19-08-20 RASSEGNA STAMPA...ma però c’è da augurarsi che tutti ab-biano preso coscienza del tema...

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19-08-20 RASSEGNA STAMPA 19-08-20 PECHINO APRE SUI TASSI, BORSE IN RALLY Il Sole 24 Ore 19-08-20 OLIO DI PALMA, TIMORI PER L’EXPORT Il Sole 24 Ore 19-08-20 MORIRE DI CIBO SBAGLIATO. UNA TASK FORCE PER L’AFRICA Corriere della Sera 19-08-20 ANCHE SU MAIS E ORTAGGI GLI EFFETTI DELLA GRANDINE La Stampa 19-08-20 UN NUOVO BANDO PER LOCALI PLASTIC FREE ‘ORMAI E’ UN BRAND’ La Repubblica

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Data 20/08/2019

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2 Martedì 20 Agosto 2019 Il Sole 24 Ore

Primo Piano

LIBERALIZZAZIONI

Così la Cinadarà la spintaai prestiti corporate

Oggi debutta il nuovoriferimento centralizzatoper i crediti alle imprese

Rita Fatiguso

Finanziare l’economia reale. Conquesto obiettivo i vertici di Pechi-no stanno accelerando la tabella dimarcia verso la difficile liberaliz-zazione dei tassi d’interesse, ma èil pericolo incombente dei falli-menti a catena delle aziende inde-bitate, a corto di liquidità, a spin-gere Pechino ad accorciare il passodelle riforme.

A partire da oggi e, in futuro,ogni giorno 20 del mese, la Bancacentrale pubblicherà un nuovobenchmark per la determinazionedei tassi dei prestiti che le banchecinesi dovranno utilizzare per de-terminare quelli da applicare in pri-mis alla clientela corporate privata.

In questa estenuante marcia ci-nese verso la liberalizzazione in cuiil tasso di prestito è ancora deter-minato ogni giorno dalla Bancacentrale-, ed è a questo tasso che lebanche cinesi fanno riferimentoper la determinazione del costo deldenaro da prestare alla clientela-,per i crediti corporate d’ora in poi ilLoan prime rate (Lpr) sarà collega-to al tasso annuale dei prestiti amedio termine, un indicatore piùrealistico e soprattutto più favore-vole alle imprese private. Questa lamotivazione addotta dall’Istituto centrale.

Ci sarà un nuovo indicatoredunque che il sistema creditiziodovrà considerare per stabilire ilcosto finale dei prestiti da applica-rein concreto. La Banca centrale haannunciato infatti una nuovamossa che servirà, a cascata, a farsì che le Banche cinesi allarghinoi cordoni del credito ai privati incrisi per le richieste di rifinanzia-mento diventate ancora più pres-santi a causa delle incertezze dellaguerra globale dei dazi.

Così, dopo aver rimosso sei annifa il tasso ufficiale di prestito (ri-masto però un punto di riferimen-to ineludibile) e quattro anni fa, aridosso del crollo delle borse cine-si, il tetto ai tassi di deposito, laBanca centrale ha deciso di intro-durre un nuovo benchmark per ladefinizione dei tassi per i prestiti aiprivati più in linea con l’andamen-to del mercato.

La svolta non implicherà unaperdita di controllo da parte dellaBanca centrale che, al contrario,vigilerà sulla formazione dei tassidi interesse, né l’implementazio-ne sarà rapida. Troppo forte il ti-more che nella fase di transizionei tassi escano fuori controllo inne-scando una volatilità che in unafase di crisi come quella attualepotrebbe risultare letale.

Di certo inizia a ridursi il divariotra aziende pubbliche, diseconomi-che ed eccessivamente grandi,principali destinatarie di tassimantenuti estremamente bassi in-torno al 4,35% e l’imprenditoriaprivata. Il nuovo Lpr dovrebbe atte-starsi intorno al 3,3 per cento ma abeneficio di quella che nei docu-menti ufficiali di Pechino era statadefinita l’economia reale.

L’ultima criticatissima mossadel Governatore centrale Yi Gangera stata la svalutazione dello yuana sostegno sempre dell’export cine-se in difficoltà per la minaccia deidazi americani. Questa sui tassi deiprestiti stavolta è rivolta soprattut-to al sistema finanziario interno.

Nell’aprile del 2018, su input delnuovo Governo eletto nella plena-ria del marzo del 2018, è stata crea-ta una nuova entità la Commissio-ne per le banche e le assicurazioniche in un primo report aveva evi-denziato esattamente la necessitàdi stimolare le banche a finanziarein primo luogo le aziende cinesiche concorrono alla formazionedel Pil, che in altri termini produ-cono ricchezza ma che i colossi delcredito cinese difficilmente consi-derano, alimentando indiretta-mente il problema del sistemabancario parallelo, lo shadow-banking, finito nel mirino dellestesse autorità di vigilanza.

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Donald Trump. Critican-do nuovamente l’operato della Fed, il presidenteamericano ieri ha auspicato il taglio dei tassi di almeno 100 punti base e «magari anche un po’ di quantitative easing»

QUANTO COSTERÀ ALLE BANCHE ITALIANE

Riforma Euribor, conto da 2 miliardi

Maximilian Cellino

Prima il tasso overnight Eonia rim-piazzato da €STR, poi il nuovo Euri-bor determinato attraverso una me-todologia ibrida. La riforma dei ben-chmark del mercato monetario del-l’area euro si avvicina a grandi passi,potrebbe cogliere impreparate moltebanche che ancora non hanno messobene a fuoco la questione e rischia dipresentare al sistema finanziario ita-liano un conto fino a due miliardi di euro. A mettere in guardia gli istitutidi credito sul tema dei tassi di riferi-mento che regolano attività finanzia-rie per qualcosa come 24mila miliardidi euro è la Bce per conto del gruppo dilavoro sui tassi free risk dell’Eurozona,mentre la stima del potenziale impat-to deriva da un calcolo realizzato perIl Sole 24 Ore da Boston Consulting Group (Bcg) ha .

I rischi della riformaLa data chiave più vicina della rivolu-zione sui benchmark europei cade il prossimo 2 ottobre, giorno in cui ces-serà il calcolo dell’Eonia e si procederàalla sostituzione con €STR (acronimodi euro short-term rate) dando così il via a un processo che si concluderà al-la fine del 2021 dopo una fase transito-ria durante la quale il vecchio indica-tore potrà essere ricavato dal nuovo aggiungendo un valore pari a 8,5 pun-ti base. Uno dei punti salienti del cam-biamento di metodologia di rilevazio-ne, sul quale il documento diffuso ieri

insiste in modo particolare è lo slitta-mento alla data successiva della pub-blicazione del tasso: la mattina del 2 ottobre, per esempio, avremo i dati ri-levati il giorno precedente e su questici si baserà per l’indicizzazione dei prodotti finanziari.

Oltre che su tale questione, il grup-po di lavoro richiama l’attenzione del-le banche sulle azioni da compiere invista del cambiamento di regime. Duesono in particolare le direzioni, la pri-ma interna: esaminare cioè il proprioinventario delle transazioni e degli ambienti di sistema interessati per valutare le modifiche necessarie a farfronte all’appena accennato cambia-mento nel tempo di pubblicazione dell’Eonia e a preparare team perti-nenti per una migliore supervisione durante il periodo di passaggio.

La seconda è invece rivolta anche al-l’esterno, perché si chiede di «progetta-re una strategia di comunicazione orientata verso le parti interessate in-terne ed esterne, in particolare i clienti,per garantire la consapevolezza sui cambiamenti imminenti». Più in gene-rale, il tono delle indicazioni lascia tra-sparire preoccupazione all’interno delgruppo di lavoro (e probabilmente an-che in seno alla stessa Bce che lo coordi-na) per il grado di preparazione delle banche dell’Eurosistema verso una ri-forma che potrebbe comportare loro anche uno sforzo economico non in-differente da sostenere.

Il conto (salato) da pagareA livello europeo, lo studio Global Riskpubblicato alcune settimane fa da Bcgrilevava come la riforma di Eonia ed Euribor potesse comportare un costoche va da 50 milioni a 100 milioni perle piccole banche fino a 350 milioni

per le banche di rilevanza sistemica. Cifre che valgono ovviamente ancheper l’Italia, con conseguenze tutt’altroche trascurabili: «Data la dimensionemedia degli istituti nazionali- avverteMatteo Coppola, managing director esenior partner Bcg - una stima d’im-patto per l’intero sistema nazionale potrebbe aggirarsi attorno a 1,5-2 mi-liardi di euro».

Il passaggio di testimone presentadunque alle banche un conto salato sotto forma di costi di transizione, perché le costringerà a rinegoziare i contratti esistenti che fanno riferi-mento ai vecchi tassi non più pubbli-cati, con rischi non solo finanziari di-retti, ma anche legali, di condotta e re-putazione. Un contenimento delle spese è comunque possibile «attraver-so - indica Coppola - un miglioramen-to dei sistemi di pricing e valutazioneutilizzati in Tesoreria, soprattutto in chiave di maggior digitalizzazione».

Le banche, spiega Bcg, dovrannoutilizzare la transizione obbligata al nuovo tasso di riferimento come un’opportunità per creare sinergie con altre iniziative del modello opera-tivo o regolamentare, aggiornando iloro quadri di gestione dei prezzi e deirischi e passare a modelli più efficien-ti, anche perché «sfruttare tali siner-gie - avverte Coppola - potrebbe ri-durre il costo del progetto complessi-vo fino al 20 per cento». La «digitaliz-zazione», verso la quale diverse banche anche italiane stanno desti-nando risorse sempre maggiori, ap-pare quindi come parola magica. Pri-ma però c’è da augurarsi che tutti ab-biano preso coscienza del tema dellariforma di Eonia ed Euribor, e non è certo scontato.

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Pechino apre sui tassi, Borse in rallyEffetto banche centrali. L’annuncio di un intervento accomodante a sostegno degli impieghi accende le borse

La giornata. Le banche trainano Milano, migliore in EuropaTrump alla Fed: taglio di almeno 100 punti e liquidità

Vito Lops

Dopo tre settimane da dimenticare in cui gli investitori si sono focalizzati sul bicchiere mezzo vuoto (rallentamentodell’economia globale con rischio reces-sione negli Usa, incertezza legata ai dazi,alla Brexit e alla tensione politica ad Hong Kong) e in cui le Borse globali han-no visto diminuire il loro valore di 4.500miliardi di dollari (-5,5%), da qualche giorno gli investitori sono tornati a ve-dere il bicchiere mezzo pieno. E soprat-tutto a credere che ancora una volta la soluzione ai problemi micro e macro ar-riverà per mano delle banche centrali. Ieri il rimbalzo dei listini è partito sin dalle prime ore del mattino in Asia conil +2,1% di Shanghai, in reazione alle mosse espansive della People’s Bank ofChina che sabato ha annunciato una so-stanziosa riforma dei tassi di interesse volta a ridurre gli oneri finanziari per lesocietà. Stando poi ai contratti future suitassi Eonia i mercati danno ormai per scontato un ulteriore taglio dei tassi nel-l’Eurozona a settembre. Si punta inoltrea una ripresa del programma di acquistotitoli (quantitative easing) al ritmo di 50miliardi al mese. A gennaio la Bce ha in-terrotto il programma avviato nel mar-zo del 2015 (limitandosi a continuare adacquistare i bond in scadenza) ma a que-sto punto le condizioni per un ripristinosembrano esserci tutte, anche conside-rando il dato sull’inflazione dell’Euro-zona di luglio - comunicato ieri - scesa dall’1,3% all’1% e lontanissima dal-l’obiettivo «inferiore ma vicina al 2%».

Anche per questo le Borse europeeieri hanno recuperato nuovo terreno (+1,2% Eurostoxx 50, +1,93% Piazza Af-fari, la migliore trainata dalle banche) nonostante la Bundesbank abbia prati-camente confermato l’arrivo della re-cessione (tecnica) in Germania a fine settembre. In scia, le parole del ministrodelle Finanze Olaf Scholz, secondo cui Berlino è pronta ad aumentare la spesapubblica di 50 miliardi - il costo della cri-si finanziaria 2008/2009 per le casse dello stato tedesco - per far fronte a eventuali difficoltà economiche (si vedala pagina a fianco). I rendimenti del Bund a 10 anni restano fortemente ne-gativi (-0,65%) mentre lo spread col BTpha chiuso piatto a 208 in attesa del di-scorso di oggi in Parlamento del pre-mier Giuseppe Conte che potrebbe san-cire la crisi di governo.

La pressione a un’azione espansiva è

forte anche negli Stati Uniti. Il presiden-te Donald Trump ieri è tornato ad attac-care il governatore della Federal ReserveJerome Powell definendo «orribile» la carenza di visione e chiedendo un taglio«di almeno 100 punti base e magari unpo’ di quantitative easing». A fine lugliola Fed ha invertito la politica monetariatagliando di 25 punti base i tassi (che oraoscillano tra il 2 e il 2,25%) interrompen-do una serie di nove rialzi avviata a di-cembre 2015 quando il costo del denaroera nullo. Ma gli investitori si aspettanodi più. Può essere letta anche in questosenso l’inversione della curva dei rendi-menti (con il tratto a 2 anni che è tornatoa pagare di più di quello a 10 per la primavolta dal 2007) registrata il 14 agosto. Ierila curva - che quando si inverte tende adanticipare con in media 17 mesi la reces-sione - è tornata in positivo con i tassi deiTreasury a 10 anni saliti all’1,6%, 7 puntibase in più dei biennali (1,53%).

Se Powell avrà intenzione di asse-condare le richieste di Trump lo scopri-remo venerdì alle 16 (ora italiana) quan-do terrà un discorso - in occasione del simposio a Jackson Hole dove ogni annosi riuniscono banchieri centrali, econo-misti e accademici - intitolato “Le sfidedella politica monetaria”. È tornato il “bicchiere mezzo pieno” anche sul fron-te dazi. «Con la Cina stiamo facendo molto bene e stiamo parlando», ha twit-tato Trump nel giorno in cui Wilbur Ross, segretario Usa al Commercio, haannunciato che gli Usa concederanno per altri 90 giorni alla cinese Huawei il permesso di rifornirsi da fornitori ame-ricani. Una buona notizia che permetteai produttori di chip di tirare un sospirodi sollievo. Tra i titoli più acquistati ieri alNasdaq quelli della Apple (in rialzo di ol-tre il 2% in una seduta in cui i tre princi-pali indici di Wall Street sono saliti di ol-tre un punto). Il ceo di Apple, Tim Cook,sembra avere convinto Trump sulle ri-cadute negative che i dazi contro la Cinaavranno sul produttore dell’iPhone. Nelcorso di una cena che hanno avuto ve-nerdì scorso e di cui Trump ha dato noti-zia ieri, Cook ha spiegato che i dazi met-terebbero la rivale sudcoreana Sam-sung in una posizione di vantaggio vistoche non sarebbe sottoposta alle stesse restrizioni di Apple. Parlando ai giorna-listi prima di salire sull’Air Force One inNew Jersey, Trump ha detto: «Credo cheabbia fornito una spiegazione molto convincente. Ci sto pensando».

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Spread BTp-Bund piatto a 208 punti in attesa del discor-so di oggi del premier Giuseppe Conte

La Bce richiama gli istitutieuropei ad adeguarsi al cambiamento imminente

CNHIndustrial

IERI

+5,58%

Atlantia

IERI

+3,80%

Tenaris

IERI

+3,80%

Prysmian

IERI

+3,58%

SalvatoreFerragamo

IERI

+3,24%

Italgas

IERI

+3,21%

STM

IERI

+3,01%

Variazione % di ieri IN LUCE A PIAZZA AFFARI

Variazione % di ieri e da inizio annoIL BALZO DELLE BORSE

0

1,5

3,0

Shanghai

+2,10%

SSE Composite

+1,25%

ParigiCac 40

+1,93%

MilanoFtse Mib

+1,16%

EuropaStoxx 600

+1,32%

FrancoforteDax

+0,73%

MadridIbex 35

+1,02%

LondraFtse 100

DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO

+15,66% +13,5% +10,95% +13,45% +10,74% +6,86% +2,26%

Il lunedì dei mercati

I MERCATIIN DIRETTAL’andamento dei principali listini con i market mover di giornata

Suilsole24ore

.com

La nuova metodologiaper il calcolo del tasso

COSA CAMBIA PER L’EURIBOR

I tempi per l’entrata in vigore

LE PROSSIME TAPPEPER L’OVERNIGHT

2020

2021

2022

2019

Periodo raccomandato per l’attuazione dello switchper le clearing house

Ultimo giornodi pubblicazione dell’Eonia basato sull’attuale metodologia

SETTEMBRE30

Prima datadi pubblicazionedi €STR ed Eonia con metodologia cambiata(€STR + 8,5 bps)

OTTOBRE2

MARZO31

GIUGNO30

Cessazione della pubblicazione dell’Eonia

GENNAIO3

SOLOEONIA

SOLO€STR

EONIAe

€STR

Se la base dati quotidiana dovesse rivelarsi poco

signi�cativa si provvederà al calcolo attraverso

l’interpolazione dei dati presenti sulle scadenze vicine o sulle rilevazioni

dei giorni precedenti

2

Solo in terza e ultima istanza si provvederà

a utilizzare dati osservati su altri mercati

e �ltrati attraverso determinati modelli creati

per questo scopo

2

Il tasso viene calcolatoda Emmi attraverso

il monitoraggiodelle operazioni realmente

effettuate sulle diversescadenze a breve termine fra i 19 istituti di credito

che compongono il panel

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La rivoluzione dei tassi

Mercati in ripresa. Dopo tre settimane da dimenticare, da qualche giorno gli investitori sono tornati a vedere il bicchiere mezzo pieno sui mercati soprattutto in vista dell’azione delle banche centrali

AFP

+2%IL RIMBALZODI APPLESulla scia delle distensioni nella guerra commerciale: gli Usa concederannoper altri 90 giorni alla cinese Huawei il permesso di rifornirsi da fornitori americani

Bcg avver-te: «Costi da 50-100 milioni per le piccole e fino a 350 milioni per le banche di rilevanza sistemica»

VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfTW9ucmlmIyMjZDExZTRkNTYtZjg4Yy00NjMyLTk2ODAtY2UyOGRmY2UzYjM3IyMjMjAxOS0wOC0yMFQwODo1MzoyMSMjI1ZFUg==

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8 Martedì 20 Agosto 2019 Il Sole 24 Ore

Economia & Imprese

Esselunga, nuove assunzioniNel 2019 previsti 2.500 postiGRANDE DISTRIBUZIONE

Nelle selezioni utilizzati algoritmi e soluzionid’intelligenza artificiale

Entro il 15 settembreè possibile candidarsiper l’evento di Milano

Enrico NettiMILANO

C’è tempo fino al 15 settembre per in-viare le candidature alla «Job Week Milano 2019», evento “su invito” e a numero chiuso organizzato da Esse-lunga per la ricerca e selezione delpersonale sul territorio. Nel corso di un anno il colosso della Gdo assumein media 2.500 addetti, impiegati neisupermarket e superstore e nelle lineeproduttive e organizza sette o otto «Job day». Per la sua importanza fa eccezione la piazza milanese dove i colloqui attitudinali si svolgeranno nella settimana tra l’8 e l’11 ottobre. I profili più richiesti sono quelli tipica-mente impiegati nei punti vendita, inparticolare allievi alla carriera diretti-va, addetti ai reparti pescheria, panifi-cazione, macelleria, gastronomia, cassieri e addetti alle vendite.

Intelligenza artificialeal debuttoLa prima fase della selezione, in cui sistanno anche iniziando ad usare solu-zioni basate sull’intelligenza artificia-le, avviene online con la registrazionesul sito www.esselungajob.it e l’inse-rimento delle proprie informazioni chiave. I candidati le cui caratteristi-che si avvicinano a quelle richiestedall’azienda verranno poi convocati alvero e proprio Job day in cui conosce-ranno da vicino l’organizzazione aziendale, i percorsi di crescita pro-fessionale offerti per finire con i collo-

qui individuali con i selezionatori.Il trend di costante crescita nel

tempo e la solidità finanziaria rendo-no estremamente interessanti le posi-zioni offerte dal colosso della famigliaCaprotti. Il team dedicato alle risorseumane nell’arco dei dodici mesi riceveindicativamente 150mila curricula che si traducono in 270mila applica-tion distribuite sulle varie posizioni aperte. Per una posizione come quelladi allievo responsabile, per esempio,si tratta di oltre mille candidature.

Per migliorare l’efficienza nel re-

cruiting dall’inizio dell’anno vieneutilizzata una soluzione di machine learning che attraverso algoritmi au-tomatizza le attività più ripetitive ri-ducendo tempi e costi della selezioni.

Video intervistepsico-attitudinaliSecondo i piani della società i miglio-ramenti apportati nelle fasi di prese-lezione dei candidatiti renderanno inutili 28mila colloqui fisici nell’arcodei prossimi 18 mesi. Con l’adozionedi soluzioni digitali come i video col-

loqui psico-attitudinali in differita siha un’ ulteriore accelerazione delle selezioni rendendo più mirato e rapi-do il processo. Qui entra in campo l’intelligenza artificiale che analiz-zando le video interviste crea auto-maticamente una graduatoria stilatasulle soft skill. Con questo nuovo mo-dello, molto più in linea con le abitu-dini e gli stili dei millennials e della ge-nerazione Z, i profili migliori vengonoinvitati ai colloqui personali presso lasede Esselunga più vicina.

La soluzione implementata dallacatena quest’anno è stata premiataagli Hr Innovation Awards dell’Os-servatorio Hr Innovation practicedella School of Management del Po-litecnico di Milano nella categoria“Recruiting”.

In questa evoluzione del recruitingin chiave digital si pensa che un do-mani, una volta che gli algoritmi sa-ranno sufficientemente collaudati, tutto il ciclo dei video colloqui sarà au-tomatizzato. Tra le altre cose sul sitoesselungajob.it tra non molto debut-terà anche la chatbot (soluzione onli-ne che in caso di necessità simula il dialogo con un interlocutore umano)e aiuterà in tempo reale i candidatinella compilazione della modulisticaonline. Considerando la mole di do-mande ricevute, circa 270mila in un anno, sarebbero necessari 300 reclu-tatori per gestirle.

Un’ altra area su cui l’insegna stainvestendo molto è quella della for-mazione: ogni anno agli oltre 24miladipendenti vengono erogate quasi mezzo milione di ore di corsi, per la precisione più di 460mila ore. All’in-terno dell’azienda è stata creata la Es-selunga Learning center, una aca-demy che fornisce percorsi teorico-pratici per lo sviluppo di competenze.Un modello di formazione continua per avere collaboratori in grado di farefronte alle nuove specializzazioni edesigenze dei consumatori digitali.

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Nei punti vendita. I profili più richiesti sono quelli degli addetti ai reparti

AGF

ARREDAMENTO

Ikea investesulla smart homeArredamento e accessori sempre più smart e interconnessi. È questa la via seguita da Ikea che ha creato la divisione «Home smart» dedicata a nuove linee di prodotto su cui la società sta investendo massicciamente. Oltre alle luci smart il colosso svedese ha appena iniziato la vendita di speaker wi-fi, frutto della collaborazione con l’americana Sonos, serrature senza chiavi che si possono anche usare con lo smartphone, prese elettriche smart. La nuova divisione ha la responsabilità di questi e ditutti gli altri dispositivi smart per la casa entrando in diretta concorrenza con gli analoghi ecosistemi di Amazon e Google.

RICERCA MEDICA

Politecnico Losannapartner di Sant’Anna Uno speciale elettrodo potrebbe restituire la vista ai non vedenti: inserito all'interno del nervo ottico, è in grado di stimolarlo inviando informazioni visive direttamente al cervello, senza passare per l'occhio. Sviluppatotra Italia e Svizzera, dalla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa e dal Politecnico federale di Losanna (Epfl), l’elettrodo è stato testato con successo sui conigli: i risultati, pubblicati sulla rivista Nature Biomedical Engineering, potrebbero portare presto alla sperimentazione sull'uomo. «Potremmo iniziare i test clinici anche domani» spiega Diego Ghezzi dell'Epfl. Attualmente l'elettrodo OpticSeline sperimentato sui conigli è formato da un fascio di 12 sottilissimi elettrodi, ma nella versione destinata all'uomo ne potrebbe contenere anche 60.

ALIMENTARE

Via al programmaper il ParmigianoIl Consorzio Parmigiano Reggiano ha accolto positivamente il via libera del Ministero delle Politiche Agricole al Piano di Regolazione offerta per il triennio 2020/2022. Una nota del Consorzio sottolinea che il decreto, firmato nei giorni scorsi dal ministro Gian Marco Centinaio, arriva in un periodo particolarmente positivo. I 3,7 milioni di forme (circa 148 mila tonnellate) prodotte nel 2018 rappresentano il livello più elevato nella storia del Parmigiano Reggiano. Il Parmigiano Reggiano rappresenta, non solo il primo marchio Dop al mondo per influenza (classifica «The MostInfluential Brands 2018» curata da Ipsos), ma anche il primo prodotto food Dop/Igp per valore alla produzione (rapporto Qualivita-Ismea). Un giro d'affari al consumo, precisa il Consorzio, pari a 2,4 miliardi di euro per la denominazione di origine protetta che si proietta sempre più verso l'estero (l'export è pari al 40%). E lo sviluppo produttivo nell'ultimo triennio (+12%) è stato accompagnato da un consolidamento dei redditi sostenuto da quotazioni del formaggio stabili e remunerative per l'intera filiera. Nel 2019 la quotazione del prodotto alla produzione hasfondato il tetto storico degli 11 euro al chilo.

IN B R EV E Olio di palma, timori per l’exportCONFAGRICOLTURA

Ritorsione dell’Indonesia dopo il bando Ue all’acquisto dal 2030

Aumentano le tensioni tra Unio-ne europea e Indonesia in rela-zione al commercio dell’olio dipalma. E a farne le spese potreb-bero essere le esportazioni eu-ropee verso l’Asia di prodottilattiero-caseari.

È quanto sottolinea – in unanota – Confagricoltura, preci-sando che nei giorni scorsi le au-torità indonesiane hanno invita-to le aziende importatrici di pro-dotti lattiero-caseari dalla Ue atrovare nuovi fornitori, in quan-to è in programma un forte au-mento delle tariffe doganali, chepasserebbero dal 5% al 25% sulleproduzioni di settore in arrivodagli Stati membri dell’Unione.

Questo, come rappresaglia,dato che la Ue intende bandire,dal 2030, l’utilizzo di olio di pal-ma per la produzione di carbu-ranti. Secondo la CommissioneUe il 45% della crescita produtti-va di olio di palma ha provocato

fenomeni di deforestazione. Ma Indonesia e Malesia sono

i principali produttori a livellomondiale.

Complessivamente, rendenoto Confagricoltura, le impor-tazioni annuali indonesiane diprodotti lattiero-caseari am-montano a circa 1 miliardo dieuro l’anno.

Intanto, gli operatori europeisegnalano che è stata rallentataanche la concessione delle li-cenze per l’importazione di be-vande alcoliche.

«Il motivo di fondo del con-tenzioso tra Ue e Indonesia è sul-lo sfondo legato all’impatto am-bientale della produzione di oliodi palma – ha sottolineato il pre-sidente di Confagricoltura, Mas-similiano Giansanti –. Mi auguroche il contenzioso con l’Indone-sia possa essere risolto sul pianonegoziale. Tuttavia, l’Italia devepuntare con decisione e senzarallentamenti sulle energie rin-novabili e in particolare sul bio-metano, per consentire all’agri-coltura di realizzare tutte le po-tenzialità in termini di maggioresostenibilità ambientale».

—L.Ca© RIPRODUZIONE RISERVATA

Piano San Benedettocontro l’effetto serra ACQUE MINERALI

Zoppas: investiamosu economia circolaree sviluppo sostenibile

Il Gruppo Acqua Minerale SanBenedetto ha ridotto negli ulti-mi cinque anni le emissioni digas effetto serra del 18,7% sullalinea Ecogreen.

Un risultato molto importanteper il gruppo in posizioni leaderdel beverage analcolico in Italia eche ha puntato molto sulla soste-nibilità. San Benedetto aziendaapripista nel settore con l’accordovolontario con il Ministerodell'Ambiente per misurare lapropria carbon footprint e pro-gressivamente abbattere le emis-sioni di CO2. Esempio di questoimpegno è la linea di Acqua mine-rale Ecogreen, la prima linea diprodotti in Italia a ricevere dal Mi-nistero dell'Ambiente il logo delprogramma per la valutazionedell'impatto ambientale.

Ecogreen è la linea di prodotticon il 100% di emissioni di CO2 eqcompensate – attraverso l'acqui-

sto di crediti per finanziare pro-getti di riduzione dei gas effettoserra – e realizzata con plastica ri-ciclata (Rpet) fino al 50%, il massi-mo consentito dalla normativa vi-gente in Italia.

«La nostra azienda ha la soste-nibilità nel proprio Dna: siamo sta-ti tra i primi in Italia, nel 1981, adintrodurre le bottiglie in Pet, pla-stica riciclabile al 100%, e i primi asiglare un accordo volontario conle istituzioni per dar vita ad un pro-cesso scientifico utile a misurare ilnostro impatto ambientale e met-tere in atto tutte le azioni possibiliper poter raggiungere l'obiettivodell'abbattimento delle emissionifino alla loro completa neutraliz-zazione – ha dichiarato EnricoZoppas, presidente del Gruppo SanBenedetto –. Siamo convinti cheinsieme alle istituzioni e ai cittadi-ni possiamo dar vita ad un virtuosoprocesso di economia circolare».

Con i cinque siti produttivi inItalia - Scorzè, Donato, Popoli,Atella e Viggianello - si sono valo-rizzate le acque locali presenti nelterritorio, avvicinando la produ-zione ai luoghi di consumo e ridu-cendo l'incidenza dei trasporti.

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Gamescom, crescela presenza italianaINDUSTRIA DIGITALE

In tutto 19 software house (+cinque sul 2018) con titoli per console e smartphone

Sono 19 le software house italiane,contro le 14 della passata edizione,che da oggi esporranno i loro vide-ogiochi al Gamescom 2019 di Colo-nia, la più grande manifestazionededicata all’intrattenimento digi-tale in Europa.

Nell’ambito del padiglione Italiale aziende si presentano sotto l’egida«Games in Italy» con il supporto delministero dello Sviluppo Economi-co, l’Ice e Aesvi, l’Associazione di ca-tegoria dell’industria dei videogio-chi in Italia. Complessivamente so-no visibili una trentina (+10 sull’an-no precedente) di titoli oggi in fase disviluppo per console, smartphone,pc, piattaforme online, con funzio-nalità per la realtà aumentata e la virtuale. I generi sono i più vari, dal-l’avventura alle corse, dall’azione aipuzzle e la simulazione per finirecon i prodotti educativi e didattici.

«L’industria italiana dei video-gioghi ha un potenziale di crescita

molto significativo e crediamo pos-sa arrivare a competere con i grandiplayer mondiali - spiega Maria InesAronadio, direttore dell’ufficio di Coordinamento promozione delMade in Italy di Ice Agenzia -. Perquesto nei programmi promoziona-li il settore ha assunto una rilevanzain continua crescita».

In Italia sono attivi 125 studios, dicui la metà ha meno di tre anni , concirca 1.100 dipendenti. Sulla presen-za italiana al Gamescom 2019 Thali-ta Malagò, direttore generale di Ae-svi ricorda che «l’industria sta cre-scendo, il respiro internazionale contraddistingue sempre di più le nostre produzioni. L’auspicio è cheil settore continui questo percorso dicrescita con l’obiettivo di emergeree conquistare un posto di rilievo nel-lo scenario competitivo internazio-nale». I titoli in sviluppo nascono so-prattutto per i dispositivi mobili e ilweb ma negli ultimi due anni le aziende italiane si sono specializza-te anche nei prodotti per console e pc. Ultimamente è cresciuta l’attivitàverso i titoli educativi per le aziendeanche in chiave marketing, forma-zione e ricerca del personale.

—E.N.© RIPRODUZIONE RISERVATA

150milaCurriculaL’insegna riceve circa 150mila curricula per 270mila applications

460milaOreIn media Esselunga in un anno eroga quasi mezzo milione di ore di formazione

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Data 20/08/2019

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#buonenotizie Corriere della Sera Martedì 20 Agosto 2019

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OltreconfineIn Tanzania il progetto «Tubadilishe» realizzato da Cuamm con Unicef combatte la cattiva alimentazione«Non sempre ciò che sazia è sano: la malnutrizione non è solo un fatto economico, a volte è culturale»

E i medici diventano maestri: così oltre alla varietà insegnano l’igiene e l’uso corretto di pentole e mestoli

Morire di «cibo sbagliato»Una task-force per l’Africa

di JACOPO STORNI

A volte basta una pentola permorire: una pentola sporcacon dentro cibo inadeguato,

sempre lo stesso a colazione, pranzo,cena, cucinato in fornelli obsoleti e incapanne fumoseepocopulite. Lapen-tola si riempie e il cibo che bolle den-tro, oltre che a rischio contaminazio-ne, non è abbastanza nutriente. E fini-sce che le persone si ammalano.

Il mais non basta

È la tristemente famosa malnutrizio-ne, quella piaga che tante volte rie-cheggianelle statistiche internaziona-li e checolpisce 155milionidibambiniin tutto il mondo. Numeri impressio-nanti che nascono da un’alimentazio-ne non soltanto carente, ma anchesbagliata, e preparata con strumentiinadatti. Succedeadesempio inalcunivillaggi remoti della Tanzania dove, afronte di una terra rigogliosa, i pastidelle persone sono contraddistintiquasi esclusivamente da polenta dimais. E così i bambini, e non soltanto ibambini, si ammalanoperché i loroci-bi nonhannouna sufficientediversifi-cazione. È un problema certamenteeconomico, ma talvolta anche socialee culturale.Eccoperché i cooperantidiMedici conl’AfricaCuamm,ormaidal 2015, perlu-strano i villaggi delle regioni di Iringae Njombe (in Tanzania) per contrasta-re lamalnutrizione educando lepopo-lazioni all’utilizzo corretto degli uten-sili da cucina e alla diversificazionedella dieta. Un’operazione capillare e

l’interno di strutture sanitarie esisten-ti; 120 essiccatori solari forniti per30.000 famiglie; 110 insegnanti forma-ti sui principi della stimolazione co-gnitiva; 2.500gruppidi counselling ededucazione igienico-sanitaria nati neivillaggi. Il progetto, denominato «Tu-badilishe» (che in swahili significa«Cambiamo lanutrizione») è realizza-to da Medici con l’Africa Cuamm incollaborazione con Unicef, con il sup-porto finanziario di UKAid e Irish Aid.Sul campo, responsabile delle opera-zioni è l’antropologo Edoardo Occa.

Autorità locali

«La malnutrizione - ha sottolineatoOcca - non è dovuta soltanto allaman-canzadi cibo,maanche a fattori cultu-rali: spesso le persone non sono a co-noscenza delle nozioni legate alla cor-retta alimentazione (dieta bilanciata,nutrienti, apporto calorico), o sonoabituate ad assumere cibi che saziano,ma non sono sufficientemente nu-trienti». Ecco perché «è importante lapromozione porta a porta di altri mo-delli di nutrizione per prevenire e ri-durre le malattie e la mortalità, sem-pre in collaborazione con le autoritàlocali per rafforzare il sistema sanita-rio esistente».Per promuovere la campagna e persensibilizzare sulla malnutrizione, ilCuamm ha realizzato una serie di vi-deo per raccontare in pillole, e attra-verso le storie delle persone, la piagache affligge molte aree dell’Africa.

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A Bologna

Un’idea per il welfare? Scrivi alle AcliI bolognesi che hanno idee brillanti di welfarepotranno suggerirle alle Acli di Bologna attraverso unindirizzo di posta dedicato:[email protected].«Cercheremo di far arrivare le proposte e le idee piùinteressanti al tavolo della Pubblica Amministrazione -ha detto il presidente delle Acli di Bologna, FilippoDiaco - per trovare risposte condivise ed efficaci alleistanze dei nostri concittadini». La casella di postaresta attiva tutto il mese di agosto, fino al 15 settembre.Tutti riceveranno un’email di riscontro e al termine delperiodo le Acli contatteranno chi ha inviato leosservazioni più attinenti al futuro del welfare locale.«Sono tanti – ha aggiunto Diaco - i cittadini che si

recano presso i nostri servizi manifestando dubbi,evidenziando problemi personali, o di parenti econoscenti. Ci siamo resi conto che questi incontri cihanno arricchito. Tanti cittadini ci sollecitano a trovaresoluzioni, talvolta già suggerite da loro stessi, anche incampi in cui non operiamo direttamente, ma per cui,come “corpo intermedio”, potremmo fare da tramitecon altri enti, pubblici o del privato sociale». Da quil’idea della casella di posta affinché tutte le idee diwelfare possano essere prese in considerazione. Vienemesso in atto in questo modo, dicono dalle Acli, «unsistema di welfare circolare, generativo e dal basso».

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meticolosa che viene fatta porta a por-ta (capannaper capanna) in600villag-gi attraverso giornate di sensibilizza-zione per lemadri, e i padri, dei villag-gi più sperduti, sui temi della correttanutrizione.Tutto parte da alcuni oggetti simbolo– tra questi una pentola, un mestolo,unmisurino, un essiccatore – che ven-gonomostrati agli abitanti dei villaggie dai quali parte una spiegazione sulloro corretto utilizzo e sulla funzioneche svolgono per un’alimentazionepiù nutriente. Partendodalle fasce piùpovere delle comunità vengono inol-tre distribuiti semi, talee, animali dacortile, per favorire la condivisione dinuove pratiche alimentari e il miglio-

30Le migliaia

di famiglie a cuiè stato insegnato

come trattaregli alimenti

anche attraversoessiccatori

solari

ramentodelbenesserecondiviso.Nonsolo: oltre a insegnare le buone prati-che di alimentazione la campagnami-ra a costruire una nuova educazioneigienico-sanitaria e una migliore for-mazione dei bambini che spesso nonhannoopportunità ludiche.Tragli og-getti portati nei villaggi infatti anchele bambole e i giocattoli, affinché i piùpiccoli siano in grado di sviluppare lamentee recuperare il ritardocognitivodovuto alla malnutrizione.I risultati parlano chiaro e hanno nu-meri impressionanti: 3.500 bambiniaffetti da malnutrizione trattati;10.000 dimostrazioni di cucina in 570villaggi e 100 strutture sanitarie realiz-zate; 14unitànutrizionali riabilitate al-

CuammFondatanel 1950, è unaorganizzazionedi medici perla tutela dellasalute in Africawww.mediciconlafrica.org

Area di servizioOltreconfine

I disegni guida usati per raccontare il progetto: una serie ideata e realizzata da Nicola Berti con l eillustrazioni di Heads Collective

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Data 20/08/2019

Pagina 46

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COINVOLtI COmuNe, OPeRAtORI, ASSOCIAZIONI eD eNtI

Turismo, Casale gioca la carta del gustoIl progetto della “Strada del vino e dei sapori”, un percorso dalle colline del Monferrato alle risaie vercellesi

IL CASO

Uva, mais, soia, melo-ni, peperoni, pomo-dori e melanzane. Sono le coltivazioni

maggiormente danneggiate dalla grandinata della scorsa settimana che ha coinvolto la zona del Casalese. Adesso si

procede con la conta dei dan-ni. I consulenti tecnici Cia hanno seguito l’attività delle aziende associate che hanno chiesto supporto dopo il mal-tempo e ne emerge un qua-dro critico, soprattutto nelle zone dei Comuni di Sala, Cel-la Monte, Treville, Rosigna-no e parte della Val Cerri-na.«Dove la grandine ha col-

pito, i danni sono importanti e in alcune aziende addirittu-ra non si vendemmierà - spie-ga Fabrizio Bullano - la zona è limitata ma le conseguenze sono pesantissime. La sola no-tizia buona è che dove i legni della vite sono maturati be-ne, la produzione riprenderà e il prossimo anno non ci sa-ranno strascichi, come inve-ce si era immaginato in un pri-mo momento. Molte aziende sono coperte da polizze assi-curative per questo tipo di danni, nei prossimi giorni i pe-riti incaricati effettueranno i sopralluoghi». Nel frattempo

nella zona del Casalese è in elaborazione un bollettino tecnico per gli agricoltori che si apprestano alla vendem-mia, con i consigli su cosa fare in questo momento per la di-fesa ottimale delle colture.

La conta dei danni, riferi-sce la Cia, riguarda anche il mais i cui bastoni sono in pie-di senza foglia, la soia comple-tamente defogliata con bac-celli a terra e rotti. Le produ-zioni orticole maggiormente danneggiate sono quelle di meloni, peperoni, pomodori e melanzane. R. SA. —

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FRANCA NEBBIACASALE MONFERRATO

Tante volte si è parlato di un brand Monferrato e della sua importanza per rilanciare il territorio, ma alle enunciazio-ni sono seguiti pochi fatti. «Bi-sogna però puntare sulle eccel-lenze - dice convinto Andrea Desana, presidente del comi-tato “Casale capitale della Doc” -, e dunque perché non insistere sul vino, suo prodot-to più tipico, e sui sapori del Monferrato?».

Un’impostazione che il sin-daco Federico Riboldi, l’asses-sore alle Manifestazioni Ema-nuele Capra e la giunta di Ca-sale condividono appieno, tan-to che hanno messo a punto il progetto di una «Strada del Vi-no e dei Sapori del Monferra-to casalese» e su questo argo-mento a settembre, dopo la Fe-sta del Vino e del Monferrato, organizzeranno un convegno al castello. Saranno invitati un centinaio di viticoltori, una settantina di B & B, una sessan-tina di albergatori, oltre agli enti e alle associazioni che si occupano di turismo.

«Esistono già esempi in al-tre zone della regione - aggiun-ge Desana -, al convegno invi-teremo Giuseppe Giordano, della Strada del Vino astesa-na, e Massimo Biloni , presi-dente della Strada del Riso ver-cellese di qualità, per sentire dalla loro esperienza quali so-

no i vantaggi che si possono ri-cavare per avere qualche sug-gerimento sulla nostra nascen-te Strada».

Come non pensare a un per-corso ad anello nel Monferra-to che tocchi i vini migliori, a partire dalla Barbera e dal Gri-gnolino, fino ad arrivare ai prodotti più tipici come la squisita muletta o le torte di nocciola? E come non annet-tere in questo percorso i risto-ranti , gli alberghi , i locali do-ve la tradizione è di casa e si conoscono tutti i segreti per

fare un’ottima bagna cauda, un bollito con la salsa verde o semplicemente i «friciulin» con le erbette?

A due passi da Casale e dai suoi vigneti c’è la pianura che il vicino Vercellese coltiva pre-valentemente a riso . «Il pae-saggio delle colline e delle risa-ie allagate - dice Desana - costi-tuisce un unicum difficilmen-te individuabile in altri territo-ri. Forte attrazione dunque an-che dal punto di vista paesag-gistico e turistico».

Base di partenza dunque

bellezze territoriali ed eccel-lenze vinicole e gastronomi-che, poi però serve tanto impe-gno. E Desana vi aggiunge la formazione di chi fa accoglien-za, «che non può più essere ca-suale», compresa la capacità di parlare altre lingue,« per ac-cogliere turisti che arrivano dal Nord Europa, e la cono-scenza del vino, «perché non puoi pubblicizzare un buon Barbera o uno spumante le cui bollicine si devono al metodo Martinotti, se non li conosci».

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Anche su mais e ortaggigli effetti della grandine

SI CHIuDe LA StAGIONe AL “DON BAt teGAZZORe”

Festa alle pendici del Cervinonel campeggio dei valenzani

Vigneti nella zona di Castel d’Uviglie, a Rosignano Monferrato

tuteLA e PROmOZIONe

I produttori di Barberaorfani del Consorzio

Mentre il Grignolino si sta imponendo anche grazie all’azione di promozione del Consorzio dei vini delle Colline del Monferrato, pre-sieduto da Domenico Raviz-za, il Barbera sta perdendo terreno « e sempre di meno le pubblicazioni regionali - dice Andrea Desana, presi-dente del Comitato “Casale capitale della Doc” - parla-no del Barbera Doc del Mon-ferrato. È un vero peccato perché questo vino caratte-rizza il nostro territorio».

La ragione, secondo Desa-na, sta nel fatto che da qual-che anno, il Consorzio del Barbera del Monferrato non è più operativo e, di conseguenza, «viene a man-care tutta l’opera promozio-nale che un organismo di quel tipo può esercitare sul territorio, ma soprattutto fuori di esso».

Sono le presenze dei pro-duttori che via via sono ve-nute a mancare, anche se la produzione continua, per-ché per far sì che il Consor-

zio sia operativo« è necessa-ria almeno la presenza di 1/3 di produttori di quel particolare vino. E il Con-sorzio tutela la produzione, il metodo di coltivazione, la correttezza nel settore del-la vendita e dell’esportazio-ne, ma soprattutto cura la promozione. A differenza di quello Casalese, il Con-sorzio del Barbera dell’Asti-giano è molto attivo».

Si cercherà di ovviare a questa carenza. Nella parte della Festa del Vino e del Monferrato che vedrà co-me punto focale il castello per iniziative di livello, le degustazioni verteranno so-prattutto su Grignolino e Barbera, come spiega l’as-sessore Emanuele Capra, e nella cena che si sta prepa-rando al castello nel secon-do sabato della Festa si coin-volgeranno alcuni ristoran-ti locali, ognuno a promuo-vere un suo piatto tipico. Su quelle tavole le eccellenze vinicole del territorio non potranno mancare. F. N.

Il campeggio di don Pietro a Perrères, che don Battegazzo-re aveva realizzato per i «suoi» ragazzi, continua a oc-cupare un posto importante nel cuore dei valenzani. E per chiudere la stagione è stata or-ganizzata una festa di fine estate al campeggio, alle pen-dici del Cervino.

L’appuntamento è per do-menica ed è stato organizza-to un pullman in partenza da piazza Gramsci alle 8 per rag-

giungere il campeggio e fe-steggiare con chi è ancora sul posto, dopo avere trascorso vacanze indimenticabili. Il rientro è previsto intorno alle 19, ma saranno bene accetti anche coloro che decidessero di raggiungere il luogo con mezzi propri per il pranzo so-ciale che verrà predisposto. . «Ovviamente bisogna preno-tare per darci modo di acco-gliere tutti nel migliore dei modi» dice Giovanni Ceva ,

che con Giovanni Manfredi e gli animatori del campeggio ha organizzato festa e trasfer-ta. La prenotazione va fatta entro domani, telefonando al-lo sesso Ceva (342 8997955).

«Il campeggio quest’anno ha visto più di 200 presenze - aggiunge Ceva -, prima , a lu-glio i gruppi dei ragazzi suddi-visi in settimane (prima 70 poi 65), inoltre per sette gior-ni coloro che sono stati il cuo-re del campeggio, cioè gli ani-

matori, infine le famiglie, nel mese d’agosto, con un Ferra-gosto che ha visto tutte le 40 stanze al completo». E sono stati apprezzati i lavori che hanno migliorato la struttu-ra, sia in termini di sicurezza sia di servizi. «Se fosse ancora vivo, don Pietro sarebbe feli-ce di vedere che quanto ha creato continua a rimanere nel cuore dei giovani e delle famiglie». Ed è su questo ta-sto che Ceva lancia nuova-mente un appello ai valenza-ni, «perché contribuiscano ge-nerosamente al saldo delle spese sull’ultimo intervento nel settore termo-sanitario. Le spese sono elevate, ma se non le affrontiamo la struttu-ra non potrà continuare ad esistere». F. N. —

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Vacanzieri valenzani al campeggio, nei pressi del Cervino

Un vigneto devastato dalla grandine nel Casalese

CASALe & VALeNZA

46 LASTAMPA MARTEDÌ 20 AGOSTO 2019

CASALe&VALeNZA

AL

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di Alessandra Corica

Hanno rinunciato alle bottiglie di plastica, a favore di quelle di vetro. Se un cliente ordina le patatine frit-te, servono anche ketchup e maio-nese. Ma non nelle bustine monou-so, bensì nelle ciotoline che dopo possono essere lavate e riutilizzate. Per le bibite hanno messo al bando le cannucce — se non quelle biode-gradabili — così come i tappi per i bicchierini del caffè d’asporto: an-che in quel caso, sostituiscono quel-

li classici con altri realizzati con ma-teriali biodegradabili. Sono i negozi plastic-free di Milano, sempre di più grazie all’iniziativa lanciata nei me-si scorsi dal Comune insieme con Confcommercio e Legambiente: al momento, gli esercizi che hanno aderito all’iniziativa — partita in via sperimentale in due zone, Isola e Ni-guarda, e poi estesa a tutta la città — sono cento, più altri venti locali del-la movida (ristoranti e pub) che ope-rano la sera.

Si va dalle gelaterie ai bar, ai nego-zi di prodotti sfusi dove si acquista-no bevande e saponi alla spina. E poi osterie ed ostelli, gastronomie che vendono al dettaglio ma si occu-pano anche di catering, cascine — la Casottello a Porto di Mare e la Bella-

ria a Trenno — e un giardino condivi-so, gli Orti di via Padova, dove la pla-stica è bandita: eccoli, gli esercizi plastic free di Milano. Per trovarli, basta andare sul sito dedicato (www.plasticfree.milano.it) e con-sultare la mappa, nella quale sono geolocalizzati, con la specifica sia delle azioni anti-plastica che hanno già messo in campo. Sia di quelle che adotteranno entro la fine del 2019. «Ogni giorno un pubblico eser-cizio produce quintali di plastica, a partire dagli imballaggi che vengo-no utilizzati per i prodotti dei forni-tori — spiega Lino Stoppani, nume-ro uno di Epam, la federazione dei pubblici esercizi milanesi, che riuni-sce bar e ristoranti — . Per questo motivo, abbiamo deciso di sostene-

re questa campagna: ridurre le quantità di questo materiale inqui-nante permette di assicurare un fu-turo migliore alle nuove generazio-ni. Senza contare che migliora l’am-biente adesso: vale la pena anche af-frontare sia degli oneri maggiori per poter rispettare l’ambiente. Sia qualche disagio, visto che per esem-pio usare bottiglie di vetro e non di plastica comporta, per il ristorato-re, un maggiore ingombro in termi-ni di spazio».

Ma non solo. Perché in un’epoca di consumi sempre più attenti e consapevoli, scegliere di mettere al bando la plastica per un esercizio è anche una questione di brand. Che il consumatore apprezza e sceglie: «Il plastic free non chiude alcun sce-

nario, ma al contrario ne apre di nuovi. E di questo, gli esercenti si so-no resi conto — conferma Damiano Di Simine di Legambiente — . Non a caso, non sono più soltanto i locali o i piccoli negozi di vicinato a interes-sarsi a questo settore. Ma anche la grande distribuzione». Di qui, an-che l’interesse da parte di diversi sponsor a sostenere l’iniziativa: tut-ti gli eventi dell’Estate Sforzesca (che si chiude domenica, con una giornata dedicata al cambiamento climatico) per esempio sono stati plastic free. La rassegna ha infatti potuto godere del sostegno di Nova-mont, leader nel settore a livello eu-ropeo, che ha fornito tazze, bicchie-ri e piatti in materiale biodegradabi-le. Proprio per cercare nuovi part-

ner che sostengano la campagna, al-lora, dopo l’estate il Comune pubbli-cherà un nuovo avviso: la fase 2, in-somma, per proseguire l’iniziativa. Che ha avuto successo e, nell’idea di Palazzo Marino, potrebbe preve-dere anche degli sconti sulla tassa rifiuti, su modello di quanto già pre-visto per chi aderisce ai progetti contro lo spreco alimentare. «Ma in quel caso — spiega l’assessore al Commercio Cristina Tajani — la ri-duzione è stata possibile vista l’esi-stenza di un quadro normativo na-zionale che prevedeva, appunto, la possibilità di ridurre la tassa a chi sposa politiche anti sprechi. Per ap-plicare la stessa riduzione a chi ri-nuncia alla plastica è necessaria una legge del governo».

Un nuovo bandoper locali plastic free“Ormai è un brand”Dopo le prime cento adesioni Comune e commercianti alzano il tiro“I clienti apprezzano e danno la preferenza a chi sta con l’ambiente”

Gli incentiviVisto il successo verrà lanciato un secondo bando: il Comune

chiede al governo di poter scontare la tassa rifiuti a chi abbandona la plastica

L’innovazioneComune, Confcommercio e Legambiente hanno

invitato i commercianti ad abbandonare la plastica: cento le realtà che hanno aderito

di Zita Dazzi

Arrivano 400 mila euro per lo sviluppo di soluzioni innovati-ve che aiutino a migliorare la qualità dell’aria nei processi produttivi. I contributi, a fondo perduto, arrivano dal bando «Qualità dell’aria» della Came-ra di commercio e del Comune che in questo modo vogliono in-centivare le politiche sostenibi-li promosse anche dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite per

combattere il cambiamento cli-matico. Per far questo si preve-dono contributi fino a 50 mila euro (pari al 60 per cento delle spese da sostenere) per sostene-re le piccole e medie imprese che si danno da fare per produr-re e lavorare nel rispetto dell’ambiente, monitorando emissioni e adottando tecnolo-gie in grado di limitare l’inqui-namento.

I fondi verranno assegnati a chi sceglierà sistemi in grado di controllare, ridurre o assorbire

le emissioni inquinanti nell’a-ria, basati anche sull’utilizzo di tecnologie digitali e per mette-re sul mercato prodotti, model-li di business o servizi in grado di raggiungere lo stesso obietti-vo. Questo sia negli edifici e ne-gli spazi commerciali, sia per quanto riguarda le fonti energe-tiche usate, dall’agricoltura fi-no alla mobilità.

L’assessore alle Politiche per il Lavoro, Cristina Tajani, spie-ga che così «nuove soluzioni tec-nologiche che nascono come ri-

sposta alle esigenze di un singo-lo o di un’azienda successiva-mente potranno diventare buo-ne pratiche per la collettività». Sono 10.566 le imprese italiane che si occupano di consulenza tecnica e controllo di qualità in campo ambientale, in aumento del 5,8 per cento nell’ultimo an-no e del 47,6 per cento negli ulti-mi cinque. Una su quattro si tro-va in Lombardia (2.595) e Mila-no da sola ne conta 1.195 con 9 mila addetti. Ma si può fare di più e meglio. «Vogliamo stimo-

lare la creatività delle soluzioni imprenditoriali e tecnologiche, offrendo un concreto aiuto alla ricerca e alle imprese che esplo-rano tecnologie adatte al cam-bio di scenario in atto, orienta-to verso la sostenibilità ambien-tale e sociale», aggiunge Alvise Biffi, della Camera di commer-cio.

Le domande vanno presenta-te online alla Camera di Com-mercio entro il 12 settembre, quando inizierà la valutazione amministrativa e tecnica.

Bevande d’asporto

“Bicchieri, cannucce ed etichettefiniscono insieme nell’umido”

L’iniziativa

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Pareti azzurro intenso e scritta lu-minosa al neon rosa sul bancone. Il piccolo locale in via Gaudenzio Fer-rari 4 rappresenta la scommessa di Rita Tadlaoui, 28 anni, che per aprir-lo, tre mesi fa, ha detto addio al po-sto fisso e una carriera nel mondo della moda. Non a caso si chiama Ri-ta’s Juice, i succhi di Rita, «perché avevo le idee chiare su come volevo che fosse». A partire dalla scelta di non utilizzare la plastica monouso.

«La mia attività ruota attorno alle bevande da asporto, non potevo fa-re diversamente» racconta da die-tro il bancone, su cui spicca il cartel-lo “Tutto il nostro il nostro packa-ging è compostabile”. Consideran-do che la maggior parte dei clienti consuma gli estratti fuori dal nego-zio, infatti, diventa fondamentale il-lustrare loro come smaltire tutto in modo corretto. «Spiego sempre ai clienti che devono gettare tutto

quanto, bicchiere, coperchio e can-nuccia, nell’umido — racconta — per-ché anche l’etichetta è realizzata con un materiale e dei colori a base d’acqua, così come la colla che la tie-ne attaccata al bicchiere».

La scelta plastic free non si limita al prodotto proposto ai clienti, ma fa parte anche del rapporto con i fornitori. «La maggior parte della frutta e della verdura arriva in cas-sette di legno, nel caso in cui siano

di plastica le restituisco vuote al ri-fornimento successivo» spiega Tad-laoui, che nel suo locale propone estratti in tre formati: da 250 e 500 millilitri nei bicchieri e da un litro nei contenitori che i clienti portano direttamente da casa o nella botti-glia di vetro, «come facevo io quan-do mi preparavo da sola i succhi da portare in ufficio».

Tutto, nella sua storia, parte dal-la volontà di stare bene e far stare

bene. Se per quest’ultimo scopo ba-stano i suoi estratti, su tutti Ti-ra-mi-su e Sun Shine, i più scelti dell’estate, per la prima c’è voluto coraggio. «Sono arrivata a Milano dal Marocco nel 2013 per frequenta-re un master in marketing alla Boc-coni — racconta — . La passione per gli estratti è iniziata sei anni fa e lo scorso febbraio ho lasciato il lavoro nel settore marketing di un e-com-merce di moda per gettarmi in que-st’avventura». Se l’intraprendenza sarà premiata lo dirà il tempo, il suc-cesso della scelta ecologista invece è certo e contagioso. Come dimo-stra l’arrivo di Federico Ferrari, che nota l’adesivo della rete plastic free sul vetro ed entra per chiedere co-me ottenerlo, «perché — spiega — ho un locale in Porta Romana, stiamo togliendo la plastica e serviamo già acqua in lattina». — S.B.

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A Pescaria lo facciamo

come atto d’amore

verso il mareBottiglie con

il vuoto a rendere,

panini serviti nella

carta, bicchieri

a base di mais

f

Milano Cronaca

i La battaglia contro l’inquinamentoUn’iniziativa di luglio con le bottiglie di plastica da riciclare in piazza del Cannone. A destra il Negozio Leggero dove tutti i prodotti sono senza imballaggio e venduti in sacchetti di carta

I fondi

Gara fra aziende per migliorare la qualità dell’aria

Negozio Leggero rappresenta il livello 2.0 dell’attività commercia-le plastic free, perché non solo non utilizza plastica monouso, ma consente ai suoi clienti di farne a meno nella vita di tutti i giorni. La leggerezza del nome, infatti, sta proprio nel fatto che nel nego-zio i prodotti sono venduti senza imballaggi, poiché al 13 di via An-fossi, da sette anni a questa parte, la spesa si fa alla spina. «È più economico, perché nei prodotti tradizionali spesso il prezzo sale per la confezione, e spinge i clienti a provare cose nuove, perché tutto si può acquistare anche in piccolissime quantità» spiega Lu-ca Di Bisceglie, che da sei anni indossa il grembiule arancione e ac-compagna i clienti lungo gli scaffali. La spesa, infatti, si fa serviti dal personale, che a richiesta spiega le caratteristiche della mer-ce e riempie i contenitori. Il manuale del perfetto cliente del nego-zio alla spina prescrive di portarli da casa, con un’unica avverten-za: saponi e detersivi non possono essere versati in recipienti per alimenti e viceversa. Chi non potesse può contare sulle buste di carta di diverse misure per il cibo e su recipienti di plastica (ma re-cuperati) e vetro per saponi e prodotti per il corpo. Per il vetro vi-ge il vuoto a rendere, che del resto viene utilizzato anche con i for-nitori.

L’unico punto vendita milanese di Negozio Leggero, che ne conta 15 in totale in Europa, è diventato nel tempo meta di clienti da tutta la regione. All’interno si possono trovare circa 1.600 pro-dotti: dalla pasta ai cereali, dalle spezie ai biscotti, passando per prodotti per l’igiene e la bellezza. L’attenzione è tutta per la quali-tà e la naturalità di ciò che viene proposto e l’unica discriminante è la stagionalità. Se appena entrati nel negozio l’attenzione è cat-turata dai contenitori di vetro e dall’arcobaleno di forme e colori al loro interno, una menzione speciale va riservata alla zona dei vi-ni, che sono spillati e imbottigliati al momento. Sul retro ci sono saponi, detergenti, olii, creme e cosmetici. I detersivi si spillano in contenitori di plastica da riutilizzare (meglio se portati da ca-sa), gli altri prodotti sono in vetro e si vendono a peso. «Sono mol-to concentrati e si diluiscono con l’acqua, ne basta una piccola quantità» spiega Di Bisceglie.

I clienti sono molto diversi tra loro, ad accomunarli è la curiosi-tà. Maria, entrata con quattro contenitori di plastica vuoti, raccon-ta: «È la seconda volta che vengo da Negozio Leggero, l’ho scoper-to grazie a un blog». Mentre la commessa spina ammorbidente e sgrassatore, si aggira incuriosita nella zona dei cosmetici e, nono-stante il proposito «di acquistare solo saponi», esce anche con un piccolissimo barattolino: proverà un olio per il corpo. Cristina, 54 anni, invece, è una cliente abituale. «Facendo la spesa qui porto avanti la scelta plastic free che seguo anche con atri accorgimenti — racconta — . Vengo da più di un anno e compro un po’ di tutto, questo è il mio alimentari di fiducia». — S. B.

Il negozio

Nessun imballotutto alla spina

e si spende meno

g

Il ristorante

“Solo carta e vetrostorcevano il naso

ora ci incoraggiano”

Confcommercio: “Per l’esercente è un costo ma alla gente piace”

Tante adesioni di bar e negozi e la grande

distribuzione comincia ad adeguarsi

di Sara Bernacchia

«La nostra specialità è il pesce, ci siamo sentiti in dovere di fare questo passo». Antonella Mezzapesa, area manager per Milano di Pescaria riassume così le motivazioni che hanno spinto la catena pugliese verso la svolta plastic free. Il passo è stato compiuto nei quattro punti vendita, compresi i due milanesi, il 7 gennaio.

La rivoluzione, a ben vedere, pesa più sull’azienda che sui clien-ti. La maggior parte delle persone sedute ai tavoli del locale di via Solari all’ora di cena, infatti, si accorge della scomparsa della pla-stica solo leggendo il menù, che spiega come comportarsi per da-re il proprio contributo per questo “atto d’amore verso il mare”. Per il resto, infatti, nulla sembra essere cambiato. Solo l’occhio più attento nota i marchi incisi su bicchieri, posate e cannucce, per certificare che sono compostabili perché realizzati in pla, un polimero naturale a base di mais. «A prima vista sembrano di pla-stica — afferma Salvo, 29 anni, girando tra le mani il coltello bian-co — . Da ingegnere ambientale dico che è una buona iniziativa, perché l’emergenza è reale». E le persone, che lo sanno, si attiva-no. «Capita che i clienti ci dicano di non volere il bicchiere per non sprecare la plastica o che lo allunghino verso i camerieri esclamando: “allora non è vero che siete plastic free!”» racconta Mezzapesa, che non nasconde le difficoltà dei primi tempi. A stor-cere il naso sono stati i frequentatori abituali, quando si sono ac-corti che il contenitore in cui sono serviti i panini e il packaging per l’asporto erano più morbidi del solito. «Prima contenevano una percentuale di plastica, oggi sono totalmente di carta — spie-ga la manager — . Lo stupore, però, è durato poco. Anzi, in molti, saputo il perché dell’iniziativa, ci hanno incoraggiato». Del resto si tratta di una questione di abitudine, come dimostra la gestione delle bottigliette d’acqua, che dal 7 gennaio sono in vetro. Vige il vuoto a rendere e le regole sono spiegate in cassa: il contenitore, vuoto o meno, deve essere lasciato sul tavolo alla fine del pasto. «La tentazione di portarsi via la bottiglia non finita è ancora forte — sottolinea Mezzapesa -, il che ci spinge ad essere flessibili».

Per il resto Pescaria non perde la sua natura di fast food e a fine cena i clienti sparecchiano da soli utilizzando i contenitori posti sulla parete in fondo: vetro (bottiglie d’acqua escluse) da una par-te e materiali compostabili dall’altra. «Abbiamo calcolato che per eliminare la plastica ogni negozio spenderà circa 15mila euro ri-spetto all’anno scorso» spiega Mezzapesa, che racconta dell’atten-ta «ricerca effettuata per trovare i prodotti e i fornitori più adatti alle esigenze di Pescaria». E oggi, se l’attrazione maggiore del lo-cale restano i celebri panini a base di pesce pugliese, «l’impegno per una causa così importante diventa un motivo in più per sce-glierlo» conclude Ettore, 57 anni.

2

kRita’s Juice Tutto il materiale di imballaggio è compostabile

Milano Cronaca

A Negozio Leggero

è tutto più economico

perché non si paga la

confezioneInoltre tanti provano cose nuove che si

possono acquistare in piccole quantità

f

kPescaria Bottiglie di vetro e solo carta per avvolgere i panini kNegozio Leggero Nessun imballaggio per i prodotti

pagina 2 Martedì, 20 agosto 2019.

di Alessandra Corica

Hanno rinunciato alle bottiglie di plastica, a favore di quelle di vetro. Se un cliente ordina le patatine frit-te, servono anche ketchup e maio-nese. Ma non nelle bustine monou-so, bensì nelle ciotoline che dopo possono essere lavate e riutilizzate. Per le bibite hanno messo al bando le cannucce — se non quelle biode-gradabili — così come i tappi per i bicchierini del caffè d’asporto: an-che in quel caso, sostituiscono quel-

li classici con altri realizzati con ma-teriali biodegradabili. Sono i negozi plastic-free di Milano, sempre di più grazie all’iniziativa lanciata nei me-si scorsi dal Comune insieme con Confcommercio e Legambiente: al momento, gli esercizi che hanno aderito all’iniziativa — partita in via sperimentale in due zone, Isola e Ni-guarda, e poi estesa a tutta la città — sono cento, più altri venti locali del-la movida (ristoranti e pub) che ope-rano la sera.

Si va dalle gelaterie ai bar, ai nego-zi di prodotti sfusi dove si acquista-no bevande e saponi alla spina. E poi osterie ed ostelli, gastronomie che vendono al dettaglio ma si occu-pano anche di catering, cascine — la Casottello a Porto di Mare e la Bella-

ria a Trenno — e un giardino condivi-so, gli Orti di via Padova, dove la pla-stica è bandita: eccoli, gli esercizi plastic free di Milano. Per trovarli, basta andare sul sito dedicato (www.plasticfree.milano.it) e con-sultare la mappa, nella quale sono geolocalizzati, con la specifica sia delle azioni anti-plastica che hanno già messo in campo. Sia di quelle che adotteranno entro la fine del 2019. «Ogni giorno un pubblico eser-cizio produce quintali di plastica, a partire dagli imballaggi che vengo-no utilizzati per i prodotti dei forni-tori — spiega Lino Stoppani, nume-ro uno di Epam, la federazione dei pubblici esercizi milanesi, che riuni-sce bar e ristoranti — . Per questo motivo, abbiamo deciso di sostene-

re questa campagna: ridurre le quantità di questo materiale inqui-nante permette di assicurare un fu-turo migliore alle nuove generazio-ni. Senza contare che migliora l’am-biente adesso: vale la pena anche af-frontare sia degli oneri maggiori per poter rispettare l’ambiente. Sia qualche disagio, visto che per esem-pio usare bottiglie di vetro e non di plastica comporta, per il ristorato-re, un maggiore ingombro in termi-ni di spazio».

Ma non solo. Perché in un’epoca di consumi sempre più attenti e consapevoli, scegliere di mettere al bando la plastica per un esercizio è anche una questione di brand. Che il consumatore apprezza e sceglie: «Il plastic free non chiude alcun sce-

nario, ma al contrario ne apre di nuovi. E di questo, gli esercenti si so-no resi conto — conferma Damiano Di Simine di Legambiente — . Non a caso, non sono più soltanto i locali o i piccoli negozi di vicinato a interes-sarsi a questo settore. Ma anche la grande distribuzione». Di qui, an-che l’interesse da parte di diversi sponsor a sostenere l’iniziativa: tut-ti gli eventi dell’Estate Sforzesca (che si chiude domenica, con una giornata dedicata al cambiamento climatico) per esempio sono stati plastic free. La rassegna ha infatti potuto godere del sostegno di Nova-mont, leader nel settore a livello eu-ropeo, che ha fornito tazze, bicchie-ri e piatti in materiale biodegradabi-le. Proprio per cercare nuovi part-

ner che sostengano la campagna, al-lora, dopo l’estate il Comune pubbli-cherà un nuovo avviso: la fase 2, in-somma, per proseguire l’iniziativa. Che ha avuto successo e, nell’idea di Palazzo Marino, potrebbe preve-dere anche degli sconti sulla tassa rifiuti, su modello di quanto già pre-visto per chi aderisce ai progetti contro lo spreco alimentare. «Ma in quel caso — spiega l’assessore al Commercio Cristina Tajani — la ri-duzione è stata possibile vista l’esi-stenza di un quadro normativo na-zionale che prevedeva, appunto, la possibilità di ridurre la tassa a chi sposa politiche anti sprechi. Per ap-plicare la stessa riduzione a chi ri-nuncia alla plastica è necessaria una legge del governo».

Un nuovo bandoper locali plastic free“Ormai è un brand”Dopo le prime cento adesioni Comune e commercianti alzano il tiro“I clienti apprezzano e danno la preferenza a chi sta con l’ambiente”

Gli incentiviVisto il successo verrà lanciato un secondo bando: il Comune

chiede al governo di poter scontare la tassa rifiuti a chi abbandona la plastica

L’innovazioneComune, Confcommercio e Legambiente hanno

invitato i commercianti ad abbandonare la plastica: cento le realtà che hanno aderito

di Zita Dazzi

Arrivano 400 mila euro per lo sviluppo di soluzioni innovati-ve che aiutino a migliorare la qualità dell’aria nei processi produttivi. I contributi, a fondo perduto, arrivano dal bando «Qualità dell’aria» della Came-ra di commercio e del Comune che in questo modo vogliono in-centivare le politiche sostenibi-li promosse anche dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite per

combattere il cambiamento cli-matico. Per far questo si preve-dono contributi fino a 50 mila euro (pari al 60 per cento delle spese da sostenere) per sostene-re le piccole e medie imprese che si danno da fare per produr-re e lavorare nel rispetto dell’ambiente, monitorando emissioni e adottando tecnolo-gie in grado di limitare l’inqui-namento.

I fondi verranno assegnati a chi sceglierà sistemi in grado di controllare, ridurre o assorbire

le emissioni inquinanti nell’a-ria, basati anche sull’utilizzo di tecnologie digitali e per mette-re sul mercato prodotti, model-li di business o servizi in grado di raggiungere lo stesso obietti-vo. Questo sia negli edifici e ne-gli spazi commerciali, sia per quanto riguarda le fonti energe-tiche usate, dall’agricoltura fi-no alla mobilità.

L’assessore alle Politiche per il Lavoro, Cristina Tajani, spie-ga che così «nuove soluzioni tec-nologiche che nascono come ri-

sposta alle esigenze di un singo-lo o di un’azienda successiva-mente potranno diventare buo-ne pratiche per la collettività». Sono 10.566 le imprese italiane che si occupano di consulenza tecnica e controllo di qualità in campo ambientale, in aumento del 5,8 per cento nell’ultimo an-no e del 47,6 per cento negli ulti-mi cinque. Una su quattro si tro-va in Lombardia (2.595) e Mila-no da sola ne conta 1.195 con 9 mila addetti. Ma si può fare di più e meglio. «Vogliamo stimo-

lare la creatività delle soluzioni imprenditoriali e tecnologiche, offrendo un concreto aiuto alla ricerca e alle imprese che esplo-rano tecnologie adatte al cam-bio di scenario in atto, orienta-to verso la sostenibilità ambien-tale e sociale», aggiunge Alvise Biffi, della Camera di commer-cio.

Le domande vanno presenta-te online alla Camera di Com-mercio entro il 12 settembre, quando inizierà la valutazione amministrativa e tecnica.

Bevande d’asporto

“Bicchieri, cannucce ed etichettefiniscono insieme nell’umido”

L’iniziativa

1

Pareti azzurro intenso e scritta lu-minosa al neon rosa sul bancone. Il piccolo locale in via Gaudenzio Fer-rari 4 rappresenta la scommessa di Rita Tadlaoui, 28 anni, che per aprir-lo, tre mesi fa, ha detto addio al po-sto fisso e una carriera nel mondo della moda. Non a caso si chiama Ri-ta’s Juice, i succhi di Rita, «perché avevo le idee chiare su come volevo che fosse». A partire dalla scelta di non utilizzare la plastica monouso.

«La mia attività ruota attorno alle bevande da asporto, non potevo fa-re diversamente» racconta da die-tro il bancone, su cui spicca il cartel-lo “Tutto il nostro il nostro packa-ging è compostabile”. Consideran-do che la maggior parte dei clienti consuma gli estratti fuori dal nego-zio, infatti, diventa fondamentale il-lustrare loro come smaltire tutto in modo corretto. «Spiego sempre ai clienti che devono gettare tutto

quanto, bicchiere, coperchio e can-nuccia, nell’umido — racconta — per-ché anche l’etichetta è realizzata con un materiale e dei colori a base d’acqua, così come la colla che la tie-ne attaccata al bicchiere».

La scelta plastic free non si limita al prodotto proposto ai clienti, ma fa parte anche del rapporto con i fornitori. «La maggior parte della frutta e della verdura arriva in cas-sette di legno, nel caso in cui siano

di plastica le restituisco vuote al ri-fornimento successivo» spiega Tad-laoui, che nel suo locale propone estratti in tre formati: da 250 e 500 millilitri nei bicchieri e da un litro nei contenitori che i clienti portano direttamente da casa o nella botti-glia di vetro, «come facevo io quan-do mi preparavo da sola i succhi da portare in ufficio».

Tutto, nella sua storia, parte dal-la volontà di stare bene e far stare

bene. Se per quest’ultimo scopo ba-stano i suoi estratti, su tutti Ti-ra-mi-su e Sun Shine, i più scelti dell’estate, per la prima c’è voluto coraggio. «Sono arrivata a Milano dal Marocco nel 2013 per frequenta-re un master in marketing alla Boc-coni — racconta — . La passione per gli estratti è iniziata sei anni fa e lo scorso febbraio ho lasciato il lavoro nel settore marketing di un e-com-merce di moda per gettarmi in que-st’avventura». Se l’intraprendenza sarà premiata lo dirà il tempo, il suc-cesso della scelta ecologista invece è certo e contagioso. Come dimo-stra l’arrivo di Federico Ferrari, che nota l’adesivo della rete plastic free sul vetro ed entra per chiedere co-me ottenerlo, «perché — spiega — ho un locale in Porta Romana, stiamo togliendo la plastica e serviamo già acqua in lattina». — S.B.

g

A Pescaria lo facciamo

come atto d’amore

verso il mareBottiglie con

il vuoto a rendere,

panini serviti nella

carta, bicchieri

a base di mais

f

Milano Cronaca

i La battaglia contro l’inquinamentoUn’iniziativa di luglio con le bottiglie di plastica da riciclare in piazza del Cannone. A destra il Negozio Leggero dove tutti i prodotti sono senza imballaggio e venduti in sacchetti di carta

I fondi

Gara fra aziende per migliorare la qualità dell’aria

Negozio Leggero rappresenta il livello 2.0 dell’attività commercia-le plastic free, perché non solo non utilizza plastica monouso, ma consente ai suoi clienti di farne a meno nella vita di tutti i giorni. La leggerezza del nome, infatti, sta proprio nel fatto che nel nego-zio i prodotti sono venduti senza imballaggi, poiché al 13 di via An-fossi, da sette anni a questa parte, la spesa si fa alla spina. «È più economico, perché nei prodotti tradizionali spesso il prezzo sale per la confezione, e spinge i clienti a provare cose nuove, perché tutto si può acquistare anche in piccolissime quantità» spiega Lu-ca Di Bisceglie, che da sei anni indossa il grembiule arancione e ac-compagna i clienti lungo gli scaffali. La spesa, infatti, si fa serviti dal personale, che a richiesta spiega le caratteristiche della mer-ce e riempie i contenitori. Il manuale del perfetto cliente del nego-zio alla spina prescrive di portarli da casa, con un’unica avverten-za: saponi e detersivi non possono essere versati in recipienti per alimenti e viceversa. Chi non potesse può contare sulle buste di carta di diverse misure per il cibo e su recipienti di plastica (ma re-cuperati) e vetro per saponi e prodotti per il corpo. Per il vetro vi-ge il vuoto a rendere, che del resto viene utilizzato anche con i for-nitori.

L’unico punto vendita milanese di Negozio Leggero, che ne conta 15 in totale in Europa, è diventato nel tempo meta di clienti da tutta la regione. All’interno si possono trovare circa 1.600 pro-dotti: dalla pasta ai cereali, dalle spezie ai biscotti, passando per prodotti per l’igiene e la bellezza. L’attenzione è tutta per la quali-tà e la naturalità di ciò che viene proposto e l’unica discriminante è la stagionalità. Se appena entrati nel negozio l’attenzione è cat-turata dai contenitori di vetro e dall’arcobaleno di forme e colori al loro interno, una menzione speciale va riservata alla zona dei vi-ni, che sono spillati e imbottigliati al momento. Sul retro ci sono saponi, detergenti, olii, creme e cosmetici. I detersivi si spillano in contenitori di plastica da riutilizzare (meglio se portati da ca-sa), gli altri prodotti sono in vetro e si vendono a peso. «Sono mol-to concentrati e si diluiscono con l’acqua, ne basta una piccola quantità» spiega Di Bisceglie.

I clienti sono molto diversi tra loro, ad accomunarli è la curiosi-tà. Maria, entrata con quattro contenitori di plastica vuoti, raccon-ta: «È la seconda volta che vengo da Negozio Leggero, l’ho scoper-to grazie a un blog». Mentre la commessa spina ammorbidente e sgrassatore, si aggira incuriosita nella zona dei cosmetici e, nono-stante il proposito «di acquistare solo saponi», esce anche con un piccolissimo barattolino: proverà un olio per il corpo. Cristina, 54 anni, invece, è una cliente abituale. «Facendo la spesa qui porto avanti la scelta plastic free che seguo anche con atri accorgimenti — racconta — . Vengo da più di un anno e compro un po’ di tutto, questo è il mio alimentari di fiducia». — S. B.

Il negozio

Nessun imballotutto alla spina

e si spende meno

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Il ristorante

“Solo carta e vetrostorcevano il naso

ora ci incoraggiano”

Confcommercio: “Per l’esercente è un costo ma alla gente piace”

Tante adesioni di bar e negozi e la grande

distribuzione comincia ad adeguarsi

di Sara Bernacchia

«La nostra specialità è il pesce, ci siamo sentiti in dovere di fare questo passo». Antonella Mezzapesa, area manager per Milano di Pescaria riassume così le motivazioni che hanno spinto la catena pugliese verso la svolta plastic free. Il passo è stato compiuto nei quattro punti vendita, compresi i due milanesi, il 7 gennaio.

La rivoluzione, a ben vedere, pesa più sull’azienda che sui clien-ti. La maggior parte delle persone sedute ai tavoli del locale di via Solari all’ora di cena, infatti, si accorge della scomparsa della pla-stica solo leggendo il menù, che spiega come comportarsi per da-re il proprio contributo per questo “atto d’amore verso il mare”. Per il resto, infatti, nulla sembra essere cambiato. Solo l’occhio più attento nota i marchi incisi su bicchieri, posate e cannucce, per certificare che sono compostabili perché realizzati in pla, un polimero naturale a base di mais. «A prima vista sembrano di pla-stica — afferma Salvo, 29 anni, girando tra le mani il coltello bian-co — . Da ingegnere ambientale dico che è una buona iniziativa, perché l’emergenza è reale». E le persone, che lo sanno, si attiva-no. «Capita che i clienti ci dicano di non volere il bicchiere per non sprecare la plastica o che lo allunghino verso i camerieri esclamando: “allora non è vero che siete plastic free!”» racconta Mezzapesa, che non nasconde le difficoltà dei primi tempi. A stor-cere il naso sono stati i frequentatori abituali, quando si sono ac-corti che il contenitore in cui sono serviti i panini e il packaging per l’asporto erano più morbidi del solito. «Prima contenevano una percentuale di plastica, oggi sono totalmente di carta — spie-ga la manager — . Lo stupore, però, è durato poco. Anzi, in molti, saputo il perché dell’iniziativa, ci hanno incoraggiato». Del resto si tratta di una questione di abitudine, come dimostra la gestione delle bottigliette d’acqua, che dal 7 gennaio sono in vetro. Vige il vuoto a rendere e le regole sono spiegate in cassa: il contenitore, vuoto o meno, deve essere lasciato sul tavolo alla fine del pasto. «La tentazione di portarsi via la bottiglia non finita è ancora forte — sottolinea Mezzapesa -, il che ci spinge ad essere flessibili».

Per il resto Pescaria non perde la sua natura di fast food e a fine cena i clienti sparecchiano da soli utilizzando i contenitori posti sulla parete in fondo: vetro (bottiglie d’acqua escluse) da una par-te e materiali compostabili dall’altra. «Abbiamo calcolato che per eliminare la plastica ogni negozio spenderà circa 15mila euro ri-spetto all’anno scorso» spiega Mezzapesa, che racconta dell’atten-ta «ricerca effettuata per trovare i prodotti e i fornitori più adatti alle esigenze di Pescaria». E oggi, se l’attrazione maggiore del lo-cale restano i celebri panini a base di pesce pugliese, «l’impegno per una causa così importante diventa un motivo in più per sce-glierlo» conclude Ettore, 57 anni.

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kRita’s Juice Tutto il materiale di imballaggio è compostabile

Milano Cronaca

A Negozio Leggero

è tutto più economico

perché non si paga la

confezioneInoltre tanti provano cose nuove che si

possono acquistare in piccole quantità

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kPescaria Bottiglie di vetro e solo carta per avvolgere i panini kNegozio Leggero Nessun imballaggio per i prodotti

Martedì, 20 agosto 2019 pagina 33

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Page 7: 19-08-20 RASSEGNA STAMPA...ma però c’è da augurarsi che tutti ab-biano preso coscienza del tema della riforma di Eonia ed Euribor, e non è certo scontato. ... ha chiuso piatto

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Data 20/08/2019

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Foglio 2/2

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

di Alessandra Corica

Hanno rinunciato alle bottiglie di plastica, a favore di quelle di vetro. Se un cliente ordina le patatine frit-te, servono anche ketchup e maio-nese. Ma non nelle bustine monou-so, bensì nelle ciotoline che dopo possono essere lavate e riutilizzate. Per le bibite hanno messo al bando le cannucce — se non quelle biode-gradabili — così come i tappi per i bicchierini del caffè d’asporto: an-che in quel caso, sostituiscono quel-

li classici con altri realizzati con ma-teriali biodegradabili. Sono i negozi plastic-free di Milano, sempre di più grazie all’iniziativa lanciata nei me-si scorsi dal Comune insieme con Confcommercio e Legambiente: al momento, gli esercizi che hanno aderito all’iniziativa — partita in via sperimentale in due zone, Isola e Ni-guarda, e poi estesa a tutta la città — sono cento, più altri venti locali del-la movida (ristoranti e pub) che ope-rano la sera.

Si va dalle gelaterie ai bar, ai nego-zi di prodotti sfusi dove si acquista-no bevande e saponi alla spina. E poi osterie ed ostelli, gastronomie che vendono al dettaglio ma si occu-pano anche di catering, cascine — la Casottello a Porto di Mare e la Bella-

ria a Trenno — e un giardino condivi-so, gli Orti di via Padova, dove la pla-stica è bandita: eccoli, gli esercizi plastic free di Milano. Per trovarli, basta andare sul sito dedicato (www.plasticfree.milano.it) e con-sultare la mappa, nella quale sono geolocalizzati, con la specifica sia delle azioni anti-plastica che hanno già messo in campo. Sia di quelle che adotteranno entro la fine del 2019. «Ogni giorno un pubblico eser-cizio produce quintali di plastica, a partire dagli imballaggi che vengo-no utilizzati per i prodotti dei forni-tori — spiega Lino Stoppani, nume-ro uno di Epam, la federazione dei pubblici esercizi milanesi, che riuni-sce bar e ristoranti — . Per questo motivo, abbiamo deciso di sostene-

re questa campagna: ridurre le quantità di questo materiale inqui-nante permette di assicurare un fu-turo migliore alle nuove generazio-ni. Senza contare che migliora l’am-biente adesso: vale la pena anche af-frontare sia degli oneri maggiori per poter rispettare l’ambiente. Sia qualche disagio, visto che per esem-pio usare bottiglie di vetro e non di plastica comporta, per il ristorato-re, un maggiore ingombro in termi-ni di spazio».

Ma non solo. Perché in un’epoca di consumi sempre più attenti e consapevoli, scegliere di mettere al bando la plastica per un esercizio è anche una questione di brand. Che il consumatore apprezza e sceglie: «Il plastic free non chiude alcun sce-

nario, ma al contrario ne apre di nuovi. E di questo, gli esercenti si so-no resi conto — conferma Damiano Di Simine di Legambiente — . Non a caso, non sono più soltanto i locali o i piccoli negozi di vicinato a interes-sarsi a questo settore. Ma anche la grande distribuzione». Di qui, an-che l’interesse da parte di diversi sponsor a sostenere l’iniziativa: tut-ti gli eventi dell’Estate Sforzesca (che si chiude domenica, con una giornata dedicata al cambiamento climatico) per esempio sono stati plastic free. La rassegna ha infatti potuto godere del sostegno di Nova-mont, leader nel settore a livello eu-ropeo, che ha fornito tazze, bicchie-ri e piatti in materiale biodegradabi-le. Proprio per cercare nuovi part-

ner che sostengano la campagna, al-lora, dopo l’estate il Comune pubbli-cherà un nuovo avviso: la fase 2, in-somma, per proseguire l’iniziativa. Che ha avuto successo e, nell’idea di Palazzo Marino, potrebbe preve-dere anche degli sconti sulla tassa rifiuti, su modello di quanto già pre-visto per chi aderisce ai progetti contro lo spreco alimentare. «Ma in quel caso — spiega l’assessore al Commercio Cristina Tajani — la ri-duzione è stata possibile vista l’esi-stenza di un quadro normativo na-zionale che prevedeva, appunto, la possibilità di ridurre la tassa a chi sposa politiche anti sprechi. Per ap-plicare la stessa riduzione a chi ri-nuncia alla plastica è necessaria una legge del governo».

Un nuovo bandoper locali plastic free“Ormai è un brand”Dopo le prime cento adesioni Comune e commercianti alzano il tiro“I clienti apprezzano e danno la preferenza a chi sta con l’ambiente”

Gli incentiviVisto il successo verrà lanciato un secondo bando: il Comune

chiede al governo di poter scontare la tassa rifiuti a chi abbandona la plastica

L’innovazioneComune, Confcommercio e Legambiente hanno

invitato i commercianti ad abbandonare la plastica: cento le realtà che hanno aderito

di Zita Dazzi

Arrivano 400 mila euro per lo sviluppo di soluzioni innovati-ve che aiutino a migliorare la qualità dell’aria nei processi produttivi. I contributi, a fondo perduto, arrivano dal bando «Qualità dell’aria» della Came-ra di commercio e del Comune che in questo modo vogliono in-centivare le politiche sostenibi-li promosse anche dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite per

combattere il cambiamento cli-matico. Per far questo si preve-dono contributi fino a 50 mila euro (pari al 60 per cento delle spese da sostenere) per sostene-re le piccole e medie imprese che si danno da fare per produr-re e lavorare nel rispetto dell’ambiente, monitorando emissioni e adottando tecnolo-gie in grado di limitare l’inqui-namento.

I fondi verranno assegnati a chi sceglierà sistemi in grado di controllare, ridurre o assorbire

le emissioni inquinanti nell’a-ria, basati anche sull’utilizzo di tecnologie digitali e per mette-re sul mercato prodotti, model-li di business o servizi in grado di raggiungere lo stesso obietti-vo. Questo sia negli edifici e ne-gli spazi commerciali, sia per quanto riguarda le fonti energe-tiche usate, dall’agricoltura fi-no alla mobilità.

L’assessore alle Politiche per il Lavoro, Cristina Tajani, spie-ga che così «nuove soluzioni tec-nologiche che nascono come ri-

sposta alle esigenze di un singo-lo o di un’azienda successiva-mente potranno diventare buo-ne pratiche per la collettività». Sono 10.566 le imprese italiane che si occupano di consulenza tecnica e controllo di qualità in campo ambientale, in aumento del 5,8 per cento nell’ultimo an-no e del 47,6 per cento negli ulti-mi cinque. Una su quattro si tro-va in Lombardia (2.595) e Mila-no da sola ne conta 1.195 con 9 mila addetti. Ma si può fare di più e meglio. «Vogliamo stimo-

lare la creatività delle soluzioni imprenditoriali e tecnologiche, offrendo un concreto aiuto alla ricerca e alle imprese che esplo-rano tecnologie adatte al cam-bio di scenario in atto, orienta-to verso la sostenibilità ambien-tale e sociale», aggiunge Alvise Biffi, della Camera di commer-cio.

Le domande vanno presenta-te online alla Camera di Com-mercio entro il 12 settembre, quando inizierà la valutazione amministrativa e tecnica.

Bevande d’asporto

“Bicchieri, cannucce ed etichettefiniscono insieme nell’umido”

L’iniziativa

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Pareti azzurro intenso e scritta lu-minosa al neon rosa sul bancone. Il piccolo locale in via Gaudenzio Fer-rari 4 rappresenta la scommessa di Rita Tadlaoui, 28 anni, che per aprir-lo, tre mesi fa, ha detto addio al po-sto fisso e una carriera nel mondo della moda. Non a caso si chiama Ri-ta’s Juice, i succhi di Rita, «perché avevo le idee chiare su come volevo che fosse». A partire dalla scelta di non utilizzare la plastica monouso.

«La mia attività ruota attorno alle bevande da asporto, non potevo fa-re diversamente» racconta da die-tro il bancone, su cui spicca il cartel-lo “Tutto il nostro il nostro packa-ging è compostabile”. Consideran-do che la maggior parte dei clienti consuma gli estratti fuori dal nego-zio, infatti, diventa fondamentale il-lustrare loro come smaltire tutto in modo corretto. «Spiego sempre ai clienti che devono gettare tutto

quanto, bicchiere, coperchio e can-nuccia, nell’umido — racconta — per-ché anche l’etichetta è realizzata con un materiale e dei colori a base d’acqua, così come la colla che la tie-ne attaccata al bicchiere».

La scelta plastic free non si limita al prodotto proposto ai clienti, ma fa parte anche del rapporto con i fornitori. «La maggior parte della frutta e della verdura arriva in cas-sette di legno, nel caso in cui siano

di plastica le restituisco vuote al ri-fornimento successivo» spiega Tad-laoui, che nel suo locale propone estratti in tre formati: da 250 e 500 millilitri nei bicchieri e da un litro nei contenitori che i clienti portano direttamente da casa o nella botti-glia di vetro, «come facevo io quan-do mi preparavo da sola i succhi da portare in ufficio».

Tutto, nella sua storia, parte dal-la volontà di stare bene e far stare

bene. Se per quest’ultimo scopo ba-stano i suoi estratti, su tutti Ti-ra-mi-su e Sun Shine, i più scelti dell’estate, per la prima c’è voluto coraggio. «Sono arrivata a Milano dal Marocco nel 2013 per frequenta-re un master in marketing alla Boc-coni — racconta — . La passione per gli estratti è iniziata sei anni fa e lo scorso febbraio ho lasciato il lavoro nel settore marketing di un e-com-merce di moda per gettarmi in que-st’avventura». Se l’intraprendenza sarà premiata lo dirà il tempo, il suc-cesso della scelta ecologista invece è certo e contagioso. Come dimo-stra l’arrivo di Federico Ferrari, che nota l’adesivo della rete plastic free sul vetro ed entra per chiedere co-me ottenerlo, «perché — spiega — ho un locale in Porta Romana, stiamo togliendo la plastica e serviamo già acqua in lattina». — S.B.

g

A Pescaria lo facciamo

come atto d’amore

verso il mareBottiglie con

il vuoto a rendere,

panini serviti nella

carta, bicchieri

a base di mais

f

Milano Cronaca

i La battaglia contro l’inquinamentoUn’iniziativa di luglio con le bottiglie di plastica da riciclare in piazza del Cannone. A destra il Negozio Leggero dove tutti i prodotti sono senza imballaggio e venduti in sacchetti di carta

I fondi

Gara fra aziende per migliorare la qualità dell’aria

Negozio Leggero rappresenta il livello 2.0 dell’attività commercia-le plastic free, perché non solo non utilizza plastica monouso, ma consente ai suoi clienti di farne a meno nella vita di tutti i giorni. La leggerezza del nome, infatti, sta proprio nel fatto che nel nego-zio i prodotti sono venduti senza imballaggi, poiché al 13 di via An-fossi, da sette anni a questa parte, la spesa si fa alla spina. «È più economico, perché nei prodotti tradizionali spesso il prezzo sale per la confezione, e spinge i clienti a provare cose nuove, perché tutto si può acquistare anche in piccolissime quantità» spiega Lu-ca Di Bisceglie, che da sei anni indossa il grembiule arancione e ac-compagna i clienti lungo gli scaffali. La spesa, infatti, si fa serviti dal personale, che a richiesta spiega le caratteristiche della mer-ce e riempie i contenitori. Il manuale del perfetto cliente del nego-zio alla spina prescrive di portarli da casa, con un’unica avverten-za: saponi e detersivi non possono essere versati in recipienti per alimenti e viceversa. Chi non potesse può contare sulle buste di carta di diverse misure per il cibo e su recipienti di plastica (ma re-cuperati) e vetro per saponi e prodotti per il corpo. Per il vetro vi-ge il vuoto a rendere, che del resto viene utilizzato anche con i for-nitori.

L’unico punto vendita milanese di Negozio Leggero, che ne conta 15 in totale in Europa, è diventato nel tempo meta di clienti da tutta la regione. All’interno si possono trovare circa 1.600 pro-dotti: dalla pasta ai cereali, dalle spezie ai biscotti, passando per prodotti per l’igiene e la bellezza. L’attenzione è tutta per la quali-tà e la naturalità di ciò che viene proposto e l’unica discriminante è la stagionalità. Se appena entrati nel negozio l’attenzione è cat-turata dai contenitori di vetro e dall’arcobaleno di forme e colori al loro interno, una menzione speciale va riservata alla zona dei vi-ni, che sono spillati e imbottigliati al momento. Sul retro ci sono saponi, detergenti, olii, creme e cosmetici. I detersivi si spillano in contenitori di plastica da riutilizzare (meglio se portati da ca-sa), gli altri prodotti sono in vetro e si vendono a peso. «Sono mol-to concentrati e si diluiscono con l’acqua, ne basta una piccola quantità» spiega Di Bisceglie.

I clienti sono molto diversi tra loro, ad accomunarli è la curiosi-tà. Maria, entrata con quattro contenitori di plastica vuoti, raccon-ta: «È la seconda volta che vengo da Negozio Leggero, l’ho scoper-to grazie a un blog». Mentre la commessa spina ammorbidente e sgrassatore, si aggira incuriosita nella zona dei cosmetici e, nono-stante il proposito «di acquistare solo saponi», esce anche con un piccolissimo barattolino: proverà un olio per il corpo. Cristina, 54 anni, invece, è una cliente abituale. «Facendo la spesa qui porto avanti la scelta plastic free che seguo anche con atri accorgimenti — racconta — . Vengo da più di un anno e compro un po’ di tutto, questo è il mio alimentari di fiducia». — S. B.

Il negozio

Nessun imballotutto alla spina

e si spende meno

g

Il ristorante

“Solo carta e vetrostorcevano il naso

ora ci incoraggiano”

Confcommercio: “Per l’esercente è un costo ma alla gente piace”

Tante adesioni di bar e negozi e la grande

distribuzione comincia ad adeguarsi

di Sara Bernacchia

«La nostra specialità è il pesce, ci siamo sentiti in dovere di fare questo passo». Antonella Mezzapesa, area manager per Milano di Pescaria riassume così le motivazioni che hanno spinto la catena pugliese verso la svolta plastic free. Il passo è stato compiuto nei quattro punti vendita, compresi i due milanesi, il 7 gennaio.

La rivoluzione, a ben vedere, pesa più sull’azienda che sui clien-ti. La maggior parte delle persone sedute ai tavoli del locale di via Solari all’ora di cena, infatti, si accorge della scomparsa della pla-stica solo leggendo il menù, che spiega come comportarsi per da-re il proprio contributo per questo “atto d’amore verso il mare”. Per il resto, infatti, nulla sembra essere cambiato. Solo l’occhio più attento nota i marchi incisi su bicchieri, posate e cannucce, per certificare che sono compostabili perché realizzati in pla, un polimero naturale a base di mais. «A prima vista sembrano di pla-stica — afferma Salvo, 29 anni, girando tra le mani il coltello bian-co — . Da ingegnere ambientale dico che è una buona iniziativa, perché l’emergenza è reale». E le persone, che lo sanno, si attiva-no. «Capita che i clienti ci dicano di non volere il bicchiere per non sprecare la plastica o che lo allunghino verso i camerieri esclamando: “allora non è vero che siete plastic free!”» racconta Mezzapesa, che non nasconde le difficoltà dei primi tempi. A stor-cere il naso sono stati i frequentatori abituali, quando si sono ac-corti che il contenitore in cui sono serviti i panini e il packaging per l’asporto erano più morbidi del solito. «Prima contenevano una percentuale di plastica, oggi sono totalmente di carta — spie-ga la manager — . Lo stupore, però, è durato poco. Anzi, in molti, saputo il perché dell’iniziativa, ci hanno incoraggiato». Del resto si tratta di una questione di abitudine, come dimostra la gestione delle bottigliette d’acqua, che dal 7 gennaio sono in vetro. Vige il vuoto a rendere e le regole sono spiegate in cassa: il contenitore, vuoto o meno, deve essere lasciato sul tavolo alla fine del pasto. «La tentazione di portarsi via la bottiglia non finita è ancora forte — sottolinea Mezzapesa -, il che ci spinge ad essere flessibili».

Per il resto Pescaria non perde la sua natura di fast food e a fine cena i clienti sparecchiano da soli utilizzando i contenitori posti sulla parete in fondo: vetro (bottiglie d’acqua escluse) da una par-te e materiali compostabili dall’altra. «Abbiamo calcolato che per eliminare la plastica ogni negozio spenderà circa 15mila euro ri-spetto all’anno scorso» spiega Mezzapesa, che racconta dell’atten-ta «ricerca effettuata per trovare i prodotti e i fornitori più adatti alle esigenze di Pescaria». E oggi, se l’attrazione maggiore del lo-cale restano i celebri panini a base di pesce pugliese, «l’impegno per una causa così importante diventa un motivo in più per sce-glierlo» conclude Ettore, 57 anni.

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kRita’s Juice Tutto il materiale di imballaggio è compostabile

Milano Cronaca

A Negozio Leggero

è tutto più economico

perché non si paga la

confezioneInoltre tanti provano cose nuove che si

possono acquistare in piccole quantità

f

kPescaria Bottiglie di vetro e solo carta per avvolgere i panini kNegozio Leggero Nessun imballaggio per i prodotti

pagina 2 Martedì, 20 agosto 2019.

di Alessandra Corica

Hanno rinunciato alle bottiglie di plastica, a favore di quelle di vetro. Se un cliente ordina le patatine frit-te, servono anche ketchup e maio-nese. Ma non nelle bustine monou-so, bensì nelle ciotoline che dopo possono essere lavate e riutilizzate. Per le bibite hanno messo al bando le cannucce — se non quelle biode-gradabili — così come i tappi per i bicchierini del caffè d’asporto: an-che in quel caso, sostituiscono quel-

li classici con altri realizzati con ma-teriali biodegradabili. Sono i negozi plastic-free di Milano, sempre di più grazie all’iniziativa lanciata nei me-si scorsi dal Comune insieme con Confcommercio e Legambiente: al momento, gli esercizi che hanno aderito all’iniziativa — partita in via sperimentale in due zone, Isola e Ni-guarda, e poi estesa a tutta la città — sono cento, più altri venti locali del-la movida (ristoranti e pub) che ope-rano la sera.

Si va dalle gelaterie ai bar, ai nego-zi di prodotti sfusi dove si acquista-no bevande e saponi alla spina. E poi osterie ed ostelli, gastronomie che vendono al dettaglio ma si occu-pano anche di catering, cascine — la Casottello a Porto di Mare e la Bella-

ria a Trenno — e un giardino condivi-so, gli Orti di via Padova, dove la pla-stica è bandita: eccoli, gli esercizi plastic free di Milano. Per trovarli, basta andare sul sito dedicato (www.plasticfree.milano.it) e con-sultare la mappa, nella quale sono geolocalizzati, con la specifica sia delle azioni anti-plastica che hanno già messo in campo. Sia di quelle che adotteranno entro la fine del 2019. «Ogni giorno un pubblico eser-cizio produce quintali di plastica, a partire dagli imballaggi che vengo-no utilizzati per i prodotti dei forni-tori — spiega Lino Stoppani, nume-ro uno di Epam, la federazione dei pubblici esercizi milanesi, che riuni-sce bar e ristoranti — . Per questo motivo, abbiamo deciso di sostene-

re questa campagna: ridurre le quantità di questo materiale inqui-nante permette di assicurare un fu-turo migliore alle nuove generazio-ni. Senza contare che migliora l’am-biente adesso: vale la pena anche af-frontare sia degli oneri maggiori per poter rispettare l’ambiente. Sia qualche disagio, visto che per esem-pio usare bottiglie di vetro e non di plastica comporta, per il ristorato-re, un maggiore ingombro in termi-ni di spazio».

Ma non solo. Perché in un’epoca di consumi sempre più attenti e consapevoli, scegliere di mettere al bando la plastica per un esercizio è anche una questione di brand. Che il consumatore apprezza e sceglie: «Il plastic free non chiude alcun sce-

nario, ma al contrario ne apre di nuovi. E di questo, gli esercenti si so-no resi conto — conferma Damiano Di Simine di Legambiente — . Non a caso, non sono più soltanto i locali o i piccoli negozi di vicinato a interes-sarsi a questo settore. Ma anche la grande distribuzione». Di qui, an-che l’interesse da parte di diversi sponsor a sostenere l’iniziativa: tut-ti gli eventi dell’Estate Sforzesca (che si chiude domenica, con una giornata dedicata al cambiamento climatico) per esempio sono stati plastic free. La rassegna ha infatti potuto godere del sostegno di Nova-mont, leader nel settore a livello eu-ropeo, che ha fornito tazze, bicchie-ri e piatti in materiale biodegradabi-le. Proprio per cercare nuovi part-

ner che sostengano la campagna, al-lora, dopo l’estate il Comune pubbli-cherà un nuovo avviso: la fase 2, in-somma, per proseguire l’iniziativa. Che ha avuto successo e, nell’idea di Palazzo Marino, potrebbe preve-dere anche degli sconti sulla tassa rifiuti, su modello di quanto già pre-visto per chi aderisce ai progetti contro lo spreco alimentare. «Ma in quel caso — spiega l’assessore al Commercio Cristina Tajani — la ri-duzione è stata possibile vista l’esi-stenza di un quadro normativo na-zionale che prevedeva, appunto, la possibilità di ridurre la tassa a chi sposa politiche anti sprechi. Per ap-plicare la stessa riduzione a chi ri-nuncia alla plastica è necessaria una legge del governo».

Un nuovo bandoper locali plastic free“Ormai è un brand”Dopo le prime cento adesioni Comune e commercianti alzano il tiro“I clienti apprezzano e danno la preferenza a chi sta con l’ambiente”

Gli incentiviVisto il successo verrà lanciato un secondo bando: il Comune

chiede al governo di poter scontare la tassa rifiuti a chi abbandona la plastica

L’innovazioneComune, Confcommercio e Legambiente hanno

invitato i commercianti ad abbandonare la plastica: cento le realtà che hanno aderito

di Zita Dazzi

Arrivano 400 mila euro per lo sviluppo di soluzioni innovati-ve che aiutino a migliorare la qualità dell’aria nei processi produttivi. I contributi, a fondo perduto, arrivano dal bando «Qualità dell’aria» della Came-ra di commercio e del Comune che in questo modo vogliono in-centivare le politiche sostenibi-li promosse anche dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite per

combattere il cambiamento cli-matico. Per far questo si preve-dono contributi fino a 50 mila euro (pari al 60 per cento delle spese da sostenere) per sostene-re le piccole e medie imprese che si danno da fare per produr-re e lavorare nel rispetto dell’ambiente, monitorando emissioni e adottando tecnolo-gie in grado di limitare l’inqui-namento.

I fondi verranno assegnati a chi sceglierà sistemi in grado di controllare, ridurre o assorbire

le emissioni inquinanti nell’a-ria, basati anche sull’utilizzo di tecnologie digitali e per mette-re sul mercato prodotti, model-li di business o servizi in grado di raggiungere lo stesso obietti-vo. Questo sia negli edifici e ne-gli spazi commerciali, sia per quanto riguarda le fonti energe-tiche usate, dall’agricoltura fi-no alla mobilità.

L’assessore alle Politiche per il Lavoro, Cristina Tajani, spie-ga che così «nuove soluzioni tec-nologiche che nascono come ri-

sposta alle esigenze di un singo-lo o di un’azienda successiva-mente potranno diventare buo-ne pratiche per la collettività». Sono 10.566 le imprese italiane che si occupano di consulenza tecnica e controllo di qualità in campo ambientale, in aumento del 5,8 per cento nell’ultimo an-no e del 47,6 per cento negli ulti-mi cinque. Una su quattro si tro-va in Lombardia (2.595) e Mila-no da sola ne conta 1.195 con 9 mila addetti. Ma si può fare di più e meglio. «Vogliamo stimo-

lare la creatività delle soluzioni imprenditoriali e tecnologiche, offrendo un concreto aiuto alla ricerca e alle imprese che esplo-rano tecnologie adatte al cam-bio di scenario in atto, orienta-to verso la sostenibilità ambien-tale e sociale», aggiunge Alvise Biffi, della Camera di commer-cio.

Le domande vanno presenta-te online alla Camera di Com-mercio entro il 12 settembre, quando inizierà la valutazione amministrativa e tecnica.

Bevande d’asporto

“Bicchieri, cannucce ed etichettefiniscono insieme nell’umido”

L’iniziativa

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Pareti azzurro intenso e scritta lu-minosa al neon rosa sul bancone. Il piccolo locale in via Gaudenzio Fer-rari 4 rappresenta la scommessa di Rita Tadlaoui, 28 anni, che per aprir-lo, tre mesi fa, ha detto addio al po-sto fisso e una carriera nel mondo della moda. Non a caso si chiama Ri-ta’s Juice, i succhi di Rita, «perché avevo le idee chiare su come volevo che fosse». A partire dalla scelta di non utilizzare la plastica monouso.

«La mia attività ruota attorno alle bevande da asporto, non potevo fa-re diversamente» racconta da die-tro il bancone, su cui spicca il cartel-lo “Tutto il nostro il nostro packa-ging è compostabile”. Consideran-do che la maggior parte dei clienti consuma gli estratti fuori dal nego-zio, infatti, diventa fondamentale il-lustrare loro come smaltire tutto in modo corretto. «Spiego sempre ai clienti che devono gettare tutto

quanto, bicchiere, coperchio e can-nuccia, nell’umido — racconta — per-ché anche l’etichetta è realizzata con un materiale e dei colori a base d’acqua, così come la colla che la tie-ne attaccata al bicchiere».

La scelta plastic free non si limita al prodotto proposto ai clienti, ma fa parte anche del rapporto con i fornitori. «La maggior parte della frutta e della verdura arriva in cas-sette di legno, nel caso in cui siano

di plastica le restituisco vuote al ri-fornimento successivo» spiega Tad-laoui, che nel suo locale propone estratti in tre formati: da 250 e 500 millilitri nei bicchieri e da un litro nei contenitori che i clienti portano direttamente da casa o nella botti-glia di vetro, «come facevo io quan-do mi preparavo da sola i succhi da portare in ufficio».

Tutto, nella sua storia, parte dal-la volontà di stare bene e far stare

bene. Se per quest’ultimo scopo ba-stano i suoi estratti, su tutti Ti-ra-mi-su e Sun Shine, i più scelti dell’estate, per la prima c’è voluto coraggio. «Sono arrivata a Milano dal Marocco nel 2013 per frequenta-re un master in marketing alla Boc-coni — racconta — . La passione per gli estratti è iniziata sei anni fa e lo scorso febbraio ho lasciato il lavoro nel settore marketing di un e-com-merce di moda per gettarmi in que-st’avventura». Se l’intraprendenza sarà premiata lo dirà il tempo, il suc-cesso della scelta ecologista invece è certo e contagioso. Come dimo-stra l’arrivo di Federico Ferrari, che nota l’adesivo della rete plastic free sul vetro ed entra per chiedere co-me ottenerlo, «perché — spiega — ho un locale in Porta Romana, stiamo togliendo la plastica e serviamo già acqua in lattina». — S.B.

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A Pescaria lo facciamo

come atto d’amore

verso il mareBottiglie con

il vuoto a rendere,

panini serviti nella

carta, bicchieri

a base di mais

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Milano Cronaca

i La battaglia contro l’inquinamentoUn’iniziativa di luglio con le bottiglie di plastica da riciclare in piazza del Cannone. A destra il Negozio Leggero dove tutti i prodotti sono senza imballaggio e venduti in sacchetti di carta

I fondi

Gara fra aziende per migliorare la qualità dell’aria

Negozio Leggero rappresenta il livello 2.0 dell’attività commercia-le plastic free, perché non solo non utilizza plastica monouso, ma consente ai suoi clienti di farne a meno nella vita di tutti i giorni. La leggerezza del nome, infatti, sta proprio nel fatto che nel nego-zio i prodotti sono venduti senza imballaggi, poiché al 13 di via An-fossi, da sette anni a questa parte, la spesa si fa alla spina. «È più economico, perché nei prodotti tradizionali spesso il prezzo sale per la confezione, e spinge i clienti a provare cose nuove, perché tutto si può acquistare anche in piccolissime quantità» spiega Lu-ca Di Bisceglie, che da sei anni indossa il grembiule arancione e ac-compagna i clienti lungo gli scaffali. La spesa, infatti, si fa serviti dal personale, che a richiesta spiega le caratteristiche della mer-ce e riempie i contenitori. Il manuale del perfetto cliente del nego-zio alla spina prescrive di portarli da casa, con un’unica avverten-za: saponi e detersivi non possono essere versati in recipienti per alimenti e viceversa. Chi non potesse può contare sulle buste di carta di diverse misure per il cibo e su recipienti di plastica (ma re-cuperati) e vetro per saponi e prodotti per il corpo. Per il vetro vi-ge il vuoto a rendere, che del resto viene utilizzato anche con i for-nitori.

L’unico punto vendita milanese di Negozio Leggero, che ne conta 15 in totale in Europa, è diventato nel tempo meta di clienti da tutta la regione. All’interno si possono trovare circa 1.600 pro-dotti: dalla pasta ai cereali, dalle spezie ai biscotti, passando per prodotti per l’igiene e la bellezza. L’attenzione è tutta per la quali-tà e la naturalità di ciò che viene proposto e l’unica discriminante è la stagionalità. Se appena entrati nel negozio l’attenzione è cat-turata dai contenitori di vetro e dall’arcobaleno di forme e colori al loro interno, una menzione speciale va riservata alla zona dei vi-ni, che sono spillati e imbottigliati al momento. Sul retro ci sono saponi, detergenti, olii, creme e cosmetici. I detersivi si spillano in contenitori di plastica da riutilizzare (meglio se portati da ca-sa), gli altri prodotti sono in vetro e si vendono a peso. «Sono mol-to concentrati e si diluiscono con l’acqua, ne basta una piccola quantità» spiega Di Bisceglie.

I clienti sono molto diversi tra loro, ad accomunarli è la curiosi-tà. Maria, entrata con quattro contenitori di plastica vuoti, raccon-ta: «È la seconda volta che vengo da Negozio Leggero, l’ho scoper-to grazie a un blog». Mentre la commessa spina ammorbidente e sgrassatore, si aggira incuriosita nella zona dei cosmetici e, nono-stante il proposito «di acquistare solo saponi», esce anche con un piccolissimo barattolino: proverà un olio per il corpo. Cristina, 54 anni, invece, è una cliente abituale. «Facendo la spesa qui porto avanti la scelta plastic free che seguo anche con atri accorgimenti — racconta — . Vengo da più di un anno e compro un po’ di tutto, questo è il mio alimentari di fiducia». — S. B.

Il negozio

Nessun imballotutto alla spina

e si spende meno

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Il ristorante

“Solo carta e vetrostorcevano il naso

ora ci incoraggiano”

Confcommercio: “Per l’esercente è un costo ma alla gente piace”

Tante adesioni di bar e negozi e la grande

distribuzione comincia ad adeguarsi

di Sara Bernacchia

«La nostra specialità è il pesce, ci siamo sentiti in dovere di fare questo passo». Antonella Mezzapesa, area manager per Milano di Pescaria riassume così le motivazioni che hanno spinto la catena pugliese verso la svolta plastic free. Il passo è stato compiuto nei quattro punti vendita, compresi i due milanesi, il 7 gennaio.

La rivoluzione, a ben vedere, pesa più sull’azienda che sui clien-ti. La maggior parte delle persone sedute ai tavoli del locale di via Solari all’ora di cena, infatti, si accorge della scomparsa della pla-stica solo leggendo il menù, che spiega come comportarsi per da-re il proprio contributo per questo “atto d’amore verso il mare”. Per il resto, infatti, nulla sembra essere cambiato. Solo l’occhio più attento nota i marchi incisi su bicchieri, posate e cannucce, per certificare che sono compostabili perché realizzati in pla, un polimero naturale a base di mais. «A prima vista sembrano di pla-stica — afferma Salvo, 29 anni, girando tra le mani il coltello bian-co — . Da ingegnere ambientale dico che è una buona iniziativa, perché l’emergenza è reale». E le persone, che lo sanno, si attiva-no. «Capita che i clienti ci dicano di non volere il bicchiere per non sprecare la plastica o che lo allunghino verso i camerieri esclamando: “allora non è vero che siete plastic free!”» racconta Mezzapesa, che non nasconde le difficoltà dei primi tempi. A stor-cere il naso sono stati i frequentatori abituali, quando si sono ac-corti che il contenitore in cui sono serviti i panini e il packaging per l’asporto erano più morbidi del solito. «Prima contenevano una percentuale di plastica, oggi sono totalmente di carta — spie-ga la manager — . Lo stupore, però, è durato poco. Anzi, in molti, saputo il perché dell’iniziativa, ci hanno incoraggiato». Del resto si tratta di una questione di abitudine, come dimostra la gestione delle bottigliette d’acqua, che dal 7 gennaio sono in vetro. Vige il vuoto a rendere e le regole sono spiegate in cassa: il contenitore, vuoto o meno, deve essere lasciato sul tavolo alla fine del pasto. «La tentazione di portarsi via la bottiglia non finita è ancora forte — sottolinea Mezzapesa -, il che ci spinge ad essere flessibili».

Per il resto Pescaria non perde la sua natura di fast food e a fine cena i clienti sparecchiano da soli utilizzando i contenitori posti sulla parete in fondo: vetro (bottiglie d’acqua escluse) da una par-te e materiali compostabili dall’altra. «Abbiamo calcolato che per eliminare la plastica ogni negozio spenderà circa 15mila euro ri-spetto all’anno scorso» spiega Mezzapesa, che racconta dell’atten-ta «ricerca effettuata per trovare i prodotti e i fornitori più adatti alle esigenze di Pescaria». E oggi, se l’attrazione maggiore del lo-cale restano i celebri panini a base di pesce pugliese, «l’impegno per una causa così importante diventa un motivo in più per sce-glierlo» conclude Ettore, 57 anni.

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kRita’s Juice Tutto il materiale di imballaggio è compostabile

Milano Cronaca

A Negozio Leggero

è tutto più economico

perché non si paga la

confezioneInoltre tanti provano cose nuove che si

possono acquistare in piccole quantità

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kPescaria Bottiglie di vetro e solo carta per avvolgere i panini kNegozio Leggero Nessun imballaggio per i prodotti

Martedì, 20 agosto 2019 pagina 33

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