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    Economica dello Spirito

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    Cromazio di Aquileia

    SERMONI

    LITURGICIIntroduzione e testo

    a cura di Mauro Todde

    Revisione critica e commentoa cura di Gabriele Pelizzari

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    La presente edizione il rifacimento del testo Cromazio di Aquileia, Sermoniliturgici, a cura di Mauro Todde (Milano 1982).Il testo stato rivisto completamente, le annotazioni originali sono state iden-

    tificate con lattribuzione al primo curatore {Todde}.

    PAOLINE Editoriale Libri

    FIGLIE DI SAN PAOLO, 2013 Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano www.paoline.it [email protected] Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino

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    INTRODUZIONE

    Per lungo tempo, nei manuali di Storia delle origini cri-stiane, abitualmente, a Cromazio di Aquileia sono statededicate poche righe e gli studiosi di Letteratura cristianaantica lo hanno relegato al rango di autore minore1. Pirecentemente, invece, ha iniziato a farsi largo la consapevo-lezza della sua rappresentativit di una Chiesa prestigiosa einfluente nellantichit edi gloriosa tradizione, nella liturgiae nel canto, che ha suscitato personalit di rilievo e ha fatto

    fiorire un movimento di vita comunitaria assai rigoglioso2

    .

    1Cfr. M. Pellegrino, Letteratura latina cristiana, Roma 1957, p. 93; M.Simonetti, Letteratura cristiana antica, Firenze 1969, p. 359; J. Fontaine, Laletteratura latina cristiana: profilo storico, Bologna 1973, p. 89; InstitutumPatristicum Augustinianum, Patrologia, Torino 1978, vol. III, p. 21. Giusti-ficato sembra il rammarico di D. Corgnali, che ha scritto: Cromazio di

    Aquileia rappresenta per la nostra Chiesa uno degli anelli pi preziosi dellatradizione. Purtroppo, fino a ieri, di lui si sapeva soltanto che era santo, cheera vescovo, che doveva aver scritto qualcosa. I pi esperti sapevano che eratra i vescovi pi stimati del suo tempo... Da noi, in Italia e soprattutto inFriuli , con difficolt si cominci a discorrere di questo grande autore evescovo di Aquileia. Perfino nel nostro Seminario, nella scuola di Teologia,era episodico se non assente il riferimento a Cromazio e anche, possiamoben dirlo, alla gloriosa Chiesa di Aquileia : D. Corgnali, La vita cattolica57(1979), n. 46 (1 dicembre) 5.

    2Ne una prova, seppure indiretta, la recente raccolta degli Scrittoridella Chiesa di Aquileia promossa dallEditrice Citt Nuova e la ricca messedi pubblicazioni dedicate al recente anniversario cromaziano (388-408/2008);cfr. S. Piussi (cur.), Cromazio di Aquileia 388-408. Al crocevia di genti e religio-ni. Catalogo della mostra (Udine, 6 novembre 2008- 8 marzo 2009),CiniselloBalsamo 2008; P.F. Beatrice - A. Peri (eds.), Chromatius of Aquileia and His

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    A

    La fondazione di Aquileia databile al 181 avanti Cri-sto3. una tra le pi rinomate citt dellimpero romano; perla sua posizione geografica era un importante nodo di smi-stamento commerciale verso lEst europeo (Dalmazia, Pan-nonia, Illiria, Norico, regioni danubiane) e di conseguenzaverso lAsia. La predicazione cristiana, secondo la leggenda,sarebbe stata opera dellevangelista Marco, il quale avreb-be nominato vescovo Ermagora4. La cronotassi dei vescoviaquileiesi prosegue con Ilario, Crisogono I e Crisogono II.Tutto per sfugge a una datazione storica precisa. Difficil-mente controllabili sono anche le indicazioni dellepassionesdei martiri aquileiesi: Canzio, Canziano e Canzianilla. No-tizie pi precise si hanno a partire dal IV secolo5. Tra il 308

    Age. Proceedings of the International Conference Held in Aquileia, 22-24 May2008, Turnhout 2011.

    3Circa le origini di Aquileia e la sua importanza in epoca romana, cfr. G.Brusin,Aquileia e Grado, Padova 1956; A. Calderini,Aquileia romana, Milano1930; G. Marchetti, Le origini di Aquileia nella narrazione di Tito Livio, inMe-morie storiche forogiuliesi 43 (1958-1959) 1-17; S. Panciera, Vita economica di

    Aquileia in et Romana, Aquileia 1957; si veda anche B. Forlati Tamaro, Da una

    colonia romana a una citt-stato, in Aa.vv., Da Aquileia a Venezia. Una mediazionetra lEuropa e lOriente dal II secolo a.C. al VI secolo d.C., Milano 1980, pp. 15-95.4Tale notizia riportata per la prima volta dagliAtti di santErmagora (VI-

    VII sec.) e viene ripresa da Paolo Diacono (VIII sec.). Di Ermagora la leggen-da vuole che sia stato consacrato vescovo di Aquileia da san Pietro. Essa, pro-babilmente, ha avuto origine al tempo della controversia dei Tre Capitoli,quando Aquileia, con Milano, si stacc per qualche tempo da Roma. Bisognanotare, per, che nel prologo ai Trattati su Matteo, dove riservato un paragra-fo ai singoli evangelisti, Cromazio non fa alcun accenno allopera evangelizza-

    trice di Marco ad Aquileia. Cfr. G. Biasutti, La tradizione marciana aquileiese,Udine 1959; Id.,Apertura sul cristianesimo primitivo in Aquileia, Udine 1968;di opposto indirizzo, R. Brato, Il cristianesimo aquileiese prima di Costantino,

    fra Aquileia e Poetovio, Udine 1999.5Un buono studio quello di C. Sotinel, Identit civique et christianis-

    me. Aquile du IIIeau VIesicle, Roma 2005.

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    e il 319 vescovo di Aquileia Teodoro che, con il diaconoAgatone, uno dei firmatari del concilio di Arles del 3146.

    Sotto il suo episcopato, la comunit cristiana di Aquileiaraggiunge un livello di maturit notevole, sia dal punto divista dottrinale e di piet popolare, sia dal punto di vistaculturale e artistico. Ne un esempio probante la costruzio-ne della celebrebasilica doppia, arricchita da un pavimentodi magnifici mosaici7.

    Tra il 342 e il 366 vescovo Fortunaziano secondoGirolamo, di origine africana , uno dei firmatari del conci-lio di Sardica del 343, amico di Atanasio, vescovo di Ales-sandria, che fu suo ospite durante il secondo esilio dalla sedeepiscopale egiziana. Sul finire della vita, si avvicin alle po-sizioni teologiche ariane, sottoscrivendo la cosiddetta terzaformula di Sirmio (358) contraria al dogma trinitario della

    consustanzialit del Padre con il Figlio, convincendo a farealtrettanto anche il suo amico Liberio, vescovo di Roma8. Lascelta di Fortunaziano, motivata forse dalle minacce dellim-peratore Costanzo, aveva provocato incertezze tra i suoi fe-deli. Il suo successore Valeriano (368-388) sceglier di reci-dere i legami con larianesimo, aderendo al partito niceno,ricucendo i legami di amicizia con Atanasio, inaugurata dal

    suo predecessore.La presenza del vescovo alessandrino ad Aquileia incorag-gi uomini e donne a vivere nel celibato e nellesercizio asce-

    6Cfr. Concilia Galliae (aa. 314-506), CCSL 148, 14-22.7Sotto il profilo artistico stata studiata da G. Brusin - P.L. Zovatto,Mo-

    numenti paleocristiani di Aquileia e di Grado, Udine 1957; sotto il profilo ico-

    nografico, cfr. almeno R. Iacumin, Le porte della salvezza. Gnosticismo alessan-drino e Grande Chiesa nei mosaici delle prime comunit cristiane, Udine 2000 e,pi di recente, G. Pelizzari, Il Pastore ad Aquileia. La trascrizione musiva dellacatechesi catecumenale nella cattedrale di Teodoro, Villanova di San Daniele 2010.

    8Girolamo, Gli uomini illustri 27; Atanasio,Apologia a Costanzo impe-ratore27.

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    tico. Lepistolario di Girolamo ci tramanda il nome di alcunimembri di questa comunit: larcidiacono Gioviniano; i due

    fratelli, preti, Cromazio ed Eusebio, Giovino; Eliodoro, futu-ro vescovo di Altino; Bonoso, Giuliano, Crisocomas, Fioren-tino, Nepoziano9. Lo stesso Girolamo visse nel seminariumascetico di Aquileia tre anni felici (370-373)10. Quantunque,per il suo carattere irruento, sia stato una delle cause del fal-limento di tale esperienza, tuttavia pi tardi conserver anco-ra unammirazione nostalgica che lo porter ad affermare che i chierici di Aquileia sono ritenuti quasi un coro di beati 11.

    Durante lepiscopato di Valeriano, Aquileia diventa il cen-tro religioso pi fiorente e pi prestigioso dellItalia nord-orientale (Venetiae Histria): recenti reperti archeologici testi-moniano che lazione evangelizzatrice di Aquileia influenzavaanche il Norico e la Rezia orientale12.

    9Con essi stabilisce una nutrita corrispondenza epistolare: Lettere 3; 74 e81a Rufino; Lettere 4 e 5 a Fiorentino; Lettera 7 a Cromazio, Eusebio e Giovi-no; Lettera 9 a Crisocomas; Lettere 14 e 60 a Eliodoro; Lettera 52 a Nepoziano.

    10Su questo si veda A. Scholz, Il Seminarium aquileiense, inMemoriestoriche forogiuliesi 51 (1970) 5-106.

    11Girolamo, Cronaca (PL 27, 697-698).12In queste quattro regioni sono state riportate alla luce molte chiese

    paleocristiane che ripetono la planimetria della chiesa-madre. Cfr. G.C. Me-nis, La basilica paleocristiana nelle diocesi settentrionali della metropoli di Aqui-leia, Citt del Vaticano 1958, pp. 206-207. Pu essere opportuno, a questopunto, riportare alcune frasi dellarcivescovo di Udine Alfredo Battisti, inoccasione di unudienza concessa da papa Wojtyla ai pellegrini friulani: IlFriuli unapiccola patria, che conta oggi 800.000 abitanti. Tre diocesi hannosede in questa terra: Concordia-Pordenone, Gorizia e Udine, eredi della glo-riosa Chiesa patriarcale di Aquileia... Dalla met del secolo IV si svilupp da

    Aquileia una intensa attivit missionaria al di l delle Alpi orientali fino alle

    aree centro-danubiane, dalla Rezia II alla Pannonia, una zona vastissima co-stellata da antiche e venerabili Chiese, le quali riconoscono ancor oggi inAquileia la madre comune della fede : in La vita cattolica 57 (1979), n. 42(3 novembre) 8. Degne di nota ci sembrano anche le omelie di mons. Simcic, delegato del vescovo di Capodistria e decano di Nova Gorica e di AndreasKajanik, inviato del vescovo di Klagenfurt che, durante due celebrazioni (il 9

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    Tra il 369 e il 372 Valeriano partecipa al concilio di Ro-ma, dove vennero condannati i due fautori dellarianesimo in

    Occidente, Ursacio vescovo di Singidunum (Belgrado) nellaMesia e Valente vescovo di Mursa (Essek) in Pannonia13. Intale occasione, gli atti del Concilio pongono il vescovo diAquileia in seconda posizione per importanza, immediata-mente dopo papa Damaso. Il 3 settembre 381 limperatoreGraziano convoca ad Aquileia un concilio14, dove convenne-

    e il 14 settembre 1979) in occasione della settimana mariana nel quinto cen-tenario del santuario della Madonna delle grazie di Udine, si sono proclama-ti figli del patriarcato di Aquileia anche nella devozione verso la Madonna.Cfr. notizia riportata in La Madonna delle grazie 59 (1979) 135.

    13Ursacio e Valente fanno la loro prima apparizione al concilio di Tiro(335). Fecero parte della commissione di inchiesta in Egitto e portarono contro

    Atanasio gravi accuse quando questi riuscir a ottenere udienza da Costantinoprima dellesilio a Treviri (335-337). Al concilio di Sardica (343), con altri ot-tanta vescovi orientali, si separarono dagli altri conciliari. Furono quindi depo-sti. Nel 347 si rivolsero al sinodo di Milano per essere riammessi nella pienacomunione. Si sottomisero infine alle decisioni di papa Giulio e inviarono ad

    Atanasio una lettera fraterna. Valente, favorito da Costanzo, segnalato da So-crate tra i partecipanti al secondo concilio di Sirmio (351). Lo si ritrova ancoracon Ursacio a fianco di Costanzo ad Arles, dove si recarono, da parte di papaLiberio, Vincenzo e Marcello, per chiedere la convocazione di un concilio (353).Il concilio di Arles (353) rappresenta per loro una rivincita su Atanasio. Il

    concilio di Milano (355) d ancora occasione a Valente di distinguersi, impe-dendo a Dionigi, vescovo di Milano, di firmare il simbolo niceno. Entrambi poiinviarono i propri emissari in varie citt per raccogliere firme contro Atanasio.Ritroviamo ancora i loro nomi nel secondo formulario di Sirmio, che il veneran-do Osio di Cordova ebbe la debolezza di sottoscrivere. Scomunicati dalla mag-gior parte dei vescovi occidentali al concilio di Rimini (359), riescono a placarele coscienze e a estorcere adesioni per il credo datato , il cui testo era stato al-terato precedentemente da Valente. Dopo il concilio di Roma, sotto papa Da-maso, che li ha condannati, si perdono le loro tracce. Cfr. M. Todde, Peccato e

    prassi penitenziale secondo Lucifero di Cagliari, Vicenza 1965, pp. 40-41.14Il testo degli atti conciliari in PL 16, 918-939 e Gesta concilii aquile-

    iensis contra Palladium et Secundianum haereticos, in Sacrorum conciliorumnova et amplissima collectio, J.D. Mansi (ed.), III, Florentiae 1759, 601-615;importanti sono anche gli Scolies ariennes sur le concile dAquile, R. Gryson(d.), Paris 1980 (SCh 267).

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    ro una trentina di vescovi provenienti dalla Dalmazia, dal-lItalia settentrionale e dalla Gallia meridionale. In questo

    Concilio, che condann e depose due vescovi ariani dellIlli-ria (Palladio di Raziaria e Secondiano di Singidunum), rico-pr un ruolo di primo piano Ambrogio di Milano che ne erastato, in pratica, il promotore. Gli atti del Concilio ci tra-mandano due brevi interventi di Cromazio, semplice prete,valido collaboratore del proprio vescovo, ormai anziano, Va-leriano, al quale successe sulla cattedra episcopale, nel 38815.

    L C

    La storia del cristianesimo in Aquileia assume un rilievodel tutto particolare nelle origini cristiane: senza poterne quiripercorrere la storia dettagliatamente che sarebbe storiaplurisecolare (il Patriarcato di Aquileia venne cruentemen-te soppresso soltanto con la bolla Iniuncta nobisdi Benedet-to XIV, promulgata il 6 luglio 1751) e di un intero popolo(non semplicemente di una regione) , baster richiamar-ne alcuni elementi caratteristici e influenti.

    Per prima cosa, va ricordata la peculiare matrice teolo-

    gica del cristianesimo aquileiese statu nascenti: si tratt diuna comunit marcatamente giudeo-cristiana, di probabilefondazione alessandrina, il cui prestigio pu essere ricavato

    15Sul concilio di Aquileia e sul ruolo ricoperto da Ambrogio, cfr. Gestaconcilii aquileiensis (PL 16, 955-979); C.J. Hefele - H. Leclerq, Histoire desconciles daprs les documents originaux, Paris 1908, t. II, pp. 49-53; M. Simo-

    netti, La crisi ariana del IV secolo, Roma 1975, pp. 527-528; 542-548. Comeper Cromazio, anche per il concilio di Aquileia, il centenario del 1981 harappresentato loccasione per una ricca riflessione scientifica; per una primaintroduzione, rinvio allagile raccolta elaborata dal Comitato per il XVI cen-tenario del Concilio di Aquileia, Il Concilio di Aquileia del 381 nel XVI cente-nario, Udine 1980.

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    riflettendo sul ruolo che due fratelli aquileiesi Erma e Pio ricoprirono nella Roma cristiana della prima met del II

    secolo: il primo componendo Il pastore opera che si diffu-se capillarmente in tutti i distretti delle origini cristiane eche, per lungo tempo, venne incluso nel canone del NuovoTestamento , il secondo assumendo lepiscopato di quellametropoli.

    Un ulteriore elemento la ricezione della Lettera di Gia-como nellOccidente cristiano antico16, difesa e preservataanche e soprattutto grazie ai grandi scrittori aquileiesi17.Lautenticit di questa Lettera nellantichit cristiana era in-fatti posta in grave dubbio18, come per altro anche oggi av-viene, stante per il comune accordo per una datazione as-sai alta della sua redazione (tra il 60 e il 70)19: tralasciandole polemiche teologiche che, soprattutto dal tempo della

    Riforma luterana, si accesero attorno a questo denso scritto,in esso si riconosce ormai unanimemente una preziosa eprecoce traccia di un paradigma di grande peso nella primi-tiva missione apostolica, quello che, nello scontro con Pao-lo, viene genericamente definito il partito petrino.

    16

    La Lettera di Giacomo manca nel Canone muratoriano, taciuta daTertulliano, da Cipriano e da tutti gli scrittori latini sino alla met del IV se-colo; Ambrogio stesso la trascura. Manca nella pi antica traduzione latina delNuovo Testamento, la Vetus Afra, cos come nel cosiddetto Canone mommse-niano, del 359.

    17In Occidente, prima di Rufino di Aquileia, soltanto Ilario di Poitiersne difese la canonicit.

    18Cfr., ad esempio, Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica2,23,24-25.19Per datazioni ancora pi alte cfr. L.T. Johnson, The Letter of James. A

    New Translation with Introduction and Commentary, New York 1995, p. 121,n. 312; S. McKnight, The Letter of James, Grand Rapids 2011, pp. 37-38;M. Nicolaci, Lettera di Giacomo. Introduzione, traduzione e commento, Cini-sello Balsamo 2012, pp. 34-35. Si segnala inoltre, per completezza e acribiadellanalisi, la ricerca attualmente in fase di conclusione di A. DInc, dedi-cata anche alla datazione di Giacomo.

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    Un terzo dato, non meno rilevante dei precedenti, lim-portanza di Aquileia nella trasmissione dellopera origenia-

    na: soprattutto grazie a Rufino che sin dallattacco mossoda Epifanio di Salamina alla teologia di Origene (circa 393)si schier apertamente in difesa dellAlessandrino, la tra-dizione aquileiese si legher sempre pi alla memoria eallopera di questo fondamentale autore della letteratura edella teologia paleocristiane, sino a giungere al drammaticoepilogo della questione dei Tre Capitoli20, quando allamet del VI secolo Macedonio di Aquileia ruppe la comu-nione con il vescovo di Roma, Vigilio. A seguito di questetensioni, nel 568 Paolino I dAquileia venne proclamato daisuoi suffraganei Patriarca, stabilendo con ci la primazia del-la Chiesa aquileiese sullintera regione e, quel che pi conta,la sua dignit paritetica con Roma.

    B C

    Tracciare una biografia di Cromazio alquanto proble-matico21. La scarsa documentazione ci permette soltanto difare delle supposizioni. Abitualmente si fissa la sua data di

    nascita intorno agli anni 335-350, basandosi sullipotesi cheal tempo del concilio di Aquileia del 381 fosse sulla quaran-tina e sul fatto che durante il primo soggiorno di Rufino ad

    20Cos sintetizzano la questione R. Paluzzano - G. Pressacco, Viaggio nel-la notte della Chiesa di Aquileia. Levangelizzazione di San Marco in Adriatico enellItalia settentrionale, Udine 1998,p. 46: La causa fu leditto con cui Giu-

    stiniano condannava i Tre Capitoli (543-544)... ispirati dai tre teologi Teo-doro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro e Ibas di Edessa. La ragione effettivaera stata, invece, la condannapost mortemdi Origene... per motivi meramentepolitici .

    21Per un primo orientamento, cfr. lintroduttivo G. Cuscito, Cromazioe let sua, Padova 1980.

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    Aquileia (368-373) fosse gi prete22. Unica data esplicitadella sua vita il 388 (o 387?), anno in cui venne consacrato

    vescovo da Ambrogio di Milano. La tradizione fissa la datadi morte allanno 407, probabilmente il 2dicembre, giornoin cui il calendario della Chiesa friulana ancora oggi ne ri-corda la celebrazione della memoria liturgica. Nonostante lacarenza di dati cronologici, una ricca documentazione lette-raria ci ragguaglia intorno allambiente familiare ed ecclesia-le in cui era stato formato e ai rapporti dottrinali e culturalicon alcune personalit di spicco a lui contemporanee. Unalettera scritta da Girolamo dal deserto di Calcide nel 375-376, indirizzata a Cromazio, a suo fratello Eusebio e al loroamico Giovino, descrive lideale evangelico che ispirava laloro famiglia: Vostra madre, pari a voi nella santit, vi superiore perch ha avuto il merito di generare tali figli; il

    suo seno si pu veramente dire che doro... Tutti ammiria-mo le vostre sorelle, che hanno trionfato sulla debolezza delsesso e sulla vanit del mondo; esse attendono larrivo delloSposo con una abbondante provvista di olio. O casa fortu-nata, dove abita la vedova Anna, le vergini profetesse, e unoche come Samuele nutrito nel tempio! O felice dimora,dove ammiriamo una madre ornata con le corone dei mar-

    tiri Maccabei! 23. Una lettera, scrittagli da Giovanni Criso-stomo in esilio, traccia un suo profilo spirituale: La trombasquillante della tua carit ardente e schietta risuonata finoa noi, diffondendo leco di grandi imprese a tanta distanza eraggiungendo i confini del mondo. Anche noi, pur se coslontani, conosciamo, al pari di chi ti sta vicino, la tua parolafranca, la tua inflessibilit adamantina 24.

    22Rufino,Apologia1,4 (ed. a cura di M. Simonetti, Alba 1957, p. 75).23Girolamo,Lettera7,6(PL 22, 340).24Giovanni Crisostomo, Lettera 155 (PG 52, 702).

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    La parola franca di Cromazio emerge dai sermoni cheper ragioni pastorali, di frequente, rivolge alla comunit ec-

    clesiale che gli stata affidata. Per lui il ministero della pa-rola un esercizio pastorale specifico: Spiritualmente pa-stori del gregge sono i vescovi della Chiesa che custodisconoil gregge loro affidato da Cristo, affinch non subiscano leinsidie dei lupi (Serm.32,4). Egli profondamente consa-pevole della necessit della predicazione, perch la famedella parola di Dio fa morire il corpo e lanima...; la famedella parola di Dio scaccia luomo dalla vita eterna e im-mortale (Serm.25,6). E non ha dubbi in proposito, perch la predicazione della croce di Cristo la medicina dei pec-cati (Serm.31,3). Come i grandi predicatori suoi contem-poranei (Ambrogio, Agostino e Giovanni Crisostomo), egliprende lo spunto dalle solennit del ciclo liturgico25, dalle

    festivit di santi oggetto di peculiare venerazione o da circo-stanze particolarmente sentite dalla Chiesa locale per pro-porre al popolo la parola di Dio26. E la propone con incisi-

    25Cfr. M.L. Palazzi,Aspetti liturgici nelle omelie di Cromazio dAquileia,in Ephemerides Liturgicae150 (1976) 29-42; unintroduzione a questa rile-vante tematica dellopera cromaziana in V. Cian, Lanno liturgico nelle opere

    di S. Cromazio di Aquileia, Trieste 1996, in particolare pp. 45-100.26Cromazio certamente non raggiunge la levatura dei tre suoi contempo-ranei, ma non per questo meno impegnato di loro. Cfr. M. Todde, Ipadridella chiesa predicatori della parola, in Servitium9 (1975) 517-533. Ambrogioera consapevole della propria responsabilit pastorale: di conseguenza duranteil suo ministero episcopale rimase fedele alla predicazione domenicale e allaistruzione dei catecumeni. Il suo discorso punta sempre allessenziale, senzaricercatezza. Cfr. C. Calcaterra, La catechesi pasquale di Ambrogio di Milano,Roma 1972; V. Monachino, S. Ambrogio e la cura pastorale a Milano nel sec. IV,

    Roma 1973. Agostino, oltre a predicare sistematicamente sui libri biblici, haanche tutta una serie di sermoni che affrontano testi isolati o feste liturgichevarie. Cfr. M. Pellegrino, Verus sacerdos: il sacerdozio nella espressione e nel pen-siero di santAgostino, Fossano 1965, pp. 22-102. Lattivit oratoria di Giovan-ni Crisostomo straordinariamente feconda, tenuto conto anche della suabreve attivit pastorale e degli svariati impegni. Le sue omelie, nella maggior

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    vit, con dovizia di immagini; mai in modo astratto, macalata sempre nella realt concreta. Bastino due testi a titolo

    esemplificativo. Il primo tratto dal commento al raccontoevangelico dei mercanti espulsi dal tempio: Ogni giornonella Chiesa del Signore ci viene prestato il denaro dellaparola di Dio, la dottrina celeste; lo traffichiamo per bene selo presentiamo con il guadagno della salvezza della fede (Serm.4,3). Il secondo esempio uno stralcio del sermonetenuto in un giorno di mercato: Se il mercato racchiude ilmotivo che ciascuno per propria utilit venda ci che gli superfluo o acquisti ci che gli manca, giusto che anchioproponga la merce che mi ha affidato il Signore, cio lapredicazione celeste; il Signore ha scelto me anche se il pipiccolo e indegno tra i servi suoi ai quali ha affidato i talen-ti per trafficarli e farli fruttificare... Fratelli, desidero pro-

    porvi quelle perle preziose delle beatitudini dedotte dal san-to Vangelo; aprite quindi i tesori del vostro cuore, comprate,ricevete con avidit e possedete felicemente (Serm.41,1).

    Lo stile dialogico del discorso contribuisce a stabilire unclima di familiarit con luditorio, che chiama affettuosa-mente vostra carit . Attira lattenzione dellassemblea coninterrogativi stringenti, tipo: Vuoi sapere? , Vuoi conosce-

    re? , oppure con esortazioni: Vediamo il mistero , o Vede-te il mistero . La lettera di Giovanni Crisostomo accennaanche alla inflessibilit adamantina di Cromazio. In che

    parte, sono esegetiche e affrontano sia libri dellAntico Testamento sia quellidel Nuovo. La loro strutturazione consta generalmente di due parti: la prima,in cui si commenta propriamente il testo biblico; la seconda, che contiene

    unapplicazione morale dei brani commentati e una serie di ammonimentiadatti alle circostanze. La Scrittura occupa la parte centrale anche delle omelienon strettamente esegetiche, le quali si compongono di tre parti: lenunciazio-ne della verit che si vuole proporre; le prove dellaffermazione; la conclusionepratica. Cfr. G.M. Ellero, Esegesi e teologia dellincarnazione secondo GiovanniCrisostomo, Vicenza 1967, pp. 15-30.

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    cosa consistesse questa inflessibilit abbiamo una specifica-zione nella citata lettera di Girolamo: Dalla nostra citt

    stato espulso il veleno delleresia ariana . Durante lepiscopa-to di Cromazio ad Aquileia e nel territorio di sua influenzanon erano del tutto spenti gli ultimi focolai ariani: vivo do-veva essere ancora il ricordo di Ario (Serm.21,3): perci nona caso fa riferimento alla professione di fede, quando con-fessiamo che il Padre nel Figlio (Serm.19,3). Vivo dovevaessere il ricordo di Fotino (Serm.11,4; 21,3) e dei pneumato-machi (Serm.18,4), come pure quello di Marcione e dei ma-nichei (Serm.26,4). Egli prende fermamente posizione con-tro costoro perch negano la divinit di Cristo (Serm.11,4),corrompono la fede della Chiesa (Serm.4,1; 21,3) e distrug-gono la sua unit (Serm.33,3).

    Un terzo tratto del profilo spirituale di Cromazio traccia-

    to da Giovanni Crisostomo lamore ardente e schietto .Questa sua virt si concretizz in varie circostanze. Innanzi-tutto quando si adoper con tutte le forze per comporre ildissidio tra Girolamo e Rufino, entrambi suoi carissimi ami-ci. Purtroppo, il tentativo non ottenne il risultato sperato,specialmente per il carattere focoso e intransigente del primo,che da Betlemme orchestrava, in grande stile, una campagna

    denigratoria e calunniosa; il secondo, invece, pi schivo emodesto, si ritir ad Aquileia nel 399, senza pi risponderealle provocazioni e ai violenti attacchi dellavversario27.

    27Il movente di questa vicenda fu Epifanio di Salamina, il quale nel 393coinvolse la Palestina (dove risiedevano Girolamo e Rufino) nella polemica dalui suscitata contro la memoria di Origene, che egli con una visione limita-

    ta considerava reo delle pi svariate eresie. Attir dalla sua parte Girolamo,che pure era stato fino ad allora convinto ammiratore di Origene e traduttorein latino dei suoi scritti. Rufino, invece, con Giovanni di Gerusalemme, nonsi lasci sedurre, mantenendosi fedele alla memoria del grande maestro ales-sandrino. Di qui un primo scontro con Girolamo, che si acu quando Rufino,tornato a Roma nel 397, tradusse in latino il Per archn di Origene, giustifi-

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    Unaltra circostanza in cui Cromazio ebbe modo di espli-citare lamore ardente e schietto , fu quando si dimostr

    solidale con lo stesso Giovanni Crisostomo, che vittima diuna congiura di palazzo fu costretto nel 404 ad abbando-nare la sede vescovile di Costantinopoli per prendere la viadellesilio. Nella lettera gi citata, Giovanni Crisostomo loringrazia di cuore per la sollecitudine che, insieme a grandeenergia, avete dimostrato in tutto questo tempo 28.

    Lamore ardente e schietto stato anche alla base del-la sua predicazione. Si schiera dalla parte dei poveri che silamentano per la mancanza di aiuto e per il bisogno , erimprovera i suoi fedeli perch non fanno elemosine (Serm.3,1). Quando commenta Atti 4,32, appare evidenteil suo desiderio che anche ad Aquileia si possa ripetere le-sperienza della comunit primitiva di Gerusalemme, e af-

    fiora la delusione che questa non sia stata attuata pienamen-te. Cos si esprime in Serm. 31,4:

    La vostra carit ha ascoltato quale fosse la carit e lunani-mit di coloro che credevano al tempo degli apostoli.Avevanotutti unanima sola e un cuore solo e nessuno diceva sua proprietquello che gli apparteneva, ma avevano tutto in comune(At4,32). Cos piacevano a Dio perch conducevano un tale ge-

    nere di vita. Perch avrebbero dovuto avere divisi i beni terre-ni, se non erano divisi i loro beni celesti? Oppure perch nonavrebbero dovuto avere in comune ogni cosa se avevano incomune il Signore di tutti? Quel che apparteneva a uno era di

    cando il suo operato e ricordando a Girolamo i suoi precedenti di traduttoredi varie opere di Origene. Girolamo reag con una serie di scritti violentissimi

    contro Rufino, che in un primo tempo rispose in modo adeguato. In seguitonon accett pi la polemica aperta e continu la sua opera di traduttore. Peruna visione pi ampia della controversia origenista, cfr. M. Simonetti, I prin-cipi di Origene, Torino 1968, pp. 9-17.

    28Per lintervento di Cromazio in favore di Giovanni Crisostomo, cfr.Palladio, Dialogo sulla vita di san Giovanni Crisostomo (PG 47, 11 e 15).

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    tutti, e ci che era di tutti apparteneva ai singoli. In quellacompartecipazione si imitava la partecipazione della gloria

    futura, dove sar comune il regno dei santi e nessuno litigherper i confini, per i possessi, per la casa. Allora comune sar lagioia e comune sar la letizia perch ci che appartiene a unosar di tutti e ci che appartiene a tutti sar dei singoli. Perho paura che quellunanimit e quella carit dei credenti deltempo degli apostoli sia la nostra condanna perch a motivodellavarizia non conserviamo la concordia, la pace, la carit.Essi ritenevano comuni i beni propri, noi vogliamo fare nostrii beni altrui. Litighiamo per i confini e per i possedimenticome se non dovessimo mai morire. Ci aspettiamo tutto dallaterra e niente dal cielo; ci aspettiamo tutto dalla vita presentee niente dalla gloria futura e dallimmortalit senza fine. Nonci ricordiamo delle parole del Signore e Salvatore nostro: Chevantaggio ha luomo se guadagner il mondo, se poi perde lani-ma?(Mt 16,26). E ancora: Vigilate e state attenti. Labbondan-

    za e la vita di ciascuno non dipende da ci che possiede (Lc12,15). Perci dobbiamo stare lontani dallavarizia e dallacupidigia, dallinvidia, dalle discordie e dalla diversit di opi-nione. Dobbiamo cercare la pace, la concordia, lunanimit,affinch possiamo raggiungere la vita eterna con tutte le forze,come stato detto: Tutti i credenti avevano un cuore solo eunanima sola, e tutto avevano in comune(At 4,32). Percidobbiamo soccorrere i fratelli e i poveri che sono nelle stret-tezze perch abbiamo un solo Padre e un solo Signore unige-nito Figlio di Dio e un solo Spirito Santo e una sola la graziadel battesimo, in virt della quale nasciamo di nuovo alla vitaeterna in Dio29.

    Girolamo, difficilmente portato a far complimenti, sirivolge a Cromazio definendolo come il pi dotto dei

    29Agostino si era ispirato alla primitiva comunit di Gerusalemme nel re-digere la sua Regola (cfr. ledizione curata da R. Calzecchi Onesti e D.M. Mon-tagna, Vicenza 1965). Niente lascia supporre che tale fosse anche il programmadella comunit ascetica di Aquileia, della quale fece parte anche Cromazio.

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    vescovi 30. Quale sia stata la sua formazione culturale nonci dato sapere. A questo riguardo neppure la sua produzio-

    ne letteraria ci viene in aiuto. In essa non ricorrono rife-rimenti personali ed completamente assente la proble-matica filosofica, anzi egli la considera vana sapienza delmondo ,mentre Cristo la vera sapienza di Dio (Serm.28,2). Non si riscontrano neppure reminiscenze della lette-ratura classica. Unici motivi ispiratori sono gli autori deilibri della Sacra Scrittura e gli scrittori cristiani latini: pi omeno direttamente Cromazio si rif a Tertulliano, a Cipria-no di Cartagine, a Novaziano di Roma, a Ilario di Poitiers,ad Ambrogio di Milano, a Gregorio di Elvira. Il bene piprezioso che egli stima la dottrina apostolica (Serm.11,3),perch, dopo aver riempito il mondo (Serm.11,3), attraver-so essa la Chiesa arriva a Cristo (Serm.11,4) e vengono nu-

    triti il cuore e lanima dei credenti (Serm.12,6). Questa dot-trina una dottrina celeste perch Cristo ne lautore (Serm.18,1); la parola di Dio (Serm.4,3) mediante la quale il Si-gnore ha ammaestrato i suoi discepoli (Serm.6,1). convin-to che la dottrina del sacerdote stimola il popolo alle operedi giustizia (Serm.32,4), ma poich non poteva dedicarsiin forma sistematica alle ricerche e allo studio, incoraggi e

    sostenne, anche economicamente, Girolamo e Rufino nellaloro opera di traduzione e di commento dei testi biblici.Entrambi gli furono riconoscenti: il primo dedicandogli letraduzioni dei libri dei Paralipomeni, dei Proverbi e di Tobiae il commento alle profezie di Abacuc e di Giona; il secondo,sollecitato a tradurre la Storia ecclesiasticadi Eusebio di Ce-sarea, gli dedic anche la traduzione delle Omeliedi Origene

    su Giosu.

    30Cfr. Girolamo, In Abacuc prophetam, Prol. (CCL 76, 579); In librumParalipomenon, Praef. (PL 28, 1390-1391).

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    A

    La produzione letteraria di Cromazio composta dauna parte oratoria (42 Sermonipi uno attribuito ad Am-brogio, ma che certamente raccoglie materiali cromaziani) eda una parte esegetica (59 Trattatisul Vangelo di Matteo).Il corpus, come ora lo abbiamo, stato ricostituito recente-mente. Fino al 1905 si conoscevano soltanto il Sermonesul-le otto Beatitudini e 17 Trattatisul Vangelo di Matteo. Inquellanno P. de Puniet avanzava la proposta di restituire aCromazio la paternit della spiegazione della Preghiera delSignoreconservata nel Sacramentario gelasiano. Accogliendotale proposta A. Hoste nel 1957 pubblicava la prima edizio-ne critica per il IX volume del Corpus Christianorum. Lericerche di R. taix e di J. Lemari (effettuate tra il 1958 e

    il 1965) portarono a ulteriori scoperte: cos nel 1969 e nel1971 si pubblicarono il testo originale dei Sermonidi Cro-mazio e la relativa traduzione francese nella collana SourcesChrtiennes (voll. 154 e 164) e nel 1974 lopera omniaper il volume IX/A del Corpus Christianorum. Quandoquestultimo era ancora in corso di stampa vennero scoper-ti un frammento di sermone e due ampi trattati. Si provvide

    quindi, nel 1975, alledizione di un supplementum. Linda-gine dei due studiosi stata condotta su famiglie manoscrit-te e su collezioni liturgiche e omiletiche31.

    Nonostante queste preziose scoperte, lopera di Croma-zio non ancora completa: sicuramente molti dei suoi scrit-ti sono andati perduti a causa dellinstabile equilibrio poli-tico che caratterizz la storia antica di Aquileia. I Trattati su

    31Per le edizioni delle opere di Cromazio si veda la bibliografia. Riman-diamo alle introduzioni delle edizioni critiche per una documentazione com-pleta sul rinvenimento e per il catalogo dettagliato dei manoscritti.

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    Matteocommentano soltanto i primi diciotto capitoli delVangelo. Il piano originario, non portato a termine, forse

    per la sopraggiunta morte dellautore, doveva prevedere ve-rosimilmente un centinaio di trattati: unopera quindi divaste proporzioni. Per ampiezza, una volta conclusa, avreb-be superato di gran lunga i trattati di Ilario di Poitiers e ilcommentario di Girolamo; per quanto riguarda la ricchezzadi contenuto, avrebbe senzaltro eguagliato o superato ilcommentario di Giovanni Crisostomo32.

    Anche lopera oratoria non completa. Tra i quaranta-cinque Sermoni, nove sono incompleti o frammentari, diuno ci stata tramandata solo la frase dapertura, uno didubbia attribuzione, di un altro abbiamo una duplice reda-zione. Inoltre bisogna tener presente che non si pu stabilireuna cronologia precisa: il che impedisce di seguire lo svilup-

    po del pensiero di Cromazio. Possiamo soltanto dire che iSermonisono anteriori ai Trattati, in quanto questi soventerimandano ai primi. Quasi con certezza sono stati composti

    32Il commento di Ilario si trova in PL 9, 917-1076 (a cura di P. Coustante S.Maffei); quello di Girolamo in CCL 72 (a cura di D. Hurst e M. Adrien);

    quello di Giovanni Crisostomo in PG 57-58 (che ristampa la precedente edi-zione di F. Field, Cambridge, del 1839, in tre volumi). Il commento di Ilario assai breve: spiega i principali avvenimenti narrati nel Vangelo di Matteo, tal-volta solo con brevi cenni, talaltra pi diffusamente. Linterpretazione del te-sto duplice: letterale e allegorica. I due significati sovente si sovrappongono,per senza forzature o danneggiamenti reciproci. Cfr. M. Simonetti, Note sulcommento a Matteo di Ilario di Poitiers, in Vetera christianorum 1 (1964) 35-64.Il commento di Girolamo rivela una profonda erudizione. Dipende da Ilarioe da Origene. Sovente critica il primo e riprende molto dal secondo. Cfr.

    lintroduzione di S. Cola a Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo, Roma1969, pp. 7-9. Il commento di Giovanni Crisostomo consta di 90 omelie te-nute ad Antiochia, probabilmente nel 390. Confuta i manichei e gli ariani. Leesortazioni morali e ascetiche sono una fonte preziosa per conoscere gli usi e icostumi dellepoca. Cfr. lintroduzione di C. Failla a San Giovanni Crisosto-mo, Commento al Vangelo di san Matteo, vol. I, Roma 1966, pp. 7-22.

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    dopo che Girolamo aveva portato a termine Gli uomini il-lustri (392-393) e il suo Commento a Matteo(398), dove n

    direttamente n indirettamente si allude a Cromazio.Per quanto riguarda linterpretazione scritturistica33, Cro-

    mazio parte dalle circostanze storiche e dal senso letterale, perpassare poi a esporre il senso allegorico (Serm.1,1). Nessunodei due a scapito dellaltro, ma sono reciprocamente com-plementari. Il vescovo, inoltre, legge tipologicamente il Pri-mo Testamento, in quanto questo, nella sua globalit, figu-ra, mistero, esempio e annuncio del Nuovo Testamento, chetrova il proprio compimento nel mistero della Chiesa e nellavita di fede del popolo cristiano. Data la caratteristica omile-tica e la preoccupazione pastorale, si concede ampio spazioallaspetto parenetico, senza per lasciarsi prender troppo lamano da un eccessivo moralismo. Nel complesso i Trattatie

    i Sermonici rivelano una freschezza spontanea, che lascia an-che il lettore moderno favorevolmente impressionato.

    I C

    Abbiamo gi visto che la produzione letteraria di Cro-

    mazio prevalentemente la conseguenza e il frutto dellasua attivit pastorale. sotto il segno delloccasionalit, percui non vi si riscontra alcuna sistematicit di pensiero. Eglinon un teologo di professione, ma vescovo nel senso eti-

    33Su questo argomento, meritano attenzione i lavori di G. Trettel, La Pa-

    rola di Dio nei Sermoni di Cromazio di Aquileia, inMemorie Storiche Forogiu-liesi53 (1973) 11-29;Id., Figura e veritas nellopera oratoria di san Cromaziovescovo di Aquileia, in La Scuola Cattolica 102 (1974) 3-23; Id.,Terminologiaesegetica nei sermoni di Cromazio di Aquileia, in Revue des tudes Augustiniennes20 (1974) 55-81; e di C. Corsato, Cromazio interprete della Scrittura nei Ser-mones, in P.F. Beatrice - A. Peri (eds.), Chromatius of Aquileia, pp. 361-423.

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    mologico della parola: Occhio che illumina tutto il corpo,la Chiesa (Serm.6,2)34. Tuttavia nei Sermonisi trovano

    sparsi elementi teologici, che cercheremo di raggruppare.Si tratta della fedele trasmissione della tradizione al popoloaffidato alle sue cure.

    Dio

    Quando parla di Dio, Cromazio non lo fa in terministrettamente dogmatici o apologetici; nel suo discorso sot-tesa sempre una dimensione esistenziale. Affermandone le-ternit e lonnipotenza, non intende semplicemente metterein rilievo due attributi divini: essi gli offrono lo spunto peresortare i suoi uditori a situarsi in un atteggiamento di culto,di ringraziamento e di lode. Dobbiamo cantare a lui, perch

    se siamo e se viviamo non per la nostra forza n per la no-stra potenza, ma per la sua benevolenza e per la sua miseri-cordia... Dobbiamo cantare ci che degno, ci che convie-ne alla lode della sua maest, perch eterno, onnipotente... (Serm.33,2).

    Anche quando parla di Dio creatore, ricerca il profon-do significato spirituale (Serm.5,2). Infatti, se Dio il

    Dio di ogni luogo e di ogni creatura perch egli ha creato efatto ogni cosa , anche vero che tutti i santi, grazie allafede e ai propri meriti... vengono elevati alle altezze supe-riori ; Dio Dio di ogni creatura, perch egli il creatoredi tutti; ma in forza del favore e della grazia designato Diodi coloro che custodiscono i suoi comandamenti e la fede (Serm.5,2).

    34Per il significato del termine vescovo (epscopos) cfr. E. Cattaneo (acura), I ministeri nella Chiesa antica. Testi patristici dei primi tre secoli, Milano1997, pp. 38-40; Aa.vv., Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento,Bologna 1976, pp. 1975-1979.

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    Con queste affermazioni, Cromazio vuole precisare chela creazione non unazione che Dio ha compiuto nel passa-

    to, ma essa continua nelloggi del credente. E questa conti-nuit gli offre loccasione per ribadire il nesso tra la creazionee lazione salvatrice di Dio. Essa, oltre a essere un interven-to gratuito di Dio, anche corrispondenza attiva da partedelluomo.

    Lattributo di Dio creatore sinonimo di Dio vero Si-gnore (Serm.6,3) e di Dio Signore di ogni cosa (Serm.6,4). La signoria di Dio non una signoria qualunque, unasignoria che comporta il parallelismo padrone-schiavo, mauna signoria che ingloba il concetto di paternit: Dio unvero padre (Serm.6,4), perch lobbedienza ai suoi precettie alla sua volont ci pone in una condizione di servizio neiconfronti dellautore della nostra vita (Serm.6,5).

    Cristo

    La dottrina cristologica di Cromazio in perfetta sin-tonia con le decisioni del concilio di Nicea (324), anche se per i gi ricordati motivi pastorali non riporta la termi-nologia tecnica in esso usata.

    Le controversie cristologiche, al suo tempo, non eranoancora del tutto sopite, ma egli non entra nel vivo della po-lemica; gli sufficiente ricordare la professione di fede,quando confessiamo che il Padre nel Figlio (Serm.19,3).I teologi niceni, in contrapposizione allaffermazione di Ario,il quale sosteneva che ci fu un tempo in cui il Verbo nonesisteva , usavano il termine consostanziale (homo-ousios);

    Cromazio, per far comprendere ai suoi uditori la preesistenzadel Cristo, nel Sermoneper la festa dellascensione, cos siesprime: Per ascendere al cielo Cristo non aveva bisognodella nube, giacch egli insieme con il mondo aveva creatoanche le nubi . E per rendere suggestiva questa affermazione

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    cita Proverbi 8,27-30: Quando egli fissava i cieli io ero pre-sente, quando condensava lass le nubi, io ero vicino a lui

    come architetto (Serm.8,1). Perch unico il trono dellamaest del Padre e del Figlio: non c differenza di dignit (Serm.8,4); lopera del Padre opera del Figlio (Serm.18,4). E, anche quando vuole ricordare la processione delFiglio dal Padre, non si dilunga in dotte disquisizioni, ma glibasta affermare che Ario ha amareggiato levangelista Gio-vanni (il primo teologo della divinit di Cristo), perch nonha creduto che il Figlio procede dal Padre (Serm.21,3). Co-s pure non accentua la polemica con Fotino, del quale silimita a dire ancora che non ha voluto credere in Cristocome Dio e ha amareggiato Giovanni (Serm.21,3), rite-nendolo soltanto un uomo (Serm.11,4). Unaltra controver-sia viva al tempo di Cromazio era quella sorta tra Girolamo

    ed Elvidio, un laico discepolo del vescovo ariano Aussenziodi Milano, circa la questione dei fratelli di Ges. Elvidio in-terpretava Luca 2,7: Diede alla luce il suo figlio primogeni-to , affermando che primogenito pu essere chiamato co-lui che ha dei fratelli, come unigenito colui che lunicofiglio nato ai propri genitori 35. Girolamo risponde: Ogniunigenito primogenito, ma non ogni primogenito unige-

    nito. Primogenito non soltanto colui dopo il quale sononati pure altri figli, ma anche colui prima del quale non nato nessun altro figlio... La parola di Dio ha definito checosa sia un primogenito: tutto ci che apre lutero mater-no 36. Cromazio affronta il problema da unottica diversa.Non ha preoccupazioni fisiologiche o giuridiche, ma la peri-cope di Luca 2,7 interpretata in chiave spirituale e pastora-

    35Girolamo, Contro Elvidio9.36Girolamo, Contro Elvidio10. Per una sintesi di tale controversia, cfr. J.

    Blinzler, I fratelli e le sorelle di Ges, Brescia 1974; M. Todde, Girolamo: difen-sore della verginit perpetua di Maria, in Riparazione mariana 63 (1978) 51-56.

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    le: Qui si mette in evidenza come colui che nato dallaVergine sia primogenito; non solo primogenito, ma anche

    unigenito, primogenito del Padre e primogenito della Vergi-ne; primogenito del Padre perch dal Padre prima di tuttele cose, unigenito del Padre perch procede solo dal Padre.Similmente dichiarato primogenito e unigenito della Ver-gine perch il primo a nascere da una vergine, unigenitoperch lunico a essere nato da una vergine (Serm.32,1).

    Pregnanti di valenze teologiche e spirituali sono alcuniattributi cristologici, che Cromazio talvolta deduce diret-tamente dai libri del Nuovo Testamento mentre talaltra siispira ai testi veterotestamentari o ad aspetti della vita quo-tidiana concreta.

    Cristo viatore e via. - Cristo viatore perch per entrarenel cammino della vita umana ha preso il corpo da una ver-

    gine (Serm.1,2). Una lettura sinottica di Deuteronomio22,6 con il Salmo 83,4 simbolicamente assimila la vita apo-stolica di Ges a quella di un compagno di viaggio che sepa-ra gli apostoli dalla Sinagoga per trasferirli alla Chiesa (Serm.1,2). Cristo via di salvezza e di vita, perch conduce al Pa-dre (Serm.17,2) e perch, mediante la predicazione evange-lica, ci offre la possibilit di accedere alla Chiesa (Serm.1,4).

    Cristo seme e pane. - Commentando la parabola del gra-nellino di senape (Mt 13,31-32), non esita ad affermare cheesso il corpo di Cristo deposto nel sepolcro (Serm.30,2).La parabola delle nozze del figlio del re (Mt 22,2-14) glioffre loccasione per affermare che, durante quel banchetto,come cibo stato approntato Cristo (Serm.l0,3). Anche il

    fatto che Ges sia nato a Betlemme, citt del pane , e chein fasce sia stato deposto in una mangiatoia voleva rivelareche egli sarebbe diventato cibo dei credenti , ed unesor-tazione per accostarsi anche quotidianamente alleucaristia, cibo di salvezza (Serm.32,3).

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    Cristo pastore. - Questo attributo collegato strettamenteal precedente. Infatti, commentando Luca 22,15, Cromazio

    afferma che mangiamo la Pasqua con Cristo, perch eglistesso pasce coloro che egli salva . Cristo porta a compimen-to la Pasqua affinch ci ristori con il cibo della sua passionee ci dia il vigore con la bevanda spirituale (Serm. 17/A,2).

    Leggendo la storia di Abele vede una tipologia di Gio-vanni 10,11 ( Io sono il buon pastore... ): In Abele pre-corre limmagine perch in Cristo si manifesti la verit. Il

    primo pastore della terra, il secondo pastore del cielo. Ilprimo pastore di animali, il secondo pastore di martiri.Il primo pastore di pecore prive di ragione, il secondo pastore di pecore dotate di ragione (Serm.23,2).

    Continuando nella lettura tipologica sui personaggi ve-terotestamentari, Cromazio individua altre prefigurazioni di

    Cristo in Giuseppe (Serm.24,3-5) e in Elia (Serm.25,4-5).Il fatto che il patriarca e il profeta siano stati osteggiati ri-spettivamente dai fratelli e dal popolo, porta Cromazio, conuna punta polemica antigiudaica, ad affermare che Israele stato escluso dalla Chiesa, mentre ad essa convengono i po-poli provenienti dal paganesimo. Il parallelismo Giuseppe-Ges rimanda anche al mistero pasquale (Serm.24,5).

    Cristo luce e sole. - Questi due attributi cristologici so-no svolti nel commento allincontro tra Ges e Nicodemo(Serm.18,1). Questi va da Ges, sole di giustizia , di notte perch ancora non aveva conosciuto la luce della verit .Mettendo il racconto di Nicodemo in parallelo con Giovan-ni 11,9-10, cos continua: Cammina sempre di giorno chisegue Cristo, luce eterna . In questa affermazione racchiu-so tutto limpegno che ogni uomo deve mettere nella ricercadi Cristo e della verit.

    Cristo maestro. - Tale stato prima di tutto per gli apo-stoli i quali, dopo la pentecoste ricevettero la grazia di par-

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    lare in tutte le lingue (Serm.31,1) e in modo particolare hainsegnato loro a pregare (Serm.40,1).

    Spirito Santo

    Anche la trattazione sullo Spirito Santo non sviluppatain modo strettamente dogmatico. Infatti Cromazio ne affer-ma esplicitamente la divinit una sola volta, dicendo che lasua opera la stessa opera del Padre e del Figlio, i quali non

    fanno nulla senza di lui (Serm.18/A). E in unaltra occasionesottolinea la sua unicit (Serm.31,4). La dottrina sullo Spi-rito Santo affrontata piuttosto in chiave esistenziale. Cro-mazio fa ricorso a immagini molto espressive: parla, infatti,di spada che uccide in noi la selvaggia malizia, i desideridella carne e del sangue (Serm.3,7); parla di fuoco chebrucia i vizi del peccato... i vizi della carne (Serm.15,2); unfuoco che trasforma gli apostoli come il fabbro forgia in essoil ferro (Serm.31,1). Evidenzia laspetto sacramentale circa ilsuo conferimento con limposizione delle mani (Serm.2,3),circa la sua discesa nelle acque battesimali (Serm.14,1) ecirca il suo ruolo nelle mistiche nozze tra Cristo e la Chiesa,dove egli presente come testimone (Serm.10,2). Infine, loSpirito Santo considerato come colui che ispira gli autorisacri (Serm.14,2) e gli apostoli (Serm.31,1).

    Chiesa

    In quasi tutti i suoi sermoni, Cromazio tratta del mi-stero della Chiesa e il pi delle volte lo fa servendosi di unaricca simbologia. La presentiamo con una sintetica analisi.

    Casa. - Leggendo in sinossi Deuteronomio 22,6 e il Sal-mo 83,4, Cromazio pone in risalto il contrasto tra il significa-to di casa e quello di nido. Questo il simbolo della Sinagoga,quella il simbolo della Chiesa. Il binomio nido-Sinagoga

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    indica temporaneit, mentre il binomio casa-Chiesa indicasicurezza (Serm.1,2). Nel commento alla cacciata dei mer-

    canti dal tempio (Gv 2,13-15) associa Matteo 25,27 per de-finire la Chiesa casa di mercato , per precisa subito che sitratta di un mercato spirituale, dove non si presta denaro ter-reno, bens denaro celeste, dove si matura non un interesseterreno, ma linteresse del regno dei cieli... Ogni giorno nellaChiesa del Signore ci viene prestato il denaro della parola diDio, la dottrina celeste (Serm.4,3), che rivolta al mondo

    intero da parte degli apostoli. Commentando il salmo 10,1contrappone la casa al monte; questo il luogo degli idoli,quella la Chiesa di Cristo (Serm.9,1). Questa contrapposi-zione evidenzia limpegno con cui i credenti, sullesempio deimartiri, devono mantenere salda la propria fede in Cristo.

    Pi caratteristica la definizione della Chiesa comecasa di Maria. Commentando il racconto della liberazionedi Pietro dal carcere (At 12,7-13), conclude: Veniamo allacasa di Maria, cio alla Chiesa di Cristo, dove abita Mariamadre del Signore (Serm.29,4)37. Qui il simbolismo vie-ne ancora accentuato, quando si spiega letimologia del no-me della fanciulla che va incontro a Pietro (Rode = Rosa): Quando andiamo alla casa di Maria ci viene incontro Ro-

    de, cio lassemblea dei santi, che per il sangue glorioso deimartiri risplende come rosa pregiata (Serm.29,4).La medesima simbologia Chiesa-casa di Maria viene

    ribadita anche quando Cromazio presenta la vita della pri-mitiva comunit di Gerusalemme dopo la risurrezione elascensione di Ges. Essa era radunata al piano superiorecon Maria madre di Ges e con i suoi fratelli. Non si pu

    parlare di Chiesa se non c Maria madre del Signore con isuoi fratelli. Infatti, c la Chiesa di Cristo dove si predica

    37Nel testo di At 12, si parla non di Maria madre di Ges, ma di Ma-ria, madre di Giovanni detto Marco .

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    che Cristo si incarnato dalla Vergine. E dove gli aposto-li, fratelli del Signore, predicano, l si ascolta il Vangelo

    (Serm.30,1). Questo simbolismo Chiesa-casa di Maria puessere illuminato e illuminante, dopo quanto stato dichia-rato dalla costituzione Lumen gentiumdel concilio VaticanoII, sul ruolo di Maria nella storia della salvezza e nella vitadella Chiesa.

    Arca di No. - Questa simbologia ha trovato larga diffu-

    sione nella tradizione patristica38

    . Due particolarit tese adimostrare lappartenenza o meno alla Chiesa sono invecemolto pi rare. Commentando lepisodio di Simone mago(At 8,18-23), Cromazio afferma che il corvo che un tempo stato liberato verso la perdizione dallarca di No imma-gine di questo Simone. Anche lui era stato accolto nellarcadi No, cio nella Chiesa di Cristo, quando aveva creduto ed

    era stato battezzato. Siccome per, dopo essere stato battez-zato, non ha voluto convertirsi mediante la grazia di Cri-sto, come indegno stato cacciato fuori nella perdizione...Questarca aveva accolto dentro di s anche Giuda Iscariota,ma poich non stato degno di convertirsi, anzi rimastonella nera oscurit dei propri peccati, stato espulso dallabarca degli apostoli, come il corvo dallarca di No, e si

    imbattuto nel diluvio della morte eterna (Serm.2,5). Percinella Chiesa non c posto per i peccatori impenitenti, pergli eretici e per i pagani, come non cera stato posto per ilcorvo nellarca di No. Mentre hanno trovato posto nellaChiesa il ladrone pentito (Serm.2,6) e leunuco istruito ebattezzato dal diacono Filippo (Serm.2,7). Questi due per-sonaggi sono stati prefigurati dalla colomba che fece ritorno

    allarca di No (Gen 8,10-11). Lappartenenza alla Chiesa

    38Cfr. H. Rahner, Simboli della chiesa. Lecclesiologia dei Padri, Roma19952, pp. 865-938.

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    non perci un diritto automatico o anagrafico che si acqui-sisce con il battesimo, ma esige una continua conversione

    interiore e un progressivo cammino nella fede verso il Cristo.Barca. - Il racconto evangelico della tempesta sedata (Mt

    8,23-27) offre a Cromazio lo spunto per vedere una dupliceimmagine della Chiesa nella barca in cui Ges dormiva.Innanzitutto le limitate dimensioni della Chiesa che in unprimo tempo era composta di pochi fedeli, poi invece sta-

    ta accresciuta di tanti fedeli da riempire tutto il mondo (Serm.37,1). In un secondo momento la situazione storicadella Chiesa: situazione di persecuzione e di lotta, di provaper quanto concerne la fede e di tribolazioni (Serm.37,2).

    Tovaglia calata dal cielo. - Commentando la visione diPietro in casa del centurione Cornelio (At l0,1-31), nellatovaglia candida calata dal cielo, legata ai quattro capi e checonteneva ogni specie di quadrupedi, di rettili, di bestie sel-vatiche e di uccelli, Cromazio vede una raffigurazione dellaChiesa in armonia anche con la visione avuta da Giovanniin Apocalisse 21,2. Anche in questo caso la simbologia molto intensa. Il fatto che la tovaglia sia legata ai quattrocapi evoca il fondamento della Chiesa sui quattro Van-geli; il candore della tovaglia evoca la vita della Chiesa elazione purificatrice del battesimo; il fatto che nella tova-glia siano contenute tutte le specie degli animali simboleg-gia luniversale raduno di tutti gli uomini, a qualsiasi razzaappartengano, in seno alla Chiesa (Serm.3,6).

    Albero. - Abbiamo gi visto linterpretazione cristologicadella parabola evangelica del granellino di senape. Questa

    parabola ha anche un risvolto ecclesiologico. Lalbero chenasce da questo granellino simbolo della Chiesa; i suoirami sono gli apostoli, gli uccelli che nidificano su quei ra-mi sono tutti i membri della Chiesa che rimangono fedelialla predicazione degli apostoli (Serm.30,2).

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    In chiave ecclesiologica interpretata anche la visionedellalbero, piantato sulle due rive del fiume e che produce

    dodici frutti per ogni mese, di Apocalisse 22,2 (Serm.43).Anche in questo caso evidente che il fondamento dellaChiesa la predicazione dei dodici apostoli che affonda lesue radici nella croce di Cristo e nella grazia del battesimo.

    Montagna delle beatitudini. - Nel commento alla primabeatitudine, Cromazio afferma che la montagna sulla qua-

    le il Signore impartisce la benedizione agli apostoli prefigu-rava limmagine della Chiesa (Serm.5,3). In questo sim-bolismo vede una duplice motivazione: la non appartenenzadella Chiesa a questo mondo e la sua santit.

    Veste. - Questo simbolismo ha un ampio sviluppo. Inprimo luogo la Chiesa simboleggiata nella veste di Aronnesulla quale discende lunguento che stato versato sul suocapo (Sal 132,2). E questo per indicare che la Chiesa av-vinta dal nome di Cristo (Serm.11,3). In secondo luogo laChiesa simboleggiata nella tunica variopinta che Giacobbeaveva fatto per suo figlio Giuseppe (Gen 37,3). Questo perindicare la diversit dei popoli che compongono la Chiesa ela variet dei doni che sono al suo interno (Serm.24,3). Interzo luogo la Chiesa simboleggiata nella veste di porporadi cui stato rivestito Ges durante la passione: e questo perindicare sia la sublimit della fede che deve animare la Chie-sa, sia la gloria che le proviene nel momento della persecu-zione (Serm.19,2).

    Mangiatoia dove stato deposto Ges. - Nel SermonesulNatale, commentando laffermazione di Luca 2,7: non ce-

    raposto per loro nellalbergo , Cromazio vede simboleggia-ta in questo albergo la Sinagoga che rifiuta Ges; mentre lamangiatoia dove egli stato deposto ancora in fasce sim-bolo della Chiesa delle genti che fa di Cristo il proprio ali-mento (Serm.32,3).

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    Donna. - Questa una delle simbologie che ha riscossomaggiormente il favore nella tradizione patristica. E ne ve-

    diamo i risvolti che si riscontrano nei sermoni di Cromazio.Abbiamo gi osservato in precedenza che Elia una prefi-gurazione di Cristo. La vedova di Sarepta che ospit il pro-feta immagine della Chiesa, specialmente per la pienezzadella fede, per il suo amore che va oltre i propri figli e oltrela propria vita (Serm.25,5). Proseguendo nella simbologia,Cromazio sottolinea come alla vedova di Sarepta, dopo aversfamato Elia, non venne a mancare pi lolio, la farina e lalegna, cos alla Chiesa postpasquale non manca il cibo dellaParola (la farina), la misericordia di Dio (lolio) e il misterodella croce (la legna), perch la predicazione evangelica, co-me pioggia ristoratrice, la vivifica (Serm.25,6). Anche ladonna che ha lavato i piedi a Ges allegoricamente e misti-

    camente prefigurava la Chiesa.Proseguendo nellesegesi del racconto, in modo forte-mente allegorizzante istituisce un parallelismo tra la libbra(che si compone di dodici once) di unguento con la dottrinache la Chiesa ha ricevuto dai dodici apostoli, nella quale contenuta la fede di Cristo e la gloria del regno celeste (Serm.11,3). Nel fatto che la donna abbia versato il profumo

    sui piedi di Ges legge la fede e la conoscenza della Chiesacirca il mistero dellincarnazione per raggiungere in un se-condo stadio la conoscenza e la contemplazione della divinitdi Cristo (Serm.11,4). Nei capelli con i quali la donna haasciugato i piedi di Ges vede il popolo della Chiesa, perchi capelli sono un grande ornamento per le donne, cos i po-poli credenti ornano la Chiesa di Cristo (Serm.11,5). Infi-

    ne, Susanna prefigurava limmagine della Chiesa per lesem-pio della sua pudicizia e della sua castit . Questa immaginegli offre loccasione per ribadire che la castit dei costumi, laretta fede, la ferma speranza e la perfetta carit rendono i fe-deli della Chiesa graditi agli occhi di Dio (Serm.35,4).