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CONVEGNO GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI EDILI CAMPANIA

IntroduzioneCredito: le difficoltà di un mercato in recessione

Giuseppe Castagna - Presidente ABI Campania

Napoli - 17 aprile 2013

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Agenda

1. Introduzione

2. La crisi, le sue fasi, il contesto macro

3. L’attività bancaria e i vincoli esterni

4. Credito e settore immobiliare

5. Proposte e vie di uscita

6. Conclusioni

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1. Introduzione Ringraziamenti

Obiettivi di questa mia introduzione è offrire qualche spunto di analisi e di più generale inquadramento del tema che sarà poi in vario modo e sotto più profili dibattuto.

La recessione che viviamo, sia come settore bancario che come settore immobiliare, ha radici profonde e le vicende del credito sono intimamente connesse alle diverse crisi che si annidono nella CRISI di cui generalmente si parla.

L’importanza del settore immobiliare per l’economia è cruciale. Quindi l’odierna iniziativa è meritoria. Banche ed operatori del settore devono essere insieme nell’analizzare il comparto nel quadro degli sviluppi macroeconomici più complessivi. Non capiremmo cosa sta avvenendo al mercato del credito se non analizzassimo affondo che cosa è accaduto in questi anni.

Se guardiamo alla crisi degli ultimi 5 anni vi possiamo scorgere tre diverse fasi, ciascuna delle quali ha caratteristiche peculiari, consegna lezioni diverse e produce effetti diversi sulle banche italiane.

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La crisi: tre fasi, tre lezioni e tre impatti diversi per le banche…

Prima fase: 7/07-9/08 (crisi finanziaria)Lezione 1: il modello di banca commerciale è vincente. Quindi bisogna creare le condizioni perché possa essere sostenibile.

Seconda fase: 9/08-5/2010 (crisi reale)Lezione 2: i nodi macroeconomci strutturali vengono al pettine nelle fasi dure ed il conto si paga: vanno sciolti

Terza fase: 6/2010 - oggi (crisi sovrana)Lezione 3: la sostenibilità del debito pubblico (non solo effettiva, ma percepita..) è vitale

IMPATTO PRIMA FASE: relativamente leggero

IMPATTO SECONDA FASE: importante ma gestito (iniziative,..)

IMPATTO TERZA FASE: drammatico

Le fasi 2 e 3 devono essere attentamente considerate per capire «la recessione» del credito

2. La crisi, le sue fasi, il contesto macro

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Fonte: Thomson Reuters Datastream - Elaborazioni ABI

Andamento del Pil durante la Crisi(100 = I° trim. 2008)

2008 2009 2010 2011 201290

92

94

96

98

100

102

104

90

92

94

96

98

100

102

104

Usa Giappone ItaliaGermania Francia UK

Italia: 92 (Q4 12)

Germania:101,4 (Q4 12)

Perdita di 8 punti di Pil in 5 anni: la più rilevante tra i paesi avanzati

L’andamento del Pil, già estremamente negativo, non dà l’esatta dimensione di quello che è avvenuto sul fronte degli investimenti.

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Source: Thomson Reuters Datastream - UAE ABI

L'andamento degli Investimenti dall'Euro alla Crisi(al netto delle costruzioni; 1/1/1999 - 31/12/2007 - indice=100 IV° trim. 1998)

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 200790

100

110

120

130

140

150

160

90

100

110

120

130

140

150

160Italia Area Euro Germania Francia

It: 123,23

AE: 143,74

Ge: 154,35

Fr: 143,64

Già prima della crisi, l’andamento degli investimenti al netto della componente delle costruzioni, è in Italia insoddisfacente - il più basso tra i paesi esaminati.

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Source: Thomson Reuters Datastream - UAE ABI

L'andamento degli Investimenti nella Doppia Crisi(al netto delle costruzioni; indice = 100 al 1/1/2008)

2008 2009 2010 2011 201275

80

85

90

95

100

105

75

80

85

90

95

100

105Italia Area Euro Germania Francia

It: 81,01

AE: 89,76

Ge: 91,74

Fr: 95,56

La caduta è stata poi rilevantissima. Con l’esclusione delle costruzioni l’indice posto pari a 100 nel primo trimestre 2008 si colloca ad 81 a fine 2012. In Francia è a 96, in Germania a 92, nella media dell’Area euro a 90.

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E la caduta nello specifico comparto degli investimenti in costruzioni è stata ancora più accentuata: fatto 100 il valore reale del primo trimestre 2008 nel quarto trimestre 2012 eravamo fermi a 75.

Fonte: Thomson Reuters Datastream - UAE ABI

L'andamento degli Investimenti nella Doppia Crisi(indice = 100 al I° trim. 2008)

2008 2009 2010 2011 201270

75

80

85

90

95

100

105

70

75

80

85

90

95

100

105

Investimenti Costruzioni Investimenti al netto Costruzioni

Inv: 76,41

Cos: 75,4

Inv-Cos: 77,46

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Lo stato generale dell’economia

La caduta dell’attività economica è stata molto più marcata nel Mezzogiorno. Rispetto al livello pre-crisi, nel 2012 il Pil è arrivato a perdere 10 punti percentuali vs. i 6 del Centro-Nord.

2007 2008 2009 2010 2011 2012*

Italia 1,7 -1,2 -5,5 1,8 0,4 -2,4

Centro-Nord 1,8 -1,1 -5,6 2,4 0,6 -2,2

Mezzogiorno 1,1 -1,4 -5,1 -0,1 -0,3 -3,2

Campania 1,6 -1,5 -5,6 -0,8 -0,8 n.d.

*: Stime Svimez per ripartizioni

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Italia 100,0 98,8 93,4 95,1 95,5 93,2

Centro-Nord 100,0 98,9 93,4 95,6 96,2 94,1

Mezzogiorno 100,0 98,6 93,5 93,5 93,2 90,2

Campania 100,0 98,5 93,0 92,3 91,6 n.d.

Fonte: Elaborazioni Abi su dati Istat e Svimez

Tassi di Variazione del Pil (A prezzi costanti valori concatenati- Anno di riferimento 2000; valori %)

Pil Perso Durante la Crisi(punti percentuali)

La dimensione «regionale» della recessione economica

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Nonostante la lunga crisi è stato evitato il credit crunch in senso tecnico ..…e Nonostante la lunga crisi è stato evitato il credit crunch in senso tecnico ..…e gli impieghi sono cresciuti a tassi rilevanti fino all’arrivo della crisi del debito, gli impieghi sono cresciuti a tassi rilevanti fino all’arrivo della crisi del debito, del salto dello spread Btp-bund, della chiusura dei mercati all’ingrossodel salto dello spread Btp-bund, della chiusura dei mercati all’ingrosso

Nonostante la lunga crisi è stato evitato il credit crunch in senso tecnico ..…e Nonostante la lunga crisi è stato evitato il credit crunch in senso tecnico ..…e gli impieghi sono cresciuti a tassi rilevanti fino all’arrivo della crisi del debito, gli impieghi sono cresciuti a tassi rilevanti fino all’arrivo della crisi del debito, del salto dello spread Btp-bund, della chiusura dei mercati all’ingrossodel salto dello spread Btp-bund, della chiusura dei mercati all’ingrosso

Massimo spread BTP vs Bund = 5,5%

(09.11.11)

Decisione Consiglio Eu in merito a pacchetto banche e

stime preliminari dell’EBA (26.10.11)

Spread BTP vs Bund supera i 200 bp (23.06.11) Raccomandazione EBA sul

capitale delle banche (08.12.11)

Prestiti a famiglie e imprese non finanziarie in Italia e nell’Area Euro (var. % annue)

Prestiti a famiglie e imprese non finanziarie in Italia e nell’Area Euro (var. % annue)

3. L’attività bancaria e i vincoli esterni

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Struttura per scadenza dei tassi di interesse/rendimenti dei Titoli di Stato italianiStruttura per scadenza dei tassi di interesse/rendimenti dei Titoli di Stato italiani

I pervasivi effetti sul costo del funding e sulle difficoltà per le banche di montare operazioni in un contesto di fortissimo cambiamento del livello dello spread sono illustrati dal confronto della struttura per scadenza dei tassi di interesse prima e dopo la crisi.

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Lo stato generale del credito

Impieghi al settore privato: tassi di crescita annuali

Fonte: elaborazioni ABI su dati BCE

La crescita del credito al settore privato è in rallentamento ma in linea con i valori medi dell’Area e delle economie forti dell’Eurozona. Non sperimenta la contrazione che sta vivendo la Spagna che pure è sottoposta alla medesime tensioni che il nostro Paese.

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Lo stato generale del credito

Impieghi alle imprese: tassi di crescita annuali

Fonte: elaborazioni ABI su dati BCE

Il quadro non cambia sostanzialmente se si considera il solo credito alle imprese anche se in questo caso il dato italiano è inferiore all’esperienza dei paesi forti, mentre permane notevolmente migliore del dato spagnolo.

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Lo stato generale del creditoImpieghi alle imprese: tassi di crescita annuali dell’intensità creditizia (credito/Pil) - %

Fonte: elaborazioni ABI su dati BCE e Eurostat

Tuttavia la differenza di crescita rispetto ai paesi forti è completamente spiegata dalla diversa intonazione ciclica delle economie nazionali: l’indice di intensità creditizia, cioè il rapporto tra il credito ed il prodotto interno lordo, per le imprese infatti cresce in maniera simile in Italia, Francia e Germania, mentre permane un gap negativo per l’economia spagnola.

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Lo stato generale del creditoImpieghi alle imprese: stato della domanda e dell’offerta(indice di diffusione)

Fonte: elaborazioni ABI su dati Banca d’Italia

Le risultanze che emergono dal confronto europeo sono confermate dalle indagini campionarie sullo stato della domanda e dell’offerta di credito alle imprese. Se, infatti, l’offerta è risultata stringente solo alla fine del 2011, nel momento di massima tensione finanziaria del nostro Paese, in seguito le tensioni di offerta si sono ridotte significativamente. La domanda di credito, invece, a partire dall’inizio del 2012 si colloca stabilmente sui livelli più bassi dell’intero campo di osservazione. Ciò sembrerebbe confermare che la bassa dinamica del credito attuale è trainata principalmente dalla domanda.

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Lo stato generale del creditoImpieghi alle imprese: le componenti della domanda(indice di diffusione)

Fonte: elaborazioni ABI su dati Banca d’Italia

Tutte le motivazioni della domanda sembrano contribuire alla caduta degli impieghi anche se la domanda di impieghi per effettuare investimenti fissi risulta la causa principale dell’andamento recessivo, seguita dalla domanda per operazioni di fusioni e acquisizioni; l’unico motivo che contribuisce in senso positivo, seppur debolmente, è la necessità di ristrutturazione del debito.

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Lo stato generale del creditoTasso sui mutui a tasso fisso a 10 anni alle famiglie(spread rispetto al proprio titolo sovrano)

Fonte: elaborazioni ABI su dati BCE e Datastream

Il costo del credito è stato ovviamente influenzato dalle tensioni sul nostro titolo sovrano. Le banche hanno cercato di limitare le ripercussioni sul costo del credito per famiglie e imprese anche a costo di riduzione, se non di vera e propria scomparsa, dei propri margini di guadagno.

A tal proposito si consideri lo spread tra il tasso sui mutui a tasso fisso a 10 anni alle famiglie e il relativo rendimento del titolo governativo a 10 anni. Per gran parte del periodo di crisi finanziaria, lo spread è risultato negativo in Italia.

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Il credito al settore immobiliare

Impieghi al settore immobiliare(tassi di crescita annuali)

Fonte: elaborazioni ABI su dati Banca d’Italia

In questo quadro, particolare cura è stata dedicata alla salvaguardia del credito al settore immobiliare, definito in senso lato come somma del credito alle famiglie per acquisto di abitazioni e alle imprese che operano nel settore delle costruzioni e dei servizi immobiliari.

Come risultato di tale azione oggi la quota del credito al settore è pari al 46,4% del totale del credito a famiglie e imprese, quota più alta di 6 decimi di punto rispetto al dato pre-crisi.

4. Credito e settore immobiliare

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Il credito al settore immobiliareImpieghi alle imprese del settore immobiliare(tassi di crescita annuali)

Fonte: elaborazioni ABI su dati Banca d’Italia

Simile evidenza, anche se meno forte, riguarda il credito alle imprese che operano nel settore immobiliare se messe a confronto con l’esperienza delle imprese che operano negli altri settori di attività economica.

A gennaio del 2013 le prime registravano una contrazione del 2,8% a fronte di un valore del -4,2% per le altre imprese.

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Il credito al settore immobiliareAndamento della produzione(tassi di crescita annuali - %)

Fonte: elaborazioni ABI su dati Istat

Tale maggiore tenuta risulta ancora più evidente se si considera che il settore delle costruzioni ha vissuto un momento ciclico decisamente peggiore della media delle altre imprese, come risultava già dalle indicazioni del grafico sugli investimenti.

Se le banche, nell’ultimo biennio, avessero mantenuto inalterati i differenziali di input di credito per unità di prodotto dei diversi settori, il credito alle imprese del settore immobiliare sarebbe dovuto diminuire del 17% rispetto alla media delle altre imprese.

Variazione cumulata

(gen 2011 - gen 2013)

Manifattura -5,3%Costruzioni -22,6%

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Il credito al settore immobiliareTasso di decadimento «importi» (val %)

Fonte: elaborazioni ABI su dati Banca d’Italia

Un così differente momento ciclico ha avuto i suoi riflessi in termini di rischiosità dell’attività di prestito. Secondo gli ultimi dati il flusso annuale di nuove sofferenze nel settore immobiliare (misurato in termini di ammontare) risulta pari al 4% dello stock di impieghi in bonis all’inizio del periodo, 4 volte il dato pre-crisi e di 1 p.p. superiore al dato medio per il complesso delle imprese.

Le banche stanno dunque pagando caro il sostegno alle imprese del settore.

Significa tutto ciò che nulla vi è da fare per migliorare la situazione ? Naturalmente NO.

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5. Proposte e vie di uscita

Proposte di accordo con CDP per favorire liquidità a m/l per le banche

Creazione di un fondo di garanzia per favorire l’accesso al credito ipotecario di specifiche categorie di soggetti svantaggiati

Ridurre gap normativi rispetto agli altri paesi europei in tema di:

Revisione della disciplina dell’estinzione anticipata Riduzione oneri fiscali Tempi delle procedure esecutive in linea con i

principali paesi dell’UE

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6. Conclusioni

Il momento è dei più difficili. Non si era vista prima una doppia recessione nel giro di un triennio con una perdita di prodotto interno lordo pari a 7-8 punti di Pil in 5-6 anni.

Le banche hanno affrontato questa difficile fase con spirito costruttivo (iniziative multiple).

Le banche, come le altre imprese, sono dunque vittime di questa crisi, che richiede coesione di tutto il mondo produttivo e sua azione di stimolo nei confronti del Governo per scelte in grado di fare uscire il Paese dal pantano della recessione-stagnazione.

Il settore immobiliare deve ricevere dal policy maker un’attenzione particolare. L’Italia non ha visto la crisi immobiliare conosciuta da altri Paesi e ciò deve continuare ad essere un tratto distintivo della nostra macroeconomia.

Occorrono quindi misure in grado di sostenere la domanda di abitazioni e, indirettamente, le imprese che operano nel settore. E’ questo interesse delle imprese di costruzioni, delle imprese bancarie, delle famiglie che devono poter continuare ad accedere al bene primario della casa.