145 MER 21-06-06

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  • Milano. Banca dItalia cos com non vapi bene. Il primo a sottolineare larcaicitdella sua struttura stato Francesco Giavaz-zi sul Corriere della Sera di gioved scorso.Con un gioco di sponda che forse indica il fat-to che Mario Draghi abbia gi in mente qual-cosa, Giavazzi ha invitato il nuovo governato-re a sfoltire lorganico di via Nazionale, so-prattutto adesso che lultima Legge sul ri-sparmio, la 262/2005, ne ha ridisegnato la na-tura e ne ha ristretto drasticamente il peri-metro dazione. La riforma, infatti, ha stabili-to che la Banca dItalia un istituto di dirittopubblico e che la propriet, ora paradossal-mente in mano ad azionisti da poco tempo di-ventati privati come le banche, debba torna-re allo stato entro tre anni. Unaltra buona ra-gione perch i suoi 7.800 addetti, dipendentipubblici a tutti gli effetti, vadano inclusi nel-lopera di alleggeri-mento della pubblicaamministrazione, pro-spettata da Nicola Ros-si e poi da Giavazzi. Le-sigenza di rimodellarela Banca dItalia diven-ta ancora pi urgentese si considera che haperso la competenza su-gli abusi di posizionedominante e sulle inte-se restrittive della con-correnza, che pas-sata in toto allAnti-trust, la quale haanche ottenuto, nel-le operazioni diconcentrazione efusione, la verificadegli assetti di mer-cato (ai fini della concorrenza) e il potere con-giunto di autorizzazione.

    Insomma, per formulare solo un esem-pio, cosa far fare Draghi ai 30 specialistiche finora, in Banca dItalia, si sono occu-pati di concorrenza? Come li ridistribuir,allinterno della pi vasta area Vigilanzacreditizia e finanziaria, dove operano intutto 517 addetti?

    Nel momento in cui Banca dItalia co-stretta a cambiare mission aziendal-istitu-zionale, il governatore non pu sottrarsi al-la sfida della sua modernizzazione: ancheperch lui, che si presentato come uomodi libero mercato (e che non cita san Tom-maso), sar inevitabilmente giudicato suquesto punto. Il riposizionamento nei con-fronti degli altri poteri, politici ed econo-mici, ma anche il nodo della struttura in-dustriale: tutto al suo vaglio.

    Il primo problema di stazza. Secondo ilbilancio firmato da Draghi, nel 2005 sonostati pagati stipendi per 604,835 milioni dieuro a 8.027 dipendenti: 75.350 euro luno.Una media elevata, se si pensa che in essac di tutto: il ben retribuito direttore sul-lorlo della pensione e loperaio neoassuntoche fabbrica le banconote da 50 euro.

    Questa mole di dipendenti alimenta unastruttura che risale allOttocento e al Nove-cento, quando erano necessari un notevoleradicamento sul territorio e unelevata con-centrazione di personale nella sede centra-le. In un mondo della finanza e del creditoprofondamente mutato rispetto ad allora,questa fisionomia appare elefantiaca e percerti versi anacronistica. Non ci sono sol-tanto gli uffici romani di via Nazionale, ilCentro Donato Menichella di Vermicino e lastamperia industriale al 417 della Tuscola-na, che prima produceva lire e adesso rea-lizza euro. Esistono anche 97 filiali provin-ciali. Da Bolzano a Enna, da Isernia a Ori-stano, da Pordenone ad Asti un ufficio dellaBanca dItalia c sempre.

    In questa vasta periferia gli addetti sonoquasi 4.000. Ritirano il denaro logorato, con-servano le liste della Centrale dallarme in-terbancaria dove sono evidenziati gli autoridi irregolarit, frodi e protesti, sostituisconolo stato nelle transazioni finanziarie con lapubblica amministrazione e i cittadini, pro-ducono report sullandamento delle econo-mie regionali. Sono arrivati a fare tutto que-sto dopo che, nei decenni, si sono sedimen-tate una serie di competenze, molte dellequali si sono per gradualmente esaurite.

    Il modello originale antico. Il Banco diNapoli e il Banco di Sicilia hanno infatti bat-tuto moneta fino al 1926. Prima di allora, labanca centrale aveva la necessit di renderefluida, anche a Catania e a Benevento comea Roma e a Milano, la circolazione della liraattraverso le operazioni riscontrate: da ef-fettuarsi a mano, in ogni angolo dItalia. Co-se ormai consegnate ai libri di storia. Ma lor-ganizzazione industriale di oggi anche fi-glia di unaltra esigenza, ormai in buona par-te estintasi. Per un lungo tratto del secoloscorso, infatti, non esistito un reale sistemainterbancario italiano: fino agli anni Ottanta,si registravano un basso grado di concentra-zione e un elevato numero di banche. Per igovernatori e i loro uomini, quindi, servivauna reale prossimit ai mille istituti sparsiper lItalia: nella normale operativit quoti-diana, gli ispettori locali potevano verificarelapplicazione effettiva delle direttive e del-le circolari di Palazzo Koch. In caso di criti-cit, questi funzionari diventavano un ausi-lio indispensabile per la Vigilanza giunta daRoma. Anche se oggi permangono molte ban-che piccole, per esempio la realt pulvisco-lare del credito cooperativo, questa esigenza

    IL FOGLIOANNO XI NUMERO 145 DIRETTORE GIULIANO FERRARA MERCOLED 21 GIUGNO 2006 - 1

    quotidiano

    di vicinanza fisica si molto stemperata conlaggregazione del sistema bancario promos-sa da Antonio Fazio, che ha superato in par-te la frammentazione del panorama crediti-zio italiano, e con la diffusione dellIct, cheha reso istantanei parecchi dei controlli edei flussi informativi fra le filiali e i quartie-ri generali degli istituti come fra le sedi pe-riferiche della Banca dItalia e via Naziona-le. Di fronte allinformatizzazione, che avevagi reso evidente il superamento di alcunefunzioni, anche il sindacato interno non hapotuto fare niente e ha preso atto della ne-cessit di ridurre il personale. Basti consi-derare che, mentre nel 1996 vi lavoravano in9.400, oggi i dipendenti sono scesi a circa7.800: nei calcoli del Sindacato indipendentebanca centrale, la flessione, che in buonaparte ha riguardato la ramificazione territo-

    riale, stata del 17 per cento. A por-tare via questo primo strato digrasso dal suo robusto corpac-cione, ci hanno infatti pensatonegli anni Novanta la smate-rializzazione dei titoli di stato,che ha eliminato il vincolo diprocedere fisicamente al loropassaggio di mano e allo staccodelle cedole, e linformatizza-zione dei meccanismi di com-

    pensazione di debito e dicredito fra gli istituti, cheuna volta venivano realiz-zati materialmente nellestanze di compensazionedelle sedi locali della Ban-ca dItalia con lo scambiodegli effetti scontati e degliassegni dei clienti.Ma, se la periferia va resa

    coerente con i bisogni attualied emancipata dal retaggio storico, a Romaper Draghi si prospetta la necessit di mo-dulare competenze, meccanismi e cultureprofessionali che si sono fondate nei decen-ni passati sul controllo della politica mone-taria e sullesercizio della moral suasion neiconfronti del sistema bancario. La primafunzione ormai irrevocabilmente avocatadalla Bce. Labbandono della seconda unodegli elementi che pi caratterizzano la di-scontinuit del nuovo governatore rispetto aFazio. Draghi, uomo di mercato abituato aragionare con i bilanci e le strutture orga-nizzative, non pu non tenerne conto. E,mentre bisogner verificare se e in qualemodo interverr su aree funzionali comequella denominata Banca centrale e mer-cati, che con i suoi 189 addetti formalmen-te si occupa anche di politiche monetarie edel cambio, appare probabile unaccentua-zione del suo carattere internazionale. A Ro-ma, per esempio, con Draghi-uomo del busi-ness globale, assume una valenza strategicala Ricerca economica: 319 specialisti divi-si fra il Servizio studi e lUfficio relazioni in-ternazionali. Anche perch, con i singolibanchieri nazionali chiamati a comparteci-pare alle scelte di politica monetaria dellaBce, la qualit dei paper e delle analisi di-venta un fattore non trascurabile.

    Per questo, nel corpulento profilo dellaBanca dItalia, appare interessante la posi-zione di un elemento, tutto sommato di pic-cole dimensioni: il network di sedi interna-zionali. Banca dItalia ha infatti delegazioniestere a Bruxelles, Francoforte, Londra,New York, Parigi e Tokio, che raccolgonoinformazioni su economia e istituzioni finan-ziarie locali e tengono i contatti con le auto-rit. A queste delegazioni, che sono vere eproprie emanazioni di Roma, si aggiungonoalcuni staff distaccati in organismi interna-zionali: a Basilea (presso la Banca regola-menti internazionali), a Washington (Fmi eBirs-Banca internazionale per la ricostruzio-ne e lo sviluppo), in Lussemburgo (Bei), aFrancoforte (Bce), a Parigi (Ocse) e a Bruxel-les (Commissione europea e Consiglio deiministri). Ci sono poi gli addetti finanziariche lavorano nelle ambasciate del Cairo, Mo-sca, Ottawa e Washington. In tutto, secondofonti sindacali, un centinaio di persone. Mol-ti i giovani, che vengono cos svezzati alla lin-gua franca delleconomia internazionale.

    La delicata questione dellassetto indu-striale, per, non lunica. Ci sono altri duefattori strutturali che Mario Draghi si trovaa dover maneggiare con la cautela del ban-chiere centrale e la rapidit del banchieredaffari: lanomalia dellassetto proprietarioe il rapporto diretto con il mercato. La Ban-ca dItalia, nata come un soggetto privato nel1893, divenuta di diritto pubblico nel 1936.Azioniste sono rimaste le banche, diventatetutte private negli anni Novanta e sottopo-ste, nel periodo faziano, allindirizzo strate-gico di Palazzo Koch. Il paradosso di sociche non contano nulla diventa evidentequando si leggono i dati sulla remunerazio-ne del loro capitale, assolutamente simboli-ca. Nel 2005, in un conto economico fatto so-prattutto dagli interessi attivi sulle classicheoperazioni di rifinanziamento del sistema edai proventi degli investimenti delle riservee dei fondi, Via Nazionale ha realizzato unutile netto da 50,2 milioni di euro: circa 20milioni sono andati a riserva ordinaria estraordinaria; poco pi di 30 milioni allo sta-to; soltanto 15.600 euro sono stati distribuitialle banche azioniste (lequivalente del 10per cento del capitale sociale da esse origi-nariamente versato, pari a 156.000 euro).

    UNO STRANO IMPRENDITORE

    I PICCIOTTI PRESI COI PIZZINI

    OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO

    PASSEGGIATEAMERICANE

    IL TERZO PARTITO e i suoi lea-der di destra e di sinistra. Le stra-tegie libere di McCain, Bloomberg,Hillary e Giuliani (Rocca, inserto I)

    VERDI PRO EMBRIONE. Da lai-ci progressisti siamo contro la ma-nipolazione genetica. Parla la te-desca Hiltrud Breyer (inserto II)

    CURRICULUM DA STRONCARE.Lautoritratto accademico del poe-ta Andrea Cortellessa alla prova diCamillo Langone (pagina 2)

    Arresto per Angelucci e Fitto, sequestrati 55 milioni di beni. Sotto accusaper tangenti il gruppo sanitario che edita il Riformista e Libero, e che haun curriculum di buoni rapporti a destra (famiglia Fini) e a sinistra (Ds)

    I 45 arresti di ieri hanno decapitato famiglie e mandamenti. Individuato iltrio che prendeva le decisioni dopo larresto di Provenzano. Intanto, ottomesi dopo laddio di Grasso, Palermo ancora senza un procuratore capo

    Bush e il suo consigliere per la sicurezza na-zionale Stephen Hadley hanno un rapportounico. Il severo avvocato la prima personache Bush vede al mattino, ovviamente dopo

    Laura, e lultima che sente alle 10.30 di se-ra, quando il presidente degli Stati Uniti, unuomo molto mattiniero, spegne la luce. Had-ley il vero mentore di Bush sui temi dellapolitica internazionale e della sicurezza. Exnumero due di Condi Rice, quando stava al-la Casa Bianca, Hadley conta oggi per Bushquanto la signora di Foggy Bottom. Condivede i politici stranieri, ma prima, se le is-sues sono determinanti, lor signori passa-no gli esami di Hadley. Chi sta alla Sicurez-za nazionale (e ne abbiamo visti passaretanti, da Henry Kissinger a Sandy Berger,alla stessa Rice) un personaggio burbero,colto, rigoroso, con il fine principale di di-fendere anche il pi recondito interesse na-zionale. Hadley uno che, quando deve in-contrare qualcuno che non ha mai visto, stu-dia meticolosamente i file e si prepara co-me un esaminatore che deve valutare uncandidato agli orali di Princeton.

    Il severo avvocato ha interrogato DAlema.Ha tergiversato un po (lo abbiamo scrittodue settimane fa sul Foglio) prima dellin-contro, poi ha accettato. Il merito in par-te dellambasciatore americano a Roma,Ronald Spogli, abilissimo nella trattativaper il voyage del ministro degli Esteri ita-liano a Washington. Anche Gianni Castella-neta, il nostro ambasciatore a Washington,ha fatto la sua parte, visti i buoni rapporticon Hadley, dal 2001. Hadley ha interroga-to DAlema sullIraq (insistendo su una mi-nima presenza militare italiana e ottenen-do un diniego). SullAfghanistan il respon-sabile degli Esteri ha dato molta soddisfa-zione. SullIran si dimostrato molto pre-parato, e non a caso, visto che nella capita-le degli ayatollah lItalia ha un ambascia-tore molto informato come Roberto Tosca-no. Dopo questo testa a testa di DAlemacon Hadley e Rice, gli americani si sono re-si conto che lItalia, come chiede il mini-stro, dovrebbe essere aggiunta alla troikaeuropea che tratta con Teheran. Il postco-munista di Roma ha parlato dei futuri rap-porti fra il governo italiano e lAmerica. Harassicurato, promesso, minimizzato, ridottoa cosuccia la gauche estremista dentro lamaggioranza. Ha fatto una buona impres-sione, dicono dalla sicurezza nazionale aFoggy Bottom. Anche il memo preparato daHadley per Bush (una decina di righe) non sfavorevole a DAlema. Dopo le parole, gliamericani si aspettano i fatti. Non piaciu-ta a Foggy Bottom la dichiarazione fatta ie-ri da DAlema sul caso Calipari. Sui fatti gliamericani vigileranno e verificheranno.Hadley e Rice, in base ai memo dei collo-qui con DAlema, devono preparare per ilpresidente il dossier sullincontro, al pros-simo G8, con Romano Prodi. Su Prodi gliamericani di dubbi ne hanno parecchi. EDAlema non riuscito a fugarli tutti.

    LIran si prepara a dare una risposta alleproposte americane ed europee sul nu-cleare. Accettare o no lidea di farsi fornireil combustibile atomico per le centrali daRussia e altri paesi, oppure decidere dicontinuare in proprio, producendo quellu-ranio arricchito che porta dritto alla co-struzione della Bomba. La questione, piche nelle mani un po sporche del presi-dente Mahmoud Ahmadinejad, in quellepulite, ben curate e sempre profumate dicolonia della suprema guida religiosa AlKhamenei. E del suo fedelissimo amico AlLarijani, capo del progetto nucleare e se-gretario del consiglio per la sicurezza na-zionale. Dal 24 marzo, come risulta a FoggyBottom, Khamenei ha dato disposizione aLarijani di formare tre team operativi: unodi esperti nucleari, incaricati di studiare leproposte occidentali e le loro implicazioni;uno di esperti politici e diplomatici, perconsigliare il vertice nelle varie fasi delletrattative; uno di esperti legali. A Teheranla questione atomica al centro di tutto.Washington lo sa.

    Il severo Hadley promuoveDAlema in dieci righe a W.Ma non piacciono le frasi su Calipari.

    Dubbi su Prodi, che vedr Bush al G8

    Max passa il primo test

    FOGGY BOTTOM

    Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO

    IL TAPPABUCHIMaggioranza flebile, senator mobileCos Nello Formisano, dipietristraubiquo, supplisce ai senatori a vita

    La missione nobile, e anche mobi-le. Trattasi di salvaguardare larealt numerica dellaula, in questocaso dellaula senatoriale. Trattasi diimpedire che improvvise e improvvideassenze alterino la proporzionalittra gruppi politici nelle commissioni e,di rimando, nellAula suddetta. Impre-sa, questa, che richiederebbe al suopaladino, il senatore Aniello NelloFormisano, eletto con Italia dei valorie presidente del Gruppo misto, il donodellubiquit. In mancanza, il senatore,con un passato nel Pci campano e unpresente pi dipietrista di Antonio DiPietro, gioca di mobilit. Lex presi-dente Carlo Azeglio Ciampi, senatore avita, non pu presenziare ai lavori del-la commissione Finanze? Ecco Formi-sano che, con solerzia ballerina, cam-bia posto, sala e occupazione, arriva evota al posto suo. E gi accaduto e riac-cadr. Fa parte della missione suddet-ta impedire ribaltoni numerici edella missione bis di Formisano, libe-rare i senatori a vita dallo stato di neu-tralit. Chi lha detto che uno, solo per-ch stato nominato e non eletto, deb-ba fare il super partes? Senonch dal-la Cdl stato fatto notare che i sette se-natori a vita pencolano dalla parte diRomano Prodi. Ma come, ha detto Car-lo Giovanardi, parlamentare Udc ed exministro per i Rapporti con il Parla-mento, istituiamo la prassi di vederei senatori a vita presenti in commis-sione per interposta persona?.

    Basta falsi invalidiCi fosse, chess, un Luigi Pallaro tra

    i senatori a vita, si potrebbe magariconfidare nel principio di spartizio-ne una carica alla Cdl qui, una al-lUnione l citato da Pallaro stessoper giustificare i cambi di fronte al mo-mento di eleggere i presidenti di com-missione. I senatori a vita, invece, sem-brano piuttosto fedeli. Tanto peggioper chi li considerava invalidi dellaCostituzione, dice il Formisano-pen-siero. E un errore giuridico, spiegail senatore. Riprendetevi larticolo 59della Costituzione, recita una sua let-tera al Corriere della Sera. I senatori avita hanno pari diritti e doveri epossono essere sostituiti al pari deglialtri senatori nelle commissioni di ap-partenenza. E siccome fanno partedel gruppo Misto, e la vita di gruppo fatta di diritti e doveri, ecco che lasupplenza si impone, tantopi se si presidenti del Gruppo misto, comeFormisano, appunto. Di solito cercodi sostituirli personalmente, dice lo-norevole supplente. E allora, metti cheRita Levi Montalcini, novantasettenne,un giorno decida di non recarsi in com-missione. Formisano correr, sebbeneammirato dallo spirito di servizio deisenatori a vita, tanto da promettereuna statistica fra tre mesi, e vedremochi sono i pi assenti. Metti, poi, che lostesso giorno non sia a Palazzo Mada-ma Sergio Pininfarina, settantanoven-ne senatore a vita che lex sottosegre-tario polista al Welfare Maurizio Sac-coni ha ribattezzato il liberale torine-se che sostiene il centrosinistra e to-rinese unaggravante. Formisano,con girovaga prontezza, si sdoppier.

    (segue a pagina quattro)OGGI LERRORE A PAGINA TRE

    Vabb che intanto co-me diceva Barney Pa-nofsky citando Bellow moriamo quasi tutti diinfarto. O di cancro aipolmoni, e chi vi parla un candidato eccel-lente. Ma vi sembra bel-

    lo spendere tutto quel talento giornalisti-co e quel coraggio civile trattando comealtrettante troie le ragazzette della Rai,che come picchiare un bambino mentrecaga? Far loro le domande da ganassa,smutandare sulla loro faccia la propriasupposta superiorit morale, e se voglia-mo dirla grossa aggiungiamo pure cultu-rale, e torearle, ol, e bastonare lAngeli-ca e lEleonora picchiando come fabbri sudi loro, tanto per quel che costa? E nelfrattempo sbavare, come in effetti si di-rebbe che sbavi Fabrizio Roncone sul Cor-riere? Queste ragazze un po inquietanti,un po gonfie, con questi sorrisi siliconati,con queste magliette che esplodono, suquesti tacchi altissimi, barcollanti e subi-to simpatiche, affabili, cos abbronzateche la faccia tosta da annunciatrice o daaspirante soubrette nemmeno gliela vedi.Dite un po. Non verrebbe anche a voi dadirgli, col poeta: Fabrizio, andiamo, tem-po di scopare?

    Palermo. A Palermo la procura antima-fia individua la triade che affiancava Ber-nardo Provenzano al vertice di Cosa Nostra:i boss non perdono tempo, hanno una strut-tura in grado di tenere, di resistere ad ar-resti e indagini, si danno da fare per nonaffondare definitivamente, preparano guer-re e omicidi. Ma a Roma il Consiglio supe-riore della magistratura ha ancora tempoda perdere per la nomina del nuovo procu-ratore della Repubblica di Palermo: ottomesi dopo la partenza di Piero Grasso, ilCsm punta non su una triade ma su una ter-na di nomi, rispolverando il procuratore diCaltanissetta Francesco Messineo, accantoai due aggiunti palermitani Giuseppe Pi-gnatone e Guido Lo Forte. La commissioneIncarichi direttivi propone al plenum, ilplenum si ritrover a rischiare di nomina-re il procuratore di Palermo con otto-diecivoti. La strada dunque spianata verso ilrinvio allautunno prossimo.

    Arranca il Csm ma non si fermano la ma-fia n lantimafia n i processi: il presiden-te della Regione, Tot Cuffaro, imputato dirivelazione di segreto e favoreggiamentoaggravato, ha risposto ieri alle domande deipubblici ministeri e del tribunale, ha re-spinto le accuse, ha negato di aver ricevutoe girato informazioni confidenziali. Non cper un istante di pausa, perch subito siapre un altro fronte e ora c un deputatoregionale di Forza Italia, Giovanni Merca-dante, finito pure lui sulla graticola per cer-te frequentazioni un po troppo disinvoltecon i nuovi boss.

    Cosa Nostra, per ammissione dei suoistessi uomini, ascoltati grazie alle intercet-tazioni eseguite dalla polizia, in grave dif-ficolt. I quarantacinque fermi disposti ie-ri dalla Direzione distrettuale antimafiahanno decapitato famiglie e mandamenti,hanno individuato il trio che prendeva ledecisioni pi importanti. Il Foglio ne avevagi parlato, allindomani della cattura diBernardo Provenzano: tra i possibili suc-cessori al vertice di Cosa Nostra cerano an-che i poco gettonati e apparentementeoscuri Nino Rotolo e Antonino Cin. E ineffetti il boss di Pagliarelli se ne era ac-chianatu, aveva fatto una progressionequanto mai rapida, al punto che lo stessoProvenzano, prima di finire in galera, ma-gari con un pizzico di piaggeria, si rivolge-va a lui blandendolo: Noi siamo uguali, ionon sono niente.

    Rotolo, che viveva agli arresti domicilia-ri per ben simulati motivi di salute, aveva

    una specie di garonniere mafiosa, un ca-panno di lamiera in cui riteneva di essereal sicuro da intercettazioni di qualsiasi ti-po. Qua dentro devi staccare la batteria ela scheda del telefonino, cazzi una voltauno dei suoi ospiti, meno male che non cisente nessuno. E sulla base di questa con-vinzione parlava di tutto, con il dottore An-tonino Cin, ex medico di Tot Riina e del-

    lo stesso Provenzano, e conFranco Bonura, un costrut-tore che negli anni Ottantalaveva fatta franca anchese fortemente indiziato diun omicidio. Altri processi,altri tempi. Allora linsuffi-cienza di prove era sovra-na. Oggi Rotolo, Cin e Bo-nura sono, anzi erano, latriade della mafia. Sopradi loro cera solo Proven-zano. Parlavano di com-

    missione, di capimandamento, di decisioniche non potevano essere modificate da nes-suno. Tra queste sentenze irrevocabili ce-ra lesilio a vita degli scappati, i parentidel boss Totuccio Inzerillo, ucciso nel 1981:si erano salvati riparando negli Stati Uniti,ma alla fine del 2004 erano rientrati. Suquesto ritorno si erano rotti gli equilibri trafavorevoli e contrari: Rotolo e Cin, cherappresentavano il fronte del no, eranopronti a far fuori persino il superlatitanteTotuccio Lo Piccolo e il figlio Sandro, schie-rati sul fronte opposto, e aspettavano sololoccasione propizia, quella di trovarli as-sieme. Lo Piccolo per loro era un ricicla-to, un vecchio boss riconvertito al nuovoregime, Provenzano giocava a due carte:insomma, sgomitava, la triade. E la guerraera vicina. Chi pu dire che sia scongiurataper sempre?

    Tutta questa indagine si svolta senzapentiti. Era iniziata ancor prima della cat-tura di Bernardo Provenzano. E stata len-nesima intuizione della gestione Grasso.Quando hanno preso Binu nel covo diMontagna dei Cavalli, i poliziotti hanno so-lo trovato riscontri con i pizzini. A coor-dinare questa e le altre indagini compre-sa la cattura di Provenzano e il sequestrodel tesoro di don Vito Ciancimino chehanno ridotto la mafia in brache di tela stato il procuratore aggiunto Giuseppe Pi-gnatone. Il magistrato candidato alla gui-da della procura di Palermo. La sinistra loosteggia e la sua corrente, Unicost, ieri gliha contrapposto Francesco Messineo.

    Roma. Immobili, quote societarie, auto econti correnti bancari per un valore di 55milioni sono stati sequestrati dalla Guardiadi Finanza di Bari su disposizione dellaprocura del capoluogo pugliese. I beni sonodi propriet dellimprenditore romano lea-der del gruppo Tosinvest, Giampaolo Ange-lucci, dellex presidente della Regione Pu-glia, Raffaele Fitto, e di quattro societ delgruppo Tosinvest. Angelucci, agli arresti do-miciliari, accusato di aver corrisposto unapresunta tangente di 500 mila euro, secondolaccusa, in parte transitata su conti degli or-gani regionali dellUdc. Fitto accusato difalso, concorso in corruzione e concorso infinanziamento illecito ai partiti, reati legatiallappalto del valore di 198 milioni per lagestionedi undiciresiden-ze sani-tarie as-sistite (Rsa) affidato al gruppo Tosinvest.Lordine di arresto per Fitto non stato ese-guito perch deve essere autorizzato dallaCamera, mentre, secondo indiscrezioni, sa-rebbe indagato anche larcivescovo di Lec-ce, monsignor Cosmo Francesco Ruppi.

    Un gruppo con addentellati anche nellafinanza e nelleditoria quello fondato allafine degli anni Settanta dal pap Antonio (aventanni portantino al San Camillo con latessera della Uil), e oggi guidato dal figlio35enne Giampaolo, con i fratelli gemelliAlessandro e Andrea. Tosinvest, con un gi-ro daffari stimato in circa un miliardo, considerato il gruppo leader della sanitprivata nel centro-sud grazie a convenzionie accreditamenti con il sistema sanitarionazionale. Il boom iniziato dopo lacqui-sto dellospedale San Raffaele di Roma dal-la Fondazione San Raffaele del Monte Ta-bor di don Verz.

    E la riabilitazione la maggiore specia-lizzazione delle cliniche Tosinvest. Gli An-gelucci gestiscono 20 strutture tra presidiospedalieri, residenze sanitarie e lungode-genze, concentrate in particolare nel Lazioma presenti anche in Puglia, Abruzzo eCampania, per un totale di tremila posti let-to. Lo sbarco nel salotto della finanza, co-munque, avvenuto a fine 2003 con lin-gresso in Capitalia grazie a una quota cheora del 2,11 per cento che ha fruttato aGiampaolo Angelucci un posto nel cda delgruppo presieduto da Cesare Geronzi. Ma irapporti con lex Banca di Roma erano ini-ziati mesi prima, con il passaggio della fi-nanziaria ex Iri, Cofiri, da Tosinvest a Ca-

    pitalia. Perno dellaccordo stato uno de-gli uomini di finanza e di impresa pi lega-ti agli Angelucci, oltre che a Capitalia, os-sia Ernesto Monti, per anni dirigente diBanca di Roma, gi in Cofiri, ora presiden-te di Finanziaria Tosinvest, oltre che presi-dente del colosso delle costruzioni Astaldi.

    Lespansione in campo finanziario an-data di pari passo con le relazioni in cam-po politico. A fine 2003 Tosinvest rileva Be-ta Immobiliare, la bad company dei Ds,doverano stati conferiti i debiti della Quer-cia per un totale di 85 milioni, ricevendo agaranzia alcune ipoteche sugli immobilidel Botteghino. Ma i primi rapporti col par-tito di via Nazionale risalgono al 1998 quan-do Tosinvest acquist una quota dellUnital fianco di Alfio Marchini per poi uscirne.

    Pi di recente, per restare nel campoeditoriale, gli Angelucci sono entrati primacome soci di minoranza nella societ diClaudio Velardi che pubblica il Riformistae poi, lo scorso marzo, hanno rilevato lamaggioranza della societ editrice pro-prietaria della testata diretta da PaoloFranchi. Limpegno nelleditoria degli An-gelucci si completa col successo del quoti-diano Libero, diretto da Vittorio Feltri, dicui Tosinvest proprietaria. Se col Rifor-mista gli Angelucci danno voce a idee dicentrosinistra, con Libero presidiano ilcentrodestra.

    Nella Casa delle libert, a livello nazio-nale, con lex vicepremier Gianfranco Fi-ni che gli Angelucci avrebbero i rapportipi cordiali. Anche grazie alla presenzanel gruppo sanitario di Massimo Fini, fra-tello del presidente di An, primario in mol-te cliniche degli Angelucci nonch diretto-re del dipartimento di Scienze clinico-in-ternistiche di Tosinvest Sanit.

    Attraverso Massimo Fini, seppure indi-rettamente, le inchieste avviate dalla pro-cura di Potenza e da quella di Bari sem-brano avere punti in comune. In particola-re per la vicenda della clinica Panigea, dicui si parla nelle intercettazioni tra il se-gretario di Gianfranco Fini, FrancescoProietti Cosimi, e la moglie del leader diAn, Daniela Di Sotto, per una convenzionesollecitata e ottenuta dalla regione Lazioquando era governata da Francesco Stora-ce (An). Panigea posseduta da Poliambu-latorio Cave srl, tra i cui soci di maggio-ranza ci sono Patrizia Pescatori, moglie diMassimo Fini, e Luigi Proietti Cosimi di 26anni. Tra i soci di minoranza di Poliambu-latorio Cave compare anche FinanziariaTosinvest.

    Una sfida per Mario DraghiLuomo che venne dal mercato (e che non tomista)vuole modernizzare, pu cominciare da BankitaliaCol raggio dazione ristretto dalla riforma settemilaottocento dipendenti non servono piSe il molto solido neogovernatore abbia gi in mente qualcosa

    PIERO GRASSO

  • Due settimane fa, agli spettatori televisividi tutto il mondo stata data la notizia diuna terribile tragedia avvenuta sulla spiag-gia di Gaza. Unesplosione aveva colpito

    unintera famiglia palestinese, uccidendo ilpadre, una delle sue mogli e quattro bambi-ni. La televisione araba ha trasmesso le orri-bili immagini di una sopravvissuta allesplo-sione, una giovane ragazza di nome HudaGhalia, che piangeva per suo padre. Un uo-mo ne ha mostrato il corpo martoriato e haurlato: Musulmani! Guardate questo!.

    I palestinesi hanno immediatamente at-tribuito la causa dellesplosione a unogivaisraeliana caduta sulla spiaggia pochi minu-ti prima. Un portavoce del governo di Hamasha parlato di un crimine di guerra israe-liano. Israele aveva sparato sei colpi di arti-glieria nellarea della spiaggia: questo unfatto accertato. Gli israeliani stavano cer-cando di colpire i lanciatori di razzi palesti-nesi, che nella mattinata avevano bombar-dato la citt israeliana di Sderot, gli ultimi inordine di tempo dei pi di mille razzi spara-ti da Gaza dal giorno del ritiro israeliano loscorso anno.

    Ma stato davvero un ordigno israelianoa uccidere la famiglia Ghalia?

    1) Israele ha sparato sei colpi contro il luo-go dove erano piazzati i lanciarazzi palesti-nesi. Cinque sono caduti a circa 700 metri dalpunto dove rimasta uccisa la famiglia Gha-lia. Il sesto caduto cinque minuti primadella fatale esplosione.

    2) I membri della famiglia Ghalia sono sta-ti ricoverati in ospedali israeliani. Le scheg-ge rimosse dai loro corpi non combacianocon il tipo di armi in dotazione allesercitoisraeliano.

    I funzionari israeliani hanno ipotizzato al-tre due possibili cause: un razzo palestineselanciato male oppure una mina antiuomopiazzata nella zona a difesa dei lanciarazzi.

    Le indagini, ufficiali e non, continuano.Ma dovrebbero continuare in questo con-

    testo. Per i palestinesi luccisione della fa-miglia Ghalia diventata la terza grande im-magine emotiva di questi sei anni di violen-za israelo-palestinese.

    La prima stata trasmessa dalla televisio-ne francese nel settembre del 2000: un videodi 55 secondi che mostrava un ragazzo pale-stinese di dodici anni, Mohammed al-Dura,che si accuccia tra le braccia del padre. Poisi vede limmagine di un corpo morto.

    E stato ormai ampiamente dimostrato chei colpi sparati dagli israeliani non avrebbe-ro potuto in alcun modo raggiungere il pun-to dove al-Dura sarebbe rimasto ucciso. Sitratta quasi certamente di un falso (un rias-sunto delle prove si trova sul sitohttp://www.theatlantic.com/issues/2003/06/fal-lows.htm).

    La seconda immagine il presunto mas-sacro avvenuto nella citt di Jenin nellapri-le del 2002. Un mese prima, un attentatoresuicida di Jenin si era fatto esplodere nellacitt israeliana di Netanya, uccidendo 30persone e ferendone 140. Le truppe israe-liane entrarono in citta, combattendo portaa porta contro cecchini e trappole di ogni ti-po. Nella battaglia gli israeliani hanno per-so 23 uomini. I portavoce palestinesi sonosubito corsi davanti alle telecamere per pro-clamare che gli israeliani avevano massa-crato almeno 500 persone, seppellendole infosse comuni.

    Tattica di guerraIn realt, a Jenin sono stati trovati in tutto

    i corpi di 52 palestinesi, almeno 30 dei qualierano combattenti. Fin dal 2000 le montatu-re e le mistificazioni sono diventate uno stru-mento essenziale della propaganda palesti-nese. Un sito web americano, Second-Draft.org, ha raccolto prove documentarieche rivelano una impressionante serie di fal-si funerali, finte sparatorie e vecchie prefi-che professioniste. Il sito ha dato alla propa-ganda palestinese il soprannome di Pal-lywood. Ma linganno non sembra funziona-re pi bene come un tempo. Un recente son-daggio ha mostrato che in Europa c unasorprendente ascesa della simpatia nei con-fronti di Israele. Lopinione pubblica tedescaora a favore di Israele con un margine di 2a 1, non molto lontano da quello americanodi 3 a 1. In Francia, il sostegno ai palestinesi sceso del 50 per cento. Forse alla fine sarprovato che stato proprio un colpo israe-liano a uccidere la famiglia Ghalia. Se cos,si trattato di uno sfortunato incidente, peril quale Israele ha gi espresso il propriorammarico. Ma il deliberato assassinio di ci-vili come tattica di guerra , purtroppo, unaspecialit palestinese.

    David Frum(traduzione di Aldo Piccato)

    ANNO XI NUMERO 145 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 21 GIUGNO 2006

    L A B A N D I E R A D E G L I A Z Z U R R I E D I U N A P E R E N N E I N C E R T A I D E N T I T

    Perch il tricolore (per ora) resta un complemento darredo ufficialeVisti i balconi imban-dierati a causa delMondiale di pallone, lar-

    gomento dobbligo del mo-mento non pu che riguar-

    dare lo sputtanatissimo no-stro vessillo nazionale, chia-

    ro segno di perenne incerta

    identit, dal tempo dellafflitto De Amicisalle gagliarde, eppure vilipese, Frecce tri-colori.

    Per la bandiera in questione infatti pre-visto da sempre un pubblico medio-basso, ep-pure decisamente poco patriottico, interes-sato semmai, tendenzialmente, al pi paganoSuperenalotto. Un po meno a stare sullat-tenti. Riepilogando quindi il problema in ter-mini storici, va detto che, almeno un tempo, iltricolore svettava periodicamente in cimaagli edifici appena ultimati: elegiaci carpen-tieri scoreggiatori sotto lazzurro del cieloprovvedevano infatti a issarlo dopo aver spal-mato di cemento lultima soletta. Il messaggioera altrettanto poco guerresco: Anche peroggi amo svortato!. Da qui forse la conside-

    razione longanesiana: al posto dello stem-ma sabaudo, andrebbe messo il motto tengofamiglia. Da sostituire, almeno dopo il re-cente affaire Vittorio Emanuele, diretta-mente da un buono-fica di ottocento euro.

    Quanto al resto, hai voglia di celebrarlocon tanto di pompa fra il 4 novembre e il 2giugno; il tricolore resta nientaltro che uncomplemento darredo ufficiale, come certiaddobbi da circolo ufficiali, com noto perlesercito, regio o infine consegnato ai valorirepubblicani, nel nostro paese ha offerto, co-me massima vestigia epocale di se stesso, ilmonocolo del generale De Lorenzo.

    Il tricolore dunque, nonostante i tentativie la buona volont dello stesso Cln, non hamai sfondato nellimmaginario casereccio;nulla a che vedere con gli argentini che la lo-ro bandiera, Peron e Maradona a parte, latengono stretta in pugno perfino quando sirecano al cesso. I neofascisti, quelli s, in ve-rit hanno cercato di correrle in soccorso altempo di Almirante. Altrettanto inutilmente.Restano tuttavia intatti nella memoria certeaccortezze coreografiche del servizio dordi-ne missino: deposta temporaneamente laspranga, eccoli tutti in circolo a sventolarlo

    davanti al palco del comizio, a far s che il ri-to diventi orgasmico quando il segretario delpartito il fucilatore di italiani, secondo lavulgata comunista assicura limminentereintroduzione della pena di morte nel codi-ce in uso presso i tribunali, figurandosi lim-piccagione degli spacciatori ai lampioni dipiazza Risorgimento. Ancora illusioni.

    Ci vorr infatti la vittoria al Mondiale dipallone del 1982, con Paolo Rossi e gli altriazzurri, per trovare nuovi sostenitori dellabandiera. Un must sportivo, e poco pi. Equesto con grande scorno dei gi citati neo-fascisti che avrebbero preferito trovasse in-vece finalmente lo status di simbolo di pa-tria, vessillo della nazione, cimelio riconsa-crato dopo una guerra persa soprattutto percolpa degli ammiragli traditori di Superma-rina, come dimostra il loro testo base di let-tura, ossia il leggendario Navi e poltronedi Antonio Trizzino (editore Longanesi).

    Intendiamoci, questi ultimi e gli altri ami-ci sinceri del tricolore non hanno mai presoin considerazione la tesi dello scrittore italo-francese Cavanna, secondo questi infatti labandiera italiana, diversamente dallorigi-nale doltralpe, mostra un quasi blu-bianco-

    Bello paese

    Dizionario, diciamo, politico eminimalista di una turista tra lesofferenze dei poteri forti italiani

    rosso sacro, incongruo, pappagallesco, cari-catura del vero tricolore per popoli che igno-rano il senso dellimplacabile.

    Parlando di storie pi recenti, ci sarebbeanche il simbolo di Forza Italia, ma nessunol mai riuscito a vederci con certezza il tri-colore, semmai un logo da pizzeria, tipo lin-segna Sbarro che simpone nelle strade diLittle Italy come parafrasi di copiose eiacu-lazioni siculo-calabresi.

    Fin qui il nostro compendio di storia.Quanto invece al presente, come si visto du-rante lattuale Mondiale, il tricolore soprav-vive decisamente ormai soltanto come make-up sul viso di molti tifosi sugli spalti, un temaperfetto per Diego Dalla Palma, un po menoper Claude Lvi-Strauss. Troppo poco perconsentire una riflessione colta sulla perdi-ta di senso. Diceva Erik Satie: Non abbiamopi bisogno di chiamarci artisti, lasciamoquesta splendida parola ai parrucchieri e aipedicure.

    Anche per essere conformisti, ci vuole or-mai impegno e applicazione.

    Fulvio Abbate(con questo articolo Fulvio Abbate

    comincia la sua collaborazione con il Foglio)

    Mia sorella Beverly ha imparato perfet-tamente la lingua italiana. C riuscitasenza studiarlo a scuola, e persino senza do-versi preoccupare di dare troppa attenzione

    allitaliano che si parlava durante le sue oc-casionali visite full immersion a Roma dalfratello. No, ha imparato tutto quello che do-veva sapere nella sua prima visita, e con unasola piccola parola: bello. Mentre visitavail bel paese, se l fissata in mente quando le stato spiegato come questa parola possaessere usata per numerosissime circostanzeed emozioni. Cos, in modo del tutto natura-le, ha iniziato a pronunciarla di fronte a ognicosa: un quadro, delle scarpe di Prada, untaxi arrivato dopo uninterminabile attesa,la previsione di tempo sereno sbagliandosenza troppi timori maschili, femminili eplurali e di solito usando il superlativo. Peruna che passa una settimana in Italia unavolta ogni uno o due anni, mia sorella sem-bra molto pi soddisfatta del suo italiano ditutti i poveri turisti che prendono il diziona-rio in mano prima di ordinare un piatto al ri-storante. Qualsiasi cosa arrivi sul tavolo, Be-verly proclama inevitabilmente: Bellissima!

    Non esiste davvero parola migliore comeintroduzione alla parlata quotidiana degliitaliani. I suoi usi sono vasti, anzi fin troppovasti, potrebbe dire qualcuno. Tutto pu es-sere definito bello (Beverly non ha ancoraimparato la altrettanto strausata parolabrutto). Il vocabolario italiano, ci vienedetto, ridotto, perch lautentica variet ele sfumature si trovano nei dialetti. Il termi-ne pi vicino al significato di bello in ingle-se, beatiful, riservato alle donne (gli uo-mini sono handsome), ai tramonti e, unavolta ogni quattro anni, al beautiful gameal quale noi americani abbiamo dato lo stu-pido nome di soccer. Ma questo fa parte diquel minimalismo italiano che noi anglofo-ni apprezziamo: il segno che, in qualche mo-do, la vita pu essere divisa in bello e brut-to. Per questo, un americano che vive a Ro-ma da otto anni non , sfortunatamente, an-cora riuscito a trovare quello spazio profon-do nella sua anima linguistica che gli per-metta di dire Ciao bello a chi vuole bene.

    Diciamo Let say o We can say?Ecco qualche altro esempio di questa di-

    lettantesca lista di segnali linguistici delledifferenze culturali.

    Raccomandazione. Un collega americanomi ha detto che un nuovo dipendente che glicreava fastidi era stato recommended daun capo. Era il momento perfetto per inse-gnargli la versione italiana di questa parola.Naturalmente la raccomandazione allita-liana vera o presunta una delle cose piimportanti che un visitatore deve capire.Non che in America le raccomandazioninon esistano. Tuttaltro. Quasi tutte le do-mande di lavoro richiedono che il candida-to presenti persone che possano dare buonereferenze sul suo conto; e la prima cosa chefa un boss quando deve assumere qualcuno chiedere ai suoi conoscenti se hanno deipossibili nomi da proporre. Beverly, peresempio, ha appena iniziato un nuovo lavo-ro come procacciatrice di talenti per azien-de. Il suo successo dipender in larga misu-ra dalla sua capacit di trovare persone dialtissima qualit. Ciononostante, ci sono ca-si di raccomandazione Italian style anchenel settore pubblico e privato americano.Ma certamente, non la Rai.

    Poteri forti. Povero Luciano Moggi. E lul-timo nella serie dei potenti che proclamanodi avere combattuto contro i poteri forti. Ininglese parliamo di establishment, maquesta parola non contiene quel tono cospi-rativo presente nellespressione italiana.Nella societ (e nella lingua) anglosassonelespressione potere forte ridondante. Chiha il potere economico necessariamenteforte, e usa la propria forza per consolidareil suo potere. Lo storico inglese Lord Actonha colto perfettamente il punto con il suo fa-moso aforisma: Il potere corrompe; il pote-re assoluto corrompe in modo assoluto.

    Diciamo. Un amico italiano mi ha chiestoquale fosse la migliore traduzione ingleseper il tic linguistico di DAlema. Lets sayha una sfumatura troppo chiaramente ipo-tetica. C anche We can say, che un mo-do per non impegnarsi totalmente in quelloche si sta per dire. Questo si avvicina gi dipi, ma il suo regolare impiego nel linguag-gio di Massimo DAlema invece un indiziodella sua padronanza perfetta dei meccani-smi della politica italiana. Un modo per in-cuneare e dichiarare la sua superiore intel-ligenza. Potrebbe funzionare anche nella di-plomazia internazionale, almeno finch noncompaia nei trattati scritti.

    Soffrire. LItalia di Lippi una squadrache sa soffrire, ci dicono gli esperti. Que-sta espressione del gergo sportivo non esistein inglese, e se ne possono rintracciare le ra-dici fino allimmagine cattolica della croci-fissione. Ma se tutto va bene, lItalia alla fi-ne pu trasformare la sofferenza in una co-sa bellissima.

    Jeff Israely(traduzione di Aldo Piccato)

    L A U T O P R E S E N T A Z I O N E D I A N D R E A C O R T E L L E S S A

    Per stroncare un poeta a volte basta leggere il suo curriculumIl Cugino potentino, quello che leggeva i ro-manzi al posto mio, misteriosamentescomparso. Non solo non chiama, non si fanemmeno nemmeno trovare, forse teme cheil giudice Woodcock gli abbia messo il telefo-no sotto controllo e stia per spiccare nei suoiconfronti un mandato di cattura per aver det-to culo in una delle nostre riprovevoli con-versazioni letterarie. Immagino sia terroriz-zato dalla possibilit che la moglie gelosissi-ma venga a sapere, leggendo i verbali suigiornali, che cosa vorrebbe fare a Cinzia Bo-moll, la pi fotogenica delle esordienti italia-ne 2006 (autrice ovviamente Fazi, leditoreche come Cecco Angiolieri le coglie solo gio-vani e leggiadre). E un bel problema per chideve comunque riempire i giornali e non hanessuna intenzione di leggersi, scopo pole-mica, certi contemporanei in via di putrefa-zione, Rossana Rossanda e Sandro Veronesidue nomi a caso, quando poi sul comodino cisono freschissimi immortali quali Marziale eCardarelli. In mio soccorso arrivato il Par-ma Poesia Festival che si tiene in questi gior-ni sotto le mie finestre. No, non ho intenzionedi stroncare lintera manifestazione, la mani-festazione si stroncata da sola non invitan-do Valentino Zeichen. Voglio stroncare il cur-riculum di Andrea Cortellessa, il critico let-terario la cui presenza d lustro alla rassegnaparmigiana. Perch il curriculum e non i li-bri? Perch il curriculum breve e i libri so-no lunghi, ma non solo questo, non solo latrovatina di uno stroncatore neghittoso. Per-ch nei libri lautore vestito, coperto dal-largomento e dalle tecniche retoriche, men-tre nel curriculum nudo, nudo come vanitlha fatto. Per una maligna eterogenesi dei fi-ni lautoritratto risulta tanto pi penosoquanto pi lautoritrattista ci si impegnato.Un curriculum letterario che superi le pocherighe e le tre o quattro informazioni basiche,nato a, vive a, scrive su, ha pubblicato con,scivola senza scampo nel ridicolo o nel pate-tico. Ci cascano quasi tutti. Andrea Cortelles-sa ci cascato a peso morto, rovinosamente.Il suo curriculum lho trovato sul sito www.fe-stivaldellapoesia.it e mi piaciuto cos tantoche lho letto tre volte, la prima con spasso, laseconda con compassione (sentimento disofferta partecipazione ai dolori altrui), laterza con la certezza di essermi imbattuto in

    un formidabile quanto inconsapevole docu-mento di denuncia e autodenuncia dello sta-to della letteratura e delluniversit.

    Nasce a Roma il 19 giugno 1968. Lesor-dio una dichiarazione di insignificanza:Cortellessa non pi davvero giovane e non ancora vecchio, non pi una promessa enon ancora un maestro, e soprattutto na-to a Roma, dove nascono quasi tutti. I poetiromani, gli scrittori romani, i critici romanisono migliaia, se poi aggiungi i professori ro-mani e i giornalisti romani ecco che a Romai compilatori di prodotti culturali cartacei so-no milioni. Nascere a Roma non significaniente o forse significa qualcosa, significa ve-nire al mondo con un punto di vista non ori-ginale. Consegue la maturit Classica pres-so il Liceo Ginnasio Gaio Lucilio di Romanel 1987, con la votazione di 60/60. Cortel-lessa comincia a salire sulle maiuscole percercare di apparire pi alto della sua statu-ra di secchione cetomedio: questo liceo GaioLucilio chi lo ha mai sentito nominare, non il Tasso, non il Mamiani, non il Giulio Ce-sare, non ci hanno mai girato un film, non lohanno mai citato in una canzone. Iscrittosialla Facolt di Lettere e Filosofia dellUni-versit La Sapienza, segue attivamente la vi-ta didattica del locale Dipartimento di Ita-lianistica, partecipando in particolare ad at-tivit seminariali dei Professori Walter Pe-dull e Stefano Giovanardi. Per essere unitalianista non gli vuole tanto bene allitalia-no, Cortellessa, se scrive attivit seminaria-li al posto di seminari. Poi dicono che lin-glese vince perch veloce. Non litalianoa essere lento, sono i Professori (mi racco-mando la maiuscola baronale) e i loro allie-vi a zavorrarlo. Si laurea in Storia della Let-teratura Italiana Moderna e Contemporaneail 24 novembre 1992, con una tesi dal titoloCarlo Emilio Gadda tra diari e riscritture:contesto, testo e macrotesto, che ottiene lavotazione di 110/110 e lode. Per presentarsial pubblico della poesia, Cortellessa insistenello sciorinare i numeri prosaici del suo ze-lo di sgobbone. Dal settembre 92 al settem-bre 93 svolge servizio civile presso la sedecentrale dellAssociazione nazionale ItaliaNostra. Come fa Cortellessa a capire queipoeti primonovecenteschi di cui spesso si oc-cupa se al contrario di loro, autori di poesie

    belliche se non belliciste, non ha mai impu-gnato unarma? Si intuisce che nellambien-te degli acculturati romani il servizio civilefa punteggio. Dallaprile 93 al dicembre 95partecipa alla redazione della Sezione Bi-bliografica del Bollettino di Italianistica del-lUniversit La Sapienza di Roma (diretto daAlberto Asor Rosa). Breve esperienza maben undici maiuscole. Nel 1996 ha realizza-to, in collaborazione con Paola Furlan, unCd-rom ipermediale (tuttora inedito) sullo-

    pera di Peter Greenaway. Cortellessa unapersona onesta, poteva anche evitare di gi-rarsi linedito nella piaga, nessuno lo avreb-be mai scoperto. Onesto e speranzoso, se in-terpreto bene quel tuttora: come se unCd-rom ipermediale che nessuno si fila-to nel 96 potesse improvvisamente interes-sare a qualcuno nello 06 o nel 16. Nellin-verno 93-94 partecipa con scarsa fortuna(ma sempre con lusinghiera valutazione de-gli elaborati scritti) ai Concorsi di ammissio-ne ai Corsi di Dottorato di Ricerca in Italia-nistica delle Universit di Bari, Bergamo,

    Bologna, Firenze e Pisa. Vince invece i Con-corsi della Terza Universit di Roma (secon-da votazione assoluta: 102/120) e dellUniver-sit La Sapienza (prima votazione assoluta:113/120). Limpietoso resoconto di un falli-mentare giro dItalia, per fortuna poi ci pen-sa Mamma Roma. Cortellessa insiste nel con-siderare la letteratura una gara con tanto diordine di arrivo. Nellanno accademico2001-2002 ha impartito i seguenti insegna-menti universitari: presso la Facolt di Ar-chitettura dellUniversit di Camerino (sededi Ascoli) cento ore di Storia della Lettera-tura Italiana Moderna e Contemporanea;presso il Dipartimento di Lingue e Lettera-ture Straniere Moderne della Terza Univer-sit di Roma un modulo di sedici ore di Sto-ria della Critica Letteraria; presso la Facoltdi Lettere dellUniversit della Calabria duemoduli SSIS di ventiquattro e sedici ore. Hosaltato qualche passaggio (il soggetto non hail dono della sintesi) per arrivare prima chesi esaurisca la pazienza del lettore a questospaventoso spaccato di vita universitaria:professori a cottimo, pagati a ore come don-ne di servizio, sbattuti su e gi per la peniso-la a infelicitare gli studenti e se stessi. Cor-tellessa non si sente umiliato n sente umi-liata attraverso di lui Madonna Poesia, anzi,partecipa con gusto al mostruoso amplessofra Precariato e Trombonaggine mettendosisul petto, a mo di medaglie, due patacche di-dattiche sordidamente denominate moduliSSIS. Attualmente collabora ad Alias sup-plemento settimanale de Il Manifesto, a TTLsupplemento de La Stampa nonch a Lindi-ce dei libri del mese, a La Rivista dei Libri ea MicroMega. Ha pubblicato saggi e articolisu Riga, Allegoria, Inchiesta, Paragone, Mo-derna, La Rassegna della Letteratura Italia-na, Limmaginazione, Galleria, Filmcritica,Ipso Facto, eccetera. Eccetera, Cortellessaha il coraggio di scrivere eccetera, convintoche dopo tale sterminata (qui molto riassun-ta) esibizione di pedanteria curriculare bastiglissare sulla collaborazione a riviste menoimportanti di Allegoria e Ipso Facto per sa-lire sullolimpo della sprezzatura.

    Nel sito di Parma Poesia Festival, il cuisimbolo una mongolfiera, un pallone gon-fiato.

    Camillo Langone

    Che Dio ce lo conservi alungo un principe capacedi dire pucchiacca come gi DomenicoRea in Ninfa plebea e Roberto Benigniin una vecchia scorribanda televisiva, unSavoia che faccia schifo al cittadino Au-gias, al cittadino Merlo, al cittadino Ser-ra, tre opinionisti a vita alta, di pi, ascel-lare, i cui articoli non contengono paroleche possano risultare sgradite in un temadi maturit o allesame di giornalismo,tre perfetti professionisti del midcult ilcui arido lessico repubblicano lesattocontrario della nostra pucchiacca umidae sovrana.

    PREGHIERAdi Camillo Langone

    Mettiamoci nei panni di un povero cro-nista mondano: passa anni a pedinare,a fotografare, a telefonare, a fingersi scemo,entusiasta, complice, a impadronirsi del-luso del virgolettato e del punto interroga-tivo, elementi essenziali di quella prosaacrobatica che permette di rimestare nellosciocchino senza sfociare nellillegale, etutto questo al solo fine di esercitare in ma-niera inappuntabilmente disonorevole (lenotizie onorevoli, giustamente, non le com-pra nessuno) quello che possiamo con ra-gione, a questo punto, chiamare gossip didiritto. Nel gossip di diritto la libertdel gossipparo deve scontrarsi con la li-bert del gossippato, ed entrambe con la li-bert di un direttore e di un editore che de-vono decidere tra il rischio imprenditoria-le di subire uneventuale querela e quellodi farsi fregare dalla concorrenza: questo pi o meno il mestiere (cocca).

    Ma in unItalia dove non si privatizza quelche si dovrebbe privatizzare, assistiamo auninedita forma di compartecipazione sta-tale nel settore gossip che dovrebbe preoc-cupare la categoria: limpresa di stato fa sbal-

    lare le regole della concorrenza senza garan-tire la qualit del prodotto. Nel caso di gossipcompartecipato si dovrebbero almeno attua-re alcune forme di tutela del cronista mon-dano: non so, listituzione di un sottosegreta-riato con delega, la concertazione. Chi voles-se continuare a svolgere in maniera autono-ma il lavoro, rischiando in proprio, avrebbecomunque dalla sua la garanzia che i prodot-ti privati sono sempre migliori di quelli bu-rocratizzati. Il gossip compartecipato sareb-be difatti relegato ai giornali compartecipati:grafica triste, carta troppo costosa rispetto alprodotto sa, i lavoratori delle cartiere co-municati stampa al posto di notizie. Da quan-do abbiamo bisogno di un tale dispiegamen-to di forze per sapere che durante i castingc qualcuno che ci prova? La nonna di unamia amica accompagna sua nipote a tutti i ca-sting, la borsetta brandita come arma impro-pria, e neanche lo sa cos una cimice. A me-no che, in nome magari di un interesse pub-blico, non si volesse creare di fatto un mono-polio di stato del gossip, e allora in questo ca-so si tratterebbe di un gossip di stato che siconfigurerebbe come sovvertimento scanda-

    loso delle regole della democratica monda-nit. Un golpe della festicciuola. In Italia, conlapparizione del gossip di polizia, ogni tu-tela e ogni esperienza del cronista mondanoviene, di fatto, annullata: una vespa, un com-pleto blu per tutte le occasioni, un gommonedi quarta mano per gli appostamenti a mare,non possono competere con divise, finanzia-menti pubblici, elicotteri, con luso di inter-cettazioni serenamente pubblicabili senzaneanche una riunione di redazione.

    Nel gossip di polizia il cronista mondanoviene sostituito, anche quando la notizia noncostituisce reato, da insospettabili cronistigiudiziari che invece di spiegare al lettorequali sono le regole di un iter processuale,usando magari, data la gravit della materia,una prosa pacata, si fanno prendere dallin-dignazione inalberandosi come ballerini ditango. Ma lindignazione, in materia giudizia-ria e ancora pi in materia di diritto pena-le illogica: lindignazione sta a monte, senon ci fosse non ci sarebbe neanche un codi-ce penale, una galera, un dibattito sulla penadi morte. Cos capita di leggere accese di-scussioni sul pompino, con o senza preserva-

    tivo, o su quale dei due sia pi raccapric-ciante, e articoli in cui intellettuali discetta-no con la magniloquenza del neofita su noti-zie (non di reato) che un qualunque cronistamondano si rifiuterebbe di proporre al pro-prio caporedattore in quanto ovvie e banali.

    Non essendo giustizialisti lo sappiamo.Non colpa del cronista giudiziario. Ha a chefare ogni giorno con noiosissime carte pro-cessuali, quando si imbatte (virgoletto a casoda un pezzo tratto dallUnit) in funzionariindaffarati a barattare spazi televisivi incambio di sesso gli sembra uno scoop e gli sieccita la prosa. Un minimo di competenza edi specializzazione dovrebbe essere contem-plata: calmi con gli anziani e le donne incin-te, un po di eleganza, chi va in galera ci vacon la propria pelle e a causa del codice. Ilgossip materia delicata. Lo ha detto ancheDi Pietro, su Raitre, parlando di pompini(vantati, presunti, promessi, o concessi conpiacere): ha detto che per configurarsi reato(di estorto pompino) si deve prima accertareche la signorina abbia commesso il fatto ob-torto collo.

    Ottavio Cappellani

    Povero cronista mondano, stracciato dal monopolio di stato del gossipI N T E R C E T T A Z I O N I , O V V E R O I L G O L P E D E L L A F E S T I C C I U O L A

    Razzi e bugie

    I tre eccidi simbolo che ipalestinesi usano contro Israelenon sono responsabilit di Israele

    Il direttore del Ris, colonnelloLuciano Garofano, pur in

    mancanza di dna, ha inda-gato sulla morte di Giulio Ce-

    sare, concludendo che and de-liberatamente incontro ai suoi pugnalatori,pur di sfuggire a una indecorosa morte do-mestica. (Ne ha riferito Barbara Palombel-li sul Magazine del Corriere). E possibile,naturalmente, ed anche uninterpretazio-ne magnanime. Un po pi seccante lulti-ma notizia inglese secondo cui Jack loSquartatore era donna. Troppa grazia, di-ciamo: Jack, Squartatore, e Donna. Hoy meentero que tu mama,/ noble viuda de unguerrero,/ es la chorra de ms fama/ que pi-s la treinta y tres./ Y he sabido que el guer-rero/ que muri lleno de honor / ni muri nifue guerrero,/ como me engrupiste vos;/ esten cana prontuariado/ como agente e la ca-morra,/ profesor de cachiporra,/ malandrny estafador.

    PICCOLA POSTAdi Adriano Sofri

    THE RIGHT MAN WILL TELL

    Magazine, inserto settimanale del Corrieredella Sera, gioved 15 giugno, rubrica Ifilm, riassunto di Ladri di biciclette: Pre-mio Oscar 1949 per il miglior film stranierodopo quello speciale ottenuto da De Sica con

    Sciusci. Per il vero, il primo lungome-traggio a vincere lOscar per la categoria mi-glior film straniero fu La strada, di Fellini,nel 1956, anno nel quale il citato premio fuistituito. Ladri di biciclette si accaparr, in-vece, come Sciusci nel 1947, un premiospeciale. La Stampa, pagina degli spettacoli,sabato 17 giugno, Lietta Tornabuoni, in un ar-ticolo dedicato ai film americani che vedonoquali protagonisti i giornalisti: Ci sono Hoff-man e Redford interpreti di Woodward eBernstein che scoprirono i collegamenti tra

    Casa Bianca e Caso Watergate provocando nel1971 le dimissioni del presidente americanoNixon. Nixon si dimesso il 9 agosto 1974.

    La Repubblica, gioved 15 giugno nella pa-gina sportiva per la penna di Enrico Curr,parlando di Camoranesi: limportante che stavolta la favola delloriundo abbia un fi-nale migliore di quello che scrissero al Mon-diale 62 Sivori, Maschio, Altafini e Sormanigli angeli dalla faccia sporca PerchCurr lo sappia, la definizione da lui citata siriferiva ai tre italo argentini Angelillo, Ma-schio e Sivori. I due brasiliani Altafini e Sor-mani non centrano nulla. Dopo avere ricor-dato a Repubblica che Peter Handke unoscrittore austriaco e non tedesco come incre-dibilmente si legge nella didascalia sotto unabella foto dellautore de La donna mancinasabato 17 giugno nella pagina culturale del

    quotidiano romano e alla Stampa che non sipu scrivere gi presidente emerito (comeil giornale torinese ha fatto venerd 16 giugnoparlando di Cesare Ruperto in cronache)perch il vocabolo emerito qui usato pro-prio nel senso di persona che aveva una certafunzione ed ora non la esercita pi, arriviamoad occuparci di quanto affermato da SergioRomano sul Corriere della Sera sabato 17 giu-gno, rispondendo a un lettore, a proposito delMessico: Nellimmaginario degli Stati Uniti indissolubilmente legato alla difesa di Alamonel 1836 e alla conquista di California e Texasnella guerra del 1846/1848. Il Texas entratoa far parte degli Usa nel 1845, prima che la co-siddetta Guerra messicana del 1846/1848 (peril vero, la lotta si era conclusa nel 1847 conlingresso a Citt del Messico degli statuniten-si; nel citato 1848, precisamente il 2 febbraio,

    fu solo firmato il trattato di pace di Guadalu-pe Hidalgo) alla quale fa riferimento Romanoavesse inizio. A seguito del conflitto di cui siparla, gli Usa si impossessarono dei territoriche avrebbero di poi formato New Mexico,Utah, Arizona, Nevada e California. Il Texas lo rammentiamo allambasciatore Romano indipendente dal 1836, fu accolto nellUnioneper specifico volere del presidente Tyler conuno stratagemma visto che il trattato firmatotra i due paesi fu ratificato del tutto irritual-mente con un voto dellintero Congresso nelmentre la Costituzione richiedeva quello amaggioranza qualificata dei due terzi del soloSenato. Loperazione si concluse l1 marzo1845, con la firma apposta da Tyler sotto la ri-soluzione approvata dal Congresso a maggio-ranza semplice.

    Mauro della Porta Raffo

    Rep. fa diventare tedesco Peter Handke, il Corriere inventa date e pure Oscar

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  • ANNO XI NUMERO 145 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 21 GIUGNO 2006

    Il presidente americano oggi a Vienna. Incontra Solana, Barroso e il cancelliere Schssel. Poi far un giro in Ungheria

    Lormai ex vice di Rice entra in Goldman Sachs. Al suo posto al dipartimento di stato potrebbe arrivare Burns (o una sorpresa)

    Il Prc si sente sotto attacco dei poteri forti. Il senatore Malabarba promette opposizione dura sulla missione a Kabul

    Vienna. Allapogeo delle sue fatiche multilaterali Geor-ge W. Bush sbarca in Europa per una visita di due giorni.Se nel febbraio 2005, per rompere il ghiaccio serv una ce-na con il presidente francese Jacques Chirac, stavolta saril turno dei pi alti rappresentanti dellUnione europea: ilcapo della Commissione, Jos Manuel Durao Barroso, ilcancelliere austriaco, Wolfgang Schssel, presidente di tur-no dellUe, lalto rappresentante per la Politica estera, Ja-vier Solana. A Vienna, nel palazzo di Hofburg, si terr lan-nuale summit euro-statunitense e la presenza di Bush rap-presenter il suggello della ritrovata solidariet transa-tlantica, o almeno questi sono gli auspici. Siamo uniti, haripetuto Bush per ben tre volte alla vigilia della partenzanel corso di un discorso in cui ha evidenziato limportanzadel gioco di squadra con i partner europei. Nel secondomandato il presidente ha rafforzato la nostra partnershipcon lEuropa, soprattutto nellambito della promozione del-la democrazia e della sicurezza ha sottolineato KurtVolcker dal dipartimento di stato Per vincere questa sfi-da fondamentale che la comunit democratica parli conuna sola voce. E una sola voce sullIran uno degli obiet-tivi pi ambiziosi di questa missione europea. Solana haannunciato che entro fine mese Teheran dovr risponderealle offerte contenute nel pacchetto di incentivi laboriosa-

    mente negoziato per archiviare la crisi. Ma latteggiamentosibillino delle autorit iraniane non fa presagire una solu-zione imminente e la questione delle sanzioni un rischioribadito luned da Bush rischia di riproporsi prepotente-mente al G8. Consapevole delle resistenze russe e cinesi aquesta ipotesi, Washington si prepara a sondare la dispo-nibilit degli alleati europei.

    A Vienna, lIran sar al centro dei colloqui anche se ilconsigliere per la Sicurezza nazionale americana, StephenHadley, ha detto di non aspettarsi nulla di nuovo dagli in-contri di questi giorni. Non saranno presenti i leader diGran Bretagna, Francia e Germania, da tre anni al timonedelle trattative con Teheran e pi che un valore tecnico lediscussioni avranno un peso psicologico. Spalleggiato dalsegretario di stato Condoleezza Rice, tra un concerto del-lOrchestra filarmonica viennese e un incontro con gli stu-denti alla biblioteca nazionale, Bush non lascer niente diintentato per presentare allUe il volto pi dialogante emultilaterale che la Vecchia Europa in questi anni abbiamai visto. Ci non toglie che il presidente abbia chiara unalista di desiderata da dibattere: la questione dei sussidiagricoli europei che Washington vorrebbe vedere elimina-ti per lasciare campo libero a un patto di libero scambio,cos come il rispetto degli impegni economici assunti dai

    partner europei per la ricostruzione in Iraq. Un Iraq libe-ro e democratico ha bisogno dellappoggio di tutta lEuro-pa, ha ricordato Bush sottolineando che buona parte delsostegno europeo viene dalle nazioni che hanno una me-moria pi recente della tirannia: Polonia, Ungheria, Ro-mania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ucraina,Lettonia, Estonia e Lituania. Proprio in Ungheria si spo-ster Bush per la seconda parte del viaggio europeo.

    La tappa prevista in origine era lUcraina ma le diffi-colt legate alla formazione del nuovo governo hanno fattopreferire Budapest a Kiev. Nella capitale ungherese Bushpresenzier alla commemorazione della rivolta del 56.Sar minore il rischio di manifestazioni anti-americane inUngheria, una conferma del rapporto speciale tra Wa-shington e le pi giovani democrazie europee. Mentre a Bu-dapest Bush parler di libert onorando i caduti del 56 aVienna dovr affrontare il fuoco amico a proposito di Guan-tanamo. C voluta tutta la nuova vis diplomatica del presi-dente per elogiare alla vigilia del summit la cooperazionesul ritiro delle forze siriane dal Libano, gli sforzi comuniper la pace in medio oriente, la lotta contro il genocidio, lapovert, il terrorismo e lAids, la ricostruzione in Afghani-stan e in Iraq. Un bicchiere mezzo pieno che indica quan-to valga il dossier Iran.

    Roma. Fausto Bertinotti, dallalto del suo scranno di pre-sidente di Montecitorio, piuttosto preoccupato per comevanno le cose in Rifondazione comunista. Al suo successo-re, Franco Giordano, ha fatto arrivare un messaggio. Ven-tre a terra, molta attenzione allorganizzazione, tentare dimantenere un profilo di eleganza, raccontano nel partito.Perch il dopo Bertinotti si sta annunciando pi travaglia-to del previsto. Avevamo messo in conto che lassenza diFausto avrebbe lasciato tracce. Adesso bisogna vedere fi-no a che punto, spiega un suo seguace. Ci sono diversi se-gnali che la preoccupazione stia crescendo. Primo tra tutti,il lungo articolo di Rina Gagliardi che ieri occupava quasitutta la prima pagina del Manifesto: C un piano per ri-baltare il governo: fuori il Prc, dentro lUdc di Casini. Que-sta la tesi: I poteri forti, cio la parte maggioritaria dellaborghesia, guidano un attacco a Rifondazione secondo undisegno preciso: liberarsene e costruire una soluzione neo-centrista. Strategia che, per il quotidiano del partito, pas-serebbe per la missione in Afghanistan e la manovrina. Enon a caso, le polemiche pi forti ieri sono state con Artu-ro Parisi e con Padoa-Schioppa. Ma c anche qualcosaltroche ha fatto scattare lallarme rosso nel Prc.

    Raccontano nel partito che laltro giorno sono rimasti abocca aperta, quando hanno aperto il Corriere della Sera a

    pagina 10: in alto, un articolo su Rifondazione in crisi diidentit, con il particolare di Bertinotti che, mentre Rifon-dazione si dibatte nei dilemmi governativi, era a Ischia, inuno dei pi begli alberghi dellisola partenopea, immersonella vasca dellidromassaggio. Sotto, articolo con tanto divistosa foto di Marco Ferrando che, uscito dal Prc ha fon-dato il Partito comunista dei lavoratori. Il titolo: Ferrando,un partito comunista contro Fausto. Cuore pacifista e cor-po alla parata? Folkore. Debutta a Roma la nuova forza deilavoratori: faremo opposizione al capitalismo. Unentratain campo, a gamba tesa, contro il nostro partito, la spie-gazione. Tutto sopra le righe. Forse sono retropensieri,ma. Resta il fatto che negli ultimi tempi Rifondazione hatrasmesso unimmagine ben diversa da quella bertinottia-na. Sembrano arrivati i tempi del questurino, al partito,borbotta un parlamentare. Non parlo di Giordano, ma sifanno le pulci ai giornalisti, aria sempre truce, paura pe-renne di farsi sfuggire qualcosa: una difficolt di tenuta. Eil problema di un partito finito al governo (e a uno dei mas-simi vertici istituzionali) e che fatica a far passare questa li-nea al suo interno. Racconta il senatore Gigi Malabarba:Una politica che, comunque, sarebbe difficilissima da ge-stire anche con Bertinotti. A questo punto, Bertinotti o nonBertinotti, non fa grande differenza. Si rischia la stessa esi-

    stenza del partito. Con quasi tutto lo stato maggiore diRifondazione in Parlamento o al governo, il nuovo organi-smo dirigente mostra una certa afasia, decisamente in om-bra rispetto a prima. Tutti i partiti soffrono, ma gli elettoridi Rifondazione non vogliono certo che questo governo ca-da, assicura Vladimir Luxuria. Certo, come succede inogni partito, il cambio di un leader ha anche un aspetto no-stalgico. Ma penso che Giordano dar dimostrazione di es-sere una persona capace. E intanto, proprio perch il par-tito scosso da sospetti e insoddisfazioni, si moltiplicano glialtol a Prodi, a cominciare dalle missioni estere, con Gior-dano che chiede un confronto nellUnione, Malabarbache annuncia che se la posizione quella di Parisi, non vo-to neanche la fiducia, e sono senatore, e un altro senatore,Claudio Grassi, capo della minoranza interna, che giudicairricevibili le proposte del ministro della Difesa di au-mentare la presenza italiana in Afghanistan. A parzialesoddisfazione, le voci di un imminente arrivo di Cesare Sal-vi, e dei suoi seguaci nei Ds, in una confederazione chemetta insieme Rifondazione, sinistra europea e questa co-stola dei Ds. Passaggio che doveva avvenire insieme a quel-lo di Pietro Folena, cera tutto il carro, ma poi le ammini-strative non andarono bene per noi e si blocc. Ma adesso,si dice, praticamente fatta.

    Bush tenta desportare in Europa il gioco di squadra sullIran

    Zoellick cercava il Tesoro di Bush. Non lha trovato e se ne va

    Il governo sta stretto a Rifondazione, e c chi minaccia sfiducia

    Washington. Robert Zoellick lascia il go-verno americano per un importante postoin Goldman Sachs: sar vicepresidente in-ternazionale della societ. Erano mesi chelex rappresentante al Commercio degliStati Uniti e ora anche ex vicesegretario distato raccontava che se ne sarebbe prestoandato dallAmministrazione Bush. Doposei anni di servizio, aveva detto al Finan-cial Times, lunica cosa che lo avrebbe po-tuto trattenere in politica era la carica disegretario al Tesoro. Ci sperava, vero, manon se lo aspettava. E infatti, quando sta-to nominato Hank Paulson al Tesoro, cheattende ora soltanto la conferma del Sena-to per acquisire i pieni poteri, Zoellick hafatto congratulazioni e auguri al collega eha lasciato i suoi uffici. Non il primo altofunzionario dellAmministrazione Bush adandarsene. Negli ultimi mesi anche An-drew Card, capo della staff della Casa Bian-

    la trentaseiesima assemblea generale del-lOas, lOrganizzazione degli stati america-ni. Lobiettivo di Washington alla conferen-za era convincere i paesi sudamericani adappoggiare la candidatura a membro per-manente (a rotazione biennale) al Consigliodi sicurezza delle Nazioni Unite del Guate-mala (alleato di Washington) e non del Ve-nezuela, governato dallantiamericano Hu-go Chvez. La mossa non andata a segno.Zoellick non riuscito a convincere i go-verni della regione e la stampa internazio-nale ha parlato di una sconfitta a Santo Do-mingo. Che ha chiuso la sua carriera al-lAmministrazione Bush. In realt, come luistesso aveva detto, la decisione di lasciareera stata maturata mesi prima. Lex vice diCondoleezza Rice, inoltre, come hanno rac-contato al Foglio fonti ben informate, noncrede affatto a una possibile candidaturapresidenziale del segretario di stato, even-

    tualit che avrebbe forse spinto Zoellick asoggiornare un po pi a lungo negli ufficidellAmministrazione.

    Dal dipartimento di stato non sono arri-vate ancora notizie certe su chi potrebbeprendere il posto di Zoellick. Certo, qual-che indiscrezione c gi stata. Si vociferache della scrivania dellex vice di Condi po-trebbe impossessarsi Nicholas Burns, at-tuale sottosegretario di stato agli Affari po-litici. O Bob Kimmit, vice al Tesoro. Di checosa andr poi a fare Zoellick in GoldmanSachs si sa ancora meno. Forse prender ilposto di John Rogers, che dovrebbe accom-pagnare il neonominato segretario al Teso-ro, Hank Paulson, nella sua nuova missionegovernativa. Avr un ruolo centrale nelconsigliare lazienda sulla sua strategia glo-bale, sia nel campo dei mercati in via di svi-luppo sia in quello dei mercati gi avviati,dicono in Goldman Sachs.

    ca, e John Snow, segretario al Tesoro, han-no salutato il presidente George W. Bush.

    Per quattro anni, Robert Zoellick statoil rappresentante al Commercio degli StatiUniti, poi ha traslocato nel febbraio del2005 al dipartimento di stato. Dice di esse-re soddisfatto, di aver fatto tutto quello chedoveva fare al governo. E stato infatti mol-to operativo in parecchie questioni inter-nazionali, a partire dal tentativo di risolu-zione della crisi in Darfur, attivo nei nego-ziati che hanno portato il mese scorso a unaccordo di pace in Sudan e non si rispar-miato sulle relazioni bilaterali tra Pechinoe Washington. A Bruxelles ricordano i suoiinnumerevoli viaggi europei.

    La sua ultima missione, per, in qualitdi vice di Condoleezza Rice, non si pu cer-to definire un successo. Zoellick partitoper Santo Domingo, agli inizi di giugno, co-me capo della delegazione statunitense al-

    Base e dirigenza si allineano nella difesa dellimmagine del partito, ma c chi denuncia il marcio che ci portiamo dentro

    Consegna del silenzio o congiura del silenzio?An tace e mugugnaRoma. Peppino non risponde. Cercato al

    telefono, Peppino La Base, storico militante,missino immaginario delle Puglie, consu-lente di Pinuccio Tatarella che lo chiamavaapposta, non fosse altro per il suo cognome(Sentiamo che dice La Base), oggi non vuo-le parlare. Una cosa per la dice: Siamo di-ventati il partito di cchiu pilu ppi tutti, quel-lo di Albanese in tiv?. Al disastro si ac-compagna la consegna del silenzio. C pocavoglia di commentare le intercettazioni ingenerale e il documento scritto da AlteroMatteoli, accompagnato dalle firme di tutti imaggiori dirigenti contro luso strumentaledelle intercettazioni e il tentativo di dan-neggiare gravemente An nella sua immaginee credibilit traccia la strategia difensivacontro il bombardamento mediatico. Qual-cuno afferma che cos sono state troncatesul nascere tutte le maldicenze su possibilistrumentalizzazioni a uso interno del Poten-

    litiche spesso ondivaghe. Un malessere sopi-to c sempre stato, ma per la prossimit del-le scadenze elettorali aveva prevalso un rial-lineamento generale. Ora arrivata una nuo-va mazzata dice uno dei maggiorenti.

    Flavia Perina, direttore del Secolo dIta-lia, contrattacca denunciando come il Poten-zagate possa colpire il cuore del partito, di-sorientando i militanti e i quadri intermedi.E il richiamo a vecchie pagine di politica giu-stizialista, con la persecuzione post 72 con-tro Almirante per ricostruzione del partitofascista dopo lavanzata elettorale alle poli-tiche, rinsalda le file interne in nome dellaprudenza. Ci vuole adesso un luogo di di-scussione, almeno tra chi ha incarichi di ri-lievo nel partito. Ci vorr un netto cambia-mento di stile. Perch a destra lo stile poli-tico non un particolare: un altro dirigen-te sottolinea limportanza di un ritorno al ga-lantomismo della destra dantan, consono

    zagate. Nellarea dei gasparriani si sottoli-nea che Gasparri e La Russa, oggetto di bat-tute velenose da parte di Sottile, abbiamofatto fronte senza tentennamenti a difesa delfortino assediato. E dopo la polemica dellaCaffetteria del luglio 2005 con i commenti inlibert su Fini, i capi della corrente post ta-tarelliana hanno nuovamente dato prova diobbedienza senza per nascondere imbaraz-zo per la forte ostilit manifestata nei loroconfronti dal portavoce del presidente delpartito. No comment anche per Buontem-po, anima critica del partito. Bisogna capi-re bene accenna, e poi riprende, come tutti,la consegna del silenzio, che anzi, quasiuna congiura se solo mugugni strozzati pos-sono dare il clima della situazione: C di-sorientamento, ma questa situazione vienedal marcio che ci portiamo dentro, cos tuo-na un alto dirigente del partito. I nostri mi-litanti erano gi sconvolti dalle posizioni po-

    Costruito sulla falsariga degli almanac-chi infantili tanto adorati da Cortzar,in cui trovava di tutto, dai consigli perpiantare le carote alla poesia, questo li-bro che supera ogni classificazione pergeneri lesperimento riuscitissimo di ungrande scrittore che si confessava ostina-to abitatore di zone interstiziali. Correda-to da una serie di fotografie, caricature,disegnini di un realismo comicamentedeforme e una serie di tavole raffigurantipassaggi dellopera di Jules Verne, unapiccola enciclopedia di passioni e idio-sincrasie che bandiscono la noia come lacondanna principe delluomo. Leccentri-co argentino, per cui niente pi comicodella seriet dei troppi lividi tartarugo-ni, parla del sentimento di non essercidel tutto, circostanza che non pu nega-re dato che scrivo proprio perch non cisono o perch ci sono a met. In unal-ternanza di ironia, spunti riflessivi e bre-vi racconti incontriamo memorabili re-censioni di concerti jazz, ritratti fulmineidi Lester Young, Louis Armstrong e The-

    lonius Monk. Un malinconico epicediodella boxe ricorda gli ultimi campioni, daJack Dempsey a Sugar Ray Robinson, perarrivare alla pietosa cronaca dei tempipresenti in cui furoreggia questo tristeimpiastro che scrive perfino versi, CassiusClay. Grazie a salti di contesti e di pia-neti scopriamo Cortzar che come tradut-tore free-lance visita molti ministeri dEu-ropa, tribunali e palazzi legislativi che lanotte appaiono come bocche dombre, in-gressi di un baratro, appuntamenti con

    uno specchio in cui non si riflettono pi lecravatte o le bugie del mezzogiorno..

    Quando a Parigi un gruppo di vecchiamici regala allo scrittore un grammofo-no con qualche disco di Carlos Gardel, luinon perde tempo e scrive uno dei pezzipi toccanti sulla grande voce del suoconnazionale. Giocando di spola tra il sor-riso, lamarezza e la denuncia, ecco lag-ghiacciante bilancio dei bambini uccisidal napalm in Vietnam e quello dei mino-ri spariti in Venezuela. Il respiro rabdo-mantico di Cortzar si occupa di LezamaLima, il grande scrittore cubano accosta-to a Borges e Octavio Paz, autore di un ro-manzo complesso e poco letto come Pa-radiso. Ricorda storici serial killer stu-diando il loro ambiguo rapporto con levittime. E i camaleontici cronopios, ter-mine con cui il vulcanico Cortzar indicai geni irregolari, sono creature la cui in-telligenza nutrita di poesia non si fermadavanti a nulla e come viaggiatori alche-mici sanno trasformare ogni dettaglio luc-cicante della vita in un tesoro.

    LIBRIJulio Cortzar

    IL GIRO DEL GIORNOIN OTTANTA MONDI

    302 pp. Alet, euro 17

    allelettorato pi tradizionale, sensibile al ri-chiamo alla rettitudine. Ed un elettoratomolto scosso dalla lettura delle intercetta-zioni, non per il meretricio insito, ma per lamancanza di una strategia culturale nella-zione politica, vero cruccio dellesperienzadel governo Berlusconi per i tanti che ave-vano contribuito sul fronte delle idee alla co-struzione della coalizione di centrodestra.

    Fini accusa il duro colpo. Con lintento didare una sterzata alla classe dirigente trop-po ingessata e tracotante, aveva assegnatola pi importante carica istituzionale per ladestra in questa legislatura, la vicepresi-denza della Camera, a Giorgia Meloni, pre-sidente di Azione giovani, i cui militanti so-no cresciuti dal 1993 in poi tra manifestazio-ni sulla legalit e cortei per ricordare PaoloBorsellino. E finita dice Peppino La Ba-se senza saperlo ha visto tutto Albanese:cchiu pilu ppi tutti.

    EDITORIALI

    Un azzurro imiti il ghanese

    Laccusa ha richiesto per SaddamHussein, reo di genocidio, la penacapitale, secondo le leggi vigenti in Iraq.Non c da stupirsene: il reato contesta-to, e largamente provato, corrisponde aquello di genocidio, che in ogni sistemagiuridico civile comporta il massimodella pena. A questa richiesta dellaccu-sa sono state avanzate obiezioni di variogenere, tutte infondate meno una.

    Ci sono quelli che tendono a minimiz-zare le responsabilit di Saddam, in ba-se a una sorta di confusa antropologiaculturale, che tende ad assimilare la per-secuzione condotta contro le popolazio-ni curde dellIraq a una specie di lottatribale, inevitabile in quel contesto so-cioculturale e che quindi dovrebbe esse-re almeno compresa se non giustificata.Si tratta di una tesi inconsistente e peri-colosa. Equivale a sostenere che, poichcera unanimosit diffusa in Germania(ma anche in Russia, in Polonia e persi-no in Francia) contro gli ebrei, i pogromzaristi e lo sterminio hitleriano dovreb-bero essere compresi e accettati. Altricontestano la legittimit del tribunaledei vincitori o degli occupanti a giudi-care il capo dello stato sconfitto, cheavrebbe applicato leggi in vigore quandoera al potere. E ovvio che un potere as-soluto e incontrollato si fornisca di so-

    stegni giuridici per realizzare le sue fi-nalit, comprese quelle pi palesemen-te criminali, ma questa non una giusti-ficazione, caso mai unaggravante. Altrisostengono invece che lesecuzione diSaddam Hussein, per quanto giusta, sa-rebbe un errore politico, perch forni-rebbe un martire alla causa della ribel-lione sunnita. In questo modo, per, si at-tribuisce allattivit giudiziaria una fun-zione politica, annullando uno dei capi-saldi moderni della nuova Costituzioneirachena, la distinzione dei poteri. Sad-dam merita la pena pi pesante per ireati che ha commesso e il suo regimemerita il giudizio politico pi negativo.Lunica obiezione che si frappone traSaddam e il patibolo quella umanita-ria, che considera la pena di morte inac-cettabile in quanto tale. Saddam si comportato come Caino, peggio di Caino.Ma il Dio del Vecchio testamento, il Diodegli ebrei, dei musulmani e dei cristia-ni, neg agli uomini il diritto di giusti-ziarlo. Se la nuova democrazia irachena,per la quale si battono e muoiono tantioccidentali, sapr adeguarsi a questoprincipio dimostrer che quei sacrificisono stati giustificati. Visto che statodeciso di processare Saddam, ora dategliil massimo della pena, poi commutatesubito la condanna in ergastolo.

    Larcipelago di Li Galli, composto ditre isolotti, di fronte a Positano, gipropriet di Rudolf Nureyev, oggettodi controversia: la Ballet Monde AG delLiechtenstein, che gestiva leredit Nu-reyev, la vendette a due imprenditoricampani che secondo laccusa della pro-cura di Salerno non avrebbero segnala-to lacquisto alla sovrintendenza dei be-ni culturali (cui, peraltro, esso dovevaessere gi segnalato da Ballet Monde,trattandosi di bene storico-artistico vin-colato). Per la magistratura c lipotesidi una truffa perch lo stato non ha po-tuto esercitare il diritto di prelazione.C una prima obiezione di teoria del di-ritto, che solleviamo incidentalmente:non si tratta dun dipinto che, in caso dimancata prelazione, pu andare alle-stero, dove lo stato non ha diritto de-spropio. Larcipelago non pu fuggire. Eil suo esproprio pu essere sempre ef-fettuato ex articolo 834 del Codice civileper causa di pubblico interesse o ex ar-ticolo 838 relativo ai beni per cui i pro-prietari non effettuino unadeguata tu-tela. Il prezzo non sarebbe quello dimercato, ma una giusta indennit. LaRegione Campania, in effetti, nel 2003 ha

    stanziato 3,4 milioni di dollari per lac-quisto dellarcipelago. Tutto regolare, in-dipendentemente da sanzioni penali oamministrative agli eredi di Nureyev oai loro acquirenti. C una seconda obie-zione, di sostanza: ha senso come chie-dono il presidente di Legambiente Ro-berto Della Seta e il ministro dellAm-biente Alfonso Pecoraro Scanio che ilgoverno centrale o regionale, nonostan-te la scarsit di mezzi, si sostituisca aiprivati nella gestione degli immobili vin-colati, anzich esercitare la tutela impo-nendo loro lattuazione di adeguati re-stauri e manutenzioni in base al codicedei beni culturali? I recenti studi di Mi-chela Mantovani sulle ville vesuviane ele ville venete dimostrano che quando sitratta di patrimonio immobiliare ampioe articolato la prevalenza della pro-priet privata, coi vincoli e gli incentividello stato per la tutela e quelli dellaRegione per la valorizzazione (che oracompetenza regionale) d frutti miglioridella propriet pubblica. Per evidenzadei fatti, lo stesso si pu dire dellarci-pelago di Li Galli, il cui isolotto princi-pale stato completamente rimesso inordine dagli attuali proprietari.

    Facciamo a capirci: se si brucia labandiera dIsraele non obbligato-rio scusarsi, se la si espone, s? Strano,no? Succede che un calciatore del Gha-na che gioca a Tel Aviv, per ragioni sue,decide di festeggiare un gol della squa-dra sollevando con un compagno un pic-colo stendardo con la stella di David, s,insomma, la bandiera del paese che loospita e che non disputa questi Mon-diali perch la Nazionale non ha supe-rato, ovviamente per colpa dei francesi,le qualificazioni a Germania 2006.

    Finimondo al Mondiale per una ban-diera innalzata. I compagni processanolaudace ghanese, la stampa araba lo in-sulta, la Federazione nazionale e inter-nazionale lo costringe alle scuse e a farela figura dellingenuotto che non si re-so conto di quale terribile offesa ha ar-recato. Appunto, quale offesa? Ci di-chiariamo subito ingenuotti politici,piuttosto che riconoscere unoffesa in ungesto comunque bello come alzare (enon per bruciare) una bandiera. Offesa achi? Eppure la stampa continentale eitaliana racconta la vicenda con assolu-

    ta normalit, come se fosse del tutto ov-vio che se un giocatore espone la ban-diera dIsraele reca forte offesa, gravis-sima. Quale offesa? A chi? E se avessefesteggiato innalzando la bandiera po-niamo canadese? Sarebbe successo lostesso finimondo? Fare un gesto daf-fetto o politico che sia poco importa inquesto caso che manifesta simpatia perunaltra bandiera non vuole dire nonamare la propria. Non nello spiritodello sport e del Mondiale visti soprat-tutto dalle anime belle avvicinare i po-poli, invece che allontanarli? La leggedella fratellanza uguale per tutti, o no?A quanto pare no, per Israele bisognasempre e comunque fare uneccezione.Perch se il capo di un regime fonda-mentalista e quasi atomico vuole can-cellare Israele dalla mappa, va capito, infondo non lo pensa, e comunque bisognaparlarci. Se un giocatore di calcio alza labandiera dIsraele, va costretto alle scu-se, in fondo non sa quello che fa, e co-munque bisogna impedire che qualcunolo rifaccia. Non sarebbe male che un az-zurro rifacesse quel gesto.

    Resistere a Li Galli

    Saddam e Caino

    Nella gestione dei beni vincolati i privati sono pi efficienti dello stato

    Lex rais iracheno merita il massimo della pena, da scontare a vita

    Perch non affatto normale scusarsi per una bandiera dIsraele alzata

    OGGI Nord: caldo con cielo velato, so-lo a tratti sereno. Centro: incerto sullaSardegna, altrove leggere velature inmattinata, poi prevalenza di cielo sere-no. Sud: giornata serena e molto calda,con sole offuscato da sabbia desertica. DOMANI Nord: caldo con foschia ecielo perlopi sereno o velato; banchinuvolosi bassi solo sulla Riviera di Po-nente. Centro: caldo quasi ovunque,con sole offuscato da banchi di nubi al-te, talvolta dense, in movimento dallaSardegna verso le altre regioni. Sud:soleggiato e caldo su tutto il territorio.Vento debole, mare poco mosso.

  • ANNO XI NUMERO 145 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 21 GIUGNO 2006

    Al direttore - Mafia sgominata a Palermo.Malasanit: arrestato Angelucci, indagatoFitto. Rai: stop allillegalit. Bruciata labanda Savoia. Si dice in giro che molti stan-no cercando lavoro.

    Gianni Boncompagni

    Al direttore - Al referendum tra SecondaRepubblica e Monarchia si potr votare coltelefonino.

    Maurizio Crippa

    Al direttore - Va bene che non lErrorema solo un refuso quasi anagrammatico,ma vorrei ringraziarla per la fantastica fra-se nellapertura del Foglio di ieri: Sesso esoldi, soldi e sesso. In fondo, la trama sem-pre la testa. La sua duplice implicazionefreudiana, per il contenuto profondo che nerisulta e per la sua natura di lapsus calami,riconcilia un po con lumanit in questigiorni di pattume telefonico (e non).

    Carlo Frateschi, via Internet

    Al direttore - Il segno dei tempi. 11 ottobre1962, Papa Giovanni XXIII rivolgendosi al-la folle