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1 1. INTRODUZIONE 1.1 Le aule di Anatomia Comparata del Dipartimento di Biologia Le aule D ed E del primo piano del Dipartimento di Biologia sono dedicate agli studi di zoologia dei vertebrati e di anatomia comparata e, pertanto, contengono una vasta quantità di materiale relativo alle cinque classi di vertebrati, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, che viene adoperato dai docenti durante le esercitazioni pratiche di numerosi corsi di laurea. Il patrimonio didattico comprende: 170 preparati macroscopici conservati in liquido 350 animali tassidermizzati a secco 270 preparati osteologici 5000 vetrini relativi all’istologia e all’embriologia delle varie classi di animali 77 modelli in plastica sullo sviluppo embrionale 154 modelli in resina 6 pannelli esplicativi schede cartacee di spiegazione del materiale Per quanto riguarda i preparati macroscopici, alcuni di essi possiedono un notevole valore storico in quanto derivano dall’originale collezione appartenuta all’Istituto e Museo di Zoologia dell’Università di Padova; la maggioranza, tuttavia, è acquistata presso ditte specializzate esterne. Per ciò che concerne i vetrini, questi comprendono sia serie acquistate, sia altre realizzate da studenti e docenti nei laboratori istologici del Dipartimento. Al momento del mio arrivo, la collocazione dei preparati macroscopici rispecchiava la volontà di tenere separate le diverse classi di animali ed era in fase di revisione della classificazione sistematica e di restauro. Per quel che riguarda le collezioni microscopiche, alcune sezioni su vetrino erano già state opportunamente suddivise dalle altre in apposite scatole-raccoglitori a seconda del tipo di animale e del taglio; queste ultime, infatti venivano utilizzate abitualmente dai docenti per la didattica, ed erano composte quasi interamente da vetrini acquistati all’esterno del Dipartimento. La collezione relativa all’embriologia

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1. INTRODUZIONE

1.1 Le aule di Anatomia Comparata del Dipartimento di Biologia

Le aule D ed E del primo piano del Dipartimento di Biologia sono dedicate agli

studi di zoologia dei vertebrati e di anatomia comparata e, pertanto, contengono

una vasta quantità di materiale relativo alle cinque classi di vertebrati, pesci,

anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, che viene adoperato dai docenti durante le

esercitazioni pratiche di numerosi corsi di laurea. Il patrimonio didattico

comprende:

170 preparati macroscopici conservati in liquido

350 animali tassidermizzati a secco

270 preparati osteologici

5000 vetrini relativi all’istologia e all’embriologia delle varie classi di

animali

77 modelli in plastica sullo sviluppo embrionale

154 modelli in resina

6 pannelli esplicativi

schede cartacee di spiegazione del materiale

Per quanto riguarda i preparati macroscopici, alcuni di essi possiedono un

notevole valore storico in quanto derivano dall’originale collezione appartenuta

all’Istituto e Museo di Zoologia dell’Università di Padova; la maggioranza,

tuttavia, è acquistata presso ditte specializzate esterne. Per ciò che concerne i

vetrini, questi comprendono sia serie acquistate, sia altre realizzate da studenti e

docenti nei laboratori istologici del Dipartimento.

Al momento del mio arrivo, la collocazione dei preparati macroscopici

rispecchiava la volontà di tenere separate le diverse classi di animali ed era in fase

di revisione della classificazione sistematica e di restauro. Per quel che riguarda le

collezioni microscopiche, alcune sezioni su vetrino erano già state

opportunamente suddivise dalle altre in apposite scatole-raccoglitori a seconda del

tipo di animale e del taglio; queste ultime, infatti venivano utilizzate abitualmente

dai docenti per la didattica, ed erano composte quasi interamente da vetrini

acquistati all’esterno del Dipartimento. La collezione relativa all’embriologia

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della rana risultava essere l’unica recentemente ordinata e catalogata. Molti

vetrini, però, erano contenuti all’interno dei vari scompartimenti di un paio

vecchie istoteche, e in altre scatole da 100 pezzi, senza un ordine preciso che

riflettesse una logica di catalogazione; questi, inoltre, si presentavano tutti in un

pessimo stato di conservazione dovuto al mancato utilizzo e al conseguente

abbandono.

1.2. Il Museo di Zoologia dell’Università di Padova

Le collezioni didattiche di Anatomia Comparata e Zoologia in uso presso il

Dipartimento di Biologia nascono come parte della collezione appartenente

all’Istituto e Museo di Zoologia, Anatomia e Fisiologia Comparata: quando venne

creato il Dipartimento, nel 1983, il materiale che solitamente veniva utilizzato per

le esercitazioni didattiche venne trasferito nel nuovo stabile di viale Colombo 3,

mentre il rimanente, che rappresenta la parte più cospicua, rimase in dotazione al

Museo. Fra tutti i musei naturalistici dell’Università di Padova, quello Zoologico

ha avuto più degli altri una storia avventurosa e la sua sorte si è alternata fra

momenti di decorosa e rispettabile attività scientifico-didattica e momenti di

decadenza e di abbandono (Minelli, 1980; Turchetto e Nicolosi, 2000).

Il Museo di Zoologia dell’Università di Padova ebbe origine dalle collezioni

private di Antonio Vallisneri senior (Figura 1), che si

recò a Padova nel 1700 per ricoprire in un primo

tempo la Cattedra di Medicina Pratica e in un

secondo momento quella di Medicina Teorica. La

sua passione per il collezionismo lo indusse a

raccogliere numerosi reperti che comprendevano

“animali e pezzi anatomici, strumenti chirurgici e

altro”, alcuni dei quali ancora oggi esposti al museo.

Nel 1734, le collezioni vennero donate all’Università

di Padova dal figlio, Antonio Vallisneri junior, e

nacque così il Museo di Zoologia, allora chiamato

Gabinetto di Storia Naturale. A partire dal 1777, in seguito alla morte di Vallisneri

junior, per circa trent’anni la cattedra di Storia Naturale rimase vacante, pertanto il

Museo fu affidato alle cure del custode G. Fabris e successivamente del figlio

Figura 1. Antonio Vallisneri senjor

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Bartolomeo. Nel 1806, la riforma napoleonica sull’istruzione pose le collezioni

sotto la tutela del Prof. S. A. Renier, che si incaricò del loro riordino: separò i

reperti naturalistici da quelli di diversa natura in dotazione al Museo, che vennero

affidati alle relative aree di competenza. Dopo la morte del Renier (1829), la

cattedra fu assunta da Tommaso Antonio Catullo, il quale si impegnò nel

riordinamento delle Collezioni Zoologiche, impegno che portò alla realizzazione

di un catalogo dei materiali museali, raggruppati e classificati secondo i più

recenti Autori dell’epoca, e di un registro su cui annotare le donazioni, i vari

interventi e le spese sostenute. Nel 1852, Catullo lasciò la cattedra e gli

succedettero R. Molin e A. Keller. Nel 1869, questa fu sdoppiata nei due

insegnamenti di Geologia e Mineralogia, e Zoologia e Anatomia Comparata, che

fu assegnata a Canestrini, il quale si dedicò alla valorizzazione e all’arricchimento

del Museo. Sotto la sua direzione, quest’ultimo fu trasferito dal Bò alla Scuola di

S. Mattia, e acquisì dei materiali dell’ex Istituto Veterinario e dell’annesso

Gabinetto Zootomico, soppressi con l’annessione del Veneto al Regno D’Italia.

Assunse così il nome di Gabinetto di Zoologia e Anatomia Comparata, che fu

mutato in Istituto di Zoologia, Anatomia e Fisiologia Comparata nel 1886, e

successivamente, nel 1909, fu nuovamente cambiato in Istituto e Museo di

Zoologia, Anatomia e Fisiologia Comparata. In quegli anni era direttore E. Ficalbi

e poi gli successe D. Carazzi; nel 1912, un incendio provocò notevoli danni ad

alcune collezioni e divenne necessario costruire nuovi locali più spaziosi per

ospitare i materiali. Tra il 1919 e il 1920, l’edificio di via Loredan 10 fu ultimato e

reso disponibile come nuova sede del Museo. Si succedettero allora due direttori,

P. Enriques (1922-1932) e P. Pasquini (1934-1937), fino a quando, nel 1937,

divenne direttore dell’istituto e Museo il Prof. U. D’Ancona, che delegò al Prof.

G. Marcuzzi l’onere del riordino delle collezioni. Nel 1966, quindi, dopo un

periodo di rinnovo, il Museo fu aperto al pubblico in occasione della Settimana

dei Musei. In breve tempo l’istituto di via Loredan cominciò ad essere sempre più

affollato, e gli spazi disponibili per ospitare le collezioni diminuirono, finchè, nel

1979, tutto il materiale del Museo, escluso ciò che veniva usato per la didattica,

attualmente in uso nelle aule di Zoologia e Anatomia Comparata del Dipartimento

di Biologia, fu trasferito in uno stabile di via Jappelli. In seguito si assistette ad un

periodo di declino del Museo, che rimase conseguentemente chiuso al pubblico,

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fino a quando, a partire dal 2000, l’interesse dell’Ateneo per i Musei Scientifici ha

permesso l’inizio di un grosso lavoro di recupero delle collezioni.

1.3. L’embrione di pollo come modello per lo studio dello sviluppo

embrionale

Nello studio dell’Anatomia Comparata una parte molto importante è lo studio

dello sviluppo embrionale di vertebrati appartenenti a classi diverse.

Questo tipo di studio ha sempre costituito una indispensabile premessa per una

corretta interpretazione in chiave evolutiva delle strutture degli adulti. Infatti è

nozione comune che il confronto fra strutture simili o differenti abbia significato

se supportata da un accurato confronto embrionale. Anche se questo può venir

considerato, in senso generale, il contributo più importante dell’Embriologia

all’Anatomia Comparata, non va certo sottovalutata per uno studente l’importanza

che riveste la possibilità di seguire lo sviluppo di diversi organismi in vari gruppi

zoologici.

Lo sviluppo dei vertebrati è assai vario, ma tutti gli embrioni attraversano una

serie simile di stati, definiti fondamentali, che si possono individuare chiaramente

seguendo quello del pollo, Gallus gallus.

Lo sviluppo embrionale di questa specie funge da ottimo esempio per lo sviluppo

di organisi con le uova teleocitiche e cleidoiche , cioè gli uccelli, i rettili ed anche

organismi anfibi e pesci con uovo teleocitico; l’organismo rimane anche in ambito

di organogenesi un solido riferimento per lo sviluppo di tutti gli uccelli e dei rettili

(soprattutto arcosauri).

Ulteriore caratteristica che fa di Gallus gallus un organismo tipo per lo studio

dell’Embriologia Comparata è la grande diffusione della specie e la facilità nel

reperirne uova e manipolarle a scopo scientifico e didattico.

1.4. Sviluppo embrionale di Gallus gallus

Lo sviluppo del pollo(Liem et al. 2002) inizia dopo la fecondazione del’uovo.

Nelle 20 ore che precederanno la deposizione dell’uovo da parte della gallina avrà

luogo la segmentazione che permetterà l’individuazione dell’area pellucida dalla

quale si formerà l’embrione, il cui sviluppo si compie in 21 giorni.

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Nelle prime 16 ore avviene la gastrulazione che nell’embrione provoca la

formazione della stria primitiva e del nodo di Hensen.

Nelle ore successive (fino alla cinquantesima circa) si formano i somiti e le

principali strutture anatomiche, quali le vescicole dell’encefalo, il cuore, la corda,

il tubo neurale e gli occhi.

Al sesto giorno di sviluppo l’embrione ha presenti gia tutte le strutture

dell’adulto,che termineranno il differenziamento nelle due settimane successive.

Al ventunesimo giorno il pulcino rompe l’uovo grazie ad un dentello corneo che

possiede nel becco (dente che poi sparirà nel giro di pochi giorni) e diventa subito

bersaglio delle cure parentali della chioccia. Nel giro di pochi giorni il pulcino

sarà in grado di razzolare da solo.

Il pollo diventa adulto dopo circa 2 mesi.

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2. SCOPO DELLA TESI

Attualmente è in atto nelle aule di Anatomia Comparata un grosso lavoro di

riordino e inventario dei preparati, finanziato dalla Facoltà di SS. MM. FF. NN.. Il

lavoro è stato voluto in quanto l’attuale mancanza di un inventario del materiale

determina notevoli disagi, imputabili principalmente al fatto che non esiste una

conoscenza effettiva di quanto possieda il Dipartimento e, di conseguenza, del suo

valore. Inoltre, a seguito del percorso storico che ha accompagnato la nascita e

l’utilizzo delle collezioni, non è mai stato definito con chiarezza quanto sia di

pertinenza, e quindi di proprietà, del Dipartimento, e quanto, invece, appartenga ai

Musei Scientifici. In questa situazione, la gestione dei preparati macroscopici e

microscopici da parte del personale tecnico è resa alquanto difficile a causa del

fatto che molti di essi non possiedono un’adeguata etichettatura e una precisa

collocazione all’interno degli armadi. Inoltre, si sta perdendo la memoria storica

della loro provenienza e del loro stato di conservazione, cosa che, unita

all’aumento dei corsi e dei docenti che utilizzano le aule, genera una difficoltà

crescente per quanto riguarda l’ordinaria manutenzione.

A fronte di tale situazione, allo scopo di facilitare il lavoro dei docenti nel reperire

il materiale desiderato per le esercitazioni e acquisire una conoscenza in termini

più concreti di quanto effettivamente risulti a disposizione della didattica, il mio

lavoro si è concentrato sulla collezione microscopica, perché ancora non

sottoposta a inventario, e, in particolare, sull’embriologia della Classe Aves,

perché comprende molti dei vetrini disponibili in dotazione alle aule. Più

precisamente, è consistito nella cernita, pulizia e catalogazione di tutte le sezioni

relative all’embriologia del pollo, e al recupero di una grossa collezione

conservata presso il laboratorio del prof. Burighel, preparata nel 1982 da Marini

D. durante il periodo di internato di laurea per la preparazione di un elaborato dal

titolo “L’embrione di pollo: modello di studio nel corso di Anatomia Comparata”

(Marini, a. a. 1982-1983). Inoltre si è proceduto alla pulizia, restauro e

sistemazione in nuovi barattoli dei preparati in toto (embrioni già in dotazione alle

aule) e, infine, nella realizzazione di nuove schede didattiche, più aggiornate e

complete delle precedenti, sia in formato cartaceo, che elettronico, che possano

rappresentare un utile strumento di studio per gli studenti.

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3. CATALOGAZIONE DELLE SEZIONI MICROSCOPICHE

3.1.Prima osservazione al microscopio: individuazione delle sezioni di pollo

Al fine di poter catalogare i vetrini relativi all’embriologia degli uccelli, mi sono

avvalso dell’esperienza acquisita dalla dottoressa A. Salmaso (Salmaso A. a.a.

2005-2006), responsabile del riordino della collezione dell’embriologia della rana.

La dottoressa Salmaso, prima di lavorare sui preparati microscopici di anfibi,

aveva suddiviso tutti i vetrini a disposizione in maniera tale da controllare quali si

riferissero alla classe degli anfibi e quali, invece, rappresentassero lo sviluppo o

l’istologia di altri animali. Ogni singolo vetrino era stato osservato al microscopio

e grazie a quest’operazione era stato possibile non solo separare quanto

concernente l’anfibio da uccelli, pesci, mammiferi e rettili, ma, nello stesso

tempo, operare anche un’ulteriore suddivisione all’interno della Classe Aves

prendendo in considerazione la tipologia della sezione (trasversale o sagittale) e lo

stadio a cui gli embrioni si presentavano. Tale separazione si caratterizzava come

un espediente provvisorio concepito per agevolare il lavoro successivo e per

ottenere un’indicazione sulla quantità di materiale disponibile per i due parametri

considerati (tipologia della sezione e stadio di sviluppo embrionale). Procedendo

secondo questa logica, sono stati esaminati al microscopio 1425 vetrini relativi a

Gallus gallus.

Questi sono stati successivamente disposti in scatole portavetrini e telaietti di

cartone. Da questa prima scrematura è stato possibile risalire alla quantità di

preparati a disposizione suddivisa per i principali stadi di sviluppo e per modalità

di realizzazione delle sezioni.

La collezione comprendeva:

1425 vetrini

3 tipologie di vetrino: sez. sagittali, sez. trasversali e inclusioni in toto.

7 stadi di sviluppo: ca. 12 ore, ca. 20 ore, ca. 33 ore, ca. 50 ore, ca. 72 ore e ca. 96

ore.

173 vetrini erano così rovinati da non essere più usabili per scopo didattico.

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3.2. Pulizia dei vetrini

Prima di proseguire con l’analisi più approfondita dei preparati, si è rivelato

indispensabile un lavoro di accurata pulizia per ogni vetrino, in particolare per

quelli più vecchi e creati in sede (Figura 2): molti di essi, infatti, presentavano

muffe, residui di resina o uno spesso strato di polvere, che offuscavano

l’immagine al microscopio. A tale scopo sono stati utilizzati alcool 60°, acqua di

rubinetto, acqua deionizzata e detersivo per vetreria diluito. Ogni vetrino è stato in

un primo momento strofinato con una spugna imbibita di soluzione di acqua e

detersivo, evitando di togliere le eventuali etichette presenti; alcune di queste,

infatti, presentano anche un certo valore storico che è sembrato giusto conservare

in modo da recuperare il più possibile le testimonianze di chi aveva

precedentemente lavorato e mantenere intatta la storia del preparato. La stessa

accortezza è stata riservata per la fase di risciacquo, prima con acqua di rubinetto

e poi ripassando la superficie con acqua distillata. Una volta terminata

l’operazione, essi sono stati asciugati, e, qualora fossero rimasti aloni, si è

provveduto a rimuoverli con l’ausilio dell’alcool 60°. Nonostante questi

accorgimenti, non è stato possibile restituire a tutti i vetrini, specialmente per i più

vecchi, una pulizia perfetta, ma quantomeno tutti sono stati resi nelle condizioni di

poter essere esaminati al microscopio nei dettagli.

Questo lavoro di osservazione e recupero di materiale ha permesso di ritrovate

delle sezioni ancora non colorate di tronco posteriore che ho colorato con la

colorazione tricromica di Mallory.

Figura 2. Operazione di lavaggio dei vetrini.

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3.3. Seconda osservazione al microscopio: determinazione del livello delle

sezioni

In seguito, si è proceduto a una seconda, e più approfondita, analisi al microscopio

di tutti i preparati in base alla suddivisione precedentemente svolta, in modo da

compiere, all’interno di questa, un’ulteriore precisazione sul livello delle sezioni.

Tale operazione ha comportato un lungo periodo di documentazione e studio non

solo delle linee generali dello sviluppo degli uccelli, ma anche l’acquisizione di

conoscenze istologiche e organologiche indispensabili per il riconoscimento delle

strutture anatomiche. Questo si è rivelato utile soprattutto per quanto riguarda la

definizione del livello anatomico delle sezioni trasversali di encefalo e tronco;

infatti, la maggior parte di questi vetrini (994 unità), consiste in sezioni realizzate

in Dipartimento, per lo più non etichettate oppure dotate di indicazioni generiche .

Di frequente, ad esempio, si sono riscontrate diciture quali “sez. trasv. tronco

posteriore” oppure “tronco anteriore” che non forniscono una connotazione

precisa del punto anatomico. Ogni sezione, pertanto, è stata a lungo osservata a

diversi ingrandimenti, per ognuna sono state riportate la qualità e le strutture

anatomiche significative, riconosciute attraverso le nozioni acquisite su testi

(Gilbert, 1988, Liem et al., 2002; Wolpert et al., 2005) e attraverso il confronto

con altre sezioni contenute in atlanti (Freeman e Bracegirdle, 1975; Zaniolo,

1996). Particolarmente importante è risultato consultare la tesi di laurea di Marini

(a. a. 1982-1983), che riportava fotografie di sezioni di alcuni vetrini che sono

stati ritrovati all’interno delle collezioni. Grazie a tali ausili si è cercato di risalire,

dove possibile, allo stadio di sviluppo.

Dopo attenta valutazione, si è ritenuto di utilizzare come criterio per stadiare lo

sviluppo dell’embrione le ore trascorse dalla fecondazione.

Durante questa fase si è anche operata una cernita in base alla qualità dei vetrini:

le sezioni più rovinate sono state scartate, in particolar modo se appartenenti ad un

livello corporeo di cui si disponeva un certo numero di altri preparati conservati

meglio. In totale, sono stati eliminati altri 74 vetrini, mentre i rimanenti sono stati

disposti in scatole provvisorie, in attesa della definitiva etichettatura

Contemporaneamente all’operazione di separazione dei vetrini, sono state scelte

alcune sezioni da fotografare al microscopio ottico (Allegato 1). Alcune di esse

sono state selezionate per la loro particolare colorazione.

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Altre sezioni, invece, sono state scelte sulla base della loro integrità, o per la

particolarità o la chiarezza di alcune strutture.

Le immagini raccolte sono state archiviate e hanno costituito la base illustrativa

per le schede didattiche da affiancare ai preparati durante le esercitazioni pratiche.

3.4. Modalità di classificazione e nomenclatura

Per l’inventario definitivo si è usato il metodo gia usato da Salmaso (a.a. 2005-

2006). Tenendo conto soprattutto delle osservazioni e delle necessità di coloro che

concretamente dovranno usare il materiale e avranno più contatto con questo

sistema, si è scelto questo metodo perché garantisce la migliore gestione possibile

da parte di studenti, docenti e personale tecnico, e permette di acquisire, mediante

poche e semplici indicazioni poste sul vetrino, una conoscenza effettiva del

materiale stesso. Su ogni vetrino è stata posta un’etichetta con un codice formato

da tre simboli, come indicato nel modo seguente:

SPECIE DI APPARTENENZA: definito dall’iniziale del genere seguito

dall’abbreviazione della specie.

NUMERO DELLA SCATOLA

NUMERO DEL VETRINO

Nel complesso, quindi, risulta molto semplice seguendo le indicazioni del codice

ricollocare un determinato vetrino nella sua scatola in seguito all’utilizzo: ad

esempio il sedicesimo vetrino di Gallus gallus appartenente alla scatola numero 1

avrà una formula del tipo G. g. 1/16, il trentesimo vetrino contenuto nella scatola

2 sarà contrassegnato con G. g. 2/30.

Si è convenuto di applicare poi ad ogni contenitore un’etichetta che ne esplicasse

il contenuto, come, per esempio, descritto in seguito:

Gallus gallus Scatola n. Ore:

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3.5.Tabulazione dei dati relativi alle scatole con Microsoft Excel

Durante l’operazione di etichettatura e di collocazione dei vetrini negli appositi

contenitori è stato condotta la registrazione del contenuto di ogni scatola. I dati

sono stati in un primo tempo raccolti secondo tabelle in formato cartaceo e

successivamente informatizzati. Per ogni contenitore è stata costruita una tabella

rappresentante l’elenco riassuntivo del contenuto di ogni scatola.

Uno schema di questo tipo è stato concepito per specificare in maniera concreta

quanto già riportato dall’etichetta esterna della scatola e risulta utile per giungere

rapidamente alla conoscenza di quanti e quali vetrini appartengano ad un

determinato stadio o livello corporeo. La tabella (Tabella 1), infatti, evidenzia tre

parametri fondamentali:

-descrizione

-tipo di sezione (trasversale, sagittale o toto)

-codice vetrino

Vetrino Descrizione Sezione 1 occhio e mese Sag 2 occhio e mese Sag 3 occhio e mese Sag 4 occhio e mese Sag 5 occhio mese rombo e orecchio Sag 6 occhio mese rombo e orecchio Sag 7 occhio mese rombo orecchio arto ant Sag 8 occhio mese rombo orecchio arto ant Sag 9 occhio mese rombo orecchio arto ant Sag

10 occhio mese rombo orecchio somiti Sag 11 tele mese rombo orecchio somiti e cuore Sag 12 tele die mese rombo midollo cuore fegato mesonefro Sag 13 tele die mese rombo midollo cuore fegato mesonefro Sag 14 tele die mese rombo midollo cuore fegato mesonefro Sag 15 tele die mese rombo midollo cuore fegato mesonefro Sag 16 tele mese rombo orecchio cuore e somiti Sag 17 tele mese rombo orecchio cuore e somiti Sag 18 tele mese rombo orecchio cuore e somiti Sag 19 tele mese rombo orecchio cuore e somiti Sag 20 21 22 23 24 25

Tabella 1. Schema applicato sul lato interno del coperchio di una scatola.

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In totale sono state realizzate 36 scatole di vetrini ognuna delle quali è stata

opportunamente corredata dalla sua tabella, che si può trovare applicata sul lato

interno di ogni coperchio. La sua consultazione da parte di un tecnico di

laboratorio permette non solo di sapere con certezza dove reperire ciò che gli

interessa, ma anche di verificare che il materiale venga riposto correttamente dopo

l’utilizzo.

Tutte queste 36 tabelle sono state inserite in un database cartaceo ed

informatico(Allegato 2) che serve per poter scegliere più velocemente i vetrini da

utilizzare nella didattica senza prendere fisicamente tutte le scatole.

3.6. Colorazione delle sezioni recuperate

Come detto precedentemente, durante la fase di raccolta del materiale

microscopico, sono state reperite delle sezioni non sparaffinate e colorate, che non

riportavano la data in cui sono state eseguite. Dal momento che, a una prima

analisi al microscopio, alcune sezioni apparivano ancora integre o solo

parzialmente rovinate, si è deciso di provare a colorarle per verificare il loro

effettivo stato di conservazione e vedere se fosse possibile il loro recupero (Figura

6). Poiché la colorazione più frequente nei vetrini esaminati risultava la classica

ematossilina-eosina, in quanto rapida e dai risultati efficaci, si è optato per una

colorazione alternativa, e la scelta è caduta sulla Tricromica di Mallory, la quale

evidenzia in blu il tessuto connettivo, in rosso i nuclei cellulari e in arancione il

citoplasma. La colorazione ha dato risultati soddisfacenti e i vetrii sono stati

inseriti nella colezione.

Metodica per la colorazione Tricromica di Mallory(da Mazzi, 1977):

Sparaffinatura delle sezioni:

15 min in xilolo

5 in alcool 100

3 in alcool 95

3 in alcool 80

3 in acqua distillata.

I vetrini, tolti dall’acqua distillata sono stati sottoposti ai seguenti passaggi:

soluzione acquosa all’1% di fucsina acida, da 30 sec. a 1 min. Decolorare

con acqua corrente finché i nuclei non incominciano a differenziarsi.

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Rapido lavaggio in acqua distillata seguito da 15 min in una soluzione

acquosa all’1% di acido fosfomolibdico.

Rapido lavaggio in acqua distillata e colorazione per 25 min nella Miscela

I di Mallory, composta da azzurro di anilina o blu di metile Orange G, acido

ossalico, acqua distillata.

Lavaggio in acqua distillata, seguito da passaggi in etanolo 80° e 95° dove

si lasciano i vetrini finché non è avvenuta la differenziazione, che si controlla al

microscopio.

Etanolo assoluto, xilolo, Eukitt.

La metodica è stata leggermente modificata, dopo messa a punto su vetrini di

prova.

4. I PREPARATI MACROSCOPICI

I preparati macroscopici in liquido relativi al pollo al momento del mio arrivo si

presentavano in uno stato di conservazione non ottimale(figure 3 e 5). I

contenitori in vetro utilizzati per l’esposizione dei preparati non risultavano

adeguati allo scopo: gli animali all’interno dei barattoli non erano stati

opportunamente ancorati a dei supporti fissi cosicché ad ogni spostamento dei

contenitori gli animali cambiavano posizione. Alcuni contenevano una quantità

insufficiente di fissativo, pertanto alcune parti di corpo non erano completamente

sommerse, a scapito della conservazione. Tutti i preparati, infine, erano sprovvisti

di un cartellino di identificazione e numero di inventario. Vista la situazione, si è

deciso di sostituire i contenitori di vetro ove necessario, realizzare dei supporti in

vetro su cui legare i preparati e progettare delle schede contenenti informazioni

sugli esemplari.

4.1. Apertura, pulizia e risistemazione dei preparati

Al momento dell’apertura dei vecchi barattoli, è sorto il problema non indifferente

relativo alla conoscenza della natura del liquido (formalina, ma più probabilmente

alcool a gradazione non nota; in un caso, probabilmente, grappa) in cui erano stati

conservati, poichè non esisteva un cartellino su cui fossero riportate queste

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informazioni. Si è deciso, quindi, di prelevare da ognuno di essi un campione di

liquido e farlo reagire con reattivo di Schiff. Questo ha la proprietà di combinarsi

con i gruppi aldeidici, virando al colore violetto. Il suo utilizzo si è dimostrato

molto utile per quanto riguarda il discernimento della natura del liquido dei

barattoli: la mancata reazione indicava una sostanza priva di gruppi aldeidici,

come può essere l’alcool, mentre la reazione ne indicava appunto la presenza; in

tal caso, l’ipotesi più probabile era quella della formalina utilizzata come mezzo di

conservazione. Dalle prove effettuate è emerso che tutti i barattoli contenevano

alcool. Grazie a quest’operazione, non solo è stato possibile smaltire

correttamente i liquidi, ma anche utilizzare una metodica corretta per il recupero

dei preparati conservati. Prima di essere montati sugli appositi supporti di vetro

tutti i preparati sono stati tenuti per due settimane in alcool 95°, che è stato

sostituito più volte.

Poichè i tappi dei barattoli erano strisciati dall’uso, si è deciso di dipingerli di nero

(utilizzando prima un primer spay e poi una vernice nera di tipo alchidica coperta

poi da uno strato protettivo di vernice lucida da modellismo) in maniera tale da

uniformarli. I tappi erano stati preventivamente rivestiti internamente da uno

strato di resina epossidica e lasciati a 60° C per 24 ore affinché questa potesse

polimerizzare, per renderli resistenti alla ruggine. Nel frattempo, si è provveduto

alla pulizia dei barattoli (lavaggio con alcool 80°, detersivo per vetreria e

risciacquo con acqua distillata).

Ogni esemplare è stato quindi fissato ai supporti di vetro mediante lenza da pesca,

e stato riposto all’interno del contenitore con alcool 95° (Figure 4, 6).

L’imboccatura di ogni barattolo, poi, è stata coperta con un velo di parafilm e

sigillata con il tappo.

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Figura 3. Stato di conservazione dei preparati prima del lavoro di restauro.

Figura 4. Sistemazione dei preparati nei nuovi contenitori.

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Figura 5. Stato di conservazione dei preparati prima del lavoro di restauro.

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Figura 6. Sistemazione dei preparati in nuovi contenitori.

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4.2. Progettazione della scheda descrittive della specie

Dal momento che non esisteva una scheda informativa relativa alla specie G.

gallus, si è provveduto a realizzarne una nuova. Questa presenta un’impostazione

di carattere descrittivo. La scheda è composta da immagini dell’animale e da un

breve testo nel quale vengono riportate alcune informazioni sugli aspetti della

biologia dell’ animale (Allegato 1).

Solitamente, durante le esercitazioni, gli esercitatori affiancano alle sezioni da

esaminare delle schede didattiche di spiegazione relative ai vari preparati. Queste

sono il frutto di un enorme lavoro compiuto nel corso degli anni da diversi

docenti, che si sono progressivamente incaricati di realizzare un raccoglitore con

schede prettamente di carattere esplicativo-descrittivo, prendendo spunto da testi

di Anatomia Comparata, e altre di carattere “illustrativo”, essenzialmente

costituite da fotocopie di sezioni rappresentative tratte dall’atlante Freeman e

Bracegirdle(1975). Tuttavia, alcuni studenti hanno fatto presente ai docenti la

difficoltà di un utilizzo appropriato e proficuo di questo materiale, in modo

particolare delle schede illustrative, in quanto non esattamente corrispondenti alle

sezioni proposte. In occasione del riordino dei vetrini, si è deciso, pertanto, di

realizzare delle nuove schede basate sulle immagini delle migliori sezioni. Le

nuove schede sono incentrate su immagini di una sezioni di riferimento, corredate

da indicazioni sulle strutture anatomiche più rilevanti e da una didascalia

riportante lo stadio di sviluppo oppure le strutture evidenziate. Ad esempio ad

esempio in figura 7 è riportata un’immagine della scheda dell’allegato 1 relativa

alla nerulazione, in cui gli schemi sono accompagnati da foto di sezioni. La

scheda complrende da una semplice didascalia e in corrispondenza delle strutture

che si vogliono evidenziare sono poste le opportune indicazioni.

Figura 7. sez. trasversale di pollo

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Tutte le schede realizzate sono state raccolte nel CD-rom allegato alla tesi che

potrà essere messo a disposizione degli studenti, in qualità di dispensa per il

ripasso e la revisione dei preparati proposti a lezione.

5. CONCLUSIONI

In questo periodo di tirocinio ho avuto modo di accostarmi al mondo della

dell’Anatomia Comparata sia dal punto di vista macroscopico che microscopico.

Analizzando al microscopio ottico le sezioni ho potuto approfondire quanto già

acquisito durante i corsi, integrando le conoscenze relative agli argomenti di

organologia non affrontati in precedenza e, inoltre, ho acquisito dimestichezza con

l’uso stesso del microscopio il cui utilizzo, durante le lezioni, si limita allo spazio

dedicato alle esercitazioni settimanali. Il lavoro di osservazione, recupero e pulizia

delle sezioni ha richiesto una procedura metodica e molta pazienza e

determinazione. Il restauro dei preparati macroscopici ha comportato

l’acquisizione di informazioni sulle tecniche con cui conservare gli esemplari.

Infine, la progettazione delle schede didattiche per gli studenti, sia per quanto

riguarda le sezioni che per i preparati macroscopici, mi ha dato la possibilità di

esprimere a pieno la mia creatività e si è configurato come un momento di sintesi

delle conoscenze acquisite che mi ha particolarmente reso consapevole del frutto

del lavoro svolto.

Dal punto di vista dell’organizzazione delle aule didattiche, il mio lavoro ha

permesso di recuperare più di un migliaio vetrini relativi al pollo, un patrimonio di

cui non si aveva effettiva conoscenza in precedenza. Buona parte dei vetrini,

realizzati all’interno del Dipartimento di Biologia nel corso degli anni (sono stati

recuperati vetrini risalenti addirittura ai primi anni ‘60), risultano ottimi sia dal

punto di vista dell’interesse istologico, sia per lo stato di conservazione. Dal punto

di vista puramente economico, il recupero risulta molto importante, perché

consente un notevole risparmio di denaro. Annualmente, infatti, venivano investiti

fondi per il ripristino dello stock di vetrini, poiché l’utilizzo continuo comporta la

rottura o il danneggiamento di qualche pezzo; i vetrini, peraltro, sono molto

costosi (mediamente un pezzo costa 7 euro) e di qualità a volte non confrontabile

con quelli preparati in Dipartimento. A questo proposito, il lavoro da me

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effettuato ha permesso di comparare le sezioni allestite in Dipartimento con quelle

acquistate, rivelando che, talvolta, queste ultime presentano un rapporto

qualità/prezzo poco conveniente. Il fatto di avere un’idea chiara e precisa delle

sezioni presenti nelle aule, pertanto, evita inutili spese per l’acquisto di nuovo

materiale.

Dal punto di vista didattico, la quantità di sezioni in buono ed ottimo stato

permette lo svolgimento di esercitazioni più approfondite: fino ad ora, queste

erano incentrate su una cinquantina di vetrini, tenuti da parte allo scopo didattico,

mentre ora si può scegliere cosa mostrare agli studenti avendo a disposizione una

quantità più vasta di materiale. Non solo, ora gli esercitatori hanno la possibilità di

sviluppare nuovi tipi di esercitazioni per corsi quali Anatomia Comparata,

Biologia dello Sviluppo, Biologia della Riproduzione, Endocrinologia e altro,

impostate interamente sull’organologia. Il docente potrà veramente sbizzarrirsi

tenendo conto che la collezione da me ripristinata offre l’opportunità di studiare

tutti gli organi di un vertebrato modello come il pollo. La catalogazione dei vetrini

permette ora di reperire le sezioni desiderate in breve tempo e di rimetterle a posto

con facilità in seguito all’uso.

La mia attività, inoltre, si configura come importante e preliminare per la

definitiva realizzazione dell’inventario delle collezioni del Dipartimento di

Biologia, affidato ad una persona competente ed esperta ed attualmente in corso

d’opera. Gli scorsi due anni, infatti, i Corsi di Studi Triennali e Specialistici

afferenti al Dipartimento hanno ricevuto dalla Facoltà di Scienze MM.FF.NN.

fondi destinati al miglioramento della didattica e in particolare ad un Progetto di

catalogazione delle collezioni presenti nelle aule didattiche di Anatomia

Comparata, Zoologia, Botanica e Istologia. Il mio apporto ha contribuito a porre

le basi per la catalogazione generale delle collezioni microscopiche e sarà utile ai

docenti responsabili del Progetto nella valutazione dei tempi di lavoro e della

progressione delle varie fasi. Soprattutto, il lavoro da me effettuato, unitamente a

quello riguardante la rana della dott.ssa Salmaso, potrà fornire uno strumento,

certamente adattabile alle diverse esigenze, utile alla formulazione di una scheda

unitaria generale.

La parte di lavoro dedicata alle schede didattiche ha portato a formularne di nuove

e più aggiornate, focalizzate su particolari supportati da immagini. Esse potranno

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essere affiancate ai preparati durante le esercitazioni. Inoltre, il fatto che le schede

siano state raggruppate all’interno di un CD-rom costituisce un ausilio allo studio

non indifferente per gli studenti che debbano sostenere la prova pratica per il

superamento di esami come Anatomia Comparata, in quanto potranno rivedere

anche a casa il materiale osservato a lezione.

Questa attività di recupero di sezioni e restauro di preparati macroscopici si apre a

delle prospettive future, in quanto altri tirocinanti potranno occuparsi delle

collezioni di altri vertebrati secondo la stessa modalità seguita durante il mio

periodo di tirocinio: quando anche il loro lavoro verrà ultimato, sarà maggiore la

conoscenza effettiva del materiale contenuto nelle aule e ne risulterà

estremamente semplice l’utilizzo.

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6. BIBLIOGRAFIA

Freeman W.H., Bracegirdle B. (1975). An Atlas of Embryology, Heinemann

Educational Books, London.

Gilbert S. F. (1988). Biologia dello sviluppo, Zanichelli Editore Bologna.

Liem K.F., Bemis W.E., Walzer W.F., Grande L. (2002). Anatomia Comparata

dei Vertebrati, EdiSES, Napoli.

Marini D. (a.a. 1982-1983). L’embrione di pollo:modello di studio nel corso di

Anatomia Comparata. tesi di laurea, Università di Padova.

Mazzi V. (1977). Manuale di tecniche istologiche ed istochimiche. Piccin Editore,

Padova.

Salmaso A. (a.a. 2005-2006). Restauro e catalogazione dei preparati microscopici

relativi all’embriologia degli anfibi in dotazione alle aule di Anatomia Comparata

del dipartimento di Biologia. Elaborato di laurea, Università degli studi di Padova.

Wolpert L., Beddington R., Brockes J., Jessell T., Lawrence P., Meyerowitz

E. (2005). Biologia dello Sviluppo, Zanichelli Editore, Bologna.

Zaniolo G. (1996). Guida alle esercitazioni di Anatomia Comparata, Libreria

Progetto, Padova.

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7. ALLEGATI Allegato 1: Schede didattiche illustrative e descrittive Allegato 2: Catalogo della collezione vetrini relative a Gallus gallus.