1 - storia 1982 1985 1986 1987 1988 · 2014. 7. 4. · l'Apocalisse della Soglia di Gorizia...

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Gorizia 1866 Pace di Vienna 1867 1868 1869 1870 1871 1872 1883 Piano difensivo del nord-Italia 1908 Costruzione della “Tenaglia del Tagliamento” 1915 Entrata in guerra dell’Italia 1919 Pace di Versailles 1940 L’Italia rientra in Guerra 1938 Inizio della costruzione del Vallo Alpino 1945 Fine della II Guerra Mondiale 1949 Adesione dell’Italia al Patto Atlantico 1951 Avvio del Project Vista e delle costruzione della Base di Aviano 1957 Arrivo delle armi nucleari in Italia 1967 Nascita del Comitato permanente contro le Servitù militari 1972 Mine atomiche sulla Soglia di Gorizia 1978 Progetto NATO per incremento delle basi 1960 Prima protesta contro le servitù militari 1989 Caduta del Muro di Berlino 1873 1874 1875 1876 1877 1878 1879 1880 1881 1882 1884 1885 1886 1887 1888 1889 1890 1891 1892 1893 1894 1895 1896 1897 1898 1899 1900 1901 1902 1903 1904 1905 1906 1907 1909 1910 1911 1912 1913 1914 1916 1917 1918 1920 1921 1922 1923 1924 1925 1926 1927 1929 1930 1931 1928 1932 1933 1934 1935 1936 1937 1939 1941 1942 1943 1944 1946 1947 1948 1950 1952 1953 1954 1955 1956 1958 1959 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1968 1969 1970 1971 1973 1974 1975 1976 1977 1979 1980 1981 1983 1984 1982 1985 1987 1988 1986 N N N N N N N N N 1 2 3 4 5 4 3 2 1 Priuso Preone Tag lia m e n to Pordenone Udine Gorizia Trieste Regione italiana di confine e regione di confine del mondo occidentale: questi i presupposti che hanno portato il Friuli Venezia Giulia a diventare la regione più militarizzata di Italia. A partire dalla Pace di Vienna del 1866, su questa regione si sono svolti i principali teatri di guerra per la definizione e difesa del confine nord-orientale italiano: qui si sono susseguite le due Guerre Mondiali e la Guerra Fredda, conflitti molto diversi tra loro e combattuti su geografie politiche sempre mutate. Non fu quasi mai perseguito il riuso del sistema difensivo esistente e la sua costante implementazione causò sul territorio friulano una tra le più dense strutturazioni difensiva d'Europa. PRIMA GUERRA MONDIALE A partire dal 1861 il giovane Regno d'Italia si trovò a dover affrontare il problema della difesa dei suoi confini che, con il trattato di Vienna del 1866, trovarono la loro definizione anche sul fronte nord-orientale. Furono redatti diversi piani generali di difesa dello Stato che, a seconda degli equilibri geopolitici e dei fondi disponibili, prevedevano vari scenari di fortificazione. Con il piano del 1883 il confine nord-orientale divenne uno dei teatri prioritari e nel decennio 1904-14, con il deteriorarsi dei rapporti con l'Austria, fu portata a termine la “Tenaglia del Tagliamento” con la 1 - storia GUERRA FREDDA Con la fine degli anni '40 i confini del Friuli si trovarono a rappresentare, insieme con quelli tedeschi, il limite orientale del blocco NATO, contrapposto ideologicamente e militarmente al blocco sovietico. La difesa di questa linea divenne un fatto di sicurezza globale e alle attività dell'esercito italiano si affiancarono quelle dell'esercito americano che, con la fondazione della base NATO di Aviano, trovò qui uno dei suoi principali avamposti. La Guerra Fredda aveva come principale strategia di combattimento la “deterrenza”, ovvero potenziare il proprio potere di fuoco a tal punto da rendere un conflitto bellico un'ipotesi non praticabile per entrambe le parti, pena la reciproca autodistruzione. Il Friuli divenne teatro privilegiato di questa nuova forma di guerra, che disseminò sul suo territorio già fortemente militarizzato una costellazione di caserme, polveriere, appostamenti, bunker, campi di addestramento e di aviazione. Un'indagine del ministero della Difesa ha calcolato che negli anni '60, il momento di maggior tensione della Guerra Fredda, una superficie di 103km² (1.3% del territorio regionale) era occupata da siti militari, mentre quasi il 50% della regione era influenzato dalle conseguenti servitù. Questo da un lato fu una delle cause dell'arretratezza economica della regione, come dimostrano numerose pubblicazioni e cronache del periodo, perchè lo sviluppo agricolo e industriale ne furono fortemente limitati; dall'altro però si rivelò un formidabile vincolo ambientale capace di rendere il Friuli una delle La sistemazione difensiva di Priuso (i disegni e le foto che seguono sono rielaborazioni di materiali tratti da “Il testimone di cemento” di A. Bernasconi, G. Muran) La sistemazione difensiva di Preone ((i disegni e le foto che seguono sono rielaborazioni di materiali tratti da “Il testimone di cemento” di A. Bernasconi, G. Muran) Priuso_Opera 1 media in cls, armata con 1 fm. - 3mtr Priuso_Opera 2 grossa, in roccia e cls, armata con 2 fm. - 5mtr. - 1 pezzo da 75/27, su affusto campale, con azione a.c. sull’interruzione del ponte di Mediis Priuso_Opera 3 in cls, armata con 3 mtr. Priuso_Opera 4 Preone_Opera 4 media in caverna, armata con 2 fm. - 4 mtr. Preone_Opera 5 media in caverna, armata con 2 fm. - 4 mtr. Preone_Opera 1 in cls, con 4 mtr. - 2 p.a.c. Preone_Opera 2 in roccia e cls, con 6 mtr. - 1 p.a.c. Preone_Opera 3 in caverna, armata con 2 fm. - 5 mtr. < Forte Monte Festa con indicazione della gittata dei cannoni ^ Promemoria per il Duce riguardo l’avanzamento dei lavori di costruzione del fronte settentrionale del Vallo Alpino (per gentile concessione di A. Bernasconi, G. Muran “Il testimone di cemento”) Disfatta di Caporetto Linee di invasione Caporetto 20 km gittata costruzione dei forti di Monte Festa, Chiusaforte, Ospedaletto, Col Roncone, Fagagna, S. Margherita, Tricesimo, M. Bernadia, Codroipo e Latisana. La “Tenaglia del Tagliamento” fu concepita e costruita come una serie di capisaldi volti a difendere una linea ben precisa; poderose fortezze in cemento dotate di cannoni difficilmente spostabili che ribattevano l'andamento del fiume dai monti al mare. Un sistema pensato per un teatro di guerra fisso che mai prese forma, perché il fronte si spostò subito molto ad est. La guerra era diventata mobile e un esercito concepito per difendere posizioni stabili fu costretto a espandersi su un vasto territorio. A rafforzare il paradosso fu la decisione nel 1915 di disarmare l'intero sistema con la sola esclusione di Chiusaforte e del Monte Festa che, in particolare quest'ultimo, si ritrovarono a rappresentare l'ultimo baluardo di resistenza dopo la disfatta di Caporetto. SECONDA GUERRA MONDIALE Dal 1918 la strutturazione militare che seguì, pur alla luce delle modificazioni strategiche che la guerra aveva subito, fu nuovamente impostata con logiche lineari, diretta risposta alle ideologie nazionaliste e imperialiste che attraversarono l'intera Europa nel periodo tra le due grandi guerre. Il Vallo Alpino rappresentò la risposta fascista alla necessità, vera o presunta, di difendere l'intero confine nord occidentale e orientale: il progetto prevedeva che, una volta completata, la struttura coprisse un grande semicerchio lungo le Alpi, dal Mar Ligure nei pressi di Ventimiglia fino all’Adriatico vicino a Fiume. La struttura del Vallo Alpino era articolata in tre zone: - “Zona di Sicurezza”, munita di capisaldi con la funzione di tenere le posizioni più importanti ed impedire azioni di sorpresa. - “Zona di Resistenza”, più arretrata rispetto alla prima linea, provvista di fortificazioni più grandi, in grado di resistere anche isolate per un tempo prolungato. - “Zona di schieramento”, dove sarebbero dovute affluire le artiglierie e le truppe di rincalzo al momento della mobilitazione. Il Vallo Alpino difendeva un confine che allo scoppio della Seconda Guerra mutò nuovamente la sua geometria, ma non solo: con il settembre del 1943 infatti la Venezia Giulia fu annessa al Terzo Reich, facendo scomparire anche se per poco tempo, il senso stesso di quel limite. Il Vallo Alpino orientale ebbe un ruolo marginale nel conflitto e gli accordi del Trattato di Pace imposero la demolizione delle postazioni di frontiera. Circa 80 postazioni furono invece riutilizzate per la difesa negli anni a seguire. regioni più verdi d'Italia. La natura segreta, sovranazionale e tuttora recente del sistema di fortificazione costruito in Friuli durante la Guerra Fredda lo rende un fenomeno ancora poco studiato: esistono diversi studi che si occupano di alcune parti del vasto sistema, ma non è ancora stato pubblicato un lavoro che ne ricostruisca l'intera ossatura. Questa planimetria, tratta dal controverso libro “Bella Italia, armate sponde”, illustra le 7 zone che costituivano la struttura principale della Fortezza Friuli Venezia Giulia. Accanto a questa fortificazione, che era interamente gestita dall'esercito italiano, operava anche l'esercito americano, una presenza molto nota a tutta la popolazione, la cui attività diede luogo a diverse leggende. La più famosa e la più smentita era quella dell'Apocalisse della Soglia di Gorizia, ovvero un piano che prevedeva la nuclearizzazione della valle goriziana in caso di invasione sovietica: aree cintate per le fosse comuni, caserme stipate di calce viva e psicofarmaci per la popolazione superstite completavano un disegno bellico allucinante. Gli inquietanti report che abbiamo letto sul Project Vista, il progetto stilato dall'esercito americano per la difesa nucleare dell'Europa negli anni '50 e '60, oltre che alcune interviste a ex-militari di grado di stanza in Friuli nello stesso periodo, rendono l'Apocalisse della Soglia di Gorizia un'ipotesi ben più che probabile e rendono la misura della follia collettiva toccata durante la Guerra Fredda. La caduta del muro di Berlino, segnando la crisi degli scenari di confronto strategico tra Europa occidentale e orientale, ha portato la maglia militare, sinora costruita e mantenuta, a svuotarsi rapidamente di senso. Contestualmente è cambiato il sistema difensivo, sostituito l’esercito di massa con l’esercito professionale, che richiede spazi minori, nuove tipologie edilizie ed un diverso dislocamento sul territorio. È iniziata così la dismissione del sistema militare italiano, che ha assunto in Friuli delle proporzioni uniche in tutto il panorama europeo. Base aerea di Aviano +++++++++++++++++++++++ + + + + + + + + + + +++++ + ++++++++ + ++++ +++ + + +++++++++++ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + ++ + + + + + + +++++ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + FORTEZZA FRIULI VENEZIA GIULIA 1 - Carso e Basso Isonzo 2 - Gorizia, Monte Calvario, confluenza fiumi Torre-Natisone 3 - Valli del Natisone e dello Judrio 4 - Valli del Torre e Natisone 5 - Fiume Tagliamento 6 - Valle del Fella e Valle del Tagliamento 7 - Valle del But + + + + + + + + + + + ++ + + + + + + + ++++ + + + + + + ++++ + + + + + + + + + +++ + + + + + ++ 1 2 3 3 4 4 5 6 6 6 6 7 103Km² 3928Km² 50% 1,3% Area militare | una caserma di 1x100km Servitù militare negli anni ‘60 © Diego Clericuzio

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Gorizia

1866Pace di Vienna

1867

1868

1869

1870

1871

1872

1883Piano difensivo del nord-Italia

1908Costruzione della “Tenaglia del Tagliamento”

1915Entrata in guerra dell’Italia

1919Pace di Versailles

1940L’Italia rientra in Guerra

1938Inizio della

costruzione del Vallo Alpino

1945Fine della II

Guerra Mondiale

1949Adesione

dell’Italia al Patto Atlantico

1951Avvio del Project Vista e delle costruzione della Base di Aviano

1957Arrivo delle armi nucleari in Italia

1967Nascita del Comitato permanente contro le Servitù militari

1972Mine atomiche sulla Soglia di Gorizia

1978Progetto NATO per incremento delle basi

1960Prima protesta contro le servitù militari

1989Caduta del Muro di Berlino

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Regione italiana di confine e regione di confine del mondo occidentale: questi i presupposti che hanno portato il Friuli Venezia Giulia a diventare la regione più militarizzata di Italia. A partire dalla Pace di Vienna del 1866, su questa regione si sono svolti i principali teatri di guerra per la definizione e difesa del confine nord-orientale italiano: qui si sono susseguite le due Guerre Mondiali e la Guerra Fredda, conflitti molto diversi tra loro e combattuti su geografie politiche sempre mutate. Non fu quasi mai perseguito il riuso del sistema difensivo esistente e la sua costante implementazione causò sul territorio friulano una tra le più dense strutturazioni difensiva d'Europa.

PRIMA GUERRA MONDIALEA partire dal 1861 il giovane Regno d'Italia si trovò a dover affrontare il problema della difesa dei suoi confini che, con il trattato di Vienna del 1866, trovarono la loro definizione anche sul fronte nord-orientale. Furono redatti diversi piani generali di difesa dello Stato che, a seconda degli equilibri geopolitici e dei fondi disponibili, prevedevano vari scenari di fortificazione. Con il piano del 1883 il confine nord-orientale divenne uno dei teatri prioritari e nel decennio 1904-14, con il deteriorarsi dei rapporti con l'Austria, fu portata a termine la “Tenaglia del Tagliamento” con la

1 - storia

GUERRA FREDDACon la fine degli anni '40 i confini del Friuli si trovarono a rappresentare, insieme con quelli tedeschi, il limite orientale del blocco NATO, contrapposto ideologicamente e militarmente al blocco sovietico. La difesa di questa linea divenne un fatto di sicurezza globale e alle attività dell'esercito italiano si affiancarono quelle dell'esercito americano che, con la fondazione della base NATO di Aviano, trovò qui uno dei suoi principali avamposti. La Guerra Fredda aveva come principale strategia di combattimento la “deterrenza”, ovvero potenziare il proprio potere di fuoco a tal punto da rendere un conflitto bellico un'ipotesi non praticabile per entrambe le parti, pena la reciproca autodistruzione. Il Friuli divenne teatro privilegiato di questa nuova forma di guerra, che disseminò sul suo territorio già fortemente militarizzato una costellazione di caserme, polveriere, appostamenti, bunker, campi di

addestramento e di aviazione. Un'indagine del ministero della Difesa ha calcolato che negli anni '60, il momento di maggior tensione della Guerra Fredda, una superficie di 103km² (1.3% del territorio regionale) era occupata da siti militari, mentre quasi il 50% della regione era influenzato dalle conseguenti servitù. Questo da un lato fu una delle cause dell'arretratezza economica della regione, come dimostrano numerose pubblicazioni e cronache del periodo, perchè lo sviluppo agricolo e industriale ne furono fortemente limitati; dall'altro però si rivelò un formidabile vincolo ambientale capace di rendere il Friuli una delle

La sistemazione difensiva di Priuso(i disegni e le foto che seguono sono rielaborazioni di materiali tratti da “Il testimone di cemento” di A. Bernasconi, G. Muran)

La sistemazione difensiva di Preone((i disegni e le foto che seguono sono rielaborazioni di materiali tratti da “Il testimone di cemento” di A. Bernasconi, G. Muran)

Priuso_Opera 1media in cls, armata con 1 fm. - 3mtr

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<Forte Monte Festacon indicazione della gittata dei cannoni

^Promemoria per il Duce riguardo l’avanzamento dei lavori di costruzione del fronte settentrionale del Vallo Alpino(per gentile concessione di A. Bernasconi, G. Muran “Il testimone di cemento”)

Disfatta di CaporettoLinee di invasione

Caporetto

20 km gittata

costruzione dei forti di Monte Festa, Chiusaforte, Ospedaletto, Col Roncone, Fagagna, S. Margherita, Tricesimo, M. Bernadia, Codroipo e Latisana. La “Tenaglia del Tagliamento” fu concepita e costruita come una serie di capisaldi volti a difendere una linea ben precisa; poderose fortezze in cemento dotate di cannoni difficilmente spostabili che ribattevano l'andamento del fiume dai monti al mare. Un sistema pensato per un teatro di guerra fisso che mai prese forma, perché il fronte si spostò subito molto ad est. La guerra era diventata mobile e un esercito concepito per difendere posizioni stabili fu costretto a espandersi su un vasto

territorio. A rafforzare il paradosso fu la decisione nel 1915 di disarmare l'intero sistema con la sola esclusione di Chiusaforte e del Monte Festa che, in particolare quest'ultimo, si ritrovarono a rappresentare l'ultimo baluardo di resistenza dopo la disfatta di Caporetto.SECONDA GUERRA MONDIALEDal 1918 la strutturazione militare che seguì, pur alla luce delle modificazioni strategiche che la guerra aveva subito, fu nuovamente impostata con logiche lineari, diretta risposta alle ideologie nazionaliste e imperialiste che attraversarono l'intera Europa nel periodo tra le due grandi guerre.

Il Vallo Alpino rappresentò la risposta fascista alla necessità, vera o presunta, di difendere l'intero confine nord occidentale e orientale: il progetto prevedeva che, una volta completata, la struttura coprisse un grande semicerchio lungo le Alpi, dal Mar Ligure nei pressi di Ventimiglia fino all’Adriatico vicino a Fiume.La struttura del Vallo Alpino era articolata in tre zone:- “Zona di Sicurezza”, munita di capisaldi con la funzione di tenere le posizioni più importanti ed impedire azioni di sorpresa. - “Zona di Resistenza”, più arretrata rispetto alla

prima linea, provvista di fortificazioni più grandi, in grado di resistere anche isolate per un tempo prolungato.- “Zona di schieramento”, dove sarebbero dovute affluire le artiglierie e le truppe di rincalzo al momento della mobilitazione. Il Vallo Alpino difendeva un confine che allo scoppio della Seconda Guerra mutò nuovamente la sua geometria, ma non solo: con il settembre del 1943 infatti la Venezia Giulia fu annessa al Terzo Reich, facendo scomparire anche se per poco tempo, il senso stesso di quel limite. Il Vallo Alpino orientale ebbe un ruolo marginale nel conflitto e gli

accordi del Trattato di Pace imposero la demolizione delle postazioni di frontiera. Circa 80 postazioni furono invece riutilizzate per la difesa negli anni a seguire.

regioni più verdi d'Italia.La natura segreta, sovranazionale e tuttora recente del sistema di fortificazione costruito in Friuli durante la Guerra Fredda lo rende un fenomeno ancora poco studiato: esistono diversi studi che si occupano di alcune parti del vasto sistema, ma non è ancora stato pubblicato un lavoro che ne ricostruisca l'intera ossatura.Questa planimetria, tratta dal controverso libro “Bella Italia, armate sponde”, illustra le 7 zone che costituivano la struttura principale della Fortezza Friuli Venezia Giulia. Accanto a questa fortificazione, che era interamente gestita

dall'esercito italiano, operava anche l'esercito americano, una presenza molto nota a tutta la popolazione, la cui attività diede luogo a diverse leggende. La più famosa e la più smentita era quella dell'Apocalisse della Soglia di Gorizia, ovvero un piano che prevedeva la nuclearizzazione della valle goriziana in caso di invasione sovietica: aree cintate per le fosse comuni, caserme stipate di calce viva e psicofarmaci per la popolazione superstite completavano un disegno bellico allucinante. Gli inquietanti report che abbiamo letto sul Project Vista, il progetto stilato dall'esercito americano per la difesa nucleare dell'Europa negli anni '50 e '60,

oltre che alcune interviste a ex-militari di grado di stanza in Friuli nello stesso periodo, rendono l'Apocalisse della Soglia di Gorizia un'ipotesi ben più che probabile e rendono la misura della follia collettiva toccata durante la Guerra Fredda.La caduta del muro di Berlino, segnando la crisi degli scenari di confronto strategico tra Europa occidentale e orientale, ha portato la maglia militare, sinora costruita e mantenuta, a svuotarsi rapidamente di senso. Contestualmente è cambiato il sistema difensivo, sostituito l’esercito di massa con l’esercito professionale, che richiede spazi minori, nuove tipologie edilizie ed un diverso dislocamento sul territorio. È iniziata così la dismissione del sistema militare italiano, che ha assunto in Friuli delle proporzioni uniche in tutto il panorama europeo.Base aerea

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FORTEZZA FRIULI VENEZIA GIULIA1 - Carso e Basso Isonzo

2 - Gorizia, Monte Calvario, confluenza fiumi Torre-Natisone3 - Valli del Natisone e dello Judrio

4 - Valli del Torre e Natisone5 - Fiume Tagliamento

6 - Valle del Fella e Valle del Tagliamento7 - Valle del But

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Area militare | una caserma di 1x100km Servitù militare negli anni ‘60

© Diego Clericuzio

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