della salute oculareperiodico può prevenire strabismi, amblio-pie, miopie, glaucomi, degenerazionimaculari, retinopatie. Soprattutto dopo iquarant’anni questo dovrebbe essereeffettuato ogni due anni per prevenireguai seri.Ma così non è. Le stesse motivazioni chenon mi fanno far fare il controllo dei livellialla macchina impediscono a molti diandare dall’optometrista e dall’oculista persentirsi dire “va tutto bene”, con il risulta-to che glaucoma, degenerazione macularee retiniti siano al primo posto nelle causedi cecità. E tutte e tre sarebbero di solito

facilmente curabili, se prese in tempo.I Centri Ottici Lisi & Bartolomei hannoattrezzato un camper/ambulatorio in cuipersonale specializzato esegue gratuita-mente, nei comuni del Viterbese, gliesami, totalmente non invasivi, per preve-nire queste insidiose e pericolose malattie.I risultati saranno valutati da oculisti dizona ed inviati a casa, sempre gratuita-mente.Ancora una volta i Centri Ottici Lisi eBartolomei, consulenti del tuo benessrevisivo, stanno dalla parte dei tuoi occhi.Non ci sono più scuse per evitare un con-trollo oculare rapido, efficiente, gratuito.Prepariamoci a dire:”Acqua ed olio?Grazie, si!”.Presso i nostri centri ti puoi informare del

calendario del camper/ambulatorio.

Hasta la vista!

P.S. A proposito: fra un paio di mesi miarriverà la nuova macchina. I nuovi occhi,ahimé, no!

Paolo Balzamoresponsabile formazione einformazioneCentri Ottici Lisie Bartolomeiwww.lisi-bartolo-mei.com

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Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi

Nella Roma papalinadei primi anni del XIXsecolo, il MarcheseOnofrio del Grillo,Duca di Bracciano,Guardia Nobile eCameriere Segretoalla Corte di SuaSantità Pio VII,Barnaba Chiaramonti,1800 - 1823, trascor-re le sue giornate

nell‘ozio più completo, frequenta bettole eosterie, coltiva relazioni amorose clande-stine con donne del popolo e tiene unatteggiamento ribelle, sia agli occhi dellamadre e di una nutrita parentela conser-vatrice e autoritaria.Il Marchese Onofrio ha come suo principa-le passatempo, che lo rende famoso intutta la città, quello di organizzare innu-merevoli scherzi di cui molto sovente è vit-tima la sua stessa aristocratica famiglia, asua volta composta da personaggi a dirpoco stravaganti e del tutto isolati dalmondo esterno. L’audace e brillan-te Marchese, riccoproprietario terrie-ro senza alcunproblema di carat-tere economico,con le sue beffe,si diverte a scon-volgere il quietovivere di Roma,creando innume-revoli situazioniumoristiche dallequali riesce sem-pre a venirne fuoriin maniera, avolte, rocambole-sca. Sue vittimepredestinate “ …li Giudei … “, maanche la gente potente, superba e privile-giata e, come se ciò non bastasse, la suastessa famiglia; sfruttando poi le suemolte conoscenze nell’ambito della com-piacente alta borghesia romana, in qual-che caso, arriva a coinvolgere persino ilpontefice Pio VII (Paolo Stoppa).Sul Marchese Onofrio del Grillo si è giàparlato in altra occasione citando ancheMario Monicelli tragicamente scomparso direcente, infatti, è stato questo granderegista che, con la partecipazione di

Alberto Sordi, uno dei suoiattori preferiti, ha attuato latrasposizione cinematogra-fica di questo particolarepersonaggio della Romapapalina, un personaggiointeramente costruito attor-no alla grande capacità del-l’attore romano che megliodi ogni altro riesce a inter-pretare, caratterizzandole,le maschere popolari. Nell’idea del regista ilMarchese Onofrio è unpersonaggio satirico, unamaschera aristocratica ereazionaria che dileggia eridicolizza il sistema dal suo interno senzaperò mai metterlo in discussione o in peri-colo neanche quando si mette in viaggio,accompagnato dal fido servitore Ricciotto(Giorgio Gobbi) per accogliere le truppenapoleoniche. Il film, visto innumerevoli volte da chi scri-ve, e credo di non essere il solo, è una

autentica commedia popolare,un’opera nella quale i giochidelle battute in dialettoromanesco, le molte situazioniparadossali, lo scambio di per-sone, le stravaganti burle innome di una giustizia da rin-novare, determinano la suacomicità. Ne è prova l’episodioriguardante il povero falegna-me ebreo Aronne Piperno(Riccardo Billi), nel quale ilMarchese, prendendosenegioco, vuole dimostrare l’as-senza di giustizia. Eesemplarela scena del tribunale con lacondanna dell’ebanista, quin-di, il suo arresto e la successi-va scarcerazione che, per purocapriccio del Marchese, diven-ta un pretesto per denunciare

la latitanza della giustizia a Roma.Il Marchese Onofrio è una persona chesoffre i numerosi vincoli derivanti dalla suaposizione e dalla sua Casata, delle con-venzioni, dei dogmi e della libertà comun-que limitata che combatte con i metodiche gli sono più congeniali, pur non collo-candosi su posizioni rivoluzionarie, infatti,a un gruppo di popolani che vengono arre-stati dopo essere stati coinvolti con lui inuna rissa scoppiata in una taverna, spiegaperché non subirà il loro stesso trattamen-

to: “ … perché io sono io, e voinon siete un c … “.Resta incerta la figura storicadel Marchese del Grillo, alcuniracconti popolari romani nar-rano di un importante aristo-cratico, amante dello scherzoe della burla, appartenuto allanobile Casata del Grillo, unadelle famiglie più in vista dellacittà, ma è difficile raffrontarequesti racconti con la realtàstorica; di certo esiste ilPalazzo nobiliare appartenutoalla Casata che insiste sullastrada che da quella famigliaha preso il nome, ossia la

Salita del Grillo, compresa tra il Colle delQuirinale e Via Cavour, alla spalle dei ForiTraianei.Va ricordato come la trasposizione cine-matografica sia arricchita dalle musichecomposte dal maestro compositore roma-no Nicola Piovani che, rievocando alcunefamose ouverture di Gioacchino Rossini,riesce a sottolineare l’atmosfera buffa escherzosa del film dando al protagonistaAlberto Sordi la possibilità di esibirsi inqualche passaggio canoro con la sua voceda basso.

Ma soffermiamoci adesso sui luoghi chehanno caratterizzato e valorizzato questomagnifico film a cominciare dalla suggesti-va piazza immaginaria dove hanno luogole esecuzioni, allestita negli studi diCinecittà, con visibile il Tempio di ErcoleVincitore e sullo sfondo la Cupola dellaBasilica di San Pietro.Sempre a Cinecittà è stato ricostruito ilvicolo dove risiede e lavora Gasperino, unpovero carbonaio alcolizzato, sosia perfet-to del Marchese il quale, avendolo incon-trato casualmente, sfrutta la straordinariasomiglianza per combinarne di tutti i colo-

di Riccardo Consoli

Il Marchese del Grillola Storia, i Luoghi, i Personaggi

Palazzo del Marchese del GrilloIl Tempio di Ercole Vincitore

Alberto Sordi nei panni delMarchese del Grillo, per

l’omonimo film di Monicelli

Campo de’ fiori 13ri arrivando persino a sostituirlo alla suapersona facendolo risvegliare nel proprioletto dopo una terribile sbronza: “ … ahoma chi so io, ando sto, so tutto profumato… “.

Il covo di Don Bastiano (Flavio Bucci),ridotto allo stato di brigante a seguito dellascomunica del Papa peressersi macchiato dell’o-micidio di un congiunto,è collocato fra le rovinedi Monterano, un anticoBorgo agricolo che nelXIV secolo fu feudo degliAnguillara per poi diven-tare un Ducato detenutoda alcune famiglie vicine al Papato fra lequali quelle degli Altieri e degli Orsini.Il Castello, che rappresenta l’edificio piùimportante di Monterano, risale probabil-mente all’VIII secolo, epoca vescovile;questa roccaforte, che porta i segni dellenumerose modifiche architettoniche suc-cedutesi nel tempo, subì una notevole tra-sformazione in epoca barocca quando, nel1679, Gian Lorenzo Bernini, per volere delPrincipe Altieri, riprogettò la fortezza tra-sformandola nel Palazzo Ducale di cuiinnanzi. Della stessa epoca è il Conventodi San Bonaventura, un’altra notevolearchitettura ubicata in una zona pianeg-giante al di fuori dal Borgo diroccato; nellanavata centrale della chiesa, oggi occupa-ta da un gigantesco albero di fico, è stata

girata la scena dell’incontro tra il brigantee il Marchese del Grillo che si accompagnaa un ufficiale francese; Don Bastiano nonriconosce la scomunica per cui, egli sostie-ne: “ … io continuo a celebrare la Santa

Messa, battesimo, confesso ecomunico … “, e aggiunge: “ … SorMarchese, quando vedete il Papaditegli che se mi gira me facciopure Vescovo, me faccio … “.“ … glielo dirò Bastiano, non tipreoccupare, glielo dirò … “

La scena dell’arrivo in carrozza delMarchese e dell’ufficiale francesenel casolare di campagna è statagirata nei terreni adiacentiTarquinia, mentre, all’inizio delviaggio, i due percorrono un viotto-

lo adiacente ai resti dell’AcquedottoClaudio, alla periferia di Roma.

La dimora del Marchese del Grillo èPalazzo Pfanner o Controni Phanner, unedificio che insiste sul bordo delle Mura diLucca; la struttura, risalente alla secondametà del XVII secolo, appartenne allafamiglia Moriconi per passare, verso la finedel secolo, alla famiglia Controni, per esse-re acquistato nel 1860 da Felice Pfannerche lo adibì a fabbrica di birra. Per con-sentire le riprese del film i celebri giardinie la vista sulle Mura di Lucca sono statinascosti per mezzo di un’altissima quinta.La scena nella quale il Marchese lanciadapprima delle pigne e poi le moneteroventi ai mendicanti, è stata girata nellaGalleria Pannini di Villa Grazioli a

Grottaferrata, mentre la scena della rap-presentazione teatrale è stata girata nelteatro settecentesco di Amelia, in Umbria,città di antichissime origini che può vanta-re la presenza di numerosi Palazzi rinasci-

mentali come: Petrignani,Nacci, Cansacchi, Ven-turelli, Boccarini, Clemen-tini e Farrattini, quest’ul-timo opera giovanile diAntonio da Sangallo oltreche di importanti chiese.Ma veniamo adesso all’e-secuzione del brigante

Don Bastiano, una delle scene più impor-tanti del film girata a Piazza del Velabro aRoma, nei pressi della chiesa San Giorgioal Velabro; ebbene, nel momento in cuideve infilare la testa nel foro della ghi-gliottina Don Bastiano si rifiuta di abban-donare il cappello da prete: “ … il cappel-lo deve cadere assieme alla mia testa, per-chè prete sono e prete rimango … “ il tutto, preceduto dall’immancabile cristiano per-dono: “ … perdono il Papa che si crede ilpadrone del cielo; perdono Napolione chesi crede il padrone della terra; perdono ilboia che si crede il padrone della morte;ma soprattutto perdono voi tutti, figli miei,perche non siete padroni di un c … “.

Il Castello di Monterano,ossia il covo di Don Bastiano

L’Acquedotto Claudio

Il Teatro di Amelia

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CINEMA NEWS

IL CINEMA DELLA CONTESTAZIONEDurante gli anni dellacontestazione, il mediumcinematografico impiegala metafora, allo scopo dicolmare lo iato insupera-bile tra ciò che il filmaspira a comunicare e l’i-dea stessa di condurreun’esistenza esplosivo /radicale. Rivedere oggiquesti lungometraggi

potrebbe voler dire lavorare sul tipo d’i-deologia dominante in certi ambiti cinema-tografici italiani, proprio durante gli anni incui simili film sono stati prodotti. Il cinemadi questo periodo è da intendersi alloracome un contributo all’attivazione dellacoscienza, un’esperienza di riflessionemediata però dalla continua ricerca esteti-ca. Artisti come Pasolini, Cavani,Taviani e Pontecorvo avvertono lanecessità di dar adito a una vera epropria assunzione di responsabilità,che si tramuti sul grande schermo in impe-gno ideologico. La strategia messa incampo consiste in una programmaticasfida contro una narrazione oggettiva, afavore dell’assunzione di un punto di vistasoggettivo, sebbene a volte fin troppoastratto. Parzialmente occultata sembraessere la costruzione psicologica dei pro-tagonisti, una scelta accentuata da untipo di recitazione straniante e, al contem-po, meccanica. Tale progettualità investesuggestioni che spaziano dalle tragediegreche (I cannibali di Cavani) a dimensio-

ni metastoriche, per approdare infineanche alla condivisione di un territorio sto-rico autentico o soltanto veritiero. Loscopo, quindi, è sostanzialmente quello diutilizzare il passato per parlare della situa-zione presente. In televisione Francescod’Assisi della Cavani trova una sua specia-le proiezione alla luce della contempora-nea contestazione, come vero e proprioemblema della rivolta giovanile contempo-ranea. Un altro parallelo storico si puòintravedere in Queimada di Pontecorvo.L’opera dovrebbe essere la cronaca dellaguerriglia di liberazione in un’isola dellePiccole Antille nella prima metàdell’Ottocento e, invece, rimanda alla con-temporanea guerra del Vietnam. Pure ilcinema alimentare o di consumo che dir sivoglia si appropria di questa pratica mili-tante. A tal proposito, si veda lo spaghettiwestern Quien Sabe? di Damiani, che daràadito a tutto il successivo filone rivoluzio-nario-messicano. La trasmissione d’ideeche accompagna questi lavori si basa sulracconto di singole e collettive prese dicoscienza, il tutto veicolato da urgenzepopuliste connesse ai prodromi di un certotipo di epica. In questa dialettica si scon-trano e risolvono in modo del tutto caoticoi paradossi scaturiti da una generazioneche ha sperato nel sogno rivoluzionariodell’immaginazione al potere. Pertanto,sarà sufficiente un brevissimo lasso tem-porale a scardinare quel labile principio disperanza, contenuto nella produzione fil-mica a cavallo della “rivoluzione del ‘68” e

a destituire di senso ogni funzionecatartica contenuta nel finale. Ciòlo si vede tanto in Pasolini quantonei fratelli Taviani. Infatti, in Porcileil momento di presenza contesta-trice viene incanalato un’esplicitaparabola sulla società che divora ifigli ribelli. Anche Sotto il segnodello scorpione e San Micheleaveva un gallo dei Taviani sviscera-no una gran dose di pessimismo,seppur mitigata in parte dal suc-cessivo Allosanfan, giacché nellesequenze finali di questo film l’uni-co a sopravvivere è - per l’appunto- il giovane Allosanfan che ancoracrede nel persistere della rivoluzio-ne come unica fede. Se da un lato abbiamo problemati-che legate al ruolo sociale dell’arte,per cui accade che i registi voglia-no incidere nei rivolgimenti storiciimpadronendosi in senso attivo

della macchina da presa, dall’altro lato visono quelle opere pronte a mostrare unaclasse - quella degli intellettuali/politici ita-liani - incapace di prendere le decisioni edi tenere alti gli ideali nati dopo la fine delfascismo. Infatti, è proprio l’intellighenziala prima a rifiutare il sistema sociale perquello che è, evitando di combatterlooppure lo combatte solo a parole, come sievince chiaramente in Lettera aperta a ungiornale della sera di Maselli. Questo filmpossiede una qualità fondamentale: sotto-porre a verifica un dato modello di militan-za politica, senza esentarsi dall’essere unlampante esercizio di autocritica. Ne LaCina è vicina, invece, l’inconfondibilehumour nero di Bellocchio arriva al puntoestremo di una pulsione polemica nelmomento in cui tratteggia il trasformismopolitico di un professore della piccola pro-vincia italiana. Oltre a ciò, la secondaopera di Bellocchio prova a tirare le fila deldiscorso sul falso riformismo del centrosinistra. D’altronde, qualcosa di simile siera già visto in Prima della rivoluzione diBertolucci, laddove il matrimonio d’interes-se di Fabrizio toglie qualsiasi valore allatessera del partito comunista da lui posse-duta. Neppure le posizioni velleitarie delpiccolo gruppo extraparlamentare marxi-sta-leninista presente ne La Cina è vicinasono, in fondo, da prendere in considera-zione come scelta verso l’unico rifiuto pos-sibile. Allo stesso modo, l’episodioDiscutiamo, discutiamo del film collettivoAmore e rabbia viene sottoposto daBellocchio alla logica del grottesco e deitoni caricaturali. Infatti, il discorso dellefrange studentesche filocinesi dellaSapienza è da intendersi come un contri-buto in tal senso. Più radicale sembraessere Partner di Bertolucci, che si fondasu quella che Micciché ha definito “l’alter-nativa per l’intellettuale europeo tra inte-grazione e rivoluzione, passivo consensoed eversivo rifiuto, eteronomia e autono-mia, accettazione del dominio esistente eribellione”. Tuttavia, mentre la sollecitazio-ne ideologica promossa dal doppio diGiacobbe non viene ascoltata dagli stu-denti del Centro Sperimentale a cui è indi-rizzata, ne Il gatto selvaggio di Frezza ilgiovane assistente di architettura anticipala logica degli anni di piombo. Il suo agirepassa così attraverso operazioni destabiliz-zanti, da leggersi nell’ottica di una trasfor-mazione radicale e “superoministica” tesaa denunciare l’atteggiamento ipocrita deltradizionale uomo di sinistra.

di Maria CristinaCaponi

Agosto 1968, Pier Paolo Pasolini, con Citto Maselli eUgo Gregoretti, a Venezia per la contestazione alla

Mostra del Cinema

Campo de’ fiori 15

INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2011:

Fotografia di una giustizia in grave difficoltà

Il problema centraledella giustizia italiana:l’abnorme durata deiprocessi.Così si è espressoErnesto Lupo all’inau-gurazione dell’annogiudiziario da primoPresidente della Cortedi Cassazione.“La soluzione di taleproblema costituisce

un’assoluta priorità”, ha detto Lupo, e“pensare ad altri obietti-vi di riforma o d’impe-gno prima di aver risol-to questo problema èun non senso”.Parla con i numeri inmano Lupo, precisa chel’arretrato è in solo inlieve calo - 0,8 % - (ilMinistro Alfano parla del4 %) e che la durata media dei pro-cessi in Italia supera di gran lungaquella ritenuta ragionevole dallaCorte Europea dei Diritti dell’Uomo.Il Presidente evidenzia con preoccupazio-ne la durata media dei giudizi definibili consentenza, “la quale nel triennio 2007-2009si è attestata su livelli sensibilmente mag-giori, oscillando tra i 1.138 giorni del 2007e i 1.163 nel 2009, con un picco di 1.210nel 2008 e con un incremento percentualenel triennio del 2,2%”.“Tale dato trova allarmante conferma -continua Lupo - in quello relativo alla dura-

ta media dei giudizi di cognizione ordina-ria, che nel triennio 2007-2009 ha oscilla-to tra i 1.509 giorni del 2007 e i 1.576giorni del 2009, con un aumento percen-tuale del 4,4%”.Più grave ancora lo stato dei giudizi davan-ti al Giudice di Pace, la cui durata medianel triennio 2007-2009 ha segnato unacostante crescita.L’inaugurazione dell’anno giudiziario 2011diventa così l’occasione per fotografare lasituazione della giustizia nel nostro paese,situazione che il Procuratore Generale

della CassazioneEsposito non stenta adefinire “fallimentare”,facendo riferimentoanch’esso all’annosoproblema dei lunghitempi della giustizia.Ricorda, il PG, che loStato preferisce pagareper i ritardi, piuttosto

che risolvere il problema della giustizialumaca. E anzi non è più neanche in gradodi pagare gli indennizzi dovuti in forzadella Legge Pinto. Le cifre sono tutt’altro che esigue: nel2008 l’Italia è stata condannata arisarcire 81 milioni di euro ai cittadi-ni vittime dei processi lumaca, di cuiben 36,5 milioni ancora non sonostati pagati. Questo ha comportato anche una bellatirata d’orecchie dalla Corte di Strasburgo,che ha constatato ben 475 casi di violazio-ne della Convenzione Europea da parte

dell’Italia, appunto per i ritardi nei paga-menti degli indennizzi. Cosa poco conso-na, fa notare la Corte, per un paese che faparte dell’elitaria cerchia del G20.Una riforma della giustizia è ormai impre-scindibile, poiché lo stato in cui essaattualmente si trova non si adatta certa-mente ad un paese che fa dello stato didiritto il caposaldo di ogni principio.

dell’Avv. IlariaBecchetti

Ernesto Lupo, Presidente della Corte di CassazioneLo Stato preferiscepagare per i ritardi,

piuttosto che risolvereil problema dellagiustizia lumaca

“ “

Nel 2008 l’Italia è statacondannata a risarcire 81

milioni di euro ai cittadinivittime dei processi lumaca,

di cui ben 36,5 milioniancora non sono stati

pagati.

16 Campo de’ fiori

di Carlo Cattani

Ro b e r t Fr i p p & Th e o Tr a v i sIn concerto

< Senza parole >Ehilà“Campofioristi”,lunedi 15 novem-bre 2010, sonosalito al “Colle”..…ma, si badi, nonper consultazionipolitiche con ilnostro amatoPresidente, bensìper assistere allaperformance didue referenziatis-simi musicistiinglesi: Mr. RobertFripp e Mr. TheoTravis.START La notte èscesa da poco sullacittà, gli odori, i rumori e gli intrighi deltraffico del centro si stanno dissolvendo, icommerci delle vicina via Nazionale conta-no i loro utili di fine giornata ed io, a passosvelto, da Piazza Venezia e su per via IVNovembre-via 24 maggio, raggiungo l’am-pio piazzale del Quirinale, dove la lumi-nescenza diffusa color arancio che tiendesta la piazza di notte, unita al teporedell’aria, insolito per la stagione, compon-gono, con lo scroscio delle acque dellafontana di “Montecavallo” e le sue inca-stonate imponenti nudità di Castore ePolluce, una bella cartolina in 6D!Scarpino fiancheggiando il palazzo presi-denziale, lungo la via del Quirinale sbir-ciando le entrate laterali del “Palazzo”presidiate da corazzieri che, son circa le21, hanno (anch’essi!!) allentato il classi-co rigore di ordinanza. Arrivo al croceviadelle “4 fontane” e davanti a me via XXSettembre …uhf..uhf... diritta e lunga…uhf…..e ciò mi porta ad incrementare lafalcata del passo perché è quasi l’ora “X”:un appunto (davvero) geroglifico sul mioinseparabile taccuino mi ricorda: “concertoore 21 - Chiesa Evangelica Metodista- ViaXX Settembre-angolo via Firenze “…beh,ho ancora “due pugni di minuti” dalla mia

parte! Proseguendo, poco più avanti, sulladestra, un capannello di persone sostaad un angolo e ..…sono sicuro…é lì la“festa”! Foglietto stropicciato alla mano,controllo “le coordinate” di via e civico: cisono! Un alto portale ligneo su via XXSettembre, poco dopo l’angolo con ViaFirenze, introduce al salone a pianta sem-plice rettangolare che caratterizza ilTempio dei Metodisti all’interno di unpalazzo di fine ‘800 ,edificato tutto perloro, vicino al colle del Quirinale.All’esterno nessuna indicazione su cosa sisvolgerà a breve all’interno di questoluogo ….ma poco importa perché chi lodoveva sapere è già stato qui o lo saràstasera per quella che rappresenta l’ ulti-ma delle cinque esibizioni romane cheFripp & Travis hanno previsto, dal 12 al 15novembre, nella loro folta agenda diimpegni musicali in giro per l’Europa. Conmolta delicatezza (siamo in una chiesa delresto) tiro il battente di un contropor-tone interno ed accedo nella sala: davan-ti a me la vista dei banchi già affollaticome nelle occasioni di culto più impor-tanti. I presenti aspettano silenziosamentegli speciali officianti di questa sera e nelsalone aleggia un suono ripetivo (anche

un po’ inquietante) e senza picchi di cuifrancamente non riesco a riconoscerne lostrumento sorgente …..la gente continuaad entrare e faccio fatica a trovarmi unposticino da cui poter godere di un bel-l’affaccio sui musici ….i miei occhi “scan-nerizzano” l’ambiente e rimandano al cer-vello diverse ipotesi di visuale nell’even-tualità di sedersi da una parte o dall’altra.All’improvviso, colgo un potenziale spaziotra i deretani di due tipi in IV fila sulladestra …evvai … con gentilezza mi avvi-cino …. please, i cappotti ragazzi…. cheuno in più “ci sta di lusso” ....grazie …lapace sia con voi! Ed ora, con la tranquillità del “posto fisso”acquisito a non più di tre metri dallascena, allestita di fronte all’altare, possospaziare con la vista tutt’intorno nei pochiminuti che restano all’inizio della perfor-mance. La considerazione che sono porta-to a farmi è che, visto il personaggio dispicco della serata, Robert Fripp, classe1946, chitarrista/compositore/produttore,ritenuto unanimemente un musicista

I King Crimson nel 69

17Campo de’ fiori

“miliare – angolare -seminale-sperimenta-tore”, nel 1969 fondatore e, da allora, lea-der indiscusso del magnifico gruppoInglese di rock progressivo dei KingCrimson, ancora oggi in circolazione macon risorse umane diverse (Fripp è l’unicomembro delle origini) e un’attività con-certistica - discografica molto diradata (ahinoi), dovrei incrociare i volti di un pubbli-co attempato; ma con mia notevole (epiacevole) sorpresa, ci sono molti ragaz-zi,forse anche figli di qualcuno tra gli“anzianotti”…e ..uh che vedo al III banco…un adolescente (i brufoletti rubizzi e puru-lenti sparsi sulle guance testimoniano ilsuo periodo di sviluppo) impugna la miticacopertina del primo e superlativo lp deiKing Crimson, ”In the Court of CrimsonKing” (1969) …. evvai … 40 anni nonsono trascorsi invano! Mancano ormai 5minuti e sulla scena compaiono 4 personedello staff che, a turno, in lingue diverse,ci informano gentilmente ma con fermez-za che non è consentito fotografare,riprendere, registrare con qualsiasi appa-recchiatura e che si dovranno evitaremovimenti e chiacchiericci per non intac-care la forte concentrazione dei musicisti equella del pubblico che l’evento richiedeper la sua perfetta riuscita .I quattro into-nano un coretto in Inglese e ordinatamen-te spariscono dalla nostra vista . Ci siamo, sono le 21 spaccate e dalla porticina dellasacrestia sulla destra della parete di fondoaccede in sala Robert Fripp, giaccone dipelle nera, pantaloni e maglietta neri,occhiali da vista, capelli corti bianchi,andatura molto tranquilla, non un gesto ouno sguardo che incontri il pubblico…...eppure saremo in 150! Parte l’ap-plauso dell’audience. Fripp raggiunge lazona degli strumenti al centro della scena( ho scattato una foto per darvi l’idea della“location”) si gira in direzione dell’altaredove sulla grande parete di fondo si stagliaun rappresentazione della crocifissione: siraccoglie per qualche secondo e poi pren-de una delle due chitarre che sono pog-giate di fronte a lui, per la precisione una“Fernandes”, marca Giapponese, ad imita-zione Gibson ,dalla cassa color caramello.Indossa ed aggancia la tracolla allo stru-mento, lo bacia sul bordo laterale e proce-de con borotalco Roberts a lisciarne il

manico….tutto intorno il silenzio più asso-luto, neanche le attrezzature ronzano (!!)….l’ammonimento dello staff funziona pertutti ….Robert si siede sullo sgabello collo-cato di fronte ad un rack di effetti ,allecasse monitor e ad una serie di pedalieredisposte a semicerchio,smanetta su alcunipulsanti e manopole del rack, gli da di“tacco e di punta” su qualche bottonedelle tante pedaliera e …… accennandoun sorrisetto ad occhi bassi si disponequasi di profilo alla platea a beneficio dellaperfetta visione frontale di un gruppettoche siede su di una tribunetta addossataalla parete di sinistra (..azz....) ….Robertè pronto e presente da solo sulla scena!Nella sala si spande lo stesso motivo che ciaveva fino a poco fa accolti ed intratte-nuti. Già dai primi secondisi intuisce che l’evento saràdavvero particolare: non ilclassico concerto di un soli-sta virtuoso di chitarrapronto a stupirci conarpeggi intriganti e trilliperforanti, piuttosto di un musicista che,anche per questa sera come da molti emolti anni ormai, con la sua chitarra stra-manipolata e dal suono irriconoscibileper l’uso di una varietà di effetti , “dipin-ge” per le nostre orecchie cosiddetti“soundscapes” (letteralmente paesaggisonori) cioè dei tappeti musicali partico-larmente suggestivi ed evocativi che rap-presentano l’evoluzione digitale degli ana-logici “Frippertronics” degli anni ’70, com-posizioni create impiegando una tecnica diincisione sviluppata dallo stesso Fripp conl’utilizzo di due registratori del tipo “a bobi-ne” (Revox) collegati in maniera tale daottenere,partendo da una sola chitarra,delle basi musicali riprodotte ripetitiva-mente (cosiddetti loops) sulle qualisovrapporre ulteriori interventi musicali acreare, così, strato su strato, composizioniarmonicamente complesse. Trascorronoalcuni secondi dall’inizio della performan-ce e alle nostre spalle, in corrispondenzadel corridoio centrale tra le due ali di ban-chi, avanza lentamente e completamentevestito di nero, alto ,faccione dalle goterosse e occhiali dalle lenti ovali, l’altro pro-tagonista dell’evento, Theo Travis, quaran-tasettenne flautista e sassofonista , anche

lui con un curriculum artistico di grandeprestigio. Travis, mentre Fripp è già nelsuo “trip”, resta in piedi e controlla lapostazione, quindi impugna il flauto tra-verso iniziando a soffiarvi per brevi e vel-lutate sovrapposizioni sulla composizionein corso,The apparent chaos of stone” unbrano di oltre 9 minuti tratto da Threadcd pubblicato dai due nel 2008. Segue,dopo un breve applauso (ma forse distur-biamo?) “Pastorale” altro brano di 10minuti con un Fripp che è lì davanti a noichino sulla sua chitarra intento ad intrec-ciare delicati fili sonori che davvero nondiresti provenire da quello strumento; epoi “Moonchild”, titolo di un brano dal 1^album dei King Crimson, qui appenaaccennato nella sua malinconica melodia.

Giro lo sguardo e vedo gente a boccaaperta o con la testa tra le mani e igomiti poggiati sulle ginocchia conespressioni da trance. I brani si susse-guono quasi in un unicum sonoro,neconto 8, e ho la sensazione di esseresospeso nello spazio tanto le atmosfere

sonore create sono dilatate: chiudo gliocchi e l’immagine che mi sovviene èquella di un astronauta che osserva laterra distante migliaia di km. Butto unosguardo all’orologio e sono le 21,55 quan-do Travis, mentre Fripp ancora sostiene ilsuono, esce dalla sua postazione, inchinail capo rivolto all’altare e imbracciando ilsax si dirige verso il corridoio centrale trale due ali di banchi e tutti lo accompagnia-mo con lo sguardo nel suo cammino diret-to ad una porta a lato dell’uscita principa-le della sala. Pochi attimi dopo è Fripp adalzarsi dallo sgabello, depone la chitarrasul piedistallo, si raccoglie verso la croce equindi, con la musica ancora in esecuzio-ne percorre a sua volta il corridoio tra ibanchi e senza un saluto, uno sguardo, unammiccamento, lascia anche lui la sala:sono le 21.59. Invano tentiamo la richiestadi un bis ma “non è cosa” per Fripp e,quindi, non ci rimane che convergere tuttidavanti all’altare per curiosare intorno aitanti effetti disseminati sul pavimento eammirare il poderoso rack con il qualeFripp ha “filato” i tappeti sonori di questamemorabile serata. STOP - C.C. © febbraio 2011.

La scena prima del concerto Fripp in concerto negli anni '70 Robert Fripp durante una performance di

Frippertronics in Canada nel 79

Robert Fripp,fondatore del

magnificogruppo ingleseKing Crimson

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Campo de’ fiori18

Ecologia e AmbienteL acqua Ł vita

Sfruttare le risorse fondamentali dell umanit per ottenere

Credo che il mondooccidentale dopoaver esportatomodelli e sistemiconsumistici, deveiniziare a produrre equindi esportaremodelli scientifici,tecnici e politicitotalmente nuovi.Solo così si potrà

iniziare un vero cambiamento. Spesso e volentieri dietro a risorse fonda-mentali per la nostra vita, come aria eacqua c’è una sorta di volontà a trasfor-marle in un qualcosa da consumare al finedi ottenere profitti. E’ abbastanza evidentecome il controllo dellerisorse idriche, signifi-chi il controllo deipopoli. C’è già chi pro-spetta una borsainternazionale dell’ac-qua che regoli da unlato tutte le risorse, edall’altro gli scambi.In questo modo si eviterebbero gli scontritra gli Stati, già ampiamente annunciati inun prossimo futuro. La tendenza a considerare la risorsa acquacome un bene economico e quindi il pas-saggio ad un sistema di mercato mondialedell’acqua, comporterebbe una ulteriore

perdita di sovranità dello Statonazionale dei popoli, ponendo ine-vitabilmente la sopravvivenza dimolti in mano di pochi.Potrà mai accettare l’umanità tuttoquesto? Un altro aspetto importante da nonsottovalutare, a mio avviso, è ilfatto che spesso i problemi legatiall’acqua e i problemi alimentarivengono trattati separatamente, èinvece evidente che questi dueproblemi sono legati tra loro, datoil ruolo fondamentale dell’acquanella produzione alimentare, quindiè presumibile che una scarsitàidrica si ridurrà in scarsità di

cibo.Secondo una indaginedella World Bank, 80paesi con il 40% dellapopolazione mondiale,hanno difficoltà di approvvigio-namento e le loro risorse idri-

che non hanno quei requisitidi qualità che dovrebbero

tutelare la salute delle persone, infatti perl’assunzione di acqua contaminata si stimache al mondo ogni giorno muoiano circa6000 bambini . Se è vero che l’acqua è simbolo di vita e dipurezza, è altrettanto vero che occorreridisegnare i nostri stili di vita, partendo

proprio dai piùsemplici gestiq u o t i d i a n irispetto all’usodi questaimmensa einsostituibilerisorsa.

di GiovanniFrancola

Ogni giornomuoiono circa

6.000 bambini perl’assunzione di

acqua contaminata

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Campo de’ fiori 21

REALIZZAZIONE ACCURATA DI UN

PLANTARE CAD-CAML’ortesi plantare ha subito negli ultimi anniuna notevole evoluzione. Oggi, per la suarealizzazione, sono infatti disponibili mate-riali diversificati in relazione alle esigenzedel singolo, alle utilizzazioni specialisticheed alle caratteristiche correttive.Tuttavia, grandi passi sono stati compiutianche dai sistemi di valutazione attraversoi quali, da una quantificazione statica delleforze di carico sulla superficie di appoggio,si è passati ad una valutazione dinamica,con l’ausilio di programmi computerizzati.In questo modo si è arrivati ad una miglio-re interpretazione dei difetti biomeccanicie, di conseguenza, alla realizzazione diun’ortesi maggiormente adeguata alle esi-genze del singolo.L’interpretazione dei difetti sopra citatirimane tuttavia il momento più delicato, inquanto il risultato non è dato da una sem-plice equazione matematica di univocosignificato interpretativo. Al di là delresponso della macchina, occorre infattisaper individuare gli eventuali compensidovuti ad anomalie presenti a livello dischiena, anca, ginocchio. Per questo moti-vo la lettura di un esame computerizzato el’estrapolazione delle conclusioni devonoessere sempre effettuate da un medicospecialista preparato. Soltanto grazie aduna visione a 360 gradi del problema èpossibile realizzare un plantare che nonporti ad effetti collaterali indesiderati.

Parliamo ora della realizzazione accurata diun plantare moderno. Il CENTRO ORTO-PEDICO FLAMINIO, nei suoi venticinqueanni di attività, ha sempre cercato di otti-mizzare la qualità dei suoi prodotti conmateriali e macchinari di ultima generazio-ne, fino a presentarare a tutt’oggi ancheil sistema CAD-CAM per la realizzazionedella suddetta ortesi.Da una rappresentazione tridimensionaledell’anatomia del piede, che consideraanche la deformazione delle parti mollisotto carico per mezzo di una pedana digi-talizzatrice(fig.1), troviamo il punto di par-

tenza per poter esaminare il progetto delcorrettivo.Con il computer e il programma CAD-CAMpossiamo dunque intervenire e inserire nelprogetto le modifiche adatte per potercompensare la patologia in questione.Attraverso questa rappresentazione tridi-mensionale CAD (fig 2) si può effettuareun’esecuzione la quale si realizza permezzo di una fresa computerizzata CAM(fig 3).Il grande vantaggio di questa tecnica, aparte la precisione dell’intervento corretti-vo, è la possibilità di mantenere in memo-ria il progetto e quindi ottenere, in qual-siasi momento, copie delle ortesi assoluta-mente fedeli.Il plantare è realizzato in ÈVA, un materia-le di ottima resistenza e anallergico.Inoltre possono essere scelte densitàdiverse di tali materiali in relazione all’uti-lizzo specifico.Per usi particolari sono adottabili anchealtri materiali a duplice (fig4) o triplicedensità (fig5) che garantiscono la massi-ma tenuta in condizioni di estrema solleci-tazione.

Il plantare a 2 densità è caratterizzato daun’ aria interna ad elevata portanza stu-diata per sostenere al meglio la volta lon-gitudinale mediale e, controllare il movi-mento di pronazione del piede ed even-tuali effetti correlati, come un’eccessivaintrarotazione della tibia. L’area centraleha lo scopo di ammortizzare l’ impatto conil terreno e favorire un effetto antitrauma-tico anteriormente in corrispondenza delleteste metatarsali.Il plantare a 3 densità nasce essenzial-mente per lo sportivo dove il carico appli-cato al piede è spesso esasperato. Il plan-tare è costituito da un’ area posteriore amedia portanza allo scopo di assorbire almeglio l’ impatto con il terreno (blu) ,un’area con portanza elevata per contra-stare al meglio gli effetti del movimento dipronazione, e fornire un valido sostegno al

livello metatarsale (gialla), un’ area ante-riore a bassa portanza per un miglior effet-to antitraumatico al livello delle articolazio-ni metatarso falangee (verde).

Con l’ occasione il CENTRO ORTOPE-DICO FLAMINIO vuole ringraziare tutticoloro che hanno creduto in noi in questi25 anni di attività e ci hanno consenti-to di affinare le nostre conoscenze nel set-tore della tecnica ortopedica.

Per maggiori informazioni

o appuntamenti:

Centro Ortopedico Flaminio

Tel. 0761.517744

Cell. 339.1816523

Dott. Daniele Cervoni Laureato in Tecniche Ortopediche

Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3

Fig. 4 Fig. 5

22 Campo de’ fiori

L’ingresso canonico fissato per il 27 Febbraio

Lino Fumagalli, Vescovo di Viterbo

Il Vescovo LinoFumagalli, nominatol’11 Dicembre 2010,nuovo Vescovo diViterbo, entrerà uffi-cialmente in pienopossesso delle suefunzioni, domenica27 Febbraio 2011,con una solenne

celebrazione, che si terrà presso la catte-drale di Viterbo. Il nuovo Vescovo uscente,Mons. Lorenzo Chiarinelli, gli ha immedia-tamente rivolto un affettuoso augurio difecondo lavoro, con una lettera che, volen-tieri, pubblichiamo per intero.“il nuovo Vescovo della Diocesi di Viterbo èS. E. Mons. Lino Fumagalli, finora Vescovodi Sabina e Poggio Mirteto.Ho subito espresso gratitudine vivissima alS. Padre Benedetto XVI per averlo donatoa questa Chiesa che amo e che ho servitoper tredici anni. Al nuovo Vescovo Lino hodetto la gioia, la comunione fraterna, isentimenti della amicizia sincera, antica eora singolarmente rinnovata.Alla Diocesi di Viterbo ho voluto presentar-lo con un “Saluto ed augurio” particolareed intenso.Ora in questo incontro di comunicazioneufficiale, mi è caro dirgli con voi,Benvenuto!Chi è il Vescovo Lino?Nei dati biografici, che vengono diffusi,troverete le tappe principali del suo cam-mino fino a questo momento.Quanto alla figura di Vescovo, con la suamissione e i suoi compiti, desidero ricorda-re appena alcuni tratti.1.Il Vescovo è “successore degli Apostoli”,è cioè un “inviato”:- come dono del Signore Gesù e dellaChiesa e come dono viene e come dono èaccolto. E il dono è grazia, è gratuita, èconsegna libera. - Egli è “nel collegio apostolico”, cioè vivenella comunione che lo Spirito Santo rea-lizza nella Chiesa.

- E ciò, “cum Petro e sub Petro”, cioè invincolo essenziale con il Successore Pietro.Il Vescovo Lino viene, poi, da una diocesi“suburbicaria” (sub Urbe) che storicamen-te ha un legame singolare con la Sede diPietro, con Benedetto XVI, che – ha tutti ènoto – ama questa Chiesa di Viterbo.Nell’ultimo suo libro-intervista (Luce delmondo) rivela che i suoi Santi di riferimen-to spirituale sono: Agostino, Bonaventurada Bagnoregio, Tommaso d’Aquino.2. Il Vescovo è “pastore”, secondo unametafora evangelica: a lui è affidata la“cura pastorale” di una Chiesa. La “curapastorale” – scrive Gregorio Magno proprionella Regola Pastorale – è un’arte, richiedeperizia, esperienza, dedizione, responsabi-lità. E il Vescovo Lino, nel suo stemma epi-scopale, tra l’altro, ha un’ancora, segno diDio che è appoggio, approdo, rifugio e hala scritta “In Verbo Tuo” per indicare lasorgente e la energia della missione: laParola del Signore.3. Il Vescovo è un “formatore”, un “educa-tore” chiamato a generare – come affer-ma S. Paolo – la comunità dei credenti.Il Vescovo Lino, con la sua esperienza eattraverso i compiti in campo vocazionalee per nove anni Rettore del PontificioCollegio Leoniano di Anagni, ha il carisma

dell’opera formativa. Ed è bello che all’ini-zio di un decennio (2010 – 2020), dedica-to dalla Chiesa italiana all’Educare alla vitabuona del Vangelo, egli assuma il ruolo diVescovo di questa comunità viterbese.Il compito educativo è universale, coinvol-ge tutti, persone – famiglie – istituzioni.Questa Chiesa, accanto alle scuole, finoall’alto e apprezzato livello universitario(Università della Tuscia), ha il suo preziosoSeminario, coltiva un ammirato Istituto “S.Pietro” per gli studi filosofici e teologici (inulteriore estensione) fino al grado accade-mico della licenza.Caro Vescovo Lino, Benvenuto!In questo vasto campo di lavoro, troveraia fecondarlo la preghiera, la collaborazio-ne, l’affetto di tutte le componenti dellaChiesa locale e delle istituzioni del territo-rio.E – ancor più intensa – la mia fraternità, lamia amicizia e l’affettuoso augurio.”

Lo stemmaepiscopale

La blasonatura di S. E.Mons. Fumagalli si com-pone dei seguenti ele-menti: sullo scudo azzur-ro si stagliano tre stelled’oro, una rosa a cinque

petali, e ancora di color argento. L’azzurrodello scudo richiama la Chiesa e la VergineMaria, Madre della Chiesa; le tre stelle d’orosimboleggiano la Trinità ed insieme le trevirtù teologali: fede, speranza e carità; larosa a cinque petali simboleggia il mondo el’ancora è segno dell’incarnazione.Compito della Chiesa, sull’esempio dellaVergine Maria, e del Vescovo, è annunciareal mondo l’amore del Padre, del Figlio edello Spirito Santo, rendendo sempre vivoed attuale il mistero dell’incarnazione.Nel suo ministero il Vescovo è chiamato agettare sempre le reti confidando nella pre-senza del Signore: “In Verbo Tuo laxaborete”, è il motto riportato nel cartiglio.

di Secondiano Zeroli

Campo de’ fiori 23

Se non è su Google non esiste!E’ un dato di fatto cheil 90 % degli studentidel XXI sec. cerca ilmateriale per le pro-prie ricerche con l’usodei motori di ricerca. E’ finita l’epoca deivolumoni di enciclope-die, dei pomeriggi tra-scorsi a parlare con ilbibliotecario, ora c’èsolo il loro stile di

apprendimento che corrisponde alle paro-le di Impazienza, Velocità, Schermo,Rapidità, Digitale, Internet. Oggi l’informa-zione è spicciola ed istantanea, ma comesi può aiutare chi sta dietro ai giovani stu-denti per controllare che le loro ricercheportino a risultati concreti e non si perda-no nel mare magnum della massa di datiche ogni frazione di secondo vomita unmotore di ricerca? Magari all’insegnante oal genitore o a chiunque sta dietro al gio-vane studente, una mano concreta posso-no darla ancora quei bibliotecari che sca-gliati lontano dal loro abituale posto diintermediari tra i libri e i cittadini, oggidevono cambiare ruolo e dare “dati” nonpiù libri o riviste, ma “informazioni”: preci-se, veloci, corrette, essenziali, quanto piùpertinenti a ciò che la persona sta cercan-do. Non dimentichiamo che “attingere l’in-formazione da Internet è come prendereun drink da un idrante!” ( Fonte: WillLion).Ed è per questo che essendo la sottoscrit-ta una rappresentante del mondo bibliote-cario, voglia dare il suo piccolo contributosu come fare una iniziale ed corretta ricer-ca su uno dei motori più in voga del nostrosecolo: Google.Anche se la frase che inizia quest’artico-lo”Se non è su Google non esiste!” ce lasiamo sentita dire migliaia di volte da gio-vani studenti in cerca di facili risposte alleloro ricerche, non è poi tanto vero chetutto è su Google, meglio ancora, c’è tuttoma come tirarlo fuori dalle migliaia di

informazioni che si presentano al primoclick sul nostro schermo? Esistono delle parole che per così dire pos-sono accompagnare altre parole, tipo perfare un esempio, voglio cercare Mela ePera, quella e messa tra le due parole chevoglio ricercare mi darà la possibilità diavere tra i miei primi risultati le informa-zioni che riguardano sia la mela che lapera. Queste paroline vengono definiteoperatori booleani, ma a parte il paro-lone, sono di facile utilizzo e qui di seguitoillustrò l’uso di quelle più importanti.Naturalmente le parole devono esseredigitate in lingua inglese, la lingua ufficia-le della Rete!Incominciamo subito con la parola AND econ il dire cheanche se tradue parole nonla metteteGoogle la rico-nosce implicita-mente. Quindise scrivete MelaPera, il motoredi ricerca vilegge Mela ANDPera.Se invece voleteutilizzare laparola OR che sta ad indicare il fatto chevi occorre un’informazione oppure un’al-tra, tipo Mela OR Pera, ricordatevi di met-terlo sempre in maiuscolo!Mettendo il segno + davanti ad una paro-la il motore di ricerca ricercherà quellaparola da voi immessa, escludendo inautomatico tutti i possibili sinonimi che sipossano legare ad essa.Se volete ricercare una parola esatta ouna frase esatta basta metterla tra duevirgolette, per esempio “I have a dream”.Per usare Google come un vero e propriovocabolario basta l’uso della parola “defi-ne:“, per esempio define: patria.Se ricercate due parole che voi ritenetedebbano essere considerate complemen-

tari tra di loro, basta aggiungere il segno~ davanti alla prima parola, per esempio~droga narrativa, il motore di ricerca virestituirà tutte le informazioni sulla narra-tiva che tratta dell’argomento droga.Ancora, per evidenziare un lasso di tempoche vi occorre per restringere la vostraricerca potete scrivere così “politica italia-na”1990..2000Per trovare informazioni di prima acchitosu un sito potete scrivere, per esempio,Info:www.facebook.comInoltre se ponete il segno * davanti o allafine di una parola non completata il moto-re di ricerca vi tirerà fuori tutte le asso-nanze con quella semi parola, tipo biblio*,il sistema vi darà come risultato tutte le

informazioni subiblioteca, biblio-grafia, bibliofiliaetc.etc.Se invece utilizza-te il ? nel mezzo diuna parola il risul-tato sarà che viritroverete tutteparole di sensocompiuto chesostituiscono quelpunto interrogati-vo, per esempio

to?o rintraccia topo, tomo ma non tonno!Ce ne sono ancora tanti altri di operatoribooleani, ma quelli più sbrigativi e intuitiviper i giovani studenti sono questi sopradescritti.Naturalmente vi suggeriamo di rivol-gervi ad un buon bibliotecario sevolete arrivare ad una ricerca piùapprofondita e mirata.La prossima volta ci occuperemo dei moto-ri di ricerca diversi da Google, perché inrealtà non è che davvero c’è tutto suGoogle!Per chiarimenti ed informazioni: [email protected]

di PatriziaCaprioli

L’ANGOLO DEL PROF.A cura di Patrizia Caprioli

Mini-spazio dedicato a siti, portali, risorse in rete (gratis!) da poter usu-fruire come supporto didattico per gli insegnanti interessati a dare semprenuovi input ai loro piccoli studenti.

Impariamo a scrivere: http://www.impariamoascrivere.itUn itinerario di lavoro rivolto ad insegnanti della scuola di base che, percorrendo lastruttura della lingua, aiuti a capire le varie tecniche che ci permettono di scriveretesti di vario genere e nel quale si evidenzi come, in molti casi, la multimedialità diventi un supporto utilissimo alla realizzazione delle attività,riportando anche esempi concreti di unità didattiche realizzate nelle classi.

Torniamo nel centroItalia, soffermandociprecisamente inUmbria, nella provin-cia di Terni, in uno diquelli che, non a caso,è stato inserito nell’al-bo dei borghi più bellidella nostra amatapenisola. Si tratta diSan Gemini, forse piùconosciuto per la

famosa omonima marcadi acqua minerale che perla sua caratteristica bel-lezza medievale, rimastamagicamente intatta.Piazze, palazzi e chiesecaratterizzano il cuore delborgo, dove si intreccianovicoli più o meno stretti,scalinate ed arcate chedividono ed uniscono vec-chie case, e dove regnapulito e silenzio, come èraro trovare.STORIA Il centro abitatodi San Gemini sorge suiresti di un piccolo insedia-mento di epoca romana,ricordiamo, infatti, chenon lontano da lì sorgeval’antica città di Carsulae,oggi un autentico museoa cielo aperto. L’antico vil-laggio romano, denomi-natao all’epoca Casven-tum, costruito propriolungo la via Flaminia e dicui sono ancora visibili lerovine di una villa e la“Grotta degli Zingari”,venne distrutto nell’882dai Saraceni. Fu proprionel IX secolo che il suooriginario nome vennetramutato in quello odier-no, quando un monaco dinome Gemine, provenien-te dalla Siria, vi cominciòa predicare, istruendo e beneficando a talpunto da far designare la cittadina come lacittà di “Santo Gemine”. La prima notiziacerta di un ripopolamento del borgo si hanel 1036,quando fu fondata l’Abbazia diSan Nicolò. Nel 1119, San Gemini risultaessere gastaldato del Comune di Narni, delquale è soggetto e segue le sorti.Successivamente riesce, grazie al soste-gno della Chiesa, a staccarsi da essa ed adiventare libero Comune con magistraturee istituzioni proprie. Si sa, poi, che nel1530, San Gemini venne ceduto in feudoagli Orsini, da Papa Clemente VII; e risal-gono al 1568 gli antichi Statuti e al 1590

l’elevazione a ducato daparte di Urbano VII, a favoredegli Orsini. Circa due secolidopo, nel 1722, gli Orsinicedono San Gemini aiSantacroce, famiglia dellanobiltà romana, per 13.500scudi, sotto la quale rimanefino al 1781, quando Pio VIconferisce a San Gemini iltitolo di città.ITINERARIO TURISTICOE’ un vero piacere passeggia-re per il centro di SanGemini, non una ma più epiù volte, immergendosi nelsilenzio e nei ricordi di untempo ormai lontano e chenon c’è più. Si accede alborgo tramite Porta Roma-na, fatta erigere nel 1723dal duca Scipione Publicoladi Santacroce. A pochimetri sulla destra ilPalazzo ducaleSantacroce, costruitotra il 1729 e il 1730 aseguito dell’acquisto delfeudo di San Geminiche avvenne nel 1722ad opera di AgostinoLega procuratore delprincipe ScipionePublicola Santacroce.Sullo stesso lato, unabreve viuzza porta drittialla chiesa di Santo

Gemine, risalente al periodo tardogotico, che ha subito vari rimaneggia-menti. Fu, infatti, completa-mente ricostruita tra il 1817 edil 1847 ad opera dell’Ingegne-re Livoni, avvalendosi sembra,anche dei consigli dello sculto-re Antonio Canova, in soggior-no a San gemini nei primi annidell’800. La facciata, piuttostosobria, presenta un portalequattrocentesco. L’interno instile neoclassico, riconducibileall’architettura neo-baroccaconserva quattro tele del

primo seicento: Martirio di SanSebastiano, Madonna con bambino eSanto Vescovo, San Matteo Evangelista ela tela del XVIII sec. Estasi di Santa Rita.Tornando sulla via principale si proseguesempre dritti fino ad arrivare al cuore delpaese, Piazza San Francesco, che puòanche essere considerata il limite tra laparte rinascimentale e quella medievaledel borgo stesso. Su di essa si affaccianol’omonima chiesa, dedicata al Santod’Assisi che proprio qui a San Gemini,effettuò un esorcismo nel 1213, epoca allaquale risale l’edificio, in stile gotico siaall’interno che all’esterno e fatta costruiredalla nobile famiglia Capitoni; e il palazzocomunale. Sul lato sinistro della piazza,anche la Fontana Gemine Astolfi,costruita nel 1884 ad opera dello scalpelli-no ed intagliatore Orazio Armili di Narni.

continua sul prossimo numero......

Campo de’ fiori24

Le guide di Campo de’ fiori

di ErmelindaBenedetti

San Gemini

Sopra: Porta Roma.Sotto: la chiesa di Santo Gemine

Piazza San Francesco, sopra con la vista dell’omonima chiesa, sotto con la vista del Palazzo

comunale e della fontana Gemine Astolfi.

25Campo de’ fiori

Come eravamoAlla ricerca del dialetto perdutoPrendo spunto dallapubblicazione del“Vocabolario deldialetto di CivitaCastellana” scrittodall’amico Prof. LuigiCimarra, per ribadire imiei concetti sull’im-portanza e la valenzadel dialetto “civitoni-

co”. Premetto che l’opera di Cimarra è ilfrutto di trent’anni di ricerche, (di cui sonostato attento testimone), fatte sul nostroterritorio, con quella certosina precisione eoculatezza nei particolari, chesolo uno studioso glottologo edialettologo come lui, per di piùstimolato dall’immenso amoreper Civita, poteva regalarci.E’ sicuramente un’opera cheresterà nel tempo, un libro chetestimonierà una lingua che nonsarà più parlata, ma che rimarràintatta nei suoi suoni e nei suoisignificati. Ho voluto aprire acaso il vocabolario, e darvi qual-che “pennellata” sul nostro meravigliosodialetto: ndorcinà (avvolgere su se stes-so, attorcigliare) “o findefèrro, pe portàs-solo via, tòcca ndorcinallo “, “ o sèrpestava tutto ndorcinato”. Jjappà, (cattura-re) “pe jjappà o pesce còe mano, dèvièsse svèrdo e bbravo. Mmòrda (cartocciopieno di frutta secca che si comprava alla

fiera o durante le feste) “pa Madònna dePiagge ae regazze jje se combrava ammòrda lì e bbangarelle”. Come avretenotato, oltre al significato della parola odel verbo in italiano, ci sono le varie appli-cazioni dialettali, che arricchiscono nonpoco la conoscenza del “civitonico”. Inoltre il Prof. Cimarra, riguardo a deter-minati sostantivi o aggettivi non perdel’occasione di citare proverbi e filastroc-che, ad esempio su: romano “ Prìngipi eccavallièri sò i romani, i circondari sò lliviterbési, i magnagatti che stanno aSsuriano, i musi spòrchi stanno a

Ccarbugnano, ladrongèlli sòi vignanellési, ch’hanno rub-bato la cròce a Ccrocchjanoe ll’hanno vennuta alli bas-sanellési (per um pignatto)”. Ancora: zzezzitòre (sediledi pietra) “e mméttite llì ozzezzitòre”.Nnamorarèllo (facile adinfatuarsi) “ si nnamorarèllo,fijjo mmì,quello che védi ovòi combrà, mango si fùssi-

mo Turlògna “. Mbottijjà(imbottigliare,sconfiggere sonoramente)“l’avemo mbottijjati ò ò ò cor vino deFrascati, òri òri v’avemo mbottijjati ! (altermine di giochi di squadra).Cazzabbùbbolo (individuo di pocaimportanza) “ar mònno ce stanno: òmmi-ni, semiòmmini, bbùbboli, semibùbboli,

cazzabbùbboli” . Potrei continuare ancora,perché quest’opera di 750 pagine meritaben altro rispetto che queste mie quattrorighe.Tanto dovevo all’amico “Giggi”, civitonicodoc, e sono sicuro che chi ama la nostracittadina, conserverà tra le sue cose piùcare anche questa, il cui valore è difficil-mente Quantificabile.di Alessandro Soli

Frutto di

trent’anni di

ricerche,

il significato

in italiano è

arricchito

dalle applicazioni

dialettali

““

Campo de’ fiori26

Una “Fabrica” di ricordiUna “Fabrica” di ricordiPersonaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma

Lamberto Alessandrini… a guardiaNella fabbrica infinitadei ricordi del miopaese, ci sono tantestorie da raccontareche hanno riempito igiorni della mia vitamigliore, e s’affollanosempre più con il pas-sare degli anni.S’affacciano spesso di

prepotenza in mezzo ai tanti pensieri dellanotte ed emergono, allora, per prenderevita nelle pagine della mia rivista.Volevo parlare, questa volta, dell’amicoLamberto Alessandrini e, così, insieme alfiglio Gianluca, abbiamo ripercorso letappe più importanti della sua vita.Lamberto nasce a Fabrica di Roma nel1936 da Natalino e Gelsomina Riganelli. Sesto di otto fratelli, cresce in compagniadelle sorelle Francesca, Gina, Lorena,Rosalba e Rosanna e dei fratelli Pierino eFranco. Fin da ragazzo manifesta la pas-sione per i motori, cosicché all’età di sedi-ci anni inizia a lavorare come trattorista daiMizzelli di Faleri, per passare poi a fare ilruspista con la ditta Travaglini diCaprarola, nelle cave di pozzolana sullaS.P. Massarella. Gli stessi Travaglini, sicuridi non fare brutta figura, lo presentano alMAGRA (magazzino militare di pezzi mec-canici) che è a Roma in Via Guido Reni, equi resta a lavorare fino alla metà deglianni ’70, quando viene assunto come auti-sta dal Comune di Fabrica. E’ sindacoNicola Capparucci al quale succede, poi,Renzo Morelli e, nel 1982, quand’è sinda-co Caterina Martinozzi, entra, per concor-so, nel corpo dei Vigili Urbani, al posto diOrlando Alessi che và in pensione.Ha come colleghi Vittorio Pacelli edEdmondo Tranquilli. S’aggiungeranno poi Anna Rita Suadoni,Remo Cencelli e l’attuale comandate,

Capitano StefanoPacelli.Uno dei compiti diLamberto è quellodi gestire il lavorodegli operai comu-nali coadiuvandol’ufficio tecnico e,così, ogni mattinaattribuisce loro lerispettive mansionie controlla, poi, ilbuon andamentodei lavori. Nel suoruolo diviene tal-mente indispensabileche, anche dopo ilcongedo, avvenuto il28 Dicembre 1998, il sindaco GiuseppePalmegiani, gli chiederà di restare a colla-borare. Lo farà di buon grado ed a titologratuito.Ricopre l’onorevole incarico di custode del-l’antica città di Falerii, cosadella quale andrà fortementeorgoglioso. Sposa Maria Pierie forma, con essa, una cop-pia socievole e scherzosa,ben voluta da tutti. Lambertoviene a mancare il 16Settembre 2010 a 74 anni.L’altra sua grande passione,oltre quella per i motori, èquella per il mondo del cal-cio. Tifoso attento e appas-sionato della sua Inter, milita

nei primi anni ’50 nella squadra locale edisputa i campionati Juniores. AncheLamberto fa parte, oramai, di quella rosadi personaggi che hanno popolato una“Fabrica” che non c’è più.

di Sandro Anselmi

Con la sua Triumph, in via Iannoni- Sebastianini In tenuta da calciatoreCon la moglie Maria

Al MAGRA di Roma

Lamberto, secondo da sx, con i colleghi Cap. Stefano Pacelli (alla suasx) e Remo Ferrelli (ultimo da sx), e due carabinieri

Campo de’ fiori28

Associazione Artistica Ivna

FERRO ED ACCIAIO COME INTERLOCUTORI DEMOCRATICI DELPASSATO NELLA STRUTTURA ARTISTICA DI ALESSIO LEONIDDI

Alessio Leoniddi,architetto pianifica-tore territoriale, gio-vanissimo collabo-ratore per i pianiurbanistici, la for-mazione, la promo-zione, la valorizza-zione del territoriodel viterbese e del-l’area fiorentina, hagià al suo attivo

alcune pubblicazioni tra le quali il GIS Day2009 il cui scopo è di informatizzare pergestire gli elementi del patrimonio territo-riale. A tale proposito facciamo riferimentoal “geographical information system” per ilgoverno e la gestione del territorio a curadi Salvatore Sessa del luglio 2010. Direcente realizzazione è “Identità territoria-le”, un’opera, che ci piace chiamare sculto-rea, di progettazione del tutto personalesia per impostazione che per scelta deimateriali. Il nome “Identità territoria-le”, con il quale l’opera è stata bat-tezzata è ben identificato con l’assecentrale, il portante, adornato di lastree fasce di ferro distaccate l’una dall’altradando la particolarità visiva di una rotazio-ne grazie anche alle aste che partono daun punto, si aprono tutte subendo cosìuna torzione di 100 gradi. Partendo così daun unico punto comune arrivano, appro-dando, alla parte della base, che rimanedietro, non immediatamente visibile, senon seguendo il percorso delle aste nellastessa torzione. La stratificazione, bencostruita delle fasce, dà agio all’idea pri-maria del progettista, realizzatore e artefi-ce di una ben più profonda sensazionedella stratificazione del territorio: essa rap-presenta dinamicamente e in modo deltutto originale tutte le epoche passate,tutte le persone che si sono succedute edavvicendate sul territorio di Corchiano, delviterbese e della Tuscia. Una sorta di sedi-mentazione e stratificazione che, in parti-colare nel lato destro, ci parla della storiadel territorio, del suo corso e del suomutare. Nel contempo il lato sinistro, cheriprende il suo percorso storico-sociale, siraffigura con la sagoma di una personagrazie a tre fasce che entrano una dentrol’altra. Ecco allora la significativa interse-zione delle relazioni sociali, culturali, nelloscambio delle medesime assumendo, pervolontà del genio artistico, una forte e

fedele identità locale del territorio.Osservandola frontalmente sembrauna persona con la movenza di fareun passo. Il dinamismo si accomuna altrasformismo del colore che dall’ “ouvertu-re” del nero, man mano con il sole e conla pioggia, per effetto dell’ossidazione,passa al rosso. Palo in ferro, fasce ed accessori in acciaio!Non necessariamente la misteriosa edemergente Figura verrà verniciata: l’esclu-siva volontà del giovane artista AlessioLeoniddi assicura così la splendida disqui-sizione, il contrasto, il contraddittorio cheessa vuol rappresentare tra progressosocio-culturale e crescita umana territoria-le. Un’immagine solida ad impatto ambien-tale positivo e positivista perché promuovela mentalità tecnico-industriale pianificatacome il superamento del vecchio sponta-neismo, perché immersa negli elementinaturali, perfettamente integrata in unritmo estremamente vero e visivamentedinamico del giocare con il sole e con lapioggia e con essi rinascere da unaarcheologia del tessuto storico-sociale perdire “qui c’era…” e “qui c’è stato…” e quin-di “qui c’è adesso…” o “qui c’è ancora…”Diciamo un’immagine del territorioche fa riecheggiare gli elementi car-dini del sito: le tombe etrusche, il picco-lo centro, il piccolo borgo, il centro storicodove è possibile mantenere la comunica-zione. Tutto sembra essere diretto daimpulsi immaginari distribuiti da quellefasce che, partendo dall’alto quasi comple-tano la sagoma, dando forma alla testaimmaginaria…sì, la testa che riprende poielegantemente la linea del corpo, garan-tendo la simmetria dell’intera scultura.Anche se non immediato, il messaggiodella simmetria sembra essere fondamen-tale nella struttura perché paragonabileall’equilibrio della capacità relazionaledegli esseri sul territorio. Il colpo d’occhionon ci aiuta a percepire la linea immagina-ria che riprende la sagoma a causa dellatorzione che appare più evidente. Talvoltaanche la comunicazione subisce lo stessodestino…sembra voler intendere una cosainvece che un’altra…il fatto di separare lefasce da una leggera fessura non ha unmotivo puramente estetico-funzionale, maanche dialettico-filosofico perché esso vuolpermettere di intravedere qualcosa che èal di là della struttura stessa, del passato,del luogo, del locale… sì, attraverso tante

piccole finestrecon l’arguzia e ilbuon gusto dinon opporre unaparete chiusa,una barriera, ma di dare la “chance” dellacomunicazione sociale…sì, attraverso unoscorcio, una finestra, una rappresentazio-ne del dietro, della via…no, non una bar-riera, ma una via, non una comunicazioneinterrotta, ma leggera e delicata quale èl’opera che non supera i 3 metri di altezzae i 20 cm delle fasce assemblate, postacome simbolo di partecipazione socialeplenaria all’inizio della strada che uniscead angolo il Palazzo Comunale e il Borgocorchianese. “Identità Territoriale” rap-presenta la Voce di tutti, anche coloro chenon hanno consapevolezza della loro voce,una struttura di dignitosa arte democraticache dà forma e forza alla Voce di Tutti,nessuno escluso…Alessio Leoniddi, da sempre curioso edappassionato d’arte e scultura, in partico-lare moderna ed astratta, realizza nel 2010quest’opera che non vuol essere unadescrizione stilizzata ma intrinsecadel territorio nella sua identità anchelocale, ampliando fin dove l’occhio e l’ani-mo può percepire…tutta la realtà del pas-sato e da essa presupporre la contempo-raneità nella mutevolezza della stessa inuna scelta opinata del materiale che nonincorre in degrado come monito, ed anchecome speranza per le generazioni futureche possano conoscere il passato perriscoprire come interpretare e scolpire ilprossimo futuro !

della Prof.ssa MariaCristina Bigarelli Foto intera ed

un particolare dell’opera

IDENTITA' TERRITORIALE

2010 dell-artista

Alessio Leoniddi

Campo de’ fiori 29

La strana storia dei CapatiDall’osteria del “Pallone”, alla “Tenuta di Falleri”

Doveva essere certamente la classica oste-ria di campagna, coi suoi tavoli all’aperto,il suo pergolato, e soprattutto col suo vinogenuino e la sua cucina “casareccia”.Località il “Pallone” comune di Vitorchiano,così la ricorda Mario Capati, quando dabambino con i suoi fratelli Felice eFrancesco, scorrazzava in quei luoghi,dove appunto fin dal 1928, le sorelleMaddalena e Lucia Bendia,(mamma e zia)avevano aperto l’osteria del Pallone.Allora era aperta campagna, luogo di risto-ro per i viandanti e i viaggiatori della miti-ca Roma Nord, che salivano dalla capitaleverso Viterbo, e facevano appunto sosta inquesto luogo così caratteristico ed invitan-te. Pian piano negli anni il Pallone divennemeta, specialmente durante la stagioneestiva, di scampagnate e banchetti pressol’osteria delle “Faine” (così venivano chia-mate le sorelle Bendia),che conquistaronogrande notorietà. Ma se i “signorotti” diallora erano i frequentatori domenicali diquel posto, era durante la settimana chel’osteria del Pallone assumeva la sua veraidentità , perché rappresentava l’unicopunto di riferimento per gli operai cavato-ri delle numerose cave di peperino.Quanta sete dopo il duro lavoro, ecco allo-ra che un buon bicchiere di vino e la clas-sica merenduola, allietavano il corpo e lo

spirito. Poi con l’avvento della guerra, quelposto isolato cominciò ad essere pericolo-so, e nel 1942, le “Faine”, vendettero alconte Dandini l’intera proprietà, trasferen-dosi a Vitorchiano, dove aprirono unanuova locanda in via Arringa. Poi nel 1947si trasferirono direttamente a Fabrica di

Roma, e i loro discendenti appunto laFamiglia Capati hanno fondato l’omonimaazienda agricola in località Faleri doverisiede Mario ultimo testimone di questastoria che parte da lontano.

Alessandro Soli

Maddalena e Lucia Bendia, titolari della prima Osteria del Pallone

Per maggiori informazioni http://shenyunperformingarts.org/ Sito principale - http://shenyunperformingarts.org/multimedia Video promozionalihttp://shenyunperformingarts.org/reviews Recensioni comunità artistica e VIP - https://www3.ribesticket.it/?language=3 Biglietteria

Lo spettacoloavrà luogol’1 ed il 2marzo aFirenze,

unicatappa

italiana,presso il

Teatro delMaggio

Fiorentino(Teatro

Comunale),alle ore20.30.

30 Campo de’ fiori

RUGANTINO DANCE OPERASul palco gli studenti dell’IPSEOA “Alessandro Farnese” di Caprarola

A cura degli studenti dell’IPSEOA“Alessandro Farnese” di Caprarola MariaRosaria Borriello, Martina Reinkardt,Giorgia Alemanni, Francesca Carnicelli,Marta Lucci, Veronica Geri, Dario DeAlessandris e Luca Lini.Tutor Prof.ssa Maria Cristina Bigarelli

OPERA TEATRALE MESSA IN SCENADA GARINEI E GIOVANNINI NEL1963 AL TEATRO SISTINA, VIENERIPROPOSTA IN TRILOGIA TEMPO-RALE DAL 18 AL 20 FEBBRAIO NEL-L’AULA DELLE CONFERENZE DELLEEX-SCUDERIE DI PALAZZO FARNESEDAGLI STUDENTI DELL’ISTITUTOPROFESSIONALE DI STATO PER L’E-NOGASTRONOMIA E L’OSPITALITA’ALBERGHIERA DI CAPRAROLA. CIO’ CHE CONTA NON E’ QUELLO CHESIAMO, MA CIO’ CHE POSSIAMODIVENTARE!

Il vociare rimbombante negli ampiambienti della struttura scolastica, il fluen-te e graduale diffondersi della possibilità difare teatro nelle fila studentesche del gio-vane Istituto Alberghiero caprolatto fannosì che l’idea, l’accattivante progetto dellaboratorio teatrale possano essere ancorauna volta lo sprone per uscire dall’auladidattica ed entrare in sordina, sì, ma condeterminazione crescente sulla ribalta delpalcoscenico. Non si tratta certo di ambi-zione strettamente connessa alla ricercadeterministica della gloria e della fama;essa sarà lo strumento che alla pari conl’impegno curriculare accompagnerà losviluppo creativo-organizzativo, socio-rela-

zionale che, seppur vincola-to dalla microarea scolasti-ca, amalgama gli animi e gliintenti dei giovani “appren-disti attori”. L’accoglienza,come sempre di tradizionedell’Istituto, non potevamancare: l’ouverture, infat-ti, ha avuto luogo con l’alle-stimento del Buffet e delBrindisi Rugantino offerticon creatività artistica, clas-se e buon gusto!Tutto ha avuto inizio a set-tembre, quando il Prof. AldoBellocchio, ha proposto, inparallelo all’apprendimentoin aula, di cimentarci nellainterpretazione dei perso-naggi dai risvolti sorpren-dentemente psicologici delfamosissimo Rugantino delSistina del 1963. Un po’ sbi-gottiti e perplessi, abbiamoaccolto l’idea che, peraltro,fu proposta dal “tosto” pro-fessore con entusiasmo e grande “savoirfair” di classe e di professionalità. Subitosiamo stati piacevolmente coinvolti in que-sta avventura che in breve ci ha appassio-nati con lo scopo di “provare a sorprende-re un po’ tutti, a cominciare dal DirigenteScolastico Prof.ssa Andreina Ottaviani, l’in-tero corpo docente, gli alunni stessi e gliaffetti più cari” come dichiara il nostroProfessore. Le affermazioni del docente sidirigono sulle emozioni…quelle più fortisono state per i ragazzi quelle legate al“riscoprire se stessi”, scoprire doti nasco-

ste senza aver paura di salire sul palco,superando i propri limiti, scoprendo la bel-lezza e il gusto di lavorare insieme; la soli-darietà con i più timidi, introversi ed anchela sorprendente rivelazione d’affetto rivela-ta dai docenti, che non soltanto a livelloscolastico, ma anche a livello morale eaffettivo li hanno spronati a dare il massi-mo di loro stessi, a “pescare nelle profon-dità dell’animo le qualità, i pregi e i donicelati o dormienti”. Lavorare per un pro-getto comune, alternando momenti positi-vi a negativi e viceversa, ottimizzando l’in-

Campo de’ fiori 31

tesa fatta di sguardi, movimenti di tutto ilcast e …particolarmente stimolanti sonostati i momenti in cui i giovani sbagliavanoe ridevano dei propri errori…momento fon-damentale per riprendere e riprovare…nonsono mancate le incomprensioni che attra-verso lo stare insieme abbiamo superatofino ad arrivare ad annientare la noia e l’a-patia che attanaglia alcuni ragazzi dellenuove generazioni…attraverso i balli, lamusica, il divertimento e la crescita pro-fessionale scoperta grazie al “provare eriprovare” senza scoraggiarsi…la comuni-cazione del linguaggio del corpo che tra-sforma il Classico Rugantino in RugantinoNew Generation…dove tutto si anima inuna concatenazione di suoni, immagini,scene, battute, mimica… A tal proposito,continua il Prof. A. Bellocchio , sono statifondamentali per l’ottimizzazione, l’assi-stenza e l’arrangiamento dei costumi leProf.sse Alessandra Roscani, LuiginaSantini e Maria Cristina Bigarelli, le quali,intervistate dallo staff operativo studente-sco, hanno dichiarato che l’energia messain opera ha fatto sviluppare nel numerosogruppo del laboratorio di recitazione, unasinergia atta all’integrazione e far emerge-re il positivo in tutti, annientando l’incubodella ripetitività e della richiesta esigentedella didattica d’Aula. Inoltre Le proffe sisono divertite tanto con noi e ci rivelanoche i momenti più interessanti anche perloro sono stati quelli della condivisionedurante la preparazione e la realizzazionedello spettacolo…in un mirabile inserimen-to di alcuni ragazzi che da sempre in que-sta scuola trovano amicizia e affetto.”Ilsuccesso è la capacità di passare da unerrore all’altro senza perdere l’entusia-smo”. La sincronizzazione della musica èstata particolarmente curata dalCollaboratore Scolastico Roberto Carassai,che ha dichiarato di aver avuto l’opportu-nità di stare tra i giovani scoprendo in lorotanti aspetti belli che non emergono quan-

do sono preda dell’apatia e della noia. Lanostra Voce è qui a dire che noi studentidell’IPSEOA “Alessandro Farnese” , puressendo la prima volta che ci avventuria-mo sul palco e ci mettiamo in gioco, abbia-mo avuto l’onore di conoscere a fondodelle persone che non immaginavamopotessero darci tanta emozione e affetto,dandoci l’opportunità di scoprire pregi edifetti. Abbiamo avuto la chance di assu-merci la responsabilità della riuscita e del-l’impegno in un gioco di squadra formida-bile, pronti ad aiutare il compagno, ancheimprovvisando, rimediando magari a qual-che errore, creando aspettative nonimpossibili che ci indurrebbero a illusioni,ma confrontandoci con altre persone erendendo la “vita scolastica” più stimolan-te, risvegliando in taluni casi la voglia diimpegnarci ancora di più nello studio enell’apprendimento, ritrovando quella fidu-cia di cui abbiamo bisogno. Per questovogliamo ringraziare la nostra DirigenteProf.ssa Andreina Ottaviani che ha soste-nuto la proposta del Prof. A. Bellocchio e

dei docenti. Per questo ed a onor del veroSilvia Sorge (Rosetta), Luca Marcucci(Rugantino), Giorgia Alemanni (Coreo-grafa), Francesco Spadoni (Scultore) e glialtri studenti attori hanno voluto condivi-dere, durante la nostra intervista, un sen-timento diffuso, sviluppatosi durante ifreddi pomeriggi, quando ci si incontravaper provare: tutti hanno voluto esprimereun sentimento comune, quello di gratitudi-ne verso questa équipe del LaboratorioTeatrale dell’IPSEOA di Caprarola,…grandel’intento espresso dai suoi componenti chehanno voluto affidarci il loro compenso perl’impegno profuso e così noi abbiamo sen-tito che la cosa migliore era devolvere lasomma del lavoro dell’équipe per la realiz-zazione di un progetto di inserimentosocio-terapeutico per alcuni nostri compa-gni…tutto questo ci ha dato l’oppurtunitàdi vivere e condividere una bella esperien-za umana e professionale sul “palco” conRUGANTINO NEW GENERATION…doveappunto tutto diventa LIVE!!!!!!!!!

PERCHE’ IL TEATRO A SCUOLA?LO CHIEDIAMO AL DIRIGENTE SCOLASTICO DELL’IPSEOA

“ALESSANDRO FARNESE”, Prof.ssa A. OTTAVIANILe motivazioni sono quelle di dirigere la scuola portando avanti il discorso culturale che noncomprende soltanto quello della conoscenza delle tipiche materie curriculari, ma anche insenso ampio: cultura nella socializzazione, nella fase di progettazione che assume la con-notazione di laboratorio, come quello teatrale che unisce cultura, divertimento, stare benea scuola, socializzazione, integrazione…non ci dimentichiamo che all’interno di questi 35alunni ci sono ragazzi stranieri, ragazzi diversamente abili. Possiamo avanzare l’idea, quin-di, che l’ integrazione anche all’interno di quello che è la struttura scuola è già un eccellentetraining per la vita. Tutti i progetti hanno una loro identità culturale che affianca, approfondisce, rende piacevole l’apprendimento. E’importante che ognuno di voi possa esprimersi all’interno della progettualità, “tirando fuori il proprio carattere, la voglia di impe-gnarsi, la determinazione a fare e la curiosità di vedere che cosa c’è dietro una presentazione teatrale. Ho visto e constatato chel’impegno è stato notevole e che il gruppo ha sviluppato una socializzazione tale, che è riuscito a superare le difficoltà che si sonopresentate. Anche i docenti,oltre ad insegnare all’interno di quelle che sono le loro discipline, rispondendo alla specificità del lororuolo, sono anche tutti educatori e nell’educazione civile e culturale è compresa anche una parte di progettualità come questa, la cuirealizzazione non è merito di un singolo, ma di tutto e di tutti. Progettare teatro a scuola o anche altro è un momento magico pervoi studenti poiché esso può rappresentare il cammino dell’incontro, del confronto e del crescere stimolando così la mente, impe-gnandola alla realizzazione di qualcosa che è proprio vostro e che vi rende liberi, perché attivi, propositivi della vostra persona.Sostengo che la serenità con la quale avete lavorato e vi siete impegnati farà accrescere in voi la dedizione, l’interesse che vi per-metterà di scoprire come migliorarvi e migliorare…questo augurio che vi faccio di certo non vuol essere un’ equazione matematica,perché non c’è, ma sicuramente quando siamo protesi a “creare” qualcosa di bello, divertente, ci sentiamo gratificati e quindi utili pernoi e per gli altri , acquisendo dignità nell’inserimento sociale in qualsiasi ambito ci troviamo. Questo è il mio augurio per tutti voi!

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La società umanaIl portatore di “comunicazione drogata” produce un danno che si ripercuote su tutti

Ovunque sia pre-sente e sussistauna comunità diesseri umani, citroviamo in pre-senza di unasocietà.Una società uma-na. Tutti i membrisono tra loro inrelazione per lacomunicazione.Nell’era della comu-

nicazione di massa e sopranazionale, lasocietà umana è sinonimo di società mon-diale. Stabilire questo è preliminare se sivuole comprendere quanto grave siano lecondizioni nelle quali ci troviamo, allorchésoltanto pochi hanno consapevolezza deiseri rischi a cui ci espone la comunicazio-ne drogata. Per comunicazione droga-ta intendo una comunicazione chepuò essere parziale, tendenziosa,fuorviante, deformante, perturbante,irritante, ambigua, inconfutabile, inaggirabile, voluminosa, travolgente,stratificata, sovrabbondante, falsa…Tutti siamo esposti alle diversemodalità qui richiamate. Esoltanto coloro che hannosviluppato una coscienzacritica elevata, sono ingrado di riconoscere que-sto e di mettersi, sia pureparzialmente, al riparo. Leconseguenze psicologichedi chi la subisce sono gravi,sia a livello individuale, siaa livello collettivo. Il comportamen-to, tanto dei singoli quanto dei grup-pi, dipende dal tipo di comunicazionecui si è soggetti e che si è deciso diaccogliere e praticare. Coloro che non riescono a decodificare imessaggi per quello che sono, costituisco-no la maggior parte delle persone. Ed essea loro volta, produrranno delle informazio-ni drogate. La conseguenza è che all’avve-lenamento psicologico che scaturisce dai

molteplici messaggi mediatici, si aggiungepoi quello proveniente dalla relazioniumane reali, nelle quali non sempre è pos-sibile aiutarsi. Se si vuole sperare in unfuturo migliore, occorre rimodularel’intero panorama dell’informazione.Ed occorre educare tutti alla correttacomunicazione, sanzionando dura-mente chi non si attiene alle regole.Nella società relazionale, non ci debbonoessere quelli che si avvantaggiano a scapi-to di altri per la comunicazione, perché lalegge stessa della comunicazione non con-cepisce il concetto di “altri” se non inquanto “altri me stesso”. Perciò, conside-rando che quello che dico ad un altroindurrà nell’altro un certo comportamento,e che prima o poi, il comportamento indot-to dalla mia comunicazione mi torneràindietro, magari attraverso personeimpensate, debbo imparare a comunicareresponsabilmente per il mio stesso bene.La comunicazione è paragonabile al gusciorelazionale all’interno del quale si svolgonole diverse attività. Essa ne delinea e nedescrive i tratti e i contenuti, ne proponegli assetti, decide sulla vita e sulla morte.

Si è visto molte volte,in passato, che follein delirio, soggiogatedalla comunicazionedel dittatore di turno,si lanciavano verso laguerra. Ecco a checosa porta o può por-tare una comunica-zione sbagliata. Equando non fosse rivolta

esplicitamente contro qualcuno, è daintendersi che è rivolta contro se stessi.Anticamente, la comunicazione avvenivanell’ambito di una comunità chiamatatribù. In quell’ambito ristretto si articolava-no tutte le comunicazioni possibili, ed imembri avevano in comune il medesimoterritorio, la medesima lingua e le stesseesperienze. Adesso avviene, nelle diverselingue, con tutti gli spessori logici ed i regi-stri linguistici, nell’ambito della comunità

mondiale. Chiunque è esposto alla comu-nicazione. La più diversa. Non si può farea meno di definire questa condizione unaBabele.Ciò non toglie che la società, nel suo insie-me, è formata da individui indipendenti epotenzialmente liberi. Essa è paragonabilein tutto e per tutto ad un organismo,rispetto al quale, la singola persona è unacellula. E’ interesse di tutti, ossia dell’inte-ro corpo, sapere che ogni cellula del corpoè sana. Ne va della salute dell’organismomedesimo. E se una cellula non è sana,bisogna adoperarsi per sanarla. Ecco per-ché non si può essere egoisti. E’ giusto checiascuno si preoccupi anche dell’altro: delbenessere dell’altro. Se inducesse nell’al-tro il malessere, con comportamenti e concomunicazioni sbagliate, sarebbe esecrabi-le e sommamente da censurare perché sirende responsabile del male dell’altro e delmale prodotto nella società stessa.Quando infatti una cellula si ammala, tuttol’organismo ne risente. Chi è veramenteresponsabile si adopera per il bene di tuttie di ciascuno, considerando gli altri comese stesso.

del Prof. MassimoMarsicola

Occorre educaretutti alla correttacomunicazione,

sanzionandoduramente chi

non si attiene alleregole.

Alla fine dell’ Ottocentofu approvato il regola-mento e la tariffa perun pubblico mattatoioche doveva essere co-struito con il denaro diun imprenditore cheavrebbe goduto i dirittidella tassa di mattazio-ne per tutta la duratadel debito. Il progetto fu pre-

sentato dal maestro muratoreDomenico Paolelli che lo volevacostruire nel suo orto, ma poi ci ripen-sò. Nel 1877 il Consiglio Comunaleaumentò la tariffa di mattazione e deli-berò di costruire il mattatoio nellalocalità Ponte di Terrano esattamentenell’orto del signor Gori, ma non sigiunse a nessun risultato. Il Comunedoveva quindi espropriare il terreno ecostruire, ma ritenne superfluo per ilmomento assumersi quest’impresa.Dieci anni dopo nel 1887 iniziò l’astaper la costruzione, era sindacoDomenico Coluzzi, veniva accordata achi offriva il maggior ribasso. Per parte-cipare si dovevano depositare L.150 che poisarebbero servite per gli incartamenti incaso di vincita. L’appaltatore dopo il collaudosarebbe stato pagato ogni anno ad ottobrecon una rata di L.1.000 con gli interessi del6 per cento. Parteciparono all’asta i mastrimuratori Tarquini Apollonio e PaollelliAnacleto, si aggiudicò l’appalto ilTarquini per la somma di L.5.650. Ilprogetto era stato realizzato dall’ing.Adolfo Cozza nel 1886, per un preven-tivo di L.7.292.02 e fu realizzato nel1889. Il terreno era di proprietà delComune, lontano allora dagli abitati,ed era Piazza Fontana per Civita (viera il lavatoio pubblico), trasformata inpiazza della Benificenza, oggi piazzaMarconi. Piazza Fontana per Civita erafamosa poichè Giambattista Bugatti in arteMastro Titta, boia dello Stato Pontificio dal1796 al 1864 vi eseguiva le esecuzioni, leultime in questa piazza furono di GermaniProietti decapitato il 18 Ottobre 1855 eFrancesco Elisei, 23 anni di Velletri, accusa-to di omicidio volontario e giustiziato il 22Dicembre 1857. Nella piazza vi era una fon-tana che venne tolta, e fu sostituita da duevasche con degli sfioratori affinche la gentese ne potesse servire e che furono collocatesimmetricamente su i due lati della piazza. Ilnuovo Mattatoio si componeva di unacorsia per i bovini ed una per i suini,viera un ambiente per la conservazionedelle carni,due stallette e tre cortili peril deposito e osservazione degli anima-li prima di essere macellati, l’ufficio delveterinario e l’ufficio sanitario. Imacellai per essere ammessi doveva-

no fare richiesta al Comune. Il perso-nale era composto dal veterinario cheaveva la direzione e la sorveglianza edun custode inserviente che aveva lechiavi, puliva assisteva alla macellazio-ne. Gli animali, suini, bovini ed ovinivenivano macellati con una mazza diferro ed il dissanguamento, le carni deibovini prima di essere ammesse al con-sumo venivano timbrate con un timbrocircolare con la scritta Bue, Vacca,Vitello.Il Sindaco poteva permettere l’introduzionenel comune di carne macellata fresca, apezzi non inferiori ad un quarto di animale eche avessero il certificato di sanità non piu di24 ore dalla macellazione, e che l’animalefosse stato visitato ed accertato che fossesano, la macellatura fatta in un pubblicomattatoio. Era vietato l’ingresso ai bam-bini e alle donne che erano ammessesoltanto nel periodo in cui si macella-vano i maiali. Durante la macellazionei macellai che assistevano dovevanoindossare un “Blouse”.Era vietato fumare,fare chiasso: penauna multa. Il matta-toio era aperto dal 1°ottobre al 1° marzonei giorni lunedì,mercoledì, venerdì,sabato, dalle ore 6alle 12. Se uno deigiorni era festivo lamacellazione venivafatta il giorno prima. Ilmacello era aperto, ecce-zionalmente, nei giorni 15-16-17 set-tembre per preparare la “porchettaarrostita” per le feste patronali. Le tariffe erano L.5,00 per le vacche, vitelli evitelle con meno di un anno; L.2,00, manzi emanze con due anni di età; L.2,50, castratied agnelli primarecci; L.0,50, pecore, capree caproni; L.0.30, abacchi e capretti; L.0,15maiali e troie; L.1,00, per la sosta di ognicapo, al giorno. Nel 1911 il geometra comunale FavalliUgo presentò il progetto per la costru-zione di tre nuovi camerini e il riadat-tamento di uno da adibire per la sala-zione delle carni, per la distruzionedelle carni sequestrate, per il depositodi legna da ardere, per il deposito degliattrezzi, per la somma di L.11.000. Ilnuovo fabbricato fu costruito dirimpet-to all’ingresso del mattatoio, dalla partedello Scasato, dove vi erano le stalle dei civi-tonici, e parte del cortile a contatto con ilcamerino già esistente. Nel 1921 venne fattoun nuovo regolamento che non differiva dimolto dal primo, cambiavano i mesi di aper-tura: dal 12 settembre al 15 marzo e l’ora-rio dalle 7 alle 12 a settembre, dalle 7 alle 13nei mesi di ottobre e marzo, e veniva

aggiunto al personale un inserviente cheaveva il compito di tenere pulito il mattatoio.Cambiava anche la macellazione: gli anima-li venivano uccisi con la puntura del midolloed il dissanguamento. Negli anniCinquanta venne costruito il nuovomattatoio comunale per cui fu previstauna spesa iniziale di 40 milioni: 24 milioniper le opere in muratura, e 16 per le attrez-zature ed arredi. Il progetto fu redatto dal-l’ing. Francesco Meconi, la zona scelta fu lalocalità Fabrece, su un area di 8.480 mq. Ilcomplesso comprendeva la zona sanitaria edamministrativa, la zona tecnica, la zona deiservizi generali, laboratorio per le analisidelle carni, l’ufficio imposte di consumo, trestalle di sosta per il bestiame, un padiglioneper i suini e ovini, uno per i bovini, e tutti gliimpianti erano moderni. Si prevedeva inol-tre in seguito di aumentare due posti di mat-tazione con l’impianto di frigorifero e lacostruzione di un reparto per il bestiamesospetto, un forno per la carne che dopo gliesami fosse risultata infetta. L’opera doveva

essere finanziata dal Comuneattraverso un mutuo con il con-tributo dello Stato. Civita avevacirca dodicimila abitanti e sicontava che entro vent’annisarebbe arrivata a circa venti-mila, prospettando l’esportazio-ne di carne macellata verso lacapitale. Il vecchio mattatoioquindi era divenuto piccolo, nonc’era igiene ed era nel centrocittadino. Il nuovo aprì nel

1959. Era un piccolo gioiello e visi recavano quasi tutti i propietari di

macellerie della nostra provincia e dellaSabina. Venne assunto come custodeMancini Giovanni, quale veterinario, prima ildottor. Simoni, poi il dottor MecucciUmberto, che vi restò sino alla chiusura. Imacellai adetti alla macellazione eranosei: Angelelli Milvio, Mancini Giuseppe,Angelozzi Irdo, Federici Bruno,Rompietti Mario, Falchi Domenico, chevenivano pagati direttamente dai pro-prietari del bestiame macellato.All’inizio lavoravano soltanto in inverno poicon l’aumento del lavoro decisero di forma-re una squadra, si iscrissero all’artigianato,comperarono un furgone per trasportare econsegnare la carne macellata ai proprietari.Dopo la morte di Angelelli Milvio lasquadra incominciò a disperdersi.Inoltre, in quasi trent’anni, non fu fattoalcun ammodernamento all’impianto e,così, il mattatoi verso la fine degli anniOttanta fu chiuso. Ci fu, poi, la bellissima proposta della Legaambiente per traformarlo in “Citta dellaCultura” con spazi per attività come il teatro,concerti, esposizioni d’arte, convegni, saleprove e servizio ristoro, ma di fatto non sene fece nulla.

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di FrancescaPelinga

Il Mattatoio di Civita CastellanaIl lungo iter per la costruzione e le regole da rispettare per la macellazione

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IL MURO DI VIA DEL FORTE

...contina dal numero 77

(...quando il prefetto francese De Tournon,insieme agli artigiani civitonici, il capoma-stro Luigi Paolelli e il falegnameErmenegildo Pasquetti, si recano presso l’exconvento francescano di piazza Matteottiper...) compiere il sopralluogo dell’ex con-vento dei frati Conventuali in piazza di Prato,oggi piazza Giacomo Matteotti, soppresso echiuso dall’Ordine Provinciale Francescano il20 febbraio 1802 e oggi sede della CuriaVescovile della Diocesi di Civita Castellana.Come risulta da due lettere del 10 giugno1801 e 8 febbraio 1802, agli inizi del XIXsec., la vita del convento stava attraversan-do un periodo di notevoli difficoltà a causadella dominazione Francese, che avevarequisito tutte le proprietà con le relativerendite e ridotto in maniera considerevole lavita religiosa tanto che nel 1802, anno delladefinitiva soppressione, nel convento eranopresenti soltanto due religiosi.Abbandonato il convento dopo secoli di glo-riosa storia, nel volgere di pochi anni l’inte-ra struttura era ridotta in pessime condizio-ni, quando il governo francese in Roma,nella persona del prefetto De Tournon, deci-de di adibirlo a caserma della brigata di gen-darmeria della piazza di Civita Castellana,come attesta una lettera dello stesso prefet-to del 5 febbraio 1810 inviata alla consultagenerale di Parigi per l’approvazione delladelibera di spesa per le opere di restauro,allegando il preventivo approvato, redattodagli artigiani locali, capomastro LuigiPaolelli e il falegname ErmenegildoPasquetti: “………..noi sottoscritti LuigiPaolelli capomastro muratore edErmenegildo Pasquetti falegname, per ordi-ne del sig. Tenente Bodesco, comandante latenenza di gendarmeria di questa piazza, cisiamo portati sotto quest’oggi del correntemese di novembre 1810 nel convento di SanFrancesco posto su la pubblica piazza ove èalloggiata la brigata di gendarmeria, perriconosciere e periziare i lavori dà farsi indetto luogo, abbiamo riconosciuto e perizia-

to abbisogna delle seguentirestaurazioni con l’intelligenza delsudetto sig. tenente comandantequale era presente con noi….”Segue la descrizione dettagliatadelle opere edili, in particolare gliinterventi di apertura di nuoveporte e finestre, le opere di conso-lidamento statico e di rifinituragenerale: “……..per tre scale dàfarsi nel corridore nel secondoarco del convento larghe palmiuno e longhe palmi sei con slarga-mento di una fenestra per commo-dità di tirarvi e mettervi il fieno epaglia trà robba e fattura, scudi1,40………per murare l’antico

ingresso allo scoperto, ove esiste la cisternaconsistente in palmi sessanta di muro tràrobba e fattura, scudi 0,75……..per aperturadi due fenestre nella stalla della grossezza dimuro palmi quattro incontro alle altre fene-stre, arricciatura, incollatura con porre inopera due telari, scudi 2,40……”Segue una annotazione estremamenteimportante:”…per apertura di una porta nel-l’ultima stanza dell’appartamento dell’anticoguardiano del convento alta palmi otto elarga palmi quattro con due canne di stabi-litura, apertura di una fenestra, fattura delfrontone avanti il camino con imbiancaturadi due stanze à volta, scudi 7,00”.Considerando che la documentazione rinve-nuta non presenta alcun elaborato graficoallegato, in base alla descrizione dovrebbetrattarsi dell’attuale sala riunioni posta alprimo piano accanto alla cappellina internadella sede Vescovile. Continuando nella let-tura del preciso e minuzioso computo metri-co, ritroviamo elencate opere di tinteggiatu-ra, di risanamento igienico come la pulituradi tetti e grondaie, nonché del cortile inter-no; infine, opere di ferramenta e falegna-meria come la posa in opera di finestre,catenacci e serrature per le numerose porteinterne.Una interessante annotazione: nelcomputo redatto dai due artigiani locali èricorrente la dicitura “trà robba e fattura”,ad indicare l’attuale “fornitura e posa inopera dei materiali”, termine tecnico ricor-rente nella redazione dei computi metriciestimativi. La spesa totale delle opereammonta a scudi 141,00, sottoscritta daLuigi Paolelli, Ermenegildo Pasquetti e dalsindaco del tempo, il “Maire” Ugo Paglia.Allegato al preventivo troviamo la periziaper l’esecuzione delle opere in vetro per lefinestre dell’ex convento, redatta dall’arti-giano Vignanellese Bernardino Pacelli, indata 13 novembre 1810, per un importo discudi 3,80. I lavori stimati iniziano neldicembre del 1810 e si concludono nel mesedi maggio del 1811.Come consuetudine e prassi abituale, i lavo-

ri furono totalmente pagati dalla Comunità.Trascorrono pochi anni e a causa dei rivolgi-menti politici del tempo, nonché laRestaurazione del 1815, i francesi lascianoCivita Castellana e l’ex convento viene nuo-vamente abbandonato e lasciato al suodestino.Mentre erano in corso i lavori di ristruttura-zione dell’ex convento, nel 1810 viene defi-nitivamente chiuso l’antico “Albergo deiTre Re”, posto dirimpetto alla PortaBorgiana e i cui resti, seppur degradati, sipossono ancora oggi ammirare in tutta laloro bellezza. I proprietari nel 1816 chiedo-no allora al Capitolo della Cattedrale diavere in affitto alcuni locali del piano terra eprimo dell’ex convento di piazza Matteotti,prospettanti sull’attuale via XII Settembre,per adibirli a stazione di posta, ma questavolta con un titolo nuovo: la gloriosa locan-da Civitonica della “Croce Bianca”.Per capire come nasce questa antica locan-da fondamentale nella storia delle stazioni diposta dello Stato Pontificio e per capire ilrapporto con la vicenda oggetto della nostratrattazione, bisogna ripercorrere alcunetappe fondamentali della storiadell’”Albergo dei Tre Re”.Nel Comune di Civita Castellana, l’Albergodei Tre Re è posizionato nella zona Sud – Estdel pianoro tufaceo su cui sorge l’antico abi-tato della Città Falisca. Il pianoro, di formarettangolare e pianeggiante, è delimitato daprofondi canaloni scavati nel corso dei seco-li dal Rio Maggiore e dal Rio Filetto che con-fluiscono nel Fiume Treia. Lo stesso Albergoè posto alla confluenza tra il Rio Filetto e ilFiume Treia. Nel Vigente Catasto Edilizio edUrbano della Provincia di Viterbo l’opera inesame, attualmente inglobata all’interno distrutture produttive è censita al Foglio 31del Comune di Civita C., particelle n.59 e 19. Nel Catasto Gregoriano del 1819 non appa-re chiaramente individuato, ma risultaugualmente censito nelle varie proprietàfondiarie. Le vicende storiche e costruttivedell’Albergo dei Tre Re, devono essereinquadrate nell’ambito dell’evoluzione urba-nistica della via Flaminia e in generale nellacreazione a partire dal XVI sec., sia a CivitaCastellana che negli altri centri dello statopontificio, di stazioni di posta moderne edefficienti lungo le vie consolari per far fron-te ad un traffico di merci sempre più fre-quente da e verso Roma.Tra XVII e XVIII secolo, infatti, l’antica stra-da consolare Romana Flaminia, quale viaprivilegiata per l’accesso a Roma, vienedotata di numerose stazioni di scambio ePosta e le principali strutture collocate traTerni e Roma erano ubicate nei seguenticentri urbani………

continua sul prossimo numero...

La Locanda della Croce Bianca oggi

del Prof. Architetto Enea Cisbani

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Vorrei incontrarti fra 100 anni

Questa rubrica, purtroppo, non è moltofrequente, perché quello dei cento anni èdavvero un traguardo raro, quasi irrag-giungibile, se non per pochi fortunati, chesuscitano sempre meraviglia e curiosità! Uno di questi è il signor Franco Latini, natonell’ormai lontano 22 Gennaio 1911, aSenarico, frazione di Crognaleto, in provin-cia di Teramo. Nasce in una tipica famigliadi pastori abruzzesi, penultimo di cinquefigli, tre maschi e due femmine. Come suc-cedeva consuetudinariamente e comeavviene ancora anche oggi, anche semolto più raramente, durante il periodoinvernale, a causa dell’alta neve che copri-va i pascoli montani, scendevano in pia-nura, proprio nelle zone di CivitaCastellana. Certo, in un secolo di cose nesuccedono davvero tante. Vissuta la PrimaGuerra Mondiale, ancora troppo piccoloper poterla ricordare, viene chiamato allearmi e nel ’36 parte per la campagnad’Africa. Qualche anno dopo, è costretto acombattere nella Seconda GuerraMondiale. Proprio nel ’43, durante la spe-

dizione italiana in Grecia viene catturato einternato in un campo di concentramentoin Germania, e obbligato a lavorare forza-tamente in una fabbrica dove si produco-no eliche per elicotteri, destinati ai bom-bardamenti aerei. Degli ottocento prigio-nieri iniziali, alla liberazio-ne, avvenuta per mano deirussi nel 1945, erano rima-sti in soli centocinquanta,coloro che, grazie ad unfisico probabilmente piùrobusto, riuscirono asopravvivere alla fatica dellavoro forzato ed allo scor-so nutrimento. Finalmente di nuovo libero,torna a svolgere la sua ori-ginaria attività di pastore eal’età di quarantasei anni,nel 1957, si sposa conSilvina Fragassi, di qualcheanno più giovane di lui.Franco, per formare la suanuova famiglia, decide di

stabilirsi definitivamente in quel di CivitaCastellana e da questo matrimonio nasco-no tre figli maschi: Giuliano, Bruno eGiovanni. Ma nel 1967 è costretto ad inter-rompere la sua attività di pastore. Dopoessere investito da un’auto, infatti, perdela funzionalità di una gamba, rimanendoinvalido. Inizia a trascorrere, così, le suegiornate dedicandosi alla cura dell’orto, lìnei dintorni della sua casa, mentre suamoglie lavora come aiuto cuoca nel risto-rante “Le quattro ruote”, a Sassacci, ormaichiuso da anni. Oggi Franco, purtroppo, sisposta sulla sedia a rotelle ed ha pochimomenti di lucidità, ma ama molto man-giare, e di tutto, e si ricorda perfettamen-te tutte le tabelline a memoria. Nel 2007ha festeggiato, insieme a sua moglie,anche un altro traguardo molto importan-te: cinquanta anni di matrimonio, cosache, poiché non si era sposato giovanissi-mo, temeva di non riuscire mai a raggiun-gere. E quest’anno, insieme a Silvina, checontinua ad accudirlo con tanto amore, aifigli ed ai suoi sei nipoti, Marco, Andrea,Benedetta, Francesca e Elisabetta, hapotuto spegnere queste cento candeline!Tanti auguri Franco!

Ermelinda Benedetti

Franco Latini

Franco Latini e la moglie, Silvina Fragassi, da giovani

Franco Latini oggi, all’età di 100 anni

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La figura di King Oliver, ilpiù autentico dei vecchi redi New Orleans, esce dallaleggenda per inserirsi nelracconto mitologico di unapiccola cerchia di numi delJazz, c’è in lui la compas-sata dignità di un genti-luomo inglese, tanto piùevidente se si pone incontrasto con musicisticome Jelly Roll Morton eBuddy Bolden. Eppure JoeJoseph Oliver nasce inquello stesso anno 1885nel quale ha visto la luceJelly Roll Morton e vive esuona nelle stesse case dipiacere della vecchia cittànegra, salvo una breve parentesi costituitada un palazzo di bianchi dove lavora comemaggiordomo cosa questa che, a ben vede-re, non contrasta del tutto con la sua digni-tosa fisionomia di musicista Jazz senza sor-riso e con il volto reso più torvo da una col-tellata all’orecchio sinistro ricevuta da unbandito nel corso di una banale rissa. JoeOliver è un uomo corpulento dalla faccia tri-ste, alla fine della sua carriera lavora comeinserviente in una sala da biliardo aSavannah dove una sera, raccogliendo lebiglie, canticchia un noto motivo; un belBlues Joe, gli dice un giovane giocatorementre è intento a ripassare la sua steccacon il gesso, l’ho scritto io risponde l’inser-viente. Lo so e io sono Napoleone, aggiungeil giocatore, la prossima volta ci racconteraiche la canzone che stiamo ascoltando daquel Juke-Box l’hai scritta pure tu; nella salada biliardo si mettono tutti a ridere, il moti-vo che ascoltano è: Sugarfoot Stomp esuona l’orchestra di Benny Goodman; certa-mente risponde il vecchio Joe, il motivo èproprio mio, però l’avevo intitolato:Dippermouth Blues, ma altri gli hanno cam-biato il titolo. Raccontaci qualcos’altro PapaJoe insiste il giovane avventore dando digomito ad un amico, il vecchio musicistasussurra: Papa Joe, era proprio così che michiamava Louis. Louis chi? E’ la domandache viene spontanea. Louis Armstrongnaturalmente, era mio allievo; tutti si miseroa ridere, ma Papa Joe diceva la verità, eglimorirà in quella stessa Savannah pochi gior-ni dopo, al suo funerale partecipano moltis-simi musicisti. Joe Oliver non fu soltanto ilMaestro per Louis Armstrong, ma anche ilsuo migliore amico, si erano incontrati a NewOrleans nel 1914 e quando Papa Joe fuchiamato a Chicago nel 1918, LouisArmstrong prese il suo posto e fu un suc-cesso immediato, egli mise in pratica quello

che Oliver gli aveva insegnato suonandoesattamente come aveva sentito suonare ilsuo idolo. Per il suo pupillo Joe Oliver prova-va una affettuosa ammirazione e anche unpò d’invidia e, l’una e l’altra, furono la pro-babile causa delle lacrime che gli spuntaro-no fra le ciglia allorquando, una sera del1928, vestito con eleganza per lui inconsue-ta e con aria apparentemente felice, andò adascoltarlo al Savoy di Chicago, come ebbemodo di ricordare lo stesso Louis Armstrongalcuni anni dopo.L’aspetto fisico di Joe King Oliver era davve-ro imponente e davanti alla sua orchestrafaceva un figurone, sembrò sempre più vec-chio di quanto non fosse, era già Papa Joequando non aveva che quarant’anni, maKing Oliver non fu soltanto un personaggio,fu anche un eccellente musicista, fu il primore del Jazz la cui fama resistette per varianni, un cornettista il cui valore è documen-tato dalle sue molte incisioni. Cominciò lasua carriera suonando per le strade di NewOrleans, nelle sale da ballo e, naturalmentenei locali di Storyville e, l’ultima orchestrinache lo ebbe fra i suoi ranghi, prima che emi-grasse a Chicago, fu quella di Kid Ory. LaOriginal Creole Jazz Band che King Oliverriunisce a Chicago nel 1920, è probabilmen-te la prima grossa orchestra Jazz che mettein evidenza chiari segni di maturità, infatti, laOriginal Dixieland Jazz Band formata damusicisti bianchi, nel 1917 ha già inciso iprimi dischi di tutta la Storia del Jazz e JellyRoll Morton batte la stessa strada, ma èsenza dubbio King Oliver a dare il via conquel complesso che negli anni successiviospiterà anche Louis Armstrong comeseconda tromba, Lil Hardin Armstrong al pia-noforte e Johnny Dodds al clarinetto. Ilsuono è quello autentico di New Orleans,tutti i musicisti improvvisano individualmen-te rimanendo, ciononostante legati salda-

mente agli altri, unatrovata questa cheforse ha una sua preci-sa motivazione stante ilfatto che Oliver soffrecon i denti al punto cheil solo spingere l’imboc-catura della trombacontro le labbra gli pro-cura dolori lancinanti e,da qui, la necessità dipoter disporre di unaseconda tromba capacedi sostituirsi a lui quan-do necessita. Ma cheKing Oliver suonasse ono all’appassionatopoco importa, quelloche più conta è il suono

della sua orchestra e la fitta trama del suotessuto musicale che rimane ferma neltempo; è questo il più compiuto esempiodello stile New Orleans.Tuttavia l’epoca d’oro di KIng Oliver duròpoco e,dopo alcune brevi tournèe e l’incisio-ne di alcuni importanti dischi, l’ormai famo-so capo orchestra perdette alcuni dei suoimigliori solisti, prima i fratelli Johnny e BabyDodds, subito dopo Louis Armstrong e lasua fresca sposa Lil Hardin.Dopo di allora, nonostante i molti sforzi com-piuti, non riuscì più a riunire una formazioneche potesse competere con quella che loaveva fatto acclamare a Chicago; per alcunianni dovette adattarsi a suonare alle altruidipendenze e, segnatamente, nella forma-zione di Dave Peyton che nel corso di unaserata al Plantation Cafè presentò Olivercome il più grande cornettista Jazz delmondo. La cronaca della vita errabonda cheOliver condusse negli anni successivi al 1931è drammatica, attorniato da musicisti diquart’ordine girò per qualche anno per il SudOvest e il Sud degli Stati Uniti accettandoqualunque scrittura gli venisse offerta; ma iveri irreparabili guai cominciarono quandoOliver, che era affetto da una grave forma dipiorrea, perdette tutti i denti. Non potendopiù suonare, dovette ingegnarsi in millemodo per sopravvivere, ormai abbandonatoda tutti aprì, con poca fortuna, una rivendi-ta di frutta e da ultimo trovò un posto comeuomo di fatica nella già ricordata sala dabiliardo; King Oliver morì il 10 aprile 1938 inseguito a una emorragia celebrale, la sorellautilizzò i soldi che aveva messo da parte perpagare l’affitto, per far trasportare la salmaa New York e darle sepoltura nel Bronx, pur-troppo però quei pochi dollari non furonosufficienti per mettere una lapide sulla suatomba.

Riccardo Consoli

Campo de’ fiori 37

Parleremo in questonuovo nostro incontrodei gioielli che accom-pagnano gli sposi pertutta la vita matrimo-niale, mi riferisco aidoni di fidanzamento ealle fedi che indossatenel giorno del si sug-gelleranno il nuovo

cammino religioso e civile della coppia.Ma qual è la storia dell’anello, gioiello cosìimportante?Facciamo una piccola passeggiata attraver-so le pagine della storia.Durante l’epoca del bronzo, l’anello eracostituito da un semplicissimo cerchiettoche a volte poteva essere ritorto o a spira-le.Dobbiamo l’uso del castone alla civiltà cre-tese-micenea che adottò inizialmentecastoni in pietra o mobili, poi interamentein metallo, a forma ellissoidale, con incisio-ni di particolare finezza rappresentantiscene di caccia e riti religiosi.Nella Grecia classica l’anello ritorna sempli-ce, in oro, argento e bronzo, il castone èpiccolo e porta incisa una piccola e solita-ria figura; durante l’epoca ellenistica, inve-ce, il castone acquista maggiore importan-za, così come il cerchio che comincerà adessere lavorato.Gli anelli Etruschi sono caratteristici per ilcastone mobile, generalmente in corniola,con la caratteristica forma a scarabeo.Nell’arte Romana, l’anello assume le formee le decorazioni più varie: dalla gemmaliscia o incisa incastonata nel cerchio, alcastone lavorato in metallo fino alla mone-ta inserita al posto di quest’ultimo.Particolare attenzione, poi, venne rivolta alcerchio, anche privo di castone, sempre più

massiccio, con torni-ture e trafori.Caratteristici gli anelliritrovati (in granquantità) a Pompei,con incastonata unapiccola chiave.Durante il Medioevo,le forme degli anellitendevano ad imitare

le forme degli anelli antichi.Nel Rinascimento vennero prodotti tantissi-mi anelli con forme classiche, nel XVI seco-lo gli anelli vengono lavorati a cesello, conornamenti di fiori, putti e foglie.Tipiche di questo periodo sono le incrosta-zioni d’oro su pietre preziose (tipiche quel-le del Cellini).Nel XVII secolo compaiono i famosi anelli

di Letizia Chilelli

“a giardino”, simili a piccole aiuole di fiori efoglie, mentre nel XVIII secolo, l’anelloassume una forma ovoidale, lunga comeuna falange di un dito.Dopo la Rivoluzione Francese gli anellisono generalmente a soggetto patriottico,mentre in età Napoleonica raggiunge gran-de diffusione e finezza di incisione il cam-meo.Nel secolo XIX, si ritorna agli anelli di imi-tazione degli stili antichi, dall’egizio algreco.In epoca moderna l’uso di nuovi materialiporta anche nell’oreficeria, almeno negliesempi migliori, a quella semplificazioneformale e a quel rigore stilistico caratteri-stici dell’età contemporanea.Da ricordare poi che grazie al ConcilioVaticano II si è ottenuta lasignificazione misticadel rito dell’anellonuziale,benedettodal celebrante,che viene scam-biato fra glisposi durante ilmatrimonio.

Prima però delloscambio delle fedi, c’èun altro anello importan-tissimo nella vita della donna:L’anello di fidanzamento che è il primovero pegno d’amore che sottolinea la pro-messa di matrimonio che il fidanzato fa allapropria donna.In genere, anzi sarebbe consigliabile,donare un gioiello di famiglia che simbo-leggia accoglienza e affetto.Spesso, però, è il fidanzato che recandosiin gioielleria, acquisterà appunto l’anellorigorosamente con diamanti in oro o in pla-tino. Se si opta per questa scelta è peròconsigliabile scegliere più di un modello (lascelta spesso ricade sul solitario, un dia-mante con taglio brillante fermato da graf-fe che accendono ancora di più la lumino-sità della pietra), successivamente il futuromarito, porterà la sua futura sposa a sce-gliere l’anello che più le piace tra le scelteche lui ha fatto (purtroppo, parlo per i piùromantici e attenti alle tradizioni, sonopochissimi gli uomini che ancora compionoil gesto del dono dell’anello durante la pre-sentazione ai genitori!!).La fidanzata se vuole, ma non è obbligato-rio potrà a sua volta regalare un oggettoprezioso al suo futuro sposo.Parliamo ora del simbolo per eccellenzadell’amore e dell’unione: Le fedi.La tradizione vuole che le fedi vengano

scelte dai due sposi, anche se a pagarlesarà lo sposo.Si sceglieranno, sempre secondo la tradi-zione, lisce sottili ed in oro giallo, ma èsempre più usuale anche acquistarle in orobianco o in platino, ultima moda di questitempi, anche se risalente all’epoca medie-vale, è l’incastonatura di un diamante alcentro della vera della sposa; la cosa checomunque non dovrà mai mancare quandosi sceglieranno le fedi, sarà il nome deglisposi e la data delle nozze incisi all’interno,tradizione questa, risalente al Settecento.I modelli più classici e più venduti sono:-la francesina tonda e sottile -la fede tradizionale -la fede mantovana a fascia larga e ad arcoribassato -la fede piattaLe fedi verranno portate in Chiesa o inComune dallo sposo.

Ricordo poi che la fede va portata rigoro-samente all’anulare sinistro, una vecchiatradizione narra infatti che proprio que-sto dito è “legato” direttamente alcuore tramite una arteria.

Per concludere il nostro discorso credosia opportuno parlare anche del cusci-netto porta fedi che verrà usato appuntonel fatidico momento dello scambio deglianelli.Il cuscinetto verrà confezionato conlo stesso tessuto usato per l’abito da sposae verrà bordato con del pizzo, le formepotranno essere svariate: dal classico ret-tangolo, al quadrato, dalla figura tonda allaforma a cuore..Per il matrimonio civile potranno ancheessere “azzardati” cuscinetti in lana con glistessi colori del bouquet della sposa oanche il classico cuscino in velluto.Il cuscino verrà affidato al testimone chepoi lo darà al Sacerdote per la benedizioneo se la sposa lo ha scelto, all’eventualepaggetto che la precederà nel corteonuziale.

(Bibliografia e fonti: Enciclopedia Universale FabbriEditori, siti Internet).

L’angolo del Bon Ton

L anello di fidanzamento e la fede nunziale

I gioielli “della vita”

Campo de’ fiori38

LA CONTRATTURA MUSCOLAREUn classico che si incontra quasi tutti i giorni a studio...

La contrattura è lameno grave tra lelesioni muscolari acute,in quanto non si halesione delle fibremuscolari, consiste inuna contrazione invo-lontaria, insistente edolorosa di uno o piùmuscoli scheletrici. Ilmuscolo coinvolto sipresenta rigido e l’iper-tonia delle fibre mus-

colari è apprezzabile al tatto.

La contrattura è di per sé un atto difensi-vo che insorge quando il tessuto muscola-re viene sollecitato oltre il suo limite disopportazione fisiologico. L’eccessivo cari-co innesca un meccanismo di difesa cheporta il muscolo a contrarsi. Le cause pre-disponenti possono essere di natura mec-canica e/o metabolica ma non sono stateancora definite con chiarezza. Ciò che si saè che sono in qualche modo correlate aiseguenti fattori:mancanza di riscaldamento generale especificopreparazione fisica non idonea sollecitazioni eccessive, movimenti bruschie violenti problemi articolari, squilibri posturali emuscolari, mancanza di coordinazione

I sintomi Il soggetto colpito dauna contrattura avverteun dolore modesto ediffuso lungo l’areamuscolare interessata.L’ipertonia viene perce-pita piuttosto chiara-mente e la personalamenta una mancanzadi elasticità del muscolodurante i movimenti. Lapalpazione consente diapprezzare la durezzadel tono muscolare e dievocare dolore soprat-tutto in alcuni punti(trigger point attivi). Il dolore è tollerabile enon impedisce il prose-guimento dell’attività sportiva. Tuttavia perallontanare il rischio di complicazioni èbene sospendere immediatamente l’alle-namento o la competizione.

Cosa fare:Anche in questo caso il riposo è la terapiapiù efficace. Per guarire da una contrattu-ra normalmente sono sufficienti 3-7 giornidi stop, che potrebbero diventare molti dipiù se non si rispettano i giusti tempi direcupero. Inutile e controproducente con-tinuare a svolgere le attività sportive che

evocano fastidio o dolo-re alla zona interessata.Per accelerare il recupe-ro sono utili tutte quel-le attività che consento-no di allungare lamuscolatura e di favori-re l’afflusso di sangue aimuscoli.L’ideale sarebbe asso-ciare anche un mas-saggio decontratturan-te al termine dell’attivitàin modo da allentare letensioni muscolari edottenere benefici anchea livello antalgicoSicuramente utili, ma dautilizzare solo nei casipiù gravi e sotto con-

trollo medico, sono i farmaci antinfiam-matori (FANS) e miorilassanti che con laloro azione contribuiscono a distendere lamuscolatura.Tra le terapie fisiche utili per accelerare itempi di recupero ricordiamo, l’elettrote-rapia, la ionoforesi e l’ipertermia.Se la sintomatologia non scompare dopo10 giorni di trattamento conservativo(riposo), è bene sottoporsi ad ecografiaper accertarsi che non vi siano lesionimuscolari ben più gravi o che il dolore nonsia la conseguenza di un altro problema.

del Dottor Patrizio Lazzarinifisioterapista

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Campo de’ fiori 39

La storia della Previdenza Sociale in Italiaquarta parte

Prima di ritornare aparlare di previden-za voglio concluderee sintetizzare ildiscorso dell’assi-stenza sanitaria:mentre l’INAMassisteva solo i lavo-ratori dipendenti delsettore privato e le

loro famiglie, l’SSN istituito con la legge833 del 1978 ed ancora in essere,(Servizio Sanitario Nazionale) forni-sce assistenza sanitaria a tutti i cittadiniitaliani, compresi anche quelli dell’Unione Europea che si trovano in Italia,senza distinzione di categoria lavorativa, disesso, di condizione economica, di religio-ne, di opinione, di appartenenza politica, oquant’altro. L’SSN pone una sola condi-zione per fornire i suoi servizi di assisten-za: essere cittadini dell’UE.Si potrebbe dire che in campo sanitario siè scelta la filosofia inglese di LordBeveridgeI politici del dopo guerra capirono congrande intelligenza e lungimiranza, proba-bilmente con accordo tacito fra maggio-ranza ed opposizione che le istituzioni pre-videnziali ed assistenziali, migliorate pro-gressivamente durante il ventennio ( alcu-ne create di sana pianta dal fascismo, altremigliorate ma non create ) non andavanotutte abolite. Infatti si decise di nonsmantellare: l’INPS, l’INAIL, l’INAM,l’ONMI ed ENAOLI, queste due ultimecreate nel ventennio.(ho citato solo le piùsignificative dal punto di vista del welfare)

Negli anni successivi la seconda guerramondiale, l’INPS ha visto sempre, pro-gressivamente aumentare le sue respon-sabilità e gestioni previdenziali ma quandonacque, gli fu data la responsabilità previ-denziale, sempre per i lavoratori dipen-denti del settore privato, solamente dellavecchiaia, invalidità e maternità. E’ da sottolineare che per maternità siintendeva tutta quella procedura finalizza-ta al pagamento dell’indennità economica,alle donne che erano costrette a lasciare illavoro per la nascita e lo svezzamento delnascituro. L’assistenza sanitaria e psicolo-gica alle stesse, compresi i loro bambini intenera età, era invece demandata ad unaltro ente denominato ONMI (OperaNazionale Maternità ed infanzia)creato 8 anni prima, con legge10/12/1925 N° 2277 ); questo ente, restòin piedi fino al 1975, fino a quando lalegge N° 698 del 23 /12 /1975 ne decretòinesorabilmente la fine; dopodiché rimase

in piedi per ben altri due annifino a quando sue le compe-tenze vennero affidate acomuni e regioni.Se ricordo bene, un ambulato-rio medico assistenzialedell’ONMI di Civita Castellana,era ubicato in via VincenzoFerretti, accanto al cinemaFlaminio, esattamente nelpalazzo dell’ ospedale vecchiodove attualmente si trova l’in-segna dell’ AVIS.Come si evince dal titolo diquesto articolo a puntate,avrei dovuto trattare solo la storia dellaprevidenza del lavoro privato italiano;dopo però, effettuato le prime ricerche, misono reso conto che la previdenza e l’assi-stenza sono strettamente correlate.Non posso non citare un altro importanteente, creato per prestare la prima assi-stenza economica e sanitaria alle personeche si trovavano, per una ragione o perl’altra, in stato di indigenza; nonostante losforzo dei vari governi, volto a migliorarele condizioni dello stato sociale iniziato nelXIX° secolo, purtroppo allo scoppio dellaseconda guerra mondiale, gli indigentierano ancora troppi in Italia.Verso la seconda metà degli anni trenta, siera creata una situazione paradossale; ilavoratori sia pubblici che privati avevanoraggiunto un livello assistenziale e previ-denziale abbastanza accettabile, tramitel’esercizio degli enti sopra citati; nessunoaveva però pensato ad assistere istituzio-nalmente quei cittadini che non avendo unlavoro o impediti ad averlo per motivi disalute, si trovavano nella condizione diindigenza.Questi cittadini erano completa-mente esclusi dal sistema previdenziale edassistenziale il quale invece assicuravatutti i lavoratori.Fino al 1937, sia lo stato liberale che quel-lo fascista non si erano impegnati moltoper risolvere questo problema che attana-gliava tante famiglie.Questo buco sociale, come qualcuno lochiamò, fu colmato dalla legge03/06/1937 N°847 che istituì ufficialmenteun ente chiamato ECA (Ente Comunaledi assistenza).Nel contempo la stessa legge abolì inmodo perentorio, le congregazioni di cari-tà di stampo ottocentesco, allora ancoraoperanti nei comuni. Queste organizzazio-ni, anche se potevano fare solo la carità,erano comunque, le uniche a dare sollievo,con carenza di regole scritte, ai poveri cit-tadini indigenti.Con l’istituzione dell’ ECA furono le ammi-

nistrazioni comunali ad essereresponsabili nell’alleviare levarie difficoltà di questi cittadi-ni. Il segretario comunale,insieme ad altre persone facen-ti parte dell’amministrazione incarica e nominate dal sindaco (o podestà fino al 25 luglio 1943) operavano istituzionalmentein tal senso.In termini generali, l’ ECA for-niva assistenza in natura, conpacchi alimentari e vestiarinonché sussidi in denaro epagamenti di rette ospedaliere.

Ed infine debbo anche citare un altroimportantissimo ente assistenziale che haalleviato la fanciullezza e parte della gio-ventù di tanti orfani di lavoratori italiani: l’ENAOLI (Ente Nazionale AssistenzaOrfani Lavoratori Italiani). Questo ente nacque a seguito delle dispo-sizioni dettate dalla legge N° 987 del27/06/1941. Esso aveva la responsabilitàverso tutti i figli dei lavoratori rimasti orfa-ni, per i quali, doveva provvedere istituzio-nalmente alla educazione morale e civilenonché all’istruzione professionale.L’ ENAOLI come l’ INPS e l’ INAM, aveva lasua sede in tutte le provincie italiane.A Viterbo, questa sede era ubicata in viaMarconi nel palazzo accanto quello dellaBanca d’Italia.L’ ENAOLI metteva a disposizione ancheconvitti, dove i ragazzi rimasti orfani, veni-vano educati, istruiti e forniti di vitto edalloggio, in modo completamente gratuito.Questi convitti erano ubicati in tutte leprovincie italiane; essi erano gestiti diret-tamente dall’ente; laddove non era pre-sente un convitto di proprietà dell’ente, iragazzi assistiti, venivano assegnati adaltri convitti che nella maggior parte eranogestiti da ordini religiosi, in questo casoera sempre l’ ENAOLI che pagava tutta laretta di vitto e alloggio nonché il materia-le didattico, compresi i libri di testo neces-sari per gli studi fino al 18° anno di età.Il convitto della provincia di Viterbo dove l’ENAOLI mandava i suoi ragazzi assistiti,era ubicato al quartiere Cappuccini gestitodai padri Giuseppini di San LeonardoMurialdo.La fine dell’ ENAOLI fu poi decretatadalla legge N° 641 del 20/10/1978 ; lesue competenze e funzioni vennero affida-te e spalmate su tre enti differenti: i comu-ni per l’assistenza di prima necessità, l’INPS per l’erogazione di assegni econo-mici, l’ SSN per l’assistenza sanitaria.

…..continua con la quinta parte ……

di Arnaldo [email protected]

40 Campo de’ fiori

Vi proponiamo anche questo mese una pagina tratta dal famoso informatore civitonicodell’epoca, precisamente la rubrica dal titolo “Strapaese”, con racconti molto sarcastici e diver-

tenti di un tempo che non c’è più...non ce ne vogliano i nostri antenati! Buona lettura e buon divertimento!

1954

Campo de’ fiori 41

FULLMETAL ALCHEMIST di Hiromu Arakawa edito da Panini Comics – 24 volumi, in corso

Appassionante e diver-tente. Il fulcro dellastoria è rappresentatodalla morte dellamadre dei due prota-gonisti, Edward eAlphonse Elric, che ten-tano invano di riportalain vitaattraversol’alchimia,con conse-g u e n z e

devastanti sui loro corpi. Latrama è ben congegnata e benequilibrata, mettendo nei puntigiusti siparietti comico-demen-ziali al fine di sdrammatizzaremomenti di forte pathos, comeda consuetudine nella “scuola”giapponese. Tutti i personaggi sono carat-terizzati in maniera magistrale, anchequelli secondari hanno un ruolo ben preci-so all’interno della trama, grazie ancheall’uso del flashback che gli imprime una

notevole connotazione psicologica. Lo svi-luppo narrativo è privo di incongruenze eriesce a mantenere alta l’attenzione dellettore, sciogliendo pian piano tutti i nodi ocambiando improvvisamente le carte intavola. La struttura delle tavole è ottima-mente realizzata, non essendo mai confu-sionaria, ma ne esalta sia per le scene d’a-

zione che per i momenti diriflessione. Certo, nonsiamo di fronte a unfumetto che porta in altospunti filosofici né usa dia-loghi sublimi… è però unmanga d’azione che sidiscosta di molto dai cano-ni tipici di un qualsiasiclone di Dragon Ball,lasciando perdere tornei emosse speciali a favore di

una trama appassionante, realizzata e por-tata avanti con la giusta cura e dedizione.

Lascio l’indirizzo del mio blog:http://danielevessella.blogspot.com/

di Daniele Vessella

La storia di due

giovani orfani

che tentano di

riportare in vita

la propria

madre

“Il Fumetto”LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA

Maria Teresa VanchieriOttanta anni vissuti tra i più deboli e bisognosi

Maria Teresa Vanchieri, chi non la ricorda? La conoscono in tanti, donne e uomini, perché Maria Teresaha seguito molte giovani famiglie e dato consigli a molte mamme che frequentavano il con-sultorio famigliare dagli anni 60 sino alle soglie del 2000.M. Teresa ha vissuto per oltre 40 anni nella nostra cittadina, lavorando come assistente sociale conefficienza e professionalità, ma erano soprattutto le qualità umane che emergevano nel modo di lavorare edi rapportarsi con chiunque: ascoltava e accoglieva tutti, indistintamente, con spirito fraterno. Numerosinostri concittadini, bisognosi di aiuto concreto, di sostegno morale, o semplicemente, di essere ascoltati e compresi, si rivolgevano a leie si sentivano circondati di affetto e di rispetto; molti di essi venivano aiutati a recuperare la loro dignità. Si impegnava con tutti e pertutti, senza badare a differenze etniche, religiose e di estrazione sociale. In quanti l’hanno conosciuta e’ rimasto impresso, oltreciò che ha fatto il “come” lo ha fatto: vivere come se l’umanità fosse una grande famiglia, dove capirsi ed aiutarsi reci-procamente, in modo semplice e riservato, solidale e fraterno. A questo proposito vorrei aggiungere delle testimonianze: “Sì laricordo benissimo, dice Elsa. Quando doveva nascere mio figlio, nell’83, frequentavo il consultorio per le visite ginecologiche ed anda-vo sempre un po’ timorosa, ma la sua accoglienza cordiale e rassicurante riusciva a tranquillizzarmi. “Sì, davvero, per me è stato lostesso, conferma Elvira, mi ha aiutato a crescere i miei tre figli. “L’assistente sanitaria dell’ONMI? Vuoi sapere se la conosco?, rispondeGianna. Tutti i giorni, a gruppetti, io ed altre mamme, giovani mogli, mie amiche, andavamo a parlare con lei, a chiedere consigli per iproblemi adolescenziali dei nostri figli, per i rapporti di coppia: lei, né moglie, né madre, ci ascoltava con attenzione. Con cuore dimadre.Ricordarla oggi nel suo ottantesimo compleanno, è testimoniare che e’ possibile vivere la fratellanza all’interno della famiglia umana. Perquesto sabato 12 febbraio 2011 è stato organizzato dal Movimento Umanità Nuova con il Patrocinio del Comune di CivitaCastellana, il Convegno: “LE RAGIONI DELL’AGIRE UMANO” Obiettivi di reciprocità, con la partecipazione di MariaTeresa Vanchieri. Il Convegno ha voluto offrire spunti di riflessione sulle ragioni più profonde dell’agire umano e sullediverse problematiche legate all’immigrazione, guardando in particolare a quella parte di umanità che ha lasciato la propria terraper i motivi più vari, e che ha scelto la nostra cittadina per migliorare le proprie condizioni di vita.L’intento degli organizzatori è di cercare le strategie per instaurare rapporti positivi che favoriscano l’integrazione in un mondo che sem-pre più si colora di etnie diverse.

Auguri Maria Teresa! I tuoi amici di Civita Castellana ti abbracciano con riconoscenza

Campo de’ fiori42

L angolo del

Dedicata a Civita Castellana

A Civita la voglio dedicareper meglio farla conoscere ed amare.

Se a volte la vedi grande e freddaè perché vanno tutti di fretta.

Ma se la guardi con gli occhi da turistanoti bellezze sfuggite alla tua vista.

Vedi disegni, colori e sfumaturee i monumenti in tutte le sue angolature.

Un giorno io lo feci veramentee vedevo diversa anche la gente.

Assaporavo il camminare nelle viee scrutandole le sentivo più mie.

Dinanzi al Forte mi trovailo vidi poderoso più che mai.

Poi mi chiesi: “Ma dentro come sarà?”Ed entrai presa da tanta curiosità.

In un altro mondo mi trovai,tanta bellezza non pensavo mai!

Ma quanti noi che siamo quasanno di possedere tanta beltà?

Al civitonico allora io dico:amiamola come fosse il miglior amico.Guardiamola con gli occhi dell’amoree teniamola stretta al nostro cuore.

Curiamola con lealtà e tanto affettodandogli cura, fedeltà e rispetto

e lei di sicuro grata ci saràdonandoci i ricordi di tanto tempo fa.

Maria Antonietta Dobboloni

Vita

Vita!,mia speranza!Mia illusione!

Mia gioia!Mio incanto!Mia lusinga!

Amara catena di giorni!Monotono trascorrere d’ore!

Oceano di sogni!Voglia immensa di vivere!

1961

La notte

O silenziosa notteIl mondo stanco

CulliNella tua quiete,e ogni affanno!

SperdiNell’infinita pace!

1966

Conquista della luna

Muta luna,terrestri orme audaci

han vinto il tuo misterorompendo la tua pace siderale.

Lento, con piede felpatoArmstrong è allunato

E Aldrin e Collins.Sei nostra!

Ora il tuo chiaroreÈ a noi familiare.

1969

Loreto Terra

Vi riproponiamo qui di seguito,anche alcune poesie di unanostra vecchia conoscenza,Loreto Terra, pervenuteciin redazione grazie al figlioMario. Loreto, abbruzzese,fortemente legato alla suaterra, è stato già recensitosulle pagine della nostrarivista da Barbara Pastorelli.

RICETTA SALUTARE

Lessi facioli dentr’a pignatello,ce metta a gallegia’ l’ojo de mola,cipolla fina fina ‘no gnummello,

acete, pepe, sale. Ce se scolaun litro rosso… mejo si è Brunelloche quanno arriva giù t’ariconzola.

A la fine farà, nun sarà bello,quattro scurregge e và come ‘na viola.

DIFFERENZE

- Chi, mi’ marito a letto? E’ un gran campione!

La sera cena e va a dormi’ a le nove.Co’ la scusa che adesso sta in penzione

pe’ dodici ore piene nun se move.

Ricordo Checco, primo amante mio,che m’è morto cascanno in bicicletta…

… eh che nottate, lo sa solo Dio!Nun c’era tempo pe’ ‘na pennichetta! -

Ernesto Zuppante

Qui sotto, invece, le poesie di un altronostro conoscente, già intervistato daErmelinda Benedetti, il poeta dialetta-le di Orte, Ernesto Zuppante.

Una deliziosa poesia, recapitataci in reda-zione dal nostro collaboratore AlessandroSoli, dedicata alla nostra splendida citta-dina, dalla signora Maria Antoniet-ta Dobboloni.

Campo de’ fiori 43

- Marito Caro, marito tristo,

quando sei morto tu, sia lodato Gesù Cristo

- Cassa e cantina, una sola manina

- Ogni ombelico ha una panza,

ogni paese ha un’usanza

- Fa del male e pensaci,

fa del bene e scordati

- Chi non sa fa, non sa neanche comanda’

- Chi ha le comodità e non se ne serve,

non trova confessore che l’asolve

- L’arancio, alla mattina è oro,

a mezzogiorno argento, alla sera piombo

QQuaiò

RRagnetto

Recchia

Roscietto

Ruzzo

Raggio

Roscio

SSpaccatroni

Spano’

Scienza

Smonicato

Sartamacchio’

Sandala

Spillo’

Stiraquatri’

Strascinatacchi

Sartarello

Segatore

Sardo’

Strido’

Spadino

Spazzina

Sparapà

Suterino

Signorino

TTribuna

Topo

Topetta

Turabuci

Tacchio’

Tirasu’

Trotto’

Tarano

Ticchetettocche

VVipera

ZZampaletta

Saggezza popolareby

Termina qui l’elenco dei

soprannomi fabrichesi, e ringraziamo ancora il nostro lettore.

Attendiamo altre curiosità locali...

Da Fabrica di Roma con amore....

Nel cuore

Ad un anno dalla sua scomparsa, un pensiero

in ricordo della cara Laura Sorge,deceduta il 6 Febbraio 2010, alla giovane età di 36 anni.

I tuoi cari ti portano sempre nel cuore

44 Campo de’ fiori

Arrivederci don Dome’...

Viviamo distrattamente la vita di tutti igiorni e, spesso, tutto ciò che ci gira intor-no ci sembra immutato, eterno. Il sole, laluna, il cielo, le stelle, i monti, il mare, glialberi persino le case e le strade ci sem-brano sempre li stessi e seppur ci fosse unminimo cambiamento, subito ci abituiamo.Solo ad un cambiamento non possiamonon far caso, solo ad un avvenimento, ilpiù delle volte, non riusciamo ad abituarci:la scomparsa di una persona a noi la cara,quella con la quale condividevamo i nostrigiorni, tutti o parte di essi, quella allaquale volevamo bene o ci eravamo tutta-via affezionati, inevitabilmente.Per noi della comunità di Corchiano, manon solo, perché le persone che lo cono-scevano erano davvero tante, questomomento di perdita e di vuoto è arrivato

con la scomparsa di don DomenicoAnselmi. Lo sapevamo tutti che prima opoi sarebbe successo, e lo sapeva anchelui, perché l’età c’era e gli acciacchi anche,ma lo spirito di voler far tutto, che lo haaccompagnato per tutta la vita, ancorac’era, non lo aveva di certo abbandonato.Era la mattina del 2 Febbraio e non abbia-mo potuto fare a ameno di constatarequesta strana coincidenza: il Signore ti hachiamato a sé proprio nel giorno dellafesta del santo Patrono di Corchiano, cheper ben sessantatrè anni hai onorato. Latua dipartita è stata “festeggiata” insiemea San Biagio, cosa che, chi ti ha conosciu-to bene, sa ti avrebbe fatto sicuramentepiacere. Hai fatto il tuo ultimo ingressonella chiesa dietro la sua venerata statua,durante la processione del mattino, e sei

rimasto lì fino alle ore 16.00, quando i tuoiconfratelli sacerdoti della diocesi di CivitaCastellana, guidati dal Cardinal Vallini,affiancato dai tuoi vescovi Divo Zadi eRomano Rossi, di fronte ad una chiesagremita, hanno voluto darti l’estremo salu-to. Il cardinale non si è risparmiato nellasua omelia nel dire, ancora una volta, chela sua vocazione è maturata proprio inquegli anni in cui svolgeva il servizio dichierichetto al tuo fianco, come è ancheaccaduto per un altro nostro sacerdote,Padre Tarquinio Battisti. La commozione èstata tanta perché tu, per chi più e per chimeno, hai fatto parte della vita di ognunodi noi. Se chiedessi a ciascuno “ a quandorisale il tuo primo ricordo di donDomenico?”, sono certa che tutti mirisponderebbero “A sempre!”, perché tu ci

Monsignor Domenico Anselmi, parroco emeri-to del piccolo centro di Corchiano dove hasvolto il suo magistero per 57 anni, nasce nel

vicino paese di Fabrica di Roma, il 24 Ottobre 1919, da Agostino Anselmi e D’AntonangeloGiuseppa. Ha due sorelle Barbara ed Agata, conosciuta da tutti col nome di Egea, ed unfratello, Giovanni. Lì frequenta la scuola elementare e trascorre i pomeriggi in chiesa, afianco dell’allora parroco don Tancredi Mancinelli. È proprio al termine della scuola cheinizia a maturare la sua vocazione. L’idea di farsi sacerdote si rafforzò quando un giorno,di passaggio a Civita Castellana con il padre, vide uno squadrone di seminaristi, con lacaratteristica fascia rossa. Chiese curiosamente al padre chi mai fossero quei ragazzi esaputolo espresse il desiderio di studiare per diventare sacerdote anche lui. Di fronte aciò i suoi genitori non poterono far altro che accompagnarlo dal Vescovo, Mons. SantinoMargaria. Non avendo però la possibilità di pagare la retta mensile del seminario il pic-colo Domenico, con gran rammarico anche dei genitori, dovette momentaneamenterinunciare ad entrare in seminario. Accantonato tristemente questo suo desiderio, iniziòa coltivare la terra insieme al padre. Nel periodo dell’adolescenza si diede allo sport e alsano divertimento. Divenne un ciclista dilettante, vincendo varie gare. Fu il capitano dellasquadra di calcio del suo paese e suonò la tromba nella banda. Nel 1933, il Vescovodurante la sua visita pastorale a Fabrica si ricordò di quel ragazzo e volle parlare ai suoigenitori. Constatando che permaneva l’ammirazione per il sacerdozio permise loro dimandarlo in Seminario accontentandosi di una retta pagata in beni in natura. Furono annibelli ma difficili soprattutto per gli studi. Grazie all’aiuto di validi e santi educatori però ilgiovane Domenico giunse all’ordinazione sacerdotale. Era il 29 giugno 1946. Fuconsacrato insieme ad altri compagni nella cappella del Seminario pontificio a LA QUER-CIA (VT). Mentre si trovava per qualche giorno in famiglia appena ordinato a motivo dellacattiva salute di don Antonio Piergentili, allora Parroco di Corchiano, venne chiamato a

celebrare un funerale a Corchiano. Chissà, forse la vista di quel giovane, simpatico e semplice prete catturò subito la simpatia delpaese. Infatti il 15 agosto dello stesso anno venne mandato ad aiutare quel parroco malato e da quel giorno rimase tra i corchiane-si. Infatti quando nel dicembre 1946 d. Antonio morì a causa di una brutta polmonite, d. Domenico venne preferito a furor di popo-lo dalla gente del posto al prete designato dal Vescovo. La nomina a parroco di Corchiano arrivò quindi nel 1947. Da quell’a-no d. Domenico si buttò a capofitto ad affrontare i numerosi problemi che affliggevano la sua gente: quelli economici e quelli spiri-tuali. Infaticabile nel cercare gli aiuti per i più poveri scomodò autorità religiose e politiche. Contribuì alla realizzazione del ponte dicollegamento con la strada che portava direttamente a Civita favorendo ben presto lo sviluppo economico del paese. Costruì l’asiloparrocchiale per il quale non esitò a recarsi mendicante negli USA a bussare alla porta della generosità degli emigranti ormai siste-mati. Si dedicò alla cura della gioventù con campeggi estivi e l’istituzione dell’ACLI ed altre associazioni. Si dedicò al restauro dellenumerose Chiese quasi abbandonate… E tutto questo mentre svolgeva il ruolo di Cappellano dei pastori andandoli a trovare mensil-mente e portando loro aiuti di ogni genere; in seguito si è occupato della Direzione delle Opere pontificie Missionarie della Diocesi diC.Castellana. Il suo straordinario impegno in tutto ciò in cui è stato chiamato a collaborare gli ha ben meritato il titolo di Monsignore.Durante gli anni del suo ministero ha visto maturare 4 vocazioni sacerdotali. Uno di quei Sacerdoti Vallini Don Agostino, è diventatoprima Vescovo, ed oggi Cardinale Vicario di Roma. E pensare che era solo un suo chierichetto! Fino al 19 ottobre 2003 egli è statoparroco a Corchiano, e da quel giorno ha continuato come parroco emerito ad offrire il suo tempo e la sua esperienza all’opera pasto-rale del suo successore d. Claudio Monarca. Fino alla fine tutti lo hanno ammirato per la tenacia, l’umiltà e la generosità con cui hacondotto la sua opera sacerdotale. Aveva compiuto 60 anni di sacerdozio il 29 Giugno 2006.

Note biografiche di Mons.Domenico Anselmi

Campo de’ fiori 45

hai battezzati e poi comunicati, cresimati,alcuni sposati e altri, purtroppo, ancheconsegnati a Cristo. Molti hanno volutolasciarti un ultimo pensiero, un saluto,rivolgerti una preghiera, ne sono statatestimone, insieme ad Alfio Ernoni, tuocollaboratore per anni, che non ti abbiamovoluto lasciar solo neanche durante ilmomento del pranzo: la recita del rosario,che tanto amavi, e la meditazione su alcu-ne letture, in particolare “Se mi ami nonpiangere” di Sant’Agostino, hanno guidatoil nostro esserti accanto in quegli istanti.Anche su face book, i più giovani ed infor-matizzati, hanno voluto condividere ildispiacere per questa grande perdita!E poi, che dire di te, dal quel lontano ’47,ne è passato di tempo e di progetti pertutti noi ne hai realizzati davvero tanti,grazie alla tua tenacia ed ai tuoi modi, chea volte potevano sembrare anche un po’burberi, ma dietro i quali si nascondeva inrealtà un cuore grande, che quando vole-vi, sapevi mostrare bene. L’aiuto che haidato per la realizzazione del ponte, neglianni ’60, che ha tolto il nostro paese daquello storico isolamento, la costruzionedell’asilo parrocchiale e la ristrutturazionedelle chiese, rimangono senz’altro il segnopiù tangibile del tuo operato, ma le gite inItalia e all’estero, i campeggi, il cinema

nella sala parrocchiale, le processioniper onorare tutti i santi della tradizio-ne popolare del nostro paese, leinnumerevoli foto che amavi scattarein ogni circostanza per immortalaremomenti irripetibili, la tua cammina-ta veloce, a piccoli passi e tanto,tanto altro, rimarranno nei nostricuori e nelle nostri menti.Ti sono stata accanto per circa treanni, quando, a seguito dell’arrivodel nuovo parroco, che ti ha accoltoe curato come un padre ed al qualehai espresso sempre la tua massimariconoscenza ed il tuo affetto, abbiamocercato di far ripartire l’oratorio parroc-chiale. E ti sento ancora mentre entrandodal portone principale mi chiamavi peraccertarti che ci fossi e, salendo le scale,con un po’ d’affanno, mi chiedevi di leg-gerti ciò che la vista non ti permetteva piùdi vedere, o di scrivere per te sotto la tuadettatura. Insieme abbiamo realizzato unpiccolo opuscolo in onore dell’elezione aCardinale di Mons. Vallini, tu ordinavi ed ioeseguivo. Tante volte sei venuto a pranzoa casa nostra e quando te la sentivi ci rac-contavi qualche aneddoto del tuo passato,con quel tono di voce piuttosto alto che ericostretto ad usare per sentirti tu perprimo. Hai lasciato un grande vuoto anche

nel cuore dei miei due fratelli, Massimo eSimone, che dall’età di cinque anni tihanno servito ogni giorno, e che tu haivoluto menzionare nel tuo testamento spi-rituale , con grande orgoglio da parte loro,che non riuscivano a smettere di piangere,seguiti da me. Il mio sfogo era dovutoprima di tutto al sapere che ci hai volutobene! Grazie!Ciascuna delle persone che ti ha conosciu-to, potrebbe aggiungere qualcosa ed iostessa potrei star qui a ricordar ancora permolto, ma è bene anche che i ricordirimangano nel nostro intimo, dentro dinoi. Arrivederci don Dome’…

Ermelinda Benedetti

Dopo 65 anni di sacerdozio Don Domenico Anselmi ci lascia: è stato Parroco di Corchiano dal 1947 al 2002.

Con il solito sorriso sereno, tutte le volte che la salute tentennava e si affacciava qualche malanno era solitodire: caro Bengasi dimmi come stanno le cose tanto “le mie valigie sono pronte”.Mi sono sempre chiesto cosa potessero contenere e le ho sempre immaginate colme di storie, di passioni, direlazioni, di riflessioni e di preghiere. Nei suoi tanti racconti, nei numerosi incontri, nelle omelie sempre perce-pibile la passione civile, la speranza, la forza, la fede e l’ubbidienza.Don Domenico, giovane prete, giunge a Corchiano nel 1946, all’età di 27 anni e da allora inizia un rapportointenso e proficuo con la nostra Comunità mai più interrotto.In tanti anni le energie spese da Don Domenico per la nostra Comunità sono incalcolabili, alla efficace missio-ne pastorale si è aggiunto un serio impegno civile che ha enormemente contribuito alla crescita culturale esociale di Corchiano.Per Don Domenico i giovani rappresentavano il futuro e con loro sarebbe stato possibile vincere la sfida per un

Paese più progredito, moderno e culturalmente più elevato ma dove la fede, le tradizioni, la memoria rimanesse saldo fondamento.Produrre cambiamenti senza la necessità di forti tensioni anzi aumentando la coesione sociale e rafforzando il patto tra generazioni.Con questi sentimenti ha organizzato i campeggi, i viaggi, il teatro, il cinema , ha costruito l’oratorio e la scuola materna. Dentro que-ste straordinarie e per certi aspetti uniche esperienze sono cresciute e si sono formate le generazioni di Corchianesi che oggi sono isapienti nonni della nostra Comunità. Straordinario percorso dove il bene comune, esaltato dall’essere Creato e gesto di amore asso-luto di Dio verso i propri figli, è stato messo al centro di ogni progetto.In tanti anni ha sempre costruito rapporti positivi con le Amministrazioni Comunali, a prescindere dall’appartenenza, e con tutti èriuscito a contribuire anche alla realizzazione di importanti opere pubbliche. Il ponte che ruppe lo storico isolamento di Corchiano fuuna sua intuizione per la cui realizzazione fu determinante. La sua creatura più amata: la scuola materna con la quale ha assicuratoper quarant’anni la formazione dei nostri piccoli; un sogno che ha realizzato e mantenuto con sacrifici personali ed economici unici.Il campo di calcio per permettere la pratica dello sport e coltivare insieme al sano agonismo una forte e sana aggregazione tra gio-vani.Le Chiese, tutte restaurate, rese veri gioielli di storia e di arte. Caro Don Domenico hai accompagnato la nostra Comunità per decen-ni ed ogni uomo e donna, ragazzo o bambino ha potuto apprezzare la Tua generosità ed il Tuo amore per la nostra Terra. UnaComunità ed una Terra che ti riconosce “guida spirituale e morale”. In ognuno di noi la tua figura è costantemente presente in ogniparticolare ricordo, nei momenti tristi ed in quelli più gioiosi hai sempre assicurato presenza e condivisione. Hai seminato e coltivatomolto ed i frutti positivi sono dentro questa Comunità. La generosità, l’amore verso Dio ed i fratelli, la solidarietà, l’attenzione per ipiù deboli, per la vita e per la terra, la coesione sociale, la difesa del bene comune sono grandi cose che hai insegnato. Una vitacoerente a questi principi è il dono che possiamo farti.Al Parroco Don Claudio voglio dire che abbiamo apprezzato e lo ringraziamo per aver permesso a Don Domenico di vivere insieme anoi fino al suo ultimo giorno. Di averlo fraternamente ed amorevolmente seguito. E’ il buon esempio di come ogni figlio dovrebbeaccudire il proprio padre. La Comunità di Corchiano ti è veramente grata per questo. Ai famigliari la nostra riconoscenza per aversempre sostenuto il nostro Parroco e non averlo mai scoraggiato. Caro Don Domenico nel dire che avevi le valigie pronte eri ancheconsapevole di affrontare un viaggio ed un viaggio si affronta con gioia e speranza e soprattutto salutando con un: Arrivederci.

Dott. Bengasi Battistisindaco di Corchiano

Don Claudio Monarca e don Domenico Anselmi

Campo de’ fiori46

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GRAZIE DON DOMENICOA volte la vita ci fa incontrare persone che caratterizzano l’esistenza di ciascuno dinoi!!!Don Domenico, per me, è stata una di queste! Fin da bambino, all’età di 5 anni,mi ha accolto come un vero padre insegnandomi i precetti fondamentali che avreidovuto metter in pratica nei diversi momenti della mia vita! Con il suo carattere tena-ce, ma istruttivo, pian piano mi ha coinvolto nella parrocchia e per ben 18 anni è riusci-to a farmi sentire membro attivo nella comunità. Gli anni che hanno preceduto l’arri-vo di Don Claudio sono stati quelli più intensi. A causa della sua malattia agli occhi sen-tiva la necessità di avere accanto una persona di cui fidarsi ed ogni minima cosa chemi chiedeva, mi sentivo in dovere di farla: il bollettino parrocchiale, gli inserti in occa-sione delle festività di San Biagio e della Madonna delle Grazie, e molte altre cose chenon sto ad elencare… Per me era doveroso ricambiare quell’affetto che lui aveva neimiei confronti, standogli vicino e cercando, per quanto potevo, di dargli una piccolamano… Ultimamente con l’arrivo del nuovo parroco era diventato un nonno per tutti,e, libero da tutte le cariche, si limita a svolgere le cose più semplici ma ugualmenteimportanti. Come non ricordare le sue ultime benedizione delle case per la santaPasqua, lo scorso anno. Quando mi chiedeva di accompagnarlo da qualche parte erosempre disposto. Purtroppo il giorno 2 Febbraio, all‘età di 92 anni e senza dare alcunfastidio a nessuno, come lui ha sempre voluto, è tornato nella Casa del Padre, ed ioinsieme a tutta la comunità di Corchiano, abbiamo perso un pezzo della nostra storia,un padre e un nonno che ha vegliato su noi per ben 65 anni e il suo ricordo rimarràsempre vivo nelle nostre menti. Ora non mi resta che mettere in pratica i suoi inse-gnamenti che anche ultimamente mi continuava a dare e, nonostante la chiesa sem-

bri più vuota, ho la certezza che da lassù mi sta guardando e sta vegliando sul mio cammino. Ciao Dondo non dimenticherò mai ciòche mi hai dato e ciò che hai fatto per me.

Massimo Benedetti

QUESTO E’ IL MESSAGGIO PUBBLICATO SU FACEBOOK DA PAMELA E GRAZIANO, E COMMENTATO DA DECINE DI PERSONE, SUBITO DOPO LA SCOMPARSA DEL CARO DON DOMENICO

“Stamattina ci ha lasciato Don Domenico, parroco da piu’ di 50 ann i di sacerdozio nel comune di Corchiano, una persona che eraentrata comunque nel cuore di tutti e con le sue indiemnticabili gite ci ha fatto passare domeniche bellissime in giro per l’ Italia Riposain pace lassù vicino finalmente al Signore che per tanti anni hai pregato giornalmente e proteggi dall’alto le nostre famiglie, porta labenedizione alle persone care che ci hanno lasciato e sono accanto a te, ciao.”

ARIETE La primavera staarrivando e anche la sta-gione dell’amore e deicinguettii, che vi spinge anuove conquiste: non esi-tate ma buttatevi, è il

momento giusto per fare scintille. Nonsiate troppo impazienti nel lavoro, irisultati tanto attesi stanno per arrivare.Fate attenzione ai malanni di stagione

TORO Marzo inizia conuna forte turbolenza.Armatevi della consuetapazienza e anche i pro-blemi famigliari si risolve-

ranno. Periodo non buono per i rapportisentimentali. Durante il mese la formafisica non è al top. Fate attenzione ai cibitroppo pesanti e ai dolci.

GEMELLI In questoperiodo siete un po’ sof-ferenti per l’opposizionedi Marte, sopratutto inambito lavorativo. Sietestanchi dell’inverno e il

vostro spirito ne risente ancora. Serveuna bella dieta disintossicante perriequilibrare le energie e portare un p0′di calma e serenità anche in famiglia.

CANCRO La primavera èun momento magico riccodi magia e desideri.Marzo con l’aiuto diMarte, vi porta incontri

appassionati e notti sotto le stelle.Cercate di tenere a freno l’energia ineccesso e l’iperattività. Siate più concen-trati. La forma fisica sembra buona, manon ne approfittate.

LEONE Il mese di marzoinizia con un po’ di burra-sca che però passa subi-to. Per due mesi sietefavoriti da Mercurio che si

trova in Ariete che porta novità, viaggi,amori, poesia e molta intemperanza.

Attenti però alle cene di lavoro e alleabbuffate. Non affaticate la vista.

VERGINE Marzo portaun po’ di disordine ecaos. Cercate di starecalmi e rilassati anchenelle giornate più buie, il

nervosismo incontrollato potrebbe pro-vocarvi non pochi problemi sia sul lavo-ro che nella vita affettiva. Attenti allagola e agli sbalzi di temperatura, chepotrebbero essere fatali.

BILANCIA Risentiteancora della stanchezzainvernale. Non isolatevima cercate il contatto congli amici. Se potete, pro-grammate un viaggio rilas-

sante. Frutta e verdura di stagione nondevono mai mancare nella vostra tavolaper fare il pieno di vitamine e antiossi-danti. Attenzione ai nuovi incontri!

SCORPIONE Dovetestare attento alle finanzee calcolare bene le uscite.Nuovi progetti vi attendo-no ma dovete aspettare lafine del mese quando

Marte nel segno dei Pesci finalmente viappoggia donandovi grinta e tenacia.Dovrete prendere decisioni importanti,anche in amore. Non siate azzardati.

SAGITTARIO Siete unpo’ irrequieti. Attenti aivoli pindarici e alle fan-tasie, non è il momento!Ascoltate pure il consiglio

di un saggio amico e preferite seraterilassanti alla discoteca o allo sport. E’ora di uscire dal letargo invernale, masenza grossi scossoni.

CAPRICORNO Formasuper, vi aspettano nuoviincontri e promozioni incampo lavorativo. Ilvostro spirito e l’abnega-

zione sul lavoro vi premiano. Venere eMarte sono favorevoli, quindi cercate ditrarre il massimo da ogni situazione.L’umore grigio dei mesi invernali sembraessere scomparso. Attenti però allavostra testardaggine.

ACQUARIO Mese favore-vole a nuovi incontri enuove amicizie. Venere eMercurio sono in aspettoarmonico e vi fanno bril-lare in tutti i campi. Il

vostro fascino innato può attirare l’altrosesso o farvi primeggiare in qualchegara sportiva o concorso di poesia.Vincete la timidezza.

PESCI Se cercate lavorobuttatevi e non rinunciatese si viene offerta un’oc-casione all’estero. Attenteai cioccolatini e alla

panna, i dolci in questo periodo possonoappesantirvi. Non esitate a tuffarvi inserate special, che possono regalarvigrandi e piacevoli sorprese.

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Oroscopo di Marzoby Cosmo

Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterloè un libro unico nel suo genere.

Un manuale guida per cercare di arginare questo

male dilagante!

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E’ un’occasione da non perdere, soprattutto per gli insegnanti, che possono inserirlo nel proprio programma di studio annuale,

ma anche per i genitori e per tutti gli educatori sociali.

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AGENDATutti gli appuntamenti più importanti

SFILATA DEL 27 FEBBRAIOBANDA Musicale folcloristica “LA RUSTICA”\ CARRI E MASCHERE FUORI CONCORSO1. Carusielli: Sandokan2. E Iene: I Primati civitonici3. Biffe: Ti vuoi divertire? Con bamboccioni e burattini devi gio-care4. I Cugini Semo sempre una sorpresa5. Forchettoni:Scendono gli angeli a sconfiggere il male, scappa-no i demoni … e fanno carnevale6. Gazibo: Gazibo Winx7. O Zucchero Filato:O' Ranocchio se l'è baciata … e principessaè diventata8. Jamaicano: O Jamaicano contadino cò o' girasole fa casino9. L'enigmista l'enigmista burattino10. Scroccafusi:A Napoleone a guerra je piace, o scroccafuso cia'messo a pace11. Egizia: Dopo la pioggia col ciel sereno … arriva il gruppoEgizia con l'Arcobaleno12. Catarì: Pe Carnevale si te voi divertì viè in Brasile co’ Catari13. Orto Funaro: a Ladispoli è ' nnato l'orto funaro a mette o'culo a mollo in mezzo o pipinaro14. Blando Gli Indiani15. Biacio: All'Africa ce semo ispirati e in madacascarre ce nesemo nati16. Tucano: O dische jokey de colorado ar Tucano a lavorato17. Indiani: Sapori d' Oriente18. Playboy: Co pa - pa l'americano, se balla se canta, famo tuttiun gran baccano19. I figli do Barone Rosso:A o ciuccio nun je va ma a trottodeve na'20. Gardens: Co Alice dentro a buca semo cascati e in mezzo a ocappellaio,brucaliffo e stregatto ce semo risvejati, gruppoGardens presenta, Alice in wonderland\ MASCHERE LIBERE

SFILATA DEL 6 MARZO\ BANDA Musicale folcloristica “LA RUSTICA”\ CARRI E MASCHERE FUORI CONCORSO1. Orto Funaro: a Ladispoli è ' nnato l'orto funaro a mette o' culoa mollo in mezzo o pipinaro2. Tucano: O dische jokey de colorado ar Tucano a lavorato3. Indiani Sapori d' Oriente4. I figli do Barone Rosso: A o ciuccio nun je va ma a trottodeve na'5. Biacio: All'Africa ce semo ispirati e in madacascarre ce nesemo nati6. Playboy: Co pa - pa l'americano, se balla se canta, famo tuttiun gran baccano7. Gardens: Co Alice dentro a buca semo cascati e in mezzo a ocappellaio, brucaliffo e stregatto ce semo risvejati, gruppoGardens presenta Alice in wonderland8. Carusielli: Sandokan9. I Cugini: Semo sempre una sorpresa10. Forchettoni: Scendono gli angeli a sconfiggere il male, scap-pano i demoni … e fanno carnevale11. E Iene: I Primati civitonici12. Biffe: Ti vuoi divertire? Con bamboccioni e burattini devigiocare13. Gazibo: Gazibo Winx14. L'enigmista: l'enigmista burattino15. Scroccafusi: A Napoleone a guerra je piace ,o scroccafuso cia'messo a pace16. O Zucchero Filato: O' Ranocchio se l'è baciata … e principes-sa è diventata17. Jamaicano: O Jamaicano contadino cò o' girasole fa casino18. Egizia: Dopo la pioggia col ciel sereno … arriva il gruppoEgizia con l'Arcobaleno19. Blando: Gli Indiani20. Catarì: Pe Carnevale si te voi divertì viè in Brasile co Catari\ MASCHERE LIBERE

10. Biacio: All'Africa ce semo ispirati e in madacascarre ce nesemo nati11. Tucano: O dische jokey de colorado ar Tucano a lavorato12. Indiani: Sapori d' Oriente13. Playboy: Co pa - pa l'americano, se balla se canta, famo tuttiun gran baccano14. I Cugini: Semo sempre una sorpresa15. Forchettoni: Scendono gli angeli a sconfiggere il male, scap-pano i demoni … e fanno carnevale16. Gardens: Co Alice dentro a buca semo cascati e in mezzo a ocappellaio, brucaliffo e stregatto ce semo risvejati, gruppoGardens presenta Alice in wonderland17. Carusielli: Sandokan18. E Iene: I Primati civitonici19. L'enigmista: l'enigmista burattino20. Biffe: ti vuoi divertire? Con bamboccioni e burattini devi gio-care\ MASCHERE LIBERE

SFILATA DELL’8 MARZO\ BANDA Musicale folcloristica “LA RUSTICA”\ CARRI E MASCHERE FUORI CONCORSO1. Gazibo: Gazibo Winx2. O Zucchero Filato: O' Ranocchio se l'è baciata … e principessa èdiventata3. Jamaicano: O Jamaicano contadino cò o' girasole fa casino4. Blando: Gli Indiani5. Scroccafusi: A Napoleone a guerra je piace ,o scroccafuso cia'messo a pace6. Egizia: Dopo la pioggia col ciel sereno … arriva il gruppoEgizia con l'Arcobaleno7. Catarì: Pe Carnevale si te voi divertì viè in Brasile co Catari8. Orto Funaro: a Ladispoli è ' nnato l'orto funaro a mette o' culo amollo in mezzo o pipinaro9. I figli do Barone Rosso: A o ciuccio nun je va ma a trotto devena'

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AGENDATutti gli appuntamenti più importanti

RONCIGLIONE SCALDA I MOTORI PERIL CARNEVALE STORICO 2011

L’Associazione Pro Loco, di concerto con l’Amministrazione Comunale, da’ il via al tradizio-nale Carnevale ronciglionese 2011, manifestazione storica, le cui origini sono frutto di anti-che tradizioni culturali, popolari e sociali fin dall’epoca romana rinascimentale. Un vivo rin-graziamento va all’Assessore al Turismo della Provincia di Viterbo Andrea Danti eall’Assessore al Turismo del Comune di Ronciglione Giuseppe Duranti, autori dellaPromozione dei Carnevali Storici della Tuscia. Il presidente della Pro Loco, Luciano Camilli,sottolinea che il Carnevale di Ronciglione è ‘di tutti’, ed è pura megalomania cercare di sca-valcare le istituzioni, e soltanto a parole cercare di far proprio un evento che appartienealla città di Ronciglione, e che si realizza con il lavoro e la comune passione, siano essiEnti, Istituzioni, Organizzatori, partecipanti alle sfilate e semplici spettatori. Anteprima atte-sissima è la prova delle corse a vuoto giovedì 17 febbraio. Prima sfilata di carri allego-rici e mascherate domenica 27 febbraio. Da giovedì 3 marzo le vie diRonciglione, rallegrate da ben 18 gruppi mascherati, 5 carri allegorici, bandefolcloristiche e tante altre attrazioni a sorpresa, saranno un tripudio di colori,musiche, balli, fino alla conclusione dell’8 marzo, martedì grasso. Pe r 7 giorni lacittà sarà invasa da maschere, carri allegorici, Ussari a cavallo, Nasi Rossi, scuderie,Polentari, Fagiolari, Tripparoli, Fregnacciari, Saracari, oltre che da gruppi spontanei e davisitatori provenienti da tutta italia e anche dall’estero. Venite a trovarci, buon divertimen-to e buon appetito.

V° RASSEGNANAZIONALE DI TEATRO “PREMIO ARCO D’ORO”

A FABRICA DI ROMADal 20 Febbraio al 16 Aprile, al “Palarte”.

Campo de’ fiori assegna il “Premio della Stampa”Prende il via Domenica 20 febbraio al teatro “Palarte” di Fabrica di Romala V° Rassegna Nazionale di Teatro “Premio Arco d’Oro”.Sono sette le commedie selezionate, tra le oltre ottanta giunte da tuttaItalia, dal direttore artistico, Carlo Ciaffardini, per la fase finale. Tutteopere molto conosciute da Pirandello, a De Filippo, a Neil Simon, aTennessee Williams, a Nicolò Machiavelli. Gli spettacoli avranno inizioalle ore 17,30 di ogni domenica, con un prezzo d’ingresso vera-mente allettante, soli 5 euro. Con i suoi 420 posti il teatro Palarte regala ai bravissimi attori dellemigliori compagnie italiane una calorosa accoglienza. Al termine dellaRassegna, sabato 16 aprile alle 18,00 verranno assegnati i premi allaregia, ed agli attori. Anche quest’anno, la nostra rivista assegnerà il“Premio della Stampa” alla compagnia che riceverà i migliori commentigiornalistici. Il Sindaco Palmegiani consegnerà il prestigioso “Arco d’Oro”alla compagnia vincitrice per la migliore rappresentazione.Al termine della premiazione, Cena di Gala presso la sala ristorantedell’Hotel Aldero, aperta a tutti coloro che vorranno partecipare e com-plimentarsi con i protagonisti di questa eccezionale rassegna. Non man-cate!

MOSTRA MERCATO presso l’Aldero Hotel, loc. Quartaccio - Fabrica di Roma

dal 14 Febbraio al 30 Marzo 2011: “Le poetiche incisione” di Vincezno Balsamo e

“Le astrazioni” di Ala, in collaborazione con la Galleria/laboratorio “Piccolo Angelo” di

Ferruccio R. Nocente. Parte del ricavato verà donato alla Caritas di Corchiano

50 Campo de’ fiori

La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri

Tantissimi auguri a Veronicache il 5 Febbario ha compiuto

14 anni ed a Gaia che il 17Febbraio ne ha compiuti 2!!! Dapapà Stefano, mamma Cristina,

i nonni, gli zii ed i cugini

Congratulazioni a Valentina Spiritie Giuliano Angeletti che il 13

Febbraio hanno coronato il lorosogno d’amore unendosi in matrimo-nio! Ecco il mio modo speciale peraugurarvi una nuova vita insieme

piena di amore, felicità, soddisfa-zioni e salute!!!

Siete bellissimi!!! Un abbracciogrande da Ermelinda e da tutti i

parenti e gli amici…

Un pensiero anonna Sonia,

che il 26Gennaio hacompiuto glianni. Auguridal maritoGiovanni, i

figliSalvatore eSimone, le

nuore Elisa eSilvia e soprattutto dalla piccola

Emma.

Un mondo di augurialla piccola

Maria Grazia Ricci che il 27 febbraiocompie 6 mesi da

mamma Ilaria, papàClaudio, dai nonni

Gianna, Luigi e Maria,i bisnonni e tutti gli

zii... AUGURI STELLINA!!!

Tanti Auguri diBuon Compleannoa Daniele Agnelliche compie gli

anni il 25Febbraio, daEleonora eNazzareno

Tanti auguri al piccoloFrancesco Sbarra che

l’8 Febbraio ha festeggiato il suo 1° com-pleanno insieme a mammaJenny e papà Giantobia, i

nonni, gli zii, le zie e la cugi-netta Desirèe. Auguri amore

ti vogliamo tanto bene.

Tanti auguri adElisa che compie

gli anni l’ 11Marzo, dalla

sorellina Elena, i genitori ed i

nonni

Un benvenuto alla pic-cola Marta ed un augu-

rio speciale allamamma Federica ed

papà Roberto di Roma,da Elisa, Elena e

Tiziano

Campo de’ fiori 51

Tantissimi auguri allanostra piccola Giulia che aFebbraio compie 2 anni. Ti

amiamo tanto, tutto ilmondo, dai genitori zii e

nonni

Tanti auguri alla nostra piccola Emma Pisani che il

9 Gennaio ha ricevuto il sacramento del Battesimo,dalla mamma Elisa, il papàSalvatore, i nonni e gli zii…Che la vita possa sempre

donarti sorrisi, gioia, dolcez-za e felicità, quello che ogni

giorno doni a tutti noi. Tivogliamo un mondo di bene!

Cara BruninaCosta che

compi i famosi30 anni il 10

febbraio.....gliauguri sonouna formali-

tà... ciò che iodovrei dare a

te è un qualco-sa di così

immenso cheperò tu sai

regalarmi conun tuo gesto... ed è per questo che

non c’è occasione più importante deltuo compleanno per ricordare quanto

è speciale l’amicizia che ci lega! Tifaccio i miei più grandi, sinceri e

affettuosi auguri di buon complean-no!!! TI VOGLIO TANTO BENE!

Un mondo di auguri al pic-colo Francesco Palombo che

il 27 febbraio compie 2anni, dai genitori,

dai nonni e dalle zie...

Che traguardoeccezionale!!!!

66 anni matrimonio!!!Tantissimi auguri a

Gatetano Coletta ed aOrsola Crestoni, di Civita

Castellana, dai figli, le nuore, i nipoti ed i

pronipoti!!!

Tanti auguri a ValentinaIanni che il 20 Febbraio hacompiuto 22 anni, dai geni-tori e dai i fratelli Paolo

ed Antonio

11 Febbraio 1945

11 Febbraio 2011

Campo de’ fiori52

Tel. 339.1123663www.incrociamolezampe.org

40 Kg di dolcezza. Aldo è stato letteralmente

abbandonato da una famiglia che giàaveva ma che al primo ostacolo ha

pensato bene di portarlo in un canile....e che canile (non ne faremo il nome!)

Ha 9 mesi, taglia grande ma sapràripagarvi dell’amore che gli darete.

Si trova a Corchiano.Tel. 3391123663

MI CHIAMANO DANDY PERCHÈDOPO UN PRIMO ABBANDONO

SONO DIVENTATO UN CANETTOPER BENE... PERÒ CERCO UNA

CASA SENZA ALTRI CANI PERCHÈNON SO COME POTREI

REAGIRE...DA SOLO SONO BUONISSIMO: VADO A GUINZAGLIO

E SONO UBBIDIENTE.MI PIACEREBBE RIMANERE NEL

VITERBESE PERCHÈ LE MIE SALVATRICI POTESSERO VENIRMI

A TROVARE....GRAZIE.Tel. 3391123663

ELISABETTA , NOSTRA VOLONTARIA PERCORREVA LA

VIA TIBERINA, DIREZIONE CAPENA. SUL CIGLIO DELLASTRADA, UN MAREMMANO

FERITO.. HA SUBITO TELEFONATOA CHI SAREBBE DOVUTO INTER-

VENIRE....MA GLI HANNO RISO IN FACCIA!!! ELISABETTA,NN SI E’PERSA D’ANIMO,HA CHIAMATO

UN SERVIZIO PRIVATO AL COSTODI 100 EURO... ERA L’UNICO MODO

PER POTER SOCCORRERE ILCANE!!!! E’ STATO PORTATO E

CURATO ALLLO ZOO OSPEDALEDI VIA FLAMINIA, ORA IL CANE,FUORI PERICOLO È IN PENSIONEA CORCHIANO, MA CERCA UNA

FAMIGLIA CHE SAPPIA AMARLO EPROTEGGERLO. É GIOVANE...

Rita STORRI-Presidente3391123663

RICEVO UNA TELEFONATA DALCUSTODE DEL CIMITERO: ALL’IN-TERNO DI UN LOCULO CI SONO 2CUCCIOLI TERRORIZZATI... ERANO AFFAMATI, SPORCHI,INFREDDOLITI. SONO 2 CUCCIOLIDI MAREMMANO, I MASCHIETTO,ROMEO, E UNA FEMMINUCCIA,GIULIETTA. INUTILE DIRE CHE

SONO IN CERCA DI UNA FAMIGLIA AMOREVOLE. SI AFFIDANO SOLO SEDISPOSTI A COLLOQUI PRE AFFIDO,A FIRMARE MODULO, E A MANTE-NERE CONTATTI NEL TEMPO CON l’ASSOCIAZIONE. CHIAMARE SOLOSE REALMENTE INTERESSATI. RITA 339/1123663

Non lasciare che il tuo cucciolo vaghi solo nella notte

Campo de’ fiori 53

Roma com’era

Visita il nostro sito

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Roma. Primi anni del XX secolo. Scorcio di un’angolazione di Piazza Venezia.

E’ visibile il percorso del filobus che, ancora, insieme con le carrozze (ne è ritratta una sulla sinistra), era il principale mezzo di locomozione usato per gli spostamenti urbani.

Foto Alinari

Campo de’ fiori54

Album de

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

Civita Castellana - Veglione di Carnevale 1957 In piedi da sx: Antonio Pesci, Francesco Barboni, Sandro Catinari, Siro Piunti, OmeroSacchetti, Giuseppe Tomei, Tommaso Gregori, Alfredo Lanzi, Arnaldo Mariottini. In basso da sx: Giuseppina Sansonetti, Franca Mancini,

Mirella Catinari,Luciana Petroni, Adriana Tomei, Giuseppa Di Famiani, Anna Parretti, Angela Guarrera , ..... Lanzi

Civita Castellana anni ‘50 - ballo di CarnevaleDa sx: Gabriella Lanzi, Graziella e Adriana Tomei,

con il piccolo Uccio.

Campo de’ fiori

CivitaCastellana

Anno 1957

Sulla mitica“lambretta”

da sx:VincenzoFrausilli,Agostino

D’Abbondanza,Piero Imbrò,

GabrieleMolinari

55Campo de’ fiori

CivitaCastellan

a fineanni ‘50

da sxAlbericoTomei,Libero

Cicconi,GiovanniStinchelli

dei ricordi

Civita Castellana1972

Fusto Bei all’età di 5 anni

davanti alla Fiat 500

di Arnaldo Ricci

Roma - 1950, Anno Santo.Da sx: Bianchina, Ileana e Anna Rosa, di Civita Castellana

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

CivitaCastellanafine anni‘50 da sxGiovanniMarcucci,

LiberoCicconi,Gianni

Anzellini

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori56

Campo de’ fiori

Fabrica di Roma - Torneo di calcio, 1969-70 . In piedi da sx: Luciano Anselmi, Maurizio Mattioli, Renzo Martinozzi, Remo Ferrelli, ArmandoCerulli, Carlo Ciaffardini. In basso da sx: Mauro Francola, Piero Mecarelli, Eraldo Biondini, Franco Sciosci. Foto di Eraldo Biondini

Album de

Fabrica di Roma. Anni 1984-’85. In piedi da sx: Fabio Valentini, Ivano Cencelli, Massimo Francola, Maurizio Mozzicarelli, Franco Mattioli,... Conti. In basso da sx: ..., Renato Surano, Mario Massaccesi, ..., Maurizio Randazzo. Foto AD Fabrica Calcio 2010.

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori 57

Fabrica di Roma. Anni ‘40. Dietro da sx: Pietro Alessandrini eRenato Potere. Davanti da sx: Sandro Baldassarre e

Lamberto Alessandrini

Fabrica di Roma. Fine anni ‘50. Da sx: Lamberto Alessandrini,Filiberto..., ..., Giuseppe Cecchetto e Vinicio Testa

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

dei ricordi

Caprarola, Lago di Vico. 22 Luglio 1973. Matrimonio di Angelo Mecaroni e Simonetta Vittorini

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori58

Campo de’ fiori

Calcata 1962.

Cresima di Francesco e

Teresa Arpini.

Album de

Corchiano - anni ‘60. Da sx: Emilio e Sara Nardone con Tiziana e Elia, Maria Nardone, Francesco Ceccarelli, Luzio Marconi,Franco Narcise e Albino Cotronè

Campo de’ fiori 59

dei ricordi

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