14 - l Corporate Design Di Apple

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1 © Piero Polidoro 1 Corso di Semiotica II – A.A. 2007/2008 Prof.ssa Giovanna Cosenza L’analisi di marchi e loghi di Piero Polidoro © Piero Polidoro 2 Come ogni identità, un’identità visiva può essere definita, in prima istanza, come una differenza e una permanenza al tempo stesso. L’identità visiva è differenza, nel senso che assicura il riconoscimento e la buona riuscita dell’azienda e che esprime la sua specificità. D’altra parte, l’identità visiva è permanenza in quanto rende conto del perdurare dei valori industriali, economici e sociali dell’azienda. (Identità visive, p. 60) Identità visiva © Piero Polidoro 3 Il caso IBM 1924 1947 © Piero Polidoro 4 Il logo IBM di Paul Rand 1956 1972 © Piero Polidoro 5 Il logo IBM Descrizione: il brand-name “IBM” (un trittico di lettere separate) scritto con un carattere molto angoloso ma con le grazie e in monocromia, attraversato da strisce bianche. © Piero Polidoro 6 IBM: il font Il font usato è molto pesante e spigoloso. Dà un’idea di stabilità e solidità. Proprio le caratteristiche che un’azienda come Ibm vuole dare (perché sono sinonimo di affidabilità e serietà).

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© Piero Polidoro

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Corso di Semiotica II – A.A. 2007/2008

Prof.ssa Giovanna Cosenza

L’analisi di marchi e loghidi Piero Polidoro

© Piero Polidoro

2

Come ogni identità, un’identità visiva può essere definita, in prima istanza, come una differenza e una permanenza al tempo stesso. L’identità

visiva è differenza, nel senso che assicura il riconoscimento e la buona riuscita dell’azienda e

che esprime la sua specificità. D’altra parte, l’identità visiva è permanenza in quanto rende conto del perdurare dei valori industriali,

economici e sociali dell’azienda.

(Identità visive, p. 60)

Identità visiva

© Piero Polidoro

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Il caso IBM

1924 1947

© Piero Polidoro

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Il logo IBM di Paul Rand

1956 1972

© Piero Polidoro

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Il logo IBM

Descrizione: il brand-name “IBM” (un trittico di lettere separate) scritto con un carattere molto angoloso ma con le grazie e in monocromia,

attraversato da strisce bianche.

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IBM: il font

Il font usato è molto pesante e spigoloso. Dàun’idea di stabilità e solidità. Proprio le caratteristiche che un’azienda come Ibm

vuole dare (perché sono sinonimo di affidabilità e serietà).

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IBM: il font

Il font, inoltre, ècostruito sulla base

dell’“Egyptian”.

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IBM: il font

L’Egyptian è uno dei pochi font tipicamente americani e connota, quindi, l’idea di

americanità.

Il logo IBM, quindi, significa non solo “serietà”, ma anche “americanità”.

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IBM: le strisce

Da un punto di vista percettivo le strisce servono a rendere il logo più leggero e

dinamico, compensando l’eccessivo peso del font.

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IBM: le strisce

Ma le strisce ricordano anche (collegamento enciclopedico)...

...la logica binaria (0/1, acceso/spento) su cui si basano i computer

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Il marchio Apple

1976(Rob Janoff)

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Il marchio Apple

Descrizione: la sagoma di una mela morsa, con una fogliolina sulla sommità. La mela è policroma,

attraversata da fasce di diversi colori.

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Il marchio Apple

1975(Jobs & Wayne)

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Il primo riferimento (esplicito nel logo del 1975) è alla mela che, cadendo, permise a Isaac Newton di scoprire la legge di gravitazione

universale (almeno così dicono...).

La mela è quindi il simbolo di una rivoluzione; meglio, di una rivoluzione

scientifica (tecnologica, nel caso della Apple)

Associazioni enciclopediche

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Ma la mela è morsa... Qual è la mela morsa piùfamosa della storia?

Associazioni enciclopediche

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Associazioni enciclopediche

Ma il serpente disse alla donna: “ Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne

mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male.” Allora la donna vide che l’albero era

buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza;

prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne

mangiò.(Genesi, 3, 4-6)

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La mela della Apple ci riporta a quella di Adamo ed Eva. Qui, però, non rappresenta tanto il peccato originale, ma la voglia (irriverente, insofferente alle regole) di novità e

conoscenza.

Associazioni enciclopediche

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Apple è quindi un soggetto irriverente, insofferente alle regole, alla ricerca di una

novità, di una rivoluzione (non solo tecnologica).

Rappresenta una cultura nuova. Quale?

Associazioni enciclopediche

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L’arcobaleno ci riporta (e riportava soprattutto negli anni ’70) alle culture hippy e psichedelica.

A culture, quindi, che cercavano un nuovo modo di essere, in contrapposizione agli schemi

convenzionali.

A culture antagoniste...

...ma antagoniste rispetto a chi?

Associazioni enciclopediche

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Associazioni enciclopediche

Job e Wozniak hanno morso la mela...

Ma qual è la mela più famosa e grande della storia contemporanea?

New York? La “Grande Mela”?

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Associazioni enciclopediche

I californiani della Apple (che ha sede a Cupertino) hanno “morso” la Grande Mela.

Hanno cioè attaccato gli schemi e le convenzioni rappresentate tipiche della cultura tradizionale americana, quella della East Coast,

di cui New York è la città principale.

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Ma è solo questione di valori contrapposti?Chi era il principale venditore di hardware e

software informatico nel 1976? Cioè il principale competitor di Apple?

IBM...

...che ha sede ad Armonk (New York)

Associazioni enciclopediche

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Associazioni enciclopediche

Ricapitolando: il marchio Apple rappresenta visivamente (grazie a caratteristiche sia figurative

che plastiche) la novità che l’azienda vuole rappresentare e la sua sfida ai valori e al modo tradizionale di concepire la vita e l’informatica,

incarnati da IBM.

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Associazioni enciclopediche

Ricapitolando: il marchio Apple rappresenta visivamente (grazie a caratteristiche sia figurative

che plastiche) la novità che l’azienda vuole rappresentare e la sua sfida ai valori e al modo tradizionale di concepire la vita e l’informatica,

incarnati da IBM.

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Opposizioni sistematiche

Ma il logo Apple non si ferma qui.

Se un marchio rappresenta l’identità visivadell’azienda X...

...e se questa azienda X vuole contrapporsi commercialmente all’azienda Y...

...l’azienda X potrebbe decidere di darsi un marchio che sia contrapposto, anche visivamente, a quello dell’azienda Y!

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Opposizioni sistematiche

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Opposizioni sistematiche

CurveDritteForme

CaldiFreddi

PolicromaticiMonocromaticiColori

Di bande congiunteDi bande disgiunte

Non ripetizione (abba)Ripetizione

Configurazione sempliceConfigurazione

complessa

Struttura

AppleIbm

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Il marchio Apple si contrappone a quello IBM, raccontandoci visivamente, prima di ogni

altra cosa, la storia di un antagonismo.

Anzi, prima ancora di “raccontarcelo” con i vari rimandi enciclopedici, ce lo “mostra” grazie

all’opposizione sistematica dei principali valori plastici.

Opposizioni sistematiche

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1998: Il nuovo competitor

Microsoft, il produttore del sistema operativo Windows, il cui marchio (più celebre di quello della casa che lo

produce) ha nella policromia una delle sue caratteristiche principali.

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Apple reloaded

Nel 1998, dopo 22 anni, il marchio Applecambia di nuovo (poco, ma in modo

significativo)...

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Apple reloaded

...rinunciando a una delle sue caratteristiche principali: la policromia. Perché?

Per cercare una risposta bisogna ricordare che la strategia comunicativa di Apple è quella di un antagonista che cerca un mercato di nicchia.

Ma nel 1998 chi è il principale protagonista del mercato informatico? E quindi il principale

competitor di Apple? La policroma Microsoft, appunto.

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Apple reloaded

Ancora una volta, quindi, nel momento in cui Appledecide di comunicare la sua identità innanzitutto

attraverso il suo marchio, lo fa costruendolo in opposizione a quello del suo principale competitor.

Ovviamente lo fa nella continuità: conservando la riconoscibilità del marchio (la mela con il morso), ma dandogli un valore plastico (monocromia) che si oppone al più evidente valore plastico del marchio

del competitor (policromia).

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L’identità di un’azienda non si costruisce solo attraverso marchi e loghi.

Il corporate design consiste nel definire coerentemente l’identità visiva di

un’azienda in tutte le sue epressioni (marchi, pubblicazioni, affissioni, spot, edifici, ecc.).

Pioniera in questo settore fu l’italiana Olivetti, soprattutto a partire dagli anni ’60-’70.

Corporate design

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Corporate design

Il primo segreto è la coerenza:

una volta stabilito quali sono le caratteristiche principali dell’identità visiva di un’azienda,

queste verranno impiegate indipendentemente dal tipo di testo che

vogliamo produrre.

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Corporate design

Esempio: dal 1984 (anno di lancio del Macintosh) al 2002, Apple ha impiegato in annunci, spot, ecc. sempre lo

stesso font: ITC Garamond compresso all’80%.

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Il 22 gennaio del 1984, durante un intervallo del terzo quarto di gioco del Super Bowl (uno

degli eventi televisivi più seguiti negli Usa) andò in onda uno spot che annunciava il nuovo

personal computer della Apple: Macintosh.

Lo spot, che durava 60’, era stato diretto da Ridley Scott. Fra produzione e messa in onda costò 1,6 milioni di dollari... e andò in onda solo

una volta.

Dal visivo all’audiovisivo

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Il caso di Apple è particolarmente interessante. Lo spot con cui venne annunciato il Macintosh, infatti,

presentava le caratteristiche visive non solo del marchio (e quindi dell’identità) di Apple, ma anche quelle del suo avversario

IBM.

Dal visivo all’audiovisivo

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Il regime di oppressione e di omologazione in cui vivono gli uomini dal cranio rasato viene immediatamente associato al romanzo di Orwell 1984.

Le caratteristiche visive della città in cui è ambientato riprendono quelle del

logo IBM.

Dal visivo all’audiovisivo

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Dal visivo all’audiovisivo

1) il monocromatismo

2) la dominante blu, che ricorda IBM (il logo IBM, infatti, è spesso di un tipico blu, tanto che l’azienda è conosciuta anche come “Big Blue”).

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Dal visivo all’audiovisivo

3) il prevalere di linee rettilinee e di angoli

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Dal visivo all’audiovisivo

4) la ripetizione di righe o (in generale) di elementi uguali.

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Dal visivo all’audiovisivo

5) la ripetizione dei passi...

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...attenzione! Qui ci troviamo in un caso particolare. Fra logo e spot non c’è un collegamento diretto(la stessa categoria plastica, ad es. lo stesso colore o

lo stesso carattere rettilineo).

Un valore plastico (la ripetizione di strisce), grazie a una categoria più generale (ripetizione – non

necessariamente visiva – dello stesso elemento) èstato “tradotto” in altri linguaggi (corporeo: la ripetizione dei passi; sonoro: il rumore dei passi).

Dal visivo all’audiovisivo

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Dal visivo all’audiovisivo

La ragazza, invece, riprenderà ovviamente

le caratteristiche plastiche del marchio Apple (stampato sulla maglietta): policromia,

categorie eidetichecurvilinee...

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Il riconoscimento

Il primo Macintosh (Macintosh 128k),

uscito nel 1984, rappresentava anche dal punto di vista del design, una grande novità: era il primo computer “all in one” (in pratica la cpu e la memoria erano nello

stesso case del monitor).

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Macintosh (1984-1998)

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Macintosh (1984-1998)

A parte alcuni modelli “all in one”, però, la produzione Apple prevede anche computer più

tradizionali (desktop e tower).

Inoltre i case e le periferiche non si distinguono dai pc per particolari

caratteristiche visive (colore, forma, ecc.).

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Un vero corporate design

Dal 1998, però, la Apple sceglie la strada di un vero corporate design, che non si limita solo al

marchio (rinnovato) e alla comunicazione in generale, ma si estende anche ai prodotti.

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iMac (1998)

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iMac (1998)

L’iMac, lanciato sul mercato nel maggio del 1998, rappresenta, anche per la Apple, una

rivoluzione. Il successo del computer è dovuto in gran parte al suo design unico e

inconfondibile.

Ma perché unico e inconfondibile?

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iMac (1998)

Innanzitutto, come il primo Mac, è un “all in one”. Un oggetto molto particolare rispetto al suo prototipo

di riferimento e, quindi, riconoscibile e innovativo.

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iMac (1998)

Ma le particolarità (che danno unicità e visibilità) non si fermano qui. Rispetto agli

altri computer (anche ai precedenti Macintosh) il design dell’iMac presenta

delle caratteristiche visive e spaziali nuove.

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iMac (1998)

- forme curve (vs rettilinee)

- materiali traslucidi (vs opachi)

- bicromia (vs monocromia)

- scelte cromatiche “marcate”(i computer precedenti avevano colori compresi fra il bianco panna e il grigio; l’iMac si presenta con un bianco perla e un particolare tipo di blu)

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Un design coerente

A partire dal 1998 la Apple ha messo sul mercato altri computer o accessori che riprendevano le caratteristiche dell’iMac, realizzando quindi una

linea di prodotti dal design coerente.

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Nel caso dell’iMac (e dei prodotti successivi), però, le caratteristiche visive non funzionano solo “per differenza”, per distinguerlo da tutto

il resto.

Esse, infatti, richiamano anche un preciso stile.

Uno stile...

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Nel nostro caso possiamo considerarlo come un insieme di caratteristiche (visive, spaziali,

materiali...) che ci permettono di accomunare alcuni oggetti.

Ma uno stile non è solo un insieme di categorie dell’espressione. In semiotica non c’è espressione

senza contenuto (e viceversa)!

Che cos’è uno stile?

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Che cos’è uno stile?

Uno stile significa sempre qualcosa (anche se magari qualcosa di generico, sfuggente...):

- un periodo storico (quello in cui è nato o quello che vuole richiamare);

- una filosofia, un’estetica (anche inconsapevole);

- un’ideologia politica;

- ecc.

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Streamlining

Lo Streamlining è stato lo stile dominantenel design statunitense fra gli anni ’30 e gli

anni ’50.

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Era caratterizzato da:- forme curve;- superfici lisce;- apparenza aerodinamica;- forma ovoidale o a goccia;- preferenza per le forme uniche e integrate.

Streamlining

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Streamlining

Lo Streamlining esaltava la velocità (vedi la scelta di forme aerodinamiche) e il progresso

(che, soprattutto negli anni ’30 era rappresentato dai nuovi mezzi di trasporto).

Presentava gli oggetti non come un assemblaggio di parti meccaniche, ma come un tutto organico

e coerente.

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...e non solo

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...e non solo

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Un design coerente

Power Mac G3 (1997) Power Mac G3 (1999)

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Dal G3 al G5

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Mac Mini

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Funzionalismo e “good design”

Il funzionalismo (spesso considerato sinonimo di modernismo) è alla base dell’InternationalStyle, uno stile architettonico e di design

incarnato da Mies van der Rohe e dal suo motto:

“Less is more”

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A partire dagli anni ’50 la tedesca Braun, sotto la guida del designer Dieter Rams, sarà la principale esponente di un “good

design” funzionalista, che ha nella semplicità (nelle superifici lisce e piane, nelle

linee rette, ecc.) il suo punto di forza.

“Less design is more design” (Rams)

Funzionalismo e “good design”

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Fra “good design” e Space Age

© Piero Polidoro

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I prodotti di Dieter Rams

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Corrispondenze

Braun T3

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Corrispondenze

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Space Age

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Apple e Space Age

iMac G4 (2002)

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Fra “good design” e Space Age

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Perché recuperare vecchi stili?

“We wanted to design a product [iMac] that wouldseem familiar and accessible, because one thingthat is easy to forget is that there are a huge

number of people that are terrified of technology and don’t use and exploit the

opportunities that technology would providebecause they find the objects and the tools

difficult to comprehend”.

(Johnathan Ive)

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Ancora sul corporate design

Nel 2002, ad es., il tradizionale Garamond è stato sostituito con il Myriad, molto più coerente con il nuovo stile funzionalista (linee semplici - e quindi, nel caso di una font, senza grazie –

regolari, ecc.).

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Analizzando inoltre l’evoluzione del sito www.apple.com è possibile osservare come in

un primo momento gli elementi grafici non fossero particolarmente collegati al design dei

prodotti. Progressivamente (e contemporaneamente al lancio delle nuove linee) si è però andati verso una maggiore

coerenza complessiva.

Ancora sul corporate design

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4 ottobre 1999

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1 marzo 2000

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5 giugno 2006