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cultura e natura U omini e donne di tutte le razze, di tutte le età, di tutti i tipi, provenienti dai quattro angoli del pianeta… Non c’è dubbio, il flusso ininterrotto di persone sta a significare che oggi, grazie al progresso, c’è molta più libertà di movimento e di contatto. Già… libertà di movimento… E’ già una notevole forma di libertà…. Però, riflettendo, c’è ancora molto da fare per una società libera dalla violenza in senso lato, violenza sulle donne, sull’infanzia, violenza trasversale, che tocca tutte le fasce, tutte le età e tutte le nazioni. La violenza scaturisce da molteplici fattori uno dei quali è la non capacità di gestire pressioni, difficoltà, ingiustizie, conflitti e aspettative che spesso animano e albergano nel singolo come nella massa… Probabilmente la peggior forma di violenza cui assistiamo è quella che annulla l’essere umano nella sua dignità. Il senso della propria e altrui dignità ha guidato, nei secoli, le menti più illuminate, che hanno tracciato passi irrinunciabili per lo sviluppo della società umana. Oggi il “La violenza è una mancanza di vocabolario.” Passeggiando per la città lo sguardo si posa sulle persone che incrociano la nostra strada. Occhi sfuggenti o distratti, passi frettolosi, gesti rapidi… di Maria Torlini CN N. 10 2012 Dignità [di-gni-tà] Considerazione di nobiltà; compostezza, decoro; alto ufficio, carica; assioma dal latino: [dignitas], derivato di [dignus] degno, meritevole. Come accade a tutti i concetti primi e fondamentali, la dignità è tanto pronunciata, ma poco sondata nella sua quintessenza. Il latino [dignus] è un ricalco del greco [axios] che vuol dire a un tempo degno e assioma. Questo è un punto fondamentale. Da quel che forse sapremo di matematica o di filosofia, l'as- sioma è un'asserzione, una verità evidente ed implicita, che prescinde da dimostrazioni: tale è la dignità. Un valore intrinseco ed umile che scaturisce dall'essere umani, uno status ontologico che non dipende da alcuna scelta, azione, da nessun'altra qualità. La dignità è l'intima, indimostrabile nobiltà dell'uomo, l'intima, indimostrabile nobiltà di ogni essere (animale, pianta, roccia), pilastro postulato su cui si fonda l'in- tera costruzione del formidabile castello dei diritti civili, della vita civile, della cultura civile - della civiltà. Nel momento in cui venisse meno questa idea di dignità (come per lungo tempo è stato e come ancora in troppi luoghi è), e ci si discostasse, ad esempio, dall'idea tanto assurda quanto ne- cessaria che Hitler e Schindler abbiano la medesima dignità umana, ontologica, acquistata con l'esser nati da un grembo di donna, adamantina, impossibile da scalfire o migliorare - sia pure con le azioni umanamente più immonde o pure - la nostra società precipiterebbe in un baratro di caste impermeabili, di discriminazione cieca, arbitraria, schiantandosi sul fondo di un abisso faticosamente scalato in cinquemila anni di storia. In effetti, quando si parla di dignità si tratta di una guglia di va- lore più che di un pilastro fondativo, da asserire con fermezza, forse, non perché esiste, ma perché esista. (www.unaparolalgiorno.it) Cristalli d’acqua che si formano in corrispondenza di parole http://www.masaru-emoto.net/english/water-crystal.html Male Amore e graitudine 5

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cultura e natura

Uomini e donne di tutte le razze, di tutte le età,di tutti i tipi, provenienti dai quattro angolidel pianeta…

Non c’è dubbio, il flusso ininterrotto di persone sta asignificare che oggi, grazie al progresso, c’è molta piùlibertà di movimento e di contatto. Già… libertà dimovimento… E’ già una notevole forma di libertà….Però, riflettendo, c’è ancora molto da fare per una societàlibera dalla violenza in senso lato, violenza sulle donne,sull’infanzia, violenza trasversale, che tocca tutte le fasce,tutte le età e tutte le nazioni.La violenza scaturisce da molteplici fattori uno dei quali èla non capacità di gestire pressioni, difficoltà, ingiustizie,conflitti e aspettative che spesso animano e albergano nel singolo come nella massa… Probabilmente la peggior forma di violenza cui assistiamoè quella che annulla l’essere umano nella sua dignità.

Il senso della propria e altrui dignità ha guidato, nei secoli,le menti più illuminate, che hanno tracciato passiirrinunciabili per lo sviluppo della società umana. Oggi il

“La violenza è una mancanza di

vocabolario.”Passeggiando per la città lo sguardo si posa sulle persone che incrociano la

nostra strada. Occhi sfuggenti o distratti, passi frettolosi, gesti rapidi…

di Maria Torlini

CN N. 10 2012

···ApprofonditaMente···

Dignità [di-gni-tà]

Considerazione di nobiltà; compostezza, decoro; alto ufficio,carica; assioma

dal latino: [dignitas], derivato di [dignus] degno, meritevole.

Come accade a tutti i concetti primi e fondamentali, la dignitàè tanto pronunciata, ma poco sondata nella sua quintessenza.

Il latino [dignus] è un ricalco del greco [axios] che vuol dire aun tempo degno e assioma. Questo è un punto fondamentale.

Da quel che forse sapremo di matematica o di filosofia, l'as-sioma è un'asserzione, una verità evidente ed implicita, cheprescinde da dimostrazioni: tale è la dignità.

Un valore intrinseco ed umile che scaturisce dall'essere umani,uno status ontologico che non dipende da alcuna scelta, azione,da nessun'altra qualità.

La dignità è l'intima, indimostrabile nobiltà dell'uomo, l'intima,indimostrabile nobiltà di ogni essere

(animale, pianta, roccia), pilastro postulato su cui si fonda l'in-tera costruzione del formidabile castello dei diritti civili, dellavita civile, della cultura civile - della civiltà.

Nel momento in cui venisse meno questa idea di dignità (comeper lungo tempo è stato e come ancora in troppi luoghi è), e cisi discostasse, ad esempio, dall'idea tanto assurda quanto ne-cessaria che Hitler e Schindler abbiano la medesima dignitàumana, ontologica, acquistata con l'esser nati da un grembo didonna, adamantina, impossibile da scalfire o migliorare - siapure con le azioni umanamente più immonde o pure - la nostrasocietà precipiterebbe in un baratro di caste impermeabili, didiscriminazione cieca, arbitraria, schiantandosi sul fondo di unabisso faticosamente scalato in cinquemila anni di storia.

In effetti, quando si parla di dignità si tratta di una guglia di va-lore più che di un pilastro fondativo, da asserire con fermezza,forse, non perché esiste, ma perché esista.

(www.unaparolalgiorno.it)

Cristalli d’acqua che si formano in corrispondenza di parole

http://www.masaru-emoto.net/english/water-crystal.html

Male Amore e graitudine

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divario tra avanzamenti di tipo materiale e l’incarnazionedi valori prettamente immateriali come la dignità, ilrispetto, l’altruismo, sembra allargarsi sempre di più, vistala gran fatica dei secondi a concretizzarsi in un mondo chesgomita per produrre, consumare, buttare e accumulare,non necessariamente nello stesso ordine.Siamo più consapevoli di cosa accade all’altro capo delmondo ma spesso abbiamo “la guerra” in casa e nonsappiamo come disinnescare le mine…. A volte le

modalità di approccio alle soluzioni dei conflitti produconoancora più conflitti o peggio, chiusure senza ritorno. La violenza in famiglia è un esempio drammatico…. Senon restituiamo centralità alla qualità dei rapporti umanisarà difficile affrontare le grandi sfide di quest’epoca, dovel’intero pianeta è in sofferenza per un motivo o per l’altroe occorre l’energia costruttiva di tutti.Le grandi conquiste tecnologiche degli ultimi decennihanno prodotto notevoli trasformazioni sociali. Il problemaè che la gestione dei rapporti non sembra aver mantenutolo stesso passo. A volte non ci si discosta molto dai sistemiusati dai nostri “antenati” per risolvere i conflitti. Sonoaddirittura spuntate ricerche che asseriscono che siamo“più stupidi” di chi ci ha preceduti perché la tecnologia ciha mentalmente impigrito...In effetti ci sono alcuni aspetti presenti anche nella vita ditutti i giorni, che stanno diventando quantomeno“invadenti”… Se sali in macchina e non ti allacci le cinturein un tempo determinato arriva un allarme acustico diavvertimento, se devi andare in qualche posto, senza ilnavigatore satellitare non ti muovi di un passo. Neipacchetti vacanze ti organizzano anche come ti devidivertire e per attività di tua iniziativa resta davvero pocospazio. Qualche tempo fa a cena da amici c’erano sei bambini dai4 ai 6 anni. Fin qua tutto ok, chiaramente maschietti efemminucce si sono diversificati nei reciproci interessiludici. Hanno mangiato prima di noi adulti e poi, mentrenoi mangiavamo, hanno ricominciato a giocare. Ogni tantoun po’ di confusione era inevitabile.. ma dopo poco c’erasolo il nostro chiacchierare a tavola: i bambini si eranoridotti ad un silenzio quasi assoluto. Solitamente, untempo, quando c’era troppo silenzio, si andava acontrollare la situazione perché nove volte su dieci i bimbistavano di sicuro combinando un guaio…. Stavolta,invece, sono rimasta di stucco perché, a poca distanza danoi, i bambini si erano piazzati chi sul divano, chi sedutosu un mobile basso ecc. ognuno intento a fare un giochino,magari seduti fianco a fianco. Chi su l’Ipad portato dalpadre (indispensabile anche per una cena tra amici?!), chisull’Iphone, chi sul game boy (ormai vintage). I bambinisi erano “automaticamente” isolati, ognuno a poca distanzal’uno dall’altro, impegnati com’erano a seguire i propri

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La Convenzione ONU sui Diritti dell'infanzia è uno strumento

normativo internazionale di promozione e tutela dei diritti

dell'infanzia. Entrò in vigore il 20 settembre 1975 dopo essere

stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite

il 2 novembre 1977. Esso esprime un largo consenso su quali

siano gli obblighi degli Stati e della comunità internazionale

nei confronti dell'infanzia e codifica e sviluppa in maniera si-

gnificativa le norme internazionali applicabili ai bambini.

Tutti i paesi del mondo (eccetto Somalia e Stati Uniti) hanno

ratificato questa Convenzione.

La Convenzione è stata ratificata dall'Italia il 12 maggio 1980

con la legge n. 176.

Oggi aderiscono alla Convenzione 193 Stati, un numero che

supera quello degli Stati membri dell'ONU.

La Convenzione è composta da 54 articoli e da due Protocolli

opzionali[1]

La Convenzione è uno strumento giuridico vincolante per gli

Stati che la ratificano e un riferimento dove è evidente ogni

sforzo compiuto in cinquant'anni di difesa dei diritti dei bam-

bini.

L'adozione della convenzione è ricordato ogni anno, il 20 no-

vembre, con la commemorazione della Giornata internazio-

nale per i diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza.

La violenza è una mancanza di vocabolario.

Gilles Vigneault

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videogiochi… Sinceramente non ho avuto una bellasensazione ma nessuno dei commensali se ne è accorto,anzi c’era un senso di soddisfazione generale nel vedere ifigli “tranquilli”… La mente, per un istante, è volata aimiei ricordi d’infanzia, per noi era una gioia poterinventare insieme agli amichetti giochi sempre nuovi edivertenti. Erano terreno fertile per l’espressione creativa,all’interno del quale si sviluppavano dinamiche utili asperimentarci proprio per gestire i rapporti con chi lapensava magari diversamente da noi e anche comeaffrontare i “giochi di potere”, che inevitabilmentespuntavano da parte di chi tendeva a dominare…Ritornando ad oggi, questo spazio si è molto ridotto,manca spesso la pazienza, l’interesse e il tempo di seguirei bambini nei loro ragionamenti e nella fretta glitrasmettiamo i nostri modelli di adulti già “cotti emangiati”. Sempre in questa fatidica cena, una mammaraccontava quasi orgogliosa che, nel consolare il suosecondogenito per l’ennesimo sopruso subìto dal fratellomaggiore, gli diceva testuali parole: “Non ti preoccupare,ti garantisco che nel tempo i secondi riescono a vendicarsinel migliore dei modi…” spiegando poi che si rifaceva allasua esperienza personale…. Anche questa, a mio modesto parere, è una inconsapevoleforma di violenza: legittima una risposta compensatoriareattiva e squilibrata che andrà ad alimentare, nel tempo,delle strategie di relazione a loro volta non armoniche,restituendo ciò che si è subìto magari addiritturapotenziato. E’ vero che non si vive in un mondo di rose efiori, ma con i bambini andrebbe fatto ciò che si faceva ai“primordi” ovvero trasmettere loro con l’educazione, ilragionamento e l’esperienza pratica accanto all’adulto,tutto ciò che sin qui è stato sperimentato e verificato come

utile avanzamento conoscitivo del mondo reale e di unasana convivenza.Il mondo dell’infanzia attuale è davvero molto piùproblematico: scuola, compiti, attività programmate….Resta davvero poco per la parte più importante, ovvero ilnutrimento dell’anima, l’amore per la conoscenza, la gioiadi sperimentare e la saggezza dell’adulto che accompagnail bambino soprattutto nei fallimenti e nella capacità ditrovare soluzioni costruttive di fronte alla perdita,mantenendo come priorità la gioia del rapporto con l’altro

e non il vincere o perdere o essere perfetti in tutto oprimeggiare altrimenti non ci si sente bene con se stessi esi perde l’autostima. I rapporti di coppia e familiari creanosempre più dipendenze e ciò produce grossi scompensi seun legame si spezza. Lo stalking, le uccisioni passionali, le violenze, i suicidiall’interno della cerchia familiare ci dicono proprio questo:l’impossibilità di far fronte ad un senso di perditainsostenibile. Il successo di una convivenza, pur con tuttele sue difficoltà, poggia su un minimo di autonomiapersonale dall’altro e questo va insegnato anche aibambini, pur mantenendo con loro una stretta vicinanza euna presenza amorevole. Un senso di disorientamentogenerale pervade la nostra società che avrebbe un granbisogno, proprio come i bambini, di figure autorevoli digrande spessore umano….E’ chiaro che non possiamo sperare di “cavarcela”proclamando giornate dedicate alla donna o all’infanziaecc. soltanto, perché con la mole di notizie “violente” checi bombarda ogni giorno, le opere di sensibilizzazionesvolte attraverso la sola informazione sembrano esserepoco efficaci. Gli stereotipi mentali difficilmente sono non dicoscardinati ma neanche scalfiti da queste campagne, nelsenso che sensibilizzano e amplificano l’attenzione di chiè già orientato al problema. Un vero percorso di civiltà sipuò raggiungere impostando delle campagne educativeche consentano l’implementazione di buone prassi: il”buono non è l’equivalente del giusto”… Non si diventa buoni o “cattivi” perché si rispettano o sieludono le regole. Bisogna concretizzare il senso digiustizia che ognuno ha dentro di sé cercando strategie perrenderlo operativo nel concreto, nella vita di tutti i giorninon come regola ma come principio…. Il giusto non è regola, è principio e in quanto tale valido ericonosciuto da tutti. E’ su questa strada che si può sperarein un recupero, in una riabilitazione o cambiamentopositivo di situazioni problematiche.

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La durezza di alcuni è preferibile alla delicatezza di altri.

Kahlil Gibran

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CHILDREN LEARN WHAT THEY LIVE

If children live with criticism, they learn to condemn.

If children live with hostility, they learn to fight.

If children live with fear, they learn to be apprehensive.

If children live with pity, they learn to feel sorry for them-

selves.

If children live with ridicule, they learn to feel shy.

If children live with jealousy, they learn to feel envy.

If children live with shame, they learn to feel guilty.

If children live with encouragement, they learn confi-

dence.

If children live with tolerance, they learn patience.

If children live with praise, they learn appreciation.

If children live with acceptance, they learn to love.

If children live with approval, they learn to like themsel-

ves.

If children live with recognition, they learn it is good to

have a goal.

If children live with sharing, they learn generosity.

If children live with honesty, they learn truthfulness.

If children live with fairness, they learn justice.

If children live with kindness and consideration, they

learn respect.

If children live with security, they learn to have faith in

themselves and in those about them.

If children live with friendliness, they learn the world is

a nice place in which to live.

Dorothy Law Nolte: poetessa americana, anche pedagogista ed insegnante, è nata in California il 12 gennaio del 1924 e morta in

California il 13 novembre del 2005.

I BAMBINI IMPARANO CIÒ CHE VIVONO

Se i bambini vivono con le critiche, imparano a condan-

nare.

Se i bambini convivono con l'ostilità, imparano a com-

battere.

Se i bambini convivono con la paura, imparano a essere

apprensivi.

Se i bambini convivono con la pietà, imparano a commi-

serarsi.

Se i bambini convivono con il ridicolo, imparano a essere

timidi.

Se i bambini convivono con la gelosia, imparano a pro-

vare invidia.

Se i bambini convivono con la vergogna, imparano a sen-

tirsi colpevoli.

Se i bambini vivono tra gli incoraggiamenti, imparano a

essere sicuri di sé.

Se i bambini vivono nella tolleranza, imparano a essere

pazienti.

Se i bambini vivono nella riconoscimento del loro valore,

imparano ad apprezzare .

Se i bambini vivono nell'accettazione, imparano ad

amare

Se i bambini vivono nell'approvazione, imparano a pia-

cersi

Se i bambini vivono nel riconoscimento del merito, im-

parano che e' bene avere un obiettivo.

Se i bambini vivono nella condivisione, imparano a es-

sere generosi .

Se i bambini vivono nell'onesta', imparano a essere sin-

ceri.

Se i bambini vivono nella correttezza, imparano cos’è' la

giustizia.

Se i bambini vivono nella gentilezza e la considerazione,

imparano il rispetto.

Se i bambini vivono nella sicurezza, imparano ad avere

fiducia in se' stessi e nel prossimo.

Se i bamibini vivono nell’amicizia, imparano che il mondo

è un bel posto dove vivere.

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GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il

25 novembre come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne e ha invitato i governi, le orga-

nizzazioni internazionali e le ONG ad organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica in quel giorno.

L'Assemblea Generale dell'ONU ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell'Incontro

Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà (Colombia) nel 1981. Questa data fu scelta in ricordo del brutale

assassinio del 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di

contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza

e nel caos per oltre 30 anni.

In Italia solo dal 2005 alcuni Centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata. Ma negli ultimi

anni anche istituzioni e vari enti come Amnesty International festeggiano questa giornata attraverso iniziative politiche e culturali.

Nel 2007 100 000 donne (40 000 secondo la questura) hanno manifestato a Roma "Contro la violenza sulle donne", senza alcun

patrocinio politico. È stata la prima manifestazione su questo argomento che ha ricevuto una forte attenzione mediatica, anche

per le contestazioni che si sono verificate a danno di alcuni ministri e di due deputate.

Dal 2006 la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna promuove annualmente il Festival La Violenza Illustrata, unico

festival nel panorama internazionale interamente dedicato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ormai centinaia

di iniziative in tutta Italia vengono organizzate in occasione del 25 novembre per dire no alla violenza di genere in tutte le sue

forme.

25 novembre 1960

Il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da

agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate e stran-

golate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. L'assassinio delle sorelle

Mirabal è ricordato come uno dei più truci della storia dominicana.

FONTE: wikipedia, l'enciclopedia libera.

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IRENA SENDLER (POLONIA) 1910-2008

Qualche anno fa è venuta a man-care una signora di 98 anni diDurante la seconda guerra mon-

diale, Irena, ha ottenuto il permesso di lavorare nel ghettodi Varsavia, come Idraulica specialista.Aveva un ulteriore motivo. Era al corrente dei piani che i na-zisti avevano per gli ebrei (essendo tedesca).Irena portò in salvo migliaia di neonati nascondendoli nelfondo della sua cassetta degli attrezzi che portava nel retrodel suo camion. I bambini più grandi li nascondeva un saccodi iuta ...Teneva anche un cane nel retro del camion, che aveva ad-destrato ad abbaiare quando i soldati nazisti entravano euscivano dal ghetto. I soldati, naturalmente, temevano ilcane e il suo latrato copriva il pianto dei bambini.

Durante tutto questo tempo, è riuscita a salvare 2500 trabambini e neonati.Fu catturata, e i nazisti le ruppero entrambe le gambe e lebraccia picchiandola selvaggiamente. Irena tenne un registro dei nomi di tutti i ragazzi che clande-stinamente aveva portato fuori dai confini, conservandoloin un barattolo di vetro, sepolto sotto un albero nel suo cor-tile.Dopo la guerra, cercò di rintracciare tutti i genitori che po-tessero essere sopravvissuti per riunire le famiglie.La maggior parte di loro erano stati gasati.Irena ha continuato a prendersi cura di questi ragazzi, met-tendoli in case famiglia o trovando loro famiglie affidatarieo adottive.

http://www.venticinquenovembre.it/Irena_Sendler.htm

SORELLE MIRABAL OJO DE AGUA (SANTO DOMINGO): Patria1924-1960; Minerva 1926-1960; Maria Teresa 1936-1960;Dedé 1925 - vivente

Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, AntoniaMaria Teresa Mirabal nacquero a Ojo de Agua provincia diSalcedo nella Repubblica Dominicana da una famiglia bene-stante. Combatterono la dittatura(1930-1961) del domini-cano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas(Le farfalle).Il 25 novembre 1960 Minerva e Maria Teresa decidono difar visita ai loro mariti, Manolo Tavarez Justo e Leandro Guz-man, detenuti in carcere. Patria, la sorella maggiore, vuoleaccompagnarle anche se suo marito è rinchiuso in un altrocarcere e contro le preghiere della madre che teme per lei eper i suoi tre figli. L’intuizione della madre si rivela esatta: letre donne vengono prese in un’imboscata da agenti del ser-vizio segreto militare, torturate e uccise. Il loro brutale as-sassinio risveglia l’indignazione popolare che porta nel 1961all’assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dit-tatura.Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle NazioniUnite, con la risoluzione 54/134, dichiara il 25 novembreGiornata internazionale per l’eliminazione della violenza con-tro le donne in loro memoria.La militanza politica delle tre sorelle Mariposas era iniziataquando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 ottobre1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal ditta-tore per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osatosfidarlo apertamente sostenendo le proprie idee politiche.Quella data segna l’inizio delle rappresaglie contro Minervae tutta la famiglia Mirabal, con periodi di detenzione in car-cere per il padre e la confisca dei beni per la famiglia. Minerva mostra fin da bambina un carattere forte e indi-pendente e una grande passione per la lettura, il suo paesee la libertà. La sua influenza sulle sorelle è notevole, soprat-tutto su Maria Teresa, la più piccola, che la prende a modelloe cerca di emularla negli studi universitari, iscrivendosi ad

STORIE DI DONNE

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Architettura, facoltà che non termina, conquistando soltanto il grado tecnicoin Agrimensura. Maria Teresa segue Minerva giovanissima nella militanza poli-tica, dopo essersi fidanzata con un altro attivista politico, Leandro Guzmàn,amico del marito di Minerva.Dopo la conclusione degli studi superiori Minerva chiede ai genitori il permessodi studiare Diritto all’Università (suo grande sogno fin dall’infanzia), ma lamadre si oppone: conoscendo le sue spiccate idee politiche, teme per la suaincolumità. Per consolarla del diniego il padre le permette di imparare a guidaree le regala un automobile su cui, con grande audacia per i tempi, scorrazza dasola per tutta la provincia.Ma nel 1952, all’età di ventisei anni, Minerva riesce a iscriversi all’Università diSanto Domingo, che frequenterà fra divieti e revoche. Dopo la laurea però nonle viene consentito l’esercizio della professione.Minerva, unica donna insieme a Dulce Tejada in un gruppo di uomini, il 9gennaio del 1960 tiene nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro ilregime che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria Mo-vimento del 14 giugno e il cui presidente fu suo marito Manolo Tamarez Justo,assassinato nel 1963.Minerva fu l’anima del movimento «Durante un’epoca di predominio dei valoritradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittaturanon era altro se non l’iperbole del maschilismo, in questo mondo maschilista sierse Minerva per dimostrare fino a che punto ed in quale misura il femminile èuna forma di dissidenza».

(Dedè Mirabal). Ben presto nel Movimento 14 giugno, oltre alla giovanissima (quando fu assassinata aveva soltanto venti-cinque anni) Maria Teresa e al marito, che già da anni erano attivisti politici, furono coinvolti anche la materna e solidalePatria e il marito Pedro Gonzalez. Patria aveva abbandonato gli studi presso una scuola secondaria cattolica di La Vega(come farà Dedé per badare all’attività familiare) per sposare a sedici anni un agricoltore. Patria è molto religiosa egenerosa, allegra e socievole; si definisce “andariega”, girovaga, perché ama molto viaggiare. Era madre di quattro figli (mal’ultimo visse soltanto pochi mesi) e non esita ad aderire al movimento per « non permettere che i nostri figli crescano inquesto regime corrotto e tirannico».La loro opera rivoluzionaria è tanto efficace che il Dittatore in una visita a Salcedo esclama: «Ho solo due problemi: laChiesa cattolica e le sorelle Mirabal». Nell’anno 1960 Minerva e Maria Teresa vengono incarcerate due volte; la secondavolta vengono condannate a cinque anni di lavori forzati per avere attentato alla sicurezza nazionale, ma a causa dellacattiva reputazione internazionale di Trujillo dopo l’attentato al presidente venezuelano Betancourt, vengono rilasciate emesse agli arresti domiciliari. Anche i loro mariti e il marito di Patria, Pedro Gonzalez, vengono imprigionati e torturati.Trujillo progetta il loro assassinio in modo che sembri un incidente, per non risvegliare le proteste nazionali e internazionali;infatti i corpi massacrati delle tre eroine vengono gettati con la loro macchina in un burrone.L’assassinio delle sorelle Mirabal provoca una grandissima commozione in tutto il paese, che pure aveva sopportato pertrent’anni la sanguinosa dittatura di Trujillo. La terribile notizia si diffonde come polvere, risvegliando coscienze in letargo.L’ unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, Belgica Adele detta Dedé, ha dedicato la sua vita allacura dei sei nipoti orfani: Nelson, Noris e Raul, figli di Patria; Minou e Manuelito, figli di Minerva, che avevano perso ilpadre e la madre, e Jaqueline figlia di Maria Teresa, che non aveva ancora compiuto due anni. Dedé esorcizzerà il rimorsoper essere sopravvissuta alle amatissime sorelle dandosi il compito di custode della loro memoria: «Sopravvissi perraccontare la loro vita». Nel marzo 1999 ha pubblicato un libro di memorie Vivas in su jardin dedicato alle sorelle, le cui pagine sono definite come«fiori del giardino della casa museo dove rimarranno vive per sempre le mie farfalle».La loro vita è stata narrata anche dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez nel romanzo Il tempo delle farfalle (1994), da cuiè stato tratto nel 2004 il film di Mariano Barroso In The time of Butterflies, con Salma Hayek.

FONTI bIbLIOGRAFIChE:E ICONOGRAFIChE

Julia Alvarez, Il Tempo delle Farfalle, Firenze, Giunti 1997; Dedé Mirabal, Vivas in su jardin, Aguilar 2009; www.enciclopediadelledonne.ithttp://www.lavoz.com.ar/republica-dominicana/legado-mariposas#

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