1400 - Abraçar [Rapisardi]

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 Quaderni della Compagnia della Spada - 1 Giovanni Rapisardi  Alberto Dainese L’arte de l’abraçar Metodo didattico per l’addestramento alla lotta medievale e alla difesa personale dagli attacchi di daga Gladiatoria

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Quaderni della Compagnia della Spada - 1

Giovanni Rapisardi

 Alberto Dainese

L’arte de l’abraçar Metodo didattico per l’addestramento

alla lotta medievale e alla difesa personale

dagli attacchi di daga

Gladiatoria

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Introduzione

Questa dispensa è intesa come un aiuto tecnico agli atleti e soprattutto agliistruttori di combattimento a mani nude nello stile tradizionale italiano descritto dai trat-

tatisti del XV - XVI secolo, in particolare dal “Flos Duellatorum in armis, sine armis,

equester et pedester” di Fiore de’ Liberi, datato 1409 (le tecniche dell’opera, riportate

nella dispensa, sono contrassegnate da pagina e numero di riferimento dell’edizione

del 1998, pubblicata da Gladiatoria); saranno illustrati metodi e tecniche per l'allena-

mento e verrà proposto nell'ultimo capitolo un programma progressivo diviso in quat-

tro cicli ognuno teso a raggiungere particolari obbiettivi.

Norme di sicurezza

I seguenti sono semplici, ma necessari consigli per evitare situazioni peri-

colose o spiacevoli:

§ Ogni luogo d'allenamento dev’essere idoneo e attrezzato per la pratica del combat-

timento: è naturalmente responsabilità di chi gestisce l'allenamento provvedere ai re-

quisiti di idoneità e di conseguenza dare o meno il consenso all’allenamento.

§ Particolare attenzione va posta nell'esecuzione degli esercizi alla possibilità d'inci-

denti dovuti alla scarsa esperienza del praticante: è necessario evitare di alterare le

propedeuticità delle tecniche.

§ La fatica è un nemico che non è sempre facilmente identificabile: tenetene conto spe-

cialmente per chi ha appena iniziato.

§ Durante i combattimenti e gli esercizi di combattimento o di confronto va tenuta d'oc-

chio la carica emotiva degli atleti per evitare che la troppa foga unita allo scarso con-

trollo provochino incidenti evitabili con più buon senso.

§ E' bene che nel luogo d'allenamento sia presente un piccolo ma essenziale equipag-

giamento di primo soccorso, unitamente a personale in grado di utilizzarlo in manieraconsona ed efficace.

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Capitolo 1

Prepararsi al combattimento

Preparazione fisica

Le caratteristiche fisiche necessarie al combattimento e che devono quindi

essere sviluppate dall'aspirante combattente sono la forza (intesa come capacità di uti-

lizzare al meglio i muscoli), la resistenza, la scioltezza, la velocità nei movimenti el'agilità.

Molte persone credono che per combattere si debba per forza avere un fisico

da culturista, ma questa idea è sbagliata: per il combattimento è molto più utile saper 

bene usare i muscoli che si hanno, coordinatamente e in modo da ottenere il massimo

risultato con il minimo sforzo.

I seguenti esercizi sono studiati per sviluppare queste ed altre utili qualità.

Esercizi per i riflessi e la mobilità

§ Difendersi nell'angolo: chi deve fare l'esercizio si mette con le spalle contro un osta-colo fisso, ad esempio un muro, e deve tentare di schivare (come variante gli si può

permettere di parare), senza rispondere, i pugni che gli vengono tirati da un compag-

no. E' importante che si indossino le protezioni per il combattimento (caschetto, guan-

toni e conchiglia o paraseno).

§ Palla avvelenata/Palla guerra/Palla quadrato: si tratta di giochi che tutti conosciamo:

lo scopo comune è colpire con la palla gli avversari e non essere colpiti.

§ Schiaffo sulle mani: a coppie uno di fronte all'altro con le mani davanti al petto, le

mani di uno sulle mani dell'altro, con le palme a contatto. Chi ha le mani sotto deve

schiaffeggiare il dorso delle mani di quello che le tiene sopra, mentre quest'ultimo deve

schivare gli schiaffi.§ Giocare a basket o a pallavolo.

Esercizi di potenziamento delle braccia

§ Piegamenti sulle braccia:

§ Isometrici apertura spalle.

§ Isometrici apertura più larga delle spalle.

§ Isometrici apertura più stretta delle spalle.

§ Con le mani unite.

§ Sui pugni.§ Sulle dita.

§ Sul dorso delle mani.

§ Con soste a metà del piegamento.

§ Con i piedi su un appoggio sollevato da terra.

§ In verticale.

§ Trazioni alla sbarra (scendendo completamente):

§ Apertura spalle, impugnatura con i palmi in avanti.

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§ Apertura spalle, impugnatura con i palmi indietro.

§ Apertura larga.

§ Apertura stretta.

§ Asimmetriche.

§ Appendersi alla spalliera o alla sbarra e resistere quanto possibile (30''- 60''-

90'' e più).

§ Verticali, ruote, rondate e ribaltate (propedeutiche per le cadute, aumentano la fidu-

cia in sé e la coordinazione motoria).§ Aprire e chiudere rapidamente le mani con le braccia distese avanti, di lato, in alto.

§ Circonduzioni delle braccia in avanti, indietro, grandi cerchi e piccoli cerchi.

§ Esercizi di strappo con i manubri e il bilanciere, a vantaggio della forza esplosiva.

§ Lanciare il bastone: si prende un bastone di circa 90 cm. e lo si tiene davanti a se

impugnandolo con una sola mano presso l'estremità inferiore. Lo si lancia in alto e lo

si raccoglie con l'altra mano e così di seguito.

§ Lotta dei coccodrilli: si comincia uno di fronte all'altro nella posizione che si assume

per i piegamenti sulle braccia. Lo scopo è costringere a terra l'avversario spingendolo

e togliendogli l'appoggio delle mani o dei piedi. E' vietato sollevare il bacino oltre la

linea ideale che va dalle spalle ai talloni. Per rendere le cose più difficili si può vietare

di allontanare i piedi l'una dall'altro più di un'apertura di spalle.

§ Spinta dei polsi: esercizio di pura potenza, a coppie ci si afferra per i polsi e si cerca

di spingere indietro il compagno.

Esercizi di potenziamento delle gambe

§ Andature: skipper (corsa quasi sul posto a ginocchia alte), calciata dietro, piccoli

passi, balzi in avanti, balzi laterali.

§ Balzi a piedi uniti: lunghi in avanti, in avanti diagonalmente, a zigzag.

§ Corsa di resistenza e scatti.

§ Lotta dei galli: accosciati, ci si sposta saltellando, si cerca di mantenere l'equilibriopur tentando di compromettere quello dell'avversario. Si può obbligare a tenere le mani

dietro la schiena.

§ Passo della papera: camminata accosciati.

§ Saltelli sul posto: (piedi paralleli, sforbiciata, scampanata, etc.).

§ Spinta delle gambe: a coppie distesi supini, piante dei piedi contro le piante del com-

pagno, ci si trattiene per le mani. Si spinge con le gambe in modo parallelo o alternato.

Esercizi per l'allungamento muscolare

Per le gambe:§ Piedi uniti, piegarsi in avanti lasciando che il peso del busto porti le mani verso terra.

§ Piedi leggermente divaricati, piegarsi in avanti ad afferrare con le mani la caviglia

destra e rimanere in posizione per alcuni secondi; passare quindi alla sinistra senza

sollevare il busto.

§ Divaricare le gambe alla massima apertura e rimanere in posizione.

§ Appoggiarsi ad un sostegno, sollevare una gamba raccogliendola dietro, afferrare la

caviglia e tirarla verso la schiena.

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§ Gambe divaricate a larghezza spalle, chinarsi mantenendo le gambe dritte, cercan-

do di toccare terra.

Per le braccia:

§ Congiungere le mani dietro le scapole, facendo passare un braccio da sotto e uno da sopra.

§ Davanti al muro stendere un braccio contro il muro all'altezza delle spalle e poi

ruotare il busto all'esterno.

§ Circonduzioni delle braccia, in avanti, indietro, un braccio avanti e l’altro indietro.

Per il tronco:

§ Ruotare il tronco a destra e a sinistra tenendo le mani e le braccia all'altezza del

petto; circonduzioni delle anche.

§ Posizione della foca, distesi proni mettere le mani a terra e distendere le braccia

tenendo il bacino più in basso possibile, al limite a terra.

§ Circonduzioni e flessioni della testa in tutte le direzioni; portare la testa con il mento

verso lo sterno, tirando progressivamente con le mani la nuca verso il basso. Utilizzare

lo stesso principio per le altre direzioni di flessione e rotazione.

§ Mani lungo i fianchi gambe leggermente divaricate, piegarsi sul fianco facendo scen-

dere la mano verso il ginocchio.

Esercizi per la resistenza e il potenziamento generale

 Addominali:

§ Gambe raccolte e sollevate, andare con il busto verso le ginocchia.

§ Gambe raccolte, piedi in appoggio a terra, sollevare leggermente il busto.

§ Gambe distese, mani sotto i glutei, piedi sollevati da terra (10 cm) rimanere in

posizione.

§ Gambe distese, mani sotto i glutei, piedi sollevati, sforbiciare.

§ A coppie, uno di fronte all'altro, agganciare le gambe, tirare su il busto.

Dorsali:

§ Mani dietro la testa, sollevare contemporaneamente il busto e le gambe.

§ Piedi bloccati (sotto la spalliera, tenuti dal compagno) sollevare il busto da terra,

rimanere in posizione alcuni secondi.

Vari:

§ Trasportare il tronco: esercizio di squadra, bisogna trovare un grosso peso come

potrebbe essere un tronco (o un sacco da pugilato) e trasportarlo lungo un percorso.

§ Lotta a spinta: a coppie, ci si mette di fronte, a circa un metro di distanza, con le brac-cia allargate lateralmente e ci si prende per le mani. Ci si sporge in avanti fino a toc-

carsi con il petto e si comincia a spingersi tentando di mettere l'avversario con le spalle

contro il muro o di fargli superare una linea segnata per terra.

§ Corsa del pompiere: si solleva un compagno sulle spalle (sorreggendolo con le brac-

cia sotto le sue gambe, le sue braccia attorno al collo) e si esegue di corsa un certo

percorso tentando di impiegare il minor tempo possibile. Si possono mettere degli

ostacoli semplici lungo il percorso (es. birilli da scartare, curve più o meno strette)

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Esercizi per il controllo della forza e per l'equilibrio

§ Combattimento sulla trave: si tratta di stare in equilibrio sulla trave ginnica e di

costringere l'avversario a poggiare a terra una qualsiasi parte del corpo. L'esercizio va

impostato in modo che sia più importante rimanere sulla trave piuttosto che buttare giù

l'avversario; magari assegnando un punto negativo per ogni volta che si tocca terra e

dichiarando sconfitto chi raggiunge un tot di punti.

§ Esercizi ciechi: lo spirito di questi esercizi è di eseguire operazioni più o meno sem-plici con gli occhi bendati in modo da sviluppare un equilibrio che si basi sulla

percezione “tattile” più che sulla vista utilizzando e sviluppando una diversa con-

sapevolezza del proprio corpo. Esercizi tipici sono: camminare in uno spazio varia-

mente ostacolato, portare tecniche di sbilanciamento, applicare tecniche di chiave arti-

colare, resistere in piedi a spinte improvvise.

§ Guidare il compagno: si afferra il compagno mettendo la mano destra sulla sua spal-

la sinistra e la sinistra sotto il suo gomito destro (o viceversa) mentre egli fa lo stesso.

Chi guida deve muoversi in tutte le direzioni trascinandosi dietro il compagno e costrin-

gendolo a bruschi cambiamenti di direzione e ritmo. Chi segue deve riuscire ad assec-

ondare questi movimenti senza perdere l'equilibrio.

§ Sbilanciamento col polso: si fa a coppie messi in guardia con il piede avanzato a con-

tatto con quello dell'antagonista e ci si prende per il polso corrispondente al piede

avanzato. Lo scopo è quello di sbilanciare l'avversario e fargli alzare almeno un piede

(oppure si può ritenere valido alzare o spostare il piede arretrato) attraverso pressioni

e trazioni sul braccio.

§ Spinta dei palmi: si fa a coppie, ci si mette uno di fronte all'altro a distanza minima,

quasi a contatto, con i piedi a larghezza spalle o, per renderlo più difficile, uniti. Si

alzano le braccia all'altezza delle spalle e si appoggiano le palme su quelle dell'anta-

gonista. A turno o per libera iniziativa si deve spingere impulsivamente sulle palme del-

l'antagonista con lo scopo di squilibrarlo e fargli spostare almeno un piede. In caso di

valutazione chi ci riesce segna un punto.§ Spinte di mano: in coppia, ci si mette uno di fronte all'altro e si congiungono le palme

delle mani destre (alternativamente, sinistre): l’obbiettivo è sempre quello di sbilancia-

re l’avversario facendogli spostare almeno un piede, ma contrariamente al precedente

esercizio le azioni non devono essere impulsive, ma fluide, per costruire lo sbilancia-

mento con la scioltezza e non con la forza esplosiva.

Esercizi per la sensibilità tattile e per il colpo d'occhio

§ Controllo attraverso il polso: Si tratta di afferrare il polso del compagno (il sinistro con

la mano destra o viceversa) e tentare di sbilanciarlo agendo sulla sua spalla e sul suobacino trasmettendo la forza attraverso il braccio e mettendo in linea le sue artico-

lazioni, per bloccargli qualunque reazione. Il compagno, naturalmente, non oppone

resistenza, almeno all'inizio: con lo sviluppo della capacità si può permettere che egli

resista.

§ Il serpente: a coppie, lo scopo è quello di andare in presa alla spalla o dietro al collo

dell'avversario, con una sola o entrambe le mai. Il nome deriva dalla tecnica utilizzata

per contrastare i movimenti avversari consistente in un movimento circolare delle mani,

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tipo cavazione, intorno alle braccia dell’avversario. Atleti più esperti possono tentare di

entrare in chiave al braccio con questa tecnica.

§ La danza dei polsi: a coppie (o anche a terzetti), uno prende il polso dell'avversario

e tenta di tenerlo nonostante i suoi movimenti. Chi subisce la presa dovrà muovere il

braccio e il corpo in modo da rendere difficile il compito all'antagonista ma senza

forzare la presa.

§ Presa al polso: Si tratta di una sfida, lo scopo è quello di riuscire a prendere il polso

dell'avversario.§ Presa su attacco di pugno.

§ Sequenze di movimenti programmati: eseguirle aumentando progressivamente il

ritmo.

§ Spinte di mano.

Esercizi di combattimento

§ Lotta: si parte da una posizione simile a quella di partenza dello judo, con la mano

destra sulla spalla sinistra dell'avversario e la mano sinistra sul gomito destro. Lo

scopo è portare a terra l'avversario e tenercelo con entrambe le spalle per tre secon-di. Non sono ammesse percussioni e strangolamenti mentre è possibile avvalersi di

chiavi e proiezioni.

§ Scalpo: si procura uno scalpo (striscia di stoffa) per ognuno dei due contendenti e lo

si posiziona a cavallo della cintura dei pantaloni, sulla schiena, in modo che una parte

sporga all'esterno e l'altra rimanga dentro ai pantaloni. Lo scopo del gioco è levare lo

scalpo all'avversario prima che lo faccia lui. Le varianti sono: sleale (si usano entrambe

le mani e non è necessario attendere che il nemico caduto si rialzi), leale (si usa una

sola mano e la si può cambiare gridando "cambio!" e facendo un passo indietro), in

mischia (i giocatori sono più di due, ognuno per sé o divisi in due o più squadre), scalpo

legato al bicipite, sul fianco invece che sulla schiena, in testa (questo per svilupparel'attitudine all'attacco verso bersagli precisi).

§ Strappare la collana: si deve costruire una collana di lana sottile (eventualmente con

un pendente di cartone o plastica morbida) e portandola al collo tentare di strappare

quella dell'avversario proteggendo la propria. Sono previste le varianti dello scalpo

(vedi) che sono attuabili; è anche possibile gareggiare senza collana, in questo caso

segna un punto chi riesce a colpire con la mano il torace dell'avversario.

§ Toccare il piede: vince chi riesce a toccare un piede dell'avversario senza che venga

toccati uno dei suoi, si può fare in due o in numero superiore. E' vietato coprirsi i piedi

poggiandovi sopra le mani oppure sedendovisi o sdraiandovisi sopra.

Preparazione psicologica

§ Scenari: si tratta dello strumento migliore per allenare il cuore di un combattente. Gli sce-

nari sono ricostruzioni di situazioni possibili nei quali l'allievo ha la possibilità di provare le

sue reazioni e le sue tecniche. E' molto importante che vengano presi molto seriamente

per ricreare il giusto sentimento nelle persone, ma è bene che si sospendano per alcuni

minuti ogni tanto, per evitare che gli animi su surriscaldino troppo favorendo gli incidenti.

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Capitolo 2

I fondamenti e le guardie

Principi fondamentali

Come nella scherma, anche nel combattimento a mani nude i principi fonda-

mentali sono tre: scelta di tempo, misura e velocità d'esecuzione. Il tempo nel combatti-

mento significa scegliere il momento adatto per agire. La misura indica la distanza datenere dal proprio avversario: esistono tre raggi d'azione nella forma di combattimento

che stiamo esaminando: misura larga, adatta alle percussioni di calcio, ai pugni estesi

e ai colpi con la daga; misura media, adatta ai colpi di testa, gomito e ginocchio, ai pugni

non estesi e ad alcuni colpi di daga; misura stretta, adatta alla lotta in presa sull'avver-

sario, attraverso chiavi, leve e proiezioni. Le velocità d'esecuzione è semplicemente la

rapidità con cui si porta un colpo o una tecnica, non necessariamente deve essere la

massima esprimibile ma deve adattarsi allo scopo dell'azione.

Poste e posizioni

Cominciamo con l'impostazione delle guardie (o poste): queste sono posizioni

di preparazione ad una difesa o ad un attacco, da cui partono tutti movimenti del corpo.

Le poste non sono da considerarsi posizioni da assumere una volta per tutte durante

un combattimento, ma vengono intese come atteggiamenti che sono funzionali al

momento: ad esempio se si vuole tenere l’avversario a distanza si userà la posta

lunga, se si vuole chiudere e colpire si userà il dente di cinghiale. Va posta un'atten-

zione particolare nell'impostare le guardie per correggere subito gli eventuali errori

degli allievi in quanto col tempo diventa difficile disabituarli.

Le posizioni sono gli atteggiamenti fondamentali del corpo che stanno alla

base di tutte le guardie. La posizione fondamentale si chiamerà guardia destra se

fatta con il piede destro avanti e guardia sinistra altrimenti.La guardia destra si esegue mettendosi con il piede destro in avanti con la

punta rivolta all'avversario, con il piede sinistro più indietro ad una distanza pari alla

larghezza delle spalle. La punta del piede sinistro è rivolta verso l'esterno di circa 60-

90 gradi e i talloni non sono esattamente sulla stessa linea ma leggermente divaricati.

Il busto è normalmente eretto e rilassato, profilato in modo da offrire scarso bersaglio

all'avversario, con il bacino basso e le ginocchia piegate, come se si fosse seduti su di

un alto sgabello. La posizione delle braccia è data dalla posta.

Eseguendo specularmente la guardia destra si ottiene

la guardia sinistra, il passaggio da destra a sinistra (e

viceversa) muovendosi in avanti o indietro siesegue quasi come un semplice passo con

l'accortezza di mantenere la posta durante lo

spostamento.

Nella posta lunga il braccio avanzato è tenuto sen-

sibilmente disteso in avanti e quello arretrato si trova all'al-

tezza del fianco dal suo stesso lato. E’ una guardia difen-

siva che tende ad aumentare la distanza tra i contendenti

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ma che offre il braccio alle prese dell’avversario.

La posta di dente di cinghiale è caratteriz-

zata dalla retrazione del braccio avanzato in modo

che il gomito si trovi ad una decina di cm. dal fian-

co, leggermente all'esterno mentre la mano e

lievemente all'interno in modo che il braccio risulti

leggermente inclinato verso l'interno. Il braccio

arretrato è nella stessa posizione che aveva nellaposta lunga.

Questa guardia nasce dall’esigenza di

entrare senza che l’avversario possa arrivare a bloc-

care le mani perciò è una guardia offensiva che offre poco spazio alle azioni in tempo.

La posta di porta di ferro è una guardia bassa in cui

entrambe le mani si trovano all'incirca all'altezza del basso ventre tra

le due ginocchia.

E’ una posizione di attesa e di estrema provocazione, formal-

mente preparatoria alla difesa dagli attacchi dal basso, ma che in

realtà invita l’avversario ad attaccare le parti alte.

La posta frontale si ottiene profilando

meno il corpo e portando la mano corrispondente

al piede arretrato in avanti, alla stessa altezza della

mano avanzata, ma ritratta verso il corpo di una

spanna. Il corpo assume una posizione che non è

esattamente uguale alla guardia canonica destra (o sinistra) ma

leggermente più frontale. L’intenzione predominante nella posta

frontale è quella di preparazione a 360 gradi, con compromessi

tra offesa e difesa.

Passeggio e spostamenti

Per analogia con la scherma manteniamo la stessa terminologia per la quale

valgono le seguenti definizioni.

Gli spostamenti in avanti, indietro e laterali, mantenendo inalterata la guardia,

si chiamano passi. Per eseguire correttamente un

passo è necessario spostare, di una quantità piccola,

per primo il piede nella direzione dello spostamento

facendolo seguire dall'altro (nello schema a destra, il passo avanti).

La passata è il movimento

che comporta un cambiamento dalla guardia destra aquella sinistra o viceversa. L'attenzione maggiore va

posta nel mantenere la copertura della guardia e la stabilità

durante lo spostamento.

Il passo d'attacco (o affondo) è eseguito

come il passo semplice, ma lo spostamento in

avanti è maggiore e spesso non si ha il recupero

del piede arretrato ma il ritorno del piede avanzato nella posizione originaria.

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Il movimento è pensato come un'azione per chiudere definitivamente la misura e por-

tarsi istantaneamente a portata dell'attacco che si è programmato, il ritorno deve

essere altrettanto rapido per evitare la risposta dell'avversario a meno che questo non

stia indietreggiando per sottrarsi al nostro incalzare o si opti per uno spostamento la-

terale. Il problema principale dell'affondo è l'instabilità dovuta alla posizione molto este-

sa e la difficoltà a ritornare in guardia perciò la lunghezza del passo deve essere com-

misurata alle proprie capacità fisiche e alle caratteristiche dell'azione in corso.

Ilpasso incrociato

mantiene la posizione di guardia,ma permette un passo più lungo senza sbilanciarsi nell'af-

fondo. Si esegue portando il piede arretrato

leggermente più avanti di quello avanzato

(senza ruotarlo) e poi riprendendo la

posizione iniziale avanzando con l'altro piede.

Passi, passate, affondi e passi incrociati si possono fare avanti o indietro,

oppure lateralmente e diagonalmente secondo le necessità, come secondo necessità

può variare l'ampiezza del movimento. In linea di massima è meglio fare due passi

corti piuttosto che un passo lungo perché si mantiene meglio la stabilità e si è più veloci

nei cambi di guardia.

Per impratichirsi con queste nozioni sono utili i seguenti esercizi:

§ Passeggio avanti e indietro in guardia destra (sinistra) libero e a comando.

§ Passate avanzando e indietreggiando

§ Spostamenti laterali liberi e a comando.

§ In coppia uno incalza e l'altro arretra, mantenendo la misura.

§ Spinta delle palme.

§ Cambio di guardia a comando.

Durante questi esercizi è importante controllare che l'esecuzione della guardiasia corretta, gli errori più comuni sono:

§ Tallone arretrato troppo interno (guardia stretta) o troppo esterno (guardia larga).

§ Talloni troppo vicini tra loro (guardia corta) o troppo lontani (guardia lunga).

§ Piede arretrato rivolto all'indietro.

§ Piede avanzato non parallelo alla direttrice.

§ Ginocchia poco flesse e quindi posizione poco “seduta”.

Capitolo 3

Le azioni difensive e offensive

Purtroppo i trattati in nostro possesso sono pensati come raccolte delle tec-

niche più belle o meno conosciute, perciò le percussioni, la forma più intuitiva d’offe-

sa, sono ritenute talmente basiche da non dover essere commentate. Per cercare di

rimanere comunque fedeli al principio filologico e storico insito nello studio di

quest'arte, applichiamo un concetto che ci permetta di decidere ciò che plausibilmente

era utilizzato e ciò che non lo era. Questo criterio è in parole povere "se lo fai con la

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spada lo fai anche senza", cioè se con la spada tiri la punta in quattro posizioni puoi

anche tirare il pugno in quatto posizioni e via dicendo (cfr. Capoferro - Gran Simulacro

dell’arte e dell’uso della scherma - 1610).

Parate e schivate

Le parate dovranno essere apprese con molta naturalezza, privilegiando la velo-

cità d'esecuzione e la flessibilità d'impiego piuttosto che il rigore formale; ciò che impor-ta è riuscire a portare l'attacco avversario appena fuori bersaglio, senza quindi dare alla

parata più energia di quella necessaria a deviare il colpo rischiando così di rimanere

scoperti; per mettere in evidenza questo difetto è sufficiente fare delle finte d'attacco e

chi sbandiera in parata si troverà scoperto sul colpo finale dell'attaccante.

Tecnicamente la parata potrà essere eseguita dalla mano o dall’avambraccio:

nel primo caso si dovrà utilizzare il taglio oppure il palmo, nel secondo caso il lato

esterno, quello che si trova sulla linea del taglio della mano. E' possibile parare utiliz-

zando le gambe, specialmente contro i calci bassi, per cui si userà la pianta del piede

o la tibia: quest'ultima è normalmente molto sensibile ai colpi per cui andrà utilizzata

con attenzione.

Come si diceva a proposito delle prese, le parate devono proseguire in azioni

offensive secondo uno schema attacco > parata > risposta. Particolare attenzione

andrà posta nello sviluppare il riflesso parata > risposta, attraverso esercizi di ripe-

tizione di semplici combinazioni attacco > parata > risposta.

Errori tipici cui si va incontro nel parare sono:

§ Sbandierare quando si va a parare.

§ Parare opponendo il braccio o la gamba in modo inesatto.

§ Sbagliare il tempo ritardando troppo l'azione.

§ Andare a cercare il colpo invece di aspettarlo.

Per esercitarsi si possono utilizzare i seguenti esercizi:

§ Combinazioni di colpi prestabiliti portati ad un compagno che para e viceversa

§ Combattimento

Per quanto riguarda lo schivare, è sempre una buona idea; si dice che "il modo

migliore per evitare di essere colpiti è non essere lì". La necessità fondamentale per 

schivare è avere mobilità, equilibrio e riflessi, che si affinano con i particolari esercizi che

abbiamo già visto.

Si può schivare a piè fermo, indietreggiando, scartando lateralmente oppuremuovendosi diagonalmente. In quest’ultimo caso si deve immaginare di essere al centro

di una “X” con i bracci rivolti a 45° dalla direttrice: le vie di fuga preferenziali sono lungo

i bracci della “X”, così da portarsi fuori dalla linea dell'attacco più rapidamente e di met-

tersi in condizione di entrare nella guardia dell'avversario, forzandola lateralmente.

Esercizi che possono essere utili sono:

§ A comando disegnare nell'aria numeri o lettere con il corpo.

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§ Segnare per terra una 'X' per evidenziare le direttrici di fuga e schivare gli attacchi

che arrivano restando sulla 'X'

§ Sull'attacco di pugno abbassarsi con un movimento circolare del busto per riportarsi

in guardia e contrattaccare.

§ Giocare a palla avvelenata, a palla quadrato o a palla guerra

Attacchi di pugno

Cominciamo la trattazione delle tecniche di percussione introducendo le prime

tecniche di pugno e sviluppando il concetto di combattimento sul lungo e sul medio rag-

gio. Finora ci siamo occupati principalmente di tecniche che richiedevano che i due

avversari fossero a contatto; quindi a misura stretta. Le tecniche di percussione sono

invece tipicamente portate quando la misura non è ancora stata chiusa e quindi vengono

sviluppate sulla misura larga (pugni, calci con completa estensione dell’arto) o sulla

misura media (ganci e montanti, ginocchiate, testate, gomitate).

Il pugno si forma chiudendo decisamente le dita della mano, con il pollice

posto sopra le falangine di indice e medio: la zona che colpisce è quella posta poco

sotto le nocche e talvolta il dorso della mano (per il manrovescio) o la parte carnosa

sotto il mignolo (per il pugno a martello). Il pugno dev’essere tirato con il polso perfet-

tamente in linea con l’avambraccio e con un impulso che parte

dall’anca, passando per spalla, gomito e infine mano.

I pugni possono essere eseguiti tenendo la mano in

quattro posizioni fondamentali, mutuate dall’inseg-

namento schermistico e che serviranno per ca-

talogare meglio anche le posizioni della mano

per le prese: nella prima posizione il pugno

(destro) è girato con il pollice in basso e il dorso

della mano è rivolto verso sinistra (di chi lo

esegue), nella seconda il pollice è a sinistra, nella terza è inalto e nella quarta è a destra.

Si procederà innanzitutto con l'insegnamento delle tecniche di pugno sulla

lunga misura. Il diretto si esegue tirando il pugno in prima (raro), seconda o terza

estendendo il braccio quasi completamente, mantenendo una lieve flessione del gomi-

to, quindi ritornando in guardia; i bersagli del diretto sono il viso, la gola e il plesso

solare. Il manrovescio esteso si esegue con il pugno in terza con un movimento leg-

germente circolare, di norma per colpire con il dorso della mano le parti laterali della

testa, in particolare la zona dell’orecchio; è bene esercitarsi al diretto e al manrovescio

esteso contro il sacco o contro colpitori tenuti da compagni, per aumentare forza e pre-

cisione. E' importante che si alleni la capacità di contenere il colpo, cioè di colpire ra-pidamente e in maniera esplosiva, ma senza sbilanciarsi per l’inerzia del colpo; inoltre

deve essere chiaro che l'energia del colpo deve essere data non solo dal braccio, ma

anche dal busto.

Una volta apprese le tecniche sulla misura larga ci si avvicina un po' e si passa

ai ganci, ai montanti e al manrovescio corto. Il gancio si esegue con il pugno in seconda,

il braccio piegato al gomito a circa 90° e con un deciso movimento di spalla per colpire le

parti laterali della testa e la mandibola. Il montante si esegue anch’esso con il gomito pie-

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gato e con un movimento di spalla, ma con il pugno in quarta per colpire l’addome o il

mento dal basso. Il manrovescio corto è come l’esteso, ma con il braccio più raccolto. Per 

i ganci e i montanti si controlli soprattutto l'azione di spalla.

Le tecniche di misura media sono ideali per esercitarsi nelle azioni di schivata o

contrattacco lungo le direttrici di fuga della famosa “X” precedentemente menzionata.

Fondamentale è anche l'azione del corpo che deve accompagnare la tecnica per 

darle energia senza però perdere la stabilità e l'equilibrio.

Per allenamento si impostino delle combinazioni da provare contro il sacco o conun compagno.

 Altri tipi di percussione a larga e media misura sono i colpi dati con il taglio della

mano e con la punta delle dita.

Attacchi di calcio

I calci rappresentano un ottimo strumento offensivo per quanto riguarda velo-

cità e potenza, ma soffrono di alcune debolezze: mettono chi li esegue in una situa-

zione precaria per equilibrio e per copertura, dato che è facile per chi subisce il colpo

entrare in presa sulla gamba che porta il colpo, con effetti ovvi. La soluzione più logi-

ca, escludendo il non tirare calci, è tirare solo calci bassi o medi e infatti noi ci occu-

peremo essenzialmente di quelli anche se, per completezza, chi

vuole apprendere appieno l'arte del combattimento non può igno-

rare la presenza dei calci alti.

Nel calcio la percussione si esegue sostanzialmente con

il piede, e le parti che colpiscono sono il dorso e la pianta, in parti-

colare la parte poco sotto le dita, il tallone e il bordo esterno.

I calci che vengono insegnati nel nostro stile di combattimento sono il

frontale, il laterale e il circolare; il frontale si esegue caricando il

calcio con il ginocchio piegato verso il busto, quindi spingendo

il piede il avanti verso il bersaglio, con ledita verso l’alto e viene utilizzato soprat-

tutto per colpire l’addome; il laterale si

esegue con il piede girato con le dita

verso sinistra (sempre considerando il

piede destro) contro addome, ginocchia

e, utilizzato per parare i calci dell'avversario, contro le tibie; il cir-

colare si esegue con un movimento d’anca per colpire i lati del

corpo dell’avversario con il dorso del piede ed è utilissimo per colpire le articolazioni

del ginocchio oppure per spazzare.

La spazzata classica al piede si esegue comunque con la pianta rivolta versol’interno e appoggiata sul lato della caviglia dell’avversario, con un movimento da

destra a sinistra o viceversa, per togliere il piede d’appoggio nel preciso momento in

cui il peso dell’avversario si sposta da un piede all’altro;

Non vanno dimenticate altre due importanti tecniche di gamba: il “pestone”

dato con tutta la pianta, con il bordo o con il tallone del piede, sul dorso del piede del-

l’avversario, molto efficace per liberarsi da una presa che blocchi le braccia, oppure

per colpire alla testa o al torace un avversario a terra, oltre al calcio montante ai gen-

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itali con il dorso del piede.

Nell'allenarsi si potranno eseguire i seguenti esercizi:

§ Allungamento muscolare delle gambe

§ Serie di calci portati senza bersaglio per aumentare il controllo dell'equilibrio

§ Esercitarsi a rimanere in equilibrio su una sola gamba

§ Esercitarsi in serie di colpi al sacco e con i colpitori

Errori tipici sono:

§ Posizione sbagliata dei piedi

§ Errori nei punti d'impatto

§ Errori di allineamento del gruppo spalla/busto/anca/piede

§ Instabilità dovuta alla troppo inerzia

Tecniche diverse di percussione alla media misura

 Accorciando la misura ogni parte del corpo in grado di colpire senza subire danni

è utilizzabile per un colpo, quindi si contemplano testate, gomitate, ginocchiate, colpi col

palmo delle mani e con il pugno a martello, a questa distanza si può usare anche il calcio

ad uncino, per spazzare agganciando la caviglia dell'avversario. Questi colpi sono molto

versatili e possono rendersi utili sia per allontanare un nemico che si è avvicinato troppo,

sia per stordirlo in previsione di un ingresso sotto misura, oppure per finirlo.

Ciascuna "arma da botta" naturale del corpo dev'essere utilizzata contro bersagli

ad essa congeniali: una ditata sarà efficace contro una parte molle (un occhio, una termi-

nazione nervosa), ma contro una parte ossea risulterà inefficace o addirittura dannosa; al

contrario un colpo di palmo sarà più efficace contro bersagli rigidi che contro parti molli.

Capitolo 4

Le prese e le loro contrarie

Prese

L'introduzione alle prese parte dal concetto di “sentire il contatto” ovvero di

'vedere' con il tatto. Per allenarsi a questo ci sono vari esercizi:

§ La danza dei polsi

§ Il serpente§ Presa al polso

§ Spinte di mano

Questa fase dell'allenamento è molto importante ed assolutamente necessaria

non solo per la preparazione alle prese, perciò dev’essere curata con attenzione.

Non intendiamo a questo punto elencare una serie di tecniche definite per le

ragioni che saranno poi chiare: ci limiteremo quindi a dare dei criteri generali per effet-

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tuare le prese. Il primo criterio è quello del vantaggio, che consiste nel compiere

l'azione in modo da nuocere realmente all'avversario, eseguendola quindi alla misura

e alla velocità appropriate, e soprattutto con la corretta scelta di tempo, limitando i

movimenti di uno o più arti o dell'intero corpo, e in modo da poter passare rapidamente

ad un'azione offensiva (blocco, chiave, proiezione, contrattacco). Sarà compito del-

l’istruttore sviluppare nell’allievo questa sensibilità, attraverso il metodo della lezione

individuale.

Il secondo principio da applicare è quello della scelta del bersaglio della presa,scelta che deve basarsi su diverse considerazioni come ad esempio: la facilità con cui

si arriva alla presa, lo scopo della presa e l'efficacia intrinseca

della presa su quel determinato bersaglio. I bersagli da preferire

sono gli arti e la testa, i primi per limitare il movimento e per la

presenza delle articolazioni su cui è facile

agire efficacemente, la seconda perché

essa è lo sterzo del corpo, ovvero è facile

far eseguire al corpo movimenti imposti alla

testa dell'avversario. Caldamente sconsigliato l'allenarsi facendo

presa sugli abiti dell'avversario perché non

possiamo essere sicuri che in situazioni reali si troveranno le

stesse condizioni della palestra.

  A questo punto si dovrebbe capire che

seguendo questi criteri sarà facile distinguere

un buona presa da una cattiva, risulta perciò

inutile una loro classificazione, se non richia-

mando le quattro posizioni di pugno, che identificano qualunque

tipo di presa

Esercizi utili in questo senso sono:

§ Presa al polso§ Il serpente

§ Presa su attacco di pugno

Contrarie alle prese

Le contrarie alle prese (svincolamenti) che sono riportate qui di seguito danno

un'idea del tipo di azioni necessarie per uscire da una presa avversaria. Una caratteristi-

ca comune a molte di queste tecniche è quella di evolvere naturalmente in azioni offen-

sive quali chiavi o sbilanciamenti, questo per sottolineare che l'azione di svincolamento

non è fine a se stessa ma deve trasformarsi in un'azione che porti a concludere lo scon-tro. Legare l'atto offensivo a quello difensivo permette di risparmiare un tempo nello svol-

gersi dell'azione e di sorprendere l'avversario grazie alla celerità della risposta.

Nonostante siano riportate qui di seguito numerose tecniche è bene ricordare

come lo svincolamento sia un'azione che è, e deve rimanere, istintiva: non è sempre

necessario applicare una tecnica codificata in senso stretto per annullare una presa,

spesso è sufficiente muoversi nel modo giusto e col giusto tempo (vedi in particolare il

paragrafo sulle contrarie alle prese ai polsi). Questo concetto sarà più chiaro passan-

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Seconda presa

Prima

presa

Terzapresa

Quarta presa

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do alla pratica e potrà essere sviluppato da esercizi appositi (Bloccare il prigioniero o

semplici prove fatte in coppia).

Le contrarie sono molto più efficaci quando si riesce a distrarre l'avversario

anche solo leggermente, quindi è consigliabile iniziare una contraria con un'azione di

disturbo quale:

§ Colpire anche se leggermente con un pugno o un calcio.

§ Percuotere punti sensibili come il naso o la gola.

Dopo l'azione di contraria, come sempre, si deve passare all'attacco passan-

do alle prese o percuotendo l'avversario, in modo da ottenere uno schema presa > dis-

trazione > contraria > contrattacco. Minore è il tempo che trascorre tra le due ultime

azioni più efficace è il contrattacco.

Per l'apprendimento delle azioni seguenti si cominci assimilando poche tec-

niche alla volta, progredendo all'interno di ogni categoria dalle prime alle ultime. E' nec-

essario che prima di passare a tecniche nuove si consolidino quelle precedenti medi-

ante la loro ripetizione con o senza compagno.

Contrarie alle prese al collo e al bavero

§ (49.v) Sulla presa al bavero con la sinistra reagire prendendo

con la mano sinistra il polso omologo dell'avversario e poggian-

do il palmo della destra sul suo gomito sinistro. L'azione pro-

segue con la pressione sul gomito e l'even-

tuale passaggio in chiave sottana.

§ (51.i) Questa é una tecnica di puro

svincolamento inadatta a passare ad

un'immediata controffensiva ma di buon effetto e facile ese-cuzione. Si ottiene alzando entrambe le braccia e incrocian-

dole, per poi calarle con violenza sul polso o l'avambraccio

avversario.

Contrarie alle prese al corpo

§ (31.i) Contro una presa al corpo frontale sovrapporre i palmi e porli sul

setto nasale dell'avversario, quindi spingere con decisione verso il

basso; alternativamente la pressione potrà essere esercitata alla base

del naso subito sopra le labbra premendo e spin-gendo verso l'alto.

§ (29.ii) Passiamo ora ad una tecnica un po' diffi-

cile da eseguire, ma estremamente efficace.

Contro una presa alle parti destre, premere con le

dita della sinistra le terminazioni nervose poste sotto l'orecchio sin-

istro dell'avversario. Il dolore causatogli lo costringerà immediata-

mente a cedere. In alternativa si possono prendere di mira gli

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occhi ponendo le mani ai lati del volto e premendo con i pollici sui globi oculari.

Contrarie alle prese ai polsi

Grazie alla mobilità delle braccia è possibile ottenere lo svincolamento sem-

plicemente forzando l'avversario in posizioni innaturali mediante il movimento del brac-

cio e del corpo. Particolare importanza riveste in questo caso il ritmo dei movimenti che

deve essere vario e spezzato continuamente da azioni repentine. Un esempio per tuttiè il seguente:

§ (orig.) Se l'avversario serra il polso destro con la sua mano

destra, portare l'avambraccio sinistro sopra il polso dell'avver-

sario e impugnare con la mano destra il proprio pugno sinistro.

Liberarsi dalla presa portando violentemente le mani verso il

basso e ruotando lievemente il busto verso destra.

Esecuzione speculare per le presa sulla mano sinistra.

Esercizi utili per affinare le tecniche di contrario:

§ Esercitarsi a lungo in coppia in serie presa/contraria

§ Bloccare il prigioniero

Capitolo 5

Cadute, sbilanciamenti e proiezioni

Cadute

Le tecniche per ammortizzare l'impatto al suolo rivestono un ruolo di primo

piano non appena si introducano tecniche di sbilanciamento e proiezione. Giunti aquesto punto non possiamo ignorare nel nostro iter formativo le principali tecniche di

caduta come la caduta in avanti, indietro e laterale, che costituiscono i fondamenti per 

sviluppare in sicurezza le proiezioni. Nel prosieguo dell'addestramento si incontreran-

no altri tipi di cadute e di tuffi strettamente legati alle tecniche di base, dalle quali dif-

feriscono essenzialmente per il tempo di volo prima dell'impatto.

Le tecniche suddette devono essere apprese progressivamente partendo dalle

semplici capriole per finire con le cadute eseguite dopo la proiezione da parte del-

l'avversario. E' fondamentale imparare a sentire il terreno e il proprio corpo per arrivare

ad armonizzare i propri movimenti con la morfologia del suolo. Si deve porre l'attenzione

ad alcuni particolari molto importanti come ad esempio:

§ La testa deve essere raccolta sul petto con il mento il più possibile prossimo allo ster-

no.

§ Le mani devono accompagnare la caduta senza ostacolarla rigidamente ma assor-

bendo fluidamente l'energia cinetica.

§ Il corpo deve rotolare in modo da disperdere più facilmente l’impulso inerziale della

caduta.

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§ Deve essere esposta all'impatto più superficie possibile in modo da minimizzare la

pressione sui singoli punti.

§ Il corpo deve incontrare il terreno in modo continuo senza stacchi per permettere un

assorbimento altrettanto continuo dell'energia.

Per l'allenamento alle cadute sono utili i seguenti esercizi

§ Capriole, in avanti e indietro.

§ Ruote, rondate e acrobatismi simili.§ Simulazioni di cadute e mimesi dei movimenti svolti il più lentamente possibile, par-

tendo da esercizi quasi statici per poi aumentare la velocità.

§ Esercizi per rafforzare i muscoli delle braccia e del tronco e per aumentarne la

resistenza e per l'allungamento muscolare.

§ Molta pratica di cadute con e senza ostacoli.

§ Combinazioni di cadute e schivate in ciclo continuo.

Come si è detto la pratica delle cadute non si esaurisce con le tre tecniche fon-

damentali, ma prosegue con i tuffi che si rivelano utili in casi di tecniche volanti e di

cedimento su alcune tecniche di chiave.

L'allenamento ai tuffi prevede che si abbia dimestichezza con le cadute e che

si inseriscano man mano ostacoli come ad esempio:

§ Saltare oltre un'asticella.

§ Saltare una fila di compagni accovacciati.

§ Saltare o cadere da una determinata altezza.

§ Combinazioni di tuffi, cadute e schivate in ciclo continuo.

Sbilanciamenti e proiezioni

Nello sviluppo di tali tecniche è importantissimo il concetto di sentire e modifi-care l'equilibrio dell'avversario mantenendo inalterato il proprio, anche nelle tecniche in

cui le chiavi articolari impongono all'avversario di “buttarsi” per evitare danni più gravi,

è necessario fare in modo che cadere sia la cosa per lui più naturale, data la posizione

in cui lo si è portato. Un primo passo per l'apprendimento delle tecniche che verranno

in seguito esposte è quindi quello di imparare a gestire l'equilibrio dell'avversario (il

proprio equilibrio dovrebbe già essere padroneggiato, grazie all'allenamento pregres-

so), ed esercizi utili a tal fine sono:

§ La spinta delle palme.

§ Lo sbilanciamento col polso.§ Camminare bendato eventualmente con alcuni ostacoli sul pavimento.

§ Cercare di vincere l'equilibrio avversario con gli occhi bendati.

Ricordate sempre quali sono i punti del corpo dell'avversario su cui potete

spingere e in quale direzione spingere. Essi sono:

§ Il suo baricentro (più o meno l'ombelico e le ultime vertebre lombari) per spinte in

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ogni direzione.

§ Le spalle spingendo avanti o indietro per imprimere delle rotazioni.

§ Il petto spingendo o tirando.

§ I gomiti spinti verso l'interno per provocare rotazioni del busto.

§ I polsi e le caviglie che, torti, innescano la rotazione dell'intero arto.

§ La testa che trascina con sé il corpo se gli si imprime un qualunque movimento.

…. e molti altri che l'esperienza e la pratica continua vi insegneranno.

Ora illustreremo alcune tecniche di proiezione e sbilanciamento: come per le

chiavi ricordo che questi sono solo alcuni esempi e che è importante

capire i meccanismi che stanno alla base di questo tipo di tecniche

in modo da poterle adattare alla situazione contingente.

§ (27.iii) Entrare nella guardia dell'avversario dalle sue parti sin-

istre, porre il palmo destro sotto la sua gola e con la mano sinistra

prendere il poplite sinistro dell'avversario, agen-

do dall'interno. Spingere a terra l'avversario con

un movimento circolare di entrambe le braccia.

§ (27.v) In questo caso si sfrutta la proprietà del corpo umano di

seguire i movimenti della testa. Entrati nella guardia avversaria dal-

l'esterno, porre la propria mano destra (per l'ingresso a sx dell'avver-

sario) sotto il suo mento con il palmo verso l'alto e la gamba destra

ben dietro la sua sinistra, quindi spingere con decisione. Nel frat-

tempo bloccare il bacino con l'altra mano e trarlo

verso l'alto e verso di sé.

§ (29.i) Tecnica da utilizzare dopo essere riusciti in una presa spec-

ulare (prendendo cioè la destra con la sinistra o viceversa) al polso

in posizione di prima presa. Si compie una decisa passata in avanti pas-

sando con il capo sotto il braccio trattenuto e assestandosi con la spal-la dal lato interno proprio sotto l'ascella dell'avversario. Con la mano

libera afferrare la coscia più vicina al proprio corpo e

sollevarla. La conclusione si ha sbilanciando l'avversario all'indietro.

§ (29.iii) Questa proiezione può essere utilizzata direttamente oppure come

contraria ad una cintura alle spalle. Portare la propria gamba dietro quelle

dell'avversario e con il braccio corrispondente alla gamba impiegata spingere

indietro il torso dell'avversario premendo sul petto o sulla

gola.

§ (29.iiii) Questa tecnica di proiezione sfrutta una falciata eseguita sulla

gamba d'appoggio dell'avversario mentre lo sbilancia indietro esi porta il suo peso sulla gamba che viene falciata.

Della stessa tecnica esistono numerose varianti.

§ (47.iii) Altra tecnica da portare contro un attacco

dall'alto o diretto alle proprie parti alte. Parare in prima presa e

portare il braccio dell'avversario sopra la sua spalla, passando dal

lato del braccio bloccato e afferrarlo anche con l'altra mano nello

stesso modo. Proiettare a terra facendo leva sul gomito avversario.

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§ (51.v) Presa al polso in prima posizione da effettuare con la stessa mano

dell'attacco, afferrare la gamba opposta all'altezza del poplite. Tirare

entrambe le estremità verso l'esterno, aggiungere una trazione verso

il basso per il braccio e verso l'alto per la gamba.

Per allenarsi adeguatamente a queste tecniche possono

essere utili i seguenti esercizi:

§ Fare molte prove a secco, cioè di ingresso in posizione diproiezione arrivando fino a conquistare l'equilibrio dell'avver-

sario(che non si oppone) ma senza effettuare la proiezione.

§ Esercizi sull'equilibrio e la sensibilità tattile.

§ Guidare il compagno.

§ Lotta.

Capitolo 6

Leve e chiavi articolari

Chiavi

Le chiavi articolari si basano sull'impossibilità delle nostre articolazioni di com-

piere alcuni movimenti: il segreto per applicarle correttamente è imparare quali sono i

movimenti impediti e come provocarli. In particolare è importante capire dove applicare

la propria forza per ottenere il vincolo dell'articolazione, zone queste che chiameremo

punti di applicazione delle pressioni di vincolo (o punti di vincolo): individuarle richiede

allenamento e esperienza e nel descrivere le tecniche specificheremo dove sono

questi punti e in che direzione esercitare le pressioni. Altra informazione che sarà pre-

sente nella descrizione delle chiavi sarà il punto in cui si verifica

l'effetto della chiave (punto d'effetto), cioè il punto dove si scari-

ca la forza applicata sui punti di vincolo. Ad esempio, nelle chi-avi alle braccia il punto d'effetto è quasi

sempre la spalla, nelle chiavi al polso è

il polso stesso.

Ci sono fondamentalmente tre chiavi

universali da poter portare alle braccia,

o alle gambe con le dovute modifiche

(utilissime durante la lotta a terra): la

chiave soprana si ottiene forzando l’ar-

ticolazione del gomito o del ginocchio

oltre la naturale facoltà di adduzione(punto di vincolo = polso o caviglia;

punto d’effetto = gomito o ginocchio); la

chiave mezzana si ha quando l’avam-

braccio o la tibia vengono forzati verso

l’esterno, provocando la slogatura della

spalla (punto di vincolo = polso e gomi-

to o caviglia e ginocchio; punto d’effetto = spalla o anca); la

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Soprana

Mezzana

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chiave sottana infine si ha

forzando avambraccio o tibia

verso l’interno o comunque

agendo sull’articolazione del

gomito o del ginocchio oltre la

naturale facoltà di abduzione

(punto di vincolo = polso e

gomito o caviglia e ginocchio;punto d’effetto = spalla e gomito

o anca e ginocchio)

Come per le percus-

sioni anche per le leve è impor-

tante utilizzare in modo corretto

tutti i muscoli del corpo, ovvero

è necessario che sia l'intero

corpo a portare la leva, se si

vuole che questa sia efficace.

Tentare di portare in chiave un braccio usando i muscoli del busto e delle gambe sig-

nifica partire con un grosso vantaggio, rispetto al servirsi solo della forza delle braccia.

Prima di elencare alcuni esempi delle tre chiavi fondamentali, alcune conside-

razioni: si possono applicare un certo numero di chiavi praticamente su ciascuna arti-

colazione del corpo umano e i modi di portare suddette chiavi sono svariati, perciò non

è possibile in questa sede farne un elenco completo; gli esempi che seguono devono

servire come paradigma e come spunto allo sviluppo personale delle tecniche, per 

affinare la capacità di improvvisare durante il combattimento, in base al caso concreto.

§ (35 v) Chiave soprana: da un attacco dall'alto con pugno a martel-

lo, oppure dopo un montante schivato, ovvero su un diretto, affer-

rare con la mano sinistra il polso in prima presa, percuotere l'inca-

vo del gomito con l'avambraccio destro dall'alto verso il basso eporre la mano destra sul proprio avambraccio sinistro. Concludere

spingendo in avanti e verso il basso la mano sinis-

tra e tirando a se il proprio gomito destro.

§ (47 iii) Chiave soprana: Come sopra (vedi pag.

19) afferrare con la sinistra in prima il polso destro dell’avversario,

passare avanti e afferrarlo anche con la destra sempre in prima

presa e tirare verso il basso usando come

sempre la forza del busto e delle gambe.

§ (35 iii) Chiave mezzana: afferrare il polso in

prima presa e il gomito in quarta presa quindispingere il gomito verso l'interno e il polso

verso l'esterno.

§ (39 v) Chiave mezzana: parare il colpo dal-

l'alto con l'avambraccio sinistro e passata la

mano destra dietro il tricipite dell'avversario, afferrare la propria

mano sinistra e chiudere la chiave girando verso il basso e verso

l'esterno.

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Sottana

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§ (35 i) Chiave mezzana: entrati alla stretta misura abbracciare il

braccio destro dell'avversario con il proprio braccio sinistro con un

movimento dall'alto verso il basso. Chiudere la chiave portando il

pugno verso l'alto con una rotazione verso l'interno e serrando il

braccio contro il fianco.

§ (45 iiii) Chiave sottana: bloccare, a seconda

dell'attacco, afferrando il polso destro in prima o

in seconda presa con la mano destra e portarsi con una rotazionesul fianco dell'avversario; bloccare il gomito in seconda presa utiliz-

zando la mano sinistra, spingere il gomito verso l'alto costringen-

dolo a ruotare e bloccare infine la mano destra avver-

saria dal proprio braccio sinistro.

§ (43 v) Chiave sottana: afferrato il polso come nella presa prece-

dente spingere con l'altra mano sul gomito, diri-

gendo la forza verso il basso.

§ (37 iii) Chiave sottana: afferrato il polso

destro con entrambe le mani ruotare velocemente il

corpo portando la propria spalla sotto quella dell'avversario, tirando

contemporaneamente verso il basso.

Contrarie

Le contrarie alle chiavi si ottengono principalmente in due modi: opponendo

forza alla forza, opponendo cedevolezza alla forza.

Nel primo caso, dato che le chiavi si effettuano grazie ad una rotazione, il

modo per impedirle è forzarle con una rotazione contraria. Per ottenere questo bisogna

mettersi in una condizione favorevole cioè utilizzare più possibile il corpo e, nel caso

di leva ad un braccio, unire allo sforzo anche l'altro braccio.

Il secondo modo di forzare una chiave è basato su due precise reazioni: la

prima consiste nella capacità di muoversi e spostare i punti di vincolo e di applicazione

in modo che la presa non possa essere effettuata, ad esempio compiendo un movi-

mento che provochi l'inversione della chiave o provvedendo a sbilanciare l’avversario.

La seconda reazione è quella di assecondare la chiave con tutto il corpo ed eseguire

una capovolta o una qualsiasi altra rotazione che riporti l'arto nelle condizioni normali.

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L'esperienza potrà dire quali di queste azioni utilizzare in risposta a ciascun

attacco e l'allenamento più indicato a sviluppare queste capacità è basato sull'azione

di chiave di un compagno, eseguita molto lentamente, a cui l'allievo tenta di sfuggire;

in seguito l'azione diverrà più rapida per consentire anche quelle contrarie che neces-

sitano della dinamicità del movimento.

Capitolo 7

Combattere

Introduzione al combattimento

 Arrivati a questo punto dell'allenamento, gli atleti possono cominciare a com-

battere in competizioni point-stop a contatto leggero (semi contact), sotto il controllo del-

l'istruttore.

Il regolamento proposto prevede:

§ Un ring di superficie non inferiore a 30 mq.

§ Guantoni leggeri a mano aperta.

§ Conchiglia o paraseno.§ Eventualmente caschetto.

§ Un punto si ottiene per un colpo valido o per aver immobilizzato l'avversario o per 

averlo gettato a terra.

§ Un colpo valido si considera portato con sufficiente energia ma controllato al tronco

o alla testa.

§ E' lecito bloccare l'attacco dell'avversario e colpirlo successivamente.

Scopo principale di questa prima fase è quello di familiarizzare l'atleta con il

combattimento e con le sue sensazioni (paura, dolore, agitazione) e di mettere in prat-

ica, legandole assieme, le tecniche imparate nei cicli precedenti. E' questo il momentodi introdurre il concetto di tattica di combattimento e di spiegare come comportarsi di

fronte all'avversario. Inoltre, essendo il combattimento un momento di prova delle tec-

niche, è bene abituare l'allievo allo sparring leggero con i compagni, allo scopo di abit-

uarlo a effettuare le tecniche in concatenazioni automatiche.

Il tipo di combattimento che ferma l'azione dopo un colpo andato a segno non

è particolarmente realistico ma ha due grossi vantaggi. Il primo riguarda la possibilità di

contenere la furia di qualche novizio impedendogli così di fare e farsi eccessivamente

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male. Il secondo è quello di allenare ad un tipo di tecnica pulita e molto schermistica.

D’altra parte, l’abitudine a fermarsi dopo un colpo può essere dannosa nel com-

battimento a mani nude, dato che rarissimamente si è in grado di eseguire un colpo così

pulito e preciso tale da neutralizzare definitivamente l’avversario. Il point-stop ha sicu-

ramente più senso nel combattimento armato.

Combattimento

Il combattimento è la chiave di tutto il sistema d'allenamento finora descritto, è

il momento in cui tutte le tecniche e le nozioni apprese devono essere sperimentate e

messe alla prova. La pratica del combattimento inoltre permette di sviluppare la nec-

essaria resistenza alla fatica e al dolore e di imparare a controllare, canalizzare e

sfruttare la propria paura. Nella preparazione al combattimento vanno spiegati i con-

cetti basilari e avanzati delle strategie e della condotta di combattimento.

Nel sistema di lotta che stiamo trattando il combattimento avviene utilizzando

tutte le possibili tecniche apprese, in particolare:

§ Percussioni.

§ Chiavi articolari.

§ Sbilanciamenti e proiezioni.

§ Lotta a terra e schienamenti.

§ Prese e morse.

§ Strangolamenti.

Si possono strutturare incontri secondo il regolamento descritto in seguito

oppure lasciare agli allievi più esperti la possibilità di combattere liberamente control-

lando completamente i colpi e le altre tecniche, senza arbitro nè punteggi con il solo

scopo di appropriarsi della tecnica e di renderla fluida.

Per lo svolgimento degli incontri sono previste le protezioni già riportate nelprecedente paragrafo dedicato al combattimento, mentre il regolamento è il seguente.

§ Lo scontro avviene all’interno di un ring (steccato) di forma circolare o ottagonale di

superficie di almeno 30-40 mq (ad esempio cerchio di raggio 3 m).

§ La vittoria si ottiene ai punti senza interruzione (no point stop).

§ Si segna un punto per ogni colpo portato a bersaglio vitale (torso e testa) e per ogni

proiezione o sbilanciamento (o schienamento) effettuati con successo. Inoltre si otten-

gono tre un punti per ogni immobilizzazione dell'avversario che duri più di 5'' e per ogni

interruzione chiesta dall'avversario.

§ Si chiede l'interruzione a voce o battendo due volte la mano o il piede a terra.§ Uscire dal ring è un fallo e tre falli assegnano un punto all'avversario.

Non si interrompe l'azione dopo ogni colpo a meno che non vi sia una richie-

sta d'interruzione da parte di uno dei contendenti o ci siano motivi legati alla sicurez-

za. Il motivo di questa scelta è quello di abituare a concatenare le tecniche. Un pugno

normalmente non è sufficiente a mandare KO un avversario, soprattutto se è dato

come disturbo alla guardia o come mossa propedeutica ad una tecnica diversa; da

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questo nasce la necessità di poter tirare più colpi anche in allenamento, per abituarsi

a non fermarsi dopo aver colpito.

Lotta a terra

La lotta a terra non è presente nei trattati, non ne sappiamo esattamente il

motivo, ma possiamo azzardare delle ipotesi.

La prima riguarda la natura dei trattati, nati come antologia di tecniche di dife-sa destinate ad un nobile signore, per fronteggiare aggressioni da strada: in situazioni

di difesa personale la lotta a terra è sconsigliabile, innanzitutto perché espone ad attac-

chi da parte di terzi. Inoltre lo scopo del difensore in caso d'aggressione è quello di

rompere il contatto rimanendo il più possibile sano: dopo l'eventuale proiezione o per-

cussione, l'aggredito se ne sarebbe andato senza continuare il controllo o l'elimi-

nazione dell'aggressore.

Un altro motivo è dovuto alla natura delle tecniche dei trattati: nelle descrizioni

originali delle varie chiavi e proiezioni è evidente come gli autori enfatizzino il fatto che

le prime servano a rompere l'articolazione e le seconde siano portate in modo da far 

sbattere violentemente a terra la testa all’avversario: la lotta a terra, basata sull’immo-

bilizzazione, rappresenta quindi una forma di combattimento troppo poco lesiva.

Trattati a parte, l'introduzione della lotta a terra come complemento del-

l'istruzione è possibile ma non fa strettamente parte del programma. Non essendoci

riferimenti inoltre è impossibile determinare quali tecniche fossero utilizzate e come

venissero applicate: probabilmente sarebbero molto lesive e immobilizzerebbero

l'avversario a terra in posizione prona, per impedirgli di replicare, ma queste sono solo

supposizioni.

Capitolo 8

La daga

I trattatisti medievali e rinascimentali consideravano la lotta a mani nude

innanzitutto come un esercizio di preparazione alla difesa personale dalle aggressioni

di pugnale, situazione che all’epoca si verificava con notevole frequenza.

Il pugnale, o daga, in epoca medievale ed in particolare nella trattazione di

Fiore de’ Liberi era costituito da una lama lunga 30-40 cm,

non necessariamente

dotata di filo, con

un’impugnatura in legno o cuoio e due dischi di metallo

forati nel centro e posti alle estremità del manico, costituenti il pomo-

lo e la guardia dell’arma. La daga veniva utilizzata di punta e rara-mente di taglio, impugnata sia con il pollice sotto la rondella-guardia,

sia a martello, con il pollice sotto la rondella-pomolo: nel primo caso i

colpi di punta della daga saranno quattro, corrispondenti alle quattro

posizioni di pugno già descritte (punta fendente con il pugno in prima,

punta dritta in seconda, punta sottana in terza, punta roversa in quar-

ta), nel secondo caso saranno due, il mandritto, tirato alla testa o al petto

frontalmente, e il roverso, tirato al fianco destro (sempre considerando la

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destra come mano armata). I tagli, come nella scherma di spada, saranno i fendenti,

dall’alto in basso, i mezzani da sinistra a destra e viceversa, orizzontalmente, e i sot-

tani, dal basso in alto. Il colpo tirato con la daga dev’essere il più secco e diretto pos-

sibile, per evitare di essere percepito facilmente dall’avversario, sacrificando il carica-

mento del colpo a vantaggio della velocità di esecuzione.

Un dato di fatto è incontestabile: è pressochè impossibile cavarsela senza un

graffio nel “fare a cortellate”, soprattutto se si è aggrediti di sorpresa e se si è disar-

mati, pertanto l’economia del combattimento dev’essere improntata tatticamente al“limitare i danni”. Le tecniche di difesa e di controffesa sono molteplici e non è neces-

sario in questa sede illustrarle, ma ciò che è importante evidenziare è che l’addestra-

mento alla difesa e alla scherma di pugnale, più che sul numero di azioni deve con-

centrarsi sulle corrette misura, velocità e scelta di tempo nell’esecuzione: quindi poche

tecniche ma perfettamente conosciute ed utilizzate.

Ottimi esercizi in questo senso sono:

§ Schivare gli attacchi, portati a velocità sempre maggiore, a piè fermo.

§ Schivare gli attacchi, portati a velocità sempre maggiore, in movimento.

§ Parare gli attacchi e applicare le contrarie a piè fermo.

§ Parare gli attacchi e applicare le contrarie in movimento.

E’ bene che sia sempre l’istruttore il primo avversario armato dell’allievo, per 

dargli progressivamente il senso del tempo e della misura e soprattutto per infondergli

sicurezza in se stesso.

Capitolo 9

Programmi d'allenamento

In questo capitolo vogliamo suggerire un programma per il sistema didattico

che abbiamo analizzato fino a questo momento.Il programma è suddiviso in quattro cicli e i tempi sono riferiti a sessioni di

allenamento dedicate completamente alla lotta della durata di almeno un’ora e mezza,

con una frequenza bisettimanale. I cicli non sono compartimenti stagni, ovvero è pos-

sibile cominciare a trattare gli argomenti del ciclo successivo a quello in studio al

momento, senza però dimenticare che alcuni insegnamenti sono propedeuticità obbli-

gatorie per altri (ad esempio lo studio delle cadute deve essere affrontato prima di

cominciare lo studio delle proiezioni). Inoltre i concetti fondamentali, come le guardie

o il passeggio, devono essere oggetto di costante allenamento.

I cicli sono i seguenti:

Primo ciclo: impostazione dei movimenti, sviluppo dell'equilibrio, potenziamento e

allungamento muscolare.

Durata: 2 mesi

§ Movimenti e passeggio in avanti e indietro, movimenti laterali.

§ Poste.

§ Introduzione alle prese.

§ Training fisico volto al raggiungimento del livello basico di fitness.

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Secondo ciclo: sviluppo delle tecniche di presa e contrarie, introduzione alle percus-

sioni.

Durata: 4 mesi

§ Prese e loro contrarie.

§ Parate e schivate.

§ Introduzione ai colpi di pugno (media - larga misura).

§ Training di supporto con focalizzazione sul potenziamento delle braccia.

Terzo ciclo: sviluppo di colpi, cadute, introduzione al combattimento.

Durata: 3 mesi

§ Tecniche di percussione sulla larga misura.

§ Tecniche di percussione sulla media misura.

§ Introduzione e sviluppo delle cadute.

§ Combattimento in libera con le sole percussioni e prese.

§ Training di supporto focalizzato sull'allungamento muscolare e sulla coordinazione.

Quarto ciclo: chiavi e contrarie, sbilanciamenti e proiezioni.

Durata: 4 + mesi§ Introduzione e sviluppo delle chiavi e delle contrarie.

§ Tecniche di sbilanciamento e di proiezione.

§ Combattimento totale.

§ Training di supporto con focalizzazione alla resistenza, alla precisione e al migliora-

mento dell'equilibrio.

Un allenamento tipo comprenderà un riscaldamento iniziale che avrà lo scopo

di preparare all'attività didattica e di raggiungere un livello di fitness idoneo alla pratica

del combattimento. Seguiranno delle lezioni di tecnica e degli esercizi adatti a svilup-

pare gli automatismi del combattimento e per finire qualche breve scontro se è previs-to dal grado di esperienza oppure alcuni esercizi di rilassamento ed allungamento.

Esempio:

§ Riscaldamento.

§ Corsa leggera.

§ Piegamenti su braccia e gambe.

§ Addominali alti e bassi.

§ Stretching di scioglimento da soli e a coppie.

§ Saltelli sul posto e andature.

§ Oppure pallavolo, basket, calcio senza esagerare per una quindicina di minuti.§ Sessione di tecnica di gruppo.

§ Esercizi su poste e movimenti.

§ Esercizi a coppie.

§ "Forme".

§ Lezioni individuali mentre gli altri continuano con quanto sopra.

§ Combattimenti, piccoli tornei, “scenari”, oppure stretching d'allungamento e/o rilas-

samento.

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Nota bibliografica

I seguenti testi sono il miglior riferimento storico e filologico per approfondire il

tema della lotta a mani nude e della difesa personale contro le aggressioni di pugnale

nei trattati di scherma europei del tardo medioevo.

Fiore de’ Liberi - Flos Duellatorum in armis, sine armis, equester et pedester - 1409

Edizione critica del manoscritto Pisani-Dossi a cura di F. Novati (1903) ristampata nel 1982 dalla

Federazione Italiana Scherma.

Edizione del manoscritto Pisani-Dossi a cura di G. Rapisardi (Gladiatoria,

1998, distribuito da Il Cerchio Iniziative Editoriali - Rimini).

Due versioni originali del manoscritto sono custodite negli Stati Uniti.

In quest’opera, prima ispiratrice del presente lavoro, sono illustrate tecniche di 

 presa disarmato contro disarmato, disarmato contro daga e daga contro daga;

interessanti anche le prese nella scherma di spada e negli assalti a cavallo.

Talhoffer, Lichtenauer, Lebkommer, Meyer, Durer - Fechtbuch - XV - XVI sec.

Ciascuno di questi Maestri tedeschi fu autore di un “fechtbuch” (lett. libro di 

scherma), tra il XV e i primi del XVI secolo; le tecniche di presa sono in queste

opere ampiamente citate, descritte e illustrate.

Filippo Vadi - De arte gladiatoria dimicandi - post. 1480

Il manoscritto è una palese imitazione riveduta e corretta dell’opera di 

Fiore de’ Liberi, contenente tra le altre una serie di tavole sulla difesa perso-

nale.

Achille Marozzo - Opera Nova dell’arte delle armi - 1536

Edizione a cura di G. Rapisardi (Gladiatoria, 1999, distribuito da Il Cerchio Iniziative

Editoriali - Rimini).

L’opera ebbe quattro ristampe, senza modifiche rilevanti, dal 1536 al 

1568, e la parte di maggior interesse per la difesa personale a mani nude è

costituita dall’appendice al volume, consistente in ventidue prese, contrarie

ad altrettanti attacchi di pugnale.

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Tecniche di presa, percussione, proiezione, sono comunque presenti in pres-

sochè tutti i trattati di scherma conosciuti, dal medioevo ai primi anni del XIX secolo

(cfr. Rossaroll & Grisetti - La scienza della scherma - 1803) e, con le dovute cautele,

sono possibili confronti metodologici con alcune arti marziali orientali più conosciute e

praticate, in particolare il ju-jitsu giapponese o il sambo russo, per meglio comprendere

i suggerimenti dei trattatisti, la cui tradizione orale è andata purtroppo perduta attra-

verso i secoli.

In quanto programma di ricerca sulle forme di combattimento italiane antiche,

gli argomenti proposti rientrano nei programmi sviluppati dall’Accademia Nazionale di

Scherma di Napoli (ente morale fondato nel 1861 e riconosciuto con regio decreto nel

1926, unico organismo regolarmente autorizzato a rilasciare il diploma di Maestro di

scherma), in collaborazione con AIMS (Associazione Italiana Maestri di Scherma), per 

il conseguimento di ciscuno dei tre gradi di Magistro di scherma antica, istituiti nel

1999.

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