15 años de la Cura Pastoral latinoamericana a Génova · 2015. 9. 10. · 15 años de la Cura...

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15 años de la Cura Pastoral latinoamericana a Génova 1998-2013 PREGHIERA FAMIGLIA LAVORO INTEGRAZIONE LINGUA CITTADINANZA DOVERI E DIRITTI STUDIO CURA PASTORALE LATINO AMERICANA SANTA CATERINA DA GENOVA

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    PREGHIERAFAMIGLIALAVORO

    INTEGRAZIONELINGUA

    CITTADINANZADOVERI E DIRITTI

    STUDIO

    CURA PASTORALE LATINO AMERICANASANTA CATERINA DA GENOVA

  • Indice

    Presentazione (Cardinale Bagnasco / Ministro generale OFM Cap.) 4Introduzione (fr. J.R. Loayza) 5

    IN “MISSIONE” PER CONTO DI DIOLa Provincia Cappuccina di Genova, i frati peruviani e la chiesa di S. Caterina

    Storia della Cura Pastorale di fr. Giampiero Gambaro 9Cura Pastorale Latinoamericana di Santa Caterina di fr. Juan Ricardo Loayza 11Io migrante voglio diventare un dono di fr. Martin Torres 13I Cappuccini e i Beni Culturali di fr. Vittorio Casalino 16Ognuno di noi è un arcobaleno di fr. Gabriele Ambu 18Giovanissimi alla sequela di S. Francesco di fr. Stefano Maria Zagatti 20Servicio en la Iglesia di fr. Cristiam Martinez 22La chiesa di Santa Caterina in Portoria e la sua storia di Caterina Russo 24Santa Caterina, la mistica dell’Amor Divino di don Andrea Villafiorita 26

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLASanta Caterina “ in dialogo” con la Diocesi

    FRATERNITÀ INTERCULTURALI, LECTIO DIVINA E STUDIO BIBLICO:Fraternidades biblicas di Henry Gonzalez y Maritza Ibarra 31Vivere l’intercultura con gioia di don Andrea Robotti 33Latinoamericani a Dinegro di don Omar Mazzega (intervista) 37Latinoamericani a Oregina di don Paolo Bonassin (intervista) 38Una felice esperienza con i latinoamericani di don Luciano Torre (intervista) 39Latinos en Cristo di Adela Llaguno 40La Cura Pastorale di Santa Caterina e l’ufficio per la cultura di p. Mauro De Gioia 41Cultura biblica di don Stefano Olivastri (intervista) 43Integrazione degli immigrati di p. Andrea Decaroli 44Latinos en don Bosco di p. Daniel Coronel 46Italiani o stranieri? di Andrea Mandelli 48

    MOVIMENTI E GRUPPI DI PREGHIERA

    CURSILLOS DI CRISTIANITÀ:Integrazione: termine solo moderno? di don Giuseppe Torrigino 53Una nascita in …convento! di don Prospero Bonzani 55

    2 INDICE

  • EL SEÑOR DE LOS MILAGROS:Mi fe, experiencia y tradición en un mes de octubre di C. Dianderas Pacheco 57

    COMUNIONE E LIBERAZIONE:Guardando al futuro di Siro Roncallo 60

    EQUIPE NOTRE DAME:Movimento spirituale END di Betsy Vasconez e Luis Gavino 62

    LOS TALLERES DE ORACIÓN:Orar para vivir di Eva Torres e Luis Buenaño 64

    ORDINE FRANCESCANO SECOLARE:Come Santa Caterina ha influenzato la mia vita di Paola Vittone 66

    GRUPPO DI PREGHIERA: Vayan por el mundo di Nancy Bermeo 68

    PREGHIERA E SERVIZIO

    L’Adorazione Perpetua di don Nazario Caviglia (intervista) 73Adoración fuente de vida di Maricarmen Oviedo 74Apostolato di una missionaria di sr Clara Dallorto (intervista) 76Servire Dio nel fratello di sr. Noemi Azpeleta 77Carcere: la parrocchia – che – non – c’è di don Paolo Gatti 79Volontariato ...tra le sbarre di Francesca Viara 82Una Ecuadoriana en Génova di Monica Jacho 84

    IL CORO LATINOAMERICANO:La musica che ci rappresenta di Mauro Rossi e Lily Mariños 86

    MIGRAZIONE E INTERCULTURA

    Dal mare alla terraferma con Dio di Giacomo Martino (intervista) 91Diritti e doveri degli stranieri di Alessandra Ballerini 93L’importanza di essere connessi di Alessandra Giglio 96L’importanza dell’informazione: i seminari sociali di Marco De Biase e Cecilia Narea 99Riflessioni su “Interculturalità e Comunicazione”

    di G. Sansò, L. Spinelli, G. Caotti, E. Collao, D. Pellegrini, E. Tonoli 101I volti della migrazione di fr. Juan Ricardo Loayza 103

    REPERTORIO FOTOGRAFICO 109

    3INDICE

  • Ringrazio i confratelli peruviani per l’invito a presentare questo li-bretto che, attraverso le testimoniane di vari sacerdoti, religiosi elaici, illustra il lavoro da loro svolto nell’arco di 15 anni.Li ringrazio perché sulle orme di S. Francesco, con il loro entusiasmoe il loro spirito di iniziativa, hanno realizzato qualcosa di veramenteimportante nel campo dell’integrazione, convinti che l’unica logicache conta è quella del dono.A loro e a tutta la comunità, auguro ogni bene con la benedizione diS. Francesco.

    Ringrazio i Frati Cappuccini della Provincia di Genova e i FratiCappuccini peruviani che con impegno missionario hanno profusotempo ed energie per favorire il processo di integrazione degli im-migrati latino-americani.La missione della Chiesa è quella di camminare con l’uomo sempre,ovunque si trovi, da qualunque parte del mondo provenga, per far-gli sentire la presenza di Cristo. La Chiesa guarda con affetto agliimmigrati, ne conosce la fatica e ne capisce le difficoltà, le incertezze,il dolore, dovuto a fughe spesso forzate dai loro luoghi di origine,dai loro cari.E’ attraverso la Chiesa, chiamata ad essere casa accogliente per so-stenere e incoraggiare tutti con la sua missione di maestra e di ma-dre, che Gesù vuole rendere visibile il suo abbraccio fraterno.

    4 PRESENTAZIONI

    Presentazioni

    S.Em.za Card. Angelo Bagnasco

    Fra Mauro JöhriMinistro Generale

    OFM Cap.

  • 5INTRODUZIONE

    Con queste parole vorrei ringraziare tuttiquelli che hanno dato la loro disponibilitàper raccogliere notizie e documentazionirelative al lavoro della Cura Pastorale.Non è stato un lavoro facile, ma in questepoche righe vorrei spiegare che cosa hafatto la Cura Pastorale negli ultimi quin-dici anni e che cosa continua a fare. La Cura Pastorale, definita come una“parrocchia in missione”, ha lavorato inquesti anni occupandosi della situazionedei migranti sotto diversi profili, non soloquello spirituale, né solo quello econo-mico, ma si è interessata anche alla lorocrescita umana e culturale Allo stessotempo vorrei sottolineare l’importanza dellavoro che svolgiamo con le parrocchiedella diocesi di Genova nel campo dellaintegrazione sociale.In queste pagine vedremo il lavoro Pasto-rale che la Cura latinoamericana svol ge datanti anni nel servizio con i bambini, i gio-vani e gli adulti.Abbiamo voluto dare continuità al lavorocon i gruppi italiani per creare interazionesociale, per ampliare l’ orizzonte ai mi-granti. Crediamo che questa sia la sfidaper incontrarci e riconoscere a vicendal’uno la ricchezza dell’altro.Durante questi quindici anni si sono avvi-cendati tanti fratelli che hanno lasciato un’impronta forte del loro carisma france-scano. Voglio qui ricordare Ricardo Rodri-

    guez per tutto ciò che ha fatto, per aver po-sto le basi e dato inizio a questo lavoro cheè stato portato avanti successivamente daPedro Pablo e Adolfo, con il loro carismadi attenzione alla cura della Chiesa e deilaici; Ariel per la sua carità e il dono di sa-per comunicare l’amore per la preghiera,Angel per il lavoro meraviglioso fatto coni giovani, José Martin per la sua capacità dirapportarsi con i più umili, Edgar per l’at-tenzione alla liturgia e la generosità, Pedroper il dono del discernimento e l’abilità dirisolvere con serenità ogni tipo di situa-zione, Martin per la forza della predica-zione e la lungimiranza, Cristiam per lasua presenza generosa e la disponibilità al-l’ascolto.Un grazie di cuore a quanti hanno per-messo la realizzazione di questo lavoro,donando il loro tempo, mandando articoli,dando suggerimenti, svolgendo un lavorodi ricerca presso le sedi dei giornali, sce-gliendo, tra centinaia, le foto da stampare. In particolare ringrazio Francesca Viaraper aver seguito con affettuosa sollecitu-dine lo svolgimento del lavoro, leggendo erevisionando gli articoli. Ringrazio ancheMarinha Guevara per lo spirito di servizionella raccolta silenziosa dei documenti di-gitali, Luis Gavino, Luzmila Montagna eCecilia Narea per la preziosa collabora-zione.A tutti la nostra riconoscenza.

    Introduzionefr. Juan Ricardo Loayza Platas *

    * Cappellano di S. Caterina in Portoria.

  • 6

    Da sin.: fr. Juan Ricardo, fr. Carlos, fr. Cristiam, fr. Mauro Jöhri, fr. Edwin, fr. Hugo.

    Da sin.: fr. Egidio, fr. Juan Ricardo, fr. Alberto, fr. Piero, fr. Cristiam, fr. Oscar, fr. Hugo.

  • In “Missione”per conto di DioLa Provincia Cappuccina di Genova,

    i frati peruviani e la chiesa di S. Caterina

  • Preghiera nella Chiesa di Santa Caterina in Portoria.

  • La Chiesa negli ultimi decenni è cambiatamolto. Ma non è importante la modalitàcon cui si dà lode a Dio, è importante in-vece che tutti ci si riconosca suoi figli.Anche attraverso il cambiamento, il culto èsempre espressione di fede, di apparte-nenza al regno di Dio. E le differenze nel-l’officiare il rito vanno considerate comeuna ricchezza. La presenza di culture di-verse nella società permette alle persone diinteragire, ciascuna raccontando della pro-pria cultura, che è sempre diversa daquella di un’altra. Ciò costituisce una op-portunità di crescita, forse non facile al-l’inizio, perché la diversità, benché ovvia,non va mai data per scontata.Tante cose sono accadute negli ultimi 20anni e nel percorso della storia della CuraPastorale di S. Caterina si possono indivi-duare 3 fasi. In un primo periodo la Cura Pastorale peri “migrantes” si è occupata quasi esclusi-vamente di venire incontro ai numerosi la-tinoamericani che avevano lasciato la loroterra e che avevano urgenti bisogni socio-economici fondamentali. Ricordo che al-lora di domenica c’era agape fraterna, im-portante perché i latinoamericani si ritro-vavano fra loro, potevano parlare la pro-pria lingua, e al tempo stesso condividerepiatti tipici della loro terra, come “arrozcon pollo”. L’obiettivo è stato per alcunianni quello di far sentire un po’ del calore

    e dell’affetto e della vicinanza umana apersone che si trovavano in una terra lon-tana e così diversa.Ricordo come p. Ricardo, p. Pedro Pablo,p. Josè Martin, fr. Adolfo insieme a p. Vit-torio e a numerose religiose, sr. Clara inparticolare, oltre a volontari abbiano dedi-cato energie e tempo per accompagnarecon l’affetto, la preghiera, il consiglio el’aiuto concreto migliaia di immigrati la-tino-americani nella fase delicata del loroarrivo a Genova. Sono stati anni eroici se-gnati anche da contraddizioni e difficoltà.Successivamente e con gradualità ci si reseconto che queste persone avevano lasciatoil loro paese ma, con le loro poche cose, sierano portati appresso problemi non solodi natura economica ma quelli che riguar-davano i loro legami familiari in crisi, avolte segnati da un vuoto di valori e unareligiosità che poteva contenere elementidi superstizione. Emergeva anche una sof-ferenza che a volte diventava rabbia peressersi dovuti allontanare dal propriopaese, che non gli aveva dato l’opportu-nità di rimanere e condurre là una vitanormale. Fu in quegli anni che sorse l’esi-genza di far crescere le persone nella vitasacramentale, nella preghiera e così si puòaffermare che per alcuni il progetto migra-torio divenne un’opportunità di catechesie di evangelizzazione. Non bastava più ilpiatto tipico latino-americano da consu-

    STORIA DELLA CURA PASTORALE

    Storia della Cura Pastoralefr. Giampiero Gambaro *

    9

    * Ministro Provinciale.

  • mare insieme per non dimenticare, i pro-blemi diventavano personali e gravi.C’erano le separazioni familiari da fron-teggiare, le crisi adolescenziali che tra-sformano i giovani in ribelli e l’asse sispostò da discorsi più esterni a qualcosadi più profondo. Papa Francesco in un’in-tervista alla rivista Civiltà Cattolica defi-niva la Chiesa quasi “ un ospedale dacam po “ e in questo importante passag-gio della vita della comunità latino-ame-ricana si sono spesi i padri cappellani An-gel, Ariel poi Edgar, Pedro, Juan Ricardo,Martin e fr. Cristiam. La prima generazione, come spesso suc-cede, si inserisce difficilmente nel paesed’arrivo. La seconda generazione invece èpiù consapevole di quello che deve fare, èmeno concentrata sull’aspetto economico esa guardarsi intorno meglio. Se i genitorivorrebbero tornare nel paese d’origine,dove la situazione economica è molto mi-gliorata, e investire là i loro risparmi, i figlidesiderano per lo più rimanere nel paesein cui sono cresciuti e in cui pensano diavere maggiori possibilità di realizzazione.A questo proposito vie ne in mente la strofadella canzone genovese più famosa:” Mase ghe pensu”, in cui se da una parte il pa-dre vorrebbe lasciare Buenos Aires per tor-nare nella sua cara Genova di cui ha pro-fonda nostalgia, il figlio, più pragmatico eforse meglio inserito, vuole restare in Ar-gentina e gli risponde: “ Papà no ghe pensâ

    a Zena, cöse ti ghe vêu tornâ? “ (Papà, nonpensare a Genova, perché vuoi tornare?)Ora si sta profilando una terza fase, quellain cui si è capita l’importanza di frequen-tare corsi, seminari, per ottenere una quali-ficazione e poter così migliorare la propriacondizione sociale. La scelta della forma-zione avviene purtroppo in un periodo dicrisi in cui tutto appare più complicato, mala speranza è che, trattandosi di migranti edunque di persone che dovrebbero avereuna maggiore motivazione ed una spintapiù forte, riescano a interpretare i tempi eil mondo in cui viviamo più velocemente emeglio. Se da un lato le istituzioni pubbli-che sono obbligate a ridurre molto i servizisocio-assistenziali, è giunto il momento diprendere l’iniziativa, per offrire alternativevalide alla scarsa efficienza dei servizipubblici. Siamo in una fase di sperimenta-zione di nuovi modelli di welfare (benes-sere), di elaborazione di una rinnovatacooperazione tra pubblico e privato. Peralcuni forse questo è un tempo opportunoper diventare imprenditori di se stessi einiziare a fare cooperazione sociale. Inquesto senso la Cura Pastorale Latinoame-ricana, senza mai dimenticare l’accompa-gnamento e la formazione biblica e cate-chetica e sempre migliorando le opportu-nità di preghiera e di avvicinamento allavita della Chiesa, potrebbe diventare uncentro propulsivo per aprirsi al territoriocon nuove energie e nuovi impulsi.

    STORIA DELLA CURA PASTORALE10

    fr. Adolfo fr. Angel fr. Ariel fr. José Martin fr. Edgar fr. Pedro

  • La Cura Pastorale di Santa Caterina ha ini-ziato un percorso attraverso i frati cappuc-cini, progetto portato avanti con difficoltàma con tanto entusiasmo. Prima di aprirsi alla comunità Latino-americana, il Convento di S. Caterina ospi-tava una fraternità cappuccina, compostada diversi frati. Si ricordano P. Aldo, P.Agostino, P. Cassiano, P. Ludovico e P. Vit-torio. Fu P. Aldo, in particolare, essendoguardiano, ad interessarsi perché venisseallestito un nuovo altare, quando ebbe ini-zio la celebrazione frontale della Messa.Sulla linea dell’unità in mezzo alla diver-sità, la Cura Pastorale, chiamata comune-mente Santa Caterina, dal 1998 si prendecura della assistenza sociale e spirituale deilatinoamericani presenti a Genova. Comesancito da decreto vescovile emanato dalCardinale Tettamanzi, abbiamo la possibi-lità di amministrare i sacramenti in qualitàdi “parrocchia in missione“. In tutti questianni abbiamo preparato tanti giovani a ri-cevere il battesimo, la comunione, la cre-sima, abbiamo celebrato matrimoni e am-ministrato l’unzione degli infermi. La cate-chesi, nella preparazione a questi sacra-menti, è stata fondamentale. Il lavorosvolto dai diversi cappellani cappucciniperuviani passati negli anni in questachiesa ha dato frutto, grazie alla collabora-zione di tanti laici che hanno offerto il loro

    tempo e la loro disponibilità per una for-mazione integrale umana e cristiana.Poiché riteniamo che il primo passo perl’integrazione sia l’apprendimento dellalingua italiana, abbiamo istituito dei corsiche si svolgono di pomeriggio e sono te-nuti da volontari registrati in un’associa-zione di volontariato. Un secondo passo, di grande importanzaper noi, è costituito dai seminari sociali,che affrontano temi atti a favorire l’inte-grazione per far conoscere meglio i doverie i diritti, indicando al tempo stesso uncammino di inserimento nella vita socialedel paese di arrivo. Tanti sono i temi che abbiamo sviluppato,tra questi l’importanza dello studio dellalingua, la possibilità di arrivare a percepireuna pensione, il rimpatrio assistito, la sicu-rezza sociale, il ricongiungimento fami-liare, il problema della tratta, la violenzafamigliare, le opportunità della secondagenerazione ecc. Inoltre abbiamo anche la Formazione al la-voro, servizio prestato da una suora e daalcuni volontari, che insegnano un me-stiere, per esempio come diventare mi-gliori badanti, colf, infermieri(e). In questo ambito diamo una forte spinta adare il massimo nel senso della carità,della generosità nel lavoro, in un’ otticacristiana, anche se svolgiamo questo servi-

    Cura Pastorale Latinoamericanadi Santa Caterinafr. Juan Ricardo Loayza Platas *

    STORIA DELLA CURA PASTORALE 11

    * Cappellano di S. Caterina in Portoria.

  • zio sociale al di là della confessione reli-giosa delle singole persone.Diciamo anche che non mancano i corsi diqualificazione, nel senso che abbiamotutta una struttura che risponde al pro-getto di alfabetizzazione, attraverso lapromozione umana, con lo studio dellaSacra Scrittura in italiano.Questo percorso di educazione permetteche ci sia l’“empowerment” (potenzia-mento, risultato di un processo di crescitapersonale) dei diritti, per arrivare a unavita di qualità, migliorare le condizioni divita delle famiglie e riuscire ad arrivare aduno sviluppo sostenuto e sostenibile.La dinamica dell’ascolto è una funzioneche spesso realizziamo noi sacerdoti, so-prattutto nei casi più difficili, quando c’èuna ragazza minorenne incinta, quando cisono problemi di dialogo all’ interno dellafamiglia, problemi di lavoro, situazioni didisagio per discriminazione personale op-pure comunitaria ecc.È una sfida molto importante quella cheaffrontiamo durante la settimana con i mi-granti latinoamericani, che si rivolgono a

    parrocchie diverse per cominciare un loropercorso e inserirsi poi nella stessa realtàlocale della loro residenza. Grazie a Dioabbiamo 13 Lectio Divine, di cui una,quella di Rivarolo, appartiene ormai allarealtà della chiesa locale. Per renderci conto dei reati commessi dailatino-americani, abbiamo avviato unprogetto di volontariato nel carcere cir-condariale di Marassi con Don PaoloGatti, Cappellano della struttura. Siamopresenti anche nella Università di Genovaper collaborare con Don Nicolò Anselmi. Nella “palestra sociale” in cui ci troviamodobbiamo tenere conto del fatto che cisono diversi livelli di comunicazione, cioè:comunicazione verbale, non verbale e pa-raverbale. Mi pare che il filo rosso par-lando di migrazione sia la questione dellaintegrazione. Ci sono diversi sportelli cheinformano, comunicano, danno ancheaiuto sociale, ma diciamo che, anche se lecose che si fanno sono tante, manca an-cora, purtroppo, un unico sportello cen-trale che raccolga tutte le informazioni re-lative ai diversi ambiti.

    Gruppo di volontarie di S. Caterina.

    STORIA DELLA CURA PASTORALE12

  • Le prime esperienze di assistenza agli im-migrati latinoamericani a Genova comin-ciano a partire dalla metà degli anni ’80con suor Gregoria e suor Pia presso laChiesa di Santa Zita e con suor Clarapresso la Chiesa di San Siro, coadiuvate ri-spettivamente da Don Franco Pedemontee Don Luigi Traverso. I primi problemi darisolvere sono quelli inerenti la ricerca diun lavoro e di un alloggio dove poter vi-vere, ma numerose sono anche le richiestedi viveri e beni di prima necessità. Forte èanche la richiesta di aiuto per impararel’italiano e per la regolarizzazione dei do-cumenti. In tutto questo non mancava maida parte dalle suore e dei primi volontarila disponibilità all’ ascolto ed alla com-prensione, che riuscivano così almeno inparte ad alleviare il profondo senso di soli-tudine ed abbandono di cui facilmente imigranti sono vittima. Rispondere a que-ste esigenze è il primo obbiettivo della pa-storale della migrazione. In risposta alla richiesta delle suore e de-gli stessi emigrati di avere un sacerdote

    Antonio ha attraversato l’oceano perfare fortuna in Italia e tornare nella suaterra latinoamericana. Il suo sogno? La-vorare con tutte le sue forze per poterdopo qualche anno tornare a casa daisuoi. Ma il tempo passa, il sogno sembrasvanire, eppure lui non vuole perdere lasperanza … cosa fare nel frattempo?Forse diventare egli stesso un dono perla terra che lo accoglie oggi. Perciò con-tinua a pregare il suo santo patrono,Sant’Antonio da Lisbona (Portogallo)più conosciuto come Sant’Antonio daPadova, anche lui un migrante di tantisecoli fa...(1).La Cura Pastorale latinoamericana SantaCaterina da Genova, come altre istitu-zioni ecclesiali o sociali, nasce con loscopo di andare incontro ai tanti emigraticome “Antonio” per offrirgli un serviziodi promozione umana, sociale e cri-stiana. Così che ciascuno possa diventareun dono per gli altri affrontando le pro-prie situazioni di difficoltà e trasforman-dole in opportunità di crescita.

    Io migrantevoglio diventare un donofr. Martin Torres *

    * Vicario Curia Pastorale.(1) Il film documentario «Pane amaro», del gior nalista e regista italo-americano Gianfranco Norelli

    (serie «La grande storia magazine»), Raitre, racconta l’immigrazione italiana negli Stati Uniti, ilmodo in cui gli anglosassoni con sideravano chi «invadeva» il loro paese. At traverso un riccointreccio di rari filmati, foto d’epoca, documenti originali e in terviste con storici e italoamericanila cui vita è stata profondamente influenzata dagli eventi narrati, “Pane Amaro” ci fa rifletteresul significato pro fondo dell’emigrazione, un’e spe rienza cono sciuta direttamente da tantefamiglie italiane. È una riflessione necessaria in un momento in cui l’Italia è diventata la meta dimigliaia di immigrati da ogni angolo della terra.

    STORIA DELLA CURA PASTORALE 13

  • STORIA DELLA CURA PASTORALE14

    Piano piano le persone che prendonoparte a queste esperienze maturano lanecessità di non limitare queste belleesperienze ai pochi momenti legati aicorsi o laboratori, ma di poter viverequesto loro nuovo essere quotidiana-mente, giorno per giorno, nelle loro case.Sorgono cosi nel 2006 i primi gruppi bi-blici di “lectio divina”: 10 o 15 personeche si riuniscono settimanalmente pressola casa messa a disposizione a turno dauno dei partecipanti per condividere unbrano biblico con l’aiuto di una traccia dimeditazione semplice e chiara. Coltempo il fortificarsi di questa esperienzaha portato ad avere persone capaci diguidare questi gruppi fungendo quindida “leader” in grado a loro volta diistruire, col loro esempio, nuovi leaderper nuovi gruppi di condivisione dellaparola. In questo modo, partendo dalprimo gruppo nato nel 2006, nell’arco diquasi otto anni i gruppi sono diventatiben 13.

    Ma non possiamo dimenticare il terzoobbiettivo della pastorale migrantes cheè aiutare ad inserirsi nella chiesa locale. Questi “gruppi biblici domestici” sonodiventati uno strumento prezioso nel-l’ambito della parrocchia di pertinenza.In alcuni casi infatti il parroco stesso par-tecipa agli incontri oppure il gruppo sirende attivo con la propria presenzanella vita della parrocchia.

    La Cura Pastorale di Santa Caterina daGenova dà particolare importanza anchealla formazione professionale, mettendoa disposizione una rete di informazionisulle diverse opportunità formative pre-senti a Genova offerte dalle istituzionipubbliche e dall’Università.

    latinoamericano che potesse seguirlinella loro nuova realtà, nel giugno del ’98i cappuccini della Liguria, in collabora-zione coi confratelli del Perù, mettono adisposizione il convento di Santa Cate-rina a Portoria per il servizio ai migran-tes latinoamericani. Solo un anno dopo siforma una fraternità composta da fratiitaliani e peruviani, per accompagnare lanascente Cura Pastorale latinoamericana.

    In aggiunta ai servizi ed ai corsi già atti-vati dalle suore nascono i primi pro-grammi di formazione umano-cristianache si concretizzano in ritiri, corsi e labo-ratori per approfondire o riscoprire lapropria fede. Tra questi troviamo il ritiro“Escoge”, voluto per approfondire la co-noscenza di se stessi e le proprie rela-zioni con gli altri, ed il laboratorio “Cri-stoforos” nato con lo scopo di formare“leaders”. Altre attività che hanno vistol’impegno della Cura Latinoamericanasono state la promozione del “Laborato-rio di preghiera”: una scuola di forma-zione alla preghiera in cui vengono presiin considerazione diversi metodi di ora-zione ed il ritiro “Giovanni XXIII” ossiaun primo annuncio della fede. Rispon-dere a queste richieste è il secondo ob-biettivo della pastorale migrazione: an-nuncio della fede cristiana.

    Mantenendo le attività di promozioneumana e sociale, col tempo alcune atti-vità di evangelizzazione sono terminatema ne sono nate delle nuove. Nel 2005iniziano i ritiri provinciali “Nuova vita”promossa dalla scuola di Sant’Andrea,ancora oggi attiva e vengono offerti altricorsi quali: “Formazione dei discepoli”,“I quattro vangeli”, “Emmaus – la paroladi Dio”, ed altri ancora.

  • risultato fu formare nuovi “leader” con-sapevoli e forti delle loro origini ita-liane, che hanno saputo inserirsi nei di-versi livelli sociali e nella politica inter-venendo attivamente nella legislazioneamericana per la promulgazione dileggi volte al miglioramento del tenoredi vita degli immigrati, aprendo così lastrada e fornendo un valido esempioalle nuove generazioni migranti suda-mericane ed africane.

    Con questa breve descrizione degliaspetti fondamentali della Cura Pasto-rale Latinoamericana ho voluto porrel’attenzione su come la nostra attivitàpossa dare il suo contributo perché i mi-grantes possano diventare davvero undono per gli altri e per la chiesa locale.

    Per concludere mi sembra arricchentericordare la storia degli emigrati italianinegli Stati Uniti d’America, che nel se-colo scorso hanno saputo vincere i pre-giudizi, la discriminazione culturale esociale di cui erano vittime, combat-tendo il processo di americanizzazioneloro imposto, consistente nell’abban-dono della propria cultura, delle tradi-zioni e della propria lingua. Come lohanno vinto? Un esempio importanteviene da Leonardo Covello, giovaneemigrante italiano, che fondò la primascuola a Harlem (New York) convintoche, oltre a imparare la lingua e la cul-tura americana, fosse di fondamentaleimportanza mantenere vi va la propriacultura e la propria lingua per non per-dere la fiducia e la stima di se stessi. Il

    STORIA DELLA CURA PASTORALE 15

  • Giuseppe Palmieri, Domenico Fiasella,Giovanni Battista Castello, Orazio DeFerrari, Domenico Piola e molti altri. So -no esposte sculture di grande pregio, sta-tuine dello storico presepe genovese ac-canto a oggetti conventuali di uso quoti-diano e oggetti di arte povera realizzatidai frati stessi.Nelle mostre tematiche si racconta la vitadei cappuccini nelle diverse forme di te-stimonianza: i Santi Cappuccini, le mis-sioni, la biblioteca, il lavoro materiale, ilNatale. (www.bccgenova.it)Il Museo si è affermato all’interno delmondo culturale e artistico della Re-gione, inserito all’interno degli itinerariartistici e spirituali della città di Genova.

    ARCHIVIO STORICO PRO VIN CIA -LE. L’Archivio storico della Provincia diGenova dei Frati Minori Cappuccini (sec.XVI-XX), contiene gli atti riguardanti ilgoverno della Provincia, i rapporti con iconventi, la gestione dei Seminari e degliStudi, l’attività di apostolato interno enelle missioni estere in Europa, Africa eSudamerica ed infine la documentazionepersonale dei religiosi. Sono inoltre pre-senti gli archivi pervenuti da 28 conventicappuccini della Liguria, alcuni fondi ag-gregati di provenienza estranea all’Or-dine ed una ricca fototeca in corso di rior-dino. L’archivio dispone di un inventario

    Attorno alla Chiesa monumentale dellaSs. Annunziata di Portoria ricca di arte edi storia dove è conservato il mausoleo diSanta Caterina da Genova si sono svilup-pati il centro di spiritualità e di culturadei frati cappuccini liguri e la Cura Pasto-rale della comunità latinoamericana.

    MUSEO DEI BENI CULTURALI CAP-PUCCINI DI GENOVA. La storia deiBeni Culturali Cappuccini di Genova ini-zia nel 1977 con la costituzione del Mu-seo di Vita Cappuccina voluto da PadreCassiano Carpaneto da Langasco. PadreCassiano, infatti, nell’arco di dieci anni,visitando tutti i conventi cappuccini delterritorio ligure, raccolse un ricchissimopatrimonio di “storia”.Dopo un lungo periodo di restauri nel2005 nasce un nuovo spazio espositivo, ilMuseo dei Beni Culturali Cappuccini,esem pio di innovazione e tradizione cherispecchia l’indole popolare dei Cappuc-cini genovesi, attenti alla sensibilità sem-plice e profonda della gente di fede, pru-denti nei passi da fare, coraggiosi nelproporre ancora oggi i valori cristianidella vita e nel far gustare la gioia dellaspiritualità francescana. Il Museo propone, in una continua rota-zione, opere di artisti di grande impor-tanza, da autori fiamminghi a maestridell’arte ligure come Bernardo Strozzi,

    I Cappuccini e i Beni Culturalifr. Vittorio Casalino *

    STORIA DELLA CURA PASTORALE16

    * Responsabile del Museo.

  • STORIA DELLA CURA PASTORALE 17

    La Biblioteca possiede l’attrezzatura com- pleta e più moderna per la disinfestazionein anossia e la usa per disinfestare in pro-prio materiale sia librario che museale; arichiesta la può affittare fornendo anche laformazione del personale che vi deve es-sere addetto, o operare la disinfestazioneper conto terzi.Analogamente possiede e può affitta re peril servizio di spolveratura una cap pa per laspolveratura manuale dei libri, realizzatada noi con tutti gli accorgimenti utili a chivi lavora, collegata ad un aspiratore indu-striale con filtro HEPA.È stata realizzata nel 2010 una mostra daltitolo “La Biblioteca dei Cappuccini: Ma-noscritti, Incunaboli, Cinquecentine e pre-ziose edizioni a stampa”, di cui è statopubblicato il relativo catalogo.La Biblioteca è convenzionata con l’Uni-versità di Genova – Facoltà di Lettere perl’accoglienza di tirocinanti.

    informatizzato comprendente ad oggicirca 2000 schede analitiche. La consulta-zione è possibile previo appuntamentocon Fr. Vittorio Casalino.BIBLIOTECA PROVINCIALE DEI CAP- PUCCINI DI GENOVA. Sede I: Conventodi S. Caterina, V.le IV Novembre 5; Sede II:Convento di s. Bernardino, Via Mura di s.Bernardino 15r.Istituita nel 1603 come biblioteca ad usodei frati della Provincia, nel 2004 conl’adesione al programma SBN del Mini-stero per la Attività e i Beni Culturali si èaperta alla consultazione esterna, finorausufruita da studenti universitari e ricer-catori. Inizialmente ubicata nel Conventodella SS. Concezione, ha cambiato nelcorso dei secoli diverse sedi prima di que-ste in cui si trova ora.Il patrimonio librario è stimato intorno ai130.000 volumi di cui circa 1/4 antico(edito fino al 1830); con ca. 300 manoscritti(3 codici minati, una Bibbia del 1240), dicui 20 catalogati in Manus ondine; 142 incu-naboli, catalogati in SBN e inseriti nei cata-loghi ISTC e IGI; ca. 3000 edizioni del XVIsec. catalogate per il 95% in SBN. Periodicicorrenti 14, chiusi ca. 40.Fondi speciali: S. Caterina da Genova, Cap-puccini della Provincia di Genova, Ge-nova e Liguria, Erboristeria.Cataloghi online: Opac SBN, Catalogo delleBiblioteche Liguri, Catalogo internazionaledelle biblioteche cappuccine (ibisweb).È possibile la consultazione su appunta-mento in locale videosorvegliato con regi-strazione temporanea.In entrambe le sedi la maggior parte deivolumi sono conservati in armadi compat-tabili, l’ambiente ha sistema di climatizza-zione, allarme antincendio e antintrusione.I libri sono stati tutti sottoposti a disinfe-stazione in atmosfera modificata con azo -to (anossia).

  • Così è anche il dialogo tra le persone, leculture, le religioni. Come un arcobalenoil vero dialogo tra gli esseri umani non siriduce alla semplice concordia esterna,ma deve aprirsi alla fecondità mutua tragli uni e gli altri. Come i colori dell’arco-baleno si fondono nella loro diversità perdare l’unico colore bianco, così l’incontrotra le persone non è riducibile a una me-lodia monocolore, ma è una sinfonia ar-moniosa di differenti colori.Con questo spirito nel 2005 è maturatal’idea di costituire, nella comunità di S.Caterina già da anni impegnata sul fron tedella migrazione e dell’interculturalità, ungruppo giovani cui rivolgere una propostaconcreta di incontro, convivenza e arric-chimento reciproco tra culture ed espe-rienze diverse. Una proposta semplicenella sua formulazione, ma che si rivelavaessere al tempo stesso una sfida estrema-mente interessante e impegnativa. In unaparola si trattava di accogliere i giovanidelle varie comunità linguistiche presentisul territorio per aiutarli a vivere momentiforti di fraternità e di incontro. Un incon-tro non solamente all’insegna del reci-proco rispetto bensì, in senso più radicale,un incontro che fosse un’autentica espe-rienza di amicizia, di condivisione dimenti e cuori contemporaneamente. Nonper dire tutti le stesse cose, ma per com-

    Ognuno di noi è un arcobaleno, porta in sétanti colori diversi: il rosso dell’amore, ilviola della tristezza, il giallo dell’allegria…Ognuno poi dei nostri giorni terreni haun colore diverso: ci sono giorni neri,grigi oppure luminosi e scoppiettanti…E nonostante questa diversità di tonalitàinteriori che sperimentiamo, ciascuno dinoi si percepisce come un’entità unitaria,una persona, che pur nelle evoluzioni ecambiamenti tuttavia continua a nonperdere la propria peculiare identità…D’altra parte la somma dei colori dell’ar-cobaleno non è forse il bianco?Lo spettacolo dell’arcobaleno è uno spet-tacolo impagabile che ci ricorda diversitàe unità, alterità e identità, pluralismo earmonia. E tuttavia, per godere lo spetta-colo di un arcobaleno, occorre la pa-zienza e il coraggio di accettare il tempo-rale, la pioggia.

    Ognuno di noi è un arcobalenofr. Gabriele Ambu *

    * Guardiano Padre Santo.

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  • Cappuccini di S. Caterina e alla fine si èsciolto, almeno nella sua costituzione ori-ginaria. I giovani nel frattempo sono di-ventati grandi e hanno fatto le loro espe-rienze e scelte di vita. Alcuni si sono spo-sati, altri stanno per farlo, tutti comunquehanno mantenuto il fermo desiderio ditrovare la loro strada nel mondo. Una leg-genda irlandese narra che dove finisce unarcobaleno è posto un pentolone pieno, untesoro insomma. Quindi se da un lato è tri-ste pensare che le cose belle, come l’arco-baleno, sono destinate a finire, dall’altrolato è fonte di speranza e di consolazionesapere che quando qualcosa di autenticofinisce lascia qualcosa di prezioso. E qualetesoro è più prezioso dell’amicizia?Non si sa – né mai si potrà sapere – ilpunto preciso dove termina l’arcobaleno.In un’altra regione, un’altra città, un’al-tra nazione? Di certo sappiamo che lì cisono delle persone, con il loro mondo, iloro sogni, progetti e aspirazioni…Per-sone con cui abbiamo condiviso un trattodi strada della nostra vita e che ci hannoarricchito con la loro unicità e irripetibi-lità. Persone che ci hanno inevitabil-mente lasciato dentro qualcosa della lororicchezza, qualcosa che ci aiuta a vivereanche in mezzo ai temporali, in attesa diun altro arcobaleno.

    prendersi e amarsi con intelligenza e pro-fondità.Perciò l’idea era quella non di promuo-vere l’uniformità, ma la possibilità di go-dere dell’arcobaleno nella sua ricchezza.Non la volontà che il verde sia rosso néche il rosso sia giallo, ma il desiderio digodere della sinfonia dei colori! Era que-sta insomma la sfida interculturale chedoveva animare il nuovo gruppo giovaninascente, cioè quella di aprirsi alla fecon-dità mutua tra gli uni e gli altri.Nacque così il Gruppo Giovani di S. Ca-terina che nel corso di un triennio videaumentare il numero dei partecipanti acirca una ventina di ragazzi appartenentioltre che alla comunità italiana, a quellasudamericana e capoverdiana presentisul territorio genovese. Appuntamentiprincipali erano quello settimanale, neilocali del convento, per condividere laParola di Dio, la celebrazione eucaristicadel sabato pomeriggio animata con icanti, il ritiro mensile per assaporare ilgusto non solo di pregare insieme ma an-che di spezzare il pane in fraternità, l’im-pegno personale e comunitario in attivitàdi volontariato e carità. Non mancavanoinoltre pellegrinaggi nei luoghi di sanFrancesco d’Assisi o nei più vicini San-tuari Mariani della Liguria…Nel corso degli anni il Gruppo ha seguitole alterne vicende della Comunità dei Frati

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  • bello, ma soprattutto importante, forma -re fin da bambini allo spirito francescano(che è cristiano) chi è ben disposto ad ac-coglierlo.Fin dall’inizio abbiamo cercato di impri-mere uno spirito di famiglia, che hannorespirato da subito soprattutto gli educa-tori, partecipando agli incontri nazionalidi formazione per gli animatori degliAraldini: incontri dove centinaia di gio-vani della Gifra di tutta Italia con alcuni‘terziari’ e alcuni frati ricevevano forma-zione dall’equipe nazionale.Sì, è importante inserire i ragazzi in uncammino di più ampio respiro, cioè nellafraternità nazionale, che permette loro diavere una visuale più ampia della Chiesae della famiglia francescana, di fare ami-cizia con altri della loro età che hanno in-trapreso lo stesso cammino, di condivi-dere con tanti altri le gioie, le speranze, lesfide di un percorso che va controcor-rente rispetto a ciò che il mondo, la scuo -la, i media cercano di inculcare loro.Per questo, oltre alla partecipazione de-gli animatori agli incontri di formazionenazionale, abbiamo partecipato tutti glianni come fraternità locale al ConvegnoNazionale degli Aradini ad Assisi. Que-sta è stata un’esperienza bellissima e cre -do indimenticabile per tutti i nostri aral-dini e animatori che hanno potuto parte-ciparvi; senza dubbio molto positiva sia

    Il gruppo o – meglio – la fraternità degliAraldini è nata nel 2009 nel nostro con-vento di S. Caterina in Portoria (Ge-nova), nella Cura Pastorale per i Lati-noamericani dove 3 frati cappuccini pe-ruani svolgono il loro servizio, ge-stendo questa parrocchia non territo-riale loro affidata dall’Arcivescovo. Haraccolto ragazzi dagli 8 ai 14 anni diprovenienza sudamericana, iniziandoun percorso bello ma difficile, perchécome assistente spirituale non potevocontare né sull’Ordine Francescano Se-colare ivi presente, in quanto troppo an-ziano, né su una Gifra allora inesistente.È stato difficile formare dal nulla primagli educatori, gli animatori e poi i ra-gazzi ad uno spirito francescano, anchese l’entusiasmo degli uni e degli altri mihanno senza dubbio aiutato.L’esperienza è durata fino al 2012,quando è terminata a causa di difficoltàoggettive: un’esperienza bella senzadub bio, ma contrastava da una parte ilmio risiedere in altro convento non vi-cino, dall’altra il non poter contare sullacontinuità di servizio degli educatoriperché la loro condizione di immigrati licostringeva ad abbandonare, se pur conrammarico, tale servizio non appena riu-scivano a trovare un lavoro. Qualoraperò queste difficoltà oggettive si risol-vessero, sarei pronto a riprendere: è

    Giovanissimi alla sequeladi S. Francescofr. Stefano Maria Zagatti *

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    * Bibliotecario.

  • non in un cammino Gifra, hanno conti-nuato con noi un percorso di formazione.Sarebbe bello che tutti noi francescani –non solo cappuccini – assumessimo nellenostre realtà questo cammino umano espirituale per i ragazzi proprio della no-stra spiritualità e così ben curato da unacommissione nazionale tanto ben prepa-rata quanto attenta ed efficiente. Pur-troppo in Liguria la Gifra e l’OrdineFran cescano Secolare stessi sono carenti,l’anzianità (età media dei membri) delsecondo rende difficile la costituzionedella prima, i frati stessi hanno anch’essiun’età media molto alta e i più giovanisono o sovraccarichi di impegni o orien-tati a esperienze già collaudate; a ciò siaggiunge una grande diffusione in tuttoil Nord Italia dello scoutismo, un tipo dipercorso per i ragazzi certamente moltovalido e per tanti versi vicino alla nostraspiritualità, da cui l’Araldinato stesso hapreso elementi alla sua nascita, ma chenon è proprio di noi francescani e ci ‘sot-trae’ comunque possibili aderenti al-l’araldinato: lo dico non per far sentirecome nemici gli Scout, ma per eviden-ziare un’altra difficoltà oggettiva a racco-gliere ragazzi in gruppi formativi; sescelgono lo scoutismo benediciamo il Si-gnore, è comunque un modo per dareloro una formazione umana e spesso an-che cristiana, invece a volte vengono pri-vilegiate altre attività di carattere piùpropriamente sportivo. In conclusione vorrei comunicare a chilegge che l’araldinato è un camminomolto bello per i ragazzi, che vale la penaimpegnarsi per esso, che lascia comun-que delle tracce positive in coloro che loseguono, anche se poi le vicende dellavita li portano lontano.

    per quanto ho detto sia per il contenutoformativo.Purtroppo, arrivati ai 14 anni, non c’erauna fraternità Gifra che potesse acco-glierli e accompagnarli, perché quella na-scente era troppo debole ancora per po-terlo fare, e una parte dei ragazzi hapreso altre strade, qualcuno è stato assor-bito dal mondo, anche se nel suo cuorecredo siano rimaste indelebili alcunecose buone che ha ricevuto negli anni delcammino; altri invece hanno continuatonon solo a frequentare la Chiesa, ma an-che a rimanere legati a noi frati, chi comeaiuto-catechista, chi come aiuto-anima-tore e poi animatore nel campo estivo cheannualmente offriamo ai bambini: se pur

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    Fr. Stefano, fr. Onorio e i giovani.

  • ran su casa que en tiempos difíciles seconvierte en casa de oración, de paz deencuentro personal con Dios y con elpró jimo. A toda esta experiencia delamor de Dios que se manifiesta en un lu-gar concreto y con personas que compar-ten una misma fe, nace la gratitud que semanifiesta en servicio. Las puertas de la comunidad, comocada sabado, se abren a las nueve de lamanana y no es extraño encontrar a al-guno que no ve el momento de “ponerlas manos sobre el arado” con alegría ygenerosidad. La jornada ha iniciado ypara un mejor servicio, es necesario unmínimo de organización, y es así que:un grupo voluntariamente se ofrecenpara limpiar el templo, otros para lim-piar los salones de encuentros de los di-versos grupos, otro para la limpieza delos corredores y servicios higiénicos,otro con mucha discreción y simplici-dad pide de encargarse de la capilla dela Adoración al Santisimo. Finalmentealguien se ofrece generosamente parapreparar un plato de comida para todoel grupo. En medio de esta organizacióny deseo de hacer bien las cosas... vemosacercarse tímidamente a un hermanonuevo, que por primera vez viene a lacomunidad pero que tiene todas las ga-nas de dar una mano.

    “Cuando terminó de lavarles los pies, sepuso el manto y volvió a su lugar. Enton-ces les dijo: ¿Entienden lo que he hechocon ustedes? Ustedes me llaman Maestroy Señor, y dicen bien, porque lo soy. Puessi yo, el Señor y el Maestro, les he lavadolos pies, también ustedes deben lavarselos pies los unos a los otros. Les hepuesto el ejemplo, para que hagan lomismo que yo he hecho con ustedes”.(Juan 13, 12-15).Como una respuesta viva a la invitaciónde Jesús de estar dispuestos al servicio, ala caridad y a la acogida; cada sábado serealiza el voluntariado que consiste a pri-mera vista y de manera muy general enlimpiar. Alguno podría decir que no esnada fuera de lo normal, que cualquieralo puede hacer, sin embargo se percibe enla personas que generosamente cada sá-bado donan su tiempo a la Iglesia y a sucomunidad, que consideran una se-gunda casa y esto es aún un motivo porel cual la simple limpieza se convierte enun servicio gozoso sin esperar nada acambio. Como habrán podido notar en el se-gundo párrafo, salen a la luz algunas delas caracteristicas particulares que sevive cada sábado en la Cura Pastoral lati-noamericana: donar el tiempo a su Igle-sia, a su comunidad porque la conside-

    Servicio en la IglesiaFr. Cristiam Martinez *

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    * Diacono.

  • conocido a otro hermano latinoameri-cano o italiano, de haber aprendido algonuevo o el mismo hecho de haber ense-ñado a uno que por primera vez esta enmedio del grupo.Entre cansancio, gratitud y ambiente fra-terno se percibe la satisfacción de habertrabajado en comunidad y haber puestoen común los dones que Dios ha dado acada uno. Agradecemos a todas las perso-nas que durante estos tres años han pres-tado desinteresadamente este servicio aDios y a la Cura Pastoral latinoamericana,que Dios los fortalezca cada día en la fe,en la esperanza, en la caridad y bendiga asus familiares, parientes y amigos. Gra-cias por tu colaboración.

    Cada una de las personas que sábado asábado vienen con un solo propósito,saben que es la comunidad que losacoge y les da una oportunidad paraservir a Dios y los hermanos. Partiendode este punto también se refuerza el es-píritu de acogida, de obediencia, de tra-bajo en común y en pocas palabras seacrecienta el espíritu fraterno a la cualtodo cristiano esta llamado a vivir y acompartir. Sin embargo; el verdadero gozo de todoslos sábados se experimenta a la hora delalmuerzo, donde un grupo de personasde diversas nacionalidades es capaz deromper esquemas y festejar el hecho dehaber limpiado la casa de Dios, de haber

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  • pubblica decise il rafforzamento dellemura trecentesche, per cui parte del mo-nastero e parte della chiesa vennero ab-battuti; in tale circostanza fu distrutto ilsepolcro di Giuliano Adorno, marito diCaterina.A causa di questi lavori i frati abbando-narono la chiesa portando con sé il titolodell’Annunziata per andare al Vastato(Guastato) nella erigenda chiesa di S.Francesco, voluta dai Conventuali, cheritornarono nella loro sede di Castelletto.Si ebbero così due chiese con lo stesso ti-tolo: la vecchia Nunziata di Portoria e lanuova Nunziata del Vastato.Nel frattempo si avvicendarono nellachiesa di S. Caterina gli Amadeiti e lesuore Clarisse di Rapallo, che nel 1549cedettero la chiesa all’amministrazionedei protettori del vicino ospedale diPammattone. Da tale data inizia il rinno-vamento delle superfici interne; infattialcune grandi famiglie scelsero la Chiesadell’Annunziata per esprimere il loroprestigio e la loro devozione chiamando imigliori artisti dell’epoca per decorare lepareti e le volte delle cappelle. La chiesapuò essere per questo considerata la gal-leria dei pittori della seconda metà del’500; la curiosità maggiore sta nel fattoche i pittori lavorarono sempre in coppia.Lazzaro e Pantaleo Calvi lavorarononella cappella dell’Addolorata, Andrea e

    La piazzetta, oggi a ridosso del Tribu-nale, era un luogo, posto fuori dal centrodella città, di intensa vita spirituale rap-presentata dalla chiesa della S.S. Annun-ziata e dal monastero dei Frati MinoriOsservanti, nuovo ramo dell’Ordine chepropugnava un ritorno alla Regola fran-cescana.È controversa la data di fondazione: al-cuni scrivono che la prima pietra fu po- sta dall’arcivescovo Paolo di Campofre-goso nel 1488, altri, invece, affermanoche, a tale data, chiesa e convento eranoterminati e che i frati Minori ne avevanogià il possesso. Il 1488 è data certa cometestimoniato dalla lunetta, posta sull’en-trata della portineria, su cui è riprodottoil Cristo alato che stigmatizza S. France-sco. Al suo interno rimangono superstitipitture di racconti francescani e storie bi-bliche, eseguite da Lorenzo Fassolo nel1489. La chiesa era attigua all’ospedale diPammatone, così come prescritto dallaBolla di papa Sisto IV. Qui S. Caterina,apostola della carità, mise tutta se stessaal servizio degli ammalati. L’esterno, intonacato, della Chiesa all’ini-zio doveva presentarsi, sobrio come tuttele chiese francescane, con il tetto a ca-panna, l’interno a tre navate, con trava-ture in legno a vista e pochi decori. Neltempo le forme architettoniche esterneed interne cambiarono. Nel 1538 la Re-

    La chiesa di Santa Caterina in Portoria e la sua storiaCaterina Russo *

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    * Guida di Santa Caterina.

  • ligneo che racchiudeva l’Annunziatadel Cambiaso, ma permisero che il qua-dro da rettangolare diventasse ovale, al-terandone così la prospettiva. Durante la seconda guerra mondialel’urna di S. Caterina fu collocata nellacripta dei Grimaldi, sotto l’Altare mag-giore; finita la guerra si prospettò il pro-blema di trovare una sistemazione almausoleo e all’urna. Dopo vari studicondotti sotto la guida dell’arch. Fuselli ilmausoleo fu ricostruito in chiesa nellaCappella dove tuttora si trova. Il giorno 8maggio 1960 con solenne cerimonia allapresenza del Card. Siri l’urna fu collocatanella sua nuova sede. Qui a parete sonotumulati i resti della ven. Battistina Ver-nazza, figlioccia della santa e figlia di Et-tore Vernazza.Nel 1837, in occasione del primo cente-nario della canonizzazione di S. Cate-rina, si diede mano a nuovi lavori: il pa-vimento fu rialzato nascondendo così lemolte lapidi sepolcrali, a ridosso del-l’antico portale fu collocata la bussolalignea, la chie sa fu dotata di un nuovo epregiato organo e nella volta della na-vata centrale Giuseppe Passano dipinseil Trionfo di S. Caterina, purtroppo nonvisibile.In seguito Pammattone fu demolito, alsuo posto sorge il Tribunale di Genova,dell’antico Ospedale rimane intatto loscalone di accesso, il deambulatorio,qualche statua, mentre il patrimonio sto-rico artistico, trasferito all’ospedale di S.Martino, è in attesa di riordino. Il con-vento è vuoto, i frati sono andati via, ri-mane la Chiesa con le sue pietre che par-lano a chi vuole ascoltare con le orecchiedel cuore. S. Caterina veglia e intercedeper tutti; Ella continua ad insegnare l’A -mo re di Dio tradotto in Carità.

    Ottavio Semino in quella della Natività ein quella dell’Assunta.I primi ad aderire al progetto furono iGrimaldi, che nel 1563 affidarono l’inca-rico a Giovanni Battista Castello detto ilBergamasco per abbellire abside e presbi-terio; egli dipinse la volta del catino absi-dale con Cristo giudice, Evangelisti ePro feti, ma nel bel mezzo del lavoro ilCastello partì per la Spagna, completòl’opera Luca Cambiaso, che stava già la-vorando nella cappella dei Magi, con ilquadro della Annunciazione, richia-mando così il titolo della chiesa, e i duelaterali, la Cacciata dei reprobi e la Chia-mata degli eletti, che si collegano al temadel Giudizio.Quando vennero avviate le pratiche perla beatificazione prima e per la canoniz-zazione poi, iniziarono nuovi lavori perl’ampliamento dell’antico coro renden-dolo una cappella superiore autonomaalla quale si accedeva dal reparto fem-minile dell’Ospedale. Questo fece sì chenella parte sottostante della chiesa fos-sero create due cappelle con il materialedi risulta: una dedicata a S. Francesco el’altra a S. Caterina. Sulla facciata vennecollocata una Annunciazione in gessoracchiusa in una ampia cimasa barocca;all’interno le antiche colonne nere ebianche vennero racchiuse in pilastri,con il tempo la Chiesa si arricchì con iquadri di D. Piola, A. Lomi , O. Ghis-soni, Ratti, Palmieri. Diversi Ordini reli-giosi si alternarono nell’officiatura dellachiesa e ciascuno portò il proprio con-tributo: i Camilliani lasciarono una telacon S. Camillo e i Cappuccini fornironoil pulpito (1727) e la scala di accessodall’Acquasola (1733); i Franzonianifornirono l’altare maggiore in marmo,fecero smantellare non solo l’apparato

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  • Santa Caterina,la mistica dell’Amor Divinodon Andrea Villafiorita *

    Nei primi mesi del 1447 nasce, in un pa-lazzo signorile di Vico Indoratori, l’ulti-mogenita di Giacomo Fieschi, Caterina.Orfana di padre dalla nascita, fin dabambina si sente portata alla penitenzae a soli tredici anni manifesta il deside-rio di consacrarsi al Signore nella vitareligiosa.Fallito questo primo tentativo, la suavita prende una piega imprevista e do-lorosa quando, dopo appena tre anni, sitrova sposata a Giuliano Adorno, uomopiù anziano di lei, dal temperamentocollerico e dissoluto: un matrimoniocombinato, che cercava di consolidareun legame tra due delle più potenti fa-miglie genovesi e al quale Caterina sisottomise «con pazienza».Nei primi anni della sua vita matrimo-niale, la giovane Fieschi visse la sta-gione più dolorosa e tribolata della suavita: frustrata nei suoi affetti e nei suoidesideri più profondi che ambivano allaComunione con ben altro Sposo, ellapassò dalla disperazione alla dissolu-tezza, cercando di affogare nelle distra-zioni la sua inquietudine.Finalmente, l’Amore tanto atteso le simanifestò in pienezza: il 22 marzo 1473,mentre cercava di confessarsi, Caterinavenne ferita dall’amor divino e ne uscìtotalmente trasfigurata. Il giorno dopo,

    quasi a confermare la giovane nel suocambiamento, le apparve Cristo caricodella Croce e grondante sangue, tantosangue che sembrava si spargesse pertutta la casa. Il messaggio era chiaro: atal punto Cristo aveva amato Caterina!E poiché Amore chiama amore, la vitadella giovane Fieschi da quel momentonon fu più la stessa.Preghiera, penitenza e carità furono lenote dominanti dei primi anni dopo laconversione. Ore di preghiera, peni-tenze inaudite e carità eroica, fino aquando, dopo qualche anno, il Signorecancellò dalla memoria della Santaqualsiasi memoria di peccato, le impedìla penitenza attiva e la rese invincibiledi fronte a qualsiasi tentazione: Cate-rina ormai era diventata uno strumentodocile nelle mani del Signore, un’esecu-trice infiammata ed entusiasta della di-vina volontà, del divino Amore.Il resto della vita di Santa Caterina ciinsegna che cosa l’amore divino possarealizzare in un’anima che Gli si abban-doni. La contemplazione da subito simescolò con l’azione, e i fenomeni mi-stici più estremi – le estasi frequentis-sime, le ventitré Quaresime e Avventipassati nutrendosi soltanto di Eucari-stia, un fuoco interiore che la divoravae a tratti le rendeva la pelle incande-

    * Cappellano universitario.

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  • scente – si accompagnavano ad unafebbrile attività in campo caritativo:chiamata dapprima come inserviente epoi come “rettora” dell’Ospedale diPammatone, il più grande ospedale cit-tadino, lo governò con instancabile zeloe con la massima precisione per più divent’anni.Il fascino di una tale mistica non potevarestare inosservato. La prima vittimadella Santa infiammata dal divinoAmore fu il suo stesso sposo: caduto indisgrazia a causa di alcuni dissesti eco-nomici, si convertì, divenne terziariofrancescano, accettò di vivere accantoalla sua sposa in castità e per vent’annifu suo fedele compagno nelle opere di

    carità, fino alla sua santa morte nel 1497.Ma – come era accaduto per l’omonimasanta senese – anche attorno alla Fieschisi radunò presto un cenacolo di devotifigli spirituali, che divennero come gliapostoli di quell’amor divino che stavalentamente consumando la Santa geno-vese. Tra essi vanno ricordati CattaneoMarabotto, fedele redattore dei più an-tichi manoscritti biografici sulla Santa,la venerabile monaca Battistina Ver-nazza, e, soprattutto, il di lei padre Et-tore Vernazza, che divenne il fedele ese-cutore delle intuizioni di Santa Cate-rina, fondando istituzioni caritative chesegnarono la storia di Genova, di Romae di Napoli, come l’Ospedale degli In-

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  • 28 STORIA DELLA CURA PASTORALE

    insegnamento? Anzitutto la memoriasto rica nella sua città, con i luoghi cherimango no indelebilmente legati allasua figura: la sua casa natale in Vico In-doratori, la chiesa di San Filippo chevenne edificata sui resti della prima di-mora di Caterina dopo le nozze, e so-prattutto la chiesa di Santa Caterina,antica chiesa annessa all’ospedale diPammatone, do ve riposa il veneratis-simo corpo della Santa e dove lei stessaper tanti anni si è recata a pregare. Ma,ancora più importante, è la grande in-tuizione che l’Amore Divino è ciò che farealmente la differenza: mettere Dio alcentro, cercare di uniformarsi in tuttoalla Sua divina Volontà, rende vera-mente attivi, efficaci, dona forza e inci-sività all’azione evangelizzatrice, apo-stolica, caritativa.Il giorno prima della sua morte, il 14 set-tembre 1510, fu offerta a Caterina la San -ta Comunione, che lei aveva desideratoquotidianamente sopra ogni cosa fin dalgiorno della sua conversione. La Santanon disse niente, ma rifiutò il Santo Sa-cramento puntando un dito verso il cie -lo: di lì a poco il Signore l’accolse con Sée la sua Comunione fu piena e perfettatra i beati. Così la Santa ci lasciò il suoultimo insegnamento: l’Amore di Dio èquella forza dirompente che infrange iconfini tra Cielo e terra, e dunque è ve-ramente l’inizio della vita divina in noi,è Dio che irrompe nel nostro mondo fi-nito per prendere possesso del nostrocuore: trasfigurarlo, purificarlo, e ren-derlo degno e capace dell’eterna visionebeatificante.

    curabili, il Lazzaretto, e, soprattutto,l’Oratorio del Divino Amore, che fu unodei pilastri nascosti della riforma tri-dentina.La vita di Santa Caterina, infatti, si snodain uno dei periodi più bui della storia dellaChiesa: Caterina muore nel 1510, setteanni prima che Lutero affigga quelle 95tesi che segneranno l’apertura dello sci-sma protestante; il Papato versa in condi-zioni deplorevoli, così come la cattedraepiscopale genovese, che negli anni del-l’attività più febbrile della Santa è in manoa quella figura a dir poco ambigua che fuPaolo Fregoso, arcivescovo, doge, capi-tano della flotta pontificia e pirata. In que-sto scenario desolante, la luce del DivinoAmore inizia a diffondersi in maniera di-screta, sotterranea, grazie a quell’Oratorioche diventa come il frutto più maturo del-l’apostolato di Santa Caterina e condi-ziona in maniera determinante santi, ve-scovi e cardinali, che saranno i futuri pro-motori della riforma conciliare; basti ricor-dare due nuovi ordini religiosi, i teatini e isomaschi, che affondano le loro radici nel-l’Oratorio. E così, anche grazie alle intui-zioni della Santa genovese, la tanto ago-gnata riforma cattolica, che veniva inse-guita da secoli, potrà finalmente trovare ilsuo compimento.E poi non bisogna dimenticare gli scrittidella Santa, il Dialogo e soprattuttoquel la mirabile sintesi che è il Trattatodel Purgatorio, vero esempio di teolo-gia vissuta che tanto ha condizionato lariflessione successiva.A distanza di più di cinquecento anni,che cosa resta di Santa Caterina, del suo

  • Tempo di integrazione:lo spirito parla

    Santa Caterina “in dialogo” con la Diocesi

  • Consiglio Pastorale a Monterosso.

  • esos momentos se llama la presenciadel Espíritu Santo, ya que sólo a travésde su presencia se podrá llevar a cabola reunión de ese día, porque el Señor,por medio de su Santo Espíritu, nos dael don del discernimiento y sabiduríapara poder entender su palabra.

    – Compartimos un relato, relacionadoal evangelio que se va a leer, porquede ese modo vamos preparando nues-tro corazón, para acoger la palabra deDios.

    – Hacemos un breve canto de Alabanzapara entrar en armonia y recibir conamor la palabra del Señor, se lee elevangelio del domingo, después entretodos lo comentamos y damos nues-tro testimonio de vida; si algo noqueda muy claro, tenemos la posibili-dad de escuchar el evangelio en lamisa, a través del sacerdote.

    – Compartimos todos haciendo oraciónpersonal o comunitaria (se puede pedirpor un hermano que este pasando por

    ¿Qué quiere decir Lectio Divina?Lectura de la Palabra “Lectura de la Bi-blia”.

    Dentro de la Cura Pastoral latinoameri-cana Santa Caterina de Genova; se reali-zan varios modos de evangelización,unos de ellos es justamente la lectio di-vina: son varios grupos de oración, 13,que se reunen en las varias zonas de Gé-nova; algunos de ellos han logrado laacogida en la parroquia de su mismazona, donde por lo general el párroco esitaliano, y este aspecto esta dando paso ala integración, es así, que estos gruposparticipan en eventos de las varias parro-quias, por ejemplo: en las fiestas de Navi-dad, encuentros Familiares, Rosarios In-ternacionales, etc...

    ¿Cómo se desarrolla una lectio divina?– Se alaba al Señor mediante los varioscantos de animación

    – Se entra en un clima de oración y en

    Fraternità interculturali,Lectio divina e studio biblico

    ����

    Fraternidades biblicasdi Henry Gonzalez * y Maritza Ibarra **

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA 31

    * Bachiller - artesano (Ecuador). – ** Estudiante de marketing (Ecuador).

  • TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA32

    brir; pero esto, es lo que nos pide el Señordesde siempre, que aprendamos a viviren comunidad y a poner en práctica to-das sus enseñanzas, solamente viviendoen comunión con los hermanos, podre-mos realizar nuestro examen día a día,porque, así, vemos cuanto somos capacesde perdonar, callar cuando es necesario,ponerse al servicio de los demás, com-partir los dones que gratuitamente el Se-ñor nos da; poner en práctica la pacien-cia, humildad, perseverancia, acoger conamor a nuevas personas que no conoce-mos, etc..La Lectio Divina, es una lección de vida,que nos enseña a ser dociles y a compor-tarnos en la vida terrena, según los crite-rios y voluntad de nuestro Señor.

    ¿Cuál es la experiencia que se vive den-tro de la Lectio Divina?Mi testimonio de Vida, es que cada día,me ha enseñado más el Señor, con mu-cho sacrificio, pero con mucha voluntada poner en práctica cada una de sus en-señanzas. Esta experiencia la compartojunto con mi esposo y mi hijo de 4 años;agradeciendo la misericordia del Señorque nos ha llamado a servir en su viña,que a su llamado hemos respondídocon un Sí. Él nos va formando cada día,es una entrega sin miedo con la únicaconfianza que Él está vivo y hace todoen nuestras vidas. Nosotros como fami-lia damos testimonio que su providen-cia es grande, sólo la fe, nos hace perse-verar en las adversidades y agradecerpor los dones recibidos.El Señor conoce nuestros corazones, sólodebemos dejar todo en sus manos, y Él,nos dará la recompensa merecida. Pidosiempre oraciones por mi familia. Dioslos bendiga. Gracias Jesús

    dificultades y unidos oramos por lamisma causa). Se finaliza las peticionescon la Oración del Padre Nue stro.

    – Nos damos mutuamente la paz y porúltimo hacemos un ágape fraterno.

    ¿Que días se reunen estos grupos deOracion “Lectio Divina”?Se reunen en la semana , los días Lunes,Martes y Sábado, se inicia desde las 20:00hasta las 21:30; hay grupos que inicianmedia hora antes con el Santo Rosario.

    ¿En qué zona se reunen las lectio Di-vina?(estos grupos se reunen los días Lunes)• Santa Maria Reina – Sampierdarena• Pentecostés – Marassi• Espíritu Santo – Marassi• San Pablo – Marassi• Padre Eterno – Lagaccio• Señor de la Misericordia – Corso Eu-ropa

    (estos grupos se reunen los días martes) • Juan Pablo II – Sestri Ponente• Divina Trinidad – Marassi• Juan XXIII – Dinegro• Adonai – Via de le Ginestre• Génesis – Cornigliano• Emanuel - Via Napoli• San Pedro – Iglesia Santa Caterina ( sereunen los días Sábados).

    ¿Por qué es importante asistir a la Lec-tio Divina?Porque se puede en comunión con loshermanos estudiar la palabra de Dios,enriquecernos y nutrirnos cada día másde ella, también se aprende a vivir en co-munión con los hermanos, que a vecesno resulta fácil, porque cada persona esun mundo diferente y nuevo de descu-

  • di approccio e per armonizzare le diffe-renze, dall’altro offre interessanti stimoliculturali e preziose occasioni per espe-rienze religiose for se inconsuete per noieuropei, ma certamente profonde e par-tecipate. Si apro no, pertanto, delle possi-bilità ed opportunità di evangelizzazionee di conoscenza che in altri quartieri diGenova sono impensabili!L’esperienza con comunità cristianeprovenienti dai paesi stranieri, che haavuto inizio qualche anno fa, quandoero Viceparroco a Santa Sabina, nelquartiere di S. Fruttuoso, ha trovato aCornigliano uno sbocco naturale.

    Circa tre anni fa,quando sono diven-tato parroco dellaparrocchia dei SS.Andrea e Ambrogio,sono arrivato nelquartiere di Corni-gliano. Non lo ave -vo mai frequentatoprima e mi sono su-bito reso conto cheuna delle vocazionidi Cornigliano po-teva essere quella didiventare un quar-tiere di integrazionee di comunione frapersone provenienti da paesi e tradizionidiverse. Infatti la percentuale di stranierinella mia parrocchia è superiore al 20%.Quello che, forse, per tanti poteva sem-brare un limite era, invece, un’occasioneche il Signore mi offriva per riviverel’esperienza della Pentecoste, dove era loSpirito Santo a rendere comprensibile atutti il messaggio del Vangelo. Certa-mente il percorso è stato lungo e nonprivo di difficoltà, ma è anche molto en-tusiasmante. Infatti viviamo una realtàmulticulturale e multietnica che se, da unlato, può richiedere qualche attenzionein più per trovare convenienti modalità

    Vivere l’intercultura con gioiadon Andrea Robotti *

    * Parroco di SS. Andrea e Ambrogio di Cornigliano.

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA 15 33

    Rosario Internazionale.

  • compostezza di tutta l’assemblea, labravura di un coro ben preparato emolto…“colorato”! In serata si è poisvolta una cena “multietnica”, durantela quale tutti hanno potuto gustare ipiatti tipici dei paesi sudamericani; allacena è seguito uno spettacolo folklori-stico, con danze e canti, pieni di viva-cità e di allegria. È stata, quella,un’esperienza molto positiva, la dimo-strazione che è possibile una vera inte-grazione, soprattutto se ci sentiamo fra-telli in Cristo.Proprio da quello che ho vissuto a S. Sa-bina ho trovato gli strumenti per offrirealla comunità latino-americana di Cor-nigliano un luogo in cui potessero riu-nirsi per pregare insieme. Infatti nellaprimavera del 2011 ho contattato fr.Martin, della comunità di S. Caterina,che mi ha fatto conoscere i gruppi della“Lectio divina”. Ho partecipato ad al-cuni incontri di uno di questi gruppiper capirne il funzionamento e, nono-stante fossi l’unico italiano, mi sonosentito accolto e amato ed ho incomin-

    ciato anche ad impa-rare qualche parolain spagnolo!In seguito, il 21 giu-gno 2011 si è costi-tuito nella mia par-rocchia il gruppo dipreghiera, denomi-nato “Gruppo Bi-blico Genesi”, che siritrova ogni setti-mana, con l’intentodi continuare il cam-mino tracciato dagliApostoli dopo la ri-surrezione di Gesù,cammino descritto

    Infatti nella parrocchia di S. Sabina ri-siede un discreto numero di famiglieprovenienti dall’America Latina, fami-glie che, pur mantenendo le caratteristi-che della loro etnia e le loro usanze pe-culiari, cercano comunque di integrarsicon la nostra comunità per una convi-venza non solo serena e pacifica, ma an-che per uno scambio culturale che puòarricchire tutti. Ricordo, in particolare, un evento moltosignificativo: il 13 ottobre 2007, nell’am-bito della festa patronale della parroc-chia di S. Sabina, quando la comunitàlatino-americana residente nella nostracittà, che abitualmente si ritrova nellachiesa di S. Caterina in Portoria, ha ani-mato la Messa vespertina celebrata da P.Martin. È stata una liturgia celebrata indue lingue, lo spagnolo e l’italiano, pro-prio per favorire una più motivata e co-rale partecipazione al rito ed anche perdare un segno concreto di collabora-zione tra le due comunità. In quella oc-casione abbiamo potuto apprezzare ilclima gioioso della celebrazione, la

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA34

    Rosario Internazionale.

  • bene negli Atti, dove si dice che i primicristiani «erano perseveranti nell’inse-gnamento degli apostoli e nella comu-nione, nello spezzare il pane e nelle pre-ghiere» (Atti 2,42). Durante questi in-contri, i partecipanti leggono il Vangelodella domenica successiva, meditano epregano sulla Parola di Dio, condivi-dono le loro riflessioni e, per conclu-dere, si riuniscono per uno spuntino: lacondivisione riguarda lo spirito, primadi tutto, e poi anche lo stomaco!È notevole il modo in cui questi nostrifratelli esprimono la fede: con entusia-smo, con vivacità, attraverso una parte-cipazione anche esteriormente più esu-berante rispetto a quanto sono abituatea fare le nostre comunità che, a volte,sembrano restie ad essere riconosciutecome cristiane. Inoltre è vivo l’impegno

    ad offrire concreta collaborazione allavita della parrocchia, al fine di realiz-zare una positiva integrazione non soloa livello sociale, ma anche a livello reli-gioso e di fede.Ricordo con piacere due eventi che ab-biamo preparato a Cornigliano conl’aiu to del “Gruppo Biblico Genesi”aperto a tutte le persone di tutte le et-nie.Sono stati due “Rosari internazionali”organizzati in occasione della visitadella statua della Madonna di Fatima(maggio 2012) e della reliquia di SanFrancesco Maria da Camporosso, me-glio co nosciuto co me “Padre Santo”(febbraio 2013). Sono state coinvolte fa-miglie del l’Albania, del l’India, del Ban-gladesh, della Cina, della Costa d’Avo-rio, dei pae si Latino-Americani nella re-

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA 35

    Don Andrea con i giovani.

  • le differenze etniche e culturali, di vin-cere diffidenze e pregiudizi, di sentirciveramente fratelli, di realizzare la vo-lontà di Dio, che ha voluto «chiamaregli uomini» alla «partecipazione dellasua stessa vita non tanto in modo indi-viduale e quasi senza alcun legame gliuni con gli altri, ma di riunirli in un po-polo, nel quale i suoi figli dispersi siraccogliessero nell’unità (cf Gv 11,52)»(Concilio Vat. II, Decreto Ad gentes n. 2).Così, nell’essere e nel sentirci comu-nità, noi, discepoli di Cristo rispon-diamo positivamente a quanto Gesùaveva chiesto, prima della sua pas-sione, nella preghiera al Padre: “Nonprego solo per questi, ma anche per quelliche crederanno in me mediante la loro pa-rola: perché tutti siano una cosa sola” (Gv17, 20-21).Ringrazio il Signore per aver potutocompiere, e per continuare ora, questaesperienza pastorale, che mi fa toccarecon mano, per così dire, le diverse mo-dalità di espressione della fede cristianae, soprattutto, la ricchezza spiritualeche anima questi nostri fratelli prove-nienti da paesi lontani, una ricchezzache certamente merita di essere sempremeglio valorizzata.

    cita del S. Rosario. La prima partedell’Ave Maria veniva detta nella lin-gua nativa di queste persone, mentre laseconda parte veniva detta in italiano. Aconclusione del rosario è stato fatto an-che un canto in dialetto genovese.Sono state esperienze di chiesa moltoforti e hanno ricordato a noi italiani chela fede ha una dimensione mondiale.Siamo rimasti colpiti da queste famiglieche, anche con bambini piccoli, nonhanno avuto difficoltà nel venire inchiesa per condividere il dono della pre-ghiera. Sono state due occasioni per pen-sare e verificare la qualità della nostrafede. Un frutto che è nato da questi dueappuntamenti (che speriamo di ripeterealmeno una volta all’anno) è quello diaverci permesso di conoscersi e, quindi,riconoscerci e di salutarci per strada. Ab-biamo compreso con maggiore profon-dità che esiste una fraternità universaleattraverso la quale ogni persona è miofratello. Ma è altrettanto vero che io sonoloro fratello. Non c’è nessuna posizionedi supremazia o di comando. Siamo bat-tezzati e, quindi, tutti fratelli e sorelle inCristo. Siamo tutti uguali! Soltanto la fede in Dio e in Gesù Cristo,nostro Salvatore, consente di superare

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA36

  • lano le loro “invocazioni” nel momentodella preghiera dei fedeli. L’incontro sichiude con la recita del Padre Nostro e ilmomento finale della condivisione, cosesemplici ma offerte col cuore, per dire lagioia di stare insieme.Il collegamento con la Chiesa di S. Cate-rina avviene soprattutto tramite i parroc-chiani, alcuni dei quali frequentano an-che la Cura Pastorale. Al termine dellaMessa, infatti, prima della benedizione,vengono dati gli avvisi relativi alle atti-vità che ivi si svolgono.Don Omar conclude dicendosi soddi-sfatto, grato del calore umano e del desi-derio di condivisione dimostrato da que-sti suoi parrocchiani, che rendono ogniincontro una festa.

    Intervista a cura di F. V.

    La popolazione latina del quartiere parte-cipa abbastanza numerosa alla Messa do-menicale e una parte poi frequenta la lec-tio divina del martedì sera. L’incontro delmartedì inizia alle 20 e si conclude verso le21.30. I partecipanti non sono molti, nor-malmente una quindicina o poco più, nonci sono italiani e la nazionalità prevalenteè quella ecuadoriana, a cui si aggiungonodue peruviani e al momento una domini-cana. Chi partecipa sente l’impor-tanza dell’incontro e cerca di es-sere presente sempre, al limite av-vertendo in caso di impossibilità.Le defezioni sono state poche ehanno riguardato per lo più ra-gazzi che dopo aver partecipatoqualche volta hanno poi lasciato.La riunione si apre con i saluti ri-tuali seguiti poi dalla preghiera edal momento di meditazione.Alle doman de poste dal sacerdotecercano sempre di risponderetutti, così come tutti poi formu-

    Latinoamericani a Dinegrodon Omar Mazzega *

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA 37

    * Parroco di S. Teodoro - Dinegro.

  • per un momento di meditazione e di pre-ghiera nell’abitazione di un connazionale. La maggior parte dei latini proviene dal-l’Ecuador, ma ci sono anche alcuni peru-viani e boliviani. Uno dei componenti delConsiglio Pastorale è dell’Ecuador e suamoglie è una catechista. Una bolivianaaiuta il parroco e fa anche parte del centrod’ascolto.I bambini sono numerosi e frequentanocon regolarità il catechismo e l’ACR e si in-tegrano bene con gli italiani. In parrocchiaè stato istituito un doposcuola, gratuito,affidato ai volontari per aiutare i bambinidelle elementari e delle medie, aperto 4pomeriggi alla settimana per un paiod’ore. Il doposcuola è aperto a tutti e vedestudiare insieme italiani, latino-americanie arabi.Don Paolo Bonassin, parroco a S. Caterinada Genova di Via Napoli nel quartiere diOregina, da poco più di 4 anni, ha portatoavanti una iniziativa di carattere sportivo,nata negli anni 50 e 60 e sviluppatasi poinel tempo, la SCAT, una società sportivache si occupa di basket, prevalentemente.A livello di mini-basket si è cercato di fareuna politica di costi popolari, a volte inter-venendo con qualche aiuto per permet-terne la frequenza anche ai meno abbienti.

    Intervista a cura di F.V.

    La presenza latinoamericana nella zona èconsistente, soprattutto nella parte bas sa,verso via Sapri, dove la via è pedona le e leabitazioni, per lo più senza ascensore,hanno un costo contenuto. A livello abita-tivo quindi le persone sono molte, ma po-che frequentano la chiesa e la presenza de-gli adulti alla Messa domenicale non è af-fatto significativa. Il parroco conosce co-munque le famiglie perché le incontra inoccasione della benedizione delle case, unservizio che riesce ancora a fare, coadiu-vato da un diacono permanente. In questomodo avvicina anche le persone che “nonsi vedono mai” in chiesa e si rende contodei problemi, spesso gravi, delle famiglietalora un po’ eterogenee.Anche se la presenza a messa è sporadica,hanno però quasi tutti il desiderio di par-tecipare alla vita della parrocchia o hannoalmeno la consapevolezza di farne parte. Ilparroco è a conoscenza del fatto che setti-manalmente gruppi di latini si riuniscono

    Latinoamericani a Oreginadon Paolo Bonassin *

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA38

    * Parroco di Santa Caterina da Genova di via Napoli.

  • to un ambiente familiare, che vede il grup -po partecipare ad attività, insieme, anchedurante il periodo estivo.In conclusione il parroco è soddisfatto econsidera la presenza dei latini una realtàmolto positiva, perché ha portato, in unambiente che risentiva di una certa stan-chezza religiosa, una ventata di freschezzae di entusiasmo per la fede, insieme col de-siderio di approfondire la conoscenzadella Sacra Scrittura e tutto ciò nel clima digioia che i latini con i loro canti riescono atrasmettere all’intera comunità. Tutto perfetto allora? Forse non del tutto.Manca ancora un po’, da parte della par-rocchia, quello spirito di accoglienza chesarebbe auspicabile per una vera integra-zione. Ma siamo in cammino!

    Intervista a cura di F. V.

    Quanto segue è la sintesi di unalunga conversazione telefonicaavuta con il parroco della Chie -sa di via delle Ginestre, che perimpegni, suoi e nostri, non erastato possibile contattare diver-samente.Don Luciano collabora fattiva-mente con la Curia Pastorale di S.Caterina da almeno otto anni eguida la Lectio Divina che setti-manalmente vede riunirsi nellasua chiesa un nutrito gruppo dilatinoamericani.Le riunioni hanno luogo ogni martedìsera, si prega il rosario, si medita la Parola,si fanno canti di lode e di ringraziamento esi trascorrono insieme, in fraterna condivi-sione, almeno due ore. La lectio si svolgenormalmente in spagnolo in quanto i par-tecipanti sono quasi tutti latini, ma c’è at-tenzione quando partecipano degli italiani(sarebbe benvenuta una maggiore af-fluenza di questi ultimi!), perché tutto siachiaro e comprensibile. Il numero dei par-tecipanti si aggira normalmente sui 20/25,tutti sono animati da profondo spirito cri-stiano e partecipano con le loro testimo-nianze alla vita della comunità. Sono perlo più positivi nel loro modo di essere eparlano volentieri del bene ricevuto.Secondo don Luciano, si è veramente crea -

    Una felice esperienza con i latinoamericanidon Luciano Torre *

    * Parroco SS. Sacramento di via delle Ginestre.

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA 39

  • horas. Además de la Eucaristía se siguecon la Lectio Divina, alternando con la ca-tequesis y las charlas familiares, ya queeste año está dedicado a la Familia. El pe-queño grupo de la Lectio divina está cre-ciendo, “las hortalizas necesitaban ser tras-plantadas para seguir desarrollándose yasí ser más agradables a su Amo y Señor”.Las personas que participan en esta co-munidad son un grupo pequeño todavía,pero se ve el deseo que ellos tienen porseguir creciendo a nivel humano y espiri-tual. Don Alfonso nos ha permitido celebrar lafiesta de la Patrona de la Comunidad quees Santa Narcisa de Jesús Martillo, unasanta Ecuatoriana, dedicada a extender elReino de Dios. Además ahora formoparte del consejo parroquial como coordi-nadora, esto nos ayuda a entender quehay muchas más posibilidades para se-guir integrándose en la vida de nuestraParroquia. Con estas prerrogativas, el apoyo de donGiacomo Martino, la acogida serena ysincera del párroco precedente y del ac-tual (don Giovanni), la intercesión deSanta Narcisita y la protección incondi-cional de Jesús Rey del Universo creemosque todo lo que es de Dios seguirá cre-ciendo y todo aquello que es nuestrodebe disminuir para dejar el espacio ade-cuado para que el Señor haga morada encada uno de nosotros.

    Comunidad Latinoamericana Parroquial:“Latinos en Cristo Rey del Universo”.La comunidad latina en Cristo Rey delUniverso, tiene su origen en un pequeñogrupo que se reunía para reflexionar la Pa-labra de Dios (Lectio Divina**), primero enlas casas de algunas familias, luego en unambiente parroquial. Este grupo de Lectioes uno de los tantos grupos que ha ido for-mando la Cura Pastoral latinoamericanade Santa Caterina como Eglesia madre quedona hijos a la periferia.Después de un tiempo considerable y pre-via comunicación en el consejo de consultade la Migrantes, don Giacomo Martino(coordinador) creó conveniente visitar al-gunas de las parroquias donde se encuen-tran nuestros hermanos latinos, y es asíque durante el mes de febrero visitamos avarios párrocos, pero solo uno de ellos es-taba dispuesto a abrir las puertas a nues-tros hermanos latinos y fue don AlfonsoCarrea de la Parroquia SS. Nome di Gesu’(Rivarolo, via Canepari). Es así que a iniciativa del Párroco y previaconversación con don Giacomo Martino yla aprobación del consejo de consulta de laMigrantes se inició con la celebración de laEucaristía en lengua española el día do-mingo 03 de marzo del 2013, precedida porel padre Daniel, animador pastoral de lacomunidad “Latinos en Don Bosco”. Y esasí que cada primer domingo del mes cele-bramos la Misa en lengua materna a las 16

    Latinos en CristoAdela Llaguno *

    * Coordinadora. – ** www.homiletica.org/marcossanchez.htm

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA40

  • gico, locali gestiti proprio dall’Ufficioper la cultura.L’occasione in sé era pratica, eppure nonestranea alle finalità del mio ufficio: ungruppo di approfondimento del la Bib-bia, che pur nato nell’ambito della Cu -ra Pastorale di Santa Caterina, volevauna sede autonoma, per meglio espri-mere la sua volontà di aprirsi alla cittàintera. Una iniziativa di sud-americanima offerta a tutti, in quella logica discambio di esperienze e sensibilità dif-ferenti che realizza concretamente lacomunione tra le varie componenti del -la Chiesa.In questo secondo anno di collabora-zione si è verificata un’altra occasioneforte di incontro. La Cura Pastorale la-tinoamericana di Santa Caterina in-sieme ad altri gruppi (Oratorium ON-LUS - Circolo Culturale Charles Peguy- Istituto Suore di San Giuseppe - Co-munione e Liberazione), con il patroci-nio dell’Ufficio per la Cultura dell’Ar-cidiocesi, si è fatta promotrice dellapresenza a Genova della mostra “Vi-dero e credettero”, che è stata ospitatanell’Oratorio di San Filippo di via Lo-mellini dal 14 al 23 novembre scorso,ed è stata visitata da un numeroso pub-blico, soprattutto giovanile.

    È sempre bello quando si instaura unacollaborazione tra due realtà ecclesiali, mail nostro caso mi sembra ancora più signi-ficativo, considerando chi ne è coinvoltoLa Cura Pastorale per i fedeli latinoameri-cani di Santa Caterina è una realtà impor-tante per il numero delle persone coin-volte, che sono fratelli originari dell’altraparte del mondo, che cercano lavoro e ac-coglienza, che offrono la loro tradizione edisponibilità: una realtà che si pone inuno dei nodi cruciali per il futuro dellaChiesa e della nostra Italia.È normale che abbia relazioni con il re-sto della diocesi, che abbia contatti congli uffici di Curia, ma forse non è scon-tato che oggi parliamo dei rapporti conl’Ufficio per la Cultura dell’Arcidiocesidi Genova.Nella nostra visione limitata e spessogretta della realtà pensiamo spesso allacultura come qualcosa per “ricchi”, co-munque come una necessità non pri-maria e che quindi poco riguarderebbesituazioni di pastorale per delle per-sone generalmente immigrate da pocoe spes so pressate da urgenti problemimateriali (casa-lavoro-necessità dellafamiglia-ricongiungimenti…).Invece così è stato. Innanzitutto si sonoavuti dei contatti per ottenere una salapresso i locali dell’Apostolato Litur-

    La Cura Pastorale di Santa Caterinae l’ufficio per la culturap. Mauro De Gioia *

    * Direttore dell’Ufficio della Cultura, Rettore della Chiesa di S. Filippo.

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA 41

  • tegrazione e comunione passano ancheattraverso queste piccole scelte di collabo-razione, confronto, aiu to reciproco.

    Due iniziative insieme. Due passi insiemeche non devono restare isolati, ma averesviluppo nel prossimo futuro, perché in-

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA42

    Corso biblico.

  • che ha visto una frequenza regolare dicristiani impegnati, persone decise acrescere nella fede che non si acconten-tavano di una religiosità popolare, sep-pur bella, fatta solo di preghiere e dicanti.Il corso si è concluso con una provad’esame, superata con successo grazieall’interesse e alla serietà dell’impegnodimostrati.

    Intervista a cura di F. V.

    Don Stefano ha aderito volentieri allarichiesta di P. Juan Ricardo Loayza dimettere a disposizione della comunitàlatina una sala dell’Istituto Superiore diScienze Religiose per un corso di cul-tura biblica, da tenersi il giovedì seradalle h. 20 alle h.22.Il corso biblico promosso dalla “Mi-grantes” si presentava con l’accatti-vante sottotitolo: “Prendi la tua barca evieni con noi…. Scopriremo insiemel’affascinante mondo della Parola diDio”.Si trattava di permettere apersone che, per motivi di la-voro, non potevano frequen-tare i corsi di cultura religiosanegli orari proposti dall’Isti-tuto, di avvicinarsi allo stu-dio dei testi sacri sotto laguida di relatori preparati,quali P. Vicente de la Fuente,parroco della Chiesa del Ta-bernacolo, e Roxsana Cha-vez, missionaria Identes.Don Olivastri si dice moltosoddisfatto dell’iniziativa,

    Cultura biblicadon Stefano Olivastri *

    * Parroco della Chiesa di San Luca.

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA 43

  • senza nessuna programmazione, la mag-gioranza dei ragazzi che si affacciavanovenivano da famiglie dell’Ecuador.Come prete – e come comunità intera,quella della nostra Congregazione – èstata una scoperta e una sfida: era unmondo nuovo, che, come la sua lingua,sembrava immediatamente comprensi-bile, ma che invece richiedeva un appro-fondimento ed una assimilazione. All’inizio ci siamo chiesti che spazio darealla caratteristica con la quale il nostroOratorio stava nascendo, se fosse il caso di“specializzarci” in un o ra torio latinoame -

    ri ca no: certo non ne sa-rem mo sta ti in gra do,altri lo facevano o lopotevano fare megliodi noi, ma soprattuttoabbiamo capito chenon era questo il no-stro contributo all’an-nuncio del Vangelo.Così la storia dell’Ora-torio Filippino Ragaz -zi in Via Lomellini ècontinuata come quel -la di altri oratori, attra-verso incontri settima-nali, bivacchi, campi,viaggi… ma con unacolonna sonora fatta

    Se guardo l’inizio…. vedo i volti dellaquinta elementare della San Filippo Neri,e la prima proposta di Oratorio. Era l’au-tunno del 2000 e per loro era anche lapossibilità di non perdersi di vista ini-ziando le Medie. Due ore al sabato pome-riggio, una-due volte al mese: un po’ digioco, un’attività, una preghiera; ognivolta il giro di telefonate per invitare,ogni tanto una lettera….Poco per volta, gli appuntamenti si sonoravvicinati e la proposta si è allargata,come pure il numero dei partecipanti: e,

    Integrazione degli immigratip. Andrea Decaroli *

    * Segretario Congregazione Oratorio di S. Filippo Neri.

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA44

  • torio Ragazzi: è stato un momento di ri-flessione su cosa stavamo facendo, cam-minando sulle orme del Santo dellagioia che nel 1500 a Roma aveva inven-tato l’Oratorio. “Casa” è stata la rispo-sta più frequente.

    di musica latina, e parole in spagnolo –non sempre facili da ripetere – che siimparavano; era lo stesso incontro escambio che i ragazzi potevano avere ascuola, ma che spesso a scuola termi-nava, intorno alla terza media, con ilformarsi di gruppi nazionali tra loroimpermeabili. Un incontro che invece inOratorio voleva continuare ed appro-fondirsi, tra ragazzi di provenienze di-verse ma che insieme condividevanotempi, spazi ed esperienze forti; e in-sieme incontravano il Signore e la suaChiesa: per molti si trattava di un altromondo ancora, sconosciuto e lontano.Si può parlare del nostro Oratorio comeluogo di integrazione? Per i ragazzi èuna parola difficile, non l’abbiamo maiusata, abbiamo preferito parlare di ami-cizia. Ma se integrazione, in senso tec-nico, in questi anni c’è stata, è stata si-curamente reciproca.“Cos’è l’oratorio per te?”. Nel 2010 ab-biamo festeggiato i dieci anni dell’Ora-

    TEMPO DI INTEGRAZIONE: LO SPIRITO PARLA 45

  • nelle aule del don Bosco. Il tentativo diintegrazione (accogliere ed essere reci-procamente accolti) crebbe attraverso i5 forum dei giovani e nella vitalitàdell’Oratorio. Con gli universitari e stu-denti de