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IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA Numero 111, dicembre 2012 16 IL PROGETTO DEL MESE La nuova aula liturgica nella Chiesa di San Floriano a Gavassa (Reggio Emilia) dello studio x2 architettura Il progetto e i progettisti Progetto: x2 architettura Artista: Sunghe Oh Liturgisti: Tiziano Ghirelli, Enrico Mazza Acustica: Emanuele Morlini, Corrado Cristina Strutture: Pier Luigi Cigarini, Rachele Perniola Impianti: Loris Cavandoli, Luca Lotti Opere edili e restauro: Sacea Spa Dati dimensionali: lotto 3.000 mq, superficie chiesa esistente 400 mq, superficie nuova aula 350 mq Cronologia: concorso a inviti 2005, progettazione e d.l. 2007, primo stralcio nuova aula 2008, secondo stralcio restauro chiesa esistente 2009-2010 Costi: 890.000 euro (esclusi arredi) Fotografie: PDP - Giacomo Magnani Web: x2architettura.com Materiali e aziende. Opere edili e restauro: Sacea Spa Copertura metallica palindroma: Kayak, Iscom Pavimento e rivestimento in marmo biancone di Asiago: Marmi F.lli Confetti Pavimento in cotto: Fornace Brioni Lucernari in alluminio: Schüco Controsoffittatura cartongesso: Knauf Corpi illuminanti: Davide Groppi, iGuzzini, Lucifero’s Impianto elettrico: Ronzoni e Salsi Riscaldamento a pannelli radianti: Velta Italia Impianto audio Renkus-Heinz: A&T Multimedia x2 architettura è uno studio associato costituito a Reggio Emilia nel 2004 da Silvia Fornaciari (1966) e Marzia Zamboni (1968), laureate in architettura nel 1996 presso l’Università di Firenze. Tra le opere, segnalata all’edizione 2005 del Premio internazionale Barbara Cappochin, una casa economica per giovane agricoltore (il «muro verde»). A Reggio Emilia va ricordata la piazza Porta Santo Stefano, accesso da ovest alla città storica, cui seguiranno incarichi di riqualificazione urbana all’estero. Nel 2012 si aggiudicano il concorso internazionale di progettazione Kuwait 2061 con una proposta di riconversione del paese alla green economy. Nell’ambito dell’architettura sacra partecipano a concorsi (2011, adeguamento della Basilica di San Biagio in Finalborgo a Finale Ligure, Savona; 2010, nuova chiesa parrocchiale di San Nicola in San Nicolò a Trebbia, Piacenza; 2006, nuova cappella nell’Ospedale San Martino a Belluno). Dopo il terremoto in Emilia prendono parte al «Laboratorio di progettazione di chiese provvisorie» promosso dalla Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro di Bologna. Nel 2005 fondano «modi urbani», gruppo di discussione su Reggio Emilia. L’abbraccio della chiesa madre © RIPRODUZIONE RISERVATA 1. Ingresso 2. Altare 3. Ambone 4. Sede 5. Proiezione dei lucernari 6. Riserva eucaristica 7. Cappella feriale 8. Penitenzeria 9. Fonte battesimale «Nella costruzione degli edifici sacri ci si preoccupi diligentemente della loro idoneità a consentire lo svolgimento delle azioni liturgiche e la partecipazione attiva dei fedeli» (Sacrosanctum Concilium n. 124): ecco cosa ha guidato il nuovo progetto per l’aula liturgica a Gavassa, una piccola frazione di Reggia Emilia che conta 2800 abitanti. Il tema è quello dell’ampliamento e viene qui affrontato a partire da una chiesa seicentesca, la cui nuova definizione spaziale è dettata dalla necessità di aumentare il numero di posti e rinnovare la qualità della partecipazione dei fedeli senza tuttavia «museificare» la chiesa esistente. Si uniscono due macro-interventi e così l’esito di un concorso di progettazione ad inviti del 2005 per una nuova aula liturgica viene sviluppato contestualmente al restauro e «rifunzionalizzazione» della chiesa esistente adiacente. Con la chiara intenzione di non creare una nuova facciata in contrapposizione con quella storica, e di plasmare l’impianto planimetrico con l’esistente con una chiara operazione di aumento di volume, nasce il progetto, una vera e propria filiazione di matrice architettonica che non a caso ha come suo cardine il Battistero. Il nuovo spazio liturgico è autonomo e centrale per l’azione comunitaria che vi si svolgerà, ma al contempo non potrà disgiungersi dalla chiesa-madre, cui è adiacente, per la compenetrazione/complementarietà dei luoghi liturgici e la dinamicità dei percorsi. Il progetto preserva in ogni suo aspetto la memoria e l’identità del luogo. La soglia del luogo di culto non viene mutata e i fedeli entreranno in chiesa per la porta che sempre hanno varcato. La navata della chiesa antica viene tuttavia risignifica in un luogo di accoglienza e di quiete, quasi un nartece, o un atrio coperto. L’assialità della nuova aula si apre sulla destra, oltre l’arco di una cappella laterale che è stato aperto per consentire il passaggio e un’introduzione prospettica all’aula contemporanea. Il punto di snodo, intersezione tra l’asse antico della chiesa seicentesca e quello della moderna addizione, è il fonte battesimale, sapiente ricollocazione simbolica di un polo liturgico che diventa così anche generativo del nuovo spazio architettonico all’insegna della continuità della tradizione pur nell’innovazione del linguaggio formale: così come la soglia fisica del luogo di culto permane nella chiesa antica, altrettanto fa la Porta della Fede (il Battistero appunto), preservando la memoria comunitaria. Il presbiterio della chiesa seicentesca viene poi rieditato in spazio intimo, luogo della preghiera personale e della celebrazione feriale. Restano nella chiesa seicentesca anche la custodia Eucaristica e la Penitenzieria, mentre la nuova aula liturgica si conforma alle nuove esigenze della liturgia con uno spazio più familiare, che soppianta decisamente il sistema tridentino espresso nella chiesa matrice per integrarlo con una disposizione più morbida, aderente all’estetica della domus ecclesiae. Si conserva così la centralità e l’assialità dell’altare ma si perde ogni affermazione gerarchica del presbiterio, sostituita da una interrelazione dinamica tra i monumenti della liturgia a sottolineare la concelebrazione dell’Eucarestia tra presbiteri ed assemblea. L’ambone, si situa a sinistra appena oltre l’ingresso della nuova aula assembleare, per offrire la Parola tanto alla lettura pubblica quanto a quella privata. Coerente sottolineatura debole anche per la sede del celebrante, appena individuata tra due tagli di luce nel soffitto su di una panca lineare integrata alla parete come una sua modanatura essenziale, che corre lungo la concavità del muro fino a traguardare la posizione dell’altare e la stessa vetrata che chiude lo spazio, proseguendo anche all’esterno come fondamentale elemento di continuità e segno di accoglienza. La qualità formale e costruttiva di questa architettura concava e accogliente come il palmo di una mano è già stata apprezzata in ambito internazionale, come è dimostrato dal conseguimento del Terzo Premio Internazionale d’Architettura Sacra, attribuitole quest’anno dalla Fondazione Frate Sole. Le due progettiste hanno saputo creare un’intesa sinergica con l’antica aula liturgica nonostante la distanza temporale e la conseguente antitesi formale. Il collegamento con la chiesa madre rifugge da ogni mimesi con l’antico: tanto rispetto al cromatismo, quanto alla geometria che l’assetto curvilineo plasma nella morbidezza simbolica di un abbraccio. Nell’accostamento dei due corpi anche la luce ha un ruolo predominante: un lungo taglio zenitale separa la chiesa antica dalla moderna addizione, segnalandone l’indipendenza figurativa e strutturale. All’interno, poi, è ancora la luce proveniente dalla nuova aula liturgica ad indicarne la presenza dall’atrio in penombra, perchè è proprio la luminosità la principale caratteristica della nuova addizione, sempre illuminata da luce naturale proveniente dalla lunga vetrata e dai lucernari posti in lato, dietro all’altare. Luigi Bartolomei e Carla Zito

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IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA Numero 111, dicembre 201216

IL PROGETTO DEL MESELa nuova aula liturgica nella Chiesa di San Floriano a Gavassa (Reggio Emilia) dello studio x2 architettura

Il progetto e i progettistiProgetto: x2 architettura Artista: Sunghe Oh Liturgisti: Tiziano Ghirelli, EnricoMazza Acustica: Emanuele Morlini, Corrado Cristina Strutture: Pier Luigi Cigarini,Rachele Perniola Impianti: Loris Cavandoli, Luca Lotti Opere edili e restauro: SaceaSpa Dati dimensionali: lotto 3.000 mq, superficie chiesa esistente 400 mq,superficie nuova aula 350 mq Cronologia: concorso a inviti 2005, progettazione ed.l. 2007, primo stralcio nuova aula 2008, secondo stralcio restauro chiesaesistente 2009-2010 Costi: 890.000 euro (esclusi arredi) Fotografie: PDP -Giacomo Magnani Web: x2architettura.comMateriali e aziende. Opere edili e restauro: Sacea Spa Copertura metallicapalindroma: Kayak, Iscom Pavimento e rivestimento in marmo biancone di Asiago:Marmi F.lli Confetti Pavimento in cotto: Fornace Brioni Lucernari in alluminio:Schüco Controsoffittatura cartongesso: Knauf Corpi illuminanti: Davide Groppi,iGuzzini, Lucifero’s Impianto elettrico: Ronzoni e Salsi Riscaldamento a pannelliradianti: Velta Italia Impianto audio Renkus-Heinz: A&T Multimedia

x2 architettura è uno studio associato costituito a ReggioEmilia nel 2004 da Silvia Fornaciari (1966) e MarziaZamboni (1968), laureate in architettura nel 1996 pressol’Università di Firenze. Tra le opere, segnalata all’edizione2005 del Premio internazionale Barbara Cappochin, unacasa economica per giovane agricoltore (il «muro verde»). A Reggio Emilia va ricordata la piazza Porta Santo Stefano,accesso da ovest alla città storica, cui seguiranno incarichi

di riqualificazione urbana all’estero. Nel 2012 si aggiudicano il concorsointernazionale di progettazione Kuwait 2061 con una proposta di riconversione delpaese alla green economy. Nell’ambito dell’architettura sacra partecipano aconcorsi (2011, adeguamento della Basilica di San Biagio in Finalborgo a FinaleLigure, Savona; 2010, nuova chiesa parrocchiale di San Nicola in San Nicolò aTrebbia, Piacenza; 2006, nuova cappella nell’Ospedale San Martino a Belluno).Dopo il terremoto in Emilia prendono parte al «Laboratorio di progettazione dichiese provvisorie» promosso dalla Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro diBologna. Nel 2005 fondano «modi urbani», gruppo di discussione su Reggio Emilia.

L’abbraccio della chiesa madre

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1. Ingresso 2. Altare 3. Ambone 4. Sede 5. Proiezione dei lucernari 6. Riserva eucaristica 7. Cappella feriale 8. Penitenzeria 9. Fonte battesimale

«Nella costruzione degli edifici sacri ci si preoccupi diligentemente della loro idoneità aconsentire lo svolgimento delle azioni liturgiche e la partecipazione attiva dei fedeli»(Sacrosanctum Concilium n. 124): ecco cosa ha guidato il nuovo progetto per l’aulaliturgica a Gavassa, una piccola frazione di Reggia Emilia che conta 2800 abitanti. Iltema è quello dell’ampliamento e viene qui affrontato a partire da una chiesaseicentesca, la cui nuova definizione spaziale è dettata dalla necessità di aumentareil numero di posti e rinnovare la qualità della partecipazione dei fedeli senzatuttavia «museificare» la chiesa esistente. Si uniscono due macro-interventi e cosìl’esito di un concorso di progettazione ad inviti del 2005 per una nuova aulaliturgica viene sviluppato contestualmente al restauro e «rifunzionalizzazione» dellachiesa esistente adiacente. Con la chiara intenzione di non creare una nuovafacciata in contrapposizione con quella storica, e di plasmare l’impiantoplanimetrico con l’esistente con una chiara operazione di aumento di volume, nasceil progetto, una vera e propria filiazione di matrice architettonica che non a caso hacome suo cardine il Battistero. Il nuovo spazio liturgico è autonomo e centrale perl’azione comunitaria che vi si svolgerà, ma al contempo non potrà disgiungersi dallachiesa-madre, cui è adiacente, per la compenetrazione/complementarietà dei luoghiliturgici e la dinamicità dei percorsi. Il progetto preserva in ogni suo aspetto lamemoria e l’identità del luogo. La soglia del luogo di culto non viene mutata e ifedeli entreranno in chiesa per la porta che sempre hanno varcato. La navata dellachiesa antica viene tuttavia risignifica in un luogo di accoglienza e di quiete, quasiun nartece, o un atrio coperto. L’assialità della nuova aula si apre sulla destra, oltrel’arco di una cappella laterale che è stato aperto per consentire il passaggio eun’introduzione prospettica all’aula contemporanea. Il punto di snodo, intersezionetra l’asse antico della chiesa seicentesca e quello della moderna addizione, è il fontebattesimale, sapiente ricollocazione simbolica di un polo liturgico che diventa cosìanche generativo del nuovo spazio architettonico all’insegna della continuità dellatradizione pur nell’innovazione del linguaggio formale: così come la soglia fisica delluogo di culto permane nella chiesa antica, altrettanto fa la Porta della Fede (ilBattistero appunto), preservando la memoria comunitaria. Il presbiterio della chiesaseicentesca viene poi rieditato in spazio intimo, luogo della preghiera personale edella celebrazione feriale. Restano nella chiesa seicentesca anche la custodiaEucaristica e la Penitenzieria, mentre la nuova aula liturgica si conforma alle nuoveesigenze della liturgia con uno spazio più familiare, che soppianta decisamente ilsistema tridentino espresso nella chiesa matrice per integrarlo con una disposizionepiù morbida, aderente all’estetica della domus ecclesiae. Si conserva così la centralità el’assialità dell’altare ma si perde ogni affermazione gerarchica del presbiterio,sostituita da una interrelazione dinamica tra i monumenti della liturgia asottolineare la concelebrazione dell’Eucarestia tra presbiteri ed assemblea.L’ambone, si situa a sinistra appena oltre l’ingresso della nuova aula assembleare,per offrire la Parola tanto alla lettura pubblica quanto a quella privata. Coerentesottolineatura debole anche per la sede del celebrante, appena individuata tra duetagli di luce nel soffitto su di una panca lineare integrata alla parete come una suamodanatura essenziale, che corre lungo la concavità del muro fino a traguardare laposizione dell’altare e la stessa vetrata che chiude lo spazio, proseguendo ancheall’esterno come fondamentale elemento di continuità e segno di accoglienza.La qualità formale e costruttiva di questa architettura concava e accogliente come ilpalmo di una mano è già stata apprezzata in ambito internazionale, come èdimostrato dal conseguimento del Terzo Premio Internazionale d’Architettura Sacra,attribuitole quest’anno dalla Fondazione Frate Sole. Le due progettiste hanno saputocreare un’intesa sinergica con l’antica aula liturgica nonostante la distanzatemporale e la conseguente antitesi formale. Il collegamento con la chiesa madrerifugge da ogni mimesi con l’antico: tanto rispetto al cromatismo, quanto allageometria che l’assetto curvilineo plasma nella morbidezza simbolica di unabbraccio. Nell’accostamento dei due corpi anche la luce ha un ruolo predominante:un lungo taglio zenitale separa la chiesa antica dalla moderna addizione,segnalandone l’indipendenza figurativa e strutturale. All’interno, poi, è ancora laluce proveniente dalla nuova aula liturgica ad indicarne la presenza dall’atrio inpenombra, perchè è proprio la luminosità la principale caratteristica della nuovaaddizione, sempre illuminata da luce naturale proveniente dalla lunga vetrata e dailucernari posti in lato, dietro all’altare. � Luigi Bartolomei e Carla Zito

IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA Numero 111, dicembre 2012 17

Le segnalazioni del mese

«Erat enim instar ac si mundus ipse, excutiendo semet, reiecta vetustate, passim candidamaecclesiarum vestem indueret» (Era come se il mondo stesso, scuotendosi, volessespogliarsi della sua vecchiezza per rivestirsi di un bianco manto di chiese) (Rodolfo ilGlabro, Historiae, III, 13).

Un nuovo Rodolfo il Glabro non ha ancora narrato l’inizio del terzo Millennio: lepaure e le certezze, i poteri e i conflitti della società globalizzata che ha varcato lasoglia del Duemila restano sospesi tra un tempo cronologico sfuggente e un tempoescatologico eluso. Le Historiae dell’anno Mille, però, continuano a far riflettere, anchesui progetti selezionati in queste pagine.Osservando queste chiese (ma anche molti altri edifici per il culto che, forseinaspettatamente, continuano a popolare le riviste), non possono non stupire lalucentezza del bianco e il nitore dei volumi puri. È stato forse Richard Meier, con lacosiddetta chiesa del Giubileo (non a caso!), che ha fissato un nuovo standard di bianco edi luce, ritenuta perfino «troppo divina» (secondo una recensione di Franco Purini).Ora, non lasciamoci suggestionare dal troppo bianco: la cronaca di Rodolfo

sottolineava che le nuove chiese erano «candide», non «bianche», ossia l’aggettivo(come recentemente sottolineato da Carlo Tosco) non appartiene a una qualificazionecromatica, quanto piuttosto a un ambito liturgico e morale. Come la «veste candida»battesimale è il segno (forte) del lavacro che cancella il peccato, così la rinascitadell’architettura di chiese «candide» e purificate è il segno della rinascita della Chiesadopo il Mille, spogliatasi, secondo la metafora paolina, delle sembianze dell’uomovecchio (lettera ai Colossesi 3, 9-10).Il bianco delle nostre nuove chiese (ma anche la purezza stereometrica dei loro volumi, oil taglio nitido dei loro diedri iconemici) può essere considerato un’eloquente riscopertadella metafora battesimale, al passaggio del secondo Mille, o è la manifestazione di unpersistente disagio dell’architettura «sacra» nei confronti della presenza delle persone,delle immagini, delle comunità, che inevitabilmente «sporcheranno» questo mantobianco? Il «grado zero» delle bianche chiese razionaliste degli anni venti veniva dopo laprima ecatombe mondiale: il «grado zero» di oggi a cosa rimanda? Si tratta talora di unamalintesa espressione dell’ineffabilità del mistero cristiano, che cade nell’afasia di ungenerico rimando al «sacro», precristiano o acristiano?

Alcune di queste chiese, tuttavia, non vedono l’ora di essere «sporcate», innanzituttodalla liturgia stessa: se alcune cappelle manifestano la tensione a essere luoghi dimeditazione piuttosto autoriferita (Helsinki), le chiese cattoliche continuano a essereluoghi pensati per le comunità reali, vive e celebranti. La rinnovata configurazioneliturgica delle due chiese di Reggio Emilia continua a dire che l’architettura di chieseè fatta dalle Chiese stesse, dall’assemblea celebrante. Anche Rodolfo lo sapeva. Dopo ilMille, e dopo il Duemila, sono infatti le «ecclesiarum basilicas» a essere rinnovate,ossia gli edifici pubblici delle Chiese: dalle «episcopalium sedium aecclesias» (e nonpossiamo ora non pensare a Los Angeles, Oakland o Houston) fino ai «minora villarumoratoria» (i progetti qui presentati di Chãs e Gavassa).Archiviando il nitore delle foto patinate di architettura, queste chiese saprannoospitare i vagiti dei battezzandi, il lieto vociare dei ragazzi, le infiorature chiassosedegli sposi, il pianto delle vedove, come pure le immagini colorate dei nuovi santi chela Chiesa, rinnovata dal lavacro purificale del nuovo Millennio, continuerà a proporrealla devozione dei fedeli? � Andrea Longhi

«Candida ecclesiarum vestis»: le Chiese del terzo Millennio sono candide

Il fatto che proprio al vescovo SanGregorio si debba la conservazione deltempio agrigentino della Concordia, dalui trasformato in chiesa cattolica, haorientato il progetto, parzialmenteipogeo, che fuori terra presenta aulaliturgica, campanile e casa canonica. Unchiostro esterno ribassato è il cardinedistributivo su cui prospettano le auleseminterrate per attività parrocchiali e lacappella feriale. L’area a meridione,libera da edificazione, fa da filtrorispetto alla Valle ed è attraversata dapercorsi carrabili e pedonali. Imponenteisolamento: solo pochi elementiarchitettonici si confrontano con la Valledei Templi, imprescindibile riferimentofigurativo cui punta il setto in Cor-tenche segna l’accesso, tra prismi dialtezza diseguale che marcano l’edificionel riferimento alla prua di una nave.Una gradonata esterna mette inrelazione il sagrato e il chiostro,

possibile luogo per celebrazioni all’aperto. L’aula liturgica, anavata unica, ha un’assialità est-ovest, ruotata rispetto allacasa canonica, bianca di linguaggio mediterraneo. Ilpresbiterio resta individuato da un parallelepipedo cavo inCor-ten, ruotato e visibile dall’esterno, che all’interno è lariproposizine di un ciborio nelle forme di un sepolcro apertosopra il Cristo trionfante che troneggia sull’altare. Inprossimità della strada, il campanile è uno snello prismarivestito in travertino. L’attenzione all’apparato iconograficoe agli oggetti sacri segna il recupero del ruolo storicodell’arte nell’architettura religiosa.

Localizzazione: Cannatello (Agrigento) Progetto: GiuseppePellitteri con Dario Riccobono (progetto architettonico ecoordinamento), Alessio Pallozzi Lavorante (modellazione 3De rendering), Paolino Rosalino Di Marco (progetto esecutivo),Giuseppe Dominici (plastico), Luigi Pintacuda (grafica),Alessia Riccobono (editing e fotografia) Opere artistiche:Enzo Venezia Studio liturgico: Giuseppe PontilloCommittente: Curia Arcivescovile di Agrigento Impresa:Azzurra Costruzioni srl Strutture: Francesco Di Maio,Maurizio Papia (consulente), Claudio Gallo (collaudo)Impianti: Enzo La Scalia, Salvatore Interbartolo Superficie:lotto 5.100 mq, complessiva 3.300 mq, volume 16.600 mcCronologia: progetto 2005-2008, realizzazione 2009-2012Costo: 3.284.000 euro Foto: Giuseppe Pellitteri, AlessiaRiccobono Web: www.pellitteriassociati.com

Il complesso parrocchiale di San Gregorio a Cannatello (Agrigento)

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La dialettica tra spazio funzionale e spazio simbolico siriflette in pianta nell’edificio a doppia altezza di tipologiaconventuale con un chiostro al centro, segnato da unpercorso ciclo-pedonale di accesso che divide il quadrilateroin due C contrapposte: una per i luoghi dell’abitare edell’aggregazione (salone, aule e canonica), l’altracontenente aula liturgica, cappella feriale e sagrestia; unapensilina continua è il trait d’union. Sull’aula liturgica sieleva una struttura prismatica, sospesa rispetto albasamento, presentando l’ambiguità di un «oltre»chiaramente visibile ma irraggiungibile. Il solido basamentoin pietra e intonaco esprime il carattere matericodell’edificio; la scatola sovrastante è smaterializzata dasottili intagli verticali, priva di appoggi evidenti. L’accessoprincipale avviene tramite un percorso mediato da gradini,cambi di direzione e pulsazioni spaziali. La facciata dellachiesa è indipendente dalla navata retrostante, sia in piantache in alzato; il corpo metallico d’ingresso, spostato rispettoal centro, viene compositivamente bilanciato dal traliccio disostegno delle campane. La domanda della Diocesi di unimpianto liturgico «bifocale» che derivi dalle antiche chiese

siriache di origine sinagogale con ambone al centrodell’assemblea, introduce allo storico dibattito tra piantalongitudinale e centrale. Ne risulta un impianto geometricosu due diversi assi longitudinali di simmetria, conseparazione dei due fuochi liturgici della Parola edell’Eucarestia.

Localizzazione: Reggio Emilia Progetto: Davide Raffin conGiulia Iseppi Perosa, Massimo Poldelmengo (artista),Roberto Tagliaferri (liturgista) Committenti: Diocesi di ReggioEmilia e Guastalla, Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù(Reggio Emilia), Parrocchia del Preziosissimo Sangue (ReggioEmilia), Parrocchia Immacolata Concezione (Reggio Emilia)Impresa: TE.CA (Tecton e Coop Cattolica) Strutture: AndreaTrame, Giacomo Cadelli Impianti meccanici: Stefano MelatoImpianti elettrici: Claudio Villa (Etastudio) Acustica:Giovanni la Porta, Nicola Prodi Direzione lavori: RobertoMontanari, Alberto Calza Restauro opere d’arte: AugustoGiuffredi Superficie: 2.495 mq Cronologia: concorso Cei2006, progetto 2008, realizzazione 2012 Foto: MassimoPoldelmengo Web: www.studioraffin.it

Il complesso interparrocchiale del Sacro Cuore a Reggio Emilia

Nell’affollata piazza Narinkka, la KamppiChapel non è concepita per le celebrazioniliturgiche ma per favorire incontri intimi, entroambienti di piccola scala. Membri dellacongregazione religiosa della città e servizisociali sono disponibili per l’ascolto, in quantola cappella rimane aperta quotidianamente damattino a sera. Il committente è l’unione delleparrocchie di Helsinki; in particolare lecomunità parrocchiali di Espoo e Vantaa hannopartecipato alla pianificazione delle futureattività e del programma funzionale. Lo spaziopiù prominente del complesso è la costruzionein legno alta 11,5 m, dall’innovativo disegnopremiato con il Chicago AthenaeumInternational Architecture Award. In questospazio il vivace intorno apparepsicologicamente distante: una superficieperimetrale senza finestre estrania il solidoblocco edilizio dai suoni della città. Lastruttura è composta da elementi in legnolamellare e rivestimenti in tavole di d’abeterealizzati su misura. L’accesso all’edificio aguscio può avvenire solo dall’area diaccoglienza, mentre la luce scende lungo ilperimetro curvilineo, illuminando la superficiedelle sedute di ontano oliato checontribuiscono alla calda sensazione diinteriorità protetta.

Localizzazione: Helsinki Progetto: K2SArchitects (Kimmo Lintula, Niko Sirola, MikkoSummanen) Committente: Unione delleparrocchie e Municipalità di Helsinki Strutture:Matti Kivinen, Ulla Harju Impianti meccanici:Pasi Heiskanen Impianti elettrici: PekkaLarinoja Acustica: Henrik Möller Superficie:300 mq Cronologia: progetto 2008,realizzazione 2012 Costo: 7.000.000 euroFoto: Tuomas Uuseimo Web: www.k2s.fi

La cappella del silenzio ad Helsinki

L’intervento è realizzato su un edificio (il cui interno eraincompleto) costruito al centro di un villaggio vicino a Leiria.La nuova struttura sostituisce un’antica chiesa, demolitaperché non sufficientemente capiente. Il progetto incarnal’idea di un «edificio del silenzio» il cui carattere spiritualenon deve intimidire ma trasmettere un senso di protezione.L’assenza d’immagini produce unitarietà visiva, condizionepropedeutica al silenzio interiore. L’aula per lacongregazione si sviluppa in forma di anfiteatro intorno a unpresbiterio, dove si svolge la celebrazione; qui si trova unacroce in ottone lucido al di sopra di una sottile croce di luceincastonata nel muro, al centro dell’altare. La parete difondo è una composizione di elementi verticali in acero elinee di luce, interpretazione contemporanea delle sculture

absidali in legnointarsiato. La sceltadei rivestimenticonferisce unasensazione calda eaccogliente allo spazio.Dal fronte curvo haorigine il soffitto araggiera che introduceluce zenitale,connettendo ciascunodei tagli con l’altare: il

disegno radiale rinforza l’idea di sacralità facendoconvergere la vista sul punto cardinale in cui il sole sorge.Contiguamente all’aula sorge una piccola cappella, in formad’abside, il cui soffitto non tocca il muro, liberando unemiciclo di luce.

Localizzazione: Chãs, Leiria (Portogallo) Progetto: BicaArquitectos (Célia Faria, Inês Cortesão con Marco dosSantos, Liliana Pereira) Committente: Comissão da Igreja de Chãs Strutture: Manuel Rodrigues Vieira, Mário Rui Gomes Santos Acustica: João Barrento da CostaSuperficie: 537 mq Cronologia: 2012 Costo: 507.000euro Foto: Fernando Guerra, Sérgio Guerra Web:www.bicaarquitectos.carbonmade.com

La Igreja de Nossa Senhora das Necessidades in Portogallo