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2 SANTIMOTEONEWS

C arissimi, con questo primo numero del2016, inizia per noi il quarto anno dipubblicazione. Infatti avevamo iniziato

con un numero di prova in occasione delNatale 2013. Per me e per tutta la redazione

questo è un traguardo importante, ma, soprattut-to, spero che questo piccolo giornale possa servire un poco a

favorire la comunione all’interno della nostra famiglia parrocchiale. Per il resto ancora non abbiamo dimenticato il Natale e già ci troviamo in

Quaresima, questo cammino stupendo che ci porta a sperimentare la vittoria di Cristosulla morte e sul peccato. Se è vero che Dio è fedele sempre, che Egli è Grazia e sempre ci

comunica in eterno la sua bontà e il suo amore, è vero anche che dal punto di vista di noiuomini non tutti i giorni sono uguali. E la Quaresima è uno dei tempi più ricchi di grazie, anzi,

con la Pasqua, è il tempo più ricco di grazia, anche perché lo viviamo nell’Anno Santo dellaMisericordia. È incredibile per me constatare come ci siamo arrivati quasi di corsa, non solo perchéquesto tempo è iniziato molto presto (io devo ancora mettere via il mio piccolo presepe), ma ancheper tutti gli eventi che l’hanno preceduto: la bellissima festa di San Timoteo, poi il Family Day al CircoMassimo, il Giubileo di Settore che abbiamo celebrato al santuario del Divino Amore, le Sante Cresimedomenica 7 febbraio… Sembra quasi che la preoccupazione del Signore sia stata quella di non per-mettere che ci addormentassimo. Più avanti troverete delle bellissime pagine che vi raccontano tutti gli eventi vissuti in questo ultimoperiodo, inoltre troverete alcune riflessioni sulla misericordia, sulle tentazioni e sulla Via Crucis,che ci aiutano a vivere con serietà questo tempo di grazia. Io voglio ricordarvi che noi possiamoseguire il Signore soltanto in un modo: da redenti. Ed è questo che il Signore ci chiama a sperimen-tare ogni giorno. Non per nulla questo tempo di grazia è iniziato mercoledì 10 febbraio con l’im-posizione delle ceneri, cioè riconoscendo la nostra realtà di creature. Anche se tante volte ci sen-tiamo forti o comunque capaci di gestire la nostra vita, la Chiesa ci aiuta a riconoscere la nostrarealtà: siamo solo polvere, cioè siamo fragili, deboli sia a livello fisico che a livello spirituale. Checosa siamo chiamati a fare per poter seguire Gesù? La stessa esperienza di Pietro. L’apostolo eraconvinto di poter seguire il Signore dovunque, anzi, ha cercato anche di correggerlo sul come por-tare avanti la sua missione. Ricordate cosa risponde a Gesù quando, durante l’ultima cena, annun-cia che tutti lo abbandoneranno e lo lasceranno solo? Affermerà: “Anche se tutti si scandalizzeran-no, io no”. Anzi aggiungerà: “Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte”.Ma Gesù, che lo conosceva bene, gli dirà: “Pietro, oggi il gallo non canterà prima che tu per tre volteabbia negato di conoscermi”. E così davanti ad una giovane serva rinnegherà Gesù dicendo: “non loconosco”, e di fronte alle insistenze di un altro: “non so quello che tu dici”. Rinnegherà Cristo, diràche non lo conosce, lui che si considerava forte e che voleva difenderlo con la spada. Anche noi spes-so facciamo lo stesso: quante promesse e quanti propositi non mantenuti, quante cadute … E quan-do il gallo canta, Gesù si volta e guarda Pietro, uno sguardo di amore, e Pietro piange. Ha capito cheGesù lo conosceva bene, sapeva che lo avrebbe rinnegato, eppure lo ha chiamato, lo ha amato eanche ora lo sta amando. Lo sguardo di Gesù su Pietro gli dice: “io sto andando a morire per te, per-ché tu non abbia più paura della morte”. Pietro, dopo la risurrezione, potrà seguire il Signore, per-

ché la sua sequela non si baserà più sulla sua presunta forza, ma su colui che per primo lo ha amatoe salvato. È redento dall’amore di Cristo. Tutti noi siamo chiamati in questa Quaresima a sperimentarequesto sguardo di Gesù su di noi, che ci ama e ci dice: “ti conosco, ho visto le tue debolezze e i tuoi pec-cati, e per te voglio vincere il peccato e la morte. Seguimi!”.

don Angelo

SANTIMOTEONEWSanno III numero 1 - febbraio 2016Reg.Trib. Civ. Roma sez. Stampa, 25/2014/13-febbraio

Direttore responsabile: Angelo PaoluziIn redazione: don Angelo Compagnoni,don Domenico Vitulli, Sebastiano Manca,Mietta Sarao, Lisa Marafini, Maurizio Libori,Marco Manca, Salvatore Sarao.Grafica: Lisa MarafiniFotografie: Fulvio Guzzon, Salvatore Sarao, AngeloVan Arkadie, Paola Nardecchia

Grazie a tutti per la generosa collaborazione.

AATTTTEENNZZIIOONNEESSaannttiimmootteeoonneewwss èè rreeaalliizzzzaattoo ddaavvoolloonnttaarrii cchhee pprreessttaannoo llaa lloorrooooppeerraa ggrraattuuiittaammeennttee.. IIll ggiioorrnnaalleeppeerròò hhaa ddeeii ccoossttii ddii pprroodduuzziioonnee ppeerrllaa ccaarrttaa ee llaa ssttaammppaa.. NNoonn rriimmaanneerree iinnddiiffffeerreennttee:: llaasscciiaaaallmmeennoo 11€€ ddii ooffffeerrttaa ppeerr ooggnnii ccooppiiaacchhee pprreennddii.. GGRRAAZZIIEE..

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San Carlo da Sezze è la parrocchia di riferimen-to per 4400 famiglie, presenti nell’area com-presa tra via di Acilia e il parco della

Madonnetta arrivando fino alla fine di via MacchiaPalocco. Da alcuni mesi la comunità è guidata dalnuovo parroco don Paolo Riccardi insieme con ilvice parroco don Simone Giovannella e don Justin,un sacerdote studente dell’India.Le attività della parrocchia pongono da sempreuna particolare attenzione verso i poveri e i giova-ni, alla loro formazione umana e cristiana, attraver-so soprattutto il Centro di Formazione Giovanile“Madonna di Loreto – Casa della Pace”, sorto peropera di don Mario Torregrossa, che volle forte-mente la realizzazione di un luogo per i giovaniche fosse un’occasione di incontro e di crescita inun cammino di fede. Questo fu possibile nel 1979quando il cardinale vicario mise a disposizione didon Mario un terreno nel territorio dellaMadonnetta, con la richiesta di edificarvi anche unachiesa, San Carlo da Sezze, di cui don Mario diven-ne il primo parroco. Oggi nella parrocchia sonoattivi diversi gruppi giovanili per ragazzi dai 14 ai18 anni (oltre a quelli per la preparazione allaprima comunione e alla cresima) e comunità nellequali i giovani dai 20 anni in su possano cresceresia nella spiritualità che nell’opera di carità: unavolta al mese i membri di queste comunità portanodei viveri ai poveri alla Stazione Ostiense e unadomenica al mese prestano servizio presso lamensa della Caritas a Ostia; inoltre per avere un’ul-teriore esperienza di servizio insieme all’internodei gruppi, vengono proposti ai ragazzi dei ritiri dipochi giorni in parrocchia in autogestione.Oltre alle realtà parrocchiali orientate ai giovanisono presenti il gruppo di preghiera Padre Pio, chea volte organizza anche un pellegrinaggio a sanGiovanni Rotondo, la comunità Maria, una comuni-tà incentrata sulla preghiera carismatica, e il grup-

po di lettura del Vangelo nelle case, che si riunisceuna volta a settimana per meditare la Parola nel-l’abitazione di uno dei membri (scelto volta pervolta); recentemente si sta cercando di mettereinsieme un gruppo famiglie per giovani coppie.Ogni giovedì mattina è possibile partecipareall’adorazione eucaristica e ogni martedì sera vienetenuta dai sacerdoti della parrocchia una lectio divi-na, con un momento di catechesi. Una volta almese vi sono varie proposteculturali che si svolgono nelteatro, inaugurato quattro annifa, e che viene messo a dispo-sizione anche di compagnieesterne per i loro spettacoli.Un appuntamento fisso ècostituito dal pellegrinaggio aLoreto, organizzato unavolta all’anno, che acqui-sta una particolareimportanza e significatoper la comunità in quan-to don Mario ricevettel’ispirazione della realiz-zazione del centro giova-nile mentre si trovava aLoreto per meditare nelsantuario che custodiscela Santa Casa diNazareth. In ambito cari-tativo è attivo ogni mer-coledì il centro d’ascoltocon i volontari dellaCaritas, insieme ai qualiviene organizzata unavolta a settimana la con-segna di pacchi di viverie di vestiti. n

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I ‘CUGINI’ DI S.CARLO Marco Manca

San Carlo da Sezze, da sempre chiesavicina nel territorio e nel cuore

S. CARLO DA SEZZEGiancarlo Marchionne nacque a Sezze (Latina) nel 1613 dagenitori contadini. A 17 anni fece voto di castità in onore dellaVergine e poco dopo entrò nell’Ordine dei Frati minori.Nonostante gli scarsi studi, aveva doni di scienza straordinarie ciò gli permise di realizzare una vasta produzione di opereascetico-letterarie. Fu consigliere di Alessandro VII eClemente IX. A Roma, esortava i compagni all’imitazione di

Cristo e dei santi e si dedicò all’adorazione del Santissimo. NelI’ottobre 1648, ascoltandola Messa nella chiesa di San Giuseppe a Capo le Case in Roma, al momento dell’eleva-zione, ricevette dall’Ostia divina una ferita di amore al petto. Impiegato negli uffici propridel suo stato, di cuoco, ortolano, portinaio, questuante e sagrestano in vari monasteri delLazio, Carlo si distinse per l’umiltà, l’ubbidienza, la pietà serafica e l’amore verso il pros-simo, riuscendo ad unire alla più intensa vita interiore e contemplativa una instancabileattività caritativa e apostolica che lo condusse a Urbino, a Napoli, a Spoleto e in altre città.Morì a San Francesco a Ripa nel 1670 ed è santo dal 1959, patrono di Sezze e della dio-cesi di Latina-Terracina Sezze-Priverno. Si festeggia la sua memoria il 6 gennaio.

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Non un dialogo “interreligioso” ma “intrareli-gioso” o, ancora meglio, “intrafamiliare”:può così definirsi il reciproco ascolto che si

è andato sviluppando fra cattolici ed ebrei nei cin-quant’anni passati dalla Dichiarazione “NostraAetate” del Concilio Ecumenico Vaticano II. Daquel 10 dicembre 1965 si è fatto, appunto, sem-pre più familiare il rapporto tra i seguaci dell’uni-co Dio, come dimostra quella che è diventataormai una consuetudine, cioè la visita di un Papaalla Sinagoga di Roma, al di là da altri incontri dicarattere istituzionale o meno formale susseguiti-si nel corso del tempo.Così Papa Francesco il 17 gennaio scorso è statoaccolto nel Tempio israelitico maggiore dellaCapitale con quella calorosa amicizia che avevagià caratterizzato, trent’anni fa, il 13 aprile 1986,l’incontro con Giovanni Paolo II, e sei anni fa, il 17gennaio 2010, quello con Benedetto XVI. In con-temporanea era stato pubblicato il consuetoMessaggio per la Giornata del dialogo ebraico-cri-stiano (che cade appunto il 17), nel quale si affer-ma di assistere con sgomento “a gesti orrendi cheprofanano il Nome dell’ Eterno, perpetrati conl’ignobile pretesa di adempiere la Sua volontà”. Ildocumento aggiunge che si sente “l’urgentenecessità di ribadire la fiducia che, proprio dalfecondo dialogo da noi intrapreso, dalla ricerca divalori morali e spirituali condivisi nei quali opera-re in sintonia, possa scaturire una positiva testi-monianza di fede, suscettibile di restituire speran-za e di rivolgere nuovamente i cuori di molti versol’Eterno”.La terza visita di un romano Pontefice in Sinagoga

è stata caratterizzata, si è notato, dall’amicizia;quella amicizia che discende dalla amorevolecostatazione fatta da Giovanni Paolo II che gliebrei sono i “fratelli maggiori” dei cristiani, i quali“per comprendere se stessi – ha detto PapaFrancesco – non possono non far riferimento alleradici ebraiche, e la Chiesa, pur professando lasalvezza attraverso la fede in Cristo, riconosce l’ir-revocabilità dell’Antica Alleanza e l’amore costan-te e fedele di Dio per Israele”.Il Pontefice non si è sottratto al ricordo del doloredella storia, quando ha voluto rievocare “colcuore” – una espressione aggiunta a braccio altesto del discorso preparato – in modo particolarele sofferenze e le lacrime, che non vanno maidimenticate, dei mille deportati romani adAuschwitz, perché il passato “ci deve servire dalezione per il presente e per il futuro. La Shoa ciinsegna – ha aggiunto – che occorre sempre mas-sima vigilanza, per poter intervenire tempestiva-mente in difesa della dignità umana e della pace”.Significativo l’intervento del rabbino Riccardo DiSegni, il quale, dopo aver ricordato come un attoripetuto tre volte, del tipo della visita papale, perla tradizione giuridica rabbinica diventa consuetu-dine fissa, ha sottolineato quale patrimonio comu-ne giudaico-cristiano la formula liturgica “Aprite leporte della giustizia” utilizzata in occasione dellaPorta Santa, che fa parte della liturgia ebraicafestiva. Insieme con la sottolineatura del rifiuto diogni violenza e la necessità di pregare il Signoreperché, come ha detto il Papa, “ci aiuti a pratica-re” ovunque “la logica della pace, della riconcilia-zione, del perdono, della vita”.n

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E PIETRO VA APREGARE NELLASINAGOGA Angelo Paoluzi

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P erché bisogna prepararsi alla celebrazionedel matrimonio? Ci si innamora, si desiderastare con l’altro, si desidera una famiglia,

dei figli… Si sogna ad occhi aperti. Si sogna il gior-no della celebrazione e tutto sembra così bello,che nulla manca alla propria gioia. Ciò che però ilsacramento aggiunge non è qualcosa che manca-va: si aggiunge invece una possibilità, inaspetta-ta, immensa. Si aggiunge Dio, la Sua capacità di donarsi, la Suapresenza efficace, reale, come collante, comevento che porta unione, comunicazione tra glisposi. Si aggiunge un incarico, una capacità di testimo-nianza all’interno della Chiesa e nel mondo, unapossibilità di diventare modelli e insegnanti di unacapacità di dono totale, di fedeltà, di umiltà. Si aggiunge infine la capacità di essere mediatoridi Dio, di donare un rapporto profondo con Dioall’altro e ai figli, di essere “sacerdoti” della Chiesadomestica, capaci di dare la stessa benedizione diDio. Sono doni gratuiti di Dio, sono frutto della Suagioia di donarsi agli sposi, di renderli simili a Sé.Sono doni così grandi che bisogna prepararsi ariceverli: bisogna sapere che li si riceverà, sapereche – se coltivati – porteranno frutti per tutta lavita, sapere come accoglierli, gestirli, svilupparli.Per questo si fanno i corsi di preparazione almatrimonio. Sono incontri di preparazione a rice-vere Dio nella propria vita, in un modo nuovo,diverso, inaspettato.

Don Domenico (responsabile dei corsi per fidanzati)

Quello che don Domenico ci annuncia è una pro-fezia vera e propria che potrà realizzarsi nella vitadegli sposi se daranno spazio, all’interno del lororapporto, alla meravigliosa grazia che il Signorevuol loro donare. Spesso i “nubendi” che arrivanoin parrocchia (una diecina di coppie ogni corso)provengono da percorsi lontani dalla fede, da con-vivenze, talvolta hanno già dei figli... ma nel lorocuore c’è la ricerca di un qualcosa di più... checementi e renda solida la loro unione... ed alloraecco è bello scoprire insieme il progetto che Dioha pensato per ognuno di noi: il progetto di felici-tà e di bene che ci vuole donare.Scoprirsi nell’intimo spesso è una cosa nuova, cer-care la bellezza che l’altro a volte nasconde, spin-gere il coniuge a conoscersi nei desideri e nelleaspirazioni più profonde... aprirsi in manieranuova e diversa interpellati dalla parola di Dio cheviene ad aprirci altri orizzonti.

Certo, lo diciamo che il rapporto matrimonialenon è sempre facile, anzi a volte è proprio “duro”continuare ad amarsi nonostante le diversità (nondimentichiamo che si parla di un matrimonio traun uomo ed una donna! due esseri profondamen-te e strutturalmente diversi!), le fatiche e anche leincomprensioni.Ma ecco che la grazia del sacramento viene sem-pre in aiuto se gli sposi sono disposti ad acco-glierla e allora anche i momenti di difficoltà si pos-sono superare e possono anzi rendere più saldaed intima l’unione continuando a gustare la bel-lezza della vita insieme.Le coppie che frequentano il corso, poi, proprionel confronto tra di loro, si aprono alla confiden-za reciproca ed è bello vedere come questo per-corso fatto insieme sia foriero di nuove e profon-de amicizie.Alla fine degli incontri (nove più un giorno di riti-ro) i partecipanti manifestano la loro esperienza epossiamo dire che per tutti questa preparazionealla vita matrimoniale risulta fruttuosa.Scoprire l’amore che Dio ha per noi, la bellezzache c’è nell’altro, il desiderio di condividere persempre la vita impegnati reciprocamente a render-ci felici è davvero un bel programma! n Rosanna Guzzon

(catechista)

ALLA SCUOLA DELL’AMORE I corsi per fidanzati per la preparazione al matrimonio, per-ché fra confetti, alchimia, bomboniere e passione non man-chi poi la cosa più importante...

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Èun sabato stranamente temperato e non si direbbe un climada fine gennaio. Questo ‘finto’ inverno saluta la nostra festapatronale. ‘Festa della gratuità! Festa delle famiglie, festa

della parrocchia tutta’ ci ricorda con insistenza don Angelo.E allora via con la mattina del sabato dedicata ai più piccoli e ani-mata dai giochi sempre nuovi e fantasiosi degli scout; mentre nelsagrato si allestiscono 5 piccoli stand. La novità è che, oltre a quello che fa mercatino per sostenere l’ora-torio e un’altra che propone le icone di San Timoteo come segnodi appartenenza comunitaria e supporto alle spese della parroc-chia, sono presenti anche lo stand della libreria La Tenda che offrelibri e articoli orientati alla conoscenza, crescita e maturazionenella fede, e altri due stand che espongono e valorizzano il lavoroartigianale di alcune persone impegnate nel comunità.

La giornata continua con un grande pran-zo conviviale che diventa occasione privi-legiata di incontro e con il pomeriggiodedicato ai più piccoli con la proiezionedi un film nella sala del cinema.Il culmine della giornata è la solenne pro-cessione delle reliquie di San Timoteolungo le strade del quartiere e la Messasolenne. Infine brindisi augurale nelsagrato per tutti i convenuti.La domenica inizia con la santa Messadedicata alle famiglie con una benedizio-ne particolare impartita durante la cele-brazione. Alla conclusione della stessatutti sono invitati ad una colazione gra-tuita offerta da alcune comunità dellaparrocchia.Nel primo pomeriggio grande successodello spettacolo del mago Lupis per gran-di e piccini. L’abilità dell’artista ha nuova-mente incantato tutti.E per chiudere i festeggiamenti un con-certo di canti sacri composti da AngeloVan Arkadie ed eseguiti con l’aiuto cora-le di alcuni amici. Un vero grazie canoroal nostro santo patrono per le grazie chein queste due giornate ha mediato pernoi.n

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Viva San Timoteo Sebastiano Manca

1 – La processione2 – Don Adolphe aiuta a pre-

parare la tavola per ilpranzo

3 – Il brindisi4 – Una bancarella di artigia-

nato5 – Le reliquie di San Timoteo

portate in processione6 – La vendita delle icone di

San Timoteo7 – Un momento della festa8 – Canale 10 riprende la

processione9 – don Adolphe e don Edi si

preparano alla processio-ne

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IDENTIKIT DI UN SANTO Paola Nardecchia

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Chi a Casal Palocco si lascia guidare dal cam-panile alto più di 43 metri per raggiungerela chiesa, dalla caratteristica forma a tenda

e circondata da un portico che accoglie e invita aldialogo, rimane colpito da una piccola finestrasotto l’altare, da cui si intravede una teca.Custodisce alcune schegge e polvere ossea delcorpo di un santo ancora poco conosciuto, vissu-to nel I secolo d.C., il cui nome vuol dire “coluiche onora Dio”. È difficile immaginare come quelle spoglie sianogiunte proprio in un quartiere così decentrato diRoma, tanto più che Timoteo era nato nellaTurchia meridionale ed era stato vescovo dellamultietnica Efeso, dove fu ucciso sotto i colpi disassi e bastoni per essersi opposto alla superfi-cialità di alcuniriti pagani. Erastato scelto inmodo sorpren-dente da s. Paoloquando era anco-ra un ragazzo,dal temperamen-to riservato edalla salute mal-ferma, per tra-smettere la fede cristiana presso i pagani, gliebrei e soprattutto i giudei da poco convertiti,timorosi ancora di abbandonarsi alla novità delVangelo, sicuro che avrebbe custodito lealmentequel messaggio, correggendo e pacificando glianimi irretiti in vane discussioni.Il suo corpo fu trasferito a Costantinopoli, capita-le dell’Oriente, dove gli imperatori andavano rac-cogliendo le reliquie dellaPassione di Cristo, i corpi dialcuni apostoli e di martiripoco conosciuti, per difen-derle da minacce e faredella loro città una “secondaRoma”. Ma quando Bisanziocadde nel 1204 sotto l’urtodi un “pellegrinaggio arma-to”, il papa, pur addoloratodella profanazione di tantechiese, accettò che le reli-quie venissero spartite efossero distribuite in luoghilontani. Così una mandiboladi s. Timoteo giunse inFrancia, mentre il cranio edil resto del corpo furonoaccolti nella cattedrale diTermoli (basso Molise),snodo di transitosull’Adriatico per cavalieri,crociati e pellegrini.Quando pertanto la Diocesidi Roma scelse di dedicarenel 1968 la nostra parroc-chia a San Timoteo, affidan-

dola a d. Antonio Amori, equando a lui subentròcome parroco d. LorenzoVecchiarelli, di originimolisane, il vescovo diTermoli-Larino non ebbedifficoltà a concedere lereliquie nell’estate del2007.Anche noi, in questoGiubileo della Misericordia,potremo avere come com-pagno di viaggio il nostropatrono. Nella basilica diSan Paolo fuori le mura èraffigurato in una delle sta-tue angolari del baldacchi-no gotico sopra l’altaremaggiore. A piazza SanPietro, volgendo lo sguar-do in alto, lo scorgiamo trale statue dei santi che coro-nano il braccio rettilineo asinistra della facciata (è ilsesto, dall’angolo): indossal’abito vescovile ed ha inmano una palma segnodella vittoria sulla morte.Ricorderemo allora leparole scritte da Paolo

nella seconda Lettera a Timoteo: “Dio non ci hadato uno spirito di timidezza, ma di forza, diamore e di saggezza. Non vergognarti dunquedella testimonianza da rendere al Signore”.n

1 – S. Timoteo vieneucciso

2 – S. Timoteo è sceltoda S. Paolo

3 – L’iscrizione dice:Paolo consegna lelettere ai discepoli

4 – Baldacchino del-l’altare maggioredi San Paolo f.m.

Ma chi è San Timoteo? La maggior parte delle notizie che lo riguardano si rica-vano dagli Atti, dalle lettere paoline e dal vescovo Eusebio da Cesarea, primostorico del Cristianesimo.

Timoteo nasce a Listra, in Asia Minore, all’incirca nel 17 d.c. da padre greco e damadre giudea. Sua nonna si chiamava Loide e sua madre Eunice: esse erano dischietta fede , come riconosce lo stesso Paolo (2Ti 1,5), che chiama Timoteo «verofiglio mio nella fede» e «figlio carissimo». Incontrato da San Paolo durante il suoprimo viaggio, già discepolo, Timoteo sarà sempre vicino al suo maestro; ne diver-rà fedelissimo collaboratore per quindici anni e delegato in varie missioni; ne com-prenderà profondamente lo spirito e il messaggio, al punto da divenire coautoredella seconda lettera ai Corinzi, di quella ai Filippesi, ai Colossesi e di quelle aiTessalonicesi, come indicato dal cardinale Martini nel suo libro “La via di Timoteo”.Dopo la morte di Paolo nel 67 d.c. non si hanno più notizie certe su Timoteo se nonquelle di Eusebio, che lo indica primo vescovo di Efeso. Qui morì nel 97 d.C., lapi-dato per aver pubblicamente condannato il culto al dio pagano Dioniso. Nell’anno356 d.C. le sue reliquie furono traslate nell’Apostoleion di Costantinopoli; da qui,portate dai Crociati in Italia, furono, dopo pochi anni, tumulate nella Cattedrale diTermoli nel 1239.Un personaggio di tanto carisma («non ho nessuno che condivida come lui i mieisentimenti e prenda sinceramente a cuore ciò che vi riguarda» scrive San Paolo) nonpoteva non essere oggetto di sacra venerazione in tutto il mondo cristiano, a parti-re dall’oriente. Qui, dal IV secolo d.C., si sviluppa l’arte pittorica dell’icona (dal greco “eikona”,immagine) che raggiungerà il suo culmine con il russo Andrej Rublev (1360/1430).La teologia ortodossa riteneva le immagini opera di Dio stesso, realizzate attraver-so le mani dell’iconografo. Numerose sono le raffigurazioni di San Timoteo nell’arte cristiana e iconografica.Splendida è quella situata nella nostra chiesa, desunta, con mani ispirate, da anticheicone bizantine. Molte altre se ne trovano in internet. Tra queste ne rappresentiamo due, tratte da unsinassario (collezione di agiografie) dedicato a San Timoteo.La precisione del tratto, la ieraticità della figura, i semplici simboli che illustrano lapersonalità del Santo, la regalità dei colori ne fanno vere opere d’arte, utili per ilristoro della nostra anima.n

Maurizio Libori

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Con non poca diffi-coltà tento di trac-ciare un profilo

semplice e riassuntivo delgruppo di ragazzi chedomenica 7 febbraio haricevuto la Cresima. E nonnascondo l’emozione nelfarlo.Sono 23 ragazzi – oggi alliceo – che per più di treanni hanno camminatoinsieme nel Gfc, GruppoFormazione Cresima. La loro formazione li hacondotti attraverso attivi-tà, giochi, cerchi, cateche-si, ritiri, piccoli pellegri-naggi e altro ancora, speri-mentando, nella partecreativa e ricreativa, l’ami-cizia e il confronto leale;per il resto, hanno vissutoimmersi nella Parola diDio. Un primo anno segui-ti da don Roko, e per ilsuccessivo paio d’anni diGfc da don Angelo. Oggi,con gli stessi catechisti

Giulietta, Claudia, Federico e il sottoscritto, sonoseguiti da don Adolphe. Personaggi e fatti della scrittura e della Tradizionesono state alla base del loro crescere. Questo, delresto, è il percorso che la parrocchia offre a tutti iragazzi.Molti di loro hanno risposto anche alla chiamatadi piccoli servizi, che ha impresso un carattere

distintivo di questa giovane comunità. Questa lorocaratteristica è stata anche evidenziata il giornodella loro Cresima, con due segni che hanno por-tato durante la processione delle offerte. È statoinfatti presentato al vescovo (sua Eccellenzamons. Paolo Lojudice), un asciugamano, per sim-boleggiare i molteplici servizi fatti a livello parroc-chiale, e un cingolo da ministrante per i servizialla liturgia e all’altare. È da notare infatti che que-sto gruppo, sin dai suoi primi passi aveva “datoalla parrocchia” – se così possiamo dire – unnumero non indifferente di chierichetti. Per lorodesiderio (e nostro orgoglio) di volta in volta sonoaumentati nel loro servizio all’altare alle messe diprecetto. Hanno sicuramente molta strada da fare,ma è anche vero che dopo 3 anni di crescita edesperienza, oggi sono preziosi alla liturgia alta diSan Timoteo.Con il sacramento della Confermazione questogruppo, come dicevo, nasce a nuova giovanecomunità, e percorrerà il suo viaggio nellePrecom, nelle realtà giovanili. Il nostro augurio èche, ispirati dal vento dello Spirito, seguano leorme di Cristo verso Dio. Ci auguriamo anche,cogliendo la riflessione nell’omelia di mons.Lojudice, che questi ragazzi abbiano dei riferi-menti solidi e concreti nei grandi: genitori, padri-ni e madrine, catechisti e sacerdoti… che noigrandi possiamo esser esempi limpidi e credibili.La gioia della celebrazione è stata accresciuta dadue ragazzi della comunità più grande e tre adul-ti, che ricevevano il dono del Paraclito nella stessacelebrazione. È stata una testimonianza anche perloro, vedere che non è mai tardi per desiderare diesser bagnati dallo Spirito Santo. Il Signore custodisca e illumini tutti questi ragaz-zi, sempre. n

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Pescatori di uomini Angelo Van Arkadie

Ha ricevuto la Cresima la precomunità Anno Zero: un progetto di vita che inizia ecresce, racontata con parole affettuose e commosse da uno dei catechisti

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La mia prima Giornata mondiale della gioventù èstata a Madrid, nel 2011, con Papa BenedettoXVI. Nel 2013 sono andato alla Gmg di Rio de

Janeiro con Papa Francesco. Sono state due espe-rienze bellissime ma molto diverse allo stessotempo. Nella Gmg la cosa più importante che acca-de è l’incontro con il Signore, un incontro vero.Madrid per me è stata l’esperienza che mi ha cam-biato la vita. Avevo 17 anni. Innanzitutto sono rima-sto sorpreso da un fatto: ho capito che non è veroche un ragazzo debba stare zitto, seduto, e faresempre “sì” con la testa, ma può esprimere tutte leenergie che ha dentro per saper sfruttare al meglioi propri talenti. Più nel dettaglio posso dire che hovisto una Chiesa composta da giovani, adulti emeno giovani, con un cuore pieno di felicità edentusiasmo per qualcosa che fino ad allora per meera sconosciuto: l’Amore di Dio.Nella Gmg di Madrid ci sono delle persone in parti-colare che mi hanno completamente stupito. Nonmi aspettavo che uomini di 50 anni, di fronte aduna piazza gremita di giovani, potessero parlarecon una umiltà così grande, mettendo la propriavita in gioco semplicemente per dire grazie pertutto quello che avevano ricevuto. Posso anche diredi aver sperimentato cosa significhi avere dei fratel-li di fede, non solo amici, ma persone con le qualiti unisce non solo una partita di calcio, una seratain discoteca o un’uscita la sera, ma il vero sensodella vita. È meraviglioso avere delle amicizie nellafede, un fidanzamento cristiano e accettare la pro-pria storia: questi fatti concreti ti fanno capire cosaè l’Amore di Dio. Dopo lo stupore e l’entusiasmo di questa primaGmg di Madrid è arrivata l’esperienza a Rio deJaneiro. Ogni pellegrinaggio è diverso dal prece-dente e parla al periodo specifico in cui ti trovi. Perchiunque avesse bisogno di discernimento sullapropria vocazione non c’è evento più giusto di unaGmg. E Rio De Janeiro per me è stata un’esperien-za totalmente nuova sia per il luogo (il Brasile mi hasempre affascinato), sia per il fatto che ha confer-mato sempre di più la mia vocazione, ha fortificatola mia fede, mi ha fatto conoscere persone chesono testimonianze viventi della fedeltà di Dio. Cosa ci aspetterà a Cracovia quest’estate lo sa soloil Signore, ma quello che possiamo fare noi è dire ilnostro “sì” e lasciarci guidare. Dato che raggiunge-remo la terra di San Giovanni Paolo II voglio conclu-dere con una sua frase indirizzata a tutti coloro chehanno paura di partire, forse si sentono inadeguatio hanno timore di non riuscire ad instaurare amici-zie o di essere troppo avanti con l’età: “Non abbia-te paura: aprite, anzi spalancate le porte aCristo!”.n

CRACOVIA ECCOMI!La prossima GMG chiama: ragazzi,si parte! Marco Centofanti

CSan Bernardoinsegna che visono quattro

gradini attraversocui si sale a Dio: lalettura, la meditazio-ne, l’orazione e lacon templaz ione .Con la lettura della Sacra Scrittura, egli dice, si cerca Iddio;con la meditazione lo si trova, con l’orazione si bussa alSuo cuore e con la contemplazione si gustano le Sue divinebellezze. Solo così nasce in noi l’amore a Dio, perché solociò che si contempla suscita il desiderio dell’unione el’amore. Ed è così dolce e consolante pensare che il Dio,grande e onnipotente, possa parlarci con semplici paroleumane per farsi conoscere da noi, che sarebbe davveroingratitudine non ascoltarlo con amore e gioia. Mettersi allapresenza di Dio, chiedergli la grazia di conoscerlo e amar-lo, meditare ciò che ci dice e proporsi di togliere ogni impe-dimento all’unione con Lui, chiedere a Dio le grazie di cuisi sente il bisogno: non si commuoverà il cuore di Dio avedere i suoi figli alla sua presenza? Leggere, tuttavia, la Parola di Dio, può risultare difficile,perché è stata scritta tanto tempo fa, in una cultura diver-sa e lontana, con frequenti riferimenti ad avvenimenti e per-sone a noi sconosciuti. Non abbiamo bisogno di tre anni diliceo per comprendere la Divina Commedia di Dante, chepure ci è tanto più vicina nel tempo e nella cultura? Questospiega perché è da ben quattro anni che un bel gruppo dipersone si riunisce per leggere, insieme a don Domenico, ilVangelo di Giovanni. Si comprende perché sia necessariauna comunità: perché è veramente difficile che possa esse-re compiuto da soli lo sforzo di avvicinarsi alla lettura per-sonale dei vangeli, con la fatica e attenzione che essarichiede, senza una comunità che condivida, incoraggi,sostenga. È Dio stesso poi che ha voluto che le Sue paroledi carità fossero meglio comprese solo in un contesto difraterna carità. Certo ci vuole un bel gruppo di gente curio-sa, di quella curiosità propria di chi è disposto a mettersi incammino, come i Magi, un gruppo capace di costanza, perriunirsi ogni lunedì alle 18.00 per così tanto tempo, ungruppo in cui numerose fioccano le domande, così che pianpiano l’esegesi si trasformi in teologia, spiritualità, vita vis-suta.Quattro anni per leggere un solo vangelo? In effetti, sareb-be stato necessario dedicargli ancor più tempo. Ci vuole deltempo per leggere parola per parola, entrando nella menta-lità ebraica antica, così distante dalla nostra; ci vuole moltaattenzione per capire come ogni racconto sia stato struttu-rato; ci vuole molto lavoro per cogliere ogni riferimentoall’Antico Testamento e ogni somiglianza o differenza daglialtri vangeli; e ci vuole molta fede per penetrare la luce diDio che, infinita, si riflette nelle pagine giovannee. Eppurenon ci stanca, perché l’amicizia e l’amore non stancano. Nevale la pena, perché il frutto che se ne ricava è un amorepiù grande a Colui che è il vero autore della Scrittura. Impariamo a leggere ciò che Dio ci ha scritto; facciamociaiutare, se ancora non ci siamo riusciti; condividiamo ciòche il Signore ci ha mostrato: ne verrà rinforzata la nostracarità e gusteremo la bellezza della nostra fede. (D.V.)n

Il gruppo delVangelo di Giovanni

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Sono 350 milale personecensite per le

elezioni del 2016a Capo Verde enella sua diaspo-ra. I capoverdianice la mettonotutta per la lorobuona riuscitaperché ne dipen-derà anche ilcammino verso il

consol idamentodella democrazia nel Paese. Tutto comincerà il 20marzo con le legislative; seguono le amministrati-ve e poi le presidenziali, queste ultime ancorasenza data fissa. La sfida è tra i due maggiori partiti del Paese:PAICV, centro-sinistra, al potere da 15 anni, eMpD, centro-destra, che aveva governato dal 1991al 2001. La Diaspora vota e quindi i leaders deidue partiti, Janira Hopffer Almada, per il PAICV, eUlisses Correia e Silva, per l’MpD, non trascuranola campagna nei Paesi con potenziali elettori inAfrica, America, Europa. Almada è stata a Roma adicembre 2015, Correia era venuto un annoprima. Janira, che sprona sempre i capoverdiani a lavora-re seriamente per lo sviluppo del Paese – per“Capo Verde Sempre” è lo slogan della sua campa-gna – promette in caso di vittoria di consolidarequanto fatto dal Governo di José Maria Neves, chein questi 15 anni ha dotato il Paese di importantiinfrastrutture, sviluppato il turismo, i servizi, la

salute, l’educazione, i diritti, stabilendo,tra l’altro, un partenariato specialecon l’UE e ottenendo importan-ti sostegni finanziari dagliUSA.Dal canto suo, Correiapunta sull’alternanza,dicendo che dopo 15anni è tempo di cam-biare. Sostiene, tra l’altro,che bisogna migliorare lecondizioni di investimenti,avere un altro approccio alla lottacontro la povertà. Promette di crea-re 45 mila posti di lavoro in cinque anni, portan-do la disoccupazione dagli attuali 15,8% a 10%, ea una crescita economica annuale del 7%.Si prevede che nessuno dei due partiti otterrà lamaggioranza assoluta come per i tre mandati delPAICV e ancor più nel 1991 con l’MpD. Di ciòpotrà beneficiare la terza forza politica, l’UCID,Unione Capoverdiana Indipendente eDemocratica, creata nel 1977 nella Diaspora e cheattualmente ha solo due dei 72 seggi parlamenta-ri. A favore della giovane Almada (37 anni), primadonna a dirigere un partito e ad ambire, quindi, acappeggiare il Governo, potrebbe giocare appun-to il fatto di essere donna, con un elettorato sem-pre più critico e cosciente che importanti sono lacompetenza, l’onestà e la capacità di dialogo. Chi vincerà dovrà comunque far conto con possi-bili contestazioni sociali, esplose l’anno scorsoper la prima volta accanto a una ondata di sciope-ri di insegnanti, forze dell’ordine, dogane. MaCapo Verde ha superato, per la prima volta in que-sto ultimi 5 anni, la difficile prova della conviven-za politica, con il PAICV al Governo e unPresidente dell’area dell’ MpD, e saprà affrontarealtre eventuali difficoltà. La Chiesa guarda il tutto con l’abituale occhio cri-tico del mensile “Terra Nova”. Al Cardinale GomesFurtado non è piaciuta la scelta del 20 marzo,Domenica delle Palme, per le elezioni; ma, sostie-ne, fissata la data, non resta che fare in modo cheun evento non disturbi l’altro, e che le elezionisiano condotte con la dovuta correttezza e digni-tà. Correttezza necessaria anche per le ammini-strative, attualmente dominate dal MpD, con 8comuni su 14. E per le presidenziali, si pensa cheJosé Maria Neves potrà contrapporsi all’attualePresidente, Jorge Carlos Fonseca. n

CAPO VERDE: ANNO DI ELEZIONIDei nostri fratelli capoverdiani siamo in qualche modo co-parrocchiani, perché ne condividiamo la guida pastora-le del Cardinale Arlindo Gomes Furtado, l’ arcivescovo di Santiago di Capo Verde cui è stato attribuito il “titolo” car-dinalizio di San Timoteo. Per una loro migliore conoscenza anche sul piano della vita civile ci sembra opportuno,con l’articolo che pubblichiamo qui di seguito, informare i fedeli palocchini di una realtà sociopolitica con la quale

la nostra parrocchia è collegata. Maria Dulce Araujo Evora

Il PAICV è il Partito Africano che ha governato il regime diPartito unico dal 1975 al 1990, quando i venti di cambia-mento hanno portato alla nascita del MpD, Movimento per laDemocrazia, che ha vinto le elezioni nel gennaio del 1991con il 62,5% dei voti. Il suo attuale leader, Ulisses Correia eSilva, al secondo mandato come Sindaco di Praia, capitaledel Paese, nel dicembre scorso ha lasciato l’incarico per gui-dare il Partito alle elezioni.

Janira Hopffer Almada, è laureata in Giurisprudenzaall’Universita di Coimbra; ha lavorato come avvocato, docen-te universitario ed è stata prima Ministro della Presidenzadel Consiglio e Affari Parlamentari e poi della Gioventù,Impiego e Sviluppo delle Risorse Umane, dimettendosi adicembre scorso per occuparsi delle elezioni.

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I Stazione – ISTITUZIONE DELL’EUCARESTIAGli apostoli ascoltano, ognuno secondo il grado di amore e di abbandono a Gesù: Giovanni, amoroso e attento;Pietro impulsivo ma fedele e generoso. Poco discosti Bartolomeo, ancora in parte legato alla legge antica;Tommaso, l’uomo pratico che rimane dubbioso; Giuda, colmo di pensieri di vendetta e di morte. Tutti insieme rap-presentano l’uomo di ogni tempo di fronte al mistero di Dio che si fa cibo per la salvezza dell’uomo.

Signore Gesù, non hai lasciato che il tuo cuore si chiudesse nella sofferenza mentrevenivi tradito ma hai pemesso che il dolore lo spezzasse come il pane che stringevi trale mani, hai ringraziato ancora il Padre con lodi, hai condiviso con gli amici: aiutaci,Signore, a vincere con l’amore e la lode le ferite del cuore. Preziosa, Signore, è perte ogni lacrima dei tuoi figli.

II Stazione – LA SOFFERENZA DI GESÙGesù rivolge al Padre la sua preghiera: è in ginocchio, appoggiato ad un masso; il volto addolorato, la bocca con-tratta da una smorfia di sofferenza, di cui le mani serrate danno la misura. Lo sguardo è lontano, al di là delle coseche lo circondano. Sotto un incombente ulivo Pietro, Giacomo e Giovanni dormono, vinti dal sonno.

Signore, tante volte fare la volontà del Padre è una lotta dura e noi ci lasciamo vince-re dal sonno; veglia con noi, Signore, veglia anche un po’ per noi: non abbandonarcinella tentazione e liberaci dal male.

III Stazione – GESÙ DAVANTI A PILATOGesù è di fronte a Pilato, ma anche a noi che guardiamo; Pilato, di spalle, è curioso ma incerto sulla decisione daprendere. Il volto di Gesù è imponente e tutto il suo atteggiamento di regale maestà è la risposta alle domande del-l’altro: “Sono io che mi metto nelle tue mani e non perché sono stato preso!”. “Io la vita la do per poi riprenderlaancora”.

Signore, quanto è facile condannare, quanto è facile lanciare sassi: del giudizio, dellacalunnia, dell’indifferenza, dell’abbandono. Signore, tu hai scelto di stare dalla partedegli umiliati e dei condannati: aiutaci a non diventare mai carnefici dei fratelli indi-fesi, a prendere coraggiosamente le difese dei deboli, aiutaci a rifiutare l’acqua diPilato che non pulisce le mani ma le sporca di sangue innocente.

IV STAZIONE – FLAGELLAZIONE DI GESÙIn primo piano due flagellatori, il corpo di Gesù s’intravede sullo sfondo, di spalle; il volto sofferente s’immagina sol-tanto. Un altro soldato osserva ghignando, con la corona di spine in mano: all’uomo non basta colpire, per saziarela sete di odio, infierisce con strumenti sempre più crudeli.

Signore, quanto è difficile rimanere fedeli quando la carne grida, quanto è difficile nonmaledire il dono stesso della vita. Ma per le tue gloriose piaghe siamo guariti, nelcorpo e nello spirito: donaci nella malattia il tuo Spirito di fortezza, Signore, il balsa-mo dell’anima. Dacci la forza di alzare lo sguardo verso il cielo, da dove l’aiuto nontarda mai a venire.

V Stazione – GESÙ CARICATO DELLA CROCEMentre a destra il solerte centurione incalza, Gesù è remissivo “come Agnello condotto al macello”. Il carico dellacroce è un peso immane: è tutto il male del mondo, il male dell’uomo in ogni tempo e luogo. Gesù, mite, l’accettasenza proteste; anzi, l’abbraccia, come se abbracciasse tutta l’Umanità (il suo Amore piùgrande!).

Signore Gesù, tu non ci hai aggrediti ma ti sei lasciato aggredire danoi, da me, da ciascuno. Curami, Gesù, con la tua pazienza, sana-mi con la tua umiltà, restituiscimi la statura di creatura: la mia sta-tura di piccolo, infinitamente amato da te.

A PIEDI VERSO LA PASQUALa Via Crucis, opera in pietra serena dello scultore Giancarlo Spinello, da molti anni abbellisce la nostra

chiesa e ci propone qualche spunto di riflessione quaresimale.

SSppeecciiaallee QQuuaarreessiimmaa

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VI Stazione – GESÙ CADE SOTTO LA CROCEGesù è stremato. Ha sudato sangue. È stato flagellato, il pesodella Croce è immane per le sue deboli forze. Il suo ormai è unincedere lento, incerto, insicuro forse su una strada impervia …e cade, più di una volta. Due carnefici lo incitano a riprenderela marcia; un soldato di spalle osserva la folla, attento.

Signore, abbiamo smarrito il senso del peccato.Signore, aprici gli occhi: fa’ che vediamo ilfango e lo riconosciamo per quello che è, affin-ché una lacrima di pentimento ricostruisca innoi il pulito e lo spazio di una vera libertà.Aprici gli occhi, Gesù.

VII Stazione – GESÙ INCONTRA LA VERONICA E LE PIEDONNEVeronica soccorre Gesù e gli deterge il viso imbrattato di sputi,sudore e sangue: una goccia di dolcezza, in un mare di dolore.A lato le pie donne: una mamma tiene per mano un piccolo chefa capricci; un altro è con la testa volta dall’altra parte, solleci-tato a non guardare. “Figlie non piangete per me, ma per i vostrifigli”, dice san Luca.

Un solo gesto di conforto al fratello nel doloreviene fatto al Signore. Basterebbe un passo e ilmondo potrebbe cambiare, basterebbe unpasso e tornerebbe la pace in famiglia, il men-dicante non sarebbe più solo, l’ammalato sen-tirebbe una mano che gli stringe la mano…Aiutaci a farlo, Signore, perché si stanno esau-rendo nel mondo tutte le scorte di gioia. AiutaciSignore.

VIII Stazione – GESÙ INCONTRA SUA MADREÈ l’incontro dell’amore e della tenerezza, nella donazione tota-le. Alla Madre nulla è sconosciuto delle sofferenze del Figlio.L’Addolorata sostiene col suo sguardo il Figlio e ne sfiora lamano: quasi non osa toccarlo, tanto teme di recargli altro dolo-re. Giovanni guarda la scena con Maria di Cleofa e, di spalle,Maria Maddalena.

Signore Gesù abbiamo tutti bisogno di unamore che sia vero e fedele, che non vacillimai… abbiamo bisogno di donne, di spose, dimadri che restituiscano al mondo il volto bellodell’umanità, abbiamo bisogno di Maria: ladonna, la sposa, la madre che non deforma enon rinnega l’amore. Signore, ti preghiamo pertutte le donne del mondo.

IX Stazione – IL CIRENEO SEGUE GESÙGesù è sfinito e il centurione ordina al Cireneo di aiutarlo. Gesù,è davanti e l’uomo, ben piantato e robusto, lo segue con lacroce in spalla. Intorno l’urlo della folla (l’umanità!), divisadavanti alla Verità: il fariseo impreca con odio, alzando i pugni;Gamaliele resta con i suoi dubbi; il violento scarica tutta la suaira con cenni e urla; la donna non osa guardare…

Signore, qui si sta spegnendo l’amore, e ilmondo diventa freddo, inospitale, soffocatodall’egoismo. Signore Gesù, spezza le cateneche ci impediscono di correre verso gli altri.Riaccendi in noi la scintilla dell’umanità che Dioci pose nel cuore all’inizio della creazione, libe-raci dalla decadenza dell’egoismo e ritrovere-mo subito la gioia di vivere e la voglia di canta-re.

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SANTIMOTEONEWS 13X Stazione – GESÙ SPOGLIATO DALLE VESTIGesù è arrivato al Calvario e subito i soldati gli tolgono le vesti, e se le dividono. Mala tunica no: è tessuta intera, peccato sciuparla… sarà sorteggiata! La verità, comesi suol dire, è nuda: Gesù non ha più segreti per l’uomo; si è mostrato in tutta la suainterezza di dolore.

La purezza è condizione indispensabile per poter amare: peramare veramente, per amare fedelmente. Del resto, Signore,se uno non è padrone di se stesso come potrà donare se stes-so? Signore, per la potenza del tuo sangue versato per amoredonaci cuori puri affinchè nel mondo rinasca l’amore.

XI Stazione – GESÙ INCHIODATO IN CROCELa croce è legno spesso e duro: ecco la brutalità dei carnefici che premono sullostomaco e sulla pancia con tutto il peso del corpo e stirano il braccio fino a lussar-lo, per issarlo sulla croce con il massimo disprezzo: mentre uno stira il braccio conuna corda, l’altro conficca il chiodo. Contratto dal dolore, il volto di Gesù, che perònon urla per non addolorare ancor più la Madre.

I nostri occhi vedono le tue mani inchiodate eppure capaci didare vera libertà, vedono i tuoi piedi inchiodati eppure capacidi camminare e di far camminare. Gesù crocifisso, è finita l’il-lusione di una felicità senza Dio. Torniamo a te, unica speran-za e unica liberta, unica gioia e unica verità. Gesù crocifisso,abbi pietà di noi peccatori.

XII Stazione – GESÙ, INNALZATO SULLA CROCE, MUOREAtroce lo spasimo dei chiodi che passano carne e ossa, ma ancor più il momentodella elevazione della croce, quando tutto il peso del corpo si scarica sui fori, che siaprono. Giovanni è cupo, stravolto e addolorato; la Madre tace, ma lo sguardo sulFiglio è tutto dolore. Il buon Ladrone ne è toccato nel cuore e, illuminato dalla fede,chiede a Gesù di entrare nel suo Regno.

Signore Gesù, nel silenzio del cuore si sente la tua voce: “Hosete, ho sete del tuo amore”. Nel silenzio si sente la tua pre-ghiera: Padre perdonali. Nel silenzio della storia si sente il tuogrido: “Tutto è compiuto”. E nel silenzio dell’anima si sente lacarezza del tuo ultimo dono: “ecco la tua mamma: la miamamma”. Grazie Gesù perché hai affidato a Maria la missionedi ricordarci ogni giorno che il senso di tutto è l’amore:l’Amore di Dio piantato nel mondo come una croce. GrazieGesù.

XIII Stazione – GESÙ DEPOSTO DALLA CROCEL’uomo è stato giustiziato. La folla, ormai sazia di vendetta, se ne va, sicura e sod-disfatta. Resta la Madre che non sa più trattenersi e attende che le pongano ingrembo il figlio, dando sfogo a tutto il suo dolore. Le Marie non trattengono più ilpianto.

O Maria, tu che hai cantato il Magnificat, intonaci il canto chevince il dolore come un parto da cui nasce la vita. O Maria,prega per noi. Prega perché arrivi anche a noi il contagio dellavera speranza.

XIV Stazione – GESÙ DEPOSTO NEL SEPOLCROSul tavolo di pietra, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo copronoil corpo di Gesù di aromi e lo avvolgono nel lino. All’ingressodel sepolcro, la Madre attonita osserva e non sa darsi pace;Giovanni, scioccato e stravolto, è pronto a difendere da qual-siasi pericolo la nuova Madre che Gesù gli ha affidato.

Signore Gesù, mentre si consuma il nostro venerdì santo e siripete l’angoscia di tanti sabati santi, donaci la fede tenace diMaria per credere nella verità della Pasqua; donaci il suosguardo limpido per vedere i bagliori che annunciano l’ultimogiorno della storia: “un nuovo cielo e una nuova terra” già ini-ziati in te, Gesù cricifisso e risorto. Amen.

A TENTAZIONERISPONDOIl senso concreto che si cela nel rac-conto del Vangelo di Luca Maurizio Libori

“Deus Caritas Est”. Dio è amore. Quantevolte abbiamo ascoltato questa afferma-zione! Essa è alla base della nostra esi-

stenza, sia corporale che spirituale, ma raramenteriusciamo a capire l’amore che Cristo, Dio incarna-to, ha avuto ed ha per noi e a conformarci a Lui.Generalmente, anche a causa della povertà dellalingua italiana per rappresentare con una parolal’amore, si pensa ad esso come ad un moto del-l’anima che genera nell’amante e nell’amato unsentimento di appagamento dolce e profondo. Inrealtà amare una persona dovrebbe significaredesiderare il suo bene e agire per conseguirlo,anche se chi ama soffre e chi è amato non capisce. Qual è il bene per tutti gli uomini e per ciascuno?Perché questo mistero altissimo dell’Incarnazione,del Figlio che si separa dalla gloria del Padre edalla maestà del puro spirito, si abbassa finoall’umiliazione della carne, con i suoi dolori, lesue passioni e le immense difficoltà di relazionar-si col mondo esterno? Perché entrare nel tempo eandare incontro alle dinamiche dell’incomprensio-ne fino al tradimento, alla tortura e all’uccisione?Vediamo un po’. Nella lettera agli Ebrei si dice:“Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue ela carne, anche Cristo allo stesso modo ne è dive-nuto partecipe, per ridurre all’impotenza median-te la morte colui che della morte ha il potere, cioèil diavolo, e liberare così quelli che, per timoredella morte, erano soggetti a schiavitù per tutta lavita.” (Eb 2, 15.16)Dunque c’è una paura antica e profonda, quelladella morte, che il diavolo, spirito del male, usaper togliere la libertà, bene sommo, agli uominie ridurli in schiavitù. Ma il diavolo non si manife-sta ricordando incessantemente che si deve mori-re. Come ci induce a compiere atti che attentanoalla nostra libertà e procurano la morte del nostroessere profondo? Egli, essendo menzognero eomicida fin dal principio, ha un solo scopo:, allon-tanarci dalla fonte prima dell’Amore, seducendocicon falsi dei da idolatrare per essere felici. Pocoimporta poi se questi dei esigono sacrifici che ciriducono in schiavitù, impedendoci di vivere lavita in pienezza.Una delle illusioni continue della vita è lo starebene a tutti i costi, ricercare il piacere e la como-dità in qualsiasi circostanza e a scapito di chiun-que; accumulare i beni anche molto al di sopra diogni ragionevole necessità; servire il corpo conqualsiasi piacere, per smodato che sia; drogarsi,ubriacarsi e fumare anche quan-do sui pacchetti delle sigarette

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Sculture: Giancarlo SpinelloDidascalie tratte dal sito giancarlospinello.netPreghiere liberamente tratte dal libro: “ViaCrucis con Maria” del card. Angelo Comastri

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è chiaramente scritto che il fumouccide; ridurre le persone ad oggettisessuali; apparire sempre in perfetta forma, comese gli anni non passassero mai; impiegare iltempo distraendosi sempre, per non guardarsidentro e scoprire il vuoto…

“Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra chediventi pane”. Gesù gli rispose: “Sta scritto:Non di solo pane vivrà l’uomo.” (Lc 4, 3.4)

Nel passo parallelo di Matteo è aggiunto. “….ma

di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.”

Interessante notare che il demonio conosce benis-simo la forza della parola di Dio, tanto da indurreGesù a parlare alla pietra per trasformarla in pane.Ma la falsa vita non viene soltanto dal pane. C’ènel nostro animo la necessità del potere: di affer-mare la nostra personalità non per compiere unservizio a favore degli altri o per la necessità inte-riore di fare le cose bene, ma per il gusto di sen-tirsi grande, importante e ricercato dal maggiornumero possibile di persone con il fine ultimo distare sempre davanti allo specchio e congratular-si delle proprie capacità. Insomma, un problemadi disistima di sé. Da qui la corruzione in politicae nella gestione degli affari; la carriera ad ognicosto, l’uso del denaro per fini immorali, come laguerra di aggressione; il governo degli uominidisponendo arbitrariamente dei loro ruoli all’inter-no di una qualsiasi organizzazione; l’affermazio-ne dell’ideologia a dispetto di ogni semplice veri-tà naturale o scientifica; l’uso della prestanza fisi-ca o morale per incutere timore al compagno,all’avversario e perfino al coniuge, per indurlo adoperare secondo i propri voleri, e tanto altro…..

“Ti darò tutto questo potere e la loro gloria,perché a me è stata data e io la do a chivoglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazionedinanzi a me, tutto sarà tuo”. Gesù gli rispo-se: “Sta scritto: il Signore, Dio tuo, adorerai :a lui solo renderai culto.” (Lc 4, 6-8).

C’è infine una terza, sottile tentazione, accovac-ciata sempre alla porta del nostro spirito: il rifiu-to della condizione presente e la recriminazionedei fatti passati. Se quel giorno non fossi partito aquell’ora, non avrei avuto quell’incidente terribilecon la macchina; se mi fossi iscritto a quell’altrascuola, non avrei incontrato quel professoreinconcludente e autoritario; se avessi più soldi,

potrei dare un indirizzo diverso e migliorealla mia vita; se mio figlio non avesse incon-

trato quella persona che l’ha traviato; semia moglie, o mio marito, fosse diverso;

se i profughi se ne stessero a casa loro; se nonavessi investito i miei risparmi in quelle azioni; se,se, se…..E tu, Joshua di Giuseppe e Maria, ignoto falegna-me di Nazareth, come pensi di rovesciare ilmondo, se non sei nessuno, se nessuno ti cono-sce? Ma se tu ti butti dal pinnacolo del tempio eatterri planando, tutti si convinceranno che hainuovi, straordinari poteri e ti seguiranno.

“Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sulpunto più alto del tempio e gli disse: “Se tu seiFiglio di Dio, gèttati giù di qui; sta scrittoinfatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuoriguardo affinché essi ti custodiscano; eanche: Essi ti porteranno sulle loro mani per-ché il tuo piede non inciampi in una pietra”.Gesù gli rispose: “È stato detto: non metteraialla prova il Signore Dio tuo”. (Lc 4,9-11)

Ma perché questo dibattito tra sapienti nonrestasse vuota filosofia esistenziale a scapito deipoveri uomini sofferenti, Cristo è andato a verifi-care lo Shemà sulla Croce. “Tu amerai il Signore,tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e contutte le forze.” (Dt 6,5). Una lancia gli ha spezzatoil cuore; una corona di spine gli ha cinto il capo,come a inchiodarne ogni pensiero; i chiodi hannosmorzato tutte le sue forze impedendogli di scen-dere dalla Croce fino all’atroce morte.Tre giorni dopo Gesù Cristo, vero Dio e verouomo, risuscitava dai morti, additando agli uomi-ni quale sarebbe stato il loro destino finale. Il sasso d’inciampo, la paura della morte, e la con-seguente schiavitù degli idoli, erano rimossi persempre a vantaggio di ogni uomo, perché ogniuomo potesse vivere in pienezza e con gioia lapropria vita, al servizio di Dio e del prossimo. Siamo spesso figli smemorati e superficiali. Tantevolte ci dimentichiamo di questa dinamica esi-stenziale. Allora nostra Madre, la Chiesa, che civuole bene, ci dà, di tanto in tanto, tre medicinericostituenti della memoria: il digiuno, per nonmangiare il pane della comodità e mettere corpoe spirito in tensione verso l’evento fondante dellavita, la resurrezione; l’elemosina, per rifletterebene sul potere del danaro e delle cose; la pre-ghiera, per contemplare con gratitudine tutta lastoria che Dio ha permesso fino ad oggi nellanostra vita. Buona Quaresima a tutti! n

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La nostra parrocchia ha partecipato al Family Daydel 30 gennaio. Un primo gruppo, con don Angelo,è partito con due pullman, mentre altri, fra cuidon Domenico, hanno preferito muoversi in modoautonomo. Alcune famiglie hanno preparato stri-scioni e magliette e le foto si trovano sull’accountfacebook di San Timoteo.

Al Circo Massimo c’erano mamme, bambini,padri, nonni, e anche sacerdoti, suore, cate-chisti. I politici che sono venuti sono stati

rigorosamente sotto il palco, hanno risposto alledomande dei giornalisti ma non sono stati prota-gonisti, non hanno portato insegne di partito e,bisogna riconoscerlo, non hanno tentato di farepropaganda. C’era il popolo, puro e semplicepopolo italiano, in gran parte, ma non esclusiva-mente, cattolico. C’erano anche esponenti di altrereligioni, persone senza appartenenza a una fedee anche omosessuali dichiarati, ma non LGBT, peresempio lo scrittore Giorgio Ponte che ha dichia-rato: “oggi qualsiasi cosa non rispetti la dottrinagay è omofoba, se non sono d’accordo che dueuomini crescano un bambino sono omofobo. Lamanifestazione è in difesa della famiglia naturalefatta da uomo e donna che portano la vita avantiinsieme.” Ha aderito anche l’associazione AGAPO,di genitori di omosessuali, che in un comunicatoafferma fra l’altro: “la maggior parte dei nostrifigli non vuole essere strumentalizzata al finedella stepchild adoption, e perciò dell’utero inaffitto, sanno di essere nati da una madre e unpadre e ne sono contenti.” I grandi media cheerano riusciti ad ignorare il precedente Family Daya San Giovanni del 20 giugno scorso, questa voltahanno coperto l’evento, magari con poca o tantafurbizia (per esempio mandando in onda ripresefatte nelle ore precedenti all’inizio, quando ilCirco aveva ancora ampi spazi vuoti) ma comun-que tutti sono stati informati edhanno potuto vedere uno spettaco-lo che non è esagerato definire sto-rico: in due settimane, senza alcu-na organizzazione politica o sinda-cale, senza finanziamenti un nume-ro enorme di persone si è radunatoda tutte le parti d’Italia spessofacendo duri sacrifici sia in terminidi denaro che di notti in bianco e dilunghi viaggi trasportando zaini epasseggini. Il comitato organizza-tore capeggiato dal neurochirurgoMassimo Gandolfini, ha fatto unlavoro magnifico ma occorre anchedire che il grosso lo ha fatto lagente stessa che nei mesi scorsi hatenuto viva l’attenzione sul ddl

Cirinnà, si è informata, ha contattato altre fami-glie sia di persona che sui social media, ha prega-to. E ha chiesto insistentemente che venisse orga-nizzata un’altra manifestazione come quella digiugno. E tutto questo perché? Per manifestarecontro qualcuno, come pure molti giornalisti eopinionisti hanno voluto affermare? Ovviamenteno, nessuno ha detto nulla contro qualcuno, masolo a favore, soprattutto dei bambini, dei figliche hanno bisogno e diritto ad avere ciò che lanatura (Dio per noi credenti) ha voluto che avesse-ro: un padre e una madre. Ci sono stati canti eballi, risate e allegria ma anche una forza serena,una pacata ma ferma determinazione. La volontàdi contare, di esserci, di far sentire la propria vocea una classe politica sorda, ad un Palazzo che vaavanti con le sue logiche ignorando il popolo. Gliinterventi dal palco sono stati numerosi ma brevi,semplici, incisivi, senza traccia di enfasi o di esa-gerazioni. Del resto i pericoli che sono davanti anoi sono così gravi e così evidenti che non c’èalcun bisogno di esagerare: una società che vaoltre l’umano, umiliando le donne – ridotte a mac-chine per produrre bambini – ed i figli, concepitiin modo artificiale, manipolabili, selezionabili.Tutto questo non è, semplicemente, tollerabileper gli italiani di buon senso. Continuano a ripe-terci che tutti gli altri Stati sono ‘più avanti’. Comedire: ‘eravamo sull’orlo di un baratro e abbiamofatto un deciso passo avanti’. No, grazie, in que-sto caso è meglio un passo indietro. Ma in realtà,hanno affermato alcuni degli intervenuti, l’Italia èpiù avanti sulla strada verso la realtà e verso ilbene comune, che gli altri popoli potranno volerimboccare dopo aver sperimentato a che cosa por-tano i cosiddetti ‘nuovi diritti’. Se non ci faremointimidire potremo invertire una tendenza chesembra ormai ineluttabile. n

La voce dei più piccoli Il Family Day, al di là delle strumentalizzazioni Mietta Sarao

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Giornata piovosetta. Tre pullman sono partitida San Timoteo, domenica 31 gennaio, perraggiungere il Santuario del Divino Amore,

Porta Santa per il settore Roma Sud. Un insieme diparrocchiani molto eterogeneo per età, per espe-rienza, per spiritualità. Giunti al santuario, il piaz-zale ha cominciato a gremirsi: non sono brava aconteggiare ad occhio le quantità di persone maquelle mi sembravano migliaia, tutte stipate inattesa del Vescovo – il nostro vescovo di settoremons. Paolo Lojudice – per procedere all’attraver-samento della porta santa. Così, tra una sgrullati-na di pioggia ed un’altra, abbiamo atteso per piùdi un’ora in piedi, accalcati. Forse non avevanoprevisto un’affluenza così copiosa, forse, anzisicuramente, sarebbe stata auspicabile una mag-giore “comodità”, soprattutto per le persone piùdeboli: mia mamma, ad esempio, 93 anni, hadovuto fare appello a tutte le sue forze per poterresistere tanto tempo in attesa eppure…Eppure anche questo è gloria di Dio perché l’atte-sa così prolungata ha fatto sì che le persone cheavevamo accanto, non tutte conosciute, sonodiventate in qualche modo compagni di viaggio,con cui scambiare opinioni ma anche testimonian-ze, fratelli che hanno offerto chi un braccio cuiappoggiarsi, chi un pezzetto di ombrello, chi unafrase di incoraggiamento. E la porta, piccola, lon-tana, da conquistare, era davvero immagine della“porta stretta” dove sperare di entrare, non dopouna via comoda, a 4 corsie, a scorrimento veloce,ma su una salita affollata, condivisa e il cuorepieno di incertezza: “ci sarà un posto anche perme?”. Dicono – e a ragione – che il giubileo servaa lucrare indulgenze per il Paradiso. Eppure que-sto aspetto, che nel mio cuore rimane sempre unpo’ offuscato da un retaggio un po’ medievale, èdiventato sempre più marginale nell’esperienzaconcreta. Una volta attraversata la porta santa –“Mio Dio abbi pietà di me” – ci aspettava la messanella chiesa grande. Inutile dire che i posti a sede-re erano tutti esauriti. Meno male che in fondo, suun muretto, due bambini hanno potuto fare unpo’ di spazio almeno per mamma, che non ce lafaceva davvero più. L’omelia del vescovo, cosìconcreta e rivoluzionaria, è stata la degna conclu-sione di questa straordinaria giornata. Portate –

ha detto mons. Paolo, un po’ di Porta Santa a casacon voi. Fate diventare porta santa la porta diingresso, perché tutta la famiglia sia accoglienzaper l’ospite; della cucina, dove le mamme lavora-no e servono con amore; la porta della camera dapranzo, dove far entrare quello che nutre lo spiri-to; la porta del salotto, dove soggiornare nel-l’ascolto reciproco; la porta della camera da letto,dove amore e riposo siano illuminati da Cristo; eperfino la porta della cantina, dove si accumulanole cose del passato, perché diventi soglia del per-dono, condivisione del vino buono tenuto da parteper le occasioni importanti. E questo sia quindi l’augurio per ciascuno, perogni giubileo, in questo anno Santo: che i piccolisemi di misericordia lanciati con abbondanzaattraverso un semplice gesto come quello di attra-versare una porta, diventino concreti fecondi gestidi amore nella vita di ogni giorno.n

16 SANTIMOTEONEWS GGiiuubbiilleeoo ddeellllaa MMiisseerriiccoorrddiiaa

D I PORTA I N PORTA Lisa Mafarini

Lo scorso 31 gennaio si è svolto il Giubileo delnostro settore, Roma sud, al Divino Amore

1 – La Porta Santaal Santuario delDivino Amore

2/3 – La Messa

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Si fa presto a dire misericordia. Sembra tuttochiaro ma poi ci si accorge di quanto questotermine sia abusato, frainteso, incasellato,

distorto da un uso improprio. Questo anno Santoè l’anno della “misericordia” e, visto che siamochiamati a viverla, a incarnarla, andando al di làdella sua idea astratta, vale la pena di spendereun po’ di energie per rifletterci un po’ su.Intuiamo che essa ha a che fare certamente con ilperdono, con l’accoglienza, con l’ascolto, con ilmettere a tacere quello che io credo – sia pur giu-sto – per accogliere, senza giudicare, quello chesei e pensi tu. E questo già di per sé risulta com-plicato, ma poi misericordia di chi? Misericordiacome?Io ritengo che la prima misericordia, ancor primadi poterla rivolgere ad altri, sia verso se stessi.Con la pacificazione profonda di quello che cia-scuno di noi è, che non vuol dire certo assecon-darsi nei propri vizi e nelle proprie manchevolez-ze, ma anzi comprendere nel profondo del cuorecome malgrado questi, Dio Padre ci ama e ci sce-glie. Non ha forse detto “ciascuno prenda la pro-pria croce e mi segua”? Quello che io sono, dibene o di male, è inchiodato saldamente a me eil più delle volte non posso staccarmene solo conun atto di volontà: grano e zizzania crescono tal-mente mischiate da essere un tutt’uno. Sarà Dio,se e quando sarà giusto, a separare le cose.Già, “quando Dio vorrà”… E allora mi accorgo –non vi scandalizzate – che ho bisogno di “perdo-nare” anche Dio. Un perdono diverso. Se voglia-mo essere onesti chi di noi, sotto sotto, non pensache quel padrone non sia poi così corretto a paga-re tutti allo stesso modo, a prescindere dalle orelavorate? Chi non pensa che il figlio prodigo simeritasse almeno una ramanzina? O che sia unpo’ ingiusto che il ladrone, che per tutta la vita èstato meritevole di castigo per sua stessa ammis-sione, voli in paradiso ancor prima di san Pietro?Reprimiamo un moto di ribellione ma sta lì, covasotto la cenere, e ci fa storcere il naso, ci fa faredei distinguo, ci fa perdere la sconfinata, gioiosafiducia che dovremmo avere in Dio per riporla innoi stessi. Vogliamo vedere la giustizia e, se Dionon lo fa secondo i nostri tempi, cominciamo afarcela da soli, decidendo da soli cosa è bene ecosa è male. Per non parlare poi se, dagli esempievangelici, passiamo alla vita reale! Il marito che tiha tradito per tutta la vita e ti ha abbandonato sulpiù bello potrebbe essere perdonato prima di teche hai sempre rigato dritto? Dio ama anche i ter-roristi? E perché i bambini dovrebbero ammalarsie soffrire?La verità è che l’amore di Dio è talmente grandeche diventa, in qualche modo, “ingiusto”. Perché

va oltre la giustizia, perché invece di “giustiziare”si preoccupa di “giustificare”, di rendere giusti.Eppure anche noi, nel nostro piccolo, a volte cicomportiamo un po’ come lui, non è vero? Qual èquella mamma che non accorre preoccupataquando il bambino si trova in pericolo? Una madreriesce ad amare suo figlio anche quando sbaglia,anzi, qualche volta, lo ama di più proprio perchésbaglia. Diciamo che “ogni scarrafone…” ecceteraeccetera, intendendo che per una mamma i figlisono comunque sempre belli, che non sa vedernei difetti. Io credo che le cose non siano così: unamamma vede benissimo dov’è il limite, ma il suoamore va oltre. Aiutateci voi, mamme, in quest’anno della miseri-cordia, a capire cosa accade nella vostra pancia,quando vedete il vostro bambino che si mette neiguai, disobbedendo magari alle vostre raccoman-dazioni e ammonimenti. Cosa vi fa correre adabbracciarlo per metterlo al sicuro, calpestandoogni giustizia, lasciando indietro ogni recrimina-zione? Cosa scatta, cosa si contorce, cosa vimuove, perché questo è ciò che accade a Dio, allesue viscere, per questi pezzetti di cielo che siamonoi, ciascuno di noi, da Lui partoriti, desiderati,voluti, amati da sempre e per sempre. Insegnatecianche questo, mamme: come essere “misericor-diosi come il Padre”. n

MISERICORDIA... UNA PAROLA!Idee chiare sulla “misericordia”? Qualche riflessione prima e durante l’azione Lisa Marafini

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Marc Chagall: Il figliol prodigo

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Per quanto mi riguarda, desideravoprepararmi a vivere bene il giubi-leo straordinario; un’altra occa-

sione offertami da nostro Signore persperimentare il Suo amore e la SuaMisericordia. Quando ho sentito dadon Angelo l’invito al pellegrinaggioin Israele mi sono sentito chiamato edho aderito; quale migliore occasioneche riandare alle sorgenti della Fede? Eravamo in pochi, un piccolo “resto”della parrocchia, ma forse anche perquesto è stato particolarmente belloed intenso dal punto di vista spiritua-le. Era la terza volta che andavo neiluoghi che hanno visto la presenza del Figliodell’Uomo, ma è stato ancora una volta diversodalle altre, non si finisce mai di scoprire qualcosa disorprendentemente nuovo, ed ho compreso comesi possa sentire il desiderio di ritornarci. Abbiamoricevuto dei doni particolari come l’eucaristia cele-brata alle 5,30 dentro il Santo Sepolcro, la pietrache ha accolto temporaneamente il Corpo di Cristodivenuta altare per la nostra salvezza, ed è statobello vedere la partecipazione e l’entusiasmo ditutti noi, nessuno escluso. Dentro di me rimangonoalcune parole pronunciate da don Angelo che sperodi conservare come viatico nel mio cammino difede di capro convertito più che di pecorella smar-rita.Ho chiesto ai compagni pellegrini alcune loroimpressioni. Tutti si sono detti felici dell’esperien-za vissuta che considerano un arricchimento dellaloro vita spirituale, e tutti desiderano ripeterlaappena possibile.Riporto di seguito alcune delle loro considerazioni:Marta: sono partita come pellegrina piuttosto‘laica’, mi attraevano i luoghi lontani nominati neiVangeli. Cosa mi ha colpito? Tutto ha suscitato inme sorpresa ed entusiasmo. Per esempio la vistadel lago di Tiberiade dalla Domus Galilaeae, opera

che sembra abbrac-ciare il cielo, la terra eil mare e dove lamente umana haesternato tutte le suepotenzialità – creati-vità, arte, conoscen-za, fede. Ho trovato riscontrioggettivi sulla vita diGesù che lo collocanonel contesto storico eculturale del suotempo e che ora miaiutano nella lettura

del vangelo. Ho ammirato lagrandiosità delle chiese costrui-te sui luoghi più significativi masoprattutto la presenza viva deifrancescani che da oltre settesecoli si impegnano a mantene-re la religione cristiana-cattolicanei luoghi di Gesù. Caterina: sono innamorata dellaTerrasanta, che mi dà modo ditornare alle radici della fede,calcando i luoghi di Gesù. Mi èsembrato di mettere un piede inParadiso; è stato tutto moltointenso; commovente soprattut-

to l’esperienza al Santo Sepolcro che abbiamo con-diviso in un clima di spiritualità e di forte preghie-ra. Maria Pia: da parecchi anni desideravo fare questopellegrinaggio e finalmente, con mio marito Mauro,ci siamo riusciti; durante la messa al Santo Sepolcroho sentito risuonare dentro di me una voce che midiceva: svegliati, stai vicina al Signore non essereassente. Un altro momento intenso è stato il per-corso della Via Crucis, mi sono commossa intensa-mente pensando all’umiliazione di Gesù. Sulla rivadel Lago di Tiberiade invece mi sembrava di potervedere Gesù sulla barca con gli Apostoli. Laura: ho ricevuto tanto; in un certo senso il pelle-grinaggio è stato superiore alle mie aspettative,ogni giorno è stato un regalo, ho vissuto deimomenti bellissimi. Mi ha stupito la forza di volon-tà dei cristiani che vivono laggiù, dove si è ben lon-tani dal trovare un accordo per la pacifica conviven-za delle tre Religioni. Non so se vorrei ritornare,avrei paura di rimanere delusa dopo tanta grazia. Francesco: desideravo tornare sulle orme di Gesù.Al Santo Sepolcro mi ha colpito la consapevolezzache Quello che cerco non è più qui.Ilaria: mi ha chiesto Francesco di fare insieme que-sto pellegrinaggio e io ne sono stata felice. Fra iricordi più belli, la Basilica dell’Annunciazione doveMaria ha detto ‘Sì’ ed il Santo Sepolcro: l’inizio e lafine della parabola terrena di Gesù. Ora desideroche anche i miei figli possano vivere questa espe-rienza. Rita: avevo il desiderio di vedere i posti dove è vis-suto Gesù. Per me è stata una bella sorpresa la casadi Zaccheo. Il Santo Sepolcro, poi, è stata un’emo-zione molto forte; ho ricevuto una grazia che avevochiesto. Mi ha anche stupito la breve distanza fra ivari luoghi.Posso anche dire, a nome di tutti, un grazie dicuore alle nostre guide Roberto e Stefania per laloro competenza professionale, per la premurosaassistenza e per la loro testimonianza di fede. n

VI RACCONTO IL MIO PELLEGRINAGGIOIl pellegrinaggio è uno dei momenti principe del Giubileo. La testimonianza di chi è appe-

na tornato dal pellegrinaggio in Terra Santa, quello di dicembre Salvatore Sarao

1 – Uomini in pre-ghiera al Murodel Pianto

2 – Gerusalemme

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Padre Pio è stato a Roma pochi giorni. La salmaè stata salutata dai fedeli per tutto il suo viag-gio da S. Giovanni Rotondo a Roma, scortata

per le vie di Roma e venerata a lungo da papaFrancesco e decine di migliaia di fedeli in piazza S.Pietro. Si è trattato dell’avvenimento di maggiorsuccesso finora del Giubileo della Misericordia. Iltrionfo non è naturalmente passato inosservato aimedia, alcuni dei quali si sono scatenati con insultied irrisione. Il giornalista Carlo Troilo ha messo laprocessione di padre Pio per le strade di Roma trale colpe da addebitare alla Chiesa, da punire conl’abolizione di ogni tipo di finanziamento e Patto. Ilfotografo Oliviero Toscani ha definito padre Pionazista (difficile decidere se istruirlo sulla vita dipadre Pio o sulla storia del nazismo). La giornalistaDaniela Ranieri preferisce l’Isis a padre Pio (e sipotrebbe invitarla a cominciare a entrare nell’Isis).Un sacerdote, Paolo Farinella, è sicuro che tutto ciòche circonda la figura di padre Pio «non c’entranulla con la spiritualità e la fede», anche se, bontàsua, riconosce la buona fede di chi «nella propriasemplicità è rimasto ancorato a forme religiose cherasentano, se proprio non sono, la superstizione el’irrazionalità». Il solito Socci naturalmente neapprofitta per attaccare il papa («Perché padre Pio èl’opposto di Bergoglio»).Perché però tanto odio e disprezzo? Certo la suafigura ha sempre dato fastidio agli educati, chic eintellettuali. Troppo mediterraneo, rustico, attacca-to a una religiosità reale, fatta di sangue che fuorie-sce dalla ferite, battiture inflitte dal maligno, in cuiil corpo stesso – così disprezzato dagli “spirituali-sti” di ispirazione protestante – diventa segno dellapresenza reale, concreta di Dio. Parlava del mali-

gno, celebrava Messe lunghe,spoglie, in cui riviveva la passio-ne di Cristo, in cui intercedevaper le necessità fisiche e spiri-tuali di tutti – fino a pregare perla salute di una vacca, unicosostentamento di una poveravedova. Non una omelia; pochefrasi di benedizione e qualche“pizzino” ai figli spirituali.Quanto distante dagli sproloquimoderni! Detestava chi parlavamale del papa – dovrebberoricordarlo in tanti – e prese pub-blicamente le difese di papaPaolo VI per la Humanae Vitae.Quanto scomodo un santo cheha attirato migliaia e migliaia dipersone – moltissime lontanedalla fede – solo pregando econfessando, senza piani pasto-rali e scivolamenti della dottri-na!

Padre Pio ricorda a tutti che la fede è qualcosa direale, concreto, tangibile; che il corpo è santo, èportatore di salvezza; che i legami dello spiritosono più forti dei legami della carne; che il paradi-so, il purgatorio, l’inferno esistono, sono realtà concui confrontarci giornalmente; che l’osservanza deicomandamenti di Dio non è un optional; che l’ob-bedienza alla Chiesa non può avere tentennamenti;che la sofferenza è via di salvezza, per chi la vivenell’unione con Cristo. Per questo è tanto odiato (etanto amato).n

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Perché odiano Padre Pio?In netto contrasto con la genuina e sentita devozione popolare alcuni non nascon-dono una certa ostilità a questo santo don Domenico Vitulli

Il Giubileo della Misericordia ha due campioni,due santi-modello, per volontà di papa Francesco:san Leopoldo Mandic e san Pio da Pietrelcina.

Leopoldo nacque nel 1866 in una famiglia catto-lica croata. Sacerdote cappuccino, si sentiva

chiamato a promuovere l’unione dei cristianiorientali separati con la Chiesa cattolica. Volevapartire per le missioni d’Oriente, ma a causa del-l’esile costituzione fisica e di un difetto di pronun-cia, non poteva dedicarsi alla predicazione e nonlo fecero mai partire. A Padova arrivò nella prima-vera del 1909. Padre Leopoldo – che insegnavaPatrologia – si distinse per benevolenza, chequalcuno riteneva eccessiva e in contrasto con latradizione dell’Ordine. Anche per questo, proba-bilmente, nel 1914 padre Leopoldo fu improvvisa-mente sollevato dall’insegnamento. Dall’autunnodel 1914 in poi gli venne chiesto l’impegno esclu-sivo nel ministero della confessione; divenne con-fessore ricercato da persone di ogni estrazionesociale, che per incontrarlo arrivavano anche dafuori città. Nella confessione esercitava un fasci-no straordinario per la grande cultura, per il fineintuito e specialmente per la santità della vita. A luiaffluivano popolani, persone intellettuali e aristo-cratiche. Morì nel 1942; per un paio di giorni una

folla ininterrotta passò al convento dei Cappucciniper rendere omaggio alla sua salma. Confessarsida padre Leopoldo era cosa breve. Non si dilun-gava mai in parole e spiegazioni, discorsi: «È Dioche opera nelle anime. Nel confessionale nondobbiamo rovinare quello che il Signore va ope-rando», raccomandava san Leopoldo.

Padre Pio nacque a Pietrelcina nel 1887. Nel1910 fu ordinato sacerdote e ricevette per la

prima volta le stimmate, che però, dopo la suapreghiera, scomparvero lasciando solo il dolore.Ogni settimana soffriva anche la coronazione dispine e la flagellazione. Nel 1916 fu trasferito aSan Giovanni Rotondo, dove rimase il resto dellasua vita. Nell’agosto del 1918 ricevette il donodella transverberazione, che lo lasciò piagato nelfianco e con un cuore sempre ardente di amoredivino. A settembre dello stesso anno ricevetteper la seconda volta le stimmate, che questa voltarimasero visibili per cinquant’anni. Il suo conventodivenne meta di pellegrinaggio da parte di innu-merevoli persone e dal 1923 al 1931 si sussegui-rono incomprensioni e condanne, fino a vietarglila celebrazione della messa in pubblico e l’eserci-zio della confessione. Nel 1933, per la prima voltanella storia, il Sant’Uffizio modificò i suoi decreti e

per intervento di papa Pio XI, Padre Pio fu piena-mente riabilitato. Nel 1940 iniziò la costruzionedel grande ospedale Casa Sollievo dellaSofferenza. Papa Giovanni XXIII ordinò ulterioriindagini su padre Pio, che portarono addirittura aregistrare di nascosto i suoi colloqui riservati. Neseguirono ancora restrizioni. Nel luglio 1964,papa Paolo VI restituì a padre Pio ogni libertà nelsuo ministero. Nel frattempo erano nati i Gruppi diPreghiera, che pregavano in tutto il mondo secon-do le intenzioni del loro fondatore. Morì nel 1968:ai suoi funerali parteciparono più di centomila per-sone giunte da ogni parte d’Italia.Famoso è Padre Pio per alcune sue sfuriate nelconfessionale: “Senti, figlio mio – rispose a unfiglio spirituale – io uso questo sistema con deter-minate anime per dare ad esse una scossa, per-ché specie per certi peccati, si passa facilmentedalla confessione al peccato e dal peccato allaconfessione”. Suor Maria Francesca Foresti, fon-datrice delle Suore Francescane Adoratrici, riferi-sce che Gesù in una visione, parlando di PadrePio, così si espresse: “Il suo linguaggio è dolce,tagliente, franco, misterioso, come il mio: abbatte,atterra, suscita con lo stesso imperio, perché iovivo in lui”.

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Martedì 26 gennaio si è riunito il consiglioparrocchiale. Non era la prima volta chequesto accadeva: succede, più o meno

regolarmente, una decina di volte all’anno. Perchéparlarne allora? Perché, almeno, parlarne ora?Nessun evento in scadenza, nessun appuntamen-to particolare in vista, nulla da organizzare abreve termine. All’ordine del giorno forse la cosapiù importante: “creare Comunione tra le realtàdella parrocchia. Siamo tutti diversi ma con Gesùal centro possiamo trovare un punto di incontro”.Il Consiglio Parrocchiale, formato da una trentinadi membri provenienti dalle varie realtà della par-rocchia, non ha un vero e proprio potere decisio-nale: la sua funzione è più che altro consultiva,ma la parola finale spetta poi al parroco, veroresponsabile e rappresentante dell’intera comuni-tà. La Comunione, si sa, è un punto di arrivo, altis-simo, non un punto di partenza e i passi da com-piere per avvicinarci a questo punto sono spessopiccoli, insignificanti, umili. Qualche volta talmen-te piccoli che ci sembrano inutili. La Comunionepassa anche da una festa, da un pranzo insieme?Sembra una cosa inutile, la partecipazione quasiun optional, eppure “anche Gesù – ha ricordatodon Angelo – entrava in comunione con i peccato-ri spesso a tavola. Le feste parrocchiali sono occa-sioni per conoscersi, anche se la missione dellaChiesa è un’altra. La conoscenza e la stima cre-scono in queste occasioni conviviali. Le personesono libere, noi dobbiamo proporre, non obbliga-re, ma a volte – ha aggiunto – ho la sensazione chele cose decise non vengano trasmesse ai gruppi.L’obiettivo del Consiglio sarebbe vedere se al suointerno stiamo camminando nella stessa direzio-ne. Come parroco a volte ho la sensazione diavere due, tre parrocchie. Il parroco deve stareattento alle pecore, non a quale erba preferisca-no. Se un padre ha la sensazione anche sbagliatache tra i propri figli ci siano discrepanze o indiffe-renza, – ha concluso – li convocherà e chiederàloro come va”.Grazie don Angelo per questa opportunità di con-divisione, per questo richiamo alla famiglia: sba-glieremo ancora, litigheremo, ritorneremo suinostri passi e riproveremo. Alla fine, se Dio vorrà,ci sentiremo davvero tutti a casa, diversi ma fratel-li. La Comunione in piccoli passi. Anche questoconsiglio ne è uno.n

La Giornata per la Vita, celebrata durante que-sto Anno Santo della Misericordia, ci sollecita –dicono i vescovi italiani – ad un profondo cam-

biamento… la misericordia cambia lo sguardo,allarga il cuore e trasforma la vita in dono: si rea-lizza così il sogno di Dio. Una vera crescita in uma-nità avviene grazie all’amore materno e paterno: labuona educazione familiare è la colonna vertebraledell’umanesimo. La famiglia, costituita da un uomoe da una donna con un legame stabile, è vitale secontinua a far nascere e a generare. Ogni figlio cheviene al mondo è volto del Signore amante dellavita, dono per i suoi genitori e per la società; ognivita non accolta impoverisce la società.La “Giornata”, celebrata a livello nazionale il 7 feb-braio, si è svolta a S. Timoteo la domenica succes-siva, il 14, con la tradizionale vendita di primule peril sostegno economico ai CAV. Il Movimento per laVita, attraverso i suoi Centri di Aiuto, ha salvato dal-l’aborto 12mila bambini nel 2015, e altrettantemadri hanno trovato nei volontari quel sostegno,quella vicinanza, quell’aiuto concreto che nessu-n’altra struttura offre loro. Per qualsiasi gravidanzadifficile lo Stato fornisce unicamente una soluzionedi morte – pur se la stessa legge 194 prevedeva lanecessità di presentare alternative e, se necessario,sostegno economico. I numeri del MpV raccontano un bellissimo esempiodi solidarietà fattiva, concreta; cristiani che metto-no ogni giorno il loro tempo, il loro cuore e la lorointelligenza al servizio delle donne in difficoltà:15mila volontari in 571 realtà territoriali fra CAV ecase di accoglienza, assistenza offerta a 17milagestanti all’anno e ad altre 25mila donne, un nume-ro verde (Sos vita 800 813 000) attivo 24 ore algiorno e oltre mille adozioni a distanza (progettoGemma). Tutto questo lavoro ha permesso la nasci-ta, in quarant’anni, di più di 170mila bambini. Leloro madri testimoniano concordemente di esserestate accolte con calore e simpatia e mai giudicate,anche quando purtroppo la scelta finale è stataquella dell’aborto. Anche in questo caso non ven-gono abbandonate ma i volontari fanno di tutto perlenire il dolore e ridare speranza. Un’esperienzapreziosa, in questo senso è l’apostolato ‘La vigna diRachele’ che esiste in Italia – da cinque anni – e inaltri 40 paesi e che aiuta donne e coppie a guariredal trauma dell’interruzione di gravidanza.n

IL SOGNO DI DIO38a Giornata per la Vita Mietta Sarao

UN OTTIMOCONSIGLIO...PARROCCHIALEIl consiglio parrocchiale, un organo colle-giale per gestire al meglio la parrocchia, intrasparenza ed armonia Lisa Marafini

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Anche il nostro piccolo cinema vuole partecipare inmaniera attiva a questo Giubileo. Per questo moti-vo ha aderito all’iniziativa promossa dall’ACEC(Associazione Cinematografica Esercenti Cattolici)che, in collaborazione con la FondazioneComunicazione e Cultura della CEI, propone perquest’anno la manifestazione: “LO SGUARDO APER-TO – Segni di misericordia nel cinema, nel teatro,nella cultura”.“L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è lamisericordia – scrive Papa Francesco nella bolla diindizione del Giubileo – Tutto della sua azionepastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezzacon cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annun-

cio e della sua testimonianza verso il mondo puòessere privo di misericordia. La credibilità dellaChiesa passa attraverso la strada dell’amore mise-ricordioso e compassionevole. La Chiesa «vive undesiderio inesauribile di offrire misericordia»” L’iniziativa sarà realizzata all’interno di 50 Saledella Comunità e 10 Circoli del cinema. Essa preve-de la proiezione di un ciclo di film e/o uno spetta-colo teatrale/musicale e una tavola rotonda. Non intendiamo inneggiare in modo acritico e con-solatorio a una idea di Misericordia che il cristiane-simo e la stessa tradizione cattolica non hanno maipredicato e creduto – precisa l’Acec – ma intendia-mo, attraverso le rassegne cinematografiche e tea-trali, avvicinarci ai desideri profondi del cuore edelle esistenze umane e comprendere la necessitàdi aprire a prospettive di senso.I film che verranno proposti saranno comunicatiprossimamente e saranno contrassegnati dal logodell’iniziativa.n

Una delle prime volte che ho distribuitol’Eucaristia come ministro straordinario,una signora venne in sacrestia dopo la

Messa facendomi notare che l’avevo fatto con lemani che sapevano di fumo. Aveva dimostrato lasua sensibilità nel rispetto dell’Eucaristia. Eranotempi in cui non era ancora scattata la crociatacontro i fumatori, ma accolsi il senso dell’osserva-zione, ringraziai la signora e l’abbracciai. Per annicontinuai a fumare, ma mai prima della messa.

Il Corpo di Cristo infatti merita un gran rispetto,sia da chi lo riceve che da chi lo distribuisce. LaParola di Dio non è da meno.

Leggevo qualche tempo fa un brano scritto da SanCesario Vescovo di Arles (470-543), noto per isuoi numerosi sermoni in stile chiaro, adatto alleesigenze dei fedeli meno colti.

“Vi domando, fratelli e sorelle, che cosa vi sembrapiù importante: la Parola di Dio o il Corpo diCristo? Se volete rispondere bene, dovete senzadubbio dire che la Parola di Dio non è da menodel Corpo di Cristo. E allora se poniamo tantacura quando ci viene consegnato il Corpo diCristo perché nulla di esso cada per terra dallenostre mani, non dovremmo porre altrettantaattenzione perché la Parola che ci è offerta nonsfugga dal nostro cuore? Colui che avrà ascoltatocon negligenza la Parola di Dio non sarà meno col-pevole di colui che per propria negligenza avràfatto cadere a terra il Corpo di Cristo”

L’osservazione va estesa anche a chi distribuiscel’Eucaristia perché non cada per terra e a chi pro-

clama la Parola durante le celebrazioni liturgicheperché non vada persa. Il lettore presta se stessoal Signore, vero protagonista della liturgia. In questo servizio il lettore dovrà essere:PREPARATO. Una proclamazione non improvvisatapresuppone una lettura del brano in anticipo. Seè stato capito da chi legge avrà maggior proba-bilità di essere capito da chi ascolta. I brani chesaranno letti sono indicati nel calendario liturgi-co settimanale della Parrocchia, in vari siti inter-net, in calendarietti tascabili, ecc.

COSCIENTE. Il comportamento dovrà essere digni-toso nei modi, nei gesti, nel tono di voce solen-ne ma non teatrale, non deve sembrare che sistia leggendo una favola o una notizia giornali-stica. Non trascuriamo l’abbigliamento: stiamofacendo una cosa importante.

CHIARO. Il sistema di amplificazione non dà glistessi risultati per tutte le voci. La prima voltasarà utile fare una prova per vedere a quale vici-nanza tenere il microfono per poi prendere fami-liarità.

TESTIMONE. L’aspetto più importante. Non sareb-be convincente una persona che con la propriavita contraddice deliberatamente, pubblicamen-te e completamente ciò che enuncia.

Con questi accorgimenti è possibileinvitare altri fedeli laici a diven-tare volto e voce della Parola.Non è una “mission impossi-ble”, un po’ di impegno basta.Con questo spirito invito colo-ro che fossero disponibili asvolgere questo o altri serviziliturgici con regolarità afarsi avanti parlandone conuno dei sacerdoti per entrarea far parte del “GruppoLiturgico”. n

Servizi alla Liturgia

IL LETTOREUgo Nicoletti

CINEMISERICORDIALo “Sguardo Aperto” del cinemasull’Anno Santo Lisa Marafini

CINEMA

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22 SANTIMOTEONEWS

IL PRESEPIO PIÙ BELLO DEL 2015Si sono svolte, il 6 gennaio le pre-miazioni del concorso dei presepi,giunto alla sua seconda edizione

Ecco i vincitori del concorso: Un presepio in famiglia. Non sitratta solo del presepio “più bello”, ma del presepio più belloe più originale “IN FAMIGLIA”. I premi sono stati dati a quello

più bello e quello più originale. Purtroppo quest’anno hanno par-tecipato solo i bambini del primo anno e secondo anno comunio-ni. Speriamo per l’anno prossimo in una partecipazione piùampia.

Primo anno comunioni:il presepio più bello è quello di Filippo Gualdi;il più originale è quello di Emilio Mastrobuoni

Secondo anno comunioni:il presepio più bello è quello di Davide Bassiil più originale è quello di Ginevra Garosi

La giuria era composta dai catechisti del GFC.

1 – Primo anno - Presepe più bello2 – Secondo anno - Presepe più bello3 – Primo anno - Presepe più originale4 – Secondo anno - Presepe più originale

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SANTIMOTEONEWS 23BILANCIO DELLA PARROCCHIANOVEMBRE - DICEMBRE 2015

Disponibilità al 01/11/2015: € 6.925

ENTRATE Novembre DicembreOfferte libere e collette: ......................................................................................13.515 ......................13.698Offerte Sacramenti – Benedizioni:........................................................................1.215............................150Entrate da attività parrocchiali: ........................................................................(1)4.015 ......................(4)4.400Contributi da gruppi parrocchiali e da privati: ..................................................2.750 ........................3.700Contributi straordinari (Vicariato e CEI): ..........................................................1.000 ........................1.610Rimborso dei sacerdoti per vitto e alloggio: ........................................................1.100 ........................1.100

TOTALE ..............23.595 ......................24.658

USCITE Novembre DicembreManutenzione ordinaria immobili: ....................................................................(2)3.810 ........................1.910Acquisto e manutenzione arredi: ..........................................................................1.031 ......................(5)1.500Assicurazione e tasse: ..........................................................................................2.501............................790Consumi (acqua, luce, gas e telefono):..................................................................3.469 ........................4.007Spese Comunità parrocchiale: ..............................................................................1.950 ........................1.255Remunerazione Sacerdoti: ....................................................................................1.430 ........................1.430Dipendenti: ..........................................................................................................2.340 ......................(6)4.186Spese per il Culto: ..............................................................................................(3)2.168 ........................1.805Uscite per attività Parrocchiali (catechismi, stampe, ecc.): ....................................463 ........................1.578Altre spese varie .................................................................................................. 1.227 ........................ 1.695Rate su Mutuo Pop. di Sondrio e commissioni:......................................................983............................980Rate su Mutuo Unicredit e interessi: ..................................................................3.250 ........................3.250

TOTALE ............24.622 ......................24.386

Residuo di cassa al 31/12/2015: € 6.170

ALCUNE ANNOTAZIONI SUL BILANCIO(1) Fiera del dolce e Cinema. (2) È compreso il saldo dei lavori di manutenzione e risanamento infiltrazioni d’acqua.(3) Sono compresi i quadretti preghiera per il Giubileo.(4) Cinema e quota fiera natalizia.(5) 4° acconto Parco Giochi.(6) Comprese le 13e mensilità.

ATTENZIONE!DEBITI al 31 dicembre 2015:1) Lavori per la risistemazione dell’area giochi esterna – restano da pagare € 2.2514) Residuo lavori anno 2008/2009 € 9.000

Totale € 11.251

CCoommee ssoosstteenneerree llaa ttuuaa ppaarrrroocccchhiiaa::La parrocchia è interamente sostenuta dalla generosità di coloro chela amano e che la frequentano. Se vuoi puoi fare la tua offerta picco-la o grande che sia, o direttamente nella cassetta posta davanti allacappella del Santissimo oppure anche tramite bonifico bancariointestato a:

Parrocchia S. Timoteo IBAN: IT 17 N056 9603 2090 0000 2150 X56

(puoi specificare nella causale “per i bisogni della parrocchia” oppure “per i poveri”).

STN_quaresima2016_bis 17-02-2016 13:21 Pagina 23

N on digiunate piùcome fate oggi, così da fare udire

in alto il vostro chiasso.

È forse come questo ildigiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare comeun giunco il proprio capo,usare sacco e cenere perletto, forse questo vorrestichiamare digiuno e giornogradito al Signore?

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique,togliere i legami del giogo,rimandare liberi gli oppressi e spezzareogni giogo?

Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedinudo, senza trascurare i tuoi parenti?

Allora la tua luce sorgeràcome l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.

Allora invocherai e ilSignore ti risponderà,implorerai aiuto ed eglidirà: “Eccomi”.

Isaia 29, 4-9

ORARI DEL TEMPO DI QUARESIMASANTE MESSE FERIALI:

Dal lunedì al sabatoore 8,30 - 17,30 - 19,00

SANTE MESSE PREFESTIVE:

ore 17,30 - 19,00

SANTE MESSE FESTIVE:

Ore 8,00 - 9,30 - 11,00 - 12,1517,30 - 19,00

PER LA SEGRETERIA PARROCCHIALE:

Dal lunedì al sabato (festivi esclusi) dalle10,00 alle 12,00 e dalle 16,00 alle 18,00

DURANTE IL TEMPO DI QUARESIMA:

Dal lunedì al venerdì ore 6,30:LODI (e Ufficio delle Letture)Ogni venerdì alle ore 18: VIA CRUCIS

PRIMO VENERDÌ DEL MESE:

Adorazione dalle9,30 alle 21,30

TUTTI GLI ALTRIVENERDÌ:

Adorazione dalle16,00 alle 21,30

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