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1. Caratteri generali fisico-antropici 95 1. Caratteri generali fisico-antropici 1) L’ambiente fisico Dal punto di vista geografico, l’Europa costituisce l’estremità occidentale dell’Eurasia; tuttavia, per ragioni storiche e culturali, è considerato un continente a sé, separato da quello asiatico dai rilievi degli Urali e la depressione del Kuma-Manych, nel Sud-Est della Russia. Il suo territorio è estremamente frastagliato, comprendendo pianure, altipiani, catene montuose, penisole e isole: si estende per 10.519.512 kmq e ha uno sviluppo costiero di circa 38.000 km. Senza tener conto dei territori insulari, i punti estremi della massa continentale sono: a Nord, Capo Nord, nella penisola scandinava; a Sud, Punta de Tarifa, nella Spagna meridionale; a Ovest, Cabo da Roca, in Portogallo; a Est, le pendici settentrionali degli Urali. L’Europa è delimitata a Ovest dall’oceano Atlantico, a Sud dal Mar Mediterraneo e dal Mar Nero, a Sud-Est dal Mar Caspio mentre a Nord si affaccia sul Mare del Nord e sul Mar Baltico (entrambi articolazioni dell’oceano Altlantico) e sul Mar Glaciale Artico, che si divide in Mar Bianco e Mare di Barents. Il Mar Nero è un mare interno, situato tra l’Europa sud-orientale e l’Asia minore e comunicante con il Mediterraneo. Del tutto particolare, infine, il Mar Caspio, che è in realtà un lago, il più vasto del mondo (371.000 kmq), benché d’acqua salata. Rilievi e pianure. Il territorio europeo può essere suddiviso in quattro zone morfologiche principali, frutto di un ar- ticolato processo geologico e di successivi cicli orogenetici. Quattro fasce principali, diverse per età e per costituzione, che si succedono da Nord a Sud: — i rilievi dell’Europa settentrionale, che comprendono le Alpi scandinave e i monti della Gran Bretagna e dell’Irlan- da. La penisola finnico-scandinava, formatasi nel Precambriano, Orogenesi: processo di corrugamento della crosta terrestre che conduce alla formazione di una catena montuosa. È il prodotto dello scontro di due placche continentali, che provoca il sollevamento di enormi quantità di rocce, rimodel- landole.

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1. Caratteri generali fisico-antropici

1) L’ambiente fisico

Dal punto di vista geografico, l’Europa costituisce l’estremità occidentale dell’Eurasia; tuttavia, per ragioni storiche e culturali, è considerato un continente a sé, separato da quello asiatico dai rilievi degli Urali e la depressione del Kuma-Manych, nel Sud-Est della Russia. Il suo territorio è estremamente frastagliato, comprendendo pianure, altipiani, catene montuose, penisole e isole: si estende per 10.519.512 kmq e ha uno sviluppo costiero di circa 38.000 km. Senza tener conto dei territori insulari, i punti estremi della massa continentale sono: a Nord, Capo Nord, nella penisola scandinava; a Sud, Punta de Tarifa, nella Spagna meridionale; a Ovest, Cabo da Roca, in Portogallo; a Est, le pendici settentrionali degli Urali. L’Europa è delimitata a Ovest dall’oceano Atlantico, a Sud dal Mar Mediterraneo e dal Mar Nero, a Sud-Est dal Mar Caspio mentre a Nord si affaccia sul Mare del Nord e sul Mar Baltico (entrambi articolazioni dell’oceano Altlantico) e sul Mar Glaciale Artico, che si divide in Mar Bianco e Mare di Barents. Il Mar Nero è un mare interno, situato tra l’Europa sud-orientale e l’Asia minore e comunicante con il Mediterraneo. Del tutto particolare, infine, il Mar Caspio, che è in realtà un lago, il più vasto del mondo (371.000 kmq), benché d’acqua salata.

Rilievi e pianure. Il territorio europeo può essere suddiviso in quattro zone morfologiche principali, frutto di un ar-ticolato processo geologico e di successivi cicli orogenetici. Quattro fasce principali, diverse per età e per costituzione, che si succedono da Nord a Sud:

— i rilievi dell’Europa settentrionale, che comprendono le Alpi scandinave e i monti della Gran Bretagna e dell’Irlan-da. La penisola finnico-scandinava, formatasi nel Precambriano,

orogenesi: processo di corrugamento della crosta terrestre che conduce alla formazione di una catena montuosa. È il prodotto dello scontro di due placche continentali, che provoca il sollevamento di enormi quantità di rocce, rimodel-landole.

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è uno dei nuclei più antichi dell’intero continente; successivamente, l’orogenesi caledoniana (da Caledonia, nome con cui i latini chiamavano la Scozia), tra 500 e 390 milioni di anni fa, originò i rilievi delle isole britanniche, che oggi, a causa dell’erosio-ne, risultano arrotondati e poco elevati; lo stesso processo ha generato anche i rilievi

della Norvegia occidentale, caratterizzati da profonde insenature (fiordi) di origine glaciale;

— le grandi pianure dell’Europa settentrionale e orientale, che si estendono dal bassopiano francese al bassopiano sarmatico, in Russia, interessando l’Inghilterra meridionale, i Paesi Bassi, la Germania, la Polonia e l’Ucraina;

— i rilievi dell’Europa centrale, intervallati da altipiani, anch’essi risalenti al Paleozoico: sono pertanto di modesta altitudine e hanno forme smussate. Di questo raggruppamento fanno parte sistemi come la Meseta Centrale spagnola, il Massiccio centrale, il Giura e le Ardenne in Francia, la Selva Nera e la Selva Turingia in Germania, la Selva Boema, i Sudeti e i Monti Metalliferi della Repubblica Ceca;

— la fascia geologica meridionale è anche la più recente: è stata originata tra 65 e 40 milioni di anni fa dal movimento verso Nord della placca africana e dal conseguente scontro con quella europea. In questo modo, ebbero origine le catene montuose che si svilup-pano da Ovest a Est con poche interruzioni: i Pirenei, le Alpi, gli Appennini, i Balcani, i Carpazi. La giovane età di quest’area spiega l’altezza e la forma dirupata dei rilievi (i più elevati del continente) e la frequenza di fenomeni sismici e vulcanici.

Le coste. La morfologia delle coste è assai varia. Le coste atlanti-che, che vanno dalla penisola iberica ai Paesi baltici, e comprendono la parte occidentale della Scandinavia e le isole britanniche, sono di tre specie: basse e sabbiose quelle della Francia settentrionale, dei Paesi Bassi, della Danimarca e della Germania, con dune e lagune costiere; quelle norvegesi e britanniche, al contrario, sono alte e rocciose, incise da profonde insenature.

Precambiano/archeozoico: periodo geologico che va dalla formazione della cro-sta terrestre alla diffusione e allo sviluppo delle forme di vita marine (da 4,5 miliardi a 570 milioni di anni fa).

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Irregolari, infine, le coste atlantiche occidentali: sul litorale iberico si succedono tratti bassi e sabbiosi e tratti rocciosi e frastagliati, incisi dalle rías (insenature simili ai fiordi norvegesi), mentre le coste della Bretagna e della Normandia francesi sono caratterizzate dalle falesie, pareti alte e a strapiombo sul mare.

Più irregolari le coste mediterranee, in genere alte e rocciose, interrotte da golfi, insenature profonde e promontori: è il caso delle isole greche, del litorale tirrenico, della costa balcanica e di quella della Spagna meridionale; non mancano, tuttavia, ampi tratti bassi e sabbiosi, talora caratterizzati da zone paludose, come il litorale adria-tico dell’Italia, o le foci di alcuni grandi fiumi, il Rodano in Francia e il Danubio nel mar Nero.

Penisole e isole. Il 27% del territorio europeo è costituito da pe-nisole, numerose soprattutto nel Mediterraneo: qui si incontrano la penisola iberica, l’italiana, la balcanica e il Peloponneso, la penisola di Crimea nel Mar Nero; nella parte centro-occidentale del continente le penisole sono solo due, della Bretagna e del Cotentin, entrambe in Francia; quella settentrionale annovera invece la Scandinavia (politica-mente divisa tra Finlandia, Svezia e Norvegia), lo Jutland (Danimarca e Germania), le penisole di Kola (tra il Mar Bianco e il Mare di Barents) e di Kanin (nel Mare di Barents).

Quasi un decimo del territorio, infine, è costituito da isole e arcipelaghi: nel Mediterraneo le isole principali sono la Corsica, la Sardegna, la Sicilia, Creta, Malta, le isole Ionie e della Dalmazia, oltre a numerosi arcipelaghi, tra cui le Baleari e le Cicladi. A Nord-Ovest l’Islanda e le due isole britanniche (Gran Bretagna e Irlanda), circon-date dagli arcipelaghi delle Orcadi, delle Ebridi, delle Shetland, delle Fær Øer danesi; verso Nord-Est, infine, le isole danesi, le Spitzbergen (o Svalbard), le Öland, le Götland, gli arcipelaghi delle Äland, delle Lofoten, di Francesco Giuseppe e della Nuova Zemlja.

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PrinciPali iSolE EuroPEE

isola Stato d’appartenenza Superficie (kmq)

Gran Bretagna Regno Unito 229.885

Islanda Islanda 102.820

Irlanda Repubblica d’Irlanda, Regno Unito 84.420

N. Zemlja Sett. Russia 48.904

Spitzbergen Norvegia 39.435

N. Zemlja Merid. Russia 33.275

Sicilia Italia 25.703

Sardegna Italia 24.090

Corsica Francia 8.681

Creta Grecia 8.259

Le acque interne. La rete idrografica europea è, in generale, ricca. Le limitate dimensioni e la complessa morfologia del continente, tuttavia, unite alla scarsa inten-sità delle precipitazioni, hanno ostacolato la formazione di corsi d’acqua paragonabili,

per lunghezza e per portata, a quelli di altri continenti: il fiume mag-giore è il Volga (3.531 km), che scorre in Russia e si getta nel Caspio. Lo stesso vale per i laghi (se si esclude il Mar Caspio): il più vasto è il Ladoga (18.400 kmq), in Russia. Anche sotto il profilo idrografico si possono distinguere in Europa tre grandi aree:

— l’area settentrionale è ricca di corsi d’acqua, quasi sempre naviga-bili, che però gelano nei mesi invernali. Fa eccezione la Norvegia, i cui fiumi hanno un corso breve e impetuoso, poiché le Alpi scan-dinave da cui nascono non sono lontane dalla costa. Tra i fiumi si ricordano il Pecora (1.809 km) e il Dvina Settentrionale (1.302 km), in Russia, e il Tamigi (340 km) in Gran Bretagna;

— l’area delle pianure centrali: qui i fiumi hanno portata regolare e sono facilmente navigabili; sono in genere abbastanza lunghi, poi-

Portata: è il volume di ac-qua che passa attraverso la sezione verticale del fiume in un secondo. È misurato in metri cubi.

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ché percorrono aree pianeggianti e possono contare sulla costante alimentazione delle precipitazioni e dei ghiacciai alpini. Fanno parte di questo gruppo i fiumi del bassopiano sarmatico, tra cui il Volga, il Don (1.870 km) e la Dvina Occidentale (1.020 km); quelli che si gettano nel Mar Nero, come il Dnepr (2.201 km) e il Dnestr (1.352 km), che scorrono in Ucraina, e il Danubio (2.860 km), che nasce dalla Selva Nera e attraversa diversi Paesi europei; i fiumi dei bassipiani polacco, germanico e francese, che si getta-no nel Baltico (Vistola e Oder), nel Mare del Nord (Elba, Reno, Mosa) o nell’Atlantico (Loira, Garonna). Alcuni di essi sono stati artificialmente uniti tra loro attraverso canali navigabili;

— la regione mediterranea, dove i fiumi sono generalmente più brevi, dalla portata più scarsa e talora irregolare. Fanno eccezione grandi fiumi iberici come il Duero (895 km) e l’Ebro (910 km), il francese Rodano (810 km), che si getta nel Mediterraneo, e il Po (625 km).

PrinciPali fiumi EuroPEifiume Paesi attraversati lunghezza (km)

Volga Russia, Kazakistan 3.531Danubio Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria

Croazia, Serbia, Bulgaria, Romania, Ucraina2.860

Ural Russia, Kazakistan 2.428Dnepr Russia, Bielorussia, Ucraina 2.201Kama Russia 2.030Don Russia 1.870Pecora Russia 1.809Tibisco Ucraina, Romania, Ungheria, Serbia 1.358Dnestr Ucraina, Moldova 1.352Reno Svizzera, Austria, Germania, Francia, Paesi

Bassi1.326

Dvina Settentrionale Russia 1.302Elba Repubblica Ceca, Germania 1.165Donec Russia, Ucraina 1.053Vistola Polonia 1.047

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I laghi più estesi sono in genere di origine glaciale e si concentrano in alcune aree: la Russia baltica (il Ladoga e l’Onega) e la penisola scandinava (laghi di Vänern e Vättern in Svezia; i circa 30.000 ba-cini lacustri della Finlandia); le regioni alpina e prealpina (laghi di Costanza e di Ginevra in Svizzera, di Garda in Italia, di Neusiedl in Austria). Di origine tettonica il Lago di Balaton, in Ungheria, il più esteso dell’Europa centrale.

PrinciPali laghi EuroPEi

lago Paese Superficie (kmq)

Ladoga Russia 18.400

Onega Russia 9.610

Vänern Svezia 5.585

Iso-Saimaa Finlandia 4.400

Lago dei Ciudi Estonia, Russia 3.550

Ilmen Russia 2.200

Vättern Svezia 1.912

Vyg Russia 1.250

Clima e paesaggio. Situata per gran parte della sua estensione nella fascia temperata, lontano dall’equatore e dal polo, l’Europa, soprattutto nelle regioni oc-cidentali e centrali, è al riparo tanto dai climi polari quanto da quelli torridi delle zone tropicali. Il clima del continente risente poi notevolmente dell’influsso dei mari che

la circondano da ogni lato, e della calda corrente del Golfo. D’altra parte, anche i venti freddi provenienti dalla Siberia condizionano il clima, soprattutto a Nord delle Alpi. I venti più caldi provenienti da Ovest portano abbondanti precipitazioni sulle aree occidentali, mentre procedendo verso Est, le piogge diventano meno intense e maggiori le escursioni termiche da una stagione all’altra.

corrente del golfo: cor-rente calda dell’oceano Atlantico settentrionale, che dal Golfo del Messico giunge alle coste dell’Ame-rica settentrionale e da qui all’Europa occidentale, influenzandone il clima.

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Le condizioni climatiche influiscono in maniera determinante sugli ambienti naturali del continente. Si possono, per comodità, distinguere cinque principali zone climatiche:

— zona a clima atlantico: comprende tutta la fascia costiera che si affaccia direttamente sull’Oceano, dal Portogallo alle isole britan-niche alla Norvegia. Grazie all’influsso dei venti atlantici e della corrente del Golfo, gli inverni sono non troppo rigidi, le estati fresche e le escursioni termiche contenute. Le precipitazioni sono abbondanti durante tutto l’anno. Tipiche di queste zone sono le foreste di latifoglie (querce, castagni, olmi, betulle, faggi, aceri) e le brughiere, formate da cespugli e arbusti;

— zona a clima mediterraneo: abbraccia i Paesi che si affacciano diret-tamente sul bacino mediterraneo, Spagna, Italia, Francia meridionale, Grecia. Gli inverni sono miti, le estati fresche e asciutte, grazie all’ef-fetto mitigatore del mare e alle correnti calde provenienti dall’Africa; i rilievi ostacolano invece l’afflusso dei freddi venti nordici. Le piogge sono concentrate durante l’inverno, per cui il rischio di lunghi periodi di siccità è elevato. La vegetazione tipica è la macchia mediterranea, costituita da arbusti e sempreverdi (mirto, lentisco, rosmarino, ginepro etc.) e da coltivazioni mediterranee (agrumeti, viti, ulivi);

— zona a clima continentale: interessa le regioni interne dell’Europa centrale e orientale, dai Paesi Bassi all’Austria, dalla Germania alla penisola balcanica, dove si riduce o si annulla l’effetto mitigatore dell’Atlantico e del Mediterraneo. Le escursioni termiche tra le diverse stagioni sono notevoli: gli inverni sono in genere rigidi, le estati calde e spesso afose, le precipitazioni si concentrano nei mesi autunnali e invernali. Condizioni che diventano ancora più estreme in Finlandia, in Svezia, nella Polonia orientale e in Russia, dove gli inverni sono estremamente rigidi (maggiore è l’influenza dei venti artici e siberiani) e le precipitazioni scarse. La vegetazione prevalente è la prateria, con erbe alte e rari cespugli;

— zone a clima di alta montagna, corrispondono a tutte le aree montuose del continente con altitudini superiori ai 3.000 metri: gli inverni sono lunghi e rigidi, le estati fresche e piovose;

— zona a clima subartico: comprende le regioni settentrionali della Scandinavia e della Russia, dove gli inverni sono rigidi e lunghis-

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simi e le estati molto brevi, con il terreno quasi sempre ghiacciato. I paesaggi tipici sono la tundra, costituita da una vegetazione di muschi e licheni, e la taiga, più a Sud, dove sorgono foreste di conifere (pini, abeti, sequoie).

2) L’ambiente umano

Popolazione e insediamenti. L’Europa è il continente più densa-mente popolato: conta oltre 730 milioni di abitanti e ha una densità media di circa 34 abitanti per kmq.

Le aree più popolate sono quelle dell’Europa occidentale, della regione germanica e dell’Italia. Anche il tasso di urbanizzazione è tra i più elevati, in media pari al 74%, sfiorando il 90% in Stati come il Regno Unito e i Paesi Bassi.

Tra le molteplici cause dell’elevato popolamento si possono citare: la posizione geografica del continente, posto quasi per intero nella fascia temperata ed esteso su un territorio in gran parte favorevole alle attività umane; le numerose migrazioni che, nel corso dei millenni, hanno spinto intere popolazioni verso le regioni della «penisola» eu-ropea; il poderoso sviluppo economico di cui il continente è stato protagonista dalla metà del XVIII secolo.

L’incremento demografico è stato accompagnato dall’urbaniz zazione, vale a dire dal massiccio trasferimento di manodopera dalle campagne alle città, che ha interessato in maniera diversa tutti gli Stati europei: oggi quasi tre europei su quattro vivono in città. La crescita dei centri urbani ha portato alla nascita di agglomerati di diversi milioni di abitanti, che in alcuni casi travalicano i confini amministrativi della città: le aree metro-politane più popolose d’Europa sono quelle di Londra (circa 14 milioni di residenti) e Parigi (oltre 12 milioni), seguite da Mosca, dalla conurba-zione della Ruhr (Germania), Milano, Madrid, Barcellona, Berlino, Napoli.

Questo movimento, prodotto dallo sviluppo industriale, ha avuto importanti riflessi sui consumi, e in generale sull’economia, ma ha anche apportato decisi mutamenti negli stili di vita e nella mentalità.

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L’andamento demografico. L’uomo comparve in Europa già dal Paleolitico. Nel periodo preistorico si susseguirono le migrazioni di tribù di cacciatori e raccoglitori provenienti dall’Asia minore e dall’Africa. Impor-tanti furono gli arrivi, a ondate successive, di popolazioni indoeuropee, originarie delle pianure dell’Asia centrale, da cui derivano i principali gruppi etnici che abitano oggi il continente. Il popolamento dell’Europa proseguì con una certa lentezza fino all’età moderna, alternando fasi di notevole crescita demografica (come nei secoli centrali dell’Impero ro-mano o del Basso Medioevo) a periodi di declino (come a seguito delle invasioni barbariche o dopo la peste devastante del XIV secolo). Solo con la diffusione del benessere economico e le migliorate condizioni igieniche, conseguenze della rivoluzione industriale del XVIII secolo, la popolazione europea crebbe in maniera esponenziale, passando dai 120 milioni di individui di inizio Settecento a 180 milioni nel 1800, a 390 nel 1900, fino a superare i 700 milioni all’inizio del nuovo millennio.

Nel corso del XX secolo si è registrato un radicale cambiamento nei comporta-menti demografici. Mentre l’età media e la speranza di vita hanno continuato a innalzarsi (la seconda è giunta a 75 anni), a partire dalla metà del secolo la natalità ha cominciato a diminuire, fino ad attestarsi in molti Paesi a livelli molto bassi. Le cause principali sono il ruolo nuovo assunto dalle donne nella società, che le costringe a dedicare meno tempo alla famiglia, e i costi elevati della cura e dell’educazione dei figli. Di riflesso, le società europee sono interessate dal progressivo invecchiamento della popolazione, poiché il numero degli anziani sta raggiungendo — e in alcuni Paesi ha già superato — quello dei giovani sotto i 15 anni:

l’Europa è il continente con la più bassa percentuale di giovani com-presi tra i 18 e i 24 anni (meno del 15% del totale della popolazione) e, per contro, con la più alta percentuale di ultrasessanta cinquenni.

Gli estremi sono rappresentati da Grecia, Italia, Germania e Svezia, dove oltre il 17% della popolazione supera i 65 anni, e dall’Albania,

Speranza di vita: durata del-la vita mediamente attesa al momento della nascita. È più alta nei Paesi più avanzati e figura tra gli indicatori della qualità della vita.

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dove gli under 15 sono il 26,5% della popolazione. Il fenomeno ha preoccupanti risvolti economico-sociali, poiché aumentano le persone che necessitano di cure e di assistenza.

I flussi migratori. L’invecchiamento della popolazione, che inte-ressa tutti i Paesi più avanzati, è bilanciato dall’aumento degli immigrati provenienti da altri continenti. Se gran parte dell’Europa è stata, fino all’inizio del Novecento, terra di emigrazione (verso le Americhe, l’Australia e alcuni domini coloniali africani e asiatici), nella seconda metà del secolo i Paesi più ricchi (Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Svizzera, Belgio, Germania occidentale) hanno costituito un richiamo per i lavoratori di altri continenti, in gran parte dalle ex colonie. Negli stessi decenni, però, imponenti masse di immigrati sono giunte anche dai Paesi europei più poveri, come l’Italia, la Grecia, la Spagna, la Jugoslavia.

A partire dagli anni Ottanta le immigrazioni sono diventate sempre più massicce e anche Stati un tempo arretrati, quali l’Italia e la Spagna, sono diventati meta dei migranti. I flussi principali sono oggi quelli provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Africa e dall’Asia. I nuovi venuti hanno contribuito in maniera rilevante allo sviluppo economico del continente, andando spesso a svolgere i lavori più umili nei campi e nelle industrie. Il loro inserimento, tuttavia, non è stato sempre indo-lore: portatori di culture diverse da quella occidentale, hanno spesso costretto i cittadini europei a confrontarsi con altre civiltà, con le ine-vitabili tensioni che ne derivano.

Gruppi etnici e linguistici. La popolazione europea è costituita da diversi gruppi etnici (se ne contano circa 200) e discende per circa il 95% dalle popolazioni indoeuropee. Le nazioni europee sono in genere abitate da un gruppo dominante che ha imposto lingua e cultura (come i tedeschi in Germania e in Austria, i francesi in Francia) e da alcune minoranze, più o meno nutrite: non sono rari, infatti, i casi di Stati, regioni o province in cui vi sia più d’una lingua ufficiale.

È grande, pertanto, la varietà di lingue parlate in Europa. I prin-cipali gruppi linguistici sono accomunati dall’origine indoeuropea: — le lingue slave: russo, polacco, ucraino, ceco, slovacco, sloveno,

serbo, croato, bulgaro etc.;

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— le lingue germaniche: tedesco, inglese, olandese, fiammingo, danese, svedese, norvegese etc.;

— le lingue neolatine o romanze: francese, spagnolo, portoghese, italiano, rumeno etc.;

— le lingue baltiche: lituano, lettone;— le lingue celtiche: gaelico, gallese, bretone.

Dallo stesso ceppo derivano anche il greco moderno e l’albane-se. Non indoeuropei, invece, sono gli idiomi del ceppo ugrofinnico (finlandese, magiaro, estone, dialetti lapponi), il basco (parlato nelle Province basche spagnole), il turco. Un peso sempre crescente hanno le lingue delle comunità degli immigrati, che questi custodiscono, assieme alla religione, come importante elemento di identità.

Le religioni. La maggioranza degli europei è di religione cristiana. Ed è stato proprio il cristianesimo a costituire, per secoli, il principale elemento comune (a volte l’unico) delle popolazioni viventi sul suolo europeo, uniformando i costumi, alcune istituzioni, i valori morali, e contribuendo alla formazione di un’unica civiltà. Col passare dei secoli, tuttavia, l’originaria unità religiosa si è frammentata in diverse confessioni cristiane: le principali sono il cattolicesimo, dominante in Italia, Spa-gna, Portogallo, Francia, Irlanda, Belgio, Germania meridionale, Austria, Slovenia e Polonia; le varie confessioni protestanti sono invece pre-valenti in Germania, Regno Unito, Paesi Bassi e nei Paesi scandinavi; i fedeli delle Chiese ortodosse sono la maggioranza in Grecia, Romania, nelle nazioni slave e balcaniche (eccetto le citate Polonia e Slovenia).

Le comunità ebraiche, presenti in quasi tutti i Paesi europei, sono più numerose in Russia e in Francia. L’islam è professato da nutrite minoranze in Albania, Macedonia e Bosnia-Erzegovina, a causa della plurisecolare dominazione ottomana dei Balcani; il considerevole aumento dei musulmani, che si registra quasi ovunque in Europa, è determinato dal numero crescente di immigrati extraeuropei.

Accanto alla sempre più diffusa secolarizzazione dei costumi, soprattutto nei Paesi più avanzati, è da registrare, infine, il crescente numero dei non credenti: se nei secoli XVIII e XIX ateismo e agnosti-cismo erano prerogative di ristrette élites intellettuali, oggi il 10% degli europei dichiara di non aderire ad alcuna forma di culto organizzato.

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3) Le attività produttive e i trasporti

Per secoli l’Europa ha detenuto il primato nel campo delle attività produttive e dello sviluppo tecnologico: a partire dal Basso Medioe-vo, è stata teatro del forte sviluppo dei commerci, poi delle istituzioni finanziarie, ha beneficiato dei sistemi avanzati di coltivazione della terra, è stata la culla del capitalismo moderno e della rivoluzione industriale. Dal secondo dopoguerra in poi, alla crescita economica del continente hanno dato un notevole impulso alcune organizzazioni sovranazionali, quali l’Unione Europea, l’Ocse e l’Osce. All’inizio del nuovo millennio, i settori trainanti sono l’industria e il terziario, anche se l’agricoltura costituisce una parte non marginale del reddito europeo. Il continente conserva una posizione di primo piano nell’economia globale, accanto agli Stati Uniti d’America, al Giappone e alle economie asiatiche emergenti (Cina e India).

Quattro Paesi europei (Germania, Regno Unito, Francia e Italia) figurano tra i sette più industrializzati al mondo, mentre il Pil pro capite di Lussemburgo, Norvegia, Svizzera, Irlanda e Austria è tra i più alti del pianeta.

Tuttavia, occorre distinguere all’interno dell’Europa le regioni centrali e occidentali, maggiormente sviluppate, dalla maggior parte dei Paesi dell’Est e della penisola balcanica, che scontano gravi ritardi.

Agricoltura, allevamento e pesca. Oltre la metà della superficie continentale è adibita alle attività agricole. Nei Paesi occi-dentali, più sviluppati, esse contribuiscono per una parte piccola, ma non trascurabile, alla produzione della ricchezza nazionale e

occupano meno del 10% della popolazione attiva: qui prevale un’agri-coltura policolturale e di tipo intensivo, che consente alti livelli di produttività e di redditività. Nell’Europa mediterranea essa riveste un’importanza maggiore, ma non ovunque è praticata con sistemi razionali e redditizi.

agricoltura policolturale: tipo di attività agricola che prevede, nella stessa area o regione, una gran varietà di colture e di produzioni.

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Nelle regioni balcaniche e orientali, infine, i lavoratori agricoli sono un quinto e più del totale: qui l’agricoltura è spesso praticata con sistemi tradizionali, con la prevalenza della monocoltura estensiva.

Le principali produzioni sono frumento e altri tipi di cereali (1,8 miliardi di quintali, il 13% della produzione mondiale), patate (60% della produzione mondiale), barbabietola da zucchero (25%) e altre colture industriali (lino, canapa, baco da seta, tabacco), frutta e ortaggi. Nei Paesi mediterranei la coltivazione di viti e ulivi consente di ricavare ingenti quantità di olio d’oliva (Spa-gna e Italia coprono il 60% del mercato mondiale) e di vini di qualità (da Francia, Italia e Spagna viene il 60% della produzione mondiale).

Grande importanza riveste anche l’allevamento, con un discreto patri-monio zootecnico (200 milioni i bovini e i suini, 195 milioni gli ovini) che alimenta un’industria fiorente (carni, latte, pellame). L’estensione delle su-perfici destinate al pascolo è andata spesso a discapito delle aree boschive: oggi boschi e foreste di una certa estensione sono presenti nella penisola scandinava, in Germania, nei Paesi dell’Est e nella Russia settentrionale.

La pesca è praticata in tutti i Paesi costieri. Assume però una di-versa importanza in quelli nordici, che si affacciano sui pescosissimi mari del Nord (Norvegia, Russia, Islanda detengono il primato), e in quelli che si affacciano sul Mediterraneo, meno ricco di risorse ittiche.

Risorse energetiche e del sottosuolo. Il continente dispone di una notevole varietà di risorse minerarie. La loro concentrazione è senza dubbio maggiore nelle regioni centro-settentrionali, le più antiche dal punto di vista geologico. I giacimenti di carbone sono abbondanti in Gran Bretagna, nelle regioni della Ruhr e della Saar, in Belgio, Ucraina, Polonia; la Svezia settentrionale, la Lorena francese e l’Ucraina forniscono invece gran parte dei minerali ferrosi. Dalle miniere europee si ricavano poi cospicue quantità di rame, nichel, potassa, manganese. L’Europa mediterranea, più giovane, è più povera di risorse: il minerale che si trova in abbondanza è la bauxite.

È, invece, decisamente inferiore la disponibilità di risorse energeti-che: piccole quantità di petrolio (il 5% della produzione mondiale) si

monocoltura estensiva: coltivazione agricola prati-cata su grandi superfici e mirata alla produzione di una sola coltura.

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ricavano dai giacimenti del Mare del Nord; più consistenti le riserve di gas naturale, presenti in diverse aree del continente, soprattutto nel Mare del Nord, in Romania e in Russia. L’energia si produce perlopiù attraverso la combustione di carbone, lignite, gas naturale e petrolio (in larga parte importato), nelle centrali idroelettriche e in quelle nucleari. Considerata la non amplissima disponibilità di risorse energetiche, negli ultimi anni alcuni governi europei hanno puntato sulle energie «alternative» (geotermica, eolica, solare, idroelettrica), che hanno il vantaggio di essere rinnovabili ed ecologiche.

L’industria. Lo sviluppo industriale è stato uno dei fattori determi-nanti della crescita europea degli ultimi due secoli. La concentrazione delle industrie ancora oggi ricalca, in parte, la diffusione delle fabbri-che durante la fase matura della rivoluzione industriale: Gran Bretagna, Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Italia settentrionale, alcune regioni della Spagna. Più arretrate sono le strutture industriali dei Paesi mediterranei e, ancor più, quelle dei Paesi dell’ex blocco so-vietico, che hanno dovuto adeguare gli apparati produttivi, sviluppati in un sistema di economia pianificata, all’economia di mercato.

Gli squilibri tra le diverse aree del continente emergono anche confrontando la percentuale di addetti nel settore secondario: nei Paesi occidentali e settentrionali essa è compresa tra il 25 e il 35% (ma la produttività dell’intero settore è molto alta), poiché gran parte dei lavoratori è occupata nel terziario; nei Paesi dell’Est sale invece al 40-45%, laddove sistemi produttivi e impianti sono spesso obsoleti.

Lo spettro delle produzioni industriali europee è ampio, coprendo la quasi totalità dei settori, e in alcuni campi è molto avanzato, anche perché può contare su una cospicua domanda interna. Fra i comparti maggiormente rappresentati figurano quelli a basso apporto di tecnolo-gia (tessile, alimentare, meccanica). La seconda metà del XX secolo ha visto crescere la presenza dell’elettronica, della chimica e, in generale, dell’alta tecnologia; in questo campo, però, le imprese europee non possono fare concorrenza a Stati Uniti e Giappone.

I trasporti. La rete europea dei trasporti è tra le più sviluppate al mondo, in particolare nell’area centro-occidentale. La maggior parte

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dei passeggeri (80%) e delle merci (72%) viaggia su gomma, ma la rete ferroviaria, lunga 400.000 km, è la più sviluppata e capillare del mondo; recente è lo sviluppo delle linee ad alta velocità. Deficita-ria, in generale, è invece la rete dei collegamenti nell’Europa dell’Est, anche se Repubblica Ceca e Ungheria hanno una buona dotazione di strade ferrate.

Un ruolo fondamentale, data la morfologia del continente, svolgono i trasporti marittimi: molti Paesi sono dotati di grandi flotte mercan-tili, mentre tra i porti dominano quelli atlantici, Londra, Amburgo, Le Havre, Anversa e, soprattutto, Rotterdam (primo scalo mondiale assieme a Singapore); di minore rilievo l’attività dei porti mediterranei (i principali sono Barcellona e Marsiglia), anche se l’emergere delle potenze economiche asiatiche sta facendo progressivamente crescere la loro importanza. Da non trascurare i trasporti fluviali, praticati negli ampi bacini dell’Europa centrale, che consentono scambi agevoli anche grazie ai numerosi canali navigabili.

Un ruolo sempre più importante svolgono poi i trasporti aerei: gli aeroporti di Londra e Parigi sono tra i più trafficati al mondo. Tutti i Paesi hanno una o più compagnie di bandiera: alcune, come Lufthansa, Air France, British Airways, sono tra i principali vettori mondiali.

Il terziario. Come in tutte le aree del mondo a economia avanzata, anche in Europa negli ultimi decenni il settore terziario è stato protago-nista di una crescita eccezionale: nell’Europa occidentale occupa in media oltre il 60% dei lavoratori, producendo circa il 70% del Pil: i settori più dinamici sono il commercio, le attività professionali, credito e finanza, marketing e pubblicità, le telecomunicazioni, la ricerca. Nei Paesi più deboli, come quelli dell’ex blocco sovietico, la percentuale degli occupati è ferma attorno al 40-50%: qui terziario vuol dire perlopiù pubblica amministrazione e commercio al minuto.

Quasi tutti gli Stati europei sono molto attivi nel commercio in-ternazionale: Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Belgio e Paesi Bassi sono tra le prime nazioni al mondo per volume di scambi con l’estero; l’Unione Europea detiene il primato nel commercio mondiale, davanti a USA e Giappone. Prevalgono i traffici all’interno dell’UE (60% del totale), ma notevoli sono gli scambi anche con altri continenti:

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gli Stati Uniti, in particolare, restano il principale partner commerciale extraeuropeo. Tra le importazioni, un segmento importante è costituito dalle materie prime (risorse energetiche 14%, minerali 7%), anche se il 60% riguarda i manufatti. Tra le esportazioni, i prodotti trasformati occupano il primo posto.

Una voce consistente nella composizione del terziario è costituita dal turismo: il «vecchio continente», nettamente al primo posto in questo settore, attira ogni anno il 65% dei flussi mondiali di turisti. La ricchezza del patrimonio storico-artistico, la varietà degli ambienti naturali, la presenza dei più importanti luoghi di culto della cristianità costituiscono un richiamo per centinaia di milioni di visitatori.

4) Le radici culturali dell’Europa

Dalla preistoria alla christianitas. Quella europea è stata, sin dall’antichità, una storia di successi culturali ed eco-nomici. Civiltà complesse (come la villa-noviana o delle terramare) comparvero in diverse aree del continente già alla fine del Neolitico.

Tuttavia, nell’età del Ferro iniziò a deli-nearsi una frattura in Europa tra le popola-zioni mediterranee, che avevano frequenti contatti con i più progrediti popoli dell’Asia minore (egizi, fenici), e quelle continentali, ferme ad elaborazioni politiche e culturali più primitive.

Il I millennio a.C. vide gli albori e la fioritura della civiltà ellenica, mentre la colonizzazione greca di molte aree del

Mediterraneo occidentale permise la diffusione di elementi politici, economici e culturali comuni. L’unificazione politica di gran parte del continente (escluse le regioni settentrionali e orientali), tuttavia, si ebbe solo con l’Impero romano, che consentì la diffusione di istituzioni

civiltà villanoviana: la più importante popolazione nella penisola italiana della prima metà dell’età del Fer-ro viene convenzionalmente chiamata villanoviana, da un insediamento tipico sco-perto nel 1853 a Villanova, vicino a Bologna.civiltà delle terramare: le terramare erano villaggi fortificati databili fra l’età del Bronzo media e recente (1650–1170 a.C.), circon-dati da un terrapieno e da un fossato. Resti delle civiltà delle terramare sono stati ritrovati nella Valle del Po e nella pianura emiliana.

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politiche, sociali e giuridiche comuni, di una cultura filosofica e let-teraria condivisa e, più tardi, del cristianesimo.

Una parziale frammentazione si ebbe con le invasioni di popola-zioni germaniche e slave, che determinarono la caduta dell’Impero romano d’Occidente. Tuttavia, anche i nuovi regni che ne nacquero si lasciarono conquistare dalla religione cristiana e dalla cultura elaborata nei secoli da Roma; mentre si diffondevano le lingue «nazionali», il latino s’impose come lingua dei dotti e delle comunicazioni «interna-zionali». D’altra parte, la resistenza dell’Impero romano d’Oriente, in cui prevaleva il cristianesimo ortodosso, e la diffusione dell’Islam nelle regioni del Mediterraneo orientale, conferì una fisionomia unitaria al continente, regno della christianitas.

L’età moderna. A partire dal Basso Medioevo lo sviluppo dell’agri-coltura, dei commerci, delle città, unito ai successi militari contro i musulmani, diffusero nelle società europee la coscienza della «supe-riorità» della propria organizzazione sociale e politica, della propria civiltà. Una consapevolezza che si consolidò nei primi secoli dell’età moderna, in virtù dei progressi della scienza e del capitalismo, del fiorire delle arti e della cultura del Rinascimento, dell’affermazione dei primi imperi coloniali.

Il patrimonio culturale e scientifico dell’Europa, le sue espressio-ni letterarie e artistiche, la sua organizzazione economica, intanto, iniziavano ad imporsi in altri continenti, dall’Asia alle Americhe, poi all’Oceania e in misura minore all’Africa, anche grazie all’estensione dei domini coloniali di Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo e Olanda.

Nei secoli XVIII e XIX si affermarono in Europa, da un lato, il pensie-ro laico e liberale e l’idea di democrazia, dall’altro, l’industria moderna e il capitalismo maturo. Dopo la Rivoluzione francese, l’Ottocento fu segnato dalle opposte rivendicazioni della borghesia, desiderosa di consolidare la propria egemonia, e delle fasce sociali più deboli, che intendevano migliorare le proprie condizioni di vita e ampliare i diritti politici. Alcune nazioni, come Belgio, Italia e Germania, conquistarono in questo periodo l’indipendenza e l’unità statale.

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L’Europa contemporanea. La prima metà del XX secolo è stata per l’Europa una delle epoche più buie: gli opposti naziona-lismi e la volontà di alcuni Stati di estendere la propria egemonia su tutto il continente misero l’uno contro l’altro i popoli europei. Ne scaturirono due sanguinosi conflitti, la prima guerra mondiale (1914-18) e la seconda guerra mondiale (1939-45).

Nel secondo dopoguerra l’Europa fu divisa in due sfere d’influenza, separate da barriere politiche e ideologiche: i Pa-esi dell’Est e quelli balcanici finirono nel blocco socialista capeggiato dall’Unione Sovietica: qui l’economia fu pianificata e diretta dallo Stato; i Paesi occidentali gra-vitarono invece nell’orbita degli Stati Uniti e della NATO, sviluppando un’economia

di mercato e una crescente cooperazione economica, che solo negli anni Settanta si trasformò anche in collaborazione politica. In questi decenni, molti Paesi occidentali hanno sviluppato lo Stato sociale e hanno esteso i diritti civili.

La guerra fredda, in cui la pace era assicurata dal sostanziale equilibrio tra i due blocchi, si protrasse per oltre quattro decenni, fino alla caduta del Muro di Berlino (1989) e alla disgregazione — in un clima drammatico, ma sostanzialmente pacifico — del blocco sovietico. Solo in Jugoslavia il crollo del vecchio sistema ha risvegliato rancori etnici e religiosi, originando una sanguinosa guerra civile.

Il processo di unificazione europea. Dopo che per secoli erano stati divisi da continue guerre, e ancor più dopo i due conflitti che avevano insanguinato l’Europa, negli anni Quaranta alcuni Stati decisero di avviare un processo di unificazione che permettesse di porre fine agli esasperati nazionalismi e di scongiurare il rischio di future ostilità. Il primo passo fu la graduale integrazione delle economie, avviata nel 1951 con la costituzione della CECA (Comunità Europea del Carbone

Stato Sociale/Welfare Sta-te: insieme di provvedi-menti con cui uno Stato garantisce a tutti i cittadini un livello soddisfacente delle condizioni di vita, riducendo le ineguaglianze prodotte dall’economia di mercato.

nato: acronimo di North-Atlantic Treaty Organization, alleanza difensiva stretta nel 1949, in funzione antisovie-tica, tra USA, Canada e gran parte delle Nazioni dell’Eu-ropa occidentale. Dopo il crollo del blocco sovietico vi hanno aderito anche alcuni Paesi ex comunisti.

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e dell’Acciaio) e proseguita nel 1957 con la CEE (Comunità Economica Europea).

Della prima fase di questo processo furono protagonisti Francia, Germania, Italia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Al gruppo dei sei Paesi fondatori si aggiunsero gradualmente altri Stati: nel 1973 Regno Unito, Irlanda e Danimarca, nel 1981 la Grecia, nell’86 Spagna e Portogallo, nel ’95 Austria, Svezia e Finlandia. Il 2004 è stato l’anno dell’«allargamento a Est», che ha portato a 25 il numero degli Stati membri, con l’ingresso di molte nazioni dell’ex blocco sovietico (Let-tonia, Estonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia) insieme a Malta e Cipro.

Dal 1° luglio 2013, con l’entrata della Croazia, l’Unione Europea è arrivata a contare 28 Paesi membri.

Nel corso dei decenni le istituzioni europee si sono rafforzate, e hanno inciso in maniera sempre più profonda nella vita dei singoli Stati: dalla Politica Agricola Comune (PAC, 1962) all’istituzione dei fondi per lo sviluppo delle aree europee svantaggiate (1973), dalla creazione del mercato unico, con l’abolizione delle tariffe doganali (1986) all’istituzione della moneta unica (alla quale non hanno aderito Danimarca, Svezia e Regno Unito). Nel 1993 la Comunità Europea, con scopi prevalentemente economici, s’è trasformata in Unione Eu-ropea, che si è prefissa obiettivi non solo economico-monetari, ma anche strategie comuni nel campo della politica estera, della difesa, della giustizia e della tutela dei diritti. Resta da risolvere il nodo della Costituzione europea che, approvata da tutti i governi nel 2004, è stata bocciata dalle consultazioni referendarie in Francia e nei Paesi Bassi. Per raggiungere gli obiettivi economici e politici che s’è posta, l’UE s’è dotata di un complesso apparato istituzionale e burocratico. I principali organi sono:— il Parlamento europeo: è un organo sovranazionale con potere

legislativo, di bilancio e di controllo democratico. Ha sede a Stra-sburgo (Francia) ed è eletto a suffragio universale ogni 5 anni;

— il Consiglio dell’Unione Europea: è il principale organo decisio-nale dell’UE, poiché ha anche potere legislativo. È composto dai

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ministri di tutti gli Stati membri per settore di competenza (esteri, giustizia, finanze etc.) e la presidenza spetta a ciascun Paese, con turni di 6 mesi;

— la Commissione europea: è nominata a maggioranza qualificata per 5 anni dal Consiglio in accordo con gli Stati membri, ed è soggetta al voto di investitura del Parlamento europeo; ha poteri esecutivi, di governo e di rappresentanza. Compiti principali sono la gestione dei fondi comunitari e la vigilanza sul rispetto delle norme;

— la Corte di giustizia: ha il compito di dirimere le controversie tra Stati membri, cittadini e Unione;

— la Corte dei conti: composta da un membro per ogni Stato, esercita il controllo generale sul bilancio dell’UE;

— la Banca Centrale Europea (BCE): con sede a Francoforte (Ger-mania), è competente in materia di politica monetaria, dunque emette e gestisce l’euro.

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Test di verifica

1. Daunpuntodivistageografico,l’Europaè:

❏ a) Un insieme di isole❏ b) Un continente di origine vulcanica❏ c) L’estremità occidentale del continente eurasiatico❏ d) Un’appendice del continente africano❏ e) Il continente di origine alluvionale

2. Qualisonolemontagnepiùelevated’Europa?

❏ a) I Carpazi❏ b) Le Alpi❏ c) Le Alpi scandinave❏ d) I Pirenei❏ e) I Balcani

3. Qualèilclimaprevalentenelleregioniatlantiche?

❏ a) Freddo e secco❏ b) Torrido e umido❏ c) Con estati calde e inverni rigidi❏ d) Piovoso e con inverni non troppo freddi❏ e) Il clima montano

4. Daunpuntodivistademografico,l’Europaha:

❏ a) Un elevato tasso di urbanizzazione ❏ b) Una bassa densità abitativa❏ c) Un basso tasso di urbanizzazione❏ d) Un tasso di natalità molto elevato❏ e) Una bassa qualità della vita

5. Inqualiregionil’agricolturaèpiùsviluppata?

❏ a) Nell’Europa mediterranea❏ b) Nell’Europa dell’Est❏ c) Nei Balcani❏ d) Nell’Europa centrale e occidentale❏ e) È ovunque poco sviluppata

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6. Inqualiproduzionièspecializzatal’industriaeuropea?

❏ a) Nelle produzioni ad alta tecnologia❏ b) Nella trasformazione dei prodotti agricoli❏ c) Nella produzione di energia❏ d) Nella produzione di tessuti e abbigliamento❏ e) In svariati comparti della produzione industriale

7. PerchéèstatafondatalaComunitàEuropea?

❏ a) Per arginare l’espansione del comunismo❏ b) Per isolare la Germania dopo il periodo nazista❏ c) Per perseguire finalità sociali❏ d) Per favorire la cooperazione economica e scongiurare il

rischio di conflitti❏ e) Per riaffermare il ruolo del cristianesimo contro il dilagare

di altre religioni

Soluzioni e commenti

1. Risposta esatta: c). L’Europa costituisce l’estremità occidentale del continente eurasiatico, ma per motivi storici, politici e culturali è considerato un continente a sé.

2. Risposta esatta: b). I rilievi dell’Europa meridionale sono, in gene-rale, più elevati degli altri perché di formazione più recente. Alla catena delle Alpi appartengono le vette più alte.

3. Risposta esatta: d). I venti e le correnti dell’oceano Atlantico miti-gano le temperature e provocano abbondanti precipitazioni.

4. Risposta esatta: a). La percentuale di popolazione urbana è tra le più alte al mondo (74%).

5. Risposta esatta: d). Nei Paesi occidentali e centrali l’agricoltura, anche se contribuisce in piccola parte al Pil, è praticata con sistemi avanzati che consentono un’alta produttività.

6. Risposta esatta: e). L’industria europea, molto avanzata, è sviluppata in quasi tutti i segmenti della produzione industriale.

7. Risposta esatta: d). La Comunità Europea è nata in primo luogo come unione commerciale ed economica; tra i Paesi fondatori, tuttavia, era radicata anche la volontà di superare le ragioni che in passato avevano portato a sanguinosi conflitti.