10 Veneti Antichi La Religione

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COSA SAPPIAMO DELLA RELIGIONE DEI VENETI ANTICHI? La religione dei Veneti antichi era semplice, ma non sempre facile da capire per noi uomini moderni; dall’esame dei resti archeologici rinvenuti, gli studiosi ritengono che fosse una religione molto legata alla natura. Sembra che non avessero molti dei, ma se ne riconoscono due ritenuti molto importanti: la dea madre, o della terra, o della guarigione, alla quale venne dato il nome di Reitia. Essa aveva la stessa importanza della divinità maschile, che era il dio padre, una divinità solare. I santuari dei Veneti antichi non prevedevano la costruzione di monumenti, ma erano spazi aperti; venivano fondati vicino alle strade e vie di comunicazione e anche mercati, perché erano luoghi di incontro di molte persone ed erano generalmente circondati da boschi sacri. Essi occupavano un’area molto vasta, che veniva scelta dalla comunità, che la “assegnava” poi alla divinità perché l’abitasse; erano delimitati da confini ben visibili, di norma segnalati da un muro, ma anche da cippi sui quali erano spesso incise iscrizioni in venetico. Molti di loro sono chiamati santuari di frontiera, perché venivano fondati proprio intorno alle zone di confine dei territori dei Veneti; essi erano una specie di “cintura” protettiva delle città. Il santuario di Montegrotto, per esempio, svolgeva la funzione religiosa Commissione di Storia e Geografia I. C. Spinea 1 – Sc. “A. Mantegna” – cl. 4^, a. s. 2013/’14 Ins. T. Barbui

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COSA SAPPIAMO DELLA RELIGIONE DEI VENETI ANTICHI?

La religione dei Veneti antichi era semplice, ma non sempre facile da capire per noi uomini moderni; dall’esame dei

resti archeologici rinvenuti, gli studiosi ritengono che fosse una religione molto legata alla natura.

Sembra che non avessero molti dei, ma se ne riconoscono due ritenuti molto importanti: la dea madre, o della terra,

o della guarigione, alla quale venne dato il nome di Reitia. Essa aveva la stessa importanza della divinità maschile, che

era il dio padre, una divinità solare.

I santuari dei Veneti antichi non prevedevano la costruzione di monumenti, ma erano spazi aperti; venivano fondati

vicino alle strade e vie di comunicazione e anche mercati, perché erano luoghi di incontro di molte persone ed erano

generalmente circondati da boschi sacri.

Essi occupavano un’area molto vasta, che veniva scelta dalla comunità, che la “assegnava” poi alla divinità perché

l’abitasse; erano delimitati da confini ben visibili, di norma segnalati da un muro, ma anche da cippi sui quali erano

spesso incise iscrizioni in venetico. Molti di loro sono chiamati santuari di frontiera, perché venivano fondati proprio

intorno alle zone di confine dei territori dei Veneti; essi erano una specie di “cintura” protettiva delle città. Il santuario

di Montegrotto, per esempio, svolgeva la funzione religiosa di luogo sacro, ma anche quella di “sentinella”, perché si

trovava proprio tra il territorio governato dalla città di Padova e quello governato dalla città di Este.

Tra tutti i centri di culto, i più importanti si trovano ad Este (dove ne sono stati rinvenuti quattro) e a Padova. Ad

Este la maggior parte degli ex voto offerti nel santuario, sono modellini di armi, lamine di metallo con incisi

personaggi femminili, spesso col capo velato e riccamente abbigliati. Sempre nel santuario di Reitia di Este sono stati

trovati anche bronzetti di uomini, donne, guerrieri e cavalieri e lamine figurate che rappresentavano il popolo dei

devoti che frequentavano il santuario di Reitia (il più importante!), ma anche gli altri luoghi di culto che circondavano

la città e la proteggevano. Venivano dedicati alla dea anche oggetti di uso quotidiano, come ad esempio fibule e

bracciali.

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Tutti i santuari avevano uno stretto rapporto con l’acqua e venivano fondati perciò sulle vicinanze di fiumi, laghi o

sorgenti: ad esempio ad Este, a Padova e a Vicenza sono stati riconosciuti santuari vicino ai fiumi; ad Altino vicino

alla laguna. Uno dei tre santuari di confine di Padova era stato fondato vicino acque termali e salutari; tra gli oggetti

ritrovati come offerta votiva, vicino a resti di sacrifici animali, sono state rinvenute molte tazzine per attingere e forse

bere l’acqua (non si sa per certo quale fosse il rituale con l’acqua considerata sacra: forse ci si immergeva).

Alla dea Reitia venivano attribuiti anche poteri di guarigione: lo testimoniano i numerosi ex voto che riproducono

varie parti del corpo umano, come ad esempio gambe, braccia e piedi. In realtà, chi guariva da qualche malanno lo

doveva alle proprietà curative delle acque minerali lì presenti…

All’interno di alcune aree sacre la scrittura era praticata, ma anche insegnata! Lo provano le tavolette alfabetiche e

gli stili scrittori ritrovati in gran numero nel principale santuario di Este (gli stili scrittori erano punteruoli per incidere

tavolette ricoperte di cera, che avevano un’estremità allargata a spatola, necessaria per eseguire le necessarie

cancellature). Saper scrivere era certamente un privilegio di pochi, ma anche delle donne, come si comprende dal fatto

che le dediche sugli stili sono esclusivamente di donne: questo è ritenuto dagli studiosi un indizio che la donna aveva

un ruolo particolare nella società Veneta.

All’interno del santuario erano i sacerdoti e le sacerdotesse ad insegnare l’arte sacra della scrittura.

Nell’ultima parte della scheda, trovi alcune informazioni che riguardano la donna. Ti confermano l’idea che avevamo

della donna Veneta dopo aver esaminato la situla Benvenuti?

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Chi era considerato più importante tra il dio maschile e la dea femminile?

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Ora vai a vedere la posizione dei santuari di frontiera nella cartina a pagina

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