16 novembre 2018 - cngeologi.it · Ordine dei geologi molisani protagonista nella giornata...

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Consiglio Nazionale dei Geologi 16 novembre 2018

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Consiglio Nazionale dei Geologi

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Rischio sismico, idrogeologico e vulcanico: i geologi nelle scuole a

insegnare la prevenzione

16.11.2018 11:36 di Napoli Magazine

“La Terra vista da un professionista: A scuola con il Geologo” – II edizione

Rischio sismico, idrogeologico e vulcanico: i geologi nelle scuole a insegnare la prevenzione

Più di 600 scuole in tutta Italia hanno aderito alla seconda edizione dell’iniziativa di divulgazione scientifica “La

Terra vista da un professionista: a scuola con il geologo”, finalizzata alla divulgazione della cultura geologica quale

elemento necessario per la salvaguardia del territorio e dell’ambiente. La manifestazione, in programma venerdì

16 novembre 2018 su tutto il territorio nazionale, è stata organizzata dal Consiglio Nazionale dei Geologi, in

collaborazione con tutti gli Ordini regionali dei geologi, con il patrocinio Ministero dell'Ambiente e della Tutela

del territorio e del mare e con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile.

“Per conseguire l’obiettivo di quella che io chiamo ‘prevenzione civile’, sarebbe necessario mettere in campo una

serie di azioni sistemiche e sinergiche e, tra queste, quella di disseminare, tra i cittadini, conoscenza e

consapevolezza dei georischi che pervadono il territorio: troppo spesso, difatti, si continua a morire durante un

terremoto o un’alluvione per comportamenti sbagliati. Queste cose andrebbero insegnate ai cittadini, proprio a

partire dalle scuole e, in mancanza, un po’ provocatoriamente ci siamo sostituiti alle istituzioni e andiamo oggi

nelle scuole a parlarne”. Queste le parole di Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi,

aprendo la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa presso il Liceo Classico “Eugenio Montale” di Roma,

organizzata dal Consiglio Nazionale dei Geologi, in collaborazione con l’Ordine dei Geologi del Lazio e sotto

l’egida della Protezione Civile.

“Portare nelle scuole i temi della prevenzione e le buone pratiche da adottare in situazioni di pericolo è un’iniziativa

fondamentale per ridurre i rischi a cui i nostri cittadini sono troppo spesso esposti. Partire dalla formazione delle

nuove generazioni è la priorità del nostro Dipartimento e per questo aderiamo convintamente a questa bella

iniziativa promossa dal Consiglio Nazionale dei Geologi”. È il commento di Angelo Borrelli, Capo Dipartimento

della Protezione Civile partecipando all’evento, giunto al secondo anno.

L’Italia è un Paese fragile dal punto di vista sismico, idrogeologico e vulcanico, per questo motivo i geologi

sottolineano l’importanza di adottare corretti comportamenti in caso di calamità naturali. “Frane, alluvioni,

terremoti, eruzioni vulcaniche: fenomeni naturali che caratterizzano il territorio italiano da sempre e ne trasformano

inesorabilmente la morfologia. Anni e anni di assenza di pianificazione hanno fatto sì che tali eventi naturali

determinassero catastrofi, interagendo con strutture e infrastrutture edificate in luoghi nei quali non era stata

adeguatamente valutata la pericolosità geologica” dichiara Adriana Cavaglià, consigliere CNG con delega alla

Protezione Civile. “Siamo abituati a sentir parlare di prevenzione quasi esclusivamente in concomitanza di

emergenze – continua - dopo qualche giorno, molto spesso, tutto tace. Ed è da questa riflessione che nasce l’idea

dei geologi italiani di entrare nelle scuole, lavorare in tempo di pace per educare i governanti di domani alla cultura

dei georischi e della prevenzione”.

Il Consigliere dell’Ordine dei Geologi del Lazio e membro della Commissione di Protezione Civile, Marco

Incocciati afferma: "Anche quest’anno l’Ordine dei Geologi del Lazio ha aderito a questa importante iniziativa,

che ha visto la partecipazione di scuole secondarie di primo e secondo grado del Lazio: tra queste, anche l’Istituto

Omnicomprensivo di Amatrice con le classi della scuola primaria di 4 e 5. Ci siamo messi a disposizione per

condividere le problematiche legate alla corretta gestione e alla necessaria tutela del territorio. Nel Lazio, infatti,

su 378 comuni, circa il 98% presenta almeno un’area a elevata pericolosità da frana, idraulica o derivante da altri

fenomeni naturali e antropici. Appare quindi importante un’azione di sensibilizzazione come questa, mirata ad

aumentare la cultura e la consapevolezza del rischio tra le giovani generazioni" conclude.

Ordine dei geologi molisani protagonista nella giornata nazionale di sensibilizzazione nelle scuole

di Redazione - 15 novembre 2018 - 11:00

Anche quest’anno i geologi molisani si sono mobilizzati aderendo massicciamente alla seconda edizione de “La Terra vista da un professionista: a scuola con il geologo”, evento nazionale organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi in collaborazione con i 20 Ordini regionali in programma per la prossima mattinata di venerdì 16 novembre. La giornata, a cui hanno aderito circa 15 scuole molisane, vedrà i geologi professionisti impegnati nella sensibilizzazione dei ragazzi alle tematiche dei rischi connessi con il territorio, sempre nell’ottica della prevenzione e del pieno rispetto delle “leggi sovrane” della Natura. L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e si svolgerà con dibattiti, proiezioni e filmati così da sensibilizzare ed incuriosire gli studenti sui principi base della prevenzione dei georischi come quelli derivanti da sisma, frana, alluvione, e di prevenzione civile, fornendo i corretti comportamenti da adottare in caso di calamità. “Purtroppo in queste ultime settimane gli eventi luttuosi provocati dal cosiddetto “dissesto idrogeologico” ha riempito le prime pagine dei giornali – dichiara il Presidente dell’Ordine dei Geologi Molise, Giancarlo De Lisio – ma è importante insistere sulla prevenzione anche e soprattutto in “tempo di pace” in quanto il rischio, se non se ne limitano le cause, permane anche a riflettori spenti, e di questo è bene che i ragazzi ne prendano piena consapevolezza”. Così i geologi molisani, da sempre al servizio della collettività sul tema della sicurezza territoriale, mettono a disposizione la propria professionalità ed esperienza rivolgendosi direttamente agli studenti delle scuole secondarie di Primo e Secondo grado. “Educare correttamente oggi i ragazzi – prosegue il dottor De Lisio – significa formare gli adulti di domani, sensibilizzandoli sin da piccoli e stimolandoli a prendere coscienza dei rischi territoriali e dei possibili rimedi da adottare. Il tutto nel rispetto di Madre Terra che è la sovrana assoluta, con le sue leggi e dinamiche del territorio che sono di rango superiore e completamente indipendenti dalle normative o convenzioni che l’umanità arbitrariamente stabilisce: l’ostinazione dell’uomo a “fare” anche dove la natura ci dice che “non si può fare” o che “è meglio non fare” è tra i messaggi principali che saranno veicolati. I ragazzi possono essere inoltre uno straordinario mezzo di elargizione della sensibilità ed informazioni in seno alle rispettive famiglie. Per noi geologi, l’educazione ambientale dovrebbe diventare una vera e propria materia di insegnamento nella scuola italiana e non soltanto un tema affrontato in occasione di queste giornate”, conclude il presidente De Lisio. Maggiori info sul sito dell’Ordine dei Geologi.

La terra vista da un professionista: “A scuola col geologo” Le recenti alluvioni che hanno colpito il territorio nazionale, gli eventi sismici dell'Italia centrale degli ultimi due anni e la presenza di piu' vulcani attivi evidenziano come l'Italia sia un Paese fragile

A cura di Antonella Petris - 15 novembre 2018 - 21:28

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LaPresse/Xinhua

Le recenti alluvioni che hanno colpito il

territorio nazionale, gli eventi sismici

dell’Italia centrale degli ultimi due anni e la presenza di piu’ vulcani attivi evidenziano come l’Italia sia un Paese fragile dal punto di vista del rischio sismico, idrogeologico e

vulcanico. Ancora oggi tra il 20 e 50% delle

vittime e’ dovuto a comportamenti errati durante un sisma.

Alla luce delle recenti emergenze che

hanno interessato l’intera penisola, i geologi rimarcano l’importanza e l’urgente necessita’ di divulgare la cultura geologica

e dei georischi nonche’ di adottare corretti comportamenti in caso di calamita’ naturali. Per questo il Consiglio Nazionale

dei Geologi, con la collaborazione di tutti gli Ordini regionali, organizza per domani il 16 novembre la II edizione della

giornata dedicata all’informazione e alla prevenzione nelle scuole denominata “La Terra vista da un professionista: a scuola con il Geologo”.

Nel corso della mattinata, in oltre 600 scuole primarie e secondarie di tutte le regioni italiane, i geologi affronteranno le

seguenti tematiche: la pericolosita’ e i rischi naturali, il sistema della protezione civile e i corretti comportamenti da assumere

in caso di emergenza.

Nell’ambito della manifestazione, domani mattina, alle ore 10.30, il Consiglio Nazionale dei Geologi organizza, in

collaborazione con l’Ordine dei Geologi del Lazio e sotto l’egida della Protezione Civile, una conferenza stampa presso il Liceo Classico Eugenio Montale di Roma. L’iniziativa, che si rivolge agli studenti, e’ finalizzata alla diffusione della cultura

geologica quale elemento necessario per la salvaguardia del territorio e dell’ambiente, alla divulgazione scientifica per una

maggiore consapevolezza dei rischi naturali, all’informazione sui corretti comportamenti per una popolazione consapevole e

resiliente e alla divulgazione del sistema di protezione civile all’interno del quale convergono anche i cittadini.

“A SCUOLA CON IL GEOLOGO”. OGGI IL DOTT. DORONZO

DI VICO EQUENSE AL GRANDI A SORRENTO

16/11/18

Venerdì 16 novembre giornata “A scuola con il Geologo”, in contemporanea su tutto il territorio nazionale con il coinvolgimento per la Campania di circa 150 scuole e la partecipazione di oltre 10.000 alunni. L’attività divulgativa, sostenuta dal Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, è rivolta agli alunni delle scuole primarie e secondarie di I e II grado che hanno aderito all’iniziativa promossa dal Consiglio Nazionale dei Geologi e dall’ Ordine dei Geologi della Campania. Saranno impegnati per questa giornata i geologi docenti e i geologi liberi professionisti della Campania che, gratuitamente, parteciperanno come relatori nelle scuole e informeranno/formeranno gli alunni sul sistema di protezione civile e sulla conoscenza dei rischi naturali (sismico, idrogeologico, vulcanico, ecc) , attraverso l’approfondimento delle tematiche relative alla cultura geologica ed alla salvaguardia del territorio e dell’ambiente. Per il Liceo Artistico – Liceo Musicale “Francesco Grandi” per questioni organizzative l’evento“A scuola con il Geologo” si terrà dalle ore 10,00 presso da sede di Vico I Rota 2 Sorrento giovedì 22 novembre, con relatore il Geologo Giuseppe Doronzo di Vico Equense . Visto l’elevato numero di adesioni, stante la possibilità di ulteriori adesioni e considerato l’alto valore educativo e formativo della tematica proposta, l’Ordine dei Geologi della Campania, in accordo con l’Ufficio Scolastico Regionale, provvederà ad individuare ulteriori date nel corso dell’anno scolastico 2018/19.

CULTURA & SPETTACOLI - 15-11-2018 19:50

A scuola con il geologo : lo studio della Terra entra in classe

Il Consiglio Nazionale dei Geologi, o il Pat o i io del Mi iste o dell’A ie te ed i collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile, organizza il 16 novembre 2018 la

II edizio e della gio ata dedi ata all’i fo azio e e alla p eve zio e elle s uole denominata “La Te a vista da u p ofessio ista’

ISERNIA.Le e e ti alluvio i he ha o olpito il te ito io azio ale, gli eve ti sis i i dell’Italia e t ale degli ulti i due a i e la p ese za di più vul a i attivi evide zia o o e l’Italia sia u Paese f agile dal punto di vista del rischio

sismico, idrogeologico e vulcanico.

Un dato è signicativo: ancora oggi tra il 20 e 50% delle vittime è dovuto a comportamenti errati durante un sisma. I

geologi i a a o l’i po ta za e l’u ge te e essità di divulga e la ultu a geologi a e dei geo is hi o hé di adotta e corretti comportamenti in caso di calamità naturali.

A tal proposito Nel corso della mattinata, in oltre 600 scuole primarie e secondarie, tra cui 20 Molisane, (la

distribuzione in tutte le regioni italiane è visibile qui), i geologi affronteranno le seguenti tematiche:

la pericolosità e i rischi naturali; il sistema della protezione civile; i corretti comportamenti da assumere in caso di

emergenza.

Nell’a ito della a ifestazio e del 6 ove e, l’O di e dei Geologi del Molise o ga izza, p esso la Sala Teatro

della P ovi ia, u i o t o o gli stude ti delle s uola se o da ia i fe io e A d ea D’Ise ia, alle o e 9.3 , e della scuola secondaria superiore ISIS Cuoco/Manuppella alle ore 11.30 Sarà presente il dott. Cristian Sacco della

Commissione Nazionale di Protezione Civile del Consiglio Nazionale dei Geologi

L'iniziativa, che si rivolge agli studenti, è nalizzata alla diffusione della cultura geologica quale elemento necessario per

la salvagua dia del te ito io e dell’a ie te, alla divulgazio e s ie ti a per una maggiore consapevolezza dei rischi

naturali, all'informazione sui corretti comportamenti per una popolazione consapevole e resiliente e alla divulgazione

del siste a di p otezio e ivile all’i te o del uale o ve go o a he i ittadi i.

"A scuola con il geologo", anche istituti di Lamezia aderiscono all'iniziativa

Venerdì, 16 Novembre 2018 09:07

Lamezia Terme - Oggi, 16 novembre, si svolgerà in tutta Italia, organizzata dal Consiglio Nazionale dei

Geologi e dagli Ordini Regionali dei Geologi con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, la II Edizione della giornata, rivolta agli studenti, denominata “La Terra vista da un professionista: a scuola con il Geologo”. L'iniziativa è finalizzata alla diffusione della cultura geologica come elemento necessario per la

salvaguardia del territorio e dell'ambiente, ma punta anche alla divulgazione scientifica per una maggiore

consapevolezza dei rischi naturali, nonché all'informazione sui corretti comportamenti da assumere in caso di

rischi e calamità naturali.

Per la Regione Calabria, cinquanta scuole, con circa 5 mila studenti, si confronteranno con 56 geologi

impegnati per la divulgazione scientifica; questi sono alcuni dei numeri della giornata di studio. Esperti del

settore si confronteranno, infatti, con gli alunni degli istituti superiori della Regione Calabria con l’obiettivo di contribuire alla formazione e far prendere coscienza per una popolazione consapevole e resiliente. Nella

sola Provincia di Catanzaro hanno aderito i seguenti Istituti: il Liceo Fermi di Catanzaro, il Liceo Scientifico

Siciliani di Catanzaro e il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti di Catanzaro, l’Istituto Majorana di Girifalco, il Liceo Galilei di Lamezia Taverna e l’Istituto Comprensivo di Lamezia Terme. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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A TRE MESI DAL CROLLO

Il Dl Genova è legge, bagarre in Aula Ora la sfida è sui tempi per il ponte

Polemiche per il pugno alzato di Toninelli. Nel M5s 10 voti in meno, c’è il sì Fdi Per la città ligure solo un terzo del testo, in cui è stato inserito il condono a Ischia Roma 16 novembre 2018 - Barbara Fiammeri

La sfida adesso è sui tempi. A tre mesi dal crollo del Ponte Morandi, il decreto Genova è legge. L’Aula del Senato ha approvato il provvedimento con 17 sì, 49 no e 53 astensioni Mancano 10 voti tra i pentastellati ma sono ininfluenti perchè Fdi, il partito di Giorgia Meloni, come già aveva fatto alla Camera si è schierato a favore e Fi si è astenuta. Il centrodestra insomma più o meno si ricompatta mentre tra i Cinque stelle l’aria è da resa dei conti contro il drappello dei dissidenti. Danilo Toninelli esulta con il pugno alzato provocando la reazione di tutte le opposizioni. «Ho gioito per i genovesi» si difende il ministro delle Infrastrtture che nel frattempo aveva inviato un whatsupp agli sfollati per annunciargli il via libera. La presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, cerca di riportare l’ordine nell’aula richiamando tanto Toninelli quanto i senatori che erano scattati in piedi contro di lui. Una bagarre come se ne sono viste spesso ma decisamente stonata in una giornata in cui incombe la presenza di quei 43 morti («avrei voluto più rispetto», stigmatizza la Casellati)sanata solo parzialmente dal minuto di silenzio a fine seduta chiesto dal Pd e a cui si sono associati gli altri gruppi. Soddisfatto il premier Giuseppe Conte: «Il Governo è al vostro fianco, Genova si rialza». In realtà il decreto per Genova strada facendo si è trasformato anche in quello per Ischia e per altre norme(come quella sui fanghi di depurazione in agricoltura) che con la ricostruzione del Ponte e gli aiuti agli sfollati non hanno niente a che vedere. Tant’è che su 46 articoli solo i primi 16 sono riferiti direttamente all’emegenza provocata dal crollo del Ponte Morandi. E proprio le parti del decreto extra Genova sono state quelle più criticate non solo dalle opposizioni ma anche e soprattutto dai dissidenti M5s.«Chi ha promosso questi provvedimenti, violando i valori fondanti e i principi etici del M5S, dovrebbe almeno chiedere scusa» sostengono

isenatori pentastellati Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis. Nel mirino in particolare «il condono di Ischia» e i nuovi parametri sui fanghi. Su Ischia già in commissione era emersa l’opposizione di Gregorio De Falco e Paola Nugnes ribadita ieri dalla mancata partecipazione al voto per la sanatoria sull’isola prevista dall’articolo 25 voluta fortemente da Luigi Di maio. Ma il leader M5s respinge le accuse e le insinuazioni: «Non ho nessun interesse personale, nessun conflitto di interessi», attacca, insistendo che a non è previsto alcun condono. Da Ischia nel frattempo fanno sapere che le abitazioni coinvolte saranno circa duemila. La Lega evita accuratamente di parlare della sanatoria. Gli 8 assenti del Carroccio sul voto finale si fa sapere sono «tutti giustificati». Il partito di Matteo Salvini punta tutto su Genova, guidata come la Regione da una

giunta di centrodestra con la Lega primo partito. «Oltre 600 milioni saranno a disposizione del commissario alla ricostruzione Bucci per dare risposte agli sfollati, alle imprese, alla portualità e ai lavoratori», scrive il viceministro delle Infrastrutture, il leghista Edoardo Rixi che ci tiene anche a far sapere che Autostrade ha già messo a bilancio 350 milioni che «penso intenda mettere a disposizione per il ponte». Il decreto prevede infatti che l’onere della ricostruzione gravi su Autostrade che però è estromessa dalla fase di progettazione e realizzione. Una scelta che per alcuni, a partire dal governatore ligure Giovanni Toti, rischia di allungare i tempi. «Da oggi sono il signore che gira la clessidra, conto i granelli che scendono», dice Toti critico anche con il suo partito, Forza Italia, perchè anzichè votare il decreto si è limitato all’astensione. E a proposito di autostrade, il ministro Toninelli sottolinea che i pedaggi diminuiranno grazie alle norme del decreto che “puniscono” i concessionari che non investono. © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL GASDOTTO CHE PORTERÀ IN EUROPA IL GAS DELL’AZERBAIJAN

Tap, perquisizioni dei carabinieri del Noe nelle sedi della multinazionale per l’inquinamento della falda I militari hanno perquisito le sedi di Roma e Lecce e anche il laboratorio di analisi di

Villafranca Padovana, in cui sono state effettuate le analisi delle acque di falda

di Michelangelo Borrillo

Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, aveva vietato «l’emungimento di acqua da pozzi nell’area cantiere Tap per superamento limiti per alcune sostanze pericolose» (manganese, nichel, arsenico e cromo esavalente) già con una

ordinanza dello scorso 24 luglio. E aveva anche disposto l’immediata sospensione di ogni attività presso il cantiere di San Basilio dove è stato realizzato il pozzo di spinta del gasdotto. Venerdì mattina sono arrivate anche le perquisizioni

dei carabinieri del Noe nelle sedi della multinazionale Tap che sta costruendo a Melendugno, in provincia di Lecce, il

terminale del gasdotto che porterà in Europa il gas dell’Azerbaijan.

L’inquinamento della falda I carabinieri hanno perquisito le sedi di Roma e Lecce e anche il laboratorio di analisi di Villafranca Padovana, in cui

sono state effettuate le analisi delle acque di falda sotto quel cantiere di San Basilio in cui erano state riscontrate le

presenze dei metalli pesanti oltre i limiti consentiti. Da quell’ordinanza è nata un’inchiesta della Procura di Lecce che

nelle ultime ore ha portato ad effettuare sequestri dei rapporti di prova dal 2017 a oggi. In questo filone investigativo

sull’inquinamento della falda risultano già indagati il country manager Italia di Tap Michele Mario Elia, la permit manager Clara Risso e il project manager Italia Gabriele Lanza. Restano bloccati i lavori al cantiere Tap in località San

Basilio, a San Foca di Melendugno. Sempre ieri il Tar Lazio si è pronunciato sull’impugnazione che il Consorzio aveva

prodotto per l’annullamento, previa sospensiva cautelare, dell’ordinanza del 24 luglio 2018 del sindaco di Melendugno: i giudici hanno ordinato ad Arpa Puglia il deposito entro dieci giorni di una «circostanziata e documentata relazione

riferita agli accertamenti già eseguiti, inerenti la concentrazione della soglia di contaminazione nell’area di cantiere in argomento». L’udienza è stata aggiornata al prossimo 5 dicembre.

16 novembre 2018 (modifica il 16 novembre 2018 | 09:58)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

MONDO

Inferno di fuoco in California, 63 morti e almeno 600 dispersi

Donald Trump sabato nei luoghi dei roghi per incontrare le comunità colpite

AP

PUBBLICATO IL 16/11/2018 - ULTIMA MODIFICA IL 16/11/2018 ALLE ORE 10:23

Sale il bilancio delle vittime degli incendi in California. I morti sono 63, mentre il numero dei dispersi schizza a 600.

Lo affermano le autorità americane. Donald Trump sabato volerà in California per incontrare le comunità colpite dagli

incendi che stanno devastando lo stato da giorni. La maggior parte delle vittime sono state identificate ma si attende

l’esame del Dna per avere la conferma. L’incendio continua ad avanzare e finora è stato contenuto al 35%, dopo aver distrutto 8.650 abitazioni e 106 residence. Circa 1.300 persone sono costrette in rifugi, dove si sono registrati anche

episodi di norovirus, responsabile di infezioni gastrointestinali.

Gli incendi in California hanno devastato anche l’83% del parco federale Santa Monica Mountains National Recreation

Area, a ovest di Los Angeles. Le Santa Monica Mountains, un’area di oltre 60 mila ettari, si estendono da Hollywood Hills a Point Mugu nella Ventura County, dalla costa all’entroterra, con canyon, montagne e insenature. È il più grande parco nazionale urbano con 35 milioni di visitatori annuali, ed è stato anche lo sfondo di tanti film e serie tv. Tra le

strutture andate distrutte ci sono il Reagan Ranch e diversi set cinematografici e televisivi, tra cui il Paramount Ranch

con la iconica Western Town, usata recentemente per la serie di Hbo Westworld.

La California brucia e le scuole chiudono a San Francisco, Sacramento e Oakland a causa della bassa qualità dell’aria. Il fumo degli incendi sta infatti sta inquinando l’aria di alcune grandi città, costringendo le autorità di San Francisco a

sospendere anche il servizio della popolare funivia della città.

Ponte Genova: Bucci cerca un general contractor, partite dieci lettere di invito 16 novembre 2018 - Alessandro Arona

Procedura negoziata senza bando. Bucci cerca grandi imprese con esperienza nei ponti, a cui affidare il compito «chiavi in mano»

Il Commissario per la ricostruzione di Genova Marco Bucci (da ieri è on line il sito dedicato) ha firmato i primi provvedimenti, tra cui la nomina dei suoi due vice e della sua struttura (decreto 4) e una serie di specifiche tecniche per il funzionamento della struttura commissariale. Ma soprattutto ha fatto partire le lettere alle imprese per avviare la demolizione e ricostruzione del ponte. «Abbiamo inviato le lettere a dieci imprese - ha detto Bucci - ma anche altre imprese avranno la possibilità di farsi avanti, di segnalare la loro candidatura, anche se non l’abbiamo invitata». IL GENERAL CONTRACTOR Per le demolizione e ricostruzione del ponte sul Polcevera a Genova il commissario straordinario Marco Bucci ha scelto la strada del general contractor, cioè una grande impresa («primarie aziende nel settore della costruzione di grandi ponti e viadotti stradali, ferroviari e autostradali, con elevata capacità ed esperienza, anche internazionale») a cui affidare «con la formula chiavi in mano» la demolizione del vecchio ponte e la

progettazione e ricostruzione del nuovo. È quanto si apprende dal decreto 5 di Bucci, pubblicato ieri. Il decreto contiene «specifiche tecniche» per la «consultazione di mercato finalizzata all'instaurazione di una procedura negoziata senza pubblicazione del bando» ai sensi dell'articolo 32 della direttiva Ue sugli appalti (2014/24). Bucci ha inviato ieri sera (il 15 novembre) le lettere di invito a dieci imprese, ma il decreto 5 precisa che anche altre imprese, con l'esperienza e lo standing di cui sopra, potranno chiedere di partecipare alla procedura negoziata. PROGETTO DI FATTIBILITA’ La scadenza per le proposte è molto ravvicinata, il 26 novembre. Il decreto Bucci precisa che la demolizione potrà anche essere un appalto separato da quello di progettazione e ricostruzione del nuovo ponte (si deciderà nelle prossime settimane, nella fase negoziale, che sarà gestita per conto di Bucci dal'architetto Roberto Tedeschi, direttore generale della struttura commissariale). Le imprese dovranno proporre un progetto di fattibilità tecnica ed economica, con utilizzo obbligatorio del Bim, e dopo la firma del contratto spetterà a questo general contractor affidare con ampia libertà tutti i lavori o le forniture “a valle”, in modo tale però da «favorire al massimo il sub-appalto alle piccole e medie imprese e ai liberi professionisti ad esse assimilati». L'impresa - aveva spiegato Bucci in conferenza stampa - «sarà selezionata per la qualità della proposta, il tempo di realizzazione e solo in ultima posizione il costo». NESSUN REQUISITO DI QUALIFICAZIONE Il decreto 5 del commisssario Bucci non indica alcuna stima di costo, né per la demolizione né per la ricostruzione. Spetterà alle imprese proponenti stimarlo. Non è indicato alcun requisito di qualificazione per le imprese, ma solo obiettivi prestazionali da raggiungere nel processo di demolizione e nel nuovo ponte (che sarà a tre corsie per senso di marcia e realizzato secondo le nuove caratteristiche costruttive fissate dal Dm 17/1/2018, nuove Norme tecniche per le costruzioni, per le costruzioni con livelli di prestazioni elevati e vita nominale di progetto superiore a 100 anni). Il ponte, una volta realizzato, dovrà montare dei sistemi di monitoraggio permanenti per l'esercizio, la manutenzione, la sicurezza. AMPIA LIBERTA’ NELLA PROGETTAZIONE L'affidamento dell'appalto per la ricostruzione avverrà sulla base del progetto di fattibilità proposto dalle imprese stesse. Dopo la firma del contratto, “i restanti livelli di progettazione – si legge nel decreto 5 - sono di libera definizione da parte dell'appaltatore, secondo le norme di settore, che potrà procedere alla loro elaborazione in corso d'opera, in progress”. Circa le norme da applicare, il decreto cita espressamente i codi dell'Ambiente e quello per la sicurezza sul lavoro, oltre alle norme tecniche per le costruzioni e la sicurezza stradale, ma non il Codice appalti: basterà infatti rispettare la direttiva europea sugli appalti, la 2014/24.

I TEMPI «Le lettere - ha aggiunto Bucci in conferenza stampa - portano la scadenza del 26 novembre per presentare le proposte. Parleremo con la magistratura per il dissequestro delle aree, e faremo la richiesat dei fondi ad Autostrade. Vogliamo fare presto gli affidamenti e avviare la ricostruzione dal 15 dicembre. Ciu vorranno un paio di mesi per la demolizione. Contiamo di avviare la ricostruzione ad aprile, per avere il ponte nel dicembre 2019. Poi forse servirà ancora qualche mese per collaudi e apertura vera e propria». OLTRE UN MILIARDO PER GENOVA «Tra decreto legge e legge di bilancio - ha detto Bucci - il governo ha messo a disposizione oltre un miliardo di euro per Genova». I PRIMI TRE DECRETI Il Commissario straordinario per la ricostruzione di Genova Marco Bucci ha firmato e pubblicato oggi i suoi primi tre decreti: la nomina dei due sub-commissari, che sono Piero Floreani, magistrato della Corte dei Conti, per le attività di carattere amministrativo e giuridico, e Ugo Ballerini, attuale direttore generale di Filse (Finanziaria della Regione Liguria per lo sviluppo economico), per gestione del personale, fabbisogni e approvigionamenti, rapporti esterni. Il terzo decreto riguarda le regole generale per gli appalti: Bucci ha stabilito che per tutti gli affidamenti, demolizione, rimozione macerie, progettazione, ricostruzione del ponte e della viabilità, sarà utilizzato l'articolo 32 della direttiva Ue sugli appalti 2014/24, e cioè la procedura negoziata senza previa pubblicazione di bandi. In sostanza gare a inviti. Potranno essere una o più di una. PROTOCOLLO CON CANTONE Tutti i contratti che saranno firmati dal Commissario per la ricostruzione di Genova, Marco Bucci, saranno stipulati nel rispetto di specifiche regole anticorruzione e antimafia indicate dall'Autorità Anticorruzione all'interno di un Protocollo di collaborazione che il commissario Bucci e il presidente Anac Raffaele Cantone firmeranno nei prossimi giorni. Lo si apprende dal decreto numero 3 di Bucci, firmato il 13 novembre e pubblicato oggi sul nuovo sito del commissario. Il protocollo dovrebbe stabilire regole ad hoc non solo per i contratti, ma anche sulla gestione degli stessi (aubappalti, cantieri, etc...). Nell'incontro del 22 ottobre scorso Bucci e Cantone spiegarono - in una nota congiunta - che «l'Anac lavorerà in parallelo con la struttura commissariale per assicurare un presidio di legalità contro il rischio di infiltrazioni criminali e il verificarsi di illeciti». Sulla scorta di quanto previsto per l'Expo di Milano del 2015, in pratica, Comune di Genova e Autorità Nazionale Anticorruzione firmeranno un protocollo di vigilanza collaborativa in base al quale tutta la documentazione di gara sarà sottoposta all'Anac per un controllo preventivo di legittimità. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Appalti sottosoglia, legittimo invitare l'operatore uscente alla gara di servizi 16 novembre 2018 - Roberto Mangani

Il Tar Campania - con argomenti convincenti - va contro la “linea dura” dell’Anac sul principio di rotazione nelle procedure negoziate. Pro e contro

Ai fini dell'affidamento di un appalto di servizi sottosoglia il gestore uscente può legittimamente essere invitato alla relativa procedura negoziata, non essendo di ostacolo l'esistenza del principio di rotazione previsto dal legislatore. In questi termini si è espresso il Tar Campania, Sez. I, 5 novembre 2018, n.1574, con una pronuncia che si pone in controtendenza rispetto alla giurisprudenza prevalente secondo cui l'applicazione del principio di rotazione comporta che l'invito al gestore uscente riveste carattere eccezionale, essendo limitato alla ricorrenza di specifiche condizioni e dovendo comunque essere accompagnato da una motivazione stringente. Il fatto Un ente appaltante aveva bandito una procedura negoziata ai sensi dell'articolo 36, comma 2, lettera b) del D.lgs. 50/2016 per l'affidamento del servizio di fornitura di bevande e alimenti attraverso distributori automatici, di importo inferiore alla soglia comunitaria. A fronte dell'intervenuta aggiudicazione a favore del gestore uscente, il concorrente secondo classificato proponeva ricorso davanti al giudice

amministrativo adducendo la ritenuta violazione del principio di rotazione che, se correttamente applicato, avrebbe dovuto comportare il non invito del gestore uscente medesimo. La posizione del Tar Campania La tesi del ricorrete è stata respinta dal giudice amministrativo, che ha conseguentemente rigettato il ricorso. Nella sentenza si afferma che il principio di rotazione non può comportare la regola generalizzata del divieto di invito del gestore uscente, dovendo piuttosto essere interpretato come obbligo di non favorire quest'ultimo. Nel caso di specie non vi è stato alcun trattamento di favore nei confronti del gestore uscente. Infatti, in primo luogo la procedura negoziata è stata aperta al mercato, essendovi stato un avviso pubblico con cui si invitavano gli operatori a manifestare il loro interesse all'affidamento dell'appalto. In secondo luogo, a fronte delle manifestazioni di interesse pervenute, vi era stato un sorteggio pubblico dei cinque concorrenti da invitare a formulare la loro offerta, con un meccanismo che, proprio perché basato sul sorteggio, risultava ispirato alla massima imparzialità. Se c’è un sorteggio, non si giustifica il mancato invito dell’operatore uscente Una volta adottate queste modalità di svolgimento della procedura non può trovare spazio, secondo il giudice amministrativo, la tesi secondo cui il principio di rotazione deve necessariamente comportare il mancato invito del gestore uscente. Un'interpretazione di questo tipo, di tipo rigido e avulsa dal quadro complessivo di funzionamento della procedura negoziata, si pone in contrasto con il principio della tutela della concorrenza, su cui è incentrato tutto il sistema di disciplina degli appalti pubblici. Il principio di rotazione, cosa dice il codice e cosa dice l’Anac Nell'ambito dell'articolo 36 del D.lgs. 50 il principio di rotazione viene evocato più volte. Il comma 1 stabilisce in termini del tutto generali che l'affidamento e l'esecuzione dei contratti di importo inferiore alle soglie comunitarie devono avvenire, tra l'altro, nel rispetto del principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti. Il medesimo principio di rotazione viene poi richiamato alle lettere b) e c) del comma 2 in relazione agli inviti alla procedura negoziata, essendo stabilito che la consultazione debba avvenire tra un numero minimo di concorrenti (cinque o dieci, a seconda dell' importo del contratto da affidare), individuati sulla base di indagini di mercato o tramite elenchi, ma sempre nel rispetto del criterio di rotazione degli inviti. La problematica relativa all'invito del gestore (o contraente) uscente si trova disciplinata non nella legge ma nelle Linee guida Anac n.4, nella versione aggiornata al 1 marzo 2018, relative agli affidamenti dei contratti sottosoglia. Nelle richiamate Linee guida viene indicata la regola secondo cui il gestore uscente non può essere invitato alla

procedura negoziata finalizzata all'affidamento del nuovo contratto avente il medesimo oggetto né, a maggior ragione, può rendersi affidatario diretto di tale contratto. Il divieto di invito o di affidamento nei confronti del gestore uscente può subire deroghe solo in casi eccezionali, e fornendo un onere motivazionale particolarmente stringente. Nell'ambito di tale onere motivazionale assumono particolare rilievo la specifica struttura del mercato che denota assenza di alternative nonché le circostanze legate a un elevato grado di soddisfazione maturato nel precedente rapporto, unite alla competitività del prezzo offerto. LE LINEE GUIDA ANAC SUGLI APPALTI SOTTOSOGLIA È significativo, come si accennava, che tali regole siano indicate nelle Linee guida Anac, che sostanzialmente interpretano il divieto di invito del gestore uscente come una derivata del principio di rotazione. La mancanza di un'esplicita indicazione in questo senso nella norma consente di operare un'analisi critica delle affermazioni contenute nelle suddette Linee guida. Essa va condotta in maniera distinta in relazione alla rotazione negli affidamenti diretti ovvero nell'ambito dello svolgimento di procedure negoziate, al fine di individuare gli aspetti condivisibili e quelli più critici. La rotazione negli affidamenti diretti: la regola In base alla previsione contenuta all'articolo 36, comma 2, lettera a) è consentito ricorrere all'affidamento diretto per i contratti di importo inferiore a 40mila euro. La norma non contiene alcun riferimento al principio di rotazione. Tuttavia occorre considerare la previsione del precedente comma 1 che parla di «principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti». Di conseguenza la rotazione trova applicazione anche agli affidamenti diretti. Si deve ritenere, seguendo l'impostazione delle Linee guida, che una coerente applicazione del principio di rotazione comporti il divieto di affidare il contratto al gestore (contraente) uscente. Questa indicazione appare ragionevole, essendo diretta a evitare che attraverso ripetuti affidamenti operati sempre nei confronti del medesimo soggetto si consolidino posizioni di esclusiva o addirittura di monopolio. Detto altrimenti, si vuole evitare che l'affidamento di un determinato contratto sia sottratto per troppo tempo alla regola del confronto concorrenziale. La rotazione negli affidamenti diretti: i limiti applicativi Questa regola è soggetta tuttavia ad alcuni limiti, indicati anch'essi nelle Linee guida. In primo luogo per far scattare il divieto di affidamento del gestore uscente vi deve essere identità di oggetto (inteso come medesima categorie di opere, stesso settore merceologico o settore di servizi) tra il contratto precedente e quello oggetto di nuovo affidamento. In secondo luogo, il divieto opera con riferimento all'affidamento immediatamente successivo, il che implica che il gestore uscente potrà se del caso rendersi legittimamente affidatario di un contratto di cui sia già stato titolare in passato, purché non vi sia continuità tra vecchio e nuovo affidamento. A completamento del quadro occorre considerare infine un'altra indicazione contenuta nelle Linee guida Anac secondo cui ogni ente appaltante può suddividere gli affidamenti in fasce di importo e limitare il divieto di affidamento al gestore uscente unicamente nell'ambito di una medesima fascia. La rotazione nelle gare a inviti Più problematica si presenta l'applicazione del principio di rotazione agli inviti alla procedura negoziata. Rispetto al gestore uscente le Linee guida Anac prevedono che l'invito è di norma vietato e la deroga al divieto riveste carattere eccezionale, essendo legata al ricorso delle particolari condizioni sopra ricordate. Lo stesso trattamento è riservato a chi è già stato invitato alla precedente procedura, anche se non è risultato aggiudicatario. La giurisprudenza si è concentrata sull'invito al gestore uscente e, conformemente a quanto indicato nelle Linee guida, ha ribadito la legittimità del divieto di invito. A supporto di questa soluzione sono state generalmente individuate due ordini di ragioni. In primo luogo la necessità - comune anche alla precedente ipotesi dell'affidamento diretto - di evitare il consolidamento di posizioni in violazione del principio di concorrenzialità. In secondo luogo la volontà di evitare qualunque alterazione della procedura, che potrebbe derivare dal fatto che il gestore uscente ha un bagaglio informativo in merito al contratto oggetto di affidamento sicuramente superiore a quello degli altri concorrenti. Il concorrente uscente ha una posizione di vantaggio concorrenziale? La prima motivazione suscita perplessità. Infatti l'eventuale consolidamento di posizione non è il frutto di una scelta discrezionale dell'ente appaltante - come nell'ipotesi di affidamento diretto - ma rappresenta eventualmente l'esito di una procedura concorrenziale in cui il gestore uscente si è confrontato con altri operatori. In sostanza l'eventualità che il gestore uscente si veda rinnovato il contratto è legata a una valutazione della sua offerta che viene messa a confronto con quella di altri soggetti. In questo senso tale rinnovo difficilmente può essere considerato come un illegittimo consolidamento di una posizione, essendo piuttosto il risultato di un'ordinaria dinamica concorrenziale. Quanto contano le informazioni in possesso del concorrente uscente? Quanto alla seconda motivazione relativa al divario informativo di cui il concorrente uscente godrebbe, essa appare debole in relazione alle conseguenze che ne derivano. L'esclusione dalla procedura per il solo fatto di avere un bagaglio informativo più ampio rispetto agli altri concorrenti appare frutto di un peso eccessivo che viene dato a questo elemento. E ciò suscita perplessità considerando che comunque il divieto di invito rappresenta una limitazione all'iniziativa economica privata.

Conviene impedire alla Pa il ricorso a un operatore che ha lavorato bene? Oltre a quanto detto occorre inoltre considerare da un punto di vista strettamente operativo che imporre un divieto di invito del gestore uscente significa impedire in via aprioristica all'ente committente di continuare a servirsi di un contraente che per ipotesi ha svolto le sue prestazioni con grande efficacia, soluzione che appare anche contraria ai principi di buona amministrazione. È giusto non invitare chi è già stato invitato in passato? Le perplessità illustrate sussistono - e anzi si accentuano - anche in relazione all'altra ipotesi presa in considerazione dalle Linee guida. Ci si riferisce al divieto di invito nei confronti di chi è stato già invitato nella precedente procedura. In questo caso sicuramente non sussiste la motivazione legata al più ampio bagaglio informativo, ma anche quella relativa al possibile consolidamento di posizioni appare debole, posto che l'invitato alla procedura precedente non è titolare di alcuna posizione contrattuale. Una rivisitazione del principio di rotazione ? L'applicazione del principio di rotazione secondo la lettura offerta dalle Linee guida Anac suscita dunque più di una perplessità. Occorre riflettere se vi siano altre modalità di applicazione, tenendo peraltro presente che il principio in questione non trova spazio nella normativa comunitaria. Si deve ritenere che le indicazioni contenute nelle Linee guida possano essere quanto meno attenuate nella loro rigidità, dando maggiore spazio alle valutazioni degli enti appaltanti nei singoli casi. E in questo senso assumono un valore significativo pronunce come quelle del Tar Campania che, discostandosi dalla giurisprudenza dominante, assumono una posizione non pregiudizialmente contraria nei confronti del contraente uscente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fattura elettronica, con il «pro forma» più tempo per il professionista 16 novembre 2018 - Federica Polsinelli e Benedetto Santacroce

Documento entro il 15 del mese successivo con il preavviso di parcella. Durante la moratoria la data di emissione prevale su quella di trasmissione

L'avviso di parcella è documento idoneo per il prestatore per emettere una fattura differita; i soggetti non residenti identificati in Italia sono destinatari di fatture elettroniche, ma possono non conservarle in modalità virtuale; nella moratoria la data fattura segue l'effettuazione dell'operazione e non la trasmissione del documento al sistema di interscambio. Questi sono alcuni dei chiarimenti rilasciati ieri dall'agenzia delle Entrate. Fattura differita e pro forma Le nuove regole di emissione della fattura immediata che prevedono dal 1° luglio la possibilità di emettere il documento entro 10 giorni dal momento di effettuazione, possono non essere sufficienti per i professionisti (o più in generale per i prestatori di servizio) ad evitare la tardiva emissione della fattura. Si pensi al caso del pagamento di una prestazione che avviene il 15 agosto che impone al contribuente di emettere la fattura il 25 agosto quando il prestatore è in vacanza fino al 31 agosto. In questo caso il professionista può ricorrere all'emissione della fattura differita entro il 15 settembre a condizione (articolo 21,

comma 4, lettera a, del Dpr 633/72) che la prestazione sia individuabile con un documento idoneo. L'agenzia delle Entrate ora chiarisce che un documento idoneo può essere l'avviso di parcella o la fattura pro forma. Quindi, ritornando all'esempio, se il professionista ha emesso al 1° agosto un avviso di parcella e viene pagato il 15 agosto, potrà emettere la fattura entro il 15 settembre. Moratoria data emissione La moratoria consente di emettere tardivamente nel primo semestre 2019 una fattura elettronica entro il termine di liquidazione. Quindi, ad esempio, se il momento di effettuazione di una fattura è il 5 gennaio, il contribuente può trasmettere la fattura al SdI entro il 15 febbraio. L'Agenzia chiarisce, però, che la data fattura, anche se l'emissione emissione avviene a febbraio, può essere sempre il 5 gennaio. Il chiarimento è importante sia per l'emittente che per il cessionario che possono più facilmente gestire la liquidazione e la detrazione dell'imposta. Operazioni nei confronti dei soggetti identificati I soggetti identificati sono stati esclusi dal perimetro soggettivo della fattura elettronica dal Dl 119/2018. Ora viene chiarito in modo puntuale la loro posizione quando sono cessionari o committenti di un soggetto passivo d'imposta nazionale. A tal proposito, l'agenzia delle Entrate, richiamando il provvedimento direttoriale del 30 aprile 2018, ha chiarito che ai fini della trasmissione delle fatture ai predetti soggetti (insieme ai soggetti minimi, forfettari e in regime di vantaggio), i cedenti/prestatori invieranno una vera e propria fattura elettronica tramite lo Sdi con un codice destinatario convenzionale a 7 zeri (salvo che il soggetto identificato non comunichi uno specifico indirizzo telematico pec o codice destinatario, ottenuto previo accreditamento al sistema da parte del cliente o dell'intermediario che riceve per suo conto).Le fatture elettroniche saranno poi messe a disposizione nelle loro specifiche aree riservate. Inoltre, si rende opportuno per il fornitore consegnare ai soggetti identificati copia cartacea. Conservazione L'Agenzia ha chiarito che i soggetti identificati in Italia (anche mediante rappresentante in Italia) non devono conservare elettronicamente le fatture elettroniche che ricevono dai propri fornitori. Questa regola, ha inoltre specificato l'Agenzia, può essere estesa anche ai soggetti minimi, forfettari nonché in regime di vantaggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sis a o us, gli i geg eri sis i i: pote ziare le agevolazio i fis ali

di Paola Mammarella

ISI propone tetti di spesa differenziati in base ai metri quadri, detrazioni per le diagnosi

sismiche senza lavori e cessione del credito anche alle banche

Zakhar Marunov © 123RF.com

16/11/2018 – Potenziare il Sismabonus e agire sulle

criticità che finora hanno impedito il decollo delle

det azio i pe l’adeguamento antisismico degli immobili.

È la p oposta la iata al Gove o dall’Asso iazio e I“I –

Ingegneria Sismica Italiana.

Secondo ISI è innanzitutto necessario mettere a punto

un report dettagliato sugli interventi realizzati grazie alle

detrazioni fiscali, in modo da comprendere le

pote zialità dello st u e to e l’i po ta za del suo potenziamento. In secondo luogo ritoccare le

agevolazioni, ad esempio quelle sugli immobili produttivi, per i quali al momento potrebbe risultare non conveniente

l’adeguamento antisismico.

Sismabonus, le proposte ISI per gli immobili produttivi “e o do I“I, pe sti ola e l’adegua e to a tisis i o degli i o ili p oduttivi, isog e e e:

- i odula e l’i po to della det azio e pe gli i te ve ti di essa i si u ezza sis i a el setto e o eside ziale, fissando un tetto massimo parametrato alla superficie dell i o ile;

- intervenire con un correttivo tecnico sul DM 68/2017, allineando la normativa sulle garanzie finanziarie da parte dei

produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche a quella in materia di sicurezza di macchinari, impianti e

scaffalature industriali/commerciali;

- estendere la possibilità di cessione del credito di imposta anche agli interventi eseguiti sulle unità destinate ad uso

produttivo.

SCARICA LA GUIDA DI EDILPORTALE AL SISMABONUS

Sismabonus, le proposte ISI per il residenziale

Isi propone una serie di suggerimenti per la diffusione del Sismabonus nel settore residenziale:

- dare la possibilità ai soggetti incapienti, ioè ai o t i ue ti he ie t a o ella o tax a ea e so o ui di es lusi dall’i posizio e I pef, di ede e il edito di i posta o ispo de te all’E o o us alle a he e agli i te edia i finanziari;

- Ampliare la platea degli immobili su cui è conse tita la f uizio e del sis a o us ei asi di de olizio e e i ost uzio e se za au e to di volu et ie a uelli u i ati elle zo e 2 he si o figu a o o u ue o e zo a ad

alta pericolosità) ed in zona 3 (in cui possono verificarsi forti terremoti ma rari);

- estendere i benefici fiscali alle spese sostenute per le diagnosi sismiche, indipendentemente dal fatto che siano

seguite da lavori di messa in sicurezza.

SCARICA L INFOG‘AFICA DI EDILPORTALE CON I PRODOTTI BENEFICIARI DEI BONUS

Sismabonus, funzionamento e criticità

Ricordiamo che il Sismabonus prevede una detrazione fiscale pari al 50% delle spese sostenute fino al 31 dicembre

2021 per gli interventi di adeguamento antisismico degli edifici situati in zona sismica 1, 2 e 3. Nelle singole unità

i o ilia i il o us può a iva e al 0% se l’i te ve to dete i a il passaggio ad u a lasse di is hio i fe io e e all’ 0% se l’i te ve to dete i a il passaggio a due lassi di is hio i fe io i. I o do i io l’i e tivo può

aggiu ge e il % se l’i te ve to dete i a il passaggio ad u a lasse di is hio i fe io e e l’ % se l’i te ve to determina il passaggio a due classi di rischio inferiori. La valutazione del miglioramento avviene ai sensi delle Linee

guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni (DM 58/2017poi aggiornato dal DM 65/2017).

Il tetto di spesa su cui calcolare la detrazione è pari a 96mila euro nelle singole unità immobiliari (in condominio

ila eu o oltipli ato pe il u e o delle u ità i o ilia i he o po go o l’edifi io . “i t atta di u li ite he può risultare non conveniente per edifici di grandi dimensioni, come i grandi capannoni industriali, o che richiedono

interventi particolarmente invasivi.

In condominio, i condòmini possono optare per la cessione del creditocorrispondente alla spettante quota di

detrazione ai fornitori che hanno effettuato gli interventi o ad altri soggetti privati, tranne che alle banche o ad altri

intermediari finanziari. Gli operatori ritengono che per diffondere maggiormente il ricorso al Sismabonus si potrebbe

estendere la cessione alle banche.

Le diagnosi sismiche sono agevolate solo se seguite da interventi di adeguamento antisismico. Il Governo ha

annunciato l’intenzione di renderle detraibili a prescindere dalla successiva realizzazione di lavori di adeguamento o

miglioramento antisismico e ha accolto un ordine del giorno ad-hoc.

Sismabonus, ISI per una strategia di lungo termine

Finora il Sismabonus non ha goduto di un ampio successo. Lo scorso anno il Consiglio nazionale degli ingegneri ha

rilevato che dipende dalla scarsa consapevolezza, anche da parte dei tecnici, e da interventi invasivi e, di

conseguenza, costosi.

Pe isolve e l’i passe, I“I p opo e di: - garantire al dispositivo fiscale un periodo sufficientemente lungo per il suo rodaggio e per la sua sedimentazione

nella sensibilità dei cittadini, dando certezza della conferma e stabilizzazione della detrazione;

- coinvolgere i cittadini in un processo di conoscenza e condivisione degli strumenti attualmente in vigore, anche

attraverso la predisposizione di apposita documentazione divulgativa da inviare ai proprietari degli immobili,

sottolineandone le ricadute in termini economici e sociali;

- sostenere e dare eco alle campagne di informazione organizzate dai principali attori della filiera (associazioni, ordini

e collegi professionali, casse di previdenza dei professionisti etc.);

- studia e a he pe l’Italia, o e già è stato fatto i alt i Paesi, u a strategia per lo sviluppo di una cultura della

copertura del rischio con strumenti assicurativi. Secondo ISI non bisogna tanto rendere obbligatoria la copertura

assi u ativa dell’i o ile, a favo i e la g aduale diffusio e e pe et azio e el e ato di polizze assicurative che

asso i o alla si u ezza dell’i o ile u ta gi ile e o etizza ile ito o e o o i o i te i i di valo e dell’i o ile e di e tezza del da o i o sato i aso di eve to ala itoso.

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Antisismica, il Governo valuta incentivi per la verifica statica degli

immobili

di Paola Mammarella

Accolto un ordine del giorno per la mappatura degli immobili residenziali di edilizia privata e pubblica

16/11/2018 – Incentivi per stimolare privati ed enti pubblici a verificare la staticità degli edifici di loro proprietà. È la proposta, formulata dal senatore Pd, Salvatore Margiotta, in un ordine del giorno accolto dal Governo durante l’approvazione del DL Genova . Prevenzione sismica, l’odg approvato

Il Governo si è impegnato a costituire dei Fondi per incentivare i privati e gli Enti Pubblici, proprietari di immobili residenziali, a commissionare a professionisti qualificati la perizia della staticità degli edifici. Questa volontà è stata annunciata dal Ministro delle

Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, durante la conferenza di presentazione della prima edizione della Giornata nazionale della prevenzione sismica. Gli incentivi, si legge nell'ordine del giorno, alleggerirebbero i proprietari dal costo delle perizie. L’o iettivo è ave e in un tempo celere e certo una mappatura completa della sicurezza statica e antisismica della proprietà edilizia italiana, al fine di intervenire tempestivamente dove necessario. Ricordiamo che anche il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) ha evidenziato che tra i motivi che non fanno decollare il Sismabonus ci sono lavori troppo invasivi, quindi costosi, e scarsa consapevolezza. Co e evide ziato dal testo dell’o di e del gio o, il pat i o io edilizio eside ziale italia o è i g a pa te ostituito da edifici costruiti nel secondo dopoguerra, periodo caratterizzato da uno sviluppo edilizio tumultuoso e da conoscenze tecniche oggi superate. La frammentazione della proprietà immobiliare, nonché i costi di adeguate pe izie e di i te ve ti di adegua e to stati o, o ti ua l’odg, ha o egli a i s o aggiato fo te e te l'adeguamento alle più avanzate conoscenze tecniche e alla normativa antisismica. A seguito del crollo del Ponte Morandi a Ge ova, sottoli ea l’odg di Ma giotta, o si può i via e u a ve ifi a sul ciclo di vita del calcestruzzo e del cemento armato impiegati nella costruzione di condomini, case e abitazioni in genere. L’esau i si del i lo di vita di uesti ate iali, o ti ua l’odg, ha già po tato i olte ittà italia e alla evacuazione e dichiarazione di inagibilità di molti edifici. “i t atta di u p o le a he o igua da solo l’edilizia p ivata, a i odo sig ifi ativo uella pu li a. È fondamentale – si legge nell'ordine del giorno - che i proprietari e gli enti pubblici abbiano piena contezza della situazione dei loro edifici e degli eventuali interventi necessari per prevenire future tragedie". Ricordiamo che lo scorso anno il CNI ha affermato che il fascicolo di fabbricato è l’u i o strumento efficace per conoscere il livello di rischio cui sono esposti gli immobili. Prevenzione sismica, soddisfatta Fondazione Inarcassa “i t atta di u a uo a otizia pe hi, o e oi, da se p e si atte su uesto pu to ha o e tato Egidio

Comodo, Preside te di Fo dazio e I a assa. No più di u ese fa la ost a Fo dazio e, i fatti, ha p o osso una Giornata Nazionale proprio sul tema della prevenzione sismica ottenendo un grande risultato in termini di partecipazione non solo da parte degli architetti e ingegneri presenti in circa 500 piazze italiane, ma anche per quanto riguarda il riscont o dei ittadi i. “ia o soddisfatti dell’atte zio e di ost ata i uesto aso dal Gove o e i g azio il “e . “alvato e Ma giotta e gli alt i se ato i pe uesta i iziativa ua to ai oppo tu a . Mi augu o he si giu ga a e de e pie a e te ope ativo ua to p evisto dall’OdG i odo da i izia e ad

i te ve i e o eta e te sulle o dizio i st uttu ali dei ost i edifi i - conclude Comodo. © Riproduzione riservata

Distanze tra edifici, cosa accade se li separa una strada?

di Paola Mammarella

La Cassazione spiega i casi di una via pubblica e di una strada privata utilizzata per la

pubblica viabilità

Foto: Ekaterina Belova © 123RF.com

16/11/2018 – Gli edifici separati da una via pubblica

non devono rispettare le norme sulle distanze legali. Lo

ha spiegato la Corte di Cassazione con la sentenza

27364/2018.

I giudici hanno chiarito che la stessa regola vale nel

caso in cui gli edifici siano separati da un vicolo cieco o

da una strada privata, che però viene utilizzata al

servizio della viabilità pubblica.

Distanze tra edifici, la normativa Co e i o dato dalla Cassazio e, i ase all’a ti olo del Codi e Civile, so o eso e ate dal ispetto delle dista ze legali le costruzioni al confine con piazze e vie pubbliche o con strade di proprietà privata gravate da servitù

pubbliche di passaggio.

No è i fatti la p op ietà della via a dete i a e se isog a ispetta e il li ite delle dista ze legali, a l’uso o eto che la collettività fa della strada.

La norma del Codice Civile, ha chiarito la Cassazione, prevale sulle eventuali norme edilizie locali che prescrivano il

rispetto della distanza minima anche nel caso in cui tra le costruzioni siano interposte aree pubbliche.

Distanze tra edifici, il caso

Nel caso esaminato dalla Cassazione, il proprietario di un edificio aveva chiesto la demolizione di una costruzione che

a suo avviso era stata realizzata violando la normativa sulle distanze. Le pareti finestrate si trovavano infatti ad una

dista za i fe io e a et i l’u a dall’alt a.

Il Tribunale Ordinario aveva bocciato il ricorso sostenendo che le due costruzioni, separate da una via pubblica,

potevano anche trovarsi ad una distanza inferiore a 10 metri.

Al o t a io, se o do la Co te d’Appello isog ava o side a e he il egola e to Edilizio o u ale p evedeva l’i de oga ilità della dista za di et i t a pa eti fi est ate. La Co te aveva ui di o di ato l’a et a e to della costruzione realizzata ad una distanza inferiore.

La Cassazione ha ribaltato nuovamente la questione sostenendo che le norme dei Regolamenti edilizi integrano

quelle del Codice Civile, ma non possono porsi in contrasto con esse. Sulla base di queste considerazioni, dato che i

due edifi i e a o sepa ati da u a via utilizzata pe la via ilità pu li a, i giudi i ha o evo ato l’o di e di demolizione e arretramento della costruzione.

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EDILIZIA SCOLASTICA, APPROVATA LA PROGRAMMAZIONE

UNICA NAZIONALE All'interno della Programmazione Unica Nazionale 2018-2020 sull'edilizia scolastica confluiscono anche i piani regionali allegati

Di Redazione Tecnica - 16 novembre 2018 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Attraverso il Decreto ministeriale 615-2018 che risale al 12 settembre e che è stato in seguito pubblicato dal MIUR sul proprio sito istituzionale il 5 Novembre, è avvenuta l’approvazione della Programmazione Unica Nazionale 2018-

2020 sull’edilizia scolastica, dentro la quale convergono anche i piani regionali allegati. Questi piani includono quei progetti presentati successivamente ai bandi regionali, da Province, Comuni, Città Metropolitane e che sono stati ritenuti ammissibili. Edilizia scolastica, quote di contributo annuo

Il Decreto ministeriale 615 specifica le quote di contributo che vengono conferite ogni anno a ciascuna Regione, per quanto concerne la rata di mutuo annua di 170.000.000,00 euro indicata nel capitolo 7106 del bilancio di previsione del Miur, dall’annualità 2018 fino al 2027, come previsto dalla Legge di Bilancio 2018. In merito alla Programmazione Unica Nazionale dell’edilizia scolastica, ecco le quote di contributo che vengono attribuite ad ogni Regione: Regione Riparto rata annua Contributo lordo Totale

Abruzzo 5.182.239,33 51.822.393,30

Basilicata 2.969.850,87 29.698.508,70

Calabria 8.917.354,54 89.173.545,40

Campania 17.152.718,18 171.527.181,80

Emilia Romagna 10.847.872,93 108.478.729,30

Friuli Venezia Giulia 4.208.487,87 42.084.878,70

Lazio 14.021.841,35 140.218.413,50

Liguria 4.039.868,82 40.398.688,20

Lombardia 22.480.611,76 224.806.117,60

Marche 5.313.540,27 53.135.402,70

Molise 1.851.761,89 18.517.618,90

Piemonte 11.791.393,07 117.913.930,70

Puglia 11.354.365,33 113.543.653,30

Sardegna 5.840.646,14 58.406.461,40

Sicilia 15.595.339,46 155.953.394,60

Toscana 10.498.425,65 104.984.256,50

Umbria 3.782.575,90 37.825.759,00

Valle D’Aosta 909.447,98 9.094.479,80

Veneto 13.141.658,66 131.416.586,60

Totale 170.000.000,00 1.700.000.000,00

Fonte: Anci Le Regioni, una volta che si potrà sapere per certo il contributo netto, dopo aver contrattato il costo del mutuo decennale, potranno spedire al Ministero la graduatoria dei progetti che sono stati sovvenzionati durante l’anno 2018. Progetti che convergeranno all’interno del piano nazionale (inerente a questa annualità) che in seguito verrà approvato tramite il decreto interministeriale di Miur e Mef. Grazie al decreto sarà reso possibile anche l’utilizzo delle risorse. Gli enti locali e i beneficiari dei finanziamenti per l’anno 2018, successivamente alla pubblicazione del decreto interministeriale, avranno la facoltà di far partire le procedure di gara e di affidare i lavori. Leggi anche Fondi per l’Edilizia scolastica: come ottenere le risorse stanziate? Edilizia scolastica, le parole del Ministro Bussetti Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, dopo aver firmato il decreto per destinare 1.395.910,31 euro agli interventi più impellenti (soprattutto per rifare i tetti e ripristinare le coperture e i serramenti) su 38 edifici scolastici che hanno subito dei danni in seguito al maltempo che si era scatenato recentemente sulla Regione Veneto, ha dichiarato: “Si tratta di una prima tranche di risorse che abbiamo destinato per l’emergenza in Veneto e, in particolare, per la Province maggiormente colpire di Belluno e di Vicenza”. Inoltre, ha aggiunto: “Voglio far sentire tutta la mia vicinanza e il mio supporto ai cittadini del Veneto, in particolare agli studenti, alle loro famiglie e al personale scolastico. È un segnale e un aiuto concreto per gli enti locali, costretti a far fronte a diverse emergenze, per garantire un immediato ritorno alla normalità, a cominciare proprio dalla scuola”. Infine, il Ministro ha concluso: “Appena insediato ho voluto costruire un Fondo nazionale per le emergenze di circa 30 milioni per affrontare con massima celerità situazioni, come questa, di inagibilità delle scuole, nella convinzione che la sicurezza degli studenti è una assoluta priorità”.

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Legge di Bilancio 2019, Confprofessioni: si Flat tax, no Centrale unica Positivo anche il giudizio riguardo agli incentivi fiscali per gli autonomi e i liberi professionisti

Di Redazione Tecnica - 16 novembre 2018 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Da parte dei liberi professionisti arriva un parere

prevalentemente positivo sulla legge di Bilancio 2019.

Confprofessioni, infatti, nell’intervento tenuto lunedì durante le Commissioni Bilancio di Camera e Senato inerenti alla manovra

economica del Governo gialloblu, ha espresso un giudizio

favorevole alla Flat Tax e anche riguardo agli incentivi fiscali

per gli autonomi e i liberi professionisti. Si è registrata una

grande soddisfazione anche per quanto concerne l’ampliamento del programma “Resto al Sud”. Inoltre, sono state apprezzate le misure sulla promozione dell’occupazione e sull’apprendistato, mentre permane qualche perplessità sullo schema mutato

dell’alternanza scuola-lavoro e viene richiesto di riflettere sul

rifinanziamento della “Nuova Sabatini”. Infine, emerge un chiaro no alla Centrale di progettazione per le opere

pubbliche.

Legge di Bilancio, le parole di Stella (Confprofessioni) Il Presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, durante il suo intervento ha ritenuto importante puntualizzare alcuni

aspetti, dichiarando: “La strategia di rilancio dell’economia nazionale deve coinvolgere anche il comparto delle

libere professioni”. Per Confprofessionisti è necessario seguire la via stabilita dal programma “Resto al Sud”, dal momento in cui allarga

quegli incentivi già destinati agli imprenditori, anche ai professionisti under 46 del Sud-Italia. Si tratta di un

modello che, dal punto di vista della Confederazione, potrebbe essere applicato su tutte le misure per lo sviluppo e gli

investimenti, partendo già dalla Nuova Sabatini.

Legge di Bilancio, arriva il NO alla Centrale unica

Da parte di Confprofessioni si denota chiaramente soddisfazione nei confronti di una buona parte del contenuto della

manovra. Allo stesso tempo, vengono anche evidenziati dei provvedimenti che non sono stati ritenuti idonei da

Confprofessioni. Ad esempio la Centrale unica di progettazione per le opere pubbliche insisterebbe

“nella fallimentare politica di proliferazione di enti pubblici di grandi dimensioni”, togliendo le funzioni di progettazione alle professioni del settore tecnico.

Sul reddito di cittadinanza, invece, per il momento Confprofessioni preferisce non entrare nel merito ed aspettare le

misure attuative del disegno di legge. In ogni caso, specifica che “qualsiasi intervento dovrà essere orientato all’inserimento lavorativo” tramite “il potenziamento del sistema delle politiche attive”.

Ponte Morandi: Pubblicati i primi 5 decreti del Commissario straordinario Marco Bucci

16/11/2018

Sono stati pubblicati i primi 5 decreti del Commissario straordinario per la ricostruzione del viadotto Polcevera dell’autostrada A10 Marco Bucci nominato conDPCM 4/10/2018.

I primi due decreti (Decreto n. 1 e Decreto n. 2) sono datati 13 novembre 2018 e si riferiscono alla nomina in qualità di sub-commissari: del dott. Piero Floreani, Magistrato della Corte dei Conti conferendo allo stesso le deleghe inerenti l'attività di indirizzo e coordinamento per tutte le

questioni di carattere giuridico ed amministrativo, della gestione della contabilità speciale ed amministrazione delle risorse finanziarie, della gestione delle procedure di acquisizione delle aree e di liquidazione degli indennizzi, conferendogli anche il potere di sottoscrizione dei relativi atti; del dott. Ugo Ballerini, Direttore Generale di FILSE (Finanziaria Ligure per lo Sviluppo Economico) conferendo allo stesso le deleghe inerenti l'attività di indirizzo e coordinamento in materia di gestione del personale in forza alla struttura commissariale e delle collaborazioni esterne, fabbisogni ed approvvigionamenti della struttura commissariale, gestione del sito web, della comunicazione, degli adempimenti connessi all'amministrazione trasparente, dell'antiriciclaggio, della sicurezza, della privacy, dell'anticorruzione, nonché gestione dei rapporti con la struttura del Commissario per l'emergenza e con Autorità di Sistema del Mar Ligure Occidentale, conferendogli anche il potere di sottoscrizione dei relativi atti. È, sempre datato 13 novembre il Decreto n. 3 relativo alle “Modalità di affidamento dei lavori delle forniture e dei

servizi relativi alla demolizione del ponte Morandi ed alla ricostruzione del nuovo ponte sul Polcevera. Art. 32

Direttiva 2014/24/UE Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014”. Nel decreto è stabilito che:

le attività per la demolizione, la rimozione, lo smaltimento e il conferimento in discarica dei materiali di risulta, nonché per la progettazione, l'affidamento e la ricostruzione dell'infrastruttura e il ripristino del connesso sistema viario - compresa la direzione dei lavori, le procedure per la sicurezza dei lavori ed il collaudo ed ogni attivit propedeutica e connessa relativa anche a servizi e forniture - vengano aggiudicate, ai

sensi dell'art. 32 della direttiva 2014/24/UE, mediante una o più procedure negoziate senza previa pubblicazione di bandi o avvisi;

che la stipulazione dei contratti avverrà nel rispetto delle norme previste dalla legge di conversione del D.L. 109/2018, nonché delle ulteriori indicazioni ih tema di · anticorruzione ed antimafia, che l'Autorità Nazionale Anticorruzione intenderà fornire nell'ambito dello stipulando protocollo di collaborazione;

il decreto stesso sia pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana, nonché sulla GUCE, oltre che sul costituendo sito della struttura sito dell'Anac.

Sono, poi, datati 15 novembre 2018 i due decreti nn. 4 e 5. Con il decreto n. 4 è nominata, ai sensi del comma 1 dell'articolo 1 del DPCM 4 ottobre 2018, la seguente una struttura di missione di 20 componenti costituita da: n. 1 direttore generale; n. 1 direttore amministrativo; n. 1 direttore finanziario; n. 1 soggetti di raccordo con Autorità di sitema portuale;

n. 5 funzionari area tecnico-operativa; n. 3 funzionari area gestionale-amministrativa; n. 1 funzionario area finanziaria; n. 4 esperti esterni alla pubblica amministrazione; n. 2 collaboratori area gestionale-amministrativa; n. 1 collaboratore area tecnico-operativa. Per ultimo, con il Decreto n. 5 il Commissario straordinario ha disposto:

di approvare il documento recante le specifiche tecniche dell'intervento che costituisce l'allegato al presente decreto e ne forma parte integrante;

che le imprese cui rivolgere la consultazione di mercato dovranno essere individuate tra le primarie Aziende del settore delle demolizioni e delle costruzioni di grandi manufatti, con particolare riferimento a ponti e viadotti ferroviari ed autostradali, che, attesa la rilevante complessità dei lavori oggetto di appalto, siano in condizioni, per elevata capacità professionale ed esperienza, anche internazionale, di assicurare l'esecuzione degli interventi secondo i migliori standard della tecnica in un arco temporale ristretto;

che la consultazione di mercato debba essere rivolta anche alle imprese che ad oggi abbiano eventualmente già manifestato interesse ad eseguire l'intervento, individuate con separato provvedimento, e che saranno parimenti ammesse a formulare le loro proposte sulla base delle specifiche tecniche oggetto di approvazione;

di nominare l'Arch. Roberto Tedeschi responabile del procedimento e di demandare allo stesso la predisposizione delle lettere di consultazione e la trasmissione delle stesse;

che anche ulteriori operatori economici, diversi da quelli cui saranno trasmesse le lettere di comunicazione della consultazione di mercato, siano ammessi, sulla base delle specifiche tecniche oggetto di approvazione con il presente decreto, alla formulazione di proposte e che le stesse saranno valutate da questo Commissario straordinario ai fini dell'individuazione del soggetto o dei soggetti con i quali avviare la procedura negoziata senza pubblicazione di bando ai sensi dell'art 32 della direttiva 2014/24/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 24.2.2014 in quanto richiamato dall'art . 1 comma 7 D.L. 28.09.2018 n. 109;

che il decreto stesso sia pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, nonché sulla GUCE, oltre che sul sito della struttura Commissariale e sul sito dell'Autorità Nazionale Anticorruzione.

Al decreto sono state, poi, allegate le Specifiche tecniche - Caratteristiche prestazionali e funzionali relative all’Appalto pubblico di lavori avente ad oggetto la realizzazione, in estrema urgenza, di tutte

le opere di demolizione e di costruzione necessarie al ripristino strutturale e funzionale del Viadotto Polcevera in Genova, comprese queile di progettazione (Direttiva 2014/24/UE, art. 2, comma 1, punto 6, lettera c). Le specifiche tecniche definiscono due fasi di lavori, una per la demolizione e l'altra per la costruzione, non necessariamente consecutive, precisando che il Commissario potrà decidere se appaltarle entrambe ad un unico

soggetto o a soggetti diversi, così come i soggetti chiamati alla negoziazione possono dare disponibilità per entrambe le fasi o per una sola di esse. Il livello progettuale che il Contraente dovrà proporre per l'approvazione da parte del Commissario viene qui definito come "progetto di fattibilità tecnica ed economica in unica fase". Esso dovrà avere i contenuti previsti all'art. 23,

comma 5 del D.Lgs. 50/2016 e delle norme di settore, proponendo più alternative progettuali al fine di perseguire, in linea generale, i principi di durabilità, innovazione, ispezionabilità, manutenibilità, compatibilità ambientale, robustezza e resilienza dell'opera. Dovrà essere utilizzato il Building lnformation Modeling (BIM). I restanti livelli

progettuali sono di libera definizione da parte dell'appaltatore, secondo le norme di settore, che potrà procedere alla loro elaborazione in corso d'opera, in progress, con obbligo di suddividere l'intervento in lotti funzionali tali da

favorire al massimo il subappalto alle piccole e medie imprese e ai liberi professionisti ad esse assimilati secondo quanto contenuto nel "Codice europeo di buone pratiche per facilitare l'accesso delle PMI agli appalti pubblici" della Commissione delle Comunità Europee del 25.6.2008. Mentre, poi, nelle premesse contenute nel paragrafo 1, il decreto richiama il Codice dei contratti per quanto riguarda i contenuti del "progetto di fattibilità tecnica ed economica in unica fase", nei due successivi paragrafi relativi alla Demolizione(paragrafo 2) ed alla Costruzione (paragrafo 3) non si fa più riferimento al Codice dei contratti ma alla Direttiva 2014/24/UE (appalti pubblici) con la precisazione che per quanto concerne la

demolizione vengono citati anche:

il D.Lgs. 285/1992 (nuovo codice della strada) ed il D.P.R. 495/1992 (Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada);

il D.M. 17.1.2018 (aggiornamento delle norme tecniche per le costruzioni);

il D.Lgs. 152/2006 (norme in materia ambientale); il D.Lgs. 81/2008 (tutela della salute e della sicurezza nei lùoghi di lavoro), mentre, per quanto concerne la progettazione vengono citati anche: la Direttiva 2008/96/CE (sicurezza autostrade); il D.Lgs. 285/1992 (nuovo codice della strada) ed il D.P.R. 495/1992 (Regolamento di esecuzione e di

attuazione del nuovo codice della strada) il D.M. 17.1.2018 (aggiornamento delle norme tecniche per le costruzioni); il D.M. 5.11.2001 (norme funzionali geometriche per la costruzione, il controllo e il collaudo delle strade, dei

relativi impianti e servizi); il D.M. 19.4.2006 (norme funzionalie geometriche per la costruzione delle intersezioni stradali); il D.M. 18.2.1992 (istruzioni tecniche sulla progettazione, omologazione ed impiego delle barriere di

sicurezza stradale); il D.Lgs. 152/2006 (norme in materia ambientale); il D.Lgs. 81/2008 (tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro).

In allegato i 5 decreti pubblicati dal Commissario straordinario.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it © Riproduzione riservata Documenti Allegati Decreto 13 novembre 2018, n. 1 Decreto 13 novembre 2018, n. 2 Decreto 13 novembre 2018, n. 3 Decreto 15 novembre 2018, n. 4 Decreto 15 novembre 2018, n. 5 DPCM 4 ottobre 2018 - Nomina commissario straordinario DPCM 4 ottobre 2018 - Costituzione struttura

Decreto Genova, il Senato approva in via definitiva la legge di

conversione

16/11/2018

Sono trascorsi 3 mesi, ovvero 93 giorni, dal crollo del

Ponte Morandi ma finalmente il decreto per la città di

Genova è legge. Palazzo Madama ha, infatti,

approvato in via definitiva (167 voti favorevoli, 49

contrari e 53 astensioni) il disegno di legge n. 909, di

conversione in legge, con modificazioni, del decreto-

legge n. 109/2018, recante disposizioni urgenti per la

città di Genova e altre emergenze, già approvato in

prima lettura dalla Camera.

Una legge che avrebbe potuto avere un iter più veloce

ma che, purtroppo, ha avuto il difetto di prevedere

disposizioni non solo per il crollo del Ponte Morandi di Genova, per il quale è stato previsto solo il Capo I (11

articoli), ma anche:

disposizioni per la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti - Capo II (artt. 12-16)

interventi nei territori dei comuni di Casamicciola Terme, Forio, Lacco Ameno dell’isola di Ischia interessati dagli eventi sismici verificatisi il giorno 21 agosto 2017 - Capo III (artt. 17-36)

Misure urgenti per gli eventi sismici verificatisi in Italia centrale negli anni 2016 e 2017 - Capo IV (artt. 37-

39)

Ulteriori interventi emergenziali - Capo V (artt. 40-46) - Come le "Disposizioni urgenti sulla gestione dei

fanghi di depurazione".

Un potpourri di contenuti che i genovesi avrebbero certamente potuto fare a meno. Ma quelli che hanno lasciato

maggiormente perplessi sono le disposizioni contenute nell'art. 25 per far fronte agli interventi nei territori dei Comuni

di Casamicciola Terme, Forio, Lacco Ameno dell’Isola di Ischia interessati dagli eventi sismici verificatisi il giorno 21 agosto 2017. Disposizioni che tecnicamente rappresentano un vero e proprio condono edilizio perché consentono di

applicare agli immobili edificati dopo il 1985 le regole (i condoni edilizi) emanati prima di quell'anno e che sono state

mal digerite soprattutto in un momento in cui madre natura ha ricordato all'uomo chi comanda davvero sui territori.

In particolare, la parte contestata riguarda la fine del comma 1 grazie alla quale per le istanze di condono non risolte

relative agli immobili distrutti dal terremoto e presentate ai sensi delle tre leggi successive (1985, 1994 e 2003) si

applicherebbero le norme di cui ai Capi IV e V della legge 28 febbraio 1985, n. 47.

Praticamente, come denunciato da Legambiente, alle istanze di condono si applicherebbero le regole di 33 anni fa,

quando non esistevano particolari norme per la tutela del territorio. In audizione alla Camera prima della

pubblicazione in Gazzetta del D.L. n. 109/2018, il vicepresidente nazionale di Legambiente spiega Edoardo

Zanchini aveva descritto i pericoli di una norma che "consentirebbe di sanare edifici che perfino le sanatorie

approvate dai Governi Berlusconi del 1994 e 2003 vietavano, proprio perché posti in aree pericolose da un punto di

vista idrogeologico e sismico, oltre che vincolate paesaggisticamente. L’assurdità è che questi edifici, che per le norme vigenti sono abusivi, non solo verrebbero sanati ma avrebbero il completo rimborso dallo Stato per la

ricostruzione. E senza considerare che alla prossima pioggia rischiano di franare, perché la situazione di rischio

idrogeologico delle aree non può essere risolta. Fermiamo questo provvedimento prima che sia troppo tardi”.

Rispetto alla prima versione del decreto legge, nella legge di conversione è però prevista l'acquisizione del parere

favorevole da parte dell’autorità preposta alla tutela del vincolo paesaggistico oltre che il divieto di erogare contributi

alla parte relativa ad eventuali aumenti di volume dell'immobile oggetto del condono.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Progetto 'Bellezz@ - Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati': in

Gazzetta il DPCM 27 settembre 2018 16/11/2018

Tutto pronto per accedere alla fase successiva di stipula delle convenzioni con il Ministero dei beni e delle attività culturali per il Progetto "Bellezz@ - Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati". È stato, infatti, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 265 del 14 novembre 2018 il Decreto del Presidente

del Consiglio dei Ministri 27 settembre 2018 recante "Progetto «Bellezz@ - Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati»" con il quale viene istituita la Commissione per l'attuazione del progetto per il quale, con Delibera CIPE del 1° maggio 2016, è stato

disposto lo stanziamento di 150 milioni di euro per interventi, ciascuno dei quali non superiore a 10 milioni di euro, afferenti al progetto di recupero di luoghi culturali dimenticati. Entrando nel dettaglio, il DPCM individua gli enti attuatori che accedono alla fase successiva di stipula delle convenzioni con il Ministero dei beni e delle attività culturali, concernenti le modalità di erogazione del finanziamento e di verifica degli interventi afferenti al progetto «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati» e definisce la Commissione così composta:

due rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri, di cui uno con funzioni di Presidente; un rappresentante del Ministero dei beni e delle attività culturali; un rappresentante del Ministero dell'economia e finanze; un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

Possono accedere alla fase successiva di stipula delle convenzioni con il Ministero dei beni e delle attività culturali, gli enti attuatori degli interventi indicati nell'elenco allegato al DPCM, con progressivi dal numero 1 al numero 271. Tali enti devono presentare entro il 14 maggio 2019 una dichiarazione recante:

l'indicazione precisa del bene/luogo da recuperare ovvero del progetto di interesse culturale e sua ubicazione; l'indicazione del proprietario del bene/luogo da recuperare e dell'eventuale titolare di diritti concessori sul

bene ovvero del gestore del progetto di interesse culturale; l'indicazione del soggetto proponente l'intervento; l'indicazione dell'ente pubblico attuatore e del suo rappresentante per l'intervento; la dichiarazione da parte dell'ente pubblico attuatore della persistente attualità e necessità

dell'intervento/progetto segnalato; l'indicazione degli eventuali provvedimenti di approvazione o autorizzazione già acquisiti.

A tale dichiarazione vanno allegati: a) il quadro economico di spesa dettagliato e aggiornato che, fermo il limite di importo di finanziamento richiesto nella segnalazione inviata, è articolato, ove possibile, secondo lo schema di cui all'art. 16 del DPR 5 ottobre 2010, n. 207 e reca, altresì, indicazione di eventuali altri finanziamenti; b) il Programma operativo di dettaglio, recante indicazione delle attività e delle procedure da espletare per pervenire all'attuazione dell'intervento segnalato; c) il progetto esecutivo; d) la documentazione che accerti la sussistenza della disponibilità giuridica e fattuale dei beni ai fini della realizzazione dell'intervento;

e) la documentazione che dimostri che l'intervento riguarda la tutela e/o la valorizzazione di beni del patrimonio culturale, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. Ricordiamo che, come previsto dall'art. 16 del DPR n. 207/2010, i quadri economici degli interventi sono predisposti con progressivo approfondimento in rapporto al livello di progettazione al quale sono riferiti e con le necessarie variazioni in relazione alla specifica tipologia e categoria dell’intervento stesso e prevedono la seguente articolazione del costo complessivo: a.1) lavori a misura, a corpo, in economia; a.2) oneri della sicurezza, non soggetti a ribasso d’asta; b) somme a disposizione della stazione appaltante per: 1- lavori in economia, previsti in progetto ed esclusi dall’appalto, ivi inclusi i rimborsi previa fattura; 2- rilievi, accertamenti e indagini; 3- allacciamenti ai pubblici servizi; 4- imprevisti; 5- acquisizione aree o immobili e pertinenti indennizzi; 6- accantonamento di cui all’articolo 133, commi 3 e 4, del codice; 7- spese di cui agli articoli 90, comma 5, e 92, comma 7-bis, del codice, spese tecniche relative alla progettazione, alle necessarie attività preliminari, al coordinamento della sicurezza in fase di progettazione, alle conferenze di servizi, alla direzione lavori e al coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione, all’assistenza giornaliera e contabilità, l’importo relativo all’incentivo di cui all’articolo 92, comma 5, del codice, nella misura corrispondente alle prestazioni che dovranno essere svolte dal personale dipendente; 8- spese per attività tecnico amministrative connesse alla progettazione, di supporto al responsabile del procedimento, e di verifica e validazione; 9- eventuali spese per commissioni giudicatrici; 10- spese per pubblicità e, ove previsto, per opere artistiche; 11- spese per accertamenti di laboratorio e verifiche tecniche previste dal capitolato speciale d’appalto, collaudo tecnico amministrativo, collaudo statico ed altri eventuali collaudi specialistici; 12- I.V.A., eventuali altre imposte e contributi dovuti per legge. La documentazione va trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Segretariato generale, esclusivamente mediante posta elettronica certificata all'indirizzo, [email protected], conformemente alle norme del Codice dell'amministrazione digitale. Superato il suddetto termine non è più possibile accedere alla fase successiva di stipula delle convenzioni con il Ministero dei beni e delle attività culturali. In allegato il DPCM comprensivo dell'elenco degli interventi ammessi al Fondo.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it © Riproduzione riservata Documenti Allegati DPCM

Abusi edilizi: anche Google Earth può provarli! Ecco perché Matteo Peppucci - Collaboratore INGENIO 16/11/2018

Tar Calabria: le immagini satellitari della piattaforma webGIS Google Earth costituiscono prove documentali, utilizzabili anche in sede penale

E’ legittimo l’annullamento in autotutela della concessione in sanatoria adottato dal comune se, tramite l’utilizzo di Google Earth, gli uffici si accorgono che il manufatto incriminato risulta realizzato dopo la domanda di condono e che all'epoca l'edificio ha dimensioni differenti rispetto a quanto rappresentato nel progetto.

Sorpresi? E' quanto affermato dalla sorprendente (ma fino ad un certo punto) sentenza 1604/2018 del Tar Calabria, dove quindi si certifica che le immagini satellitari della conosciutissima piattaforma di webGIS californiana costituiscono prove documentali, utilizzabili anche in sede penale. Condoni edilizi pregressi: occhio a Google Earth Nel caso di specie, si tratta di un ricorso contro l’ordinanza di demolizione di alcune opere abusive e del provvedimento comunale con il quale è stato annullata la concessione edilizia in sanatoria. I giudici amministrativi sottolineano che la domanda di condono

presentata dal ricorrente, per poter essere accolta, avrebbe dovuto avere ad oggetto un’opera ultimata, sia pure abusivamente, entro la data del 1° ottobre 1983, come prescritto dall’art. 31 della legge 47/1985, con la precisazione che “si intendono ultimati gli edifici nei quali sia stato eseguito il rustico e completata la copertura, ovvero, quanto alle opere interne agli edifici già esistenti e a quelle non destinate alla residenza, quando esse siano state completate funzionalmente”. Questo presupposto indispensabile (ultimazione dei lavori di costruzione entro la data del 1° ottobre 1983) è stato però confutato, poiché l’ingegnere verificatore ha ‘scoperto’ che l’opera è stata realizzata addirittura dopo la presentazione della domanda di sanatoria e comunque successivamente all’anno 2001e l’immobile, a quell’epoca, era di dimensione differente rispetto allo stato rappresentato in progetto. Tutto ciò - appunto - grazie alle aerofotogrammetrie acquisite presso l’amministrazione e delle immagini presenti sul programma Google Earth, i cui fotogrammi costituiscono prove documentali pienamente utilizzabili anche in sede penale (cfr. Cass. pen., Sez. III, 15 settembre 2017 n. 48178). L’immobile aveva quindi perso il titolo edilizio necessario alla prosecuzione dell'attività commerciale e non c’è prova contraria, quando invece “incombe sul ricorrente, che agisce e afferma, la prova documentata dell'anteriorità, rispetto alla data finale prevista dalla legge sul condono edilizio, dell'ultimazione dei lavori abusivi. In mancanza di tale prova, la tesi dell’amministrazione sorregge adeguatamente la legittimità del diniego di condono impugnato (cfr. T.A.R. Campania Napoli, Sez. III, 20 novembre 2012 n. 4638)”. Da qui deriva, tra l’altro, anche l’annullamento del certificato di agibilità, che non può essere rilasciato per fabbricati abusivi e non condonati. LA SENTENZA INTEGRALE E' DISPONIBILE IN FORMATO PDF

https://webapi.ingenio-web.it/immagini/file/byname?name=tar-calabria-sentenza-1604-2018.pdf

Sport e Periferie: domande per le ristrutturazioni edilizie entro il 17 dicembre 2018. Le specifiche

Matteo Peppucci - Collaboratore INGENIO 16/11/2018

Il MIUR ha ufficialmente pubblicato il bando 2018 con la relativa modulistica per la candidatura delle aree: possono presentare le domande tutte le PA, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado anche comunali e gli enti no profit

Come anticipato su Ingenio, l'Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato il nuovo bando "Sport e Periferie" 2018 per l'invio delle domande relative alla rigenerazione o completamento degli impianti sportivi esistenti situati in aree svantaggiate e zone periferiche urbane grazie al piano "Sport e Periferie", pubblicato con tutti i dettagli nella Gazzetta Ufficiale n.257 del 5 novembre 2018 (DPCM del 31 ottobre). Sul sito dell'Ufficio Sport della PDCM, potete trovare tutto: bando e allegati vari (domanda di partecipazione in excel e dichiarazione sostitutiva in word). Sport e Periferie: chi può presentare la domanda ed entro quando Potranno presentare domanda di contributo per il finanziamento degli interventi:

le pubbliche amministrazioni; le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado anche comunali; gli enti no profit.

La richiesta di contributo andrà inviata, tramite posta elettronica certificata, all’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ([email protected]) entro le ore 12 del 17 dicembre 2018. Sport e Perfierie: tipologia di interventi da riqualificare

ricognizione di impianti sportivi esistenti su tutto il territorio nazionale;

realizzazione e rigenerazione di impianti sportivi finalizzati all'attività agonistica, localizzati nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane;

diffusione di attrezzature sportive nelle aree svantaggiate con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri economici e sociali esistenti;

completamento e adeguamento di impianti sportivi esistenti da destinare all'attività agonistica nazionale e internazionale.

Impianti sportivi: cosa specificare nella domanda Ogni richiesta conterrà le informazioni relative alla struttura, tra cui:

la tipologia di intervento, se si tratta di realizzazione e rigenerazione di impianti sportivi o del completamento e adeguamento di impianti;

le discipline sportive praticabili nell'impianto, con l’elenco delle discipline sportive praticabili simultaneamente nell'impianto;

lo stato di avanzamento della progettazione, indicando il livello della progettazione e specificando se si tratta di progetto di fattibilità tecnica economica, progetto definitivo, progetto esecutivo;

incidenza del contributo richiesto sull'importo complessivo dell'intervento. L’ente richiedente dovrà, inoltre, dichiarare che l’intervento non è stato già finanziato con altre risorse pubbliche e che non sia stato già assegnatario di finanziamenti a valere sul fondo "Sport e Periferie". La documentazione deve comprendere anche un cd contenente il progetto (progetto esecutivo, progetto definitivo, progetto di fattibilità tecnica ed economica). Criteri di scelta delle proposte a) localizzazione dell'intervento: saranno privilegiati i lavori in aree con bassi livelli di scolarizzazione e interessate da recenti calamità naturali; b) stato di avanzamento della progettazione: il punteggio massimo sarà assegnato ai lavori con progetti esecutivi mentre il minimo a quelli in possesso solo di fattibilità tecnica-economica; c) incidenza del contributo richiesto sull'importo complessivo dell'intervento: saranno privilegiati quelli con la quota maggiore di cofinanziamento; d) polifunzionalità dell'impianto: un punteggio maggiore sarà assegnato alle strutture in cui è possibile svolgere simultaneamente più attività sportive; e) natura giuridica dell'ente titolare del diritto di proprietà dell'impianto: priorità sarà data agli impianti di proprietà pubblica. Per garantire un'equa distribuzione delle risorse sull'intero territorio nazionale, le richieste di finanziamento aventi a oggetto impianti localizzati in una medesima regione non potranno gravare sul fondo per importi cumulativamente superiori al 10 per cento della sua capienza. L'erogazione del contributo avverrà in modo frazionato e in proporzione agli stati di avanzamento dei lavori, certificati dal direttore dei lavori. Selezione dei progetti e modalità di finanziamento L'Ufficio per lo Sport procederà alla valutazione delle richieste pervenute tramite una apposita Commissione. Successivamente sarà formata la graduatoria finale dei soggetti ammessi al contributo. La richiesta di contributo pubblico per ciascun intervento non sarà superiore a 500.000 euro. Il finanziamento verrà erogato sulla base di convenzioni sottoscritte con firma digitale tra il Capo dell'Ufficio per lo Sport e il legale rappresentante del soggetto richiedente. IN ALLEGATO (FORMATO PDF), SONO DISPONIBILI SIA IL BANDO INTEGRALE CHE IL DECRETO CON TUTTE LE SPECIFICHE

https://webapi.ingenio-web.it/immagini/file/byname?name=bando-sport-e-periferie-2018.pdf

https://webapi.ingenio-web.it/immagini/file/byname?name=dpcm-sport-e-periferie-31-ottobre-criteri-e-

modalita-fondo-sport-e-periferie.pdf

Wwf: «Esposto alla Corte dei conti per danno erariale»

Approvato Dl Genova con i condoni edilizi, Legambiente: «Scelta scellerata» Condoni che non fanno bene al Paese, alla tutela del territorio, alla sicurezza dei cittadini e del patrimonio edilizio [15 novembre 2018]

Non è servito a niente neanche il sit-in davanti al Senato: il Decereto Genova che contiene i con doni per gli abusi edilizi di Ischia e delle zone terremotate del centro-Italia è passato con i voti di Lega, Movimento 5 Stelle e dei senatori campani di Forza Italia che chiedevano la stessa cosa da anni, senza riuscirci neanche con Berlusconi al governo. Stamattina Legambiente ha rotestato insieme ad Associazione nazionale costruttori edili, Cgil, Cisl, Uil, Fillea-Cgil, Filca-Cisl, Feneal-Uil, Anci Marche, Consiglio Nazionale Architetti, Coord. Enea Flc-Cgil, Accademia Kronos, Libera, Rete della Conoscenza, Sigea-Società Italiana di Geologia Ambientale e Symbola. “Basta negazionismi, i condoni ci sono e vanno fermati”. “Altro che alberello, tagliate via i condoni” gli slogan utilizzati durante il presidio. Stefano Ciafani, presidente Nazionale di Legambiente, commenta amaramente: «In Italia per la quarta volta nella storia del Paese ha vinto la politica dei condoni edilizi a dispetto della legalità, della lotta

all’abusivismo e dell’onestà tanto decantata dai Cinque Stelle. Evidentemente la sicurezza dei cittadini e la tutela del terr itorio non sono un tema così prioritario per questo Governo e quanto accaduto in queste ore al Senato ne è una prova. L’Aula di Palazzo Madama ha approvato oggi senza guardare in faccia nessuno il Decreto Genova, mantenendo all’interno del provvedimento le norme salva abusi previste per l’isola di Ischia e le zone terremotate del Centro Italia e bocciando l’emendamento contro il condono Ischia che aveva avuto il via libera due giorni fa in Commissione ambiente e lavori pubblici. Una scelta scellerata che di certo non fa bene al Paese, territorio fragile a rischio sismico e idrogeologico, alla tutela del territorio, alla sicurezza dei cittadini e del patrimonio edilizio. Ora con questo Decreto nell’isola di Ischia le case abusive e terremotate nel 2017 saranno sanate e ricostruite con soldi pubblici anche in zone a rischio idrogeologico e sismico, grazie alla valutazione di istanze inevase dai comuni utilizzando la normativa molto permissiva del 1985; mentre nella zone terremotate del Centro Italia saranno condonati gli abusi fatti fino all’estate del 2016 riaprendo i termini temporali del condono del 2003. E soprattutto con queste due sanatorie il rischio evidente è che quanto accaduto a Ischia e nel Centro Italia, possa essere replicato in altre parti del Paese dando il via ad una nuova sanatoria diffusa e a nuovi abusi». Secondo gli ambientalisti a Ischia «le case abusive e terremotate nel 2017 saranno sanate e ricostruite con soldi pubblici anche in zone a rischio idrogeologico e sismico, grazie alla valutazione di istanze inevase dai comuni utilizzando la normativa molto permissiva del 1985», nelle zone terremotate del Centro Italia «saranno condonati gli abusi fatti fino all’estate del 2016 riaprendo i termini temporali del condono del 2003». Durissimo anche il Wwf Italia che in un comunicato sottolinea: «Con l’approvazione del decreto su Genova senza le modifiche che erano state proposte aumenta il deficit ambientale del nostro Paese. Le aree naturalistiche di pregio e le nostre campagne, infatti, vengono ulteriormente messe a rischio dall’abusivismo e da sostanze inquinanti persistenti. Il wwf chiede al governo di correggere subito le norme approvate questa mattina in Senato che, come segnalato in più occasioni, creano un danno all’ambiente (nel caso dei fanghi di depurazione ma anche degli abusi edilizi) e un danno alla casse dello Stato (per l’evasione e l’elusione di chi vive nell’illegalità con l’abusivismo). In particolare, per la parte che riguarda il condono a Ischia l’associazione procederà a un esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti». Inoltre, il Wwf chiede che «proprio nei giorni in cui si discute il disegno di legge di Bilancio 2019 si individuino risorse rilevanti per avviare quel Piano di manutenzione del territorio e adattamento ai cambiamenti climatici (valutato in 40 miliardi di euro): un piano richiesto da anni e che rappresenta l’unica via per una seria e estesa opera di manutenzione preventiva che metta in sicurezza il nostro territorio e la vita dei cittadini». Il presidente nazionale di Legambiente conclude: «Quello che chiediamo, visto che si inaugurerà un quarto condono in Italia dopo quelli del 1985, 1994 e 2003, è che sia usato massimo rigore nella valutazione delle pratiche di condono con l’assunzione di personale qualificato per smaltire le pratiche di sanatoria ancora aperte. Inoltre, che sia garantita trasparenza e accessibilità agli atti».

Una fonte di calore geotermica (e radioattiva) scioglie la calotta glaciale del Polo Sud Una scoperta inaspettata, fatta mentre i ricercatori erano impegnati nel progetto PolarGAP dell’Esa

[15 novembre 2018]

Un team di scienziati britannici, norvegesi e danesi

guidato dal British Antarctic Survey (Bas) ha scoperto

che in un’area vicino al Polo Sud la base della calotta

glaciale antartica si sta sciogliendo inaspettatamente e

rapidamente. Il fenomeno viene descritto

nello studio“Anomalously high geothermal flux near the South Pole” pubblicato su Scientific Reports ed è frutto

di una scoperta casuale: utilizzando un radar per

esaminare la calotta di ghiaccio spessa 3 Km. il team di

ricercatori ha scoperto che alcuni dei ghiacci – che

coprono un’area più grande della Greater London –

sembravano cedere.

Al Bas dicono che «Questo nuovo studio spiega come

una quantità insolita di calore geotermico abbia sciolto, e continui a fondere, la base del ghiaccio, con la

conseguenza che invece di alzarsi gli strati della calotta glaciale si abbassano».

Il team internazionale ritiene che «la fonte di calore sia una combinazione di rocce insolitamente radioattive

e di acqua calda proveniente dalla profondità sottoterra. Questo caldo scioglie la base della calotta di

ghiaccio, producendo acqua di fusione che viene drenata sotto la coltre di ghiaccio e riempie i laghi

subglaciali a valle. La presenza di quest’acqua in più può aiutare a lubrificare il ghiaccio che in quest’area scorre veloce».

Il caldo strato di roccia radioattiva sta rimuovendo circa 6 millimetri all’anno dalla parte inferiore della

calotta glaciale producendo una massa di acqua di fusione che poi scorre attraverso fiumi e laghi subglaciali

fino a raggiungere la ,costa dell’Antartide. Questo hotspot di circa 100 km per 50 km è venuto alla luce quando i ricercatori hanno esaminato le immagini radar della calotta di ghiaccio a 88 gradi sud e si sono

accorti di un sorprendente cedimento negli strati di ghiaccio direttamente sopra l’hotspot. Il principale autore dello studio, Tom Jordan del Bas, è convinto che «Il processo di fusione che vediamo è

probabilmente andato avanti per migliaia o forse anche milioni di anni e non sta contribuendo direttamente

al cambiamento della calotta. Tuttavia, in futuro l’acqua in eccesso nella calotta glaciale potrebbe rendere

questa regione più sensibile a fattori esterni come i cambiamenti climatici».

Jordan ha detto a BBC News: «Non possiamo esserne sicuri al 100% perché non abbiamo accesso alle rocce,

ma la nostra interpretazione è che questo caldo provenga dai graniti che contengono molti elementi

radioattivi, come l’uranio e il potassio. Questo li rende più caldi di quanto ci si aspetterebbe. Ma i nostri calcoli dimostrano che questo non dà abbastanza calore. Penso che ci sia un secondo processo: la topografia

del substrato roccioso suggerisce che c’è un’anomalia e che potrebbe permettere all’acqua calda di circolare attraverso le rocce, come delle sorgenti di acqua calda».

Naturalmente, l’Antartide non corre il rischio di sciogliersi a causa di questo hotspot: l’area interessata e la fusione in atto sono troppo piccole per avere un impatto significativo. Ma questa scoperta aggiunge maggiori

conoscenze e più comprensione dell’idrologia sotto il ghiaccio antartico dove una vasta rete di fiumi e laghi subglaciali influenza il modo in cui la calotta si sposta sopra di loro. Qualsiasi tentativo di prevedere come il

territorio ghiacciato potrebbe rispondere al riscaldamento globale deve tenere conto di questo sistema idrico.

Lo studio ha raccolto dati utilizzando un velivolo del Bas, fa parte del progetto internazionale PolarGAP

finanziato dall’Agenzia spaziale europea, e puntava a colmare il gap esistente per i dati satellitari sulla gravità intorno al Polo Sud, perché i satelliti di Esa non volano direttamente Polo e quindi c’è sempre un buco nei loro dati. Grazie a questo studio, gli scienziati hanno anche raccolto dati radar che rivelano lo

spessore, la struttura e le condizioni alla base della calotta glaciale e Jordan. Sottolinea: «Era una frontiera

inesplorata in cui nessuno in precedenza aveva effettuato questo tipo di misurazioni, e questo significa che

siamo stati in grado di scoprire molte cose nuove. E’ stato un progetto davvero entusiasmante, esplorando una delle ultime regioni totalmente non censite del nostro pianeta. I nostri risultati sono stati piuttosto

inaspettati, poiché molte persone pensavano che questa regione dell’Antartide fosse fatta di rocce antiche e fredde, che avevano poco impatto sulla calotta glaciale soprastante. Abbiamo dimostrato che, anche

all’interno di antichi continenti, la geologia sottostante può avere un impatto significativo sul ghiaccio».

La scoperta ha anche un impatto sulle campagne scientifiche per estrarre campioni dal ghiaccio più antico

del continente. Attualmente, gli scienziati stanno cercando dei luoghi in cui potrebbero concentrarsi dati

ininterrotti delle precipitazioni nevose risalenti a oltre 1,5 milioni di anni. Le bolle d’aria e la polvere intrappolate in questo ghiaccio fornirebbero informazioni preziose sul modo in cui l’atmosfera terrestre è

cambiata nel tempo. Ma qualsiasi sito di perforazione dovrebbe evitare i siti con un hotspot di riscaldamento

sotto la base della calotta glaciale perché la fusione cancellare qualsiasi dato climatico impresso nei

carotaggi

Un altro autore dello studio, René Forsberg del Danmarks Rumcenter (l’agenzia spaziale danese) della Danmarks Tekniske Universitet, conclude: «Questo è stato un grande esempio di come le nazioni che

lavorano insieme possono esplorare le regioni più difficili del nostro pianeta. In particolare, ringraziamo l’ US Antarctic program per la loro grande ospitalità presso la stazione di South Pole e British Antarctic

Survey per la loro incredibile efficienza logistica. E’ anche un esempio di come un progetto –

originariamente pensato per incrementare i dati satellitari per l’Agenzia spaziale europea, possa produrre risultati scientifici completamente inaspettati».

Inceneritori: è scontro tra Salvini, Di Maio e Costa. L’ambiente nervo scoperto del governo del cambiamento Legambiente: sembra l'esecutivo Berlusconi dei primi anni 2000 [16 novembre 2018]

Ormai il vicepremier Matteo Salvini, che dovrebbe essere il ministro degli interni, ha superato sul campo il suo maestro Silvio Berluscopni nel recitare tutti i ruoli in commedia e fa di tutto: dal ministro degli esteri a quello della difesa e dell’economia. Ieri a Napoli ha fatto il ministro dell’ambiente e il provocatore politico proprio in casa dell’altro vice-premier Luigi Di Maio, toccando uno dei nervi scoperti del Movimento 5 Stelle: gli inceneritori contro i quali il M5S si è battuto in tutta Italia.

Salvini ha detto: «Temo si rischi il disastro ambientale, si rischia emergenza a livello mondiale, sia sanitaria e sociale. Non c’è programmazione e c’è incapacità. Se uno pensa male, e non sono io, potrebbe supporre che non si è fatto niente perché qualcuno ha interesse perché non si faccia nulla. E’ a rischio la salute dei cittadini come in nessuna altra

regione italiana». Evidentemente tra chi ha interesse che non si faccia nulla ci sono i suoi alleati del Movimento 5 Stelle.

Poi Salvini – a caccia dell’elettorato di centro-destra campano – ha fatto una proposta che sembra pensata proprio per testare il limite di sopportazione dei suoi alleati pentastellati: «Occorre il coraggio di dire che serve un termovalorizzatore per ogni provincia perché se produci rifiuti li devi smaltire. A metà gennaio va in manutenzione l’unico termovalorizzatore della regione è in pratica una emergenza annunciata. C’è veramente una incapacità folle, dall’emergenza del 2008 siamo tornati indietro, ma nessun miglioramento».

Tanto per non farsi mancare niente, Il vicepremier leghista – redivivo Berlusconi con la ramazza in mano – se l’è presa con il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che si oppone ai termovalorizzatori: «Se li mangi i rifiuti» e per quanto riguarda gli inceneritori il ministro degli interni ha detto: «Non vorrei doverli imporre, abbiamo sentito tutto. Se c’è di mezzo la salute dei bimbi e c’è incoscienza da parte di pubblici amministratori allora si può anche imporre. Stiamo parlando della salute di milioni di persone. A meno che de Magistris non sia disposto a fare un unicum mondiale e anche la Regione. Se trovano una localizzazione bene, altrimenti ci pensiamo noi». Di Maio questa volta non può tacere sulla provocazione e risponde al suo alleato su Facebook, anche per ricordare il ruolo di uno che di rifiuti in Campania se ne intende: il ministro dell’ambiente Sergio Costa. «Quando si viene in Campania e si parla di terra dei fuochi – scrive il vicepremier pentastellato – si dovrebbero tener presenti la storia e le difficoltà di questo popolo. La terra dei fuochi è un disastro legato ai rifiuti industriali (provenienti da tutta Italia) non a quelli domestici. Quindi gli inceneritori non c’entrano una beneamata ceppa e tra l’altro non sono nel contratto di Governo. Lotta alla contraffazione, contrasto alle organizzazioni criminali, video-sorveglianza del territorio, bonifiche ed economia circolare. Tutte cose che sono nel contratto e che stiamo affrontando con il Ministero dell’Ambiente di questo Governo.

Ma Salvini non molla e. come direbbe lui, tira dritto nel contrapporre il fare leghista alle ubbie ambientaliste grilline: «Nel contratto di governo si parla di soluzione al problema dei rifiuti che o spariscono o evaporano o li mangiamo o li valorizziamo o li inceneriamo o li mettiamo in discarica. Quando acerra si ferma per la manutenzione a gennaio, io voglio che ci sia una soluzione per i napoletani e per i campani. Io sono per costruire e non per i “no” perché con i no non si va da nessuna parte».

Ma questo è un “sì” che il Movimento 5 Stelle non si può permettere e nemmeno il ministro Costa ci sta ad essere esautorato in questo modo da Salvini, così in una nota precisa: «Stiamo lavorando ogni giorno per portare l’Italia, e non solo la Terra dei Fuochi, fuori dall’ormai cronico ritardo nella gestione del ciclo dei rifiuti. Stiamo completamente ribaltando il paradigma economico, come anche prescritto nel contratto di governo. E’ l’impegno quotidiano del Ministero dell’Ambiente. Riduzione, riuso, recupero, riciclo, sono le quattro R che devono diventare un mantra per

tutti. I rifiuti possono essere una risorsa: per l’ambiente e per l’economia. Chi non è in sintonia con queste direttrici vive in un’epoca passata. E’ per questo che abbiamo creato una competenza apposita sull’economia circolare, è per questo che stiamo scrivendo le norme per regolamentare l’end of waste. Non possiamo permetterci di bruciare risorse economiche, e anche posti di lavoro, creando danni ambientali e alla salute. Come tantissimi imprenditori del settore hanno sottolineato, questa gestione virtuosa dei rifiuti è il futuro. Quando arriva l’inceneritore, o termovalorizzatore, il ciclo dei rifiuti è fallito».

In aiuto a Di Maio e Costa viene il presidente della Commissione antimafia, il senatore pentastellato Nicola Morra che sulla sua pagina Facebook scrive: «Come rivelano diverse inchieste, la camorra si è sempre interessata della gestione rifiuti inclusa la costruzione di inceneritori. Nel gennaio 2016 il pentito del clan Mallardo, Giuliano Pirozzi parlando nel processo di camorra a carico di Michele Di Nardo e Raffaele Mallardo, rivelò che la cosca giuglianese aveva puntato i suoi interessi sulla costruzione dell’inceneritore di rifiuti a Giugliano. Una vicenda del 2012, raccontò ai magistrati, quando fu convocato dall’allora luogotenente del clan Raffaele Mallardo detto “Cicchirocco”. I boss, stando a quanto detto dal pentito, volevano mettere le mani sull’affare da 400 milioni che prevedeva la costruzione dell’impianto. Gli fecero pressioni affinché la struttura sorgesse a Giugliano e non a Napoli Est. “Curaci questa situazione”. Pirozzi spiegò che si rivolsero a lui perché era “ nella commissione pari opportunità al comune di Giugliano e avevo amicizie in Regione. Ero inseritissimo”. E’ necessario approfondire e studiare le tematiche complesse che legano la criminalità organizzata alla gestione dei rifiuti. Sarà mio compito far sì che la Commissione Antimafia insieme alla Commissione d’inchiesta sui Rifiuti faccia luce su questi legami e intrecci perversi che avvelenano la vita delle persone, inclusi gli interessi che sussistono sulla costruzione d’inceneritori e delle discariche». Intanto la giunta de Magistris ha approvato lo studio di fattibilità redatto da Asia per la realizzazione di due Ecodistretti a Napoli utili per la gestione della raccolta differenziata. Si tratta di piccoli siti multifunzionali per la selezione di carta, cartone, alluminio, vetro, plastica e ingombranti. L’assessore all’ambiente del Giudice ha detto che «In pratica delle super isole ecologiche che avranno la capacità di rende più efficiente la raccolta differenziata in città potenziando la selezione del multimateriale puntando sempre di più alla qualità delle frazioni separate»

Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e la presidente del Cigno Verde campanoMariateresa Imparato, dopo aver assistito attoniti allo show di Salvini in visita a Napoli e allo scontro nel governo, sottolineano: «Dopo il condono edilizio ora è il turno della proposta di realizzare un inceneritore per provincia: più che il Governo del cambiamento sembra l’esecutivo Berlusconi dei primi anni 2000. Dopo 15 anni, sentiamo infatti gli stessi proclami e le stesse ricette inaccettabili sulle politiche ambientali. Ma soprattutto ancora una volta assistiamo alle prese di posizioni di due Vicepremier in contraddizione tra loro, che controbattono sui social e sulla stampa. La Campania sui rifiuti non ha bisogno di questa commedia, di annunci anacronistici, antieconomici e ad effetto in perfetto stile Cetto La Qualunque ma di scelte chiare, efficaci ed innovative: servono nuovi impianti di compostaggio e digestione anaerobica con produzione di biometano; strategie concrete su prevenzione, riuso e riduzione dei rifiuti; sistemi di tariffazione puntuale per premiare economicamente le utenze più virtuose; azioni efficaci per incrementare la quantità e la qualità della raccolta differenziata per ridurre i materiali da smaltire a vantaggio dello sviluppo dell’economia circolare campana e nel resto del Paese»

INGV, un nuovo modello per il sistema magmatico dei Campi Flegrei Scritto da Redazione - Creato: 15 Novembre 2018 Pubblicati su Science Advances nuovi dati sull’evoluzione del sistema magmatico dei Campi Flegrei negli ultimi 60.000 anni in cui si ipotizza che con l’ultima eruzione del Monte Nuovo del 1538 potrebbe essere iniziata una nuova fase evolutiva della vita della caldera Ipotizzare l’evoluzione magmatica dei Campi Flegrei attraverso un nuovo modello sul lunghissimo termine - ovvero su decine di migliaia di anni - è il risultato di Long-term magmatic evolution reveals the beginning of a new caldera cycle at Campi Flegrei, il lavoro a firma dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), La Sapienza Università di Roma, Politecnico federale di Zurigo (ETH) e Università di Cardiff e pubblicato su Science Advance. http://advances.sciencemag.org/content/4/11/eaat9401 “Lo studio”, spiega Gianfilippo De Astis, ricercatore INGV e autore della ricerca, “è basato su un nuovo dataset di analisi geochimiche e tessiturali di rocce eruttate negli ultimi 60.000 anni ai Campi Flegrei. Questi nuovi dati si sommano e vengono confrontati con la grande mole di dati vulcanologici, petrologici, geochimici e geocronologici pubblicati negli ultimi 30 anni su quest’area. Scopo del lavoro era studiare l’evoluzione magmatica dei Campi Flegrei sul lungo termine, ovvero su decine di migliaia di anni, dal momento che la maggior parte degli studi precedenti ha affrontato eruzioni singole o brevi periodi di attività”. Nel periodo considerato (60.000 anni) l’area dei Campi Flegrei è stata interessata da due enormi eruzioni che hanno causato altrettanti collassi calderici. Le grandi quantità di magma emesso nel corso di quegli eventi hanno prodotto estesi depositi vulcanici noti come Ignimbrite Campana e Tufo Giallo Napoletano, con età rispettivamente di circa 39.000 e 15.000 anni. È ben noto e documentato, inoltre, che prima e dopo questi due eventi colossali si sono verificate decine e decine di altre eruzioni, fra cui una settantina negli ultimi 15.000 anni. Lo studio mette insieme i dati (petrologici) di ben 23 eventi eruttivi, distribuiti nei 60.000 anni di attività in modo da comprendere sia le due grandi eruzioni che hanno prodotto i collassi calderici sia alcune eruzioni avvenute prima e dopo di essi, compresa l’ultima eruzione flegrea del Monte Nuovo (1538). “Utilizzando una tecnica che consente di ricostruire la temperatura del magma e il suo contenuto in acqua” - prosegue il ricercatore - “lo studio ha stimato l’andamento di questi due parametri nel corso della storia eruttiva dei Campi Flegrei. Sulla base di questi dati è stato proposto un modello termomeccanico relativo all'evoluzione del serbatoio magmatico negli ultimi 15.000 anni. Il modello assume che il sistema magmatico flegreo attraversi una serie di processi: arrivo di nuovo magma; cristallizzazione del magma nel serbatoio ed essoluzione di gas; raffreddamento del magma; lento assestamento viscoso e infine eruzione. Questo approccio può consentire di studiare anche altri sistemi calderici”. Secondo i ricercatori, il susseguirsi di questi processi consente il passaggio del sistema magmatico da una condizione in cui genera numerose eruzioni di taglia medio-piccola a una condizione in cui le eruzioni diminuiscono notevolmente ed è favorito il progressivo accumulo di magmi silicei in una camera magmatica localizzata nella crosta superiore che può gradualmente ingrandirsi. Lo stadio successivo è quello in cui si potrebbe generare un evento eruttivo molto più grande, in grado di formare una caldera. “L’analisi”, continua l’esperto INGV, “è concentrata dunque sull’ultima parte di storia del vulcanismo flegreo e consente di avanzare un’interpretazione secondo cui dalle epoche con alta frequenza eruttiva si sta lentamente passando a quelle con più lungo stazionamento e accumulo dei magmi nella crosta superiore che in passato hanno preceduto la formazione di una camera magmatica persistente. In questo quadro, i magmi che hanno alimentato l’ultima eruzione dei Campi Flegrei avvenuta nel 1538, risultano composizionalmente e reologicamente simili a quel tipo di magma che in passato ha alimentato le fasi iniziali delle grandi eruzioni calderiche. Un’eruzione di questo tipo è comunque oggi molto improbabile poiché non ci sono evidenze sperimentali che sia in corso la formazione di una tale camera. In un futuro remoto che oggi non sappiamo quantificare, il continuo evolversi di questo processo potrebbe quindi rendere possibile una nuova eruzione calderica”, conclude il ricercatore.

È necessario ricordare che altri recenti studi, realizzati da altri ricercatori dell'Istituto, propongono diversi modelli e interpretazioni dell’evoluzione del sistema magmatico dei Campi Flegrei. In particolare, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile ottenere una interpretazione certa e univoca dei processi attualmente in atto nel sottosuolo dei Campi Flegrei. L'INGV è, tuttavia, quotidianamente impegnato nel raggiungere questo fondamentale obiettivo scientifico e sociale. La ricerca pubblicata ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile. Si ricorda che dal dicembre 2012 il Dipartimento della Protezione Civile ha elevato da verde a giallo ("Attenzione") il livello di allerta dei Campi Flegrei. Abstract Understanding the mechanisms that control the accumulation of large silicic magma bodies in the upper crust is key to determining the potential of volcanoes to form caldera-forming eruptions. Located in one of the most populated regions on Earth, Camp Flegrei is an active and restless volcano that has produced two cataclysmic caldera-forming eruptions and numerous smaller eruptive events over the past 60,000 years. Here, we combine the results of an extensive petrological survey with a thermomechanical model to investigate how the magmatic system shifts from frequent, small eruptions to large caldera-forming events. Our data reveal that the most recent eruption of Monte Nuovo is characterized by highly differentiated magmas akin to those that fed the pre-caldera activity and the initial phases of the caldera-forming eruptions. We suggest that this eruption is an expression of a state shift in magma storage conditions, whereby substantial amounts of volatiles start to exsolve in the shallow reservoir. The presence of an exsolved gas phase has fundamental consequences for the physical properties of the reservoir and may indicate that a large magma body is currently accumulating underneath Campi Flegrei.

Immagine 1 - La Caldera dei Campi Flegrei vista dal bordo orientale, collina di Posillipo; in primo piano: il complesso siderurgico di Bagnoli ormai

dismesso e, a sinistra, l'isolotto di Nisida. Sullo sfondo Capo Miseno e Ischia.

Immagine 2 - Variazioni della Temperatura di cristallizzazione e del Contenuto di acqua del magma nel tempo, stimate per le 23 eruzioni studiate

ai Campi Flegrei. Si definiscono degli andamenti ciclici con una diminuzione graduale della Temperatura e un aumento del contenuto di acqua dei

magmi eruttati, che risultano quindi avere caratteristiche fisico-chimiche simili subito prima delle due eruzioni calderiche e dell'eruzione più recente del

Monte Nuovo (1538 d.C.).