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1. INTRODUZIONE
1.1 Le aule di Anatomia Comparata del Dipartimento di Biologia
Le aule D ed E del primo piano del Dipartimento di Biologia sono dedicate agli
studi di zoologia dei vertebrati e di anatomia comparata e, pertanto, contengono
una vasta quantità di materiale relativo alle cinque classi di vertebrati, pesci,
anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, che viene adoperato dai docenti durante le
esercitazioni pratiche di numerosi corsi di laurea. Il patrimonio didattico
comprende:
170 preparati macroscopici conservati in liquido
350 animali tassidermizzati a secco
270 preparati osteologici
5000 vetrini relativi all’istologia e all’embriologia delle varie classi di
animali
77 modelli in plastica sullo sviluppo embrionale
154 modelli in resina
6 pannelli esplicativi
schede cartacee di spiegazione del materiale
Per quanto riguarda i preparati macroscopici, alcuni di essi possiedono un
notevole valore storico in quanto derivano dall’originale collezione appartenuta
all’Istituto e Museo di Zoologia dell’Università di Padova; la maggioranza,
tuttavia, è acquistata presso ditte specializzate esterne. Per ciò che concerne i
vetrini, questi comprendono sia serie acquistate, sia altre realizzate da studenti e
docenti nei laboratori istologici del Dipartimento.
Al momento del mio arrivo, la collocazione dei preparati macroscopici
rispecchiava la volontà di tenere separate le diverse classi di animali ed era in fase
di revisione della classificazione sistematica e di restauro. Per quel che riguarda le
collezioni microscopiche, alcune sezioni su vetrino erano già state
opportunamente suddivise dalle altre in apposite scatole-raccoglitori a seconda del
tipo di animale e del taglio; queste ultime, infatti venivano utilizzate abitualmente
dai docenti per la didattica, ed erano composte quasi interamente da vetrini
acquistati all’esterno del Dipartimento. La collezione relativa all’embriologia
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della rana risultava essere l’unica recentemente ordinata e catalogata. Molti
vetrini, però, erano contenuti all’interno dei vari scompartimenti di un paio
vecchie istoteche, e in altre scatole da 100 pezzi, senza un ordine preciso che
riflettesse una logica di catalogazione; questi, inoltre, si presentavano tutti in un
pessimo stato di conservazione dovuto al mancato utilizzo e al conseguente
abbandono.
1.2. Il Museo di Zoologia dell’Università di Padova
Le collezioni didattiche di Anatomia Comparata e Zoologia in uso presso il
Dipartimento di Biologia nascono come parte della collezione appartenente
all’Istituto e Museo di Zoologia, Anatomia e Fisiologia Comparata: quando venne
creato il Dipartimento, nel 1983, il materiale che solitamente veniva utilizzato per
le esercitazioni didattiche venne trasferito nel nuovo stabile di viale Colombo 3,
mentre il rimanente, che rappresenta la parte più cospicua, rimase in dotazione al
Museo. Fra tutti i musei naturalistici dell’Università di Padova, quello Zoologico
ha avuto più degli altri una storia avventurosa e la sua sorte si è alternata fra
momenti di decorosa e rispettabile attività scientifico-didattica e momenti di
decadenza e di abbandono (Minelli, 1980; Turchetto e Nicolosi, 2000).
Il Museo di Zoologia dell’Università di Padova ebbe origine dalle collezioni
private di Antonio Vallisneri senior (Figura 1), che si
recò a Padova nel 1700 per ricoprire in un primo
tempo la Cattedra di Medicina Pratica e in un
secondo momento quella di Medicina Teorica. La
sua passione per il collezionismo lo indusse a
raccogliere numerosi reperti che comprendevano
“animali e pezzi anatomici, strumenti chirurgici e
altro”, alcuni dei quali ancora oggi esposti al museo.
Nel 1734, le collezioni vennero donate all’Università
di Padova dal figlio, Antonio Vallisneri junior, e
nacque così il Museo di Zoologia, allora chiamato
Gabinetto di Storia Naturale. A partire dal 1777, in seguito alla morte di Vallisneri
junior, per circa trent’anni la cattedra di Storia Naturale rimase vacante, pertanto il
Museo fu affidato alle cure del custode G. Fabris e successivamente del figlio
Figura 1. Antonio Vallisneri senjor
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Bartolomeo. Nel 1806, la riforma napoleonica sull’istruzione pose le collezioni
sotto la tutela del Prof. S. A. Renier, che si incaricò del loro riordino: separò i
reperti naturalistici da quelli di diversa natura in dotazione al Museo, che vennero
affidati alle relative aree di competenza. Dopo la morte del Renier (1829), la
cattedra fu assunta da Tommaso Antonio Catullo, il quale si impegnò nel
riordinamento delle Collezioni Zoologiche, impegno che portò alla realizzazione
di un catalogo dei materiali museali, raggruppati e classificati secondo i più
recenti Autori dell’epoca, e di un registro su cui annotare le donazioni, i vari
interventi e le spese sostenute. Nel 1852, Catullo lasciò la cattedra e gli
succedettero R. Molin e A. Keller. Nel 1869, questa fu sdoppiata nei due
insegnamenti di Geologia e Mineralogia, e Zoologia e Anatomia Comparata, che
fu assegnata a Canestrini, il quale si dedicò alla valorizzazione e all’arricchimento
del Museo. Sotto la sua direzione, quest’ultimo fu trasferito dal Bò alla Scuola di
S. Mattia, e acquisì dei materiali dell’ex Istituto Veterinario e dell’annesso
Gabinetto Zootomico, soppressi con l’annessione del Veneto al Regno D’Italia.
Assunse così il nome di Gabinetto di Zoologia e Anatomia Comparata, che fu
mutato in Istituto di Zoologia, Anatomia e Fisiologia Comparata nel 1886, e
successivamente, nel 1909, fu nuovamente cambiato in Istituto e Museo di
Zoologia, Anatomia e Fisiologia Comparata. In quegli anni era direttore E. Ficalbi
e poi gli successe D. Carazzi; nel 1912, un incendio provocò notevoli danni ad
alcune collezioni e divenne necessario costruire nuovi locali più spaziosi per
ospitare i materiali. Tra il 1919 e il 1920, l’edificio di via Loredan 10 fu ultimato e
reso disponibile come nuova sede del Museo. Si succedettero allora due direttori,
P. Enriques (1922-1932) e P. Pasquini (1934-1937), fino a quando, nel 1937,
divenne direttore dell’istituto e Museo il Prof. U. D’Ancona, che delegò al Prof.
G. Marcuzzi l’onere del riordino delle collezioni. Nel 1966, quindi, dopo un
periodo di rinnovo, il Museo fu aperto al pubblico in occasione della Settimana
dei Musei. In breve tempo l’istituto di via Loredan cominciò ad essere sempre più
affollato, e gli spazi disponibili per ospitare le collezioni diminuirono, finchè, nel
1979, tutto il materiale del Museo, escluso ciò che veniva usato per la didattica,
attualmente in uso nelle aule di Zoologia e Anatomia Comparata del Dipartimento
di Biologia, fu trasferito in uno stabile di via Jappelli. In seguito si assistette ad un
periodo di declino del Museo, che rimase conseguentemente chiuso al pubblico,
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fino a quando, a partire dal 2000, l’interesse dell’Ateneo per i Musei Scientifici ha
permesso l’inizio di un grosso lavoro di recupero delle collezioni.
1.3. L’embrione di pollo come modello per lo studio dello sviluppo
embrionale
Nello studio dell’Anatomia Comparata una parte molto importante è lo studio
dello sviluppo embrionale di vertebrati appartenenti a classi diverse.
Questo tipo di studio ha sempre costituito una indispensabile premessa per una
corretta interpretazione in chiave evolutiva delle strutture degli adulti. Infatti è
nozione comune che il confronto fra strutture simili o differenti abbia significato
se supportata da un accurato confronto embrionale. Anche se questo può venir
considerato, in senso generale, il contributo più importante dell’Embriologia
all’Anatomia Comparata, non va certo sottovalutata per uno studente l’importanza
che riveste la possibilità di seguire lo sviluppo di diversi organismi in vari gruppi
zoologici.
Lo sviluppo dei vertebrati è assai vario, ma tutti gli embrioni attraversano una
serie simile di stati, definiti fondamentali, che si possono individuare chiaramente
seguendo quello del pollo, Gallus gallus.
Lo sviluppo embrionale di questa specie funge da ottimo esempio per lo sviluppo
di organisi con le uova teleocitiche e cleidoiche , cioè gli uccelli, i rettili ed anche
organismi anfibi e pesci con uovo teleocitico; l’organismo rimane anche in ambito
di organogenesi un solido riferimento per lo sviluppo di tutti gli uccelli e dei rettili
(soprattutto arcosauri).
Ulteriore caratteristica che fa di Gallus gallus un organismo tipo per lo studio
dell’Embriologia Comparata è la grande diffusione della specie e la facilità nel
reperirne uova e manipolarle a scopo scientifico e didattico.
1.4. Sviluppo embrionale di Gallus gallus
Lo sviluppo del pollo(Liem et al. 2002) inizia dopo la fecondazione del’uovo.
Nelle 20 ore che precederanno la deposizione dell’uovo da parte della gallina avrà
luogo la segmentazione che permetterà l’individuazione dell’area pellucida dalla
quale si formerà l’embrione, il cui sviluppo si compie in 21 giorni.
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Nelle prime 16 ore avviene la gastrulazione che nell’embrione provoca la
formazione della stria primitiva e del nodo di Hensen.
Nelle ore successive (fino alla cinquantesima circa) si formano i somiti e le
principali strutture anatomiche, quali le vescicole dell’encefalo, il cuore, la corda,
il tubo neurale e gli occhi.
Al sesto giorno di sviluppo l’embrione ha presenti gia tutte le strutture
dell’adulto,che termineranno il differenziamento nelle due settimane successive.
Al ventunesimo giorno il pulcino rompe l’uovo grazie ad un dentello corneo che
possiede nel becco (dente che poi sparirà nel giro di pochi giorni) e diventa subito
bersaglio delle cure parentali della chioccia. Nel giro di pochi giorni il pulcino
sarà in grado di razzolare da solo.
Il pollo diventa adulto dopo circa 2 mesi.
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2. SCOPO DELLA TESI
Attualmente è in atto nelle aule di Anatomia Comparata un grosso lavoro di
riordino e inventario dei preparati, finanziato dalla Facoltà di SS. MM. FF. NN.. Il
lavoro è stato voluto in quanto l’attuale mancanza di un inventario del materiale
determina notevoli disagi, imputabili principalmente al fatto che non esiste una
conoscenza effettiva di quanto possieda il Dipartimento e, di conseguenza, del suo
valore. Inoltre, a seguito del percorso storico che ha accompagnato la nascita e
l’utilizzo delle collezioni, non è mai stato definito con chiarezza quanto sia di
pertinenza, e quindi di proprietà, del Dipartimento, e quanto, invece, appartenga ai
Musei Scientifici. In questa situazione, la gestione dei preparati macroscopici e
microscopici da parte del personale tecnico è resa alquanto difficile a causa del
fatto che molti di essi non possiedono un’adeguata etichettatura e una precisa
collocazione all’interno degli armadi. Inoltre, si sta perdendo la memoria storica
della loro provenienza e del loro stato di conservazione, cosa che, unita
all’aumento dei corsi e dei docenti che utilizzano le aule, genera una difficoltà
crescente per quanto riguarda l’ordinaria manutenzione.
A fronte di tale situazione, allo scopo di facilitare il lavoro dei docenti nel reperire
il materiale desiderato per le esercitazioni e acquisire una conoscenza in termini
più concreti di quanto effettivamente risulti a disposizione della didattica, il mio
lavoro si è concentrato sulla collezione microscopica, perché ancora non
sottoposta a inventario, e, in particolare, sull’embriologia della Classe Aves,
perché comprende molti dei vetrini disponibili in dotazione alle aule. Più
precisamente, è consistito nella cernita, pulizia e catalogazione di tutte le sezioni
relative all’embriologia del pollo, e al recupero di una grossa collezione
conservata presso il laboratorio del prof. Burighel, preparata nel 1982 da Marini
D. durante il periodo di internato di laurea per la preparazione di un elaborato dal
titolo “L’embrione di pollo: modello di studio nel corso di Anatomia Comparata”
(Marini, a. a. 1982-1983). Inoltre si è proceduto alla pulizia, restauro e
sistemazione in nuovi barattoli dei preparati in toto (embrioni già in dotazione alle
aule) e, infine, nella realizzazione di nuove schede didattiche, più aggiornate e
complete delle precedenti, sia in formato cartaceo, che elettronico, che possano
rappresentare un utile strumento di studio per gli studenti.
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3. CATALOGAZIONE DELLE SEZIONI MICROSCOPICHE
3.1.Prima osservazione al microscopio: individuazione delle sezioni di pollo
Al fine di poter catalogare i vetrini relativi all’embriologia degli uccelli, mi sono
avvalso dell’esperienza acquisita dalla dottoressa A. Salmaso (Salmaso A. a.a.
2005-2006), responsabile del riordino della collezione dell’embriologia della rana.
La dottoressa Salmaso, prima di lavorare sui preparati microscopici di anfibi,
aveva suddiviso tutti i vetrini a disposizione in maniera tale da controllare quali si
riferissero alla classe degli anfibi e quali, invece, rappresentassero lo sviluppo o
l’istologia di altri animali. Ogni singolo vetrino era stato osservato al microscopio
e grazie a quest’operazione era stato possibile non solo separare quanto
concernente l’anfibio da uccelli, pesci, mammiferi e rettili, ma, nello stesso
tempo, operare anche un’ulteriore suddivisione all’interno della Classe Aves
prendendo in considerazione la tipologia della sezione (trasversale o sagittale) e lo
stadio a cui gli embrioni si presentavano. Tale separazione si caratterizzava come
un espediente provvisorio concepito per agevolare il lavoro successivo e per
ottenere un’indicazione sulla quantità di materiale disponibile per i due parametri
considerati (tipologia della sezione e stadio di sviluppo embrionale). Procedendo
secondo questa logica, sono stati esaminati al microscopio 1425 vetrini relativi a
Gallus gallus.
Questi sono stati successivamente disposti in scatole portavetrini e telaietti di
cartone. Da questa prima scrematura è stato possibile risalire alla quantità di
preparati a disposizione suddivisa per i principali stadi di sviluppo e per modalità
di realizzazione delle sezioni.
La collezione comprendeva:
1425 vetrini
3 tipologie di vetrino: sez. sagittali, sez. trasversali e inclusioni in toto.
7 stadi di sviluppo: ca. 12 ore, ca. 20 ore, ca. 33 ore, ca. 50 ore, ca. 72 ore e ca. 96
ore.
173 vetrini erano così rovinati da non essere più usabili per scopo didattico.
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3.2. Pulizia dei vetrini
Prima di proseguire con l’analisi più approfondita dei preparati, si è rivelato
indispensabile un lavoro di accurata pulizia per ogni vetrino, in particolare per
quelli più vecchi e creati in sede (Figura 2): molti di essi, infatti, presentavano
muffe, residui di resina o uno spesso strato di polvere, che offuscavano
l’immagine al microscopio. A tale scopo sono stati utilizzati alcool 60°, acqua di
rubinetto, acqua deionizzata e detersivo per vetreria diluito. Ogni vetrino è stato in
un primo momento strofinato con una spugna imbibita di soluzione di acqua e
detersivo, evitando di togliere le eventuali etichette presenti; alcune di queste,
infatti, presentano anche un certo valore storico che è sembrato giusto conservare
in modo da recuperare il più possibile le testimonianze di chi aveva
precedentemente lavorato e mantenere intatta la storia del preparato. La stessa
accortezza è stata riservata per la fase di risciacquo, prima con acqua di rubinetto
e poi ripassando la superficie con acqua distillata. Una volta terminata
l’operazione, essi sono stati asciugati, e, qualora fossero rimasti aloni, si è
provveduto a rimuoverli con l’ausilio dell’alcool 60°. Nonostante questi
accorgimenti, non è stato possibile restituire a tutti i vetrini, specialmente per i più
vecchi, una pulizia perfetta, ma quantomeno tutti sono stati resi nelle condizioni di
poter essere esaminati al microscopio nei dettagli.
Questo lavoro di osservazione e recupero di materiale ha permesso di ritrovate
delle sezioni ancora non colorate di tronco posteriore che ho colorato con la
colorazione tricromica di Mallory.
Figura 2. Operazione di lavaggio dei vetrini.
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3.3. Seconda osservazione al microscopio: determinazione del livello delle
sezioni
In seguito, si è proceduto a una seconda, e più approfondita, analisi al microscopio
di tutti i preparati in base alla suddivisione precedentemente svolta, in modo da
compiere, all’interno di questa, un’ulteriore precisazione sul livello delle sezioni.
Tale operazione ha comportato un lungo periodo di documentazione e studio non
solo delle linee generali dello sviluppo degli uccelli, ma anche l’acquisizione di
conoscenze istologiche e organologiche indispensabili per il riconoscimento delle
strutture anatomiche. Questo si è rivelato utile soprattutto per quanto riguarda la
definizione del livello anatomico delle sezioni trasversali di encefalo e tronco;
infatti, la maggior parte di questi vetrini (994 unità), consiste in sezioni realizzate
in Dipartimento, per lo più non etichettate oppure dotate di indicazioni generiche .
Di frequente, ad esempio, si sono riscontrate diciture quali “sez. trasv. tronco
posteriore” oppure “tronco anteriore” che non forniscono una connotazione
precisa del punto anatomico. Ogni sezione, pertanto, è stata a lungo osservata a
diversi ingrandimenti, per ognuna sono state riportate la qualità e le strutture
anatomiche significative, riconosciute attraverso le nozioni acquisite su testi
(Gilbert, 1988, Liem et al., 2002; Wolpert et al., 2005) e attraverso il confronto
con altre sezioni contenute in atlanti (Freeman e Bracegirdle, 1975; Zaniolo,
1996). Particolarmente importante è risultato consultare la tesi di laurea di Marini
(a. a. 1982-1983), che riportava fotografie di sezioni di alcuni vetrini che sono
stati ritrovati all’interno delle collezioni. Grazie a tali ausili si è cercato di risalire,
dove possibile, allo stadio di sviluppo.
Dopo attenta valutazione, si è ritenuto di utilizzare come criterio per stadiare lo
sviluppo dell’embrione le ore trascorse dalla fecondazione.
Durante questa fase si è anche operata una cernita in base alla qualità dei vetrini:
le sezioni più rovinate sono state scartate, in particolar modo se appartenenti ad un
livello corporeo di cui si disponeva un certo numero di altri preparati conservati
meglio. In totale, sono stati eliminati altri 74 vetrini, mentre i rimanenti sono stati
disposti in scatole provvisorie, in attesa della definitiva etichettatura
Contemporaneamente all’operazione di separazione dei vetrini, sono state scelte
alcune sezioni da fotografare al microscopio ottico (Allegato 1). Alcune di esse
sono state selezionate per la loro particolare colorazione.
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Altre sezioni, invece, sono state scelte sulla base della loro integrità, o per la
particolarità o la chiarezza di alcune strutture.
Le immagini raccolte sono state archiviate e hanno costituito la base illustrativa
per le schede didattiche da affiancare ai preparati durante le esercitazioni pratiche.
3.4. Modalità di classificazione e nomenclatura
Per l’inventario definitivo si è usato il metodo gia usato da Salmaso (a.a. 2005-
2006). Tenendo conto soprattutto delle osservazioni e delle necessità di coloro che
concretamente dovranno usare il materiale e avranno più contatto con questo
sistema, si è scelto questo metodo perché garantisce la migliore gestione possibile
da parte di studenti, docenti e personale tecnico, e permette di acquisire, mediante
poche e semplici indicazioni poste sul vetrino, una conoscenza effettiva del
materiale stesso. Su ogni vetrino è stata posta un’etichetta con un codice formato
da tre simboli, come indicato nel modo seguente:
SPECIE DI APPARTENENZA: definito dall’iniziale del genere seguito
dall’abbreviazione della specie.
NUMERO DELLA SCATOLA
NUMERO DEL VETRINO
Nel complesso, quindi, risulta molto semplice seguendo le indicazioni del codice
ricollocare un determinato vetrino nella sua scatola in seguito all’utilizzo: ad
esempio il sedicesimo vetrino di Gallus gallus appartenente alla scatola numero 1
avrà una formula del tipo G. g. 1/16, il trentesimo vetrino contenuto nella scatola
2 sarà contrassegnato con G. g. 2/30.
Si è convenuto di applicare poi ad ogni contenitore un’etichetta che ne esplicasse
il contenuto, come, per esempio, descritto in seguito:
Gallus gallus Scatola n. Ore:
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3.5.Tabulazione dei dati relativi alle scatole con Microsoft Excel
Durante l’operazione di etichettatura e di collocazione dei vetrini negli appositi
contenitori è stato condotta la registrazione del contenuto di ogni scatola. I dati
sono stati in un primo tempo raccolti secondo tabelle in formato cartaceo e
successivamente informatizzati. Per ogni contenitore è stata costruita una tabella
rappresentante l’elenco riassuntivo del contenuto di ogni scatola.
Uno schema di questo tipo è stato concepito per specificare in maniera concreta
quanto già riportato dall’etichetta esterna della scatola e risulta utile per giungere
rapidamente alla conoscenza di quanti e quali vetrini appartengano ad un
determinato stadio o livello corporeo. La tabella (Tabella 1), infatti, evidenzia tre
parametri fondamentali:
-descrizione
-tipo di sezione (trasversale, sagittale o toto)
-codice vetrino
Vetrino Descrizione Sezione 1 occhio e mese Sag 2 occhio e mese Sag 3 occhio e mese Sag 4 occhio e mese Sag 5 occhio mese rombo e orecchio Sag 6 occhio mese rombo e orecchio Sag 7 occhio mese rombo orecchio arto ant Sag 8 occhio mese rombo orecchio arto ant Sag 9 occhio mese rombo orecchio arto ant Sag
10 occhio mese rombo orecchio somiti Sag 11 tele mese rombo orecchio somiti e cuore Sag 12 tele die mese rombo midollo cuore fegato mesonefro Sag 13 tele die mese rombo midollo cuore fegato mesonefro Sag 14 tele die mese rombo midollo cuore fegato mesonefro Sag 15 tele die mese rombo midollo cuore fegato mesonefro Sag 16 tele mese rombo orecchio cuore e somiti Sag 17 tele mese rombo orecchio cuore e somiti Sag 18 tele mese rombo orecchio cuore e somiti Sag 19 tele mese rombo orecchio cuore e somiti Sag 20 21 22 23 24 25
Tabella 1. Schema applicato sul lato interno del coperchio di una scatola.
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In totale sono state realizzate 36 scatole di vetrini ognuna delle quali è stata
opportunamente corredata dalla sua tabella, che si può trovare applicata sul lato
interno di ogni coperchio. La sua consultazione da parte di un tecnico di
laboratorio permette non solo di sapere con certezza dove reperire ciò che gli
interessa, ma anche di verificare che il materiale venga riposto correttamente dopo
l’utilizzo.
Tutte queste 36 tabelle sono state inserite in un database cartaceo ed
informatico(Allegato 2) che serve per poter scegliere più velocemente i vetrini da
utilizzare nella didattica senza prendere fisicamente tutte le scatole.
3.6. Colorazione delle sezioni recuperate
Come detto precedentemente, durante la fase di raccolta del materiale
microscopico, sono state reperite delle sezioni non sparaffinate e colorate, che non
riportavano la data in cui sono state eseguite. Dal momento che, a una prima
analisi al microscopio, alcune sezioni apparivano ancora integre o solo
parzialmente rovinate, si è deciso di provare a colorarle per verificare il loro
effettivo stato di conservazione e vedere se fosse possibile il loro recupero (Figura
6). Poiché la colorazione più frequente nei vetrini esaminati risultava la classica
ematossilina-eosina, in quanto rapida e dai risultati efficaci, si è optato per una
colorazione alternativa, e la scelta è caduta sulla Tricromica di Mallory, la quale
evidenzia in blu il tessuto connettivo, in rosso i nuclei cellulari e in arancione il
citoplasma. La colorazione ha dato risultati soddisfacenti e i vetrii sono stati
inseriti nella colezione.
Metodica per la colorazione Tricromica di Mallory(da Mazzi, 1977):
Sparaffinatura delle sezioni:
15 min in xilolo
5 in alcool 100
3 in alcool 95
3 in alcool 80
3 in acqua distillata.
I vetrini, tolti dall’acqua distillata sono stati sottoposti ai seguenti passaggi:
soluzione acquosa all’1% di fucsina acida, da 30 sec. a 1 min. Decolorare
con acqua corrente finché i nuclei non incominciano a differenziarsi.
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Rapido lavaggio in acqua distillata seguito da 15 min in una soluzione
acquosa all’1% di acido fosfomolibdico.
Rapido lavaggio in acqua distillata e colorazione per 25 min nella Miscela
I di Mallory, composta da azzurro di anilina o blu di metile Orange G, acido
ossalico, acqua distillata.
Lavaggio in acqua distillata, seguito da passaggi in etanolo 80° e 95° dove
si lasciano i vetrini finché non è avvenuta la differenziazione, che si controlla al
microscopio.
Etanolo assoluto, xilolo, Eukitt.
La metodica è stata leggermente modificata, dopo messa a punto su vetrini di
prova.
4. I PREPARATI MACROSCOPICI
I preparati macroscopici in liquido relativi al pollo al momento del mio arrivo si
presentavano in uno stato di conservazione non ottimale(figure 3 e 5). I
contenitori in vetro utilizzati per l’esposizione dei preparati non risultavano
adeguati allo scopo: gli animali all’interno dei barattoli non erano stati
opportunamente ancorati a dei supporti fissi cosicché ad ogni spostamento dei
contenitori gli animali cambiavano posizione. Alcuni contenevano una quantità
insufficiente di fissativo, pertanto alcune parti di corpo non erano completamente
sommerse, a scapito della conservazione. Tutti i preparati, infine, erano sprovvisti
di un cartellino di identificazione e numero di inventario. Vista la situazione, si è
deciso di sostituire i contenitori di vetro ove necessario, realizzare dei supporti in
vetro su cui legare i preparati e progettare delle schede contenenti informazioni
sugli esemplari.
4.1. Apertura, pulizia e risistemazione dei preparati
Al momento dell’apertura dei vecchi barattoli, è sorto il problema non indifferente
relativo alla conoscenza della natura del liquido (formalina, ma più probabilmente
alcool a gradazione non nota; in un caso, probabilmente, grappa) in cui erano stati
conservati, poichè non esisteva un cartellino su cui fossero riportate queste
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informazioni. Si è deciso, quindi, di prelevare da ognuno di essi un campione di
liquido e farlo reagire con reattivo di Schiff. Questo ha la proprietà di combinarsi
con i gruppi aldeidici, virando al colore violetto. Il suo utilizzo si è dimostrato
molto utile per quanto riguarda il discernimento della natura del liquido dei
barattoli: la mancata reazione indicava una sostanza priva di gruppi aldeidici,
come può essere l’alcool, mentre la reazione ne indicava appunto la presenza; in
tal caso, l’ipotesi più probabile era quella della formalina utilizzata come mezzo di
conservazione. Dalle prove effettuate è emerso che tutti i barattoli contenevano
alcool. Grazie a quest’operazione, non solo è stato possibile smaltire
correttamente i liquidi, ma anche utilizzare una metodica corretta per il recupero
dei preparati conservati. Prima di essere montati sugli appositi supporti di vetro
tutti i preparati sono stati tenuti per due settimane in alcool 95°, che è stato
sostituito più volte.
Poichè i tappi dei barattoli erano strisciati dall’uso, si è deciso di dipingerli di nero
(utilizzando prima un primer spay e poi una vernice nera di tipo alchidica coperta
poi da uno strato protettivo di vernice lucida da modellismo) in maniera tale da
uniformarli. I tappi erano stati preventivamente rivestiti internamente da uno
strato di resina epossidica e lasciati a 60° C per 24 ore affinché questa potesse
polimerizzare, per renderli resistenti alla ruggine. Nel frattempo, si è provveduto
alla pulizia dei barattoli (lavaggio con alcool 80°, detersivo per vetreria e
risciacquo con acqua distillata).
Ogni esemplare è stato quindi fissato ai supporti di vetro mediante lenza da pesca,
e stato riposto all’interno del contenitore con alcool 95° (Figure 4, 6).
L’imboccatura di ogni barattolo, poi, è stata coperta con un velo di parafilm e
sigillata con il tappo.
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Figura 3. Stato di conservazione dei preparati prima del lavoro di restauro.
Figura 4. Sistemazione dei preparati nei nuovi contenitori.
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Figura 5. Stato di conservazione dei preparati prima del lavoro di restauro.
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Figura 6. Sistemazione dei preparati in nuovi contenitori.
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4.2. Progettazione della scheda descrittive della specie
Dal momento che non esisteva una scheda informativa relativa alla specie G.
gallus, si è provveduto a realizzarne una nuova. Questa presenta un’impostazione
di carattere descrittivo. La scheda è composta da immagini dell’animale e da un
breve testo nel quale vengono riportate alcune informazioni sugli aspetti della
biologia dell’ animale (Allegato 1).
Solitamente, durante le esercitazioni, gli esercitatori affiancano alle sezioni da
esaminare delle schede didattiche di spiegazione relative ai vari preparati. Queste
sono il frutto di un enorme lavoro compiuto nel corso degli anni da diversi
docenti, che si sono progressivamente incaricati di realizzare un raccoglitore con
schede prettamente di carattere esplicativo-descrittivo, prendendo spunto da testi
di Anatomia Comparata, e altre di carattere “illustrativo”, essenzialmente
costituite da fotocopie di sezioni rappresentative tratte dall’atlante Freeman e
Bracegirdle(1975). Tuttavia, alcuni studenti hanno fatto presente ai docenti la
difficoltà di un utilizzo appropriato e proficuo di questo materiale, in modo
particolare delle schede illustrative, in quanto non esattamente corrispondenti alle
sezioni proposte. In occasione del riordino dei vetrini, si è deciso, pertanto, di
realizzare delle nuove schede basate sulle immagini delle migliori sezioni. Le
nuove schede sono incentrate su immagini di una sezioni di riferimento, corredate
da indicazioni sulle strutture anatomiche più rilevanti e da una didascalia
riportante lo stadio di sviluppo oppure le strutture evidenziate. Ad esempio ad
esempio in figura 7 è riportata un’immagine della scheda dell’allegato 1 relativa
alla nerulazione, in cui gli schemi sono accompagnati da foto di sezioni. La
scheda complrende da una semplice didascalia e in corrispondenza delle strutture
che si vogliono evidenziare sono poste le opportune indicazioni.
Figura 7. sez. trasversale di pollo
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Tutte le schede realizzate sono state raccolte nel CD-rom allegato alla tesi che
potrà essere messo a disposizione degli studenti, in qualità di dispensa per il
ripasso e la revisione dei preparati proposti a lezione.
5. CONCLUSIONI
In questo periodo di tirocinio ho avuto modo di accostarmi al mondo della
dell’Anatomia Comparata sia dal punto di vista macroscopico che microscopico.
Analizzando al microscopio ottico le sezioni ho potuto approfondire quanto già
acquisito durante i corsi, integrando le conoscenze relative agli argomenti di
organologia non affrontati in precedenza e, inoltre, ho acquisito dimestichezza con
l’uso stesso del microscopio il cui utilizzo, durante le lezioni, si limita allo spazio
dedicato alle esercitazioni settimanali. Il lavoro di osservazione, recupero e pulizia
delle sezioni ha richiesto una procedura metodica e molta pazienza e
determinazione. Il restauro dei preparati macroscopici ha comportato
l’acquisizione di informazioni sulle tecniche con cui conservare gli esemplari.
Infine, la progettazione delle schede didattiche per gli studenti, sia per quanto
riguarda le sezioni che per i preparati macroscopici, mi ha dato la possibilità di
esprimere a pieno la mia creatività e si è configurato come un momento di sintesi
delle conoscenze acquisite che mi ha particolarmente reso consapevole del frutto
del lavoro svolto.
Dal punto di vista dell’organizzazione delle aule didattiche, il mio lavoro ha
permesso di recuperare più di un migliaio vetrini relativi al pollo, un patrimonio di
cui non si aveva effettiva conoscenza in precedenza. Buona parte dei vetrini,
realizzati all’interno del Dipartimento di Biologia nel corso degli anni (sono stati
recuperati vetrini risalenti addirittura ai primi anni ‘60), risultano ottimi sia dal
punto di vista dell’interesse istologico, sia per lo stato di conservazione. Dal punto
di vista puramente economico, il recupero risulta molto importante, perché
consente un notevole risparmio di denaro. Annualmente, infatti, venivano investiti
fondi per il ripristino dello stock di vetrini, poiché l’utilizzo continuo comporta la
rottura o il danneggiamento di qualche pezzo; i vetrini, peraltro, sono molto
costosi (mediamente un pezzo costa 7 euro) e di qualità a volte non confrontabile
con quelli preparati in Dipartimento. A questo proposito, il lavoro da me
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effettuato ha permesso di comparare le sezioni allestite in Dipartimento con quelle
acquistate, rivelando che, talvolta, queste ultime presentano un rapporto
qualità/prezzo poco conveniente. Il fatto di avere un’idea chiara e precisa delle
sezioni presenti nelle aule, pertanto, evita inutili spese per l’acquisto di nuovo
materiale.
Dal punto di vista didattico, la quantità di sezioni in buono ed ottimo stato
permette lo svolgimento di esercitazioni più approfondite: fino ad ora, queste
erano incentrate su una cinquantina di vetrini, tenuti da parte allo scopo didattico,
mentre ora si può scegliere cosa mostrare agli studenti avendo a disposizione una
quantità più vasta di materiale. Non solo, ora gli esercitatori hanno la possibilità di
sviluppare nuovi tipi di esercitazioni per corsi quali Anatomia Comparata,
Biologia dello Sviluppo, Biologia della Riproduzione, Endocrinologia e altro,
impostate interamente sull’organologia. Il docente potrà veramente sbizzarrirsi
tenendo conto che la collezione da me ripristinata offre l’opportunità di studiare
tutti gli organi di un vertebrato modello come il pollo. La catalogazione dei vetrini
permette ora di reperire le sezioni desiderate in breve tempo e di rimetterle a posto
con facilità in seguito all’uso.
La mia attività, inoltre, si configura come importante e preliminare per la
definitiva realizzazione dell’inventario delle collezioni del Dipartimento di
Biologia, affidato ad una persona competente ed esperta ed attualmente in corso
d’opera. Gli scorsi due anni, infatti, i Corsi di Studi Triennali e Specialistici
afferenti al Dipartimento hanno ricevuto dalla Facoltà di Scienze MM.FF.NN.
fondi destinati al miglioramento della didattica e in particolare ad un Progetto di
catalogazione delle collezioni presenti nelle aule didattiche di Anatomia
Comparata, Zoologia, Botanica e Istologia. Il mio apporto ha contribuito a porre
le basi per la catalogazione generale delle collezioni microscopiche e sarà utile ai
docenti responsabili del Progetto nella valutazione dei tempi di lavoro e della
progressione delle varie fasi. Soprattutto, il lavoro da me effettuato, unitamente a
quello riguardante la rana della dott.ssa Salmaso, potrà fornire uno strumento,
certamente adattabile alle diverse esigenze, utile alla formulazione di una scheda
unitaria generale.
La parte di lavoro dedicata alle schede didattiche ha portato a formularne di nuove
e più aggiornate, focalizzate su particolari supportati da immagini. Esse potranno
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essere affiancate ai preparati durante le esercitazioni. Inoltre, il fatto che le schede
siano state raggruppate all’interno di un CD-rom costituisce un ausilio allo studio
non indifferente per gli studenti che debbano sostenere la prova pratica per il
superamento di esami come Anatomia Comparata, in quanto potranno rivedere
anche a casa il materiale osservato a lezione.
Questa attività di recupero di sezioni e restauro di preparati macroscopici si apre a
delle prospettive future, in quanto altri tirocinanti potranno occuparsi delle
collezioni di altri vertebrati secondo la stessa modalità seguita durante il mio
periodo di tirocinio: quando anche il loro lavoro verrà ultimato, sarà maggiore la
conoscenza effettiva del materiale contenuto nelle aule e ne risulterà
estremamente semplice l’utilizzo.
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6. BIBLIOGRAFIA
Freeman W.H., Bracegirdle B. (1975). An Atlas of Embryology, Heinemann
Educational Books, London.
Gilbert S. F. (1988). Biologia dello sviluppo, Zanichelli Editore Bologna.
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dei Vertebrati, EdiSES, Napoli.
Marini D. (a.a. 1982-1983). L’embrione di pollo:modello di studio nel corso di
Anatomia Comparata. tesi di laurea, Università di Padova.
Mazzi V. (1977). Manuale di tecniche istologiche ed istochimiche. Piccin Editore,
Padova.
Salmaso A. (a.a. 2005-2006). Restauro e catalogazione dei preparati microscopici
relativi all’embriologia degli anfibi in dotazione alle aule di Anatomia Comparata
del dipartimento di Biologia. Elaborato di laurea, Università degli studi di Padova.
Wolpert L., Beddington R., Brockes J., Jessell T., Lawrence P., Meyerowitz
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Zaniolo G. (1996). Guida alle esercitazioni di Anatomia Comparata, Libreria
Progetto, Padova.
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7. ALLEGATI Allegato 1: Schede didattiche illustrative e descrittive Allegato 2: Catalogo della collezione vetrini relative a Gallus gallus.