1 - Africa: l'aquila e la tartaruga

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www.risparmiolandia.it Le FIABE AFRICANE di Okombo - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER 1 - Africa: l’aquila e la tartaruga

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Le FIABE AFRICANE di Okombo

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Le FIABE AFRICANE di Okombo - FIABA DI MAURO NERI- ILLUSTRAZIONI DI FULBER

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Le FIABE AFRICANE di Okombo

Sono così simpatici, gli spaventapasseri del Villaggio di Risparmiolandia, che non fanno paura nemmeno a un cardellino!

Tra di loro c’è lo spauracchio Okombo, uno spaventapasseri di paglia nera come la notte e dai capelli tutti ricci e scuri: sorride in continuazione, Okombo, mettendo in mostra due file di denti chiari e due occhi buoni e sinceri.

Oggi è uno spaventapasseri felice, ma non è sempre stato così. Adesso ti spiego perché...

Quando arrivò direttamente dall’Africa al Villaggio di Risparmiolandia e qualcuno lo piantò bello diritto al centro di un orto vicino alla Farmacia di Quantobasta, nessuno ebbe il coraggio di rivolgergli la parola: muto Okombo, muti tutti gli altri spaventapasseri, le cose andarono avanti così finché un car-dellino andò a costruirsi il nido proprio sul cocuzzolo della testa di Okombo!

Niente di male, in tutto questo, se non fosse che l’invidia cominciò a serpeg-giare tra gli altri spaventapasseri!

– Ecco, vedete? Adesso quel tipo strano vuol portarci via anche i nostri car-dellini!

– Ma non poteva restarsene a casa sua? Cosa ci fa, qui da noi?– Non avevamo bisogno di uno spaventapasseri di colore!– Dobbiamo stare uniti: se siamo in tanti, il nuovo spauracchio dovrà per

forza andarsene!– Bastiamo noi, al Villaggio di Risparmiolandia!– Sapete cosa facciamo? Lo facciamo sprofondare nell’indifferenza: guai a

chi gli parla, guai a chi gioca con lui... per noi sarà come se non esistesse!– E vedrete che prima o poi la capirà da solo e se ne andrà il più lontano

possibile!Per fortuna ciò non accadde, perché una notte le urla terrorizzate di Okom-

bo svegliarono all’improvviso tutto il Villaggio: le prime fiamme di un incendio furioso stavano per bruciare le case... Se Okombo non si fosse messo a urlare, tutti i nostri amici sarebbero finiti in cenere!

– Grazie, Okombo – dissero gli spaventapasseri quando l’incendio fu doma-to. – E ti chiediamo scusa per come ti abbiamo trattato! Vuoi diventare lo stes-so nostro amico?

Certo che lo voleva: Okombo oggi è il beniamino del Villaggio di Risparmio-landia e tiene compagnia ai piccolo spaventapulcini raccontando tutte le sere le antiche fiabe della lontana terra africana.

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Vuoi ascoltarle anche tu? Chiudi gli occhi e incomincia a sognare...Un giorno l’aquila lasciò le nuvole del cielo, scese sulla terra e andò a far visita alla tartaruga, che viveva rinta-nata in fondo a un buco scavato nella sabbia.

– Sapessi com’è brutto starsene sempre da soli su, in cielo, senza nes-suno che ti faccia compagnia – pia-gnucolò l’aquila.

– Succede la stessa cosa anche per me – rispose la tartaruga, offrendo da mangiare alla nuova venuta. – Non ne posso più di star qui, al buio di questa tana, senza scambiar parola con qualcuno…

– Allora sai che facciamo? – disse l’aquila, che intanto si stava ingoz-zando di tutto quel che la tartaruga le aveva messo davanti. – Possiamo diventare amiche! Io, quando mi sentirò sola, verrò a trovarti e ce ne staremo qui, in tutta tranquillità, a chiacchierare e a spiluccare quel che c’è nella tua dispensa!

Detto, fatto: da quel giorno ogni pomeriggio l’aquila scendeva dal cielo con ampi giri, atterrava nei pressi della tana e s’infilava nel buco in cui abitava la sua nuova amica tartaruga.

Di lì a qualche ora usciva all’aria aperta, scuoteva le grandi ali e s’al-zava in volo ridendo di gusto mentre passava sopra a uno stagno: – Ah ah ah, è proprio sciocca, questa tarta-ruga! Non s’è proprio accorta che io le svuoto le riserve di cibo senza preoccuparmi di ricambiare… S’è mai

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vista una tartaruga che vola fin quasi in cima alla montagna su cui ho co-struito il mio nido? Ah ah ah... è vero, nessuno l’ha mai vista… e intanto io mangio… mangio… mangio fin quasi a scoppiare!

Il fatto è che nello stagno sopra al quale passava l’aquila viveva un rospo. Ora, tutti sanno che tra i rospi e le aquile non corre buon sangue: è una lotta impari, la loro, a favore naturalmente delle seconde che, non appena possono, s’avventano sulle pozze più vicine nella speranza di artigliare qualche grosso rospo.

Il rospo del nostro stagno se ne stava ben ben nascosto, quindi non aveva nulla da temere. Tuttavia senti-re l’aquila che a ogni tramonto volava via sghignazzando… “Ah ah ah, che sciocca quella tartaruga… Non s’è accorta che, mentre io dilapido tut-te le sue sostanze, lei non potrà mai mangiare il cibo della mia dispensa... e io intanto mangio... mangio... mangio fin quasi a scoppiare!” gli mise addos-so una tale rabbia che un giorno non si trattenne ed entrò nella tana della povera tartaruga.

– Ma non l’hai ancora capito che quell’aquila si sta approfittando della tua amicizia? – strillò il rospo gonfian-do le guance per la rabbia.

– E perché mai, se si può sapere?– Perché tu non potrai ricambiare

le sue visite! Non sei capace di vola-re fino in vetta alla montagna su cui vive e non riuscirai mai a becchettare

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nemmeno una briciola di quel che lei conserva nel suo nido! E’ un’amicizia a senso unico, la vostra, e il peggio è che ogni giorno l’aquila se ne vola via dalla tua tana sghignazzando ai quat-tro venti e insultandoti con parole cattive! “Ho gustato il cibo della mia amica tartaruga” urla l’ingrata, “ma la tartaruga mai assaggerà e gusterà il mio cibo… Ah ah ah!”

La tartaruga rimase senza fiato, senza parole e sbalordita dal compor-tamento di quella che credeva fosse sua amica. – Ma io che posso fare? – balbettò la poverina.

– Per fortuna hai anche amici disinteressati – disse allora il rospo, – amici come me che ti aiutano sen-za chiedere nulla in cambio. Allora ascoltami: quando domani pomerig-gio arriverà come ogni giorno l’aquila, tu dille: “Va’ a prendere una zucca: la

riempirò di cibo per i tuoi aquilotti!” Quando l’aquila sarà di ritorno con la zucca, tu mandala a fare un giro e quindi nasconditi in fretta sul fondo della zucca e copriti di cibo… L’aquila tornerà, prenderà la zucca e se la por-terà su al nido, in vetta alla montagna qui fuori. Giunta lassù, poi, saprai ben tu che cosa fare!

Il giorno dopo accadde tutto come il rospo aveva previsto.

Vi lascio immaginare la tristezza e la rabbia della tartaruga, che per tut-to il viaggio udì l’aquila sghignazzare ai quattro venti “Ah ah ah!... Ho man-giato anche oggi il cibo della tartaru-ga, ma lei non verrà mai a mangiare il mio…”

– E invece no, cara mia! – escla-mò la tartaruga, saltando fuori dalla zucca non appena giunta nel nido dell’aquila appeso quasi in cima a una parete rocciosa. – Eccomi qua, pronta a svuotare la tua dispensa! D’altron-de, dopo tutte le volte che tu hai fatto la stessa cosa a casa mia, adesso toc-ca a me, no? Forza, dai: fammi vedere che cosa puoi offrirmi da mangiare!

L’aquila era stordita e ammutoli-ta per la sorpresa: – Ma come hai fatto… – balbettò tutta tremante, – come ti sei permessa… e chi ti credi d’essere?

Al colmo del furore, poi, il rapace si avventò sulla tartaruga cercando di colpirla col suo potente rostro, ma non aveva fatto i conti con la dura

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corazza dell’“amica”, che si ritirò in fretta sotto lo scudo e restò lì, tran-quilla e beata, in attesa che quell’altra si calmasse un po’.

– Ahiaaa! Mi son rotta il rostro, maledetta tartaruga… Adesso ti pren-do e ti getto fuori dal nido: vedrai che bel volo farai ti farò fare… Ah ah ah!

Ma la tartaruga fu più veloce: con un colpo solo estrasse il capo da sot-to lo scudo e coi denti potenti che si ritrovava morse la zampa dell’aquila facendola strillare di dolore.

Si alzò subito in volo, l’ingrata, con la tartaruga appesa alla zampa.

– E stàccati una buona volta, scioc-ca di una tartaruga! – urlò sgambet-tando furiosa.

È vero, la tartaruga lasciò la presa, ma con un balzo in aria s’aggrappò coi denti all’altra zampa e l’aquila fu costretta a scendere lentamente in grandi cerchi, finché atterrò proprio davanti alla tana della sua “amica”.

– Vedi, aquila – disse infine la tarta-ruga, – essere amici significa ricevere ma anche dare, vuol dire accogliere ed essere accolti, prendere ma anche regalare. Tu hai voluto soltanto man-giare dalla mia dispensa, godendo però del fatto che io non potevo fare la stessa cosa con la tua: non è ami-cizia, questa, te l’assicuro. Perciò sai che ti dico?

L’aquila tacque massaggiandosi le due zampe col becco rotto.

– Ti annuncio che da questo preci-so momento… non siamo più amiche! Addio!

Finì così l’amicizia tra le tartarughe e le aquile africane e ve l’assicuro: ancora oggi, non appena una tarta-ruga vede un’aquila in cielo, corre a nascondersi nella parte più profonda della sua tana.