10 - Temistocle e Cimone

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7. L’età classica (480-323 a.C.) LA PENTECONTAETÌA (478-431 A.C.) Con Pentecontaetìa s‘intende il periodo di 50 anni che va dalla fine delle Guerre Persiane allo scoppio della Guerra del Peloponneso. Questa fase storica, che vede l’ascesa e l’affermazione della potenza navale di Atene, è assai sguarnita di fonti dirette: non si possiedono infatti narrazioni storiche dettagliate come quella di Erodoto per le Guerre Persiane o di Tucidide per la Guerra del Peloponneso. Tucidide parla della Pentecontaetia in un excursus sugli sviluppi storici antecedenti alla Guerra del Peloponneso (la cosiddetta Archaiologia, Storie, libro I), mentre altri accenni ai fatti di quest’epoca si trovano in Plutarco e in Diodoro (che si basa su Eforo). Nella determinazione delle vicende storiche rimangono pertanto grosse difficoltà, anche di ordine cronologico. Le fonti principali sono quelle epigrafiche, che si fanno tuttavia più cospicue solo dopo le riforme di Efialte (461 a.C., vd., infra: valore «democratico» della scrittura). Temistocle e Pausania Tucidide I 138 giudica Pausania lacedemone e Temistocle ateniese come “personaggi che furono i più illustri tra i Greci loro contemporanei”. Temistocle è considerato da Tucidide come un uomo in grado di «vedere in anticipo» gli sviluppi degli avvenimenti, valutandone vantaggi e svantaggi. Già al tempo della sua magistratura arcontale del 493/2 aveva iniziato le opere di fortificazione del Pireo; prima di tutti poi, come ricorda Tucidide, “aveva osato dire che gli Ateniesi si dovevano dedicare al mare”. All’indomani delle guerre persiane, precocemente, aveva identificato in Sparta il nuovo vero nemico, precorrendo quindi i tempi. Inverno del 479/8 a.C.: gli Ateniesi mostrarono l’intenzione di ricostruire le mura; i Lacedemoni diedero parere negativo. Temistocle si recò a Sparta come ambasciatore e, con uno stratagemma, prese tempo, mentre gli Ateniesi avanzavano in gran fretta nella costruzione delle mura. Venne fortificato anche il Pireo. Con queste operazioni Temistocle volle portare tutto il potere di Atene sui mari, iniziando la trasformazione di Atene in un’isola, secondo un progetto politico e strategico che fu portato a compimento poi da Pericle. 478 a.C.: Pausania riconquistò Cipro e Bisanzio. I contingenti ionici al suo comando si ribellarono a causa del suo atteggiamento dispotico e «orientale» e Pausania venne richiamato in patria; al suo posto fu inviato Dorchide, che, tuttavia, non fu accettato: Sparta decise di non insistere oltre. Sia Temistocle sia Pausania mettevano in pericolo i buoni rapporti tra Sparta e Atene: Pausania, che era rimasto a Bisanzio, fu richiamato in patria con accuse di medismo e tirannide, e fu lasciato morire di fame, rinchiuso nel tempio di Atena calcieca; Temistocle fu ostracizzato nel 471 a.C. (andò in esilio ad Argo, dove promosse un movimento democratico; gli Spartani lo denunciarono ad Atene accusandolo di medizzare; dopo essere fuggito a Corcira, poi in Epiro presso i Molossi, infine a Pella, si rifugiò da ultimo, passando per Efeso, in Persia, presso il re Artaserse). Ad Atene prevale quindi la politica di intesa con Sparta e di conflitto con la Persia, rappresentata da Aristide e Cimone. La lega Delio-Attica

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7. L’età classica (480-323 a.C.)

LA PENTECONTAETÌA (478-431 A.C.)

Con Pentecontaetìa s‘intende il periodo di 50 anni che va dalla fine delle Guerre Persiane allo scoppio della Guerra del Peloponneso. Questa fase storica, che vede l’ascesa e l’affermazione della potenza navale di Atene, è assai sguarnita di fonti dirette: non si possiedono infatti narrazioni storiche dettagliate come quella di Erodoto per le Guerre Persiane o di Tucidide per la Guerra del Peloponneso. Tucidide parla della Pentecontaetia in un excursus sugli sviluppi storici antecedenti alla Guerra del Peloponneso (la cosiddetta Archaiologia, Storie, libro I), mentre altri accenni ai fatti di quest’epoca si trovano in Plutarco e in Diodoro (che si basa su Eforo). Nella determinazione delle vicende storiche rimangono pertanto grosse difficoltà, anche di ordine cronologico. Le fonti principali sono quelle epigrafiche, che si fanno tuttavia più cospicue solo dopo le riforme di Efialte (461 a.C., vd., infra: valore «democratico» della scrittura).

Temistocle e PausaniaTucidide I 138 giudica Pausania lacedemone e Temistocle ateniese come “personaggi che furono i più illustri tra i

Greci loro contemporanei”.Temistocle è considerato da Tucidide come un uomo in grado di «vedere in anticipo» gli sviluppi degli avvenimenti,

valutandone vantaggi e svantaggi. Già al tempo della sua magistratura arcontale del 493/2 aveva iniziato le opere di fortificazione del Pireo; prima di tutti poi, come ricorda Tucidide, “aveva osato dire che gli Ateniesi si dovevano dedicare al mare”.

All’indomani delle guerre persiane, precocemente, aveva identificato in Sparta il nuovo vero nemico, precorrendo quindi i tempi. Inverno del 479/8 a.C.: gli Ateniesi mostrarono l’intenzione di ricostruire le mura; i Lacedemoni diedero parere negativo. Temistocle si recò a Sparta come ambasciatore e, con uno stratagemma, prese tempo, mentre gli Ateniesi avanzavano in gran fretta nella costruzione delle mura. Venne fortificato anche il Pireo. Con queste operazioni Temistocle volle portare tutto il potere di Atene sui mari, iniziando la trasformazione di Atene in un’isola, secondo un progetto politico e strategico che fu portato a compimento poi da Pericle.

478 a.C.: Pausania riconquistò Cipro e Bisanzio. I contingenti ionici al suo comando si ribellarono a causa del suo atteggiamento dispotico e «orientale» e Pausania venne richiamato in patria; al suo posto fu inviato Dorchide, che, tuttavia, non fu accettato: Sparta decise di non insistere oltre.

Sia Temistocle sia Pausania mettevano in pericolo i buoni rapporti tra Sparta e Atene: Pausania, che era rimasto a Bisanzio, fu richiamato in patria con accuse di medismo e tirannide, e fu lasciato morire di fame, rinchiuso nel tempio di Atena calcieca; Temistocle fu ostracizzato nel 471 a.C. (andò in esilio ad Argo, dove promosse un movimento democratico; gli Spartani lo denunciarono ad Atene accusandolo di medizzare; dopo essere fuggito a Corcira, poi in Epiro presso i Molossi, infine a Pella, si rifugiò da ultimo, passando per Efeso, in Persia, presso il re Artaserse). Ad Atene prevale quindi la politica di intesa con Sparta e di conflitto con la Persia, rappresentata da Aristide e Cimone.

La lega Delio-AtticaNel 478 a.C. gli alleati si pongono sotto il comando dell’ateniese Cimone: si passa così da una flotta panellenica a

comando spartano a una ionica a comando ateniese. Sparta vuole liberarsi della questione persiana, perché ha problemi interni (crisi istituzionale, segnali di disgregazione della lega peloponnesiaca e pericolo incombente degli iloti; timore di minare lo stato oplitico spartano, di tipo territoriale e non marittimo): «inerte indolenza di Sparta» contro l’«esplosione di energia di Atene» (J.K.Davies), che nel 477 a.C. fonda la Lega delio-attica, una symmachìa egemonica (alleanza militare guidata da Atene) il cui pròschema (=«scopo annunciato» o «pretesto»?), dice Tucidide, era la vendetta contro i Persiani per il sacco di Atene; gli alleati avevano un tesoro comune a Delo, in cui confluivano i tributi (460 talenti in tutto, per decisione di Aristide), rendicontati dagli ellenotami; solo tre alleati privilegiati, Lesbo, Chio e Samo, contribuivano con navi da guerra e truppe.

L’età di Cimone (478-463 a.C.)Cimone, figlio di Milziade, conservatore (il suo oppositore Temistocle era stato ostracizzato nel 471 a.C.), fu il

principale fautore dell’espansione della Lega che sempre più si andò profilando come l’impero di Atene. Due le principali direttrici di tale espansione:

costa della Tracia e nord dell’Egeo: Eione (476 a.C.), alla foce dello Strimone, fu sottratta al controllo persiano; la regione era ricca di miniere d’oro e d’argento e produceva legname per le costruzioni navali; controllava inoltre le direttrici commerciali del Mar Nero, in particolare il mercato del grano. Fu poi assoggettata Sciro (qui si trovavano le ossa di Teseo, che furono riportate in patria: grande importanza del culto di Teseo dopo la conclusione delle guerre persiane). Taso si sollevò contro Atene: la ribellione fu sedata dopo tre anni di assedio, tra il 465 e il 462 a.C. circa (Taso fu fatta rientrare nell’alleanza, con distruzione delle mura e consegna della flotta; dovette rinunciare ai proventi delle miniere d’oro del Pangeo).

isole e Asia Minore: nel 471 a.C. fu asservita la ribelle Nasso («la prima alleata ad essere ridotta in servitù»: Tucidide). Guerra contro Caristo (Eubea), che fu fatta entrare nell’alleanza.

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469 o 466 a.C.: battaglia dell’Eurimedonte contro i Persiani; la vittoria ateniese segnò la fine dell’egemonia persiana tra Cipro e l’Asia Minore. L’Egeo diventò da allora una sorta di mare interno greco.

Battuta di arresto della politica di Cimone (filospartana): nel 462 a.C. Sparta, già danneggiata da un grave terremoto due anni prima, fronteggiava la ribellione degli iloti di Itome (terza guerra messenica: 464-455 a.C.); Cimone inviò aiuti (convinse gli Ateniesi “esortandoli a non tollerare che la Grecia diventasse zoppa e Atene restasse senza compagna di giogo”: Plutarco), ma i soldati ateniesi furono rimandati indietro da Sparta, che temeva una complicità con gli insorti (Atene aveva la capacità di neoterìzein, «innovare»). Nel 462/1 a.C. Cimone fu ostracizzato.

Dopo CimoneDopo l’ostracismo di Cimone le strategie, in politica estera, tornano a volgersi contro Sparta, senza accontanare

tuttavia la guerra contro la Persia; in politica interna Efialte e Pericle imprimono una svolta decisa, in senso democratico, alla costituzione della città.

Fine anni ’60: alleanza con Argo, nemica dichiarata di Sparta, e la Tessaglia. Allenza con Megara in funzione anticorinzia e antipeloponnesiaca.

461 a.C.: colpo di mano di Efialte, con cui vennero aboliti i poteri politici dell’Areopago, cui restò solo la giurisdizione per i reati di sangue e le questioni sacrali. Le competenze dell’Areopago vennero trasferite al Consiglio, all’Assemblea e ai tribunali popolari (vd. Eumenidi di Eschilo: l’Areopago vi appare come tribunale riformato).