Antichi veneti

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Liceo Classico Linguistico “Giacomo Zanella” Schio(VI) Classe 1^ LB anno scolastico 2015- 2016 I Veneti Antichi

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Liceo Classico Linguistico “Giacomo Zanella”

Schio(VI)

Classe 1^ LB anno scolastico 2015-2016

I Veneti Antichi

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•Gli Heneti, Veneti o Venetici sono un antico popolo dell’Italia settentrionale.

•Erano componenti di una tribù della Paflagonia (regione dell’Asia minore sul Mar Nero).

•Si insediarono inizialmente nell’area del lago di Garda e sui colli Euganei e successivamente in tutto il Veneto e nel Friuli.

•Parlavano il Veneto o Venetico .

•Una delle maggiori necropoli si trova a Mel tra Belluno e Feltre. Este, anticamente Ateste, fu uno dei principali centri sulle rive dell’Atesis, attuale Adige.

•Si stabilirono nella zona che corrisponde alle Tre Venezie.

•La loro civiltà durò circa ottocento anni.

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• I Veneti provengono, insieme ai Latini, dalla Turingia (Germania).

• Si stanziarono in Italia nel 1500 a.C.

• I Veneti si sono fermati nel territorio che prese poi il nome di Veneto, mentre i Latini invece scesero fino al Lazio.

•Essendo arrivati con i Latini, quando questi si espansero nell'Italia settentrionale, il Veneto divenne una provincia romana senza gli interventi bellici che si resero necessari per tutte le altre province.

•Gli studiosi sostengono che molti grafemi e fonemi veneti, siano molto simili a quelli sloveni moderni.

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• Popolazione indoeuropea stanziata nell’Italia nord-orientale nel I millennio a.C.

• La loro storia è divisa in due periodi: antico, dalle origini fino al V secolo a.C. con la cultura veneta; recente, fino al I secolo d.C. con un’ influenza celtica e poi romana.

• Rapporti culturali: nell’antichità, con la civiltà villanoviana e con quella del mar Egeo , con l’oriente, con gli Etruschi e con i Celti. Nel tempo più recente furono circondati dai Galli (ad ovest, i Cenomani; a sud i Boi; ad est i Carni) e i Romani .

• Si pensa che siano giunti da una regione orientale, che raggiunsero via mare l’ Adriatico, sbarcarono nella costa occidentale e che si siano dispersi dopo una diaspora.

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Servi individui scalzi e con vesti semplicissime.

Lavoratori artigiani, mercanti, agricoltori, cacciatori e pescatori.

Sacerdoticon ricche vesti, forniti di

copricapo e calzature.

CavalieriGuerrieri

Signori

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A cura di Zattra Ilaria , De Corinti Alessia , Pellizzaro Noemi e Yeboah Christiana

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Le Attività e la FamigliaA cura di

Benelhassan Ilyass , Calesella Evelin , Comerzan Denisa

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LE ATTIVITA’Alla base dell’economia veneta c’era l’agricoltura, in particolare la coltivazione di grano, miglio, avena, frumento, lenticchie e fave.I Veneti erano famosi per l' allevamento di cavalli da corsa, molto richiesti anche dalle popolazioni confinanti e perfino dai Greci. Il tiranno Dioniso con un cavallo allevato dai Veneti, vinse addirittura un'olimpiade.

Dalla fine del VII sec. iniziò la produzione di oggetti in bronzo, tra cui vasi a forma di secchio chiamati situle.

Le donne si dedicavano alla tessitura e alla filatura. Veniva usato il telaio verticale, il più antico.

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LA FAMIGLIA

La struttura familiare era molto rigida e il capofamiglia deteneva una forte autorità. Le donne mantenevano, comunque, un ruolo fondamentale, quasi pari a quello del marito.

Le donne si mostravano raramente al pubblico perché dedite alle attività domestiche, ma erano presenti ad eventi di grande importanza: nascite, matrimoni, e sepolture.

Le attività erano diverse: gli uomini si occupavano della cura degli orti, della lavorazione del legno, di caccia, allevamento e pesca.Le donne si occupavano di tessitura, concia di pelli e di lavorazione del cuoio.

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L’adozione della moneta dei Veneti è fenomeno tardo e non legato allo sviluppo del commercio. Tuttavia anche nella civiltà atestina sono documentate forme di scambio premonetale, cioè strumenti di misura del valore degli oggetti e mezzi di accumulo della ricchezza.

Prima, per commerciare, si usavano denti di cinghiale, conchiglie e altri oggetti che rappresentavano le prime testimonianze di una riserva di valore e simboli di ricchezza e prestigio personale.

Una successiva forma di scambio è rappresentata da l’aes rude, cioè piccoli frammenti di pani o verghe di bronzo fuso, che si rivengono con una certa frequenza in tombe di Este, Padova, Adria.

In seguito comparve la moneta vera e propria, emessa su modello di quella presente in tutta l’Italia settentrionale.Tali monete presero il nome di venetiche.

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Le abitazioni, in pianura, erano costruite con materiale leggero: paglia, legno, argilla e fango.Il pavimento era costituito da uno strato di argilla pressata o da cocci di anfore, le pareti erano formate da pali di legno che sostenevano il tetto fatto di graticcio di canne, rivestito a sua volta da argilla e fango.

Per isolare dall’umidità le abitazioni, i muri erano spesso rivestiti da pietre o grossi ciottoli.

In pianura si preferiva costruire abitazioni in gradoni naturali esposti verso sud per ricevere luce e calore del sole.

In alcuni casi le abitazioni venivano costruite scavando sulle sponde dei pendii, potevano essere anche seminterrate.

LE ABITAZIONI

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Le stanze erano molto piccole ed erano suddivise in: camere da letto, dispense, granai, depositi per gli attrezzi e persino ricoveri per animali

La famiglia si raccoglieva attorno al focolare, il centro della casa dove i contenitori delle pietanze poggiavano su alari all'inizio molto semplici ma che vennero poi decorati con teste di animali, arieti,cavalli, più raramente cani e tori.

Nonostante le dimensioni ridotte delle abitazioni, la casa era suddivisa per ogni evenienza.

Molte delle attività praticate erano praticate all’aperto, quindi le abitazioni erano dei luoghi di importanza secondaria.

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Arte, Abbigliamento, Alimentazione

A cura di Deganello Chiara

Demiri Anna Durovic Tijana

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Tecniche arte visiva: Scultura, Incisione, Sbalzo.

Musica: Suonatori di siringa, corno, strumenti a plettro.

Tecniche artistiche: Pittura: vasi, dipinti (Padova) caratterizzati dai colori: Ocra, Rosso, Violetto, Azzurro.

Tecniche di costruzione dei vasi: espansione, sistema a colombino e lo stampo. A partire del VI secolo si utilizza il tornio. Per cuocerli si usava un forno a cielo aperto.

Il Bronzo era il materiale più utilizzato per creare coperchi, cinturoni, foderi di pugnali, spade e situle (vasi ornati da figure di animali o scene di vita sbalzati).

Il bronzo veniva prevalentemente lavorato a sbalzo tecnica che consisteva nel battere le lamine al rovescio ottenendo nel lato opposto un rilievo che rifinito che rappresentava una figura.

Inoltre veniva anche fuso per ricavare il bronzetto dal quale poi si otteneva una scultura.

Uomini, donne, animali, sono le immagini più utilizzate nelle opere venetiche.

Gli uomini sono ritratti nel costume guerresco; le donne mostrano la loro eleganza e la tipicità del costume; gli animali sono raffigurati in modo sia realistico che fantastico.

Inoltre veniva raffigurata la dea madre chiamata Reizia.

Arte

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Non sono stati trovati reperti di vesti o altre parti di abbigliamento. La forma del costume tipico veneto è stata ricavata dalle immagini votive in bronzo trovate nelle tombe in particolare nel santuario della dea Reizia.

L’abbigliamento era curato, originale e distinto rispetto agli altri popoli.

Confezionamento: stoffe di grande pregio, prodotte dalle donne e tinte con colori naturali come l'azzurro, tra cui: Gusape (tessuto pesante ricavato dalla lana), Trilici (triplice tessitura), prodotti a Padova e usati per confezionare i mantelli.

Abbigliamento nobile: i personaggi importanti portavano un ampio mantello ricco nella tessitura e ricamato nei bordi, fermato con uno spillone di rame o di argento. I sacerdoti erano riconoscibili dai loro copricapi simili alle tiare orientali.

Acconciature di uomini e donne: gli uomini si rasavano, mentre le donne si acconciavano i capelli, principalmente a coda di cavallo (come la dea madre).

Sia gli uomini che le donne portavano sotto il manto una tunica leggera.

Il capo caratteristico degli uomini era un gonnellino corto e pieghettato.

Abbigliamento

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Ampio e pesante scialle (mantellina che scendeva fino alla schiena) che aveva diverse forme:

Semplice e comune per tutti i giorni

Nero in segno di lutto

Seta trapuntata in fili d’oro e argento per occasioni importanti

La tunica delle donne era più curata, ornata in basso da ricami colorati e pieghettata, sul davanti veniva indossato un grembiule.

Calzature: portavano degli stivali che arrivavano al ginocchio, adatti a terreni fangosi e paludosi.

Le donne si vestivano con cura ed eleganza; l'elemento più importante era un cinturone di cuoio, ornato con una placca di bronzo argentato e decorata con disegni di tipo geometrico, con simboli o figure.

Gioielli: indossavano orecchini, collane, pendagli d’argento, dischi o cuori usati come spille e rivestiti d'oro, anelli e perle. 

Venivano usati materiali diversi e soprattutto osso, corallo, bronzo, pasta di vetro colorata e ambra che era ricercatissima.

Simbolo della donna era la fusaiola.

Donne

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Alimentazione Coltivazioni agricole: frutti spontanei, cereali e fagioli

Prodotti di uso quotidiano: latte, cereali, ortaggi (soprattutto fagioli), la carne (ma limitata a occasioni importanti)

Le farine erano utilizzate per sfornare pagnotte, focacce, delle specie di gnocchi o di bocconi insaporiti con il sale (raccolto nelle coste adriatiche) e con olio (ricavato dal lino); si addolciva con il miele

Dal bestiame si ricavavano lana, latte e carne. Veniva consumata la carne suina e quella equina ma solo in particolari occasioni.

I dolci e gli altri cibi venivano arrostiti su pietre lisce e piatte.

I ricchi e i poveri nelle cene mangiavano i ghiozzi (pesce dal grosso capo e dal corpo spinoso, ma con carni saporitissime).

Il pesce era molto comune, tra i molluschi prevalevano le cozze, pietanza raffinata

Il vino non poteva mancare nelle tavole venete. I vini da loro prodotti erano molto ricercati, soprattutto dai Romani. I cibi e i vini erano poi offerti alle divinità nelle sacre cerimonie. Nelle famiglie il vino era conservato in grandi anfore o vasi situliformi di terracotta ma lucidati in modo da simulare il bronzo. Il vino era comunque un alimento molto prezioso e veniva servito in piccole tazze con un manico.

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RELGIONE, CULTO DEI MORTI, MITI & LEGGENDE

■ Nardi Sofia, Mihale Corina, Zuccato Michele

RELGIONE, CULTO DEI MORTI, MITI & LEGGENDE

A cura di Nardi Sofia, Mihale Corina, Zuccato Michele

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RELIGIONEPoliteisti: veneravano divinità sia maschili che femminili.

Legati alla natura

Elementi sacri: acqua (santuari vicini a ruscelli, torrenti), piante (dentro c’erano divinità protettrici)

Santuari (templi, all’aperto vicino all’acqua, all’esterno delle zone abitate)

Riti e doni agli Dei per protezione (nei santuari)

Nel santuario della dea Reizia sono stati ritrovati numerosi stili e tavolette in rame sbalzato con scritte nella lingua veneta usati nelle scuole del santuario stesso in cui si insegnava a scrivere.

Dea principale Reitia (salute, natura, nascite, fertilità) rappresentata con tipico costume veneto. Porta in mano la chiave per l’aldilà.

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Situla Benvenuti

■ Si credeva in una vita dopo la morte

■ Nella tomba col defunto anche un corredo funerario(oggetti personali)

■ Banchetto funebre (cibo e bevande agli dei)

■ Necropoli (città dei morti, fuori dalle città)

■ Cremazione: il corpo veniva bruciato ma si mantenevano le ossa che poi venivano spezzate, lavate e inserite avvolte in un tessuto e poi inserite nei vasi ossuari.

■ Nelle tombe di allevatori di cavalli veniva inserita anche la testa del cavallo migliore del suo allevamento ucciso in quella circostanza.

■ Solo persone importanti venivano cremate, mentre le persone comuni venivano semplicemente sepolte a causa dell'alto costo della cremazione stessa.

■ Nelle tombe: attrezzatura completa per il focolare, attrezzatura per la filatura, corredo da banchetto con oggetti in bronzo e ceramica

■ Situla Benvenuti: il reperto più famoso del museo di Este, pur essendo in origine un vaso da cerimonia, venne poi usato per contenere il vaso ossuario di una bambina di circa tre anni, figlia di un aristocratico.

■ Nei santuari si trovano riproduzioni in bronzo di parti del corpo umano come ex voto o come richiesta di aiuto alle divinità.

■ In una tomba è stato ritrovato un contenitore a forma di volatile poggiante su quattro gambe e quattro ruote che rappresentano il viaggio dopo la morte. Le ruote rappresentano l'attaccamento alla terra, le ali il volo verso l'aldilà.

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MITI & LEGGENDETerzo segno dello zodiaco, i Gemelli sono legati alla leggenda greca dei Dioscuri (Dioskouroi, cioè "figli di Zeus"): Castore e Polluce. Secondo una versione del mito, Zeus si era innamorato di Nemesi, una delle figlie della Notte, che per sfuggirgli si era trasformata in diverse sembianze, sino a diventare un'oca. Per tutta risposta Zeus si mutò in un cigno unendosi a lei. Nemesi dunque depose un uovo divino che i pastori raccolsero e diedero a Leda, da cui nacquero Elena e i Dioscuri. I due gemelli non si separavano mai né agivano prima di consultarsi l'uno con l'altro. 

La leggenda narra che i Dioscuri erano rivali dei due cugini Ida e Linceo, non meno devoti l'un l'altro: i primi avrebbero rubato le loro spose ai secondi. Riappacificatisi durante la spedizione degli Argonauti alla quale parteciparono, dopo una razzia di bestiame portata a termine da entrambe le coppie insieme, i due cugini riuscirono con uno stratagemma a impadronirsi di tutto il bottino, ma dovettero subire la controffensiva dei Dioscuri che strapparono loro il maltolto e si nascosero. Ma Linceo dalla vista acuta, dopo averli individuati avvertì Ida che con una lancia colpì mortalmente Castore.

Polluce si precipitò su di loro per vendicarsi e, pur ferito da Ida riuscì ad uccidere Linceo. Zeus portò a termine la vendetta folgorando Ida.

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SCRITTURAA cura di Bernar Andrea Vittoria, Busevac Irma, Viola Margò.

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• La lingua venetica è «parente» del latino, dal quale deriva l’italiano.

• I Veneti impararono la scrittura degli Etruschi.

• Le tavolette in metallo dove c’erano scritte le lettere erano come «libri»

• Usavano i punti per dividere le parole in sillabe e non erano mai scritte di seguito. Questo viene chiamato «scriptio contiua»

• La loro penna era uno stilo appuntito nella parte inferiore, mentre nella parte superiore aveva una specie di «spatolina» che funzionava come una gomma. Il quaderno era una tavoletta ricoperta di cera.

• Le scritte venetiche si possono trovare nei reperti ritrovati nelle tombe o nei santuari.

• Il reperto che testimonia l’arrivo della scrittura nel veneto è una coppa in bronzo con un’iscrizione dedicata alle divinità.

• Le fonti scritte sugli antichi Veneti sono numerose, ma vanno confrontate con i dati archeologici perché le notizie hanno spesso carattere mitico e vanno usate con cautela.

• Omero chiama gli abitanti della nostra regione Enetoi e i latini traducendo il termine in greco, li dissero Veneti.

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Alfabeto

• L’alfabeto usato dai Paleoveneti fu introdotto nel 550-450 a.C. con inevitabili difficoltà nel mutuare un alfabeto usato per un altro sistema linguistico.

• L’alfabeto latino usato dai Romani cominciò ad affiancarsi a quello veneto attorno al 100 a.C. Molte lettere dell’alfabeto latino risultano allora identiche a quelle venete, appena arrotondate o semplicemente rovesciate.

• Il venetico si scriveva in modo bustrofedico, cioè con righe scritte alternativamente in direzioni opposte: da sinistra a destra in una riga, da destra a sinistra in un’altra.

• Si ipotizza che l’alfabeto runico derivi da quello venetico.

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Lingua

• Sulla relazione esatta tra il venetico e l’indoeuropeo si sta ancora lavorando, ma la maggior parte degli studiosi concordano che il veneto fosse molto vicino alle lingue italiche.

• Il venetico aveva circa sei o sette nominali e quattro coniugazioni.

• Sono note circa 60 parole, ma alcune vengono prese dal latino e dall’etrusco. Alcune vengono anche considerate di origine indoeuropea.

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Puntuazione

Un’interessante caratteristica della scrittura venetica è la cosiddetta "puntuazione", vale a dire la messa in evidenza di alcune lettere contrassegnate da un punto prima e uno dopo. Sostanzialmente, venivano "puntuate" le consonanti non seguite da vocali e le vocali non precedute da consonanti.

Questa curiosa usanza è importante per la storia dell'alfabeto, in quanto fa vedere come l'alfabeto etrusco-venetico, proveniente (attraverso quello greco) da quello, semitico, del fenicio, fosse dai suoi utenti considerato ancora, al pari di quest'ultimo.

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Iscrizioni venetiche

• Del Veneto restano numerosissime iscrizioni che provengono in primo luogo da Este (considerato il centro principale della civiltà), Padova, Vicenza, ma anche da Trieste e dalla Carinzia.

• La diffusione ha portato alla formazione di una alcune varietà locali come il venetico alpino, il venetico di Este, il venetico di Padova.

• I reperti recentemente rinvenuti sul monte Calvario, ad Auronzo, sono oggetti con iscrizioni del ll secolo che evidenziano una mescolanza di elementi latini e venetici.

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L’esercito paleoveneto

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L’esercito Venetico dell’Età del Bronzo e della prima Età del Ferro ( 3500-850 a.C.) era strutturato sui modelli greci ed etruschi.

A differenza però della poco versatile falange greca, gli eserciti venetici potevano contare su un equipaggiamento cosiddetto «protomanipolare», che avrebbe anticipato quello dell’esercito romano.

Gli equipaggiamenti dei ricostruttori si ispirano tanto ai reperti, quanto alla Situla della Certosa, un’anfora di bronzo celebrativa che mostra appunto un contesto militare molto vario.

L’esercito

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La Situla della CertosaQuesta è la situla , ovvero un’anfora di bronzo celebrativa risalente alla metà del Vl secolo a.C. ritrovata a Bologna-Certosa.

La particolarità della situla (alta soltanto 31 cm) è nella fascia alta dove è rappresentata una parata militare e, dai simboli etruschi e veneti presenti, viene considerata la prima prova di un proto-sistema manipolare, in seguito assunto dai Romani con la riforma serviana(570-lV sec. a.C.) poco dopo la data di realizzazione della situla.

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I guerrieri che partecipano alla parata sono di 5 tipi:

Analisi della situla

La cavalleria è rappresentata da due cavalieri. Guida la parata ed è armata di un’ascia. Non è dotata di scudo, ma ha un elmo e una corazza.

I guerrieri sono armati con una lancia. In testa hanno un elmo a punta.

Il secondo ed il quarto guerriero differiscono dagli altri, perché sembra indossino un gonnellino.

L’uccello guida in battaglia i guerrieri, simbolo di unità e protezione divina.

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La cosiddetta situla Benvenuti è un'opera di metallurgia della civiltà atestina, fiorita a Este nel VII secolo a.C., conservata nel locale Museo nazionale atestino.

Si tratta di un recipiente decorato nella parte principale da tre fasce con motivi a sbalzo, intervallate da file di borchiette e punzonature. E’ diviso in tre registri. La prima fascia è decorata con scene rituali, la seconda con scene forse a carattere mitologico. La terza fascia mostra scene narrative con vari personaggi, relative a varie attività della vita quotidiana.

La situla rappresenta un'importante testimonianza dei contatti dei popoli della pianura padano-veneta con le più avanzate civiltà del Mediterraneo orientale dell'epoca protostorica, tramite un sistema di complesse mediazioni che passavano dagli Etruschi e dalle colonie greche dell'Adriatico e della penisola balcanica.

Situla Benvenuti

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Sbalchiero Elia

Camatta Gaia

Vio-Genova Eleonora

A cura di

THE END

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E dopo un piccolo assaggio di ciò che andremo a vedere ecco la nostra

esperienza