1.5 Santo Stefano d’Aveto (GE) · La frana di S.Stefano d’Aveto si è originata alle pendici...

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REMOVER 2008-2017 84 1.5 Santo Stefano d’Aveto (GE) 1.5.1 Dati generali La frana di S.Stefano d’Aveto si è originata alle pendici del M.Bue come evoluzione progressiva in colata di alcuni scorrimenti di roccia in blocco coinvolgendo le varie litologie. L’abitato risulta distribuito su vari settori della colata con differenti caratteristiche morfologiche e litologiche sia in relazione alla lunga storia macroevolutiva della colata di fondovalle che in rapporto ai contributi di alimentazione laterale. I fattori principali di instabilità locale sembra quindi siano dovuti nell’estrema eterogeneità sia composizionale che granulometrica con una distribuzione dei movimenti che variano da orizzontali a verticali in funzione del settore della frana (“Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria” - CNR). Il dissesto di S.Stefano d’Aveto, localizzato in un’area dove vengono a contatto mediante sovrascorrimenti circa E-W il Flysch di Ottone, il Complesso di Casanova e il Flysch di Orocco (Fig.83), è stata monitorato dal 2008 attraverso le letture degli inclinometri SSA1, SSA2 e SSA3 realizzati tra la fine del 2007 e il 2008 (“Indagini geotecniche e installazione di n°3 inclinometri”- Ditta Geotirreno) e sui piezometri in località Roncolungo, “recuperati” durante l’attività di ricognizione del 2008 (Fig.84). La strumentazione inclinometrica risulta collocata nella parte mediana del corpo di frana identificata” nel Progetto IFFI così come segue: Inclinometri: SSA1, SSA2 e SSA3 Tipo Complesso Stato Quiescente generico Identificativo 0100044102 Area [mq] 840731.933688536 Zona Rocca d’Aveto Tipo Complesso Stato Attivo/riattivato/sospeso Identificativo 0100044101 Area [mq] 474768.671499461 Di seguito si riassume l’attività di monitoraggio dell’anno 2017. Data Attività Strumentazione Sistema di misura 25/07/2017 lettura di esercizio sulle guide A1/A3 e sequenza di letture A1B1/A3B3 Inclinometri SSA1 (16°) SSA2 (17°) Sonda servoaccelerometrica biax. S060314 Tab. 5 - Misure effettuate nell’anno 2017 nel sito di S.Stefano d’Aveto

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REMOVER 2008-2017

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1.5 Santo Stefano d’Aveto (GE)

1.5.1 Dati generali

La frana di S.Stefano d’Aveto si è originata alle pendici del M.Bue come evoluzione

progressiva in colata di alcuni scorrimenti di roccia in blocco coinvolgendo le varie litologie. L’abitato

risulta distribuito su vari settori della colata con differenti caratteristiche morfologiche e litologiche sia

in relazione alla lunga storia macroevolutiva della colata di fondovalle che in rapporto ai contributi di

alimentazione laterale. I fattori principali di instabilità locale sembra quindi siano dovuti nell’estrema

eterogeneità sia composizionale che granulometrica con una distribuzione dei movimenti che

variano da orizzontali a verticali in funzione del settore della frana (“Atlante dei Centri Abitati Instabili

della Liguria” - CNR).

Il dissesto di S.Stefano d’Aveto, localizzato in un’area dove vengono a contatto mediante

sovrascorrimenti circa E-W il Flysch di Ottone, il Complesso di Casanova e il Flysch di Orocco

(Fig.83), è stata monitorato dal 2008 attraverso le letture degli inclinometri SSA1, SSA2 e SSA3

realizzati tra la fine del 2007 e il 2008 (“Indagini geotecniche e installazione di n°3 inclinometri”- Ditta

Geotirreno) e sui piezometri in località Roncolungo, “recuperati” durante l’attività di ricognizione del

2008 (Fig.84). La strumentazione inclinometrica risulta collocata nella parte mediana del corpo di

frana identificata” nel Progetto IFFI così come segue:

Inclinometri: SSA1, SSA2 e SSA3

Tipo Complesso

Stato Quiescente generico

Identificativo 0100044102

Area [mq] 840731.933688536

Zona Rocca d’Aveto

Tipo Complesso

Stato Attivo/riattivato/sospeso

Identificativo 0100044101

Area [mq] 474768.671499461

Di seguito si riassume l’attività di monitoraggio dell’anno 2017. Data Attività Strumentazione Sistema di misura

25/07/2017 lettura di esercizio sulle guide A1/A3 e sequenza di letture A1B1/A3B3

Inclinometri SSA1 (16°) SSA2 (17°)

Sonda servoaccelerometrica biax. S060314

Tab. 5 - Misure effettuate nell’anno 2017 nel sito di S.Stefano d’Aveto

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Fig. 83 - Stralcio Carta Geologica Regionale (CARG) sc.1:25.000

Fig. 84- Posizione degli inclinometri SSA1, SSA2 e SSA3 e piezometri, S10P, S11P, S12P, S13P, S1P all’interno del corpo di frana

S13P S12P

S11P

S1P

S10P

SSA3 SSA2

SSA1

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1.5.2 Analisi dei dati inclinometrici Inclinometro SSA1 (56.5 m)- zona centrale della fra na (a monte del centro abitato)

La verifica dei dataset nell’anno 2017 attraverso i “checksum” e la “deviazione standard” non

ha evidenziato anomalie strumentali nella lettura effettuata. Dall’elaborazione differenziale integrale

si registra un incremento di 6mm rispetto al 2016, per uno spostamento massimo di 50mm dal 2008;

la direzione di spostamento identifica una direzione S-SW (coerente con la morfologia del versante).

Sebbene siano presenti alcune deformate caratterizzate da una rilevante oscillazione strumentale,

relative peraltro ai primi anni di monitoraggio (fino al 2010), si può rilevare complessivamente un

andamento costante dello spostamento evidente con le letture successive: infatti l’inclinometro si

sposta senza soluzione di continuità da zone a profondità elevata (intorno a -46m) fino in superficie

(Figg.85 e 86). L’elaborazione locale conferma questo andamento, rilevando come tra -42 e -46m

sia presente una zona di deformazione con un picco presente alla profondità di -43m che sembra

essere in costante incremento.

Da rilevare che gli incrementi registrati nel periodo 2012-2015 hanno fatto osservare valori

quasi raddoppiati rispetto agli anni precedenti (30mm), per poi riallinearsi al trend globale.

Fig.85 - Grafici relativi all’elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all’elaborazione

differenziale locale (spostamenti locali) dell’inclinometro SSA1

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Fig. 86 - Grafico relativo all’elaborazione differenziale integrale (diagramma polare della deviazione) dell’inclinometro

SSA1

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Inclinometro SSA2 (62.5 m) – centro abitato

La verifica dei dataset nell’anno 2017 attraverso i “checksum” e la “deviazione standard”

non ha evidenziato anomalie strumentali nella lettura effettuata. L’elaborazione differenziale

integrale evidenzia un incremento di 9mm rispetto al 2016 per uno spostamento massimo di circa

76mm dal 2008; la direzione di spostamento risulta ben individuata nel quadrante 180-270 con una

direzione W-SW (coerente con la morfologia del versante). Dall’analisi dell’elaborazione locale si

può desumere la sostanziale assenza di piani di taglio definiti anche se si conferma la presenza di

un massimo con una variazione della morfologia delle curve in prossimità della profondità di 37m.

Il periodo 2012-2015 è caratterizzato dal maggior incremento rispetto al trend della

deformazione pari a 31mm e tale progressione sembra tornare sui valori “normali” di spostamento

nel periodo successivo(Figg.87 e 88).

Fig. 87 - Grafici relativi all’elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all’elaborazione

differenziale locale (spostamenti locali) dell’inclinometro SSA2

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Fig. 88- Grafico relativo all’elaborazione differenziale integrale (diagramma polare della deviazione) dell’inclinometro SSA2

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Inclinometro SSA3 (67.5 m) – valle del centro abita to

La storia dell’inclinometro in oggetto risulta alquanto complicata: infatti dal momento

dell’installazione e della lettura di zero, eseguita nel marzo 2008, nel giro di pochi mesi (giugno

2008) si erano registrati subito valori globali di circa 67mm di spostamento. Le letture acquisite ad

oggi hanno consentito di rilevare movimenti fino a un massimo di 80mm, e una rilevante oscillazione

strumentale tra 64mm e 80mm.

Dall’elaborazione differenziale integrale non si evincono particolari deformazioni se non una

perturbazione nella morfologia delle deformate intorno a 37m che coincide con la profondità alla

quale l’elaborazione differenziale locale rileva la presenza del picco principale (Fig.89). Tale

profondità inoltre coincide con quelle riportate negli altri inclinometri alle quali si rileva la massima

profondità del movimento della massa franosa. Inoltre la zona sottostante a 40m mostra valori di

spostamento nell’elaborazione locale di una certa entità già a fondo foro e pertanto nel caso in

oggetto rimane di particolare importanza la verifica dell’elaborazione differenziale locale e il controllo

del movimento nel picco della deformazione. Dal 2012 si concorda con Regione Liguria la

sospensione delle letture.

Fig.89 - Grafici relativi all’elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all’elaborazione

differenziale locale (spostamenti locali) dell’inclinometro SSA3

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Considerando invece come lettura di zero la misura di 05/06/2008, i grafici inclinometrici

assumono una morfologia maggiormente comprensibile, specie il grafico dell’elaborazione locale,

confermando in sostanza uno spostamento lungo il piano di taglio a -37m di profondità per una

quantità pari a 5mm (Fig.90).

Fig.90 - Grafico relativo all’elaborazione differenziale locale (spostamenti locali) dell’inclinometro SSA3

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1.5.3 Conclusioni

Dalle stratigrafie redatte durante l’installazione degli inclinometri si evince che il substrato

della frana di S. Stefano d’Aveto si trova ad una profondità variabile tra i 40m (abitato) e 64m (valle

dell’abitato). Nello specifico i sondaggi hanno individuato a partire dal piano campagna un accumulo

detritico molto potente con frequente presenza di clasti e/o blocchi di dimensioni metriche di ofioliti

(basalti e serpentiniti) in una matrice limoso-argillosa cui soggiace un livello roccioso, assimilabile a

una breccia poligenica (clasti ofiolitici e calcarei) che riposa al di sopra di un basamento roccioso di

natura arenacea.

Dall’analisi stratigrafica e dalla verifica dei dati inclinometrici sembra verosimile che il

movimento della massa franosa possa interessare una superficie di scivolamento (deformazione

rilevata in SSA1 e SSA2) coincidente con il piano di scollamento tra la coltre detritica e il sottostante

primo livello roccioso ofiolitico (profondità 37-40m) nella zona dell’abitato mentre la stessa profondità

a valle dell’abitato (SSA3) individua una deformazione che coincide con una variazione nelle

caratteristiche geotecniche della coltre, passando da un detrito limoso-argilloso a un materiale

sciolto sabbioso di natura poligenica (“livello caotico di ciottoli e ghiaia di natura ofiolitica verdastra in

matrice limo/sabbiosa/argillosa di colore prima violaceo poi verdastro passante a Livello limo

sabbioso di colore grigiastro verdognolo contenente ghiaietto e ciottoli inclusi, di natura poligenica

ed eterometrica "sciolto").

Fig . 91 – sezione del versante di S.Stefano d’Aveto e la frazione di Roncolungo

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Quindi la massa detritica potrebbe scorrere a 40m lungo il contatto con le brecce ofiolitiche e

più a valle, ove la potenza del detrito sembra arrivare a 64m, lungo una superficie di scivolamento

localizzata all’interno della massa stessa a 40m. Non si possono escludere movimenti profondi

superiori a 40m per la presenza, specie in SSA3, di anomalie nelle deformate inclinometriche

(Fig.91).

Gli spostamenti maggiori ammontano a 76mm nella zona centrale dell’abitato e 50mm nella

zona a monte in direzione W, che rappresenta la direzione di espansione della frana e in particolare

la zona del centro abitato ha evidenziato direzione azimutali di spostamento concordi con il valle

morfologico W-SW. La presenza di movimenti apparentemente indipendenti è strettamente

connessa alle dimensioni del colamento il cui movimento può subire delle variazioni locali sia in

direzione che in valori assoluti degli incrementi di spostamento e nonostante l'elevata profondità

delle tubazioni inclinometriche, spesso si registrano spostamenti in prossimità del fondo foro. La

zona ove sono posizionati SSA1 e SSA2 (centro abitato) mostra delle direzione azimutali concordi

con il valle morfologico S-W mentre più a valle del centro abitato ove è collocato SSA3 si sono

registrate delle direzioni univoche verso N-W con una direzione deviata verso il torrente Fossato

Grosso, attualmente in erosione sul lato destro della massa franosa (Figg.92 e 93).

Fig . 92 - Direzione di movimento dell’area in frana che coinvolge l’abitato di S.Stefano d’Aveto e la frazione di Roncolungo

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Fig . 93 – DTM dell’area in frana che coinvolge la frana di S.Stefano d’Aveto e la frazione di Roncolungo: si può osservare la barriera di rilievi da cui si è originato il movimento franoso

La velocità media della massa franosa nel periodo 2008-2017 si attesta intorno a valori di 5-

8mm/anno senza particolari periodi critici. Lo spostamento orizzontale misurato in costante lenta

progressione (eccezion fatta per l’accelerazione presumibilmente correlata all’evento sismico 2011)

può essere definito tipo “deformazione profonda da creep” e allo stato attuale si deve considerare il

fenomeno franoso “attivo”. La sequenza delle riattivazioni e delle pause risulta evidente in tutta

l’area con valori totali di spostamento registrati negli inclinometri piuttosto vicini fino al 2013, anno in

cui si osserva una minima differenza pari a circa 10mm tra SSA2 e SSA1. Il periodo successivo

risulta caratterizzato da un deciso incremento del movimento registrato specie in SSA2 (Fig.94):

infatti la differenza di velocità tra la zona centrale e quella più a monte sembra essere cresciuta negli

ultimi anni.

Sulla base delle informazioni derivate dall’acquisizione di nuovi dati inclinometrici e di dati

pregressi si può solo ipotizzare una unica superficie di scorrimento che potrebbe collegare le

deformazioni negli inclinometri tagliati a monte (intorno a 13m di profondità) con le deformazioni

rilevate a valle a maggiore profondità intorno a 40m. L’assenza di una superficie di scorrimento netta

(e forse in alcune zone lo spostamento a fondo foro), desunta dall’interpretazione delle letture

inclinometriche, rende possibile l’ipotesi della presenza di scorrimenti ancora più profondi rispetto

alla lunghezza delle installazioni inclinometriche monitorate.

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Fig. 94 -Velocità delle deformazioni.

I dati relativi alla circolazione idrica sotterranea permettono di osservare che il livello della

falda, sebbene monitorato nella parte superiore dell’accumulo franoso fino a tutto il 2013 (Fig.95), si

mantiene molto in superficie con valori inferiori a 5m di profondità, ad eccezione del piezometro S10,

intestato nella parte alta del corpo franoso: pertanto la quasi totalità della frana si trova in condizioni

di saturazione per tutto l’anno.

Fig. 95 -Soggiacenza della falda.

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Il rapporto tra eventi meteorici e movimenti del versante dal 2008 al 2017 è descritto nei

grafici seguenti (Figg.96 e 97):

-anni 2008 e 2009: pulsazione della frana con spostamenti moderati e stasi spesso non

perfettamente “a tempo” nelle varie zona del versante, e dovuti principalmente ai massimi

pluviometrici dei mesi autunnali (picchi di 362 e 353mm per i mesi di ottobre e novembre 2009) e

una presenza di eventi estremi distribuiti nel periodo autunnale con valori di 200-250mm in pochi

giorni;

-anno 2010: l’attività della frana risulta differenziata con incrementi sostanziali nella zona centrale

fino a quasi nulli nella zona posta più a monte, in un anno piuttosto piovoso nel periodo autunnale

(valori di 988mm di pioggia tra settembre e dicembre);

-anni 2011 e 2012: gli anni sono stati caratterizzati invece da un quantitativo di piogge

complessivamente inferiore, cui si associa una quiescenza del fenomeno franoso, ad eccezione del

movimento nel giugno 2011 presumibilmente correlato all’evento sismico;

-anni 2013 e 2014: le decise riattivazioni rilevate sono da mettere verosimilmente in relazione con gli

eventi precipitativi registrati a partire dall’autunno 2012 e per tutto il 2013 e proseguiti per i primi

mesi del 2014. Si osserva in particolare a partire da ottobre 2013 fino a febbraio 2014 (cumulata

mensile di novembre 2014 con oltre 500mm ed evento estremo di 368mm/4gg) un periodo

prolungato e intenso con quantitativi pluviometrici pari a 1467mm/5mesi;

-anni 2015-2017: eccezion fatta per l’evento sub-alluvionale del settembre 2015 con 137mm di

pioggia in poche ore e per le cumulate di febbraio e novembre 2016 e dicembre 2017, gli anni sono

caratterizzati da precipitazioni da scarse a modeste che hanno comportato comunque ulteriori

spostamenti in linea con quanto rilevato dal 2008.

Ad oggi, quindi, il corpo morfologico sembra essere abbastanza sensibile agli eventi

meteorici, specie a partire dal 2013 con la presenza di cumulate mensili intense e durature: nella

varie zone si riscontrano comunque risposte a eventi prolungati/intensi e stasi in periodi secchi,

spesso non in fase e conseguentemente risulta difficile interpretare la dipendenza diretta pioggia-

spostamento.

Date le dimensioni del complesso coltre franosa-substrato alterato e disarticolato che scorre

su un basamento a profondità superiori a 40m, ne segue come siano fondamentali anche gli aspetti

relativi alla scadente qualità geomeccanica e alla gravità, entrambe concause al dissesto in atto.

Non si può escludere ancora che per una coltre franosa lunga oltre 5 km e potente fino al substrato

arenaceo oltre 70m gli eventi meteorici abbiano una influenza diretta limitata, dato che la falda si

trova sempre a profondità esigue di circa 3-4m, e che quindi i molti fattori in gioco relativi alle

caratteristiche geologiche siano i fattori indizianti, come cause predisponenti all’instabilità e che

quindi le condizioni meteoclimatiche siano una causa secondaria.

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Fig. 96 – Andamento pluviometrico mensile, eventi estremi (stazioni SSAV e LGIAC) e letture inclinometriche SSA1 - periodo 2008-2017

Fig. 97 – Andamento pluviometrico mensile, eventi estremi (stazioni SSAV e LGIAC) e letture inclinometriche SSA2 - periodo 2008-2017

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La stima dei contributi di ricarica alle acque sotterranee (cfr. Allegato 1) fa rilevare, dall’analisi

dei dati disponibili (periodo gennaio 2009 – ottobre 2016), un periodo da inizio 2009 all’estate 2014

con valori variabili indicativamente tra i 200 e 300 mm per episodio e distribuiti nel tempo ad intervalli

piuttosto regolari, nell’autunno 2014 si evidenzia un contributo di 500 mm.

I dati interferometrici (desunti dal sito Ambiente in Liguria della Regione Liguria) evidenziano

nel periodo 1993-2000 e nel periodo 2003-2010 (dati ENVISAT) una situazione composita per

quanto riguarda il movimento di PS posti sugli edifici: nella parte superiore della frana (zona

Roncolongo - Rocca d’Aveto) si rilevano spostamenti di 14-22mm/anno mentre nel centro abitato di

S Stefano d’Aveto in prossimità degli inclinometri di ultima generazione si sono registrati 9-

12mm/anno. I valori interferometrici rilevati nel centro abitato mostrano valori leggermente superiori

ai dati registrati dalla rete inclinometrica (attiva solo nel centro abitato) i cui valori medi si attestano a

circa 5-8mm/anno, ma sostanzialmente in linea con il cinematismo della frana di S.Stefano d’Aveto.