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ECONOMIA INDUSTRIALE (MERCATO, CONCORRENZA, REGOLE) LEZ 12

Augusto Ninni

Università di Parma

a.a. 2010-2011

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Le barriere all’entrata “strutturali”

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La domanda è:• che cosa incide sulle caratteristiche di S di S-C-P

(struttura-condotta-performance) ?• Il primo elemento strutturale importante è il tasso

di concentrazione: • ( C 4: quota di mercato delle prime quattro

imprese; • Indice di Herfindahl-Hirschman: H = s2 i dove s

= quota di mercato i = impresa)

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Evidenza empirica sulla concentrazione delle imprese

• Le ipotesi sulla concorrenza perfetta non sono utili a interpretare le variazioni della dimensione delle imprese (crescita, differenze tra paesi) e le differenze nella concentrazione delle industrie

• “Fallimenti del mercato”• Attenzione: il processo di crescita delle imprese

già esistenti è importante: 2/3 dell’aumento del prodotto nei Paesi Industrializzati è attribuibile a loro, 1/3 alla nascita di nuove imprese

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• Le analisi empiriche (p. 294) sembrano sostenere che la dimensione assoluta del mercato sia una determinante del tasso di concentrazione, e quindi della struttura del mercato (paradigma Struttura-Condotta-Performance, p. 33)

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Un modello con tecnologia, dimensione del mercato e

concentrazione2 hp:

• Funzione dei costi dell’impresa: Ci = F + c i q i (costi fissi + variabili)

• Curva di domanda: Q = (a – p) S

dove S è l’indicatore di dimensione del mercato

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Calcolo del profitto (in equilibrio) di ciascuna impresa (modello di Cournot a n imprese)

Curva di domanda inversa: • da Q = (a – p) S a• p (Q) = a – (Q/S)Profitto dell’impresa i i = p (Q) q i – F – c q i

i = (a – (Q/S)) q i – F – c q i i = (a - (Q/S) – c ) q i – F i = (a – (q i + Q- 1 ) / S) – c ) q i – F i = a q i – q i 2 / S - (Q- 1 / S) q i - c q i - Fmax d i / d q i MR = MC a – 2 qi / S - Q- 1 / S – c = 0

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• Se tutte le imprese sono identiche, per simmetria: qi = Q / n = q* (quantità che massimizza il profitto) Q = n q*

• a - 2 q* / S - (n-1) q* / S – c = 0• - 2 q* / S - (n-1) q* / S = c – a• - 2 q* - (n-1) q* = (c – a ) S• (-2-n+1) q* = (c – a ) S• - (n+1) q* = (c – a ) S• q* = ((a-c) / (n +1 ) ) S quantità di

equilibrio

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Prezzo di equilibrio

• p = a – Q /S = a – n q* / S

• = a – n ((a-c) / (n +1 ) ) S / S

• = a – n (a-c) / (n +1 )

Profitto di equilibrio i (n) = (p – c) q i – F

• = (a – n (a-c) / (n +1 ) – c) ((a-c) / (n +1 ) ) S - F

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• = (an + a – n (a –c) – c – cn ) / (n+1) ) S (a-c) / (n + 1) - F

• = ((n (a-c) – n (a-c) + (a-c)) / (n+1) ) S (a-c) / (n + 1) - F

• = (a-c)/ (n+1) S (a-c) / (n + 1) - F i (n) = S ( (a-c) / (n+1) ) 2 - F

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i (n) = S ( (a-c) / (n+1) ) 2 - F

In equilibrio quindi i profitti:

• sono positivamente correlati con la dimensione del mercato;

• sono positivamente correlati con la concentrazione (negativamente con n);

• sono negativamente correlati con i costi di produzione;

• sono negativamente correlati con i costi di entrata.

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• Ma cosa succede alla numerosità delle imprese quando si ha equilibrio con libertà di entrata ?

• In equilibrio nessuna impresa vuole uscire dal mercato e nessuna impresa vuole entrare: il profitto in equilibrio è 0

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i (n) = S ( (a-c) / (n+1) ) 2 - F = 0

da cui:

• S ( (a-c) / (n+1) ) 2 = F

• S/F (a-c) 2 = (n+1) 2

• (a-c) √ S/F = (n+1)

• (a-c) √ S/F – 1 = n (1)

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Parametri che influenzano la numerosità delle imprese e la concentrazione

In equilibrio con libertà di entrata:

• Il numero delle imprese è funzione crescente delle dimensioni del mercato, ma men che proporzionalmente: perché il numero delle imprese cresca di un certo ammontare, la dimensione del mercato deve crescere di quasi il doppio

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• Perché questo: con l’aumento del numero delle imprese il mercato si fa più concorrenziale, deprime il livello del prezzo e quindi del profitto, e questo attrae meno imprese

• solo la crescita delle quantità vendute (grazie all’aumento delle dimensioni del mercato) spinge altre imprese ad entrare, nonostante un profitto unitario basso e/o decrescente

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• Il numero delle imprese diminuisce all’aumentare dei costi fissi F (però in modo non proporzionale, dalla (1)), le cui variazioni sono la principale causa delle variazioni della scala minima efficiente (dimensione ottima minima), definita come la scala minima dove la curva del costo medio è in prossimità del suo punto di minimo (per cui il costo medio coincide con il costo marginale)

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• Un mercato è più concentrato quanto maggiori sono le economie di scala: scala minima efficiente (o dimensione ottima minima) ed economie di scala costituiscono due tra le principali barriere all’entrata

• Coefficiente di economie di scala: quando Cme > Cma

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Conclusioni dell’analisi teorica

• La concentrazione aumenta quanto più sono alti i costi fissi di entrata, la dimensione ottima minima e le economie di scala

• Un’elevata dimensione del mercato non aumenta proporzionalmente il numero delle imprese (quindi il tasso di concentrazione cade) perché l’aumento della concorrenza deprime i profitti

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I riscontri empirici

• L’analisi empirica mostra che le aspettative del modello sintetizzato nella (1) ha pochi riscontri.

• Può darsi che questo derivi dalle ipotesi restrittive:

1. accesso alla stessa tecnologia

2. informazione perfetta da parte di tutte le imprese sulle caratteristiche del mercato

3. Entrata coordinata e sequenziale

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• Importante: spesso le imprese non hanno accesso alla stessa tecnologia,

• l’incumbent può rafforzare il vantaggio competitivo derivante dalla tecnologia, che detiene in esclusiva legalizzata (per la durata del brevetto), con le economie di apprendimento (learning by doing)

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• L’ipotesi dell’informazione perfetta può considerarsi irrealistica se estesa al futuro, soprattutto quando riferita ad eventi relativi al mercato, per definizione poco prevedibili

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• E anche l’ipotesi relativa al coordinamento dell’entrata può essere smentita dalla possibilità che più imprese entrino in contemporanea e non sequenzialmente nello stesso mercato

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• Più in particolare, mercati di dimensioni simili possono avere parametri di struttura diversi

• E nei mercati operano contemporaneamente imprese di dimensioni diverse

• Informazione imperfetta, errori di previsione, errori di coordinamento, fattori storici portano a disparità nelle dinamiche dei mercati

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• E’ probabile inoltre che si debba sempre più tener conto delle barriere all’entrata (o costi di entrata) endogene, create cioè dalle stesse imprese già operanti nel mercato

• Sia pubblicità sia investimenti in R&S ne costituiscono un esempio

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• Quando questi fattori endogeni operano, la dimensione del mercato influisce meno sulla numerosità delle imprese e si attenua la relazione con la concentrazione delle imprese

• Questo è (parzialmente) convalidato dall’analisi empirica (pp. 306-307): pubblicità vs prodotti omogenei

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L’entrata eccessiva (sostituisce graf, 309)

A

BD

G E

Produzione totale

Produzione singola impresa

ADB + DBEG = surplus totale A

D B

GE

Produzione totale

Produzione singola impresa

C

V

Entra una terza impresa

surplus totale (cresciuto): p, q (ci sono anche BCI e CVEI)

H I

F

L

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• Se l’entrata è senza costi, aumenta il benessere complessivo (e il benessere del terzo entrante)

• Se l’entrata avviene con un costo di ingresso compreso tra CVFH (l’area dei profitti guadagnati dal terzo entrante) e BCI più CDEI, il benessere complessivo diminuisce, il surplus dei produttori aumenta (eccesso di entrata con “sottrazione degli affari”: il terzo entrante erode profitti ai precedenti)

• Se però questo si accompagna a differenziazione del prodotto, il surplus complessivo aumenta