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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. SNA Rassegna Stampa del 10/11/2014

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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o

parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;

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Rassegna Stampa del 10/11/2014

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INDICE

SNA

09/11/2014 La Sicilia - Nazionale

Unipol cancella 13 agenzie, 40mila utenti nel caos6

09/11/2014 Giornale di Sicilia - Agrigento

Lo Sna: chiuse agenzie in tre province ...7

09/11/2014 Giornale di Sicilia - Ragusa

Assicurazioni, Unipol Sai riduce numero degli agenti8

ALTRE ASSOCIAZIONI Il capitolo non contiene articoli

SCENARIO ASSICURAZIONI

09/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale

È battaglia sulle polizze Usa per medici e ospedali italiani10

08/11/2014 La Repubblica - Nazionale

Peluso indagato per concorso in bancarotta12

10/11/2014 La Stampa - Nazionale

Cementieri, costruzioni e assicurativi Ecco le azioni per puntare sulla ripresa13

10/11/2014 La Stampa - Nazionale

Polizze vita e successione14

09/11/2014 Il Fatto Quotidiano

COMUNI, GLI SPRECHI SEGRETI15

08/11/2014 Avvenire - Nazionale

Due manuali con le linee guida per l'investimento responsabile17

09/11/2014 Libero - Nazionale

«Mezzo miliardo per nuove acquisizioni»18

08/11/2014 ItaliaOggi

Sì Consob a prospetto aumento19

10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

UnipolSai come Fiat un segnale per l'Ania20

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10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

CHIARELLO NUOVO CONSIGLIERE DELEGATO MARZOTTO SIM21

10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

Le reti brindano con le polizze assicurative le unit-linked sbancano nelle preferenze22

10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

Le micro imprese italiane inseguono le sorelle europee nella corsa dell'economia 2.023

10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

In campo 8 team di talenti hanno 30 anni e vogliono migliorare la vita della gente25

10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

Patrimonio e liquidità ditte in acque agitate26

10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

Via i titoli di Stato, più asset privati le compagnie rivedono i portafogli27

10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

Aspettando i minibond prima alternativa è l'immobiliare29

10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

Big data, l'arma segreta per conoscere i clienti e calibrare le proposte30

10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

Utile in aumento nel semestre compagnie in festa a fine anno31

10/11/2014 La Repubblica - Affari Finanza

Dubbi, sfiducia, poche risorse un solco tra giovani e polizze32

10/11/2014 Corriere Economia

Ma è il momento di investire negli sportelli33

10/11/2014 ItaliaOggi Sette

È la polizza a far studiare i figli34

08/11/2014 Milano Finanza

Chi fa ombra alla banca36

08/11/2014 Milano Finanza

La rete coglie l'attimo38

08/11/2014 Milano Finanza

Ania sceglie il presidente40

08/11/2014 Milano Finanza

Diritta alla meta41

08/11/2014 Milano Finanza

Se lo Stato fa lo struzzo**42

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08/11/2014 Il Sole 24 Ore - PLUS 24

I nodi da risolvere se Unipol divorzia dall'Ania «attuale»44

08/11/2014 Il Sole 24 Ore - PLUS 24

«Dai nostri investimenti diretti escludiamo 34 aziende»45

07/11/2014 Banca Finanza

Aprire un dialogo è ancora difficile46

07/11/2014 Banca Finanza

Tre garanzie in una polizza48

07/11/2014 Banca Finanza

Processi innovativi per istituti di credito nella bancassurance49

07/11/2014 Bluerating

Una polizza, tre stili50

07/11/2014 Bluerating

Generali e Axa Mps assicurano il futuro51

07/11/2014 Bluerating

Le cinque regole per tutelare il patrimonio del vostro cliente52

07/11/2014 Bluerating

Dai prodotti assicurativi una spinta per il gestito55

07/11/2014 Bluerating

Balbinot abbandona Assicurazioni Generali per entrare in Allianz57

10/11/2014 Italia Funds People

Piattaforme per la distribuzione dei fondi in Italia58

10/11/2014 Italia Funds People

Polizze unit linked alla riscossa61

SNA WEB

Il capitolo non contiene articoli

ALTRE ASSOCIAZIONI WEB

Il capitolo non contiene articoli

SCENARIO ASSICURAZIONI WEB

Il capitolo non contiene articoli

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SNA

3 articoli

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Unipol cancella 13 agenzie, 40mila utenti nel caos Denuncia del sindacato agenti di assicurazione «La compagnia Unipol Sai ha spazzato via con una ingiustificata politica aziendale 13 agenzie generali solo

in Sicilia, 29 in tutto il Meridione, mettendo alla porta professionisti con una trentennale esperienza e a rischio

il posto di lavoro di decine di lavoratori assunti, snobbando più trenta milioni di premi assicurativi e gettando

nel caos oltre 40mila utenti". A denunciarlo è il sindacato degli agenti assicurativi Sna. «Solo a Catania sono

state chiuse 4 agenzie generali, altre 6 a Ragusa e 3 a Enna - spiega il segretario provinciale Sna, Francesco

Caruso - e adesso per gli utenti con la polizza in scadenza comincerà una via crucis di cui francamente non

capiamo le ragioni». «Molte di queste polizze, infatti, sono state trasferite nell'unica agenzia di Messina,

gestita dalla Sogeist srl, affidataria del servizio dallo scorso 31 ottobre - prosegue Caruso - Quindi, bene che

vada, un catanese dovrà impiegare almeno due ore per raggiungere l'unico sportello messo a disposizione

dalla compagnia, un ennese almeno tre e un ragusano più di cinque». L'iniziativa, maturata dopo

l'acquisizione, due anni fa, da parte di Unipol del pacchetto azionario ex Ligresti Fondiaria Sai, «assume

quasi i connotati di una epurazione interna, se si pensa - prosegue Caruso - che le revoche hanno colpito le

piccole compagnie precedentemente assorbite dal gruppo, come Liguria e Milano Assicurazioni, e che

adesso sono destinate a scomparire, perché ne è stata decretata la morte senza programmare né una

ricollocazione degli agenti e dei dipendenti e neppure del portfolio da loro faticosamente costruito, destinato

inevitabilmente a disperdersi». Delle agenzie catanesi, la più importante, con quasi due milioni di euro di

portfolio, proprio in questi giorni si appresta a effettuare le consegne agli ispettori della compagnia, mentre

fuori sul marciapiede restano i clienti che non capiscono, non possono neppure pagare e ritirare il loro

tagliando e non ricevono le giuste informazioni perché al numero verde, ufficialmente attivato, di fatto non

risponde nessuno». «Come sindacato - conclude Caruso - vogliamo denunciare innanzitutto il disagio che la

compagnia Unipol sta arrecando ai cittadini. Ma la vera questione sembra essere legata a una posizione

dominante assunta dal gruppo Unipol Sai in alcune province, superando con la raccolta premi la soglia

consentita dalla legge. «Piuttosto che chiudere senza criterio, la compagnia avrebbe potuto procedere con

una riduzione proporzionale del portafoglio tra le agenzie». 09/11/2014

09/11/2014 33Pag. La Sicilia - Ed. nazionale(diffusione:64550, tiratura:80914)

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SNA - Rassegna Stampa 10/11/2014 6

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U n i p o l S a i Lo Sna : chiuse agenzie in tre province ... Lo Sna, sindacato nazionale degli agenti di assicurazione, dice no alla chiusura delle agenzie Unipol Sai. «In

Sicilia solo a Catania - sostiene il segretario provinciale etneo, Francesco Caruso - sono state chiuse 4

agenzie generali, altre 6 a Ragusa e 3 a Enna». Il provvedimento di chiusura sarebbe stato dettato dal

superamento della quota di mercato sulla Rc auto segnalato dall'antitrust dopo recenti acquisizioni.

09/11/2014 16Pag. Giornale di Sicilia - Agrigento

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SNA - Rassegna Stampa 10/11/2014 7

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cronache sindacali. Sarebbero 13 nel Meridione d'Italia, 29 in tutta la Penisola Assicurazioni, Unipol Sai riduce numero degli agenti Lo Sna, sindacato nazionale degli agenti di assicurazione, critica aspramente la Unipol Sai; 29 le agenzie

chiuse in tutta Italia, riferisce il sindacato, 13 quelle nel meridione. «In Sicilia solo a Catania - sostiene il

segretario provinciale etneo, Francesco Caruso - sono state chiuse 4 agenzie generali, altre 6 a Ragusa e 3 a

Enna e adesso per gli utenti con la polizza in scadenza comincerà una via crucis, di cui francamente non ne

capiamo le ragioni». Il provvedimento di chiusura sarebbe stato dettato dal superamento della quota di

mercato sulla Rc auto segnalato dall'antitrust dopo le recenti acquisizioni dell'Unipol del pacchetto azionario

di Fondiaria Sai. Ed il superamento della soglia del trenta per cento riguarderebbe solamente alcune

province. Secondo il sindacato nazionale degli agenti di assicurazione, sarebbero a rischio decine di posti di

lavoro e migliaia di utenti potrebbero subire dei disagi. Tecnicamente le scadenze intermedie delle polizze

saranno incassate dalle agenzie, anche quelle revocate, per conto dell'Unipol mentre le polizze non potranno

essere rinnovate alla scadenza annuale. In un panorama che punta al libero mercato saranno poi gli utenti a

decidere dove attivare la nuova polizza. E gli agenti potranno affiliarsi ad un'altra compagnia. «Di fatto - ha

detto Caruso - si assiste passivamente ad un depauperamento del nostro territorio che viene sempre più

trattato dai grossi colossi come terra di conquista in un settore, quello assicurativo che pure scoppia di

salute».

09/11/2014 31Pag. Giornale di Sicilia - Ragusa

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SNA - Rassegna Stampa 10/11/2014 8

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SCENARIO ASSICURAZIONI

38 articoli

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Il caso È battaglia sulle polizze Usa per medici e ospedali italiani Una lite da oltre mezzo miliardo tra AmTrust e il broker Trg Il 60% della Sanità è assicurata con la società deifratelli Karfunkel Mario Gerevini e Simona Ravizza I fratelli Karfunkel si chiamano Michael, 71 anni, e George, 65. Sono ex poveri, ora miliardari. Sono

praticamente sconosciuti. Eppure la malasanità italiana è assicurata con la compagnia AmTrust, controllata

dai Karfunkel e quotata al Nasdaq.

In caso di errori medici in quasi duecento ospedali è proprio la società dei fratelli Karfunkel a dover garantire il

risarcimento dei danni ai pazienti e alle loro famiglie. Lo stesso vale per gli eventuali sbagli di 40 mila medici,

anche loro clienti di AmTrust. Nel 2013 la società ha sottoscritto polizze sanitarie in Italia per 225 milioni di

euro e oggi copre il 60% degli enti ospedalieri.

Adesso è sorto un grosso problema. Il distributore esclusivo delle polizze AmTrust in Italia, il broker Trust

Risk Group, li accusa di aver illecitamente rotto il contratto ed è pronto a chiedere un risarcimento di 550

milioni di euro, insinuando sospetti, tra l'altro, sulla solidità finanziaria della compagnia assicurativa.

L'avanzata in Italia dei fratelli Karfunkel è andata di pari passo con la fuga degli altri gruppi assicurativi dal

mercato, che complessivamente vale oltre mezzo miliardo di euro. L'opinione diffusa è che assicurare la

malasanità non sia più conveniente. Troppe le richieste di risarcimento danni, infinitamente lunghi i tempi

delle cause in Tribunale che costringono a mettere a bilancio come possibili perdite i soldi da rimborsare.

Nell'ultimo report dell'Ania (l'Associazione nazionale delle imprese assicuratrici), la stima delle denunce per

errori medici ha superato quota 30 mila, un numero che si è triplicato negli ultimi venti anni. Il costo dei premi

è lievitato: un ospedale spende per assicurarsi in un anno dai 500 mila ai 9 milioni di euro (la cifra dipende

dall'attività svolta, la media è intorno ai 3 milioni). Alla fine del processo, in due casi su tre non c'è nessun

risarcimento da versare. Ma poco importa: «Per molte compagnie quella di perdere soldi nella malasanità è

diventata una certezza - è scritto nel dossier Ania "La Malpractice medica, il grande caos" -. Soltanto pochi

operatori esteri sono rimasti in attività».

Su tutti, a farla da padrone è proprio l'AmTrust, ora alle prese con il turbolento divorzio dal suo agente

generale in Italia, Trust Risk Group. I dubbi sulla tenuta finanziaria della società americana sono stati sollevati

in questo contesto e hanno costretto l'altroieri l'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (Ivass) a intervenire

per tranquillizzare i consumatori.

Prima le indiscrezioni. Poi la rottura violenta, accompagnata da uno scambio di accuse. Sul proprio sito il

broker Trust Risk Group annuncia di avere persino interpellato le autorità di mercato «in seguito alle recenti

notizie pubblicate» negli Usa «sullo stato di salute finanziaria di Amtrust Financial Services», cioè il gruppo

quotato al Nasdaq. Sospetti pesanti, anche se solo pochi mesi fa il broker italiano (95 milioni di fatturato con

24 di utile) parlava di «una collaborazione con Am Trust ulteriormente consolidata» e per di più ha acquistato

azioni, investendo 1,5 milioni di dollari, in un'altra compagnia dei Karfunkel. Acqua passata. Il divorzio è finito

il 4 novembre al centro dell'ultimo incontro di AmTrust con gli investitori. Il broker italiano viene accusato di

aver trattenuto illegalmente da settembre 45 milioni di premi che andavano riversati a New York. «D'ora in poi

li raccoglieremo da soli», afferma l'amministratore delegato Barry Zyskind, negando qualsiasi impatto

negativo della vicenda visto che AmTrust «garantirà tutte le coperture in essere».

Zyskind ha sposato la figlia di Michael Karfunkel. L'azienda ha un'impronta familiare e dimensioni discrete:

4,1 miliardi di fatturato 2013 (esploso dai 2,7 del 2012), 3.200 dipedenti, 70 sedi in mezzo mondo, una

specialità nelle polizze infortuni dei lavoratori. Tanti business di nicchia a basso margine, compensati con alti

volumi.

09/11/2014 29Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 10

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Gli analisti accreditati confermano anche negli ultimi report il giudizio positivo e il titolo della società viaggia

sui massimi dell'ultimo anno (50 dollari). Il rating sulla solidità finanziaria è A (excellent). Le polizze in Italia

fanno capo alla controllata AmTrust Europe di Londra che ha un patrimonio netto di 202 milioni.

Ma la AmTrust non è un gigante e suona, dunque, un po' strano che l'enorme responsabilità di coprire i rischi

di gran parte della malasanità italiana ricada sulle spalle di un'azienda familiare. Garantiscono i Karfunkel?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le polizze contro gli errori medici d'Arco Quasi 200 ospedali italiani assicurati con AmTrust 40 mila medici

assicurati con AmTrust Il mercato italiano 543 milioni di euro Amtrust in Italia 225 milioni di € (43%)

La vicendaAmTrust, leader del mercato italiano contro

i rischi da malasanità, ha rescisso il contratto con

il broker per l'Italia, Trust Risk Group Trust Risk Group chiede 550 milioni di risarcimento danni e solleva

dubbi sulla solidità finanziaria della società americana

09/11/2014 29Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 11

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Peluso indagato per concorso in bancarotta Il manager Telecom sotto inchiesta per il fallimento di Imco, società dei Ligresti, quando guidava UnicreditCorporate I pm: operazione legata ai debiti di Sinergia, a sua volta fallita, tesa a salvare solo i crediti dellabanca WALTER GALBIATI MILANO. Doveva essere l'uomo di fiducia delle banche prescelto per salvare le assicurazioni del gruppo

Ligresti. Invece è rimasto lui stesso invischiato nel fallimento di Imco e Sinergia, le due holding attraverso le

quali l'imprenditore siciliano controllava Premafin e Fonsai. Piergiorgio Peluso, oggi direttore finanziario di

Telecom Italia, ma ex banchiere di Unicredit e poi direttore generale del gruppo Ligresti, ha ricevuto un invito

a comparire dal sostituto procuratore di Milano, Luigi Orsi, per spiegare da indagato un'operazione che già

quando fu compiuta ad agosto del 2010 suscitò non poche perplessità. L'accusa è pesante: concorso in

bancarotta perché Peluso da banchiere di Unicredit avrebbe contribuito ad aggravare il debito di Imco, la

società del gruppo Ligresti per le attività di costruzionie partecipazioni immobiliari, poi fallita con quasi un

miliardo di buco. Come? Spostando da Sinergia, ai tempi una scatola vuota, alla controllata Imco, alcuni

debiti attraverso la cessione di un asset privo di valore, la Tenuta Cesarina.

Per rilevare questo "gioiello" dell'agricoltura romana, che l'anno prima della cessione fatturava 750 mila euro

e ne perdeva un milione allevando bovini e producendo latte crudo, Imco pagò a Sinergia la bellezza di 76

milioni di euro che, aggiunti a dividendi per 22,5 milioni di euro e ad altri 10 milioni di rimborsi legati alla

gestione della tesoreria del gruppo, portarono nelle casse di Sinergia, togliendoli da quelle di Imco, 108,5

milioni di euro. Secondo l'accusa della procura, Peluso sarebbe stato il regista dell'intera operazione insieme

con Salvatore Rubino (presidente del cda di Imco e direttore generale di Sinergia, indagato) perché organizzò

il finanziamento che la stessa Unicredit, in pool con altre banche, erogò ad Imco ben 130 milioni di euro. Fu

un'operazione magistrale per la banca: da una parte perché a garanzia del prestito biennale Imco diede a

Unicredit l'ipoteca dei terreni sui quali sarebbe dovuto sorgere il Cerba, il Centro europeo di biomedica

avanzata, voluto da Umberto Veronesi, un'area edificabile, il cui valore finale era stimato intorno ai 200 milioni

di euro. Dall'altra perché Sinergia coi soldi incassati pensò bene di rimborsare un debito scaduto a giugno del

2010 erogato in parte dalla stessa Unicredit (88,5 milioni) e in parte da Ge Capital (20 milioni).

Nulla però è andato per il verso giusto. Prima Imco e poi Sinergia hanno dovuto portarei libri in Tribunale e

tuttora si cerca di arrivare a un concordato fallimentare, oggi più difficile, perché il comune di Milano ha

dichiarato decaduto il progetto Cerba, lasciando con un pugno di mosche Unicredit. Peluso, invece, l'estate

dopo l'operazione incriminata,a giugno del 2011è passato da Unicredit a Fonsai, grazie anche all'amicizia che

lega la sua famiglia ai Ligresti. Invece di essere il salvatore della patria, viene cacciato e finisce indagato per

concorso in bancarotta, mentre la madre, Annamaria Cancellieri (prima prefetto e poi ministro degli interni nel

governo Monti e della Giustizia con Letta) viene indagata a Roma per falsa testimonianza per le dichiarazioni

davanti ai pm di Torino sulle "telefonate di solidarietà" con Antonino Ligresti nei giorni in cui pendeva la

richiesta dei domiciliari per Giulia Ligresti.

Foto: FIGLIO DELLA CANCELLIERI Piergiorgio Peluso è figlio dell'ex ministro Annamaria Cancellieri, già

amica della famiglia Ligresti

08/11/2014 27Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 12

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tutto SOLDI Cementieri, costruzioni e assicurativi Ecco le azioni per puntare sullaripresa In Europa rischio deflazione e crescita bassa, ma il mercato scommette sul 2015 SANDRA RICCIO Deflazione in tutta Europa e bassa crescita: sembrano essere questi i due macigni principali che peseranno

su tutto il 2015. Il rischio di inflazione sotto zero resta al momento concentrato sull'Eurozona, perché in altre

aree monetarie i prezzi sono in crescita. E' quel che sta per esempio accadendo in Giappone mentre negli

Stati Uniti o in Gran Bretagna i livelli non sono lontani dai target di lungo periodo. Per quanto riguarda la

crescita, il tema è particolarmente importante per l'Eurozona e il Giappone, perché altrove le economie

crescono ormai da anni. «Nel 2015 pertanto sarà cruciale valutare l'impatto della politica monetaria e fiscale

in Eurozona e delle riforme strutturali che alcuni governi stanno implementando» dice Claudio Barberis,

Responsabile Asset Allocation di MoneyFarm.com che cita in particolare il caso dell'Italia. Come va orientato

allora in questo contesto di incertezze il portafoglio di investimento? Gli esperti continuano a credere

nell'Europa. «Riteniamo sia utile mantenere un'esposizione azionaria sull'Eurozona, dove eventuali sorprese

positive sono possibili» dice Barberis. La pensa così anche Fabrizio Quirighetti, capo economista di Syz

Asset Management. «Crediamo che l'Europa possa essere l'area del mondo che trarrà maggiori benefici da

un eventuale ritorno della crescita. I presupposti ci sono. Non solo. Se un avanzamento ci sarà a spiccare il

volo sarà soprattutto l'Italia e il mercato azionario italiano perché è ancora molto sottovalutato». Certo,

sull'Italia non mancano le ombre, il Paese è «fuori dalla recessione, ma non ancora in fase di espansione e

continuano le incertezze politiche unite all'elevato debito pubblico, ai costi di finanziamento e all'alta

disoccupazione ma non è messo peggio di altri» dice Quirighetti. Per l'esperto è il momento di puntare

sull'eccellenza delle mid-cap italiane. Negli ultimi 10 anni, il Ftse Mib ha reso l'1% annualizzato, contro il

2,14% del Ftse Italia mid cap. Per Alessandro Pacchiani, Fund Advisor di Oyster Italian Value i settori su cui

puntare sono quelli dell'impiantistica, ingegneria, infrastrutture e costruzioni con nomi come Ima, Danieli,

Tenaris, Buzzi, Cementir, Salini-Impregilo, ma anche Unipol e Dea Capital. «Per la prima volta negli ultimi

due anni le aziende europee stanno rivedendo in positivo i propri utili» evidenzia anche Niall Gallagher,

Investment Director Gam. Per l'esperto in Europa ci sono ancora potenzialità di crescita sui listini. «In

generale - spiega - i titoli ciclici non hanno registrato una buona performance negli ultimi sei-nove mesi,

sebbene i fondamentali in settori come i media spagnoli, i servizi di lavoro temporaneo in tutta Europa e i

materiali edili in Irlanda siano buoni. Ci attendiamo una futura performance positiva». Le obbligazioni battono

le azioni? In linea teorica in uno scenario deflazionistico, alle azioni andrebbero preferite le obbligazioni.

Questo perché quando i prezzi scendono, le aziende faticano a difendere i propri margini di profitto. Al

contrario con i prezzi in calo i rendimenti del reddito fisso diventano più appetibili dal punto di vista reale.

«Questi principi generali però vanno corretti con due tipi di considerazioni - spiega Andrea Delitala, Head of

Investment Advisory di Pictet Am -. In primo luogo la reazione delle politiche economiche e in particolare

quelle monetarie con il Qe che possono correggere, almeno in parte, l'impatto della deflazione sostenendo, in

prima battuta, le valutazioni di obbligazioni e di azioni». E poi c'è il fatto che per decidere come investire

bisogna sempre interpretare quanto dello scenario immaginato sia già incorporato nelle valutazioni di

mercato. «Se la deflazione è già nei prezzi attuali allora non è più necessariamente vero che si debba

comprare obbligazioni» dice l'esperto. Allo stesso modo l'Europa sottoperforma gli Usa di quasi il 10% da

giugno a causa della divergenza di prospettive. «Ricordiamo tuttavia, che una sana costruzione del

portafoglio contempera analisi degli scenari con le valutazioni perseguendo un'ampia diversificazione degli

attivi» suggerisce l'esperto.

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10/11/2014 17Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 13

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La posta di Maggi Polizze vita e successione Il contratto permette al beneficiario di avere la somma liquidata al di fuori dell'asse ereditario ed esentedall'Irpef A CURA DI GLAUCO MAGGI Mi hanno parlato di una assicurazione, Oscar 100 per cento di Arca Vita, che non è soggetta a successione.

Volendo tutelare me o mia moglie in caso di morte di uno dei due, desidero chiedere il suo parere sulla

validità di quanto mi hanno proposto. Personalmente ho avuto una esperienza positiva in passato con una

Assicurazione, ma ho sentito anche giudizi negativi riguardo al discorso costo/beneficio. Mi puo' dire che cosa

ne pensa? F. QU. (VIA INTERNET) La polizza vita, che prevede una prestazione in caso di decesso

dell'assicurato (il contraente), è un contratto che permette al beneficiario (o ai beneficiari, che possono essere

piu' d'uno, in proporzioni stabilite dal contraente) di avere la somma liquidata al di fuori dell'asse ereditario ed

esente dall'Irpef. Il beneficiario puo' essere modificato in qualsiasi momento, con una semplice

comunicazione alla Compagnia, ed eventualmente anche tramite testamento (facendo esplicito riferimento

alla polizza). Fin qui, la legge generale che regola le polizze sulla vita e' chiara e soddisfa la prima esigenza

del lettore. Quanto al rapporto costi-benefici, Oscar 100 e' la Gestione Separata (in pratica, un fondo comune

che oggi ha 3,5 miliardi di euro di portafoglio) cui sono collegate le prestazioni dei prodotti rivalutabili collocati

da Arca Vita. Caratteristica comune di questi prodotti e' di avere un rendimento minimo garantito dell'1 per

cento annuo consolidato: significa che il rendimento non potrà mai essere inferiore all'1 per cento, e sara'

maggiore se il rendimento effettivamente conseguito dalla Gestione Separata sarà, al netto dei costi,

superiore all'1 per cento. Ecco un esempio di costi per un prodotto tra i piu' comuni, la polizza a Vita Intera

senza durata, che si chiude con il decesso del contraente o con il riscatto. Con un premio minimo di 2500

euro, Oscar 100 consente versamenti aggiuntivi di 500 euro come minimo, e ha 50 euro di costo fisso sul

versamento iniziale (e di 15 sui successivi). La commissione di gestione annua trattenuta dal rendimento

della Gestione Separata e' dell'1.30 per cento, e il contratto e' riscattabile a partire dalla fine del primo anno

con penali decrescenti (3 per cento ,2 per cento, 1 per cento rispettivamente nel secondo, terzo e quarto

anno; dal quinto anno è esente da penali). Per premi superiori, i costi della commissione e delle penali sono

ridotti. I risultati della gestione di Arca, come di tutte le altre, non sono prevedibili: nel 2013 ha certificato un

re+ndimento lordo del 4,64 per cento, quindi del 3,34 per cento netto (ottenuto sottraendo l'1,30 per cento

della commissione di gestione prevista nel caso di un investimento da 2500 euro). Il 3.34 per cento è

maggiore dell'1 per cento minimo garantito, dunque sarebbe stato riconosciuto effettivamente il 3.34 per

cento.

G L A U C O . M A G G I @ M A I L B O X . L A S T A M P A . I T C O O R D I N A M E N T O D I A G N E S E V I G N A

[email protected] Le lettere vanno spedite alla redazione di TuttoSoldi in via Lugaro, 15

10/11/2014 22Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 14

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COMUNI, GLI SPRECHI SEGRETI ECCO COSA C'ERA NEI DOCUMENTI DEL COMMISSARIO ALLA SPENDING REVIEW CARLOCOTTARELLI TUTTI UGUALI I nuovi tagli lineari non distinguono tra il sindaco che paga per spesetelefoniche 326 euro a dipendente e quello che arriva a 1.782 Stefano Feltri e Carlo Tecce C'è una ragione se i dossier lasciati in eredità dall ' ex commissario alla revisione della spesa Carlo Cottarelli

sono rimasti in un cassetto, secondo la decisione di Palazzo Chigi: dimostrano che i tagli lineari voluti dal

premier Matteo Renzi colpiranno in maniera indiscriminata enti locali che hanno livelli di efficienza

diversissimi, alcuni sono prodigi di buona amministrazione, altri bruciano una quantità di risorse difficile da

spiegare. Il Fatto Quotidiano ha letto il " Documento per il commissario Cottarelli " prodotto dal " gruppo di

lavoro Comuni " , coordinato dal segretario generale dell ' Anci, l ' associazione dei Comuni, Veronica Nicotra

e curato dal suo assistente, Francesco Clementi. È del 18 marzo 2014, buona parte dei numeri usati sono

presi dai bilanci 2009/2010, ma le conclusioni sono molto attuali ora che la legge di Stabilità si appresta a

tagliare 1,2 miliardi di euro ai Comuni che già ne hanno persi 16,2 dal 2007 tra effetti del Patto di Stabilità

interno (che limita le spese) e riduzioni dei trasferimenti. Basta qualche cifra per riassumere gli sprechi che l '

Anci riconosce: in Abruzzo pulire un metro quadro di proprietà comunale costa in media 10,40 euro. Ma è una

media del pollo in stile Trilussa, perché i Comuni più virtuosi (il 25 per cento che spende meno) pagano

soltanto 5,19 euro, quelli meno efficienti (il 25 per cento più spendaccione) 12,2 euro. C ' è anche chi riesce a

spendere, sempre per un singolo metro quadro, 84,5 euro. E queste sono le differenze dentro una sola

Regione. Giusto per stare alle pulizie, c ' è un Comune in Veneto che riesce a sborsare addirittura 2.078,6

euro. Rispettosi del principio per cui si dice il peccato ma non il peccatore, il dossier portato a Cottarelli al

ministero del Tesoro indica soltanto numeri senza nomi. Ma il senso è chiarissimo: ci sono enormi differenze

di sprechi non soltanto tra Comuni grandi e Comuni piccolissimi (e questo è normale, per molte funzioni l '

efficienza è possibile soltanto quando si verificano economie di scala, altrimenti i costi fissi non vengono

spalmati), ma anche tra Comuni delle stesse dimensioni e all ' interno della medesima Regione. Guardate le "

spese per utenze telefoniche per dipendente " : in Campania vanno da 0,12 a 3.103 euro per dipendente .

Oscillazioni dovute a inefficienze meridionali? Non proprio: se guardiamo i Comuni con meno di 2 mila

abitanti oscillano tra 4 centesimi per dipendente e 45.380 euro. Media: 908 euro. Sperequazioni assurde

frutto di qualche perversione locale, ma anche se guardiamo i grandi centri sopra i 250 mila abitanti la

forchetta è comunque ampia: una media di 787, con minimi registrati a 283 euro e massimi a 1.782. Sugli

affitti gli sprechi sono evidenti e, pare, semplici da ridurre: nel dossier si legge che la Regione Sicilia ha

scoperto di pagare canoni calcolati su valori pari al doppio di quelli rilevati dall ' Osservatorio sul mercato

immobiliare. E risparmiare il 15 per cento è stato relativamente facile. Richiamare chi esagera non basta, è l '

analisi nel dossier dell ' Anci, bisogna cambiare alcune leggi: bisogna obbligare le compagnie di

assicurazione a fare tariffe differenziate per il settore pubblico e vietare agli amministratori di comprare "

prodotti assicurativi più articolati (Kasko, furto incendio, assistenza...) e spesso per tramite di broker

assicurativi, che introducono una commissione di intermediazione in contratti facilmente gestibili dal buon

padre di famiglia " . Un primo passo per risolvere storture come quelle registrate oggi: in una Regione critica

per il mercato assicurativo come la Campania, il 25 per cento dei Comuni più economici assicurano veicoli

equivalenti per 462 euro, il 25 per cento più spendaccione per 1.119. In Veneto la media è 692 euro a

veicolo, ma si arriva a picchi di 15.400. QUESTO DOSSIER si inserisce nel dibattito decennale sui costi

standard. In un Paese ideale lo stesso servizio costerebbe uguale, o quasi, in tutti i Comuni. La legge sul

Federalismo fiscale del 2009 prevedeva che si determinassero i costi standard, poi i " fabbisogni standard " ,

cioè di quante risorse ha bisogno ogni amministrazione per garantire i servizi a un livello considerato

dignitoso. I Comuni che non riescono a raccogliere abbastanza risorse con le tasse, perché i contribuenti

09/11/2014 8Pag. Il Fatto Quotidiano(tiratura:100000)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 15

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hanno redditi bassi e i cittadini che hanno bisogno di prestazioni sociali sono tanti, hanno diritto ai contributi "

pe requativi " pagati dalla fiscalità generale, cioè da tutti i contribuenti. A ottobre l ' Istituto per la Finanza e l '

Economia Locale, pensatoio dell ' Anci, avvertiva che un ulteriore taglio lineare delle risorse comunali " com

porterebbe il sostanziale snaturamento del significato e delle finalità originarie del progetto-fabbisogni " . Ma il

governo ha deciso un nuovo taglio da 1,2 miliardi e il dossier consegnato a Carlo Cottarelli è stato

dimenticato.

Foto: LICENZIATO

Foto: Carlo Cot-

Foto: Fonte: " Documento per il commissario Cottarelli - Gruppo di lavoro Comuni " , i dati sono elaborati da

Sose e dall ' I fe l

Foto: tarelli è tornato al Fondo monetario internazionale, da cui era arrivato, dopo poco più di un anno a

Roma Ansa

09/11/2014 8Pag. Il Fatto Quotidiano(tiratura:100000)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 16

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L'iniziativa Due manuali con le linee guida per l'investimento responsabile I documenti, presentati alla Settimana della finanza sostenibile, sono rivolti agli operatori dei settoriassicurativi e immobiliari ANDREA DI TURI Manuali operativi per integrare la sostenibilità, vale a dire l'attenzione a questioni sociali, ambientali e di

governance, nei processi d'investimento. Uno per il settore assicurativo, l'altro per l'immobiliare. Li ha

presentati il Forum per la finanza sostenibile (Ffs) nei primi giorni della terza edizione della Settimana italiana

della finanza sostenibile e responsabile (Sri). Nella giornata di apertura, a Roma nella sede di Ania

(Associazione nazionale imprese assicuratrici), alla presenza del sottosegretario all'Economia Pier Paolo

Baretta, sono state rese pubbliche le Linee guida sull'investimento sostenibile e responsabile per le imprese

assicuratrici. Che acquistano un particolare significato se si pensa che le assicurazioni sono fra gli investitori

istituzionali più importanti sul mercato Sri: anche in Italia, dove ci sono esempi come quello di gruppo

Generali, che da anni utilizza un processo di valutazione e selezione degli investimenti basato su criteri di

sostenib ilità. Il documento, attraverso approfondimenti tecnici, casi di best practice e raccomandazioni

operative, illustra tutte le fasi della costruzione di una strategia di investimenti sostenibili, compreso lo

sviluppo di prodotti. Affrontando inoltre la questione di come comunicare con efficacia l'impegno e i risultati

che si conseguono in ambito Sri. Ieri a Milano, invece, è stata la volta delle Linee guida sull'investimento

immobiliare sostenibile e responsabile, in inglese Srpi ( Sustainable and responsible property investment ),

approccio su cui si sta lavorando anche a livello Nazioni Unite. Rivolto a tutti gli operatori del settore, specie

ai gestori di portafogli immobiliari, anche in questo caso il documento descrive l'approccio sostenibile lungo le

varie fasi dell'investimento immobiliare: dall'acquisto (si parla di edifici "verdi" ad alte prestazioni energetiche

e ambientali e housing sociale) alla ristrutturazione, dalla gestione alla demolizione (con enfasi su recupero e

riciclo dei materiali). «Credo sia responsabilità degli operatori e delle associazioni - ha detto Manfredi Catella,

presidente della Fondazione Riccardo Catella, che ha ospitato l'evento, e Ad di Hines Italia sgr - formulare al

governo proposte puntuali sulle questioni più importanti per il settore, come quella della sostenibilità. Il tavolo

promosso da Ffs con la nostra Fondazione, e da tutti gli operatori che hanno aderito, potrebbe farsene

promotore». La settimana Sri si chiuderà mercoledì 12 a Milano, presso la sede di Borsa italiana.

08/11/2014 21Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 17

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Da domani si negoziano i diritti «Mezzo miliardo per nuove acquisizioni» Il presidente di Cattolica Assicurazioni , Paolo Bedoni, spiega l'obiettivo della ricapitalizzazione: «Vogliamocrescere anche per linee esterne. E con l'aumento della redditività saliranno pure i dividendi per gli azionisti» ATTILIO BARBIERI Dopo l'autorizzazione della Consob, arrivata venerdì, inizia domani la negoziazione in Borsa dei diritti per

l'aumento di capitale da 500 milioni varato da Cattolica Assicurazioni. Si tratta di un aumento di segno

opposto rispetto a quelli varati di recente dalle banche. Quello di Cattolica è finalizzato a sostenere un piano

d'impresa tutto rivolto alla crescita e agli investimenti. Insomma Cattolica si mette con decisione sulla rampa

di lancio perché - racconta a Libero il presidente Paolo Bedoni- «in un mercato come quello in cui operiamo

non si può stare fermi, per essere competitivi bisogna crescere. E per crescere bisogna investire e rinnovarsi.

È quello che facciamo con un piano che a tre anni si pone l'obiettivo di raddoppiare l'utile netto digruppo e

aumentare di un miliardo la raccolta dei premi. L'aumento di capitale è a sostegno di questo progetto e

Cattolica, con i risultati ottenuti in questi anni, ha posto tutte le premesse perché si realizzi». Ma cosa si

aspetta dal mercato? «Non è il caso di avventurarsi in previsioni. L'aumento di capitale è stato varato da noi

in funzione di obiettivi di crescita sia interna che per linee esterne. Il gruppo ha intrapreso sette anni fa un

percorso che lo ha portato a crescere in modo sano e graduale, chiudendo sempre in utile, anche in questi

anni di crisi. Ora bisogna misurarsi con concorrenti, penso soprattutto alle grandi compagnie, che hanno

programmato investimenti importanti sull'innovazione tecnologica e su piani di sviluppo. Star fermi equivale

ad arretrare. E noi vogliamo andare avanti, non indietro». Quali sono gli obiettivi che vi ponete con l'aumento

di capitale da mezzo miliardo? Quando lo avete annunciato avete parlato di opportunità di nuove

acquisizioni... «Sono tutti indicati nel piano d'impresa 2014-2017. Uno dei più importanti è certamente la

possibilità di crescere con nuove acquisizioni. Dipenderà dalle condizioni che ci offrirà il mercato. Ma una

cosa per noi è chiara: Cattolica punta a una crescita coerente e organica con la propria cultura di impresa. A

guidarci saranno gli stessi principi che ci hanno portato all'acquisizione della Fata Assicurazioni. Non

vogliamo snaturare un modello vincente». Dopo i risultati degli stress test della Bce i mercati finanziari hanno

perso l'intonazione positiva. Pensa che questo possa incidere sulla vostra operazione? «Il successo

dell'aumento di capitale non dipende dalla volatilità del mercato finanziario e comunque è garantito dal

consorzio di banche che ci supporta. Già all'indomani della decisione del consiglio di amministrazione le

richieste coprivano il doppio della cifra dell'aumento. Quel che più conta è che Cattolica è un'azienda sana,

ben gestita e con i fondamentali a posto». Il piano d'impresa al 2017 prevede tra l'altro un forte incremento

della redditività con il Roe al 9% e oltre 200 milioni di utile netto. Come impatterà sulla politica dei dividendi?

«In misura proporzionale. L'attrattività della politica dei dividendi è uno dei punti fermi del piano. È una

costante della nostra storia e un punto di forza della strategia futura. Siamo convinti che, al di là dei sussulti

emotivi del momento, anche la Borsa non potrà che prendere atto della solidità della compagnia. Ne avrà una

dimostrazione dagli ottimi risultati della terza trimestrale, che approveremo mercoledì prossimo e ancora di

più con i risultati di fine anno. Anche il titolo, al di là delle oscillazioni del momento, troverà la sua giusta

valorizzazione. È avvenuto in passato, sarà così anche nel futuro. È di questo che debbono essere

consapevoli i nostri soci e i nostri azionisti».

Foto: Paolo Bedoni è presidente di Cattolica Assicurazioni dal 2006 [Fotogramma]

09/11/2014 16Pag. Libero - Ed. nazionale(diffusione:125215, tiratura:224026)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 18

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CATTOLICA Sì Consob a prospetto aumento Consob ha autorizzato la pubblicazione del prospetto informativo relativo all'offerta in opzione delle azioni

ordinarie di Cattolica derivanti dall'aumento di capitale a pagamento deliberato il 18 settembre. L'aumento

avrà luogo con l'emissione di massime 117.500.880 nuove azioni ordinarie con valore nominale di 3 euro, da

offrire in opzione agli azionisti nel rapporto di 21 nuove azioni, ogni 10 possedute, a un prezzo di 4,25 euro,

per 499.378.740 euro. È stato inoltre sottoscritto il contratto di garanzia con il quale le banche del consorzio si

sono impegnate a sottoscrivere le azioni di nuova emissione in numero corrispondente ai diritti di opzione che

risultassero eventualmente non esercitati al termine dell'offerta in borsa fi no al controvalore complessivo

dell'aumento di capitale. Cattolica ha infine ricevuto l'approvazione dell'Ivass per le modifi che statutarie

conseguenti alle deliberazioni del consiglio di amministrazione del 6 novembre sulle condizioni finali

dell'aumento di capitale, che sono state quindi iscritte al Registro delle imprese di Verona. © Riproduzione

riservata

08/11/2014 28Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 19

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[ LE OPINIONI DELLA SETTIMANA ] UnipolSai come Fiat un segnale per l' Ania Roberto Mania Non è stato Matteo Renzi ad aver messo in crisi i corpi intermedi. Ci si sono infilati da soli. Per pigrizia,

conservatorismo, corporativismo. L'ultimo faro si è accesso sull'Ania, l'associazione delle aziende

assicuratrici, promossa ai tavoli della concertazione quando ancora erano aperti a Palazzo Chigi. L'ad di

UnipolSai, Carlo Cimbri, ha annunciato che il suo gruppo (un terzo del mercato danni) se ne andrà dall'Ania.

Ha accusato una governace pletorica ma soprattutto una scarsa capacità rappresentativa. Eccola la crisi.

Che vale per l'Ania, come per l'agglomerato Rete Imprese Italia, per i sindacati e per la Confindustria. Ci sono

soggetti che non si sentono più rappresentati da queste associazioni nate e pensate in un'altra èra: i giovani

precari stentano a trovare spazio nelle sedi confederali ma anche i grandi player (vale per UnipolSai come

per la Fiat-Chrysler) sanno che possono fare da soli e dunque risparmiano le spese dell'iscrizione. Finora le

organizzazioni hanno fatto spallucce e tirato avanti. Ma non andranno molto lontano. Con la politica che ha

ripreso il suo primato (qui, sì, c'entra Renzi), l'epoca della supplenza sociale chiude i battenti. E allora per non

perdere aderenti bisogna fare i conti con gli iscritti o i potenziali iscritti. Mettersi sul mercato, ripensare il

proprio prodotto, la propria offerta. E diventare utili per gli iscritti, non essere una brutta copia della politica.

10/11/2014 10Pag. La Repubblica - Affari Finanza - N.37 - 10 novembre 2014(diffusione:581000)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 20

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POLTRONE IN GIOCO CHIARELLO NUOVO CONSIGLIERE DELEGATO MARZOTTO SIM Sibilla Di Palma Fiditalia annuncia la nomina di Alain Hazan come nuovo amministratore delegato. Prima di approdare

nell'operatore italiano attivo nel credito al consumo, Hazan è stato amministratore delegato di Citifin e ceo

della divisione private banking del gruppo Fortis . Antonio Chiarello è il nuovo consigliere delegato e direttore

generale di Marzotto Sim . Laureato in economia politica presso la Bocconi di Milano, Chiarello ha iniziato la

propria carriera a Londra presso Swiss Re New Markets , entrando poi in Citibank International plc .

Extrabanca ha nominato Ramzi Hijazi ad e Francesco Masera responsabile commerciale con il grado di

vicedirettore generale. Hijazi e Masera provengono entrambi da Sator , società che tramite la sua controllata

Arepo Bp è il primo azionista di Extrabanca. Vincenzo Palermo assume l'incarico di vice presidente oncologia

in AstraZeneca Italia . Laureato in farmacia presso l'università Federico II di Napoli, 40 anni, Palermo

proviene da un'esperienza di tre anni presso Roche, dove si è occupato dell'area marketing. In precedenza

ha ricoperto posizioni presso Novo Nordisk , Baxter e Abbot . Antonio Votino è il nuovo rappresentante quadri

nazionale di Manageritalia . Votino, 50 anni, è attualmente loyalty e direct marketing di IcTeam , società di

consulenza e servizi nell'information e business intelligence. Lyxor Etf rafforza la propria presenza in Italia

con la nomina di Ilaria Pisani come institutional sales. Laureata presso la Bocconi, Pisani proviene da Kepler

Cheuvreux , dove si è occupata di vendita ed execution di Etf per la clientela istituzionale italiana. Davide

Alberti assume la carica di life planner sales channel manager di Pramerica Life , compagnia assicurativa

ramo vita del gruppo statunitense Prudential Financial. Alberti, 36 anni, ha maturato in precedenza

esperienze nelle strutture commerciali di Axa Assicurazioni . Novità anche in Bticino : Diego Gianetti e Paolo

Gaboli sono stati nominati rispettivamente direttore vendite Italia e direttore marketing operativo. Laureato in

ingegneria gestionale presso il Politecnico di Milano, 43 anni, Gianetti opera in BTicino dal 1999, mentre

Gaboli, 54 anni, novarese, è approdato nell'azienda attiva nel settore domotica nel 1989 come funzionario

tecnico commerciale. Roberto Cavalli annuncia l'ingresso di Andrea Tremolada come nuovo direttore

comunicazione del gruppo. Tremolada ha ricoperto negli ultimi otto anni lo stesso ruolo nel gruppo Salvatore

Ferragamo e precedentemente in Gianni Versace e in Tom Ford .

Foto: Qui sopra, Antonio Votino (1), rappresentante quadri di Manageritalia e Davide Alberti (2) di Pramerica

10/11/2014 39Pag. La Repubblica - Affari Finanza - N.37 - 10 novembre 2014(diffusione:581000)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 21

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[ L'ANALISI ] Le reti brindano con le polizze assicurative le unit-linked sbancano nellepreferenze Un forte contributo al boom di raccolta del risparmio gestito è venuto dalle reti di promozione finanziaria. A

settembre, il dato rilevato da Assoreti indica, per le reti di promotori finanziari aderenti all'associazione, una

raccolta netta positiva da inizio anno di 16,8 miliardi. Il flusso maggiore di raccolta, 7,8 miliardi, è venuto dai

prodotti assicurativi, in particolare dalle polizze di tipo unit-linked, prodotto di "tendenza" tra le reti, che da

solo ha apportato i tre quarti circa della raccolta totale in polizze. Quanto ai fondi comuni, la raccolta netta è

stata pari a 6,3 miliardi, dato che sale a 14 miliardi, ovvero oltre il 20% della raccolta dell'intero sistema fondi,

se si considerano anche le quote di Oicr sottoscritte indirettamente attraverso le unit linked.

10/11/2014 47Pag. La Repubblica - Affari Finanza - N.37 - 10 novembre 2014(diffusione:581000)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 22

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Roma Le micro imprese italiane inseguono le sorelle europee nella corsadell'economia 2.0 IL TESSUTO DELLA PENISOLA È SEGNATO DA UNA GRANDE QUANTITÀ DI PICCOLE DITTEMEDIAMENTE PIÙ RICCHE DELLE PARI GRADO DI ALTRI PAESI MA MAGGIORMENTE ARRETRATE.NESSUN ALTRO POSTO HA UNA QUOTA DI PMI ONLINE MINORE DI QUELLA CHE POSSIEDE LOSTIVALE Stefano Carli È la fine dell'economia dei campanili. E non è una cattiva notizia perché l'unica possibilità per l'economia

italiana di imboccare stabilmente la via della ripresa economica è tutta nella capacità delle nostre piccole e

medie imprese di abbandonare in via definitiva mercati di riferimento che hanno finora, o fino a pochissimi

anni fa, coinciso con i loro bacini territoriali. L'economia 2.0 non lascia infatti margini: il mercato è il mondo. E

il mondo si raggiunge con Internet, con l'e-commerce, con social media. Chi non riuscirà a salire di corsa su

questo treno mette a rischio il proprio futuro. E non stiamo parlando delle microimprese, ma di imprese

comunque strutturate, con almeno una decina di dipendenti ma in media di più e con fatturati che superano la

manciata di milioni. E' un universo molto complicato da definire. Secondo Unioncamere, che ha rielaborato i

dati di Eurostat, l'universo delle Pmi italiane è un esercito di 3 milioni e 694 mila imprese. Al computo totale

mancano solo le 3.200 imprese classificabile come «grandi», ossia oltre i 250 dipendenti. Ma anche così la

realtà delle Pmi è poco comprensibile. E' opportuno distinguere dentro quella cifra tra le medie imprese, da

50 a 250 dipendenti, che sono lo 0,5%, ossia circa 20 mila realtà imprenditoriali, dalle piccole propriamente

dette, che valgono il 5% del totale, ossia poco oltre le 183 mila unità, dalle microimprese, che sono la

stragrande maggioranza: 3 milioni e mezzo circa di soggetti imprenditoriali, pari al 94.4% del totale, al 46,1%

degli addetti e al 29,8% del valore aggiunto. Sono numeri distantissimi tra di loro e quindi destinati a rendere

difficilmente leggibili le statistiche che cercano di fotografarne le caratteristiche, i fattori costitutivi, gli obiettivi,

le risorse e l'efficienza. Per esempio, quando si parla di propensione all'export, la media generale, stimata da

Unioncamere, parla di un misero 4%. Ma questo dato è a sua volta una media ponderata tra la percentuale di

export delle 20 mila «medie», che è vicina al 90% e spesso oltre, a seconda dei comparti, e il corpaccione dei

3,5 milioni di micro, che hanno probabilmente quote infinitesime. Una fotografia più precisa l'ha scattata la

compagnia assicurativa Zurich che, per ovvie ragioni di voler comprendere il tipo di mercato business a cui

deve commisurare la sua offerta di prodotti assicurativi, ha affidato ad Eurisko il compito di creare un

campione ponderato di Pmi italiane da interrogare per capirne stato di salute e obiettivi, strategie e progetti.

Presentata nelle scorse settimane, la Ricerca Pmi Zurich 2014 ha selezionato per l'Italia un campione di 200

imprese che ha poi messo a confronto con le 200 imprese selezionate in altri 19 Paesi. E la composizione del

campione è già un prima fotografia sull'Italia. Eurisko ha stimato che dal punto di vista dell'organizzazione in

Italia le domande dovessero venir poste per il 75% al proprietario o al ceo, ed è la quota più alta: segno di

una struttura mediamente poco articolata (in Spagna proprietari/ceo pesano solo il 50%, in Gran Bretagna il

44%). Dal punto di vista dimensionale la fetta più grossa del campione italiano è costituito da imprese con

meno di 10 dipendenti: 43%, solo Austria, Australia, Portogallo, Sud Africa e Marocco ne hanno di più. Ma

secondo gli analisti di Eurisko per formare un campione corretto di imprese italiane da intervistare bisogna

inserirne un 14,5 % senza dipendenti, e non c'è nessun altro paese che ne abbia altrettante. Solo il campione

spagnolo arriva al 14%. In compenso, il 42% di questo campione italiano dichiara fatturati di meno di 2 milioni

di euro, rispetto al 51,5% della Spagna, mentre il nostro valore è più prossimo al 39% di Germania e Gran

Bretagna. Insomma le nostre piccole e piccolissime imprese sono mediamente più ricche delle pari grado

degli altri paesi. Un vantaggio, ma un vantaggio che va difeso, perché la nostra arretratezza tecnologica

rischia di farci via via arretrare. E l'arretratezza tecnologica, significa che non si vuole guardare ai mezzi per

espandersi e crescere ma esclusivamente alle strategie difensive e conservative. Si cerca insomma di

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 23

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salvare il salvabile. E' per questo che solo il 22,5% del campione italiano vede tra le principali opportunità di

questa fase la ricerca e la conquista di «nuovi segmenti di clientela». E siamo ovviamente la quota più bassa

rispetto alla media europea del 28,2%. Ancora l'attenzione maggiore è nel mettere a punto strategie di tagli di

costi. Siamo sotto la media, a volte pesantemente, nella «diversificazione di prodotti e servizi (14% noi,

contro la media Ue di 18,5%), n e i « n u o v i c a n a l i commerciali»,come il Web (13% a 18%); nel

«miglioramento dei dipendenti» (8% a 16,2%); nell'adozione di «nuove tecnologie» (10% a 13%); nella

ricerca di «espansione in mercati esteri» (10,5% a 12,1%). Speriamo invece più degli altri (21% verso una

media Ue del 14%) in «variazioni di normative e leggi e in «migliori condizioni di credito» (23% noi contro il

13,8% europeo). A tirare le somme, siamo in una situazione di forte ritardo ma questo ha anche in sé delle

potenzialità. Se aggiungiamo infatti a questi dati quelli relativi alla presenza online delle Pmi italiane si può

ipotizzare che siamo ormai al grado zero e che da qui non si può far altro che salire. Siamo infatti in fondo

all'Europa per quanto riguarda il Web. Nessun paese ha una quota di Pmi online minore della nostra,

nemmeno la Grecia. Figurarsi la Spagna che ne ha praticamente il doppio: e infatti il suo Pil cresce.

Insomma, sul Web non siamo proprio nemmeno partiti. Per fortuna è il mercato stesso che ora si è accorto di

questo gap e si sta muovendo. Si moltiplicano le piattaforme e le iniziative per portare le Pmi online: da quella

di Google-Unioncamere avviata lunedì scorso a quella di Zegna per i piccoli marchi del sistema moda e

lusso, per non parlare dei sistemi di incentivi statali, come i 2 miliardi appena varati dal ministero delle

Risorse agricole per il sistema dell'agroindustria. La macchina si è messa in moto. I risultati arriveranno

presto. FONTE UNIONCAMERE

Foto: La Ricerca Pmi Zurich 2014 ha selezionato per l'Italia un campione di 200 imprese messe a confronto

con le sorelle europee

Foto: Si moltiplicano le piattaforme e le iniziative per portare le Pmi online: da quella di GoogleUnioncamere

avviata lunedì scorso a quella di Zegna per i piccoli marchi del sistema moda e lusso. A questo si aggiungono

gli incentivi statali

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Milano In campo 8 team di talenti hanno 30 anni e vogliono migliorare la vita dellagente VINTO IL CONCORSO " UNIPOL IDEAS" I GRUPPI DI GIOVANI IMPRENDITORI INCUBERANNO IDEE ADALTO VALORE SOCIALE, AMBIENTALE E CULTURALE (m.fr.) Come spesso succede nell'anemico panorama italiano delle start-up sono le istituzioni finanziarie piuttosto

che le realtà industriali a farsi promotrici di iniziative che consentano a giovani imprenditori di realizzare le

loro idee nel campo della tecnologia. In questo filone si inserisce a pieno titolo il concorso Unipol Ideas, che si

è appena concluso con la nomina dei vincitori. Gli otto progetti selezionati sono Assirank, CrisisLab,

iTransport.it, NutriMe, ProbioMedica, RiskUp!, SchoolRising e Land2Lend. Dietro alle otto idee di impresa ci

sono otto squadre di giovani che, in media, non hanno nemmeno trent'anni e che avranno ora la possibilità di

partecipare al programma di accelerazione curato da Make a Cube, il primo incubatore in Italia specializzato

in imprese ad alto impatto sociale, ambientale e culturale. Il concorso promosso dal gruppo assicurativo

bolognese ha infatti come obiettivo quello di aiutare "idee innovative, economicamente e socialmente

sostenibili, in grado di contribuire a ridurre le disuguaglianze e migliorare la qualità della vita dei cittadini". Dal

20 ottobre al 19 dicembre i vincitori saranno nel temporary campus di Bologna firmato Unipol Ideas, dove i

diversi team saranno affiancati da una squadra di esperti di innovazione sociale e sviluppo d'impresa per

trasformare il progetto in un'impresa scalabile e d'impatto. Prima di approdare a Bologna, essi hanno però

trascorso un periodo a Boston, grazie alla partnership tra il progetto Unipolideas e il Mobile experience lab

(Mel) del Massachusetts institute of technology. Negli Stati Uniti hanno partecipato ad un percorso di alta

formazione all'innovazione digitale pensato espressamente per loro dal team di Federico Casalegno,

scienziato italiano direttore del Mel, per toccare con mano la frontiera dell'innovazione mondiale sui temi delle

smart city , del fintech , dello startupping , del customer engamement e della gamification . Al termine del

percorso di incubazione, il team dell'incubatore e i mentor aziendali rimarranno al fianco delle startup per un

periodo di accompagnamento di quattro mesi con l'obiettivo di segnalare le migliori opportunità di

finanziamento per far crescere l'impresa. «Il progetto nasce per coniugare il business con l'impegno

all'innovazione che qualifica Unipol come un Gruppo a sostegno della crescita del Paese - spiega Renzo

Avesani, chief risk officer di Unipol - La nostra filosofia è diversa da quella di un venture capital classico il cui

obiettivo è quello di selezionare unicamente i progetti con le maggiori potenzialità economiche. Per noi le

startup più interessanti sono quelle in grado di creare maggiore sviluppo, benessere e qualità della vita, in

sintonia con il nostro approccio assicurativo. Per questo l'unità di Research & Development di Unipol guida il

progetto». Con gli otto progetti premiati esiste un memorandum of understanding , della validità di un anno,

per investire nel loro capitale. La deadline è fissata per fine 2015 ma "molto dipenderà dalla loro capacità di

dimostrare che l'idea ha un futuro", conclude Avesani.

Foto: Qui sopra Renzo Avesani , chief risk officer di Unipol

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[ LO STUDIO ] Milano Patrimonio e liquidità ditte in acque agitate PER LA RICERCA AIBA IL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO È ESTREMAMENTE FRAGILE. IMPRESEECCESSIVAMENTE DIPENDENTI DAL PRESTITO BANCARIO CHE INCIDE PER IL 70%. PERDIAMO ILCONFRONTO PURE SULLA LEVA FINANZIARIA (s.d.p.) Hanno problemi di liquidità e sono sottoassicurate. Le Pmi italiane continuano a navigare in acque poco

tranquille. A rivelarlo è uno studio di Aiba (Associazione italiana brokers di assicurazione e riassicurazione),

realizzato in collaborazione con Innovation Team, dal quale emerge un sistema produttivo italiano

estremamente fragile. In base all'indagine, infatti, le imprese nostrane sono eccessivamente dipendenti dal

finanziamento bancario che incide per il 70%, una percentuale molto più elevata rispetto agli altri paesi

industrializzati. Lo Stivale perde il confronto anche sul fronte della leva finanziaria, ossia del rapporto tra

l'ammontare dell'indebitamento e il valore del patrimonio netto delle imprese. Queste ultime continuano inoltre

a doversi confrontare con il problema del credit crunch: secondo lo studio, il 17,2% delle piccole aziende e il

12,3% delle medie non ha ottenuto il finanziamento richiesto a banche o società finanziarie (a fronte del 7,6%

per le grandi imprese). Uno scenario al quale si aggiunge anche la pesante sottoassicurazione delle Pmi: il

14% non è infatti tutelato contro gli incendi, mentre il 31% non è protetto dai furti. E ancora: non più del 28%

risulta assicurato dai rischi tecnologici, mentre il 23% non ha coperture di responsabilità civile prodotti e solo il

15% ha sottoscritto polizze credito e cauzioni. Sempre una minoranza ha stipulato una copertura contro

l'inquinamento (12%) e soltanto il 3% è protetto dalle interruzioni di attività. FONTE POLITECNICO DI

MILANO CINFAS

Foto: Le imprese italiane continuano a dover subire anche il problema del credit crunch

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Milano Via i titoli di Stato, più asset privati le compagnie rivedono i portafogli I RENDIMENTI DEI BOND PUBBLICI RESTANO BASSI E IMPONGONO DI CAMBIARE IL PORTAFOGLIO.NEGLI ULTIMI TRE ANNI LA QUOTA DI QUANTI HANNO INVESTITO OLTRE IL 15% NEL MERCATOPRIVATO È PIÙ CHE QUADRUPLICATA. E PER BLACKROCK CRESCERÀ ANCORA Luigi Dell'Olio Le compagnie assicurative rivedono i portafogli. I rendimenti ai minimi dei titoli di Stato mettono in crisi le

strategie d'investimento. Acquistare bond reputati affidabili è sempre stato una priorità per le aziende del

settore, che cercano la stabilità del rendimento quando puntano sui mercati finanziari, per equilibrare le

caratteristiche di un business che ha proprio nell'alea il suo tratto caratteristico. Un obiettivo che tuttavia oggi

non è più facile da raggiungere, nemmeno allungando le scadenze: infatti, non solo le nuove emissioni

faticano a garantire rendimenti in termini reali (nonostante il calo dell'inflazione nel corso dell'ultimo anno), ma

non sembrano più esservi spazi per un'ulteriore riduzione dei tassi che andrebbe a premiare gli asset già in

portafoglio. Anzi, se verranno confermate le voci di un rialzo dei tassi negli Stati Uniti nel corso del 2015,

probabilmente occorrerà fare i conti con un calo del valore. La situazione è diversa in Europa, dato che la Bce

è impegnata a garantire liquidità al sistema e non prevede di rinunciare alla politica monetaria accomodante,

ma proprio l'abbondante liquidità in circolo sui mercati contribuisce a tenere bassi i rendimenti delle emissioni

obbligazionarie reputate meno rischiose. Così non resta che andare a caccia di nuove frontiere, pur nella

consapevolezza che questo può significare dover fare i conti con una maggiore incertezza. Secondo uno

studio curato dalla Economist Intelligence Unit per conto di Blackrock (su un campione di 243 manager di

compagnie assicurative e di riassicurazione), molte società del settore in questa fase si stanno orientando

verso gli asset dei mercati privati. Nell'arco degli ultimi tre anni, la quota di quanti detengono più del 15% del

loro portafoglio in questi asset è più che quadruplicato, passando dal 6 al 26%. Un trend di crescita, spiegano

gli autori della ricerca, che è destinato a durare ancora, con la prospettiva di arrivare al 46% entro il 2017.

«Per molto tempo andava di moda dire: `Compra i tuoi bond alla mattina e rilassati al pomeriggio', ma oggi le

compagnie assicurative si trovano a operare in un contesto di mercato più complesso», commenta David

Lomas, global head insurance business di BlackRock. «Lo studio evidenzia che le assicurazioni stanno

spostando i loro investimenti verso i mercati privati, allo scopo di diversificare i flussi di ricavi e mantenere i

guadagni in area equity». Tra le aziende coinvolte nello studio, una su tre è orientata ad aumentare la propria

esposizione al rischio entro i prossimi tre anni. Di queste, il 68% spera di potere mantenere o aumentare i

propri ritorni, mentre il 66% punta ai benefici derivanti dalla diversificazione. All'opposto, solo il 15% del

campione complessivo prevede di proteggersi maggiormente rispetto a oggi. La maggiore disponibilità ad

assumere rischi nel campo degli investimenti riguarda in primo luogo due settori: il real estate debt e gli

infrastructure asset. Nel primo caso la spinta arriva anche dalla nascita negli ultimi anni di fondi specializzati,

che consentono di investire nelle sofferenze emerse in seguito alla crisi immobiliare che ha colpito tutto il

mondo, pur con accenti diversi, tanto che alcuni mercati hanno già intercettato la strada della ripresa. Il focus

sulle infrastrutture si spiega, invece, alla luce delle politiche di austerity adottate da diversi governi nazionali,

che lasciano maggiori spazi agli investimenti dei privati nel settore. Investire nelle infrastrutture è

tendenzialmente meno rischioso di altri ambiti, data la maggiore possibilità di prevedere i ritorni grazie alla

presenza di tariffe per l'utilizzo delle reti oggetto d'intervento. Anche se si tratta di un settore che impone una

visione di lungo termine, grandi disponibilità all'inizio dell'investimento e anche l'eventualità di fare i conti con

una scarsa liquidità nel caso emergesse la necessità di uscire dall'investimento in breve tempo. Gli autori

dello studio sottolineano anche un altro aspetto, relativo alle valutazioni preventive da svolgere a fronte di

aree che per molte compagnie sono inesplorate. Quindi possono produrre criticità in corso d'opera, anche al

di là dell'andamento generale del mercato. Il 40% degli assicuratori lamenta, infatti, la difficoltà di accesso alle

opportunità presenti sul mercato, ma che evidentemente non vengono comunicate in maniera trasparente e

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diffusa. E un'analoga percentuale mette al primo posto il prezzo e la trasparenza degli asset privati. Un terzo

delle compagnie assicurative (circa il 33%) evidenzia, infine, di essere preoccupata per le modalità con le

quali i legislatori affronteranno tali spostamenti di capitali allocati. «Il livello di rischio di questi investimenti è

significativamente diverso rispetto agli asset di tipo mainstream che gli assicuratori hanno acquistato in

passato», sottolinea Lomas. «Se da un lato la complessità dell'operazione di riallocazione degli asset su

mercati privati può rappresentare una sfida per gli investitori, dall'altro lato il potenziale ritorno

dell'investimento, la protezione dall'inflazione, senza dimenticare i benefici della diversificazione e del profilo

di rischio potrebbero rendere tale sfida interessante», conclude. FONTE BLACKROCK

Foto: Il primo motivo di cambiamento di strategia è la volontà di sostituire o migliorare i redditi da capitale,

indicato nel 68% dei casi, seguito dalla volontà di aumentare i benefici ottenuti col diversificare (66%)

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[ IL TREND ] Aspettando i minibond prima alternativa è l'immobiliare L'immobiliare è in cima alle preferenze delle compagnie assicurative, quando si tratta di individuare nuovi

filoni d'investimento. Seguono cash, infrastrutture, hedge fund e commodity. La domanda posta dagli autori

della ricerca è relativo alle potenzialità dei vari comparti, non alle strategie concrete di investimento, legate

alle opportunità del momento e alla presenza di strumenti ad hoc nel singolo mercato. La ricerca non prende,

invece, in considerazione uno strumento da poco introdotto nella normativa italiana come i minibond. Nei

mesi scorsi l'Ivass ha dato il via libera alle compagnie assicurative per investire in questo settore, con

l'obiettivo di rafforzare il sostegno all'economia reale, offrendo così alle aziende un canale di finanziamento

alternativo al credito bancario.

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Milano Big data, l'arma segreta per conoscere i clienti e calibrare le proposte GLI OPERATORI POSSEGGONO UNA GRANDE MOLE DI DATI. MA RARAMENTE SONO UTILIZZATI.EPPURE SAREBBERO LA BASE NECESSARIA PER STUDIARE PRODOTTI PIÙ APPETIBILI ERAGGIUNGERE NUOVI SEGMENTI DI MERCATO Veronica Ulivieri Negli ultimi decenni sono cambiate pochissimo, ma ora, con la rivoluzione digitale che potrebbe spazzarle

via, le assicurazioni sono obbligate a raccogliere la sfida del rinnovamento. Che significa, in sostanza,

investimenti in tecnologia: costosi, è vero, ma cruciali per la loro sopravvivenza. Mentre alcuni giganti del web

si preparano a lanciare servizi di assicurazione, si moltiplicano i siti web che consentono di confrontare i

prezzi delle polizze e un quarto dei consumatori si dice disposto ad acquistarle online, alle compagnie non

resta che provare a recuperare terreno. La società finanziaria americana State Street, in una recente ricerca

dal titolo "Piattaforme per la crescita: innovazioni tecnologiche nel settore assicurativo" che ha coinvolto più di

300 manager di tutto il mondo, ha delineato le difficoltà principali, ma anche le prospettive di espansione che

un utilizzo efficace dei big data, accompagnato da un aggiornamento dei sistemi informatici, potrebbe aprire

per le agenzie. Dove oggi succede ancora troppo spesso, al contrario, che la strategia tecnologica e gli

obiettivi di business non vadano di pari passo: un disallineamento che riflette un divario anche culturale tra la

funzione IT e le altre divisioni. «Per colmare il gap digitale tutti i manager, inclusi i manager IT, devono essere

proattivi nel proporre soluzioni innovative», spiega Pete Thurmond, head of insurance sector solutions di

State Street Nord America. Gli operatori sono in possesso di una grande mole di dati sui loro clienti:

informazioni che però spesso non vengono utilizzate per studiare prodotti più appetibili, né condivise tra i

diversi uffici. Molti altri dati potrebbero inoltre essere raccolti, per esempio attraverso i social network, e

sfruttati per raggiungere nuovi segmenti di mercato, cosa che il 39% degli intervistati considera oggi la priorità

per il proprio business. «Quasi 8 rispondenti su 10 dichiarano che la domanda in evoluzione dei clienti è un

grosso driver per gli investimenti in tecnologia della propria azienda, più dell'espansione del business, di

nuove norme o delle azioni dei concorrenti», si legge nello studio, realizzato in collaborazione con la

Intelligence Unit dell'Economist. Mutate esigenze della clientela che, per essere ben interpretate, hanno

bisogno di «una comprensione del tutto nuova del comportamento dei consumatori», ottenibile appunto

proprio tramite un'analisi efficiente dei dati. Oggi, solo il 38% dei partecipanti allo studio considerano la

propria attività molto efficace in questo ambito. E i big data possono trasformarsi anche nella premessa per

una migliore gestione delle attività finanziarie: mentre infatti cambiano in molte società le strategie di

investimento dei risparmi gestiti, «i portafogli stanno diventando sempre più complessi». Analisi del rischio e

delle performance potrebbero aiutare gli assicuratori nelle loro scelte. Nei prossimi tre anni, il 59% dei

manager intervistati punta a investire per il miglioramento dei sistemi di gestione delle relazioni con i clienti, il

57% in strumenti social e il 50% in tecnologie per ottenere maggiori conoscenze sui comportamenti dei

consumatori. In particolare, gli investimenti in social media e applicazioni per i dispositivi mobili, nonostante

non richiedano una grande quantità di risorse, promettono di far cambiare pelle al settore: «Gli assicuratori

inizieranno presto a vendere attraverso una gamma di nuove tecnologie, dai social media alle app. In futuro

sarà anche probabile vedere assicuratori che offrono ai clienti la possibilità di fare richieste di risarcimento via

Facebook, piuttosto che dal sito della compagnia o attraverso i canali vocali». FONTE STATE STREET 2014

INSURANCE SURVAY

Foto: Prioritario per il business assicurativo utilizzare i Big data

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[ IL SETTORE ] Utile in aumento nel semestre compagnie in festa a fine anno REDDITIVITÀ OLTRE I 3,8 MILIARDI, IN CRESCITA SUI 3,1 MILIARDI DELLA PRIMA METÀ DEL 2013PREOCCUPAZIONI PERÒ PER IL RAMO DANNI Il settore assicurativo italiano chiude il primo semestre del 2014 con oltre 3,8 miliardi di utile, in crescita

rispetto ai 3,1 miliardi della prima metà del 2013. Il dato del semestre «è particolarmente soddisfacente»

sottolinea il presidente dell'Ania, Aldo Minucci, convinto che «a fine 2014 raggiungeremo un miglioramento

dei dati rispetto al 2013». Secondo Minucci, Nel complesso il settore assicurativo «in questi anni di crisi ha

dimostrato di avere solidità patrimoniale e reddituale particolarmente significativa». Alla soddisfazione però

«si accompagnano delle preoccupazioni perché non tutto va così bene», osserva Minucci, spiegando che

«nel settore danni assistiamo a una decrescita della raccolta».

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Milano Dubbi, sfiducia, poche risorse un solco tra giovani e polizze LA PERCEZIONE DEL RISCHIO FUTURO È LONTANA PER CHI VIVE UN DISAGIO ATTUALE. LORIVELA UNA RICERCA CONDOTTA DA EPISTEME E BOCCONI PER AXA ITALIA. ALLE ASSICURAZIONIÈ CHIESTO DI SAPERSI CONFRONTARE CON LE ESIGENZE GIOVANILI USANDO MODALITÀ ELINGUAGGI CAPACI DI AVVICINARE LE NUOVE GENERAZIONI. DIFFERENZE TRA DIVERSE FASCED'ETÀ Luca Palmieri Le grandi incertezze del mondo giovanile sono uno dei principali ostacoli nella relazione tra le nuove

generazioni ed il mondo delle assicurazioni. E' quanto emerge in un'indagine condotta da Episteme e Bocconi

per Axa Italia e relativa ai giovani dai 18 ai 34 anni. Dall'inchiesta, intitolata "I giovani, la percezione del

rischio e il rapporto con le assicurazioni" emerge un universo eterogeneo, sia per ragioni legate allo sviluppo

individuale ed esistenziale, sia per differenze nel modo di pensare: i 18-24enni sono alle prese con un

significativo allargamento della visione del loro mondo e tendono spesso all'individuazione di modelli di

riferimento nonché all'emancipazione; i 25-34enni sono più orientati all'affermazione professionale e alla

definizione di un progetto esistenziale. Dall'indagine emerge anche una generazione lacerata tra dubbi e

mancanze di prospettive per il futuro, dal momento che avanza il fenomeno dei Neet (Not engaged in

Education, Employment or Training), giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano, che in

Italia, secondo i dati Istat, rappresentano circa il 24% dei giovani tra i 15 e i 29 anni (la media europea è del

15,9%). Quando si passa ad analizzare le scelte direttamente legate al mercato delle assicurazioni, si

osserva una marcata differenza fra le due fasce di età in termini di prodotti sottoscritti: la percentuale di coloro

che non hanno alcun contratto, oppure hanno solo l'assicurazione RC auto obbligatoria, scende dal 51% al

30%. Decisamente più elevata anche la percentuale del campione di uomini che ha almeno un contratto

assicurativo oltre l'RC auto (sopra il 74%, contro il 58,6% per le donne). Gli ostacoli più importanti alla stipula

del contratto sono la non disponibilità di risorse economiche per la copertura, percepita soprattutto dalle

donne e la percezione di un rapporto sfavorevole fra costi e benefici. La fiducia nelle assicurazioni è ancora

bassa, dal momento che, su una scala da 1 a 10, il punteggio medio di fiducia assegnato dai giovani alle

compagnie del settore è 4,06, superiore allo Stato (3,8), pari a quello delle banche, ma inferiore rispetto ad

altri comparti, tra i quali operatori telefonici e grandi catene distributive. Le donne si fidano meno degli uomini

(3,79 contro 4,32) e la differenza nei livelli di fiducia fra uomini e donne si amplia passando dalla fascia 18-24

alla fascia 25-34. Il 78,8% degli intervistati dichiara invece che accoglierebbe con favore prodotti assicurativi

flessibili per andare incontro ad esigenze specialmente di natura economica, ed è l'affermazione con il

maggior consenso positivo di tutta l'inchiesta. Il mondo delle assicurazioni deve quindi sapersi confrontare

con queste esigenze, soprattutto attraverso la modalità e il linguaggio con cui si rapporta con le giovani

generazioni. Dall'indagine emerge infatti che la relazione personale è il canale prioritario: i genitori quando si

è più giovani, gli esperti quando si è più adulti. Il web ha un ruolo significativo come fonte informativa ed è

ritenuto uno strumento importante per migliorare l'offerta poiché permette di ottenere facilmente le

informazioni sui prodotti e di avere un significativo vantaggio economico. «È una sfida che il settore

assicurativo, nella sua vocazione più autentica di protezione e gestione dei rischi nel lungo periodo -

sottolinea Frédéric de Courtois, amministratore delegato di Axa Italia - è chiamato a raccogliere per aiutare le

nuove generazioni a recuperare il significato positivo della parola "rischio" e a realizzare idee e progetti di

vita». FONTE EPISTEME AXA

Foto: Lo studio commissionato da Axa evidenzia differenze notevoli nel rapporto con la polizza dei giovani tra

18 e 24 anni rispetto a quelli tra 25 e 34

10/11/2014 63Pag. La Repubblica - Affari Finanza - N.37 - 10 novembre 2014(diffusione:581000)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 32

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Londra Ma è il momento di investire negli sportelli s. rig. Le banche? Un'opportunità di investimento. E le italiane in modo particolare. Ne è convinto Massimo Figna,

Portfolio manager di Tenax capital, di cui è fondatore e ceo , che ha appena messo a punto una sicav che

investirà sugli istituti di credito europei.

Il prodotto, che verrà distribuito in Italia in esclusiva dalla rete di Banca Generali, parte da due presupposti

molto semplici. «La recente Asset quality review e gli stress test imposti dalla Bce - spiega Figna - hanno

contribuito a fare pulizia in molti bilanci bancari. Gli investitori dispongono di circa 12 mila nuove informazioni

per ogni banca, è stato compiuto un grande passo avanti sul fronte della trasparenza. A questo si affianchi il

fatto che il Btp, per anni strumento principe di investimento, è ormai tecnicamente morto. Schiacciato da uno

spread destinato a tornare ai livelli successivi all'introduzione dell'euro, il Btp a 10 anni sta perdendo il suo

appeal . E questo porterà sia a un beneficio per le finanze pubbliche italiane, sia a liberare risorse per la

crescita economica».

Secondo Figna, è il momento di investire sui titoli del credito. Nel paniere della sua sicav trovano posto

soprattutto banche e assicurazioni. Nordea vale il 4% del totale, Axa il 3,9%, Intesa Sanpaolo il 3,4%. «Intesa

- spiega Figna - ha già annunciato di voler perseguire utili attraverso un minor contributo del Margine di

interesse a favore di una crescita della voce Commissioni. Una scelta che condividiamo. L'abbiamo poi

preferita ad altre grandi banche italiane perché la banca guidata da Carlo Messina ha annunciato una politica

di dividendi cash che si annuncia in grado di sostituire a pieno i rendimenti calanti dei Btp».

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Foto: Tenax capital Massimo Figna, «ceo» della sicav basata a Londra

10/11/2014 6Pag. Corriere Economia - N.37 - 10 novembre 2014

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 33

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Si diffondono soluzioni del ramo vita che liquidano un capitale per la formazione È la polizza a far studiare i figli L'importante è tenere costi e spese sotto osservazione ANNA DI SANTO Creare un risparmio per i propri fi gli attraverso polizze vita che permettono di accantonare un capitale da

utilizzare per coprire gli studi universitari, frequentare un master o facilitare l'avvio di un'attività in proprio. Una

strada sempre più battuta dalle famiglie italiane, con molte compagnie che si sono organizzate lanciando

prodotti ad hoc che prevedono bonus e coperture importanti, ma richiedono attenzione ai costi. Come

funzionano. Le polizze vita proposte dalle compagnie assicurative permettono di versare periodicamente una

somma di denaro per i propri fi gli fin dai primi anni di vita, in modo da maturare un capitale da usare per

l'iscrizione all'università, per il pagamento di un master o per avviare un'attività lavorativa. La durata di questi

prodotti in genere oscilla dai 5 ai 25 anni. Di solito sono inoltre previste garanzie assicurative relative alla

persona che fi nanzia il piano. In caso di morte o di invalidità permanente del sottoscrittore (il genitore, il

nonno, lo zio), infatti, il benefi ciario (fi gli e nipoti) è esonerato dal pagamento dei premi residui che vengono

versati dalla compagnia. I premi vengono investiti in fondi a gestione separata e prevedono un rendimento

minimo garantito annuo (che in genere si attesta attorno al 2%); mentre l'incasso può avvenire nel momento

in cui lo studente consegue la maturità o alla fi ne degli studi universitari.È inoltre possibile scegliere tra il

versamento del capitale in un'unica soluzione, sotto forma di rendita temporanea o in cinque quote annuali. In

alcuni casi vengono inoltre riconosciuti dei bonus che dipendono dal voto conseguito dallo studente al

termine della scuola superiore o del corso universitario. A cosa fare attenzione. A fronte di diversi vantaggi,

come l'offerta di un buon paracadute in caso di imprevisti che mettono a rischio la sicurezza della famiglia, la

maggiore semplicità di gestione rispetto ad azioni o obbligazioni e la possibilità di fi nanziare gli studi di fi gli e

di nipoti, nel momento in cui si decide di sottoscrivere questo genere di prodotti bisogna però fare attenzione

ad alcuni aspetti. In primis, i costi della polizza che possono oscillare dal 3 al 10% del premio versato. In

alcuni casi, inoltre, se si opta per il versamento del capitale in maniera frazionata sono previste altre spese

accessorie. Ecco perché è molto importante leggere con estrema attenzione i fascicoli informativi prima della

fi rma del contratto. Le proposte degli operatori. Tra le proposte degli operatori, Cattolica Assicurazioni offre

«Domani Grande», soluzione che permette di scegliere tra tre piani di risparmio: università, master e libero. Il

primo è pensato per sostenere le spese universitarie. Se il benefi ciario consegue il diploma negli anni previsti

dal ciclo scolastico con una votazione non inferiore a 90/100, è previsto un bonus pari al 10% del capitale

rivalutato a scadenza. Il piano master offre invece la possibilità di poter contare su un capitale al termine

dell'università per perfezionare gli studi o cominciare un'attività in proprio. Se il beneficiario consegue la prima

laurea negli anni previsti dal corso con una votazione non inferiore a 100/110, la compagnia corrisponde un

importo pari al 20% del capitale rivalutato a scadenza. Mentre con la terza opzione, al completamento del

piano il benefi ciario avrà a disposizione una somma da utilizzare come meglio crede: per continuare gli studi,

per avviare un lavoro, per acquistare un'auto, per la casa e così via. UnipolSai propone invece UnipolSai

Risparmio Giovane, polizza di previdenza scolastica pensata per chi desidera accantonare i propri risparmi

con l'obiettivo di garantire a un fi glio o a un nipote un capitale per gli studi universitari o per avviare un'attività

lavorativa. La formula offre una rivalutazione annua delle prestazioni (1,5%) con esonero dal pagamento dei

premi in caso di decesso o di invalidità del parente-assicurato. L'impegno scolastico viene premiato con un

bonus pari al 20% del capitale rivalutato se, alla scadenza, il ragazzo ha conseguito il diploma di scuola

secondaria superiore (in caso contrario, viene comunque riconosciuto un bonus del 10%). Si chiama invece

Young Doppio Bonus l'offerta di Uniqa Previdenza, piano di risparmio assicurativo che punta a garantire un

capitale ai fi gli o ai nipoti. La soluzione prevede un bonus di maturità pari al 10% del capitale maturato per gli

studenti meritevoli e un bonus pari al 15% del capitale maturato per chi prosegue gli studi e consegue la

laurea specialistica nei termini. Zurich Grandi Passi è invece la polizza vita per pagare gli studi dei fi gli o dei

10/11/2014 23Pag. ItaliaOggi Sette - N.266 - 10 novembre 2014(diffusione:91794, tiratura:136577)

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nipoti dedicata ai bambini fi no a 11 anni di età. La polizza, che ha una durata da sette a 20 anni, può essere

sottoscritta da un familiare del benefi ciario con un versamento minimo di 600 euro l'anno, pagabili in unica

soluzione oppure in frazioni mensili, trimestrali o semestrali. Il caricamento o costo commerciale della polizza

ammonta al 6% e viene garantito un tasso annuo minimo del 2%. Alleanza Assicurazioni propone invece

Farpiù, soluzione che prevede un rendimento minimo garantito a scadenza del 2% annuo. Al termine il

capitale è erogabile in cinque annualità o in un'unica soluzione. In caso di morte del contraente, la società si

fa carico di completare il piano dei versamenti. Infi ne, CrescitaReale Zerodiciotto è la soluzione di Reale

Mutua dedicata a genitori, nonni, zii o semplici amici che vogliono sostenere il futuro di un giovane al di sotto

dei diciotto anni, accumulando un capitale di cui potrà poi disporre per realizzare i suoi progetti. La durata può

variare da un minimo di 5 a un massimo di 25 anni.

Le proposte delle compagnie di assicurazione Compagnia Prodotto Caratteristiche Cattolica Assicurazioni

Domani Grande Permette di scegliere fra tre piani di rispar• mio: università, master e libero. Il primo è

pensato per sostenere le spese universitarie. Il piano master offre invece la possibilità di poter contare su un

capitale al termine dell'università per perfezionare gli studi o cominciare un'attività in proprio. Mentre la terza

opzione permette al benefi ciario di avere a disposizione una somma da utilizzare come meglio crede: per

continuare gli studi, per avviare un lavoro, per acquistare un'auto, per la casa e così via. UnipolSai UnipolSai

Risparmio Giovane Polizza di previdenza scolastica pensata per • chi desidera accantonare i propri risparmi

con l'obiettivo di garantire a un fi glio o a un nipote un capitale per gli studi universitari o per avviare un'attività

lavorativa. La formula offre una rivalutazione annua • delle prestazioni (1,5%) con esonero dal pagamento dei

premi in caso di decesso o di invalidità del parente-assicurato. Uniqa Previdenza Young Doppio Bonus Piano

di risparmio assicurativo che garanti• sce un capitale ai fi gli o ai nipoti costruito con gli accantonamenti e le

rivalutazioni annuali. Zurich Zurich Grandi Passi Polizza vita per pagare gli studi dei fi gli o • dei nipoti

dedicata ai bambini fi no a 11 anni di età. La soluzione, che ha una durata da sette • a 20 anni, può essere

sottoscritta da un familiare del benefi ciario con un versamento minimo di 600 euro l'anno, pagabili in unica

soluzione oppure in frazioni mensili, trimestrali o semestrali. Alleanza Assicurazioni Farpiù Soluzione che

prevede un rendimento mini• mo garantito a scadenza del 2% annuo. Al termine il capitale è erogabile in

cinque • annualità o in un'unica soluzione. Reale Mutua CrescitaReale Zerodiciotto Soluzione dedicata a

genitori, nonni, zii o • semplici amici che vogliono sostenere il futuro di un giovane al di sotto dei diciotto anni,

accumulando un capitale di cui potrà poi disporre per realizzare i suoi progetti.

10/11/2014 23Pag. ItaliaOggi Sette - N.266 - 10 novembre 2014(diffusione:91794, tiratura:136577)

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SHADOW BANKING Chi fa ombra alla banca Giuliano Castagneto Credit crunch e shadow banking. Come dire Scilla e Cariddi. Nella percezione del pubblico, almeno di quello

più sensibile alle vicende dell'economia, la finanza mondiale oggi è come stretta in una sorta di tenaglia. Da

un lato i volumi di credito da parte delle banche si sono quasi congelati (si veda grafico in pagina); assillati da

stress test, capital ratio e asset review, gli istituti di credito, non solo in Italia, hanno chiuso i rubinetti

preferendo guadagnare con titoli di Stato e commissioni di vario tipo. E chi cerca fonti alternative di credito,

questo è in sostanza lo shadow banking, deve affidarsi a strumenti e operatori poco regolamentati, a volte

molto opachi, forieri di qualsiasi tipo di rischio. Una vera scommessa. È ancora fresco nella mente di tutti il

ricordo dei mutui subprime, quelli concessi a clienti poco solvibili, con cui le grandi banche americane hanno

inondato i mercati dopo averli impacchettati nelle cartolarizzazioni, garantendo lauti profitti a se stesse e ad

alcuni investitori più svelti (e informati) degli altri. Prima che qualcuno si accorgesse che in realtà erano carta

straccia. «Un classico esempio di crisi finanziaria causato da scarsa trasparenza. In molti casi gli asset

sottostanti quelle cartolarizzazioni erano a loro volta titoli asset-backed, e questi ultimi potevano anch'essi

essere stati emessia fronte di altre cartolarizzazioni. Alla fine per l'investitore era impossibile capire cosa

realmente avesse comprato», spiega l'avvocato Lucio Bonavitacola, che per lo studio legale Clifford Chance

segue gli sviluppi della normativa sul mercato italiano dei capitali. Insomma, nella percezione comune

l'acquedotto è a secco e i pozzi disponibili sono avvelenati. Il quadro sembrerebbe ancora più preoccupante

guardando agli ultimi dati disponibili, quelli a fine 2013 elaborati dal Financial Stability Board su un campione

di 20 tra i principali centri finanziari e i Paesi dell'Eurozona. Mentre il credito bancario ha smesso di crescere

negli ultimi tre anni, gli intermediari alternativi hanno continuato a sviluppare l'attività, erogando prestiti o

sottoscrivendo bond, sia semplici che strutturati e cartolarizzati. Alla fine dell'anno scorso, mentre gli asset

bancari erano inchiodati da tre anni a 135 mila miliardi di dollari, quelli degli intermediari alternativi toccavano

75 mila miliardi di dollari, in crescita del 6,6% sull'anno precedente. Nel 2007, anno in cui ha cominciato a

scoppiare la bomba subprime, erano 63 mila. Quindi, mentre le banche sono sottoposte a regolamenti

sempre più stringenti, gli intermediari non bancari, molto meno controllati, continuano ad accumulare rischi. E

in barba a tutti i test, le prove, gli esami cui sono sottoposte le aziende di credito, la montagna di dinamite

finanziaria su cui è seduta l'economia mondiale continua a crescere. Ma le cose stanno veramente in questi

termini? Non esattamente. Anzitutto, la stessa decisione della Bce di acquistare titoli cartolarizzatie covered

bond renderà più liquidi questi strumenti, dando ulteriore impulso allo sviluppo dei canali finanziari non

bancari. E certo non è interesse della Bce destabilizzare i sistema finanziario. Inoltre sul sistema bancario

ombra non mancano i luoghi comuni. Anzitutto quando si parla di banche ombra il pensiero, chissà perché,

corre immediatamente alla Cina, la quale però, sempre per il Financial Stability Board, pesa per non più del

4% degli asset dei canali alternativi. Nessuno pensa agli Stati Uniti, di gran lunga primi in classifica con il

33%. In secondo luogo, quando si parla di banche ombra la mente spesso corre a fantomatici hedge fund

che, nel chiuso dei loro uffici sui lungomare di esotici paradisi fiscali, costruiscono complicate strutture

finanziarie in grado di mandare a gambe all'aria una multinazionale se qualcosa va storto. E invece fra le

banche ombra ci sono spesso aziende super sorvegliate come le compagnie di assicurazione. Inoltre, alcuni

dati vanno letti con attenzione. Guardando i numeri dell'Olanda, viene da fare un salto sulla sedia. Nel Paese

dei tulipani gli asset degli intermediari non bancari ammontano a 8,5 volte il pil, contro le cinque volte del

Regno Unito. Sarà l'Olanda l'epicentro del prossimo tsunami finanziario? Non è detto. Perché molti

intermediari che lì hanno sede legale altro non sono che finanziarie controllate da società multinazionali, che

prendono a prestito fondi per poi erogarli alle altre società del gruppo nel resto del mondo. E l'Olanda non è

un esempio isolato. Lo stesso accade negli Stati Uniti (tante multinazionali hanno la sede in Delaware, per

motivi fiscali) e nel Regno Unito. Non a caso il Financial Stability Board ha elaborato una definizione più

08/11/2014 19Pag. Milano Finanza - N.220 - 8 novembre 2014(diffusione:100933, tiratura:169909)

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restrittiva dello shadow banking, che appunto esclude le società che fanno da tesoreria dei gruppi

multinazionali non bancari, oltre ai fondi di investimento azionari e a quelli immobiliari, quindi tutte le società

che non sono coinvolte in attività creditizie di qualsiasi tipo. In questa accezione più restrittiva, ed escludendo

anche compagnie di assicurazione, i fondi pensione e le istituzioni finanziarie pubbliche, il volume di credito

delle banche ombra si riduce a 35 mila miliardi di dollari a fine 2013. È questa la stima più precisa delle

dimensioni dello shadow banking, quella a cui gli enti di sorveglianza guardano con più attenzione.E anche

qui vanno fatti dei distinguo. «Il principale rischio nello shadow banking è quello di contagio, perché chi presta

non ha riserve di capitale a garanzia, almeno parziale, dei suoi creditori. Rispetto al sistema bancario è molto

maggiore la possibilità che un'insolvenza si ripercuota sugli anelli precedenti della catena di finanziamento»,

sottolinea Buonavitacola. Sotto questo punto di vista, la situazione oggi è piuttosto diversa rispetto agli anni

ante-crisi. Il grafico in pagina riporta l'esposizione delle banche agli intermediari alternativi. Nell'Unione

Europea,a parte il Regno Unito, non si supera l'8% degli asset. Inoltre sono cambiati i requisiti di trasparenza

e i livelli di capitale da accantonare a fronte di titoli emessi dagli intermediari alternativi. I requisiti di capitale

variano da Stato a Stato, ma in genere investire in una ri-cartolarizzazione (titoli con sottostante un

portafoglio di Abs) richiede molto più capitale rispetto ai livelli pre-crisi. Inoltre la maggiore trasparenza ha

migliorato la conoscenza degli strumenti più rischiosi. «Il vero rischio sistemico si ha infatti quando chi investe

assume senza saperlo rischi cui non intendeva esporsi» aggiunge Buonavitacola. Che è quanto accaduto con

i subprime. Non è un caso che nella definizione più restrittiva di shadow banking del Fsb, quello «meno

regolamentato», i volumi siano cresciuti nel 2013 del 2,4% rispetto al 2012, mentre in quella più ampia la

crescita è stata del 6,6%. Segno che operatori più sorvegliati come fondi di investimentoe assicurazioni

hanno aumentato il proprio peso. Basti pensare che Axa nel solo 2013 ha erogato un centinaio di prestiti per

circa 2 miliardi di euro. Il fenomeno sta per interessare anche l'Italia. Dopo l'entrata in vigore del decreto

Competitività, anche gli assicuratori e le società veicolo di cartolarizzazioni potranno infatti erogare prestiti

alle imprese. «Un Btp a 5 anni rende poco meno dell'1,2%, un minibond della stessa durata il 6%. Ovvio che

c'è interesse da parte delle compagnie, che cercano di aumentarei rendimentia vantaggio degli assicurati

mantenendo un basso profilo di rischio», sottolinea Dario Focarelli, direttore generale dell'Ania, l'associazione

degli assicuratori italiani, che su questo tema il 26 novembre terrà un convegno che vedrà la partecipazione

di importanti credit fund internazionali. Ma ciò non si tradurrà in concorrenza spietata alle banche «È un

mestiere difficile, che sarà svolto nella gran parte dei casi insieme agli istituti di credito. Non si andrà

dall'agente a chiedere un prestito», aggiunge Focarelli. Ecco perché sta diventando sempre più improprio

parlare di «banche ombra». «Meglio finanziatori alternativi» conclude Buonavitacola. (riproduzione riservata)

L'INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA NEL MONDO Migliaia di miliardi dollari Percentuale '07 '08 '10 '11 '12

'13 '09 '06 '05 '04 '03 '02 0 100 75 50 25 125 150 GRAFICA MF-MILANO FINANZA IMPORTO TOTALE %

DEGLI ASSET TOTALI Fonte: National financial accounts data Altri intermediari finanziari Assicurazioni e

fondi pensione Banche Banche centrali Istituzioni pubbliche '07 '08 '10 '11 '12 '13 '09 '06 '05 '04 '03 '02 0 30

20 10 40 50 Altri intermediari finanziari Assicurazioni e fondi pensione Banche Banche centrali Istituzioni

pubbliche

L'ESPOSIZIONE DELLE BANCHE AGLI INTERMEDIARI OMBRA Percentuale degli asset bancari - Dati a

fine 2013 A A B C S C S R H I I I M O R A T A GRAFICA MF-MILANO FINANZA 0 2% 4% 6% 8% 10% 12%

14% 16% 18% I crediti verso gli intermediari... ... e i debiti Fonte: National Financial Accounts Data, Bce

08/11/2014 19Pag. Milano Finanza - N.220 - 8 novembre 2014(diffusione:100933, tiratura:169909)

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RISPAR MIO GESTITO La rete coglie l'attimo Roberta Castellarin e Paola Valentini «Il piano? Non è certo una passeggiata ma prima o poi li raggiungiamo quelli di Banca Generali». La battuta

di un private banker di Azimut arriva all'indomani del nuovo business plan del gruppo guidato da Pietro

Giuliani che si è posto come obiettivo per il 2019 un raddoppio delle masse a 50 miliardi di euro e dell'utile

netto a 300 milioni (dai 160 milioni attesi quest'anno). A fine settembre entrambe le società hanno toccato il

massimo storico di masse: Azimut 28,9 miliardi, +31% rispetto a settembre 2013 (con un utile netto a 123,8

milioni, +11%), Banca Generali 33,6 miliardi, +19% (utile netto a 132,4 milioni, +26%). Quest'ultima ha chiuso

i nove mesi con la raccolta netta più alta di tutte le reti (3,1 miliardi), seguita da Banca Mediolanum (3

miliardi), mentre Azimut è terza con 2,7 miliardi e Finecobank quarta con 2,5 miliardi (dati Assoreti).

Considerando l'acquisizione del ramo d'azienda dal Credit Suisse relativo alla clientela affluent e upper

affluent consolidata dal 1° novembre 2014 con masse per 1,9 miliardi, il patrimonio di Banca Generali sale

oggi a oltre 35,5 miliardi, a fronte dei 29,3 miliardi ai quali Azimut è arrivata a fine ottobre. E ora si attende il

varo dell'operazione di emersione di capitali, la voluntary disclosure. Nel frattempo «non nascondo che

l'andamento degli stress test con la crisi di alcune banche si stanno favorendo», ha spiegato l'ad di Banca

Generali Piermario Motta. E gli analisti, che hanno promosso Banca Generali dopo i conti, guardano adesso

al rendimento del dividendo che si attesta attorno al 5% rispetto al 2,5% del Btp a 10 anni. Il target di Citi è 25

euro con giudizio buy. Main First dà rating outperform e target price a 26 euro. Il prezzo obiettivo di Icbpi è

24,8 euro (buy), quello di Kepler (buy) di 26,9 euro. Gli analisti di Citi, in particolare, apprezzano la nuova

piattaforma di advisory per assicurare la crescita di lungo termine della raccolta. Il target di Equita invece è di

22,6 euro con giudizio hold. Se Banca Generali punta sui reclutamenti per intercettare il risparmio degli

italiani che per la maggior parte è ancora in mano alle banche tradizionali, la strategia di Azimut si focalizza

anche sulla crescita internazionale. Negli ultimi tre anni il gruppo presieduto da Giuliani ha siglato una decina

di joint-venture in mercati in crescita in Asia, Europa e America. «L'obiettivo dei 50 miliardi implica una

raccolta netta media di 2-2,5 miliardi per anno, circa 5 miliardi di effetto performance e circa 5 miliardi

provenienti dalla crescita esterna», sottolinea Banca Akros. Che valuta il piano «ambizioso, ma realizzabile

anche se l'orizzonte temporale è troppo lungo». Anche per Kepler, che prevedeva un target di patrimonio di

42 miliardi al 2019, il business plan è realistico ma presenta obiettivi di performance sfidanti. «La raccolta

netta annuale media di 2-2,5 miliardi è in linea con le nostre attese, mentre per quanto riguarda la crescita

esterna, che Azimut stima porterà 5 miliardi, non abbiamo fatto previsioni, e sul fronte della performance

annuale (dei portafogli, ndr) stimata nel 2,5% ci sembra aggressiva considerando anche l'asset allocation che

per il 78% è nel reddito fisso», sottolinea Kepler che ha ridotto il target price a 20 euro da 21,8 con giudizio

hold. «Il gruppo ha registrato buoni flussi di raccolta, in linea comunque con i concorrenti se si escludono le

acquisizioni, ma noi lo consideriamo il più esposto a registrare una discesa dei margini per la dipendenza

dalle commissioni di performance e costi in aumento», spiega Kepler. Anche Equita (hold), che ha ipotesi più

caute sui costi (+2%) e sugli oneri finanziari per il 2015, ha tagliato il target (da 20,6 a 19,6 euro). Al coro

degli analisti che definiscono il piano di Azimut ambizioso, ma non fuori portata, si unisce Deutsche Bank che

dà un buy e target a 25,1 euro. Buy anche da Banca Imi (26,45 euro). Dal canto suo Finecobank ha raggiunto

masse per 48,2 miliardi, +14% rispetto a settembre 2013, e un utile netto a 109 milioni (+37,6%). «Il modello

di Fineco che combina un'efficiente piattaforma di brokeragggio con la consulenza dei pf ci permette di

catturare due macro trend del mercato italiano, ovvero la crescita, oggi pari al 12%, del tasso risparmio delle

famiglie, sopra la media Ue nonostante le difficoltà dell'economia, con una ricchezza finanziaria arrivata a 4

mila miliardi e», spiega Alessandro Foti, ad di Finecobank, «la sempre maggiore digitalizzazione della società

italiana». Quanto al dividendo, «sicuramente lo distribuiremo perché la nostra banca cresce molto bene

grazie a un modello che assorbe poco capitale». (riproduzione riservata)

08/11/2014 24Pag. Milano Finanza - N.220 - 8 novembre 2014(diffusione:100933, tiratura:169909)

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LE RETI DI PF CON PIÙ MASSE Dati in miliardi di euro - In % le quote di mercato Fonte: Assoreti. Dati al 30

settembre 2014 GRAFICA MF-MILANO FINANZA B. Fideuram Mediolanum Finecobank Banca Generali

Allianz Bank Azimut Finanza & Futuro 0 20 60 40 80 100 89 51,5 40,3 33,6 32,7 26,6 12,1 +29% +16,8%

+18,1% +10,9% +10,7% +8,7% +3,9%

Foto: Piermario Motta

Foto: Pietro Giuliani

Foto: Alessandro Foti

08/11/2014 24Pag. Milano Finanza - N.220 - 8 novembre 2014(diffusione:100933, tiratura:169909)

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Ania sceglie il presidente Anna Messia Nonè solo questione di governance. Il comitato esecutivo dell'Ania, che si riuniràa Milano martedì 11, non

sarà chiamatoa discutere solo dell'assetto organizzativo dell'associazione delle assicurazioni, che non piace

a Unipol tanto da aver annunciato di essere pronta a ratificare l'uscita in occasione del cda del 13 novembre.

In ballo c'è anche la guida dell'associazione per il prossimo triennio, con l'attuale presidente Aldo Minucci che

è arrivato a conclusione del primo mandato triennale ed è in attesa di riconferma. Secondo lo statuto, il

comitato esecutivo di martedì, che precede l'assemblea che si terrà a Roma il 16 dicembre, è chiamato a

designare il presidente, che dovrà poi essere votato da tutti i soci. Da Unipol nei mesi scorsi sarebbero state

ventilate proposte alternative a Minucci (si è parlato del presidente di UnipolSai ed ex presidente Ania Fabio

Cerchiai e del presidente di Allianz Carlo Salvatori) senza però entrare nel vivo della discussione.A questo

punto la riconferma di Minucci appare l'ipotesi più accreditata, con l'Unipol destinata a lasciare, portandosi

dietro il 20% dei contributi incassati annualmente dall'Ania, in base ai premi delle compagnie.A meno di una

ricucitura dell'ultimo minuto. (riproduzione riservata)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 40

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INTERVISTA CATTOLICA Diritta alla meta Anna Messia Da quando Cattolica ha annunciato, a fine settembre, il maxi-aumento di capitale di 500 milioni, il vento non

ha certo soffiato a favore. In borsa si sono susseguite settimane di volatilità che ha spinto tutte le aspiranti

matricole a rinviare la quotazione a tempi migliori. La compagnia assicurativa veronese ha deciso invece di

andare dritta per la sua strada, convinta «che i risultati che stiamo raggiungendo e la crescita prospettata dal

nuovo piano industriale ci premieranno», dice l'amministratore delegato Giovan Battista Mazzucchelli. «Anche

perché i soci hanno mostrato grande interesse all'operazione di rafforzamento». Domanda. Venerdì 7

novembre però il titolo Cattolica ha subìto nuove tensioni, arrivando a perdere il 17% dopo che il giorno prima

era stato fissato a 4,25 euro il prezzo di emissione delle nuove azioni, con uno sconto del 37%. Risposta.

Anche venerdì è stata una giornata complicata per i mercati e in ogni caso avevamo messo in conto una

flessione del titolo alla luce dello sconto fissato. Abbiamo voluto premiare gli azionisti offrendo un prezzo di

assoluto interesse. Staremo a vedere il mercato nei prossimi giorni, ma continuo a essere fiducioso,

considerando i risultati industriali raggiunti dalla compagnia. D. Quali reazioni all'operazione avete registrato

tra gli investitori istituzionali? R. Le banche del consorzio di garanzia (guidato da Banca Imi e Mediobanca,

ndr) blindano l'intera operazione e ci risulta che la richiesta del mercato sia stata più che doppia rispetto

all'offerta di 500 milioni. Gli incontri che ho avuto nei giorni scorsi a Londra con gli investitori istituzionali sono

stati positivi e nei prossimi giorni sarò anche a Parigi. D. Avete avuto numerosi incontri anche con i soci sul

territorio, azionisti che hanno un ruolo importante per Cattolica, considerando la forma di cooperativa che vi

contraddistingue. Con loro com'è andata? D. Abbiamo registrato grande interesse e la partecipazione di oltre

3 mila persone. Abbiamo potuto spiegare qual è il respiro strategico di un'operazione che mira a rendere

ancora più forte e redditiva Cattolica in un mercato che diventa più selettivo. Il piano a cui l'aumento è

finalizzato è tutto orientato alla crescita, come dimostrano gli obiettivi che abbiamo fissato al 2017, anno in cui

puntiamo a raggiungere un utile netto di oltre 200 milioni e un aumento di oltre 1 miliardo della raccolta

complessiva. Siamo molto fiduciosi e parte siamo certi che il prezzo fissato sia attrattivo per i nostri e per altri

azionisti D. Tra i vostri soci ci sono anche banche partner nella distribuzione delle polizze, come la Popolare

di Vicenza che detiene il 12% del capitale. Che cosa si aspetta da loro? R. Il consiglio di amministrazione, in

cui siedono rappresentanti dei principali azionisti, ha condiviso l'operazione in tutti i passaggi, approvando

all'unanimità sia l'aumento di capitale sia il prezzo. D. Come utilizzerete le risorse dell'aumento di capitale? R.

C'è un piano di investimenti di 100 milioni sull'innovazione; un deciso sostegno a un processo di

trasformazione industriale e alla crescita per linee interne. Saremo poi pronti a cogliere le opportunità di

acquisizioni coerenti con il nostro modello. Credo che le occasioni non mancheranno, considerata

l'evoluzione del mercato assicurativo. D. Come sta andando la compagnia in questi mesi? R. La trimestrale

confermerà, come abbiamo già annunciato, la tendenza positiva del gruppo, più che in linea con gli obiettivi

del nuovo piano industriale. (riproduzione riservata)

CATTOLICA ASS. 7 ago '14 7 nov '14 9 15 11 13 17 9,9 € -33,11% quotazioni in euro Var.% sul 7 ago '14

Foto: Giovan Battista Mazzucchelli

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WELFARE Se lo Stato fa lo struzzo** Roberta Castellarin e Paola Valentini Il provvedimento che consente di scegliere se farsi riconoscere in busta paga la quota mensile di Tfr che oggi

viene accantonata è stato presentato dal governo come un atto di restituzione di libertà ai lavoratori. Una

maggiore libertà che rappresenta però anche un ulteriore passo indietro dello Stato nell'ambito del sistema

del Welfare pubblico. Tale tendenza è già emersa nella previdenza pubblica, dove lo Stato uscirà

gradualmente di scena. Infatti nel sistema contributivo «puro» non si prevede alcuna integrazione pubblica

negli assegni erogati. A ben vedere, si tratta di un ritorno al passato, perché, quando nacque nel 1898, la

Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai (l'istituto quella che poi diventò l'Inps)

era un'assicurazione volontaria integrata da un contributo «di incoraggiamento» dello Stato e dal contributo,

anch'esso libero, versato dagli imprenditori. Da allora il sistema è cambiato più volte, diventando prima

retributivo e poi di nuovo contributivo. Alla fine degli anni 60 il sistema retributivo, basato sulle ultime

retribuzioni percepite, sostituì quello contributivo nel calcolo delle pensioni. Trentacinque anni dopo, con la

riforma Dini, si è tornati al contributivo, ma attraverso un passaggio graduale, poi accelerato dal governo

Monti con la legge Fornero del 2012. Il problema è che, di passaggio in passaggio, a pagare il prezzo delle

diverse riforme sono stati proprio, ironia della sorte, quei lavoratori nati alla fine degli anni 60, che oggi si

trovano alle prese con un Paese molto indebitato e con un sistema di previdenza pubblica che rivaluta il

montante contributivo in base alla crescita del pil. I primi lavoratori «contributivi puri» dovranno quindi, tra

l'altro, pagare il prezzo dell'ultima lunga recessione, che negli ultimi sei anni ha fatto scendere il pil dell'Italia

di quasi il 10%. Quest'anno per la prima volta il coefficiente per rivalutare il montante è negativo (-0,1927%) e

l'Inps ha chiesto al governo di dare indicazioni su come procedere. Già nella legge di Stabilità in discussione

in Parlamento il governo potrà inserire un emendamento che prevede che il tasso venga azzerato quando è

negativo. Ma questa soluzione d'emergenza non risolve il problema di fondo. Come ha ricordato più volte

Alberto Brambilla, professore dell'Università Cattolica e promotore di Itinerari Previdenziali, senza sviluppo

avremo prima lavoratori pagati poco e poi pensionati poveri. Oggi quindi non può non preoccupare la scelta di

drenare risorse anche dalla stessa previdenza complementare, nata proprio nel 1993 come sistema volto ad

affiancare la tutela pubblica con forme di assicurazione a capitalizzazione di tipo privato. Il vicedirettore di

Banca d'Italia Luigi Federico Signorini nel corso dell'audizione sul disegno di legge di Stabilità davanti alle

commissioni Bilancio di Camera e Senato ha spiegato che nel caso in cui la libertà di scelta sul Tfr in busta

paga si prolungasse per più di tre anni ci potrebbero essere gravi ripercussioni sul fronte delle pensioni e, in

particolare, su quelle dei più giovani, che rischiano di maturare rendimenti troppo magri. Signorini ha

sottolineato che «lo smobilizzo del Tfr maturando inciderebbe negativamente sulla capacità della previdenza

complementare (o del Tfr stesso, se percepito alla fine della carriera) di integrare il sistema pensionistico

pubblico, che in prospettiva presenta bassi tassi di sostituzione, soprattutto per i giovani». E l'adesione

all'iniziativa dei lavoratori a basso reddito «aggrava il rischio che questi abbiano in futuro pensioni non

adeguate». Per Signorini è «opportuno migliorare la trasparenza delle regole pensionistiche per consentire ai

lavoratori di effettuare una scelta consapevole». Per questo il vicedirettore di Bankitalia ha proposto «l'invio

della cosiddetta busta arancione, ovvero di un estratto conto nazionale che contenga proiezioni della propria

ricchezza pensionistica al variare dello scenario macroeconomico e in funzione della carriera lavorativa».

Concorda con tali preoccupazioni espresse da Bankitalia Fabio Ortolani, presidente di Fonchim: «Ritengo

inaccettabile mettere in discussione un impianto di pensione complementare nato proprio per sopperire

all'incapacità dello Stato di garantire un futuro ai pensionati, anche per scelte sbagliate fatte in passato». Si è

espresso in modo molto critico anche il presidente dell'Ania Aldo Minucci, che ha sottolineato che l'aumento

della tassazione a carico dei fondi pensione (che passerà dall'11,5 al 20%) «dà luogo a un'evidente

penalizzazione della scelta previdenziale, sconfessando il patto stipulato dallo Stato con i lavoratori e i

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cittadini che hanno scelto di aderire a tali forme pensionistiche anche sulla base delle campagne istituzionali

di sensibilizzazione e delle incentivazioni fiscali». D'altronde quello delle nuove generazioni resta un tema

chiave quando si analizza il sistema pensionistico. Come emerge anche dall'analisi pubblica del presidente

del Mefop Mauro Marè e da Arianna Taroni nell'ultima newsletter dell'istituto per lo sviluppo dei fondi

pensione. «Il sistema pensionistico obbligatorio modificato da vent'anni di interventi legislativi ininterrotti

sembra non essere più in grado di assicurare alle nuove generazioni una vecchiaia dignitosa», si legge

nell'analisi. «Reggendosi su una modalità di finanziamento a ripartizione, in cui le pensioni dei non attivi sono

finanziate direttamente dai contributi versati dagli attivi (in pratica, i figli sostengono i genitori e anche i nonni),

il sistema, introdotto alla fine degli anni 60, si è dimostrato valido ed efficace in un contesto di sostenuto

sviluppo dell'economia e di occupazione crescente, durante il quale il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati

era estremamente favorevole. Ma il contesto socio-politico del Paese è profondamente mutato da allora».

Marè e Taroni ricordano che in Italia i figli sono chiamati a sostenere le pensioni dei padri con un prelievo

contributivo che ora per i lavoratori dipendenti è pari al 33%, oltre agli altri oneri riscossi con il prelievo

tributario. Un simile peso incide negativamente sul costo del lavoro e sulla competitività delle imprese, in uno

scenario globalizzato sempre più dinamico e competitivo, e ha contribuito a innescare un circolo vizioso che

ci ha portati alla stagnazione economica e alla recessione. «Il sistema presenta ormai evidenti criticità e i

giovani italiani rischiano di diventare la prima generazione della storia moderna che sta peggio della

generazione che l'ha preceduta», si legge nella newsletter. Gli esperti ricordano che un recente lavoro della

Banca d'Italia sulla distribuzione della ricchezza finanziaria evidenzia che di un terzo della ricchezza italiana è

in mano a persone in età avanzata e, se si considera anche la fascia 55-64 anni, la percentuale sul totale

diventa il 65%. Non solo. «È come se negli ultimi trent'anni l'Italia si sia trasformata in una sorta di

gerontocrazia, un meccanismo autorafforzatosi dal fatto che gli aspiranti pensionati sono divenuti, per via

dell'invecchiamento della popolazione, sempre più importanti sul piano elettorale: l'elettore mediano decide

col suo voto chi vince le elezioni. In questo modo si sono serviti del loro peso politico per «impedire» riforme

che redistribuiscano in modo più omogeneo il costo tra le diverse generazioni». Il rischio di uno scontro

generazionale aumenta e sarebbe necessario prendere in mano la materia con coraggio. «Il legislatore che

prima si è trovato davanti al dilemma, apparentemente senza via di uscita, tra difficoltà finanziarie o

innalzamento dell'età pensionabile sarà posto dinanzi a una scelta ancora più ardua: tutelare i padri o

pensare al domani dei figli?», concludono Marè e Taroni. «Ad oggi la mancanza di innovazione (coraggio?)

ha impedito al legislatore di superare il dilemma, procrastinando così la crisi e aggravandola ulteriormente. Il

tempo però scorre inesorabile, occorre agire in fretta perché c'è ancora molto da fare prima che le nuove

generazioni dicano: il gioco delle pensioni è finito. Rien ne va plus». In attesa che dopo la «buona scuola»

parta anche una riflessione sulla «buona pensione», i fondi si stanno attrezzando per andare incontro alle

esigenze dei lavoratori. Per esempio, il fondo Byblos dà la possibilità ai lavoratori di aderire anche senza il

conferimento del Tfr. Mentre con il rinnovo del contratto del settore edile trova finalmente attuazione

l'adesione automatica ai fondi pensione con contribuzione generalizzata a carico del solo datore di lavoro in

favore di tutti i lavoratori. (riproduzione riservata)

I PRIMI FONDI PENSIONE APERTI PER RENDIMENTO NEI NOVE MESI DEL 2014 Rendimenti % al 30

settembre 2014 GRAFICA MF-MILANO FINANZA Ina Linea 8 Investimento Tfr Garantito 2033 Ina Linea 7

Investimento Tfr Garantito 2023 Aviva Vita Linea Garanzia Rend. Min. Prestabilito Aviva Vita Linea

Investimento Obbligazionaria Aviva Vita Linea Garanzia Restituzione Capitale Credit Agricole Vita Comparto

Trebbia B Credit Agricole Vita Comparto Trebbia A Generali Italia Generali Italia Aviva Aviva Aviva Crédit

Agricole Vita Crédit Agricole Vita 53,93 51,39 23,86 31,55 26,81 39,95 39,15 25,73 34,56 28,57 52,52 50,80

19,78 13,45 12,69 12,64 12,50 11,11 10,95 a 3 anni a 5 anni Gen-sett Società Fonte: Fida

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I nodi da risolvere se Unipol divorzia dall' Ania «attuale» C'è anche chi dà una chiave di lettura politica all'annuncio - F. P. governance, peraltro, andrebbe, secondo il ceo, completamente riformulata. Dopo Intesa Sanpaolo Vita, non

più nell'associazione dall'inizio del 2013, ma per motivi contributivi, È seguito un comunicato di Ania che si

augura «che la decisione preannunciata possa essere riconsiderata, anche alla luce del nuovo assetto di

governance proposto e della storica vicinanza di UnipolSai». Se prevarrà l'ipotesi di divorzio ci sono parecchi

nodi da sciogliere, anche di natura pratica: si pensi alle "banche dati". Innanzitutto quello dei rinnovi

contrattuali, sui quali però Cimbri si è già espresso garantendo ai lavoratori del gruppo l'applicazione del

contratto nazionale collettivo di lavoro. Nel campo degli agenti ci sarà poi da chiarire chi sarà, dopo

l'eventuale uscita del gruppo bolognese dall'associazione degli assicuratori, il sostituto di Franco Ellena,

direttore generale Unipol Assicurazioni che è l'attuale presidente della commissione distribuzione Ania. È

l'uomo che sta trattando con gli agenti la questione del rinnovo contrattuale (ormai arenatosi), ma anche il

grave problema del fondo di categoria degli agenti assicurativi. Ma qualcuno pensa che forse la frattura

potrebbe comporsi di fronte a un'Ania "rinnovata" più vicina al Governo e con un esecutivo "ristretto" come

nei desiderata di Cimbri.© RIPRODUZIONE RISERVATA

08/11/2014 19Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 44

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intervista «Dai nostri investimenti diretti escludiamo 34 aziende» Franca Perin Head of Sri del gruppo Generali «Abbiamo inserito un filtro etico agli investimenti diretti di Generali per un totale di 253 miliardi. Al momento

escludiamo 34 aziende dall'universo investibile internazionale. Questa lista è in fase di aggiornamento».

Franca Perin è il capo del settore Sri (investimenti socialmente responsabili) del gruppo Generali e

nell'intervista spiega le prospettive dei prodotti finanziari etici.

Dalla ricerca Vigeo emerge che il mercato dei fondi etici destinati ai piccoli risparmiatori registra un trend di

crescita. Cosa ne pensa?

È sicuramente un buon risultato che dimostra come stia aumentando la sensibilità fra la gente sui temi della

sostenibilità. Ma per i prodotti Sri, il mercato di riferimento in termini di masse è quello degli investitori

istituzionali.

Anche perché è assente una robusta offerta di fondi etici. Giusto?

Proprio così e poi c'è da capire cosa sia Sri e cosa no. Come bisogna valutare per esempio i fondi monetari

con orientamento di breve periodo? Per noi i fondi etici devono essere per definizione di medio-lungo periodo.

Come si muove Generali sul versante Sri?

Abbiamo elaborato un filtro etico per valutare il rischio reputazione che viene applicato a quasi il 60% dei

patrimoni in gestione del gruppo Generali. Per quanto riguarda in modo specifico i fondi Sri, applichiamo i

criteri Esg (ambiente, sociale, governance, ndr) per monitorare e valutare tutti i rischi non finanziari di 520

società con un team dedicato di 6 analisti in Francia.

Quanti fondi Sri avete?

Quattro, con 22 miliardi di masse a cui applichiamo la nostra metodologia proprietaria Sri.

Le analisi del vostro team vengono applicate solo dai fondi Sri?

Sì ma le inviamo a tutti i nostri analisti e gestori. È una sorta di lista rossa che raccomandiamo a tutti di

considerare perché evidenzia appunto le aziende a rischio extra-finanziario . - V.D'A.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

08/11/2014 9Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 45

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BANCHE E ASSICURAZIONI FINANZIAMENTI ALLE IMPRESE Scenari Aprire un dialogo è ancora difficile Le novità legislative gettano nuovi ponti fra i due settori. Ma le compagnie non si sentono pronte. E gli istitutidi credito... • FILIPPO CUCUCCIO Esiste in Italia, per le banche e le assicurazioni, la possibilità di compiere un percorso comune per lo

sviluppo? E se sì, a quali condizioni? A queste domande hanno provato a rispondere i partecipanti a un

dibattito organizzato nel corso della Giornata del credito. La manifestazione, che si è svolta nella sede

romana dell'Abi, è stata promossa dall'Anspc (Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito,

presieduta da Èrcole Pellicano). A delineare un nuovo possibile quadro di riferimento tra due galassie che,

finora, hanno parlato poco (e con esiti modesti) è stato Salvatore Rossi, esponente di entrambi i settori (è,

infatti, direttore generale della Banca d'Italia e presidente dell'Ivass). Il dirigente delle due authority ha

evidenziato due punti critici: da una parte, ha affermato, «manca un sostegno finanziario, in particolare di

credito bancario alle infrastrutture e alle piccole medie imprese»; dall'altra, sempre secondo Rossi, crescono i

finanziamenti dell'economia reale da parte di soggetti diversi dalle banche «meno e per niente regolati e

vigilati». E ciò crea allarme. Non si tratta di semplici preoccupazioni teoriche, ma di necessità reali. Che

hanno l'obiettivo di creare un sistema finanziario efficiente e ben articolato. Con quali vantaggi? Eccoli,

secondo le parole di Rossi: «contribuire a convincere le imprese a non rinviare gli investimenti necessari,

identificare quelle che hanno un potenziale da quelle che non ce l'hanno; incoraggiare le aziende in stato

embrionale a consolidarsi e a crescere rapidamente». È proprio su questi binari che si può inserire il tema

della collaborazione tra banche e assicurazioni. Una collaborazione che sicuramente è stimolata da recenti

provvedimenti normativi introdotti per sviluppare il mercato dei minibond, studiando incentivi adeguati e

allargando la possibilità di investire a imprese assicurative e a fondi pensione. NUOVI PLAYER Ma è

possibile fare un altro passo? Ci si è provato nel decreto competitivita della scorsa estate, coinvolgendo

direttamente il mondo assicurativo nella erogazione del credito «verso una clientela rischiosa e opaca come

le Pmi». Ma queste soluzioni sono praticabili? A questa domanda, l'Ivass ha risposto in modo affermativo. Un

passo era stato compiuto la scorsa primavera, anche in prospettiva del nuovo assetto previsto da Solvency 2,

che spazzerà le precedenti regole meccaniche: per attuare il precedente decreto Destinazione Italia sono

state create nuove classi di attivo («destinate ad accogliere, sia l'investimento diretto in minibond e cambiali

finanziarie, sia quello tramite cartolarizzazioni») ed è stato ampliato, dall'1% al 3%, il «limite di esposizione

verso un singolo fondo nella macroclasse investimenti alternativi per strumenti che investano in minibond e

strumenti cartolarizzati». Queste misure sono in grado di creare un polmone finanziario che, secondo le

valutazioni di Rossi, sfiora i 30 miliardi - ma finora, ha affermato, «l'interesse delle compagnie assicurative è

stato finora quasi nullo». Finora, dunque, le compagnie non si sono fatte coinvolgere in questa nuova

opportunità. Anche perché lo schema iniziale della norma è stato cambiato (e di molto) con la conversione in

legge. Un vero e proprio stravolgimento, che nei fatti avrebbe costretto le compagnie assicurative ad

«attrezzarsi bene per valutare il merito di credito di un'impresa come se fossero banche». Troppo, per un'

assicurazione, chiamata ad addentrarsi in un terreno ignoto - e decisamente al di fuori delle proprie capacità

professionali. Che fare per invertire la tendenza? Secondo Salvatore Rossi, le ricette da applicare sono due:

rafforzare gli aspetti di copertura assicurativa attraverso la valorizzazione della garanzia pubblica e

intervenire sulle coperture dei rischi a cui sono esposte le Pmi, migliorando la loro capacità di accesso al

credito. APERTURE INTERESSANTI, MA... Al discorso di Rossi è poi seguita una tavola rotonda, condotta

da Marcello Messori, che ha permesso ai partecipanti di esprimersi su questi nuovi orizzonti di

collaborazione. Secondo Gianfranco Torriero, vicedirettore generale dell'Abi, c'è un grande valore aggiunto

nel costruire e tutelare un dialogo costruttivo tra banche e imprese; per questo motivo, prosegue Torriero, è

necessario attivare un sistema di garanzie ampio, a cui si possa attingere facilmente, «per ridurre il rischio».

07/11/2014 10Pag. Banca Finanza - 11 novembre 2014(diffusione:10000, tiratura:15000)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 46

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Sia per gli imprenditori, sia per gli intermediari che finanziano iniziative con lo scopo di rilanciare gli

investimenti. Per Fabio Cerchiai, presidente di UnipolSai, «la connessione tra la promessa insita nella

raccolta e tipologia di impiego deve essere assolutamente trasparente e costantemente garantita». Secondo

Gaetano Micciché, direttore generale di Intesa Sanpaolo, pensare «che le compagnie possano sostenere un

business come quello bancario appare non solo complesso ma poco sostenibile»; possibile, invece, «la

ricerca dì soluzioni intermedie che consentano alle assicurazioni di sostenere le imprese nel percorso di

richiesta e ottenimento del credito». Completamente d'accordo Paolo Panarelli: «il rating bancario di una

Pmi», ha sostenuto il direttore generale della Consap, «migliorerebbe sensibilmente se l'impresa fosse

assicurata. E questo perché il profilo di rischio di fronte all'erogatore del credito risulterebbe molto

ridimensionato, soprattutto per il rispetto degli impegni nei confronti del sistema bancario». Per Dario

Focarelli, direttore generale dell'Ania, questo nuovo business rimane decisamente interessante per le

assicurazioni: «il basso livello dei tassi di interesse a lungo termine, insieme alla normativa europea che

favorisce una più ampia diversificazione dei portafogli, stimolano l'interesse delle compagnie assicurative a

nuove forme di finanziamento, in particolare quelle di tipo bancario», ha detto. Anche se «si tratta di un'attività

che richiede alle compagnie diverse capacità professionali e profondi adattamenti alle loro strutture». Infine,

per Maria Bianca Farina, amministratore delegato di Poste vita e Poste assicura, «le risorse finanziarie delle

compagnie sono ingenti: dirottarne anche solo una piccola parte verso le Pmi si trasformerebbe in un

beneficio per il nostro sistema economico». Naturalmente tutto ciò dovrà avvenire «senza mettere a

repentaglio gli impegni verso gli assicurati. E, soprattutto, questa tipologia di investimenti non dovrà essere

penalizzata dalla normativa di Solvency 2». Fermo restando che attualmente «le compagnie non sono

autonome nell'erogazione del credito alle imprese e che, quindi, è più che mai necessario che le assicurazioni

lavorino in sinergia con altri attori del mondo finanziario, come banche e società di rating». Banche e

assicurazioni saranno in grado di sfruttare le nuove opportunità di collaborazione? Oppure resterà una

situazione di stallo? Saranno i prossimi mesi a dare una prima risposta. Resta il fatto che un confronto tra i

due settori potrebbe giovare allo sviluppo del paese. •

Foto: DIBATTITO Nel corso della Giornata del credito, promossa dall'Anspc presso la sede romana dell'Abi,

si è sviluppato un dibattito sulle nuove opportunità di dialogo tra mondo bancario e assicurativo.

07/11/2014 10Pag. Banca Finanza - 11 novembre 2014(diffusione:10000, tiratura:15000)

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Prodotti finanziari Tre garanzie in una polizza L'obiettivo del nuovo prodotto è quello di tutelare l'assicurato e la sua famiglia in caso di perdita diautosufficienza, malattia grave o prematura scomparsa. A cura di Fabio Sgroi • [email protected] Tutta la vita è la nuova polizza lanciata da Axa-Mps, che presenta tre garanzie con l'obiettivo di tutelare

l'assicurato e i suoi cari in caso di perdita di autosufficienza, malattia grave o prematura scomparsa. Le

garanzie sono modulatali in funzione delle esigenze dell'assicurato e variano al passare del tempo in un'ottica

life cycle. Nella tutela dai rischi legati alla non autosufficienza, la polizza garantisce un capitale iniziale e una

rendita vitalizia tra i 500 e i 2.500 euro mensili per affrontare l'impossibilità di vivere autonomamente, sia nel

caso in cui si perda la capacità a svolgere le attività elementari della vita quotidiana, sia in caso di patologie

nervose o mentali quali Parkinson e Alzheimer. In caso di malattie gravi che impattano sulla sfera socio-

economica della persona e della sua famiglia (cancro, ictus, infarto, cecità, trapianto solo per citarne alcuni),

la polizza prevede l'erogazione di un capitale per far fronte a spese mediche e di cura. Per permettere invece

ai familiari di sostenere le difficoltà economiche derivanti dalla prematura scomparsa del capo famiglia, il

prodotto di Axa-Mps garantisce un capitale da destinare ai beneficiari indicati dal sottoscrittore stesso, a

prescindere dalla causa del suo decesso. Accedendo alla pagina web dedicata http://tuttalavita.axamps.it/ è

possibile ricevere delle informazioni sule possibili avversità alle quali si potrebbe andare incontro e le

soluzioni di protezione offerte. Infine, la polizza offre a una serie di servizi esclusivi a pagamento, che

prevede l'assistenza medica, l'assistenza in viaggio e quella domiciliare. Il prodotto è stato presentato da

Michele Spagnuolo, vice direttore generale e direttore vita e previdenza di Axa-Mps.

Foto: Michele Spagnuolo

07/11/2014 38Pag. Banca Finanza - 11 novembre 2014(diffusione:10000, tiratura:15000)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 48

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L'AZIENDA INFORMA SATURN OVER Processi innovativi per istituti di credito nella bancassurance Gli istituti di credito sono ormai tutti operativi sulla bancassurance tramite i loro canali di front office. Perché,

allora, non ricorrere all'outsourcing che può contribuire a far crescere il business con la propria esperienza

professionale? E soprattutto: quali sono i processi che possono essere esternalizzati? Un'attività importante

che può essere affidata in outsourcing è l'assistenza telefonica agli assicurati e agli operatori bancari quando

hanno la necessità di essere supportati nei processi operativi. Altre attività che possono essere affidate in

outsourcing sono quelle di back office, relative alla gestione del portafoglio e dei sinistri. Un vantaggio che

riguarda soprattutto il risparmio di costi fissi gestionali interni, oltre che una gestione a costi variabili in "real

time". La nostra società opera da anni nel mercato assicurativo e i due top manager (Viviana Patrizia

Cattaneo e Giordano Garavaglia Schiera), prima di fondare la società hanno lavorato per anni all'interno dì

gruppi assicurativi. Abbiamo lavorato e stiamo attualmente collaborando con istituti bancari, non solo per il

settore assicurativo ma anche per le società di leasing e di factoring. Se parliamo di innovazione, Saturn Over

di idee da proporre ne ha diverse, perché, con alcuni partner, ha studiato e sviluppato processi innovativi. Un

esempio? Presto fatto: l'introduzione dell'Archivio elettronico sanitario, che può essere abbinato a qualsiasi

tipo di polizza assicurativa. Questa è la nuova frontiera informatica tra paziente e medico, un servizio

innovativo per il cliente. È un servizio di archiviazione e gestione dati sanitari consumabili in tempo reale

dall'utente e di sua esclusiva proprietà. Un altro esempio è la gestione in outsourcing del performance

evaluation delle risorse umane che permette una visibilità delle capacità produttive dei team.

Foto: Viviana Patrizia Cattaneo top manager di Saturn Over

07/11/2014 57Pag. Banca Finanza - 11 novembre 2014(diffusione:10000, tiratura:15000)

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 49

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Una polizza, tre stili Si allarga il numero dei prodotti che combinano la parte assicurativa e quella finanziaria. Come la nuova

multiramo mista a premio unico Eurovita Quality proposta da Eurovita Assicurazione , che permette di

costruire la soluzione più coerente al proprio profilo rischio/rendimento allocando il risparmio in percentuali

predefinite tra Fondo Euroriv a gestione separata e fondo Unit Global100 . Il premio iniziale minimo è di

15mila euro anche se è prevista la possibilità di effettuare versamenti aggiuntivi in seguito. Tre stili di

investimento: conservativo , con il 75% alla gestione separata e il 25% al fondo Unit Global100, bilanciato ,

che prevede una ripartizione 50 e 50 tra gestione separata e Unit Global100, e dinamico (25% e 75%). R. B.

07/11/2014 40Pag. Bluerating - N.11 - novembre 2014

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 50

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Generali e Axa Mps assicurano il futuro Proposte per un futuro più sereno. Generali Italia ha lanciato GeneraFuturo, nuovo Piano individuale

pensionistico (Pip) rivolto ai risparmiatori che al termine dell'età lavorativa desiderano percepire una rendita

vitalizia a integrazione della pensione pubblica. Con il piano previdenziale, la compagnia propone una

protezione Long Term Care, Futuro Care, che in caso di perdita dell'autosufficienza assicura un vitalizio di

3mila euro l'anno (che può arrivare a 6mila euro con un contributo aggiuntivo), oltre all'aumento del 30% della

rendita vitalizia previdenziale. La copertura di Futuro Care è garantita sia nel caso di perdita

dell'autosufficienza, nel corso della fase di accumulo, sia nella fase di corresponsione della rendita. Axa Mps

propone invece "Tutta la Vita", una soluzione a premio unico, con durata a scelta tra tre, cinque, sette o dieci

anni, e una a premio annuo. Il prodotto è composto da tre garanzie che permettono di tutelare l'assicurato e i

familiari in caso di perdita di autosufficienza, malattia grave o prematura scomparsa. Rosaria Barrile

07/11/2014 40Pag. Bluerating - N.11 - novembre 2014

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 51

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50 | formazione Le cinque regole per tutelare il patrimonio del vostro cliente Lo scenario macroeconomico e normativo impone al consulente di prestare molta attenzione ai cambiamentidelle esigenze di risparmiatori e investitori Gli equilibri del risparmio gestito nel nostro paese stanno cambiando in modo profondo, anche se ancora non

sono evidenti le risposte dell'industria. Lo stallo economico incrina la fiducia degli operatori e non permette

l'accumularsi di nuove ricchezze. Le dinamiche demografiche unite alle riforme dell'ex ministro Fornero

acuiscono i problemi di tipo successorio e di mantenimento del tenore di vita nell'età più avanzata. Le giovani

generazioni devono programmare il loro pensionamento anzitempo ma con risorse limitate, la riduzione del

welfare state impone ulteriori sacrifici e costi, la pressione fiscale sale riducendo ulteriormente i rendimenti

offerti dai mercati. In termini generali, possiamo dire che stiamo passando da una fase di investimento della

ricchezza finalizzato alla crescita del capitale a obiettivi di rendita e di garanzia e tutela del tenore di vita. Lo

stesso sviluppo della consulenza spinge per un allargamento del perimetro dei servizi e dei prodotti offerti alla

clientela, promuovendo il crosselling di prodotti con maggiori coperture per il cliente. Lo scenario

macroeconomico e normativo prospettico impone al consulente finanziario di prestare attenzione ai

cambiamenti delle esigenze della clientela cercando nel contempo di mediare tra le esigenze primarie e di

assicurare la crescita e la tutela del patrimonio , in un contesto di tassi bassi e di necessità di ottimizzazione

fiscale. I prodotti assicurativi possono giocare un ruolo chiave nell'indirizzare con efficienza tali nuove

esigenze. È tempo quindi che i consulenti rafforzino la loro proposta di valore integrandola stabilmente anche

con tali strumenti. Approfondendo i bisogni del cliente, il consulente finanziario si trova spesso a operare una

differenziazione fra due macrocategorie : n una, che risponde a esigenze prettamente finanziarie, è l'area

della valorizzazione e dell'accrescimento nel tempo della ricchezza finanziaria guadagnata e non consumata

dal cliente, che egli finalizza al perseguimento di obiettivi specifici che riguardano se stesso e i suoi familiari;

n l'altra, che fa riferimento ai bisogni di tutela contro il verificarsi di eventi inattesi e indesiderati ma comunque

statisticamente probabili che possono recare danno al cliente o ai suoi familiari, è l'area del presidio e della

gestione dei rischi. In questo ambito rientrano anche la ricerca di tutela finalizzata a una disponibilità

adeguata di reddito anche nella fase di vita successiva al ritiro dal lavoro e la ricerca di tutela per l'efficace

gestione del passaggio generazionale del patrimonio del cliente ai propri eredi. La consulenza offerta dalle

istituzioni finanziarie in Italia si è storicamente focalizzata sul soddisfacimento dei bisogni che afferiscono alla

prima macrocategoria. Tuttavia, la recente crisi economico-finanziadi Raimondo Marcialis* e Maurizio

Primanni** ria ha evidenziato i limiti del welfare state di matrice pubblica e la sua probabile incapacità di

soddisfare in chiave prospettica le esigenze dei cittadini. Conseguentemente, ha fatto emergere l'esigenza di

offrire prodotti e servizi per soddisfare anche i bisogni ricompresi nella seconda macrocategoria. Per costruire

un'offerta efficiente di tutela patrimoniale e familiare , occorre comprendere i potenziali bisogni assicurativi

della clientela tenendo conto di una serie di fattori personali. Vanno considerate cinque possibili aree di

bisogno a cui il consulente potrà dare risposta utilizzando prodotti assicurativi: n protezione degli asset

materiali (casa, auto, oggetti); n protezione malattie; n protezione del patrimonio in caso di malattia; n

protezione degli asset in caso di morte; n protezione dagli oneri di successione. Protezione degli asset

materiali È fondamentale aiutare il cliente a comprendere il valore a rischio in caso di assenza di coperture

assicurative e quindi supportarlo nella scelta della copertura più adatta per evitare sorprese indesiderate.

Molte compagnie offrono anche una singola polizza per assicurare tutti i beni semplificando molto il processo

di sottoscrizione e di gestione del prodotto assicurativo per renderlo più chiaro e trasparente. Protezione

malattia Sempre più di frequente la clientela, soprattutto private, preferisce integrare la copertura pubblica

con una polizza sanitaria privata, in modo da avere una maggiore flessibilità nella scelta delle modalità di

cura di eventuali malattie. La soluzione privata offre spesso modalità di assistenza più efficienti e tempi più

rapidi, anche se i costi sono ancora elevati, specialmente nei casi di clientela in età più avanzata, a causa di

07/11/2014 50Pag. Bluerating - N.11 - novembre 2014

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un più elevato rischio di assistenza. Esistono tuttavia molte possibilità per contenere i costi della polizza

privata: innanzitutto, una scelta limitata delle strutture sanitarie attivabili tramite la polizza; secondo, affidarsi

al privato solo nei casi in cui la copertura pubblica non copra il cliente (per una lista d'attesa lunga). Talvolta i

prodotti assicurativi privati in questo ambito consentono di offrire al cliente anche servizi che la sanità

pubblica non ha previsto, come nel caso dei prodotti cosiddetti Long term care (Ltc). Si tratta di una polizza

che copre i costi legati alle spese sanitarie ma solo se l'assicurato ha problemi di salute che non sono

necessariamente gravi, ma portano all'impossibilità di realizzare alcune attività quotidiane per periodi di tempi

che possono anche durare anni. Protezione del patrimonio in caso di malattia Qui, il prodotto assicurativo

consente di ottenere un reddito regolare fino alla guarigione, alla morte o alla pensione a partire dal momento

in cui il cliente non può lavorare per problemi fisici. La rendita tipicamente si attiva dopo un periodo di

differimento (tra uno e 12 mesi) e viene pagata seguendo regole che possono essere diverse da prodotto a

prodotto. È quindi fondamentale, per questo tipo di prodotti, scegliere una soluzione che si adatti ai rischi

effettivi cui è esposto il cliente in base al suo lavoro, ai rischi a cui questo lo espone e alle sue esigenze di

reddito. Si tratta quindi di un prodotto che è dedicato a quei clienti i quali dipendono ancora dal loro reddito

oppure hanno un patrimonio investito in asset che non garantiscono un costante flusso di entrate. Protezione

degli asset in caso di morte I prodotti assicurativi contro il rischio di morte assicurano una rendita mensile ai

familiari che si attiva in caso di morte del titolare polizza fino alla scadenza della stessa. A differenza della

polizza vita classica, questo prodotto non rimborsa il capitale in una soluzione unica ma attraverso una

rendita. Il funzionamento è il seguente: se per esempio il cliente sottoscrive per 20 anni e muore dopo cinque

anni dalla sottoscrizione, i familiari riceveranno una rendita mensile per i successivi 15 anni. Nella stessa

maniera, se il cliente muore 15 anni dopo la sottoscrizione, la rendita durerà soltanto cinque anni. Altri tipi di

prodotti disponibili in questo ambito possono invece prevedere che il capitale venga pagato dopo la morte del

cliente in un'unica volta, sempre che i premi siano stati versati regolarmente. Esistono infine dei prodotti che

coprono in modo specifico asset e liability in caso di morte, come nei casi di loan protection (protezione della

capacità di rimborso di un prestito in caso di morte) e business protection (protezione del business familiare

in caso di morte). Protezione dagli oneri di successione Per pianificare una successione efficiente e

soprattutto per evitare di doverlo fare in un momento poco felice, si può considerare di sottoscrivere una

polizza vita a protezione degli oneri di successione. Attraverso il prodotto assicurativo è infatti possibile

ottenere al contempo diversi obiettivi: massimizzare il valore del capitale investito grazie alla gestione al lordo

di imposta degli asset all'interno del veicolo assicurativo dovuta alla tassazione sul capital gain che viene

effettuata sul realizzato e non sul maturato; ottimizzare i costi fiscali della successione, in ragione di un

trattamento fiscale agevolato dei prodotti assicurativi rispetto agli altri asset ai fini dell'imposta di successione

e alla detassazione dei capitali ricevuti dal beneficiario di un prodotto assicurativo in caso di morte del titolare;

velocizzare la procedura di gestione della pratica successoria , minimizzando di conseguenza i tempi di

congelamento di disponibilità e investimenti dovuti alla gestione della stessa. In tale ambito, vale la pena

anche sottolineare le peculiarità giuridiche della polizza vita in termini di impignorabilità e insequestrabilità del

capitale investito, che consentono di allargare la rete di protezione della successione del patrimonio anche a

eventi rischiosi tipici della gestione di attività imprenditoriali. Nella ricerca di prodotti in grado di rispondere a

tutto tondo a tutte le possibili esigenze della clientela, sta da ultimo prendendo piede sul mercato una nuova

generazione di prodotti assicurativi che potremmo definire di "Assurfinance" . Essi si sostanziano in

piattaforme (cosiddetti "wrapper assicurativi") in grado di dare risposta alle esigenze di tutela patrimoniale e

familiare e a quelle più prettamente finanziarie, infatti i capitali investiti nel veicolo assicurativo, oltre a

consentire al cliente di beneficiare di una o più delle coperture sopra menzionate, possono anche essere

investiti con grande flessibilità scegliendo fra un'ampia gamma di possibili sottostanti che spesso comprende

le migliori case di investimento sia nazionali che internazionali. *amministratore delegato Mc Advisory

**presidente Excellence Consulting

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Per costruire un'offerta efficiente di protezione della ricchezza e della famiglia, occorre comprendereanche i potenziali bisogni assicurativi

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 54

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Il comparto festeggia un settembre d'oro a quota 1,6 mld Dai prodotti assicurativi una spinta per il gestito Il business rallenta? Guai a farsi ingannare dalla contrazione registrata a settembre, per tradizione tra i mesi

meno favorevoli per incrementare significativamente il giro d'affari. È vero che il dato rilevato da Assoreti

indica una raccolta netta positiva per le reti di promotori finanziari pari a 1,6 miliardi di euro e che esprime una

riduzione rispetto al mese precedente (-11,5%), ma a ben vedere è in netta crescita rispetto allo stesso mese

di settembre 2013 (258 milioni di euro) e rappresenta il volume massimo mai rilevato dall'associazione

presieduta da Matteo Colafrancesco nell'ultimo mese estivo. Nel dettaglio, gli investimenti netti sui prodotti del

risparmio gestito ammontano a poco meno di 1,3 miliardi di euro mentre il saldo delle movimentazioni sui

prodotti amministrati è positivo per 349 milioni di euro. Con riferimento ai primi nove mesi dell'anno, la

raccolta netta delle reti ha raggiunto i 16,8 miliardi di euro in risparmio gestito a cui si aggiungono i 433,3

milioni di euro di amministrato, per un totale di 17,2 miliardi. Il maggiore contributo al risultato del risparmio

gestito arriva dal comparto assicurativo: i volumi complessivi di raccolta sono di poco superiori a un miliardo

di euro, con un aumento del 9,2% rispetto al mese precedente. In particolare, l'investimento in unit linked

ammonta a 693 milioni di euro (-12,1% su agosto) mentre i premi netti in polizze vita tradizionali sono pari a

367 milioni (+65,9%). In crescita anche il saldo delle movimentazioni sulle gestioni patrimoniali individuali,

positivo per 181 milioni di euro. Settembre, invece, registra una battuta d'arresto nella distribuzione diretta di

quote di fondi e sicav, con una raccolta positiva per soli 1,2 milioni di euro: gli investimenti coinvolgono i fondi

di fondi esteri (193 milioni di euro) e i fondi e sicav di diritto italiano (64 milioni) mentre il bilancio delle altre

gestioni collettive estere è negativo per 238 milioni di euro. L'Oscar della produzione Posizioni immutate nel

ranking 2014 dei gruppi di distribuzione finanziaria per la raccolta netta conseguita. Il primo posto in classifica

nei nove mesi va ancora a Banca Generali che sfonda quota tre miliardi di euro nella raccolta netta (3,085

miliardi). Si conferma al secondo posto Banca Mediolanum , che ha anch'essa valicato a settembre i 3

miliardi di euro (3,019 miliardi), quasi tutta raccolta in pregiato risparmio gestito (2,95 miliardi di euro a fronte

dei 2,91 miliardi della rete del leone alato). Terzo posto per il gruppo Azimut con 2,70 miliardi di euro e quarto

per FinecoBank del gruppo UniCredit con 2,50 miliardi. Sotto quota 2 miliardi, segue in classifica Allianz Bank

(1,91 miliardi di euro), tallonata dal gruppo Banca Fideuram (1,85 miliardi) e quindi da Finanza & Futuro

Banca (1,50 miliardi). Da qui in poi, c'è un abisso che divide le big seven del comparto dal resto del mercato.

Da segnalare, tra le inseguitrici, la posizione di Ubi Banca Private Investment (527 milioni di euro) e quella di

Credem (439 milioni). Fanalino di coda, in raccolta netta negativa, continua a essere Banca Mps con 585

milioni di euro. @marcomuffato Gruppo Rete Patrimonio Numero pf Raccolta netta Raccolta netta Patrimonio

pf giugno 2014* settembre 2014 gen-set 2014* settembre* giugno 2014* Banca Fideuram Banca Fideuram,

Sanpaolo Invest sim 87.801.662 4.959 1.853.120 398.911 17.730 Banca Mediolanum Banca Mediolanum

50.246.477 4.356 3.019.855 205.539 11.519 UniCredit FinecoBank 39.354.022 2.528 2.505.847 166.986

15.742 Banca Generali Banca Generali 32.288.662 1.592 3.085.171 234.415 20.488 Allianz Bank Allianz

Bank 31.838.415 1.925 1.912.025 178.500 16.722 Azimut Az Investimenti sim, 25.412.232 1.524 2.701.814

161.034 16.774 Apogeo Consulting sim, Azimut Cons. per Investimenti sim Deutsche Bank Finanza & Futuro

Banca 11.761.706 1.521 1.506.446 230.524 7.647 Unione di Banche Italiane Ubi Banca Private Investment

6.235.593 724 527.615 -82 8.733 Monte dei Paschi di Siena Banca Monte dei Paschi di Siena 6.070.284 617

-585.124 -47.431 9.728 Credito Emiliano *** Credem ***3.865.206 499 ***439.322 ***63.147 ***7.808 Veneto

Banca ** Banca Ipibi Financial Advisory, Veneto Banca **2.414.513 298 154.919 21.677 **12.133

Consultinvest Consultinvest Investimenti sim 1.020.429 412 57.507 6.737 2.507 Banca Popolare di Vicenza

Banca Popolare di Vicenza, Banca Nuova 790.641 121 62.322 744 6.589 I NUMERI DEI PRINCIPALI

GRUPPI DI DISTRIBUZIONE * Dati in migliaia di euro. **Il dato sul patrimonio non comprende la rete di

Veneto Banca (gruppo Veneto Banca). ***I dati sul patrimonio e sulla raccolta non comprendono Banca

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Euromobiliare (gruppo Credem). Elaborazioni Bluerating su dati Assoreti

Foto: Banca Generali e Mediolanum oltre i 3 mld di nuovi afflussi

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Balbinot abbandona Assicurazioni Generali per entrare in Allianz Sergio Balbinot lascia Generali ed entra nel nuovo board of management di Allianz a partire dal primo

gennaio 2015. Secondo quanto comunica un comunicato del gruppo assicurativo tedesco, Balbinot entrerà

nel consiglio di gestione di Allianz per una durata di quattro anni e assumerà la responsabilità del business

assicurativo nei Paesi dell'area Sud e Ovest Europa, ovvero Italia, Francia, Benelux, Grecia e Turchia.

Balbinot è attualmente chief insurance officer di Generali e in passato è stato co-a.d. del Leone. Ma per un

manager che arriva, un altro se ne va. Con una mossa a sorpresa, Michael Diekmann, ceo del colosso

assicurativo tedesco, si dimetterà il prossimo 7 maggio, passando il testimone al 49enne Oliver Baete.

07/11/2014 62Pag. Bluerating - N.11 - novembre 2014

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 57

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TENDENZE FUND SERVICES Piattaforme per la distribuzione dei fondi in Italia DA ALLFUNDS BANK Al FUNDSTORE, PASSANDO PER FINECO E WEBANK. COME FUNZIONANO LEPIATTAFORME DISTRIBUTIVE TRA IL MONDO ISTITUZIONALE E QUELLO RETAIL E COME SI FA PERACCEDERVI. Francesca Vercesi Alla porta delle piattaforme distributive c'è la fila. In poco più di una settimana, su Allfunds Bank sono sbarcati

i fondi UCITS targati Algebris e quelli di East Capital. Mentre su Fundstore sono da poco disponibili i comparti

di March Gestion e Goldman Sachs AM. Mentre alcune delle principali in Europa per masse intermediate

sono poi UBS Fondcenter, Crédit Suisse Fund Lab, State Street, Fund Channel. Secondo Holly Mackay,

managing director della società indipendente di analisi The Platforum, negli ultimi tre anni gli asset gestiti da

questi player sono molto cresciuti e il 76% delle entrate che si registrano nell ' industria europea dei fondi va

nelle casse di prodotti cross-border. Ci sono poi i supermercati di fondi per la clientela retail come Fundstore

o Online SIM. E quelle che possono più o meno avere una rete di promotori come Banca Generali, Fineco,

Allianz, Fideuram, Mediolanum, IW Bank del gruppo UBI, WeBank di BMP, dove l'attività di distribuzione delle

sicav avviene attraverso la sottoscrizione diretta o i canali di PF. Chi è Allfunds Bank Piattaforma leader in

Europa che si rivolge esclusivamente a clienti istituzionali, Allfunds Bank nasce nel 2000 e da al cliente

soluzioni integrali nella distribuzione di fondi (intermediazione, analisi e informazione), mettendo a

disposizione ì migliori gestori del mercato ed è detenuta pariteticamente dai gruppi Santander e Intesa

Sanpaolo. "Con questo modello di servizio, vogliamo agevolare l'amministrazione e la distribuzione dei fondi

di terze parti, aumentando l'efficienza dei processi e favorendo l'adozione dell'architettura aperta", spiega

Cristiano Busnardo, vice direttore generale Italia e responsabile area commerciale. Il servizio copre varie

attività, dalla connessione operativa (per la gestione degli ordini in modalità elettronica), alla gestione e

monitoraggio delle operazioni e dei pagamenti, alla riconciliazione delle posizioni e relativa rendicontazione,

alla selezione e analisi dei prodotti. L'accesso a tutte le case di gestione da parte dei clienti è possibile

attraverso la stipula di un unico contratto che consente di poter selezionare una vastissima gamma di fondi di

investimento. Continua Busnardo: "per poter rendere accessibili ì prodotti è necessaria la connessione dei

diversi attori coinvolti (banche depositarie, transfer agent, sicav e clienti) secondo regole operative il più

possibile standardizzate, che permettano una maggiore uniformazione delle procedure, la riduzione delle

attività manuali connesse alla gestione degli ordini e una conseguente e logica creazione di economie di

scala. L'offerta è dettata dalla richiesta del cliente: si avvia così un tavolo di negoziazione tra noi e la casa di

gestione di interesse fino ad arrivare alla sua attivazione in piattaforma. Tra i progetti futuri, intendiamo

rendere disponibili anche i fondi di diritto italiani per porci come one stop solution nei confronti dei nostri

clienti, che di fatto ci utilizzerebbero come unico hub sia per i fondi internazionali sia per quelli italiani".

Piattaforme per il mercato retail Da qualche anno più di un intermediario da la possibilità di risparmiare (e di

molto) sui costi di ingresso e uscita che le banche normalmente applicano sull'acquisto, la movimentazione e

la vendita di fondi comuni. Ai supermercati di fondi come Fundstore (Banca Ifigest) e Online SIM (gruppo

Ersel) si sono affiancate le banche online più competitive (Fineco, IW Bank, Sella.it e WeBank) che hanno

deciso di ridurre e in alcuni casi eliminare il pedaggio richiesto a chi voleva investire in fondi comuni dove

promotori e banche tradizionali potevano richiedere anche diversi punti percentuali di commissioni di

ingresso. Questa voce è sempre presente nel prospetto di un fondo ma ciascuna società di distribuzione •

può scontarla. Del resto, se la compravendita di un fondo avviene tramite il passaggio di un PF va

remunerata la sua attività. Spiega l'AD di Fundstore Simone Calamai: "cerchiamo di offire il modo più

semplice per comporre un portafoglio in fondi, potendo far operare il cliente dal proprio conto corrente senza

necessità di aprirne uno nuovo. Da qualche tempo, ci rivolgiamo anche al mondo della consulenza

indipendente. Gli asset distribuiti valgono circa 250 milioni di euro. La raccolta è costituita nella sua totalità

10/11/2014 42Pag. Italia Funds People - 11 novembre 2014

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dal canale web retali e non da accordi istituzionali con altre banche e/o reti di distribuzione. A oggi

distribuisce circa 4500 fondi di 140 diverse società di gestione. L'85% delle società distribuite da Fundstore è

di diritto estero, questo perché molte SGR italiane fanno comunque riferimento a reti di distribuzione captive

che non hanno interesse particolare a essere distribuite da collocatori indipendenti. Continua Calamai: "per il

cliente non esiste un costo del servizio in termini di canone ricorrente. Veniamo remunerati, come da prassi,

percependo una quota parte delle commissioni dei fondi sottoscritti dagli utenti. Masse in gestione Per

entrare sulle piattaforme più piccole è piuttosto semplice se si hanno buone masse in gestione, track record

giusti o la specificità che in quel momento richiede il mercato. Ci vuole un po' di tempo per le questioni

burocratiche ma poi la macchina parte. Salendo di livello come grandezza della controparte (vedi Fineco), le

cose si complicano, ci possono volere mesi per entrare, passando attraverso lunghe e complesse due

diligence, o non entrare mai. Mentre all'inizio alle case di investimento veniva chiesto di partecipare alla

piattaforma, oggi sono le case di investimento che chiedono di aderire e quindi la piattaforma stessa tende a

essere più selettiva. Le società più grandi sono presenti su tutte le piattaforme, sono quelle di media

dimensione o che si approcciano per la prima volta a fare più fatica. Inoltre, mentre prima l'ingresso portava

valore alla piattaforma, oggi non è più cosi e quindi molte stanno pensando di valorizzare più quelle che

hanno già dentro più che valorizzarne di nuove. I distributori, insomma, sono più difficili da convincere. Non

c'è un processo univoco per tutti, c'è un forte screening quantitativo. Spiega Calamai: "molte società di

gestione, magari di diritto estero, vedono in Fundstore una buona vetrina per iniziare il collocamento dei loro

prodotti in Italia. In altri casi, contattiamo le società che pensiamo possano avere prodotti interessanti. Il

processo non è lungo in genere. Se la società di gestione è già autorizzata alla distribuzione retail in Italia dei

propri prodotti, una volta firmato l'accordo di collocamento, siamo in grado di essere operativi entro una

ventina di giorni". Continua Stefano Cioffi, responsabile marketing di Webank: "al momento della selezione,

c'è sempre un momento di confronto con la capogruppo. Guardiamo alla qualità della gestione e a brand che

abbiano nella loro offerta prodotti adatti alla clientela retali e con una buona riconoscibilità. Preferiamo

puntare su un numero contenuto di case con un'offerta di prodotti che consente una completa diversificazione

dei portafogli dei clienti. Per favorire l'operatività on line sono frequenti operazioni promozionali concordate di

volta in volta con le case di gestione volte ad esempio ad azzerare le spese fisse previste o altre, come quella

attualmente in essere, che prevedono l'azzeramento delle commissioni di ingresso". I costi II ruolo delle

strutture bancarie nel collocamento dei prodotti è preponderante in Italia. I fondi comuni, infatti, incorporano i

costi di distribuzione all'interno delle commissioni di gestione. Dicono gli esperti che "questa componente, che

vale in media la metà delle fee di gestione e può arrivare fino all'80%, viene retrocessa ai canali distributivi,

reti bancarie o promotori". Se fosse scorporata, lasciando al risparmiatore la facoltà di scegliere se e da chi

ricevere la consulenza, come accade in Inghilterra, 1 costi effettivi legati alla pura attività di gestione dei fondi

sarebbero molto più contenuti. Una soluzione alternativa è quella studiata da IW Bank, che restituisce il 10%

delle commissioni di gestione ai propri clienti. Fmeco, invece, rimborsa le retrocessiom incassate dalle case

prodotto ai clienti che si avvalgono del servizio di advisory (remunerato a parcella). In questa fase, c'è chi sta

puntando sulla advisory. Conclude Cioffi: "abbiamo in mente un servizio di consulenza per il futuro: ci stiamo

lavorando in questi mesi con l'obiettivo di essere pronti nel 2015. Per quanto riguarda i costi sostenuti dalla

clientela ci sono quelli di gestione previsti nel prospetto di ciascun fondo, mentre i ricavi dell'intermediario

risiedono nella quota parte che ciascuna società di gestione retrocede a fronte dell'attività di collocamento. La

grande spinta a questo tipo di offerta ce la aspettiamo comunque con l'introduzione del servizio di consulenza

che potrebbe generare più margini per noi intermedian". a

Aumentare l'efficienza dei processi e favorire

l'architettura aperta Numero case di • • investimento: 450 • Masse intermediate: 147 miliardi di euro, di cui

65 sul mercato italiano, •a Numero fondi/Sicav offerti: 40mila fondi Allfunds Bank Presenza: a --a Clienti

istituzionali: 430 Spagna, Italia, Regno Unito, Cile, Dubai, Svizzera e Lussemburgo tra banche commerciali,

banche private, compagnie assicurative, società di gestione, supermercati di fondi, broker internazionali e

10/11/2014 42Pag. Italia Funds People - 11 novembre 2014

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 59

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società specializzate in oltre 28 paesi

Numero case di • investimento: 130 Q Numero fondi/Sicav offerti: oltre 3.500 OnfineslM n Universo di

investimento: 120 asset class, tra categorie azionarie, obbligazionarie, monetarie, bilanciate e total return. Più

di 1.000 Pac (piani di accumulo del capitale], per gli investimenti a lungo termine, oltre 200 fondi a cedola di

13 case di investimento selezionate, 11 comparti di 2 fondi pensione aperti per la previdenza complementare,

2 polizze vita

Una Duona vetrina per iniziare il collocamento

dei prodotti di società estere in ItaliaNumero case di • investimento: 140 Distribuzione: j-circa 4.500 fondi Fundstore La raccolta è D costituita

nella sua totalità dal canale web retail e non da accordi istituzionali con altre banche e/o reti di distribuzione. -

•• Asset distribuiti: 250 milioni di euro

Preferiamo puntare

su un numGro Contenuto di caseNumero accordi con SGR italiane e Sicav estere: 19 Tra fondi e Sicav, 2.000 comparti sono sottoscrivibili on

line con modalità Pie e Pac Circa il 20% delle custodie ha •n prodotti di risparmio gestito mentre la restante

parte sono composte da amministrato

Foto: Cristiano Busnardo, vice direttore generale Italia, Allfunds Bank

Foto: Simone Calamai, AD di Fundstore Stefano Cioffi, responsabile Marketing, WeBank

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SCENARIO ASSICURAZIONI - Rassegna Stampa 10/11/2014 60

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prodotti ISTITUZIONALI Polizze unit linked alla riscossa UNA GESTIONE PIÙ DINAMICA DEGLI INVESTIMENTI, INSIEME Al VANTAGGI FISCALI FANNO SI CHEQUESTO PRODOTTO RISCUOTA GRANDE SUCCESSO TRA I RISPARMIATORI. Maddalena Liccione La corsa del risparmio gestito italiano non si ferma e spinge la raccolta delle reti finanziarie. A fare la parte da

leone nei risultati da record raggiunti dal settore negli ultimi mesi, sono i prodotti assicurativi e previdenziali e,

all'interno di questo segmento, protagoniste assolute sono diventate le polizze unit linked. In soli tre mesi,

questi prodotti sono passati dall ' avere un saldo negativo di raccolta di 9,3 miliar di di euro nel primo trimestre

del 2014 ad ottenere ingressi per 5,8 miliardi nel trimestre successivo; un incremento del 160%, stando ai dati

di Assogestioni. Il dato rilevato ad agosto da Assoreti indicava che gli investimenti netti effettuati sui prodotti

assicurativi e previdenziali risultano pari a circa 1 miliardo di euro e coinvolgono principalmente le unit linked

(788 milioni di euro). Le polizze unit linked si differenziano da quelle tradizionali, in quanto il loro rendimento è

agganciato ad un'attività finanziaria sottostante. Come dice il nome stesso, sono prodotti il cui valore è

strettamente connesso (linked) a quello delle quote dei fondi (unit) o strumenti in cui il denaro è investito in

fondi interni (ovvero è la società che gestisce i capitali raccolti) o fondi esterni quando la struttura prevede

l'acquisto di quote di fondi di terzi.In pratica si diversificano gli investimenti scegliendo tra vari tipi di fondi.

Gestione più dinamica Ai vantaggi della gestione professionale degli investimenti si uniscono quelli delle

polizze vita tradizionali, consentendo una gestione dell'investimento più dinamica. Vengono scelti i gestori

finanziari, le valute e i tipi di investimento (il suo riscatto può avvenire in qualsiasi momento). Per Antonio

Napoletano, head of Strategie Product & Marketing di Pioneer Investments Italia che attualmente gestisce un

patrimonio in unit linked di circa 14 miliardi di euro, "l'uni- • verso di fondi in cui investire è estremamente

ampio perché vengono utilizzati sia i fondi che appartengono alle gamme Pioneer Investments che coprono

tutte le diverse asset class, sia fondi di case terze, nell'ambito delle quali ricerchiamo i prodotti di eccellenza

specializzati su specifiche asset class. In funzione delle esigenze di portafoglio e delle caratteristiche di

prodotto, bilanciamo le due componenti - fondi terzi e fondi della casa - al fine di ottenere il mix ottimale di

strumenti". "Diversificazione e libertà di scelta sono le parole chiave che animano l'universo di fondi di Old

Mutual Wealth", spiega Gianroberto Ratti, head of Products and Investment Department. "Diversificazione

perché la nostra selezione di fondi copre la maggior parte delle asset class presenti sul mercato fornendo

un'accurata e capillare selezione di diversi brand e stili gestionali che spaziano dai più blasonati alle boutique

di investimento. Parliamo di oltre 750 fondi, per più di 80 case di gestione. Questo perché il nostro obiettivo è

la libertà di scelta, la nostra seconda parola chiave. Il cliente, insieme al suo consulente, deve essere in

grado di poter scegliere quale asset allocation soddisfa meglio le sue esigenze e, soprattutto, deve essere in

grado di poterla modificare nel tempo". Per Andrea Ladogana, responsabile linea diversificata di BNP

Paribas, visto l'utilizzo di Sicav del Gruppo, "la parte qualitativa del processo di selezione dei fondi ricopre

un'importanza elevata, dato che conosciamo bene il processo di investimento di ciascun fondo ed il relativo

posizionamento ai mercati. In quest'attività ci è di grosso aiuto anche l'analisi svolta dai colleghi del team

Investment Fund Advisory specializzato nella selezione fondi". Il successo delle polizze unit hnked nei

portafogli dei risparmiatori italiani, oltre che dalla dinamicità dell'investimento è favorito anche dai vantaggi

fiscali che questi prodotti comportano. All'interno della polizza si può passare da un fondo all'altro con le

quote al lordo della tassazione. Si evita quindi sia il problema dell'applicazione dell'imposta sul capitai gain in

occasione di ogni switch sia quello dell'impossibilità di compensare le plusvalenze realizzate con

l'investimento in fondi con minusvalenze sempre derivanti da fondi o Sicav. Il vantaggio, si trova nel

trattamento fiscale applicato al capitale liquidabile in caso di morte dell'assicurato, che è esente da Irpef e

tasse di successione. Se invece il capitale viene riscosso in vita dall'assicurato si attua la tassazione con

l'aliquota al 26%. Dunque, questi strumenti, per il loro potenziale di più elevato rendimento rappresentano un

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buon strumento di pianificazione successoria e di ottimizzazione fiscale, particolarmente indicato per un

risparmiatore dinamico, con esigenze particolari e desideroso di investire nel mercato finanziario attraverso

un portafoglio altamente diversificato e personalizzato. a GIANROBERTO RATTI, HEAD OF PRODUCTS

AND INVESTIMENT DEPARTAMENT OLD MUTUAL WEALTH, ANTONIO NAPOLETANO PIONEER

INVESTMENTS ITALIA, ANDREA LADOGANA BNP PARIBAS INVESTIMENTS PARTNERS

SOCIETÀ CHE OFFRONO PRODOTTI UNIT LINKED Elenco delle società che offrono polizze unit linked

ordinate per patrimonio. Fonte: Assogestione. Dati aggiornati al 1° semestre 2014. Dati in min di euro.

GRUPPO INTESA SANPAOLO EURIZON CAPITAL FIDEURAM INVESTIMENTI SGR PIONEER

INVESTMENTS - GR. UNICREDIT GRUPPO GENERALI ALLIANZ WBMSSBBKBSÈ UB1PRAMERICASGR

GRUPPO MEDIOLANUM EUROMOBILIARE ASSET MANAGEMENTSGR BANCA MONTE DEI PASCHI DI

SIENA CREDITSUISSE «SSS^-.'V'i*;-"."» AMUNDI GROUP GRUPPO AZIMUT ' * " '^" GRUPPO BANCARIO

VENETO BANCA GRUPPO BNPPARIBAS BCC RISPARMIO & PREVIDENZA GRUPPO BANCASELLA

CONSULTINVEST

Evoluzione degli ultimi 3 anni Fonte: Assogestioni. Dati in min di euro

PAT. GESTITO (sinistra) RACCOLTA NETTA (destra)

Foto: Nel secondo trimestre la raccolta di unit linked si è incrementata del 160%

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