1.Cosa è la Bibbia - In memroria di don Damiano … · · La Bibbia è la parola di Dio, scritta...

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Parrocchia S.Bernardino - Roncadelle Catechesi adulti LA BIBBIA: PAROLA DI DIO Catechesi 1 \ 1997 1.Cosa è la Bibbia ? Per prima cosa non è un libro, ma una biblioteca di 73 libri, scritti poco a poco nel tempo (sono 3000 anni che si scrisse il primo) nell’arco di circa 1000 anni (sono poco meno di 2000 anni che si terminò l’ultimo) Si cominciò a scrivere la Bibbia intorno al 950 a.C. e si terminò con la seconda lettera di S. Pietro scritta verso il 100 d.C. In questa biblioteca di 73 libri c’è di tutto: poemi, canzoni, racconti popolari, leggi, profezie, racconti storici, storie edificanti, parabole, lettere, detti e proverbi che condensano la sapienza popolare. Questo insieme di libri, che è la Bibbia, si divide in due grandi parti: l’Antico e il Nuovo Testamento. 2.La Bibbia: parola di uomini L’Antico Testamento (46 libri) ci presenta la storia della vita di un piccolo popolo del Medio Oriente ( il popolo di Israele) dall’anno 1800 a. C. fino alla nostra era (l’ultimo libro dell’Antico Testamento fu scritto verso il 50 a.C.). E’ la storia di un popolo condizionato dalla sua situazione geografica : Israele abita una terra , Canaan, che è un corridoio che separa grandi popoli( Egitto, che abita la valle del Nilo; e i popoli che abitano le zone dell’Asia Minore fino alla Mesopotamia: gli Ittiti, i Sumeri, gli Assiri, i Babilonesi, i Persiani..), che frequentemente sono in lotta tra loro, e che, per combattere, attraversano il corridoio che li separa passando e conquistando in questo modo le terre di Israele.

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LA BIBBIA: PAROLA DI DIOCatechesi 1 \ 1997

1.Cosa è la Bibbia ?Per prima cosa non è un libro, ma una biblioteca di 73 libri, scrittipoco a poco nel tempo (sono 3000 anni che si scrisse il primo)nell’arco di circa 1000 anni (sono poco meno di 2000 anni che siterminò l’ultimo)

Si cominciò a scrivere la Bibbia intorno al 950 a.C. e si terminò conla seconda lettera di S. Pietro scritta verso il 100 d.C.

In questa biblioteca di 73 libri c’è di tutto: poemi, canzoni, raccontipopolari, leggi, profezie, racconti storici, storie edificanti, parabole,lettere, detti e proverbi che condensano la sapienza popolare.

Questo insieme di libri, che è la Bibbia, si divide in due grandi parti:l’Antico e il Nuovo Testamento.

2.La Bibbia: parola di uominiL’Antico Testamento (46 libri) ci presenta la storia della vita di unpiccolo popolo del Medio Oriente (il popolo di Israele) dall’anno1800 a. C. fino alla nostra era (l’ultimo libro dell’Antico Testamentofu scritto verso il 50 a.C.).

E’ la storia di un popolo condizionato dalla sua situazionegeografica : Israele abita una terra , Canaan, che è un corridoio chesepara grandi popoli( Egitto, che abita la valle del Nilo; e i popoliche abitano le zone dell’Asia Minore fino alla Mesopotamia: gli Ittiti,i Sumeri, gli Assiri, i Babilonesi, i Persiani..), che frequentementesono in lotta tra loro, e che, per combattere, attraversano il corridoioche li separa passando e conquistando in questo modo le terre diIsraele.

E’ pure la storia di un popolo segnato dalla mentalità di questipopoli del Medio Oriente che lo attraversano e lo dominano

I libri della Bibbia si scrissero molto tempo dopo gli avvenimenti cheessi narrano, prendendo come punto di partenza le tradizioni che siconservano nella memoria storica della gente del popolo e che sitrasmettono oralmente.Queste tradizioni prima di essere messe per scritto come sono oggisi riunirono, si completarono , si ritoccarono, ecc.

La Bibbia quindi non la scrisse una persona. Molte persone, di tuttele classi sociali, unite dalla preoccupazione di essere fedeli a Dio ea loro stessi, diedero la loro collaborazione , ognuno a suo modo econ il suo stile. Erano persone di un popolo in cui la fede in Dio e lapratica della giustizia e della fraternità erano l’asse portante dellavita.

E’ allora parola di uomini molto concreti con la loro lingua,mentalità, costumi, con la loro storia, le loro passioni, errori egenerosità.

3.La Bibbia: parola di DioNonostante tutto, la storia del popolo di Israele non è una storiacome quella degli altri popoli.

La storia del popolo di Israele è una “storia sacra”Così lo sente e lo dice lo stesso popolo che scrive la storia:“Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomosulla terra e da un'estremità dei cieli all'altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udìmai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco,come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersiuna nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente ebraccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostriocchi? Tu sei diventato spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio eche non ve n'è altri fuori di lui. Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sullaterra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco.Perché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro posterità e ti ha fatto uscire dall'Egitto con lasua stessa presenza e con grande potenza, per scacciare dinanzi a te nazioni più grandi epiù potenti di te, per farti entrare nel loro paese e dartene il possesso, come appunto èoggi. Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cielie quaggiù sulla terra; e non ve n'è altro”. (Deut. 4,32-38)

E’ come dire che nella Bibbia Israele scrive, non solo la storia esteriore di unpopolo con la sua origine come popolo, con le sue vittorie e le sue sconfitte,con le sue leggi, i suoi canti, le sue tradizioni, i suoi sogni e le sue speranze,ma anche la storia interiore, cioè tutto ciò che il popolo va scoprendo di Dionella sua esistenza.

Per Israele Dio è presente e agisce negli avvenimenti che lo riguardano. E’un Dio che interpella, che pretende una risposta e che trasforma la sua vita.Si legga Es 3,7-15

Ed è questo ciò che scrive, soprattutto: oltre ai fatti della sua storia, Israelescrive il senso che va scoprendo in loro, che è il senso che Dio da a questifatti, ciò che Dio vuole continuare a dire e trasmettere attraverso gliavvenimenti, l’esperienza di Dio e delle relazioni del popolo con Lui chevanno modellandolo.

4. La Bibbia: ispirata da DioNoi diciamo che la Bibbia è stata scritta sotto ispirazione di Dioperché crediamo che Dio stava con coloro che scrissero perchésenza errori e fedelmente trasmettessero il messaggio religiosoche Dio da all’uomo.

Il Concilio Vaticano II ci dice che la Bibbia è stata scritta sottoispirazione dello Spirito Santo cioè che ha Dio per autore “perchénella composizione dei libri sacri, Dio utilizzò uomini scelti, cheusavano tutte le loro facoltà e capacità; in questo modo operandoDio in loro e per mezzo di loro, come veri autori, scrissero tutto esolo quello che Dio voleva” (Dei Verbum,11)

NOTANella Bibbia ci sono alcune imperfezioni e inesattezze perfino dal puntodi vista storico e scientifico. Questo è evidente. Infatti la Bibbia nonvuole insegnarci la storia o la scienza: usa le conoscenze scientifichedel tempo e narra i fatti trasmessi dalla tradizione senza lapreoccupazione di darci la cronaca esatta di quanto successe. LaBibbia vuole solo dirci come si può e si deve vivere l’esistenza umanain relazione con Dio. E senz’altro in questo non si sbaglia.

5.Antico e Nuovo TestamentoI libri dell’Antico Testamento ci parlano del modo di agire di Dio cheè presente nella vita degli uomini, che è e vuole essere suo amico,che è fedele agli uomini e ci parla pure delle infedeltà degli uomininei confronti di Dio.

Nell’Antico Testamento noi dobbiamo soprattutto vedere:1.la espressione delle grandi esperienze, domande e speranze

umane· esperienza di peccato, del male, della libertà,

dell’oppressione, dell’amore, ecc· chi sono io ? perché sono al mondo ? dove andremo a

finire ?· speranza di amare ed essere amati, di fedeltà, di felicità e

di libertà

2. l’annuncio e la preparazione di Gesù, presente nella storiadegli uomini e che

· da senso alla nostra vita· risponde a queste domande e speranze

Nel Nuovo Testamento ci viene proposta la fede che i discepoliebbero in Gesù. I discepoli annunciano questa fede come BuonaNotizia che, accettata, trasformò le loro vite.

6.Adesso che abbiamo il Nuovo a che servel’Antico Testamento ?· per comprendere il Nuovo

· il significato che Dio dà ai fatti della storia d’Israele e che Israeleespresse nella Bibbia, è come il modello del senso della vita diGesù e che noi cristiani tentiamo di vivere

7.La Bibbia: parola di Dio per noi oggiLa Bibbia è stata scritta da un popolo che aveva fede in Dio, nerisulta che solo un popolo che abbia fede in Dio possa leggere laBibbia.

La Bibbia è il risultato finale di un lungo cammino realizzato dal Diodel popolo e dal popolo di Dio

La Bibbia è il frutto della fedeltà di un Dio che vuole far conoscerela sua volontà di vita, di felicità, di liberazione, di salvezza per ilpopolo.E’ anche frutto dello sforzo e del lavoro comunitario di un popoloconcreto che ascoltò la chiamata di Dio e dopo aver via viascoperto questo cammino lo scrisse.

Quando leggiamo la Bibbia dobbiamo domandarci qual’è il senso diquesto testo per noi: cosa vuole dire Dio a noi oggi, qui attraversoquanto leggiamo.

Volesse il cielo che sappiamo percepire che dietro le parole dellaBibbia, c’è Qualcuno che parla a me oggi e che mi chiede unarisposta

SINTESI· La Bibbia è un insieme di libri scritti da diversi autori, in diverse

epoche e contiene fatti e parole attraverso i quali Dio si è fattoconoscere e si fa conoscere dagli uomini

· La Bibbia ci dice come è Dio e cosa ha fatto per gli uomini e cifa conoscere i suoi progetti in favore degli uomini

· La Bibbia è la parola di Dio, scritta sotto divina ispirazione

COME MANEGGIARE LA BIBBIA

· Ogni libro è diviso in capitoli· Ogni capitolo in versetti· Normalmente si cita il libro in forma abbreviata

· Per indicare una citazione si dà prima l’abbreviazione del libro, dopo delcapitolo e poi del versetto

Per esempio: Gv 20,13 = Gv significa Giovanni, capitolo 20, versetto 13 Mt 3,7-9 = Mt significa Matteo, capitolo 3, dal versetto 7 al versetto9

PER APPROFONDIRE

2 Pt 1,16-21 2 Tim 3,16 Lc 4,16-21

Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

PER CONOSCERE IL VERO DIOCatechesi 2 / 1997

1. Le caricature di DioDiceva un celebre scrittore:” Dio ha fatto l’uomo a sua immagine egli uomini l’hanno pagato con la stessa moneta”.E’ vero: noi spesso cerchiamo di fabbricarci divinità, a nostraimmagine e somiglianza, a nostro vantaggio.Per questo esistono tante false immagini di Dio, per esempio : il“Dio giudice”, severo, vendicatore implacabile, che ci fa paura e cispinge al fariseismo (ci porta ad agire per interesse); il ”Diopadrone assoluto” che causa rispetto e ammirazione, ma nonamore; il “Dio mago”, che si mescola con lo spiritismo, la magia,l’esoterismo; il “Dio vecchietto rimbambito” nonnetto buono, cheserve solo a consolare gli stupidi e i poveri nella loro miseria.

Tutte queste sono caricature di Dio

Dio non è visibile al microscopio e neppure lo ganno potuto vederele telecamere degli astronauti.

Dio non è chiaro per tutti, non è questione matematica come 2 x2=4, se così fosse non esisterebbero gli atei

2.Solo Dio parla in modo corretto di DioQuanto possiamo conoscere su Dio dobbiamo impararlo da luistesso. Dio ci parla attraverso la Bibbia e nella Bibbia.La Bibbia ci dice che Dio è un Dio vivo, unico, che sta sempre a latodegli uomini, a nostro lato, nella gioia e nel dolore, nella salute enella malattia, nella vita e nella morte

La Bibbia ci dice pure che Dio non sta lontano da noi, perché in Luiviviamo, ci muoviamo e siamo. (Atti 17,28)

3.Conosco Dio attraverso CristoChi è e come è Dio lo sappiamo perché Gesù Cristo ce lo ha detto(Gv 1,18)Gesù Cristo non lo abbiamo inventato noi, lui è nato ed ha vissutotra noi. Perché?Per far sentire agli uomini l’amore di Dio e iniziare un mondo difratelli.Il Dio di Gesù è il Dio vicino che vuole costituire una comunitàd’amore con gli uomini.

Un giorno chiese a Gesù su Dio ed Egli rispose: ”Chi vede mevede il Padre”. Gesù Cristo è il grande rivelatore di Dio, è il volto diDio, è lo specchio di Dio, in Lui vediamo Dio

E’ quindi logico che non si può conoscere e amare Dio senzaconoscere e amare Gesù Cristo e senza conoscere ed amarel’uomo.

4.PeròIl solo conoscere Dio non salva (Mt 23,2-4)Non è sufficiente credere (Gc 2,14-20)Non è sufficiente neppure la preghiera, ma compiere la volontà delPadre (Mt 7,21)

E’ necessario fare la volontà di Dio, perché solamente così si puòconoscere DioDio lo si può conoscere solo amando (1Gv 4,8)

SINTESI

· Ci sono false immagini di Dio· Solo Dio parla correttamente di Dio ed Egli ci dice che è un Dio

vicino, vivo, presente nella nostra vita e che è sempre fedele alsuo amore per noi

· Cristo è colui che ci fa conoscere bene e con sicurezza Dio· Non possiamo conoscere il Dio di Gesù se non amiamo la gente

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

1. Dove incontriamo Dio ‘2. Como possiamo conoscere il vero Dio ?3. Hai incontrato o hai delle false immagini di Dio ?

PER APPROFONDIRE

1 Gv 2,29 ; 3,19; 4,7-8 Lc 10,21-22 Gc 2,14-20

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Agli inizi del mondo

Catechesi 3

In principio Dio creò il cielo e la terra. (Gn 1,1)

GENESI

Il primo libro della Bibbia si chiama GENESI, che significa "inizi", origine.E' il libro degli inizi del mondo, della vita, dell'umanità.

GLI INIZI DEL POPOLO

E' UN LIBRO CHE SI INCOMINCIO' A SCRIVERE NEL X SECOLO eche si terminò nel VI secolo avanti Cristo.

Il popolo d'Israele scrisse gli inizi della sua storia : la storia inizia conAbramo che era ormai morto da circa 850 anni cioè 18 secoli prima di Cristo.

Ma subito si domandò : questa è la storia di un popolo, però la storiadegli altri popoli , dell'umanità come cominciò ?

Il popolo di Israele vede e sente come Dio si comporta con lui : losperimenta nella sua vita come Liberatore del popolo, come Colui chesta all'inizio del suo cammino, come Colui che crea il popolo e pensache Dio, che è Salvatore e Creatore sta pure all'inizio degli altri popoli,di tutti gli uomini, ed esprime il suo pensiero ornandolo con le tradizionie le narrazioni popolari del suo ambiente e con le conoscenzescientifiche correnti nel suo tempo.

Bisogna tener presente alcune circostanze molto importanti : quando sista scrivendo una parte del libro, nel X secolo ( tempo di Salomone, figlio diDavid, tempi di pace e di prosperità ) il popolo di Israele sta cominciando avedere i frutti della liberazione dall'Egitto ( che avvenne più o meno verso il1230 a.C.

Poi nel secolo VI quando la redazione del libro è ormai terminata,Israele è in esilio a Babilonia e nutre la speranza che Dio li libererà un'altravolta come già fece in Egitto.

E' qui in queste situazioni che il popolo d'Israele , ispirato da Dioprende coscienza che :

* Se Dio opera come Creatore-Salvatore nella storia particolare delpopolo di Israele è perché è il padrone della storia : ha creato l'umanitàlibera. Il Dio d'Israele, che è unico ed è Salvatore, è pure il Creatore, quelloche ha creato cielo e terra, l'uomo e tutto.

* La creazione del mondo, dell'uomo, non è una cosa puramentenaturale : è opera del Dio Salvatore. Siamo agli inizi di tutta la "storia sacra",di tutta la storia della salvezza dell'uomo fatta da Dio.

In sostanza questo è quello che ci vogliono dire i primi 11 capitoli dellaGenesi.

GLI INIZI DELL'UNIVERSO

La Genesi non vuole insegnarci scientificamente con prove dilaboratorio come ha avuto origine il mondo e l'uomo, ne dettagli scientifici suciò che accadde. VUOLE SOLO TRASMETTERE UN MESSAGGIORELIGIOSO, IL MESSAGGIO DI DIO SU CIO' CHE E' IL MONDO, L'UOMO,IL SUO SIGNIFICATO E A COSA SERVE.:

1. C'è un solo Dio distinto dalle cose e anteriore ad esse2. Dio sta all'inizio di tutte le cose : del mondo, della vira e dell'uomo.3. Dio volle che tutto fosse per il bene e la felicità dell'uomo.4. Solo Dio è Dio, tutto ciò che esiste fu creato.5. Tutto ciò che è stato creato è buono in se stesso. Solo Dio ha creato : non

esiste altro creatore delle cose cattive. Il vero male sarà il male che gliuomini compiono liberamente.

CREAZIONE O EVOLUZIONE?

Per la Bibbia c'è un solo creatore che chiamiamo DIO.Quello che la Bibbia vuole dirci è che non è il caso, la natura o altre cose,ma all'inizio della creazione c'è un atto di Dio.

IL COME GLI ESSERE VENGONO ALL'ESISTENZA NON PREOCCUPAGLI AUTORI DELLA BIBBIA.

Gli autori della Bibbia (ispirati da Dio) riconoscono che il Signore è ilCreatore dell'universo ed arrivano a dire che crea dal nulla.

Sia che gli esseri provengano dalla creazione che dalla evoluzione ,all'inizio, alla fine e in ogni momento del processo (sia creazione cheevoluzione) c'è Dio, la sua volontà creatrice, la sua parola, la suasapienza e il suo spirito.

Il "COME" della creazione, è aperto alle nuove interpretazioni edacquisizioni serie della scienza. Per questo non c'è nessuna vincolazionetra il cristianesimo e il creazionismo.

L'interpretazione della creazione come fenomeno istantaneo di tutti gliesseri è frutto di una lettura fondamentalista troppo letterale delleimmagini bibliche (es. fango e costola)

Non bisogna confondere la nozione di CREAZIONE con una teoriacreazionista. E' perfettamente corretto professare la fede in un Diocreatore di tutto quanto esiste senza arrivare alla conclusione che lacreazione sia stata istantanea.

COME CREDENTI POSSIAMO INTENDERE LA CREAZIONE COMEUNA AZIONE PERMANENTE DEL CREATORE, LA CUI EVOLUZIONECI VIENE DESCRITTA DALLA STORIA.

Parrocchia S.Bernardino-Roncadelle Catechesi adulti

L'UOMO E LA SUA VOCAZIONE

Catechesi 4 /97

"Disse Dio :facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza.E Dio creò l'uomo, maschio e femmina li creò".

LA GENESI E LA CREAZIONE DELL'UOMO

La Bibbia presenta, servendosi di narrazioni popolari, gli insegnamentidi Dio sulla creazione dell'uomo : cosa è l'uomo, perché esiste, che sensoha......

Già sappiamo che la Genesi è un libro religioso e non si preoccupa delcome Dio abbia formato l'uomo : se direttamente dalla polvere della terra opoco a poco attraverso una "evoluzione".

Quando la Bibbia ci dice che Dio fece il corpo di Adamo ( l'uomo ) conla polvere, e quello di Eva ( la donna ) da una costola di Adamo vuoleesprimere in modo popolare delle verità religiose importanti sull'uomo e suDio.

Iniziamo leggendo le due narrazioni della creazione ;Gn 1, 1-2, 4a

Gn 2, 4b-25

+ Il primo, molto solenne ci presenta Dio agisce con maestà, in unasettimana e l'uomo appare alla fine della creazione

+ Il secondo è un racconto popolare e disordinato, dove Dio agisce in formaumana, non parla della durata della creazione e l'uomo c'è già all'inizio dellacreazione.

Da queste narrazioni possiamo dedurre :

1 - L'uomo è creato da DioL'uomo non si è fatto da solo, ne apparve per caso, ha avuto un inizio.

Dio lo pensò e lo amò, ci fece realtà attraverso i nostri genitori

2 - A sua immagine e somiglianza

Nel primo racconto Dio crea gli esseri viventi "secondo la loro specie".Però l'uomo lo crea a sua immagine e somiglianza.Il riferimento dell'uomo non è solo di ordine naturale, appartiene al mondo"divino". Ha qualcosa di divino. Questa è la sua dignità. Cosa significa ?

a - Che ogni essere umano (uomo o donna) appartiene all'ordine"divino".

b - Niente del creato è all'altezza dell'uomo. Per questo non può esseresubordinato a nessuna cosa creata, sia denaro, partito, successo, sesso,legge, tempio, ecc

c - Solo l'essere umano è religioso, cioè può relazionarsi con Diod - Niente del creato può soddisfare pienamente l'uomoe - L'uomo è fatto per Dio.

3 - Ogni uomo è "figlio di Dio" e ogni donna è "figlia di Dio"Il primo racconto ci dice che l'uomo fu creato a immagine e somiglianza

, invece il secondo ci dice che Dio uso l'argilla e modellò l'uomo soffiando lospirito di vita e trasformò l'uomo in essere vivente.

In maniera diversa ci stanno dicendo la stessa cosa : che ogni uomo èpiù che creatura, è FIGLIO, Dio non è solo creatore, è PADRE.

4 - L'uomo è posto nel mondo "al posto di Dio"L'immagine designa un oggetto visibile, tangibile ed è come il "doppio"

di qualcuno che rappresenta. In quei tempi l'immagine era larappresentazione visibile : per es. l'immagine del Re era la rappresentazionevisibile della persona. L'UOMO E' LA IMMAGINE DI DIO : LO HA POSTO NEL MONDO "AL SUOPOSTO" ed è

- cioè il "doppio" di Dio nel mondo, come "riproduzione"- il rappresentante di Dio, che Dio ha posto al suo posto per

rappresentarlo

5 - Perché l'uomo è al posto di Dio ? 1,26-28L'uomo è messo nel mondo perché usi il suo potere di creare, di dare la

vita, dare felicità....Però non per ammazzare, distruggere..... Sap 9,1-10

CONSEGUENZE

1. l'UOMO E' SACRO ED INVIOLABILEPerché appartiene al mondo del divino. Dio stesso si costituisce in

protettore dell'uomo. Gn 9,5-

L'uomo è immagine di Dio prima e dopo il peccato. Questa immaginenon la si perde mai. Caino continua ad essere inviolabile anche dopo averucciso Abele (cf Gn 4,15).

Tutto questo significa :

* rispetto totale dell'altro, in concreto della sua libertà. * impedisce la condanna definitiva e radicale dell'altro.* proibisce la manipolazione dell'altro.

Irrispettare, manipolare, maltrattare in qualsiasi modo l'uomo è irrispettare,manipolare e maltrattare la immagine di Dio. Anche il criminale è

immagine di Dio e non può essere eliminato con la giustificazione che èun criminale.

2. QUI NASCE IL MOTIVO DELL'"AMORE PREFERENZIALE PER IPOVERI"

Per essere ad immagine e somiglianza, per essere suoi figli, la suaimmagine è oscurata e distrutta. Per questo Dio prende la loro difesa e liama indipendentemente dalla loro situazione morale.

3. IL COMPITO DELL'UOMOLa vocazione primordiale dell'uomo è "rappresentare" Dio nel mondo e

portare avanti il suo progetto.

La mia vita deve essere l'affermazione che :

+ Dio esiste+ C'entra con quanto succede agli uomini, suoi figli.+ Dio ama l'uomo, e misericordioso con lui e lo salva.

4. L'UOMO ASSOMIGLIA A DIO IN QUANTO COMUNIONE DI PERSONEQuesto significa che l'uomo E' UN ESSERE SOCIALE, non è un essere

solitario, è chiamato a vivere relazionandosi con gli altri, usando le suequalità e cercando la armonia e la unità.

5. ESSERE IMMAGINE DI DIO E' UN COMPITO PER TUTTA LA VITALa nostra meta è "essere buoni come è buono il nostro Padre" e anche

"come figli amati da Dio, cerchino di assomigliarGli".

I figli assomigliano ai genitori : sono come un riflesso del loro volto. delloro modo di fare e di essere.

6. L'UOMO DEVE "GUARDARSI" IN DIO COME IN UNO SPECCHIO In questo modo si rende conto se lo sta ben rappresentando. Per

questo è fondamentale comunicarsi con Dio. E' la preghiera comenecessità di relazione personale.

7. QUI STA IL FONDAMENTO DEL SEGUIMENTO DI GESU'Gesù di Nazaret è per noi il figlio di Dio fatto uomo, vero Dio e vero

uomo. Nell'uomo Gesù di Nazaret , l'uomo è riuscito ad essere l'immagineperfetta di Dio . Gesù "è immagine del Dio invisibile "

Allora io risponderò alla mia vocazione. di "essere immagine diDio" seguendo Gesù, facendo quello che lui farebbe e nel modo con cui lofarebbe.

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IL PIANO DI DIO PER TUTTI GLI UOMINI

Catechesi 5 / 97

E Dio creò l'uomo a sua immagine,a immagine di Dio lo creò,

maschio e femmina li creò.Dio li benedisse, dicendo :

siate fecondi e moltiplicatevi,riempite la terra e soggiogatela.

Gn 1,27-27

LA CREAZIONE CONTINUA

Una caricatura latino-americana mostra in primo piano un piccolo indigenainginocchiato sotto la luce del sole. Dal cielo scende la voce di Dio che domanda:"Cosa vuoi dire con "terzo mondo" ? Io pensavo di averne creato uno solo !

Il primo racconto della Creazione continua a ripetere come un ritornello : :"E Dio vide che era buono". E quando Dio consegna all'uomo la terra dice :"E

Dio vide quello che aveva fatto : e era molto buono".

Dio non crea il mondo terminato e perfetto; il progetto di Dio , quello che Dio vuole è:

* che questo mondo Dio l'ha creato perché tutti gl uomini, creati a suaimmagine, si trovino bene e a loro agio.

* che questo mondo continui ad essere "buono" come Dio l'ha pensato.

IL COMPITO DELL'UOMO

Il creatore del mondo e degli uomini ha lasciato inconclusa la creazione. Avendo però molta fiducia nell'uomo, l'ha incaricato di continuare la creazione. Lui tratta gli uomini come figli maggiorenni : mette tutto nelle loro mani contando

con la loro libertà responsabile e chiedendo loro che condividano con lui illavoro di fare del mondo la CASA di tutti i suoi figli.

CHIAMATI A UMANIZZARE LA TERRA

Il creatore affida affida all'uomo la terra perché la domini, la sottometta, la trasformie faccia di essa una abitazione degna dove tutti abbiano casa e lavoro, cibo edove ogni persona abbia sempre più dignità e sia sempre più immagine esomiglianza di Dio.

L'uomo non è padrone assoluto del mondo, ma è amministratore e quindi non puòappropiarsi dei beni per un suo profitto individuale ed esclusivo.

CHIAMATI A POPOLARE LA TERRA

La prima responsabilità che Dio da all'uomo è quella di collaborare nelmoltiplicare gli uomini cioè di avere figli con amore responsabile.Si potrebbe affermare che il primo atto è aver figli, però lo scopo è crearepersone.La fecondità, la procreazione è subordinata alla creazione di persone libere adimmagine e somiglianza di Dio.Questo compito di creare persone è compito non solo dei genitori, ma anchedi tutti gli educatori e di tutti coloro che governano.L'uomo è stato creato perché lui stesso sia creatore.

DIO CREDE NELL'UOMO

Il salmo 115 dice : Il cielo è di Dio, la terra è stata data agli uomini.Dio ha un progetto e crea l'uomo libero. Si fida di lui perché lo fa suo socio nelprogetto.Si può addirittura affermare che Dio ha bisogno dell'uomo per completare la suaopera creatrice per questo è un chiamato.

PORTANDO AVANTI IL PIANO DI DIO

Noi portiamo avanti il progetto di Dio, cioè attuiamo con la nostra missione diagire a immagine e somiglianza di Dio quando :

1 - ci amiamo e trattiamo gli altri come veri fratelli, con rispetto,comprensione, collaborazione e servizio. 2 - condividiamo con tutti gli uomini i beni della creazione e facciamotutto il possibile perché la divisione di questi beni sia equa. 3 - con responsabilità collaboriamo con Lui nella procreazione di uominiliberi, a sua immagine e creatori.

PER APPROFONDIRE

Gn 1,28 Mt 25, 14-27 Sal 115

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LA STORIA DELLA SALVEZZA

Catechesi 6 / 97

"Voi sarete il mio popoloe io sarò il vostro Dio"

Ez 36,28

IL PIANO DI DIODio ha fatto un solo mondo per tutti i suoi figli, gli uomini, perché sappiano

condividere tra loro tutto quanto c'è.Gaudium et spes N° 69 : "Dio ha destinato la terra e tutto quello che

essa contiene all'uso di tutti gli uomini e popoli, e pertanto i beni creati debbonosecondo un equo criterio essere partecipati a tutti, essendo guida la giustizia eassecondando la carità."

IL PIU' GRANDE MISTERO DELLA BIBBIALa cosa più misteriosa che Dio ci ha rivelato nella Bibbia è il fatto che ha

voluto l'uomo suo alleato e collaboratore perché facesse realtà questo mondo"molto buono".

E' un mistero il fatto che Dio sia ALLEATO dell'uomo e perfino SALVATORE.ALLEANZA vuol dire relazione personale di Dio con l'uomo e dell'uomo

con Dio. Egli vuole un uomo che :* si impegni liberamente con il suo Dio* si fidi di Dio in modo tale che questo atteggiamento

orienti la sua vita, essendo fedele a Dio e seguendolo.

ROMPENDO L'ALLEANZAFin dall'inizio l'uomo ha preferito molte volte vivere il suo progetto e non quello diDio.Fatto ad immagine e somiglianza, pensò di essere uguale a Dio e padrone assolutodella sua vita, capace da solo di determinare ciò che è bene e ciò che è male.

Non considerando Dio come padre, l'uomo inizia a invidiare suofratello, a competere con lui e finisce con odiarlo e ucciderlo.

Senza Dio come Padre e l'uomo come fratello, gli uomini si corrompono,utilizzano Dio e perfino la natura si ribella contro loro. Alla fine vogliono costruire unmondo dove non si prenda in considerazione Dio

Questa storia triste dell'infedeltà dell'uomo all'Alleanza, storia dipeccato, continua a ripetersi anche oggi.

L'ANTICA ALLEANZADio decide di chiamare un uomo perché sia il padre di un popolo che avrà lamissione di portare avanti il piano di Dio.

Sceglie ABRAMO, un pastore nomade, perché sia il fondatore di un nuovopopolo, il popolo di Israele.

Abramo risponde con una fede straordinaria, per questo è considerato "padre di tutti i credenti".

Un altro momento importante è la schiavitù in Egitto.L'esperienza di Mosè ( Es 7,7)L'alleanza sul Sinai (Es 19 ; Es 20)

UN POPOLO INFEDELE ALL'ALLEANZAIl popolo di Israele non fu fedele all'alleanza. Si allontanò spesso dal Dio della

vita, adorarono gli idoli del potere, del denaro, del piacere, del successo eschiavizzarono i più poveri del popolo.

Però Dio non abbandonò il suo popolo (Is 49,14-16) neppure quando sidimenticò del suo Dio e della sua missione (Is 46,3-4)

Attraverso i PROFETI (uomini di fede che sanno scoprire negliavvenimenti umani i segni di Dio e li comunicano agli uomini nel nome di Diopagando di persona fino in fondo) fece capire al popolo la sua infedeltà al Diodell'amore chiamando il popolo alla conversione.(es.Ger 2,11-19) e promise loro :

- un nuovo LIBERATORE 2 Sam 7,11-15- una nuova ALLEANZA Ger 31,31-33- una nuova CREAZIONE Ez 11,19-20

ARRIVO' IL REDENTORE (LIBERATORE)Dio mantenne la promessa e mandò suo Figlio sulla terra, egli si fa uomo e

diventa fratello degli uomini.Egli stipula la nuova alleanza tra Dio e ogni uomo. Chi accetta Gesù e crede

in lui entra nella nuova alleanza

TUTTA LA STORIA DELL'UOMO E' STORIA DI SALVEZZAQuesto presuppone che accettiamo che l'uomo e la storia dell'uomo sono in

relazione con Dio e che Dio e il suo amore sono all'inizio di tutto Dobbiamo aver chiaro che Dio è dalla parte dell'uomo , lo amò e lo creò

per la felicità e la immortalità ed è presente nella storia che l'uomo vafacendo.

E' in questa luce che LA STORIA E' SACRA, E' LA STORIA DELLASALVEZZA DELL'UOMO CHE DIO SEMPRE FEDELE AMA.

LE TRE TAPPE DELLA STORIA DELLA SALVEZZA* La prima va dall'apparizione dei primi uomini sulla terra fino all'elezione del

popolo di Israele con il quale Dio fa una ALLEANZA perché sia il suo popolo. E' la tappa più lunga .

* La seconda tappa va dall'elezione di Israele fino alla nascita di Cristo, sonocirca 1850 anni

* La terza inizia con la nascita di Gesù. attraverso la sua morte eresurrezione Dio

offre l'ALLEANZA a tutti gli uomini, ALLEANZA NUOVA E PER SEMPRE. Adesso stiamo vivendo questa tappa.

SINTESI

1- Il mistero più grande della Bibbia è che Dio ama l'uomo e vuole farealleanza con lui.

2- Alleanza significa prima di tutto l'amore di Dio per gli uomini, l'amore degli uomini per Dio e l'amore degli uomini tra di loro.

3- I 10 comandamenti sono gli impegni dell'uomo per conservare l'alleanza.

4- Secondo i 10 comandamenti non possiamo amare Dio senza amare ilprossimo

PER VEDERE SE RICORDO

+ Cosa significa Alleanza con Dio ?+ Quali sono le tre tappe della "storia della salvezza" ?+ Quali sono i 10 comandamenti ?

PER APPROFONDIRE

Is 49, 15-16 Is 46, 3-4Es 20,1-17Os 11,1-9

Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Virle TrepontiCatechesi adulti

IL PECCATO NELLA STORIA

Udite, cieli; ascolta, terra, perché il Signore dice:

«Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me.

Is 1,2

IL PECCATO PERSONALE

Chi è il responsabile della corruzione, della ingiustizia, dell'avarizia, della superbia, dell'ira, dell'invidia, dello sfruttamento che c'è nel mondo ?

Dobbiamo riconoscere che il mondo Dio lo fece "buono" (Genesi 1,31),quindi diventa così quando l'uomo interviene con il suo egoismo.Tutti siamo peccatori, tutti pecchiamo

Peccare è molto più che commettere un errore o disubbidire a una legge.PECCARE E' RIFIUTARE DIO STESSO.

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L'uomo è "immagine di Dio". Ogni asino qualche volta pensa di essere un cavallo ! Solamente l'uomo ha sognato e preteso di essere Dio. Per questo motivo, qualche volta, facciamo il progetto della nostra vita prescindendo da Dio,. come se fossimo "dei" assoluti del nostro presente e del nostro futuro

Peccare è anche rinunciare ad essere "immagine di Dio" :un riflesso della sua misericordia , della sua bontà, della sua giustizia, ecc. Is 5,23

Peccare è anche dire "No" a Dio, non collaborare con il suo progetto di un mondo di figli, di fratelli, ......non condividere.. Is 5,8

Peccare è dimenticare la Alleanza , l'amore, consegnarci ai falsi dei che incontriamo : per questo i profeti chiamano il peccato contro Dio adulterio e prostituzione. Ez 16,15

Essendo tutti fratelli, figli dello stesso Padre , quello che facciamo al prossimo lo facciamo a Dio. Dimenticare un fratello bisognoso , fare del male ( derubarlo, mentirgli, sfruttarlo, abusare di lui o di lei ) è distruggere la fraternità che Dio vuole, è disprezzare la immagine di Dio. Dio si lamenta che i suoi figli non vivano come fratelli. Ma c'è anche qualcosa di peggio che offende ancor di più Dio : la ipocrisia religiosa.

Michea 3,2-4 Geremia 7,9-11

Non tutti i peccati sono uguali : l'offesa a Dio e al prossimo può essere lieve o grave , la rottura con Dio e il prossimo può essere totale o parziale, però il peccato è sempre frutto del nostro egoismo.

Certe omissioni dovute al timore, alla mancanza di voglia, alla irresponsabilità, al disinteresse o al menefreghismo, hanno oggi una gravità simile a quella che possono avere certe azioni positivamente cattive.

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IL PECCATO DELLE ORIGINI

"Dal soc se ec le stele" recita un modo di dire popolare. Sta di fatto che dai primi uomini fino a noi l'uomo pecca, dice NO a Dio e perfino facilitiamo i peccati altrui.

Il racconto del capitolo 3 della Genesi ci parla di alberi, mele proibite e serpenti...

La Bibbia descrive , nella narrazione popolare del peccato di Adamo ed Eva, l'ingresso del peccato nel mondo, il primo grande errore dell'uomoquando per la prima volta con la sua libertà si contrappose, si lasciò sedurre dal peccato e lo scelse : è il peccato originale ( delle origini ) e lo si potrebbe paragonare a quando per la prima volta un bambino dice coscientemente NO ai suoi genitori per affermare la sua personalità.

IL PECCATO ORIGINALE

L’uomo uscì “molto buono” dalle mani di Dio perché immagine sua.Fin dall’inizio della storia l’uomo non è programmato per compiere obbligatoriamente la volontà di Dio, ma è libero di dire SI o NO.

I primi capitoli della Genesi non pretendono offrirci fatti storici cioè una dettagliata spiegazione di ciò che successe, ma vogliono dire che IL PECCATO E’ LA CAUSA DI TUTTI I MALI E IL PEGGIOR MALE.

Fin dall’inizio l’uomo liberamente non accetta Dio come Padre . Messo “al posto di Dio “ l’uomo vuole essere lui stesso Dio assoluto, criterio unico ed esclusivo del suo comportamento e vuole soppiantare Dioper essere lui a decidere sul bene e sul male. Non vuole dipendere da Dio.

Così si introduce il peccato nel mondo.

Normalmente diamo la colpa ad Adamo, però quello che il libro della Genesi vuole dirci è :

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Dio crea l’uomo buono e partecipe della sua vita, però libero, non schiavo né programmato

L’uomo ( non un uomo e una donna concreti chiamati Adamo ed Eva, ma ilgenere umano ) liberamente, dall’inizio della sua esistenza, disse no a Dio, è peccatore

La situazione di peccato che da lì inizia è una realtà universale , da cui nessuno può liberarsi con le proprie forze.

Ognuno nasce in una esistenza con colpa, segnata dalla storia della sua famiglia, del suo popolo, della sua cultura, di tutta l’umanità. Personalmente ogni bambino che nasce, nasce innocente ( tutti nasciamo senza peccato personale di cui siamo responsabili ). Di fatto però nasciamo nel seno di una società in cui regna l’egoismo, l’ambizione,la corruzione, l’ingiustizia, la irresponsabilità e l’ipocrisia. E tutto questo ci marca. La tendenza universale al peccato, l’inclinazione al maleè in ognuno di noi.

LA MISERICORDIA DI DIO

Ogni uomo è responsabile del peccato che liberamente commette . E’un essere debole e si lascia sedurre dal male.

Dio ama tutti , nonostante i peccati, è sempre misericordioso.

Con Lui abbiamo la possibilità di vincere il male .

Dio lo promette già nella Genesi e questa promessa si realizza pienamente in Gesù.

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S I N T E S I

1. Peccare è rifiutare il piano di Dio su di noi, è rifiutare Dio stesso

2. Anche quando offendiamo i nostri fratelli, offendiamo Dio Padre

3. Dio ama il peccatore e lo perdona se si pente e si riconcilia

P E R L A R I F L E S S I O N E P E R S O N A L E

Quale è il mio peccato che più offende Dio e che si ripete più spesso nella mia vita ?

Penso che Dio mi può aiutare a uscire dai miei peccati ? Come combattere il peccato ?

Che posso fare ?

P E R A P P R O F O N D I R E

Gen. 2,4 - 3,24 Gen 4,1-26 Os 11,1-9Ger 31,3 Is 46,3-4 Salmo 102

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Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Virle TrepontiCatechesi adulti

IL PROBLEMA DEL MALE

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male. ( Rm 12,21 )

ESISTE IL MALEE’ sufficiente leggere il giornale, guardare la televisione, ascoltare la radio, uscire per strada..... Cosa si vede ? Cosa si ascolta ?

C’è amore, ma anche odio;Ci sono speranza, ma anche distruzioni;C’è progresso, ma anche tanta miseria;C’è benessere, ma anche sofferenza:C’è vita, ma anche morte ...................

E’ qualcosa che senza nessuna fatica si coglie : c’è il male, c’è ingiustizia, c’è dolore, c’è fame, c’è morte, ci sono abusi, c’è corruzione....................

CHI E’ RESPONSABILE DI TUTTO QUESTO ? A CHI SI PUO’DARE LA COLPA ?

IL PECCATO DELL’UOMO : CAUSA DEL MALELa Bibbia e l’esperienza ci dicono che sono i peccati delle persone che rovinano tutto e sono la causa di quello che soffriamo : ingiustizie sociali, bambini abbandonati, incidenti stradali, violenze, ecc.

Siamo noi ad introdurre il male. A cosa ci porta la nostra irresponsabilità ? la nostra ingiustizia ? il nostro disprezzo verso gli altri ? A cosa ci conduce il nostro egoismo ? la nostra ricerca del potere ? le nostre mormorazioni ? il nostro continuo parlar male degli altri ? il nostro affanno per il piacere a tutti i costi ?

IL MISTERO DEL MALEMa, perché Dio non interviene per impedire il male che causiamo con i nostri peccati ? Perché Dio tace di fronte a tanta ingiustizia e corruzione ?

Questo è un gran mistero. Dare una risposta completa è praticamente impossibile.Dio non ci obbliga a fare il bene perché ci vuole liberi e non schiavi. E’ l’uomo che liberamente ha peccato e pecca e causa con il suo peccato disgrazie e mali.

Per questo che la maggioranza dei mali è causata dai peccati. Questo non è il mondo desiderato da Dio.

Però non tutti i mali sono causati dall’uomo con i suoi peccatiCome spiegare i morti per cause naturali come i terremoti o le inondazioni ? la morte di un bambino innocente ? come spiegare isilenzi di Dio ?

DIO NON E’ L’AUTORE DEL MALE La Bibbia ci da una risposta : “Dio non ha colpa per il male chec’è nel mondo” ( Gn 1,31 )

Solo Dio ha creato ed ha creato il bene. Non esiste un altro Dio creatore del male.I mali che soffriamo non sono un “castigo di Dio”. Dio non vuole ilmale , Dio vuole il bene.

Noi cristiani diciamo di credere in Dio sebbene esista il male e che l’autore del male non è Dio.

CI FIDIAMO DI DIONoi crediamo che Dio è buono e ci fidiamo perché sappiamo che ama le persone e che, in definitiva, dispone le cose per il bene dell’uomo.

Il piano di Dio è di bene, non di male. Noi vorremmo che il piano di Dio coincidesse con i nostri piani, però spesso non è così.

A volte anche attraverso qualcosa che a noi sembra male, ci arriva il bene.

VINCERE IL MALE FACENDO IL BENELa nostra fede nella bontà e nell’amore del nostro Dio, non significa rinuncia alla lotta contro il male né accettarlo come unafatalità.

La vera fede ci spinge a lottare contro il male facendo tutto il bene che possiamo. Non possiamo stare ad aspettare chetutto cada dal cielo.

Il cristiano non si spaventa per il male, ma vince il male con il bene : lotta contro le ingiustizie e contro ogni male.

S I N T E S I

1.Dio non è colpevole del male che c’è nel mondo

2.I nostri peccati sono la causa della maggior parte dei mali che soffriamo.

3.Il cristiano si fida sempre del suo Dio.4.Il cristiano vince il male con il bene5.La fede cristiana non elimina la sofferenza, però ci da

una speranza che ci permette di affrontarlo e superarlo.

P E R L A R I F L E S S I O N E P E R S O N A L E

Quando commetto un peccato danneggio me stesso o altre persone ?

Come posso correggere un peccato ? Quale deve essere il mio atteggiamento di fronte al male ? Quali sono concretamente i mali ai quali posso rimediare ?

P E R A P P R O F O N D I R E

Sap 1,13-15 Rm 12,21

Parrocchia S.BernardinoCatechesi adulti

I L N U O V O T E S T A M E N T O

Catechesi 9/1997

Poiché molti han posto mano a stendere un raccontodegli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principioe divennero ministri della parola così ho deciso anch'io

di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato

Lc 1,.1-3

Il NT è formato da 27 libri scritti dopo la morte e resurrezione di Gesù.I primi 4 libri sono testimonianza della vita di Gesù sono i VANGELI.Portano i nomi delle persone che li scrissero : MATTEO, MARCO, LUCA eGIOVANNI; tutti vissero nel tempo degli avvenimenti di cui scrivono nel loroVangelo.C’è un libro (Gli Atti degli Apostoli) che narra come vivevano le primecomunità cristiane. Un altro (Apocalisse)presenta, come in una visione, lavittoria finale e totale di Cristo sul male nonostante l’apparente successo delmale. Ci sono anche 21 Lettere o epistole : 14 sono sotto il nome di Paolo, lealtre 7 si chiamano “cattoliche”, sono giunte a noi con i nomi degli apostoliGiacomo (1), Pietro (2), Giovanni (3) e Giuda (1).

I VANGELI

Gli autori dei Vangeli conoscono e fedelmente scrivono sulla vita e la dottrinadi Gesù, ma non con lo stile delle moderne biografie. Ora ci chiediamo : come si arrivò ai Vangeli scritti ?

1.Prima ci fu la vita e l’insegnamento di Gesù : la sua persona, le sue parole e i suoi gesti. Però Gesù non ha lasciato niente di scritto. Poi vengono gli apostoli e gli altri discepoli di Gesù, che vissero con lui, lo seguirono e lo ascoltarono; all’inizio lo videro come un profeta (Lc 24,13.19.33) poi come il Messia , l’atteso, colui da cui ci si aspettava che avrebbe stabilito il Regno di Dio, che sarebbe stato il Liberatore di Israele (Mt 12,18; Lc 4,16-21). Con la morte di Gesù sulla croce sembra che muoiano tutte le speranze (Lc 24,21)

2. L’esperienza di Gesù risorto trasforma gli apostoli e cominciano con animo ed entusiasmo la predicazione e così nascono le prime comunità cristiane, nascono i problemi, le domande, la necessità di istruire i cristiani, di difenderli dagli attacchi dei nemici.

3. Nasce allora la necessità di entrare nei dettagli, di ricordare le parole e i gesti di Gesù per rispondere alle nuove esigenze. Però lo fanno con la nuova luce sui fatti che viene loro dalla risurrezione di Gesù e , guidati dallo Spirito di Gesù (Spirito Santo), capiscono meglio quello che ricordano della vita di Gesù. Così diventa più chiaro anche l’antico Testamento : Gesù è il Messia atteso che porta sulla terra il Regno di Dio.

Per la predicazione e la catechesi, per le riunioni in cui si ricordava l’ultimacena , cominciano a scrivere degli appunti, dei riassunti su Gesù e i suoi insegnamenti.

4. Alla fine, sono passati circa 50 anni, 4 autori, gli evangelisti, servendosi dei loro memoria, dei riassunti e delle predicazioni, scrivono i 4 libri che noi oggi chiamiamoVANGELI ( Marco verso il 70 d.C., Matteo e Luca verso l’ 80 e Giovanni verso il95 d.C..Gesù muore verso l’anno 30 e i Vangeli furono scritti tra il 70e il 95. Questo significa che tra queste date c’è tutta la vita della chiesa primitiva. Nei Vangeli dunque ci sono le parole e le azioni di Gesù che le prime comunità cristiane guidate dagli apostoli considerarono più importanti e il significato che queste parole e questi gesti avevamo per quelle comunità concrete.

I 4 libri hanno lo stesso schema generale della vita di Gesù e l’essenza del suo messaggio. Ognuno però mette in rilievo un aspetto particolare.

MARCO

Discepoli di Pietro e Paolo, scrive soprattutto per i cristiani che non erano mai stati ebrei. Annuncia loro che Gesù di Nazaret è il Cristo, il Figlio di Dio. (Mc 1,1)

MATTEO

Scrive per i cristiani convertiti dal giudaismo che vivono in Palestina. Cerca soprattutto di dimostrare ai suoi fratelli ebrei che Gesù è il Messia annunciato nel VT

LUCA

E’ un medico greco, compagno e discepolo di Paolo che scrive per i cristianiconvertiti come lui dal paganesimo. Vuole mostrare Gesù come salvatore degli uomini e specialmente dei peccatori.

GIOVANNI

E’ l’ultimo a scrivere , però è quello che più chiaramente dice che Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo , il Dio uomo, il Figlio eterno del Padre che è anche vero uomo. Scrive “perché credano che Gesù è il Cristo e credendo abbiano la vita nel suo nome” Gv 20,21

I Vangeli che furono scritti nel primo secolo sono arrivati a noi fedelmente ., come furono scritti, senza adulterazioni

S I N T E S I

1. Per i cristiani i Vangeli sono la testimonianza principale della vita e della dottrina di Gesù.

2. I 4 Vangeli furono scritti sotto l’ispirazione dello Spirito Santo

3. Le prime comunità cristiane, guidate dagli Apostoli, posero per iscritto laloro fede in Gesù che aveva trasformato la loro vita.

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

· Come si chiamano i 4 Vangeli ?· Di cosa parlano i Vangeli ?

· Come si formarono i Vangeli ?· Chi esisteva prima ? le prime comunità cristiane o gli scritti che noi chiamiamo

Vangeli ?

PER APPROFONDIRE

Lc 1,1-4 Gv 20,20-31

.Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

LA STORIA DI GESU’

Catechesi 10 / 1997

Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto:

che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture,

fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,

e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.

1 Cor. 15, 3-5

NASCITA

Gesù nasce in un villaggio chiamato Betlemme, distante da Gerusalemme, la capitale della Giudea, circa 2 ore di cammino. Sua madre si chiama Maria .

VITA DI FAMIGLIA

Con Maria e Giuseppe, Gesù vive in una casa modesta, semplice e povera.Maria e Giuseppe sono modello di genitori : si occupano di Gesù, lo consigliano, gli dannobuoni esempi, e, soprattutto lo amano. Gesù cresce e matura facendosi uomo di lavoro nella responsabilità, nel rispetto e nell’obbedienza . Fino verso i trentanni Gesù vive a Nazaret .

VITA PUBBLICA

Lascia la sua casa, gli amici di sempre, la tranquilla vita del suo paese e comincia a predicare, ad annunciare il Regno di DioRiunisce attorno a se un gruppo di amici e, per tre anni, come un predicatore ambulante, percorre in lungo e in largo tutta la Palestina, annunciando a tutti coloro che lo vogliono ascoltare e vedere, con parole e gesti che confermano la verità di ciò che annuncia che il Regno di Dio è arrivato (Mc 1,15)

IL REGNO DI DIO

Gli Ebrei aspettavano da molto tempo il Regno di Dio. Però che tipo di Regno aspettavano?

Alcuni aspettavano la indipendenza nazionale dalla colonizzazione romana attraverso una lotta armata

Altri aspettavano un “Regno” solo per gli Ebrei e pensavano di raggiungere questo attraverso l’osservanza integrale della Legge e attraverso il culto

Altri pensavano che questo Regno fosse qualcosa da raggiungere nell’aldilà.

Quando Gesù comincia ad annunciare il suo Regno tutti si sentono defraudati e delusi:

· in nessun momento Gesù prende le armi né incita a prendere ( sebbene muoia condannato alla croce, tipico supplizio riservato ai sovversivi. Gesù vuole un cambio prima di tutto nel cuore, nella vita e nelle relazioni con gli altri.

· Gesù in alcune occasioni non si sentì obbligato ad osservare determinate norme e leggi stabilite per seguire la legge di Dio. Questo Gesù lo faceva perché sapeva che in nessun modo la legge di Dio può opporsi al bene degli uomini. Per Gesù lo scopo della Legge di aiutare ad osservare i due principali comandamenti : ama Dio e il prossimo

.· Per Gesù il culto non è qualcosa separato dalla vita e non può mai essere in

contrapposizione con l’amore al prossimo. Senza perdonare e aiutare il fratello, il culto finisce con essere qualcosa di vuoto.

· Gesù ha nemici. Sono persone che hanno molta influenza sul popolo, sono maestri della Legge. Però sono ipocriti. Si dedicano più alle pratiche esteriori e alle usanze senza nessuna importanza che al dovere della giustizia e dellamisericordia. Per questo Gesù dice loro chiaramente che sono falsi.

· Quando Gesù discute con questi avversari, essi sempre difendono le leggi e le usanze, come per esempio la proibizione del lavoro del sabato. Invece Gesù difende sempre le persone concrete, soprattutto i poveri e gli indifesi : ilparalitico, la peccatrice che si pente, ecc. ( Gv 8,10-11 ; Lc 7,36-47 )

· Il Regno che Gesù annuncia è il Regno delle Beatitudini che proclamano felici i poveri e sfortunati i ricchi (Lc 6,20-26)

· Questo Regno non è solo il “cielo”. Deve cominciare già qui , ora sulla terra.

· L’osservanza dei Comandamenti è gradita a Dio quando è fatta con amore a Lui e al prossimo. Gesù non ammette che si possa onorare Dio disprezzando,perseguitando , torturando e addirittura ammazzando le persone.

· La Chiesa di Gesù è chiamata ad essere il germe e l’inizio di questo Regno.

LA SUA MORTE

Le autorità politiche e religiose che governano Israele (Lc 24,20-21) condannano a morte Gesù come bestemmiatore,(Mt 26,65) come agitatore(Lc 23,2-5,14) e per essersi proclamato re Così diceva n tre lingue il cartello sulla croce (Gv 19,19-20)

LA SUA RISURREZIONE

Dio, padre buono e fedele, risuscita Gesù dai morti

“Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomoaccreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, cheDio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, dopo che,secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi,voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Diolo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non erapossibile che questa lo tenesse in suo potere. Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.” Atti 2,22-24,32

GESU : FIGLIO DI DIO

Gesù è il figlio di Dio fatto uomo, cioè vero uomo e vero Dio.

“ In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi” Gv 1,1,14

SINTESI

1-Gesù nacque a Betlemme di Giuda, da Maria vergine2-Gesù maturò come vero uomo nell’amore e nella fedeltà a Dio, al Padre e agli uomini suoi fratelli3-A trentanni lasciò la sua casa per realizzare la sua missione di Salvatore di tutti gli uomini, annunciando il Regno di Dio4-Per realizzare questa missione lo uccisero, però Dio lo risuscitò5-Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo, nostro amico e fratello

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

· Che tipo di Regno predica Gesù?· Perché lo uccidono?· Chi è per te Gesù ?

PREGHIERA

“ Credo in Gesù Cristo, il Figlio unico di Dio,Credo in un Padre buono che mi da il suo stesso figlio.Grazie per averci dato il tuo Figlio Gesù come salvatore.Aiutaci a conoscerlo ed amarlo ogni giorno di più.

PER APPROFONDIRE

Lc 2,52 Mt 11,2-6 Mc 15,39

Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

LA VITA DI GESU’Catechesi 11 / 1997

Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanzaGv 10,10

Chi non vorrebbe vivere allegro, sentirsi felice? Vogliamo essere anche uomini e donnecon la nostra personalità. Com’era la vita di Gesù? Qual era la sua personalità?

GESU’ VIVE IN POVERTA’

La vita di Gesù è una vita comune, normale. Vive le abitudini della sua gente, obbediscealla legge, condivide la vita lavorativa della povera gente del suo villaggio; cresce ematura lentamente nello sforzo quotidiano, nelle responsabilità di ogni giorno. E così dallanascita a Betlemme fino a quando inizia ad annunciare il Regno di Dio.Quando Gesù comincia ad agire pubblicamente è un uomo povero che “non ha doveposare il capo” (Lc. 9,58).Sin dal primo istante:· tocca, monda e risana i lebbrosi, emarginati dalla famiglia, dalla società e dalla

religione (Mc. 1,40-45)· dà sollievo ai tormentati dai cattivi spiriti che fanno contorcere il corpo e l’anima (Mc.

1,23-27).· cura gli ammalati, nonostante tutti gli inconvenienti che ciò gli causa (Mc. 3,1-6; Lc

13,10-17)· libera dal male e dal peccato (Mc. 2,1-12)· dà da mangiare ai poveri affamati (Mc. 6,35-44)

· si rivolge a tutti ma preferisce gli emarginati dalla società, giacché hanno maggiorbisogno di comprensione, amore e aiuto (Mc. 2,15-17; Lc. 15,1-2)

GESU’ SPERIMENTA LE TENTAZIONI DELLA VITA (Mt. 4,3-11)

Il Regno predicato da Gesù ci richiede la liberazione da tutte le schiavitù: del peccato e ditutto il male che produce il peccato: ingiustizia, fame, odio... Gesù stesso non predicòsoltanto il Regno, ma lo visse in prima persona, percorse per primo il cammino del Regnoche predicava e ci disse che quello era il cammino della salvezza, della felicità.

Ma a Gesù gli si presentò, durante la sua esistenza, anche la tentazione di seguire unaltro cammino, di cercare un altro Regno di Dio, anche se non cadde nella tentazione (Mt.16, 22-23)

“Trasformare le pietre in pane”: ebbe la tentazione della strada faciledell’abbondanza,, dell’avere di più, approfittando della sua posizione privilegiata,dell’essere figlio di Dio, della speciale relazione con Lui, per interesse e privilegiopersonale. Invece non fece un solo miracolo per il suo tornaconto. Nell’abbondanza enella penuria divise fraternamente con gli altri quanto possedeva.

“Lanciarsi dal pinnacolo del Tempio”: ebbe pure la tentazione dellanotorietà, del mettersi in mostra e della fama, di fare miracoli ed entusiasmare la genteaffinché tutti lo seguissero. Sarebbe stata la strada del prestigio, del successo, delpiacere.Ma Gesù vive una fiducia incondizionata in Dio, nel cammino di impegno che suppone lasua fedeltà a Dio e alla gente, senza arrendersi nonostante quello stesso cammino porti alfallimento evidente: muore abbandonato da tutti su una croce.

“Tutto ciò sarà tuo”: infine Gesù rifiutò la tentazione del “dominare”, dell’imporsicon la forza, la tentazione del potere. Giammai si alleò con i potenti o si sottomise a loro.(Lc.13,31-33)Il Regno, la vera vita e la felicità, secondo Gesù, non risiede nell’avere di più, nelsoddisfare sempre di più i propri desideri, nel “potere” di più.Il Regno di Gesù, la vera vita che Gesù vive e annuncia è un’altra: quella di “essere” dipiù, “confidare” di più, “servire” di più.

SINTESI

1. Gesù è umano come noi, somigliante a noi in tutto, meno che nel peccato.2. Gesù ci insegna che la vera vita e la felicità consiste nell’essere di più, avere più

fiducia in Dio e impegnarsi di più nel servizio.

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

· Quali tentazioni devi affrontare nella tua vita, simili a quelle di Gesù, e come le vinci?· Esistono queste tentazioni anche nella tua comunità? Come combatterle e vincerle?

PREGHIERA

“Cerco il tuo volto, Signore!”

PER APPROFONDIRE

Mt. 5, 3-12 Mc. 10,42-45 Lc. 2,7 Mc. 14,50; 15,21-40

LA BUONA NOTIZIA DI DIO

Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia;apertolo trovò il passo dove era scritto: ”Lo Spirito del Signore è sopra di me; mi ha inviato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare aiprigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume,lo consegnò all'inserviente e sedette.Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò adire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi»

LA BUONA NOTIZIA DI GESU’

Nel linguaggio del Nuovo Testamento (greco) VANGELO significa BUONANOTIZIA.Quando Gesù inizia la sua vita pubblica disse chiaramente quale era la sua buona notizia (testo anteriore) :LA BUONA NOTIZIA E’ TRA DI NOI : E’ GESU’ STESSO : meglio ancora LA BUONA NOTIZIA E’

QUELLO CHE GESU’ E’, DICE E FA: CON LUI ARRIVA IL REGNO DI DIO, CON LUI ARRIVA DIO.

LA BUONA NOTIZIA DI DIO

La Buona Notizia che Gesù ci dà su Dio è : che Dio è suo Padre. La prima parola di Gesù e l’ultima della sua

vita terrena che abbiamo nei vangeli sono per nominare suo Padre.Lui è l’unico che conosce il Padre e l’unico in grado di farlo conoscere

che Dio è anche nostro Padre e noi tutti siamo fratelli, suoi fratelli, figli dello stesso Padre

che Dio è un vero Padre che ci ama, fedelmente e si preoccupa,, è sempre disposto a perdonare i figli che ritornano a casa

che è il Dio delle beatitudini, strada per la unica e vera realizzazione dell’uomo, della autentica felicità

il Dio del Regno, che non è di questo mondo do potere, successo e ricchezza, che ha una tappa storica e una tappa finale, che porta a compimento una situazione già esistente.

il Dio della misericordia e della vita.

NON SI PUO’ CREDERE IN LUI, DARGLI CULTO, PREGARE, ESSERE DEI SUOI SENZA DAR VITA AGLI ALTRI, SENZA PERDONARE AI FRATELLI E SENZA PRATICARE LA GIUSTIZIA.(1 Gv 4,7-8 Mt 25,31-46 Mt 5,23-24 Mt 6,14-15 Mt7,21-23)

NOI CRISTIANI CREDIAMO CHE GESU’ DI NAZARET E’ IL FIGLIODI DIO FATTO UIOMO. DIO CON NOI CHE CI SALVA( Gv 1,1-18 Mt 1,21-234 Gv 17,3)

UNA BUONA NOTIZIA PER TUTTI

Gesù viene per tutti , però questo non significa che sia venuto a dar ragione a tuttiIN CHE SENSO QUELLO CHE GESU’ DICE E FA E’ BUONA NOTIZIA ?

Nel senso che Egli è venuto a liberare l’uomo dal peccato e da tutto il male che produce il peccato ( Mc 2,1-2 )

Questa è una buona notizia per tutti : perché tutti, ricchi e poveri, oppressi ed oppressori, siamo sotto il dominio del peccato soprattutto dell’egoismo e tutte le cose negative che l’egoismo produce.

Gesù vuole che i poveri siano liberati dai loro peccati e dai mali che cadono su di loro per l’egoismo altrui.

Gesù vuole che i ricchi siano liberati dalla loro cecità che impedisce loro di vedere l’egoismo che li domina e i mali che questo egoismo producono.

UNA BUONA NOTIZIA PER L’UOMO

Dalla predicazione e dall’atteggiamento di Gesù si deduce la nascita di nuove relazioni tra gli uomini :

1. La distinzione tra “prossimo” e “non-prossimo” sparisce ( Lc 10,29-37 ). Non abbiamo più la possibilità di avere la scusa per disinteressarci di chi ha bisogno di noi. Dipende dalla nostra generosità. Se io mi avvicino, l’altro sarà il mio prossimo. La nuova regola d’oro è : Fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te (Mt 7,12 )

2. E nel prossimo c’è Dio, c’è Cristo. Non abbiamo detto che l’uomoè immagine di Dio ? Non amiamo Dio se non amiamo il prossimo

Non siamo giusti con Dio se non siamo giusti con il prossimo Non serviamo Dio se non serviamo il prossimo

La nostra sorte finale dipenderà dalla nostra condotta con i bisognosidi oggi.

UNA BUONA NOTIZIA PER I POVERI

Gesù è Buona notizia per tutti, ma soprattutto per gli emarginati e i malvisti moralmente e socialmente (Mt 11,4). Infatti nel Regno che lui vuole costruire cominciando già adesso qui

§ il più grande deve farsi servo degli altri (Mt 23,11)§ chi vuole essere il primo, deve farsi ultimo e servo di tutti (Mc

9,35 ; Mt 3,11-12)§ i giusti davanti a Dio non sono quelli che occupano una posizione di

privilegio o che fanno cose grandi o che si dedicano solo al culto ( Lc 13,25-28 ; Mt 7,21-23 ; Mt 9,13 ; Lc 10,30-37)

S I N T E S I

Il messaggio di Gesù è una Buona Notizia La Buona Notizia di Gesù è che Dio è un Padre buono, che tutti siamo

fratelli e che amiamo Dio solo quando amiamo anche gli altri

P E R L A R I F L E S S I O N E P E R S O N A L E

1. Sapresti spiegare qual è la Buona notizia che Gesù annuncia ?2. Qual è la Buona notizia per i ricchi ?3. Qual è la Buona notizia per i poveri ?

4. Leggi Lc 6,20-26 ; chi è felice per Gesù e chi è infelice ? perché ?

P R E G H I E R A

Signore, apri i nostri occhi su ogni bisogno umanoispiraci in ogni momento il gesto e la parola opportunaper continuare il cammino di tuo figlio aiutando i nostri fratelli

P E R A P P R O F O N D I R E

Gv 20,17 Mt 25,31-43 Lc 16,19-31

LA BUONA NOTIZIA DI DIO

Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia;apertolo trovò il passo dove era scritto: ”Lo Spirito del Signore è sopra di me; mi ha inviato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare aiprigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume,lo consegnò all'inserviente e sedette.Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò adire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi»

LA BUONA NOTIZIA DI GESU’

Nel linguaggio del Nuovo Testamento (greco) VANGELO significa BUONANOTIZIA.Quando Gesù inizia la sua vita pubblica disse chiaramente quale era la sua buona notizia (testo anteriore) :LA BUONA NOTIZIA E’ TRA DI NOI : E’ GESU’ STESSO : meglio ancora LA BUONA NOTIZIA E’

QUELLO CHE GESU’ E’, DICE E FA: CON LUI ARRIVA IL REGNO DI DIO, CON LUI ARRIVA DIO.

LA BUONA NOTIZIA DI DIO

La Buona Notizia che Gesù ci dà su Dio è : che Dio è suo Padre. La prima parola di Gesù e l’ultima della sua

vita terrena che abbiamo nei vangeli sono per nominare suo Padre.Lui è l’unico che conosce il Padre e l’unico in grado di farlo conoscere

che Dio è anche nostro Padre e noi tutti siamo fratelli, suoi fratelli, figli dello stesso Padre

che Dio è un vero Padre che ci ama, fedelmente e si preoccupa,, è sempre disposto a perdonare i figli che ritornano a casa

che è il Dio delle beatitudini, strada per la unica e vera realizzazione dell’uomo, della autentica felicità

il Dio del Regno, che non è di questo mondo do potere, successo e ricchezza, che ha una tappa storica e una tappa finale, che porta a compimento una situazione già esistente.

il Dio della misericordia e della vita.

NON SI PUO’ CREDERE IN LUI, DARGLI CULTO, PREGARE, ESSERE DEI SUOI SENZA DAR VITA AGLI ALTRI, SENZA PERDONARE AI FRATELLI E SENZA PRATICARE LA GIUSTIZIA.(1 Gv 4,7-8 Mt 25,31-46 Mt 5,23-24 Mt 6,14-15 Mt7,21-23)

NOI CRISTIANI CREDIAMO CHE GESU’ DI NAZARET E’ IL FIGLIODI DIO FATTO UIOMO. DIO CON NOI CHE CI SALVA( Gv 1,1-18 Mt 1,21-234 Gv 17,3)

UNA BUONA NOTIZIA PER TUTTI

Gesù viene per tutti , però questo non significa che sia venuto a dar ragione a tuttiIN CHE SENSO QUELLO CHE GESU’ DICE E FA E’ BUONA NOTIZIA ?

Nel senso che Egli è venuto a liberare l’uomo dal peccato e da tutto il male che produce il peccato ( Mc 2,1-2 )

Questa è una buona notizia per tutti : perché tutti, ricchi e poveri, oppressi ed oppressori, siamo sotto il dominio del peccato soprattutto dell’egoismo e tutte le cose negative che l’egoismo produce.

Gesù vuole che i poveri siano liberati dai loro peccati e dai mali che cadono su di loro per l’egoismo altrui.

Gesù vuole che i ricchi siano liberati dalla loro cecità che impedisce loro di vedere l’egoismo che li domina e i mali che questo egoismo producono.

UNA BUONA NOTIZIA PER L’UOMO

Dalla predicazione e dall’atteggiamento di Gesù si deduce la nascita di nuove relazioni tra gli uomini :

1. La distinzione tra “prossimo” e “non-prossimo” sparisce ( Lc 10,29-37 ). Non abbiamo più la possibilità di avere la scusa per disinteressarci di chi ha bisogno di noi. Dipende dalla nostra generosità. Se io mi avvicino, l’altro sarà il mio prossimo. La nuova regola d’oro è : Fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te (Mt 7,12 )

2. E nel prossimo c’è Dio, c’è Cristo. Non abbiamo detto che l’uomoè immagine di Dio ? Non amiamo Dio se non amiamo il prossimo

Non siamo giusti con Dio se non siamo giusti con il prossimo Non serviamo Dio se non serviamo il prossimo

La nostra sorte finale dipenderà dalla nostra condotta con i bisognosidi oggi.

UNA BUONA NOTIZIA PER I POVERI

Gesù è Buona notizia per tutti, ma soprattutto per gli emarginati e i malvisti moralmente e socialmente (Mt 11,4). Infatti nel Regno che lui vuole costruire cominciando già adesso qui

§ il più grande deve farsi servo degli altri (Mt 23,11)§ chi vuole essere il primo, deve farsi ultimo e servo di tutti (Mc

9,35 ; Mt 3,11-12)§ i giusti davanti a Dio non sono quelli che occupano una posizione di

privilegio o che fanno cose grandi o che si dedicano solo al culto ( Lc 13,25-28 ; Mt 7,21-23 ; Mt 9,13 ; Lc 10,30-37)

S I N T E S I

Il messaggio di Gesù è una Buona Notizia La Buona Notizia di Gesù è che Dio è un Padre buono, che tutti siamo

fratelli e che amiamo Dio solo quando amiamo anche gli altri

P E R L A R I F L E S S I O N E P E R S O N A L E

1. Sapresti spiegare qual è la Buona notizia che Gesù annuncia ?2. Qual è la Buona notizia per i ricchi ?3. Qual è la Buona notizia per i poveri ?

4. Leggi Lc 6,20-26 ; chi è felice per Gesù e chi è infelice ? perché ?

P R E G H I E R A

Signore, apri i nostri occhi su ogni bisogno umanoispiraci in ogni momento il gesto e la parola opportunaper continuare il cammino di tuo figlio aiutando i nostri fratelli

P E R A P P R O F O N D I R E

Gv 20,17 Mt 25,31-43 Lc 16,19-31

Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Virle TrepontiCatechesi adulti in vista della Settimana santa

LA MORTE E RESURREZIONE DI GESU’

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.”

(Gv. 15,13)

UCCISO!

Gesù non è morto in un incidente, né di una grave malattia, né di vecchiaia. Gesù l’hannoucciso, torturandolo prima e inchiodandolo poi su una croce.Chi lo ha condannato e ucciso? I potenti che governavano a quel tempo e la genteistigata, manipolata da loro, ne ha chiesto la morte. (Mt. 27,20-23)

PERCHE’?

Qual è stato il grande crimine di Gesù? Proclamare con fatti e parole la Buona Notizia, ilRegno di Dio. Vivere una vita in bontà e giustizia secondo la volontà del Padre. Vivere inmezzo alla gente e voler costruire un nuovo mondo di fratelli, di figli di Dio.Gesù consegnò liberamente la sua vita per amare Dio e gli uomini.Gesù “sperimentava” Dio. La sua “pratica” di Dio era molto diversa dalla pratica di Dio chevivevano i capi religiosi e civili del popolo di Israele: sacerdoti, scribi, farisei, anziani.

In questo modo Gesù ci diceva, soprattutto con i fatti della sua vita, com’è Dio per l’uomo:un Padre sempre buono, fedele, responsabile, vicino all’uomo, che sta dalla parte degliuomini, soprattutto del più bisognoso.

Gesù si è sempre schierato a fianco di coloro che non avevano un “posto” all’interno delsistema sociale in vigore nella sua patria, a quel tempo.

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Gesù preferisce: le prostitute pentite ai farisei soddisfatti della loro giustizia e santità (Mt 21,31-32) i pubblicani agli stessi farisei (Lc 18,9-14) la gente semplice a coloro che si danno arie (Lc 10,21) i poveri ai ricchi (Mt 5,3 Lc 16,2024) il bene della persona in necessità alla stessa legge religiosa (Mc 3,1-5) la fede degli stranieri che pone come esempio per gli stessi ebrei (Lc 7,2-10)

Per Gesù, in un popolo di fratelli che si vogliono bene, che sono solidali non può esisterela povertà come frutto dell’ingiustizia , dell’egoismo, ecc..

E’ per questo che Gesù smaschera la falsità e il peccato : dei grandi del potere economico, denunciando il loro accumulo di beni (Lc 12,13-21), la

loro ipocrisia (Lc 16,14) e la loro difficoltà a salvarsi (Mc 10,25) e la sua sfiducia nellaconversione dei ricchi (Lc 16,31)

dei grandi del potere politico che devono servire e non essere tiranni ed oppressori (Mc10,42-45)

dei grandi del potere religioso che accusa di ipocrisia (Mc 23,3.13), di falsità (Mt23,35,denuncia il sistema di commercio che gira attorno al tempio (Mc 11,15-18)

Gli uomini egoisti, quelli che vogliono mantenere il potere a tutti i costi, quelli cheapprofittano della debolezza o della necessità degli altri per sfruttarli, quelli che diconouna cosa e poi ne fanno un’altra non sopportarono Gesù che li smascherava e lo uccisero

Gesù si conservò fedele al suo cammino , che era quello di Dio fini alla morte e morìperdonando chi lo aveva tradito e uccisoL sua morte in croce fu l’atto supremo di obbedienza alla volontà del Padre

COLUI CHE MORI’ VIVE !

Gesù fu messo nel sepolcro. Però la cosa non terminò lì. Dio, padre onnipotente lorisuscitò dai morti. Colui che mori sulla croce è vivo. I testimoni ce lo dicono : nella prima predicazione (Atti 2,22-40 ; 3,12-26 ; 4,8-12) nei vangeli, nonostante la figuraccia che ci fanno gli apostoli perché non credettero

nella resurrezione ( Mc 16,9-14 Mt 28,17) nella loro professione di fede (1 Cor. 153-5 Rom 4,25

LA GRANDE RIVELAZIONE CHE IL PADRE CI FA CON LA RESURREZIONE DI GESU’E’ CHE COLUI CHE ERA MORTO ERA DIO, E CHE AVEVA RAGIONE .Dio ha resuscitato Gesù dandogli ragione , legittimando e confermando con laresurrezione il messaggio, il cammino di Gesù.

Adesso alla domanda di fronte al dolore umano :DOVE E’ DIO ? possiamorispondere : Dio è lì crocifisso, partecipando al nostro dolore, è lì che muore con chimuore sostenendolo fino alla fine ed anche oltre.

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MORTE E RESURREZIONE CHE REDIMONO

Cosa significa “redimere” ?Non nel senso che Cristo abbia dato una soddisfazione giuridica al “odio” e alla “collera”del Padre con i peccatoriChe Padre è quello che esige una morte così orribile per suo figlio ?La morte in croce è il sacrificio offerto da Gesù a Dio Padre. Questo sacrificio offertoliberamente da Gesù è liberamente accettato dal Padre e ci ottiene la liberazione dainostri peccati personali e dalle loro conseguenze.Quello che piace a Dio non è il fatto che Gesù soffra , ma la sua disponibilità filiale.

Parlare di Morte e Resurrezione Redentrici è lo stesso che dire Salvatrici, Liberatrici : pernoi.Essere redenti da Cristo è lo stesso che essere liberati da Cristo

Come mai allora nella nostra vita continuano a manifestarsi le conseguenze delpeccato e della morte ?

Questo è certo e continuerà ad essere così, però dalla morte e resurrezione diGesù si tratta già di una nuova vita con significato (Rom 4,25 1 Cor 15,45)Già adesso e qui ci è data la possibilità del perdono dei peccati, ci è data la possibilità-grazia - di amare come Cristo, di poter essere giusti e sinceri come Cristo, di nonconsiderare nessuno estraneo, di vedere con occhi nuovi quello che succede perché Dioè a nostro favore. Un Dio che perdona sempre che ci da la forza per vincere le tentazioni e il male che ci spinge a lottare contro le conseguenze del peccato (corruzione, ingiustizie,

discriminazioni, ecc) per sradicarle che ci libererà definitivamente dal peccato e dalla morte un Dio compagno di viaggio nella vita, nella morte e dopo la morteFIDANDOCI DI UN DIO COSI’POSSIAMO INCONTRARE LA SALVEZZA

LA STRADA E’ APERTA

Il cammino di Gesù è il cammino di Dio perché Gesù è il figlio di Dio.Seguire Gesù è essere uomini a “immagine” di Dio.Gesù con la sua vita ci mostra che una vita vissuta come fratelli passa attraverso lasofferenza e la morte : dobbiamo morire al nostro egoismo perché gli altri possano avereuna vita degna. Diversamente sempre ci sarà peccato e le conseguenze del peccato.Gesù ha seguito l’unico cammino che ha valore di Salvezza e Resurrezione

MISTERO PASQUALE

La morte e la resurrezione di Gesù sono chiamate MISTERO PASQUALE. Tutti gli anni celebriamo il mistero pasquale durante la settimana santa.Ogni otto giorni, la DOMENICA, la chiesa , per antica tradizione apostolica, che ha originedal giorno della resurrezione di Cristo , celebra il mistero pasquale.

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IL SIGNORE E’ CON NOI

Cristo risorto vive , sta con noi e agisce. Noi lo possiamo incontrare: nel pane e vino della Messa che diventano corpo e sangue di Cristo (Lc 22,19-

20) nei fratelli riuniti (Mt 18,20) nelle persone, specialmente nei poveri (Mt 25,40) nella Parola di Dio (Eb 1,1)

SINTESI

GESU’ CRISTO E’STATO CROCISSO, E’ MORTO, E’ STATO SEPOLTO. IL TERZO GIORNO E’ RISORTO DAI MORTI. SALI’ AL CIELO ED E’ SEDUTO ALLA DESTRA DEL PADRE

GESU’ ACCETTO’ VOLONTARIAMENTE LA MORTE, DANDOCI COSI’ LA PROVA PIU’ GRANDE DEL SUO AMORE PER NOI.

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

1. Perché morì Gesù ?2. Per chi morì?3. Cosa significa che la morte di Gesù fu redentrice ?4. Sei convinto della presenza di Gesù nella tua vita ?

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Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

LA SALVEZZA DI GESU’Catechesi 14 / 1997

Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».

(Mt 20,28

Siamo abituati a sentire frasi come : Cristo è morto per salvarci o Gesù èil nostro salvatoreCosa significa “salvezza” ?Che salvezza ci porta Gesù ?Ci salveremo solo nell’aldilà ?Salveremo sola l’anima o anche il corpo ?Si salveranno solo i battezzati ?

Salvare qualcuno è liberarlo da un male, da un pericoloSalvare definitivamente è liberare da tutti i mali, da tutti i pericoli, individuali ecollettiviSalvare è anche riempire di vita, di libertà .............

LA SALVEZZA E’ PER TUTTA LA PERSONA

Gesù non ha mai detto che salva solo l’anima.La mia anima da sola, non sono io.

Gesù liberava i peccatori aiutandoli a cambiare vita, però per i ciechi laliberazione consisteva nel riavere la vista , per i lebbrosi consisteva nellacura delle pieghe, per i morti riavere la vita.

GESU’ E’ VENUTO PER SALVARE L’UOMO COMPLETO.

E’ per questo che disse che era venuto per portare la liberazione aglioppressi, agli zoppi, ai ciechi e ai sordi (Lc 4,14-21; 7,18-23)

LA SALVEZZA E’ PER TUTTI GLI UOMINI

Si salvano tutti gli uomini di buona volontà, cristiani e non cristiani, ricchi epoveri se si sforzano di essere fedeli alla loro coscienza e hanno relazionipositive con Dio, ciascuno come ha avuto la possibilità di conoscerlo.

Perché Cristo è venuto a salvare, a liberare tutti gli uomini dal peccato e dallesue conseguenze (Mt 20,28; 1 Tim 2,4; 1 Gv 4,14)

LA SALVEZZA COMINCIA GIA’ QUI SU QUESTA TERRA

Già, qui su questa terra Gesù ci salva , ci libera dal peccato, origine di quasitutti i mali e schiavitù..

Gesù non vuole che qui ed ora siamo schiavi delle ingiustizie e dellesofferenze della vita ,ma vuole che lottiamo contro la paura, l’ambizionesmisurata, il fanatismo, l’odio, la menzogna, l’ingiustizia, ....e ci dà la forzaper lottare contro tutti questi mali.

Gesù ci ha liberati dal peccato però dobbiamo continuare a combattereperché questa liberazione penetri dentro di noi

Gesù non si accontenta del fatto che abbiamo fede in Lui, siamo onestie perfino pii.

Vuole che già da ora lottiamo e aiutiamo gli altri a liberarsi dal peccato e ditutti quei mali che sono causati dall’egoismo degli altri.

Lui vuole che questo mondo sia la casa di tutti , che viviamo come fratelli,come figli di Dio.

Non c’è fede in Cristo senza impegno sociale e comunitario che èl’espressione della stessa fede. (Mt 10,7-8 Lc 4,14-21 )

Da come trattiamo qui in questo mondo i nostri fratelli , soprattutto i piùbisognosi., dipende la nostra salvezza (Mt 25,31-46)

LA SALVEZZA PIENA E DEFINITIVA

La salvezza, la libertà totale, sarà frutto dei nostri sforzi e lotte, come puredelle nostre morti. Tutto unito allo sforzo, alla lotta, e alla morte di Cristo. ILTRIONFO DI CRISTO CI ASSICURA IL NOSTRO TRIONFO FINALE

Per questo crediamo che Cristo ci da la salvezza piena e definitivadopo la morte, dove non esisterà il mondo del peccato, né della sofferenza,dove esisterà solo l’amore, la fraternità e la gioia senza fine del Padre e deifratelli (Ap 21,3-5)

SINTESI

1. Gesù Cristo ci salva, cioè ci libera , prima di tutto dal peccato che cirende schiavi e ci impedisce di amare Dio e amarci tra di noi come verifratelli

2. La salvezza cristiana non è solo “spirituale”, ma integrale e totale3. Cristo offre la salvezza a tutti gli uomini e ci chiede aiuto per salvare gli

altri4. Cristo ci libera già da ora e ci dà la speranza della salvezza piena e

definitiva.

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

· Cosa significa per me “salvarmi” ?

· L’impegno cristiano di “salvare”, di liberare gli altri, sarà autentico se èun impegno senza fede ? E la vera fede cristiana sarà fede senzaimpegno ?

· Cosa possiamo fare noi per salvare gli altri ?

PREGHIERA

Signore Gesù, io desidero, come Te, che sulla terra ci sia fraternità egiustizia, perché chi soffre abbia gioia e speranza e che i peccatori siconvertano.Dammi fede nel tuo potere e forza per agire. AMEN

PER APPROFONDIRE

Mt 19,16-19 Lc 10,25-28 Gv 3,15-17

Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

LA CHIESA DI GESU’Catechesi 15 / 1997

Voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio;

voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.

1 Pt 2,10

Cosa dice la gente della chiesa ?Cosa pensate voi di ciò che la gente dice della chiesa ?E per voi : cosa è la chiesa ?

1.Abbiamo visto che Dio ha creato il mondo e vuole che sia “buono”per tutti. La casa di tutti gli uomini suoi figli dove vivano come fratelli, figli di Dio (catechesi 5)

2.Gli uomini, liberi, non si fidarono di Dio, non lo vollero come Padre, non ascoltarono le sue parole , non vollero essere il suo popolo, vivere come suoi figli, come fratelli : peccarono (catechesi7)

3.Il Dio fedele, nonostante tutto, continuò con il suo progetto : scelse Abramo con la promessa che sarebbe diventato il padre e il fondatore di un gran popolo.

4.Questo popolo scelto da Dio fu Israele. Con lui Dio fece una alleanza. Questo popolo sarà “il popolo di Dio”, un popolo di fratelli che condividerà la terra, i beni, che sarà segno dell’unione fraterna di tutti i popoli e di tutti gli uomini.

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5.I profeti accusano Israele di rompere l’Alleanza prostituendosi e annunciano che Dio si sceglierà un Nuovo Popolo con il quale farà una nuova alleanza (catechesi 6)

6. ARRIVA GESU’ DI NAZARET Annuncia con parole e segni il Regno di Dio, il progetto di

Dio. Inizialmente tenta di riunire nuovamente Israele : che si converta e viva come Dio vuole, cioè come figli di Dio, comefratelli.

Sceglie discepoli che facciano comunità ,vivendo come fratelli. Il centro della comunità è Gesù. Nella comunità, i “piùgrandi” sono i “servi” dei più piccoli.

Promulga le nuove leggi del Nuovo Popolo (Mt 5,6,7) In tutti i modi cerca di far capire che i più importanti in questo

Regno sono coloro che erano emarginati . i semplici, i peccatori, i poveri, i piccoli.

Afferma chiaramente che saremo giudicati per il nostro amore solidario con i fratelli più piccoli

Tra i discepoli Gesù sceglie i “12”, il simbolo di tutto il nuovo popolo, testimoni ed inviati e pone Pietro a capo.

7. I capi del popolo d’Israele rifiutano e condannano Gesù alla morte in croce

8. La sera prima di morire, Gesù durante la cena con i suoi discepoli , la sua Ultima cena, sancisce la Nuova Alleanza attraverso il suo sangue.

9. Gesù risuscitato si riunisce con i suoi discepoli e promette loro l’invio dello Spirito Santo

10. L’inizio della chiesa è suggellato dall’invio dello Spirito il giornodi Pentecoste. La presenza dello Spirito nella comunità fu la luce che permise loro di capire il mistero di Gesù e il senso della sua missione. Grazie all’impulso dello Spirito , la comunità dei discepoli andò scoprendosi come la nuova comunità di salvezza e cominciò a vivere con uno stile proprio (Atti 2,1-4)

11. Questa chiesa si diffonderà in tutto il mondo : i discepoli di Gesù ricevono la missione di insegnare a tutte le genti e fare

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discepoli di Gesù Cristo, membri della chiesa attraverso il Battesimo.

12. Un giorno arrivò fini a noi questa Buona Notizia di Gesù, il Cristo e nacque la chiesa di qui.

La Chiesa non è nata ieri

Tenteremo di fare un viaggio alle sorgenti della Chiesa.I primi cristiani non erano tutti santi e neppure eroi. La chiesa dovette risolvere molti problemi posti dalla debolezza umana, dal contatto con popoli diversi, dal confronto con le religioni, le filosofie e le realtà politiche.

Ma la forza del dinamismo cristiano riuscì a superare le debolezze dei testimoni, gli ostacoli interni ed esterni, la resistenza dei vecchi dei dell’Impero. Si formano le comunità, si organizzano. Compaionograndi figure che lasciano il segno nel cristianesimo nascente

IMPERATORI ROMANI DATE CRISTIANE

Augusto (31 aC - 14dC) Nascita di Gesù CristoTiberio (14 - 17) Morte di Gesù CristoCaligola (37 - 41)Claudio (41 - 54) Cristiani espulsi da Roma (49)Nerone (54 - 68) Incendio di Roma (64) Prima persecuzione (64) Martirio di Pietro (64) Martirio di Paolo (67)

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Vespasiano (69 - 79) Caduta di Gerusalemme (70)Tito (79 - 81)Domiziano (81 - 96) PersecuzioniNerva (96 - 98)Traiano (98 - 117) Plinio il giovane Adriano (117 - 138) Ignazio di Antiochia (107)Antonino Pio (138 - 161)Marco Aurelio (161 - 180)Commodo (180 - 192)Settimio Severo (193 - 211) Origene

Diocleziano (284 - 305) PersecuzioniCostantino (306 - 337) Il cristianesimo diventa religione ufficiale dell’impero (313)

Nascita della Chiesa (Atti degli apostoli)I discepoli escono dalla casa nella quale si erano rifugiati e si mettono a “proclamare le meraviglie di Dio”. Sono illetterati e parlano lingue straniere. Fino a ieri pieni di paura, oggi parlano con sicurezza ed audacia.

La gente si meraviglia e chiede :”Cosa sta capitando a Gerusalemme ?”Gli scettici ridono :”Sono ubriachi, hanno bevuto troppo !”Ma è proprio un gran giorno, quel giorno. Si sta compiendo la promessa di Gesù : lo Spirito è venuto e la chiesa è nata.

Agli inizi questa chiesa non è che un insignificante “pugno di uomini” : gli apostoli e qualche discepolo. Ci sono anche alcune donne , in particolare Maria, la madre di Gesù.

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A Gerusalemme, dove vivono, formano una comunità. Tutti coloro che ne fanno parte sono convertiti dal Giudaismo e sono entrati nella nuova comunità attraverso il Battesimo. Li unisce l’amore fraterno, ma soprattutto la “frazione del pane” e si riuniscono per celebrarla.

Questa gente prega come tutti gli altri giudei, soprattutto con i Salmi.

Ben presto la comunità cristiana di Gerusalemme sciama nelle città e nei villaggi della Palestina, dando vita a nuove comunità che si organizzano e si strutturano.

Fin dal Principio Pietro esercita il ruolo di capo, ma la sua autorità non è assoluta e anche lui deve rendere conto del suo operato.

Le comunità si moltiplicano ben presto nel mondo mediterraneo e inciascuna di esse la responsabilità è affidata agli “anziani” (in greco presbiteri) o agli “episcopi” (in greco significa sorveglianti) che assumono in comune questa responsabilità.

Dal giorno di Pentecoste gli apostoli annunciano e predicano GESU’ MORTO E RISORTO. E’ il messaggio centrale della loro fede, che implica, per coloro che lo accettano, la CONVERSIONE eil BATTESIMO.

Questa “corsa” della Parola non si fermerà più : Pietro annuncerà il Vangelo soprattutto ai Giudei . e percorrerà tutto il litorale della Palestina e Paolo si dedicherà ai pagani, cioè ai non ebrei e si recherà a Creta, poi in Asia Minore (Turchia attuale), in Grecia, in Macedonia e fino a Roma ; moltiplicherà i viaggi per fondare, animare e confermare le nuove comunità.

Luca, un medico che fu uno dei suoi compagni, negli “Atti degliapostoli” traccia a grandi linee questa sorprendente epopea del Vangelo nei primi tempi della chiesa.

69

Tra l’altro ci parla della comunità di Antiochia in Siria formata da pagani convertiti che manda a sua volta Paolo e Barnaba ad annunciare il Vangelo ai non ebrei, ed è proprio qui che per la primavolta i discepoli di Gesù sono chiamati CRISTIANI.

Nelle comunità c’è un gran desiderio di sapere di più su Gesù e gli apostoli viaggiano dando la loro “testimonianza” .Poco a poco la catechesi (si chiamava così l’insegnamento )si organizza e prende forma fissa. Le opere e le parole di Gesù vengono raggruppate attorno a 4 temi : battesimo di Gesù predicazione in Galilea salita a Gerusalemme passione e resurrezione

In questo semplice quadro si collocano gli insegnamenti di Gesù che corrispondono alle necessità locali. : discussioni con i farisei, parabole del Regno, vie per giungere al regno, esigenze della vita cristiana.Nascono così i vangeli sinottici.

Cominciano i problemi con le autorità giudaiche, gli arresti degli apostoli.

Ci sono contrasti con le autorità romane. Ed anche contrasti interni alla chiesa, Gesù era giudeo come pure i discepoli. Ben presto si convertono alla fede cristiana alcuni pagani, cioè non giudei. Anzi il ritmo delle conversioni diventa sempre più rapido da quando si nota un rallentamento e poi un arresto nelle conversioni dei giudei.

Verso il 49 un movimento “integrista” che pretende appoggiarsinell’apostolo Giacomo il minore vuole imporre ai cristiani non giudeila circoncisione e l’osservanza della legge mosaica (Concilio di Gerusalemme)

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Comunità in espansioneIn pochi anni la chiesa è presente in gran parte dell’impero romano. Nel secondo secolo si intensifica l’espansione tanto che lo storico romano Plinio il Giovane giunge a dire che nella regione e del Mar Nero i templi degli dei pagani restano quasi deserti e i sacrifici pagani praticamente abbandonati.

Nell’anno 177 è attestata una grande comunità cristiana in Francia (martiri di Lione). Attorno al 180 si conosce il martirio di cristiani in Africa

Ma chi sono i primi cristiani ?A quale ambiente sociale appartengono ?

Dai documenti e dalle lettere di S.Paolo si deduce che si tratta di popolani, cioè agricoltori, piccoli commercianti, marinai ed anche schiavi (Onesimo).

A partire dal 2° secolo cominciano ad aderire anche gli aristocratici e perfino membri della casa imperiale

In questo periodo la Chiesa appare come una società organizzata gerarchicamente che sta sovrapponendosi alla società civile alla quale appartengono i credenti.

Finita l’epoca apostolica, quando ogni comunità viveva e si sviluppava sotto la responsabilità collettiva degli anziani, ci si orienta verso un “episcopato” : tra i cristiani che formano il gruppo dei responsabili , uno ha una importanza maggiore e la sua autorità è di fatto riconosciuta da tutta la comunità :è il vescovo.

La gerarchia di ogni chiesa locale comprende allora, oltre al vescovo, i presbiteri e i diaconi.

La società civile dell’epoca influenza notevolmente le strutturedella chiesa, così l’importanza di un vescovo dipende anche dal luogo dove risiede.

Più importante è la città, più grande è la sua influenza.

All’epoca Roma è sempre la capitale dell’impero romano, quindi il Vescovo che vi risiede ha una importanza preponderante.

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Verso il 180 Ireneo fa l’elenco dei vescovi di Roma a partire da Pietro e si nota già un certo primato del vescovo di Roma a motivo del soggiorno e della morte di Pietro. Da qui in avanti si comincia ad avere l’impressione che il vescovo diRoma sia il custode della fede di tutte le chiese, in fondo si tratta di una esigenza fondamentale di fedeltà a Cristo che ha scelto Pietro come suo vicario

Gli abitanti dell’impero romano non sono tutti uguali : ci sono gli uomini liberi e ci sono gli schiavi. Gli schiavi non hanno nessun diritto e non sono nemmeno considerati come vere persone.

Cosicchè, trattando gli schiavi come fratelli e proclamando che tuttigli uomini hanno la stessa dignità, i cristiani sono ritenuti pericolosi rivoluzionari

Il campo di apostolato è “fino agli ultimi confini della terra” cioè l’insieme dell’impero romano.

Per eseguire l’incarico i “messaggeri” hanno un grande vantaggio : le strade romane che attraversano tutto l’impero, da Roma alla Spagna passando per Genova, o ancora quella che costeggia l’Adriatico per raggiungere Costantinopoli. Ci sono poi le vie marine che collegano i grandi porti del Mediterraneo e molte vie fluviali.

La maggior parte delle vie di comunicazione sono anche vie commerciali. Il commercio non di rado è l’occasione per spingersi più avanti e di arrivare fini alle città importanti .

Nel terzo secolo, finite le persecuzioni il cristianesimo è estesoa tutto il bacino del Mediterraneo, in particolare all’Italia, Grecia, Palestina, Egitto, Africa del Nord. In questo periodo c’è già un vescovo a Londra, Siviglia, Cordoba, Reims, Parigi e Lione.

Sembra sicuro che alla fine del terzo secolo qualche coraggioso missionario aveva già oltrepassato l’impero romano ed era arrivato in Persia e in Armenia.

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(LEGGERE UN BRANO DELLA LETTERA A DIOGNETO)

La fondazione della chiesa

La chiesa non fu fondata o istituita con un atto particolare di Gesù ocon delle parole particolari. Si può parlare di una fondazione graduale.

prefigurata dall’inizio del mondo preparata dal popolo della Bibbia nell’Antico Testamento

Più immediatamente la chiesa proviene : dalle opere di Gesù di Nazaret dalla sua morte e resurrezione dalla comunità dei discepoli e dai “12” dalla prima comunità nata il giorno di Pentecoste in

Gerusalemme , che è il prolungamento della comunità dei discepoli di Gesù, che aveva sperimentato la resurrezione e che riconosce Gesù come il Messia figlio di Dio.

A che serve la chiesa ?

La chiesa è seguitrice di Gesù. Ha il compito di continuare l’opera diGesù.La missione di Gesù è realizzare il Progetto di Dio, costituire la famiglia dei figli di Dio e fratelli Gesù, vivendo del suo stesso spirito.

Questa è la Buona Notizia che porta Gesù, questo è il Regno di Dio che Gesù annuncia e realizza.

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La chiesa è chiamata a vivere ed annunciare il Regno di Dio. È il germoglio e l’inizio di questo Regno. Questa è la sua natura e la sua missione.

La chiesa è fatta da uomini peccatori ed esiste propriamente per portare la salvezza di Gesù a uomini peccatori.

LA CHIESA NON ESISTE PER SE STESSA :per il suo prestigio, la sua tranquillità, il suo successo, ecc. ma per lottare contro il peccato e tutti i mali che il peccato porta con se. Collaborando per costruire la grande fraternità di tutti gli uomini, figli di DIO.

Non sono gli uomini che esistono per la chiesa, ma la chiesa esiste per gli uomini, per l’uomo, per portarli a Cristo, al Regnodi Dio.La chiesa è “serva” di Dio e degli uomini, serva del Regno di Dio.

La chiesa esiste perché l’umanità si trasformi in famiglia di Dio : persone-fratelli-figli di Dio, uniti a Dio e uniti tra di loro, la cui legge fondamentale è l’amore.

( tutte queste idee sono ripresa dai documenti conciliari LG. 2, 5, 8 e GS 32)

Lo Spirito Santo è la forza della chiesaLa forza della chiesa non sono i soldi né il potere, né il numero dei suoi membri, né la sua organizzazione.......

LA FORZA DELLA CHIESA E’ LO SPIRITO DI GESU’, LO SPIRITOSANTO . Questa è l’unica forza capace di trasformare il cuore degli uomini, di vincere l’egoismo e di unire gli uomini con Dio e tra se stessi.

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Gesù ha lasciato lo Spirito alla sua chiesa , a tutti gli uomini, lo Spirito di verità che “la guiderà alla verità tutta intera e la aiuterà ad interpretare quanto sta succedendo”.

Lo Spirito anima la chiesa , guida la sua attività e la sua vita e crea l’unità.La chiesa non è spinta da nessuna ambizione terrena. Non è vincolata a nessun sistema politico o finanziario. Desidera solo una cosa :

CONTINUARE, SOTTO L’IMPULSO DELLO SPIRITO , LA STESSA OPERA DI GESU’ CRISTO, CHE E’ VENUTO AL MONDO A DARE TESTIMONIANZA DELLA VERITA’, PER SALVARE E NON PER GIUDICARE, PER SERVIRE FINO A DARE LA SUA VITA E NON PER ESSERE SERVITO.

La chiesa è sacramento di salvezza(LG 1)

Cioè, segno e strumento della salvezza dell’uomo : della sua unione intima con Dio e dell’unità di tutto il genere umano

Gesù con il suo modo di essere e di fare, rese presente nella storia la salvezza di Dio offerta all’uomo (Lc 4,17-21; 7,20-23)

La chiesa seguendo Gesù è chiamata come lui a vivere e rendere presente questa salvezza

Da una parte la chiesa è visibile, terrestre . E’ organizzata: il papa, successore di Pietro e i vescovi in comunione con lui sono i responsabili.

Ha leggi, strutture giuridiche, un corpo dottrinale. Questa dimensione umana è essenziale nella chiesa.

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Ma è anche una comunità spirituale, di fede, di speranza e amore e al servizio di una dimensione spirituale : la salvezza di Dio.

Che la chiesa sia ”sacramento di salvezza” vuol dire che tutto il visibile della chiesa, è mezzo e strumento per rendere presente e trasmettere la salvezza di Dio.

Si potrebbe applicare alla chiesa “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato?A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agliuomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.( Mt 5,13-16)

Concludendo la chiesa DEVE ESSERE E DEVE PRESENTARSI COME UNA COMUNITA’ CHE VIVE LA FRATERNITA’ UMANA CON UN AMORE , CHE CONDIVIDE E CHE HA UN ATTEGGIAMENTO DI SERVIZIO ALL’UOMO.

E’ necessaria la chiesa per la salvezza ?

Cominciamo leggendo insieme Mc 16,16 e Gv 3,5

Allora è proprio vero che fuori della chiesa non c’è salvezza ?

Come avrebbero potuto credere in Cristo e farsi battezzare tutte le persone che nacquero e morirono prima della sua nascita ?

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Il Concilio nella LG ci dice che può salvarsi chi, senza sua colpa non conosce la chiesa come necessaria per la salvezza, compie la volontà di Dio d’accordo con le sue conoscenze e la sua coscienza

Appartenere alla chiesa , più che un privilegio, è una grande responsabilità per tutti i cristiani di :

rivelare il genuino volto di Dio testimoniare con la sua vita che non c’è divorzio tra fede e vita evangelizzare , in primo luogo, con la sua vita e la sua azione ,

ma anche con la testimonianza della sua parola

La chiesa è il popolo di Dio

E’ volontà di Dio salvare gli uomini non in modo isolato, ma formando un POPOLO.

Popolo di Dio non è popolo o base in contrapposizione ai preti, vescovi e papa.

POPOLO DI DIO E’ LA COMUNITA’ DI TUTTI I CREDENTI , SEGUACI DI GESU’ CRISTO, SIANO ESSI LAICI O CONSACRATI.

Essere cristiano è essere membri di questo popolo

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Tutti formiamo la comunità che Dio sceglie e chiama : credenti e seguaci di Gesù. Negli Atti degli apostoli, i credenti

formano una comunità di vita. Condividono la preghiera e i beni come un gesto che simbolizza e manifesta la partecipazione alla vita nuova che comunica lo Spirito di Gesù.

comunità riunita attorno alla parola di Dio comunità alla quale ci incorporiamo attraverso il battesimo che fa tutti sacerdoti, profeti e re, partecipi dell’unico sacerdozio

di Cristo comunità unita perché abbiamo tutti lo stesso Signore, la stessa

fede, lo stesso battesimo e un solo Dio Padre comunità di fratelli, perché abbiamo lo stesso Padre, con un

atteggiamento di servizio e di amore che si riunisce per celebrare l’Eucaristia dove ognuno partecipa dello stesso pane e ci fa un solo corpo dove tutti siamo inviati per dare una testimonianza responsabile

del vangelo con la nostra vita, con le opere e le parole. Anche se non abbiamo la medesima funzione tutti siamo responsabili nella chiesa

dove non possiamo condividere il pane eucaristico senza condividere il pane quotidiano , senza essere in comunione con Cristo presente nei poveri, nei perseguitati e in chi soffre.

dove esistono differenti ministeri o servizi per l’utilità comune e il servizio

“popolo” che cammina verso la liberazione definitiva, dentro la storia umana

La fede nella chiesa si vive in comunità e dalla comunità.

SINTESI1. LA CHIESA E’ LA COMUNITA’ DEI FIGLI DI DIO CHE HANNO RICEVUO DA GESU’

LA MISSIONE DI ANNUNCIARE AGLI UOMINI CHA SIAMO TUTTI FIGLI DI DIO ECHE DOBBIAMO VIVERE COME TALI, CNDIVIDENDO LA PAROLA DI DIO, LAPREGHIERA.L’EUCARISTIA, LE GIOIE E LE SOFFERENZE

2. TUTTI I BATTEZZATI SIAMO CHIESA E SIAMO RESPONSABILI DELLA CHIESA

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3. LA MISSIONE DELL’AUTORITA’ NELLA CHIESA E’ ESSERE AL SERVIZIODELL’UNITA’DIAMORE E DI FEDE

4. LO SPIRITO SANTO E’ LA FORZA DELLA CHIESA

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE1. COSA E’ LA COSA PRINCIPALE NELLA CHIESA ?2. HO QUALCOSA DA FARE IO NELLA CHIESA ? CHE FACCIO ?3. QUAL’E’ IL COMPITO DELL’AUTORITA’ NELLA CHIESA ?4. COME SUPERARE LE DIFFICOLTA’ CHE NOI CRISTIANI ABBIAMO PER

RAGGIUNGERE L’UNITA’ CHE VUOLE GESU’ ?5. QUALI CONSEGUENZE DERIVANODAL FATTO CHE LA CHIESA E’ “SACRAMENTO

DI SALVEZZA” ?6. E DAL FATTO CHE E’ POPOLO DI DIO ?

PER APPROFONDIRE

Ef 4,1-16 1 Cor 12,12-31 Gv 15,1-10 Atti 2,41-47; 4,32-35 Rom 12,3-8

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Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

LA MADRE DI GESU’Catechesi 16 / 1997

L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.

Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.

Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre

e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».(Lc 1,33ss.)

La Vergine MariaMaria non è un mito, ma una donna vera, con una storia personale, anche seil Vangelo ci dà solamente alcuni tratti e non una vera e propria biografia.

Abita a Nazaret, paesino di nessuna importanza della Galilea, appartiene a un ambiente popolare, va sposa a Giuseppe, un carpentiere, inserendosi in un clan di ascendenza davidica.

Partecipa attivamente ai fatti della vita : fa visita a una parente anziana,va in pellegrinaggio a Gerusalemme, interviene alle feste di nozze.

Sa ascoltare e riflettere, ma anche parlare e prendere decisioni coraggiose.Contempla le meraviglie di Dio piena di stupore e attende da Lui giustizia pergli oppressi, secondo la spiritualità dei poveri di JHWH.

Cerca di comprendere i suoi progetti , pronta a mettersi a disposizione come “umile serva” del Signore : è questo l’unico titolo che si attribuisce.

Fatica a capire suo figlio, lo segue con materna premura e con fede eroica, condivide con lui la povertà di Betlemme, l’esilio in Egitto, il nascondimento di Nazaret e lo strazio del Calvario.

Infine è nel nucleo iniziale della prima comunità cristiana, in preghiera per invocare lo Spirito di Pentecoste ( At 1,14)Con queste informazioni, terminano le notizie che abbiamo di lei.

Immagine e primizia della chiesa

Tutto ciò, apparentemente, non è molto.. Però Maria è presente nei momenti decisivi : Natale, Pasqua e Pentecoste; sono i momenti che segnano rispettivamente l’inizio, il compimento e la comunicazione della salvezza.

Mentre suo figlio è l’immagine di Dio Salvatore, lei è il modello dell’umanità salvata., una di noi, ma associata a lui in maniera singolare.

Non per niente Luca la chiama nuova Gerusalemme., l’Apocalisse la rappresenta nella figura della donna vestita di sole, che genera il Messia ed èassalita dal drago.

E’ per questo che il lei la chiesa trova la sua prima e perfetta realizzazione “nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo” (LG 63)

Maria impersona la chiesa: non è un mito, è invece un modello concreto.Ripercorrendo il cammino della sua esistenza si comprendono le sue singolari prerogative.

E’ la prima cristianaQuando l’angelo Gabriele annunciò a Maria che era stata scelta per essere madre del Figlio di Dio, lei accettò la volontà di Dio e disse : “Io sono la servadel Signore, che si faccia la volontà di Dio”.

Sempre Maria accettò totalmente la volontà di Dio : sempre disse SI aDio, sempre ebbe fede in Dio, sempre confidò in Lui.

Per questo credette in Gesù , in colui che era allo stesso tempo frutto del suo ventre e Salvatore, figlio di Dio.

Sempre fu solidaria, condividendo, servendo aiutando chi aveva bisogno

( Lc 1,36-39 Gv 2,1-11 )

Soprattutto per la sua fedeGesù non fece nessun miracolo per venire incontro alla umile vita di sua madre , come di ogni madre povera.

Maria visse del pane che Giuseppe e Gesù guadagnavano con il loro lavoro.

Sebbene all’inizio non comprese totalmente il messaggio di Dio , sebbene vide crescere davanti ai suoi occhi Gesù simile agli altri, sebbene vide Gesù tradito, assassinato, sempre MARIA CREDETTE IN DIO E SPERO’IN LUI.Per questo la consideriamo la prima cristiana.

MARIA E’ IMMACOLATA, cioè priva del peccato originaleEssendo Madre di Dio la chiesa la chiama “piena di grazia” e “ benedetta tra tutte le donne”

Come VERGINE, Maria fu una donna totalmente consacrata alla causa della salvezza.La grandezza della sua verginità non sta solo nella sua integrità fisica , ma soprattutto nella totale dedizione del suo essere a Dio.

Maria è già in anima e corpo in cielo con Gesù, suo figlio (ASSUNZIONE)

Maria è anche nostra madreGesù prima di morire ci lasciò sua madre come madre nostra, come

madre della chiesa (Gv 19,25-27)Maria come madre di Gesù ci porta a Gesù

Come nostra madre , vuole che tutti i suoi figli siano fratelli, superando con fede e gioia le difficoltà della vita.Pensare a Maria , pregarla è aprire il nostro cuore alla speranza

Come a Cana Maria ci segnala suo figlio e ci dice “Fate quello che lui vidice “ (Gv 2,5)

SINTESI

1. Maria è benedetta tra tutte le donne perché è madre di Cristo, madre diDio

2. Maria è la prima cristiana per la sua fede e la sua fedeltà nel compiere lavolontà di Dio

3. Maria è anche nostra madre4. Maria è sempre unita a Gesù nell’opera di salvare gli uomini

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

1. Che significato ha Maria nella mia vita ?2. In che senso Maria è un esempio per tutti i cristiani ?3. Come posso dimostrare il mio amore di figlio verso Maria ?

PER APPROFONDIRE

Lc 1,26-38

Gv 19,25-27Gv 2,5

IO SONO IL FIGLIO DI DIO

Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte,

perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre,

così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Così anche voi consideratevi morti al peccato,

ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. (Rm 6, 3-11)

INIZIAZIONE CRISTIANAL'iniziazione cristiana è l’inserimento dei credenti in Cristo comemembri del suo popolo. Si attua nella educazione alla fede e neisacramenti del battesimo, della cresima e dell’eucaristia.Nella chiesa delle origini, l’aggregazione dei neofiti si sviluppasecondo questa dinamica: ascolto di un insegnamento iniziale suCristo, conversione al vangelo e a un nuovo stile di vita, battesimoe dono dello Spirito, partecipazione alla eucaristia e alla vitacomunitaria, accompagnata da un insegnamento più completo, “quasicome il nutrimento solido” che si prende dopo il latte dei bambini.Nelle epoche successive, fino ad oggi, gli adulti che si fannocristiani passano attraverso un itinerario di fede più o meno lungo,che si chiama catecumenato e arrivano a ricevere in un’unicacelebrazione il battesimo, la cresima e l’eucaristia.

Le cose vanno diversamente per i bambini. In Oriente ricevono i tre sacramenti insieme, poco dopo la nascita. In occidente li ricevonodistanziati l’uno dall’altro, in varie età, per ragioni di ordine pastorale ed educativo.

Battezzati nell’acqua e nello Spirito

Siamo cristiani, apparteniamo al nuovo popolo di Dio, la chiesa perchésiamo stati battezzati: Un giorno - eravamo molto piccoli - poseroacqua sulla mia testa e dissero queste parole :”Io ti battezzo nelnome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

Siamo stati battezzati nel nome di Dio che è Padre, che è Figlio eche è Spirito Santo, cioè nel nome della Santissima Trinità.

Adesso che sono adulto deve rendermi conto di cosa significa esserebattezzato. Devo essere conseguente con l’impegno di fede cheassumo attraverso il battesimo.. Altrimenti sarò cristiano solo dinome.

Io sono il Figlio di Dio

Il Battesimo è una cosa bella, ma molto impegnativaIl Battesimo è come la porta attraverso la quale entro a far partedella Chiesa, che è la comunità che mi accoglie.

Attraverso il battesimo inizio a far parte della famiglia di Dio : ècome se fossi nuovamente generato , però non come figlio di papa emamma, ma come “figlio di Dio”; con il Battesimo vive in me la vita diDio: questa è la Grazia ( 1Gv 3,1; Gv 3,3)

Gesù Cristo con la sua morte e resurrezione ha vinto il peccato ela morte. E’ per questo che nel battesimo , passiamo dal peccato(originale) alla grazia ,alla vita dei figli di Dio.

Il battesimo è anche una morte e una resurrezione : celebro la miamorte o rifiuto del peccato e la mia nascita o apertura alla fedenel Padre , nel Figlio e nello Spirito Santo.

La fede è la chiave per aprire quella porta . E’ per questo cheindispensabile la fede perché un adulto possa ricevere il battesimo.

Se si battezza un bambino è perché c’è l’impegno dei genitori dieducarlo nella fede.

Nel battesimo non è il sacerdote , ma Cristo stesso che, per mezzodel sacerdote, mi fa figlio di Dio (Rom 6,1-11 e Gv 3,9)

Seguire il cammino di Gesù

Ricevere il Battesimo è cominciare a seguire il cammino di Gesù.Seguire il cammino di Gesù è essere come Gesù: figlio di Dio.

Il Battesimo ci unisce a Gesù, alla sua sorte, ci pone nel suo camminodi amore, nella sua battaglia contro tutto ciò che è male, control’ingiustizia e l’egoismo.

Questo cammino d’amore per salvare i suoi fratelli lo portò alla morteviolentaSe mi succedesse questo sarà il battesimo di sangue.

Il mio impegno cristiano

Con il Battesimo che mi fa figlio di Dio e con il quale inizio a seguireil cammino di Gesù, mi impegno a :

1. Rompere con il peccato (il battesimo perdona i peccaticommessi e purifica la radice stessa del peccato : il peccatooriginale)

2. Osservare i comandamenti, soprattutto l’amore a Dio e agliuomini

3. Combattere tutto il male che le mie possibilità permettanolottando contro il mio e l’altrui egoismo

4. Denunciare le ingiustizie, non essere complice né attivo népassivo

5. Lavorare per costruire un mondo di fratelli, figli di Dio, giàadesso e qui

Questo è essere cristiani. Questo è l’impegno della mia fede cristiana

Il battesimo dei bambini

Il BATTESIMO di un figlio è la principale professione di fede deigenitori.Si battezzano i figli piccoli per la fede dei genitori. Come potranno igenitori essere sicuri che il figlio battezzato seguirà il cammino diGesù ?Solamente se essi si impegnano a seguirlo dando loro esempio di vitacristiana.. E’ logico che se la missione dei genitori si riduce a portarliin chiesa per il Battesimo, a battezzarli perché così fan tutti, perchéi nonni si arrabbiano, se no la gente critica...............

E’ per questo che diventa sempre più importante la preparazione deifigli al Battesimo. Però non solo i genitori : in certa misura, tutta lacomunità cristiana che ospita il battesimo deve impegnarsi a aiutareperché cresca come cristiano.

SINTESI

1. Il Battesimo è il sacramento della fede : attraverso ilbattesimo nasco alla fede morendo al peccato

2.Con il battesimo sono Figlio di Dio e appartengoufficialmente alla chiesa

3.Il mio battesimo mi impegna a seguire il cammino di Gesù

4.Battesimo dei bambini è un impegno dei genitori

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

Cosa celebriamo con il sacramento del battesimo ? A cosa mi impegna il battesimo ?

Come possono i genitori essere sicuri che il loro figlio battezzatoseguirà il cammino di Gesù ?

UNA PROMESSA MANTENUTA

Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni

Che ideahanno icristianidel nostrotempo neiriguardidel

sacramento della Confermazione o Cresima?Nella migliore delle ipotesi lo considerano un "rinnovo degli impegniassunti nel sacramento del Battesimo dinanzi al vescovo, qualerappresentane dell'autorità ecclesiastica.

Oppure lo considerano un "giuramento di fedeltà", simile a quello cheprestano le reclute iniziando il loro servizio militare (al catechismo siusava l'espressione di soldati di Gesù Cristo)

Per altri, la Cresima si è ridotta a una formalità necessaria per potersi“sposare in chiesa”; oppure è una occasioneper una festa familiare caratterizzata da qualche regalo speciale.

Infine, in questi ultimi anni si parla de1la confermazione come del“sacramento della maturità cristiana”.Precisa il Catechismo della chiesa cattolica. “Non si deve tuttaviaconfondere l’età adulta della fede con l'età adulta della crescitanaturale, e neppure dimenticare che la grazia non ha bisogno diuna “ratifica” per diventare effettiva”.

Il secondo sacramento cristiano è, dunque, giunto a noi alquantoimpoverito tanto sotto l'aspetto dottrinale, quanto sotto quellopastorale, nonostante i lodevoli sforzi di riscoprirlo e rinnovarlo.

«La preparazione alla Confermazione deve mirare a condurre il cristianoverso una più intima unione con Cristo, verso una familiarità più viva conlo Spirito Santo, la sua azione, I suoi doni e le sue mozioni, per potermeglio assumere le responsabilità apostoliche della vita cristiana» (CCC,n. 1309).

Cresimarsi: perché?

Fin dalle origini la Chiesa ha visto nel dono dello Spirito Santo la sorgenteda cui scaturisce la comunione di fede e di vita che unisce i discepoli diCristo; da cui le proviene la forza di compiere la missione che le è stataaffidata da Gesù.

Gli apostoli Pietro e Giovanni, ci dice il libro degli Atti degli Apostoli,vengono inviati dalla comunità di Gerusalemme nella regione della Samaria per conferire il dono dello Spirito a coloro che avevano accolto la Parola di Dio ed erano stati battezzati: “Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era.Infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo”.

Oggi questo dono dello Spirito si rinnova nella Chiesa con il sacramento della Confermazione, come a Pentecoste.

Leggiamo gli Atti 2,1-11

Luca ci racconta il compiersi di una promessa fatta da Gesù: la venutadello Spirito Santo , il suo Spirito, sui primi cristiani, sugli Apostoli nelgiorno di Pentecoste.

Lo Spirito, si può provarlo, trasforma gli Apostoli : perché comprendano che la Salvezza di Cristo è universale: non è

solo per Israele, ma per tutti i popoli senza discriminazione dirazza o di lingua. E’ per questo che ognuno li udiva parlare nellapropria lingua.

dà loro una forza per parlare e annunciare Cristo che prima non avevano : annunciano Cristo risorto , denunciano pubblicamente che l’uccisione di Cristo fu una ingiustizia, e preferiscono ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini

(Atti 2,22-36 e 3,13-16)

dà loro la forza di seguire il cammino di Gesù , di agire come Gesù senza paura per le persecuzioni, le accuse , il carcere ed anche per la morte

La Cresima ci dà lo Spirito SantoCosa succede nella vita di un bambino nella famiglia ?Prima nasce alla vita ; poi riceve l’alimento necessario per la sua sussistenza e crescita. Infine il ragazzo comincia ad essere responsabile della sua vita e comincia a compiere la missione di collaborare in qualche modo con la sua famiglia.

Qualcosa di simile succede nella vita del cristiano.

Prima nasce alla vita nuova di Dio nella Comunità della Chiesa attraverso ilBattesimo. L’Eucaristia è come l’alimento permanente per lo sviluppo di questa vita nella comunità cristiana.

Attraverso la Cresima riceviamo il dono dello Spirito come gli Apostoli a Pentecoste e così ci uniamo di più alla Chiesa , prendiamo ufficialmente la responsabilità di collaborare alla sua crescita, ci sentiamo spinti a maturare nel nostro impegno cristiano, a seguire sempre il cammino di Gesù diventando così “testimoni della fede”

Essere come GesùLa Cresima è dunque un sacramento importante per la maturità della mia fede e del mio impegno cristiano .

Il Vescovo è colui che ordinariamente impartisce questo sacramento con l’imposizione delle mani , con l’unzione crismale, facendo la croce sulla fronte del cresimando mentre dice :”Ricevi il sigillo dello Spirito Santoche ti è dato in dono”.

Quando il Vescovo mi dice queste parole mi impegna ad essere come Gesù.

L’unzione con l’olio significa :

che ci è dato lo Spirito di Gesù che rimarrà sempre con noi. che ci uniamo più intensamente a Cristo : ci facciamo più

“Cristi” (consacrati) che ci viene data la forza dello Spirito- la Grazia - per essere

come Gesù e 1. appartenere al suo regno2. proclamare con parole e opere la Buona Notizia di Gesù3. seguire le sue orme nella vita

PADRINO\MADRINA

In antico il padrino era il fedele che faceva da padre (o damadre, se madrina), sostituendo o aiutando i genitori, per lanascita di un nuovo cristiano nel Battesimo e nella Cresima,partecipando al rito e cooperando poi alla crescita nella fede. Neiprimi tempi della Chiesa era colui che aveva presentato il neofita.Oggi il padrino, previsto per il Battesimo e per la Confermazioneoltre a collaborare con i genitori, ha anche il compito dirappresentare in forma personale la comunità cristiana. Infatti,ponendo la sua mano sulla spalla del cresimando durante lacrismazione, il padrino risponde davanti al vescovo della condottadel candidato e, in nome della comunità, si assume laresponsabilità di aiutarlo a vivere da cristiano confermato.Il padrino o la madrina, eccetto in casi particolari, dev'essere uncattolico, già cresimato, di almeno 16 anni (che non sia il padre ola madre del cresimando e sia ben consapevole dell'incarico chesi assume).

«Abbia queste qualità:a. sia sufficientemente maturo per compiere il suo ufficio;b. appartenga alla Chiesa cattolica e abbia ricevuto i tresacramenti dell’Iniziazione Cristiana: Battesimo, Confermazioneed Eucaristia;(dal Rito della Confermazione, Cei,Nella scelta del padrino o della madrina deve valereprimariamente il criterio di fede e di idoneità spirituale e non diopportunismo; per quanto possibile sia lo stesso del Battesimoper meglio affermare il legame tra il Battesimo e la Cresima.Tuttavia, secondo le opportune disposizioni del Vescovo, non sinega la possibilità del padrino per la sola confermazione.

SINTESI ATTRAVERSO IL SACRAMENTO DELLA CRESIMA RICEVIAMO IL DONO DELLO

SPIRITO SANTO COME GLI APOSTOLI NEL GIORNODI PENTECOSTE .

IN QUESTO MODO CI UNIAMO PIU’ INTIMAMENTE ALLA CHIESA E CIIMPEGNAMO A CONTRIBUIRE NELLA REALIZZAZIONE DELLA NOSTRAMISSIONE DI CRISTIANI

PREGHIERA

VIENI NEL CUORE DI OGNI UOMO

Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito consolatore, vieni e consola il cuore di ogni uomoche piange lacrime di disperazione.

Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito della luce, vieni e libera il cuore di ogni uomo Idalle tenebre del peccato.

Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito di verità e di amore,vieni e ricolma il cuore di ogni uomo, che senza amore e verità non può vivere.

Vieni, Spirito Santo ,vieni, Spirito della vita e della gioia,vieni e dona a ogni uomo la piena comunione con te,con il Padre e con il Figlio, nella vita e nella gioia eterna,per cui è stato creato e a cui è destinato. Amen.

Giovanni Paolo II

PER APPROFONDIREAtti 2,4-17.38 ; 4,31 ; 10,44-48 ; 8,14-17 ; 9,31 ; 13,52 ;1,15 ; 11,16; 19,3-5Mt 3,11

Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO Catechesi 19 1998-3

Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò

e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».

Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice,e, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga 1 Cor 11,23-26

Siamo nati cresciuti in un ambiente in cui i nostri genitori ci obbligavano ad andare a messa le domeniche e le feste di precetto. Siamo cresciuti e ci siamo abituati ad andare a messa chi più chi meno. Facciamoci questa domanda :

SAPPIAMO PERCHE’ ANDIAMO A MESSA E FACCIAMO LA COMUNIONE ?Sempre il significato di un gesto bisogna ricercarlo nella sua origine, chi celebrò la prima eucaristia e perché la celebrò.

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Sicuramente sappiamo che la prima Eucaristia Gesù la celebrò riunito con i suoi discepoli , la vigilia della sua morte durante la sua ultima cena con loro.E’ indispensabile per capire conoscere il Significato della Pasque ebraica.

LA PASQUA EBRAICA

Gesù era ebreo. Gli Ebrei ogni anno all’inizio della primavera celebravano un festa che si chiamava PASQUA. Era un festa nella quale gli Ebrei celebravano la loro liberazione dall’Egitto.Il popolo d’Israele era schiavo in Egitto

“ Allora vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati per opprimerli con i loro gravami, e così costruirono per il faraone le città-deposito, cioè Pitom e Ramses. Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto più si moltiplicava e cresceva oltre misura; si cominciò a sentire come un incubo la presenza dei figli d'Israele. Per questo gli Egiziani fecero lavorare ifigli d'Israele trattandoli duramente. Resero loro amara la vita costringendoli a fabbricare mattoni di argilla e con ogni sorta di lavoro nei campi: e a tutti questi lavori li obbligarono con durezza. Poi il re d'Egitto disse alle levatrici degli Ebrei, delle quali una si chiamava Sifra e l'altra Pua: «Quando assistete al parto delle donne ebree, osservate quando il neonato è ancora tra le due sponde del sedile per il parto: se è un maschio, lo farete morire; seè una femmina, potrà vivere». Ma le levatrici temettero Dio: non fecero comeaveva loro ordinato il re d'Egitto e lasciarono vivere i bambini. Il re d'Egitto chiamò le levatrici e disse loro: «Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i bambini?». Le levatrici risposero al faraone: «Le donne ebree non sono come le egiziane: sono piene di vitalità: prima che arrivi presso di loro la levatrice, hanno già partorito!». Dio beneficò le levatrici. Il popolo aumentòe divenne molto forte. E poiché le levatrici avevano temuto Dio, egli diede loro una numerosa famiglia. Allora il faraone diede quest'ordine a tutto il suo popolo: «Ogni figlio maschio che nascerà agli Ebrei, lo getterete nel Nilo, ma lascerete vivere ogni figlia». (Es 1,11-22)

E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio diGiacobbe». Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo.

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Es 3, 6-8

I profeti nella storia del popolo della Bibbia avevano il compito di aiutare i credenti a non separare la fede dalla vita. La notte prima della liberazione il popolo ebreo si riunì per ringraziare Dio :

Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele loimmolerà al tramonto. Preso un pò del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. In quella nottene mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. E` la pasqua del Signore! In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dei dell'Egitto. Io sono il Signore!

Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne. Per sette giorni voi mangerete azzimi. Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele. Es 12, 3-15

L’AGNELLO

Gli Ebrei offrivano a Dio i frutti della terra o gli animali. Era un modo per ringraziare Dio per quello che avevano ricevuto. E’, più o meno, quello che facciamo noi quando facciamo regali alle persone che amiamo.Gli animali erano sacrificati, cotti e divisi in parti uguali. Una parte si offriva a Dio, una parte ai sacerdoti e l’altra ai membri della famiglia. Tutti quelli che si sedevano a tavola mangiavano e se ne dava a tutti quelli che si avvicinavano. Era una grande festa che si celebrava con molta gioia perché Dio era con loro e loro con Dio.

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IL PANE SENZA LIEVITO E LE ERBE AMARE

Il pane senza lievito non è molto buono. L’uscita dall’Egitto significava l’inizio di una vita nuova. Il popolo avrebbe dovuto ricordare il tempo della schiavitù per non cadervi nuovamente. Questo è il significato delle erbe amare.

RIASSSUMENDO

· uccidere l’agnello· al tramonto· cuocerlo al fuoco· mangiare in famiglia· di fretta· pane non fermentato

· sangue dell’agnello sugli stipiti delle porte

Arrivato nella terra promessa il popolo ebreo continuò a ricordare l’avvenimento del passaggio (Pasqua). In questa festa mangiano, bevono, danzano ricordando la vittoria ottenuta e soprattutto per nondimenticare :

· quello che Dio ha fatto con il suo popolo (lo liberò dalla schiavitù)

· che non dovevano allontanarsi da Dio e non costruire sistemied idoli oppressori.

LA ULTIMA PASQUA DI GESU’ E LA SUA PRIMA EUCARISTIAIL SACRIFICIO DELLA CROCE

Gesù muore assassinato sulla croce. Questa morte fu conseguenza della sua vita fedele all’amore al Padre e agli uomini.

La vigilia della sua morte (giovedì santo) prima di essere catturato Gesù si riunì con i suoi apostoli per cenare in occasione della Pasqua ebraica; è la sua cena di commiato, la sua ULTIMA CENA con i discepoli.

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In questa cena Gesù prese il pane, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse:” Questo è il mio corpo consegnato alla morte per il vostro bene” (era il suo corpo, che il giorno dopo sarebbe stato consegnato alla morte).

Dopo prese una coppa di vino e disse :”Questo calice è la nuova alleanza che Dio stabilisce per mezzo del mio sangue versato in sacrificio per voi” (erail suo sangue, era Lui stesso che moriva sulla croce versando il suo sangue (Lc 22,1-20)

Poi ci disse di ripetere questa celebrazione :”Fate questo in memoria di me”

LA NUOVA PASQUA DI GESU’ Lo spezzare il pane e distribuirne i pezzi ai commensali era una parte del rito della cena pasquale ebrea.Però questo gesto, accompagnato dalle parole di Gesù, acquisisce un significato totalmente nuovo : Questo è il mio corpo ! Questo pane spezzato è ora realmente il corpo del SignoreNello stesso modo, il vino del calice è realmente il sangue di Gesù, versato per tutti gli uomini.Il pane spezzato indica la morte violenta con cui moriva Gesù, sacrificandosi per formare la famiglia dei figli di Dio, il nuovo popolo di Dio.

IL SACRIFICIO DELLA CROCE E IL SACRIFICIO DELLA MESSA

Gesù sulla croce è il mediatore che intercede per noi La offerta che fa della sua vita è un sacrificio gradito al Padre (At 10,5-27)La morte di Gesù è un avvenimento storico unico che non si ripeterà.

L’Eucaristia è il “memoriale”, cioè il ricordo , la attualizzazione, la presenza tra noi oggi della morte salvatrice di Gesù.

Nell’Eucaristia la chiesa offre al Padre il sacrificio di Gesù (corpo e sangue)sotto i segni del pane e del vino.

UN RICORDO DI GESU’

Ricordare per ricordare non ha nessuna importanzaQuando celebriamo la messa (facendo la stessa cosa che ha fatto

Gesù nella sua ultima cena) ricordiamo la morte e la resurrezione di Cristo

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per seguire il suo cammino, per acquistare forza ed impegnarci con Lui e come Lui.

Gesù disse durante l’ultima cena :”Fate questo in memoria mia”. Ma concretamente cosa significa “questo”?

Quello che fece in quella cena e, soprattutto, “questo” è la sua vita impegnata, cioè fedele a Dio e agli uomini fini alla morte.

Gesù vuole che ricordiamo questa vita impegnata e che ci impegniamo anche noi uniti con lui nella COMUNIONE per potere anche noi portare avanti una vita come Lui.

UNA CENA IN CUI L’ALIMENTO E’ GESU’

La messa non è un ricordo qualsiasi , ma un ricordo in cui Gesù in persona si fa presente sebbene noi non lo vediamo.Gesù è presente nella Messa anche ne sacerdote, nella proclamazione della sua parola, nella comunità riunita nel suo nome e soprattutto nel pane e nel vino.

L’Eucaristia è vero cibo, un cibo semplice con pane e vino in cui mangiamo realmente il corpo offerto da Cristo che alimenta la nostra vita.Il mangiare insieme serve per stringere i vincoli tra i commensali.L’Eucaristia è dunque il grande segno di unità dei cristiani.Per questo diventa incomprensibile andare a messa per mettersi in un angolo senza partecipare fraternamente con gli altri del pane di vita.

LA MESSA E’ UNA CENA E UNA CELEBRAZIONE COMUNITARIA

La messa la si capisce all’interno di una comunità cristianaMangiamo e celebriamo con amici e il cibo e la celebrazione ci

unisconoE’ nella messa che si realizzano le parole di Gesù “dove sono due o tre

riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”La comunità cristiana celebra l’Eucaristia e l’Eucaristia va costruendo la

comunità.Celebriamo l’Eucaristia soprattutto di domenica perché Gesù è

resuscitato di domenica.

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NON SI PUO’ CAPIRE LA MESSA SENZA FEDE

Non è solo un atto di devozione o qualcosa in cui si deve partecipare per abitudine o per paura o quando si vuole ricordare un defunto.Non serve a molto se andiamo a messa perché ci sentiamo obbligati.Occorre fede.

S I N T E S I

1. Gesù, nostro Salvatore, durante l’Ultima Cena, la notte in cui fu tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue (la Messa), col quale perpetuava nei secoli, fino al suo ritorno glorioso, il Sacrificio della croce

2..I cristiani si riuniscono come fratelli nella Messa per celebrare la presenza del Signore Gesù, morto e risorto e per nutrirsi del Corpo che alimenta la vita dei Figli di Dio.

P E R L A R I F L E S S I O N E P E R S O N A L E

1. Cosa significano le parole di Cristo :”Fate questo in memoria di me”?

2.Perché l’Eucaristia è un impegno di unione con Cristo e con i fratelli ?

3.E’ giusto partecipare all’eucaristia e non condividere con gli altri anche altrecose ?

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P E R A P P R O F O N D I R E

Mt. 26,16-28 Mc. 14,22-24 Lc. 22,19-201 Cor. 11,23-251 Cor. 11,17-34Atti 2,42.46, 20,7-11

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Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

CAMBIARE CUORE E VITACatechesi 20 1998 \ 4

Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. (Lc 15,7)

SINTESI1. Tutti siamo peccatori2. La conversione consiste nel rispondere alla chiamata di Dio che ci ama, ci

apre le sue braccia e il suo cuore3. La conversione è un cambiamento di mente e di cuore che si deve vedere

nella nostra vita

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE1. Quando si commette un peccato, si fa un danno solo a se stessi o anche

ad altri ?2. Come si può correggere un peccato ?3. Quali cose dovrei lasciare per convertirmi e cambiare vita ?4. Si stanca Dio di perdonare i suoi figli ?

5. Ho, per caso, qualche nemico ? Che cosa posso fare ? Che cosa farò ?6. Cosa posso fare perché i nemici diventino amici ?

PER APPROFONDIRE

Lc 5,27-32 Ez 18,21 Lc 15,1-24 Mt 4,17 Mc 1,15Mt 5,23-24 Mc 11,25

Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

IL PERDONO DEI PECCATICatechesi 21 1998-5

“Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccatisaranno rimessi e a chi non li rimetterete

resteranno non rimessiGv 20,23

Il SENSO DEL PECCATO NEL NOSTRO TEMPO

Qual è il senso del peccato nel nostro tempo?In una inchiesta pubblicata da un diffuso periodico, leggiamo questi risultati.Il 90,5% degli intervistati ritiene peccato mortale l'omicidio, il 61,4% il furto,Sarebbero invece peccati veniali l'invidia (51,9%), la falsità (49,9%),l'egoismo (48,3%), la libertà sessuale (34,6%).Questi dati, da considerare con la dovuta prudenza, evidenziano pero lamentalità corrente di fronte al peccato. Oggi si tende a contrapporre i peccaticontro il dominio dì sé (per es. la libertà sessuale) a quelli contro il prossimo(per es. omicidio, furto...) considerando veri peccati solo questi ultimi.L'errore di fondo consiste nel contrapporre questi due tipi di peccati.Come attenuante si dice che non fanno male a nessuno.

Si dimentica però che c'è una "solidarietà" tra tutti i peccati. Ognuno di essicontagia e inquina l'ambiente morale.

Nel Talmud si legge un apologo, che esplicita il danno che ogni peccato recaal prossimo: «Alcune persone si trovavano a bordo di una barca. Una di esseprese un trapano e cominciò a fare un buco sotto di sé. Gli altri passeggeri,vedendo, gli dissero: - Che fai? - Egli rispose: - Che cosa importa a voi? Nonsto forse facendo il buco sotto il mio sedile? - Ma essi replicarono: - Sì, mal'acqua entrerà e ci annegherà tutti!».

Ogni peccato personale rende inquinato l'ambiente.

Chi non ha padronanza di sé non potrà offrire garanzie per un dono di sé inun impegno di giustizia, pace e solidarietà.

Da dove deriva questo diminuito senso del peccato?

Giovanni Paolo lI nella sua esortazione Reconciliatio et paenitentia (1984)elenca alcuni dei principali motivi:

1.Innanzitutto il senso del peccato viene meno perché manca il sensodell’offesa a Dio.In un mondo secolarizzato la sua presenza non è più ritenuta rilevante perle decisioni e l'agire dell'uomo.

2. In base ad alcune affermazioni della psicologia emerge lapreoccupazione di non mettere limiti alla libertà dell’uomo. In questomodo la persona è portata a non riconoscere le proprie mancanze.

3. Si nega che esistano atti sempre illeciti. Non esisterebbero delle normeassolute che proibiscono, per esempio, di uccidere, di commettereadulterio.....

4. Si riduce il senso del peccato al morboso senso di colpa affidatoesclusivamente alla competenza della psicoanalisi.

5. L’affievolirsi del senso del peccato instaura nell’uomo una tristezza

profonda.

Egli non vuole credere che Dio si occupi di lui, lo conosca, lo ami, loguardi, gli sia vicino.

Questa solitudine genera delle paure che assumono forme di psicosicollettive: angoscia per il vuoto dell’esistenza, per le conseguenze dellapotenza tecnologica, e per le grandi malattie che distruggono l’uomo.

A questo paure il cristianesimo oppone l'unica sana paura; il timordi Dio.

Temere Dio, secondo la Bibbia significa essere consapevoli deipropri limiti, avere fiducia in Lui nonostante tutto. Significa accettare la realtà dalle mani di Dio volta per volta.

A partire da questa consapevolezza si comincia a percepire il sensodel peccato e a relativizzare le altre paure.

La parola di Dio ci ricorda che “il timor di Dio” è il principio dellasapienza (Proverbi 1,7).

Dove non regna più il timor di Dio l'uomo perde la sua misura e la pauraassume il dominio su di lui.

Ma per un momento sospendiamo queste riflessioni e problematichee volgiamo il nostro pensiero al Vangelo con attenzione e cuoreaperto.

In seguito potremo riprenderle, se sarà necessario.

Infatti la riflessione ci porterà a vedere le cose, anche il peccato, inun altra dimensione.

L'ALLEANZA VIOLATA

Dalla Bibbia risulta che il peccato consiste essenzialmente nellapretesa dell’uomo di considerarsi completamente autonomo neiconfronti di Dio, decidendo da sé quello che è bene e quello che èmale.

Nell'Antico testamento ci viene presentato il racconto della caduta (Gn 3)

Il serpente pone alla donna un interrogativo apparentemente ragionevole:“E’ vero che Dio ha detto: non dovete mangiare di nessun albero delgiardino?”

In realtà questa domanda contiene una insinuazione. Non nega Dio, ma fa passare dalla fiducia alla diffidenza verso Dio. Ecco allora il significato profondo del racconto: il sospetto gettato sul rapporto con Dio spinge l'uomo a costruirsi da solo il proprio mondo non tenendo conto dei limiti del bene e del male che vengono volutamente ignorati con la disobbedienza.

La predicazione dei profeti consisterà essenzialmente nella denunzia del peccato. Questo è visto come idolatria, ingiustizia contro i deboli, falso culto che ha la pretesa di nascondere l’ingiustizia sociale (Amos 5,21)

Ma questa rivelazione sull’uomo è, allo stesso tempo una rivelazione su Dio, sul suo amore, sulla sua misericordia.Nel Nuovo Testamento, gli evangelisti Matteo, Marco e Luca parlano quasi sempre di peccati al plurale evidenziando soprattutto i singoli atti peccaminosi che nascono dal cuore dell'uomo (Mc 7,2lss).

In Giovanni il peccato è essenzialmente l'incredulità dell'uomo cherifiuta Cristo. E’ una situazione di ingiustizia di cui è prigionierol’individuo, ma soprattutto il mondo, cioè l’umanità intera. Il “peccatodel mondo” in Giovanni è la misteriosa situazione di sventura chesta dietro ad ogni atto peccaminoso: è il rifiuto dell’opera salvifica diCristo e di ogni rinnovamento del mondo voluto da Dio.

In Paolo la radice è individuata nell’empietà, cioè nel rifiuto di mettersi inrapporto con Dio.

E’ il rifiuto di riconoscere Dio come Dio, nel vivere come se Lui nonesistesse. E’ il tentativo da parte della creatura di cancellare di propria iniziativa, quasidi prepotenza, la differenza infinita che c’è tra essa e Dio.

L'uomo non accetta Dio, ma fa se stesso dio; è lui a decidere di Dio e non viceversa. Le parti vengono invertire: l'uomo diventa il vasaio e vorrebbe che Dio fosse il vaso che egli modella a suo piacimento (cf Rm 9,20ss)

Giacomo ricorda: “Sottomettetevi a Dio, resistete al diavolo, egli fuggirà davoi” (Gc 4,7)

Nell’obbedienza a Dio scopriamo con gioia la nostra crescita in Lui. Ilpeccato diventa il vero ostacolo che impedisce la crescita, lo sviluppointegrale dell’uomo e delle sue possibilità.

DAL PECCATO ALLA GRAZIA

Occorre considerare il peccato all’interno della misericordia e delperdono di Dio per comprenderne le vere ragioni. Infatti soltanto ilperdono, dono di Cristo nello Spirito, che permane e si sviluppaattraverso la Chiesa e i suoi sacramenti è il luogo ove il peccato puòessere scoperto, riconosciuto, espiato e diventare occasione di unamore grato al Signore.

Egli ci ha creati e salvati prevedendo il nostro peccato. Il tesoro dellasua misericordia è già in anticipo a nostra disposizione.

Ecco perché l’unico grande peccato che non può essere rimesso èquello contro lo Spirito (Matteo 12,31).

L'unica ragione è questa: perché si rifiuta il perdono mettendosi fuoridalla misericordia di Dio.

Se la priorità è nel perdono di Dio è possibile comprendere l’esigenza dilasciarsi incontrare da Lui attraverso una decisione fondamentale che puòrispondere al seguente invito: “Oggi, se udite la sua voce non indurite i vostricuori” (Eb 4,7)

Il primo passo da compiere di fronte questa sollecitazione consiste nelriconoscere il proprio peccato.

San Giovanni ci dice che se affermiamo di essere senza peccato,inganniamo noi stessi e facciamo di Dio un bugiardo e la sua parola non è innoi (cf Gv 1,8-10).

Questo itinerario dell'umile riconoscimento prepara il secondo passo: ilpentimento.

Nella sua parola originale, metanoèin, indica un cambiamento dimentalità. Si tratta di sostituire il nostro giudizio con quello di Dio. Tutto ciòchiede una specie di "trafittura del cuore" perché nel riconoscere la bontà deldisegno di Dio dobbiamo imparare a dare torto a noi stessi.

Così fece la folla il giorno di Pentecoste dopo la predicazione di Pietro: “Sisentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Chedobbiamo fare fratelli? E Pietro disse: Pentitevi e ciascuno di voi si facciabattezzare” (Atti 2,37-38).

Un terzo passo verso la misericordia di Dio consiste nel lasciare il peccatoin modo definitivo perché noi siamo “morti al peccato” (cf Rom. 6,2).

Il peccato rende schiavi finché non gli diciamo un vero “no”. Soltantoallora esso perde quasi del tutto il suo potere su di noi.

Gesù ci dice come al paralitico: «Vuoi guarire?» (Gv. 5,6). Lo vuoi veramente? Perché, se lo vuoi veramente, lo sarai.

Attraverso questo itinerario possiamo disporci ad accogliere la grazia di Dionel sacramento della Riconciliazione.

È però decisivo lasciarsi interrogare e giudicare dalla Parola di Dio. Questa cidona il coraggio di cui abbiamo bisogno per superare le nostremanchevolezze. E’ la grande fiducia che dobbiamo avere quando celebriamoil sacramento della Riconciliazione.

Prima di confessare il peccato occorre confessare la fede nel Signore Gesù.

Talvolta molti non si confessano perché non riconoscono la presenza delSignore che riconcilia. Ma se non si confessa la fede Lui, come si potrebbepoi confessare e riconoscere il proprio peccato?

E’ il confronto con la Parola che ci costruisce.Questa Parola, risuonando nella nostra vita, ci fa sentire che siamo opera delSignore e che per opera sua riusciamo ad amare gli altri e ad annunciare,nonostante tutte le lacerazioni che avvengono, la possibilità di un mondoredento e rinnovato.

LA COSCIENZA ALLA LUCE DELLA BIBBIA

La ricerca del termine "coscienza" nella Bibbia sembra non offrire moltirisultati. Infatti si trova raramente nell'Antico Testamento. Brevi cenni sonoriferiti ai Vangeli e agli altri scritti apostolici.

Solo in san Paolo abbiamo una riflessione elaborata sulla coscienza.

Nell'Antico Testamento non c'è una parola tecnica per indicare lacoscienza. Alla parola astratta vengono preferite immagini concrete,legate al modo ordinario di intendere le cose (per esempio l'affetto èindicato con l'espressione “viscere di misericordia” (Lc.1,78).

Per lo più è presente il termine cuore. E quella interiorità dell'uomo,ove la parola di Dio giunge come un giudizio. Così Giobbe dirà di sé stesso: «La mia coscienza (cuore) non mirimprovera nessuno dei miei giorni» (Gb 27,6). Il credente israelitasa che Dio scruta il cuore. Perciò è il cuore che loda o biasima (cf 2Samuele 24,10) gli atti compiuti.

Ma il cuore può fare molto di più: può ascoltare il suggerimento delloSpirito che lo guida e lo illumina e, se ha agito male, lo chiama arinnovare l'incontro con Dio. Il salmista prega infatti così: «Crea in me, o Dio, un cuore puro,rinnova in me uno spirito saldo» (Salmo 50,12).

Nel Nuovo Testamento i Vangeli evidenziano il concetto di “cuore”. Esso èper Gesù la sorgente della vita morale, il centro da cui provengono il bene e ilmale (Mc 7,18-23).

Nel cuore sì deve radicare quella generosità da Lui domandata: accogliere laParola (Lc 8,15), amare Dio (Mt 22,37), perdonare al fratello (Mt 18,35).

Per Paolo il messaggio centrale è questo: lo Spirito rinnova il cuoredell'uomo; c'è un pentimento e una conversione che implica una rinascita delcuore.

La coscienza buona è propria di chi sa essere se stesso davanti a Dio. Equesto l'atteggiamento di Paolo di fronte al suo Salvatore e Giudice (1 Cor4,4).

Chi sa essere sé stesso davanti al Signore. non giudica mai secondo unapropria. coscienza individualistica, o per ragioni emotive che portano arelativizzare, o per una legge da cui si sente costretto.

Avrà invece cura di mantenere vivo nella preghiera e nell'ascolto il suostare davanti Dio con tutto il suo cuore.

CHI SI CREDE GIUSTO

Questo insegnamento biblico ci permette di valutare alcuneconcezioni contemporanee di coscienza che risultano insufficienti,perché la persona non sta con tutta se stessa davanti a Dio.

Ecco quelle più ricorrenti:

1. Coscienza individualistaHa la pretesa di giudicare il bene e il male esclusivamente in baseall’intenzione ritenuta buona, ma in questo modo la persona, previlegiandole proprie decisioni, non sta pienamente davanti a Dio che può anzidiventare l’avversario delle proprie scelte individualistiche. Questaconcezione esclude di fatto che si possa parlare di formazione dellacoscienza. Essa infatti non si lascia mettere in discussione. Sa già ciò cheè bene.

2 Coscienza relativisticaE’ una conseguenza della precedente. Tutto diventa relativo, non vincolante,non decisivo. Il Magistero della Chiesa può solo esortare, secondo questaconcezione, alla coerenza, alla fedeltà.Non può invece insegnare contenuti moralmente

obbligatori. I giudizi del Magistero in ambito morale sarebbero solamente delle indicazioni di cui tener conto come un parere tra gli altri.

La persona “diluisce” le esigenze assolutedella legge di Dio e della Chiesa con delleargomentazioni che sono più vicine al proprioparere o alla cosiddetta “opinione” generale: siattribuisce a sé stessi il diritto di sapere ciò cheserve alla salvezza minimizzando la Legge diDio e il Magistero della Chiesa.

3.Coscienza farisaicaHa la pretesa di giudicare il bene e il male secondo il criterio di una leggeattribuita a Dio, ma che risulta staccata dalla vita della persona e perciò vieneimposta da osservare come una costrizione.

Si dimentica che la Legge è espressione dell'Amore di Dio che ci chiedenon solo di agire secondo la lettera dei comandamenti, ma di vivere in modopieno e responsabile il nostro rapporto con Lui.

La visione biblica non ci permette soltanto di misurare le concezioniinsufficienti della coscienza morale, ma anche di cogliere la proposta che laparola di Dio ci invita a fare nostra nel Cristo: il suo sangue purificherà lanostra coscienza dallo stato di morte della nostra precedente condotta e cirenderà degni per il servi zio del Dio vivente (cf Ebrei 9, 14).

PERCHÉ CONFESSARSI

Nessuno oserebbe mai chiedere perché, nei normali rapportiinterpersonali, si debba saggiamente riconoscere i propri sbaglipresentando concretamente le proprie scuse e riparando il male fatto,per quanto sia possibile.

L'interrogativo sorge, invece, quando si tratta del nostro rapporto con Dio.Non certo quello intimo e diretto con Lui, ma quello che, per volontà stessa diCristo, viene mediato dalla Chiesa Una difficoltà più che normale.

Conosciamo bene il disagio che si incontra per ristabilire un rapportomalamente interrotto, per riprendere un dialogo, ricordare un triste passato eammettere la propria stoltezza...

Ma fino a quando non si ha il coraggio di fare questo, il semplice pentimentointeriore resta come inibito, insoddisfatto, in capace dì trovare la via perconcretizzarsi.

Anche la grazia, amore gratuito di Dio, raggiunge l'uomo rispettando la suarealtà psicologica, che ha bisogno di esprimere esternamente ciò che hadentro il cuore.

UN PERDONO CHE PASSA SULLE STRADE DELL'UOMO

La persona per crescere e maturare, per trovare pienezza di senso alla suaesistenza, ha bisogno di sentirsi in comunione, di amare e di essere amatacon gesti concreti. Per questo c'è la Chiesa visibile. «Piacque a Dio disantificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame traloro, ma volle costituire di loro un popolo» (Lumen gentium, n. 9).

Questa è la realtà profonda della Chiesa strumento visibile dellamisericordia di Dio, per darci la possibilità di esprimere la nostraconversione, per assicurarci del suo perdono, per farci toccare conmano quell’amore invisibile.

In questa vita sono inevitabili, per la nostra debolezza, le piccole e le grandiinfedeltà all'amore divino. Come esprimere il profondo bisogno di manifestareil nostro pentimento, come avere un segno visibile e certo di quell'amore cheè più forte delle nostre infedeltà?

UN SEGNO CERTO DEL PERDONO DI DIO

Come un giorno la voce di Gesù diede al paralitico, alla peccatrice,all'adultera, o ai suoi discepoli durante l'Ultima cena la certezza del perdono,così oggi quello stesso Gesù, attraverso la realtà umana della Chiesa (chemisteriosamente continua l'opera della Redenzione di Cristo), ci dà lapossibilità di manifestare visibilmente il nostro pentimento e di sentire ancoraquella voce che assicura il perdono di Dio a quanti sono sinceramente pentitidel male commesso e hanno l'umiltà e il coraggio di riconoscersi peccatori.

Una certezza che passa ovviamente attraverso la realtà psicologicadell'uomo, ma che non si deve ridurre a una semplice sensazione soggettiva.

Essa è fondata sulle parole stesse di Gesù: «Come il Padre ha mandato me,anch'io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccatisaranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv. 20,21-23).

Non dimentichiamo poi che ogni infedeltà alla legge del Signoreprocura una ferita al progetto di Dio sull'umanità, di cui la Chiesa è realtà,simbolo e custode.

Non solo, ma ogni peccato è sempre in qualche modo anche un'offesaai fratelli, se non altro perché ci chiude in una gretta e dannosa idolatria dinoi stessi.

E’ quindi giusto che la Riconciliazione ci venga anche attraverso larealtà umana della Chiesa che, come il Cristo, rappresentacontemporaneamente l'umanità offesa e il Padre che perdona.

DIO MI PERDONA SE MI CONVERTO

Dio mi aiuta a convertirmi, Cristo che è Dio, perdona i miei peccati. Ma devoessere io a riconoscermi peccatore.

Come posso sapere se Dio mi ha perdonato ?

Gesù risorto lascia alla sua chiesa il suo potere di perdonare i peccati

Essendo Dio un padre sempre disposto a perdonare i suoi figli, ci lasciò unostrumento attraverso il quale ci possiamo essere sicuri di aver ricevuto ilperdono e sentire la gioia di essere perdonati.

E’ per questo che Gesù risorto lascia alla sua chiesa il suo potere diperdonare i peccati che è il potere di Dio.( cfr Gv 20,19-23; Mt 16,19; Mt 18,18 )

La chiesa esercita questo potere , soprattutto, attraverso il sacramento dellapenitenza o riconciliazione o confessione.I cristiani hanno la possibilità di celebrare la loro riconciliazione con Dio permezzo di questo sacramento.

Momenti del sacramento della riconciliazione

1. Riconoscere che ho peccato, ricordare le mancanze e soprattutto gliatteggiamenti di peccato di cui la mia coscienza mi accusa chiaramente(ESAME DI COSCIENZA)

2.Pentirsi, convertirsi da questi atteggiamenti che mi separano da Dio e daifratelli (CONTRIZIONE O CONVERSIONE DEL CUORE)

3.Avere la volontà decisa , che cerca tutti i mezzi efficaci, di separarmi eallontanarmi dagli atteggiamenti sbagliati e dalle azionipeccaminose(PROPOSITO)

4.Confessare ciò di cui la mia coscienza mi accusa al sacerdote che, nellacomunità cristiana, è il ministro autorizzato a perdonare nel nome di Cristo(CONFESSIONE)

La confessione dovrebbe essere una delle cose più impegnative della nostravita, se non siamo disposti a lasciare seriamente le cose che ci separano daDio e dai fratelli sarebbe meglio non confessarsi.

C’è l’obbligo di confessare i peccati compiuti consapevolmente eliberamente, che in coscienza sono gravi e pregiudicano le mie relazioni conDio e con i fratelli.

E’ comunque conveniente confessare gli altri peccati di minor importanza.

5.Ricevere dal sacerdote l’ ASSOLUZIONE , che è il segno, la dimostrazionevisibile che Dio mi ha perdonato e che la comunità mi riceve nuovamente congioia.

6.Devo però dimostrare con le mie azioni (con la penitenza che il sacerdotemi dà e soprattutto con il mio nuovo atteggiamento) che la mia conversione èseria (SODDISFAZIONE O PENITENZA)

PER APPROFONDIRE

Gv 20,19-23 Mt 18,15-35

Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

IL MATRIMONIO CRISTIANOCatechesi 23 1998- 6

1. SPOSARSI IN CHIESA: PERCHE’ ?

Questo interrogativo diventa sempre più frequente e interpellante. Fino apochi anni fa esso non esisteva. Lo sposarsi in chiesa faceva parte dellavita perché c’era un'integrazione globale tra vita di fede e ambientesociale, tra parrocchia e territorio.

Già il nascere comportava l'essere battezzati, il frequentare la catechesi e poi losposarsi in chiesa. Il matrimonio si identificava pienamente con il matrimonio inchiesa. Si nasceva cristiani e non lo si diventava. Lo sposarsi in chiesa, è l'unicomodo di sposarsi ? Il matrimonio per essere tale o essere vero, deve per forzaessere fatto in chiesa ? Un uomo e una donna che non accettano di sposarsi inchiesa per questo non dovrebbero sentirsi sposati ? Se è l'amore che fa ilmatrimonio, questo non può essere presente anche al di fuori della celebrazionereligiosa ?

La maggioranza delle persone, almeno nel nostro ambiente sociale, sceglie ancoradi sposarsi in chiesa anche se la percentuale di chi si sposa civilmente o convive ègià elevata e in continua espansione. Ma se domandiamo a chi si sposa in chiesaperché lo fa, riscontriamo diverse, e alle volte contraddittorie motivazioni:

Molti non si pongono il problema: Io fanno per «naturali» legami con lafamiglia di origine. e con l'ambiente sociale, anzi addirittura si meravigliano quandopreti. o anche amici, propongono di premettere degli incontri per verificare escoprire il senso di tale scelta ed, eventualmente, attendere di farla.

Alcuni lo fanno, e anche hanno il coraggio di dirlo, per non avere conflitti conil vivere sociale, o per non creare problemi e ferite nello parentela.

Altri sono mossi da reali sentimenti «religiosi». Ma non ancora di fede. Sisposano in chiesa perché, ed è vero, il matrimonio è un grande atto della vita e perquesto vogliono farlo con la benedizione del Signore, o perché si apre un nuovocapitolo della vita, una nuova esperienza e non si vuole farla da soli, senza l'aiutodel Signore. Questi sono pensieri molto nobili, ma un cristiano dovrebbe avere unaconsapevolezza più attenta e motivazioni più evangeliche.

1.1 Sposarsi in chiesa non è l’unico modo di sposarsi

La scelta dl sposarsi In chiesa non va contrapposta al matrimonio civile e neppurealla «convivenza» . Cioè non si può negare che anche nel matrimonio civile e nellaconvivenza possano essere presenti valori quali l’amore, la fedeltà, l’impegno diapertura alla vita e ai problemi degli uomini.

È giunto il tempo di riconoscere che anche negli ambienti civili e sociali si possonoscoprire e si possono vivere valori altamente umani. Sposarsi in chiesa allora, nonindica solo impegnarsi nell’amore, nella fedeltà, nell'indissolubilità, valori chepossono essere vissuti anche nel matrimonio civile.

Sposarsi in chiesa è una scelta di fede e, quindi. può essere fatta solo da personecredenti. Forse potrebbe essere la prima scelta di fede che viene fatta in personeadulte e mature, dato che il battesimo viene «dato» quando manca ancora laconsapevolezza, e anche l'eucaristia e la cresima sono celebrate in età ancora fa-cilmente condizionata dall’ambiente e dai genitori.

Allora, che significa credere?Quando una persona può dirsi credente?

Per molti aver fede significa «credere che Dio esiste» per altri la fede è compiereatti religiosi, per altri ancora è osservare alcune determinate regole o leggi.

È questa la fede?

Alcuni fidanzati, quando si domanda loro di fare un cammino di fede prima del matrimonio,rispondono che essi hanno già la fede, Forse dire di «avere» la fede è segno che non c'è lafede. Dire di conoscere già una persona è segno che non la si conosce, perché l'avvenire diuna persona è molto più grande e vasto del suo passato e del suo presente. Così ciò che siconosce di Dio è senz'altro assai inferiore di quello che Dio è e di quello che si manifesterà.

Essere credenti allora, vuoI dire tendere verso la conoscenza di Dio, camminare verso la veritào meglio verso la continua riscoperta del suo pensiero e della sua volontà. O meglio ancora, lafede è tensione costante a lasciarsi abitare da Dio, penetrare dalla sua rnentalità.

Come si fa a “CONOSCERE” Dio?

Anzitutto con l'atteggiamento di ascoltoUna persona la si conosce quando la si ascolta. Nessuno conosce un altro, sequesti non si manifesta e non si rivela.

Attivando il discernimento

Ci sono alcuni criteri importantissimi: Ascoltare in profondità e. con disinteresse i fatti della vita, cioè lasciarsi

provocare dalle tensioni e dalla storia ( è il momento della riflessione personale).

Confrontare queste tensioni con la parola di Dio scritta. Pervedere se esse sono nella logica di Dio, quindi, nella logica dellavita, dell'uomo, della giustizia, della libertà. Della comunione ( è ilmomento del confronto con la parola di Dio).

Trovare momenti di confronto con altri credenti nella consapevolezza cheinsieme si può discernere con più lucidità e riconoscendo che lo Spirito parlanon solo al singolo ma anche e soprattutto alla comunità. «Dove due o più sonouniti nel mio nome. io sono in mezzo a loro» (Mt 38,18) (è il momento dellacomunità).

Credere, quindi. non solo è cercare Dio. ma è vivere secondo Dio, fare scelte inlinea col pensiero di Dio. Oggi si insiste giustamente nel dire che credere è entrarenel progetto di liberazione di Dio per farsene carico e portarlo avanti.

La fede non è più intesa come una ricerca di salvezza soggettiva, come un «salvarsil'anima», ma come un accogliere la chiamata di Dio per impegnarsi a continuare ead allargare la salvezza.

1.2 Che significa sposarsi in chiesa ?

E’ riconoscere che il proprio amore nasce da Dio e solo con il lasciarsi abitare daDio, esso potrà durare e crescere.

È, quindi, scegliere di vivere il proprio matrimonio davanti a Dio, o meglio, incostante confronto e ascolto della sua parola. In questo senso si può dire chesposarsi nel Signore è sposare il Signore!

E’ prendere coscienza che l'amore uomo donna è presenza di Dio; cioè Dio,nell'amore dell'uomo e della donna, inizia e compie la sua alleanza con gli uominied ha così inizio la chiesa.

È riconoscere che l'amore è un dono e ogni dono che Dio fa è dato da lui perchégiovi a tutti.

Questa è la grande regola che dovrebbe qualificare la vita dei cristiani ! Gli sposidevono vivere l'amore umanamente e pienamente. ma devono viverlo offrendolo aDio perché Dio intende fare qualcosa di grande, attraverso questo amore, per gliuomini i coniugi non possono privatizzarlo: sarebbe come privatizzare ilsacerdozio!

Sposarsi in chiesa vuol dire sposare la chiesa, la comunità, nel senso di aprirsi e disentirsi responsabili dei problemi della comunità.

La comunità dovrebbe dire continuamente agli sposi: «Amatevi molto, perché cosìcapiremo come Dio ci ama, perché scopriremo qualcosa di Dio, perchédall'intensità del vostro amore avremo una buona notizia di Dio! Non sciupatequesto amore, altrimenti ci toglierete qualcosa. Non tenete il vostro amore solo pervoi altrimenti è come se teneste un bene che non è solo per voi ma per tutti».

2. IL MATRIMONIO E’ UNA VOCAZIONE

2.1 SituazioneFino a qualche anno fa due persone sì sposavano in chiesa perché si amavano eperché esisteva dentro questo amore l'impegno di generare figli e di educarli.Anche oggi se si domanda in che cosa si differenzi il matrimonio civile da quelloecclesiale, non si riesce ad avere una convincente risposta. L'amore, l'impegno difedeltà, di fecondità possono esistere nell'uno e nell'altro caso.Al massimo, lo «sposarsi in chiesa» indicava, o indica, un rapporto con Dio perchéegli con la sua «grazia» conservi e prolunghi l'amore.Parlando di «vocazione», spontaneamente si pensa al prete, al religioso o allareligiosa. Essi sarebbero chiamati a rinunciare all'amore e a dedicarsi alle personee alla comunità.L’essere preti o suore è una rinuncia all'amore oppure è in modo diverso di amare?Solo loro sono chiamati a dedicarsi alle persone, alla comunità e ad impegnarsinell'annunzio del Vangelo perché crescano la giustizia, la dignità, la fraternità? Oggisi dice che ogni vita è una vocazione e che, addirittura, il matrimonio è unavocazione alla pari del presbiterato e della vita religiosa. Questo, cosa vuoI dire?

2.2 E’ importante non ridurre il matrimonio ai figliUn tempo i due si sposavano in vista dei figli e in funzione di loro. Lo scopo primario del matrimonio, si diceva, era generare ed educare. L'esseregenitori prevaleva sull'essere sposi; la famiglia aveva assorbito il matrimonio. Oggic'è un recupero del matrimonio, o meglio, si riscopre il primato dell'essere sposinon per negare la famiglia o per ridurre l'importanza dei figli ma per dire che se nonc'è vita di coppia se non si è sposi non c'è famiglia, non c'è educazione dei figli. Intermini di fede, se la coppia non vive il rapporto con Cristo e non è inserita nellacomunità neppure i figli potranno riscoprire la fede e camminare nel servizio alPadre e agli uomini.

Quando si dice di non ridurre il matrimonio ai figli si vuole anche, esoprattutto, affermare che il matrimonio è chiamato a esprimere«qualcosa» di grande di cui il figlio può essere un segno, ma non l'unicosegno. Cos'è questo «qualcosa»?

2.3 L'amore dei due sposi è chiamato a rivelare l'amore di Dio.Dio è invisibile e nessuno può conoscere Dio, perché egli «abita una luceinaccessibile»: spesso si parla di Dio, ma come si fa a conoscere Dio?Siccome nessuno può raggiungere Dio, Dio cosa fa? Prende a prestitol'amore di due sposi per dire e comunicare la sua vita e il suo amore:«Guardare due sposi come si amano. Così anch'io amo voi».

L'amore matrimoniale è il segno, lo strumento, nel quale Dio rivelal'intensità e la qualità del suo amore. Per questo si dice che l'amore di duesposi è l'immagine dell'amore di Dio. Cosa vuoi dire «immagine»? Chequesto amore è un riflesso dell'amore di Dio, e se è un riflesso, vuol direche la sorgente è sempre Dio.

Allora l'amore di due sposi deriva da Dio e guardando il loro amore siintuisce «qualcosa» dell'amore di Dio.

L'amore sponsale è importante. È un luogo primario dove Dio si manifesta erivela. Senza questo luogo, Dio manca di un modo importantissimo permanifestarsi.

2.4 Il senso della parola vocazioneOgni persona ha una vocazione, cioè possiede dei doni, delle capacità chemanifestano «qualcosa» di Dio. Questi doni provengono da Dio e sonodati perché «servano» a tutti gli uomini e, quindi, non li si può privatizzare.Il tenerli per sé, l'appropriarsene, è non vivere la vocazione. L'essere preti,l'essere religiosi, l'essere sposati, sono doni di Dio, sono delle chiamate.Nella chiesa il valore della verginità e del celibato hanno avuto una nettasuperiorità, tanto forte da dare l'impressione di un deprezzamento delmatrimonio, così da considerarlo un ripiego di fronte alla debolezzaumana.Nella comunità cristiana le uniche vocazioni riconosciute erano il pre-sbiterato e la vita religiosa. Il matrimonio non è quasi mai stato compresocome vocazione. Oggi, dopo il concilio Vaticano lI, si dice che nellacomunità cristiana ci sono tre grandi vocazioni: matrimonio, vita religiosa,sacerdozio.Accettiamo con naturalezza che le chiamate ad essere prete, ad esserereligiosi siano vocazioni. Ma per i fidanzati? Gli sposi? Essi si sposano, sidice, perché c'è un'attrattiva, c'è un «piacere» nel volersi bene. Chec'entra la vocazione? La vocazione è, si afferma, rinuncia, sofferenza, èuno staccarsi dalle cose e dal mondo, dal piacere.Il matrimonio invece, si dice non è così. E’ cercato perché c'è il piacerenello stare insieme e nell'incontro sessuale. Però domandiamoci: lavocazione è una chiamata alla sofferenza o alla gioia?È una chiamata a separarsi o a stare dentro?La vocazione vuol dire chiamata ad esprimere qualcosa di Dio e del suomistero: possiamo, pertanto, dire che la gioia, la festa (intese nel sensoautentico) fanno parte dell'alleanza di Dio con gli uomini Questa alleanza èdescritta nella Bibbia come «festa» per gli uomini!

Il matrimonio, appunto, è chiamato ad esprimere, rivelare questa alleanza nellasua dimensione di vita, di gioia, di comunione.

Il religioso esprimerà la gratuità e l'universalità di questa alleanza; il prete,invece, accentuerà con la vocazione che quest'alleanza è iniziativa di Dioe che solo nel rapporto con la Parola e con l'eucaristia può rinnovarsi eringiovanirsi.C'è l'urgenza di riscoprire e di sottolineare che matrimonio, vita religiosa,presbiterato sono tre «modi» dì vivere l'unico mistero di Dio, cosìprofondo e immenso che nessun «modo» e nessuna Vocazione puòesprimerlo in totalità.Ogni vocazione esprime «un aspetto» di Dio, ma non tutto Dio e quindi,ognuna è bisognosa dell'altra («il Dio che c'è in una, cerca il Dio che c'ènell'altra»). Per questo il concilio ha guardato alla chiesa come «popolo diDio» nel quale tutti si ritrovano come fratelli e dentro al quale nessuna«categoria» può sentirsi privilegiata, qualunque sia il carisma (dono)concesso o la funzione da svolgere.

3. IL MATRIMONIO COME ALLEANZA DI DIO CON GLIUOMINI

3.1 SituazioneÈ naturale amare come è naturale sposarsi.Il matrimonio è esistito prima di Cristo e anche al di fuori dell'ambiente biblico.Come allora si può pensare che esso sia un «sacramento» quando i «sacramenti»,

si dice, sono stati istituiti da Gesù Cristo?Però, dovremmo sapere che il sacramento, i sacramenti, sono più vicini alla vita, ealla vita di tutti i giorni, di quanto si pensi; anzi sono la vita, perché è nella vita cheDio vuole entrare per farla crescere. «Sono venuto perché gli uomini abbiano la vitae l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10)

Quando si usa l'espressione matrimonio-sacramento, si tende a sottolinearel'indissolubilità del vincolo matrimoniale. Certo, l'amarsi per sempre e nella fedeltàappartiene al modo di vivere il matrimonio celebrato nel Signore, ma si può ridurre ilmatrimonio-sacramento all’impegno morale dell'indissolubilità? Si può relegare ilsacramento ad essere una legge e non un dono, o meglio, un incontro di grazia chedà speranza?

Si deve riconoscere che negli ultimi secoli la chiesa si è interessata più dellamorale coniugale, e ha parlato più de' doveri e delle leggi esistenti nel matrimonio,preoccupandosi meno di annunciare la «buona novella» di Dio sul matrimonio,come luogo dove Dio abita e in cui il suo regno inizia a germogliare.

Questa novità evangelica si tradurrà anche in comportamenti, ma comeconseguenza della scoperta di un grande valore, alla maniera del «mercante che,trovata una perla di altissimo valore. va e vende tutto quello che ha».

Allora la morale non è più una privazione. un sacrificio, un dovere, ma il modo peresprimere e far fluire una «ricchezza» che si è scoperta. I due sposi, lo vedremo piùavanti, diventano sacramento quando dicono; «Venite a vedere le meraviglie cheDio opera dentro il nostro amore!».

3.2 Dio vuole incontrare noi uominiHa nostalgia di noi, ci vuole amare. La storia dell'alleanza, proposta da Dio, moltevolte rotta dall’uomo, ma ricostituita da lui, è il segno di questa volontà, di questosuo desiderio.Il pieno incontro di Dio con gli uomini, il principale appuntamento avviene con GesùCristo. Egli è venuto a parlarci del Padre suo e nostro. Cristo è la massima e pienaespressione del Padre. Da questo momento, l'amore dei due sposi cessa di avereimportanza? E’ terminato il suo compito di essere manifestazione dell'amore diDio? Nei Vangeli si parla di matrimonio. Gesù stesso è chiamato in alcuni passi losposo. Si vuole quasi concentrare, in maniera intensiva, l'attenzione sul matrimoniodi Cristo con l'umanità, sulla nuova ed eterna alleanza che inaugura con gli uomini.I Vangeli sembrano dire: non basta più guardare all'amore dell'uomo e della donnaper conoscere come Dio ci ama e quanto ci ama, occorre guardare a Gesù;guardare come lui ha amato la chiesa, come ha amato il mondo.

E il matrimonio?I coniugi devono e possono intendere il matrimonio partendo da Cristo. Gli sposi amandosi, partecipano, sono inseriti nell'amore di Cristo per la chiesa o, ancora meglio, l'amore di Cristo per la chiesa diventa visibile in loro. Gli sposi rendono così presente, attuano, l'amore di Cristoper la chiesa.

4. MATRIMONIO E FEDELTA’

4.1. SituazioneLa fedeltà è stata, da sempre, una delle caratteristiche del matrimonio Anche oggimolti riscoprono l'importanza di questo valore. Che significa fedeltà?

Indica fedeltà a un impegno o a una persona?C'è il pericolo di rimanere fedeli ad una promessa pensando che ciò possadispensare dall'essere fedeli a un amore.

Sembra che il nostro tempo non accetti una fedeltà solo per una promessa, machiede che lo «stare insieme» sia mosso dall'amore. Ma si può promettere di amareper sempre?

Può l'uomo avere la presunzione di impegnarsi per sempre nell'amore? Ci si può imporre di amare? Quando ci «si obbliga» ad amarsi, è ancora amore? Chi può essere sicuro di sé al punto da prevedere ciò che proverà fra trent'anni?

L'amore è solo un dono da ricevere o è anche una conquista da compiere?

Per molti la fedeltà è la promessa di non tradirsi, cioè di non avere evasioni ocompensazioni con altre persone a livello affettivo-sessuale. Si intravede che lafedeltà è vista come un fatto fisico (l'accento è posto nell'evitare «l'adulterio»).

La deviazione fisica non può essere un risultato o un segno di un cammino diinfedeltà più profonda?

Non può esistere una infedeltà anche senza il coinvolgimento del corpo?

Si pensa che la fedeltà sia un valore «facile», «staremo per sempre insieme», «nonci lasceremo mai». Sotto queste espressioni proprie del fidanzamento c'è moltoromanticismo.

Non c'è la considerazione che l'amore, e quindi la fedeltà è un dono che va accoltoe che esige una risposta e una costruzione alle volte «sofferta» e «faticosa».

Oggi cresce la paura dei rapporti stabili e definitivi e si tende quasi a considerarepiù un valore la «provvisorietà» che la «fedeltà».

Si arriva a dire apertamente che la fedeltà non ha alcun valore, perché pretenderedi «costringere» l'amore dentro un impegno è ucciderlo; molto meglio amare comeviene, senza legami stabili.

4.2. Fedeltà è condividere la propria vitaBisogna tener presente che la fedeltà, nella maggioranza delle mentalità, è un

fatto sessuale o tutt'al più sentimentale. Non si considera infedeltà il fatto checiascuno cerchi di costruire il suo «mondo» e gli diventi indifferente «il mondo»dell'altro!

La crescente indifferenza l'uno dell'altro può anche non portare al cosiddetto«tradimento», ma certamente non crea comunione. Ognuno pensa a sé, è fedele asé, ma non è fedele all'altro; non coniuga il suo mondo a quello dell'altro.

Senza la ricerca di un dialogo, nel quale ciascuno entra e condivide gli interessi etutta la vita dell'altro, non c'è fedeltà. Altrimenti l'uno diventa per l'altro poco più chela certezza dì alcune piccole comodità e abitudini metodicamente assicurate(esempio possono essere le migliaia di casalinghe isolate dal mondo del lavoro daparte dei mariti. che spesso non le portano a conoscenza dei loro problemi, nonrendendosi conto di usarle solo come «macchine» per pulire la casa, far damangiare e per sfogare gli istinti sessuali).

Così pure non si è abituati a considerare infedeltà il fatto che l'uomo sia piùinteressato al lavoro o alla carriera e dia a questo più «qualità» di tempo e piùattenzioni che non alla moglie.

Anche la moglie può costruirsi «spazi personali» (casa-figli) e farli scopoprincipale della sua vita, da lei fedelmente perseguiti.

La fedeltà alla persona esiste quando questa è il centro, l'interesse principale difronte e prima di qualsiasi impegno, per quanto nobile e legittimo.

4.3. Fedeltà non tanto ad un impegno, ma ad una persona.

La fedeltà può essere intesa più come «mantenere» l'impegno assunto e menocome fedeltà alla persona e a quella persona.

Si è fedeli alla persona quando si cammina al suo passo, quando si è dentro allesue difficoltà, ai suoi problemi, quando si sta in ascolto per scoprirne i doni, lequalità, per accoglierli, apprezzarli, gustarli, farli crescere. Fedeltà alla persona èessere fedeli alla sua chiamata, al suo progetto, anzi è stimolala perché essadiventi se stessa.

Ogni persona è più avvenire che passato, essa è un «oltre» chiamata a crescere, asuperarsi perché ha possibilità che neppure l'eternità basterà ad esprimere. Inquesto senso la fedeltà è disponibilità ad accogliere la continua «novità» dellapersona, a lasciarsi «stupire» dalla sua imprevedibilità.

Come Adamo ha provato stupore di fronte alla «novità» di Eva e l'ha accolta congioia!

Si intuisce così che la fedeltà è un valore dinamico.

Non è un rimanere fermi al passato, quasi che si volesse «congelare» lasituazione ideale di innamoramento, ma è la capacità di accogliere il camminodell'altra persona nei suoi momenti positivi e negativi, sapendo scoprirvi semprevalori nuovi e affrontare, di conseguenza, l'evolversi della vita di coppia.

4.4. Il valore della misericordia.

«Sposarsi nel Signore» è scoprire e vivere il progetto che Dio ha sul matrimonio, eche sposarsi in chiesa è un modo di vivere. Pertanto ci si domanderà: «Cosa pensaDio della fedeltà?». Tutta la Bibbia annuncia e descrive la fedeltà di Dio al suopopolo. Nonostante i tradimenti e le infedeltà del popolo, Dio non ritira il suo amoree, pur nel dolore, resta fedele.

Il profeta Osea è il primo e il più esplicito, perché vive in prima persona il drammadell'infedeltà. Osea soffre per i tradimenti della propria sposa, ma pur soffrendo,continua ad amarla. Come Dio, lo sposo che resta fedele anche se Israele, suasposa, si è allontanata!La maniera di agire di Dio ci annuncia qualcosa non solo del rapporto fra Dio e ilpopolo, ma anche ci parla del rapporto fra marito e moglie dentro la vita di coppia.

E’ normale che ogni coppia sia luogo anche di lotta, di contrasto ,ma è proprio dellacoppia essere scuola di speranza e annuncio che l'amore E può semprericominciare e crescere!

Non c'è amore vero senza il senso della fedeltà e della misericordia.

4.5. Fedeltà di iniziativa.

Gli sposi sono chiamati ad amarsi con una fedeltà che non si limita a non tradire,ma che è iniziativa, tensione ad amare per primi, ad essere a disposizione dell'altrocontinuamente, senza pretendere contropartita.

Si deve amare l’atro senza guardarne limiti, chiusure, infedeltà, anzi per questo lo si deve amare di più, nel senso di avere più attenzione per dargliuna mano a liberarsi.

Dio nella Bibbia, si presenta come colui che perdona sempre per quanto il suopopolo lo possa tradire.

Ma la fedeltà di Dio non si limita ad evitare le rotture, o assicurare la sua presenza;essa cerca di amare per cambiare il «cuore» del suo popolo. La sua è una fedeltà diiniziativa che non attende, cioè, che sia il popolo ad essergli fedele per esserloanche lui, ma è lui per primo ad essere fedele amandolo incondizionatamente.

Dio per primo ama, colma le distanze, previene l'altro, gli va incontro. Tutte le volteche l'uomo si presenta peccatore, Dio gli fa in cambio la promessa della salvezza.

4.6. Valore della fedeltà affettivo-sessualeL’accentuazione è che l'infedeltà non è solo o tanto quella affettiva-sessuale, ma

anche, e soprattutto, quella del non condividere la propria vita con l'altro per cuiognuno si crea un «proprio mondo.

Con questo non si vuole minimizzare il peso e la gravità dell'infedeltà sessuale.Infatti il corpo è un momento rivelativo del proprio mondo interiore e insieme losuscita e lo alimenta. L'uomo si costruisce anche con il corpo, per cui una scelta ditipo fisico può costruire oppure no un tipo di rapporto. Di solito l'infedeltà affettivo-sessuale è la conclusione, o meglio lo «specchio» che mette in luce vuoti einfedeltà interiori, ma può anche gonfiarli e drammatizzarli.

4.7. Fedeltà come valore possibile in Dio.Arrivare a impegnarsi in un amore fedele, vista la profondità e l'arditezza di

questo progetto, non è unicamente frutto delle possibilità dell'uomo.

Il cristiano ha il coraggio di fare questo perché il suo amore è nelle mani dì Dio e sache Cristo gli trasmette la sua fedeltà e che lo Spirito anima il suo amore.

È Dio, il fedele per eccellenza, che rigenera nella coppia il dono dell'amore.

La coppia può seppellire il dono. ma non distruggerlo. E se non mancherà di speranza, potrà riscoprirlo sempre e

L'avere un rapporto con Dio, il

coltivare il gusto della sua

parola è il modo per tener vivo,

anzi far crescere, quell'amore

che è una «sua» parola

incarnata, una «sua» immagine.

4.8. Alcune sottolineature che possono servire anche da sintesi.Come chiesa ci si è preoccupati di fare in modo che gli sposi stiano insieme a

tutti i costi, forse li si è meno stimolati a cercare la qualità dello stare insiemeriscoprendone continuamente le motivazioni.Se uno si sposa veramente nel Signore potrà stare con lui sulla croce con un amoreche sa attendere e sperare anche nella morte o nel fallimento.

Noi siamo facili all’ammettere alla celebrazione del sacramento e poi siamo durisulla legge.

Forse dovremmo fare il contrario.Il matrimonio è il luogo dove si impara a ricominciare. Forse molti si sposanoidealizzando il matrimonio, sognandolo come un luogo dove tutto è riuscito. Poi, difronte alla realtà fatta di conflitti e di limiti, c'è la delusione.La fedeltà nasce e si costruisce dentro l'attitudine ad una continua riconciliazione;la riconciliazione è possibile quando ci si ama da peccatori. Marito e moglieimparano ad amarsi non nel peccato, ma come peccatori, cioè ci si ama comepersone non perfette, ma «povere», bisognose di essere perdonate e di perdonare. Allora il matrimonio diventa una situazione liberante che accettando con coraggiole difficoltà, crescerà in un cammino progressivo di comunione e di amore.

5. FECONDITA’ E PROCREAZIONE RESPONSABILE

5.1. SituazioneQuando si parla di fecondità della coppia si pensa subito alla«procreazione», ai figli, e quindi si identifica la fecondità solo conquella fisica. Il generare la vita fisica è senz'altro un fatto importante, ma

se la fecondità fisica fosse l'unica fecondità, la coppia sterile non sarebbepiù coppia perché non potrebbe essere feconda.

La fecondità coniugale non ha forse un senso più ampio di quella fisica?La chiesa, per una sua genialità che le viene dallo Spirito, ha sempreconsiderato vero e valido il matrimonio di due sposi in cui esiste la sterilitàfisica. Questo indica che la coppia può essere feconda anche al di là o senzafigli.

Oggi esistono coppie che spostano in avanti In scelta del figlio e anchecoppie che, per vari motivi, non sentono l'importanza del figlio e scelgono diaverne un numero ridotto o addirittura di non averne. La paura del futuro, unavita appassita, il non trovare sufficienti motivazioni del perché del figlio sonoforse alla base di una chiusura alla vita. Non sì può ignorare anche che inalcuni casi è cresciuto il senso di responsabilità di fronte alla vita. Il decideredi avere un figlio, offrendogli un ambiente in cui possa crescere edesprimersi da persona, esige un senso di maturità e di responsabilitàprobabilmente più presente oggi di un tempo.

Questo fatto non denuncerebbe un atteggiamento contro la vita, masarebbe a favore di una «qualità» di vita.

5.2. Significato di fecondità coniugale.«Quando nasce un bambino è segno che Dio non è stanco dell'uomo»

(Tagore).

Però il figlio per essere questo segno carico di futuro, dovrebbe esprimereil frutto di una fecondità più ampia presente nella coppia. Egli dovrebbecondensare la vitalità dei due sposi, l'intensità del loro amore.

Allora, la prima fecondità è all'interno della coppia, che è feconda quandoi due sposi si stimolano, si rigenerano continuamente e crescono comepersone. Quando non ci fosse questa «fecondità», quella fisicadiventerebbe rischiosa e potrebbe servire più da «alibi» all'impegno dicoppia, con negative conseguenze per la coppia, che per il figlio.

5.3. La fecondità della coppia sola.Qui si intuisce che la coppia è chiamata a vivere la fecondità anchequando ci fosse il problema della sterilità, o anche quando, con ilmatrimonio o l'autonomia dei figli la coppia rimanesse sola.

Evidentemente se la coppia ha vissuto la fecondità solo in rapporto ai figlie non anche in rapporto a se stessa e alla vita ecclesiale e sociale, con ildistacco dei figli dalla famiglia, stenterà a riscoprire e a vivere ilsignificato più ampio di fecondità e soffrirà, di conseguenza di inutilità.

Ora, come la fedeltà è una caratteristica costante della coppia perchésegno di Dio sempre fedele al suo popolo, così pure la fecondità è unacaratteristica permanente dell'immagine di Dio sempre creativo e fecondo.La procreazione e l'educazione dei figli copre un arco di tempo dellacoppia, ma non tutto il suo tempo. Anche da questo si coglie che lafecondità si esprime nel figlio, ma non si riduce al figlio: è qualcosa diprima e di più.

5.4. Significato di procreazione responsabile.

Questo problema rimane ancora delicato e aperto, specialmente dopo gliultimi e insistenti interventi del papa.Per entrare correttamente nel problema è importante presentare alcunicriteri di fondo:

Il valore di una scelta libera.Non si tratta più di accettare «tutti i figli che manderà la provvidenza» ol'istinto. Tra non molto vi saranno solamente i figli voluti, amati, desi-derati. È costitutivo della dignità umana non subire la generazione comedestino. Chiamare gli altri all'esistenza sarà veramente la facoltà piùnobile dell'uomo, quando si eserciterà come una responsabilità e quando,invece di comunicare loro solo la vita fisica, ci si preoccuperà soprattuttodi risvegliarli alla gioia, alla fiducia, all'amore. Nasce oggi l'esigenza dimettere al mondo solamente figli che si è in grado di accogliere e dieducare.

La situazione sociale ed economica problematica, le difficoltà educative,la dominante tendenza alla chiusura e alla paura di fronte al futurorendono effettivamente difficili le scelte e le decisioni in proposito.

Il valore della sessualità.

Con la riscoperta che la «sessualità» viene da Dio, ed è quindi

intrinsecamente «buona», si stanno ormai imponendo, anche nella chiesa

cattolica, alcune positive acquisizioni: si è passati da una sessualità intesa

solo come «attività per generare», alla sessualità intesa come fatto costitutivo

della persona ed essenziale per la sua crescita.

Ci si sta muovendo da una sessualità legata esclusivamente alla pro-creazione, ad una sessualità finalizzata alla vita di coppia. Nei gesti ses-suali le due persone si esprimono comunione, speranza, gratitudine. Lasessualità non solo esprime la comunione, ma è fonte che l'alimenta. Ilvenire meno dei rapporti sessuali può diventare un grosso rischio per lavitalità della coppia.

Quindi il corpo, la sessualità sono oggi considerati importanti non solo per la loropossibilità generativa, ma per la crescitadell'amore e della gioia nella Coppia.

Il primato della vita di coppia.Nel fare delle scelte è importante conoscere e volere ciò che costruisce la coppia.E’ assolutamente necessario che la coppia cresca in comunione, solo così diventasegno di Dio e luogo educativo per i figli. Se certi «metodi» anche naturalidovessero creare disagi, paura, o peggio, la rottura della coppia, il loro «uso» puòessere rischioso. La coppia non deve soffrire o morire a causa del metodo.Saremmo come i farisei che mettono prima il «sabato» (legge) e dopo l'uomo.

Il primato del fine sui mezziLa coppia prima di esaminarsi sui mezzi, si esamini sui fini, cioè sul motivo per cuisceglie di avere o no il figlio. È il fine per cui sì fa un'azione che dà il senso morale aquest'azione. Se il non generare fosse chiaramente dovuto all'egoismo o al fattoche si dà primato agli interessi e non alle persone, qualsiasi metodo, per quantonaturale sia, non può rendere moralmente buona questa scelta

Il primato dell'evangelico sull'etico.

Cosa significa Una coppia vive

la fede non tanto quando si

interroga sull'uso o no degli

anticoncezionali, ma quando si

interroga sull'orientamento di

fondo che intende dare alla sua

vita.

Dio ha creato la coppia non solo

perché «abbia» figli, ma perché

sia un luogo nel quale e

attraverso il quale rivelarsi e

manifestarsi al mondo. Una

coppia è chiamata a vivere la

qualità dell'amore di Dio.

Ancor oggi molti coniugi sono preoccupati di confessarsi per aver agito«contro la norma» ( uso di metodi contraccettivi), ma non viene loro inmente che la cosa peggiore è quella di fare l'amore senza amore o quelladi non domandarsi se i rapporti coniugali sono veramente atti d'amore.

Premessi questi criteri di fondo con i quali la coppia è chiamata conti-nuamente a confrontarsi vorrei tentare, in maniera estremamente sin-tetica, di rispondere ad una domanda che spesso viene posta: «Quandodue coniugi davanti a Dio decidono, per motivi da loro ritenuti giusti, dinon poter avere altri figli possono cercare nell'incontro sessuale solo laloro comunione ?»

La posizione che nella chiesa si fa sempre più strada e sembra più in lineacon il pensiero biblico e con i documenti del concilio Vaticano II puòessere così sinteticamente espressa:

E’ la coppia chiamata a decidere in coscienza, esaminandosidavanti a Dio e confrontandosi con la chiesa, il «quando» e il«quanti» figli avere.

- Il magistero, nelle varie encicliche, distingue metodi naturali e artificiali.Quelli naturali sono gli unici chiaramente approvati. Però se una coppiaha difficoltà di usarli (non sicurezza, problemi psicologici, ecc.) si trova adun bivio: o avere un figlio «frutto del caso» e non desiderato e questa nonè un'azione morale; o non avere più rapporti sessuali, e neppure questa èuna scelta morale. perché la sessualità è fonte di crescita per la coppia.

E’ vero che ancora molti nella chiesa giudicano il metodo in base alla«natura»: ciò che è naturale è anche morale. Però si sta, finalmente,discutendo se l'uomo deve essere soggetto al processo naturale o se lui,

come signore del creato, può piegarlo al servizio dei valori essenziali, alservizio dei valori della persona, dell'amore e della fecondità.

Certo alcuni metodi anticoncezionali sono pericolosi, non sono felici,sono fastidiosi, ma è compito dei medici e degli psicologi dire e inventareciò che è efficace e armonioso in modo che i due valori della comunione edella procreazione responsabile possano convivere.

C O N C L U S I O N E

Il percorso di ricerca sul senso cristiano del matrimonio voleva, almenointenzionalmente, svolgersi attorno a tre nuclei principali:

1. IL VALORE DELL’AMARSI

Non nasce il sacramento se non c'è l'amore, perché è l'amore il sacramento di Dio.L’impegno delle comunità cristiane dovrà essere rivolto, quindi, anche a riscopriree a proporre il senso dell'amore nella sua valenza e densità umana.

2. IL VALORE DELLA FEDE

Sposarsi nel Signore è essere consapevoli che l'amore è un luogo in cui Dio sirivela al mondo e da cui l'uomo può imparare a conoscere Dio. L'amore è un fattoumano e rimane umano, ma in esso si rende presente Dio che è amore. Perchéquesto amore cresca occorrerà che la coppia abbia un rapporto costante e amorosocon il Signore e con la sua Parola che è la sola capace di «cambiare il cuore dipietra in un cuore di carne»

3. IL VALORE DELL’APERTURA

Questo valore viene inteso di solito come impegno nella e per la chiesa, nel e permondo. Questo rimane vero: Dio dà il dono dell'amore perché chi lo ha, lo metta adisposizione di tutti. Però troppo poco si dà «all'apertura» il significato diaccoglienza. di aprirsi continuamente all'inedito e all'imprevedibile presenti nelpartner, nelle persone e nei fatti, che diventano percepibili a chi sa coltivare il sensodello stupire e della meraviglia.

Riporto a questo riguardo un messaggio-riflessione che una coppia di sposi hacomunicato alla comunità nel giorno del matrimonio e che è una sollecitantesintesi per tener vivo e desto quell'amore che rimane una speranza per tuttal'umanità.

«Non allontaniamo da noi la meraviglia. Perché lo stupirsi dell'altronello scoprire il suo essere e la sua individualità porta ad accrescere il desideriodello stare insieme.

Perdere il senso dello stupore e della meraviglia significa quasi morire, cessare di vivere.

Non allontaniamo da noi la meraviglia! Perché il giorno in cuiavremo asfissiato il senso dello stupore

e della curiosità dell’altro perderemo la capacità di crescere come coppia continuamente in tensioneFino a che ci lasceremo incantare potremo avere la speranzadi sorprendere felici.

Non uccidiamo la meraviglia! Perché la meraviglia, più che il dubbio, è la fonte della speranza.

Non uccidiamo la meraviglia! Perché nessuno può dirsi completo finché non è diventato anche creatura di emozioni».

Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

UOMINI, CRISTIANI, SERVITORI, SACERDOTICatechesi 24 1998-7

Noi, infatti, non predichiamo noi stessi,ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitoriper amore di Gesù.

2 Cor 4,5

Tra i cristiani ci sono alcune persone particolari che chiamiamo SACERDOTI.Chi sono? A cosa servono?

UOMINI

Sono uomini come gli altri. Né angeli, né super-uomini.Uomini con virtù e difetti, come tutti.

Uomini peccatori, bisognosi come gli altri di accoglienza, di comprensione e di perdono.

Uomini che, come tutti, devono maturare con gli anni, con il lavoro, con le sofferenze e le allegrie, amando ed essendo amati. Il sacerdote, come ogni uomo, è ”immagine di Dio”.

CRISTIANI

Sono persone battezzate e credenti in Gesù Cristo.

Come credenti cercano di vivere come Gesù ci ha insegnato come ogni cristiano cioè che in ogni persona è presente Dio, per questo cercano di amarlo, adorarlo, dar culto, servirlo, testimoniarlo.

Il Battesimo li ha impegnati, come tutti i cristiani, nel proclamare, con le parole e le opere, il Regno di Dio, la Buona Notizia di Gesù e la Salvezza.

SERVITORI

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Mt 20,28 = tutti i cristiani siamo servitori

Perché crediamo in un Dio che si è fatto uomo per servirci. E siccome Lui ci ha amato stando a nostro servizio, esige che, se vogliamo essere dei suoi, amiamo gli altri servendoli, non cercando il nostro interesse, ma quello degli altri. ( Gv 13,12-17)

Se i cristiani vogliono fare delle preferenze in questo servizio devono farle con i peccatori, gli ammalati, i deboli, gli emarginati... cioè tutti quelli checorrono il rischio di essere dimenticati (Lc 13,10-17; 16,19-31; 18,9-14)

SACERDOTI

Tutto quello detto sopra è per tutti i cristiani. Ma nella comunità ci sono delle persone scelte da Cristo perché annuncino la Buona Notizia, perché celebrino i sacramenti (soprattutto l’Eucaristia e la Penitenza), perché riuniscano, presiedano e guidino la comunità cristiana nelnome di Cristo; cioè stiano al servizio del popolo di Dio e così la chiesa possa stare al servizio della vera fraternità di tutti gli uomini. Questi sono i sacerdoti.

Cristo, mediante l’imposizione delle mani del Vescovo , dà ad alcuni cristiani isuoi sacri poteri, costituendoli sacerdoti perché continuino la sua missione di salvezza. Questo è il sacramento dell’Ordine.

Senza famiglie profondamente cristiane non ci saranno sacerdoti. Essi non possono mai dimenticare che sono prima di tutto, uomini, poi cristiani e poi servitori.

IL SACERDOTE E CRISTO

Il sacerdote è sacerdote solo in unione a Cristo e alla chiesa. Per questo, quando il sacerdote battezza , consacra il Corpo e il Sangue di Cristo, perdona i peccati... è Cristo che battezza, celebra, perdona, effettuando così la nostra salvezza.

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SINTESI

1. Gesù Cristo scelse i 12 apostoli perché continuassero la sua missione disalvezza

2. A loro volta gli apostoli scelsero altri collaboratori che continuarono questamissione fino ad oggi

3. Questi sono soprattutto i vescovi, i sacerdoti ed anche i diaconi

4. Tutti questi partecipano della missione di Cristo e Cristo stesso agisce permezzo loro quando esercitano la loro missione

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

Cosa significa che il sacerdote è ”scelto” ? Per quale motivo è “inviato “il sacerdote ? Cosa significa che il sacerdote è un “servitore” ? Il sacerdote serve solo per dir messa. Confessare e battezzare o anche

per qualcosa d’altro ?

PER APPROFONDIRE

Gv 10,1-18 Mt 20,26-28 Gv 3,17 Mt 23,11

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Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

CRISTO E L’AMMALATOCatechesi 251998-8

Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio,

nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato:

il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati.

Giacomo 5.14-15

LAVORO DI GRUPPO

Nella malattia e nella sofferenza la persona fa esperienza dei propri limiti edella propria impotenza, può provare angoscia e disperazione. Eppure, malattiae sofferenza possono anche rendere la persona più matura, e provocare unaricerca e un ritorno a Dio. Come aiutare il malato in questo cammino dimaturazione spirituale?

É doveroso parlare con verità, al malato, della sua situazione? Perché c'ètanta ritrosia nel farlo? Come comportarci?

Quando è opportuno chiamare il sacerdote accanto al malato? Solo quando ilmalato è grave?

1. Il valore della vita e della salute

La mentalità materialista celebra la vita solo nella misura in cuiraggiunge il successo, l'efficienza, la ricchezza, il piacere;istintivamente si concepisce la vita come salute, e la sofferenza vienerifiutata come un qualcosa di sbagliato. Malattia, infermità ecc. liconsideriamo soltanto come mali, e quindi da respingere, combattere.La posizione cristiana è diversa. Le attenzioni di Gesù per i malatirivelano che il Padre considera importanti tutte le persone. in tutte leetà e forme di vita, e in tutti gli stadi di salute

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Ad ogni persona, in qualsiasi situazione si trovi, Gesù ha una buona notiziada dare: Dio Padre ti ama, che tu sia sano o malato, felice o infelice, virtuoso o

sfigurato dal peccato; Cristo vive insieme a te, condivide i tuoi beni e letue miserie, le gioie e le pene:

Lo Spirito Santo sostiene e orienta la tua vita affinché tu divenga donod’amore a Dio e ai fratelli.

Il nostro Dio è il Dio della vita e della gioia; è il Dio dei vivi non deimorti.

Credere in Dio significa anche credere nell'uomo;avere la più alta considerazione del valore della vita umana e dellasalute,l'uomo vivente è il capolavoro di Dio, è la sua gloria. Eppure la durarealtà della vita quotidiana contrasta con questo mododi sentire l'esistenza; nella vita incontriamo anche sofferenza emorte.La malattia è un’esperienza che sconvolge sia quando bussa allanostra porta, sia quando tocca i nostri cari.

2. Il valico della sofferenza

La strada che sale verso Dio, passa per il valico del dolore, prima di aprirsiai più sereni orizzonti della pace; anche Gesù Lc ha percorso.Non c'è notizia che Lui sia stato malato, ma di certo ha sperimentato lasofferenza di una morte crudele, più dolorosa d’ogni malattia fisica.

Quando Gesù dovette affrontare la prova, disse:«Sono profondamente turbato. Che devo fare? Dire al Padre: fammievitare questa prova?

Ma è proprio per quest'ora che sono venuto. Padre, glorifica il tuo nome» (Gv 12,27s).Per Gesù erano possibili due risposte al progetto voluto da Dio Padre persalvare l'umanità: rifiutare la sofferenza e la morte, l'odio dei nemici, ilsupplizio della croce o accettare. Gesù ha accettato di fare la volontà delPadre per amore verso noi.

Malattia e sofferenza mettono alla prova ogni vita. Nella malattial'uomo fa l'esperienza della propria impotenza, dei propri limiti; ed ènaturale ed istintivo che cerchi di evitare il dolore; ma il cristiano,

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che concentra la sua vita su Dio, si chiede: può manifestarsi la gloriadi Dio anche in questa dolorosa situazione? Cosa vuole Dio da me?

Il cristiano ama la vita propria e quella degli altri anche quando èsfigurata dalla sofferenza, perché nella povertà e nella debolezza riconosceuna speciale presenza di Cristo crocifisso e una possibilità preziosa dicrescita spirituale:

«Ero malato e mi hai visitato» (Mt 25,36).Malattia e sofferenza possono condurre all'angoscia e persino alladisperazione e alla ribellione; ma possono anche provocare un ritorno aDio.

3. Dare valore alla sofferenza

Il cristiano guarda con realismo alla malattia e alla morte come ad un male.Tuttavia non considera il dolore una pura perdita, non si limita a subirefatalisticamente ciò che gli capita; messo alle strette dalla sofferenza,continua a credere nel valore della vita; è convinto che il peccato ha feritola natura umana, ma non l'ha radicalmente rovinata.

Occorre che il malato si renda consapevole del proprio stato di salute. Le sue imbarazzanti domande frequentemente sono: «Che male ho?Dovrò rimanere sempre così? Perché è toccato proprio a me? Che cosa hofatto per patire così?” Conviene rispondere con verità, anche se con prudenza, manifestando lecause del male con intelligenza, amore e gradualità, cercando di prevenirelo scoraggiamento e la depressione. L'ammalato cerca soprattutto affetto. Nel piano di Dio il dolore non è un

bene; deve anzi essere vinto e tolto via come un ostacolo. Ma esso nonva neppure considerato come un castigo. A chi gli chiedeva, a propositodell'uomo nato cieco, se avesse peccato lui o i suoi genitori, Gesùrisponde con estrema chiarezza «Né lui ha peccato né i suoi genitori, maè così perché si manifestassero in lui le opere di Dio» (Gv 9,3).

Non è facile cogliere il senso vero della sofferenza; ma per la sapienzacristiana, l'azione di Dio che ricava il bene anche dal male, è reale, benchémisteriosa. N’è un segno l'amore dei familiari e amici che stanno conaffetto vicino al malato e gli dicono:

«Tu puoi trasformare questa situazione in un’occasione per ripensare al bene fatto e a quello che vorresti fare».

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4. Gesù e i malati

L'attenzione di Cristo verso i malati e le numerose guarigioni da Lui operate sonoun chiaro segno della presenza di Dio che salva e del suo Regno. Oltre al potere di guarire le malattie, Gesù aveva anche quello di perdonarei peccati, era venuto a guarire I'uomo tutto intero, anima e corpo.

Un giorno Gesù, stretto da una gran folla a Cafarnao, si vede presentareUn paralitico calato giù dal tetto:

“Figliolo - disse - ti sono rimessi i tuoi peccati”. Gli scribi siscandalizzarono: solo Dio rimette i peccati! Ma Gesù disse: “Perchésappiate che il Figliodell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati ti ordino:alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua” (Mc 2,10).

La sua compassione verso i sofferenti si è spinta così lontano che Gesù sìidentifica sempre con loro: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36).Questo suo amore di predilezione per gli infermi, Gesù lo trasmette ancheai discepoli, alla Chiesa. Commosso da tante sofferenze, Cristo nonsoltanto si lasciava toccare dai malati, ma faceva sue le loro miserie: “Egliha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie» (Atti8,17).

Le guarigioni che Gesù operava annunciavano una guarigione piùradicale:

la vittoria sul peccato e sulla morte, realizzata nel sacrificio della croce con cui

egli donava un senso nuovo al nostro soffrire. Con la sua crocifissione,Gesù ha mostrato che malattia e morte non sono l'ultima sulla vita umana.

5. “Guarite gli infermi”

Chi segue Gesù, assume un modo nuovo di vedere la malattia e i malati.Gesù associa il discepolo al suo servizio, Io rende partecipe del suoministero di guarigione.

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«Nel mio nome... imporranno le mani ai malati e questiguariranno» (Mc 16,17)

Nei primi tempi avvengono nella Chiesa episodi clamorosi, cherinnovano i miracoli di Gesù:

«Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera... Un uomo storpiofin dalla nascita..., presso la porta del tempio detta "Bella' vedendo Pietroe Giovanni domandò loro l’elemosina... Pietro gli disse: “Non possiedoné argento né oro, ma quello che ho re lo do: nel nome di Gesù Cristo, ilNazareno, camminai. E, afferratolo per la mano destra, lo sollevò, dicolpo..., alzatosi in piedi, entrò nel tempio camminando, saltando elodando Dio» (Atti 3,1-8).

Il Signore aveva promesso esplicitamente ai discepoli il dono deimiracoli. Nella prima missione aveva detto:

«Guarire gli ammalati, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi ecacciate i demoni» (Mt 10,8).

E al momento di ascendere al Cielo, inviando gli apostoli li avevarassicurati:«Segni miracolosi accompagneranno coloro che credono» (Mc16, 17)

Già prima aveva promesso: «Chi erede in me, compirà le opereche io compio, e ne farà di più grandi» (Gv 14,12).

Il dono dei miracoli è sempre stato presente nella cristianità, in alcuneepoche di più, in altre di meno, quando è mancata la fede. Ma secondo laparola di Gesù, la fede può spostare le montagne.

6. Un sacramento per aiutare gli infermi

Gesù chiedeva ai malati di credere in Lui e si serviva di segni perguarirli:

l'imposizione delle mani, il fango, la saliva, l'abluzione con l'acqua.I malati cercavano di toccarlo “perché da lui usciva una forza che sanavatutti” (Lc 6,19). Lo Spirito di Cristo continua a guarire:

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con il sacramento della Penitenza (Confessione), che libera da angosce eporta I! perdono di Dio; con l’Eucaristia, ricevuta anche come viatico che, nei difficili passaggidella morte è di gran sostegno per gli infermi, ed è potenza di risurrezionee seme di vita eterna “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha lavita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6,54);

con il sacramento degli Infermi, voluto da Gesù in aiuto al malatoin difficoltà.

Già ai primi tempi del cristianesimo l'apostolo Giacomo aveva scritto«Chi è malato, chiami i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui,

dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta confede salverà il malato: il. Signore lo rialzerà e se ha commesso peccali, glisaranno perdonati» (Gc 5,14s).

L'infermo chiede aiuto alla Chiesa; con la famiglia e la comunitàinterviene anche il sacerdote;

così il malato esce dall'isolamento e prende atto della reale situazione incui si trova.La Chiesa, nella tradizione d’Oriente e d’Occidente, ha sempre celebrato ilsacramento degli Infermi per i malati che lo richiedevano nelle case privateo nelle chiese o in ospedale, sia in forma individuale sia comunitaria.

7. Celebrare il sacramento dell’unzioneI credenti dovrebbero incoraggiare i malati a ricorrere al sacerdoteper tale sacramento, e a prepararsi a riceverlo con buone disposizioni

Il sacerdote impone le mani sul capo dell'infermo e poi dice: «Signore, il nostro fratello N., che riceve nella fede l'unzione, troviin questo santo Olio sollievo nei suoi doloro e conforto nelle suesofferenze. Per Cristo nostro Signore»

Con l'olio santo, unge l'infermo sulla fronte e sulle mani dicendo.

«Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti ilSignore con la grazia dello Spirito Santo... E' liberandoti daipeccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi...».

Nella Bibbia l'unzione con l'olio ha un particolare significato: l'olio donavigore, agilità, bellezza; è segno di consacrazione e serve a medicare leferite (come ha fatto il buon samaritano. L'unzione diventa per i cristiani segno dell’assimilazione da parte delloSpirito Santo.

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Spetta al malato chiedere il sacramento, essendo un incontro personalecon Cristo; ma tocca familiari aiutare il malato nella richiesta. L'Unzionedegli infermi è il sacramento che fa sentire Cristo e la comunità cristianapiù vicino al malato nella lotta contro la malattia.

Questa sacra unzione completa le altre sante unzioni che segnanotutta la vita cristiana:

quella del Battesimo suggella la vita nuova e quella dellaConfermazione che fortifica per testimoniare.

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Parrocchia S.Bernardino - RoncadelleCatechesi adulti

L’AL DI LA’Catechesi 26 1998-9

1.IL PASSAGGIO DA QUESTA ALL’ALTRA VITACon la parola ”morte” non tutti intendono la stessa cosa. Per alcuni la morte dell'uomo è semplicemente la sua fine.E non e difficile sentir affermare che la vita dell'uomo è come candela che, esauritasi, sispegne, e poi tutto è finito.

Fino a che punto ne siano convinti quelli che parlano in questo modo non è faciledirlo. Anche nel loro cuore di tanto in tanto emerge il desiderio di qualcosa che vadaoltre.

È certo, in ogni modo, che una visione della vita che si chiuda definitivamente con lamorte conduce ad un’afflizione senza speranze e ad un'amarezza senza consolazione.

Per altri la parola “morte” indica sì la fine di questa vita terrena, ma non esclude che”dopo” ci sia ancora qualcosa.C’è una repulsa della morte come fine totale e l’apertura del cuore ad una misteriosasperanza.Qui gli atteggiamenti sono svariati, e spesso coloro che si trovano in questa situazionedesiderano incontrare qualcuno che offra loro idee chiare e sicure.C’è poi la posizione dei credenti che credono fermamente che la morte segni ad un tempola fine di questa vita terrena e l’inizio della vita vera in comunione con Dio.

Ecco perché la Chiesa festeggia i Santi nel giorno anniversario della loro dipartita daquesto mondo. Anche se è il giorno della loro "morte", quello, in verità, è soprattutto ilgiorno della loro nascita alla vita vera, piena e beatificante.Senza dubbio anche il credente soffre quando perde una persona cara; ma a questosentimento, proprio di tutti gli uomini, se ne aggiunge un altro di fiduciosa speranza: eglisa di poterla rivedere, così come gli apostoli hanno potuto rivedere e toccare Gesùrisorto.La morte dunque riguarda solo il corpo, solo ciò che è raggiungibile coi sensi, e che faparte di questo mondo che deve passare. Ma quando Dio farà nuove tutte le cose,neppure questa morte temporale avrà posto. Risorti ad immagine di Cristo,parteciperemo alla sua vita gloriosa anche con un corpo trasfigurato che non potrà piùmorire.

IL NOSTRO DIO E’ IL DIO DELLA VITA

2.CRISTO E’ RISORTO! NOI PURE RISORGEREMOGesù non ha finito con la morte e la sepoltura, risuscitò! La vita divina lo inondò con taleintensità che vinse la morte ed ora vive senza nessun limite.Gesù vive perché il Padre che è fedele lo risuscitò.Rom. 1,4

3.L’AL DI LA’La resurrezione di Cristo è la garanzia della nostra risurrezione.Lui è “il primogenito tra i morti”. La nostra fede si appoggia in Cristo risorto: noicrediamo che per l’uomo la “faccenda” non finisce nel cimitero.CREDIAMO NELLA RESURREZIONE DEI MORTI

4.L’INFERNODio non ha creato l’inferno. Dio non vuole l’inferno. Dio non vuole condannare nessuno.L’uomo è l’unico responsabile della sua vita, della sua morte e dell’aldilà dopo la morte.Con la morte resta chiusa e fissata per sempre la decisione che l’uomo ha preso riguardo aDio e al suo piano.Nonostante Dio voglia che tutti si salvino, noi abbiamo la possibilità di dire “NO” a Dio eal suo piano di salvezza.Dio rispetta la volontà dell’uomo di vivere e morire senza Dio.Però essendo Dio VITA e AMORE, il rifiuto definitivo e voluto di Dio può portare ad unavita eterna senza Dio, quindi senza amore, questo è l’inferno.Ciò che chiamiamo INFERNO non è un luogo che sta “sotto di noi”,ma è una “separazione” da Dio, liberamente scelta dall’uomo e portata fino alle sueultime conseguenze e definitivamente.La Bibbia usa varie immagini, tra cui il fuoco, per descrivere l’assenza di questo amore,l’assenza di Dio, la solitudine totale.

5.IL PARADISONemmeno ciò che chiamiamo CIELO è un luogo che sta “sopra di noi”, ma si tratta diincontrare, amare, possedere, insieme ai fratelli, Dio per sempre.Questo sarà la vera libertà, il raggiungimento della piena uguaglianza nell’amore, lagiustizia la pace e la felicità. In una parola della realizzazione piena di quanto di bello e dibuono cerchiamo di realizzare ora qui sulla terra.

6.INFERNO E PARADISO QUI ORAIl paradiso e l’inferno iniziano già adesso.Non amare Dio e i fratelli significa creare situazioni ”infernali” nella nostra famiglia a nellasocietà.Vivere già adesso come Gesù ci ha insegnato, costruendo un mondo di veri fratelli, figli diDio, è iniziare a vivere le uniche cose che resteranno dopo la morte: la felicità e lapienezza dell’amore.

7. IL PURGATORIOSe è vero che lasciando questo mondo la sorte di ciascuno è fissata per sempre, però pergli eletti è prevista una purificazione, perché non si può comparire davanti a Dio e vivere

con Lui se non si è mondi. Si tratta della purificazione ultraterrena altrimenti dettaPurgatorio. Che non va Lui concepito come un luogo di pena, una prigione, ma. piuttostocome una situazione transitoria nella quale l'anima si purifica anelando a Dio.

Le anime di fronte alle vicende della vita trascorsa, potranno provare dispiacere per letante occasioni di bene perdute e per quel bene compiuto più per interesse che per amore.

Il Purgatorio si presenta allora come una situazione in cui si trovano simultaneamentepresenti pena e desiderio.

Con santa Caterina da Genova (1447-1510) possiamo anche affermare che l'animaamante, destinata al cielo, nell'essere trattenuta dal possedere l'amato Bene divino soffre,e con questo dolore si purifica. Si comprende allora come la Tradizione abbia paragonatoal fuoco ciò che ha la capacità purificante Ma si tratta di un fuoco d'amore.

7. I DEFUNTI E NOILa chiesa invita a pregare per i defunti.

In forza della comunione dei Santi, sia coloro sia sono ancora pellegrini su questa terra,sia coloro sia sono passati all'altra vita sono legati in modo reale e profondo, che superagli stessi legami biologici.

Come possiamo pregare per i fratelli che vivono accanto a noi, così possiamopregare per i fratelli e le sorelle che sono passati all'altra vita.

E’ particolarmente preziosa l’offerta della santa Messa, suggerita in primo luogo dagli stessi documenti conciliari.Così abbiamo la certezza che con le nostre preghiere e con le nostre opere buone possiamo fare del bene e rimediare a ciò che non abbiamo fatto nei riguardi del nostri caridefunti quando erano ancora tra noi.

Nulla di quello che noi facciamo per i nostri defunti andrà perduto: neppure quellepreghiere che elevassimo dopo che i nostri cari sono già in cielo.

«...Dopo la morte, o Signore, mi darai ancora qualche altro misteriosotempo diverso da quello terreno per realizzare in me, pienamente, il nomenuovo che da sempre mi hai dato, la condizione di figlio che sola mipermetterà di chiamarti -guardandoti negli occhi - “Padre”. (Card. CarloMaria Martini)