19572 cesellatore del GROOVE · 2015. 10. 1. · uno dei tre o quattro allievi di Horacio Hernandez...

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C ominciamo ricordando in quali contesti musicali sei coinvolto attualmente. C’è il ‘mio’ gruppo, i Quaraumentata, gruppo etno-pop del quale in autun- no uscirà una raccolta di vecchi brani ri-suonati dal vivo in studio. Poi sono imegnato con alcuni cantautori: sto lavorando con un artista di Roccella, Stefano Simonetta in arte “Mujura”, da 12 anni bassista di Eugenio Bennato e produttore dei suoi ultimi 2 dischi. Poi con Elizabeth Cutler, bostoniana da 15 anni a Roma; e ancora con una cantante portoghese di Fado, Magarida Guerrero. Sei reduce dalla partecipazione a una delle manifestazioni didattiche più im- portanti al mondo, il KoSA organizzato nel Vermont dall’italo canadese Aldo Mazza e giunto quest’anno alla sua ventesima edizione: come hai avuto l’invito? Ho conosciuto Aldo lo scorso febbraio, in occasione di un evento KoSA orga- nizzato alla New York University. L’ave- vo contattato qualche giorno prima su Facebook, l’avevo incontrato e gli avevo raccontato la mia formazione musicale e il mio percorso con la Remo, forma- lizzato a gennaio di quell’anno in occa- sione del NAMM Show. Qualche mese dopo mi ha ricontattato proponendomi di partecipare a KoSA in Vermont. Non pensavo che il suo invito potesse essere così immediato. Gran bella soddisfazione… Una soddisfazione sia personale sia legata alle nostre radici: le nostre tradi- zioni, mischiate a forme musicali più moderne, cominciano a essere cono- sciute anche negli Stati Uniti. Aldo Mazza da anni veicola negli Stati Uniti la musica del nostro Meridione, anche tramite l’amicizia e la collabora- zione con Alessandra Belloni… In quel caso si parlava solo di tambu- rello, strumento legato esclusivamen- te all’esperienza della Tarantella. Nel mio caso c’è l’esperienza del set misto, quello che ho denominato Drum Kit, ossia cassa, charleston e tamburello, in cui la tarantella incontra lo shuffle e il funky. Poi c’è anche il Multi Drum Kit in cui ci sono le congas e la batteria completa con il tamburello, quindi una cosa che parte dalla Calabria, ma poi si allarga anche al Mediterraneo, all’Afri- ca, eccetera… Come sei arrivato al concetto del set misto? L’idea è nata tanti anni fa: già suonavo la batteria quando ho iniziato a studia- re il tamburello con Arnaldo Vacca; grazie a lui dal 94’ al ’98 ho suonato con Eugenio Bennato e sono entrato in contatto anche con Alfio Antico. Con Eugenio Bennato ho iniziato a inseri- re la cassa; da lì ho cercato di affinare una situazione che mi sembrava molto produttiva, dal punto di vista ritmico. Dal ’98, quando è nato il gruppo Quar- taumentata, sono riuscito a integrare nel Multi Drum Kit tutti gli strumenti, perché me lo consente il tipo di mu- sica che suoniamo, che mischia afro, tarantella, funky… Un nuovo stile che mi piace chiamare Mediterranean- funky, diverso ovviamente dal funky americano. Ti racconto un episodio: nel 2007 abbiamo suonato a Milwakee Vedere oggi un percussionista integrare il suo multiforme kit con una cassa da batteria è esperienza abbastanza comune. Non era così fino alla metà degli anni Novanta, soprattutto nell’ambito della musica popolare. Il musicista di Merici, una frazione di Gerace (RC), è responsabile di questa piccola grande rivoluzione. di Alfredo Romeo FaceToFace MASSIMO CUSATO DRUMSET MAG | SETTEMBRE 2015 50 GROOVE cesellatore del 19572 www.drumsetmag.com

Transcript of 19572 cesellatore del GROOVE · 2015. 10. 1. · uno dei tre o quattro allievi di Horacio Hernandez...

  • Cominciamo ricordando in quali contesti musicali sei coinvolto attualmente. C’è il ‘mio’ gruppo, i Quaraumentata, gruppo etno-pop del quale in autun-no uscirà una raccolta di vecchi brani ri-suonati dal vivo in studio. Poi sono imegnato con alcuni cantautori: sto lavorando con un artista di Roccella, Stefano Simonetta in arte “Mujura”, da 12 anni bassista di Eugenio Bennato e produttore dei suoi ultimi 2 dischi. Poi con Elizabeth Cutler, bostoniana da 15 anni a Roma; e ancora con una cantante portoghese di Fado, Magarida Guerrero.Sei reduce dalla partecipazione a una delle manifestazioni didattiche più im-portanti al mondo, il KoSA organizzato nel Vermont dall’italo canadese Aldo Mazza e giunto quest’anno alla sua ventesima edizione: come hai avuto l’invito?Ho conosciuto Aldo lo scorso febbraio, in occasione di un evento KoSA orga-nizzato alla New York University. L’ave-vo contattato qualche giorno prima su

    Facebook, l’avevo incontrato e gli avevo raccontato la mia formazione musicale e il mio percorso con la Remo, forma-lizzato a gennaio di quell’anno in occa-sione del NAMM Show. Qualche mese dopo mi ha ricontattato proponendomi di partecipare a KoSA in Vermont. Non pensavo che il suo invito potesse essere così immediato.Gran bella soddisfazione…Una soddisfazione sia personale sia legata alle nostre radici: le nostre tradi-zioni, mischiate a forme musicali più moderne, cominciano a essere cono-sciute anche negli Stati Uniti.Aldo Mazza da anni veicola negli Stati Uniti la musica del nostro Meridione, anche tramite l’amicizia e la collabora-zione con Alessandra Belloni…In quel caso si parlava solo di tambu-rello, strumento legato esclusivamen-te all’esperienza della Tarantella. Nel mio caso c’è l’esperienza del set misto, quello che ho denominato Drum Kit, ossia cassa, charleston e tamburello, in cui la tarantella incontra lo shuffle e il funky. Poi c’è anche il Multi Drum

    Kit in cui ci sono le congas e la batteria completa con il tamburello, quindi una cosa che parte dalla Calabria, ma poi si allarga anche al Mediterraneo, all’Afri-ca, eccetera…Come sei arrivato al concetto del set misto?L’idea è nata tanti anni fa: già suonavo la batteria quando ho iniziato a studia-re il tamburello con Arnaldo Vacca; grazie a lui dal 94’ al ’98 ho suonato con Eugenio Bennato e sono entrato in contatto anche con Alfio Antico. Con Eugenio Bennato ho iniziato a inseri-re la cassa; da lì ho cercato di affinare una situazione che mi sembrava molto produttiva, dal punto di vista ritmico. Dal ’98, quando è nato il gruppo Quar-taumentata, sono riuscito a integrare nel Multi Drum Kit tutti gli strumenti, perché me lo consente il tipo di mu-sica che suoniamo, che mischia afro, tarantella, funky… Un nuovo stile che mi piace chiamare Mediterranean-funky, diverso ovviamente dal funky americano. Ti racconto un episodio: nel 2007 abbiamo suonato a Milwakee

    Vedere oggi un percussionista integrare il suo multiforme kit con una cassa da batteria è esperienza abbastanza comune. Non era così fino alla metà degli anni Novanta, soprattutto nell’ambito della musica popolare. Il musicista di Merici, una frazione di Gerace (RC), è responsabile di questa piccola grande rivoluzione.

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    MASSIMO CUSATO

    DRUMSET MAG | SETTEMBRE 2015

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  • GROOVE

    il nostro repertorio: se nella tarantella sposti uno o due accenti arrivi subito allo shuffle, oppure ai ritmi africani. A fine concerto si sono avvicinati un po’ di ragazzi di colore, musicisti, entusia-sti di questo nostro sound particolare, funky, ma dalle sonorità del tutto diver-se dalle loro.Chi sono stati i tuoi insegnanti per la batteria e che generi suonavi?Il mio percorso batteristico è stato un po’ strano. Non sono un virtuoso, né con la batteria né con le percussioni: mi piace il groove, portare il tempo. Una volta Niccolò Fabi mi ha definito “Cesellatore del ritmo”. Mi piace es-sere il motore. Amo il blues, che non dà spazio per il virtuosismo, poi sono passato per il jazz, la fusion, il rock, il pop, il latin… La batteria l’ho studiata con Ettore Mancini, un grande didatta, quindi con Cristiano Micalizzi. Poi nel ’90- ’91 ho avuto la fortuna di essere uno dei tre o quattro allievi di Horacio Hernandez al Timba di Roma. E ho fat-to qualche lezione anche con Maurizio Dei Lazzaretti.

    Ma nasci come batterista o come per-cussionista?Come batterista: devo ringraziare Car-lo Spina di Locri e Piero Longo di Si-derno. Il mio primo vero insegnante è stato Roberto Altamura alla scuola popolare di Testaccio: avevo 16 anni, facevo il liceo a Locri e venivo ogni due settimane a Roma prendendo il treno che viaggiava di notte (all’epoca c’erano…), oppure il pullman. Finite le superiori mi iscrissi al Conservato-rio di Santa Cecilia e in classe con me c’era anche Arnaldo Vacca, che avevo ammirato in TV nella trasmissione Gran Premio di Pippo Baudo. Con Ar-naldo ho iniziato questo percorso del tamburello, la cui tradizione all’epoca in Calabria si era un po’ persa. Anzi, chi suonava la tarantella veniva bollato un po’ come un ‘campagnolo’, men-tre ora va di moda… Con Arnaldo ho studiato anche altri tamburi a cornice e lui mi ha anche messo le mani sulle congas, il cui studio ho approfondito con Giovanni Imparato. Poi la visione di un video di Alex Acuña in cui suo-

    nava congas e batteria è stato decisivo. Nel ’98 sono stato a Cuba con Paolo Sofia (cantante di Quartaumentata, NdA), Luca Scorziello (percussionista di Reggio Calabria, NdA) e un altro ragazzo non musicista; e lì ho studia-to con Changuito, ma anche con tanti altri ragazzi sconosciuti, ma che sono dei mostri. Andavamo a studiare a casa loro su strumenti accroccatissimi e alla lezione partecipava tutta la famiglia.Quanto di questa esperienza è rimasto nel tuo drumming?Molto, anche se nel mio modo di suo-nare con i Quartaumentata le influen-ze sono legate più alla componente afro che a quella cubana, né potrebbe essere diversamente, viste le mie origi-ni calabresi… So che in anni più recenti hai studiato anche negli USA: con chi?Durante i miei soggiorni a New York ho studiato al Drummers Collective con due insegnanti: tecnica con Mark Flynn e latin con Vince Cherico, gran-de persona e bravissimo musicista; inoltre ho studiato tamburo e percus-

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  • sioni con Gordon Gottlieb, uno che ha suonato con gli Steely Dan, Pat Me-theny… Detto della formazione, quand’è invece che hai iniziato a suonare professional-mente?Ho iniziato a suonare la batteria in Calabria, dai 14 ai 19/20 anni con due gruppi di cover: Ramazzotti, Zucchero, Raf… La prima esperienza professio-nale è stata con Davide Riondino, con Claudio Passavanti e il gruppo di Rosso di Sera; poi è arrivato Eugenio Benna-

    to, grazie ad Arnaldo Vacca che mi ha fatto fare il provino. La passione per la musica popolare ti ha portato anche a organizzare un fe-stival a Locri…Per 15 anni ho organizzato Ai confini del Sud, festival grazie al quale ho co-nosciuto un sacco di musicisti e ho avuto la conferma di alcune ‘certezze’, come per esempio Alessandra Belloni, che ritengo nel suo genere una davvero molto brava e in gamba, una donna che 40 anni fa è andata negli Stati Uniti a portare la musica del nostro Sud. È sta-ta lei tre anni fa a invitarmi al NAMM Show a Los Angeles, e lì abbiamo suo-nato nello stand della Remo. Il product manager, Chalo Eduardo, ha notato la

    mia tecnica differente, un misto di pro-venienze diverse, e mi ha proposto di collaborare.Una collaborazione sfociata da poco nella creazione di due nuovi strumen-ti: ce ne parli?Si tratta di due tamburelli: uno è il modello Calabria, nelle due versioni accordabile e già accordato; l’altro è il Pandurello, un ibrido tra pandeiro bra-siliano e tamburello italiano, per poter-ci suonare sia ritmi tradizionali sia per poter sperimentare percorsi alternativi

    rispetto al suono ‘popolare’. Il proget-to l’ho potuto realizzare grazie anche all’aiuto su Autocad dell’amico Sandro Alia, che ringrazio.Torniamo alla tua carriera: dopo Ben-nato come ti sei mosso? Hai cercato la-vori come batterista o come percussio-nista o hai piuttosto cercato di importi per il tuo stile ibrido?Quando ero più giovane non ero né l’u-no né l’altro, ma da qualche anno gli ar-tisti mi chiamano proprio perché suoni il mio set misto. Anche perché davvero mi piacciono sia l’una che le altre, ossia mi piace colorare con le percussioni i groove della batteria. In realtà i lavori fatti sino a oggi mi vedono impegnato per lo più come percussionista etno-

    pop. Ho infatti queste due anime: quella della musica popolare, etnica, e quella della musica pop italiana, che adoro e che amo suonare. Sbaglio o c’è un legame particolare con Napoli e con molti artisti partenopei?Con Eugenio Bennato ho suonato cin-que anni, poi ho avuto a che fare con Enzo Avitabile, con Marco Zurzolo (e il bravissimo Vittorio Riva alla batteria), con Mauro Di Domenico nella band di Massimo Ranieri in cui sostituivo, insieme a Massimo Carrano, Arnaldo

    Vacca. Sono poi subentrato a Massimo nei Positive Power, gruppo acid jazz di Erik Daniel e Mike Applebaum: lui ha registrato l’album e io ho fatto tutti i live. E quando Massimo Carrano ha smesso di suonare con Lucilla Gale-azzi ho fatto un anno con lei. Questi due mondi - etnico e pop italiano - ho cercato di portarli entrambi nel festival di cui ero organizzatore e direttore ar-tistico: per cinque anni ho lavorato con Niccolò Fabi, con Agostino Marangolo alla batteria, e tramite lui ho conosciu-to Stefano Di Battista, che ho poi por-tato al festival, come Ada Montellanico, conosciuta tramite Massimo Nunzi, che mi aveva chiamato per registrare il disco di Daniele Luttazzi. Insomma, la

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    MASSIMO CUSATO

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  • parola contaminazione è strausata, ma esprime quello che c’è in me.Parlando invece di musica pop italiana, con chi altro hai suonato?Oltre a Fabi, con Simone Cristicchi, poi con Paola Turci: con lei ho passato un anno bellissimo, suonando per la prima volta il mio set misto: abbiamo fatto il Blue Note a Milano, il Primo Maggio a Roma con l’orchestra di En-nio Morricone. Stavo creando un mio suono… Anche con Tony Bungaro, in trio con Michele Ascolese alla chitarra usavo il set misto.Ovviamente la voglia di creare una tua propria cifra stilistica, di avere un tuo suono riconoscibile, avrà giocato un ruolo fondamentale nella creazione del tuo gruppo, i Quartaumentata…Nella band, proprio perché è la tua e non ‘suona per…’, hai campo libero, è un grande banco di prova. Con gli altri tre musicisti (Paolo Sofia, voce, Peppe Platani, basso, Salvatore Gullace, chi-tarra) ci siamo incontrati dapprima per suonare cover latine, ma poi abbiamo iniziato a inserire nel repertorio pezzi nostri. I primi due dischi sono total-

    mente ‘percussivi’ quanto a sonorità, perché manca il rullante, sostituito da un djembé o da una darabukka. Nei di-schi successivi, inserendo il rullante la band ha preso un suono più moderno, più pop. L’incontro con questi ragazzi, il viaggio a Cuba, tutto a fine anni ’90. Poi nel 2000 feci un viaggio a Boston con visita guidata al Berklee College e mi è sembrato fantastico. Sono tornato con grande energia e con la determi-nazione a tornarci in America. I viaggi mi caricano, mi danno energia, così come tutti i tour con gli artisti con cui lavoravo mi davano un entusiasmo e un’esperienza che cercavo di riportare nel ‘mio’ gruppo: tra l’altro con Quar-taumentata mi sono sempre occupato del marketing e della logistica. E dun-que il gruppo è stato fondamentale e senza di esso forse non avrei approfon-dito l’aspetto del set misto e sviluppato l’aspetto legato al funky mediterraneo: con Bennato avevo solo aggiunto la cassa in un contesto di musica popola-re, ma non avevo la libertà di cui godo nella band. Quindi nel formare il mio stile sono stati fondamentali il gruppo,

    la musica pop, quella etnica, e forse an-che le mie origini… … delle quali sei giustamente orgoglio-so…Ultimamente più viaggio e più mi ren-do conto delle potenzialità che ha la nostra terra, la Locride (NdA: chi scrive condivide con Cusato le origini cala-bresi): abbiamo una regione bellissi-ma dalle grandi potenzialità e che ti dà un sacco di energia. Ho invitato Chalo Eduardo poco tempo fa ed è rimasto davvero colpito dalla bellezza del luo-go. Per me è stato motivo di orgoglio personale e musicale avere a casa mia il responsabile dei prodotti Remo, che ha voluto me come primo artista ita-liano della loro linea World Percussion, una soddisfazione che auguro a tutti i talenti della mia terra. Che sono tanti, anche se ci sono spesso difficoltà eco-nomiche, di famiglia e di spostamenti: anche tu avrai fatto mille viaggi con il treno notturno, che ora non c’è più. Spero di poter dare la mia esperienza e quanto di positivo ho fatto sinora ai ragazzi che giù non hanno oggi le pos-sibilità che ho avuto io qualche anno fa.