1918 - RODONI.CH · 2002-10-07 · “Studi sinfonici” op.13 di Schumann e nella conosciutissima...

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L’incontro con Bergamo 1 Figlio di musicisti, apprese a suonare il pianoforte nella più tenera età, e a sette anni già si esibiva in pubblico. Stabilitosi a Graz con la famiglia, vi incominciò gli studi in composizione; tenne tournées di concerti e il suo rapporto con Bergamo iniziò a gennaio 1882, quando l’allora quindicenne promettentissimo pianista sbalordì quel fortunato pubblico che assisteva al suo esordio bergamasco nella Sala del Palazzo Daina (ex Serassi e oggi Stampa), presentando, nell’ambito del suo programma, anche la sua più recente composizione: “Una festa di villaggio” op.9. Ma fu soprattutto il suo genio interpretativo che rifulse nell’ “Appassionata” op.57 di Beethoven, negli “Studi sinfonici” op.13 di Schumann e nella conosciutissima “Marcia nuziale e Danza” di Mendelssohn trascritta da Liszt. Già s’intravedeva l’inarrestabile e mai eguagliato suo ‘magistero pianistico’. Trent’anni dopo, il 24 aprile 1912, il quarantaseienne Busoni, pianista ormai celeberrimo, vi sarebbe tornato, in Sala Piatti. Tra il 1914 e il 1916, Busoni lavorò all’ “Arlecchino”, che venne rappresentato a Zurigo nel 1917 e pubblicato nel 1918 da Breitkopf & Hartel. Questi sono eventi musicali che hanno, a Bergamo, punteggiato la storia della meravigliosa amicizia che legò la famiglia Busoni alla famiglia Anzoletti (originaria del Trentino, che ha vissuto a Bologna e che poi si è trasferita a Bergamo), grazie alla quale possiamo conoscere ritratti finora inediti del Maestro e della sua famiglia. Busoni nel 1882, anno del primo concerto bergamasco Ferruccio Busoni a 8 e a 12 anni F ERRUCCIO B USONI 1866 - 1924 U N M USICISTA , LA M AGIA DI B ERGAMO

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L’incontro con Bergamo

1

Figlio di musicisti, apprese a suonare ilpianoforte nella più tenera età, e a sette anni giàsi esibiva in pubblico. Stabilitosi a Graz con lafamiglia, vi incominciò gli studi in composizione;tenne tournées di concerti e il suo rapporto conBergamo iniziò a gennaio 1882, quando l’alloraquindicenne promettentissimo pianista sbalordìquel fortunato pubblico che assisteva al suo

esordio bergamasconella Sala del Palazzo Daina (ex Serassi e oggi Stampa), presentando,nell’ambito del suo programma, anche lasua più recente composizione: “Una festa di villaggio” op.9. Ma fu soprattutto il suo genio

interpretativo che rifulse nell’ “Appassionata” op.57 di Beethoven, negli“Studi sinfonici” op.13 di Schumann e nella conosciutissima “Marcianuziale e Danza” di Mendelssohn trascritta da Liszt. Già s’intravedeval’inarrestabile e mai eguagliato suo ‘magistero pianistico’.

Trent’anni dopo, il 24 aprile 1912, il quarantaseienne Busoni,pianista ormai celeberrimo, vi sarebbe tornato, in Sala Piatti.

Tra il 1914 e il 1916, Busoni lavorò all’ “Arlecchino”,che venne rappresentato a Zurigo nel 1917 e

pubblicato nel 1918 da Breitkopf & Hartel.Questi sono eventi musicali che hanno, a Bergamo,

punteggiato la storia della meravigliosa amicizia chelegò la famiglia Busoni alla famiglia Anzoletti

(originaria del Trentino, che ha vissuto a Bologna eche poi si è trasferita a Bergamo), grazie alla quale

possiamo conoscere ritratti finora inediti delMaestro e della sua famiglia.

Busoni nel 1882, anno del primoconcerto bergamasco

Ferruccio Busoni a 8 e a 12 anni

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La famiglia

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1892: il primo figlio. Ferruccio divenne padre di Benvenuto

(familiarmente chiamato Benny), che spesso poisarebbe venuto a Bergamo. Nel 1900 nacque Raffaello

Anche Raffaello (detto Lello), il secondogenito diGerda e di Ferruccio, come il fratello Benny, si distinguerà nel disegno, contribuendo alla

preparazione dei bozzetti di scena delle opere liriche del padre.

Il 27 settembre 1890il Maestro sposò, a Mosca,

Gerda Sjostrand, figlia dello scultore svedese

Carl Aeneas.

In alto, la moglieGerda con ilprimogenitoBenvenuto.

A sinistra, Ferruccio eGerda a Berlino nel1914 quando ilMaestro stavalavorando all’opera”Arlecchino”

I figli Benvenutoe Raffaello.A lato Ferruccio e Gerda nella biblioteca nella casa diBerlino.

Il clarinettista Ferdinando Busoni padre di Ferruccio, e la madre, la pianista Anna Weiss

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L’amicizia con gli Anzoletti

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Nel 1898 Ferruccio incontra per la prima voltaEmilio Anzoletti a Berlino: egli colà studiavaingegneria. Così il Maestro descrisse il loroincontro, in una lettera del 7 maggio, alla madreAnna Weiss: “Ho incontrato qui un nipote di quell’Anzolettidi Bolzano che mi regalò a suo tempo dellevecchie edizioni di Schubert-Liszt. È un ottimogiovane, intelligente, colto, tranquillissimo e dicostumi purissimi.”Tre settimane dopo, sempre da Berlino,Ferruccio scriveva ad Emilio, che aveva fattorientro in Italia senza che avessero potutoincontrarsi e salutarsi:“Pazienterò dunque fino all’autunno edintanto mi consolerò col pensiero del granpiacere di averla avvicinata e riconosciuta pertale quale Ella è, vale a dire una naturaschietta, buona, colta ed intelligente: gli uominidella sua fatta sono rari ed io - che pur hoveduto una buona parte del mondo - ne hoincontrati ben pochi che le rassomigliano.”Queste parole sono il preludio di una stupendaamicizia, che poi verrà estesa anche ad Augusto,fratello di Emilio, e si manterrà fraterna einalterata fino alla morte del Maestro.

1902: le serate berlinesi. Scrisse Busoni in due lettere alla moglie:

“Sono stato tre sere di seguito incompagnia di Anzoletti.

Gli voglio molto, molto bene.”“Ho suonato ad Anzoletti

alcuni brani del ‘Concerto’; era visibilmente commosso

e non poteva quasi parlare. È stata per me una gioia grande,

pura e meritata .”

Busoni con l’amico Emilio Anzoletti a Berlino

Ferruccio, Emilio e il musicologo

José Rafael Carrerasy Bulbena.

A sinistra, ritrattodel Maestro nel 1899

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L’amicizia con gli Anzoletti

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1906: ospite degli Anzoletti in Italia. In una lettera ad Emilio del 10 maggio, il Maestro scrisse:“Furono belle le giornate italiane e serbo degli uomini,delle cose e degli avvenimenti una lucente memoria. Mi sta a cuore di ringraziarti. Senza le tue amichevolipremure l’esito del concerto (n.d.r.: tenutosi a Bologna)non sarebbe giunto a tanto punto. Il programma da te inparte redatto ha valso molto a facilitare la favorevoleaccoglienza. Ti ringrazio anche della tua ospitalità. E di queste grazie spetta una parte al capo di casa, latua signora Mamma, nonchè al fratello Adolfo (1) che sidette tutta la pena di rappresentarla con decoro.” Di lì a quattro anni Augusto si trasferì a Bergamo, seguito poi da Emilio.

(1) i fratelli Anzoletti erano: Augusto (primogenito), Emilio,Antonietta, Adolfo: tutti ebbero contatti col Maestro, così comeFranco, figlio di Antonietta.

Il dottor Augusto Anzoletti, fratello di Emilio,

anch’egli amico di Ferruccio

Ferruccio, Gerda, Emilio ed altri amici in conversazione

1909: da Roma Ferruccio scrisse a Gerda: “Ho scritto in italiano un piccolo schizzoautobiografico e l’ho mandato ad Anzoletti.Sono quattro-cinque fogli e arriva al miosesto anno di vita. È abbastanza divertente e scritto in parte in tono umoristico.”

1910: il ricordo dell’amico a Colorado SpringsIn una lettera a Gerda, Ferruccio scrisse daColorado Springs il 1º aprile: “Vedo di nuovochiaramente i profili netti chiari e scuridavanti al cielo blu-grigio di Segantini e mirendo conto di dove sono- ma se fisso losguardo a lungo, me ne dimentico di nuovo emi sento corporalmente in Engadina e penso:dietro le montagne, l’Italia. E busso ai monti,come a una parete e dall’altra parte (come dadietro un uscio) sento la voce di Anzoletti:“Che c’è?! Oh, Ferruccio!”.”

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Il concerto in Sala Piatti

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1912 aprile 24: il memorabile concerto in SalaPiatti a Bergamo Dalla recensione del dott.G.B. Pinetti, comparsa sulle pagine de “L’Ecodi Bergamo” del 25/ 26 aprile, si sprigionatutta l’emozione vissuta dalla stupefatta plateapresente a quella straordinaria serata. Si ebbein quelle magiche ore la conferma del geniogiunto al culmine, che già nel 1882 Busoniaveva fatto presagire. “Chi non sentì ieri sera alla Sala Piatti ilBusoni non avrà mai un’idea di ciò che unsommo artista sa ottenere dal pianoforte. Ilpubblico (la sala era gremita) passò dimeraviglia in meraviglia: ognuno guardava ilvicino stupito, senza riuscire a trovar parolaatta ad esprimere l’intimo compiacimentodello spirito: doveva accontentarsi discambiare le impressioni con una enfaticaocchiata. Uno dei tanti casi, in cui il silenzioè assai più eloquente della parola. Il Busoninon può essere messo a confronto con altriconcertisti di pianoforte: egli sta a sé, maestrodi color che sanno, insuperabile, forse nonimitabile. Sotto le sue mani quel magicoBechstein si trasformò, si animò di una vitaspeciale e diede effetti di esecuzione

meravigliosi. Una tecnica straordinariamenteperfetta, congiunta ad un’animapoeticamente inspirata dovevano farciprovare sensazioni inesprimibili, diversissime,sia che ascoltassimo il fugato del Bach, leVariazioni del Beethoven, le sentimentaliBallate del Chopin, le romantiche Leggendedel Liszt o le preziose Variazioni su tema delPaganini, del Brahms. Il Busoni non fa ilvirtuoso. Delle speciali attitudini del virtuososi serve solamente quando la difficoltà delpezzo le richieda o quando l’effetto el’interpretazione acquistino per esse maggiorrilievo ed allora naturalmente si apprezzanotanto pi le sue sorprendenti doti di esecutore.Non ricordiamo d’aver mai assistito a tantaesplosione di entusiasmo in una sala diconcerti, ove il pubblico generalmente severoe di non facile accontentatura. Persino lesignore abbandonarono il loro consuetoriserbo e andarono a gara cogli uomini nelplaudire, plaudire senza fine quell’uomodalla faccia di asceta, che aveva saputo perdue ore far dimenticare questa terra etrasportarci nelle regioni superiori dellospirito. Nè altro sapremmo dire.”

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Il concerto in Sala Piatti

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A distanza di ottantotto anni queste paroleriescono ancora a commuovere!Fu un evento veramente eccezionale,tanto da imprimersi indelebilmente nellamemoria anche di chi, allora bambino, nefu testimone e ci conferma il magnetismodi quella serata: emozioni che durano pertutta la vita.

Dopo soli otto giorni (3 maggio 1912) daquesto memorabile concerto in Sala Piatti,Busoni scriveva, da Firenze, all’allievoamico e pianista Egon Petri:“L’antica città di Bergamo, dovel’esculapiano fratello di Emilio ha la suadimora, fece su di me un’inusualeimpressione”.

Le due leggendedi Liszt eseguite in Sala Piatti per il fortunatopubblicobergamasco

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Gli otto concerti di Milano

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Il programma dei concertiper il conservatorio “G. Verdi” di Milano del1913, oltre alla evidentedifficoltà di esecuzione,mostra la grande capacità diarmonia nella scelta delleesecuzioni e la completezzadella produzione musicaleproposta, che Busoni stessoconsiderava un ciclo diletteratura pianistica.

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Le mani

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Le mani del Maestro meritano unaparticolare attenzione. Si può notare lanotevole lunghezza delle dita e l’elegante,quanto robusto, impianto della mano.L’ascolto dei rulli che riproducono leesecuzioni Busoniane con l’invisibileimpronta delle sue mani, fa intenderequale agilità e forza esse avessero.

Partitura della fuga di J.S. Bach eseguita nei concerti di Milano

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Ospite degli Anzoletti a Bergamo

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1913: il 26 settembre, da Bergamo,scrisse alla moglie:“Sono arrivato qui subito dopo iltramonto, l’entrata in carrozza in cittàè stata piena di impressionifantastiche, inverosimili e il temposembrava tornato indietro, come conla time-machine di Wells o come nelle“soprascarpe della felicità” diAndersen. Quassù, questa mattina,nella biblioteca di Augusto è bello echiaro; guardando in giù si vede soloquanto più vicino, guardando drittofuori si ha la vista la più ampia.”

La Bergamo deiprimi del ’900.Così Busoni la vide quando fu ospite della famigliaAnzoletti

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Ospite degli Anzoletti a Bergamo

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Il 27 settembre ancora a Gerda:“Avevo un teatro di burattini, grande e bello -

a dodici anni- con una scena abbastanzastraordinaria che rappresentava una città. Mi

piaceva molto, ma mi faceva malinconia.Cominciai a chiedermene il perchè e netrovai anche la ragione. Perchè non vi

passano punto persone. Qui a Bergamo hodovuto ripensare a quella scena. Questa cittàha un’estensione insospettata. Ieri dalla casadi Anzoletti(1) alla fabbrica(2), camminammo

per ben trentacinque minuti, sempre tra lecase e per strade di periferia. Abbiamo

assistito alla ‘colata’, un bello spettacolo. Ilferro fuso, i riflessi, le figure degli uomini chesi muovono nella penombra, i forni e le ruotefantastiche: nello sfondo porte aperte e dietro

paesaggio soleggiato. E’ un piccolo regnointeressante quello su cui regna il nostro

amico. La sera salimmo ancora per venti-venticinque minuti oltre la casa, a un’osteriaBelvedere. Dopo la parca cena avevamo fatto

le otto e mezzo, cioè notte completa esolitudine perfetta. Ci immergemmo ancora

nel ‘tumulto’ della città bassa nuova, dove cisono dei caffè e persino un teatro di varietà.(3)

(...) Ieri mi sono proprio stancato, siamo statiin giro dalle quattro alle undici di sera. Alle

undici abbiamo preso un’automobile allastazione, ed è stato di nuovo un percorsofiabesco sui bastioni e per viuzze, in cuil’automobile non trovava quasi posto per

passare. Durante tutto il percorso nonabbiamo incontrato letteralmente animaviva. Un ‘pendant moderno’ di Bergamo

l’americana Pittsburgh (...) Questa letterafatta di reminiscenze; se si abitasse qui, si

scriverebbero le proprie memorie. Ogginuvolo. Dicono che col tempo chiaro si può

vedere il duomo di Milano.”

(1) Allora sita in via Rocca, 17-Città Alta(2) La ditta Benz & Spada di Redona

(3) Forse il cinema-teatro “Radium” sul Sentierone?

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L’Arlecchino

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“Abbiamo visitato l’ospedale di Augusto e un istituto di Arti-Grafiche,che preparaogni sorta di stampe artistiche e a colori.(...) Anzoletti ha letto lo schizzodell’“Arlecchino” e gli piaciuto.”

Ecco dunque che, respirandoquell’atmosfera, Ferruccio Busonicompose la sua opera lirica “Arlecchino”. Possiamo a buon conto ritenerladedicata a Bergamo, come del restoattesta il Maestro stesso.

La copertina ealcune paginedell’edizioneoriginale con idisegni per lamessa in scena.

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L’Arlecchino

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L’acquerello eseguitodal figlio Benvenutodella casa diArlecchino.A lato l’originale sitoin via Pignolo alta.

1913: testimonianze su Augusto AnzolettiIn ottobre, da Bologna, il Maestro scrisse:“Augusto, il solitario, mi ha aiutato molto.”“Ieri sera, con Anzoletti,estremamente interessante,abbiamo parlato di poesia, dilingua, di medicina e di tante altrecose. Che bella intelligenza! ...”

1915 : la creazione di “Arlecchino”Scrisse il 30 novembre da Zurigo:“Ora mi accingo a immortalare lafurba e ardita figura bergamasca.(...) L’azione si svolge (...) in unastrada di Bergamo.”Il disegno, eseguito da un figlio, dellacasa a forma di nave, sita in BorgoPignolo, testimonia che eglifantasticava potesse essere stata lacasa di Arlecchino.

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Il rapporto con l’Italia

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Lettereautografe

di Busoni adAnzoletti.

Per tutta la vitail Maestro

intrattenne unfitto carteggio

con l’amico.

1920: purtroppo il Maestro si troverà nellacondizione di dover scrivere queste amareparole alla cugina Ersilia Grusovin (31 marzo):“Viva dunque l’Italia, se così ti piace, chel’unico paese che si infischia di me.”Ma Guido Guerrini, allievo di FerruccioBusoni, riferisce che il Maestro riteneval’amicizia dei fratelli Anzoletti, a Bergamo,“unico rifugio sicuro in Italia”e attesta:” Ad ogni suo viaggio in Italia,Busoni far sempre una tappa a Bergamo, pergodere qualche giorno l’ospitalità degli amici,e per riposarsi nella pace serena di quellacittà, che egli giudicava una delle piùaffascinanti e riposanti della Terra.”

1922: pubblicazione di “Arlecchino”Scrisse il 19 settembre daBerlino ad Emilio: “Mi furiportato, che tu abbiasottoscritto una copiadella pubblicazione sulleopere da teatro,pubblicazione, checonterrà pure Turandot eArlecchino. Così questirivedrà la sua cittànatale. Graziedell’interesse. Lapubblicazione, moltocostosa, ne ha granbisogno.”

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La malattia

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1923: l’ultimo stadio della malattia e le difficoltà divita in Germania.Scrisse il 12 marzo da Berlino ad Emilio:“La tua lettera spira tanta bella amicizia, che mi èdi gran conforto. Durante questa mia lungaconvalescenza divenni doppiamente sensibile adogni manifestazione (anche a quelle contrarie):soffro e godo più intensamente. (...) Grazie dellebuone parole riguardo al mio libruccio. A propositodi libri, e siccome per cinque mesi essi furono quasila mia unica cura, io ti pregherei tanto,all’occasione, se tu inciampi in qualche scartafacciodi poco prezzo, d’inviarmene due o tre, per esempioroba sul teatro, sia come costruzione, sia comeistrumento d’arte.Ti interesserà di certo l’apprendere, ch’io fui intrattative con “la Scala” per fornire i recitativi allospartito del “Flauto Magico”. In Italia non siammette il dialogo parlato, e i cantanti non losanno dire. Io stesso, preveduto giustamente il caso,mi offersi di comporre i recitativi, basandomi sullamia solida cognizione mozartiana. La proposta fuaccettata in massima, ed io avrei figurato sul“cartellone”, se una benedetta ricaduta non

Un ritrattoall’acquaforte/acquatintafatto eseguire nel 1941

da Anzoletti in memoriadel Maestro

Busoni a Parigi nel 1923.Una delle ultime foto del Maestro

m’avesse impedito di condurre a termine il lavoroincominciato. Figurati la mia umiliazione! -Dovettirinunziare.- Ora non so, come se la caveranno.Immagina, che l’opera non fu rappresentata dal 1805!(...) Qui lo stato delle cose non presenta un aspettoridente. A forza di centinaia di migliaia tutto si puòacquistare, e fino a che il destino mi permette diviaggiare all’estero i mezzi non mi mancheranno. Per quest’anno, intanto, ho dovuto sospendere tutto.Vo ricuperando le forze con estrema lentezza, gliorgani sono intatti e presentemente non ho sofferenze,fuor della debolezza. Ecco per il momento lecondizioni, in cui vivo. La mia abitazione arricchita eanche più estesa mi compensa di tante altreprivazioni, ciò che mi rende atto a comprendere intutta la sua importanza il vostro rammarico per doverabbandonare la vostra, di cui conservo una bellissimaimpressione. Per il momento non mi azzardo adespormi agli incidenti imprevisti d’un viaggio, che noitutti contiamo sulla bella stagione, che riuscirà,speriamo, a sprigionarmi.Eccoti, caro Emilio, la cronaca in succinto. Io sonoatteso un po’ dappertutto. Persino gli sconosciuti mihanno indirizzato termini di premuroso affetto: ionon sapevo di essere un soggetto tanto interessante, nédi godere tante simpatie. Di questo sono gratissimo.”

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Le ultime lettere

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23 marzo 1924: quattro mesi prima della morteDa Berlino ad Emilio:“Fui ben felice della tuaamichevolissima lettera. Mi rincuoròalquanto, anche intorno alla miasalute. Già l’Augusto dottore avevapredetto saggiamente la lungaggine del male. Ecco la seconda primavera in cui si spera.”

24 maggio: “Lo pur tempo di rianimarela nostra corrispondenza. Qui fafreddo, e da Parigi m’intrattengonod’orrori metereologici. E il medico nondesidera ancora ch’io faccia dellescappate, o delle irregolarità. Intanto lastagione ritarda continuamente la miaconvalescenza (di cui comincio adubitare) e mi confina categoricamente

nella mia biblioteca con una stufetta apetrolio accanto. Non mi mancano, cheil gatto sullo scrittoio ed una perpetua,che mi abbia ai suoi ordini!”

27 luglio1924, un poco prima dell’alba: Ferruccio Busoni muoreLe spoglie mortali del Maestro riposanonel cimitero di Fehlerfriedhof, che sitrova nel cuore del quartiere berlinesedi Wilmersdorf.

1925 e seguenti:La vedova Gerda Busoni, anche incompagnia della sorella, che amavadipingere, venne ancora a Bergamo,ospite della famiglia Anzoletti, in molteoccasioni, fin prima dello scoppio dellaseconda guerra mondiale.

La tomba del Maestroa Berlino

In alto e in basso dueesempi della

produzione musicale di Busoni

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Le ultime lettere

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Ora i protagonisti di questo pezzo di storia e di questa commovente amicizia,

che ha superato ogni distanza geografica - e di tempo, poichè

giunta sino a noi - sono tutti scomparsi.

Quindi, grazie ai figli di Emilio, che, con la loropreziosa ed indispensabile testimonianza e con lagenerosissima disponibilità nell’aprire lo scrigno

delle memorie familiari, hanno permesso a noi tuttidi conoscere e di condividere questi meravigliosi

ricordi del sommo Maestro e scoprire come una partedella sua vita sia stata segnata dalla città di Bergamo,

che tanta... ‘impressione’ fece su di Lui... Giacomo Rota

Esempi dellaproduzione musicale

di Busoni

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Testimonianza biografica

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Schizzi delMaestro

che denotano la sua vena

ironica.

Ancora una testimonianza dellaprofonda amicizia che legava EmilioAnzoletti a Ferruccio Busoni. Emilio

scrisse una biografia del Maestro dellaquale si riportano alcune pagine.

Oltre al testo dell’autore che riportaanche la posizione della critica del

tempo, a margine vi sono annotazionicritiche autografe di Busoni stesso al

quale Anzoletti sottopose il testo forseper una pubblicazione.

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Bibliografia

F E R R U C C I O B U S O N I

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Ferruccio Busoni, “Selected Letters”, tradotte e pubblicate da Antony Beaumont, 1987, ed. Faber and Faber, LondraFerruccio Busoni, “Lettere”, tradotte e pubblicate da Antony Beaumont, 1988, ed. Ricordi e Unicopli, MilanoFerruccio Busoni, “Lettere alla moglie”, a cura di Friedrich Schnapp, 1955, ed. Ricordi, MilanoGuido Guerrini, “Ferruccio Busoni - La vita, la figura, l’opera”, 1944, ed. Monsalvato, FirenzeSergio Sablich, “Busoni”, 1982, ed. E.D.T., TorinoAA.VV., “La rassegna musicale”, 1940, ed. Le Monnier, FirenzeGiovanni Banfi, “Un venticinquennio di musica da concerto”, 1929, ed. Istituto Italiano d’ArtiGrafiche, Bergamo“La rivista di Bergamo”, 1929, BergamoFerruccio Busoni, “Lo sguardo lieto - Tutti gli scrittisulla musica e le arti”, ed. Il SaggiatoreFerruccio Busoni, “Sulla trascrizione per pianofortedelle opere per organo di Bach”, ed. Il Saggiatore

Gerda Busoni Sjostrand, “Ricordi su Ferruccio”, 1958, ed. Associazione Turistica Pro EmpoliDavid Dubal, “Ferruccio Busoni plays Liszt, Bach, Busoni & Chopin”, 2000, Nimbus Records (mezzo Internet)Bruno Goetz, “La tavola rotonda di Busoni - Ricordipersonali”, 17 Agosto 1924, ineditoBruno Goetz, “Discorso commemorativo in onore di Ferruccio Busoni nel XXV giorno dalla sua morte”, 17 Agosto 1924, ineditoPiero Rattalino, “Ferruccio Busoni pianista einterprete”, Dicembre 1983, rivista Musica nº 31, pag. 408 e segg.Gianluca Martinenghi, “Busoni a Milano”, Aprile-Maggio 1988, rivista Musica nº 49, pag. 62 e segg.AA.VV., “La rassegna Musicale”, Giugno 1928, E.D.T., TorinoSergio Sablich, “Ferruccio Busoni, uomo europeo”, Febbraio 2000, rivista Amadeus nº 123, pag. 42 e segg.

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Colophon

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Il materiale iconografico e fondi documentari originali

sono stati gentilmente concessi dalla Famiglia Anzoletti.

Ideazione e testi: Giacomo RotaProgetto grafico: Radici Studio

Digitalizzazione immagini e coordinamento: Glasor snc

Le foto di Bergamo sono tratte dai volumi: Ermanno Comuzio,

“Il teatro Donizetti, due secoli di storia”, 1990 Lucchetti Editore - Bergamo

Renato Ravanelli, “Bergamo ieri & oggi”,

1992 SESAAB - Bergamo

Le litografie acquerellate a mano inserite nei pannelli sono tratte dall’edizione originale del volume:

“Die Brautwahl, text und musik von Ferruccio Busoni ”pubblicato a Berlino nel 1913 dell’archivio Anzoletti.