1 – Il carattere del computer Il carattere del computer · di leggere e scrivere le informazioni...

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1 Il carattere del computer Non è più molto chic parlare di computer chiamandoli «cervelli» elettronici. Sono elettronici ma non sono cervelli. O vogliamo definire una gallina come «cervello pennuto»? I cervelli elettronici 2 Il sistema operativo 4 Il dedalo dei dischetti 6 Sempre in discoteca 8 Il disco rigido 10 I miei poveri occhi 12 Il topo 14 Tastiera 16 Ancora sui sistemi operativi 18 Macintosh e Windows 20 Dove diavolo hai messo quella lettera? 22 La stampante 24 Riservato ai più imbranati 26 Che cos’è questo gui? 28 Clickete clickete click 30 I menu 32 Il dialogo 34 Reti e telecomunicazioni 36 Perché. 38

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1 – Il carattere del computer

1Il carattere del

computerNon è più molto chicparlare di computer

chiamandoli «cervelli» elettronici.Sono elettronici ma non sono cervelli.

O vogliamo definireuna gallina come «cervello pennuto»?

I cervelli elettronici 2Il sistema operativo 4Il dedalo dei dischetti 6Sempre in discoteca 8Il disco rigido 10I miei poveri occhi 12Il topo 14Tastiera 16Ancora sui sistemi operativi 18Macintosh e Windows 20Dove diavolo hai messo quella lettera? 22La stampante 24Riservato ai più imbranati 26Che cos’è questo gui? 28Clickete clickete click 30I menu 32Il dialogo 34Reti e telecomunicazioni 36Perché. 38

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1 – Il carattere del computer

Non sono esperto di galline, ahimè (?), ma so che se guardiamoquel meraviglioso prodotto che è un uovo, potremmo arrivare allaconclusione che chi l’ha prodotto sia un genio. Un ingegnere vain visibilio di fronte alla sua struttura così equilibrata e resistente,e un biochimico va in visibilio quando ne considera la composi-zione così perfettamente equilibrata.

Non dobbiamo però sentirci in soggezione di fronte all’intel-ligenza della gallina, che da molti punti di vista non ne ha meritoalcuno. Non penso che la gallina abbia nemmeno la possibilitàdi decidere quando fare l’uovo, e per quanto mi risulta nessunoha mai pensato seriamente che sia in grado di decidere come lofarà.

Meno che mai si domanda chi sia venuto per prima: lei ol’uovo. La risposta è metafisica o teologica e comunque non leinteressa. Il suo cervello non c’entra con la deposizione dell’og-getto in questione, e se in quell’organo s’annida un barlume diintelligenza, non lo utilizza per questo. Non può fare a meno difare le uova: l’intera operazione è affidata al sistema-gallina, ciòche, se fosse un computer, chiameremo il sistema operativo.

La gallina nonostante tutto impara certe cose dall’esperienzadiretta – che il cane bianco non la molesterà, quello nero sì, cheil bipede che batte sulla pentola porta la pappa… Il computer ingenere non arriva a tanto senza un apposito programma.

Il computer ha un sacco di riflessi basilari registrati perma-nentemente nel sistema operativo. Questi riflessi gli consentonodi leggere e scrivere le informazioni su disco o sulla stampante,di presentare informazioni sullo schermo, di rilevare i movi-menti del mouse e la pressione di tasti sulla tastiera, e così via.Sono le operazioni fondamentali di input e output che lo dotanodi occhi, di voce e perfino di orecchie, che gli consentono dimangiare (un po’ di corrente elettrica) e via dicendo. Non èpurtroppo in grado di fare uova ma in compenso non fa nemmenola cacca; concettualmente, però, sono poche le differenze.

I cervellielettronici

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1 – Il carattere del computer

Molte persone sentono un certo timore nell’avvicinarsi al compu-ter. Questo timore può avere varie origini. Ho osservato in moltepersone paure di due tipi:

• Questa macchina è tanto più furba di me che farò la figuradell’imbecille tutte le volte che l’accenderò.

• Questa macchina è tanto imbecille che mi toccherà spiegar-le, passo per passo, ogni singola cosa che deve fare. E primadi poter fare questo, dovrò imparare tutto quanto io. Mi civorrebbero anni prima di lavorare un po’. Piuttosto micompro una stilografica nuova.

Queste riflessioni, giustificatissime da certi punti di vista, sonoerrate da altri. Tra le due possiamo trovare la verità:

• Il computer non possiede neppure un briciolo di intelligen-za, è un imbecille totale, non è che sia più tonto del lettoreo dell’autore di questo libro. Il fatto è che non ne ha affatto,di intelligenza. Dirlo non lo offende perché l’intelligenzanon c’entra niente con il mestiere di computer.

• È compito del programmatore spiegare passo per passo alcalcolatore quello che deve fare. I programmatori sonoesseri umani, e ciò significa che qualche volta sono un po’intelligenti e qualche volta no. In ogni caso nessuno chiede-rà al lettore di scrivere programmi per computer.

I programmi – dal punto di vista di chi acquista un personalcomputer per scrivere lettere o libri (o per fare di conto o perraccogliere dati, o per leggere dati già raccolti) – non si scrivonoma si provano come si prova un paio di scarpe prima di comprare.

Prima di passare all’argomento vero e proprio di questovolume vedremo brevemente che cos’è un computer ed esamine-remo altrettanto rapidamente il concetto di programma. Nonabbiate paura: per continuare con la metafora delle scarpe, nonsarà necessario studiare la conciatura delle pelli e le 978cuciture diverse. Guarderemo la scarpa dal punto di vista delpiede e cercheremo un paio che non sia troppo stretto.

Il cervello di una gallina media ha più intelligenza di uncomputer qualsiasi, e il sistema nervoso di uno scarafaggioè molto più sofisticato.Il computer di oggi è un imbecille.Utilissimo ma tonto al cento per cento.

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1 – Il carattere del computer

Al cuore di ogni computer moderno ci sono dei chip, piccoleschegge di silicio sulla cui superficie sono sistemati centinaia dimigliaia di transistor e di altri minuscoli congegni elettronici.

Uno o più chip formano la Cpu (Central Processing Unit o unitàcentrale di elaborazione). Il compito di questa unità è di esami-nare i dati che le arrivano e di agire su di essi in base a istruzionifornite da un programma. Agire in base a istruzioni significaprendere delle decisioni.

Il secondo tipo di chip, indispensabile, contiene un po’ diprogrammi fondamentali che devono essere sempre a disposizio-ne. Questi programmi, nell’insieme detti sistema operativo, sonoincisi in modo permanente e dicono al computer che cosa fare indeterminate circostanze (quando viene premuto un tasto, omosso il mouse, e così via); analogamente nella gallina sonoincisi istinti permanenti come SE VEDI CANE ALLORA SCAPPA.

Se un computer fosse studiato per un solo scopo (per esempiosoltanto per scrivere), tutte le istruzioni necessarie potrebberoessere di questo tipo, registrate permanentemente. Ciò sarebbecomunque scomodo. La gallina, per esempio, in questa fattoria,potrebbe avere un’istruzione come SE VEDI CANE NERO ALLORA SCAPPA

ALTRIMENTI FREGATENE. In questo caso, cosa accade se il contadinocompra un cane rosso e ferocissimo? È meglio che sia disponibileanche un po’ di memoria che possa essere cancellata e riscritta.

Questo secondo tipo di memoria va sotto il nome di RAM

(Random Access Memory, memoria ad accesso casuale). Inquesta memoria possono essere caricati programmi diversi traloro e anche i dati sui quali vogliamo che la macchina lavori.La RAM è in pratica indispensabile (più ce n’è e meglio è; perfortuna non è carissima). Ha il pregio che si può cancellare ilsuo contenuto tutte le volte che si vuole, ma ha anche ilmaledettissimo difetto di cancellarsi spontaneamente ognivolta che si spegne il computer. Esiste anche un tipo di RAM piùpermanente, ma costa tanto che è meglio lasciar perdere.

Il sistemaoperativo

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Quell’insieme di funzioni di base che costituisce il sistemaoperativo e che consente al computer di ricevere segnali (input)e di emetterne (output) è contenuto, almeno in parte, in un tipodi memoria simile alla RAM, ma non cancellabile. Come minimo,la parte del sistema contenuta in questa memoria di sola lettura(ROM, Read-Only Memory) deve essere sufficiente per consentireal computer di svegliarsi al momento dell’accensione e di cercaresu un disco magnetico il resto del sistema operativo. Questaoperazione si chiama bootstrap, perché metaforicamente equiva-le all’atto di sollevarsi tirando i lacci delle proprie scarpe.

Oltre alle istruzioni necessarie per arrivare a questo punto, laROM può contenere molti altri elementi di programmazione,oppure pochissimi. Dipende da quale sia il sistema operativo. Icomputer Macintosh hanno una ROM molto estesa che contieneuna quantità molto grande di informazioni, mentre i computerdetti IBM-compatibili ne hanno una molto più piccola.

In entrambi i casi, prima che siano disponibili le funzionipreviste, una parte delle informazioni viene caricata dadisco magnetico. Perché una macchina IBM-compatibilepossa offrire prestazioni simili a quelle di un Macintosh, a questocompletamento del sistema operativo di base deve seguire ilcaricamento di un’estensione al sistema stesso. Questo program-ma supplementare è in genere Microsoft Windows, ma esistonoaltre possibilità, come OS/2, o Geos. In tutti i casi il sistemaoperativo occupa una buona fetta della memoria della mac-china, e mette una quantità di funzioni a disposizione di tuttii programmi che verranno in seguito utilizzati. Ciò evita lanecessità che ogni programma crei da sé le stesse funzioni. Secosì fosse i programmi sarebbero enormi e ci sarebbe il rischioche ciascuno si comportasse in modo diverso, creando confu-sioni. Il lettore non esulti, però: spesso è così comunque,perché non tutti i programmatori hanno il cervello a posto.Qualcuno non ce l’ha per niente.

Avere uno schiavo completamente tontopuò essere meglio che averne unoun po’ furbo in certe cose eun po’ scemo in altre.È comunque molto meglio che averneuno che si creda furbo e che non lo sia.

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Bit,Byteecc.

Per comprare un chilo di patate non è affatto necessario sapereche il chilogrammo è un’unità definita come la massa di undecimetro cubo d’acqua pura alla temperatura di 4 °C, né che asua volta il decimetro è definito come un determinato multiplodella lunghezza d’onda della luce emessa nel vuoto di unadeterminata sostanza sotto determinate condizioni.

Per evitare fregature all’atto dell’acquisto delle patate è peròbene avere un’idea della differenza tra un chilo e un etto. Così èanche con la memoria dei computer. Senza soffermarsi suidettagli affascinanti dell’algebra booleana (lo dico senza ironia;sono affascinanti, ma non servono qui) possiamo dire che un bit,rappresentabile con il valore 1 oppure 0, è l’unità minima diinformazione gestita da un calcolatore. Contiene abbastanzainformazioni per dire alla macchina, per esempio, se un puntinosullo schermo deve essere acceso oppure spento, oppure dicontare da zero a uno. Poco ma utile, tant’è vero che se si lavoracon blocchi di otto bit è possibile contare da 0 a 255. Un bloccodi otto bit è detto byte, e serve a molte cose. Mettendo insieme duebyte è possibile arrivare a 255 x 255 (= 65 536), e così via.

Ma a noi interessano i byte soltanto per sapere quanti ce neservono per lavorare, e più precisamente per scrivere testi di altaqualità. Questo sapere serve sia per comprare qualche chilo dicomputer, sia per valutare il peso di quello che già possediamo,per vedere se è sufficiente per il lavoro che intendiamo fare.

Con un byte è possibile inserire in memoria (nella RAM o nellamemoria su disco) un carattere (una lettera dell’alfabeto, unnumero da 0 a 9, una virgola, un ∑, un @, un ¿ e così via).Questo significa che per registrare in memoria soltanto leparole di questa pagina ci vogliono circa 3 000 byte (3 kilobyte).Per registrare anche il fatto che è composto in Optima, corpo11, ecc., serve altra memoria (circa il 10 % in più). Per tuttoquesto libro, con tutte le illustrazioni e tutti i formati, sarannonecessari una decina di milioni di byte (megabyte).

Un byte ècome una

letteradell’alfa-

beto

Un bit èpoco,

malavoratanto

Il dedalodei dischetti

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Floppyvari eassurditàvarie

In sintesi:

Sul Mac vai

tranquillo;

con le

macchine

DOS servono

due drive

(1,2 e 1,44

megabyte).

E state

attenti alle

fregature.

Che il computer sia ancora giovane e che abbia subìto un accrescimentorapido e un po’ (un po’??) disordinato, si vede subito dalla sorprendentevarietà dei dischi magnetici a disposizione. In primo luogo esistonofloppy disk estraibili di due dimensioni diverse: tre pollici e mezzo(8,89 cm) e cinque pollici e un quarto (13,33 cm). Il lettore penseràsubito che vadano meglio quelli più grandi (O naïf lecteur, monsemblable, mon frère!) ma non è affatto così. Ah no, quelli da tre e mezzocontengono in genere più dati di quelli da cinque e un quarto. Sonoinoltre più robusti e più sicuri (se è vero che floppy significa flessibile,non sono floppy; sono fatti in plastica rigida e hanno una specie dicoperchio in metallo che nasconde e protegge la superficie magnetica).I dischi più grandi sono protetti da una busta fatta di cartoncino e unaparte della superficie magnetica è esposta alle intemperie, ai graffi, alcaffè, alla Coca Cola e alla cenere delle sigarette.

È una fortuna che ho già detto che i computer sono scemi, perché orabisogna tenere presente che flessibile può significare rigido, e che ilgrande è spesso, ma non sempre, più piccolo del piccolo.

Drive è il nome della fessura nella parte anteriore del computerin cui si inseriscono i dischetti. Chi compra un Macintosh trovasoltanto un tipo di drive: da 1,44 megabyte (MB), capace dileggere anche i più antichi dischi Mac da 800 kilobyte (K). Il Macnon ha mai avuto dischi da 5 pollici e un quarto, e non li avràmai1.

Le macchine MS-DOS (Windows) hanno spesso due drive, uno perciascun tipo. I dischetti da 3 e mezzo possono contenere 360K, 720Koppure 1,44MB di dati; quelli da 5 e un quarto 360K oppure 1,2MB.Chi acquista un IBM-compatibile oggi deve avere un drive da 1,2MBe uno da 1,44. Accertare però che questi siano anche in gradodi leggere i formati minori. Il drive 1,2MB da cinque pollici e unquarto diventerà col tempo una reliquia, ma è ancora indispen-sabile. Già oggi, però, il dischetto da 1,44MB si rivela piccoloper molte operazioni. È già nato il dischetto da 2,88 MB e potetestare sicuri che sarà sufficiente soltanto per un po’ di tempo…

Una certa percentuale delle razza umana ha i piedi piatti e diconseguenza può avere un’andatura un po’ buffa e qualchevolta anche i calli. È molto meglio non avere i calli.Il cento per cento dei personal computer ha uno o più dischidi uno o più tipi diversi.Sarebbe molto meglio non averne bisogno.

1 Speriamo.

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No, non siamo ancora arrivati a una memoria di massa – unamemoria cioè nella quale sia possibile immagazzinare dati anchequando il computer è spento, oppure trasferirli da un computer aun altro – che soddisfi tutte le esigenze.

Finora abbiamo parlato di floppy disk che immagazzinano finoa 1,44MB. Almeno un computer – il NeXT – utilizza dischi chepossono contenere fino a 2,88MB, e per ora il floppy tradizionalefinisce qui.

Esiste però anche il Floptical, anche se finora non ho avutopersonalmente la possibilità di provarlo. Come tutti i dischi trattatifinora in queste pagine, è estraibile – si inserisce nel drive, siscrivono i dati e poi lo si estrae – ma pur essendo un discomagnetico, utilizza anche delle tracce speciali, create con il laser,per consentire un movimento più accurato della testina di letturae quindi la scrittura di un numero maggiore di dati in uno spaziopiù ristretto. Il Floptical immagazzina fino a 20MB, e ha le stessedimensioni del floppy normale da tre pollici e mezzo. Negli StatiUniti il drive costa circa seicento dollari, e i dischetti circa $20.

E non abbiamo ancora finito. Esistono dischi estraibili chehanno capienze molto maggiori, anche se non sono più parago-nabili a floppy disk. Io dispongo di un drive che utilizza cartucceestraibili (più grandi dei floppy) da 40 MB. Il drive costa circa unmilione e le cartucce centocinquantamila lire l’una. Questecartucce contengono dischi metallici simili a quelli dell’hard disk(che discuteremo in seguito). Sono più lenti dell’hard disk norma-le, e fanno un sacco di strani rumori, ma rappresentano un mezzocomodo per il backup (conservazione di una copia di riserva o alungo termine), oppure per operazioni quale il trasferimento deinumerosi megabyte di file di questo libro dal mio computer aquello del centro servizi tipografici incaricato di preparare lepellicole per la stampa offset. Non tutti dispongono di questidrive, ma il drive non è installato all’interno del computer eposso sempre portare anche questo al centro di servizi.

Ancoradischi

estraibili

Sempre indiscoteca

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Dischiottici

Come se non bastasse, esistono ancora altri tre tipi di dischi digrande capienza. Di questi, il più diffuso è l’hard disk o discorigido, che esamineremo per ultimo e che sarà l’unico punto diriferimento per tutto il resto di questo libro.

I dischi ottici registrano i dati incidendoli con un raggio laser suuna superficie di plastica o di vetro. Ne esistono di vario tipo.

Il CD-ROM è un compact disk identico a quello ormai diffuso perla musica, soltanto che contiene dati per il computer. È un po’lento, ma è abbastanza economico (il drive costa un milione oanche meno, e i dischi vanno da trentamila lire in su, a secondadel contenuto). Un disco può contenere 512MB e oltre (circacento libri come questo, un breve film, un’enciclopedia,centinaia e centinaia di fotografie a colori…). È molto utile, manon indispensabile. Questo drive è di sola lettura; non consen-te di registrare i dati, ma può essere un acquisto interessante.

Il WORM (Write Once, Read Many) consente di registrare idati una volta per sempre su dischi simili ai CD. Il costo del driveva da tre a cinque milioni e oltre. È utile soprattutto per chi abbiadei dati preziosi da conservare in sempiterno.

I drive ottici riscrivibili leggono e scrivono, su dischi estrai-bili simili ai CD, una quantità di dati che tipicamente va dai128MB a un gigabyte (miliardo di byte, GB) e oltre. Il drivecosta da due milioni e mezzo a cinque milioni e oltre; non èancora veloce come l’hard disk, ma sta guadagnando terreno.È ideale per chi abbia grandissime quantità di dati da conser-vare. I dischi (tipicamente centocinquantamila lire) sonoaffidabili a lungo termine. L’acquisto è consigliabile percase editrici e studi grafici che abbiano già, o che rischinodi avere presto, un sacco di dati conservati in modo disor-dinato. Chi non ha ancora questo problema farà meglio adattendere: i prezzi scendono e le prestazioni aumentano digiorno in giorno. Prima o poi uscirà uno standard e tutti gli altrimodelli rischieranno di diventare obsoleti da un giorno all’altro.

Una volta c’erano i 78 giri, i 45 e i 33, ed era previsto unostandard da 16 che non si realizzò mai, grazie al Cielo.Ora ci sono soltanto i 33 in via d’estinzione e i CD.Per il computer il numero dei dischi, anziché diminuire,aumenta. Presumibilmente sarà così fino a quando qualcunonon inventi una forma di memoria del tutto soddisfacente.

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Il disco rigido

Costoper

kilobyte

Fino al 1985 circa, un disco rigido da venti megabyte era ungrande lusso, forse mai indispensabile su un personal computer.Oggi, se il vostro computer non incorpora un drive da almenoottanta megabyte, sarà meglio chiudere questo libro e andare acomprarne uno.

Un programma deve essere presente su un disco accessibile alcomputer, almeno per avviare il programma e spesso durante ilsuo uso. Sono pochissimi i programmi che possono essere conte-nuti su un solo floppy disk. Microsoft Word per Windows 2 vienefornito su sei dischetti da 1,44MB; Word per Macintosh 5 sucinque. Una volta installati sul disco rigido, questi programmioccupano rispettivamente 8MB e 5MB.

I floppy disk possono quindi servire:• per installare un programma sul disco rigido;• per registrare copie di riserva o da trasporto dei nostri lavori

(se non sono troppo lunghi).Un disco rigido costa più di un drive per floppy disk, ma dal

momento che è molto più capiente, un kilobyte registrato su harddisk non costa di più rispetto al floppy, e in genere costa qualcosadi meno, se non siamo così stupidi da usare i floppy più economici.Per contenere gli stessi dati di un disco da cento megabyte(seicentomila lire) serviranno teoricamente settanta floppy da1,44MB e in pratica una novantina o più, perché non è semprepossibile riempire completamente ciascun singolo dischetto.

Oltre alla capienza maggiore, un disco rigido offre una velocitàmolto maggiore (almeno cinque volte) del floppy. Molti program-mi oggi leggono e scrivono su disco continuamente, e potrebbeessere impossibile fare un lavoro produttivo usando solo i floppy.È vero che i lavori di scrittura e di impaginazione non sono traquelli in cui la velocità conta di più, ma un sistema lento significaun lavoro meno produttivo. E non è detto che ci si debba semprelimitare alle sole parole; per un lavoro grafico, anche modesto, lostesso sistema potrebbe presentare una lentezza mortale.

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Il disco rigido, o hard disk, è uno strumento indispensabile ormaiper ogni lavoro con un personal computer, ed è oggi difficileacquistare un PC che non ne contenga almeno uno.

Il disco principale del computer sarà interno, ospitato cioènella stessa scatola della Cpu; è però possibile aggiungerne altri,interni o esterni (questi vengono collegati alle «porte» esternenella parte posteriore della scatola). Oltre alla qualità, sono duei fattori da prendere in considerazione: la capienza (almeno80MB) e la velocità. La velocità si misura normalmente cometempo d’accesso, in millisecondi. È meglio acquistare un discocon un tempo d’accesso massimo di non più di 20 ms; i più velociarrivano a 6 ms, ma chi intende eseguire soltanto lavori del tipodescritto in questo libro può accontentarsi di un disco da 20 ms.

Il disco rigido non è affatto flessibile, ed è generalmentesigillato in una scatola sotto vuoto per proteggerlo dalla polveree dagli agenti chimici dell’atmosfera. Un hard disk di buonaqualità è molto affidabile e ha una vita lunga, ma se il lavoro èmolto importante è veramente consigliabile tenerne una copiaregistrata su un altro disco rigido, su un’unità nastro, oppure allimite su floppy disk. Quest’ultima soluzione può essere la piùeconomica, ma è certamente la meno sicura e comunque quellache richiede più fatica. E se il lettore è pasticcione quanto me, ilrischio di creare confusioni è notevole.

Nello «strillo» della pagina accanto parlo del disco rigidocome dinosauro prossimo venturo. Non illudetevi: fate in tempoa comprare oggi un hard disk e usarlo per vari anni – forse anchebuttarlo via e comprarne uno nuovo – prima che si presenti unasoluzione migliore, meno costosa, più veloce e più affidabile. Maun giorno ricorderemo il disco rigido, sempre in rotazione,con il conseguente logorio delle sue parti meccaniche, più omeno come ricordiamo oggi l’epoca in cui le case venivanoilluminate con il gas. Carino, pittoresco, perfino romantico, ecertamente un progresso rispetto alla candela ma non più attuale.

Un giorno, nessuna macchina avrà parti in movimento (trannequelle macchine che devono spostare oggetti o se stesse).Il disco rigido (hard disk) – oggi la memoria di massa piùdiffusa – è un ottimo candidato per l’estinzione. Un tempo,anche i dinosauri erano indispensabili; oggi lo è il discorigido, ma non sarà sempre così…

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Dotpitch

La qualità dell’immagine che il computer riesce a visualizzaresullo schermo dipende in primo luogo dalle proprietà fisiche delmonitor. Tra quelli che dicono ancora «Io preferisco la stilogra-fica» ci sono molti che hanno visto i pessimi schermi dei primi PCdella IBM, nei quali l’immagine era composta da punti moltograndi (come un mosaico a Pompei, per esagerare solo un po’). Ilmosaico deve essere molto fine per riprodurre bene i caratteri diun testo composto con veri caratteri tipografici. L’unità (dot pitch)è il diametro delle triadi di fosfori che rappresentano i singolipunti, e non dovrebbe essere superiore a 0,3 mm. Se è superiorerovineremo i nostri occhi cercando di capire la differenza tra unaa e una e o una o. Oppure tra il corsivo e il neretto.I monitor per macchine MS-DOS possono presentare un altro proble-ma; la scansione dell’immagine. I monitor meno validi, infatti,sono interlaced; trasmettono ogni fotogramma con due passaggidel pennello elettronico del tubo a raggi catodici – prima le righepari, poi quelle dispari (o viceversa, non importa niente). Questofa sì che la stabilità dell’immagine non sia molto buona; anche seil lampeggio non è visibile, l’occhio ne soffre se lavoriamo davantial monitor per molte ore. Acquistare quindi un monitor con un dotpitch non superiore a 0,3 mm, non interlacciato e con una velocitàdi rinfresco dell’immagine non inferiore a 75 hertz.Per scrivere testi, anche di qualità tipografica, il colore è utile maniente affatto indispensabile. Anche se i nostri testi debbonocontenere illustrazioni o caratteri a colori, se dobbiamo rispar-miare, è necessario tenere presente prima di tutto i fattori descrittiqui sopra. Aggiungiamo che è meglio disporre di uno schermogrande (possibilmente 21 pollici), per motivi che descriveremo.

Per molti lavori non è assolutamente necessario avere unmonitor a colori. Per esempio per scrivere questo libro. La differen-za per un monitor di buona qualità a colori è notevole. Certo, ilcolore è più carino. Coraggio: se non si può giustificare il colorecon esigenze professionali, ci sono sempre quelle di snobismo.

Colore

Interlace

I mieipoveri occhi

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Risolu-zione

Nella pagina accanto descriviamo i principali fattori che consen-tono a un monitor di presentare una buona immagine. Tranneuno. Il computer, per trasmettere le immagini al monitor, habisogno di una scheda grafica. Esiste una pletora di standard chedeterminano (in termini di punti per pollice, cioè del numero diinformazioni significative visibili per unità lineare sullo schermo)quanti particolari possiamo vedere. Il tipo di scheda graficadetermina la risoluzione, anche in base alle dimensioni delloschermo. Tra gli standard più diffusi oggi sono VGA (VideoGraphics Adapter) e Super VGA. È necessario spiegare qualesia il migliore? Una risoluzione sufficiente è di almeno 72punti per pollice, che consente di vedere caratteri dal corpo 6 in su.

Chi acquista una macchina MS-DOS dovrà informarsi su tuttequeste caratteristiche, o (se non si fida dei venditori, comenaturalmente si fida ogni persona dotata di intelligenza e di buonsenso) fare delle prove pratiche prima di comprare.

Il fatto è che le macchine MS-DOS vengono prodotte da unamoltitudine di ditte, alcune molto serie (IBM, Compaq, Olivetti…e molti altri, mi scusino se non nomino tutte), altre serie, altre unpo’ serie e altre… non serie. Se il computer, o il venditore, nonè di marca, non dico di non comprare, ma di fare attenzione.

Se si acquista invece un computer Macintosh forse non eranecessario leggere quanto è scritto in queste due pagine. I Macvengono da una sola casa produttrice, e il video è sempreadeguato, anche esageratamente adeguato. Anche se ilMac non è un prodotto Arrigoni… comprate a scatola chiusa.

A differenza della TV, più è grande lo schermo, e più si vede dellapagina. Restano invariati i punti per pollice, cioè la risoluzione, macon un monitor più grosso si passa meno tempo a spostare il testoper fare apparire il pezzo che si desidera leggere o scrivere. Unmonitor da ventun pollici, che consentiva di vedere questa paginae quella accanto, ha reso enormemente più facile scrivere questolibro, come si vede nella figura della prossima pagina.

Se volete produrre rapidamente e comodamente lavori degnidi una buona tipografia, scegliete bene il monitor sul qualeapparirà il lavoro.In queste due pagine esaminiamo gli aspetti più e menoimportanti del video: la risoluzione, le dimensioni e – menoimportante per il nostro lavoro – il colore.

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Il topo

Questa figura riproduce le due pagineprecedenti di questo libro in una fasepreliminare dell’impaginazione.Infatti, il programma visualizzato nonè un word processor, ma unprogramma di impaginazione(PageMaker). Sullo schermo le duepagine appaiono in grandezza naturalee leggibili quasi come sulla cartastampata, come qui accanto.

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1 – Il carattere del computer

I Francesi hanno fatto bene a tradurre mouse in souris, e noiabbiamo fatto male a tenere la parola inglese, che per chi nonconosce l’inglese suona come chissà quale complesso congegnotecnologico. Topo rende meglio l’idea. Oppure (per proteggerechi ha una paura folle di questi simpatici roditori) Topolino. Se èper questo, i Francesi hanno fatto bene anche a tradurre byte conoctet, perché byte somiglia troppo a una parola non precisamen-te raffinata, ma questo non c’entra niente con il mio discorso.

Un mouse essenzialmente è simile a una tavoletta disapone con un filo a un’estremità. Esistono anche mousesenza fili (infrarosso) che suppongo dovremmo chiama-re hamster (criceti). Il nostro mouse non fa squit, ma click(e alle volte doppio click, triplo click e perfino quintuploclick in qualche rara applicazione come QuarkXPress).

I mouse per macchine MS-DOS hanno tre tasti. So chel’autore deve sapere tutto, ma non so perché; quasi tuttele applicazioni ne usano soltanto uno, quello posto più a sinistra.Quello di destra serve ai mancini in modo che anche loro possanousare il dito indice senza contorsioni. Quello di centro, non lo so.

Il Macintosh, noioso come sempre, ha un solo pulsante. Sì, laApple è stata avara e non ha neppure voluto favorire i mancini. Ilpulsante è infatti centrale e lo può usare chiunque (anche unambidestro). Per le macchine MS-DOS esiste una varietà di mouse,alcuni dei quali indescrivibilmente scomodi. Io uso un mouseLogitech che trovo ottimo, e il mio parere conta, perché più spessouso un Macintosh, che ha un mouse comodissimo.

Il mouse, comunque, serve per muovere sullo schermo il cursoreo puntatore, che spesso ha la forma . Serve come un dito indice, perindicare le cose senza che sia necessario scrivere comandi complessi.Con il mouse si aprono i menu, si selezionano oggetti grafici o testi,e così via. Serve continuamente, ed è quindi più che opportuno chesia di sana, robusta ed ergonomica costruzione. Diffidare dei mousetipo «fantasia» dalle forme e dai colori strani. Carini, d’accordo, ma…

Schermo e tastiera estesi e un mouse di ottima qualità nonsono proprio indispensabili.Io ho guidato un’automobile senza sedili da Genova a Milano,seduto su una cassetta da frutta.Se c’è qualcuno che in base a questa notizia giunge allaconclusione che i sedili sono inutili, deve essere un po’ matto.

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1 – Il carattere del computer

Tastiera

Tastieraestesa

Tasto dellemaiuscole

(SHIFT)

Caratterispeciali

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1 – Il carattere del computer

Premendo uno o più tasti sulla mia tastiera estesa, senza interrom-pere la scrittura, posso ottenere i seguenti caratteri:! " # $ % & ' ( ) * + , - . / 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 : ; < = > ? @ A B CD E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z [ \ ] _ a b cd e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z | ~ Ä Å Ç É Ñ Ö Üá à â ä ã å ç é è ê ë í ì î ï ñ ó ò ô ö õ ú ù û ü † ° ¢ £ § • ¶ ß ® ©™ ≠ Æ Ø ∞ ± ≤ ≥ ¥ µ ∂ ∑ ∏ π ∫ ª º Ω æ ø ¿ ¡ ¬ √ ƒ ≈ ∆ « » … ÀÃ Õ Œ œ – — “ ” ‘ ’ ÷ ◊ ÿ Ÿ ⁄ ¤ ‹ › fi fl ‡ · ‚ „ ‰ Â Ê Á Ë È Í Î Ï Ì ÓÔ Ò Ú Û Ù ı ¸ ˝ ˛ ˇSono 222. Senza la tastiera estesa sarebbe più complesso ottenerli tutti,sul Macintosh (con Windows è comunque più complesso ottenerlitutti). La tastiera estesa del mio Mac ha 106 tasti, e anche quello del miosistema MS-DOS (mi sembra, ma com’è noioso contare i tasti di unatastiera: i tasti si usano, non si contano). Entrambi hanno quindici tasti-funzione (F1… F15), vari tasti con frecce per muovere il cursore sulloschermo, un tasto ALT, un tasto CONTROL e un tasto ESC. Il Macintosh haanche il tasto COMANDO. Entrambi hanno, a destra, un tastierino numerico.

Le figure nella pagina accanto illustrano quali caratteri sonodisponibili, anche premendo il tasto delle maiuscole, e premendoquest’ultimo insieme al tasto ALT/OPZIONE. Volevo mostrare la terzaserie che appare quando si preme soltanto ALT/OPZIONE, ma non c’eraposto sulla pagina. Scegliendo anche una fonte (tipo di carattere)diversa potevo avere anche caratteri greci:! ∀ # ∃ % & ∋ ( ) ∗ + , − . / 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 : ; < = > ? ≅ Α Β Χ ∆ Ε Φ Γ Η Ι ϑ ΚΛ Μ Ν Ο Π Θ Ρ Σ Τ Υ ς Ω Ξ Ψ Ζ [ ∴ ] ⊥ _ α β χ δ ε φ γ η ι ϕ κ λ µ ν ο π θ ρ στ υ ϖ ω ξ ψ ζ | ∼ ϒ ′ ≤ ⁄ ∞ ƒ ♣ ♦ ♥ ♠ ↔ ← ↑ → ↓ ° ± ″ ≥ × ∝ ∂ • ÷ ≠ ≡ ≈ … ↵ ℵ ℑ ℜ ℘ ⊗ ⊕ ∅ ∩ ∪ ⊃ ⊇ ⊄ ⊂ ⊆ ∈ ∉ ∠ ∇ ∏ √ ⋅ ¬ ∧ ∨ ⇔ ⇐ ⇑ ⇒ ⇓◊ ⟨ ∑ ⟩ ∫ ⌠ ⌡

oppure cirillici, o altri caratteri speciali. Ma i caratteri vengono dalcomputer, non dalla tastiera. È importante che quest’ultima sia di sanae robusta costituzione, non troppo rumorosa (a meno che non vipiaccia il tip-tap a tutti i costi). Ognuno ha le proprie preferenze (tastiche oppongano una certa resistenza alla pressione, per esempio, oche scendano docili docili). Chi deve vivere a lungo con una tastiera,comunque, dovrebbe comprarsela buona.

Fred Astair piace (e Ginger Rogers non è male).Alcuni fabbricanti di tastiere si sono quindi dati da fareper fornirne ottime imitazioni, che fanno clickete clacketema che non necessariamente servono per scrivere bene.Se scrivete molto, serve una tastiera robusta e duratura, epossibilmente silenziosa. State attenti.

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1 – Il carattere del computer

I primi computer non erano interattivi. Prima si preparava unaserie di schede perforate, si inserivano queste nella macchina dilettura, e dopo un po’ (spesso un bel po’) usciva il risultato. Lamacchina non era amichevole, ed era vietato comunicare con leimentre lavorava.

Poi vennero aggiunti i terminali video e divenne possibileinteragire con la macchina. Si potevano scrivere programmi checonsentivano all’utente di cambiare idea, tornare indietro, fareaggiunte, chiedere operazioni che inizialmente non erano statepreviste, e così via.

A questo punto si estese tanto la gamma di possibilità che icomandi divennero molto complessi. Allora, i comandi si scrive-vano a parole o con simboli, e si doveva battere sulla tastieraespressioni come «cancella le prime tre parole del paragrafo duee inseriscile dopo la quinta parola del paragrafo otto» (nonproprio così, ma insomma credo di rendere l’idea). Non passòmolto tempo che i manuali dei programmi diventarono moltogrossi, ed era necessario uno studio anche lungo prima di poterfare un lavoro realmente produttivo.

Qualche adorabile pigrone cominciò a pensare a una nuovainterfaccia utente che doveva ridurre il tempo necessario perimparare i comandi e per impartirli alla macchina.

A quell’epoca si visualizzavano soltanto caratteri, e questiavevano sempre lo stesso aspetto, anche se erano destinati adapparire in Brush Script o in Futura Bold. Di vedere testiformattati sullo schermo, magari con le illustrazioni, non siparlava nemmeno.

La soluzione venne trovata dalla Xerox Corporation, cheper un errore di valutazione non la commercializzò. Allafine, nel 1984 vide la luce il Macintosh. L’interfaccia graficadi questo PC ha stabilito uno standard che è stato il modelloper tutte quelle che sono nate in seguito: Windows, Gem, XWindow, NeXT, e così via.

Ancora suisistemi operativi

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1 – Il carattere del computer

Windows non è un sistema operativo vero e proprio quando èutilizzato su un computer MS-DOS, ma costituisce uno stratosovrapposto al sistema operativo, che rimane MS-DOS anche seWindows lo estende e ne modifica le funzioni. La versioneWindows NT, non ancora molto diffuso al momento in cui siscrive, è, come nel caso del Macintosh, un vero sistema opera-tivo con un’interfaccia grafica che rappresenta lo strumentoprincipale tramite il quale l’utente comunica con la macchina.

Oltre a queste due interfacce grafiche (dette anche GUI, daGraphical User Interface) esistono altre. Al di fuori delle aziendele più note sono quelle Atari e Amiga. A livello aziendale, oltre aMacintosh e Windows, i sistemi operativi sono numerosi, manessuno, per ora, utilizza un GUI come base per tutte le sueoperazioni. I GUI non sono però sconosciuti; in genere viene usatoun sistema di base – X Window – che consente di utilizzare variGUI (Motif, Open Look, ecc.). X Window, come Windows sul PC

MS-DOS, è però un’aggiunta al sistema operativo di base. L’interfac-cia utente, senza X Window, è ancora del tipo «solo testo».Consente di scrivere testi e di salvarli in file, ma non sivede il formato del testo sullo schermo; per stampare uncorsivo, per esempio, è necessario scrivere qualcosa come<corsivo>(parole da mettere in corsivo), e questocerto non alleggerisce il lavoro di chi scrive.

Con i sistemi (per lo più a livello aziendale) che utilizzanoanche X Window (Unix, VAX VMS, ecc.) è possibile trovareword processor simili a quelli descritti in questo libro. Non tuttisono altrettanto potenti né tanto facili da usare. Io ho avutorapporti di amore-odio con alcuni, e di odio-odio con altri, manon ho intenzione di parlarne specificamente nel seguito diquesto libro, che invece tratterà dei principi fondamentali eutilizzerà per gli esempi soprattutto Microsoft Word per Win-dows e per Macintosh. Questi principi generali risulterannocomunque utili per ogni lettore.

Ogni automobile ha un volante, due freni, un clacson, lefrecce, i tergicristalli e così via. Può avere o meno il cambioautomatico, ma a parte queste l’«interfaccia automobilista» èsempre uguale. Non dobbiamo avere una patente per guidareFiat e un’altra per guidare Ford.Con un computer, invece…

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1 – Il carattere del computer

Quando ho comprato il mio 80486, ho chiesto, con lingua biforcuta,se non andava meglio un Macintòsh (mettendo l’accento sulla oanziché sulla a tanto per mostrare che non ne sapevo niente). Ilvenditore mi ha spiegato pazientemente che: a) il Macintòsh non ècompatibile con niente; b) è infinitamente più costoso; c) è destinatoa scomparire nel giro di poco tempo perché tutti stanno comprandoWindows; d) la quantità di programmi disponibili per il Mac èlimitatissima, cosicché avrei avuto gravi problemi nell’esercitare lamia professione di scrittore (veniale: ho omesso di dirgli che sonoscrittore di informatica).

Non ho intenzione di sprecare molto spazio: non sono verequeste affermazioni. Tout court, tout doux: il PC meno caro è menocaro del Macintosh meno caro (ma è meglio non comprarlo, parolad’amico); è strano che una macchina destinata a scomparireaumenti le vendite più del rivale.

Io scrivo libri su programmi per entrambi i sistemi; per farlo devotrasferire dati continuamente tra Mac e Windows. Tutti i programmiche uso più frequentemente (PageMaker, QuarkXPress, MicrosoftWord, FrameMaker, CorelDraw, Adobe Illustrator, Lotus 1-2-3,FileMaker Pro…) esistono per entrambe le piattaforme, e trasferiscoi file tra le mie due macchine senza fare altro che trasferire i dischettitra i rispettivi drive. Grazie al Macintosh, che è in grado di utilizzarei dischi MS-DOS e i file che essi contengono. La mia macchina DOS dasola non potrebbe offrire questa connettività; lei non è compati-bile con il Mac, ma è il Mac che è compatibile con lei.

È vero: esiste una montagna di software (che non funziona conWindows) per MS-DOS, che spesso è antiquato, inutile oppure sostitui-bile con programmi migliori per Windows e per Mac. Anche se siacquista una macchina MS-DOS, è del tutto possibile utilizzare esclusi-vamente Windows senza mai sentire la mancanza di niente. E chiacquista un Mac non sente certo la mancanza di Windows. Anzi,trova una quantità di software che non è disponibile per Windows,specie nel campo della grafica avanzata e dei multimedia.

Macintosh eWindows

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1 – Il carattere del computer

Caveat: l’autore non è al soldo della Apple Computer; non riceve daquell’azienda alcun compenso. Anzi, la Apple non è nemmeno alcorrente del fatto che questo libro è in preparazione (però, quandoverranno a saperlo, se vorranno spedire al suo autore qualchecampione omaggio… non si potrebbe parlare di tangenti, dopo ilfatto…).

State tranquilli: chi ha già una macchina capace di usare Windowsnon deve buttarla via se non è scassata o molto vecchia. Se ha un chip80386 oppure 80486 e se ha monitor, tastiera e mouse decenti, comeabbiamo spiegato nelle pagine precedenti, può essere tutt’al piùnecessario aggiungere un po’ di memoria. Tra l’altro, questo puòessere vero anche per chi ha già un Macintosh – per i computer dientrambi i tipi è meglio disporre di almeno quattro megabyte dimemoria RAM. Meglio ancora, dieci o cento.

A parità di prezzo è possibile comprare Macintosh o computer IBM-compatibili aventi le stesse prestazioni. Di quest’ultimo tipo è possibileinoltre trovare modelli più a basso prezzo, ma il loro valore è simileal costo. Inoltre, i Macintosh comprendono di serie elementi che nonsono compresi nel prezzo dei «compatibili», come la predisposizioneper la rete locale (compra un paio di cavi e vai – il compatibile richiedeuna scheda da pagare a parte) e la porta SCSI che consente di collegaredrive (per esempio per CD-ROM), scanner e altri dispositivi nel modo piùefficiente. Anche in questo caso il compatibile richiede una scheda aparte.

Scegliere tra questi due sistemi non è certamente una questione divita o morte. Il Macintosh è più facile da installare e da mantenere, hauna documentazione chiara e semplice e in genere è più rara lanecessità di chiedere l’intervento di un tecnico. Ma il lettore troverà perentrambi i sistemi tutti i programmi necessari per eseguire il lavorotrattato in questo libro, e molti altri. È meglio chiedere un Mac con chip68030 o superiore o una macchina DOS con 80386DX o superiore.Con i Macintosh, la macchina più costosa vale più di quelle piùeconomiche. Con i compatibili, non è sempre proprio così.

Esistono due «religioni» nel mondo del PC: quella del Mac equella di Windows. Per quanto riguarda i lavori del tipodescritto in questo libro, nessuno dei due sistemi presentagravi svantaggi rispetto all’altro, né per quanto riguarda iprezzi né per quanto riguarda le prestazioni.Qualcuno, però, racconta fandonie…

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1 – Il carattere del computer

Dove diavolo haimesso quella lettera?

Macintosh

Windows

NOTA:In tutto questo

libro, dalmomento che il

mio Mac ha unoschermo molto

più grande dellamacchina usata

per Windows, hospesso dovuto

usare unamaggiore

riduzione perinserire le figure.

Non è che lecose, nel mondoMac, siano così

lilipuziane

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1 – Il carattere del computer

Sia in Windows che in Macintosh il lavoro viene salvato in file. I file,registrati su disco, sono contenuti in directory, dette anche cartelle.Nella pagina accanto vediamo alcuni modi di visualizzare di-rectory e il loro contenuto. Il Macintosh visualizza una cartella conl’icona , mentre Windows la chiama directory e (a riprova delfatto che Windows non è un’imitazione del Mac) la visualizzainvece con l’icona , che diventa quando la cartella è apertaper visualizzarne il contenuto. In entrambi i sistemi è possibilevisualizzare il contenuto di una cartella, composto da file ed ancheda altre cartelle che a loro volta possono contenere dei file. Nellapagina accanto illustriamo due visioni tipiche: abbiamo creato unacartella, LETTERE, al cui interno ci sono altre cartelle (CREDITI E RIMBORSI,DEBITORI, OFFERTE, PERSONALI). Le directory DEBITORI e PERSONALI hannoaltre cartelle al loro interno.

Per creare questa struttura in ambiente Windows è stato necessa-rio abbreviare (fino a otto lettere) i nomi di vari elementi, mentre ilMacintosh consente di assegnare nomi degni quasi di un grafomane.Consente di vedere l’albero dei contenuti di una cartella (nellafigura in basso abbiamo visualizzato il contenuto (altre cartelle edocumenti) di varie cartelle interne alla cartella LETTERE. Windowsconsente di visualizzare le cartelle interne a un’altra cartella, maè possibile vedere i documenti contenuti in una sola (la cartellaCREDITI nella figura superiore). Il Mac, inoltre, consente di visualiz-zare i contenuti in altri modi, anche come icone più grandi, noncollocati necessariamente in una lista verticale (come nel latosinistro della figura inferiore). In alto a destra nella stessa figura èvisibile l’icona del disco rigido principale del mio Macintosh ,l’icona di un floppy disk e il Cestino , il cui attuale gonfioreindica che contiene documenti da buttar via. Ovviamente questaoperazione è possibile anche con Windows, anche se non c’è uncestino; basta aprire il menu FILE e scegliere il comando ELIMINA,dopo aver selezionato i file da eliminare.

Nota:

Questa

pagina non

ha lo scopo

di spiegare

tutto. Serve

per indicare

che questo

argomento è

importante.

Consultare i

manuali di

Macintosh o

di Windows.

Sia Windows che Macintosh consentono di visualizzarei cataloghi (cartelle o directory e il loro contenuto). Conentrambi i sistemi è possibile cercare il documento intitolatoBanca della Collina Verde. Il sistema adoperato dal Mac è piùimmediato e in media è più veloce. Inoltre offre piùinformazioni sui documenti.

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1 – Il carattere del computer

La stampante

Lo zio, ai tempi in cui aveva ancora la fattoria, si arrabbiavacome una bestia perché gli operai, pur di non scendere daltrattore, aprivano i cancelli spingendoli con le ruote. Eureka!un giorno comprò un bel po’ di vernice bianca e andò in giroa verniciare tutti i cancelli di bianco. Da quel giorno, nientepiù cancelli fracassati…

In un’azienda dove lavoravo cominciammo un giorno a fare gliordini di servizio in Times, stampati con la stampante a lasergrazie al nuovo Macintosh. Prima si scrivevano con la macchinaper scrivere; ma ora sembravano parlare come un libro stampato.Miracolo: ora tutti li leggevano e qualcuno, perfino, gli dava retta.

Esistono numerosi tipi di stampanti: ad aghi, a margherita,termiche, a getto d’inchiostro e a laser. Come scegliere unastampante in modo da poter produrre documenti eleganti?

Semplice: comprare la più costosa che c’è. Ci sono stampantiche costano trecentomila lire e anche meno. Sono stampanti adaghi e funzionano a modulo continuo (alcuni anche con foglisingoli). Le controindicazioni sono: a) che i caratteri sono visibil-mente composti da tanti puntini; b) che i tipi di caratteri adisposizione sono generalmente pochi e brutti; c) che la graficafa pena; d) che il modulo continuo va bene per i tabulaticontabili, ma è un supporto abbastanza penoso anche per unasemplice lettera; e) che fanno molto chiasso.

Sia queste stampanti che quelle a margherita, se di ottimaqualità, danno tutt’al più un risultato paragonabile a quello di unamacchina per scrivere, senza consentire di utilizzare in undocumento la grafica. Nemmeno un modesto disegno al trattoviene fuori in modo accettabile.

Le stampanti a margherita, poi, non fanno chiasso; fannobaccano. Sono inoltre lentissime. Per ottenere una bozza diqualità decente è necessario spendere di più e optare per unastampante a getto d’inchiostro o, meglio ancora, per una stam-pante a laser con il linguaggio PostScript.

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1 – Il carattere del computer

Chi abbia un solo computer, se desidera risparmiare, può acqui-stare una stampante a trasferimento termico oppure a gettod’inchiostro anziché una stampante a laser. Queste stampantihanno prezzi a partire da mezzo milione di lire. Quelle termicherichiedono una carta speciale mentre quelle a getto d’inchiostrodanno ottimi risultati anche su carta normale. Se si richiede unagrafica sofisticata i risultati non sono granché, ma la leggibilità el’eleganza dei caratteri sono ottime, e certamente queste stam-panti bastano per stampare una bozza di un documento che verràin seguito inviato in tipografia.

Chi invece non ha troppi problemi per il costo deve prenderein seria considerazione una stampante a laser dotata del linguag-gio PostScript. È possibile acquistarne una con meno di tre milionidi lire. Esistono stampanti un po’ meno costose senza il PostScript,dotate invece di altri linguaggi per la descrizione della pagina. Mase si desidera risparmiare comprando una di queste, è consiglia-bile scegliere un modello al quale si possa, in un secondo tempo,aggiungere un modulo PostScript, in modo da non escludere persempre l’uso di questo sistema più preciso, più versatile e piùfacile da usare.

Se il lettore ha più di un computer, o se pensa in futuro diallargare il parco-macchine, conviene anche insistere che lastampante prescelta sia predisposta per il funzionamento in retelocale (LAN). Molte stampanti a laser lo sono; in caso contrario,per usarla con più di un computer, sarebbe necessario spostarefisicamente il cavo di collegamento da un computer all’altro. Lacondivisione di una stampante tra cinque computer, o anche più,non crea in genere grandi problemi per le attese, e chiaramenteè meglio avere una stampante «super» che cinque mezze tacche.

Le stampanti a laser consentono di ottenere documenti diqualità quasi tipografica, e questo significa che, con l’aiuto diuna fotocopiatrice, è possibile produrre piccole «edizioni» diuna qualità del tutto sufficiente per molti usi.

Certo, la scrittura consiste semplicemente in una serie disegni posti sulla carta. Basta, non è vero?, che siano leggibili.Allora, perché mai, da qualche migliaio di anni a questa parte,gli uomini si sono fatti in quattro per dare ai testi, prima scritti,e più tardi anche stampati, un aspetto sempre più elegante?Non sarà che un testo elegante sia più convincente?

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1 – Il carattere del computer

Spegnere molto spesso il computerLa luce costa, come anche i computer. È però meglio evitare dispegnere e riaccendere più del necessario (sottopone a varieforme di stress i componenti elettronici). Se usate il computera più riprese nella giornata, accendetelo al mattino e spegnetesolo la sera. Quando non servono, spegnete il monitor e le altreperiferiche. Il computer vero e proprio resta acceso e vive piùa lungo. La corrente elettrica che consuma non è molta (vedisul retro della macchina). Fidatevi; giuro che è così. Nonestendere questo principio alla propria automobile, per carità.

Non salvare frequentemente il lavoroChi scrive solo sciocchezze fa bene a non utilizzare mai ilcomando nel menu ARCHIVIO/FILE che consente di salvare (registra-re) il lavoro che si sta facendo. Chi fa una capatina in libreria o inedicola potrà arrivare a pensare che questa omissione sia moltorara. Infatti, è in genere l’autore di capolavori che dimentica disalvare il lavoro prima che il computer si guasti o che l’ENEL taglila luce. Se state leggendo queste parole, significa che…

Non tenere una copia di riservaAlcuni programmi consentono di conservare, oltre alla versioneattuale di un documento, anche quella precedente. Ideale perchi ha cancellato una parte di un documento e se n’è accortosubito dopo averlo salvato. Ogni sera, se il lavoro che si stafacendo vale qualcosa, è meglio farne una copia su un discodiverso, possibilmente su un altro computer. Esistono program-mi che consentono di effettuare un backup incrementale,copiando su un altro disco tutti i file che nel corso della giornatasiano stati creati o modificati. Lasciate che i vostri colleghi viconsiderino paranoici o vecchie zitelle. Certo, queste operazio-ni sono quasi sempre inutili. I computer ormai sono cosìaffidabili che il backup si fa esclusivamente per scaramanzia.

Riservatoai più imbranati

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1 – Il carattere del computer

1E anche con Windows NT, che però richiede un computer un po’ costoso.

Dare nomi stupidi ai documentiIl nome di un file ha la sua importanza. Nel mondo MS-DOS

Windows una delle cose più irritanti è che il nome di un filedeve essere contenuto in un massimo di otto lettere. È abbastan-za semplice nominare in modo razionale i capitoli di un libro:

WP_01.DOC WP_02.DOC WP_03.DOCpossono anche bastare. Diventa più complicato creare un archi-vio di file più diversificati; se scriviamo molte lettere è davverodifficile, con otto lettere, dare a una lettera un nome che aiuti aricordarne il contenuto. Si riesce meglio con il Macintosh1, checonsente di assegnare nomi lunghi fino a una trentina di caratteriche possono anche contenere spazi (vietati per MS-DOS). possiamoquindi chiamare un file:

Giò Rossi auguri compleanno

Ma basta sforzarsi un po’, anche in questo caso, per rendereirriconoscibile un file, e passare deliziose ore aprendo e chiuden-do i documenti prima di trovare quello giusto.

Salvare tutti i file in una sola directoryI file si possono paragonare a documenti su carta. Se ne abbiamopiù di qualche dozzina, tenerli tutti in uno stesso cassetto diventafonte di confusione, anche se i nomi dei file sono molto chiari. Ledirectory (cartelle per Macintosh) sono come i cassetti di unascrivania. Poiché una directory può contenere altre directory èpossibile creare una gerarchia: vedi alla pagina precedente.

Mettere tutte le uova in un paniereMolti programmi consentono di creare file giganteschi. È lorodovere non porre dei limiti. Io potevo scrivere tutto questo libroin un solo file gigantesco in modo da poter perdere il tutto in unsolo colpo e da rallentare molte operazioni. Così ho creato un fileindipendente per ciascun capitolo. Mussolini diceva «Viverepericolosamente». Io no.

Chi non è imbranato volti pagina.Ecco, ora, inter pares, esaminiamo alcune tra le maggioristupidate che si possono commettere con un computer.

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1 – Il carattere del computer

Sia il Macintosh che Windows presentano le icone, e gli spazi dilavoro dei programmi, all’interno di finestre. Una finestra è comeun foglio di carta. Qui sotto vediamo alcune finestre di ProgramManager di Windows, e al loro interno le icone di vari programmi.Una finestra può essere spostata, ridimensionata, ridotta essastessa alle dimensioni di un’icona, oppure nascosta. Quando siapre un programma – per esempio un programma di scritturacome Microsoft Word – il documento che si scriverà sarà conte-nuto all’interno di una finestra. Se il documento è troppo grandeper essere visibile per intero, è possibile farne scorrere il contenu-to fino a visualizzarne una parte qualsiasi. Molti programmiconsentono di aprire più documenti contemporaneamente infinestre diverse, ed è possibile inoltre aprire programmi diversi.

Che cos’èquesto GUI?

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1 – Il carattere del computer

Graphical User Interface: interfaccia grafica per l’utente. Iltermine interfaccia utente indica semplicemente il modo in cuiun programma comunica con chi lo utilizza e consente aquesta persona di dettare legge. Volante, leva del cambio,acceleratore, freno e frizione sono l’interfaccia utente di un’au-tomobile. Le finestre, le icone, i menu e il mouse sono glielementi principali tramite i quali il GUI consente di guidare ilcalcolatore: qui vediamo una finestra tipica di Windows con

l’icona di due programmi. Ogniprogramma ha un’icona diversa:qui accanto vediamo un’icona vera(Microsoft Word per Windows) euna finta (diabolica). Windows pre-senta i documenti con icone moltosemplici. Per esempio la lettera

che abbiamo mandato all ’ENEL può apparire come« ». La stessa lettera, sempre scritta con Mi-crosoft Word, in ambiente Macintosh può apparire (aseconda della forma di presentazione che scegliamo) come« », oppure con un’icona più grande:

Queste icone consentono di vedere, con un colpo d’occhio, cheil documento è stato creato con il programma Word (e idocumenti creati con la quasi totalità degli altri programmiavranno icone analoghe, simili all’icona del programma stesso,ma non identiche a questa).

Ma non si creda che queste icone, spesso molto carine, sianosoltanto ornamentali. Il mouse, che come abbiamo già osservatofa click e non squit, consente di avviare programmi, e addirittura diavviare un programma con un documento già aperto al suo interno.Il computer, insomma, che lavora per noi e non viceversa.

Esiste ancora qualche esperto di computer che non conoscel’interfaccia grafica; la considera una scemenza da bambini.Molte persone che usano il computer senza esserne espertepensano invece che sia difficile da imparare.I primi, forse, temono che il loro sapere possa diventareinutile; i secondi fanno tenerezza: temono il computer.

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1 – Il carattere del computer

Word perMacintosh

Idemper

Windows

Clicketeclickete click

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1 – Il carattere del computer

ClickIl mouse ha un pulsante su Macintosh e ben tre per Windows, main pratica se ne usa uno solo (gli altri due sono come la giunta cheil macellaio ti regala insieme al lesso). Serve per muovere sulloschermo un cursore che può avere vari aspetti. Quello più universaleè per Windows, oppure per Macintosh. Questo cursore sichiama puntatore e serve per puntare, cioè per indicare le cose, piùo meno come si fa con un dito. Usare il pulsante sinistro del mouseper fare click (anche il Mac ha un pulsante sinistro, ma mancanoquello centrale e quello di destra). Il click consiste nel premere e poirilasciare il pulsante (spero che questa spiegazione non sia troppointellettuale). Fare click consente di eseguire molte operazioni. Unaconsiste nel selezionare l’oggetto sul quale si trova il puntatore. Eccol’icona di CorelDraw prima e dopo un click; a destra è selezionata:

Ora che è selezionata possiamo usare un menu (abbiate pazien-za, ci arriveremo) per applicare un comando (dal fatto che èselezionata l’icona il sistema operativo saprà a quale oggetto ilcomando si riferisce). Se vogliamo semplicemente aprire unprogramma, o un documento con il programma che lo ha creato,possiamo invece fare doppio click sull’icona (due click ravvici-nati nel tempo – credetemi, non è difficile come sembra).Se invece di fare click, premiamo il pulsante e lo teniamo giù, èpossibile trascinare un’icona o un’intera finestra da un punto a unaltro dello schermo. Così possiamo spostare un documento o unprogramma, oppure semplicemente fare più posto sullo schermoportando una finestra in una posizione meno ingombrante.Quando si rilascia il pulsante, torna normale.

Come si vede qui sotto, le differenze tra Windows eMacintosh sono enormi, e la fatica di trasferire i file tra i duesistemi è spaventosa. Pensate: per ottenere queste due«videate» ho dovuto fare ben cinque click e spostare un discoche pesa grammi e grammi da una macchina all’altra. Inoltrel’operazione ha richiesto secondi e secondi di tempo.

Trascinare

Doppioclick

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I menu

La figura più in alto in questa pagina è un menu comune inWindows, che consente di agire in vari modi su una finestra (bastaleggere il menu per capire). Con Macintosh è ancora più sempli-ce. Ci sono tre quadretti ai bordi della finestra. Quello in alto asinistra chiude la finestra; quello in alto a destra lo ingrandiscequanto possibile o quanto necessario per vederne l’intero contenu-to. Il quadretto in basso a destra va invece trascinato per dare allafinestra le dimensioni volute. Per spostare il menu, sia con Mac checon Windows, collocare il puntatore nella parte più alta della finestrae trascinare. Con Windows si ottiene la stessa possibilità portando

il mouse su un bordo o su un angolo della finestra;il cursore cambia forma (diventa una doppia frec-cia) e consente di ingrandire o ridurre la finestra.

In entrambi i sistemi è comune – normale – chesiano aperte varie finestre contemporaneamente.Soltanto una finestra alla volta è attiva e in essapossiamo scrivere, disegnare, spostare o copiareoggetti, e così via. Le finestre possono essere

interamente o parzial-mente sovrapposte; perrenderne attiva unaqualsiasi basta fare clickal suo interno. Se la fi-nestra da attivare è com-pletamente dietro unaaltra, sarà necessariospostare questa prima.

In questa e nell’altrapagina vediamo «vide-ate» da Microsoft Wordper Macintosh (qui ac-canto) e per Windows.Le differenze non sonoparticolarmente grandi.

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Con o senza la ù accentata, un menu è una lista di comandi o dipreferenze che possiamo scegliere usando il mouse. I menu piùcomuni sono accessibili tramite la barra dei menu che, per ilMacintosh, è sempre in cima allo schermo; per Windows, invece,nella parte superiore delle singole finestre.

In questa barra appaiono i nomi dei menu. Se portiamo ilpuntatore del mouse sopra uno di questi nomi e facciamo click,appare il menu. Se avete un Macintosh dovrete tenere premuto ilpulsante; con Windows non è necessario – se si rilascia il pulsanteil menu rimane visibile. Quale dei due sistemi sia più comodo?Non lo so, non ho mai trovato difficile usare l’uno o l’altro.

Trascinando il puntatore lungo il menu si selezionano a una a unai comandi e le opzioni presentati; rilasciando il mouse quando èselezionata un’opzione, la si attiva. In certi casi bisogna primaselezionare qualcosa – un brano di testo, un disegno, o altro – perchésia possibile applicare il comando. È per esempio indispensabile, perapplicare a qualcosa il comando COPIA, che il programma sappia checosa debba copiare. È cioè necessario selezionare una o piùcose da copiareprima di aprire ilmenu e di applicareil comando. Un co-mando come SALVA

non richiede questo,mentre un comandocoma STAMPA (PRINT)ci chiederà, dopoaverlo scelto, checosa stampare e inquale modo. Di tuttequeste cose ci occu-peremo però a lmomento giusto.

Windows ha un migliaio di pagine di manuali, e ancheMacintosh non scherza. A parte i principi di base descritti inquesta pagina, è possibile imparare quasi tutto il restomentre si lavora (con una sbirciatina al manuale ogni tanto).Sarebbe bello spiegare tutto, ma… sinceramente… sono cosedifficili solo se siamo convinti che lo siano

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Il dialogo

Quando abbiamo scritto un testo (e anche prima di finire, sevogliamo avere la speranza di non perdere il lavoro), non è un’ideamalvagia salvarlo (registrarlo) su disco. L’alternativa è di registrarlonella nostra memoria e, in caso di incidente, riscriverlo.

La prima volta che salviamo il file è necessario assegnare a questoun nome. Si utilizza quindi il comando SALVA COME… del menu

ARCHIVIO. Ed ecco che appare unafinestra di dialogo che, oltre a ri-chiedere un nome, presentatutt’una serie di altre opzioni. Persalvare il file nel modo più normalebasta dare al documento un nome;nelle due figure più grandi ho volu-to fare di più, salvando il file in unformato diverso da quello solito.C’era un tempo in cui per un’ope-

razione come questa sarebbe stato necessarioscrivere un lungo comando, del tipo:

SAVE "CAPOLAVORO"/FORMAT="WORD_MAC"Non sembra difficile, ma ricordiamo che unospazio in più o in meno, o una virgoletta omessa,

darà luogo a un errore. Qui, sefacciamo un errore, ce lo dirà lafinestra di dialogo. Per esempio,in Windows ho usato un nome di12 lettere, con uno spazio, e hoincontrato un cortese rifiuto:

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Come ho accennato nella pagina accanto, uno dei vantaggi dell’in-terfaccia grafica consiste nel principio che non è necessario scriverei comandi (con tutti i rischi d’errore che ci sarebbero con i comandipiù complessi) e che i nomi dei file e degli altri oggetti si scrivono unasola volta, al momento della loro creazione. Dall’interno di unprogramma, quando si chiede di aprire un file, appare un elenco ditutti i file che quel programma è ingrado di aprire, e noi non abbiamoaltro da fare che selezionare quelloche ci interessa. Così, se abbiamouna memoria labile, o le mani cosìfredde che sbagliamo a premere itasti, riusciamo a lavorare lo stes-so. E se aprire un file potrebbeessere relativamente facile, anchese si dovesse scrivere tutto, imma-giniamo un comando di stampa del tipo:

PRINT "CAPOLAV.DOC"/CARTA="A4"/PRINTER="LPT1"/FEED=AUTO/FILETYPE="POSTSCRIPT"/PAGES=1-12

Nei tempi passati, non era possibile lavorare in altro modo, e dalmomento che anche con queste limitazioni scrivere con il compu-ter era più efficiente che scrivere con la macchina per scrivere, cisi adeguava. Ma i tempi non sono piùquelli, e oggi tentiamo di tenere libera lamente umana per operazioni più utili.

Sarà che non ho tanta memoria, sarà lamia pigrizia… ma per me l’unico mododi ricordare tutte le opzioni e di applicar-le sistematicamente è tramite una finestradi dialogo del tipo illustrato qui a destra.Non scrivi mai quello che è già statoscritto. È difficile sbagliare, ma io, qual-che volta, senza troppi sforzi, ci riesco.

Non si tratta di un’interpolazione ecumenica in mezzo a questonoioso trattato di informatica. Quando dobbiamo eseguire uncomando è abbastanza frequente che il computer chieda delleprecisioni: in un programma ben scritto lo fa in modo chiaro emolto sistematico. Per gli altri programmi il Macintosh offre uncomodo cestino; Windows, il comando ELIMINA

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LAN Local Area Network, rete locale. Due o più computer in uno stessoedificio (o comunque abbastanza vicini l’uno all’altro – diciamo finoa qualche centinaio di metri), collegati tra loro con un sistema di fili(o via radio, fibre ottiche, raggi infrarossi e chi più ne ha più ne metta)e con software (programmi) che consenta la trasmissione di dati.

Tra i personal computer, Macintosh brilla in questo campoper il fatto che incorpora già sia i collegamenti fisici sia ilsoftware: è necessario acquistare soltanto i cavi necessari peril collegamento. Per i piccoli gruppi di lavoro non è richiestosoftware addizionale. La rete consente anche il collegamentodi stampanti, che vengono quindi messe automaticamente adisposizione di tutti i calcolatori inseriti in rete.

Non sono al corrente di computer MS-DOS che vengano vendutegià con queste possibilità; è quindi necessario aggiungere unascheda per la rete (costo da 300 000 a 500 000 lire) e acquistareil software necessario per farla funzionare. E ci vuole una schedaper ciascun computer. Molte stampanti sono predisposte per larete ma possono anche funzionare con un cavo seriale o paralle-lo. Questo però significa spostare il cavo da un PC all’altro.

Collegare un Macintosh a un PC MS-DOS non è più difficile checollegare due macchine DOS, ma è sempre più difficile che collegaredue Mac, perché la macchina DOS avrà bisogno di una scheda. IMacintosh più piccoli hanno un sistema di rete (fisica, cioè hardware)denominato LocalTalk, affidabile ma lento per chi lo deve usareintensivamente. I Mac più sofisticati hanno anche il sistema Ethernet.Il software AppleShare, che usa il protocollo chiamato AppleTalk, èveloce e affidabile oltre a essere poco costoso. Questo software èdisponibile anche per computer MS-DOS e per vari altri computer.

Una versione speciale di Windows, Windows per workgroup(per gruppi di lavoro), offre buona parte delle funzioni per lacondivisione dei file che sono comprese nel prezzo del sistemaMacintosh, ma costa di più, e naturalmente sono sempre neces-sarie le schede da aggiungere alle macchine.

Reti etelecomunicazioni

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Recentemente ho fatto alcune telefonate in cui sono riuscito, senzafare alcuna fatica, a distinguere ogni singola parola del mio interlo-cutore. Molto spesso ormai i fax sono leggibili, e chi non ha giàcominciato a usare un modem per collegarsi con altri computer,anche a grandi distanze, può cominciare a pensarci. Grazie, SIP.

Modem (MODULATORE/DEMODULATORE) è un congegno che con-sente di convertire i codici numerici (digitali) del computer insegnali analogici e di trasmetterli a un altro computer munito dimodem. Ed è ovviamente in grado di fare il contrario. La macchi-na costa dalle centomila lire in su; io consiglierei di acquistare unmodello capace di trasmettere almeno 9 600 bit al secondo. Unmodem di marca buona non dovrebbe costare più di 300 000 lire.

Circa il doppio costa un fax modem, che consente anche dispedire e di ricevere fax. La qualità dei fax spediti è superiore allamedia delle macchine fax normali; la qualità di ricezione dipendeovviamente anche dalla macchina che trasmette.

Spendere circa 300 000 lire in più per avere una macchina faxè un bel risparmio. Naturalmente significa lasciare il computeracceso nelle ore in cui si pensa di ricevere dei fax, ma si puòtranquillamente usare il computer, che riceverà i fax senzainterrompere il nostro lavoro. Se non lo si vuole usare si puòlasciare acceso ma con il monitor spento1.

Con il modem è possibile fare molte cose: mandare dati da unasede della nostra azienda a un’altra, per esempio, ma ancheabbonarsi a numerosi servizi informativi (dal Videotel ai bulletinboard, ai grandi servizi internazionali come Internet). Un uomod’affari in viaggio, munito di computer portatile, può collegarloal proprio telefono cellulare e comunicare in tempo reale conl’ufficio, con la famiglia o con l’amante, o tenersi aggiornato suimercati. Mentre i fax sono essenzialmente immagini (anche seesistono modi di convertirli in testi leggibili dal computer) i datiricevuti via modem normale possono essere registrati comedocumenti normali e inseriti quindi in qualsiasi documento.

Leggete questa pagina anche voi che oggi cominciate con ilcalcolatore più modesto che ci sia. Non è mai inutile saperedove si può arrivare, anche quando non si sa ancora comesfruttare le possibilità già a disposizione.Essere in contatto diretto con gli altri calcolatori dell’ufficio evia modem con altri, lontani, può essere molto vantaggioso

MODEM

1 Abbiamo già detto che non è consigliabile spegnere il PC ogni cinque minuti.

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Perché.

Mentre a tutti – penso – risulta evidente che è assurdo cercare diusare un computer per fare un disegno senza l’aiuto di un’inter-faccia grafica che ti consenta di vedere quello che stai facendo, cifurono inizialmente delle resistenze contro l’uso di interfacce diquesto tipo per un’operazione come la scrittura, consideratapiuttosto elementare.

Inizialmente queste resistenze erano un po’ giustificate dal fattoche l’interfaccia grafica rallenta un po’ il computer, che (nonsorprendentemente) deve tener traccia di tutti gli elementi dise-gnati sullo schermo – i menu, le finestre di dialogo, e così via. Iprimi Macintosh erano appena sopportabili da questo punto divista, e con un computer 80286, Windows era molto lento. Conqueste macchine più anziane era possibile che un buon dattilo-grafo fosse più veloce del computer, il quale, a forza di cercare ditenere in memoria i caratteri in attesa di trovare il tempo didisegnarli sullo schermo, finiva per dimenticarne qualcuno. Que-ste dimenticanze, per vari motivi, danno fastidio, ma con tutti iMacintosh più recenti (Macintosh II, Classic II, PowerBook, LC II,Quadra, ecc.) e con i computer IBM-compatibili con chip 80386o 80486, la macchina è decisamente più veloce dell’uomo, anchequando il documento è lungo e complesso e l’utente (beato lui)è capace di scrivere con la stessa velocità del suo pensiero.

Con l’interfaccia grafica ormai è il computer a rendere piùveloce l’uomo, facendogli vedere con un colpo d’occhio esatta-mente come è impostato il lavoro, da ogni punto di vista.Teoricamente è possibile fare tutto, o quasi, anche con il vecchiosistema dei caratteri verdi su sfondo nero, ma se il lavoro èappena urgente non hai la possibilità di sperimentare. Se perprovare un determinato effetto bisogna stampare tutte le volte lapagina, ti passa la voglia. Così si tende a trovare un formatotuttofare e usarlo sempre. In questo modo si crea una documen-tazione grigia e monotona, lontana anni luce dalla qualità deiprodotti che siamo abituati a veder uscire da una tipografia.

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Chi ama spedire un vaglia telegrafico e si diletta a vederecome l’impiegato maneggia la colla, chi ama i piccioniviaggiatori e disprezza il fax, chi ritiene logico chei dipendenti del supermercato riforniscano i banchi mentrei clienti lottano per fare la spesa…Non può capire perché è meglio usare Windows o Macintosh.

Chi ritenga sia da femminucce tirarsi indietro quando si tratta discrivere comandi un po’ complicati non ha tutti i torti. Per certeoperazioni con il computer – pochissime, e appartengono quasiesclusivamente al mondo della programmazione – può essereancora indispensabile lavorare in questo modo.

Noi invece ci prefiggiamo lo scopo di diventare padroni diun’arte antica e molto progredita; quella della composizione edella stampa tipografica, in modo che, se un giorno dovessimopartorire un pensiero degno dell’immortalità, saremmo noi stessiin grado di conferire al documento l’aspetto grafico e tipograficoche riterremmo più adatto.

Ora, se utilizziamo un calcolatore per realizzare questa aspi-razione, sembra chiaro che il suo uso deve renderne più accessibile,e non più remota, la possibilità. Come un tipografo tradizionale,dobbiamo essere in grado di scegliere il carattere più adatto,collocare i paragrafi sulla pagina nel modo più armonioso, erispettare tutte le convenzioni che attraverso i secoli si sonorivelate idonee a offrire al lettore la massima leggibilità. Inoltredobbiamo riconoscere che il computer ci offre anche nuovesoluzioni, da sperimentare prima di applicarle.

Per questo motivo il meraviglioso automa, anche se non haneppure il cervello di una gallina, deve richiedere da noi unminimo assoluto di attenzione. I comandi – come quello perscrivere la prossima parola in corsivo, o per comporre un titoloin caratteri più grandi – devono essere semplici e facili daeseguire, in modo di non distrarre la nostra attenzione da ciò cherealmente ha importanza: il documento, il suo contenuto e lasua forma grafica.

Come vedremo nel prossimo capitolo, imparare a usarel’interfaccia grafica in modo sufficiente per iniziare a scrivereil primo documento è una questione di minuti. Impareremo inseguito a eseguire altre operazioni man mano che neincontreremo la necessità.