13 D del Garda · 24 FRA POESIA E REALTA’ ... è Hiram, dal nome del biblico architetto del...

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Giornale del Garda 1 D del Garda Dipende Giornale del Garda luglio -agosto 2008 Ddel Garda supplemento a GIORNALE DEL GARDA n.166 /2008 editore acm Indipendentemente Reg.Stampa Trib. di Brescia n.8/1993 del 29/03/1993 Poste Italiane SpA Spedizione in A.P. - D.L.353/2003 (conv.L.27/02/2004 n.46) art.1, DCB Brescia - Abbonamento Annuale 30 Euro. 3 SOMMARIO 4-5 GENTE D’ACQUA 6-7 IN CROCIERA con Dipende 8 DESENZANO MASSONA 9 I GONZAGA A LONATO 10 EROS IN TAVOLA 11 NICOLETTA MANESTRINI 12 PREMIO BONTA’ U.N.C.I. 13 I FIORI DI MICHELA PAPA 14 BELLEZZE D’EPOCA 15 DA VALEGGIO A MADRID 16-17 GOLF a Pozzolengo 18-19 CDO sul GARDA 20 CAR RUTS 21 MODA ESTATE 22 COMPAGNIA NA SCARPA ‘N SOPEL 23 IL BISCOTTO DI POZZOLENGO 24 FRA POESIA E REALTA’ 25 GABRIELE D’ANNUNZIO un libro 26 SUPER COZZA DI LAGO 27 CENTOMIGLIA del GARDA 28-29 LA DONNA DI MASCALZONE 30 VIAGGIO IN NAMIBIA 31 GIARDINI INTELLIGENTI

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Giornale del Garda 1

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3 SOMMARIO4-5 GENTE D’ACQUA6-7 IN CROCIERA con Dipende8 DESENZANO MASSONA9 I GONZAGA A LONATO10 EROS IN TAVOLA11 NICOLETTA MANESTRINI12 PREMIO BONTA’ U.N.C.I.13 I FIORI DI MICHELA PAPA14 BELLEZZE D’EPOCA15 DA VALEGGIO A MADRID16-17 GOLF a Pozzolengo18-19 CDO sul GARDA20 CAR RUTS21 MODA ESTATE 22 COMPAGNIA NA SCARPA ‘N SOPEL23 IL BISCOTTO DI POZZOLENGO24 FRA POESIA E REALTA’25 GABRIELE D’ANNUNZIO un libro26 SUPER COZZA DI LAGO27 CENTOMIGLIA del GARDA28-29 LA DONNA DI MASCALZONE 30 VIAGGIO IN NAMIBIA31 GIARDINI INTELLIGENTI

2 Giornale del Garda

n. 13IL TELEFONINO ACCORCIA LA VITA.

L’uso del cellulare in auto moltiplica il rischio di incidenti, anche mortali.

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Giornale del Garda 3

n. 13Ddel Garda supplemento a GIORNALE DEL GARDA n.166 /2008

Reg.Stampa Trib. di Brescia n.8/1993 del 29/03/1993www.dipende.it

Editore: Associazione Culturale M. Indipendentemente

Direttore Responsabile: Giuseppe RoccaDirettore Editoriale: Raffaella Visconti Curuz

Hanno collaborato: Alessandra Andreolli,

Maura Bolsi, Velise Bonfante, Lucrezia Calabrò, Roberta Cottarelli, Anna Daverio, Enzo Dellea,

Amelia Dusi, Patrizio Emilio, Giancarlo Ganzerla, Laura Gorini, Davide Marchi, Nicolò

Mavrostica, Marisa Meini Ventura, Marilena Mura, Ennio Moruzzi, Enrico Raggi, Giulia Turra,

Elisa Zanola

Foto: Movida - archivio DipendeStampa: FDA EUROSTAMPA - Borgosatollo

Spedizione: COOP Service Redazione: via delle Rive, 1 Desenzano d/G

Tel 030.9991662 cell.335.6116353Si riceve solo su appuntamento

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INSERZIONI PUBBLICITARIE

Tel.030.9991662 Raffaella Cell.335.6116353 Patrizio Cell.338.6868821

ABBONAMENTI 2008n. 10 copie

GIORNALE DEL GARDA

+n. 6 copie D del GARDA

Euro 30,00c/c postale 12107256intestato a Indipendentemente

Via delle Rive, 1 25015 Desenzano d/G

associatoUnione Stampa

Periodica Italiana

REGISTRO OPERATORI della COMUNICAZIONE

Iscrizione N.5687

A nche questo mese D del Garda è a bordo dei voli AIR BEE in partenza ed arrivo da Montichiari.

Questo numero, oltre ad essere abbinato al Giornale del Garda in vendita nelle edicole gardesane, arriverà in omaggio a tutti gli associati della Compagnia delle Opere del Garda. E per la prossima uscita stiamo preparnado grandi novità!!!

CHI C’ERA? * GENTE D’ACQUA:ritratti di Carlo Mari * CDO per il GARDA

* IN NAVE con Dipende

ENOGASTRONOMIA

* EROS IN TAVOLA di Enzo Dellea* IL BISCOTTO DI POZZOLENGO

* NICOLETTA MANESTRINI

SPETTACOLO * COMPAGNIA ‘na scarpa e ‘n

söpel

PERSONAGGI gardesanipersonaggi del Garda e filosofie

di vita da ricordare. * BELLEZZE DI ALTRE EPOCHE

* PREMIO ALLA BONTA’ U.N.C.I.

LUOGHI * GOLF CHERVO’ a Pozzolengo

* CAR RUTS

GIOVANI ARTISTI* GARBIN: fra poesia e realtà* DA VALEGGIO A MADRID* I FIORI DI MICHELA PAPA

CULTURA

*GABRIELE D’ANNUNZIO L’Arcangelo senza aureola

di Pietro Gibellini * I GONZAGA A LONATO* DESENZANO MASSONA

SPORT* CENTOMIGLIA DEL GARDA

* LA DONNA PER MASCALZONE

VIAGGI i racconti della zia Marisa:

* VIAGGIO IN NAMIBIA

MODA* TENDENZE dell’estate 2008

IL TELEFONINO ACCORCIA LA VITA.

L’uso del cellulare in auto moltiplica il rischio di incidenti, anche mortali.

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4 Giornale del Garda

PhotoEvents insieme al fotografo milanese Carlo Mari: in un libro fotografico raccolte

cento immagini fotografiche per un obiettivo benefico

GENTE D’ACQUA

E’ partito lo scorso 10 giugno il progetto editoriale “GENTE D’ACQUA”, organizzato da PhotoEvents insieme al fotografo Carlo Mari. Si tratta di un libro fotografico, in cui sono stati ritratti personaggi famosi e non, uniti da un filo conduttore, l’acqua, che tutti hanno saputo interpretare ispirandosi alle proprie attitudini naturali, professionali, sportive o personali. PhotoEvents, che da alcuni anni si dedica ad operazioni di fundraising internazionale, ha individuato il Lago di Garda, meraviglioso gioiello naturale, come sfondo a tutti gli scatti fotografici.Sono state individuate spiagge, barche, pontili, oltre set

appositamente ricostruiti, a Desenzano del Garda, Rivoltella e Sirmione. Insieme allo staff di PhotoEvents, in sette giornate, il fotografo Carlo Mari ha saputo organizzare cento scatti – preceduti da una media di dieci scatti ogni ritratto prima della scelta definitiva del’’immagine inserita nel libro.Un lavoro molto importante ed impegnativo anche da parte dei protagonisti, che hanno donato il proprio tempo e la propria immagine per una causa benefica. Tra i fotografati: sindaci, politici, imprenditori, ristoratori, fruttivendoli, architetti, canoisti, nuotatori, medici, farmacisti, edicolanti, studenti, golfisti, giornalisti, armatori,

velisti, viaggiatori, fotografi, neonati, ciclisti. Il libro “GENTE D’ACQUA” sarà pubblicato in 1.000 copie numerate, a colori, il ricavato della cui vendita sarà interamente devoluta ai “Tibetan Children Villages” di Dahramsala, India, i villaggi dove si rifugiano i bambini esuli tibetani.Oltre a ciò, gli scatti originali saranno esposti per un mese, da sabato 20 settembre, a Desenzano del Garda, presso una sala del Comune, oltre che in vendita, ad offerta libera.A conclusione del progetto è prevista infine una serata di gala per la vendita dei libri e dei ritratti fotografici, che avrà luogo venerdì 19, sempre a Desenzano.

Giornale del Garda 5

6 Giornale del Garda

Visita in anteprima della nave che ospiterà la crociera di Dipende: ecco le immagini di una giornata spettacolare in attesa della crociera nel Mediterraneo del 1 novembre!

chi c’era...

MSC POESIA PER IL COMPLEANNO DIPENDErime d’autore per viaggiare sull’onda di una grande emozione

Giornale del Garda 7

MSC Poesia è la nuova ammiraglia della fl otta MSC: una nave innovativa in grado di ospitare sino a 3000 persone. Una nave che ispira viaggi d’autore, una poesia che resterà scolpita nella tua memoria. Ambienti eleganti e raffi nati per stupire ed esaltare la tua fantasia: 22.000 mq di aree pubbliche, 5 ristoranti e 12 bar. Cabine dotate di ogni confort, l’80% esterne, di cui la maggior parte con balcone. Melodiose fragranze di benessere: un’area SPA di 1.300 mq dedicati al tuo relax. A bordo troverai un servizio impeccabile ed attenzioni uniche con una straordinaria scelta di servizi e trattamenti personalizzati. PRENOTA LA CROCIERA di Dipende a OCEAN VIAGGI 030.9131461

MSC Poesia il piacere di viaggiare, l’emozione di una grande crociera.

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FOTO PATRIZIO EMILIO

8 Giornale del Garda

di Elisa Zanola

La Loggia massonica deno-minata Fraglia Ed Stolper, dal nome di un fratello massone scomparso,

nasce il 2 dicembre del 2006: avrebbe sede a Desenzano del Garda ed il suo Maestro Vene-rabile risulta essere Giuseppe Galli.

DESENZANO MASSONAApprendiamo queste notizie da alcuni numeri del giornale Erasmo, uno degli organi uffi ciali della Massoneria; oltre al giornale Erasmo, un’altra testata massone è Hiram, dal nome del biblico architetto del tempio di Salomone. A Desenzano del Garda la Loggia Ed Stolper è risultata impegnata anche nella solidarietà, aiutando un’associazione che si occupa di devolvere fondi a favore dei lombardi in Perù, di cui è presidente un’altra desenzanese. Ma cos’è esattamente la massoneria? Tra di loro i massoni si chiamano fratelli e tutti si professano fedeli di un Dio particolare che chiamano Essere Supremo o Grande Architetto dell’Universo, da qui l’anagramma A.G.D.G.A.D.U (Alla gloria del grande architetto dell’universo). Il loro motto è “Libertà, uguaglianza, giustizia” e le tre domande ormai proverbiali a cui tentano, con le loro azioni e nella loro vita, di rispondere, sono “Chi siamo, dove andiamo, da dove veniamo?”. Lo scorso 30 aprile, merito forse anche delle giornate di divulgazione su fi nalità e obiettivi della massoneria tenutesi a Rimini dal 4 al 6 aprile, l’associazione ha raggiunto il record di affi liati: 19 mila risultano infatti gli iscritti. Per entrare nella massoneria bisogna bussare alle porte del tempio (è così che viene chiamata la richiesta da parte di un profano di essere affi liato a una loggia massonica): l’iniziando al grado di Apprendista viene bendato e, dopo avergli fatto bere dalla Coppa delle libagioni, pronuncerà il suo giuramento, cui rimarrà legato per tutta la vita, anche nel caso decidesse di non partecipare più alle riunioni e alla vita massonica (nel linguaggio massone si dice se sarà “in sonno” o “decaduto”). Gli incontri prendono il nome di Agape (in greco, amore) e possono essere bianchi, quelli più informali e meno segreti, oppure rituali: in questo caso i lavori nel tempio vengono svolti al coperto. Tra i rituali aperti anche ai profani troviamo: la Festa della Luce, in occasione del solstizio d’Inverno, il Rituale del Solstizio d’Estate e la Festa delle Rose. In queste occasioni sono invitate a partecipare anche le donne, solitamente escluse dalla libera muratoria o massoneria. La struttura della massoneria è gerarchica, ci si colloca, simbolicamente, su diversi scalini del tempio e di fatto, a seconda del grado, cambia la posizione di braccia e mani dei massoni e il luogo

del tempio dove si posizionan. L’ordine gerarchico deriva dal Rito Scozzese Antico ed Accettato, che risale al 1733. Abbiamo già nominato il primo grado, quello di Apprendista, sotto la guida del Secondo Sorvegliante della Loggia. L’ Apprendista non ha diritto di parola e i suoi strumenti di lavoro sono il Maglietto e lo Scalpello, che in senso fi gurato dovrebbero aiutarlo a squadrare la pietra grezza per farla diventare cubica e quindi perfetta. Tutta la simbologia massonica, rifacendosi alla fi gura mitica del costruttore del tempio di Salomone, è basata sull’architettura: così l’Archipendolo o Livella (sinonimo di uguaglianza sociale), Dio stesso è chiamato Grande Architetto e celebri sono i simboli di Squadra ed il Compasso, durante le riunioni di solito posti sul Libro della Sacra Legge, sull’Ara del Tempio. Successivo all’Apprendista è il grado di Compagno d’Arte, mentre il terzo grado è quello di Maestro Massone, per poi arrivare al ruolo sommo di Maestro Venerabile. I passaggi di grado sono regolati dall’ Art. 10 della Costituzione del Grande Oriente d’Italia e sono concessi quando il fratello massone ha dato particolarmente prova di attaccamento alla Loggia e di matura adesione agli ideali massoni. Altre fi gure sono quelle dei Dignitari e degli Uffi ciali Loggia, che aiutano il Maestro Venerabile nella conduzione della Loggia e vengono eletti tra i Maestri Massoni in carica da più di un anno. Ci sono poi il Primo ed il Secondo Diacono che assistono rispettivamente il Maestro Venerabile ed il Primo Sorvegliante durante i lavori di Loggia (secondo l’Art. 41 del Regolamento dell’Ordine). Sono previsti anche un Copritore Esterno e un Copritore Interno, che armati di una spada, tengono lontano i profani dalle riunioni del Tempio. Vengono iniziati solamente uomini considerati liberi e di buoni costumi, senza distinzione di razza, cittadinanza, censo, opinioni politiche o religiose (Gran Loggia del 19-20 Marzo 1994 – Art. 5 della Costituzione dell’Ordine). Il processo con il quale si decide di ammettere un nuovo iniziato si chiama Tegolatura: dopo che un profano postulante ha bussato alla porta del Tempio, il Maestro Venerabile sceglie tre Fratelli Tegolatori che contatteranno e incontreranno il postulante per vedere se possiede le doti necessarie e le qualità opportune per entrare nella Loggia. Ricevute le relazioni dei Fratelli Tegolatori, il Maestro Venerabile le leggerà in Camera

d’Apprendista. Ogni membro della Loggia potrà così valutare se sia opportuno o meno far entrare l’aspirante membro che ne ha fatto richiesta. Se gli altri fratelli massoni accetteranno all’unanimità di accoglierlo, anche il postulante potrà accedere ai Lavori del Tempio, come Apprendista. Prima di essere iniziato si troverà rinchiuso nel Gabinetto di Rifl essione, dove dovrà redigere un Testamento: un documento nel quale risponderà a tre domande su Dio, se stesso ed il prossimo. Il Tempio massonico dove si svolgono gli incontri è di solito un rettangolo, con un’unica porta d’accesso che presenta ai lati due colonne ed è orientata ad occidente. La volta della sala è azzurra e cosparsa di stelle, sostenuta da dodici colonne. La Massoneria prevede, oltre all’obbligo inviolabile, del rispetto delle leggi massoniche, una capitazione, ovvero una quota annuale che i fratelli versano per coprire le spese della loggia. La massoneria, da sempre nota come associazione segreta, negli ultimi anni, forse per evitare di essere accusata di anticostituzionalità (l’art.18 della nostra costituzione vieta infatti le associazioni segrete) e per evitare logge coperte come “propaganda due”, che negli anni ’80 portò allo scandalo legato ai nomi di Gelli, Sindona e all’omicidio di Calvi, si è sempre più aperta e moltissime informazioni sulla sua attività sono disponibili, in via uffi ciale, persino on line (http://www.grandeoriente.it). Le Logge presenti nella nostra zona, oltre a quella di Desenzano, sono quella di Brescia, Leonessa Arnaldo, Colonia Augusta e Carlo Montanari a Verona, Martiri di Belfi ore a Mantova, Francesco Filos a Trento. Molte Logge hanno anche il loro sito internet; una curiosità è che personaggi insospettabili della nostra storia aderirono alla massoneria: moltissimi i musicisti, come Bach, Mozart (che compose diverse musiche massoniche, come la K477 e la K623), Paganini, Listz, oppure poeti, scrittori e fi losofi , come Vittorio Alfi eri, Giosuè Carducci, Salvatore Quasimodo, Goethe, Collodi, Robert Burns, Vincenzo Monti, Oscar Wilde, Francesco De Sanctis e persino Voltaire o il rivoluzionario Bakunin. Numerosi anche i presidenti americani (e sul dollaro è evidente la simbologia massonica), a cominciare da Washington ma anche Roosvelt e Truman. Tra i politici Churchill e persino Garibaldi, Murat, Napoleone. Non mancano nemmeno gli attori, come Gino Cervi e Totò, persino i prestigiatori, tra cui Cagliostro e Houdinì…

Giornale del Garda 9

di Davide Marchi

Numerosi eventi storici hanno intrecciato le sorti della citta-dina di Lonato con le vicende dei Gonzaga, la cui storia

dinastica è legata al territorio mantovano dal tardo medioevo al principio del XVIII secolo.

La città di Mantova nella prima metà del Quattrocento (affresco scoperto nel 1981 nell’antico Palazzo della Masseria dei Gonzaga, in piazza Broletto a Mantova)

I GONZAGA A LONATOIn tempi antichi Lonato era localizzata nei pressi della collina di San Zeno: messa a ferro e fuoco, come scrive un anonimo poeta seicentesco, solo più tardi fu ricostruita più in basso, dove la vediamo ora. La prima notizia dell’esistenza di Lonato si ha in un’antica pergamena del 977, conservata a Brescia. Guerre, alleanze, invasioni, rovesciamenti di fronti, che comportarono un lungo periodo di alterne dominazioni degli Scaligeri, dei Gonzaga e dei Conti di Casaloldo, portarono Lonato, nella prima metà del XIV secolo, nella sfera di infl uenza dei Visconti di Milano. I cittadini di Lonato, nonostante le numerose dominazioni, rimasero sempre soggetti agli antichi Statuti (Statuta criminalia Communis Lonadi). Approvati nel 1412 da Francesco Gonzaga (1382 – 1407) e rimasti sostanzialmente invariati fi no alla caduta di Venezia, sono il simbolo della necessità di conservare una preziosa autonomia che risaliva al Privilegio di Federico I Barbarossa del 23 ottobre 1184. L’improvvisa scomparsa di Gian Galeazzo segnò l’inizio di una drammatica fase dello stato visconteo. La duchessa vedova Caterina, chiamata e reggere lo stato, poiché i fi gli erano minorenni, dovette far fronte a innumerevoli diffi coltà causate da ingenti debiti dovuti all’improvvisa morte di Gian Galeazzo. Il 1404 segna un importante cambiamento per la cittadina di Lonato: Caterina, a titolo di pegno, affi dò Lonato, Castiglione delle Stiviere, Castel Goffredo e Solferino nelle mani di Francesco Gonzaga, a titolo di garanzia per un debito di 63.650 lire imperiali che il Visconti aveva contratto per la condotta militare. Il Gonzaga, da parte sua, si impegnava a governare con onestà i paesi in questione e a restituirli in caso di riscatto del debito: «con lettera del 13 maggio 1404 la contessa Caterina informava il capitano vicario, i consoli del Comune, l’università e i diletti nostri uomini di Lonato dell’avvenuta consegna al Gonzaga a garanzia del denaro ricevuto, invitando tutti ad accogliere gli ordini che il nuovo Signore si apprestava ad impartire».

I Gonzaga, con il successivo marchionato di Gianfrancesco (1395 – 1444) – il primo marchese di Mantova - amministrarono Lonato fi no al 1441, quando Venezia, approfi ttando delle geniali operazioni militari di Francesco Sforza, capo delle truppe venete, tolse ai Gonzaga, che nel frattempo si erano schierati con i Visconti contro la Serenissima, Lonato, Peschiera, Cavriana, Volta Mantovana e Guidizzolo. Sconfi tta Venezia con la battaglia di Agnadello (1509), i Gonzaga, per un breve periodo, rientrarono in possesso di Lonato. Successivamente la cittadina si arrese ai Francesi e ritornò sotto il controllo di Venezia che la dominerà senza interruzione fi no alla conquista napoleonica del 1796. L’ambito territoriale relativo alla signoria

gonzaghesca rimase sostanzialmente invariato nei secoli: Brescia, Verona, Cremona e Trento restarono sempre fuori dalle mire espansionistiche dei Gonzaga. Anche la perdita di una località importante quale poteva essere Peschiera, occupata per qualche tempo per il suo sbocco sul lago, non permise ai Gonzaga di modifi care il ruolo strategico della signoria. Ancor’oggi il confi ne della provincia di Mantova risulta condizionato da quelle vicende storiche giungendo fi no alle colline moreniche, a pochi chilometri dal lago.

Note storiche tratte da: Lino Lucchini, Giuseppe Gandini, Lonato e gli Statuti Criminali del secolo XV, supplemento al n. 10 di Prospettive del nostro tempo, Anno 3, maggio-giugno 1999 – Cesare Mozzarelli, Mantova e i Gonzaga, Utet Libreria, Torino, 1987 )

Lonato. carta topografica di Giovanni Pisato

10 Giornale del Garda

di Enzo Dellea

Cav. Enzo Dellea, Presidente onorario dell’Associazione Cuochi bre-sciani , Membro onorario di WACS (World Associa-tion of Coocks Societies), Presidente del Comitato provinciale dell’ Unione Nazionale ConsumatoriPresidente Club dei Buongustai di Brescia

Lungolago Cesare Battisti, 77/79Desenzano del Garda (Bs)

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Se c’è chi è sicuro che il miglior afrodisiaco sia il successo e chi il denaro, c’è anche chi crede alle virtù erotizzanti di alcuni cibi. A questo

proposito gli antichi andavano per erbe...

EROS IN TAVOLAGran successo aveva allora la radice della mandragora, il cui nome ebraico dudaim deriva dalla parola dud, che signifi ca amore. Sembra che Circe usasse proprio la mandragora per i suoi omerici fi ltri d’amore. I plebei romani si accontentavano della semplice lattuga, della rughetta e perfi no della malva, mentre Ovidio, teorico dell’Ars Amandi, riteneva che solo “nel vino Venere divien fuoco aggiunto a fuoco”.L’agronomo Columella asseriva che la ruca seminata attorno alle statue di Priapo aveva la magica virtù di risvegliare i sensi degli uomini troppo tranquilli. Ma fu nel Medioevo che l’usanza di preparare strani intrugli a scopo afrodisiaco prese maggiormente piede: sembra che il gimento avesse poteri particolarmente effi caci, tanto da esserne proibito l’uso dall’abate Pietro il Venerabile nel convento di Cluny. Per osservanza alla religione cristiana nei monasteri si facevano lunghi periodi di quaresime o di magro durante i quali i monaci consumavano molto pesce. Brillant Savarin ai primi dell’800 trattò delle virtù afrodisiache del fosforo e dell’idrogeno, trattandosi di sostanze altamente infi ammabili, raccomandò di non preparare il pesce insieme ad altri ingredienti irritanti. Trappisti, Certosini e Carmenlitani non sapevano nulla in proposito e sembra fosserosoggetti, a causa della loro alimentazione, ad irresistibili tentazioni del demonio. Il Concilio di Trento apportò importanti modifi che alle normative sulle quaresime, ma, proprio in quella sede, naque spontaneo

un nuovo interrogativo: il cioccolato è da considerarsi afrodisiaco o no? I Gesuiti, grandi commercianti del prodotto, optarono ovviamente per il no, nel frattempo al di fuori di conventi o congreghe religiose, si faceva un gran utilizzo di ostriche, tartufi , cibi rari e costosi che venivano considerati, nel ‘700, insiti di virtù erotizzanti. Come facevano tanti, si consumavano luculliani banchetti a base di carne. Ma, a parte la fi nzione opera di De Sade, sembra proprio che lui stesso sia stato rinchiuso più volte alla Bastiglia con l’accusa di tentato avvelenamento per aver somministrato ad ignare donne di facili costumi dosi eccessive di cantaride (sostanza ricavata da un coleottero) come stimolante sessuale. Sembra che all’epoca la si mettesse persino nelle torte e nei biscotti. Si dice la Pompadour la utilizzasse per riconquistare l’amore di Luigi XV, il quale invece tentava di rendere più intraprendente la nuova amante Du Barry con pizzichi di ambra grigia sciolta nella cioccolata. Mentre tutto questo succedeva in Europa, a Pietroburgo, per parlare male di Caterina II, si diceva che avesse dato un erede al trono di Russia dopo aver consumato a cena caviale e storione, ed aver passato una focosa notte con un certo Sergei Saltykov.Fra la passerella di “grandi” non poteva certo mancare Napoleone. Anche Bonaparte infatti non fu esente da sospetti. La nascita, seppur legittima, del re di Roma, pare sia stata favorita da una cena a base di tacchino tartufato e champagne. Non saranno state sostanze afrodisiache, ma per lo meno di gusto gradevole e non pericolose.

Forse non c’è nulla di vero in tutto ciò e non vi sono sostanze con poteri particolari. Giustamente i romantici sono inclini a pensare che il miglior afrodisiaco sia la presenza accanto a loro dell’essere amato. E non ha tutti i torti neppure Roland Barthes quando afferma che “quanto più è raro e raffi nato il cibo, tanto più invita alla voluttà e all’edonismo, e senza il lusso non c’è libertinaggio.” Il potere economico può far sembrare afrodisiaci anche il cibo o le bevande solo facendole diventare rare e costosissime e perciò a solo appannaggio della ristretta cerchia di chi se le può permettere. Personalmente credo che nè champagne, nè tartufi , nè ostriche o quant’altro possano darci stimoli che non avremmo senza il loro consumo. Non penso siano i cibi ad essere afrodisiaci, ma piuttosto che le belle emozioni che proviamo siano date dalla compagnia della persona con la quale condividiamo questi cibi e dalla sensualità che questa persona ci sa trasmettere.

Giornale del Garda 11Giornale del Garda 11

L’impegno di Nicoletta Manestrini, riconfermata presidente della Strada dei Vini e dei Sapori

del Garda. Un’esperta nella scienza dei numeri con vocazioni imprenditoriali all’insegna del rilancio e della divulgazione dei prodotti e dei servizi turistici gardesani

STATISTICA PROMOZIONALE ALLA QUALITA’

Sulle strade del gusto e della qualità. Senza dimenticare l’aspetto concreto della realtà economica. Con il far di conto statistico, grazie ad una laurea proprio nella materia dei grafi ci e delle proiezioni, a scandire i tempi di progetti ed idee dedicati a lancio e sviluppo delle produzioni gardesane. Questo il profi lo rappresentativo che identifi ca Nicoletta Manestrini, neo confermata presidente della Strada dei Vini e dei sapori del Garda, nonché imprenditrice nel settore della produzione dell’olio e della ricettività turistica. Esempio adeguato di imprenditrice moderna capace di trasformare i valori della tradizione locale in trampolino di lancio verso un’economia di mercato. Nella riconferma al vertice della Strada dei Vini e dei Sapori del Garda per i prossimi 3 anni, dopo diciotto mesi sotto la sua guida pro – tempore, il riconoscimento del valore oggettivo di una serie di capacità professionali. “Sono lieta di proseguire il mio lavoro nell’associazione – commenta con soddisfazione Nicoletta Manestrini - signifi ca che gli oltre ottanta

soci hanno condiviso e approvano le linee di promozione intraprese. Nel mio impegno futuro rimarrà importante il dialogo con gli associati, appartenenti alle diverse categorie (cantine, produttori agro alimentari, hotel-residence-b&b, ristoranti) e i gruppi di lavoro, insieme alla segreteria, dovrebbero riuscire a rendere più capillare questo aspetto di contatto e comunicazione”. Ed in effetti la comunicazione, a vari livelli di intervento metodologico è un campo in cui la presidente da sempre crede con convinzione. Anche per questo aspetto, che insiste sulle ragioni della divulgazione, si è costituita nel 2001 la Strada dei Vini e dei Sapori del Garda “l’esigenza collettiva – aggiunge la giovane imprenditrice gardesana – era quella di aggregazione delle aziende nella promozione del territorio e dei suoi prodotti. I soci fondatori sono stati gli operatori dell’enogastronomia, prevalentemente produttori di vino, che si sono resi conto della necessità di unirsi per promuovere il territorio. In seguito sono stati coinvolti operatori della ristorazione, produttori

di olio, prodotti tipici, enti pubblici, enti culturali. Oggi l’associazione conta un centinaio di soci ed abbraccia tutto il territorio della riviera bresciana del Garda, da Limone a Peschiera tra le colline dell’entroterra e le coste del lago”. Molti gli obiettivi di questa istituzione. Tante le idee proposte e concretizzate in tale direzione proprio da Nicoletta Manestrini “Penso che iniziative come quella degli Happy Hour Winery & fl avours, Sapori e Profumi Gardesani e dei Frantoi Aperti – ricorda la presidente – abbiano rappresentato un ottimo sistema di contatto diretto fra produttori e consumatori: in quest’ottica stiamo lavorando affi nché questo genere di appuntamenti diventi fi sso e venga rivolto sia ai turisti in generale che a tutti i locali (bresciani, milanesi, gardesani, mantovani, veronesi, ecc) che scelgono la nostra riviera anche solo per un’uscita serale”. E intanto l’Associazione è in crescita ed apre le porte a chi viaggia in sintonia progettuale d’intenti che guardano alla qualità dell’offerta. Fattore statistico alla mano. Parola di Nicoletta Manestrini.

12 Giornale del Garda 12 Giornale del Garda

ALTRI PREMI...DISTINZIONE “ONORE E MERITO U.N.C.I. “ DON SILVIO GALLI – 40 ANNI DI APOSTOLATODon Silvo Galli è un’istituzione a Chiari, non solo perché ha insegnato a generazioni di ragazzi nel Ginnasio dell’Istituito salesiano, ma perché, per più di 40 anni è stato “ un Sacerdote dotato di un difetto meraviglioso: l’assoluta incapacità di dosare le proprie forze per venire incontro agli altri”. La sua porta è sempre stata aperta a tutti, soprattutto ai più deboli e a chi si trovava in diffi coltà: carcerati, barboni, immigrati, malati. E proprio per assistere meglio gli emarginati ha creato un Centro di prima accoglienza “AUXILIUM”, che ha anche ottenuto il riconoscimento della Regione.SOCIO U.N.C.I. ENOS RIZZIOLI Enos Rizzioli di Mazzano è stato premiato per le grandi doti di coraggio e rettitudine morale che lo hanno accompagnato durante la sua intensa vita al servizio svolto nella Polizia di Stato con particolare peculiarità, impegno e professionalità, conseguendo risultati particolarmente apprezzati dai Superiori.ASSOCIAZIONE “ VILLA DEI COLLI LONATO O.N.L.U.S “ L’Associazione “ Villa dei Colli – Lonato O.N.L.U.S. “ è un’Associazione Onlus nata nel 1994, per poter offrire a persone non abbienti, in particolare minori disabili, la riabilitazione terapeutica nei settori neurologico e psichiatrico. La particolarità di questa Associazione è di aver pensato allo sport come mezzo per lottare contro l’esclusione ed il disagio sociale e averlo inserito nelle proprie metodologie di intervento: a) attività di riabilitazione equestre intra ed extra ospedaliera; b) attivita di ricerca scientifi ca nell’ambito del reparto Riabilitazione del Presidio Ospedaliero di Lonato; c) attività di informazione ed

Signifi cativa e partecipata la cerimonia di consegna del “ Premio alla bontà U.N.C.I. – Provincia di Brescia – Anno 2008”ed altri “ Premi e Riconoscimenti U.N.C.I. “che ha avuto luogo l’11 maggio 2008 al

Presidente Hotel a Roncadelle di Castelmella.

PREMIO ALLA BONTA’ U.N.C.IDopo l’Inno di Mameli, il presidente della sezione prov. U.N.C.I. di Brescia uff. Bruno Croveglia, a nome del consiglio direttivo e di tutti i soci, ha rivolto il saluto ed il ringraziamento alle autorità provinciali: in primis all’arch.Alberto Cavalli, presidente della Provincia per aver concesso il patrocinio ed un contributo per l’organizzazione della manifestazione, che non ha potuto partecipare per importanti impegni istituzionali; al prefetto di Brescia dott. Tronca Paolo Francesco, che dimostra sempre grande considerazione per tutti gli insigniti di onorifi cenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, rappresentato dal vice prefetto dott.ssa Anna Bruzzese; al sindaco di Brescia avv. Adriano Paroli, rappresentato dall’assessore comunale alla Solidarietà, Trasparenza e Tempi dott.ssa Claudia Taurisano; al sindaco di Castelmella Aliprandi Ettore, sempre presente alle annuali cerimonie per la consegna del Premio alla Bontà, dimostrando benevolenza e particolare considerazione alle iniziative promosse dalla sezione prov. di Brescia. Un saluto particolare ai dirigenti nazionali U.N.C.I. sempre presenti per testimoniare validità e considerazione sulle scelte effettuate dall’assemblea dei soci U.N.C.I. di Brescia e per porgere alle associazioni e singole persone assegnatarie dei premi e riconoscimenti U.N.C.I. il doveroso e meritato riconoscimento per il loro quotidiano impegno nel perseguire “l’alta e nobile

missione di aiutare gli altri.”Al grand’uff. Ennio Radici, presidente nazionale U.N.C.I. – al grand’uff. MdL. Marcello Annoni, vice presidente nazionale; alla signora uff. Tina Mazza Annoni, presidente nazionale Donne U.N.C.I.; al segretario generale dr. uff. Eliseo Zecchin, segretario generale; al comm. degli Augelli Remo, presidente commissione per la distinzione “Onore e Merito U.N.C.I.” Gli scopi e le fi nalità dell’U.N.C.I. Unione Nazionale Cavalieri d’Italia – spiega il presidente della sezione provinciale Bruno Croveglia- sono principalmente dirette a promuovere, fra i soci, forme di solidarietà ed assistenza secondo principi della mutualità e della libera, spontanea, reciproca collaborazione ed a favorire la promozione di attività benefi che, fi lantropiche, umanitarie e culturali, anche patrocinando o istituendo premi e riconoscimenti alla bontà ed all’impegno umanitario. In tale contesto ed in adempimento degli scopi statutari – continua il presidente Croveglia – il “Premio alla Bontà e gli altri premi e riconoscimenti U.N.C.I. vengono assegnati, anche quest’anno, ad associazioni e persone singole che si sono particolarmente distinte per il loro quotidiano impegno e con grande spirito volontaristico, a favore di persone in diffi coltà, bisognose di cure, di assistenza, di aiuto e solidarietà.Il PREMIO ALLA BONTA’ U.N.C.I.

– PROVINCIA DI BRESCIA – ANNO 2008 viene assegnato all’AVIS PROVINCIALE BRESCIA per quel messaggio – spiega Croveglia – “ usque ad sanguinem “ che anima lo spirito avisino, fatto di carità e realizzato con l’amicizia e la tenacia del dono e della generosità nell’offrire il proprio sangue a quanti ne abbisognano per la loro vita; ed anche per la costruzione della nuova sede realizzata non solo per favorire una migliore raccolta del sangue, ma anche per offrire ai soci un luogo di incontro associativo, culturale, di dignitosa frequentazione ed una “ struttura aperta” nella quale coltivare e crescere i valori di solidarietà, di altruismo e generosità sui quali si fondano le sezioni AVIS. Nel corso della cerimonia la presidente nazionale delle Donne U.N.C.I. uff. Tina Mazza Annoni dopo aver evidenziato l’importanza che le donne, insignite di onorifi cenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, rivestono nell’associazione, per il loro impegno, la loro intelligenza, la loro sensibilità, unita ad un grande senso di responsabilità e determinazione, ha fatto omaggio alla segretaria della sezione prov. U.N.C.I. di Brescia cav. De Padova Maria Luisa di una “Medaglia” raffi gurante “Il Volo “ opera autentica dello scultore bergamasco Luigi Oldani, con la scritta: “Attenzione e positività per i bisogni altrui.”

aggiornamento di personale volontario non retribuito; d) attività sportive per disabili; e) attività informativa diretta alla socializzazione del portatore di handicap.La riabilitazione si fa in sella a un cavallo, dentro e fuori dall’ospedale e viene promossa l’attività sportiva per disabili anche a livelli competitivi, tant’è che, nell’anno 2002, l’Associazione ha ottenuto la Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana per l’organizzazione del Torneo Garda World Cup, competizione di scherma in carrozzina.SOCIA U.N.C.I. GRAND’UFF. CORTELEZZI PIAZZA MARIA TERESA Laureata in Farmacia all’Università di Pavia, ha svolto, con capacità, professionalità ed intelligenza, l’attività di consulente scientifi co per importanti Case farmaceutiche, come studiosa di problemi farmaceutici, raggiungendo traguardi unanimemente riconosciuti ed apprezzati; come organizzatrice di Convegni medico farmaceutici, turistici e letterali; come Presidente di importanti Comitati: “Dame del Nastro Azzurro “ – “ Amici della Fondazione Civiltà Bresciana “ favorendo la crescita civili e culturale della Società bresciana. Ha istituito il Premio letterario “ Il Graffi tto d’oro “; ha curato la fondazione dell’Associazione “ Amici di Pontedilegno “ e “l’Associazione Nazionale Sanitari, Letterati, Artisti Italiani” ed ha diretto, per tanti anni la Rivista “ASLAI” ed ha offerto ed assicurato le sue capacità manageriali ad Enti ed Istituti tra cui: la Croce Rossa, Il Nastro Azzurro e l’Associazione Assistenza Spastici.SOCIO CO’ ERNESTO DI VEROLAVECCHIACo’ Ernesto, esempio di Amministratore comunale da citare ed imitare, per le sue grandi doti di coraggio, rettitudine morale e competenza, nell’espletamento dell’incarico di Sindaco del Comune di Verolavecchia, per dieci anni, dedicandosi con competenza e con grande sensibilità sociale, alla soluzione di importanti problemi di utilità pubblica e

trovando, in contemporanea, tempi e modi per aiutare gli anziani ricoverati presso la “ Fondazione Gambara Tavelli O.N.L.U.S.” di Verolavecchia, nell’espletamento delle loro pratiche burocratiche e fi scali, con spirito volontaristico, riscuotendo doverosi e meritati consensi.“DIPLOMA DI MERITO U.N.C.I.” M.llo MORBIO GIANPIETRO – COMANDANTE STAZIONE CARABINIERI DI MAZZANOPer aver dimostrato come sanno comportarsi i Servitori dello Stato italiano in occasioni di situazioni particolarmente diffi cili e pericolose, come la tentata rapina ad un Istituto Bancario di Mazzano, mettendo a repentaglio, senza alcuna esitazione, la propria vita per salvare quella di un ostaggio e nel contempo, evitare ai propri Collaboratori ed ai dipendenti della Banca, conseguenze gravissime.ASSOCIAZIONE “ GLI AMICI DEL CORLO”– LONATO L’Associazione “ Gli amici del Corlo “ costituisce un esempio di alto senso civico e di amore verso la propria terra, avendo i Soci assuntisi l’onere del restauro della Chiesa del Corlo, chiamata anche Chiesa dei Disciplini o dei Disciplinati, uno degli edifi ci più antichi di Lonato, affrontando un lavoro impegnativo e diffi cile, facendo leva sulle proprie forze e confi dando nell’aiuto dei propri concittadini. Aiuto che non si è fatto attendere e che ha coinvolto per oltre 25 anni tutti i cittadini: dall’impiegato all’operaio, dall’artigiano al contadino, dal commerciante al pensionato.Sono stati eseguiti molti lavori alle bellissime cappelle della SS. Trinità e di San Michele arcangelo e alla meravigliosa saletta del “ Santo Sepolcro” ed anche per il restauro del campanile, che si trovava in pessime condizione durato cinque anni e tutto senza nessuna richiesta alla Istituzioni pubbliche.La Chiesa del Corlo viene ora aperta, ogni giorno, per essere frequentata ed ammirata dai fedeli.

Giornale del Garda 13

Si defi nisce una ragazza romantica e amante della natura la giovane

e promettente pittrice di Lonato Michela Papa. Ecco il risultato di una divertente chiacchierata tra donne davanti a una bibita ristoratrice in un caldo pomeriggio di giugno, a due passi dal Lago.

Michela come ti sei avvicinata all’universo artistico? Fin da piccola il mio passatempo preferito era disegnare;crescendo la passione per questa forma espressiva aumentava ed ho capito così che quella era la strada giusta da percorrere. Tuttavia, nonostante la giovane età, ero pienamente consapevole di intraprendere un cammino non facile, ma ci dovevo provare! Del resto dipingere è la cosa che mi fa star bene e questo è quello che più conta per me!C’è qualcuno in famiglia che ti ha spinto in tal senso? Diciamo che c’erano correnti favorevoli ed altre un po’ avverse che col tempo per fortuna si sono ammorbidite! Sicuramente mia madre era quella che mi appoggiava di più e mi incoraggiava a fare ciò che mi piaceva al meglio!Hai compiuto studi artistici? Quali? Ho frequentato la LABA, la Libera Accademia di Belle Arti di Brescia, dove seguivo il corso di decorazione e, grazie ai miei insegnanti, non solo ho affi nato le mie conoscenze della pittura, ma ho conosciuto altre espressioni artistiche, come il mosaico e l’incisione. Ho concluso da poco una mostra a Brescia, presso la galleria della Fondazione Dolci, dove ho potuto esporre essendomi classifi cata tra le fi naliste del concorso per la Giovane Arte bresciana. Nel 2005 mi sono classifi cata al primo posto ex aequo con uno scultore ai Percorsi d’Arte organizzati dal comune di Desenzano.C’è qualcuno che consideri tuo maestro in maniera particolare? Oltre ai professori che mi hanno seguito in accademia, sicuramente l’artista che più mi ha affascinata è Georgia O’Keefe: ha dipinto fi ori grandissimi per costringere la gente a prendersi il tempo di osservarli:semplicemente fantastici!

A chi o a che cosa ti ispiri quando dipingi? Alle bellezze che si trovano in natura prevalentemente. Anche se spesso si cerca il soggetto alternativo, per me basta osservare le infi nite sfumature di un fi ore per esserne affascinati e rapiti.Come descriveresti il tuo stile pittorico? Direi iperrealista. Tra l’altro mi è anche capitato che scambiassero i miei quadri per delle fotografi e!Ho notato che ami molto rappresentare fi ori...Ne deduco quindi che sei una ragazza romantica e amante della natura... Si,entrambe la cose. Mi piacerebbe che anche il resto della gente riscoprisse i piaceri che può dare la natura; siamo tutti presi dalla vita frenetica e vorrei che guardando i miei quadri qualcuno si fermasse e pensasse per un attimo a quali meraviglie la natura ci offre e che noi per mancanza di tempo non possiamo goderne fi no in fondo. Insomma guardiamo ma non osserviamo con attenzione mentre dovremmo liberarci degli sguardi distratti e osservare le cose con gli occhi di un bambino che vede per la prima volta ciò che lo circonda, e si meraviglia . Dimenticandoci di assaporare questi piccoli piaceri, prima o poi ci renderemo conto che abbiamo perso mille altri piccoli piaceri che però avrebbero reso le nostre giornate più ricche di emozioni.Oltre ai fi ori quali sono i tuoi soggetti preferiti? I volti che mi danno emozione.E ora che cosa dobbiamo aspettarci da Michela Papa? Nuove mostre all’orizzonte? Per il momento ho deciso di dedicarmi alla tesi e poi...ancora tanta, tantissima arte!

di Laura Gorini

I FIORI DI MICHELA

14 Giornale del Garda 14 Giornale del Garda

Condurci nel cuore delle cose è una virtù della poesia e incontrare persone in gra-do di c

LA NOSTRA CROCIERA!!!!Una poetessa nata nel cuore delle cose, in quelle frasi che Apollina

Prima che ogni paese e città avesse le proprie sfi late estive di bellezze femminili, in vista delle selezioni provinciali e regionali per concorsi di diverso titolo, da Miss Italia a Miss Eleganza e via dicendo, ugualmente la grazia

della gioventù veniva celebrata. Basti pensare alla mitologia, alla storia della letteratura, dell’arte, del teatro.

Pure, accanto a fi gure dallo splendore conclamato, oggi come ieri ci sono state persone che hanno vissuto la propria bellezza e giovinezza in modo sommesso, nascosto, note solo forse ai fi gli e destinate a venire dimenticate dai nipoti. Malgrado ciò le loro sono esistenze che non mancano di nessun elemento di certi miti, sono solo più umane, perché sono con la dolcezza e la sofferenza di ciascuno. Dentro un portone di via Murachette di Desenzano, all’inizio del ‘900 si era formata una nuova famiglia presso la corte del falegname Bignotti. Infatti si sposarono Natalia Grazioli e Stefano Bignotti. Crebbero una famiglia di undici fi gli; tutti, i viventi, diventati grandi con l’impegno di collaborare al mantenimento del nucleo famigliare, infatti ognuno vedeva gli sforzi della madre a conciliare il pranzo con la cena. Si era nel ventennio fascista e non sempre gli artigiani di Capolaterra avevano le simpatie del partito e quindi commissioni importanti. I fi gli non avevano perciò tanti grilli per la testa, ma sotto l’insegnamento di Natalia erano determinati a migliorare la propria condizione. Era tutta bella gente, ma lo erano soprattutto tre ragazze: Erica, Aden, Iones. Frequentarono le scuole elementari

alla scuola pubblica e dimostrarono di essere portate per lo studio, tanto da arrivare fi no alla sesta, come usava allora, ma poi, malgrado il parere diverso delle maestre, dovettero lasciar perdere libri e quaderni. Andarono a imparare a fare la sarte dalla zia Pierina Viero, che aveva un suo laboratorio in via Santa Maria. Imparavano a tagliare, a cucire, a ricamare e nello stesso tempo facevano servizio a giornata presso questa o quella famiglia di benestanti di Desenzano. Durante le lunghe sere invernali lavoravano sulle stoffe alla luce delle candele o del fuoco nella cucina di casa. La loro giovinezza fi orì alla fi ne degli anni venti. Erano molto belle. Lo era soprattutto Erica, la maggiore: alta, slanciata, dalla fi gura sottile, aveva una gran massa di capelli biondo-ramati, tenuti tagliati corti. Gli occhi erano azzurri con sfumature viola. Simile a lei era Aden, la sorella più vicina per interessi e per età; aveva però capelli ed occhi più scuri. Frequentando l’ambiente delle sarte, avevano il gusto per gli abiti e se ne facevano secondo la moda, ma non avendo troppi soldi, rifacevano i nuovi usando i pezzi dei vecchi. Il venditore di stoffe del paese perdeva la pazienza quando le vedeva entrare nel suo negozio, perché chiedevano di vedere i tessuti per poi comprarne 20 o 40 centimetri. Comunque fosse, sapevano indossare bene le vesti fatte da loro e le sorelle Bignotti erano considerate le belle di via Murachette in quegli anni. Qualche volta andavano ai Veglioni del Teatro Alberti a Capo d’anno, a Carnevale o in altre occasioni, alla Stagione delle operette in quel teatro, dove potevano confrontare le confezioni delle varie sarte del paese, ma pure loro avevano sempre un grazioso abbigliamento. Frequentavano anche l’opera nelle vicine città. Erica si sposò nel 1937 con un capitano di marina, Giuseppe, nativo di Desenzano e dai sedici anni nei vari porti d’Italia dove aveva fatto carriera e dove conosceva il mondo. In una delle licenze nel paese natale l’uffi ciale aveva avvicinato Erica sul lungolago in un giorno di pioggia; sia lui, con un amico, sia lei, con la sorella, non avevano l’ombrello. I primi anni dopo il matrimonio li vissero a Pola in Istria, dove Giuseppe era di servizio. Aden sposò invece nel 1941 Luigi, un motorista del reparto dell’Alta Velocità nativo della Sardegna. Questi aveva fatto parte del reparto Alta Velocità nel periodo

d’oro di questa scuola e aveva conosciuto tutti i grandi piloti che si allenavano a Desenzano per vincere la prestigiosa Coppa Schneider, assegnata a chi raggiungeva il record di velocità, su un preciso circuito, con un idrovolante. Aveva recuperato il velivolo di Tommaso Dal Molin , uno dei piloti che in una delle prove si erano inabissati nel lago, e aveva lavorato con Francesco Agello che aveva conquistato il primato mondiale, tuttora imbattuto. Luigi avrebbe dovuto sposare una ragazza della sua terra, come volevano le tradizioni famigliari, ma si intestardì e disse in casa che avrebbe sposato Aden o nessuna. Per questo il padre da Alghero era venuto a conoscere Aden e l’aveva chiesta in matrimonio. Aden si sposò per procura e andò a vivere in Sardegna per un primo tempo con i suoceri. Arrivò ad amare questa sua nuova terra più degli abitanti e se ne distaccava solo in rare occasioni. Iones, poco tempo dopo, sposò un giovane di Desenzano. Erica e Iones rimasero sempre belle, perché una morte precoce le colpì che erano ancora giovani. Aden morì anziana in Sardegna e, malgrado le rughe, aveva ancora il bel profi lo regolare della giovinezza.

BELLEZZE DI ALTRE EPOCHEdi Amelia Dusi

Erica Bignotti con la figlia “Santi”

Aden Bignotti Porto di Desenzano

Erica e Aden 1938 Sirmione

Giornale del Garda 15

Presso lo splendido edifi cio dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid che un tempo

fu sede della Ambasciata in Spagna e si trova nel cuore della città, ha ottenuto uno straordinario successo un concerto delle giovanissime pianiste veronesi Matilde Consoli, 11anni, Alessandra Veronesi, 12 e della loro maestra Valentina Fornari.

DA VALEGGIO A MADRIDL’iniziativa, nata dal Console Onorario d’Italia a Siviglia, avv. Josè Carlos Ruiz-Berdejo y Sigurtà, che aveva avuto modo di ascoltare quelle che potremmo chiaramente defi nire come bambine prodigio in un concerto benefi co tenutosi a Villa Sigurtà a favore della Tanzania, ha ottenuto l’immediato appoggio del Ministro Consigliere dell’Ambasciata a Madrid dott. Giorgio Marrapodi e del direttore dell’Istituto dott. Giuseppe Di Lella.

Nella prestigiosa sala pienamente gremita di pubblico, si trovavano, tra numerose altre personalità, alcuni ambasciatori e numerose ambasciatrici del Corpo Diplomatico accreditato nella Capitale Spagnola. Il concerto ha riscosso scroscianti e prolungati applausi e l’entusiasmo per le giovani valeggiane e per la loro maestra, che ha dimostrato di essere non solo un’insegnante di grande livello ma anche un’ottima pianista. (Non sono mancate le richieste di autografi , motivo di un certo imbarazzo per le bravissime ma ancora timide protagoniste della serata.)

Tra il pubblico, il famosissimo pianista Spagnolo Enrique Pèrez de Guzmàn che ha invitato le giovani a suonare nel suo palazzo di Venezia. Il Direttore dell’Istituto ed il Ministro Marrapodi hanno richiesto ed ottenuto la solenne promessa di un nuovo concerto a Madrid nel 2009.

Le giovani pianiste sono reduci da una serie di vittorie in concorsi nazionali ed internazionali: Alessandra è stata premiata dal maestro Boris Petrushiansky come vincitrice assoluta di categoria con punti 99\100 al concorso nazionale “Città di Riccione” ed è risultata vincitrice con 100\100 al concorso nazionale di Padova.Matilde ha vinto il primo premio al concorso Giulio Rospigliosi di Lamporecchio (Pistoia) ed è stata recentemente premiata dal maestro Riccardo Risaliti al concorso pianistico di Piove di Sacco (Pd), aggiudicandosi il primo premio assoluto.

Hanno inoltre vinto tutti primi premi nella sezione a 4 mani nei concorsi ai quali recentemente hanno partecipato e grazie ai

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loro successi e alle vittorie di Sofi a Rudari ( primo premio al concorso di Riccione), Alessandro Benini (secondo premio al concorso di Piove di Sacco) e Chiara Rudari (primo premio al concorso di Piove di Sacco) Valentina Fornari ha vinto il premio per la didattica come miglior insegnante.

16 Giornale del Garda

Avviati i lavori della nuova struttura spor-tiva che interessa il recupero funzionale

dell’Abbazia di San Vigilio a Pozzolengo (Bs). Uno spa-zio organizzato e moderno e rispettoso dell’ambiente, che rappresenta una grande occasione promozionale per il territorio,la sua economia e la sua immagine.

CHERVO’ GOLF San Vigilio - Pozzolengo

Il campo da Golf a Pozzolengo. Un pro-getto nato nel 2004 da un’idea di Angelo Roman e Pietro Apicella, rispettivamente vice presidente e presidente del sodalizio che ha dato vita all’intervento di dell’area che fa riferimento all’Abbazia di San Vigilio. Ma come nasce l’idea di un campo da golf a Pozzolengo? “Sicuramente subito dopo l’acquisizione dell’area che compren-de proprio l’abbazia benedettina – risponde Pietro Apicella - con una chiesetta di ori-gine longobarda i cui studi la fanno risalire al 1104 gestita dai frati benedettini prove-nienti da Trento. Lo spazio ci sembrò subito appropriato. Da tempo – prosegue Apicella - cercavamo una location intorno al Garda per realizzare un golf che ha pochi altri esempi in Italia. Il progetto globale riguar-dava lo sviluppo dell’entroterra, sfruttando altresì le potenzialità benefiche del clima mediterraneo e l’ormai consolidata ricet-tività del basso lago di Garda. Avendo poi trovato, nell’Amministrazione Comunale di

Pozzolengo ed in particolare in quella del Sindaco Bellini, la disponibilità a recepire le nostre iniziative, l’input per dar vita a questo ambizioso progetto è stato automati-co. Con il risultato concreto che nel giro di un anno e mezzo siamo riusciti ad ottenere tutte le autorizzazioni e ad cominciare i lavori”. Ed a proposito di lavori Apicella aggiunge “Il cantiere ormai è a buon punto. La parte sportiva del golf è quasi terminata e verrà aperta al pubblico presumibilmente il prossimo ottobre. La zona residenziale invece sarà completata per fine 2009, inizio 2010. Ricordiamo che all’interno del com-plesso è prevista una grande Club House dotata di un esclusivo ristorante,ottima cantina per degustazioni vini e prodotti tipici, ampio pro shoop e spazi interni destinati ai giocatori del golf. Altri servizi comprenderanno percorso vita, wellness e spa, centro sportivo con campo da calcio regolamentare, tennis e grande piscina. La nostra mission aziendale è quella di pun-tare su una clientela internazionale, con base principalmente nel nord europa, che permetta all’intera struttura di lavorare in tutti i periodi dell’anno”. Anche da questo punto di vista il Golf di Pozzolengo può essere considerato un’opportunità. “Non c’è dubbio – insiste Apicella – le previsioni di impiego all’interno della struttura sono infatti stimate in almeno una cinquantina di persone fisse, alle quali dovranno aggiun-gersi gli stagionali con evidenti e benefiche ripercussioni occupazionali per tutta la comunità”. L’operazione immobiliare è stata suddi-visa in vari comparti, di tipo sportivo, residenziale, turistico e ricettivo infatti, “L’albergo – è il commento esplicativo del presidente - farà da supporto al Golf ed all’aspetto turistico in generale. Molto fun-

Giornale del Garda 17

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CHERVO’ GOLF San Vigilio - Pozzolengo

zionale sarà anche l’area resort. In questo spazio verranno realizzati, appartamenti di qualità, che saranno destinati alla vendi-ta, sapientemente inseriti in un contesto naturale e rurale con l’utilizzo di materiali naturali, quali legno, cotto e pietra locale. La vecchia abbazia, sarà ristrutturata se-condo la linea originaria, richiamando tutti gli altri interventi immobiliari alla stessa tipologia architettonica scenograficamen-te corredata da fontane e giardini. Anche questi ambienti saranno di supporto al Golf, aggiungendo lustro urbanistico a tutto il territorio. Vorrei aggiungere – rilancia Apicella – l’organizzata e raffinata proposta che si potrà trovare nella Club House. A co-minciare dalla ristorazione di ottimo livello che offrirà un tipo di cucina curata da chef di primaria importanza, snack all’aperto di giorno e classica ed elegante ristorazione la sera, che forniscono ulteriori e raffinati par-ticolari sulle attività del Club”. La proget-tazione del Golf di Pozzolengo è suddivisa in due ambiti di competenza specifica, da una parte il lavoro dell’architetto Mara Paterlini – Studio Gap di Brescia – per quanto concerne la parte edilizia e resi-denziale e dall’altra l’impegno dell’Arch. Kurt Rossknecht di Lindau, professioni-sta molto stimato in Europa per progetti realizzati in Germania, Svizzera, Austria, Sud Africa, Spagna, che si è occupato dell’intera progettazione del bellissimo campo da Golf, il primo realizzato in Italia dall’architetto tedesco. “Credo che il recupero di quest’area – è l’opinione conclusiva del Sindaco di Pozzolengo Paolo Bellini – debba essere giudicato come un’importate occasione di sviluppo sociale per la nostra comunità. Un modo concreto e propositivo per valorizzare e recuperare il patrimonio edilizio esistente sul territorio e per far conoscere sapori e bellezze locali anche a livello internazionale”.

LA PASSIONE HA TROVATO CASATra Desenzano del Garda e Sirmione, sui morbidi declivi delle colline moreniche, si estende la zona di Pozzolengo (BS), un’area che, per morfologia del territorio e storia dei luoghi, possiede attrattive e fasci-no unici. Una vegetazione della varietà sorprendente, un ambiente salubre dalle temperature gradevoli in ogni stagione dell’anno, grazie alla vicinanza del Lago di Garda. Questa la “scenografia naturale” destinata ad ospitare il complesso golfistico-immobiliare Chervò Golf San Vigilio, un angolo di Paradiso per chi ama il golf, le bellez-ze naturali, la mondanità e il puro relax. In un’area estremamente accessibile, posta a soli tre chilometri dall’uscita autostradale di Sirmione – e vicina agli aeroporti internazionali di Verona Villafran-ca, D’Annunzio Montichiari di Brescia e Orio al Serio di Bergamo – troverete la casa ideale. Un elegante resort, connubio perfetto tra il confort moderno e il fascino dell’antichità, rappresenta dalla suggestiva abbazia di San Vigilio, risalente al XI° secolo. E’ possi-bile prenotare già ora un immobile in questo complesso esclusivo, contattando la nostra sede operativa.

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18 Giornale del Garda 18 Giornale del Garda

Mercoledì 4 giugno, al Bungalow di Padenghe (BS),

la Compagnia delle Opere di Brescia ha incontrato oltre 70 imprenditori del Garda. Una splendida location in riva al lago per incontrarsi e per aggiornare associati e nuovi aderenti sulle molteplici opportunità ed iniziative.

Ai saluti di Raffaella Visconti, direttore editoriale del Giornale del Garda e membro del Consiglio direttivo della CDO di Brescia, e all’introduzione alla serata di Roberto Zanolini, direttore generale della CDO di Brescia, sono seguiti gli interventi di Stefania Fassina, per l’aggiornamento sulle opportunità offerte dal servizio estero dell’associazione, e di Gianni Donghi, responsabile locale del Matching. All’incontro è seguita una cena, occasione di conoscenza e confronto fra gli imprenditori presenti, ma anche un’opportunità per l’associazione di essere presente sul territorio accanto alle imprese, cercando di coglierne le esigenze.

CDO INCONTRA... gli imprenditori gardesani

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Matching 2008. Collaborare, crescere.Il Matching 2008 - “Collaborare, crescere” - si svolgerà dal 17 al 19 novembre nei padiglioni 2 e 4 della

fi era milanese di Rho-Pero, su una superfi cie 35 mila mq all’interno dei quali saranno situati gli stand dei partecipanti (ne sono previsti 2 mila in rappresentanza di 27 paesi del mondo) e le aree per svolgere gli appuntamenti.

L’evento, promosso dalla Compagnia delle Opere, è patrocinato dal ministero per il Commercio internazionale. Sono attese, per questa quarta edizione, 2 mila imprese e 150 grandi aziende e nel corso dei tre giorni di manifestazio-ne sono previsti 34 mila appuntamenti di business.

Le iscrizioni sono aperte fi no al 31 luglio 2008.

Costo di partecipazione Associati CDO NON Associati CDO3 giornate: 2.000 euro + Iva 2.500 euro + Iva1 giornata: 1.300 euro + Iva 1.550 euro + Iva

Anche quest’anno è possibile richiedere un contributo alla Camera di Com-mercio di Brescia per la partecipazione di imprese bresciane al Matching 2008: contributo a fondo perduto pari al 30% delle spese documentate, fi no a un massimo di euro 800 per ogni manifestazione fi eristica o incontro di affari per un investimento minimo di 1.500 euro (al netto dell’Iva). Quest’anno, inoltre, la Camera di Commercio di Brescia, oltre a sostenere le imprese attraverso il bando “Fiere Italia”, ha siglato con la CDO di Brescia una convenzione per la realizzazione del progetto “Matching 2008 e Ma-tching tutto l’anno” a supporto dello sviluppo di opportunità commerciali e produttive nazionali e, in particolare, internazionali, grazie alla presenza di una signifi cativa rappresentanza dalle sedi estere della CDO e di operatori da tutto il mondo.

Il meccanismo del Matching si basa sulla programmazione incrociata degli incontri:

- ogni società si registra sul sito www.e-matching.it e descrive la propria attività e le proprie esigenze;- identifi cate per ciascuna azienda partecipante le esigenze di acquisto e i prodotti e i servizi offerti, si incrociano domanda e offerta: da questo matching si ricavano le agende di incontri programmati in anticipo per ciascuna azienda;- la presenza di tante aziende in un’unica piazza, inoltre, permette di cogliere opportunità di business anche al di fuori degli appuntamenti programmati. Lo staff della sede locale della Cdo supporta le imprese asso-ciate in tutte le fasi di preparazione, progettazione e svolgi-mento del Matching.

Matching tutto l’anno: 365 giorni per incontrarsi Il portale del Matching, dopo i tre giorni di manifestazione, resta attivo durante tutto l’anno seguente in modo che le im-prese partecipanti possano continuare a consultare le vetrine e raccogliere informazioni e contatti utili. Attraverso www.ma-tchingtuttolanno.it si prosegue quindi l’attività di “matching” iniziata in fi era.

CDO INCONTRA... gli imprenditori gardesani

chi c’era...

20 Giornale del Garda

di Davide Marchi - Foto Patrizio Emilio

di Davide Marchi

20 20 GiornaleGiornale del del GardaGarda

Cosa sono quelle enigmatiche tracce che in Sardegna, nella Maremma, a Malta, solcano il terreno? Cart ruts, così sono chiamate negli studi tradizionali. Il bresciano Massimo Frera ha però intuito che potevano esser state tracciate per un uso diverso da quello di rotaie per far correre le ruote dei carri…

Una nuova interpretazione alle cart ruts. Incisioni rituali collegate al culto dell’acqua e della terra. Perché agli occhi dell’antropo-logo Massimo Frera, è impossibile defi nirle strade per carri. Lo dimostra con lo studio sul campo di queste affascinanti ferite nel terreno, rivelando le contraddizioni e i paradossi che emergono se si continuasse a pensarle come le scie lasciate da antichi mezzi di trasporto. Prima tappa: la necro-poli di Su Crocifi ssu Mannu in Sardegna. Qui, secondo l’archeologia classica, i solchi sarebbero l’esito di tagli nella roccia predisposti dai romani per farvi passare i carri. Ma i binari si intersecano, si interrom-pono e avrebbero reso diffi cile la viabilità. Un lavoro troppo complesso, i cui benefi ci sarebbero stati di gran lunga inferiori ai danni. Interpretando le interruzioni come cedimenti del terreno, i romani sarebbero stati così poco accorti da progettare strade su strutture incapaci di sostenerle? “Molte cose non tornano(…)Questi sono alcuni dei motivi che ci spingono a credere che le tombe siano successive ai solchi”. Tra la Toscana e il Lazio, la Maremma. Anche qui, insieme a eredità archeologiche del mondo etrusco, compaiono strane fessure, vie cave e solchi nel terreno. “Le vie cave, semplici strade non erano. Possiamo forse parlare di percorsi misterici, certamente sacri, connessi a una qualche forma di ritualità”. Un percor-

INIZIANDI AL MARE Le cart ruts secondo Frera

so sacro precedente al periodo etrusco: Frera data infatti queste vie cave a un periodo anteriore al X sec. a.C. Ultima meta, per la scoperta della natura delle cart ruts, Malta, con i suoi dolmen e il tempio di Mnajdra affacciato sul mare. Anche qui, una com-

plessa rete di solchi scavati sulla superfi cie rocciosa. E pure in questa zona, a Clapham Junction, come in Sardegna, al di sotto delle cart ruts, Frera scopre caverne e vani scavati da uomini. Servendosi di alcune descrizio-

ni degli storici e dei poeti antichi, tra cui Pausania, Erodono, e Callimaco e anche di incisioni di laminette orfi che e pitagoriche rinvenute nelle tombe romane, Frera scopre l’esistenza di un antichissimo rito collegato con l’acqua. Antichi culti misterici e proces-sioni sacre dove le vie cave e i cunicoli ser-vivano come percorsi di iniziazione al culto dell’acqua e delle divinità collegate. Tanta parte della ritualità antica, greca, etrusca, romana, viene riletta alla luce dell’importan-za religiosa dei culti relativi all’elemento ac-quatico. E le cart ruts? Riprendendo anche la cultura dei Tirreno-Lidi, fortemente legata ai riti connessi all’acqua, l’autore dà una nuova spiegazione al mistero di questi solchi sul terreno, inquadrandoli come “manifesta-zione rituale, probabilmente connessa ad un pensiero religioso che aveva al suo centro la rifl essione sui poteri della Grande Madre e sull’acqua, sua teofania. Il tracciare canali poteva assurgere a gesto culturale molto po-tente, paragonabile a quello che le comunità paleolitiche riconoscevano nell’incidere le pareti delle grotte-santuario: non un gesto comune, non un uso sociale, bensì un evento religioso e una pratica concessa solo agli iniziati, a quelli sciamani cui era attribuita una connessione col divino”. Incidere la terra signifi cava allora prender parte a un evento rituale dal profondo valore simbolico e religioso: un culto della terra e dell’acqua di cui questi solchi sono la memoria.Massimo Frera, Halade Mystai-Iniziandi al mare! Edizioni Saecula, pag. 141 euro 20,00

Arredamenti e componenti in acciaio inox aisi 304/316

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di Elisa Zanola

Giornale del Garda 21

MODA ESTATE 2008

di Anna DaverioModa mare: cosa ne penserebbe Louis Réard? Costumi interi che rievocano motivi e

forme degli anni cinquanta ed ottanta e dive come Marylin ed Ava Gardner, eleganti e raffi nati come quelli proposti da Gucci e John Galliano, tornano alla ribalta come simbolo di eleganza pura ed assoluta. Sempre amatissimi da chi predilige invece un’abbronzatura più ampia, i bikini sembrano non voler tramontare mai, proposti tinta unita ricoperti da rouches, o impreziositi da applicazioni gioiello per la linea DSquared2; o nelle versioni fantasia con linee pulite, come quelli edizione limitata, dipinti a mano, fi rmati Calzedonia. Proposti dai maggiori brand del settore, i trikini, diventano il giusto compromesso tra il costume intero ed il bikini. Si tratta di modelli formati da reggiseni uniti agli slip mediante lacci, anelli, accessori, in giochi maliziosi tra costume e corpo. Quest’estate c’è né davvero per tutti i gusti, ma quali sono le origini di questo indumento per noi essenziale? Il costume da bagno fa la sua prima apparizione nella seconda metà dell’800, ossia quando alle vacanze in campagna s’iniziano a prediligere quelle al mare. L’attuale idea di costume è in realtà ancora lontana, si tratta infatti di una tunica poco scollata indossata su lunghi calzoni stretti alla caviglia. Negli anni ’30, con la moda dei “bagni di sole” considerati necessari alla salute, le signore cominciano ad utilizzare una sorta di prendisole in maglia di cotone leggero, appena scollato sulla schiena, indossato sopra un calzoncino. E’ solo nel 1946 che Louis Réard, presenta nella sua collezione un due pezzi piuttosto audace: il Bikini, dal nome di un atollo del Pacifi co dove sono stati effettuati i primi esperimenti nucleari ad idrogeno, per sottolinearne appunto gli effetti esplosivi e dirompenti. Il costume da bagno nato per necessità, destinato ad essere moda..

di Davide Marchi - Foto Patrizio Emilio

di Davide Marchi Cosa sono quelle enigmatiche tracce che in Sardegna, nella Maremma, a Malta, solcano il terreno? Cart ruts, così sono chiamate negli studi tradizionali. Il bresciano Massimo Frera ha però intuito che potevano esser state tracciate per un uso diverso da quello di rotaie per far correre le ruote dei carri…

Una nuova interpretazione alle cart ruts. Incisioni rituali collegate al culto dell’acqua e della terra. Perché agli occhi dell’antropo-logo Massimo Frera, è impossibile defi nirle strade per carri. Lo dimostra con lo studio sul campo di queste affascinanti ferite nel terreno, rivelando le contraddizioni e i paradossi che emergono se si continuasse a pensarle come le scie lasciate da antichi mezzi di trasporto. Prima tappa: la necro-poli di Su Crocifi ssu Mannu in Sardegna. Qui, secondo l’archeologia classica, i solchi sarebbero l’esito di tagli nella roccia predisposti dai romani per farvi passare i carri. Ma i binari si intersecano, si interrom-pono e avrebbero reso diffi cile la viabilità. Un lavoro troppo complesso, i cui benefi ci sarebbero stati di gran lunga inferiori ai danni. Interpretando le interruzioni come cedimenti del terreno, i romani sarebbero stati così poco accorti da progettare strade su strutture incapaci di sostenerle? “Molte cose non tornano(…)Questi sono alcuni dei motivi che ci spingono a credere che le tombe siano successive ai solchi”. Tra la Toscana e il Lazio, la Maremma. Anche qui, insieme a eredità archeologiche del mondo etrusco, compaiono strane fessure, vie cave e solchi nel terreno. “Le vie cave, semplici strade non erano. Possiamo forse parlare di percorsi misterici, certamente sacri, connessi a una qualche forma di ritualità”. Un percor-

INIZIANDI AL MARE Le cart ruts secondo Frera

so sacro precedente al periodo etrusco: Frera data infatti queste vie cave a un periodo anteriore al X sec. a.C. Ultima meta, per la scoperta della natura delle cart ruts, Malta, con i suoi dolmen e il tempio di Mnajdra affacciato sul mare. Anche qui, una com-

plessa rete di solchi scavati sulla superfi cie rocciosa. E pure in questa zona, a Clapham Junction, come in Sardegna, al di sotto delle cart ruts, Frera scopre caverne e vani scavati da uomini. Servendosi di alcune descrizio-

ni degli storici e dei poeti antichi, tra cui Pausania, Erodono, e Callimaco e anche di incisioni di laminette orfi che e pitagoriche rinvenute nelle tombe romane, Frera scopre l’esistenza di un antichissimo rito collegato con l’acqua. Antichi culti misterici e proces-sioni sacre dove le vie cave e i cunicoli ser-vivano come percorsi di iniziazione al culto dell’acqua e delle divinità collegate. Tanta parte della ritualità antica, greca, etrusca, romana, viene riletta alla luce dell’importan-za religiosa dei culti relativi all’elemento ac-quatico. E le cart ruts? Riprendendo anche la cultura dei Tirreno-Lidi, fortemente legata ai riti connessi all’acqua, l’autore dà una nuova spiegazione al mistero di questi solchi sul terreno, inquadrandoli come “manifesta-zione rituale, probabilmente connessa ad un pensiero religioso che aveva al suo centro la rifl essione sui poteri della Grande Madre e sull’acqua, sua teofania. Il tracciare canali poteva assurgere a gesto culturale molto po-tente, paragonabile a quello che le comunità paleolitiche riconoscevano nell’incidere le pareti delle grotte-santuario: non un gesto comune, non un uso sociale, bensì un evento religioso e una pratica concessa solo agli iniziati, a quelli sciamani cui era attribuita una connessione col divino”. Incidere la terra signifi cava allora prender parte a un evento rituale dal profondo valore simbolico e religioso: un culto della terra e dell’acqua di cui questi solchi sono la memoria.Massimo Frera, Halade Mystai-Iniziandi al mare! Edizioni Saecula, pag. 141 euro 20,00

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22 Giornale del Garda

di Elisa Zanola

La compagnia teatrale è nata dodici anni fa a Novagli di Montichiari grazie all’iniziativa di

alcune persone desiderose di vivacizzare la monotonia della routine quotidiana, poiché tra mille problemi e impegni non si trova più il tempo di divertirsi.

D del Garda ha incontrato Luciano Gar-zetti: Come’è nata l’idea di fondare la compagnia teatrale?L’idea è partita da tre componenti che già avevano esperienze di teatro in altre compagnie. Fino ad ora ci siamo dedicati soltanto ad opere dialettali, ma in futuro ci dedicheremo anche ad opere in italianoDa dove deriva il vostro nome?Il nome “’Na scarpa e ‘n söpel” deriva da una scelta comune dei fondatori e rappre-senta lo spirito della compagnia, formata da attori provenienti da diversi paesi, di diverse età e quindi con esperienze diverse da condividereDove vi esibite, e quando provate?Siamo una compagnia itinerante, ci esi-biamo in diverse località della provincia. Ci esibiamo sia in teatri stabili che in sedi occasionali, all’aperto o in oratori per rap-presentazioni anche a scopo benefi co.Per le prove ci troviamo una volta a settimana. Non ci sono ruoli fi ssi, in base al testo scegliamo gli attori che possano adattarsi meglio al personaggio.

Come decidete chi è più adatto ad una parte piuttosto che ad un’altra?La decisione dei ruoli spetta principalmente al regista in seguito alla scelta del copione.I requisiti richiesti nei nostri attori sono : simpatia, voglia di stare insieme e di met-tersi alla prova.C’è qualcuno che si occupa della creazio-ne dei costumi, delle scenografi e?Creiamo autonomamente i nostri costumi, in quanto abbiamo una sarta all’interno della compagnia. Per gli allestimenti ci si aiuta a vicenda e disegniamo da soli le no-stre scenografi e in funzione delle esigenze dei diversi copioni.Le vostre commedie di solito dove e quando sono ambientate? Ci dedichiamo soprattutto a commedie dialettali brillanti ambientate in epoche e in luoghi diversi a seconda dei diversi testi; sono abbastanza realistiche, con alcuni elementi di fantasiaQuali sono gli obiettivi e i progetti della vostra compagnia teatrale?I nostri obiettivi e progetti sono racchiusi nel motto che ci caratterizza maggiormente: “Divertirsi per divertire”.

Opere rappresentate: “Trèdes e miliù a cülmartei”,“La zanzara” e “Piò dé sa che de là” scritte da Egidio Bono-mi; “L’anemia dè la siùra Angelica” di Vittorio Gatti; e due scritte da Velise Bonfante, “I caai de la bisnona” e “El quàder söl solér”, che sta riscuotendo grande successo ad ogni replica. L’ultima rappresentazione dia-lettale dal titolo “El fantasma del pòer Piero” è una commedia brillante in due atti scritta da Camillo Vittici in dialetto bergamasco e tradotta e rielaborata in dialetto bresciano dal regista Carlo Zuanon.

I componenti della compagnia: Luciano Garzetti (45 anni) Marzia Ruggeri (27 anni) Roberta Giovanardi (38 anni) Livio Bo-schetti (47 anni) Maria Belloni (47 anni) Clau-dia Zaccagni (37 anni) Vanessa Garzetti (17 anni) Rita Frigerio (47 anni) Luca Treccani (18 anni) Christian Garzetti (11 anni). Il regista è Carlo Zuanon (55 anni). Come collaboratori per le scenografie abbiamo Pierangelo Gallina (43 anni) e Fabio Treccani (39 anni). Di acconciature e trucco si occupa Flavia Pastorello (41 anni), delle luci e dell’audio Genesio Filippini (59 anni) insieme a Stefano Caron (29 anni) ed il suggeritore è Anita Treccani (41 anni).

‘NA SCARPA E ‘N SÖPEL

Giornale del Garda 23

IL BISCOTTO DI POZZOLENGO

Il Biscotto di Pozzolengo è un alimento genuino della nostra terra. Il gusto sem-plice e la selezione accura-ta degli ingredienti (farina di farro macinata a pietra, burro e uova biologiche, latte fresco di alta qualità, miele bresciano, scorza d’arancia non trattata) ne fanno un prodotto di ottima qualità facilmente digeribile e adatto a tutti.

I prodotti:Farina di farro macinata a pietra.La macinatura a pietra è l’unica a garan-tire la conservazione di tutte le proprietà dei cereali: sapore, profumo, fibre naturali e integrità delle proteine.

Burro biologico.Ottenuto con latte da agricoltura biologica il quale è a sua volta prodotto impiegando i metodi di coltivazione naturali.

Uova da agricoltura biologica.Sinonimo di freschezza e genuinità pro-vengono solo da galline allevate all’aria aperta, alimentate senza grassi, farine animali e additivi.

Latte fresco pastorizzato alta qualità.Il latte fresco pastorizzato di alta qualità è, per legge, solo del tipo intero, ed è una qualità di latte con caratteristiche nutrizio-nali particolari rispetto a tutti gli altri.

Miele.Il miele bresciano prodotto nella pro-vincia omonima, è simbolo di genuinità e freschezza, assenza di trattamenti e manipolazioni termiche o chimiche.

Scorza di arancia non trattata.Arance della Sicilia, non trattate con prodotti chimici e coltivate rispettando la stagionalità di coltivazione.

Pasticceria PanificioPASQUALI ORLANDO

Via A. Diaz,21 Pozzolengo (Bs)Tel.030.918117

24 Giornale del Garda 24 Giornale del Garda

di Laura Gorini

Ha poco più di trent’anni. È un va-lente poeta e scrit-tore. È originario

di Desenzano del Garda ma attualmente risiede a Castel Goffredo (Mantova). Di chi sto parlando? Di Andrea Garbin che abbiamo incon-trato in una serata di inizio estate nella sua accogliente abitazione.

come il poeta deve usare il proprio linguaggio per raccontare la vita, quindi facendo capo alle proprie esperienze.E in che cosa, versi a parte, credi che invece divergano totalmente? La grande differenza credo stia nel modo in cui un poeta e un narratore si esprimano. Quando io scrivo un racconto parto da un’idea e cerco di svilupparla inventando personaggi e situazioni. E’ vero che prendo spunto dalla realtà, ma è anche vero che il risultato fi nale non è qualcosa di autobiografi co. Diciamo piuttosto che cerco di regalare ai miei personaggi il frutto delle mie esperienze. La poesia invece nasce da un impulso, dal desiderio di liberarsi di qualcosa e di conseguenza il risultato è come l’istantanea di un momento breve e preciso della vita dell’autore e non di un personaggio.Leggendo le tue poesie ho notato un suggestivo utilizzo della metrica. Inparticolare di un singolare metodo di accentazione delle sillabe...Non mi piace molto spiegare la mia poesia. Piuttosto mi piace scriverla e,scoperta recente, leggerla accompagnato da musica. Il senso della musa è una raccolta che contiene poesie scritte nell’arco di dieci anni e per questo si possono trovare poesie molto diverse tra loro. L’intera raccolta è un percorso di ricerca accentuato nella terza parte del libro e proprio perché di una ricerca si è trattata, anche nella metrica c’è stato uno sviluppo nel tentativo di donarle un po’ di musicalità, spesso infl uenzato –credo- dai poeti del decadentismo per esempio, da Pascoli, Leopardi e Montale, tutti poeti che avevo studiato a scuola. Oggi le cose sono cambiate, mi piace sperimentare qualcosa di più moderno e per questo sono più attento sui poeti contemporanei che abbiamo in Italia, su quelli europei e recentemente americani. Per quanto riguarda gli accenti il discorso è più complicato, niente a che vedere con la grammatica. Si è trattato più che altro

di una scelta simbolica, forse anche di una provocazione. Posso dire che l’idea mi è venuta leggendo alcune meditazioni di Yves Bonnefoy.

Andrea facciamo ora il punto della situazione sulle tue pubblicazioni. Fino ad ora che cosa hai pubblicato? Nell’ambito della poesia ho pubblicato Il senso della musa (Aletti ed.), una raccolta che contiene poesie scritte in un periodo che va dal 1997 al 2004.Sono pubblicate in ordine cronologico, questo perché si possa vedere una progressiva variazione del mio fare poesia e perché appunto si è trattata di una ricerca, del tentativo di trovare un mio stile. Per la narrativa sono invece incluso nell’antologia Per natale non esco, edita da TranseuropaLibri nel 2008. Si tratta di un antologia particolare perché nasce da un progetto durato tre anni di laboratori di scrittura e di incontri con autori conosciuti anche al pubblico, il tutto realizzato dall’associazione Scritture Dannose di Mantova. E poi ci tengo a ricordare che parte del ricavato viene devoluto all’ABEO Associazione Onlus di Mantova. Se ti va di curiosare c’è pure uno spazio web. È suffi ciente aggiungere il .it al titolo del libro e il gioco è fatto! Ultimissima domanda: a quale testo stai lavorando ora? C’è quasi pronta un’antologia di racconti a più mani scritta con i compagni della Confraternita dell’Uva. Poi sto lavorando a una seconda raccolta di poesie e ad un romanzo, ma per quest’ultimo credo che le cose andranno per le lunghe perché ci lavoro proprio nei ritagli di tempo. Non escludo quindi che la raccolta di poesia sia la prima candidata alla pubblicazione, anche se devo ammettere che non ho per nulla fretta. Diciamo semplicemente che di carne al fuoco ce n’è, poi si vedrà!

Andrea come ti sei avvicinato alla scrittura? In realtà è stata la scrittura ad avvicinarsi a me. Comunque dobbiamo tornare indietro di circa undici anni. Al tempo suonavo in una band rock, tra amici. Ci si divertiva, si andava a suonare in qualche locale. Si facevano per lo più pezzi composti da noi e così un giorno, per puro caso, mi sono trovato a scrivere untesto. Da quella volta, poco a poco l’interesse è cresciuto, prima con la poesia e in seguito con i racconti. Già allora leggevo parecchi libri, e questo ha sicuramente contribuito alla crescita. Lo scrivere vero e proprio, quello che mi impegna tutti i giorni, è una cosa più recente, del 2004, quando ho deciso di pubblicare le poesie e mi sono messo d’impegno a rielaborarle.Tu che scrivi sia poesie sia racconti. Quale credi sia il fi lo rosso che leghi profondamente l’universo poetico con quello della narrazione? Credo che quel fi lo rosso possa essere la realtà. Fare poesia è un altro modo di fare esperienza, quindi non solo vivere facendo esperienze, ma anche prendere tutto ciò che quelle esperienze ci hanno dato ed esprimerlo per mezzo di un linguaggio che permette di conoscere al meglio noi stessi. Tutto questo avviene con naturalezza ed esprimendo concetti che fanno capo alla nostra realtà. Nella narrazione, anche se in modo differente, accade lo stesso, in particolar modo se parliamo di un romanzo. Il romanzo ha raggiunto un’età dove ormai viene spesso dato per spacciato, ma in realtà continua a rinascere dalle proprie ceneri, come una fenice. Solo che oggi più che un tempo deve essere fondato su qualcosa di reale, e non solo sulla fi nzione. Credo non sia suffi ciente inventarsi una bella storia e scriverla bene, certo, se sei veramente bravo può anche diventare un best-seller, ma si limiterebbe a questo. Anche un narratore,

FRA POESIA E REALTÀ

Giornale del Garda 25

di Laura Gorini

Ha poco più di trent’anni. È un va-lente poeta e scrit-tore. È originario

di Desenzano del Garda ma attualmente risiede a Castel Goffredo (Mantova). Di chi sto parlando? Di Andrea Garbin che abbiamo incon-trato in una serata di inizio estate nella sua accogliente abitazione.

come il poeta deve usare il proprio linguaggio per raccontare la vita, quindi facendo capo alle proprie esperienze.E in che cosa, versi a parte, credi che invece divergano totalmente? La grande differenza credo stia nel modo in cui un poeta e un narratore si esprimano. Quando io scrivo un racconto parto da un’idea e cerco di svilupparla inventando personaggi e situazioni. E’ vero che prendo spunto dalla realtà, ma è anche vero che il risultato fi nale non è qualcosa di autobiografi co. Diciamo piuttosto che cerco di regalare ai miei personaggi il frutto delle mie esperienze. La poesia invece nasce da un impulso, dal desiderio di liberarsi di qualcosa e di conseguenza il risultato è come l’istantanea di un momento breve e preciso della vita dell’autore e non di un personaggio.Leggendo le tue poesie ho notato un suggestivo utilizzo della metrica. Inparticolare di un singolare metodo di accentazione delle sillabe...Non mi piace molto spiegare la mia poesia. Piuttosto mi piace scriverla e,scoperta recente, leggerla accompagnato da musica. Il senso della musa è una raccolta che contiene poesie scritte nell’arco di dieci anni e per questo si possono trovare poesie molto diverse tra loro. L’intera raccolta è un percorso di ricerca accentuato nella terza parte del libro e proprio perché di una ricerca si è trattata, anche nella metrica c’è stato uno sviluppo nel tentativo di donarle un po’ di musicalità, spesso infl uenzato –credo- dai poeti del decadentismo per esempio, da Pascoli, Leopardi e Montale, tutti poeti che avevo studiato a scuola. Oggi le cose sono cambiate, mi piace sperimentare qualcosa di più moderno e per questo sono più attento sui poeti contemporanei che abbiamo in Italia, su quelli europei e recentemente americani. Per quanto riguarda gli accenti il discorso è più complicato, niente a che vedere con la grammatica. Si è trattato più che altro

di una scelta simbolica, forse anche di una provocazione. Posso dire che l’idea mi è venuta leggendo alcune meditazioni di Yves Bonnefoy.

Andrea facciamo ora il punto della situazione sulle tue pubblicazioni. Fino ad ora che cosa hai pubblicato? Nell’ambito della poesia ho pubblicato Il senso della musa (Aletti ed.), una raccolta che contiene poesie scritte in un periodo che va dal 1997 al 2004.Sono pubblicate in ordine cronologico, questo perché si possa vedere una progressiva variazione del mio fare poesia e perché appunto si è trattata di una ricerca, del tentativo di trovare un mio stile. Per la narrativa sono invece incluso nell’antologia Per natale non esco, edita da TranseuropaLibri nel 2008. Si tratta di un antologia particolare perché nasce da un progetto durato tre anni di laboratori di scrittura e di incontri con autori conosciuti anche al pubblico, il tutto realizzato dall’associazione Scritture Dannose di Mantova. E poi ci tengo a ricordare che parte del ricavato viene devoluto all’ABEO Associazione Onlus di Mantova. Se ti va di curiosare c’è pure uno spazio web. È suffi ciente aggiungere il .it al titolo del libro e il gioco è fatto! Ultimissima domanda: a quale testo stai lavorando ora? C’è quasi pronta un’antologia di racconti a più mani scritta con i compagni della Confraternita dell’Uva. Poi sto lavorando a una seconda raccolta di poesie e ad un romanzo, ma per quest’ultimo credo che le cose andranno per le lunghe perché ci lavoro proprio nei ritagli di tempo. Non escludo quindi che la raccolta di poesia sia la prima candidata alla pubblicazione, anche se devo ammettere che non ho per nulla fretta. Diciamo semplicemente che di carne al fuoco ce n’è, poi si vedrà!

Andrea come ti sei avvicinato alla scrittura? In realtà è stata la scrittura ad avvicinarsi a me. Comunque dobbiamo tornare indietro di circa undici anni. Al tempo suonavo in una band rock, tra amici. Ci si divertiva, si andava a suonare in qualche locale. Si facevano per lo più pezzi composti da noi e così un giorno, per puro caso, mi sono trovato a scrivere untesto. Da quella volta, poco a poco l’interesse è cresciuto, prima con la poesia e in seguito con i racconti. Già allora leggevo parecchi libri, e questo ha sicuramente contribuito alla crescita. Lo scrivere vero e proprio, quello che mi impegna tutti i giorni, è una cosa più recente, del 2004, quando ho deciso di pubblicare le poesie e mi sono messo d’impegno a rielaborarle.Tu che scrivi sia poesie sia racconti. Quale credi sia il fi lo rosso che leghi profondamente l’universo poetico con quello della narrazione? Credo che quel fi lo rosso possa essere la realtà. Fare poesia è un altro modo di fare esperienza, quindi non solo vivere facendo esperienze, ma anche prendere tutto ciò che quelle esperienze ci hanno dato ed esprimerlo per mezzo di un linguaggio che permette di conoscere al meglio noi stessi. Tutto questo avviene con naturalezza ed esprimendo concetti che fanno capo alla nostra realtà. Nella narrazione, anche se in modo differente, accade lo stesso, in particolar modo se parliamo di un romanzo. Il romanzo ha raggiunto un’età dove ormai viene spesso dato per spacciato, ma in realtà continua a rinascere dalle proprie ceneri, come una fenice. Solo che oggi più che un tempo deve essere fondato su qualcosa di reale, e non solo sulla fi nzione. Credo non sia suffi ciente inventarsi una bella storia e scriverla bene, certo, se sei veramente bravo può anche diventare un best-seller, ma si limiterebbe a questo. Anche un narratore,

FRA POESIA E REALTÀ

Presentato a Villa Brunati a De-senzano l’ultimo lavoro di Pietro Gibellini, intervistato per l’occa-sione da Maurizio Bernardelli

Curuz, su Gabriele D’Annunzio

SENZA AUREOLA sulle ali della poesia

Che altro si potrebbe raccontare del Vate? Della sua gloria immensa, invidiata fi no allo spergiuro d’amore collettivo? E del suo contatto tutto sommato asettico, in atteggiamento esule, con Brescia, brescianità e brescianesimo di riscontro alla prossimità aulica del Vittoriale di Gardone Riviera? E delle sue opere, raggomitolate nell’onnivora compresenza di tutti i generi letterari, ivi compresi quelli della vita, inimitabile come da adeguato accordo iconografi co? La risposta a cura di Pietro Gibellini, con il suo “Gabriele D’Annunzio l’Arcangelo senza aureola” (Edizioni del Giornale di Brescia – Collana Piccola Biblioteca Bresciana), interessante volume recentemente presentato nei locali della Biblioteca Civica “Angelo Anelli” di Villa Brunati a Desenzano del Garda. Occasione di rifl essione originale per celebrare il 70° anniversario della morte del poeta, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune, guidato da Emanuele Giustacchini, che ha visto il dialogo fra Gibellini, docente di Letteratura Italiana all’Università Ca’ Foscari di Venezia

(uno dei maggiori studiosi dell’opera dannunziana, di cui dirige l’Edizione Nazionale) e Maurizio Bernardelli Curuz, giornalista e critico letterario, che ha stimolato l’ambito divulgativo dell’incontro. Subito l’interrogativo di Gibellini “Ma che c’entra Brescia con D’Annunzio?” Poco visto che le motivazioni sostanziali della sua brescianità gardonese, riconducono a mere questioni di esilio. Con qualche anelito di aderenza geografi co culturale targato BS, se pensiamo che in fondo all’ epoca “ un po’ dannunzianesimo – argomenta Gibellini - era sparso in tutta Italia, e non poteva mancare da noi”. Ma vita inimitabile e certe sue pagine indelebili hanno dato motivi validi all’autore di affermare che “Era giusto che la collana dedicata ai bresciani che valgono ben oltre l’ombra della Pallata e i ponti del Mella, partisse proprio da lui”. Lui. Il Vate come lo chiamarono e lo chiamano tutti. Che Gibellini racconta, con passione divulgativa esemplare, in una serie di capitoli che vanno nell’essenza alle ragioni, ai gesti, ai versi ed ai temi di vita e letteratura dannunziana. “Il pregio del volumetto – spiega infatti in un suo

di Giuseppe Rocca - foto Patrizio Emilio

intervento Maurizio Bernardelli Curuz - è quello di offrire un imbarco con un grande studioso che fa sintesi delle proprie ricerche, parlando ad un pubblico ampio, con l’amabile scioltezza e la lingua ricca, luminosa e precisa che sono tratti peculiari del critico bresciano. La sintesi – prosegue Bernardelli Curuz - porta a una nettezza della veduta che si espande al cospetto del lettore, il quale è così in grado di inquadrare correttamente il personaggio, apprezzandone gli ingrandimenti”. Altro segno distintivo del lavoro di Gibellini la rappresentazione signifi cante dell’Arcangelo orfano di aureola. Con un pezzo di dannunzianesimo che nasconde la corona glorifi cata e glorifi cante “del Vate e dell’eroe, ma conserva saldamente le ali pure e possenti del Poeta”.

26 Giornale del Garda 26 26 GiornaleGiornale del del GardaGarda

di Giuseppe Rocca

Ambiente

Si chiama Anodonta ed è stata ritrovata in prossimità del Garda da un gruppo

di appassionati locali. Eccezionali le misure, 22 centimetri, mai riscontrate in passato. Ma la scoperta è anche segnale della ricomparsa stanziale nel lago di questo mollusco e della specie più comune chiamata Unio

Di così grosse non se n’erano mai viste. La grande conchiglia d’acqua dolce, trovata in un rio in prossimità del Garda, misura ben 22 centimetri. I sacri testi parlano di gran-dezza massima con il limite di 18. Scoperta interessante “Perché rivela il progressivo riequilibrio di questa specie nel Benaco”. Come spiega Roberto Zenoglio, appassionato subacqueo con interessi scientifi ci allargati a fl ora fauna gardesana e molto altro. Da ascrivere come titolari della scoperta di quella che termine tecnico si chiama Anodonta, insieme alla competenza tematica di Zeno-glio, inseriamo Francesco Andreis, pure lui sub di provata esperienza, che concretamente ha portato alla luce la conchiglia e Pietro Barziza, pioniere e supporter relazionale di tutta un’attività a matrice benacense per il sostegno del lago e del suo ambiente.

“Questo ritrovamento – spiega Roberto Ze-noglio, che tempo fa ha proposto al pubblico una serie di tematiche riferite all’eco sistema lago in generale – oltre ad essere importan-te viste misure eccezionali della valva, lo è perché dimostra la rivitalizzazione concreta di un organismo in pericolo di estinzione. Infatti un tempo questa specie, L’Anodonta appunto e l’ancor più comune Unio, erano molto diffuse nel nostro lago. Con l’immissione casuale della Dreissena Polimorpha, sorta di cozza infestante arri-vata dalle nostre parti perché attaccata alle chiglie delle barche provenienti dagli specchi d’acqua europei, questi molluschi erano praticamente scomparsi. In pratica la Dreis-sena aveva soffocato l’habitat di Anodonta e Unio”. Per chi se le ricorda queste tipiche conchiglie di lago erano presenti in abbondanza sulle spiagge del Benaco. Comunemente venivano chiamate ostriche. Forse per l’antica voca-zione perlifera d’acqua dolce riconosciuta fi n

SUPER COZZA d’acqua dolcedall’era Romana. Precise e ben delineate le caratteristiche delle due varietà. Rispetto all’Unio l’Ano-donta è più tozza, senza cerniere e con la conchiglia maggiormente sottile. La scoperta degli appassionati desenzanesi, aggiunge un interessante tassello biologico ad una realtà ambientale indigena forse poco conosciuta. Si tratta del respiro autorevole di un’area geografi ca, oggi un po’ appassita al cospetto del tegolame temerario costiero. Per le nostre rive, per le nostre acque, per quella vita d’ambiente che sbandieriamo ai quattro venti servono i mecenati della ricerca locale che riassumiamo oggi nel trio Andrei, Barziza e Zenoglio. Con il ritrovamento della grande Anodonta, dal nome curiosamente giurassi-co e la ricomparsa dell’Unio, ricordiamone le comuni caratteristiche di fi ltri ecologico naturali. Ed ergiamole a simbolo per questo mare senza sale, che sta per riprendere la sua gradevole armonia originaria. Per le perle possiamo attendere.

Giornale del Garda 27Giornale del Garda 27

Dal 29 agosto al 6 settembre vanno in scena gli eventi della Centomiglia, la più bella regata velica del mondo in acque interne. Sarà una settimana di regate, di feste, di serte a tema dedicate alla eno

gastronomia locale, concerti, il tutto nella cornice dei due porticcioli di Bogliaco, negli spazi più a sud sulle spiagge di Toscolano-Maderno.

foto CVG-PG CARTA

Arrivano le prime conferme di partecipazione alle regate di Centomiglia e MultiCento. La prima giunge dagli Stati Uniti con l’iscrizione dell’ Extreme 40 “Tommy Hilfi ger”, nuova-mente affi dato a Randy Smyth, leggenda dei multiscafi , due medaglie olimpiche, 15 titoli mondiali con vari cat e trimarani, la Coppa America, vittoriosa, con Dennis Conner nel 1988 a bordo del maxi cat “Stars and Stri-pes”, il primo posto l’anno passato nella re-gata del Circolo Vela Gargnano, il suo nome nell’ albo d’oro dopo l’olimpico austriaco Andreas Hagara (anche lui già confermato al via) e Giovanni Soldini, primi nell’edizione d’esordio. “Tommy Hilfi ger” organizzerà alla vigilia della Centomiglia una giornata con una “Guest star” che l’anno scorso era stato il campione di motociclsimo Marco Melandri. Dall’Inghilterra approderà un altro skipper olimpico Jo Richards che porterà il suo 11 metri “Full Pelt”, carena che lui stesso ha progettato ispirandosi alle barche benacensi della classe Libera, lui che ha fi rmato l’ultimo prodotto del celebre cantiere Laser e il “Black 41”, il catamarano di 19 metri che il team di “Alinghi” sta utilizzando per scoprire il mon-do dei multiscafi in vista della Coppa Ameri-ca del 2009. Tra i timonieri e le imbarcazioni che saranno in gara al Campionato Italiano Asso 99 ci sarà Luitpold von Bayern, il bis nipote di re Ludwig di Baviera e la barca del-la scuola velica del Circolo Vela, il glorioso “Pigreco” che Franco La Micela ha donato al circolo gargnanese. “Pigreco” porterà il logo di “007 Quantum” e della Riviera dei Limoni, in un simbolico ringraziamento alla produ-zione del 22° fi lm della saga di James Bond, per la scelta delle rive del lago per le riprese che apriranno la pellicola, e per una preziosa ambulanza “4x4” donata alla zona dell’Alto lago di Garda.

La marcia di avvicinamento ai “Cento Eventi (100e20)” proseguirà

a metà luglio con le presentazio-ni uffi ciali della regata e dei suoi eventi. Nell’occasione saranno

presentati il nuovo poster, il “Cen-tomiglia Magazine”, la rivista che sarà distribuita da metà luglio nei Club velici di tutta Europa, il nuo-

vo “head line” delle gare: “Le regate più belle del mondo”.

CENTOMIGLIA DEL GARDA

IL PROGRAMMA 2008

Il 29 agosto prenderà il via il Campionato Italiano Open del monotipo Asso 99, il 31 agosto si correranno in contemporanea il “42’ trofeo Ricardo Gorla”, classica prova long distance per i monoscafi , e la “50Miglia” per i multiscafi . Per tutta la settimana la piazzetta e il porto nuovo ospiteranno gli eventi della Cento Week con le altre prove del Campiona-to Asso 99, le premiazioni delle varie regate, serate a tema proposte da importanti istituzio-ni del territorio come la Riviera dei Limoni ed il Consorzio del vino Garda Classico Bresciano. Sono questi alcuni partners che si affi ancheranno alla griffe di Marina Yachting, Burgo Group, Rappydrive, Moniga Porto, il Consiglio della Regione Lombardia.

58 EDIZIONI

Il 6-7 settembre sarà la volta della “58° Cen-tomiglia” a tutto lago con le altre due regate di “MultiCento” e la “CentoPeople” per i progetti sociali e di vela terapia. Gli eventi godranno di una vetrina eccezionale con una diretta no stop sulle Tv locali, una diretta notturna su una Tv nazionale che all’estate del Garda dedicherà più di una sua serata. La “Cento” avrà poi una conclusione del tutto particolare a fi ne settembre. Il 27-28 settem-bre sarà, infatti, la volta dei “Cento Games” e della seconda edizione della “Children-dreamcup”, sfi da promossa dall’Associazione Bambino Emopatico con l’Ospedale dei Bambini di Brescia. In acqua accanto a gran-di skipper scenderanno i piccoli con perso-naggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura. Nell’occasione la Riviera dei Limoni presenterà la nuova ambulanza dona-ta dalla produzione del fi lm “007 Quantum”. Pilota d’eccezione sarà, impegni permettendo con la direzione del suo “Eco del roditore”, Topo Geronimo Stilton, personaggio amato dai bambini (e non solo).

28 Giornale del Garda

Intervista a Roberta De Paoli Ambrosi in un weekend di inizio estate. Unica donna a bordo di Mascalzone Latino, è da poco rientrata da Miami, dove lo scorso 19 aprile la barca di Vincenzo Onorato si è aggiudicata per la terza volta consecutiva il primo posto nell’XI edizione del Rolex Farr 40 World Championship.

di Alessandra Andreolli

L’incontro con la barca vela è avvenuto per gioco, quando i genitori iscrissero Roberta - che allora aveva 8 anni - insieme al fratello Carlo ad un corso di vela.“Avevo un optimist bianco e rosa” mi dice Roberta sorridendo, mentre ricorda quei primi approcci alla vela e alle regate, senza immaginare allora quante intense emozioni quel mondo le avrebbe regalato.Le competizioni sul lago si alternano con le regate e le divertenti trasferte al mare con la squadra. Con l’optimist vince la prima regata importante, la Coppa Primavela femminile. “Mi accompagnò mia nonna in quell’occasio-ne” continua sfogliando nei ricordi. Colleziona diversi successi con le derive, fi n-ché l’inizio dell’impegno universitario segna anche il passaggio dalle regate in deriva a quelle in monotipo.“Quando mi sono iscritta a giurisprudenza, ho dovuto allentare l’impegno di regate in deriva. Durante quei mesi fui contattata per gareggiare sull’Asso 99; eravamo in 6 in barca, io ero l’unica ragazza e mi fu chiesto di timonare”.Come è iniziata l’avventura con Mascalzone Latino?

“Ero a Valencia per assistere alle regate di Coppa America e in quell’occasione incontrai l’attuale team manager di Mascalzone Lati-no. Aveva bisogno di sostituire un velista per alcune regate. E poi venne la chiamata per Mascalzone Latino, ho fatto i salti fi no al sof-fi tto per la gioia. Il 15 maggio 2007 all’Isola d’Elba feci con loro il primo allenamento”.Non solo l’unica donna a bordo, ma anche la più giovane. “Mi trovo completamente a mio agio, sono l’unica ragazza e l’ultima arrivata e sono molto coccolata. Per me è un’esperienza impareggiabile. La Farr 40 è una classe particolare: 10 persone di equipaggio tra professionisti e non; il proprietario della barca deve stare al timone, noi abbiamo Vincenzo Onorato che è bravissimo. Dal 2006, Mascalzone continua a vincere il Mondiale. Il carico emotivo è intenso, sono in barca con persone che hanno fatto Coppa America e Olimpiadi. Persone che fi no a poco tempo fa vedevo in televisione. Durante la settimana della Barcolana ho avuto occasione di timonare contro la barca di Russel Coutts”, mi racconta con l’entusiasmo e l’ammirazione di chi guarda un mondo dall’esterno senza forse rendersi ancora perfettamente conto di farne parte e con la modestia di chi sa far tesoro di esperienze per imparare e per crescere.

“A tutto ciò, si aggiunge la possibilità di viaggiare e di andare al mare, aspetto che apprezzo molto soprattutto durante la stagione invernale. Gli allenamenti iniziano solitamente 3-4 giorni prima delle regate e mediamente abbiamo una regata al mese”.Da poco laureatasi in Giurisprudenza, Roberta ha scelto il mondo della vela anche per la tesi di laurea, in cui analizza l’istituto giuridico della Coppa America.“Ho avuto la fortuna di avere come correla-trice l’avvocato di Mascalzone Latino, una professionista molto in gamba. Quando venni a conoscenza che l’istituzione di Coppa America ebbe origine da un atto di trust, cercai di capire come poter strutturare una tesi su questo tema. La ricerca di materiale ha richiesto uno sforzo considerevole, un lavoro molto interessante”.Nostalgia del Lago di Garda?“Per diversi ragioni, in questo momento le opportunità di regata sono per lo più al mare. Inoltre da poco ho iniziato a lavorare a Milano. Il lago mi manca, è il mio ambiente, ci torno ogni volta che posso e sono sempre felice quando si presenta l’occasione di gareggiare sul lago. Grazie alle caratteristiche naturali e alle condizioni di vento, il lago offre prestigiosi campi di regata, con aspetti tecnici di valore”.Quali i prossimi impegni per il 2008?

UNA DONNA PER MASCALZONE LATINO

foto MASCALZONE LATINO per gentile concessione

Giornale del Garda 29

“L’evento clou del circuito Farr 40 è stato il Mondiale di Miami. Il resto dell’anno ci vedrà impegnati per lo più in circuiti mediterranei in preparazione del Campionato Europeo che sarà in Germania a fine agosto. Nel frattempo sono stata impegnata nel circuito della classe Melges 24 che ha avuto proprio in Italia, a Porto Cervo, l’appuntamento che ha richiamato più di centoventi imbarcazioni: il Campionato del Mondo. Con l’equipaggio gardesano di “Alina” siamo riusciti a salire sul podio e a vincere la medaglia di bronzo.”Deriva o monotipo? “Con la deriva si vive il contatto diretto con l’acqua. Il bello delle regate in monotipo è apprezzare la squadra. Il team di Mascalzone è molto affiatato. Inoltre, tutto è organizzato in modo eccellente ed an-che questo contribuisce a fare si che tutti pos-sano esprimere al meglio il proprio potenziale. In equipaggio tutto viene amplificato per dieci, sia le gioie sia le tensioni. Il mondiale di Mia-mi è stato aperto fino all’ultimo, con momenti di forte emozione. Festeggiare la vittoria con gli altri, condividerne l’entusiasmo ha reso l’esperienza ancora più indimenticabile”.

UNA DONNA PER MASCALZONE LATINO

30 Giornale del Garda

di Marisa Ventura

I viaggi della Zia Marisa

Carissimi amici di D, io e mia nipote Gabriella, accompagnate

dalla nostra tour operator Chiara, siamo appena tornate da una terra che ci ha affascinato sia per le bellezze paesaggistiche che naturali

VIAGGIO IN NAMIBIAE’ uno stato molto grande con appena due milioni di abitanti e si trova al nord del Suda-frica ed è bagnata dall’Oceano Atlantico. Il safari al parco Etoscia, che è la più grande ed antica riserva naturale d’Africa, è stato molto emozionante per la vista di parecchi animali: le giraffe, gli elefanti, i Kudu, le zebre, le leonesse con i piccoli, gli struzzi, gli orici e il rinoceronte nero i simpatici springdok che sono come i nostri cerbiatti.Ci sono grandi distese sconfinate per chilometri e chilometri di savana dove ti senti a contatto solo con la natura e ascolti il tuo silenzio. Bellissimo!Abbiamo assaporato il piacere di dormire in romantici lodgs gestiti da tedeschi (la Namibia era una colonia tedesca) , dove non mancava nulla e tutto era curato con grande raffinatezza.Pensate che sul tavolino c’erano cristalli, ame-tiste corniole, la Namibia è ricca di minerali e foreste pietrificate, attorniate da rametti di acacia , da un fiore e una candela e i copriletti erano di batik raffiguranti gli animali, i bagni avevano il tetto di vetro da dove si vedevano le

stelle e la luna.Lungo il percorso di ben 5000 chilometri abbiamo visto le tribù herero ( donne con abiti coloratissimi e cappello stile napoleonico) e la tribù Himba dove ci sono le donne più belle del mondo, che si pitturano il corpo con terra d’ocra e grasso animale e ci cingono solo i fianchi di pelle di capretto, tutte decorate con conchiglie e perline.Siamo andati al nord al confine con l’Angola per ammirare le cascate di Epupa, bellissime perchè l’acqua non precipita di colpo ma cade e bagna molte rocce e fa di conseguenza un susseguirsi di cascate.Facendo poi il “giro di boa” siamo andati a vedere una grande la foresta pietrificata dove ci sono interi tronchi d’alberi fossilizzati da milioni di anni e siamo rimasti davvero molto colpiti alla vista di questo spettacolo della natura, così come le pitture rupestri nelle bel-lissime montagne Brademberg.Sempre scendendo verso sud sull’atlantico arriviamo a Swkopmund, cittadina sul mare di costruzione tipicamente tedesca con belle ville circondate da fiori e piante esotiche,e da qui siamo andati a vedere con il battello le otarie

su una secca di deserto, che facevano il bagno e volevano salire sul battello., una scena dav-vero affascinante. C’erano pure pellicani con i loro becchi striati di rosa che ci volteggiavano intorno con grande apertura di ali,e tanti altri uccelli aquatici. Pensate che al ritorno vicino al porto è arrivata un’otaria che è salita sul battello e si è messa a fianco del comandante e lo guardava con gli occhi supplichevoli perchè voleva un pesciolino. Uno spettacolo com-movente:, si chiamava oky e per fotografarla bastava chiamarla. Solo qui in Namibia abbiamo potuto vedere anche un’altra meraviglia della natura:una pianta grassa dalle foglie lunghe e i pistilli alti 50 cm che vive da più di 1500 anni.L’ultima sera poi siamo andati a Sossusvlei, in prossimità delle gigantesche dune modellate dal vento che al tramonto si tingono di rosso, e qui abbiamo dato l’addio alla Namibia brin-dando con champane al cospetto di un sugge-stivo tramonto africano. Intanto il cielo si era riempito di stelle che sem-bravano brillanti e la luna e la croce del sud ci salutavano e ci facevano dire dal profondo del cuore :”fermati istante perchè sei bello!!..”

Giornale del Garda 31

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32 Giornale del Garda