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SIG SAUER 1911 SS RAIL CAL. .45ACP 054 D opo le celebrazioni del centenario, si potrebbe pensare che a proposito del modello 1911 tutto è stato detto e fatto. Niente di più sbagliato. Nonostan- te l’indigestione di varianti celebrative, repliche, versioni più o meno fedeli al di- segno originale di J. M. Browning, questo specifico segmento di mercato dimostra una vitalità che altri hanno perso da tem- po. Complici la qualità intrinseca della meccanica 1911, un ritorno di fiamma per quest’arma e il calibro a essa associato da parte di reparti speciali e specifiche agenzie americane, la semiautomatica che ha mo- nopolizzato il XX secolo vive una seconda giovinezza (sempre che non sia la terza o la Classico con brio Tributo all’archetipo della semiautomatica moderna, il modello 1911 di Sig Sauer ne rappresenta un’interpretazione dalla forte personalità. La tradizionale attenzione ai particolari del marchio euro- peo fa di quest’arma uno dei possibili punti d’arrivo dello sviluppo del disegno di Browning testo e foto di Matteo Brogi quarta) grazie al pubblico più tradiziona- lista. L’incredibile offerta commerciale che interessa il modello, per di più, ne estende le possibilità d’impiego a sempre nuovi contesti operativi con l’inevitabile ritorno d’attenzione da parte di reparti alla ricerca di armi dalle caratteristiche molto parti- colari. È, per esempio, il caso della polizia di Los Angeles, che recentemente ha auto- rizzato i propri ufficiali al porto in servizio della 1911 regalando involontariamente ai tanti produttori in circolazione l’azione di marketing più efficace che un bravo pub- blicitario potesse concepire. Quando nel 2003 Sig Sauer presentò la sua linea di 1911, all’epoca battezzate GSR (Granite Series Rail), nessuno si stupì più di tanto. Il produttore europeo andava infatti a inserirsi in una nicchia sempre in espansione che presentava una garanzia di successo commerciale in un’epoca non ancora viziata dagli stravolgimenti eco- nomici e finanziari che avrebbero turbato i sonni di molti, produttori e acquirenti, a partire dal 2008. La nuova arma portava – in un seg- mento mai calcato prima dal marchio – le caratteristiche della produzione Sig Sauer (all’epoca Sigarms): solidità, precisione, per- fezione formale. Il prodotto, che l’anno successivo avrebbe vinto il riconoscimento di arma dell’anno asse- gnato dalla Shooting Industry Academy of Excellence, era assemblato interamente negli Stati Uniti, nella fabbrica di Exeter in New Hampshire, utilizzando compo- nentistica made in Usa. Sig si era affidata al canadese Matt McLearn, armaiolo dal 1993 con la sua McLearn’s Custom Machi- ne, tiratore USPSA e IPSC e già campione del mondo con una semiautomatica di sua produzione, che portò in Sig Sauer la pro- pria esperienza. Successivamente, McLe- arn tornò ad impegnarsi in un’avventura imprenditoriale indipendente fondando la M2I Custom Tactical, che oggi produce armi e si occupa della customizzazione di componenti per il tiro sportivo. La ricetta di McLearn L’armaiolo canadese prevedeva per la nuova pistola una serie di componenti di prima fascia, scelti con grande attenzione tra quelli dei pochi produttori in grado di rispettare le rigide specifiche di Sig Sauer: fusti e carrelli di Caspian Arms, accessori di Grider Precision, minuterie EGW, cani e bushing di Performance Engeneering, molle Wolff Springs, canne Storm Lake, impugnature Herrett’s o Falcon, caricatori ACT e, per concludere, mire Novak. L’ar- ma che usciva da questo sforzo congiunto rappresentava la quintessenza dell’ameri- canità e il meglio che un produttore non statunitense potesse offrire con una qualità custom ad un prezzo da produzione in- dustriale. La GSR, che venne declinata in più varianti, si attestava intorno ai 1.000 dollari, una cifra non paragonabile agli articoli entry level ma neppure confron- tabile con le armi custom di altri marchi, decisamente più costose. Con lo sviluppo industriale dello stabilimento di Exeter Il carrello presenta una sezione sostanzialmen- te diversa da quella del mod. 1911 classico. Il disegno appare più mas- siccio ma le forme resta- no stondate per facilita- re porto ed estrazione. In questa immagine è visibile il bushing d’im- postazione classica

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Dopo le celebrazioni del centenario, si potrebbe pensare che a proposito del modello 1911 tutto è stato detto

e fatto. Niente di più sbagliato. Nonostan-te l’indigestione di varianti celebrative, repliche, versioni più o meno fedeli al di-segno originale di J. M. Browning, questo specifico segmento di mercato dimostra una vitalità che altri hanno perso da tem-po. Complici la qualità intrinseca della meccanica 1911, un ritorno di fiamma per quest’arma e il calibro a essa associato da parte di reparti speciali e specifiche agenzie americane, la semiautomatica che ha mo-nopolizzato il XX secolo vive una seconda giovinezza (sempre che non sia la terza o la

Classico con brioTributo all’archetipo della semiautomatica moderna, il modello 1911 di Sig Sauer ne rappresenta un’interpretazione dalla forte personalità. La tradizionale attenzione ai particolari del marchio euro-peo fa di quest’arma uno dei possibili punti d’arrivo dello sviluppo del disegno di Browning

testo e foto di Matteo Brogi

quarta) grazie al pubblico più tradiziona-lista. L’incredibile offerta commerciale che interessa il modello, per di più, ne estende le possibilità d’impiego a sempre nuovi contesti operativi con l’inevitabile ritorno d’attenzione da parte di reparti alla ricerca di armi dalle caratteristiche molto parti-colari. È, per esempio, il caso della polizia di Los Angeles, che recentemente ha auto-rizzato i propri ufficiali al porto in servizio della 1911 regalando involontariamente ai tanti produttori in circolazione l’azione di marketing più efficace che un bravo pub-blicitario potesse concepire.Quando nel 2003 Sig Sauer presentò la sua linea di 1911, all’epoca battezzate GSR (Granite Series Rail), nessuno si stupì più di tanto. Il produttore europeo andava infatti a inserirsi in una nicchia sempre in espansione che presentava una garanzia di successo commerciale in un’epoca non ancora viziata dagli stravolgimenti eco-nomici e finanziari che avrebbero turbato i sonni di molti, produttori e acquirenti,

a partire dal 2008. La nuova arma portava – in un seg-mento mai calcato prima dal marchio – le caratteristiche della produzione Sig Sauer (all’epoca Sigarms): solidità, precisione, per-fezione formale. Il prodotto, che l’anno successivo avrebbe vinto il

riconoscimento di arma dell’anno asse-gnato dalla Shooting Industry Academy

of Excellence, era assemblato interamente negli Stati Uniti, nella fabbrica di Exeter in New Hampshire, utilizzando compo-nentistica made in Usa. Sig si era affidata al canadese Matt McLearn, armaiolo dal 1993 con la sua McLearn’s Custom Machi-ne, tiratore USPSA e IPSC e già campione del mondo con una semiautomatica di sua produzione, che portò in Sig Sauer la pro-pria esperienza. Successivamente, McLe-arn tornò ad impegnarsi in un’avventura imprenditoriale indipendente fondando la M2I Custom Tactical, che oggi produce armi e si occupa della customizzazione di componenti per il tiro sportivo.

La ricetta di McLearn

L’armaiolo canadese prevedeva per la nuova pistola una serie di componenti di prima fascia, scelti con grande attenzione tra quelli dei pochi produttori in grado di rispettare le rigide specifiche di Sig Sauer: fusti e carrelli di Caspian Arms, accessori di Grider Precision, minuterie EGW, cani e bushing di Performance Engeneering, molle Wolff Springs, canne Storm Lake, impugnature Herrett’s o Falcon, caricatori ACT e, per concludere, mire Novak. L’ar-ma che usciva da questo sforzo congiunto rappresentava la quintessenza dell’ameri-canità e il meglio che un produttore non statunitense potesse offrire con una qualità custom ad un prezzo da produzione in-dustriale. La GSR, che venne declinata in più varianti, si attestava intorno ai 1.000 dollari, una cifra non paragonabile agli articoli entry level ma neppure confron-tabile con le armi custom di altri marchi, decisamente più costose. Con lo sviluppo industriale dello stabilimento di Exeter

Il carrello presenta una

sezione sostanzialmen-

te diversa da quella del

mod. 1911 classico. Il

disegno appare più mas-

siccio ma le forme resta-

no stondate per facilita-

re porto ed estrazione.

In questa immagine è

visibile il bushing d’im-

postazione classica

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La Sig Sauer 1911 SS Rail e il

modello TCO, che dalla SS si di-

stingue per la presenza di una

canna da 4 pollici e un quarto

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dizionalista al limite del reazionario, data dall’impiego di acciai della migliore qualità per tutti i suoi componenti, all’adozione di un accessorio che rappresenta una delle tendenze più recenti tra le armi corte, una slitta Picatinny che molto bene si integra al

(che da semplice centro di assemblag-gio si stava trasformando già dagli anni ‘90 in centro produttivo), il progetto 1911 di Sig si trasforma e il marchio europeo passa alla produzione in proprio di una variante dell’arma di Browning. Qui comincia la storia della pistola che abbiamo avuto l’oc-casione di provare nel poligono dell’im-portatore italiano.

Tocchi di modernità

È difficile farsi sorprendere da un’arma che è stata oggetto di tante varianti, migliorie e mutazioni genetiche in un secolo di sto-ria. E la 1911 SS Rail presentata, ormai da qualche anno, da Sig Sauer non farebbe eccezione se non coniugasse un’anima tra-

disegno originale. Questa sorta di strabi-smo temporale induce a vedere in questo modello il tentativo di arrivare a una sinte-si finale della 1911, dove il meglio delle tec-niche produttive e delle migliorie suggerite dall’esteso impiego operativo dell’arma si

La sicura dorsale costituisce un corpo

unico con il beavertail che rappresen-

ta l’elsa superiore dell’impugnatura

La finestra d’espulsione

è più ampia del modello

1911 originale; è visibile

l’unghia dell’estrattore

elastico esterno, che an-

che in questo caso non

era previsto nel disegno

di Browning. L’aspetto

dell’arma risulta meno

pulito ma la funzionalità e

l’efficacia di queste scelte

sono fuori discussione

Il principio di

funzionamento

prevede un per-

cussore inerzia-

le, sottoposto al

controllo della

sicura automati-

ca, azionato da un

cane esterno dal

profilo alleggerito

Il grilletto dal classico disegno

di inizio Novecento. L’arma è

dotata di sola azione singola,

come conviene a questa tipo-

logia di semiautomatiche

Anche la tacca

è assicurata al

fusto mediante

un incastro e un

grano di fissag-

gio; la collima-

zione è facilitata

dalla presenza di

tre punti bianchi.

La linea di mira

sviluppa 165 mm

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affiancano a una veste raffinata, in grado di fornire la migliore resistenza possibile all’impiego in condizioni ambientali estre-me. Ne emerge però, almeno a parere di chi scrive, più un oggetto da collezione che non un’arma da porto quotidiano cui, al-meno che non si sia alla ricerca di qualche elemento di distinzione, sarà più probabile destinare esecuzioni più modeste. Nell’im-piego militare e di law enforcement, per di

più, è prevedibile che alla SS Rail vengano preferite declinazioni dell’arma con fini-ture meno pregiate sia per un sostanziale aspetto economico (la brunitura o la parkerizzazione sono più economiche) sia per inevitabili vantaggi operativi (nono-stante l’arma presenti una bella finitura opaca, nell’impiego tattico quella nera è certamente più funzionale di quella bian-ca). A questo genere di richieste possono rispondere molto meglio altre esecuzioni disponibili nello stesso catalogo Sig Sauer. Il modello 1911 SS Rail è molto legato alla tradizione del disegno di Browning ma da questo si discosta per tre ordini di motivi, il primo di carattere estetico. L’arma pre-senta un fusto e, soprattutto, un carrello più massiccio dell’originale, e più largo: ciò produce un incremento ponderale di circa 80 grammi rispetto a un ipotetico modello standard ottenuto dalla rilevazio-ne statistica delle 1911 in circolazione. Più massiccia e meno tondeggiante dell’arma originale, la Sig Sauer non presenta co-

munque spigoli vivi per facilitare porto ed estrazione. La seconda differenza con il disegno di Browning riguarda la presenza di un generoso estrattore esterno, che qual-che purista potrebbe non apprezzare ma che certamente rappresenta una miglioria rispetto all’originale in termini di efficacia. La terza variante è da individuare nel dise-gno della finestra d’espulsione, in questo caso molto più marcata che nell’arma ori-ginale; anche questa modifica rappresenta un vantaggio in termini di funzionalità e introduce, se possibile, una minore in-cidenza d’inceppamenti dovuti a un

Le 1911 di Sig Sauer

Dal 2003, anno del suo lancio, la gamma 1911 di Sig Sauer ha subìto numerosi aggiornamen-ti. Ai modelli GSR, sette quelli non più in produzione, se ne sono aggiunti di nuovi che portano a 32 le varianti disponibili. Se le caratteristiche tecniche restano sostanzialmente le stesse, a variare sono le finiture, proposte in un ampio ventaglio di opzioni, alcune di dubbio gusto, ciascuna delle quali prevede una destinazione diversa dell’arma e, quindi, una differente dotazione. Da notare, in particolare, le varianti in calibro .22 LR con piena funzionalità (mod. 1911-22), pensate per l’allenamento e il tiro informale. Per commemorare il centesimo anni-versario del disegno, nel 2010 Sig Sauer ha introdotto la nuova gamma Traditional che com-prende 5 versioni, tutte con il profilo del carrello di design round top tradizionale. Tra queste, la versione Match Elite Stainless è la prima nell’offerta del produttore ad essere camerata in un calibro diverso dal classico .45 ACP, segnatamente in 9 mm e in .40 S&W.

Sul lato sinistro del fusto sono riportate

le incisioni che identificano in maniera

inequivocabile produttore e modello

L’impugnatura si avvale di due pannelli di noce

molto ben fatti che riportano il nome del produt-

tore; sui due lati della stessa sono ricavate zigri-

nature di passo differente che facilitano la presa

La sicura manuale consen-

te il porto dell’arma a cane

armato e colpo in canna

Il caricatore della SS Rail a confronto con quello

del modello TCO; l’incremento dell’autonomia è

ottenuto a scapito dell’estetica con l’applicazio-

ne di un’estensione in plastica del pad

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difetto di estrazione ed espulsione del bossolo spento. Poi, certo, a stravolgere l’estetica dell’arma c’è la slitta di cui si è parlato e che la moda fa sentire come un’esigenza imprescindibile per un’arma contemporanea. La sua adozione, congiun-tamente al nuovo disegno del carrello, fa sì che la SS Rail non possa essere ospi-tata dalle fondine generiche pensate per il mod. 1911.

Costruzione attenta

La fattura dell’arma è molto accurata e presenta tolleranze ridottissime, ca-ratteristica che in poligono si traduce in una precisione superiore alla media. Tutti i processi produttivi denotano grande attenzione al risultato finale anche sotto il punto di vista formale; tutte le parti, macchinate dal pieno per asportazione di materiale, sono pulite e prive dei tipici segni dell’utensile iden-tificabili in prodotti forse non di minor affidabilità ma certo di minor pregio. Il fusto presenta guide tradizionali per lunghezza, caratteristica che non inficia l’accuratezza dell’arma e ne consente lo smontaggio da campo secondo la procedura standard, senza il ricorso a strumenti o metodi inusuali e poco

pratici. La chiusura è quella standard di Browning con l’asola mobile applicata alla canna e la serie d’intagli in positivo e negativo ricavati su bascula e cielo del carrello che garantiscono il vincolo tra questi due componenti nella fase iniziale del rinculo. Tradizionale anche l’accoppiamento anteriore tra carrello e canna, demandato all’azione del bu-shing, e il sistema di recupero, affidato a una classica molla elicoidale su un corto guida-molla. A livello di sicurezza, la declinazione 1911 di Sig Sauer prevede la normale dotazione di sicure dorsale e manuale cui si affianca la sicura automa-

tica al percussore presente su tutte le pistole di pro-duzione moder-na. Per quanto invece riguarda la componenti-stica, il produt-tore ha deciso

di seguire la tradizione per il grilletto e

di affidarsi, invece, alle tendenze moderne per il cane, che presenta un profilo correttamente arcua-

to e un’asola di alleggerimento molto contemporary style. Le mire si avvalgono di mirino e tacca a tre punti Trijicon innestati a coda di rondine; la presenza di un grano di fissaggio sulla tacca lascia intendere che è possibile effettuare va-riazioni del punto d’impatto in deriva anche se la mancanza di un comando micrometrico consente di operare solo con una certa approssimazione.Caratteristica interessante di quest’arma, specie se paragonata alle altre due cui è stata messa a confronto nelle immagini, è la presenza di un caricatore da 8 colpi nel tradizionale calibro .45 ACP; la cartuccia in più è ammessa grazie all’adozione di una prolunga costituita da un pad in pla-stica sovradimensionato.La finitura superficiale applicata è un trattamento opaco che conferisce all’ac-ciaio inossidabile impiegato un’aura di arma di lusso e professionale al tempo stesso. L’impugnatura offre una doppia serie di cuspidi sia nella parte anteriore, dove la trama presenta un passo di 25 lpi

L’arma nello

smontaggio

da campo

Lo svincolo della canna è attuato me-

diante l’azione della camma mobile ap-

plicata alla parte inferiore della canna

stessa. Il cielo del carrello, oltre a di-

mostrare la qualità del processo pro-

duttivo, mette in mostra il dispositivo di

sicura automatica al percussore

Le corte guide d’accoppiamento fusto-carrello consen-

tono di conservare uno schema che permette lo smon-

taggio secondo la procedura standard del mod. 1911

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GN

(linee per pollice) che sul dorso, dove il passo è meno fine (20 lpi). Questi rilievi e la zigrinatura dei pannelli delle guancette concorrono a fornire una presa salda in tutti le situazioni d’impiego.

La prova a fuoco

La 1911 di Sig Sauer è un’arma di forte personalità, specie nella versione con rail, che può piacere o lasciare insoddi-

sfatti. Non si propone, infatti, come alternativa a chi è alla

ricerca di un clone dell’arma di Browning in quanto le modifiche estetiche che sono state apportate la differenziano in modo sostanziale. Essa porta con sé quelli che sono i pregi riconosciuti del mondo del

fabbricante elvetico-tedesco con alcuni interventi inter-

pretativi decisamente interes-santi. Alla prova a fuoco l’arma

non delude, specie per quanto riguarda la precisione. Lo scatto ci ha

però sorpreso in negativo; non netto quanto ci saremmo aspettati, presen-ta un collasso di retro-scatto un po’ troppo lungo per chi è abituato agli standard Sig. È, comunque, eccellente se lo si rapporta al model-lo di riferimento, cioè un’arma d’impostazione militare. La massa del complesso facilita l’assor-

bimento del rinculo e il rapido ritorno in punteria così come l’impugnatura, perfetta, consente una presa veramente gradevole e contribuisce al contenimen-to del rilevamento allo sparo. Il beaver-tail (lett. “coda di castoro”, la sicura dor-sale) alto e correttamente dimensionato contribuisce, infine, ad una presa che più agevole non potrebbe essere.

Costruttore: Sig Sauer, www.sigsauer.comImportatore: Bignami, tel. 0471 803.000 www.bignami.itModello: 1911 SS RailTipo: pistola semiaut. a chiusura geometricaCalibro: .45 ACPCaricatore: 8 colpiSistema di scatto: azione singolaPercussione: cane esterno, percussore inerzialeOrgani di mira: mire fisse a tre puntiSicurezze: sicura dorsale, sicura manuale e sicura automatica al percussoreLunghezza canna: 127 mmLunghezza totale: 221 mmMateriale del fusto: acciaioFinitura: inossidabile opacaPeso: 1.180 grammiCatalogo nazionale: 17.813Prezzo: 1.670 euro

C Si S iSi S i

Sig Sauer 1911 SS Rail cal. .45 ACP

L’autore durante

la prova a fuoco

Una serie di 5 colpi sparati a due mani

senza appoggio alla distanza di 15 metri

con munizionamento commerciale Geco

con palla FMJ da 230 grani

Il rail presenta 3 scanalature trasver-

sali in grado di ospitare una gamma

pressoché infinita di accessori di pun-

tamento. La sua presenza condiziona

il disegno del carrello, al quale però

risulta perfettamente integrato