11 I crociati accesero fuochi in diversi punti della...

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Medioevo La quarta spedizione partì contro gli infedeli e portò alla conquista di Bisanzio, come narra l'opera di Niceta Coniata edita da Fondazione Valla-Mondadori 11 brucia I crociati accesero fuochi in diversi punti della città saccheggiata nel 1204 er i crociati che raggiunsero Costantinopo- li, in occasione della quarta crociata, tutto quello che accadde per mare e per terra fu uno spettacolo straordinario e coloratissi- mo. La galera su cui partì il doge di Venezia, rac- conta Robert de Clari (Le Crociate, a cura di Gioia Zanganelli, Meridiani Mondadori), era tutta ver- miglia, coperta da una tenda di sciàmito vermi- glio: quattro trombe e molti timpani suonavano a festa. I signori, i chierici e i laici, umili e potenti, mostrarono un tale entusiasmo «che non si vide e non si udì l'eguale, né mai fu vista una simile flot- ta». I preti cantarono il Veni Creator Spiritus; e piansero per l'emozione e la gioia. Duecento trombe, in argento e bronzo, squillarono alla par- tenza insieme a timpani, tamburi e altri strumen- ti. Sembrava che il mare fosse un vasto brulichio, infiammato di gioia. «Era a vedersi la più bella co- sa - dice Robert de Clari - che non fosse dal principio del mondo». Quando le navi arrivarono a Costantinopoli, fu- rono ornate e guarnite in modo sontuosissimo. Appena gli abitanti di Costantinopoli scorsero quella flotta così splendidamente equipaggiata, la guardarono ammirati, salendo sulle mura e sui tetti delle case; mentre quelli della flotta osserva- rono la grandezza della città tanto estesa in lar- ghezza quanto in lunghezza, quelle alte mura e quelle torri possenti, quei ricchi palazzi e le ric- chissime chiese, e provarono un intenso stupore. Il terzo volume della Grandezza e catastrofe di Bisanzio di Niceta Coniata (Narrazione cronologi- ca, testo critico di Jan-Louis van Dieten, traduzio- ne di Anna e Filippo Maria Pontani, commento di Anna Pontani, Fondazione Valla-Mondadori, pa- gine LX<Y(-65o, € 30) ci racconta la quarta crociata con lo sguardo della classe dirigente bizantina. Niceta Coniata nacque, intorno al u,0, a Coni, in Asia Minore, da una famiglia di piccola nobiltà lo- cale. Andò a Costantinopoli da bambino, per pre- pararsi alla carriera amministrativa. Rivestì la cari- ca di segretario imperiale, di oratore di corte, di governatore di Filippopoli, di giudice superiore, di capo degli uffici centrali. Durante la quarta cro- ciata, fu il primo ministro dell'imperatore di Bi- sanzio. La Narrazione cronologica è uno dei più grandi libri di storia che siano mai stati scritti: ric- chissimo di patos, di tragedia, di immaginazione metaforica, di furibondo grottesco. Niceta Coniata amava appassionatamente e di- speratamente Costantinopoli, l'impero, la cristia- nità bizantina. «0 impero romano - scriveva -, realtà celeberrima, dignità invidiata e venerata da tutti i popoli, che gente violenta hai dovuto soffri- re! Che bruti si sono rivoltati contro di te! Che amanti sono impazziti per te!... Ah quali nefan- dezze! Quali cose hai dovuto vedere!...» . «0 città, città, pupilla di tutte le città, fama mondiale, spet- tacolo oltremondano, nutrice della Chiesa, guida della fede, custode dell'ortodossia, dimora di ogni bellezza... Chi tra gli uomini ha tanta copia di la- crime e di lamenti da poter degnamente piangere e salutare con le lacrime tutto questo?». Adorava le chiese, i palazzi, gli altari, gli ori, le gemme e le reliquie delle chiese, e tutti i luoghi attorno a Co- stantinopoli: dove spirava sempre una mite e vivi- ficante brezza da settentrione, delfini saltavano piacevolmente sulle onde, da ogni parte sorride- vano le dolcezze dei bagni, e le orecchie si ricrea- vano «col magico verso» degli usignoli. Nella seconda metà del XII secolo, Niceta Co- niata scorgeva con i suoi occhi acuti e tragici - solo l'acume della vista permette di raccontare la storia - la decadenza dell'impero allargarsi, dif- fondersi e diventare catastrofe. I bizantini avevano perduto l'esperienza politica e guerriera del passa- to: avevano distrutto gli elementi sani della socie- tà, l'aristocrazia militare e provinciale: le famiglie regali erano state sterminate o allontanate dal po-

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MedioevoLa quarta spedizione partì contro gli infedeli e portò alla conquista di Bisanzio,come narra l'opera di Niceta Coniata edita da Fondazione Valla-Mondadori

11 bruciaI crociati accesero fuochiin diversi punti della cittàsaccheggiata nel 1204

er i crociati che raggiunsero Costantinopo-li, in occasione della quarta crociata, tuttoquello che accadde per mare e per terra fuuno spettacolo straordinario e coloratissi-

mo. La galera su cui partì il doge di Venezia, rac-conta Robert de Clari (Le Crociate, a cura di GioiaZanganelli, Meridiani Mondadori), era tutta ver-miglia, coperta da una tenda di sciàmito vermi-glio: quattro trombe e molti timpani suonavano afesta. I signori, i chierici e i laici, umili e potenti,mostrarono un tale entusiasmo «che non si vide enon si udì l'eguale, né mai fu vista una simile flot-ta». I preti cantarono il Veni Creator Spiritus; epiansero per l'emozione e la gioia. Duecentotrombe, in argento e bronzo, squillarono alla par-tenza insieme a timpani, tamburi e altri strumen-ti. Sembrava che il mare fosse un vasto brulichio,infiammato di gioia. «Era a vedersi la più bella co-sa - dice Robert de Clari - che non fosse dalprincipio del mondo».

Quando le navi arrivarono a Costantinopoli, fu-rono ornate e guarnite in modo sontuosissimo.Appena gli abitanti di Costantinopoli scorseroquella flotta così splendidamente equipaggiata, laguardarono ammirati, salendo sulle mura e suitetti delle case; mentre quelli della flotta osserva-rono la grandezza della città tanto estesa in lar-ghezza quanto in lunghezza, quelle alte mura equelle torri possenti, quei ricchi palazzi e le ric-chissime chiese, e provarono un intenso stupore.

Il terzo volume della Grandezza e catastrofe diBisanzio di Niceta Coniata (Narrazione cronologi-ca, testo critico di Jan-Louis van Dieten, traduzio-ne di Anna e Filippo Maria Pontani, commento diAnna Pontani, Fondazione Valla-Mondadori, pa-gine LX<Y(-65o, € 30) ci racconta la quarta crociatacon lo sguardo della classe dirigente bizantina.Niceta Coniata nacque, intorno al u,0, a Coni, inAsia Minore, da una famiglia di piccola nobiltà lo-cale. Andò a Costantinopoli da bambino, per pre-pararsi alla carriera amministrativa. Rivestì la cari-ca di segretario imperiale, di oratore di corte, digovernatore di Filippopoli, di giudice superiore,

di capo degli uffici centrali. Durante la quarta cro-ciata, fu il primo ministro dell'imperatore di Bi-sanzio. La Narrazione cronologica è uno dei piùgrandi libri di storia che siano mai stati scritti: ric-chissimo di patos, di tragedia, di immaginazionemetaforica, di furibondo grottesco.

Niceta Coniata amava appassionatamente e di-speratamente Costantinopoli, l'impero, la cristia-nità bizantina. «0 impero romano - scriveva -,realtà celeberrima, dignità invidiata e venerata datutti i popoli, che gente violenta hai dovuto soffri-re! Che bruti si sono rivoltati contro di te! Cheamanti sono impazziti per te!... Ah quali nefan-dezze! Quali cose hai dovuto vedere!...» . «0 città,città, pupilla di tutte le città, fama mondiale, spet-tacolo oltremondano, nutrice della Chiesa, guidadella fede, custode dell'ortodossia, dimora di ognibellezza... Chi tra gli uomini ha tanta copia di la-crime e di lamenti da poter degnamente piangeree salutare con le lacrime tutto questo?». Adoravale chiese, i palazzi, gli altari, gli ori, le gemme e lereliquie delle chiese, e tutti i luoghi attorno a Co-stantinopoli: dove spirava sempre una mite e vivi-ficante brezza da settentrione, delfini saltavanopiacevolmente sulle onde, da ogni parte sorride-vano le dolcezze dei bagni, e le orecchie si ricrea-vano «col magico verso» degli usignoli.

Nella seconda metà del XII secolo, Niceta Co-niata scorgeva con i suoi occhi acuti e tragici -solo l'acume della vista permette di raccontare lastoria - la decadenza dell'impero allargarsi, dif-fondersi e diventare catastrofe. I bizantini avevanoperduto l'esperienza politica e guerriera del passa-to: avevano distrutto gli elementi sani della socie-tà, l'aristocrazia militare e provinciale: le famiglieregali erano state sterminate o allontanate dal po-

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tere; e la corte era in mano alla burocrazia deglieunuchi. «L'impero dei romani era ridotto a nien-t'altro che a crapula e ad ebbrezza», commentavaNiceta Coniata. «Il peggio vince sempre, soprat-tutto presso i costantinopolitani». Non credo cheil suo sguardo fosse oggettivo, tanto era dominatodal furore. I suoi ritratti imperiali sono terribili,più terribili di quelli che aveva tracciato due secoliprima Michele Psello: egli non scorgeva negli im-peratori che avidità, avarizia, prodigalità, dissipa-zione, licenza, arroganza, sfrontatezza, stoltezza,malattie dei corpi troppo nutriti. Non c'era via discampo: dove Niceta guardava era male: erano avi-di ed empi i banchieri, i commercianti, gli artigia-ni, il popolo che si rivoltava continuamente, di-struggendo i palazzi nobiliari e le chiese e rovi-nando gli imperatori.

Come tutti gli scrittori e i politici bizantini, Ni-ceta Coniata aveva una profonda passione teologi-ca: discuteva, nella Narrazione cronologica, la pre-senza di Cristo nelle specie del pane e del vino; manon tollerava che le cose sacre fossero portate allaluce e discusse nei trivi, come se fossero cose dipoco conto. Non sopportava nemmeno la diffu-sione della cultura magica e astrologica, e tantomeno che gli imperatori e le imperatrici invocas-sero le stelle e scrutassero le costellazioni prima diprendere una qualsiasi decisione o semplicemen-te «muovere un passo».

Da un lato, Niceta Coniata pensava che il casofosse presente in modo intensissimo in ogni even-to: tutto era caso, il passato, il presente e il futuro;

non possiamo mai prevedere ciò che accadrà, per-ché il futuro non affonda nel passato. Dall'altro la-to, egli era un cristiano: i libri e le dottrine sacre gliavevano insegnato che la Provvidenza domina glieventi, li guida e li trasforma a suo modo. «Diomostra che è lui il padrone delle ore e dei tempi, eche è lui a dirigere o a impedire il passo dei morta-li». La giustizia divina osserva attentamente leazioni degli uomini eli premia eli punisce.

Ma l'azione di Dio è oscura. Non riusciamo a ca-pire cosa Egli ci voglia dire o ci suggerisca. LaProvvidenza può essere doppia o molteplice; epropone lo stesso uomo come «esempio di altez-za sovrumana» o di infinita umiliazione. Nel casodella distruzione di Costantinopoli, ora sembrache Niceta Coniata vi scorga soltanto l'opera di uncaso o di un fato maligno, ora sembra che tutto ciòche accade dal 1202 al 1207 sia foggiato dalle na-scoste mani di Dio, che voleva mandare un segnoagli amati ma peccaminosi abitanti di Costantino-poli. I bizantini dovevano cogliere questo segno,comprendendo che la distruzione della città erastata una punizione provvisoria, perché Dio «siastiene dall'eccesso». Così a volte Niceta Coniata silibera dal suo pessimismo e cerca luci che lascinointravedere il ritorno dei bizantini a Costantino-poli.

Il giudizio di Niceta Coniata sui crociati non po-trebbe essere più negativo, sebbene a tratti - perlampi - egli senta in loro qualcosa di robusto e dinobile. Sono iracondi: «Hanno gli orecchi rossidal riverbero del fuoco dell'ira»; e sempre pronti aprendere in mano la spada e a ferire, uccidere, di-struggere, senza ascoltare mai la ragione. Sonodissennati: ignorano completamente quella sotti-

le diplomazia, alla quale i bizantini ricorrevanoper avere rapporti con tutti i popoli e le persone.Sono vanitosi. Sono incapaci di amare il bello:«Nessuna delle Grazie e delle Muse trova ricettopresso di loro», dice Niceta Coniata. Pretendonodi liberare il sepolcro di Cristo: mentre «inse-guendo la vendetta del Santo Sepolcro, infurianoapertamente contro Cristo e, con la croce, perpe-tuano le distruzioni della croce che recano suldorso». Molto più intelligenti sono i musulmani,e specialmente il loro capo, il Saladino: con loro ibizantini intrattengono da secoli un rapporto di-screto.

Costantinopoli era piena di statue greche, cheCostantino I e i suoi successori avevano portatodalla Grecia. Piuttosto che un'interpretazione cri-stiana, i bizantini davano loro un'interpretazionemagico-profetica: per esempio la statua stendevail braccio destro verso la Luna e il Sole, affinchésmettessero di procedere verso la città. Niceta Co-niata descrive con squisita eleganza la statua diAtena Promachos eretta da Fidia ad Atene, al-l'esterno del Partenone, e quella di Elena. Atenaera una gigantesca statua bronzea, che portavasul petto l'immagine della Gorgone. «A tal punto- diceva Coniata - il bronzo si trasformava do-cile ad imitare ogni singola parte, che le labbradavano l'impressione, che, a voler aspettare, si sa-rebbe udita una voce soave. Il capo tutto morbidosi piegava nei punti in cui doveva, e, pur essendoben lungi dalla vita, aveva preso della sua fioritu-ra, come se fosse vivo, e faceva fluire negli occhiogni desiderio. I capelli che scendevano dallafronte erano una delizia per gli occhi, in quantonon erano interamente contenuti dall'elmo, malasciavano intravedere qualche ricciolo. Aveva ilcapo lievemente inclinato verso sud, e lo sguardodegli occhi che si volgeva in eguale direzione».Per questa ragione, la folla di Costantinopoli so-stenne che l'Atena di Fidia volesse invitare gli in-vasori crociati ad assalire la città; e la distrusse fu-riosamente.

Alla fine Niceta Coniata contemplò, rabbrivi-dendo, l'incendio che distrusse la sua amatissimacittà d'oro, di diamante e di perle. I crociati si col-locarono in molti luoghi di Costantinopoli, di-stanti gli uni dagli altri, e appiccarono il fuoco allecase. Il fuoco si levò più alto di ogni immaginazio-ne per tutta quella notte, per il giorno seguente efino alla sera del giorno successivo, consumandoogni cosa. L'incendio si disperdeva in vari luoghi,interrompeva la sua continuità e poi di nuovo si ri-chiudeva su sé stesso, come un gorgo di fuoco.Rovinavano portici, splendidi ornamenti di piazzeerano abbattuti, possenti colonne ardevano inpezzi come legna da ardere. L'incendio era inusi-tato, superiore ad ogni facoltà di racconto: lo spet-tacolo era ineffabile, com'è ineffabile tutta la sto-ria, che Niceta Coniata ci racconta con tanto ardo-re e dolore.

OR I PRODUZIONE RISERVATA

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ProspettiliveII punto di vista è quellodella classe dirigentebizantina che vede lafine del proprio mondo

ProvvidenzaAnche gli eventi piùtragici sembravanouna punizione solotemporanea di Dio

r Il terzo

volume

dell'opera diNiceta Coniata

Grandezza ecatastrofe di

Bisanzio(Mondadori -FondazioneValla, pagine

LXXX-650,€

30) racconta la

presa di

Costantinopoli,

nel 1204, da

parte dei

crociati

provenientidall'Europaoccidentale

La vicenda

isale allaquarta crociata,

che era stataindetta da papaInnocenzo III

nel 1198 con

l'intento di

riconquistare

Gerusalemme,

che era tornata

in mano ai

musulmani

Ben presto,però, i crociatideviarono e sidiressero aCostantinopoli,dove primariportarono sultronol'imperatoreAlessio IV(1203) e poiabbatterono lostesso Imperobizantino(1204 ), dandovita all'Imperolatino d'Oriente