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Capitolo quarto Cooperare in classe per includere 1. Considerazioni iniziali Desidero premettere che in letteratura si trovano di- verse modalità di cooperative learning (ognuna delle quali enfatizza maggiormente una caratteristica del mo- dello) e mi sembra utile per il lettore, in via prioritaria, soffermarmi, seppur sommariamente, su alcune di esse. Structural Approach: questo modello di tipo coopera- tivo affonda le sue radici nelle ricerche svolte da Spencer Kagan 87 ; egli ha inteso concentrarsi su precise strategie di organizzazione sociale che ha chiamato “strutture” al fine di poter fornire ai docenti modelli utili per organiz- zare le attività della classe. “La caratteristica fondamen- tale delle strutture di Kagan è che possono essere utiliz- zate per qualsiasi contenuto e possono essere variamente composte; hanno inoltre la caratteristica si essere semplici 87 S. Kagan, L’apprendimento cooperativo: l’approccio strutturale, Roma, Edizioni Lavoro, 2000. 97

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Capitolo quarto

Cooperare in classe per includere

1. Considerazioni iniziali

Desidero premettere che in letteratura si trovano di-verse modalità di cooperative learning (ognuna dellequali enfatizza maggiormente una caratteristica del mo-dello) e mi sembra utile per il lettore, in via prioritaria,soffermarmi, seppur sommariamente, su alcune di esse.

Structural Approach: questo modello di tipo coopera-tivo affonda le sue radici nelle ricerche svolte da SpencerKagan87; egli ha inteso concentrarsi su precise strategiedi organizzazione sociale che ha chiamato “strutture” alfine di poter fornire ai docenti modelli utili per organiz-zare le attività della classe. “La caratteristica fondamen-tale delle strutture di Kagan è che possono essere utiliz-zate per qualsiasi contenuto e possono essere variamentecomposte; hanno inoltre la caratteristica si essere semplici

87 S. Kagan, L’apprendimento cooperativo: l’approccio strutturale, Roma,Edizioni Lavoro, 2000.

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e facilmente utilizzabili in svariati momenti della vitadella classe”88.

Group Investigation: questo modello di tipo coopera-tivo si nutre delle ricerche svolte da Y. Sharan e S. Sha-ran89; esso pone un’enfasi particolare sul desiderio diconoscere che si concretizza mediante la ricerca. Queste,in sintesi, le fasi che lo caratterizzano:

• Prima fase: identificazione dell’argomento da in-dagare;

88 P. Ellerani, Metodi e tecniche attive per l’insegnamento. Creare contestiper imparare ad apprendere, cit., p. 104. L’esempio di seguito riportato losi trova a p. 105.89 Y. Sharan, S. Sharan, Gli alunni fanno ricerca. L’apprendimento in gruppicooperativi, Trento, Erickson, 1998.

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Penso, scambio, condivido in coppia

Procedimento:

1. L’insegnante pone una domanda di aggancio;2. Ogni studente pensa individualmente.3. Gli studenti si mettono in coppia e discutono le loro idee.4. Ogni coppia predispone una sintesi che consideri punti di conver-

genze e punti di differenza.5. Singoli studenti vengono chiamati per condividere le risposte di cop-

pia o le risposte del partner con l’assemblea.6. L’insegnante e gli studenti annotano le idee che sono espresse dagli

altri.

Scopi:

• Condividere un’idea;• Ascoltare attentamente;• Chiedere chiarimenti.

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• Seconda fase: pianificazione della ricerca;

• Terza fase: Avvio dell’indagine per la soluzione delproblema;

• Quarta fase: preparazione del report finale dellasoluzione del problema;

• Quinta fase: presentazione finale e valutazione.

Come si evince dalle fasi del lavoro si tratta di lavorareper gruppi al fine di affrontare un problema sfidante erealizzare quindi nuova conoscenza. È evidente che essocostituisce un banco di prova delle abilità relazionali deipartecipanti.

Complex Instruction: questo modello di tipo coopera-tivo affonda le sue radici nelle ricerche svolte da E.Cohen e R. Lotan90; il modello è di particolare interesseperché supera le degenerazioni del consueto lavoro digruppo, intende, quindi, evitare che coloro che si dimo-strano più bravi monopolizzino il lavoro mentre coloroche hanno più difficoltà rimangano ai margini. Esso hafatto propria la oramai nota teoria delle intelligenze mul-tiple di Gardner declinandola su un’angolatura di tipomulticulturale: in questo modo ogni singolo studente, aseconda della cultura di provenienza, manifesterà la ti-pologia di intelligenza che ha potuto coltivare nel suo am-biente (compresi i pregi e i limiti).

90 E. Cohen, Organizzare i gruppi cooperativi, Trento, Erickson, 2001.

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Student Team Learning: questo modello di tipo coo-perativo affonda le sue radici nelle ricerche svolte da R.Slavin91: l’aspetto sul quale egli intende fare leva riguardala motivazione intrinseca degli studenti ritenuta essen-ziale per impegnarsi nello studio. Il docente dovrà quindipredisporre il lavoro didattico cercando di incentivare almeglio le energie del singolo e del gruppo intero. In modoparticolare, riporta Comoglio, “i ragazzi a rischio nonpossono essere facilmente indotti a impegnasi nello stu-dio e ad apprendere senza la prospettiva del consegui-mento di qualche ricompensa. Ciò che è vero a livelloindividuale può valere per il gruppo se viene offerta unaricompensa che unifichi e stimoli l’impegno dei suoimembri”92.

Learning Together: in questo capitolo, in alcuni para-grafi successivi, la mia attenzione si proietterà su alcuniaspetti del Learning Together di D. W. Johnson e R. T.Johnson.

Queste ed altre ancora sono le differenti soluzioni ap-plicative e procedurali del cooperative learning che ènecessario conoscere dal momento in cui esse si dimo-strano, a seconda della loro specificità, pertinenti per al-cune discipline e non per altre.

91 R. Slavin, Cooperative learning, Longman, New York 1983.92 M. Comoglio, Presentazione, in D.W. Johnson, R.T. Johnson, E.J. Holu-bec, Apprendimento cooperativo in classe. Migliorare il clima emotivo e ilrendimento, Trento, Erickson, 2015, p. 9.

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1.1. Migliorare le relazioni e favorire l’apprendimento

Il cooperative learning è una strategia di apprendi-mento che valorizza il lavoro nei gruppi la cui finalità èsostanzialmente duplice: migliorare le relazioni e favo-rire l’apprendimento.

Si parte dall’assunto che il gruppo sia un agglomeratodi risorse e da ciò consegue che tali risorse debbano es-sere attivate e sviluppate appieno. Ciò vuol dire chel’aspetto trasmissivo delle conoscenze in tale contesto èmarginale, mentre trova ampio spazio la partecipazionediretta di ogni attore in esso presente.

Come l’esperienza insegna tale strategia didattica ètutt’altro che semplice da mettere in atto in modo parti-colare nelle nostre classi non abituate a lavorare ingruppo.

Ho inteso affrontare un’argomentazione sul coopera-tive learning dal momento in cui in letteratura si è potutodimostrare che esso è una strategia di lavoro didattico al-tamente inclusiva in quanto “le strutture di gruppo coo-perativo possono favorire il coinvolgimento attivo di ognistudente e l’espressione di tutte le individualità; allostesso tempo, la presenza dei compagni può realmentecompensare dei deficit specifici anche in assenza di par-ticolari strumenti e/o tecnologie”93.

93 A. La Prova, L’apprendimento cooperativo come strategia compensativaper i BES, in D. Janes, S. Cramerotti (a cura di), Alunni con BES, Trento,

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Certo, sono convinta che il lavoro del docente debbacomunque essere sempre un lavoro inclusivo, ossia cheegli debba utilizzare – a prescindere dai bisogni speciali,dai disturbi specifici ecc. – strategie didattiche inclusivecapaci cioè di rispettare le specificità di ogni singolo in-dividuo. Sappiamo che la legislazione più recente mettein rilievo che proprio la didattica quotidiana debba esseresostanzialmente attenta ai bisogni di ognuno (evitando disovrapporre ad essa, per gli allievi con disabilità il PEI eper quelli con DSA e BES il PDP) e ciò vuol dire che lastruttura organizzativa non deve prevedere modificheparticolari, ristrutturazioni specifiche nel caso in cui sipresentino allievi con difficoltà.

2. Una strategia adatta ad ogni allievo

All’interno di un contesto cooperativo ogni compo-nente del gruppo, in ragione della sua peculiarità e spe-cialità, è nelle condizioni di favorire l’apprendimento ditutti e di poter essere una vera e propria risorsa per glialtri. Ciascuno ha la possibilità di apprendere (grazie al

Erickson, 2013, p. 282. Della stessa Autrice, inoltre, segnaliamo: Apprendi-mento cooperativo e differenze individuali. Attività ed esperienze per lascuola primaria e secondaria di primo grado, Trento, Erickson, 2008; Ap-prendimento cooperativo in pratica. Proposte operative per attività digruppo in classe, Trento, Erickson, 2015.

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fatto che si fa leva, principalmente, sul suo stile di ap-prendimento), e supportare gli altri nel caso in cui se neavverta la necessità. La cooperazione consente che chiun-que, sia gli allievi con Bes che con disabilità, abbiano lapossibilità di apprendere e, allo stesso tempo, sia di ausi-lio per gli altri. Questo significa che la logica propriadell’apprendimento cooperativo va oltre, ad esempio, ilpeer tutoring il quale si regge su un’asimmetria culturaledegli allievi. “Ipotizziamo che in un gruppetto di tre stu-denti questi abbiano il compito di comprendere un branodi storia e che all’interno di esso ci sia un allievo con di-slessia. Se vengono distribuiti i ruoli in un determinatomodo – uno legge, uno sintetizza, uno scrive ciò che l’al-tro ha sintetizzato – si comprende bene come l’allievo di-slessico, a cui si può dare il compito di sintetizzareoralmente, può compensare la sua difficoltà di leggere eallo stesso tempo mettere a disposizione del gruppo lasua capacità di comprendere se ascolta. In questo modo,non servono neanche tante tecnologie speciali ma in unamaniera semplice e naturale, utilizzando le ‘risorseumane’ presenti nella classe, ciascuno viene valorizzatoper ciò che sa fare, e allo stesso tempo ciascuno trovacompensazione nel compagno per ciò che non sa fare”94.È questo un modo per far sì che ogni allievo metta a di-sposizione degli altri le proprie risorse: si ricordi che unlavoro didattico cooperativo prevede che ogni allievoabbia qualcosa da dare e qualcosa da ricevere e anche

94 Ibidem, pp. 272-273.

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per tale motivo questa tipologia di ambiente didatticoviene considerata paritaria e quindi inclusiva. Come hascritto Sgambelluri tale modalità di apprendimento pro-gettata “in presenza di alunni con bisogni educativi spe-ciali, (siano essi soggetti con disabilità o con un disturbospecifico di apprendimento o abbiano uno svantaggiosocio-cultuale), rappresenta un valido strumento compen-sativo e dispensativo. Esso permette inoltre, di valoriz-zare le singole diversità senza stravolgere la didattica esenza dover pensare ad un percorso individualizzato perciascun allievo, ma attraverso una sola attività didattica,l’apprendimento cooperativo coinvolge tutti contempo-raneamente”95.

3. Un lavoro di gruppo “speciale”

Il lavoro cooperativo prevede, in genere, gruppi nonparticolarmente numerosi ed eterogenei; la classe quindida insieme di singoli allievi si trasforma in una rete digruppi che lavorano per massimizzare i loro apprendimentie quelli dei compagni. Un’interpretazione errata, anchese molto comune, ritiene che per favorire l’apprendimentocooperativo sia sufficiente lavorare in gruppo. In realtà è

95 R. Sgambelluri, L’apprendimento cooperativo come strategia didattico-inclusiva, in “Mizar”, n. 2-3, 2016, p. 28.

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difficile che questo accada anche perché il lavoro digruppo spesso viene lasciato al caso o quantomeno non sidedica ad esso il tempo e la cura necessaria; voglio direche spesso si verifica che in una classe una volta costituitii gruppi di lavoro, formati da 4 o 5 allievi e comunicata laconsegna, i diversi gruppi lavorino sostanzialmente cia-scuno per conto proprio. Ebbene al fine di evitare chequesto accada è necessario essere consapevoli di cosa siintende per gruppo di apprendimento. Certo non vogliosostenere che in classe si debba per forza utilizzare l’ap-prendimento cooperativo, ma laddove si intenda lavorareper includere è evidente che il gruppo dovrà avere deter-minate caratteristiche. Sulla scorta dei Johnson evidenzieròdue modalità errate di fare gruppo: 1) Pseudogruppo diapprendimento; 2) Gruppo tradizionale di apprendimento.

• Pseudogruppo di apprendimento

È del tutto assente la motivazione a lavorare insieme:pur essendo in gruppo, ognuno è in competizione conl’altro, il singolo lavora non per consentire al gruppo in-tero di andar bene, ma solo ai fini di poter emergere suglialtri. Come riportano i Johnson ne risulta che “il poten-ziale complessivo del gruppo è inferiore a quello dei sin-goli: gli studenti imparerebbero di più se lavorassero dasoli”96.

96 D.W. Johnson, R.T. Johnson, E.J. Holubec, Apprendimento cooperativoin classe. Migliorare il clima emotivo e il rendimento, cit., p. 22.

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• Gruppo tradizionale di apprendimento

In questo caso, invece, è presente la motivazione a la-vorare insieme; pur tuttavia il lavoro comune è minimo,la maggior parte delle attività è svolta singolarmente econ una sostanziale autonomia. Molto scarsa è l’intera-zione (sociale, cognitiva ecc.). Si verifica, inoltre, chealcuni approfittino del lavoro di altri magari anche me-diante atteggiamenti di prepotenza. “Il risultato è che ilpotenziale complessivo del gruppo è superiore a quellodi alcuni membri, ma gli studenti più coscienziosi e dili-genti otterrebbero risultati migliori lavorando da soli”97.

Solo se si rispettano alcune condizioni ben precise,dunque, si potrà parlare di apprendimento cooperativo. IlLearning Together di Johnson e Johnson è sorretto, prin-cipalmente, da cinque pilastri che ora prenderemo singo-larmente in analisi:

1. l’interdipendenza positiva;

2. la responsabilità individuale e di gruppo;

3. l’interazione diretta costruttiva;

4. l’apprendimento delle abilità sociali, necessarie airapporti interpersonali;

5. la valutazione individuale e di gruppo.

97 Ibidem.

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3.1. Interdipendenza positiva

Essa consiste nella necessità di essere in relazione perconseguire con successo gli obiettivi al punto che, sia ilsingolo (al quale deve essere attribuito un compitochiaro) che il gruppo, abbisognano l’uno dell’altro penail fatto di non riuscire a conseguire gli obiettivi stabiliti:il successo individuale, pertanto, potrà essere raggiuntosolo mediante il successo collettivo e viceversa. Comepuntualizza Ellerani, se “si attua l’interdipendenza posi-tiva gli studenti lavorano insieme per raggiungere un altolivello di apprendimento per tutti, condividendo le ri-sorse, fornendo mutuo supporto, celebrando i successicomuni. Sebbene possa assumere diverse modalità, l’in-terdipendenza è una necessità per usare con successol’apprendimento cooperativo”98.

Volendo fare un esempio, se al termine di un lavorocooperativo il docente decide di interrogare un compo-nente del gruppo e di attribuire il voto non al singolo, maal gruppo stesso è verosimile che tutti i componenti delgruppo si aiuteranno vicendevolmente per studiare al me-glio al fine di poter conseguire, come gruppo, un risultatopositivo.

98 P.G. Ellerani, Metodi e tecniche attive per l’insegnamento. Creare contestiper imparare ad apprendere, Roma, Anicia, 2012, p. 68.

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3.2. Responsabilità individuale e di gruppo

Strettamente correlata all’indipendenza positiva essafavorisce comportamenti di responsabilità sia del singoloche del gruppo; la conoscenza degli obiettivi da raggiun-gere da parte del gruppo intero – che il docente ha indicatoassegnando i ruoli che i componenti del gruppo dovrannoassumere – permette al gruppo stesso di comprendere ache punto il lavoro si trova, sia nel suo complesso che neisingoli componenti. Come puntualizzano gli stessi Johnsonla responsabilità individuale si verifica “attraverso la va-lutazione delle prestazioni di ogni singolo studente e lasuccessiva discussione dei risultati raggiunti dal gruppo edal singolo, così che si possa identificare chi richieda piùassistenza, sostegno e incoraggiamento nello svolgimentodei compiti assegnati”99. Si potrebbe dire che mediante lafunzione formativa della valutazione emerge il grado diresponsabilità che ogni componente del gruppo si è as-sunto per portare a termine il proprio compito.

3.3. Interazione diretta costruttiva

Essa consiste nel supportare il proprio compagno (ipropri compagni) mediante atteggiamenti di incoraggia-mento, sostegno reciproco ecc. sia verbali che non verbali.

99 D.W. Johnson, R.T. Johnson, E.J. Holubec, Apprendimento cooperativoin classe, cit., p. 25.

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Non è infrequente che il lavorare insieme generi situazionidi conflittualità, di vario tipo; pertanto si tratta di impararea lavorare insieme e questo richiede un’attenzione parti-colare al proprio compito, ma anche a quello dei compa-gni; sapere che qualcuno ti può aiutare – anche medianteil linguaggio non verbale – contribuisce ad aumentare ilvalore della reciprocità (che oggi sembra così flebile) edè questo un modo per creare un gruppo efficace.

È evidente che il docente dovrà, al riguardo, teneremonitorate le interazioni tra gli allievi e intervenire lad-dove se ne avverta il bisogno.

3.4. Apprendimento delle attività sociali

“Non basta che gli allievi siano seduti in cerchio e chel’insegnante abbia dato loro un compito complesso dasvolgere perché il lavoro di gruppo riesca: a questo scopoè necessario che ognuno nel gruppo sappia relazionarsicon gli altri in modo efficace, cioè che possieda abilitàsociali”100.

Un aspetto di notevole importanza riguarda lo svi-luppo di competenze interpersonali basilari per il buonfunzionamento del gruppo. Mi riferisco alla leadership,alla comunicazione tra i membri del gruppo, alla gestionedei conflitti etc. Trascurare questi aspetti, come in genere

100 A. La Prova, L’apprendimento cooperativo come strategia compensativaper i BES, cit., p. 278.

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avviene nell’insegnamento tradizionale, vuol dire minarela buona riuscita della cooperazione. Deve essere chiaroche tali competenze debbono essere apprese e richiedonoesercizio e consolidamento. Al fine di mettere in rilievola loro importanza i Johnson scrivono che queste “abilitàsociali devono essere insegnate con la stessa consapevo-lezza e cura con cui si insegnano le abilità scolastiche”101.Desidero mettere in rilievo che questa tipologia di com-petenze, oltre ad una sua importanza intrinseca, sonoespressamente richieste dalle Indicazioni nazionali piùrecenti e dalle stesse Competenze chiave europee.

3.5. Valutazione individuale e di gruppo

Non poteva mancare la revisione di ciò che si sta fa-cendo e di ciò che si è fatto. Si chiede innanzitutto ai com-ponenti del gruppo di riflettere durante il lavoro anchemediante feedback, e questo ottimizza, tra l’altro, il sensodi autoeffiacia e, parallelamente di autostima. Allo stessomodo al termine del lavoro non ci si limita a prendere attodi ciò che è stato realizzato, ma si dà ampio spazio alla ri-flessione sui processi attivati, alla tipologia di relazionivissute cercando di capire cosa, nel suo complesso, è statodi ostacolo al raggiungimento ottimale dell’obiettivo.

101 D.W. Johnson, R.T. Johnson, E.J. Holubec, Apprendimento cooperativoin classe, cit., p. 28.

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4. Alcuni risvolti didattici del cooperative learning

In questo scritto daremo conto di un’esperienza plu-riennale102 italiana relativa ad una rivisitazione del Lear-ning Together dei Johnson. Verranno descritte tre modalitàoperative dell’apprendimento cooperativo più una ritenuta“di confine” poiché “si pone a metà tra le ultime duemodalità”103.

Ci occuperemo quindi delle seguenti attività:

• attività di creazione del clima della classe;

• attività cooperative semplici;

• attività cooperative complesse;

• attività di confine.

4.1. Attività di creazione del clima della classe

Sono da intendersi come momenti utili per “riscaldarei motori” ossia per preparare il percorso apprenditivo;nello specifico si darà spazio a giochi relazionali descrittinella letteratura sulle dinamiche di gruppo.

102 Cfr. A. La Prova, L’apprendimento cooperativo come strategia compen-sativa per i BES, cit.103 Ibidem, p. 280.

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4.2. Attività cooperative semplici

Si strutturano gruppi con al massimo tre alunni il cuitempo a disposizione sarà breve (non oltre le 2 ore di le-zione); si richiede un’attività non particolarmente elaboratae le abilità sociali possono anche non essere molto svilup-pate. L’obiettivo è soprattutto il potenziamento dell’atten-zione. Queste attività cooperative semplici si suddividonoa loro volta in due tipologie di attività che ora vedremo:

• Lavorare in gruppo per affrontare meglio la spie-gazione del docente

Questa attività consente agli allievi di essere maggior-mente coinvolti nella lezione, evitare che eventuali in-comprensioni si stratifichino, porsi domande su ciò cheil docente dice, etc…

Si tratta di migliorare l’attenzione e la ritenzione deicontenuti trasmessi dalla lezione frontale: come fare? Ènoto che, durante una lezione tradizionale, l’attenzionedegli allievi cali sempre di più e questo si ripercuote intermini di efficacia didattica; pertanto una modalità di la-voro ritenuta molto utile potrebbe essere la seguente:

• formare piccoli gruppi di allievi;

• l’insegnante ad una scadenza stabilita (5 minuti op-pure 10) interrompe la trasmissione delle cono-scenze e permette ai gruppi di porre domandespecifiche oppure di rivedere gli appunti insieme.

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• Lavorare in gruppo per affrontare meglio lo studio

Si tratta di migliorare la ritenzione dei contenuti ap-presi mediante un confronto aperto con l’altro allievo:come fare? Utile potrebbe essere fare domande su ciò chesi sta studiando, oppure sintetizzare una parte del lavoroda studiare e spiegarlo al compagno, al fine di permettereuna maggior riflessione ed una maggior elaborazione diciò che deve essere studiato. In altre parole il lavoro in-sieme aiuta a rielaborare (non è infrequente che molti ra-gazzi leggano i materiali di lavoro loro assegnati evitandotuttavia di riflettere su ciò che hanno letto) e aiuta a con-frontarsi (parlare dell’argomento letto facilita la riten-zione e permette un’appropriazione dei contenuti piùfeconda) etc…

4.3. Attività cooperative complesse

Si strutturano in gruppi composti da 3-5 studenti; iltempo a disposizione è sufficientemente lungo in quantopuò risultare anche di alcuni mesi. Il compito richiedecertamente l’apporto di più persone a differenza delle at-tività cooperative semplici che possano essere svolteanche dal singolo. Al riguardo è necessaria una suddivi-sione di ruoli ben precisa ed è altresì richiesto ai compo-nenti del gruppo un livello buono di abilità sociali.

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4.4. Attività di confine

Queste attività vengono decise direttamente dal do-cente essendo esse “a metà strada” tra le attività semplicie quelle più complesse.

Nelle tabelle rappresentate al termine del capitolo104,verranno riportati esempi relativi alle attività semplici ecomplesse descritte in questo paragrafo; in esse – questoè l’aspetto particolarmente interessante – verrà sottoli-neato il perché tali attività dimostrano di essere inclusive.

5. Il ruolo del docente

Rispetto all’insegnamento tradizionale assistiamo adun ruolo del docente meno direttivo e più alla pari congli allievi (si parla infatti di moderatore o di facilitatore):potremmo dire che il docente scende dalla cattedra perlavorare insieme ai ragazzi organizzando attività, tempi,materiali e ruoli. A proposito dei ruoli voglio sottolineareche il docente avendo una conoscenza diretta degli allievidovrà, al fine di valorizzare le specificità di ognuno, pre-disporre gruppi ad hoc in modo da poter valorizzare

104 Le tabelle sono state tratte da: D. Ianes, S. Cramerotti (a cura di), op. cit.,p. 283-284.

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ognuno rispetto al proprio “talento” e consentendo adaltri, a seconda delle loro specificità di agire come se fos-sero strumenti compensativi per gli alunni che ne hannola necessità.

In sintesi sono quattro le direzioni di marcia che, inun contesto del genere, il docente dovrà prendere:

1. prestare attenzione all’interazione tra gli allievi af-finché si sostengano vicendevolmente e senza pre-varicazione;

2. monitorare costantemente il modo di lavorare deisingoli e dei gruppi nel loro insieme;

3. intervenire laddove se ne avverta il bisogno, masenza eccedere;

4. trarre le conclusioni del lavoro svolto prestando at-tenzione alla metacognizione.

Gli spazi. Sappiamo che quando si tratta di cambiareil setting scolastico i docenti iniziano a preoccuparsi espesso hanno le loro ragioni. Tuttavia voglio dire che èpossibile mettere in atto un’attività cooperativa senzasconvolgere troppo l’aula (è ovvio che uno spazio perti-nente e ben attrezzato consente un lavoro sempre più pro-ficuo). È sufficiente aggregare più allievi spostandosemplicemente i banchi. Nulla di più.

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Tabella 5. Attività per la creazione del clima di gruppo

Tabella 6. Attività cooperative semplici

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Tabella 7. Attività cooperative complesse

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logico-didattica e insegnamento efficaceC. COSTA, Indurare l’animusL. SALVARANI, Nascita di una nazione

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C. DI BARI, Media Education 0-6G. LOMBARDO RADICE, Storia della pedagogia cristianaE. DUCCI, De disciplina scholariumG. SPADAFORA, Processi didattici per una nuova scuola democraticaL. BELLATALLA, G. GENOVESI, Il De docta ignorantia di Niccolò Cu-

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D. MILITO, A. TATARANNI, Didattica innovativa nell’era digitaleI. GAGLIARDINI, S. MARINELLI, Il disturbo bipolareD. VASILYEVA, L’insegnamento e l’apprendimento della lingua russaA. GIULIANI, La leadership diffusa degli studentiR. PULEO, Valutare senza INVALSI si puòC. TINO, V. GRION, Valutare le competenze trasversali in Alternanza

Scuola-LavoroL. COTTINI, Vincere le sfide con la Sindrome di DownC. DI BARI, La Neo-Bildung negli USAPH. PERRENOUD, Per una scuola giusta ed efficaceA. PETOLICCHIO, Progettare per competenzeF. CACCIOPPOLA, E se le parole non bastano?G. TREVISAN, S. TOALDO, E. ZAMIN, La scuola per tutte le lingueT. FRATINI, Emozioni Scuola ApprendimentoM. GIOSI, L’esperienza educativa e i suoi linguaggiC. COSTA (a cura di), Relazione Comunicazione LibertàF. SALIS, F. DE FELICE, Dinamiche inclusive nella società post-com-

plessa

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Finito di stamparenel mese di aprile 2020

per i tipi dell’Editoriale Anicia S.r.l.