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rivista trimestrale anno XIX aprile/settembre 2013 spedizione in a.p. • 45% art. 2 comma 20/b legge 662/97•DCI Umbria ISSN 1122.9322 Teorico-culturale Aziendale Tre casi di riorganizzazione in atto - Fondazione Poliambulanza di Brescia - Federazione Lombarda dei Centri di Assistenza alla Famiglia (FeLCeAF) - Casa Religiosa Istituto di Cultura e di Lingue per l’educazione e istruzione nelle scuole delle Suore Marcelline Case History and Best Practice: - Intervista a Fondazione Sacra Famiglia ONLUS 2-3. 2013

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rivista trimestraleanno XIXaprile/settembre 2013

spedizione in a.p. • 45%art. 2 comma 20/blegge 662/97•DCI UmbriaISSN 1122.9322

Teorico-culturale

Aziendale

Tre casi di riorganizzazione in atto- Fondazione Poliambulanza di Brescia- Federazione Lombarda dei Centri di Assistenza alla Famiglia (FeLCeAF)- Casa Religiosa Istituto di Cultura e di Lingue per l’educazione e istruzione nelle scuole delle Suore Marcelline

Case History and Best Practice:- Intervista a Fondazione Sacra Famiglia ONLUS

2-3.2013

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Teorico-culturale

Aziendale

Tre casi di riorganizzazione in atto- Fondazione Poliambulanza di Brescia- Federazione Lombarda dei Centri di Assistenza alla Famiglia (FeLCeAF)- Casa Religiosa Istituto di Cultura e di Lingue per l’educazione e istruzione nelle scuole delle Suore Marcelline

Case History and Best Practice:- Intervista a Fondazione Sacra Famiglia ONLUS

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Anno XIXaprile/settembre2013rivista trimestrale

2/3.2013 Editoriale

5 La crisi come destino e fortunaPaoLo Sciumé

area teorico-culturale

9 Tra austerity e spending review: le sfide per un nuovo welfare sussidiariogiovanni marSeguerra

21 Gli enti locali tra crisi e spending review: quale ruolo per il non profit?aLeSSandro braga, aLeSSandro Sancino, mariafranceSca SiciLia

area aziendale

37 La sfida positiva delle riorganizzazioni imposta agli enti non profit dalla spending reviewmarco grumo

65 Sanità cattolica e possibili azioni di risanamento in tempo di spending reviewroberta geroSa

tre casi di riorganizzazione in atto

87 Introduzione

89 Fondazione Poliambulanza di Brescia

99 Federazione Lombarda dei Centri di Assistenza alla Famiglia (FeLCeAF)

121 Casa Religiosa Istituto di Cultura e di Lingue per l’educazione e istruzione nelle scuole delle Suore Marcelline

area case history and best practice

147 Intervista a Fondazione Sacra Famiglia ONLUSa cura deLLa redazione

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Hanno collaborato a questo numero

aLeSSandro bragadottorando di ricerca, università degli studi di Siena – ricercatore aLti S (alta Scuola impresa e Società), divisione Public Management, università cattolica del Sacro cuore

roberto geroSaavvocato – Studio legale e tributario Sciumé & associati

marco grumoProfessore di economia e Management delle organizzazioni non profit, università cattolica del Sacro cuore di milano, direttore divisione “Non Profit e Pubblica amministrazione” di altis (alta Scuola impresa e Società)

giovanni marSeguerraProfessore ordinario di economia politica nella facoltà di Scienze politiche e sociali e direttore della divisione Welfare aziendale e innovazione sociale dell’alta Scuola impresa e Società (aLtiS), università cattolica del Sacro cuore di milano, e Segretario scientifico della fondazione vaticana Centesimus Annus Pro Pontifice

aLeSSandro Sancinoassegnista di ricerca, università cattolica di Piacenza – ricercatore aLtiS (alta Scuola impresa e Società), divisione Public Management, università cattolica del Sacro cuore

mariafranceSca SiciLiaricercatore, università degli studi di bergamo – Professor, Sda bocconi School of Management, divisione Public Management & Policy

enrico zamPedridirettore generale – fondazione Poliambulanza

edoardo aLgeriPresidente – fe.L.ce.a.f (federazione Lombarda dei centri di assistenza alla famiglia)

monia aLfieriLegale rappresentante – ente istituto di cultura e Lingue marcelline in milano

deducibilità, detraibilità, agevolazioni e enti non profit

Best practices: opera San francesco per i poveri, milano– fondazione andrea bocelli, Lajatico (Pi)

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case history and best practice 147 area

Intervista a Fondazione Sacra Famiglia ONLUS

a cura della Redazione

Perché e come nasce l’organizzazione? Qual è la sua missione e la sua identità distintiva?

Don Domenico Pogliani arrivò a Cesano Boscone il 17 febbraio 1884 e vi rimase fino al 25 luglio 1921, quando morì. Era il primo giorno del giugno 1896 quando aprì, ai lembi di Cesano Boscone, la Ca-sa della Sacra Famiglia, Ospizio per gli incurabili della campagna. Negli anni in cui lui visse, avere in casa un disabile era motivo di vergogna, e tanto peggio un minorato mentale: lo si teneva nasco-sto. Restava, però, una persona da curare e una bocca da sfamare in quelle povere case di braccianti che vivevano di lavoro duro e an-che poco retribuito. E la cosa non era facile, perché per gli abitanti di quei piccoli paesi della campagna milanese, soprattutto braccianti, non esisteva nulla, solamente tanta miseria. Quando Don Domenico Pogliani arrivò a Cesano Boscone aveva 45 anni e questa divenne la sua principale preoccupazione: agire per gli altri. Accogliere, segui-re, prendersi cura di poveri, vecchi, infermi e di tutte quelle perso-ne che non avevano nessuno che si occupasse di loro.

Fondazione Sacra Famiglia, sede centrale, Cesano Boscone

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Prendersi cura delle persone in condizioni di fragilità sociale, sa-nitaria, relazionale: questa è la Mission della Fondazione Sacra Fa-miglia Onlus che oggi è diventata una delle più autorevoli realtà socio-sanitarie che operano in Lombardia, Piemonte e Liguria of-frendo servizi residenziali, diurni e ambulatoriali che assistono ogni giorno oltre 2mila persone.Nel corso di questi 117 anni l’Ente, che è diventato una Onlus, ha aperto filiali in tre regioni rinnovandosi completamente. Sempre con un occhio aperto sui cambiamenti sociali, e quindi sui bisogni di cura emergenti, e sempre restando fedele ai valori cristiani che ne hanno ispirato la nascita, ma nel rispetto della laicità e della li-bertà religiosa di tutti, Fondazione Sacra Famiglia è diventata un punto di riferimento fondamentale per il territorio.Oggi l’Ente si trova davanti ad una grande sfida: in un contesto di profonda incertezza economico-finanziaria che coinvolge le fami-glie e sollecita le istituzioni ad un ripensamento e ad una riorganiz-zazione più proficua ed efficiente, Fondazione Sacra Famiglia vuo-le mantenere e migliorare il suo livello di eccellenza, allargando la propria Mission non solo ad anziani e disabili ma a tutti i soggetti portatori di una fragilità sociale, sanitaria e relazionale.Per loro, garantendo la propria professionalità e qualità dei servizi, ISF intende pensare non ad un semplice intervento di cura, ma ad un vero e proprio progetto di vita che ne valorizzi l’identità perso-nale, ne tuteli i diritti, li ponga al centro come persone, in un per-corso che tenga conto delle loro caratteristiche fisiche, psichiche, spirituali, del loro contesto di vita e familiare, delle loro aspettati-ve e dei loro desideri.

Quali sono i principali passaggi della storia dell’organizza-zione? E quali le principali figure che ne hanno determinato l’affermazione nel tempo?

A succedere a Don Pogliani alla guida della Sacra Famiglia fu monsi-gnor Luigi Moneta che fece crescere in dimensioni e carità l’istituto.Tra il 1921 e il 1955 Mons. Moneta crea 18 nuovi reparti, apre le se-di di Intra e Premeno, le case di Cocquio Trevisago (VA) e Ando-ra (SV), costruisce il teatro e la lavanderia, amplia la Chiesa pres-so la sede di Cesano Boscone e organizza i primi soggiorni estivi all’esterno dell’Istituto.

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area149Fondazione Sacra Famiglia ONLUS • case history and best practice

Nel 1955 gli ospiti assistiti nelle varie sedi della Sacra Famiglia sono quasi 3500; pochissimi i laici, oltre 100 le suore, suore di carità del-le Sante Capitanio e Gerosa, conosciute come suore di Maria Bam-bina, alle quali si aggiungono le ancelle della Congregazione della Divina Provvidenza, fondata nel 1928 dallo stesso Mons. Moneta.Negli anni difficili dell’occupazione tedesca e della repubblica di Salò, su richiesta del Card. Ildefonso Schuster, il Direttore Mons. Moneta offrì ospitalità anche a circa 40 sacerdoti per i quali il Car-dinale di Milano aveva ottenuto il domicilio coatto in sostituzione della pena detentiva del carcere.Succede a Mons. Moneta, nel 1955, Mons. Piero Rampi, il quale dà all’Ente un nuovo impulso, prima come Direttore (sino al 1977) e poi come Presidente dell’Istituto (per i successivi 11 anni).A partire dagli anni Settanta l’Istituto realizza una vera e propria ri-conversione: è l’epoca della razionalizzazione e dell’impostazione tecnica con l’introduzione delle metodologie psicopedagogiche, da cui nascono le scuole speciali e le iniziative di addestramento al la-voro, poi divenute corsi di formazione professionale, con numero-sissimi inserimenti socio-lavorativi. Con la legge 118 del 1971, l’I-stituto Sacra Famiglia diventa centro interregionale di riabilitazio-ne e si dota quindi di tecnici, palestre, strutture e servizi specializ-zati (nel 1977 viene aperto il Poliambulatorio).Negli stessi anni si sviluppa il servizio ospedaliero, per il quale vie-ne costituita nel 1968 una Società a responsabilità limitata deno-minata S.E.C.C. (Società Esercizio Case di Cura), poi divenuta Ca-sa di Cura Ambrosiana.Alla fine degli anni Settanta, si riduce notevolmente il numero de-gli assistiti (1.600 ospiti a degenza piena); sono molte le dimissio-ni effettuate al termine di un percorso educativo e abilitativo oltre che di formazione professionale. È in questi anni che l’Istituto sce-glie di occuparsi prevalentemente di persone con handicap gravi e gravissimi, e di anziani non autosufficienti.È un’epoca socialmente e culturalmente critica: le istituzioni sono spesso accusate di essere chiuse e totalizzanti nei confronti dei propri ospiti; si sviluppa un vivace e non sempre sereno dibattito sulla malattia mentale e sul disagio sociale (il film «Matti da slegare» è in parte ambientato a Cesano Boscone).I laici entrano in numero massiccio nella struttura, affiancando le

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area 150 case history and best practice • a cura della Redazione

ancelle e le suore, che fino a questo momento sono state le vere protagoniste dello sviluppo dell’Opera, abbracciando ogni settore, dall’assistenza all’educazione, dalla cucina alla lavanderia.Sul piano edilizio, nell’ultimo trentennio si creano infrastrutture a Cesano Boscone (laboratori, il reparto San Vincenzo, la cucina cen-trale), vengono rinnovate le filiali di Regoledo di Perledo e Coc-quio, la struttura di vacanza ad Andora mare e il servizio diurno ad Abbiategrasso.Nel 1977 viene emanato il decreto legge n. 616: gli “enti inutili” (così vengono semplicemente definite, a priori, tutte le I.P.A.B. – Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza – come la Sacra Famiglia) vengono sottoposti ad un esame, al termine del quale possono essere soggetti a soppressione. Sono quattro anni di ve-ra e propria “ibernazione”, durante i quali la Direzione dell’Istitu-to ha soprattutto la preoccupazione di garantire il servizio e i po-sti di lavoro. Finalmente, nel 1981, viene approvato il decreto di “non assoggettabilità”: l’Istituto Sacra Famiglia resta vivo e mantie-

ne la propria autonomia amministrativa e operati-va. Il 1981 è anche l’anno dell’ingresso dei padri cappuccini nell’Istituto; l’attività religiosa viene di-stinta dalla gestione, nella linea espressa dall’allora Arcivescovo di Milano, il Cardinale Montini: “tenta-re di animare cristianamente un pubblico servizio”.Dopo Mons. Rampi l’Istituto è presieduto da Mons. Attilio Nicora, il quale nel 1989 lascia la presiden-za a Mons. Enrico Colombo.Nel 1997 la Sacra Famiglia abbandona la veste giu-ridica pubblica di I.P.A.B. e assume quella privata di Fondazione Onlus (Organizzazione Non Lucra-tiva di Utilità Sociale).Dopo oltre 115 anni di vita, la Fondazione è oggi riconosciuta come gestore plurimo di una rete mol-to variegata di servizi sanitari e assistenziali e ga-rantisce cure continuative alle disabilità cognitive di bambini, adulti e anziani in regime residenziale, diurno, ambulatoriale e domiciliare.L’Ente è oggi accreditato in 3 Regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria).

Fondazione Sacra Famiglia, sede centrale,Cesano Boscone

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area151Fondazione Sacra Famiglia ONLUS • case history and best practice

Sempre in quegli anni, resa funzionale e moderna la for-ma giuridica dell’Istituto, le disposizioni nazionali e regio-nali costringono a rivedere tutta la struttura edilizia degli ambienti di vita della Fondazione. Così, anche grazie ai finanziamenti pubblici e della Fondazione Cariplo, viene rinnovata la struttura di Regoledo (154 posti letto totali): per i tre anni del rinnovo, ospiti e suore sono stati trasfe-riti nell’edificio di Perledo. A Intra viene completato l’edi-ficio San Francesco, poi viene costruito l’edificio San Do-menico, la sala polivalente, la casa Suore e viene amplia-to il reparto San Giorgio. È stato poi costruito il nuovo re-parto San Giuseppe, inaugurato nel maggio 2009, ed è sta-to rinnovato il reparto centrale Santa Maria Bambina che invece accoglie bambini gravemente disabili. Ad Andora viene rifatta la struttura Mare, viene costruito il nuovo re-parto Andora Monte e viene acquistata e rinnovata la resi-denza per disabili Villa Tibaldi, adibita a comunità alloggio.Nel 2000 ha inizio l’attività di 2 nuove strutture: un centro residenziale per giovani con handicap gravi a Fagnano di Gaggiano (MI) e un centro diurno integrato per anziani a Cesano Boscone, Villa Sormani. Parallelamente viene dato nuovo impul-so alla formazione permanente del personale con l’apertura di un proprio Centro di Formazione: il Centro di Formazione Permanen-te Monsignor Luigi Moneta, costituitosi nel 1997.È proprio nella sede di Cesano Boscone che si realizza il più grosso lavoro di rinnovo delle strutture: prima il San Giuseppe, il San Car-lo e il San Luigi (che ospita persone anziane non autosufficienti), e contemporaneamente, nel 2001 vengono realizzate le 5 Stelle, un complesso di 5 unità residenziali che accolgono complessiva-mente 300 Ospiti e offrono percorsi moderni e innovativi di assi-stenza e riabilitazione. Per alleggerire la presenza nella sede di Ce-sano Boscone, sono nate le comunità alloggio di Settimo Milane-se, Buccinasco, Albairate.Nel 2008 ha inizio il piano di delocalizzazione della Fondazione; l’idea è quella di aprire la “cittadella della disabilità” avvicinandosi ai luoghi dove i bisogni si manifestano, garantendo una vicinanza anche territoriale tra gli ospiti e la loro rete relazionale. Nell’ottobre 2008 è stata inaugurata la filiale di Settimo Milanese, che accoglie

Don Domenico Pagliarani (fondatore)

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oggi 170 ospiti tra disabili e anziani. Una struttura nuova, moder-na che ha rappresentato un notevole miglioramento per la qualità di vita degli ospiti che sono stati trasferiti consentendo di dismet-tere il più vecchio degli edifici di Cesano Boscone, il SS. Innocenti.Sempre nel 2008 è iniziata la collaborazione con le suore del Cot-tolengo che ha portato all’acquisizione da parte della nostra Fon-dazione della struttura di Varese Casbeno. Anche la filiale di Coc-quio ha subito un notevole cambiamento con la dismissione dell’e-dificio denominato Villa e l’inaugurazione del nuovo edificio dedi-cato proprio al fondatore Mons. Pogliani.Nel 2009 siamo stati chiamati a collaborare con la Fondazione LI-SM (Lega Italiana Sclerosi Multipla) alla realizzazione e gestione di una struttura dedicata ai malati di Sclerosi Multipla, ad Inzago (MI); nel maggio 2009 entra quindi in funzione la RSD Simona Sor-ge, che nasce proprio con l’intento di farsi carico delle situazio-ni di disagio delle persone adulte (18-65 anni) di ambo i sessi con disabilità fisica conseguente a Sclerosi Multipla e patologie affini o come esito di trauma.Pur nella evoluzione organizzativa e strutturale, necessaria per rispondere in modo sempre più efficace ed efficiente ai biso-

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area153Fondazione Sacra Famiglia ONLUS • case history and best practice

gni delle persone, la Sacra Famiglia vuole mantenersi fedele ai valori originari dell’Opera, riassunti efficacemente nel motto “Super Omnia Charitas” (al di sopra di tutto la carità): occupar-si degli ultimi e dei più fragili; offrire assistenza e riabilitazio-ne alle persone affette da disabilità psico-fisica grave e gravis-sima, accogliendole e curandole come persone, nella loro pie-na dignità umana.La Fondazione è impegnata a promuovere cultura e politiche dei ser-vizi socio-sanitari per disabili e anziani: con AIAS, ANFFAS e Don Gnocchi fonda “Oltre noi la Vita”, l’associazione nata a sostegno del-le famiglie che vivono il problema della disabilità e sono preoccu-pate del cosiddetto “dopo di noi”; negli ultimi anni partecipa attiva-mente nelle diverse sedi istituzionali al dibattito sulle politiche dei servizi e intrattiene rapporti con il mondo scientifico attraverso con-venzioni con Università e IRCCS (Istituti di ricovero e cura a caratte-re scientifico).

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area 154 case history and best practice • a cura della Redazione

Quali sono i principali punti di forza dell’organizzazione rispetto ai concorrenti nazionali e internazionali? Quali invece i principali punti di debolezza?

Descriviamo di seguito i principali punti di forza di Fondazione Sa-cra Famiglia Onlus.Fondazione ISF è un punto di riferimento fondamentale nel pa-norama socio-sanitario perché da sempre interviene sulla fragilità complessa, ovvero su quella fragilità grave e gravissima che richie-de un carico, un impegno e una competenza di cura “importanti”.Fondazione Sacra Famiglia ha sempre cercato di prendersi cura della persona in modo globale, nell’ambito cioè di un progetto di vita che sia il suo. Per i nostri utenti, garantendo la propria profes-sionalità e qualità dei servizi, ISF intende pensare non ad un sem-plice intervento di cura, ma ad un vero e proprio progetto di vita che ne valorizzi l’identità personale, ne tuteli i diritti, li ponga al centro come persone in un percorso che tiene conto delle loro ca-ratteristiche fisiche, psichiche, spirituali, nel rispetto del loro con-testo di vita e familiare, delle loro aspettative e dei loro desideri.Fondazione Sacra Famiglia ha sempre avuto la capacità di racco-gliere e coinvolgere tanti volontari. Il volontario per Sacra Fami-glia è un partner insostituibile e d’altro canto Fondazione Istituto Sacra Famiglia è sempre stata un luogo privilegiato per vivere l’e-sperienza di educazione alla carità.Già oltre cento anni fa quando il Parroco di Cesano Boscone, Don Domenico Pogliani, fondatore dell’Ente, accolse nella sua canoni-ca i primi “bisognosi” si avvalse della collaborazione attiva dei suoi parrocchiani e delle comunità cristiane dei paesi vicini. Questi fu-rono i primi volontari che diedero il loro contributo per dare una risposta ai bisogni degli ospiti.“Scopo di tutta questa casa sia la carità – disse don Pogliani – ab-biate gran cuore e viva carità per queste persone, servitele con prontezza e oculatezza in tutte le loro necessità”.La Fondazione accoglie oggi diverse tipologie di ospiti gravi e gra-vissimi affetti da pluripatologie, ma non è certo mutato il loro bi-sogno di assistenza, di amicizia, di relazione.Accanto agli operatori possiamo ancora contare su tanti volonta-ri che prestano la loro opera singolarmente in un rapporto indivi-

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area155Fondazione Sacra Famiglia ONLUS • case history and best practice

duale con l’ospite, altri organizzati in gruppi o associazioni che or-ganizzano iniziative di carattere ricreativo e sportivo e inoltre tan-ti giovani studenti che animano i fine settimana. Tutte queste per-sone testimoniano un “camminare insieme” con altre competen-ze e professionalità, rafforzano il legame con il territorio e offro-no un supporto indispensabile alla risposta ai bisogni relazionali e di socializzazione degli ospiti. Il loro contributo ha una forte va-lenza pedagogica. “Al giorno d’oggi è troppo importante realizza-re che esistono realtà come quella dell’Istituto, aiuta davvero a di-ventare grandi, si comincia a capire che la Vita è davvero un dono speciale”: questo è quello che alcuni volontari hanno detto di noi.Un altro punto di forza è la capacità che ha sempre avuto Fonda-zione Sacra Famiglia di coinvolgere le famiglie nella vita dell’Ente e nelle scelte di cura sui loro cari. È quindi importantissimo il ruo-lo che svolge l’Associazione “Comitato Parenti della Sacra Fami-glia che si impegna nella tutela dei diritti di tutti, si articola sulla diffusione della figu-ra dell’Amministratore di Sostegno come di-spositivo di protezio-ne giuridica, sul mo-nitoraggio dei servizi erogati da ISF, per ve-rificarne la conformi-tà con gli standard le-gislativi regionali e sul riconoscimento dei di-ritti nei confronti delle Istituzioni e dei privati.Fondazione Sacra Fami-glia investe da sempre sulle attività riabilitati-ve. I nostri ospiti infat-ti frequentano quotidia-namente i laboratori di falegnameria, cerami-ca, decoupage e la ser-ra interni alla Sacra Fa-

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miglia. Grazie alle attività svolte quotidianamente, gli ospiti hanno la possibilità di acquisire, rinforzare o migliorare, seguiti da educa-tori esperti, le loro autonomie.Altro punto sul quale da tempo continuiamo a investire è la forma-zione del personale: all’interno del percorso di realizzazione del Piano Strategico 2013-2018 (vedi più avanti), Fondazione Sacra Fa-miglia sta portando avanti un insieme articolato e coordinato di in-terventi di formazione generale e specifica volti a:– sostenere la riappropriazione, da parte degli operatori, della Mis-

sion riletta alla luce della nuova realtà sociale di riferimento;– favorire la crescita delle risorse umane e lo sviluppo organizzativo;– accompagnare e sostenere l’effettiva realizzazione del Piano Stra-

tegico.Crediamo infatti che non sia possibile rendere operativo un Pia-no Strategico se non viene fornita una adeguata formazione a tut-to il personale che lavora per Fondazione. Trasferire la progettua-lità dalla carta alla vita reale è possibile solo se i “protagonisti” di queste azioni sono preparati e accompagnati al cambiamento. Per questo diamo grande importanza al lavoro di formazione che da un lato ha il compito di ridiscutere i ruoli operativi, ovvero “come facciamo le cose”, dall’altro è l’occasione per aggiornare tutti gli operatori sulla nuova Mission della Fondazione, affinché tutti pos-sano cogliere la portata rivoluzionaria di guardare alla persona fra-gile non più solo come utente a cui fornire assistenza, ma appunto come ad una persona protagonista del suo percorso di cura e as-sistenza, partecipe della sua rete famigliare e sociale, coautore di ogni passo che viene fatto insieme a chi si prende cura di lui/lei.Un punto di forza che stiamo riprendendo come leva di svilup-po fondamentale è la presenza sul territorio e nella sua comunità: i valori che ispirarono don Domenico Pogliani, l’opera cui diede impulso e il sogno cui ambiva non potevano restare solo un’espe-rienza periferica: il progetto era quello di diventare un punto di ri-ferimento sul territorio per “diversi” territori.L’Ente si è infatti via via ampliato, andando ad operare in tre Re-gioni, Lombardia, Piemonte e Liguria, nelle quali ha avviato nu-merose filiali, centri e comunità. Questo percorso non è certamen-te concluso e la sfida è ancora aperta: coinvolgendo tutti i sogget-ti istituzionali, associativi e comunitari presenti nelle aree di inter-

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vento, la Fondazione vuole mettere a disposizione del territorio tut-te le energie e i saperi che ha a disposizione per generare legami e coesione sociale. È una tensione condivisa a fare rete: è finito il tempo in cui ognuno lavorava per sé, nel suo ambito, entro i suoi confini. Oggi più che mai è necessario “fare rete”, ovvero creare un sistema di cooperazione con tutte le realtà istituzionali, socio-sani-tarie, associative e comunitarie che animano, dirigono, sostengono e monitorano la società. Fare rete per condividere conoscenze ed esperienze, per sviluppare una maggiore potenzialità innovativa, per incrementare la competitività e quindi la produttività, per cre-scere e migliorarsi, per trovare partners con cui fornire una rispo-sta più completa e puntuale ai bisogni della popolazione fragile.In questa logica stiamo anche promuovendo un ampliamento del nostro perimetro di offerta: partendo dai bisogni che vengono se-gnalati dal territorio, in particolare dalle comunità cristiane, ci stia-mo aprendo a rispondere a quei bisogni della società che resta-no ancora insoddisfatti: Alzheimer Café, Case Management, Cen-tro per l’Autismo, Centro Dama e Medicina per la disabilità, sono alcuni esempi di progetti e iniziative in corso che stiamo attivando sospinti dalle richieste delle comunità in cui operiamo. Allo stesso tempo vogliamo essere un punto di riferimento per tutte quelle fi-gure religiose (suore o preti) che, giunti all’età della vecchiaia, vo-gliono trovare una casa tranquilla dove dedicarsi alla preghiera e godere di un’assistenza quotidiana.Abbiamo individuato due principali punti di debolezza.Fondazione Sacra Famiglia risente della difficoltà economica cau-sata dalla situazione di crisi che perdura ormai da tempo e che sta provocando una contrazione delle risorse degli enti pubblici e una conseguente riduzione delle disponibilità economiche trasferite agli enti socio sanitari convenzionati. Allo stesso tempo, si registra la difficoltà delle famiglie, che fanno sempre più fatica a comparteci-pare alle spese per il loro familiare fragile. Il nostro punto debole è aver sempre lavorato in un’ottica che riteneva l’Ente pubblico l’uni-co committente: soffrendo l’Ente pubblico, soffrono anche di con-seguenza realtà come la nostra. È partendo anche da questa con-siderazione che abbiamo elaborato il Piano Strategico: documen-to che delinea le azioni principali che porteremo avanti dal 2013 al 2018 per affrontare questa fase storica molto particolare. La vo-

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lontà è quella di ottimizzare l’uso delle risorse non tagliando ser-vizi, ma efficientandoli; allargare il perimetro di offerta dei servizi creando nuove formule di gestione e di presa in carico della fragi-lità in aree oggi poco o per nulla coperte. Il tutto con uno sguardo attento a migliorare la qualità dei servizi resi ai nostri ospiti, nella convinzione che una miglior qualità della loro vita non solo faccia star meglio loro, ma permetta anche ai nostri operatori di lavorare meglio, riducendo i costi per inefficienze organizzative.Potremmo definire un secondo punto di debolezza così: “La croni-cità che cronicizza lo sguardo”.Fondazione Sacra Famiglia, nell’ambito della definizione del Piano Strategico 2013-2018, ha intenzione di avviare una ridefinizione in-terna degli assetti organizzativi. Uno degli aspetti da ridefinire è quel-lo relativo al “rapporto” operatore/ospite. Ciascuna unità o reparto dell’ente è infatti dotato di un numero di operatori che, per molti anni, sono sempre rimasti “in quell’ambito”, lavorando quindi sem-pre sugli stessi ospiti e nello stesso ambiente. Riteniamo che questa staticità, se da un lato può aiutare nell’approfondimento dei rapporti di conoscenza reciproci, dall’altro “appiattisce” lo sguardo dell’ope-ratore, lo abitua a vedere le cose sempre nello stesso modo e, in un certo senso, lo rende “meno sensibile” facendolo muovere con au-tomatismi ormai perfezionati nel tempo nel binario sempre uguale a se stesso della routine. Crediamo invece che ogni gesto compiu-to nella relazione tra operatore ed ospite abbia un senso e che que-sto senso sia presente e percepito nella sua unicità. Crediamo che la continuità sia un valore, ma che in essa debba essere mantenuto vi-gile e pronto lo spirito di accogliere il cambiamento.

Quali sono le strategie di sviluppo dell’Ente degli ultimi anni e quali sfide ancora da cogliere?

Nell’ambito del proprio processo di sviluppo, Fondazione Sacra Fa-miglia Onlus ha predisposto un Piano Strategico, che esplicita le strategie operative dell’Ente per i prossimi cinque anni, dal 2013 al 2018. Il corposo documento, frutto di un lavoro collettivo all’in-terno dell’ente, durato mesi in collaborazione con una importante società di consulenza, definisce e pianifica le linee strategiche del prossimo futuro della Fondazione, sulla base di un attento studio

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della situazione socio-sanitaria e di “mercato” esistente, e di una puntuale lettura dello stato economico-finanziario di ISF. Il Piano individua azioni e opportunità di miglioramento della stessa Fon-dazione, lavorando sia sull’efficientamento (lato dei costi) ma an-che sulla definizione di strategie e progetti di sviluppo (lato dei ri-cavi). Il Piano Strategico è stato approvato dal Consiglio di Ammi-nistrazione lo scorso 21 marzo 2013 e possiamo dire che i lavori per farlo diventare realtà sono iniziati da pochi mesi.

Fatto 100 il totale entrate dell’Ente, come si compongono le fonti di finanziamento attuali dell’organizzazione? È un’or-ganizzazione in utile? A quanto ammonta l’incidenza del debito e dei finanziamenti di terzi? Come giudica il livello di sostenibilità economica e prospettica dell’organizzazione e quali strategie per consolidarla?

Come ogni anno nel mese di maggio il Consiglio di Amministra-zione ha approvato il Bilancio d’esercizio. Il 2012 si è chiuso con una perdita, che risulta in linea con le aspettative generate dai trend degli ultimi anni e dallo scenario economico nel quale si muovo-no i sistemi socio-sanitari regionali nei quali operiamo. È stato un anno difficile sia per il contesto socio-economico di crisi generaliz-zata nel quale la Fondazione si trova ad operare, sia per il profon-do cambiamento che il nostro ente ha deciso di intraprendere nei prossimi anni e che ha portato alla definizione e alla condivisione del Piano Strategico. Questo sancisce un “new deal” che punta a portare la Fondazione al riequilibrio della situazione economica e finanziaria a partire dalla fine del 2016. Si tratta di una grande sfi-da che coinvolgerà sta incominciando a coinvolgere tutti. È in fase di attuazione un importante piano di investimenti: saranno avvia-te nuove strutture e strette nuove collaborazioni con le realtà del territorio in Lombardia, Piemonte e Liguria. In ogni caso, al di là della perdita contingente, nell’ultimo anno l’Ente ha incrementato il suo fatturato di circa un milione di eu-ro attestandosi ad un valore della produzione pari a 80 milioni di euro e si prepara a potenziare la sua presenza con nuovi servizi, a potenziare la Raccolta Fondi, e a rinforzare il suo ruolo di riferi-mento nell’ambito delle realtà socio sanitarie italiane tramite nuo-ve sperimentazioni innovative.

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Purtroppo l’aumento del fatturato è stato controbilancia-to da un aumento dei costi, in particolare le utenze che hanno visto un incremento delle accise e dei consumi, l’aumento dell’Iva di un punto percentuale e la riqualifi-cazione dei servizi esternalizzati di pulizie e mensa, che si erano resi necessari al fine di un miglioramento del-la qualità del servizio reso agli ospiti. Il costo lavoro si è mantenuto costante in seguito alla politica adottata di riequilibrio dei costi, razionalizzazione delle assunzioni, riqualificazione del personale interno e di contenimen-to del monte ferie.Non possiamo non citare altri fattori di contrazione del-le entrate che hanno caratterizzato gli ultimi anni: la ri-duzione delle risorse assegnate dalle Regioni nelle qua-li la Fondazione opera, la normativa più stringente nelle regole dettate dalle Regioni e la difficoltà delle famiglie e degli Enti locali nell’assumersi l’onere della retta. Ri-spetto a quest’ultima la Fondazione continua a farsi ca-rico solidalmente, per quanto può, delle situazioni real-mente critiche da un punto di vista economico e sociale,

con un aggravio significativo sui propri “numeri”.A fronte di questi scenari, diventa quindi importante evidenziare come la Fondazione abbia avviato un percorso per riattualizzare la propria Mission, in funzione dei nuovi bisogni emergenti det-tati dall’evoluzione del contesto sociale in cui opera. Sempre at-tenta agli ultimi, intercettando nuove “fragilità”, oggi la sfida per noi è quella di essere, a fronte di scenari in continua evoluzione, un soggetto propositivo, che sperimentando nuove soluzioni trovi il giusto compromesso tra sostenibilità economica e vicinanza ai più fragili.

Cosa dicono di voi le altre organizzazioni, istituzioni, dipen-denti e utenti?

Negli ultimi anni Fondazione Sacra Famiglia sta lavorando ad un adeguamento progressivo ai nuovi bisogni emergenti della società. Intorno a questa “buona intenzione” si è venuto creando un atteg-giamento di attesa da parte delle altre realtà socio sanitarie curiose di vedere come risponderemo alle sfide del presente.

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Quanto agli utenti, simpatizzanti, conoscenti, amici, curiosi: Fon-dazione Sacra Famiglia diffonde ogni mese una newsletter a centi-naia di iscritti. Ha una pagina Facebook con centinaia di contatti. Ha un sito internet con migliaia di click. Spedisce il suo House Or-gan a un indirizzario di 10mila persone. L’attenzione e la curiosi-tà in positivo verso l’Ente si misurano anche da questi numeri, che sono segno del buon lavoro che facciamo nel territorio.Le numerose partnership che abbiamo in essere e su cui stiamo lavorando nel piano strategico dei prossimi 5 anni dimostrano co-me Fondazione Sacra Famiglia possa spendere la sua credibilità, professionalità e competenza anche con le istituzioni e le altre or-ganizzazioni.

Quale attenzione riservate allo sviluppo del personale? Alla gestione delle relazioni con gli stakeholder? Al fund raising?

Sviluppo del personale:LA FORMAZIONE: crediamo che non sia possibile rendere opera-tivo un Piano Strategico se non viene fornita una adeguata forma-zione a tutto il personale che lavora per Fondazione Sacra Fami-glia. Trasferire la progettualità dalla carta alla vita reale è possibi-le solo se i “protagonisti” di queste azioni sono preparati e accom-pagnati al cambiamento. Per questo diamo grande importanza al lavoro di formazione che da un lato ha il compito di ridiscutere i ruoli operativi, ovvero “come facciamo le cose”, dall’altro è l’occa-sione per aggiornare tutti gli operatori sulla nuova Mission della Fondazione, affinché tutti possano cogliere la portata rivoluziona-ria di guardare alla persona fragile non più solo come utente a cui fornire assistenza, ma appunto come ad una persona protagonista del suo percorso di cura e assistenza, partecipe della sua rete fa-migliare e sociale, coautore di ogni passo che viene fatto insieme a chi si prende cura di lui.

POLITICA DEL PERSONALE: stiamo lavorando allo sviluppo di una organica e strutturale politica del personale volta a favorire la mobilità tra servizi: si sta praticando questa iniziativa nella con-sapevolezza dell’importanza che riveste oggi garantire continuità di assistenza, di cura e di relazione tra utente, famiglia e operato-

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re, ma che serva farlo definendo percorsi che, anche attraverso il cambiamento del personale di riferimento, aiutino tutti i sogget-ti coinvolti a non “cronicizzare lo sguardo”, ovvero a non tra-sformare in “routine” gesti e azioni quotidiane che nella relazione tra operatore ed ospite hanno un senso e un valore che deve es-sere sempre presente e percepito nella sua unicità.In questo con-testo rientrano anche azioni per lo sviluppo di un clima azienda-le idoneo al miglioramento delle modalità di presa in cari-co degli ospiti e di erogazione dei servizi, anche promuoven-do in modo strutturale e coordinato nuove e ulteriori iniziative di welfare aziendale.

IL WELFARE AZIENDALE: Fondazione Sacra Famiglia dà grande at-tenzione al welfare aziendale attraverso: – la “banca ore”: un sistema di flessibilità di orari che consente di

lavorare su turnazioni meno rigide. Chi lavora ore in più, può recuperarle in un altro momento;

– ambulatorio di odontoiatria interna a prezzi calmierati per i di-pendenti;

– disponibilità di alloggi in vendita o in affitto agevolati per di-pendenti;

– disponibilità del Caf per la dichiarazione dei redditi;– bar interno con prezzi convenzionati per i dipendenti;– possibilità di avere un conto corrente con tariffe agevolate;– possibilità di comprare dalla serra interna piante e fiori;– possibilità di usare le competenze dei laboratori interni (se de-

vi rifare la cornice al tuo quadro, il laboratorio di falegnameria è disponibile).

Proprio in questi giorni stiamo partendo a testare un questiona-rio che a settembre diffonderemo a tutti i circa 1.600 dipendenti, per ascoltarli rispetto ai loro bisogni e desideri di servizi di welfare aziendale ulteriori di cui vorrebbero poter beneficiare.

IL FUND RAISING: il nuovo Piano Strategico prevede di sviluppa-re competenze specifiche interne ad ISF, tali da garantire nel lun-go periodo la continuità della funzione di fund raising. Sviluppa-re un piano di marketing e di un cruscotto direzionale in grado di monitorare il livello di integrazione con il territorio al fine di pro-

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muovere l’immagine di ISF. Stiamo investendo per sviluppare que-sta funzione e proprio recentemente abbiamo inserito anche risor-se nuove nella nostra squadra.

Quali sono i principali progetti che avreste voluto realizzare e che non siete riusciti a concretizzare? Quali progetti intendete invece sviluppare nel prossimo futuro?

All’interno del piano strategico, è difficile scegliere uno dei progetti senza perdere la visione d’insieme che lo anima e che dà senso alla strategia che stiamo perseguendo. Dovendo indicare solo alcuni progetti, comunque, segnaliamo uno dei più importanti in termi-ni di impegno economico, di durata temporale e di valore simbo-lico: la riorganizzazione della sede di Cesano Boscone della Fon-dazione Sacra Famiglia.L’opera più importante e “visibile” sarà la costruzione di un nuo-vo Polo Riabilitativo interno. Intorno a questo progetto si svilup-pano tutte le altre opere di riqualificazione di edifici e spazi aperti, di ampliamento, spostamento o ristrutturazione di unità (Rsa, Cen-tri Diurni eccetera). Questa grande progettazione è stata progetta-ta come un vero e proprio “Piano di Governo del Territorio”. Non si baderà solo a costruire nuovi edifici e ristrutturarne altri, ma tut-to il complesso della sede sarà pensato come un progetto di ri-organizzazione complessiva di tutta la sede che sia attuabile per fasi e “lotti” successivi, finalizzato a creare dei “cluster” funzionali tra i fabbricati e gli spazi aperti all’interno del perimetro della se-de (che oggi a uno sguardo esterno appare quasi come una citta-della autonoma: con la sua piazza, la sua Chiesa, le case e i par-cheggi, il bar, la serra e i laboratori, il campo da calcio…). Si pro-cederà quindi a una riorganizzazione funzionale delle destinazio-ni spaziali, promuovendo sinergie operative (in grado di migliora-re la qualità dei processi di assistenza e di ridurre i costi), miglio-rando l’immagine complessiva degli spazi e degli ambienti, valo-rizzandone gli spazi aperti e di connessione tra gli edifici. Il tutto rispondendo ai requisiti previsti dalla Normativa Regionale e cer-cando di minimizzare i disagi per gli ospiti, derivanti dai lavori di ristrutturazione e dal trasferimento di unità d’offerta.Un altro “blocco” di progetti nasce dal fatto che Fondazione Sa-

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cra Famiglia crede che la persona fragile e la sua famiglia debba-no essere agevolate il più possibile nel loro percorso di cura e as-sistenza. La presenza sul territorio di tanti riferimenti “spezzettati”, non in rete, disuniti e senza reciproco collegamento, lascia trop-pe volte soli coloro che si trovano in difficoltà, oltre a rendere me-no efficace ed efficiente il processo di cura e assistenza. C’è in-vece bisogno di fare rete, di creare sinergie e di una cabina di re-gia che sappia indirizzare la persona nel vasto panorama di offer-ta che si trova intorno attivando i servizi appropriati nel momento opportuno: pensiamo che la nostra esperienza di attività centena-ria in servizi per la fragilità possa essere messa al servizio del si-stema di welfare. Ecco perché ci siamo impegnati per sviluppare i progetti che seguono.

Il case management della fragilità: consiste nella presenza di un professionista che faccia da punto di riferimento per la perso-na anziana fragile, il disabile e le loro famiglie, coordinando e ge-stendo nel tempo assistenza (il progetto assistenziale) e i suoi co-sti (il budget), individuando nuovi modelli di offerta sostenibile in-centrati sul ritardare il ricorso a forme di residenzialità permanente (RSA/RSD) e/o ospedalizzazioni prolungate. Nella nostra proget-tualità c’è infatti un altro aspetto centrale. È importante che le fa-miglie e le persone fragili abbiano un professionista di riferimen-to che affronti qualunque bisogno, magari solo con una telefonata oppure aiutando le persone nei trasporti, evitando il più possibile ricoveri ospedalieri, esami o accertamenti doppi, inutili o di ripe-tere ogni volta al medico la sua storia. E vogliamo garantire i servizi diurni o residenziali che servono, ma-gari solo per un periodo di sollievo, o piuttosto con un taglio più nettamente riabilitativo. Anche per persone molto compromesse. Il tutto ben coordinato dalla medesima figura professionale di ri-ferimento, che condivida con la persona fragile e la sua famiglia il percorso complesso che sta di fronte ad ogni situazione cosiddet-ta cronica, cioè dove la completa guarigione non è tra le cose pre-vedibili. Il ruolo di questo professionista deve essere quello di ga-rantire il più efficace e semplice accesso a tutti i pezzi del sistema, a tutte le unità di offerta, accompagnando, anche fisicamente, ogni passaggio. È un progetto a cui stiamo lavorando e che contiamo

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di sperimentare presto nell’area di Cesano Boscone. Crediamo che ce ne sia molto bisogno. Mettere al centro la persona fragile e il suo sistema di relazioni è da sempre la Mission della Fondazione Sacra famiglia. Mons. Domenico Pogliani ha predicato il Vangelo così: non curando solo patologie specifiche, ma prendendosi cura della persona e delle sue relazioni.

Counseling territoriale per l’autismo: si tratta dell’eleborazione e della “messa a sistema territoriale” di percorsi diagnostici e abilita-tivi condivisi ed integrati con la famiglia e le altre istituzioni che in-tervengono nella vita della persona con autismo e disturbi genera-lizzati dello sviluppo (scuola, altre agenzie educative, ecc.). La com-plessità clinica del fenomeno autismo ha contribuito a creare diso-mogeneità nella presa in carico territoriale. È nata quindi sempre più forte l’esigenza di modelli operativi, diagnostici e riabilitativi condi-visi sia da parte degli operatori che da parte delle famiglie. Fonda-zione Sacra Famiglia sta perciò promuovendo progetti per delinea-re, all’interno dei servizi socio sanitari ed assistenziali della Regione Lombardia, un modello di presa in carico integrato, che si uniformi alle più recenti linee guida nazionali e internazionali. Questo signi-fica coinvolgere in un “sistema abilitante” unico, tutte le persone che interagiscono educativamente con la persona con autismo. Come pri-ma fase concreta, si sta promuovendo la nascita di sportelli e centri di counseling territoriali per l’autismo nel nord ovest della Regione.

Varese-Casbeno: progetto di riqualificazione ex CottolengoAbbiamo in progetto di avviare un Centro polifunzionale per una assistenza a 360 gradi dei disturbi evolutivi generalizzati e specifi-ci. Il progetto nasce dalla volontà di Fondazione Istituto Sacra Fa-miglia onlus e di Fondazione Renato Piatti onlus di lavorare insie-me per proseguire nell’opera storica della Piccola Casa della Divi-na Provvidenza Cottolengo di Varese-Casbeno, rilanciando un pro-getto di utilità sociale a favore del territorio varesino. In considera-zione della crescente domanda di servizi per l’età evolutiva e vista l’opportunità data dal progetto di riqualificazione dell’immobile di Casbeno si intende promuovere un progetto innovativo, finalizza-to alla realizzazione di un “Centro Polifunzionale per il trattamen-to dei disturbi evolutivi generalizzati e specifici”.

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Tale polo sarà rivolto alla presa in carico ambulatoriale, semiresi-denziale e residenziale di minori e giovani adulti in condizioni di fragilità, sia di tipo pervasivo (disturbi spettro autistico) sia di ti-po specifico (disturbi dell’apprendimento), e delle loro famiglie.Infine non possiamo non citare alcuni progetti impegnativi che ci stanno vedendo attivi a Pietra Ligure, con la costruzione di un nuo-vo polo riabilitativo e assistenziale; nella provincia di Varese, attra-verso la gestione di strutture residenziali per anziani ancora parzial-mente autosufficienti; nel Lecchese, dove stiamo ricevendo richie-ste per la gestione di strutture e servizi per anziani; e nel Verbano, dove a partire dalla riorganizzazione delle strutture della sede di Intra si stanno attivando connessioni con realtà sociali locali e op-portunità di attivare servizi oggi scarsamente presenti nel territorio.

Alcuni esempi di cose che facciamo:Fondazione Sacra Famiglia con la sua storia e la sua capacità di af-frontare nei decenni, con coraggio, qualunque forma di fragilità e so-prattutto le più gravi, oggi si sta interrogando per trovare le soluzio-ni adatte al mondo di oggi, tenendo conto anche delle difficoltà nel reperire risorse pubbliche, una difficoltà che è sotto gli occhi di tutti.Stiamo formando i nostri operatori, ascoltando il territorio, colla-borando con altre strutture che fanno un lavoro simile al nostro, stiamo soprattutto sperimentando soluzioni coraggiose e innovati-ve che ruotano attorno a due elementi centrali:cercare di mantenere le persone nel loro ambiente di vita!Farsi carico delle persone e delle famiglie ed essere un punto di riferimento sicuro, professionale che le segua e che segua la per-sona cronica e fragile dovunque si trovi.Ci stiamo facendo tante domande: quanto sia importante garantire momenti di sollievo per le persone fragili e per le famiglie, e infat-ti da tanti anni Fondazione Sacra Famiglia porta in vacanza i suoi ospiti nella filiale di Andora. E i progetti lì sono tantissimi.Poi ci siamo posti il problema di capire che cosa rappresenta l’ali-mentazione e la qualità del cibo per le persone molto fragili, gra-vi, con difficoltà a mangiare.Davvero l’alimentazione è solo un elemento di contorno?Davvero la persona fragile ha solo bisogno di assistenza sanitaria e di qualcuno che la lavi?

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Per troppo tempo l’alimentazione nelle strutture è sempre stata con-siderata un aspetto marginale: si facevano frullati tristi, un mix di portate, perché di più non si riusciva a fare.Noi crediamo che questa cosa debba essere superata, perché le persone che stanno vivendo una fragilità hanno diritto come tut-ti ad una alta qualità della vita, a stare bene, a godere delle cose.La qualità della vita dei nostri ospiti si riflette nella qualità dell’as-sistenza: se un ospite mangia meglio, gusta sapori migliori, risco-pre la gioia del cibo, ricomincerà ad avere appetenza. Quindi ri-prenderà peso e la sua salute migliorerà. Come uno specchio, mi-gliorerà anche il lavoro dell’operatore che riuscirà ad assisterlo me-glio: la salute crea un circolo virtuoso di benessere che aumenta. Così come all’alimentazione e alla cura delle vacanze estive (ogni anno portiamo più di 150 ospiti nella nostra filiale di Andora Ma-re), badiamo molto anche alla cura del verde delle nostre sedi. Uno dei progetti del Piano Strategico è infatti quello di riorganizzare la sede di Cesano Boscone, creando un parco verde fruibile sia da-gli ospiti e dagli operatori che dai dipendenti: pensiamo a percor-si ciclopedonali, ad aree verdi, zone dove gli ospiti possono svol-gere le attività all’aperto o svagarsi.

Che cosa cercate nel vostro personale? E quali le strategie di reclutamento?

La fragilità è un concetto complesso e pluridimensionale: sono fra-gili i disabili in quanto portatori di patologie multiple e croniche, sono fragili gli anziani in quanto portatori (anche) di un impor-tante decadimento fisico e cognitivo. Ma i fattori che intervengo-no a determinare la condizioni di fragilità sono anche economici, ambientali, sociali e da questo si evince che l’ambito della fragilità si estende ed abbraccia una pluralità di soggetti che hanno biso-gno di una guida, di un punto di riferimento. Per Fondazione Sa-cra Famiglia la fragilità è e resta un valore umano. Il fragile è l’uo-mo per eccellenza, perché considera gli altri suoi pari, perché lad-dove la forza impone, respinge e reprime, la fragilità accoglie, in-coraggia e comprende. Oltre alla competenza, alla professionalità, alla capacità di lavora-re in team, ai “normali” requisiti richiesti da ogni organizzazione

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come la nostra, ci piace pensare che lavorando in Sacra Famiglia si possano condividere questi presupposti.

Come selezionate i membri del vostro organo di governo e perché?

Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Sacra Famiglia Onlus è composto da 7 membri che sono nominati dall’Università Cattolica, dalla Regione Lombardia, dalla Caritas Ambrosiana e dal-la Fondazione Moneta. Il Consiglio di Amministrazione di ISF sce-glie tra i membri nominati dalla Fondazione Moneta il Presidente della Fondazione Sacra Famiglia e il vicepresidente. Il Consiglio di amministrazione designa il direttore e questa nomina deve ottene-re il nulla osta del coordinatore diocesano di Milano.