1992 VICIOSO Fasi Costruttive S.gio.Fiorentini Color

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  • MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI

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    ISTITUTO POLIGRAFICO E ZECCA DELLO STATO

    LIBRERIA DELLO STATO

  • BOLLETTINO D~ A R T E MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI

    UFFICIO CENTRALE PER I BENI AMBIENTALI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI, ARTISTICI E STORICI

    Coordinamento della redazione EVELINA BOREA Redattore per l'epoca antica PAOLA PELAGATTl

    Direttore FRANCESCO SISINNI

    Consiglio di redazione PIO BALDI - CORRADO BUCCI MORI CHI - MICHELE CORDARO - ANNA MARIA DONADONI - ANDREA EMILIANI -ANNA GALLINA ZEVI - PIER GIOVANNI Guzzo - ADRIANO LA REGINA - ELENA LATTANZI - CLELIA LAVIOSA ,-ANTONIO PAOLUCCI - MARIA LUISA POLICHETTI - ILARIA TOESCA - LICIA VLAD BORRELLI - FRANCESCO ZURLI

    Redazione tecnico-scientifica LUCIANO ARCANGELI - LUCILLA DE LACHENAL - ELISABETTA GUIDUCCI - LUISA MOROZZI - LAURA TARDITI Segreteria di redazione MARINA COCCIA - ANTONIETTA FERMO - MARIA GUARINO - ELISABETTA DIANA VALENTE Produzione ISABELLA VALLERINI Redattore per la grafica CESARE ESPOSITO

    Assistenti LOREDANA FRANCESCO NE - DONATO LUNETTI - ALBERTO QUADRINI Pubbliche relazioni LUISA TURSI Segreteria RENATA SARTI

    Sede della Redazione: Via di San Michele, 22 - ROMA - Te!. 5818269, 5843-2420 - Telefax 58432352

    72 ANNO 1992 MARZO- APRILE ANGELO BOTTINI e PIER GIOVANNI GUZZO: Busti divini da Lavello

    NAXOS VI:

    ANNO LXXVII

    SERIE VI

    I

    MARIA COSTANZA LENTINI: Un secondo contributo sulla ceramica di Naxos: idrie ed anfore I l

    GUSTINA SCAGLIA: Il Frontespizio di Nerone, la Casa Colonna e la scala di et romana antica in un disegno 35 nel Metropolitan Museum of Art di New York

    EVA SZMODIS- EsZLA.RY: Recenti acquisti italiani del Dipartimento di sculture antiche del Museo di Belle Arti 63 di Budapest

    JULlA VICIOSO: La Basilica di San Giovanni dei Fiorentini in Roma: individuazione delle vicende progettuali 73

    LILIANA BARROERO: L'I Incoronazione della Vergine' in San Pietro a Leonessa. Quadro di Giulio Bianchi II5 pittore sabino

    MARIA GRAZIA BERNARDINI: Una postilla al catalogo del Museo della Cattedrale di Perugia 129

  • JULIA VICIOSO

    Questo saggio dedicato a Giuseppe Zander che mi ha

    aiutato nell'impostazione della ricerca

    LA BASILICA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI A ROMA: INDIVIDUAZIONE DELLE VICENDE PROGETTUALI

    PRESENTAZIONE

    La chiesa romana della N azione Fiorentina rappresenta, nei suoi progetti,

    uno dei fatti pi notevoli ed importanti del Rinascimento architettonico, nella sua attuazione

    una delle sconfitte maggiori a cui hanno partecipato le forze della natura

    ed il disordine e la imprevidenza degli uomini (Gustavo Giovannoni 1959)

    Il saggio di Julia Vicioso parte di una ricerca, iniziata e svolta sotto la mia guida nell' ambito della Scuola di Specializza-zione in Restauro dei Monumenti dell' Universit di Roma, attraverso la quale si percorre la vicenda del San Giovanni dei Fio-rentini di Roma dall'inizio fino al XIX secolo. La sezione che qui si presenta affronta l'intricata vicenda della genesi, del tor-mentato inizio, delle lunghe pause, attraverso cui l'idea di costruire in Roma la chiesa della Nazione Fiorentina affiora, prende corpo e si svolge nel XVI secolo: fino alle ultime battute costruttive del gran cantiere nel primo Seicento. Una vicenda entro cui si coinvolgono alcuni dei pi importanti architetti del Cinquecento, da Bramante a Sansovino ad Antonio da Sangallo il Giovane, a Michelangelo, a Giacomo Della Porta, al Maderno; passando per Giuliano da Sangallo, Peruzzi, Raffaello, Antonio da San-gallo il Vecchio, ed altri, con fasi progettuali molteplici e contrastanti; di cui quella del Concorso, stabilizzata dal relativo decreto di erezione emanato da Leone X nel gennaio del 1519, fu la pi vistosa ed affollata. Uno sviluppo epocale, scandito in parallelo con quello del San Pietro Vaticano, di cui molti progetti riprendono temi e problemi, sviluppandoli nella specifica realt topografica e dimensionale, su cui molti storici dell' architettura si sono soffermati illustrandone aspetti o fasi.

    Il lavoro della Vicioso entra nell' intricato problema adottando per i tanti progetti e disegni fin qui noti, una chiave di lettura finora non adoperata su questo tema in modo cosi sistematico: quella della decodificazione del sistema di notazioni metriche e delle misure, che caratterizzano per forza di cose elaborati il cui fine era una concreta realizzazione, relativi all'edificio ed all'intorno urbano. Chiave di lettura, che, oltre a consentire un attraversamento significativo nel vastissimo campo in esame, consente, alla conclusione della traver-sata, di presentarne una situazione particolarmente interessante: per le notazioni e le osservazioni convergenti su quanto fin qui consolidato del tema, per le aperture nuove e le ipotesi che si formulano anche trasformando molte cose che sembravano autorevol-mente consolidate. Chiave di lettura, che, auspicata nel 1963 da Giuseppe Zander proprio a proposito di un disegno per San Gio-vanni dei Fiorentini - quello di Casa Sacchetti - m'era occorso in pi occasioni di adoperare: in particolare per riferire pro-prio al tema di San Giovanni dei Fiorentini, il disegno Peruzzi UA 505, fino ad allora riferito al San Pietro, o precedente-mente per lo studio del ciclo di disegni preparatori del peruzziano Duomo di Carpi. Di questo approccio "metrico", specificata-mente architettonico, i riferimenti alle dimensioni del lotto, la particolare posi tura del lotto nei confronti del Tevere, la presenza sul lotto della preesistente chiesa di San Pantaleone, la Vicioso ha fatto la chiave di volta del suo rinnovato percorso di lettura. In particolare il problema della profondit del sito e della presenza in esso della chiesa di San Pantaleone, hanno costituito ele-menti cardine per riesaminare il problema.

    Cos la proposta scala tura tra disegni contenuti nella profondit originaria del lotto (tra 200 e 210 palmi) - profondit dell'edificio prima del progetto del Sansovino - e quelli di 220 palmi (profondit del progetto vincitore del Sansovino che venne messo in opera - entrando nel fiume - come dir il Vasari - e quindi allungando l'area originaria), consente la revisione di parecchie ipotesi che sembravano fin qui consolidate o la proposta di nuove ipotesi. Quali per esempio quella - anticipata dalla sagacia di Giovannoni - di attribuire a prove di Antonio il Giovane per il Concorso non tanto i progetti centrici, ma quelli a basilica UA 862 e 863, da me definiti a suo tempo di caratura tipologica neo "paleocristiana".

    Cos l'accantonamento dell'ipotesi, avanzata da Schwager nel 1975, di una piazza anteposta tra la facciata della chiesa e via Giulia, desunta dalle misure tra 270 e 340 palmi presente in alcuni disegni di Antonio, oltre che nel disegno di anonimo di Casa Sacchetti; accantonamento conseguente alla raggiunta definizione del lotto, fin qui non definito nella sua realt dimensio-nale, e che non raggiunge l'ipotizzata lunghezza. Donde l'interessante nuova ipotesi - avanzata a partire da una nota del di-segno di Casa Sacchetti - che di 240 palmi - di un gruppo di progetti la cui parte anteriore emergerebbe dal filo di via Giulia; con la conseguenza di un'ipotesi di traciato di via Giulia di diversa conclusione. Non pi tendente sul Ponte Trionfale, ma che si relazionerebbe nella connessione viaria verso Castel Sant'Angelo: una apertura particolarmente problematica, tutta da verificare, ma estremamente stimolante. Cos ancora il particolare ruolo di vincolo e di condizionamento, che la preesistente chiesa di San Pantaleone ebbe durante tutto il ciclo progettuale: tale da influire decisamente con la realizzazione edilizia nel 1582 di Giacomo Della Porta; per la quale ipotizzato, anche in conseguenza della rilettura dei documenti della costruzione, uno sviluppo che in parte adegua le nuove cappelle dellaportiane al corpo della preesistente chiesa: contribuendo cos a spiegare la particolarit della ricomparsa tipologica di chiesa a tre navate. Vecchia chiesa, rimasta in esercizio nel tempo dei tanti progetti, per la cui decorazione si spende nel 1567 (colonna a chiaro-scuro, tribuna pitturata "azzurro e stelle") al tempo della rettora tenuta da San Filippo Neri e dai suoi preti.

    Non il caso di ulteriori osservazioni. Basteranno questi brevi cenni a dare il tono del lavoro della Vicioso, a segnalarne qual-cuna delle tante particolarit e dell' interesse; alla cui definizione non ultimo aspetto la riproduzione e l'analisi delle decine e decine di disegni che hanno cadenzato la secolare vicenda del San Giovanni dei Fiorentini di Roma.

    SAN DRO BENEDETTI

    73

  • 1. - ANTECEDENTI ALLA FONDAZIONE DELLA CHIESA NA-ZIONALE DEI FIORENTINI 1448-1518

    1.1. Il quartiere fiorentino a Roma L'importante comunit fiorentina presente a Roma nel

    Cinquecento si stabil, come noto, in modo preferen-:dale nella zona che comprendeva via dei Banchi, largo dei Fiorentini, Mola dei Fiorentini e via del Consolato dove fu la sede del consolato fiorentino.

    Proprio nella zona detta "dietro ai banchi", alla testata orientale di via Giulia, sorger, dopo lunghissime e complicate vicende, la chiesa della nazione fiorentina, dedicata al loro santo protettore San Giovanni Battista ed inizialmente dedicata anche ai Santi Cosma e Damiano. La chiesa sar elevata alla dignit di Basilica nel 1919.

    1.2. La Confraternita dei Fiorentini. Origine, sedi e pre-tese iniziali

    Era usanza delle diverse etnie, formare delle comunit o confraternite nazionali sia per riunirsi che per pratiche religiose (il che dar luogo alle future chiese nazionali) e sociali nonch per proteggere gli interessi dei diversi gruppi. Secondo i primi statuti del sodalizio,') la confra-ternita fu fondata a scopo di beneficenza nel 1448, al tempo di una grande peste, da un gruppo di fiorentini sotto il nome di " Compagnia della Piet dei Fiorentini" poi "Arciconfraternita . di San Giovanni Battista della Piet dei F ioren tini ".

    I - SITUAZIONE ATTUALE CON L'UBICAZIONE IN ORDINE CRONOLOGICO DELLE DIVERSE SEDI DELLA

    CONFRA TERNITA DEI FIORENTINI NEL" QUARTIERE FIORENTINO" : I: L'ORATORIO DEL GONFALONE; 2: SAN SALVATORE IN LAURO; 3: SAN PANTALEONE; 4: SAN TOMMASO ED ORSO (CAPITOLO DI SS. GIULIANO E CELSO); 5: SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI

    (NEL NUOVO FABBRICATO ANNESSO)

    74

    Inizialmente le attenzioni della Confraternita si con-centrarono nella ricerca di una sede nel quartiere fioren-tino, per svolgere le loro attivit. Presero diversi edifici sacri con l'obbligo di apportarvi migliorie e corrispondere periodicamente un canone. Sar solo con Leone X che si comincer a parlare dell'idea di fondare una grandiosa chiesa nazionale.

    La Confraternita ebbe come prima sede, in enfiteusi dal Capitolo di San Pietro Vaticano, la chiesa di Santa Lucia, ubicata dove in seguito sorse l'Oratorio dei Santi Pietro e Paolo dell' Arciconfraternita del Gonfalone. Successiva-mente la sede fu trasferita in due stanze del chiostro della vicina chiesa di San Salvatore in Lauro.

    1.2. 1. Concessione della chiesa di San Pantaleone alla Confraternita dei Fiorentini Una bolla dell'anno II86 di Urbano III 2) indica che

    la chiesa di San Pantaleone diventa filiale di San Lorenzo in Damaso. Nel 1411 San Pantaleone viene data alla Con-fraternita dei Santi Cosma e Damiano e successivamente al capitolo della chiesa dei Santi Celso e Giuliano))

    L'II giugno 1488, sotto Innocenzo VIII, la Compagnia prende in enfiteusi dal Capitolo della chiesa dei Santi Celso e Giuliano, essendo governatore Berto Berti, la chiesa di San Pantaleone insieme ad altre propriet. L'elenco di queste propriet prese in affitto con i suoi canoni il seguente:

    " I. Un orto grande presso la chiesa di San Pantaleone. 2. Un'altro accanto pi piccolo affittato a Simone di

    Villa-Sarto. 3. Una piccola casa per l'annuo canone di ducati IO

    di carlini; una libra di garofani; una libra di pepe e 4 di cera. Il tutto ridotto in seguito di comune accordo a scudi romani 10.15.

    4. La cappella [chiesa di San Pantaleone] per il canone annuo di una libra di garofani; una libra di pepe e due di cera. Il tutto computato in scudi romani 2.15 con la condizione inoltre di conservarla ad uso di chiesa" .4)

    San Pantaleone non fu l'ultima sede della Confrater-nita. Durante i progetti per la costruzione della nuova chiesa, la Congregazione dei Fiorentini si trasfer nella vicina chiesa dei Santi Tommaso ed Orso, che conseguen-temente prese il nome di Sant'Orsola della Piet, dove si riunirono fino alla demolizione dell'oratorio, avvenuta nel 1888 per dar luogo all'attuale corso Vittorio Emanuele. San Pantaleone spesso motivo di confusione quando si trovano dei riferimenti ad un "oratorio dei fiorentini". L'oratorio sede della Confraternita fu prima del 1534 San Pantaleone e dopo, fino al 1888, Sant'Orsola (fig. I).

    La zona dove s'innalzava la chiesa di San Pantaleone e successivamente il San Giovanni dei Fiorentini, risaliva a un tratto libero vicino al recinto aureliano come si pu osservare nelle piante archeologiche di Roma.

    1.2.2. L'individuazione ipotetica del tracciato originale di San Pantaleone

    L'individuazione ipotetica del tracciato della chiesa preesistente a San Giovanni dei Fiorentini, San Pantaleone, parte da una serie di vedute e piante prospetti che prece-denti alla data di costruzione della nuova chiesa. Alcune di queste vedute erano state interpretate da Frey, Acker-man, Siebenhiiner e Giinter come il perimetro della

  • nuova chiesa di San Giovanni portato avanti su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane.s) Noi invece riteniamo che in queste vedute e piante si indichi in qualche modo la chiesa di San Pantaleone, sulla base di riferimenti docu-mentari e analisi dei successivi progetti per la chiesa attuale.

    In modo particolare la veduta del 1590 del pittore fiammingo Paul Brill conservata a Berlino (Staatliche Museen, Kupferstichkabinett, Kdz 26326v) mostra quello che potrebbe essere il profilo di San Pantaleone (foto di copertina e fig. 2). Si tratta di un disegno che era stato erroneamente riferito all'isola Tiberina in Roma, come viene indicato in una scritta sul foglio.

    Il primo riferimento documentario che abbiamo consi-derato, sulla zona dove si innalzava la chiesa di San Pan-tal eone, dice che doveva essere" un luogo ben ampio ed amenissimo, coltivato ad ortaggi e quasi senza abitacoli, abbellito da una cappelletta voltata con faccia verso il fiume. ( ... ) la chiesa essendo contigua a tre orti, uno molto spazioso che perveniva in sino al fiume. ( ... ) un secondo meno grande del primo ... un terzo diviso dalla chiesa per una vietta. ( ... ) ed oltre a questi tre orti anche ad una cassetta. ( ... ) ".6)

    La chiesa, i tre orti e la casetta, sono le stesse propriet che saranno successivamente acquisite dai fiorentini per poter costruire la loro chiesa.

    Una seconda serie di documenti si riferisce ai lavori di muratura portati avanti molto probabilmente su una strut-tura gi esistente (vedi pi avanti all'anno 1567). Una ultima serie di documenti tratta di lavori, per lo pi di manutenzione. Questo, proprio per il tipo di lavori per esempio di ritinteggiatura, suggerisce la presenza di una chiesa gi esistente e non quella di un nuovo fabbricato iniziato e adoperato provvisoriamente.

    Lo schema di pianta basilicale, dedotto da piante e vedute prospettiche e da diverse descrizioni, ci ha per-messo d'arrivare ad un ipotetico tracciato dell'originario sviluppo planimetrico della chiesa (figg. 3- 5). Dopo aver fatto la comparazione con ogni progetto successivo della chiesa che avrebbe dovuto sostituire San Pantaleone, ri-sultava molto vicina la proporzione fra la chiesa preesi-stente da noi ipotizzata ed i progetti successivi per la nuova chiesa (fig. 5).

    1.3. Bramante e il primo progetto per la chiesa. Riferimenti al San Pietro Vaticano ed alla sistemazione di via Giulia

    Nel novembre dell'anno 1503 inizia il pontificato di Giulio II e due anni dopo, si profila il grandioso progetto di Bramante a pianta centrale per San Pietro Vaticano.

    Il 18 aprile del 1508 avviene la fondazione della nuova Basilica Vaticana che sar in stretta relazione con le vicende progettuali della fabbrica di San Giovanni dei Fio-rentini per deliberata volont dei committenti fiorentini.7)

    Quindi saranno comuni a tutte e due le fabbriche non solo gli schemi tipologici, ma anche le scelte degli archi-tetti, dei mastri muratori e in conseguenza anche lo svi-luppo cronologico (passim). Lo stesso anno avviene la costruzione del tempietto di San Pietro in Montorio il quale insieme alla Fabbrica Vaticana, tutte e due ad im-pianto centrale, domineranno le scelte tipogiche del primo Cinquecento a Roma compresa San Giovanni dei Fiorentini.

    Infine, sempre sotto Giulio II, Bramante prese anche la guida della sistemazione di via Giulia dove si trovava il luogo scelto per l'oratorio dei fiorentini.

    6

    San Pa~ta.leone, il piccolo oratorio dei fiorentini, do-v~tte C?st~tU1r~ ':In ostacolo. per Bramante nella sistema-7~0~e di v,la Glt~ha, perc~. \1,17 agosto 1508 si reca presso

    1 oratono del fiorentlm con l'intento di disfarlo quando viene convinto dai fiorentini di fermarsi fin quand~ non si sia trovato un luogo per una nuova chiesa.B) Questo importante documento, riferisce la volont di lasciare libera la testata della via Giulia che doveva sboccare sul-l'antico ponte Trionfale, che si auspicava fosse nel frat-tempo ricostruito.

    Probabilmente Bramante non aveva preso in considera-zione la costruzione di una chiesa in quel sito, sopra tutto per il disinteresse che Giulio II mostrava nei confronti della colonia fiorentina. Quindi "demolire le antiche e provvisorie costruzioni dei fiorentini, non poteva avere per Bramante altro significato che assicurarsi la disponibilit di una vasta area in corrispondenza dello sbocco di via Giulia sul restaurando pons Trumphalis ".9) Questo pri-mo documento su Bramante e quelli successivi si tro-vano nel volume 337 dell'Archivio dell'Arciconfraternita dei Fiorentini (d'ora in poi AAF), che comprende un diario della stessa Confraternita. IO)

    Il IO settembre 1508 viene decretato dalla Confrater-nita dei Fiorentini l'edificazione di una nuova chiesa. Successivamente si apre una nota per le offerte nel docu-mento intitolato Ragonamento di fare la chiesa e uomini ofersono denari II) e il governatore decide che si deve

    2 - BERLINO, STAATLlCHE MUSEEN, KUPFERSTICHKABINETT KDZ 26326v - PAUL BRILL: VEDUTA SUL TEVERE,

    PARTICOLARE (1590) (foto di J6rg P. Anders)

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    3 - ROMA, RIONE BORGO (PARTICOLARE) (da H. GUNTER, Das Trivium vor Ponte S. Angelo, Ein Beitrag zur, urbanistik der Renaissance in Rom, in R6misches Jahrbuch far Kunstgeschichte, 1984, :lI)

    4 - ANTONIO TEMPESTA: PIANTA DI ROMA 1594 (PARTICOLARE)

    (da A. p, FRUTAZ, Le piante di Roma, Roma 1962)

    cominciare a cercare un luogo per fare una chiesa "ono-revole ".12) Era il periodo nel quale i fiorentini, dovendo lasciare San Pantaleone, si limitavano a cercare una nuova sede per svolgere le loro attivit. L'idea de11a gran chiesa nazionale da costruire al posto di San Pantaleone sar successiva.

    In un documento del 15 ottobre de110 stesso anno, si dispone di mandare a misurare la chiesa di San Pietro in Montorio. Si tratta del primo documento su questa stessa chiesa.13) Si chiede di misurare la chiesa di San Pietro in Montorio, anch' essa un oratorio forse perch conside-rata ottimale come edificio- oratorio e quindi da prendere come mode11o.

    Il nome di San Pietro in Montorio, viene riferito diverse volte ne11a storia di San Giovanni dei Fiorentini sempre relazionandolo a11a Confraternita ed ai gruppi di illustri fiorentini . Questo fatto potrebbe confermare che ci si riferiva a San Pietro in Montorio solo come oratorio.

    Bramante si presenta nuovamente ai fiorentini il 31 dicembre 1508; questa volta con un disegno per la nuova chiesa, con l'indicazione di una previsione di spesa di 8900 (scudi ?), che lascia al governatore della Confrater-nita.14)

    Il disegno di Bramante, che sarebbe il primo disegno per una chiesa oratorio per i fiorentini, non stato ancora individuato malgrado la sua importanza.

    Seguiranno gli anni del primo soggiorno romano di Giuliano da Sangallo (1508-1509); Bramante in quegli anni inizier la costruzione della chiesa dei Santi Celso e Giuliano.

    Un documento, datato I marzo I513, indica l'inten-zione di realizzare il progetto bramantesco per i fioren-tini. 15) Dieci giorni dopo avr inizio il pontificato di Leone X Medici e verranno a cadere i progetti di Giulio II per la sistemazione di via Giulia/6) A sua volta la Nazione Fiorentina, con l'elezione d'un Papa fiorentino trarr nuovi stimoli alla realizzazione dei suoi progetti ma non si ancora deciso sul luogo dove fare la chiesa.17) Un'anno dopo, l'II aprile 1514, muore Donato Bramante, e il suo progetto per San Giovanni dei Fiorentini rimarr inattuato.

    ....... ....... ,._------

    5 - SCHEMA IPOTETICO DELLA CHIESA DI SAN PANTALEONE (disegno dell'Autrice)

  • 1.3.1. Note sul progetto di Bramante per San Giovanni dei Fiorentini Giovannoni fu il primo a segnalare che le misure di un

    disegno attribuito al San Pietro non si adattavano alla Fabbrica Vaticana, ma che corrispondevano, riportati in un'altra unit di misura (in palmi) al San Giovanni dei Fiorentini. , 8) In seguito anche Frommel fa la stessa osservazione su un altro disegno per San Pietro, confer-mato dal Thoenes. ' 9) Frommel attribuisce il disegno a San Giovanni dei Fiorentini considerando le misure presenti sul disegno come palmi e non braccia in quanto l'intercolumnio, se si fosse trattato di palmi, risultava troppo piccolo per San Pietro Vaticano. Anche la data dell' esecuzione del disegno, fissata intorno agli anni I 5 I4-I5I6, sembrava pi adatta alla fabbrica dei fiorentini piuttosto che a quella vaticana (I 505-I 506).20)

    Dopo uno studio delle diverse unit metriche di tutti i progetti per la chiesa, siamo arrivati all'individuazione topo grafica del luogo dove doveva sorgere la fabbrica . L'area massima disponibile per la costruzione di una nuova chiesa fra la strada e il fiume, compresi i banchi di sabbia e melma, presenta una lunghezza di 2IO palmi, misura che dovrebbe prendersi come parametro per determinare il limite dell'area che doveva raggiungere il progetto bra-mantesco e tutti gli altri successivi.

    Quindi possiamo riassumere in tre punti gli elementi ipotetici che dovrebbero caratterizzare il disegno bra-mantesco:

    I) COSTO: si parla di 8900 (forse scudi) ma non precisato l'importo che bisognava pagare. Nel caso che la cifra indicasse il costo in scudi dell' edificio ideato da Bramante per i fiorentini, si pu pensare all'ipotesi d'un modesto edificio-oratorio visto che in quegli anni i fioren-tini (che non avevano ancora la loro autonomia giuridica), cercavano solo di avere una sede dove riunirsi.

    Questa ipotesi che considera il progetto di Bramante come riferibile ad un edificio-oratorio di modeste dimen-sioni, sembra essere contraddetta sia dal fatto che si sarebbe " sprecato", da parte di Bramante, un punto focale cos importante, sia perch, se occorreva un piccolo edificio, forse sarebbe bastato restaurare il San Pantaleone.

    Una seconda ipotesi propone il ripensamento di Bra-mante verso un grande progetto sulla testata orientale del fiume. Sembra probabile che Bramante, dopo le con-versazioni con i fiorentini e dovendo sistemare la zona dell'oratorio, abbia deciso di fare su un punto cos impor-tante (anche se appartenente ai fiorentini) una nuova pro-posta anche se ci poteva non accordarsi con le idee e le intenzioni del committente.

    2) AREA MASSIMA FRA FIUME E STRADA: 2IO palmi circa. 3) DATA~IONE: da agosto a dicembre I508.

    1.3.2. Lo studio bramantesco degli Uffizi A3r Il disegno UA3r (fig. 6), attribuito ad Antonio di Pel-

    legrino, stato segnalato da Wolff Metternich come progetto per il San Pietro Vaticano e pi di recente dal Thoenes.2l) Questo studio bramantesco "che ha sempre presentato problemi con San Pietro " ,22) presenta una serie di analogie con quello che dovrebbe essere il progetto di Bramante per il San Giovanni dei Fiorentini, se letto non pi in braccia romane ma in palmi romani.

    stato gi verificato che le misure che presenta il di-segno, se riportate in palmi, escludono qualsiasi collega-mento con due altre chiese dove intervenuto il Bramante :

    San Biagio della Pagnotta e Santi Celso e Giuliano, le quali presentano misure molto ridotte: I IO palmi contro i 200 che presenta l'UA3r.23) Ma non era mai stato col-legato alla chiesa dei Fiorentini perch non si era ancora fat.to lo studio metrico analitico di ogni disegno per la chiesa. Dopo di che, stato possibile risalire ai disegni per il San Pietro.24)

    Per tentar di dimostrare che si tratta di un disegno per la Nazione Fiorentina e non per San Pietro, abbiamo ini-ziato da un'analisi comparativa degli elementi architet-tonici principali. Questa analisi comporta la verifica di strette analogie metriche fra i disegni UA3r e UAI cal-colate tanto in braccia romane come in palmi. In braccia, ambedue i disegni presentano la stessa dimensione del pilastro e della cupola maggiore.

    e UA3r = m II,I7 UAI = m II,I7 UA3r = m 36,86 UAI = m 36,41

    Invece altri elementi significativi come l'abside, lo spessore del muro nel lato absidale e le nicchie tipo, si presentano nell'UA3r molto pi ridotti di quelli che pre -senta l'UAI.

    Un altro elemento importante la serie di altari pre-senti sull'UA3r. L'altare pi grande, se calcolato in brac-cia (m 5,58 X 2,79), sarebbe grande per San Pietro che attualmente ha un altare di quattro metri, e se calco-lato in palmi (m 2,23 X I,I8), piccolo per San Giovanni dei Fiorentini. Gli altari minori che non sono stati dise-gnati uguali n precisi risulterebbero piccoli per San Gio-vanni dei Fiorentini (m I X l,50 circa). da precisare che per la misurazione degli altari stato considerato il perimetro esterno, e non quello interno. Comunque gli altari sono gli unici elementi disegnati in modo casuale e quindi non sono da considerarsi come elementi attendibili.

    Il verso del disegno UA3 (fig. 7) stato studiato da Hubert il quale arriva alla conclusione che la parte che si potrebbe riferire al recto presenta un'area del 25 % in meno di quella del recto, cio una larghezza complessiva di I50 palmi.25) Ci potrebbe corrispondere, se collegato alla chiesa per i fiorentini, ad un ripensa mento, in quanto l'area di 200 palmi del recto poteva dare problemi per l'eccessiva vicinanza al Tevere o perch il costo della fabbrica sarebbe stato troppo alto per i fiorentini.

    Nello stesso modo il recto del disegno UA3 si presenta in due versioni di 200 palmi che abbiamo ricostruito. Le due versioni si differenziano per uno scarto di quindici palmi negli spigoli suggerito dall'angolo destro. Quindi anche questo ripensa mento dell'autore potrebbe presup-porre un riproporzionamento della fabbrica dovuto alla vicinanza del fiume.

    Dopo la ricostruzione ipotetica dell'UA3r nelle due versioni deducibili (figg. 8 e 9) abbiamo comparato queste piante con tutti gli altri disegni collegabili alla chiesa, e, come si pu notare, con quelli a pianta centrale pre-sentano una notevole corrispondenza geometrica negli assi, nelle cupole e nelle cappelle (figg. IO- 2I) .26)

    1.4. Serie di progetti" spontanei" per la chiesa, precedenti al concorso

    In recenti studi vengono attribuiti ad una nuova chiesa per i Fiorentini a Roma (da nominare San Giovanni dei Fiorentini solo dopo il I5I8) una serie di cinque progetti a pianta centrale databili al primo Cinquecento. Si tratta di:

    a) Tre disegni di Giuliano da Sangallo che si trovano nel Libro di Giuliano da Sangallo conservato presso la

    77

  • 6 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE ANTONIO DA PELLEGRINO:

    DISEGNO PER SAN PIETRO VATICANO? (UA 3r)

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    7 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE ANTONIO DA PELLEGRINO:

    DISEGNO PER SAN PIETRO VATICANO? (UA 3V)

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    8 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DEL DISEGNO UA 3r, VERSIONE RIDOTTA (disegno dell' Autrice)

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    //~ 9 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DEL DISEGNO UA 3r,

    VERSIONE MAGGIORE (disegno del/' Autrice)

  • IO - COMPARAZIONE TRA IL DISEGNO UA 3r E I SUCCESSIVI PROGETTI CENTRICI:

    CODICE VATICANO LATERANENSE 4424 FOL. 6rr (DI GIULIANO DA SANGALLO)

    (VEDI FIGG. 22 E 23)

    14 - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E UA 505r (VEDI FIGG. 41 E 42)

    18 - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E CB 124 (VEDI FIGG. 81 E 82)

    I I - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E ALBERTINA 790r (VEDI FIGG. 28 E 29)

    15 - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E UA 5IOr (VEDI FIGG. 37 E 38)

    19 - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E UA 3185 (VEDI FIGG. 83 E 84)

    12 - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E ALBERTINA 791 (VEDI FIGG. 30 E 31)

    16 - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E UA 200 (VEDI FIGG. SI E 52)

    20 - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E UA 175 (VEDI FIGG. 72 E 73)

    13 - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E ALBERTINA 789V (VEDI FIGG. 26 E 27)

    17 - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E CB 12rr (VEDI FIGG. 79 E 80)

    21 - COMPARAZIONE TRA I DISEGNI UA 3r E LA PIANTA DALL' ALBUM CASALI

    (VEDI FIGG. 87 E 88)

  • 22 - CODICE VATICANO LATERANENSE 4424 FOL. 6xr GIULIANO DA SANGALLO:

    DISEGNO PER SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI

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    CODICE VATICANO LATERANENSE 4424 FOL. 6xr

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    24 - CODICE VATICANO LATERANENSE 4424 FOL. 74r GIULIANO DA SAN GALLO :

    DISEGNO PER SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI

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    25 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DEL DISEGNO CODICE VATICANO LATERANENSE 4424 FOL. 74r

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  • Biblioteca Apostolica Vaticana, Codice Barberiniano La-tino 4424, ai follo 59V, 61r (figg. 22 e 23) e 74r (figg. 24 e 25).27)

    b) Cinque disegni che si trovano a Vienna nel Gra-phische Sammlung Albertina, ai follo 789V (figg. 26 e 27),28) 789r, 790 v (spaccato e prospetto) e 790r (figg. 28 e 29) e 791 (figg. 30 e 31) 29) quattro dei quali: 789r e v, 790r e v, erano stati attribuiti da Wolff Metternich al San Pietro Vaticano)o)

    Due dei disegni dell' Albertina hanno una lunghezza che raggiunge tutta l'area disponibile tra fiume e strada: 210 palmi. Il terzo ha una lunghezza minore: 200 palmi . I disegni non solo coincidono con l'area dove si voleva fare la chiesa ma sono geometricamente collegabili al-l'UA3r di Bramante come si osserva dalla sovrapposizione dei disegni.

    Il fatto di prendere dei disegni della Fabbrica Vaticana come riferimento era pratica comune all'epoca, se vo-gliamo giustificare le coincidenze geometriche fra l'UA3r e i disegni dell'Albertina considerando l'UA3r ancora come progetto per la Basilica di San Pietro. Ma che sia precisamente l'UA3r, quello scelto diverse volte come " modello", pu anche avvalorare l'ipotesi che si tratti d'un progetto per la chiesa dei Fiorentini a Roma.

    La mancanza di documenti d'archivio che facciano in qualche modo riferimento a questi disegni, rende difficile stabilire se si tratta di disegni su commissione o disegni " spontanei".

    Dato che solo pochi anni dopo Leone X bandir il concorso per la grande chiesa della Nazione Fiorentina, ci risulta poco probabile che lo stesso Papa, o il gruppo di fiorentini a Roma, abbiano commissionato questa notevole serie di disegni per la chiesa.

    Probabilmente sono dei disegni che, pur cosidetti spon-tanei, sono facilmente collegabili alla nascente presti-giosa fabbrica fiorentina, al tempo del nuovo Papa fio -rentino e al tempo delle nuove idee per il San Pietro Vaticano.

    Questi disegni sono attribuibili in modo specifico a Giuliano da Sangallo (che lavora per Leone X e sosti-tuisce Bramante nel Vaticano) e ad un gruppo d'artisti della sua cerchia.

    Essi possono essere datati fra l'anno della morte di Bramante (1514) e quello della morte di Giuliano da San-gallo (1516). Tre anni dopo sar infatti bandito il famoso concorso per la chiesa.

    26 - VIENNA, GRAPHISCHE GRAMMLUNG ALBERTINA FOL. 789V

    27 - RESTITUZIONE GRAFICA DEL DISEGNO ALBERTINA FOL. 789V

    28 - VIENNA, GRAPHISCHE SAMMLUNG ALBERTINA FOL. 790r

    29 - RESTITUZIONE GRAFICA DEL DISEGNO ALBERTINA FOL. 790r

    30 - VIENNA, GRAPHISCHE SAMMLUNG ALBERTINA FOL. 791

    31 - RESTITUZIONE GRAFICA DEL DISEGNO ALBERTINA FOL. 791

    2 . - LA FONDAZIONE DELLA CHIESA NAZIONALE DEI FIOREN-TINI 1518- 1521

    2. I. Il raggiungimento dell' autonomia del "quartiere fio-rentino " e l'idea di fondare una chiesa nazionale Nell'anno 1514 era stata fatta la domanda per l'autono-

    mia del "quartiere fiorentino" a Roma) ') L'autonomia giuridica ed il riconoscimento degli sta-

    tuti del consolato dei fiorentini a Roma, viene concessa da Leone X il 12 giugno 1515 con la bolla Eas quae pro commodo.

    Nel 1518 si fonda la chiesa della Nazione Francese, San Luigi dei Francesi e quella degli Aragonesi e Catalani, Santa Maria di Monserrato con l'intervento di Antonio da Sangallo il Giovane, il quale a sua volta era stato nominato coadiutore di Raffaello nella costruzione di San Pietro.

    Vasari doveva riferirsi a questi stessi anni quando scrive sull'intenzione dei fiorentini di fare una chiesa nazionale in concorrenza con quelle gi esistenti.32)

    La nuova chiesa della Nazione Fiorentina doveva supe-rare "per magnificenza, grandezza, spesa, ornamenti e disegno" le chiese delle altre nazioni,33) "San Giovanni dei Fiorentini dovr divenire simbolo dell'unione fra Firenze e Roma, immagine retorica del predominio eco-nomico fiorentino nella capitale pontificia ... " ,34) e di-venter "de' pi belli tantaggi disegnata ... quanto per richezza e lunghezza delle capelle che qualunque Natione habbia hall ora edificato a Roma" .35)

    2.2. Il concorso per la nuova chiesa bandito da Leone X e vinto da Sansovino. Nuove precisazioni Sul concorso per l'attuale chiesa di San Giovanni dei

    Fiorentini, l'unica fonte fin'ora rinvenuta, quella d'un passaggio vasariano dove Leone X d ordine al console dei fiorentini Lodovico Capponi perch sia "deliberato che dietro Banchi al principio di strada Iulia, in sulla riva del Tevere" si bandisca un concorso per la costru-zione della chiesa)6)

    Vasad non precisa l'anno del concorso. C'era stato un decreto per edificare la chiesa datato 24 settembre 151837) ed un documento che riferisce su offerte per edificare la chiesa datato 24 dicembre 1518,38) Il fatto che si parli ancora di offerte pu indicare che ancora alla fine dell'an-no 1518, il concorso non avesse ancora avuto luogo.

    Il 29 gennaio 1519, una bolla di Leone X decreta l'ere-zione della chiesa nazionale fiorentina a Roma come par-rocchia senza nessuna maternit, sotto il titolo di San Giovanni dei Fiorentini, con ampi privilegi ed indulgenze. La bolla precisa che il principale obiettivo dei due enti (chiesa e confraternita) sarebbe stato l'esercizio del culto divino con le opere pie da esercitare nella nuova chiesa.39)

    Quindi la data della bolla di Leone X, il 29 gennaio 1519, pu essere considerata come la data ante quem per il concorso e il 31 ottobre 1519 con la cerimonia della posa della prima pietra come la data post quem.

    L'importante concorso (come quello a Firenze per la facciata di San Lorenzo) impegner i pi noti architetti dell'epoca. Vasari nella Vita di Sansovino riferisce che parteciparono" Raffaello da Urbino, Antonio da SangallO e Baldassarre da Siena ed il Sansovino" che risult vin-citore.4o)

    L'individuazione dei disegni per il concorso, da parte della storiografia attuale tuttora discordante, pur con-cordando nell'ubicare i disegni nell'ambito delle ricerche sugli organismi centrici del primo Cinquecento.

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  • 2.2. I. La precisazione del contesto urbano della chiesa e le dimensioni reali del luogo scelto come strumento di ricerca Le discu~~ioni risalen.ti all'anno 1508, sulla scelta del

    luogo defimtlvo dove ed1ficare la nuova chiesa dei Fioren-tini sembrano tutti concordare con un luogo entro il

    "qu~rtiere firentino ". La scelta dell'area comprendente la ch1esetta. d1 ~an Pant~leone dove si era gi stabilita la

    Conf~a~ermt~, n~ultava 1donea, sia per l'ubicazione sulla prestlglOsa V1a, Sla per la disponibilit d'acquisizione della area che comprendeva l'oratorio e il suo intorno.

    La zona scelta si presentava ai primi tempi come fon-dale di via del Consolato e via della Zecca.

    Dopo lo studio metrico del luogo scelto per la chiesa cos come. lo si pu dedurre dalle planimetrie del luogo precedent1 alla costruzione dei muraglioni sul Tevere (figg. 32 e 33), e dopo aver ricondotto alle stesse unit

    metric~e le mi~ure e~istenti su ogni disegno attribuibile alla .ch1esa, e d1 ~verh trascritti sulla planimetria del sito (?envata ~all.a p1anta del Catasto Gregoriano di Roma) Slam? arnvat1 alla seguente conclusione: tutti i progetti per li concorso, dovevano occupare una area massima equi,:,alente all'area disponibile per la chiesa, cio una pro-f

  • 2.2.3. Leonardo da Vinci a proposito della fabbrica dei Fiorentini a Roma Pedretti trova che ci sia grande somiglianza fra il pro-

    getto vincitore di Sansovino ed il disegno di Sedio, dato che Leonardo aveva portato il disegno del Tatti in Fran-cia dove Sedio aveva potuto vederlo.52)

    Secondo noi troppo vaga la somiglianza fra i disegni di Leonardo (Codice Arundel) con quello del Serlio e con la descrizione vasariana del progetto del Tatti.

    Pedretti si riferisce anche ai progetti a pianta centrale di Peruzzi e Sangallo il Giovane, in quanto sono simili alle idee sugli organismi a pianta centrale formulate da Leonardo, dato che questi era a Roma all'epoca del con-corso, quando i progetti venivano discussi.

    Comunque Leonardo viene annotato come fratello della confraternita dei fiorentini.53)

    2.2+ Il progetto di Raffaello Sanzio Il suo progetto per il concorso della chiesa stato consi-

    derato perduto. Nel 1984, Bernhardt Schiitz ha rintrac-ciato un disegno che porta la scritta di "Ecclesia fioren-tinorum" e che ha attribuito a Raffaello come progetto per San Giovanni dei Fiorentini (fig. 35).54)

    Alla fine del 1989 viene esposto alla mostra su Giulio Romano a Mantova e viene considerato "una delle prime prove dell'attivit architettonica di Giulio Romano nella bottega di Raffaello" .55) Precedentemente era stata pubblicata la ricostruzione ipotetica delle piante al livello terreno ed allivello del tamburo da noi sostan-zialmente riproposta nella nostra restituzione grafica (fig. 36).56)

    2.2.5. I progetti di Baldassarre Peruzzi I disegni DA 510r e v sono stati attribuiti al Peruzzi

    come progetti per il concorso (figg. 37-40).57) Presentano una lunghezza di 200 palmi ed una cupola di 120, corri-spondenti all'area disponibile fra fiume e strada prima della costruzione della piattaforma del progetto vincitore, quindi confermiamo che si tratta di disegni per il concorso, in particolare l'DA 5IOr dove il Peruzzi "era riuscito ad arrivare, attraverso un ricco sperimentalismo su un corpo unitario e su un'esagono, a contribuire alla genesi delle nuove idee del primo Cinquecento ".5P.). Lo stu-dio DA 505r di Peruzzi presenta una lunghezza di 200 palmi, con una leggera sporgenza di IO palmi dall'abside, uno schema quadrato dove i disegni 510r e v risulte-rebbero inscritti. Gli spigoli sporgono ingombranti verso il fiume, quindi potrebbe trattarsi del primo disegno per il concorso da dove gli studi centrali DA 510r e v partono, risultando pi idonei alla zona (figg. 41 e 42).

    2.2.6. I progetti per il concorso di Antonio da Sangallo il Giovane. L'artificio dei disegni contratti e degli effetti prospettici "Con gli studi peruzzeschi l'architettura diviene un

    problema per se stessa; con quelli sangalleschi i fermenti sperimentali vivi negli anni '20 cercano una loro sintesi, una loro compiuta sistemazione. "59) il periodo dei quat-tordici disegni e studi attribuiti ad Antonio da Sangallo il Giovane per la chiesa. Di questi, tre disegni a pianta centrale - DA 199 (fig. 49), 200 (fig. 51) e 1292 (fig 47),-sicuramente per lo stesso progetto, erano stati largamente segnalati come quelli per il concorso da tutta la storio-

    grafia attuale, dato che, come dicevano, coprivano un'area che coincideva con le 22 canne della descrizione vasariana del progetto del Tatti.5o)

    Noi invece segnaliamo come progetti per il concorso i disegni DA 862r (figg. 43 e 44) e DA 863 (figg. 45 e 46).61) Partiremo sempre dalla solita premessa che tutti i pro-getti per la chiesa dovevano avere come estensione:

    a) prima del concorso: l'area disponibile fra fiume e strada, cio i 200 palmi o pi se si voleva avanzare sul fiume senza per raggiungere i 220 palmi come aveva proposto il Sansovino nel suo progetto (il quale risultava vincitore precisamente per essere entrato nel fiume);

    b) dopo il concorso: 220 palmi corrispondenti alla zona originale pi quella accresciuta del Sansovino avan-zando con le fondamenta nel fiume.

    Da questa premessa risulta quindi che i disegni DA 862 e DA 863 sono gli unici disegni di Sangallo a svi-luppare meno di 220 palmi. Questo fatto insieme alle seguenti precisazioni ci permettono di indicarli come gli unici disegni riferibili al concorso.

    Il disegno DA 862r, che porta il nome di Sangallo sul recto e sul verso, e porta anche la scritta " monta le spese del sopradetto edificio 3970 (scudi?) ", pu considerarsi come un disegno di uno stato definitivo particolare della chiesa come suggeriva Giovannoni.

    Questo particolare schema basilicale di poca profondit che stato definito: "schiacciato", "monco", "ac-corciato ", "contratto" ed "elementare", sembra voler rispondere alla necessit di dover sistemare una fabbrica a pianta basilicale di una certa grandezza in uno spazio meno sviluppato in lunghezza che in larghezza (vedi fig 56).

    Quindi lo schema basilicale si riduceva proporzional-mente ad una lunghezza di 200 palmi (m 44,68) ed a una larghezza di 240 palmi risultandone un organismo accor-ciato o contratto.

    La mentalit tecnico-pratica del San gallo ci fa pensare che non abbia mai considerato la possibilit di entrare con le fondamenta in "un fiume tanto terribile" come il Tevere, il quale stato una delle cause della durata di quasi cinquant'anni della fabbrica, dalla elevazione dei primi fondamenti. Quindi assai improbabile che abbia anch'egli proposto da principio una chiesa di 220 palmi come quella del Sansovino.

    Per la stessa difficolt Sangallo, circa venticinque anni pi tardi, riprender lo stesso schema di pianta nella citt di Castro (DA 736r, per la chiesa di San Francesco), dove avr come limite invece del fiume un'alto declivio della citt e dal lato opposto la strada.

    I disegni DA 862r e DA 863, apparentemente identici fra 101'0, presentano una particolare incongruenza basata su alcuni giochi prospetti ci.

    L'DA 862r ha la particolarit di avere un certo effetto a "cannocchiale" secondo noi voluto, e non un difetto o sproporzione del disegno dato che esso si presenta molto preciso.

    La larghezza della facciata di dieci palmi minore (m 2,23) in ambedue i lati. pi logico pensare che San-gallo abbia voluto far apparire la chiesa pi lung~ di quello che in effetti era riducendo lo sfondo della chiesa. Come effetto prospettico l'ingrandimento della facciata avrebbe impedito la visione del retro della chiesa. Invece Sangallo riduce il fronte della chiesa per distaccare i fianchi che nel caso d'impianto perfettamente ortogonale non si sarebbe riusciti a vedere.

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    35 - MONACO, STAADTMUSEUM N. 36/1928B - DISEGNO SU PROGETTO DI RAFFAELLO

    36 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DALLA RICOSTRUZIONE DEL DISEGNO N. 36/ 1928B

    L'artificio ottenuto riducendo soltanto lo spessore murario esterno col procedere dei fianchi verso la fac -ciata e mantenendo lo spazio interno invariato (fig. 44) . Successivamente lo stesso espediente lo si trova nello studio UA 1292 (fig. 47 e particolare della fig. 47 a), ma questa volta lo si ottiene riducendo rispettivamente lo spessore delle colonne di un palmo (IO, 9 e 8 sono misure in palmi riportati sul foglio che confermano l'intenzione di San gallo il Giovane) e riducendo anche gli intercolumni di due palmi. Sono addirittura scritte sul foglio le misure 20, 18 e 16.

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    37 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE BALDASSARE PERUZZI: DISEGNO PER SAN GIOVANNI

    DEI FIORENTINI (UA 5IOr)

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    43 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE: DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (UA 862r)

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    45 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE ANTONIO DA SAN GALLO IL GIOVANE: DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (UA 863)

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    46 - RESTITUZIONE GRAFICA DEL DISEGNO UA 863

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  • 2.3. Inizio dei lavori per la fabbrica fiorentina. Il problema delle fondazioni. Sansovino e l'inserimento di Sangallo il Giovane Il 22 ottobre si registra l'acquisizione d'un gruppo di

    propriet intorno a San Pantaleone 62) e il 31 ottobre 1519 avviene la cerimonia della posa della prima pietra 63) e subito dopo l'inizio dei lavori.64)

    L'8 gennaio 1520 si stabilisce di scrivere un giornale di cantiere per ricordare ogni cosa sui provveditori della fabbrica.65) Quindi i primi mandati per i lavori della chiesa saranno registrati su questo volume (708) intitolato So t-

    toperaio della fabbrica, fino all'anno 1522 quando saranno interrotti i lavori. Lo stesso 8 gennaio si paga per un mo-dello fatto, forse un plastico ligneo, e si accusa il San-sovino di appropriarsi di fondi della fabbrica. 66) Il 30 gennaio, anche Antonio da Sangallo il Giovane, viene pagato per un altro modello 67), del quale Lotz conside-randolo un modello ligneo, spiega che difficile stabilire se questa registrazione e quella anteriore si riferiscano allo stesso modello o a due distinti.68) Secondo noi si tratta di due modelli diversi. Il primo del Tatti e il secondo, che Vasari definisce come" un modello cos raro ", un successivo modello di Antonio da Sangallo.

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    47 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE - ANTONIO DA SAN GALLO IL GIOVANE: DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (UA 1292)

  • Quello di Sansovino nel suo progetto originale e quello di Sangallo sul problema di come impostare le fonda-menta sul fiume per la cui soluzione stato sicuramente chiamato alla fabbrica dagli inizi, essendo gi considerato "tecnico e costruttore ingenioso ".69)

    Comunque i veri lavori dovevano inziare il primo feb-braio dato che un documento indica "ricordo che il primo mandato per la fabbrica della chiesa fu fatto il I febbraio I 520 diretto da Bernardo Bini e l'ultimo il 26 maggio 1522 ".70)

    Il 6 febbraio compare un pagamento a dei cappellani e ad un organista della chiesa.7I ) Questo documento il primo di una serie che ci testimonia sull'esistenza di una chiesa operante. Secondo noi si riferisce a San Panta-leone. Questa chiesa non sar pi citata cos, ma cap-pella, chiesa od oratorio dei fiorentini fino a quando verr disfatta per dar luogo alla nuova chiesa.

    L'II ottobre 1520 vengono pagati nuovamente il San-sovino (5 ducati) e Sangallo (4 ducati).72) L'ultimo paga-mento a Sansovino viene registrato il 7 gennaio 1521.73) Doveva essere lo stesso anno nel quale Vasari parla d'una caduta di Sansovino che lo costringe a partire per Firenze per curarsi, lasciando Sangallo il Giovane "per fondare il resto ".74) Per Lotz la caduta riportata da Vasari dovuta a "imperizia tecnologica di Sansovino" e fa riferimento al futuro crollo della Libreria a Venezia. " C' motivo di ritenere che i committenti non fossero soddisfatti del modo con cui il Sansovino affrontava i pro-blemi strutturali: comunque sia al Sangallo rimase l'inca-rico della costruzione. "75)

    " Sfortunato, Jacopo a Roma, n la chiesa dei Fioren-tini n San Marcello al Corso saranno compiute sotto sua supervisione, in entrambe le occasioni, Antonio il Giovane riuscir a intromettersi nei cantieri e sostituirsi al San-sovino ".76)

    La documentazione sui lavori eseguiti in questa prima fase ci permette d'individuare gli impegnativi lavori sulle fondamenta che richiesero tanto materiale da riporto. Di questo periodo risulta anche l'attribuzione allo stesso Sangallo d'un tratto di facciata per la menzione, in cin-que passaggi diversi, di due zoccoli di travertino e due gigli di marmo di Simone Mosca.77)

    N questi pochi elementi sulla facciata n la menzione di diverse carrettate di travertino (che sembrano piuttosto riguardare le fondamenta) n l'opera di scalpellini, tratti dallo stesso volume dell'AAF, sembrano sufficienti per accreditare l'inizio della costruzione di una vera facciata .

    Noi interpretiamo questi documenti ed il passaggio di Vasari nella Vita di Simone Mosca,78) pi come un inca-rico al Mosca da parte di San gallo "per la faccia della nostra chiesa".

    Due gigli e zoccoli che dovevano forse essere collocati sia provvisoriamente nel prospetto della chiesa gi esi-stente verso via Giulia, sia eventualmente al momento della costruzione della facciata. Quindi non troviamo che ci sia necessariamente un collegamento di questi elementi di facciata del Mosca con la facciata che sar successi-vamente costruita su disegno di Sangallo il Giovane fino ai piedistalli.

    L'ultima notizia prima della morte di Leone X (avve-nuta nel dicembre del 1521) del cinque novembre quando viene nominato capomastro muratore Pierino del Ca-pitano.79)

    Il passaggio vasariano: "spesono dodici (o 40?) mila scudi in un fondamento in acqua, che fu da Antonio con bellissimo modo e fortezza condotto: la quale via non potendo essere trovata da Iacopo, si trov per Antonio; e

    fu murata sopra 1'acqua parecchie braccia", 80) pu far interpretare il "murare" come portare avanti dentro il fiume, anche se in parte, il perimetro murario della chiesa.

    Ma poich la chiesa rialzata rispetto alla quota media del fiume, si potrebbe interpretare il "murare" come portare avanti la piattaforma di sostegno della chiesa e non delle pareti.

    Possiamo concludere questa prima fase della costruzione della chiesa affermando che Antonio da Sangallo il Giovane ha portato avanti solo la platea della chiesa, o almeno la parte verso il fiume, che era la pi problematica.

    Durante il periodo dei lavori, la chiesetta di San Panta-leone viene mantenuta e continua ad essere officiata.

    2.4. Ipotesi di ordinamento dei progetti sangalleschi poste-riori al concorso. La sovrapposizione dei temi centrale e longitudinale Secondo noi al tempo della costruzione delle fonda-

    menta, che Sangallo sviluppa delle nuove idee a partire dal suo progetto basilicale per il concorso, considerando per la sopraggiunta disponibilit d'un area maggiore grazie alle fondamenta gi iniziate sulla base del progetto del Sansovino di ventidue canne.

    2.4.1. Serie centrale Su un disegno che presenta tre soluzioni diverse, l'VA

    1292 (fig. 47 e vedi fig. 57 per lo studio comparativo fra le tre soluzioni), Sangallo il Giovane sviluppa una nuova serie: quella centrale, che noi pensiamo, sia posteriore a quella longitudinale proposta per il concorso. Sarebbe una "versione centrale" dell'organismo basilicale pre-cedente dove abside e cappelle laterali (per senza nicchie) si conformano all'interno d'un cerchio (fig. 48). Forse un richiamo al Pantheon, come anche Peruzzi aveva pro-posto in precedenza.8I) Il fatto dell'implicita conoscenza, da parte di Sangallo, del progetto di Peruzzi per il con-corso, sostiene l'ipotesi che questa serie (VA 1292, 199, 200) sia successiva al concorso,

    Dell'organismo centrale sviluppato dallo studio VA 1292 abbiamo due altri disegni (differenziati dal primo solo per l'assenza del porticato interno) e cio l'VA 199 (figg. 49 e 50) e l'VA 200 (figg. 51 e 52).

    L'VA 199, di particolare importanza perch presenta un' organismo centrale inscritto in un ottagono. Il dise-gno dell'ottagono che presenta non stato mai preso in considerazione negli studi sulla chiesa, forse perch coin-cide con il taglio del foglio. Secondo noi potrebbe corri-spondere al progetto di Sansovino.

    Questo ottagono non regolare sembra coincidere esat-tamente con i 220 palmi che doveva avere il progetto vincitore e che si stava portando avanti all' epoca (fig. 53), quindi supponiamo che il San gallo lo prese in considera-zione per poi arrivare all'VA 200 che potrebbe essere quello definitivo della serie (fig. 51).

    Sar lo stesso disegno che Antonio Labacco, nel suo libro edito nel 1552 (foll. 22, 27 e 28) pubblicher "sfac-ciatamente di sua invenzione" 82) assieme al prospetto centrale corrispondente.83) A questi disegni si riferisce senz'altro la descrizione vasariana nella Vita di Sangallo il Giovane: "Antonio ne fece un modello cos raro, che se l'opera si conduceva a fine sarebbe stata stupen-dissima. "84)

    Dello stesso periodo dovrebbe essere il disegno VA 528r (figg. 54 e 55).85) Si tratta d'un disegno che rappre-senta un ottagono con una lieve incisione nel lato supe-

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    47 a - PARTICOLARE DELLA RESTITUZIONE DEL DISEGNO UA 1292 CON LE INDICAZIONI METRICHE DI SANGALLO IL GIOVANE

    riore destro, che dovrebbe corrispondere alle tracce del fiume che si trovano in molti altri disegni relativi alla chiesa.86) Agli Vffizi sostengono che sia di mano del Peruzzi. Noi confermiamo che si tratta d'un disegno per San Giovanni dei Fiorentini, databile intorno all'anno 1521, forse di Antonio da Sangallo. La grande importanza di questo disegno sussiste nel fatto di richiamarsi ancora al progetto del Sansovino e quindi di testimoniare la parte delle fondamenta gi realizzate sul fiume con l'intenzione di portare avanti un'organismo a schema centrale, sul quale si svilupperanno tutti i disegni successivi al concorso.

    Sempre della serie a piante centrali c' anche il disegno VA 233, met sezione e met prospetto, oggi attribuito

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    a Giovanni Antonio Dosio ma che in passato era stato collegato ad uno dei progetti di Michelangelo.

    Il Giovannoni 87) invece lo considera di mano di uno dei collaboratori di Sangallo, come derivato dagli orga-nismi centrali VA 190, 200 e 1292, salvo che pel parti-colare del portico frontale 88) simile al disegno conservato a Monaco attribuito a Raffaello per la chiesa.

    Per ultimi, di questa serie a piante centrali, possiamo anche riportare i disegni VA 1269 attribuito da Ferri e Nava a San Giovanni dei Fiorentini 8g) e l'VA 7889 di Antonio il Vecchio.go)

    Per lo studio comparativo fra i disegni di schema basi-licale contratto VA 862, VA 863, VA 736, VA 1292 vedere la fig. 56 e per lo studio comparativo dei disegni derivati dall'VA 1292 e VA 526 vedere la fig 57.

    2-4.2. Serie ancora longitudinale di Sangallo il Giovane

    Come possibile vedere nell'VA 1292 il Sangallo, pur lavorando sulla pianta centrale, non abbandona l'idea dell'organismo basilicale contratto a cinque cap-pelle gi presentato al concorso anche se lo sviluppa ora su un'area di duecentodieci palmi (fig. 58). Poi lo ripete in un'interessante soluzione a tre cappelle per lato; an-ch'essa da noi restituita ipoteticamente (fig 59).

    L'incremento della lunghezza comporter anche un aumento della larghezza in una proporzione di 1:4 (in funzione della vasta disponibilit di spazio nella direzione parallela alla strada), cio dai 220 palmi del primo pro-getto, si passer prima a 260 e poi a 300 palmi nello studio a tre cappelle laterali; di conseguenza si fa sempre pi accentuato l'effetto di schiacciamento planimetrico.

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    48 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DEL DISEGNO UA 1292

  • 49 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE ANTONIO DA SAN GALLO IL GIOVANE : DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (UA 199)

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    51 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE : DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (UA 2 00)

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    50 - RESTITUZIONE GRAFICA DEL DISEGNO UA 199

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    3.- LAVORI INTERROTTI NELLA FABBRICA. TENTATIVI DI RIPRESA

    3.1. Lenta ripresa della fabbrica Nel 1522 inizia il pontificato di Adriano IV. La fabbrica

    viene abbandonata, come indica Vasari nella Vita di San-sovino,91) fino alla elezione nel 1523 del successivo Papa, Clemente VII Medici. In quell'anno viene registrata nel libro del Sottoperaio della fabbrica l'intenzione d'una ripresa dei lavori fino al 1524.

    " Per seguitare il medesimo ordine e disegno, fu ordi-nato che il Sansovino ritornasse, e seguitasse quella fa-brica nel medesimo modo che l'aveva ordinata prima ".92) Le fondamenta portate avanti fin'ora con la partecipa-zione di Antonio da San gallo il Giovane, mantengono ancora il loro schema planimetrico centrale sul quale San gallo aveva progettato la serie dei disegni gi visti.

    Ma secondo quanto ricorda Vasari, Clemente VII vuole che si continui il progetto del Tatti. Comunque la ripresa dei lavori non si verificher, forse per la mancanza di fondi, in questo periodo di grande instabilit politica.

    Nel 1526, Clemente VII autorizzer la cessione alla Confraternita dei Fiorentini della chiesa dei Santi Tom-ma so ed Orso detta di Sant'Orsola (il trasferimento non sar ufficiale fino 1534). Per con il Sacco di Roma, avvenuto nel maggio del 15271 si fermer sia la fabbrica di San Giovanni che tutte le altre fabbriche ecclesiastiche fatta eccezione per San Pietro.

    Secondo il Vasari, con il Sacco, Sansovino parte per Venezia.93) Con la sua partenza verr anche abbandonato il suo progetto.

    La cessione ufficiale della chiesa dei Santi Tommaso ed Orso (che era stata soppressa) alla Confraternita della Piet avviene il 21 maggio 1534.94) Il trasferimento della Confraternita della Piet solo un tentativo di risolvere le differenze di vedute, fra i due gruppi d'interessi (la Confraternita e il Consolato Fiorentino), per la chiesa nazionale che si doveva costruire. Cos la parrocchia dei fiorentini rimarr sul posto dove doveva sorgere la chiesa, e l'oratorio della Confraternita si sposter nella vicina chiesa di Sant'Orsola. Forse ancora la vecchia San Pantaleone la chiesa operante descrtta in una visita pasto-rale inedita del 1534.95)

    Sar con l'elezione di papa Paolo III Farnese (1534) che Sangallo il Giovane riprender sicuramente i lavori della chiesa anche se non ci sono conferme documentarie perch manca il volume 404 dell' AAF che tratta appunto questo periodo.

    Sangallo abbandoner definitivamente l'impianto a schema centrale per quello longitudinale, in aderenza alle idee dominanti in quel momento per il San Pietro Vati-cano. Successivamente, con Michelangelo, si torner al tipo centrale per concludersi di nuovo con lo schema lon-gitudinale come in analogia avviene per la Fabbrica Va-ticana.

    53 - COMPARAZIONE FRA GLI OTTAGONI DEL DISEGNO UA 199 E LA RESTITUZIONE DEL DISEGNO UA 528r

    54 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE - ANTONIO DA SAN GALLO (?): DISEGNO UA 528r

    55 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DEL DISEGNO UA 528r

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    56 - COMPARAZIONE DEI DISEGNI A SCHEMA BASILICALE " CONTRATTO" DI ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE

    (UA 736, 862, 863, 1292 a- b)

    Nello stesso anno, il 1534, Sangallo lavorando a Castro per i Farnese elabora il disegno UA 736 per la chiesa di San Francesco dove riprende la stessa idea dei disegni considerati da noi per il concorso della chiesa di San Gio-vanni dei Fiorentini, coerente in ci alla sua fama di uomo pi pragmatico che creativo.

    sempre nell'anno 1534 che Paolo III fa aprire la via Paola, gi Paolina, che da Castel San!' Angelo porta alla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, creando cos un nuovo asse alla chiesa.96)

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    58 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DEL DISEGNO UA 1292a (VEDI FIG. 47)

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    57 - STUDIO COMPARATIVO FRA LE TRE SOLUZIONI PRESENTI SUL DISEGNO UA 1292

    E L'AREA DEL PROGETTO DEL SANSOVINO

    3.1.1. Il trionfo dello schema longitudinale e il problema del superamento del limite stradale

    Per questo periodo, che segna la ripresa dei lavori per la fabbrica di San Giovanni dei Fiorentini guidati da Antonio da Sangallo il Giovane, noi proponiamo l'esi-stenza di un'ultima serie di disegni, tutti a schema longi-tudinale, che diventer la serie definitiva per la chiesa . .

    Nello studio UA 1055 di Sangallo senza indicazioni me-triche (fig. 60) si leggono due soluzioni che partono dalla

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    59 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DEL DISEGNO UA 1292b (VEDI FIG. 47)

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    62 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DEL DISEGNO UA 1055

    idea iniziale per il concorso. Le restituzioni sono state fatte in base alla misura tipo delle cappelle di altri pro-getti di Sangallo per la chiesa, per l'assenza di riferimenti metrici sul disegno. La prima soluzione lo stesso schema basilicale del disegno UA 863 con doppie paraste e co-lonne semincassate sui pilastri della navata centrale (fig 61). La seconda soluzione la stessa della precedente con l'allungamento del corpo absidale (fig. 6 2 ) e quindi il tipo " contratto" viene abbandonato. Da questi dovrebbe partire la nuova serie longitudinale, pi proporzionata rispetto alle precedenti soluzioni, di Antonio da Sangallo la quale comprende i seguenti disegni :

    - UA 861 : con due cappelle per ogni lato dell'abside pi cupola e 2 2 0 palmi di lunghezza (figg. 63 e 64) .

    60 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE - ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE : DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (UA 1055)

    6 1 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DEL DISEGNO UA 1055

  • 63 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE: DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (UA 86u)

    - UA 864 (parte sinistra): con due cappelle per ogni lato dell'abside, tre cappelle per lato con cupola ed atrio e 300 palmi di lunghezza (figg. 65 e 66).

    - UA 864 (parte destra): con deambulatorio e corona di cappelle per un totale di diciotto cappelle ed una lun-ghezza di 340 palmi (fig. 67).97)

    - UA 860: con due cappelle per ogni lato dell'abside, sette cappelle per lato per la prima volta senza nicchie e 300 palmi di lunghezza (figg. 68 e 69).

    Questa serie che dovrebbe essere precedente alla co-struzione definitiva della chiesa presenta una caratteri-stica comune: il superamento, lungo l'asse longitudinale, dello spazio disponibile fra fiume e strada.

    Dalla constatazione che i disegni sviluppano una lun-ghezza, riportata in scala, maggiore dell'area disponibile-cio dal fatto di avere pi di 220 palmi - scaturiscono cinque ipotesi:

    1. - Che Sangallo il Giovane ignorasse in questi di-segni l'esatta geometria della zona a disposizione. Tale ipotesi ci sembra poco probabile, infatti egli stato molto preciso in tutti i suoi disegni anteriori e annota addirittura sul disegno UA 860 le distanze fino al fiume.

    2. - Che i disegni non siano per il San Giovanni dei Fiorentini. Oltre al fatto di essere gi largamente accet-tati dalla ricerca storiografica sulla chiesa come disegni per la chiesa di San Giovanni, il disegno UA 860 pre-

    senta chiaramente tracce del fiume e la scritta sul fiume che abbiamo gi notato in precedenza.

    3. - Che i progetti siano stati realizzati pensando a "l'estenzione della chiesa verso il fiume" g!j) ci risulta poco probabile perch sull'UA 860 viene tracciato il fiume nello stesso posto dove veniva tracciato negli altri disegni che non entravano nel fiume e anche perch inaccettabile pensare che un progetti sta come Sangallo gi affermato per le sue capacit tecniche, abbia commesso un cos evidente errore nel dimensionamento della fabbrica che sopravanzava di cento palmi il sito a disposizione.

    4. - Che i progetti siano stati pensati con l'intento di superare la strada, sconvolgendo i progetti di Giulio II per la via Giulia. Anche questa ipotesi ci sembra poco probabile sopra tutto per le conseguenze topografiche che tale soluzione avrebbe comportato e cio la chiusura del-l'asse di via Giulia, gi a quell'epoca strada ormai affer-mata come una delle pi prestigiose della citt.

    5. - Che i progetti siano stati realizzati con l'inten-zione di superare la strada, perch era prevista la modifica della zona orientale di via Giulia attestata non pi verso il Ponte Trionfale ma verso Castel San!' Angelo, in rela-zione alla recente realizzazione Paolina del noto tridente stradale.

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    64 - RESTITUZIONE GRAFICA IPOTETICA DEL DISEGNO UA 86Ir

    95

  • Con tale soluzione sarebbe rimasta a disposizione una pi estesa zona davanti alla chiesa che avrebbe consentito di allungare la nuova chiesa.gg) L'esistenza di una pianta d'un autore ignoto dello stesso periodo (pianta dell' Ar-chivio Sacchetti) con la scritta "tirati pi avanti inanzi rispetto di strada Giulia", pu confermare l'intenzione di superare la quinta stradale (figg. 70 e 71).

    Quindi questo gruppo di disegni va orientato dal punto di partenza delle fondamenta sul fiume (anche le tracce del fiume sui disegni confermano questo fatto), cosa che porta la chiesa a superare la quinta stradale in concomi-tanza di una nuova disponibilit di spazio per sistemare la zona.

    Con questa serie Sangallo riesce ad aumentare da dieci a quattordici il numero di cappelle previste nel suo primo disegno basilicale per la chiesa confermando uno schema planimetrico longitudinale con cupola e transetto: un impianto di grande funzionalit, compositivamente tra-dotto nello stile austero caratteristico di Antonio da San-gallo il Giovane.

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    65 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE: DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (UA 864)

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  • 3. - La scritta: "qui un oratorio del quale se ne potria fare sacristia " si potrebbe riferire all'intenzione di sfruttare in qualche modo la chiesa preesistente di San Pantaleone.

    4. - Le didascalie sembrano ignorare qualche possi-bilit di muri realizzati precedentemente.

    3.1.3. Il progetto cosidetto "definitivo" di Antonio da Sangallo il Giovane e la facciata iniziata Le ricerche di Sangallo il Giovane, sembrano conclu-

    dersi intorno al disegno a sviluppo longitudinale UA 175 (figg. 72 e 73). Sangallo ritorna alla soluzione di duecento-venti palmi abbandonando l'idea di sorpassare la strada. Questo schema, vicino alla pianta dell'UA 860, riduce la zona absidale a transetto e cupola ed elimina la parasta semicircolare sui pilastri della navata centrale che sin dall'inizio Sangallo aveva adoperato.

    Questo disegno di mano di Battista da Sangallo detto il Gobbo, stato largamente considerato quello definitivo per la chiesa in quanto corrisponde stilisticamente (me-tricamente molto sottile la differenza) alla facciata del-l'VA 176 (figg. 74 e 75) di mano di Bastiano da Sangallo detto Aristotele e a quello del disegno conservato a Mona-co. Questo disegno quello che si pensa sia stato portato avanti fino ai piedistalli come fa vedere la nota veduta di Gaspar van Wittel 102) e la descrizione del Bruzio.'03)

    Possiamo dedurre che, in questo periodo, Sangallo abbia finito le fondamenta della chiesa con l'intenzione di realizzare uno schema longitudinale, come quello di San Pietro, ed abbia anche iniziato la facciata che fu succes-sivamente interrotta.

    Passare ad un impianto longitudinale, dopo che si iniziato a costruire delle fondamenta pensate per un grande corpo centrale, comporta anche un cambio nel modo di fondare perch non sono pi concentrati i pesi della grande cupola che doveva avere prima il progetto di San-sovino e poi quello del Sangallo. Poich gi stata fon-data una parte della piattaforma, la parte che bisogna finire di fondare, deve essere assai meno portante di quella originale e comprenderebbe in qualche modo la chiesetta di San Pantaleone.

    L'VA 175 raffrontato alla chiesa attuale coincide solo nelle misure complessive. La distribuzione interna delle navate, della cupola e del transetto completamente sfalsata. Comunque l'VA 175 senza dubbio l'ultimo disegno noto di Sangallo per la chiesa confermato dalla sua vicinanza alla chiesa attuale. La pianta dell'VA 175 non presenta delle corrispondenze geometriche con lo schema della chiesa di San Pantaleone. Forse Sangallo il Giovane non aveva intenzione di sfruttare la vecchia chiesa e al contrario, le maestranze che porteranno avanti la chiesa successivamente, per motivi pratici ed economici, seguiranno il progetto di Sangallo sfruttando per le mura preesistenti.

    Il fatto che invece Sangallo porti avanti, in anticipo rispetto al resto della fabbrica, la realizzazione della fac-ciata pu trovare spiegazione se consideriamo la facciata il caposaldo della chiesa della Nazione Fiorentina. '04)

    Della prima facciata sangallesca esiste una pianta set-tecentesca non molto attendibile con solo il perimetro esterno prima del completamento. '05) Anche un dipinto del Passignano che si trova nella chiesa (datato 1592) la raffigura ma riteniamo che la facciata del dipinto sia opera della fantasia dell'artista per il carattere accentuatamente classicheggiante che presenta.

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    68 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE: DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (UA 860)

    Il 1550 segna l'inizio del pontificato di Giulio III. La chiesa deve essere operante perch vi vengono trasportate le reliquie dei Santi martiri Proto e Giacinto. ID8)

    Dal 1556 al 1567 si trovano una serie di documenti che confermano di nuovo l'esistenza della chiesa operante (San Pantaleone?). Questi vanno dall'attivazione dell'organo della chiesa, a pagamenti per musica a "cantori et sona-tori ".IOg) Anche la serie di piante prospettiche (Pinardi, Peruzzi, Brill e Tempesta) con la nuova chiesa in costru-zione fanno vedere quello che noi interpretiamo come il profilo della cappella di San Pantaleone rimasta all'interno del cantiere della nuova chiesa.

    3.2. I disegni di Michelangelo ed i nuovi tentativi di ripresa della fabbrica Viene eletto nel 1559 un papa Medici: Pio IV. Miche -

    langelo Buonarroti ha 84 anni quando i consoli fiorentini a Roma decidono "che si dessi ordine sopra i fondamenti vecchi a qualche cosa di nuovo "."O) Viene chiesto a Michelangelo di riprendere da capo la progettazione della chiesa dei Fiorentini. Le lettere relative a questo incarico sono state riproposte in questa ricerca per la loro chia-rezza: III)

    Il IS1 ottobre: " Il Console e i Consiglieri della nazione fiorentma a Roma, avendo deliberato di tirare avanti la

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    un disegno. Pregano il duca a mandar loro una sua let-tera per il Buonarroti, in raccomandazione di quella impresa "."2) Il primo novembre, Michelangiolo risponde al duca, che per servirlo, ha fatto pi "segni" della chiesa dei Fiorentini, e che la nazione ne ha scelto uno che a lui stesso pare il pi onorevole; e che per quanto egli potr, si adoperar in quella impresa.Il3)

    Il IO novembre: "La nazione fiorentina scrive ringra-ziamenti al duca Cosimo della lettera indirizzata a Miche-langiolo; il quale ha gi posto mano a fare eseguire pi nettamente il suo disegno per la chiesa di S. Giovanni de' Fiorentini. "II4)

    Il 2 dicembre: " La nazione fiorentina in Roma manda al duca Cosimo il disegno fatto per la loro chiesa da Mi-chelangiolo, messo a pulito, perch ne dica la sua opi-nione. "Il5)

    Il 22 dicembre: "Il duca Cosimo scrive al Buonarroti di aver veduto il suo disegno per la chiesa di San Gio-vanni de' Fiorentini; che lo approva, lo loda e lo ringrazia, nel mentre che gli raccomanda che voglia assistere ed ajutare quell'opera. "Il6)

    Il 5 marzo dell'anno seguente Michelangiolo scrive al duca Cosimo che i deputati sopra la fabbrica della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini si sono risoluti di man-dare a Tiberio Calcagni, perch con i disegni ch' egli porta, il duca conoscer meglio che colla pianta che oc-correrebbe di fare; e soggiunge ch' egli attender a detta fabbrica nel modo che sapr migliore. II? )

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    69 - RESTITUZIONE GRAFICA DEL DISEGNO UA 860

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    70 - ROMA, ARCHIVIO CASA SACCHETTI - ANONIMO: DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI

    3.2.I.Michelangelo e la progettazione per la chiesa di una serie di disegni a pianta centrale sull' area delle fon -damenta gid portate avanti

    Michelangelo aveva detto ai consoli che "se conduce-vano a fine quel disegno, che n Romani n Greci mai ne' tempi loro feciono una cosa tale", e Vasari le ricorda come parole che "n prima n poi usciron mai di bocca a Michelagnolo, perch era modestissimo. "Il8)

    Michelangelo avrebbe dovuto utilizzare per i suoi pro-getti la zona di fondazioni previste dal Tatti pari a ven-tidue canne. La scelta della centralit in perfetta sintonia con le sue idee per il San Pietro Vaticano, che come a San Giovanni dei Fiorentini saranno abbandonate definiti-vamente per lo schema longitudinale."9)

    Sono noti quattro dei cinque progetti e alcuni schizzi su questi disegni. Sono i disegni 120r (figg. 77 e 78), 120V, 121r (figg. 79 e 80), 123, 124 (figg. 81 e 82) e 36A della Casa Buonarroti (d'ora in poi CB) a Firenze.

    La versione definitiva, l'UA 3185 di mano di Calcagni (figg. 83 e 84) l'unico disegno che presenta indicazioni metriche. Le diverse restituzioni ed interpretazioni che ha avuto questa versione definitiva derivata dal CB 124 di Michelangelo, probabilmente sono state elaborate a par-tire dal plastico ligneo e presentano indicazioni diverse circa le misure. Nelle nostre restituzioni sono stati consi-derati come aventi uno sviluppo totale di 220 palmi.

    Il tracciato d'una riga in alto a destra nel disegno CB 120r, segnalato da una scritta sullo stesso disegno come

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    71 - RESTITUZIONE GRAFICA DEL DISEGNO DI CASA SACCHETTI

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    l'alveo del fiume, ci ha permesso di trovare il perfetto orien-tamento della serie dei disegni proposta dal Buonarroti.

    Il Vasari ci riferisce sull'esistenza di un modello prima di terra e poi di legno della chiesa il quale si conservava nel consolato. '2o) Il modello ligneo di Michelangelo quello rappresentato nel disegno di Jacques Le Mercier del 1607 (fig. 85) 121) dove lo si vede appoggiato su caval-letti. Dal consolato sar stato spostato perch una guida di Roma riferisce che "si conserva nel vicino oratorio per esser cosa degna di esser veduta". 122) L'oratorio, doveva essere quello di Sant'Orsola della Piet, dove al tempo del trasferimento della Confraternita, vengono messe diverse altre cose d'interesse artistico relazionate alla chiesa come i gigli del Mosca, che rimarranno nel muro del chiostro dell'oratorio fino alla sua demolizione; il San Giovannino di marmo e alcuni dipinti che forse si trovavano prima nell'altare maggiore di San Pantaleone. L'ultima notizia sul modello viene riportata dal Titi il quale dice che il modello si conserv nel vicino loro oratorio, fino al 1720.' 23)

    Nel 1560 vengono stipulate delle convenzioni con il mastro muratore Matteo da Castello e due anni dopo, il 28 giugno, delle stime dei lavori per la fabbrica della chiesa dalle quali risulta anche che il Calcagni stato estromesso dai lavori. '24) Secondo il Vasari "mancati a quella fabbrica gli assegnamenti rimasta cos" dopo la spesa di 5000 scudi. '25)

    Nel 1564 muore Michelangelo ed il suo grandioso pro-getto sar abbandonato per sempre. ' 26)

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  • 72 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE BATTISTA DA SANGALLO:

    DISEGNO PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (PROGETTO CONSIDERATO DEFINITIVO) (UA 175)

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    73 - RESTITUZIONE GRAFICA DEL DISEGNO UA 175

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    4. - LA COSTRUZIONE DEFINITIVA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI 1564-1614

    4.1. La rettora della Congregazione di San Filippo Neri nell' ancora funzionale vecchia chiesa dei fiorentini. Lenta opera di muratura e lavori di manutenzione alla chiesa di San Pantaleone.

    L'anno 1564 " i rappresentanti della" Nazione Fioren-tina" si recarono da padre messer Filippo Neri, in S. Girolamo della Carit, a pregarlo di voler assumere la cura e l'amministrazione della loro chiesa e di porvi un certo numero dei suoi discepoli come preti, pei quali essi offrono una abitazione e un assegnamento mensile". N eri assunse la rettora senza trasferirsi inviandovi invece alcuni seguaci spirituali come il Baronio. I~7)

    Questo gruppo di preti gestir per dodici anni la par-rocchia dei Fiorentini. Sono state adibite a loro abita-zioni, le stanze contigue alla chiesa, note come "case dei preti ", la cui planimetria stata ricostruita da noi e ri-portata per la prima volta accanto alla chiesa e agli am-bienti dell' ospedale. I~8)

    Con i lavori di pittura "delle colonne a chiaro-scuro e di tutta la tribuna per l'azzurro e stelle e tutto quello che si vede" nell'aprile dell'anno 1567 I~9) inizia una nuova serie di documenti sui lavori di manutenzione alla vecchia chiesa ora gestita dalla Congregazione di San Fi-lippo Neri.

    Negli stessi anni, insieme ai lavori di manutenzione, ci sono quelli della nuova fabbrica, facilmente distinguibili dai primi perch riguardano opere in muratura. Dal 1567 fino all'incarico di Giacomo Della Porta, quindici anni dopo, si compiranno i primi veri lavori di mura tura per la chiesa, consistenti nella costruzione delle pareti delle cappelle laterali che andranno ad addossarsi alle vecchie mura di San Pantaleone.I30)

    La congregazione di San Filippo Neri abbandona la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini nel 1576 e si trasfe-risce a Santa Maria in Vallicella dopo aver deciso di avere una sede propria.I3I) possibile che fra i motivi del tra-sferimento della congregazione ci sia la precaria situa-zione della fabbrica della chiesa.

    L'ultima notizia su questo periodo sar l'imposizione di una tassa a diversi cittadini di nazionalit fiorentina per fabbricare la loro chiesa.I3~)

    4.2. Ripresa dei lavori da parte di Giacomo Della Porta. Nuove assegnazioni e richieste di fondi In una supplica al Granduca di Toscana del 4 marzo

    1582, si propone che i denari del Consolato vengano im-piegati per i lavori alla chiesa.I33) L'anno seguente, 1'8 gennaio, in una lettera si chiedono nuovi fondi al Granduca di Toscana.I 34) Subito dopo, il 21 marzo, si registra una nuova richiesta di fondi a varie persone 135) e compare il nome di Giacomo Della Porta come nuovo architetto della fabbrica. I36) Il 28 marzo, Giacomo Della Porta ed i membri della Confraternita, prendono accordi sul di-segno e sui lavori da farsi e cominciano le misure e le sti-me.I37) La prima misura, solo per lavori di scalpellino, datata al 2 settembre 1582.138)

    Finora l'assenza di documenti sullo smantellamento della vecchia chiesa ci permette di dedurre solo una data approssimativa: intorno ai primi anni del 1580. Il campa-nile doveva essere gi finito nel 1583 perch un documento di quell'anno riporta la compera di tre campane prove-nienti dall'Inghilterra. 139)

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  • Nello stesso anno avviene anche la prima concessione di una cappella gentilizia, assegnata alla famiglia Scarlati,r40 ) facendo presupporre un'ormai avanzato stato dei lavori riguardanti anche la costruzione delle navate laterali. Le concessioni alle famiglie fiorentine delle cappelle e dei rispettivi altari comprendevano l'obbligo di "ornarli decorosamente" entro un breve periodo, generalmente di tre anni, e di provvedere allo stesso tempo a una dona-zione per la chiesa.

    Ancora nel 1584 non sono state fatte le coperture poich in una nota del 26 marzo si registra una discussione sul se e come voltare la chiesa.141)

    La questione sul tipo di coperture contemporanea alla discussione sorta per la chiesa del Ges dove lo stesso Della Porta nel medesimo anno porta a_compimento la cupola.142)

    L'8 maggio compare di nuovo una misura dei lavori di scalpellino 143) e il 21 agosto, un nuovo decreto "per pi-gliare a censo scudi 8000 per la fabbrica assicurandoli sui beni della Ven. Compagnia della Piet ".144)

    Il 22 agosto una serie di decreti fanno capire l'urgenza con la quale si devono portare avanti i lavori 145) e segue la registrazione di una "nota di misure dei capi mastri da scalpello sottoscritta da p.m. Marchiorre Cremoni, Francesco di PiI ossi, Bartolomeo Bassi e Pietro Gucci "/46)

    La fabbrica della chiesa deve essere giunta quasi alla fine, ad eccezione del transetto, dell'abside e della facciata . Sar quando "nonostante la contrariet di S. Filippo, nel 1584 la congregazione dell'Oratorio riassunse la ret-toria e gestione del convitto ecclesiastico fiorentino ." 147)

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    74 - FIRENZE, UFFIZI, GABINETTO DISEGNI E STAMPE ARISTOTELE DA SANGALLO: DISEGNO PER LA FACCIATA

    DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI (UA 176)

    75 - DISEGNO PER LA FACCIATA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI

    (da H. GUNTER, Das Trivium vor Ponte S. Angelo, Ein Beitrag zur, urbanistik der Renaissance in Rom, in Romisches Jahrbuch

    fur Kunstgeschichte, I984, 2I, p. 229).

    Datata 14 febbraio 1585, troviamo una" triplice copia dei gravami dei capo mastri di scalpello contro la misura fatta da Giacomo Della Porta e relativa risposta." 148) Una lunga seconda misura dei lavori di scalpellino 149) deve corrispondere agli anni successivi (1588 circa). Non si fa pi menzione del Della Porta, e nel 1588 gli oratori ani di San Filippo Neri lasciano "questa volta per sempre S. Giovanni." ISO) Gli ambienti che avevano ospitato per alcuni anni i Filippini saranno demoliti nel 1930 insieme all' ospedale.

    Nel 1590 ci saranno delle nuove concessioni di cappelle: la cappella di San!' Antonio Abate e di San Lorenzo alla famiglia Benozzi; 151) la cappella della Assunzione della Vergine (poi Santa Maddalena dei Pazzi) ai Cavalcanti; 152) la cappella di San Sebastiano ai Montauti; e la cappella di San Girolamo ai Mancini.153)

    Il disegno inedito di Paul Brill (fig. 2), datato al 1590, mostra in modo molto preciso l'avanzato stato di costru-zione della fabbrica alla quale manca solo il transetto e la cupola. La stessa situazione si pu osservare nel noto par-ticolare della pianta del Tempesta del 1593 (fig. 4).154)

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  • 76 - ISTITUTO DI STUDI ROMAN