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.................. ....................................................... Avventure nel mondo 1| 2014 - 85 . Indocina TACCUINO DI VIAGGIO | Indocina Full immersion nel sud-est asiatico Testo e foto di Marcello Ferretti Da un’ INDOCINA gruppo Ferretti L ’Indocina costituisce una parte del Sud-Est asiatico e comprende Birmania, Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam. In realtà questo viaggio è incentrato su tre paesi, Cambogia, Vietnam e Laos, normalmente con uno scalo di un giorno a Bangkok che permette una visita rapida della città. Il viaggio si è svolto dal 3 al 25 di Agosto 2013 ed è una vera e propria full immersion in quei paesi del sud- est asiatico. Un viaggio facile ma intenso, molto intenso: caldo umido, continui spostamenti, tuttavia meno pioggia rispetto alle aspettative di stagione ed rischio-malaria praticamente insussistente. Natura, cultura, architettura, religione, umanità varia, odori, sapori, tanta disponibilità, simpatia e correttezza delle genti, traffico intenso nelle grandi città. A Saigon caotico, ad Hanoi una follia, strade extra-urbane equivalenti alle nostre provinciali/comunali per cui anche spostamenti non lunghissimi richiedono diverse ore, molti voli interni (2 nel “pacchetto” + 3 extra) oltre i 4 voli A/R da e per l’Italia, sveglia presto tutti i giorni dato che i siti chiudono alle 17 -17:30 e fa buio verso le 18:30. I tre voli extra quota-base sono quelli che ci hanno evitato perdite di almeno un paio di giorni oltre a tanti disagi per gli analoghi spostamenti via terra: mi riferisco al Bangkok – Siem Reap, al Danang – Saigon (Ho Chi Minh City alias HCMC) ed al Luang Prabang – Bangkok. Già compresi nella quota-base, invece, il Danang-Hanoi (in origine Huè-Hanoi ma l’aeroporto di Huè è temporaneamente chiuso per lavori dal mese di marzo 2013 per cui bisogna tornare indietro a Danang per prendere il volo) e l’Hanoi – Luang Prabang. Se si dovesse pensare ad un filo conduttore del viaggio mi viene subito in mente il fiume Mekong che ritroviamo a Phnom Penh, a Saigon, a Vientiane e a Luang Prabang, oltreché al passaggio di frontiera Cambogia – Vietnam. Del resto è lungo quasi 5.000 km, nasce in Tibet a 5.000 mt di altezza, attraversa la Tailandia, lo Yunnan in Cina, poi Birmania, Laos, Vietnam e Cambogia . Ogni volta con un nome diverso. Mekong, infatti, è il nome vietnamita e per 200 km fa da confine fra Birmania e Laos poi, per un lunghissimo tratto, tra Laos e Tailandia. Ma non si possono non citare i cinque splendidi siti Unesco patrimonio dell’umanità nonché, ovviamente, mete fondamentali di questo fantastico viaggio in Oriente: Angkor in Cambogia, Hoi An –Huè – Halong Bay in Vietnam e Luang Prabang nel Laos. Forse troppe immagini da conservare nella memoria ma ne vale la pena: con una buona catalogazione di foto e appunti di viaggio si riesce a fissare immagini e ricordi anche a distanza di tempo. Non mancano luoghi e immagini “forti”, non piacevoli per persone particolarmente sensibili, come in Cambogia i campi di sterminio (killing fields) di Choeung Ek e la scuola prigione / tortura di Tuol Sleng, ora museo Tonle Sap, a Phnom Penh, o le trappole per animali selvatici dove trovavano una morte orrenda i soldati americani in Vietnam trafitti da lunghe e sottili aste acuminate di metallo o bambù conficcate sul fondo di profonde fosse (disegni murali nel sito dei tunnels a Cu Chi). La guida l’abbiamo utilizzata solo il primo giorno ad Angkor, il secondo giorno abbiamo sfruttato come guida l’autista stesso del minibus. Per tutto il resto del viaggio ne abbiamo fatto volentieri a meno anche perché praticamente tutti eravamo dotati dell’immancabile Lonely Planet. In Cambogia parlano tutti inglese, in Vietnam molto meno e in Laos quasi per niente, mentre il francese ce lo aspettavamo più usato di quanto poi in effetti abbiamo potuto verificare sul posto. Il costo della vita sale progressivamente dalla Cambogia al Vietnam al Laos. In Laos infatti, è tutto più caro: hotel, ristoranti, souvenir, trasporti, ingressi nei siti. In parallelo a noi viaggiavano altri gruppi di Avventure, uno in particolare (un Vietnam Cambogia breve) ha avuto la disavventura di rovesciarsi con la barca nel tratto del Mekong che serve per il passaggio di frontiera Cambogia – Vietnam. Li abbiamo poi incontrati in hotel a Hoi An, in Vietnam, per fortuna nessuna vittima ma molta paura. Ricordo la barca di quel gruppo perché ogni tanto ci superavamo, salutandoci e fotografandoci a distanza, poi ho saputo che la loro barca ha avuto un guasto al motore e, alla deriva nella corrente fluviale, è andata a sbattere contro un ostacolo, rovesciandosi. Quando si dice la fatalità…… Le tappe salienti secondo me sono Angkor, Hoi An, Halong Bay e Luang Prabang. Huè, putroppo, non l’abbiamo potuta “assaporare” meglio perdendo più di mezza giornata per il rientro a Danang per il volo dell’indomani a causa della chiusura temporanea dell’aeroporto di Huè. Soprattutto niente escursione in barca sul fiume dei profumi e ad altri templi della città. Anche se i siti principali li abbiamo visitati tutti: la Cittadella, la pagoda di Thien Mu, simbolo della città e le tre principali tombe imperiali. Si può ben dire che questo viaggio non può esaurire ovviamente la conoscenza dei luoghi visitati sia per la vastità del territorio che per il tempo a disposizione, 3 settimane, ma certamente fornisce delle ottime indicazioni su ciò che ciascuno potrebbe approfondire, volendolo, in futuro. E c’è veramente tanto e di più. Restano impressi indelebilmente negli occhi e nella mente la gentilezza, la cordialità, l’ospitalità, la disponibilità e l’onestà di questi popoli, la loro mitezza, la religiosità, l’operosità, l’arte, la cultura. Sono sempre in movimento, come diremmo noi in Occidente “H24”, e non è quindi un caso che loro sono in vertiginosa ascesa, al contrario di noi. E tanti tanti giovani e bambini ovunque: da noi ci siamo ormai praticamente dimenticati di questo tipo di realtà. Non è superfluo aggiungere che siamo rimasti tutti sorpresi favorevolmente e affascinati da tutto il contesto d’insieme, sia sotto il profilo umano che naturalistico-ambientale. 3 Agosto 2013, sabato Milano Mxp/Roma Fco - Il Cairo – part. per Bangkok Tutto come da programma, voli in orario, qualche vago timore per la pesante situazione in Egitto per quella che sembra essere un’imminente guerra civile. Non ci fanno imbarcare il bagaglio direttamente per Siem Reap ma bisogna ritirarlo a Bangkok e reimbarcarlo. TACCUINO DI VIAGGIO | Indocina

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Full immersion nel sud-est asiatico

Testo e foto di Marcello Ferretti

Da un’ INDOCINA gruppo Ferretti

L’ I n d o c i n a c o s t i t u i s c e una parte del

Sud-Est asiatico e comprende Birmania, Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam. In realtà questo viaggio è incentrato su tre paesi, Cambogia, Vietnam e Laos, normalmente con uno scalo di un giorno a Bangkok che permette una visita rapida della città.Il viaggio si è svolto dal 3 al 25 di Agosto 2013 ed è una vera e propria full immersion in quei paesi del sud-est asiatico. Un viaggio facile ma intenso, molto intenso: caldo umido, continui spostamenti, tuttavia meno pioggia rispetto alle aspettative di stagione ed rischio-malaria praticamente insussistente.Natura, cultura, architettura, religione, umanità varia, odori, sapori, tanta disponibilità, simpatia e correttezza delle genti, traffico intenso nelle grandi città.A Saigon caotico, ad Hanoi una follia, strade extra-urbane equivalenti alle nostre provinciali/comunali per cui anche spostamenti non lunghissimi richiedono diverse ore, molti voli interni (2 nel “pacchetto” + 3 extra) oltre i 4 voli A/R da e per l’Italia, sveglia presto tutti i giorni dato che i siti chiudono alle 17 -17:30 e fa buio verso le 18:30.I tre voli extra quota-base sono quelli che ci hanno evitato perdite di almeno un paio di giorni oltre a tanti disagi per gli analoghi spostamenti via terra: mi riferisco al Bangkok – Siem Reap, al Danang – Saigon (Ho Chi Minh City alias HCMC) ed al Luang Prabang – Bangkok.Già compresi nella quota-base, invece, il Danang-Hanoi (in origine Huè-Hanoi ma l’aeroporto di Huè è temporaneamente chiuso per lavori

dal mese di marzo 2013 per cui bisogna tornare indietro a Danang per prendere il volo) e l’Hanoi – Luang Prabang.Se si dovesse pensare ad un filo conduttore del viaggio mi viene subito in mente il fiume Mekong che ritroviamo a Phnom Penh, a Saigon, a Vientiane e a Luang Prabang, oltreché al passaggio di frontiera Cambogia – Vietnam. Del resto è lungo quasi 5.000 km, nasce in Tibet a 5.000 mt di altezza, attraversa la Tailandia, lo Yunnan in Cina, poi Birmania, Laos, Vietnam e Cambogia . Ogni volta con un nome diverso. Mekong, infatti, è il nome vietnamita e per 200 km fa da confine fra Birmania e Laos poi, per un lunghissimo tratto, tra Laos e Tailandia.Ma non si possono non citare i cinque splendidi siti Unesco patrimonio dell’umanità nonché, ovviamente, mete fondamentali di questo fantastico viaggio in Oriente: Angkor in Cambogia, Hoi An –Huè – Halong Bay in Vietnam e Luang Prabang nel Laos.Forse troppe immagini da conservare nella memoria ma ne vale la pena: con una buona catalogazione di foto e appunti di viaggio si riesce a fissare immagini e ricordi anche a distanza di tempo.Non mancano luoghi e immagini “forti”, non piacevoli per persone particolarmente sensibili, come in Cambogia i campi di sterminio (killing fields) di Choeung Ek e la scuola prigione / tortura di Tuol Sleng, ora museo Tonle Sap, a Phnom Penh, o le trappole per animali selvatici dove trovavano una morte orrenda i soldati americani in Vietnam trafitti da lunghe e sottili aste acuminate di metallo o bambù conficcate sul fondo di profonde fosse (disegni

murali nel sito dei tunnels a Cu Chi).La guida l’abbiamo utilizzata solo il primo giorno ad Angkor, il secondo giorno abbiamo sfruttato come guida l’autista stesso del minibus. Per tutto il resto del viaggio ne abbiamo fatto volentieri a meno anche perché praticamente tutti eravamo dotati dell’immancabile Lonely Planet.In Cambogia parlano tutti inglese, in Vietnam molto meno e in Laos quasi per niente, mentre il francese ce lo aspettavamo più usato di quanto poi in effetti abbiamo potuto verificare sul posto. Il costo della vita sale progressivamente dalla Cambogia al Vietnam al Laos. In Laos infatti, è tutto più caro: hotel, ristoranti, souvenir, trasporti, ingressi nei siti.In parallelo a noi viaggiavano altri gruppi di Avventure, uno in particolare (un Vietnam Cambogia breve) ha avuto la disavventura di rovesciarsi con la barca nel tratto del Mekong che serve per il passaggio di frontiera Cambogia – Vietnam. Li abbiamo poi incontrati in hotel a Hoi An, in Vietnam, per fortuna nessuna vittima ma molta paura. Ricordo la barca di quel gruppo perché ogni tanto ci superavamo, salutandoci e fotografandoci a distanza, poi ho saputo che la loro barca ha avuto un guasto al motore e, alla deriva nella corrente fluviale, è andata a sbattere contro un ostacolo, rovesciandosi. Quando si dice la fatalità……Le tappe salienti secondo me sono Angkor, Hoi An, Halong Bay e Luang Prabang.Huè, putroppo, non l’abbiamo potuta “assaporare” meglio perdendo più di mezza giornata per il rientro a Danang per il volo dell’indomani a causa della chiusura temporanea dell’aeroporto di Huè.Soprattutto niente escursione in

barca sul fiume dei profumi e ad altri templi della città.Anche se i siti principali li abbiamo visitati tutti: la Cittadella, la pagoda di Thien Mu, simbolo della città e le tre principali tombe imperiali.Si può ben dire che questo viaggio non può esaurire ovviamente la conoscenza dei luoghi visitati sia per la vastità del territorio che per il tempo a disposizione, 3 settimane, ma certamente fornisce delle ottime indicazioni su ciò che ciascuno potrebbe approfondire, volendolo, in futuro.E c’è veramente tanto e di più.Restano impressi indelebilmente negli occhi e nella mente la gentilezza, la cordialità, l’ospitalità, la disponibilità e l’onestà di questi popoli, la loro mitezza, la religiosità, l’operosità, l’arte, la cultura.Sono sempre in movimento, come diremmo noi in Occidente “H24”, e non è quindi un caso che loro sono in vertiginosa ascesa, al contrario di noi. E tanti tanti giovani e bambini ovunque: da noi ci siamo ormai praticamente dimenticati di questo tipo di realtà. Non è superfluo aggiungere che siamo rimasti tutti sorpresi favorevolmente e affascinati da tutto il contesto d’insieme, sia sotto il profilo umano che naturalistico-ambientale.

3 Agosto 2013, sabato Milano Mxp/Roma Fco - Il Cairo – part. per Bangkok Tutto come da programma, voli in orario, qualche vago timore per la pesante situazione in Egitto per quella che sembra essere un’imminente guerra civile. Non ci fanno imbarcare il bagaglio direttamente per Siem Reap ma bisogna ritirarlo a Bangkok e reimbarcarlo.

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4 Agosto 2013, Domenica Bangkok – Siem Reap Voli quasi regolari, la Bangkok Air annuncia un’ora di ritardo e ci dà un coupon da 300 bat a testa (circa $ 10) da consumare in un ristorante dell’aeroporto (che li accetti…). Questo è il primo dei cinque voli interni del viaggio. All’arrivo a Siem Reap cambiamo subito del cash in banca in valuta locale (in hotel il cambio sarà più favorevole). Ci aspettano da un’ora all’uscita dell’aeroporto per il transfer in hotel, dotato di servizio massaggi (a pagamento) e piscina (gratuita). Dopo la sistemazione nelle camere c’è chi fruisce degli uni chi dell’altra. Cena in un ristorantino lungo la strada vicino all’albergo;

5 Agosto 2013, lunedì Siem Reap – Angkor Wat – Angkor Tom – Siem Reap, km 20Colazione alle 7, partenza alle 7,45 con minivan e guida per l’assalto ad Angkor Wat e Angkor Tom, oltre ad altri templi lungo il tragitto. Il biglietto costa $ 40 a testa, è valido per tre giorni ed è corredato anche della propria foto che scattano sul momento nella stessa biglietteria. E’ una bella giornata, molto calda e umida, molto intensa e “sudata” ma almeno non piove. Per terra ci sono grosse pozze d’acqua per le forti piogge dei giorni precedenti. Nell’ordine visitiamo Angkor Watt, Prasat Kravan, Prasat Banteay Kdey, Prasat Ta Prum, Prasat Ta Keo. Sosta pranzo, poi Angkor Tom: Terrazza degli Elefanti e, al tramonto, Prasat Bayon, la ciliegina finale (prasat

significa “tempio”).Con tanto di cerimonia religiosa finale “cantilenata” dai monaci Buddhisti in un tempio proprio lì di fronte.Torniamo stremati e felici in hotel, chi massaggi, chi piscina, poi decidiamo di andare a cena in un altro ristorantino “on the road”, non distante dall’hotel.

6 Agosto 2013, martedì Siem Reap – dintorni di Angkor Siem Reap, km 100Oggi gli splendori intorno ad Angkor, alcuni distanti anche 50 km: Prasat Pre Roup, Prasat Banteay Samrè, Prasat Banteay Srey, Prasat Kbal Spean, Prasat Prea Khan, Prasat Neak Pean, nell’ordine indicato come più consono dall’autista, date le distanze che li separano (per i dettagli dei templi visitati non posso che rimandare alle guide). Il tutto in una natura rigogliosa, si capisce perché per vederli tutti ci vorrebbero diversi giorni e molti affittano delle bici o dei motorini.Anche se a mio avviso, pur disponendo di più tempo, il mezzo migliore per spostarsi resta comunque l’insostituibile tuc-tuc, pratico, efficace, economico. Poi, in hotel, anche stasera chi massaggi e chi piscina. Stavolta, però, decidiamo di andare a cena all’old market in centro, con i tuc-tuc. Fine serata sulla terrazza di un locale della movida che caratterizza appunto l’old market cittadino, con drink, musica e balli.Come concludere meglio il fantastico soggiorno a Siem Reap ??

7 Agosto 2013, mercoledì Siem Reap – lago Tonle Sap – Phnom Penh, km 320Partenza di buon ora in minibus per il lago Tonle Sap distante una quindicina di km da Siem Reap. Siamo convinti di andare a visitare un anonimo villaggio sulle rive del lago, come concordato col corrispondente Mr. Hak, che non prevede l’uso di una barca come per il villaggio galleggiante di Kompong Phluk con un costo aggiuntivo di $ 8/pax, ma di utilizzare il solo minibus, col solito autista, che è già compreso nei 3 gg. di noleggio concordati e pagati.Invece ad un certo punto non si può più proseguire con le auto e bisogna comunque prendere uno dei barconi,

evidentemente messi appositamente a disposizione dalla comunità locale perché non si pagano, che fanno da navetta sul fiume e che attraversa proprio Kompong Phluk, il villaggio galleggiante dei pescatori, prima di confluire nel lago. Questo barcone si ferma ad un primo approdo nel villaggio a ridosso di una sorta di bosco acquatico dove, in attesa, ci sono parecchie barchette private che offrono un giro in questo ambiente particolare di alberi semisommersi, che non mi sembrano mangrovie, per 2-3 USD/pax. L’ineffabile Mr.

Hak me ne aveva chiesti 8, giocando sull’equivoco sopra descritto. Un bel ricarico, non c’è che dire. Poi il barcone prosegue fino allo sbocco sul lago, immenso, quindi torna indietro per fermarsi alle scale del tempio del villaggio e permettere ai turisti la visita del villaggio stesso (1-1,5 h.). Ne vale la pena, è uno dei pochi veri impatti con la realtà cambogiana.Torniamo indietro in hotel e per le 14 siamo alla stazione del bus pubblico, poco distante dallo stesso hotel, che ci porterà a Phnom Penh in 6 ore. Sono 320 km ma le strade sono quello che sono.All’arrivo troviamo un tizio con un cartello col mio nome che ci aspetta per accompagnarci in hotel che è proprio lì, a due passi. Non parla inglese ma… non ce n’è bisogno. Il suo compito è “appalesarsi” al n/s arrivo e indicarci l’hotel, a non più di 200 mt dalla stazione dei bus. E, infatti, appare e scompare in un attimo.

Preso possesso delle stanze, cena sul lungo fiume in tuc-tuc. E’ lì la “movida”.

8 Agosto 2013, giovedì Phnom Penh – Choeung Ek (killing fields) – Phnom Penh, km 50Oggi è una giornata piuttosto “impegnativa” sotto il profilo emotivo. I campi di sterminio (killing fields) di Choeung Ek sono a oltre 20 km dalla capitale. Arriviamo per primi al grande piazzale adibito a parcheggio ma quando ce ne

andiamo, circa 2,5 ore dopo, è già un delirio di pullman e minibus.Nel biglietto di ingresso è compresa un audio-guida in diverse lingue, anche in italiano.Si segue un percorso con segnaletica numerata, ad ogni numero corrisponde uno stop con la spiegazione del significato di quel punto specifico.Si intravedono ancora varie fosse comuni in cui, per ciascuna, è indicato il numero delle vittime. Il punto più raccapricciante è il cosiddetto “albero della morte” contro cui gli aguzzini uccidevano i neonati sbattendoli contro il tronco, per risparmiare il costo dei proiettili.Per questo stesso scopo per uccidere i prigionieri venivano usati bastoni, coltelli, asce e quant’altro.Nel mezzo dell’area sorge un memorial delle vittime a forma di tempio-pagoda che si sviluppa in verticale.Lungo le pareti di vetro si vedono innumerevoli teschi accatastati

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su livelli successivi. Al termine del percorso guidato c’è un piccolo museo dove si può assistere anche ad un documentario.Un po’ scossi andiamo all’altra tappa d’obbligo, il Museo Tonle Sap ovvero la scuola prigione S-21 di Tuol Sleng , anche questo luogo di atroci sofferenze e morti orrende. Con innumerevoli foto delle vittime “prima” e “dopo”.Quindi proseguiamo il city-tour con la bella architettura del Museo Nazionale, la Pagoda d’argento che sorge sull’unica altura cittadina, il Palazzo reale, il mercato russo, il tetto art-decò del mercato cittadino, vicino all’hotel.

9 Agosto 2013, venerdì Phnom Penh – Chau Doc – Can Tho, km. 250Oggi tappa di trasferimento in Vietnam via terra-fiume-terra. In pratica il tutto è stato sub-appaltato da Mr. Hak, che opera su Siem Reap, Angkor e dintorni, alla Mekong travel di Phnom Penh. Usano dei minivan da 13 posti in cui devono entrare 13 persone con 13 bagagli grandi e 13 piccoli. All’inizio pensavo ad un errore poi mi sono dovuto ricredere e con me almeno un altro paio di gruppi di AnM in parallelo al mio.Finalmente, anche se stipati all’inverosimile, si parte.Il passaggio di frontiera, infatti, è piuttosto macchinoso: si parte con quei minivan “ridotti” per il semplice fatto che negli ultimi 200 metri che portano al primo posto di frontiera cambogiano si deve passare in una sorta di viottolo di campagna sterrato cinto da due muri che lasciano appena lo spazio a questi minivan per passare.Un altro mezzo solo un po’ più grande non ce la farebbe.Esperite le formalità doganali e dopo una moderata attesa, si risale sul minivan fino alla frontiera vietnamita che si attraversa a piedi col proprio bagaglio, fino al 2° posto di frontiera, quello vietnamita, sul Mekong.Qui, come in quello cambogiano, ci sono dei bagni e un bar.Poi imbarcano su dei barconi lunghi e stretti, tipici per trasporti fluviali di persone da queste parti.All’inizio navighiamo su un canale laterale del fiume che poi confluisce nel Mekong.

Ogni tanto ci superiamo col barcone di un “Vietnam Cambogia breve” che poi sapremo essersi rovesciato per un’avaria al motore e successivo urto con un ostacolo, forse un altro barcone.All’approdo a Chau Doc ci aspetta un confortevole bus da 30 posti con cui finalmente raggiungiamo la nostra meta finale di oggi, Can Tho, quindi hotel, doccia e cena in un ristorantino caratteristico citato dalla Lonely Planet. E’ citato per una zuppa di pesce e verdure ma mancava l’ingrediente principale, il pesce, sostituito col loro formaggio vegetale. Bah….Passeggiata sul lungofiume e gelato confezionato.

10 Agosto 2013, sabato Can Tho – My Tho – Saigon (Ho Chi Minh city), km 180Sveglia alle 5 per la visita in barca dei mercati galleggianti di Cai Rang e Land market. Intersessanti ma secondo me il 2° si può saltare. Lungo la strada per Saigon ci fermiamo a My Tho per ammirare la Pagoda Vinh Trang o dei Buddah giganti. Una volta giunti a Saigon, ci sistemiamo in hotel, in posizione centrale, per iniziare il city-tour secondo quanto suggerito dalla Lonely Planet circa il percorso a piedi di 3 ore. Purtroppo dopo un po’ inizia a piovere e questo ci intralcerà non poco. Vediamo il mercato di Ben Thanh con torre e orologio, vicino l’hotel, poi uno street market, il grattacielo (Financial Tower) della Bitexco, il Majestic, il Caravelle ed il Continental, gli hotel di Saigon famosi a vario titolo, il bel lungo-fiume, la statua di Tran Hung Dao, il Teatro Municipale, il Palazzo del Comitato del Popolo con l’antistante statua di Ho Chi Minh, la Cattedrale di Notre Dame, la Posta Centrale, la Pagoda dell’Imperatore di Giada. Purtroppo la pioggia ed il solo pomeriggio a disposizione ci consentono solo un’occhiata fugace da fuori al Palazzo della Riunificazione ed al Museo della guerra (o dei residuati bellici). A Cholon, il quartiere cinese, non abbiamo proprio il tempo neanche di affacciarci.Saigon è la città del milione di motocicli ed il traffico è piuttosto intenso ma niente a confronto di quello che ci aspetta ad Hanoi.

11 Agosto 2013, Domenica Saigon – Cu Chi tunnels – Tay Ninh – Saigon, km 190Oggi il programma è particolarmente intenso, i Cu Chi tunnels sono distanti, verso la frontiera cambogiana, e questo ci porterà via molto tempo, sottraendolo a Saigon city.La visita è guidata, per gruppi. Si assiste prima ad un documentario poi si cammina per dei sentieri nella foresta dove sottoterra sono scavati i tunnel con cui il vietcong sorprendevano con rapidi agguati le truppe americane per poi scomparire nel nulla.Ci sono brevi tratti accessibili ai turisti, ma sono molto angusti, sconsigliabili alle persone “in carne” o sofferenti di claustrofobia. I vietnamiti, infatti, sono generalmente magri e piccoli di statura.Particolarmente “forti” ho trovato, personalmente, i murales che rappresentano i soldati americani che cadono nelle trappole per animali selvatici dotate di lunghe punte acuminate di metallo o bambù, rimanendone orribilmente trafitti.Alla fine del tour, per chi lo desidera, c’è un poligono di tiro in cui, a pagamento, si possono sparare dei colpi con diverse armi automatiche, comprando prima i relativi proiettili. A un euro l’uno.Nessuno del gruppo si è cimentato.Quindi, sulla via del ritorno, raggiungiamo Tay Ninh, luogo sacro del Caodaismo, dove assistiamo ad una suggestiva funzione religiosa nel Grande Tempio Cao Dai, anch’esso molto suggestivo.Quindi, poco prima di Saigon, ci

fermiamo alla Pagoda Giac La. Piove, scendiamo in pochi dal bus, la Pagoda non sembra niente di speciale e invece la Pagoda vera e propria è sulla sinistra entrando nel complesso non quella centrale in fondo.Ce ne accorgiamo quasi per caso e la scoperta è particolarmente piacevole perché il tempio merita e non ce l’aspettavamo.Quindi rientriamo a Saigon che è ormai quasi buio. I giochi, purtroppo, sono fatti e conclusi.

12 Agosto 2013, lunedì Saigon – Danang – Hoi An, km 15Oggi secondo dei voli interni di questo viaggio, Saigon – Danang. All’arrivo, in aeroporto, ci aspetta il bus che ci porterà alle Marble Mountains e a Hoi An.Prima tappa, però, è il museo

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delle sculture Cham, a 10’ di bus dall’aeroporto di Danang.Quindi tappa, del tutto inutile, in una delle spiagge dell’immensa China beach, poi alle Marble Mountains con i templi, le grotte e i punti panoramici sulle cime che le rendono imperdibili.Un continuo sali-scendi, meglio di un trek.Non a caso la spiaggia era prevista dopo le Marble Mountains, per chi, dopo una sudata pazzesca, avesse voluto fare il bagno.Ma l’autista, alquanto sgarbato, ha fatto orecchie da mercante, forse perché non avevo comprato anche il pacchetto city tour a Huè (che ci siamo auto-gestiti) e la tratta Huè – Danang che, invece, abbiamo coperto con bus pubblico con cuccette ed, infatti, non a caso lo chiamano “sleeping bus”. Ma è parecchio scomodo in quanto le cuccette evidentemente sono “tarate” sulla statura dei vietnamiti.Detto autista ci ha scaricati in tutta fretta all’hotel di Hoi An, ottimo, con piscina, anche se un po’ decentrato ma con nolo gratuito di bici a disposizione dei clienti.Ci fiondiamo subito in piscina e poi in centro in bici e si capisce subito perché siamo in un sito Unesco “world heritage”.Giro ricognitivo e subito Ponte Coperto Giapponese e l’Assembly Hall of the Cantonese Chinese Congregation. Bisogna fare prima un biglietto che è valido 3 gg. per 5 siti a scelta. Il ponte giapponese non viene conteggiato se lo si attraversa solamente ma solo se si entra nel tempietto interno.Al rientro in hotel, ancora bagno in piscina, doccia e a cena “in centro” con le bici.

13 Agosto 2013, martedì Hoi AnOggi tutto tour in bici e a piedi. Vediamo templi e case storiche (private) inserite nel biglietto e non, sforiamo pure col biglietto nel senso che facciamo anche qualche ingresso alla portoghese poi anche una sgambata al mare in bici.Hoi An, infatti, è sul fiume Hoài e anche vicino al mar cinese meridionale, e l’hotel è più o meno equidistante tra città e mare.Visitiamo nell’ordine la Old House of Duc An, la Old House Tan Ky , la Old House of Van Le Ghia , la Minh

Huong Communal House, la Phuc Kien Assembly Hall , il Cam Pho Communal House , la Old House of Phung Hung , la Old House of Quan Tang , la Tran Family Chapel .E’ anche la città dello shopping sfrenato nel senso che ci sono negozi-sartorie che confezionano un capo su misura in 24-48 ore. E dove fanno anche i famosi sacchi-lenzuolo di seta, molto leggeri e molto poco ingombrante.E’ una cittadina molto piacevole e rilassante, anche se piena di turisti da ogni parte del mondo.

14 Agosto 2013, mercoledì Hoi An – My Son – Huè, km 140Oggi trasferimento a Huè, passando per My Son, luogo sacro dell’antico regno Champa. Utilizziamo il minibus del corrispondente per poter fruire di questa tappa intermedia. Il giro dura circa 1,5 ore. Poi nel pomeriggio finalmente a Huè. Tramite l’hotel noleggiamo un minivan per oggi pomeriggio per il city-tour ristretto che ci possiamo concedere: la Cittadella e la Pagoda Thien Mu, simbolo della città.

15 Agosto 2013, giovedì Huè – tombe imperiali – Danang, km 140Stamattina altro noleggio di un minivan tramite hotel per il giro delle 3 principali tombe imperiali: Minh Manga, Khai Dinh e Tu Duc.Se avessi accettato la proposta di tenermi il minibus del corrispondente per 2 gg. avrei speso più del doppio.Resta il rimpianto di perdere tutta la 2^ parte della giornata per il rientro in “sleeping bus” a Danang per il volo domattina prestissimo per Hanoi.Ma non c’è alternativa, l’aeroporto di Huè è chiuso da mesi per lavori di ristrutturazione.Per cui niente escursione sul fiume dei profumi (Huong river) verso altri siti ma un lungo e noioso trasferimento a Danang in uno strano bus con (scomode) cuccette ma che parte a due isolati del nostro hotel.Arriviamo verso le 18 . L’hotel è vicino alla fermata del bus (ecco perché i tassisti che prima si precipitano su di noi poi non ci vogliono più caricare…).Lunga passeggiata pomeridiana e serale sul bel lungofiume, con i moderni ponti illuminati, uno a forma di dragone. Molto “pittoresco”.

Danang, infatti, come Hoi An, si trova tra un fiume (Han) e il mare (cinese meridionale).L’hotel dove alloggiamo è il più scarso di tutto il viaggio ma almeno ha il vantaggio di essere a 15’ di auto dall’aeroporto, per cui prenoto per le 04:30 dell’indomani 4 taxi grandi (ce ne sono da 7 posti) che ci costeranno molto meno ($ 16) del transfer in minibus proposto dal corrispondente ($ 60 !). 16 Agosto, venerdì Danang – Hanoi, km 40In hotel, a dire il vero, ieri sera hanno insistito per farci trovare comunque qualcosa per la prima colazione per stamattina alle 04:00, caffè e dolcetti, dato che il breakfast è incluso nel pernottamento.Che dire, a quell’ora si gradisce tutto, ma molto gentile il pensiero: non erano tenuti.Volo regolare, 3° volo interno del viaggio, ed arrivo ad Hanoi in orario. Ci vengono a prendere in minibus, l’aeroporto dista circa 40 km dalla città. Siamo ora sotto la “giurisdizione” di Amasia Travel, Nord Vietnam, in particolare della gentile Miss Mai che studia la “bella lingua” (come dice lei) con un insegnante italiano. Ho corrisposto a lungo con lei per e-mail col doppio testo inglese-italiano. Contenta come una bambina di cui sembra conservare dei tratti di dolcezza e innocenza. Molto meno dolce quando tratta sui prezzi. La trattativa con lei, di sembianze quasi eteree, è in realtà molto serrata e puntigliosa.Il gruppo mi prendeva anche un po’ in giro sul n/s prossimo incontro

in hotel appena arrivati. Mi sono messo pure la T-shirt di AnM ma, come francamente e oggettivamente pensavo, è apparsa, si è presentata molto “onorevolmente all’orientale….inchino a mani giunte….”, ha preso i soldi e se ne è ita. E non si è più rivista.Ma il suo servizio è impeccabile, tanto di cappello. A mio avviso la migliore fra i tre corrispondenti che ho contattato che pure, sono stati comunque all’altezza.L’hotel è ottimo, nel cuore del quartiere vecchio, in pieno centro. Ci sono milioni di motorini, tutti usano il clacson, ti passano pure sopra le scarpe se non stai attento ma, incredibile ma vero, nè qui nè a Saigon ho visto un incidente che è uno. Iniziamo subito il city-tour autogestito (sempre tramite Lonely Planet, ovviamente): quartiere vecchio, ponte sul lago The Huc e Tempio Den Ngoc Son, cattedrale di S. Giuseppe, tempio della letteratura Van Mieu (splendido),

TACCUINO DI VIAGGIO | Indocina

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IndocinaMausoleo di Ho Chi Minh e Palazzo Presidenziale, ma solo dall’esterno perché oggi è giorno di chiusura e non si può neanche andare a vedere le cosiddetta “palafitta di Ho Chi Minh”, pagoda a una sola colonna (deliziosa) e spettacolo serale delle marionette sull’acqua, prima di cena.Spettacolo piuttosto controverso, non a tutti piace: ma è comunque la loro cultura .Il caldo umido insopportabile e la levataccia di stamattina ci hanno alquanto provati ma una bella doccia, una buona cena con dell’ottima birra ci rimettono subito in sesto.

17 Agosto, sabato Hanoi – Halong Bay – imbarco sulla “Oriental Sails”, km 160Oggi trasferimento ad Halong Bay, altro sito Unesco patrimonio dell’umanità.La baia è uno spettacolo della natura, l’accoglienza a bordo della Oriental Sails ineccepibile. Che di più e meglio di così?Prendiamo possesso delle cabine: mi ha detto bene, ce n’è una matrimoniale uso singola per me. Me la sono proprio meritata perché dato il prezzo alto di un g. di barca ed il gruppo di 13 persone e dato che non esistono cabine singole né triple, dato anche che io soffro gli spazi angusti, avevo rinunciato alla cabina già in fase di trattativa con Miss Mai, optando di dormire in coperta, dove peraltro avevo letto in qualche relazione qualcuno aveva già fatto. Miss Mai, carinamente, mi aveva scritto che mi avrebbe sistemato in cabina condivisa con l’equipaggio vietnamita.Ovviamente avrei dormito comunque in coperta, cosa possibilissima e per

niente scomoda in quanto la Oriental Sails in coperta è per buona parte …coperta da una sorta di pagoda in legno con divani e comodi cuscini, dove si può dormire benissimo anche in caso di pioggia.Ma siccome a bordo non c’era il tutto esaurito mi sono dovuto cibare questa sistemazione…regale !Le cabine, tra l’altro, sono anche confortevoli, dotate di servizi privati ed aria condizionata. Subito un’escursione alla cosiddetta “amazing cave” o grotta della sorpresa, Hang Sung Sot, tre grosse cavità dove nella seconda si trova una grossa formazione rocciosa di inequivocabile sembianza fallica, simbolo, guarda un po’, di fertilità. Ma chi l’avrebbe mai detto.Poi un bel giro in kajak e una splendida cena a bordo. Fine serata con drink e karaoke per festeggiare il compleanno di uno spagnolo a bordo con il proprio compagno. Come si dice, una coppia gaia ed anche molto simpatica.

18 Agosto 2013, Domenica Oriental Sails – Halong Bay – Hanoi, km 160Ricca colazione a bordo, poi escursione sull’isolotto di Dao Ti Top che consiste in una sorta di lungo canino fitto di vegetazione alla cui sommità, al termine di una ripida salita, c’è uno spettacolare belvedere sulla baia ed alla cui base una bella spiaggia di sabbia fine….mente riportata dove ci si può rilassare dopo un bel bagno ristoratore. Specie dopo la scarpinata e annessa sudata fino al belvedere.Quindi rientro a bordo col solito tender che fa da spola con la barca-madre per tutte le escursioni ed in

cui è tassativamente obbligatorio indossare il giubbetto salvagente, poi brunch mentre già arrivano i nuovi clienti….E’ proprio ora di andare. Con grande malinconia salutiamo l’Oriental Sails e Halong Bay. Dopo 4 ore circa di minibus rientriamo ad Hanoi, stesso hotel.

19 Agosto 2013, lunedì Hanoi – VientianeTransfer hotel – aeroporto, come da “contratto”, e 4° volo interno del viaggio. Inizia la parte auto-gestita del viaggio. All’arrivo in aeroporto a Vientiane cambiamo subito la valuta vietnamita rimasta in valuta locale (kip, da noi subito ribattezzati “pippi”) ed anche un po’ di dollari della cassa comune per le prime spese. Ciascuno cambia anche un po’ di dollari personali. Ma dovremo cambiare più spesso di come eravamo abituati.All’uscita c’è un desk di una coop di taxi che per $ 20 ci riserva un minivan per l’hotel.L’hotel in realtà è una vecchia guest-house con patio interno per la colazione, su cui si affacciano i corridoi esterni su tre piani, senza ascensore. L’accesso alle stanze è sui corridoi, tipo lodge.Ma soprattutto è in posizione centrale.Ci organizziamo il city-tour in tuc-tuc: la pagoda d’oro, Pha That Luang, il Patuxai (arco di trionfo a 4 arcate, con terrazza panoramica in cima), i templi Haw Pha Kaeo, Wat Si Saket e Wat Si Muang (dove si pratica l’adorazione fallica e per questo subito ribattezzato a furor di

popolo “tempio della sacra ceppa”), il Palazzo Presidenziale.C’è un bel street market di sera sul lungofiume, molto animato, ed è pieno di locali nei dintorni.

20 Agosto 2013, martedì Vientiane – Van Sang – Van Vieng, km 230Ieri abbiamo rinunciato al parco dei Buddah, 24 km a sud di Vientiane, perché diretti a nord, Van Vieng, con sosta ai 10 Buddah di varie dimensioni scavati nella roccia a Van Sang.Utilizziamo un comodo bus da 25 posti noleggiato tramite l’hotel.Nel primo pomeriggio siamo a Van Vieng, un’amena località che sostanzialmente viene usata come tappa intermedia per chi è diretto a Luang Prabang.A meno che, come molti giovani turisti occidentali da ogni dove, uno non sia amante di sport estremi, climbing su tutti, e di varie tipologia di stupefacenti. Di cui in alcuni locali ti portano addirittura un menù…In tre optiamo per il “tubing”, ovvero la discesa sul fiume Nam Song su una grossa camera d’aria da camion e possibilità di sosta in vari bar lungo la riva. Come ? ti lanciano una lunga cima attaccata ad una bottiglietta di plastica da mezzo litro piena d’acqua e ti tirano fino all’approdo sulla sponda su cui si trova il bar. Lì puoi bere, mangiare, sballarti…occhio a quello che si ordina da bere: un happy drink può significare presenza di stupefacenti. Ti portano in tuc-tuc parecchi km a monte e poi …in acqua.All’atto del nolo delle camere

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TACCUINO DI VIAGGIO | Eritrea

In Eritrea non ci si finisce per caso. Solo per ottenere

il visto consolare è un’avventura. Viavai dei partecipanti e decine di telefonate all’Ambasciata romana e al Consolato milanese per portare documenti, firmare deleghe, risolvere problemi burocratici apparentemente inutili ma indispensabili per ottenere l’agognato talloncino celeste che serve per aprire le porte della nostra ex colonia. In effetti, anche quando eravamo andati nel 1992, primo gruppo di turisti stranieri nell’Eritrea indipendente, avevamo dovuto impegnarci non poco per riuscire a partire. Allora, tutto era provvisorio: l’Ambasciata in Italia, i Ministeri ad Asmara, i francobolli e la moneta. Solo l’Esercito era assolutamente operativo e molto efficiente, tanto che avevamo avuto qualche problemino durante la visita di Dahlak Kebir. Eravamo stati “prelevati” dalla milizia e, dopo un sommario interrogatorio, eravamo stati rilasciati in libertà vigilata e seguiti durante tutta la continuazione della vacanza.Altri tempi, altre situazioni. Ora partiamo sereni, con il nostro sudatissimo visto e con la voglia di sole, mare e atmosfere esotiche. Viaggio aereo tranquillissimo e primo approccio notturno con la strana atmosfera della capitale Eritrea. Scrivo non a caso “strana”. Infatti, pur essendo nel cuore dell’Africa, la sensazione è quella di trovarsi vicino a casa. Sarà perché i poliziotti di frontiera ci accolgono con un caloroso benvenuto in un fluente italiano; o forse perché la toponomastica è prevalentemente italica; magari perché le insegne “BAR MODERNO” oppure “CAFFE’ ROMA” ricordano situazioni a noi consuete, ma non sembra proprio di essere così lontani da casa. Il tipo viaggio, piuttosto intenso e disagiato, impone ai partecipanti una rigida

autoselezione. Forse anche per questo motivo nessuno si preoccupa eccessivamente quando, al momento di ritirare i bagagli, ci rendiamo conto che mancano le casse dei viveri preparate da Avventure e spedite dall’Italia.

Testo e foto di Carlo Castagna

SUPERMARKET ASHUMADa un Eritrea gruppo Castagna

d’aria ti fanno firmare un foglio con generalità, nazionalità e hotel. Non si può mai sapere.Ma lasciarsi trasportare dalla corrente con il (quel) panorama che ti si srotola lentamente davanti gli occhi è impagabile. Bisogna essere lesti a tenersi vicino l’argine sinistro, specie al cartello “last stop”, per approdare. Mancato quello non si sa più dove si va a finire e come tornare indietro, soprattutto chi ti viene a riprendere.Una volta approdati, si rientra a piedi, portando a mano la grossa camera d’aria. Altri, invece, optano per il noleggio di bici con cui vanno a visitare la grotta più famosa della zona, la Tham Phu Kham, con una grossa statua di Buddah e una laguna blu in cui ci si può tuffare.Una giornata eccitante non c’è che dire.

21 Agosto 2013, mercoledì Van Vieng – Luang Prabang, km 170Oggi quasi tutta la giornata se ne va solo per il trasferimento a Luang Prabang, ultimo sito del viaggio patrimonio dell’Unesco. La distanza non è molta ma le strade sono come le nostre comunali e anche peggio per alcune frane. Ecco un ottimo motivo per spezzare a Van Vieng il viaggio Vientiane – Luang Prabang che altrimenti sarebbe disumano fare in un’unica tirata.Abbiamo noleggiato un minibus tramite l’hotel, un po’ stretto, ma alternandosi nei vari posti si riesce a non anchilosarsi le gambe.Il nostro hotel a Luang Prabang è in buona posizione, si raggiunge facilmente la zona centrale.La via principale, nel pomeriggio-sera, diventa un animato e multicolore street market.

22 Agosto 2013, giovedì Luang PrabangFull immersion nella città: al mattino prestissimo (h. 5:30) la processione dei monaci (tak bat) lungo un tratto della via principale per la raccolta delle offerte che consiste in pugni di riso appena cotto ed altri modesti generi alimentari. Quindi colazione alla bakery vicino l’hotel dove un succo o uno yogurth con cappuccino e croissant costano come se non di più di una cena.Poi in successione i templi sulla collina di Phou Si, il Museo nazionale (ex Palazzo reale), il Teatro nazionale, il Wat Xieng Thong con il mosaico dell’albero della vita e molti altri templi che si incontrano in continuazione girovagando in bici in città e fuori.

23 Agosto 2013, venerdì Luang PrabangOggi le escursioni fuori città. Al mattino in barca sul Mekong sino alle grotte di Tham Ting, distanti 25 km dalla città, nel pomeriggio, invece, in tuc-tuc fino alle cascate di Kuang Si, distanti 32 km.Struscio serale nello street market della via principale ed ultima cena del viaggio. Si finisce con drink e gelato.

24 Agosto 2013, sabato Luang Prabang – BangkokQuinto ed ultimo volo interno. Per fortuna hanno accettato di imbarcare i bagagli direttamente per la destinazione finale, così siamo liberi di girare per Bangkok dove abbiamo tutta la giornata a disposizione.Arriviamo in centro col trenino dall’aeroporto, poi qualche fermata sul fiume Chao Praya in battello, quindi l’imperdibile Gran Palazzo reale, i templi Wat Arun, Wat Phra Kaeo (con il Buddah di giada “prelevato” dall’ominimo tempio a Vientiane, in Laos) e il Wat Pho (con il Buddah disteso). Fine giornata e cena a Chinatown. Poi trenino e di nuovo in aeroporto.

25 Agosto 2013, Domenica Bangkok – Cairo – Roma Fco / Milano MxpVoli regolari, il gruppo si divide al Cairo, dove si era formato. Nessun problema all’aeroporto.Malinconia, nostalgia e tanta voglia di rivedersi presto. Bel gruppo.Un gran bel viaggio.

TACCUINO DI VIAGGIO | Indocina

Se capitasse di trovarvi su un’isola deserta e la cassa viveri fosse andata smarrita, per trovare cibo resterebbe solo una possibilità: la caccia