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G.A.C. THUNDER CAL. .408 CHEY TAC lungi dall’essere fastidioso, dà anzi una certa qual soddisfazione al tiratore, co- me lo potrebbe dare il corposo sound di un buon V8 al cultore delle quattro ruote. Il Thunder in .408 CT è sor- prendentemente morbido anche sulla spalla, che si aspettava invece qualcosa P are proprio essere un tuono. Rieccheggia nella valle, è un boato rotondo, lungo e cupo: è la voce autorevole del .408 Chey Tac. Nulla a che spartire con quello secco e penetrante dei calibri più piccoli a cui siamo meglio abituati. Questo sparo, di più punitivo considerate le grandi energie in gioco. Dall’altra parte della vallata, da quasi un chilometro, dopo un tempo indefinito in cui il cuore pare esseresi fermato per l’attesa, una nota chiara sembra risponderci come il tocco di una campana lontanissima. Operazione tuono! 050-059in esclusiva - operazione tuono - 10 pag.indd 50 02/10/12 18:51

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lungi dall’essere fastidioso, dà anzi una certa qual soddisfazione al tiratore, co-me lo potrebbe dare il corposo sound di un buon V8 al cultore delle quattro ruote. Il Thunder in .408 CT è sor-prendentemente morbido anche sulla spalla, che si aspettava invece qualcosa

Pare proprio essere un tuono. Rieccheggia nella valle, è un boato rotondo, lungo e cupo: è

la voce autorevole del .408 Chey Tac. Nulla a che spartire con quello secco e penetrante dei calibri più piccoli a cui siamo meglio abituati. Questo sparo,

di più punitivo considerate le grandi energie in gioco. Dall’altra parte della vallata, da quasi un chilometro, dopo un tempo indefinito in cui il cuore pare esseresi fermato per l’attesa, una nota chiara sembra risponderci come il tocco di una campana lontanissima.

Operazione tuono!

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È quello della piastra metallica attinta con precisione dalla palla da 420 grs sparata dal Thunder a 880 m/s.

Hit!“Hit!...”. Questa è invece l’esclamazione soddisfatta del mio spotter, Davide Pi-

senti, che nello spotting scope ha visto la fumata della palla frantumatasi sulla piastra-bersaglio di acciaio balistico. Mi sarebbe bastato solo questo tiro per dichiarare chiusa con successo la prova. In operazione, questo unico sparo sareb-be stato infatti decisivo e conclusivo per

la missione. È questo quello che ogni sni-per sogna da sempre, cioè colpire il ber-saglio al primo colpo. È quello che, in fin dei conti, tutti i profani si aspettano da un bravo cecchino. Chi ha invece cogni-zione di causa, sa che questo è qualcosa di non scontato e veramente difficile da ottenere. Le possibilità di farlo, inoltre, diminuiscono in modo esponenziale all’aumentare delle distanze d’ingaggio e al peggiorare delle condizioni meteo. La scusa per bruciare quell’altra cinquan-tina di colpi al seguito era invece quella di saggiare da un lato le potenzialità di precisione del fucile con altri caricamen-ti, dall’altro la velocità con cui il software era capace di gestire munizioni con tra-iettorie balistiche diverse. Vedremo più avanti come quest’arma veramente furi dal comune se l’è cavata.

Genesi e sviluppo del “Progetto Thunder”Dopo oltre tre lustri di esperienza della Grande Armeria Camuna, la G.A.C., nel-la produzione di carabine custom che si sono distinte in diverse specialità di tiro anche in ambito internazionale, il suo patron, Martino Baisotti, è stato contat-tato da due forze speciali nazionali per la collaborazione alla realizzazione di di un fucile sniper in .408 Chey Tac. Da questa sinergia nasce il “Progetto Thunder”, un sistema d’arma sniper con capacità di ti-ro ultra long range. Il “Sistema Thunder”, o più correttamente “G.A.C. Thunder Sniper Weapon Sistem”, è, allo stato at-tuale, un unicum nel panorama mondia-le, in quanto è un vero e proprio sistema d’arma sniper completo ed integrato. È infatti costituito dall’arma completa (fucile, ottica e munizione dedicata) e dagli strumenti di ausilio al tiro (un computer palmare con caratteristiche Mil-Spec, hardware idoneo a gestire al meglio il software balistico dedicato, il tutto interfacciato con un telemetro coassiale al cannocchiale d’osservazione e collegato via bluethooth con la cen-tralina meteo). Si chiama A.S.B.I. (Ad-vanced Sniper’s Ballistic Integration): non quindi un accessorio, non solo un valore aggiunto all’arma, ma parte integrante di tutto il sistema, quasi la sua stessa anima potremmo dire, per il tiro di interdizione ultra long range proposto dalla GAC. A quanto sopra, si aggiunge la valigia per il trasporto atta a contenere la drag bag dedicata,

La Grande Armeria Camuna di Martino Baisotti ha collaborato con le nostre Forze Speciali per realizzare un fucile per il tiro di interdizione a lunga e lunghissima distanza. Da

questa sinergia di competenze tecniche ed esperienze operative fuori dal comune è nato il Thunder, un sistema d’arma nel poderoso calibro .408 Chey Tac, in sperimentazione anche dai nostri Incursori del 9°

di David Dellasorte

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cannocchiale d’osservazione Leupold MK IV 12-40x60 ed una stazione me-teo Kestrel 4500 NV BT.

strumenti interfacciati per un sistema integratoÈ ancora opportuno precisare che quello che rende unico questo sistema non è la

ricca dotazione di stru-menti, tutti acquistabili se-paratamente da chiunque disponga del budget e delle capacità di reperimento degli stessi, ma il fatto che tutti questi singoli elementi siano stati interfacciati per operare in modo integrato, per fornire quindi i dati più precisi possibile nel minore tempo immagina-bile allo spotter e, soprat-tutto, per avere un SWS “chiavi in mano”. Ovve-rosia, un’arma pronta per essere impiegata in opera-zione, senza dover perdere tempo e risorse per trovare la “giusta munizione”, studiarne la balistica e con-figurare quindi il software balistico. All’atto pratico, tutti i dati ricavati dai singoli strumenti vengono automaticamente trasmes-si al computer palmare che

il kit di manutenzione e pulizia, il manuale d’uso ed il log book. Scen-dendo nel particolare, le componenti fisiche dell’A.S.B.I. sono il software balistico Field Firing Solution Delta V, un palmare Nomad Trimble L900, un telemetro laser Vectronic PLRF 10C o 15C con cavo di controllo remoto e montato coassialmente ad un

li elaborerà e trasformerà in tempo reale in dati di tiro, cioè alzo ed eventuale deriva (compreso l’anti-cipo per bersagli in movi-mento) da impostare per attingere il bersaglio col primo colpo. I dati ricava-ti dagli strumenti sono poi elaborati secondo l’arma e la munizione impiegati in quel momento da quel particolare tiratore. Più precisamente, anche se successivamente entrere-mo meglio nel dettaglio, anticipiamo che ad ogni arma viene adattata una o più munizioni studiate ad hoc, ogni ottica viene ispezionata ed i dati reali di alzo e deriva per singolo incremento (il “click”) sono verificati e memoriz-

zati nel software. Ogni munizione viene inoltre sottoposta ad un preciso studio balistico teso ad accertarne le reali ca-ratteristiche dinamiche (velocità media alla volata e esatti valori di coefficiente balistico e del correttivo di decelera-zione). È la “customizzazione balistica”, una procedura di studio e sperimenta-zione che consente di fatto di colpire col Thunder nel punto mirato un bersaglio posto anche a due chilometri di distan-za dal vivo di volata. In un’operazione reale, il fatto di non dover continua-mente aggiornare manualmente il sof-tware con i dati rilevati dagli strumenti (ad esempio distanza, angolo di sito, azimuth, densità dell’aria, direzione e intensità del vento) è di grande im-portanza per mantenere l’attenzione sul target e non perderne quindi mai il contatto visivo. Tale peculiarità con-sente inoltre di eliminare potenziali errori umani nell’inserimento dei dati nel software, evento sempre possibile in situazioni di stress. Tutto questo è stato elaborato da Martino Baisotti e Davide Pisenti. Quest’ultimo, avendo avuto modo di saggiare con mano la più bla-sonata produzione d’Oltreoceano, si è reso conto che, pur essendoci sul mer-cato ottime armi ed ottimi strumenti, questi non venivano presentati in modo sinergico: da questa constatazione, deri-va l’idea di fornire il primo SWS “com-bat ready out-of-the-box”.

Il Thunder sulla drag Bag a pattern “Multicam”con, al posto del mo-nopiede, l’appoggio per il rear bag

Pa r t i co l a re d e l l ’ o t t i c a e d e l C o s i -ne Indicator

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Il fucileAnche l’arma, l’ottica e la munizione come abbiamo detto fanno parte inte-grale di questo sistema, o, per essere più precisi, fa parte della configurazione provata. Infatti, il sistema ASBI non è vincolato all’uso del Thunder ma può asservire con grande profitto qualsiasi ar-

ma da cecchinaggio ed anti materiale di qualsiasi calibro e con qualsiasi tipologia di proiettile. Ogni singolo sistema può gestire in tempo reale fino a dieci tiratori anche con armi diverse e su bersagli dif-ferenti. Specifichiamo che i dati di ogni tiratore, la sua “taratura personale” cioè, viene anch’essa memorizzata ed entra in

sistema con tutti gli altri dati. Soffermia-moci ora sul fucile, il Thunder calibro .408 CT, la componente decisamente più appariscente di tutto il sistema anche se è proprio quella più facilmente sostituibile. Anticipiamo subito che a breve questo modello sarà camerato anche per il .375 CT, munizione estremamente perfor-mante che consente di far viaggiare le sue palle in regime supersonico su distanze ancora superiori di quelle del fratello maggiore .408 CT, il quale, in ogni caso rimane ancora la munizione di riferi-mento per l’ultra long range militare di interdizione. È decisamente un bell’og-getto, molto proporzionato in tutte le sue parti. Infatti, non ci si rende conto delle sue reali dimensioni fin tanto che non lo si prende in mano: dopodichè, i suoi 1370 mm a calcio aperto (1160 a pala chiusa) e i suoi circa 12 kg in ordine di combattimento (8,5 kg solo l’arma) lo fanno rivelare in tutta la sua maestosità. Il Thunder è dotato di azione a ripetizio-ne ordinaria in acciaio inossidabile Aisi 416R (Mil Spec Mil-S-862) con durezza superficiale di 42-44 RC, con otturatore girevole scorrevole a due alette in testa. Ha finestra di espulsione destra

l’ottica Premier heritage 5-25x56 con Cosine Indicator e bolla anti-cant. Si trat-ta di un cannocchiale di puntamento poco conosciuto in Italia ma veramen-te eccellente sotto ogni punto di vista. Come tutte le ottiche montate sul siste-ma Thunder, anche questa è stata controllata sul banco ottico hensoldt della GAC

Il Thunder sulla drag Bag a pattern “Vegetato”. notare il Monopod Accushot BT12-PrM montato sulla pala del calcio

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corpo dell’otturatore è prodotto in acciaio Aisi 415R (Mil Spec Mil -8-11595 Ord. 4150) è infatti trattato superficialmente tramite nitrurazione ferratica (Tenifer) a garanzia della massima scorrevolezza e resistenza ad agenti esterni abrasivi, sabbia in primis, che sono ormai onnipresenti nei moderni scenari operativi. La durezza su-perficiale data da tale trattamento è di ben 70 HRC, ha un coefficiente d’attrito di 0,4 ed una resistenza alla corrosione in nebbia salina di 400 ore secondo i protocolli “salt spray test” DIN EN ISO 9227 NSS. Per la massima affidabilità, la leva di armamento è prima avvitata al corpo cilindrico e poi saldata a TIG. Il tempo di percussione è molto veloce, quello dichiarato è di 3 millisecondi. È superfluo dire, in un’arma

ed è alimentata da un serbatoio da sette colpi in lamiera stampata in acciaio al cromo parkerizzato. Anche se gli esemplari in foto sono “neri”, quelli di serie saranno trattati come tutta l’arma in Gunkote, parte interna compresa, per un’eccezionale resistenza alla corrosione. Di questi, in dotazione al fucile ne vengo-no forniti quattro, portando la dotazione d’arma a 28 munizioni prontamente disponibili. Il numero dei serbatoi forniti può certamente variare a seconda delle esigenze dell’acquirente. Manovrare l’ottu-ratore - sia in bianco sia in poligono con le cartucce - dà una sensazione di robustezza e scorrevolezza notevoli, nonostante sia concepito per un uso gravoso in ambienti difficili come quello desertico. Tutto il

realizzata dalla GAC, che le alette di chiusura dell’otturatore sono perfettamente adattate alle ri-spettive sedi di chiusura e quindi la superficie di contatto teorica è pari a quella pratica. Sul cielo dell’azione è presente una base Stanag 2324 (Mil-Std 1913), in arte Picatinny rail, inclinata di 40 MOA per il montaggio dell’otti-ca, fissata con 6 viti torx da 8-40 UNS e due spine in acciaio tem-perato. La canna è una Krieger in

acciaio inossidabile Aisi 416R (Mil Spec Mil-S-862) da 29 pollici (a cui vanno aggiunti gli altri 2,5” del freno di boc-ca) con sei princìpi aventi un passo di 1:13”. Il citato freno di

bocca, particolarmente efficiente, ha tre camere di espansione ed è realizzato in acciaio inossidabile Aisi 321 avente un’alta resistenza al calore, come si conviene a que-sto genere di accessori. È fissato alla volata tramite un giunto filettato da 7/8” x 24 tpi.

scatto al topAl suo posto può essere mon-tato un soppressore M408 del-la STW System, lungo 305 mm per un diametro di 51 mm ed un peso di 1,02 kg. È un pro-dotto di vertice, probabilmente lo stato dell’arte in questa nicchia di prodotti: è realizzato in Titanio grado 7 tramite una sofisticata macchinazione dal pieno di solamente due pezzi che saranno uniti per dare cor-

po al soppressore senza saldature. Grazie a ciò, garantisce oltre 5000 colpi di vita operativa senza particolari manu-tenzioni. Alla prova dei fatti, oltre ad una sensibile diminuzione del rumore (stiamo parlando ovviamente di munizionamento supersonico lanciato da 135-140 grani di propellente...), azzera il flash di bocca, componente molto “fastidiosa” in mol-te operazioni. La copertura termica, lo “shourd”, assorbe buona parte del calore derivante dal lavoro del soppressore, quindi riducendo il disturbo causato dal miraggio e la visibilità IR. Il gruppo di scatto scelto è il Jewell modello HRV tarato a 800 grammi. Rappresenta sicu-ramente l’eccellenza in ambito agonistico ed è quello che quando possibile monto

Sullo sfondo, appena visibili, le sagome ad un chilometro

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sempre sulle mie armi da tiro. Su un fucile militare come questo, avrei invece preferi-to un gruppo di scatto non “scatolato” ed “essenziale” simile a quello del Winchester M70, che ben difficilmente potrebbe es-sere messo in crisi da corpi estranei. È pur vero che eccellenti armi sniper montano scatti “scatolati” ed hanno sempre dato prova della massima affidabilità in anni di gravoso impiego, ma potendo scegliere li eviterei con cura, anche a costo di perdere qualcosa in termini di carico di sgancio.

La qualità, che è poi la dote che ritengo premiante, può essere altrettanto buona anche su progetti molto essenziali.

calcio ergonomico e modulareL’azione del Thunder può essere montata su diverse tipologie di calciatura: quella esaminata è la stessa della configurazione adottata dalle nostre Forze Speciali. È di tipo modulare, in lega di alluminio ano-dizzato e successivamente verniciato in Gunkote. I punti di contatto con l’azione

sono beddingati con resina epossidica, sia nell’area del recoil lug sia in quella della codetta posteriore. Le due viti di tenuta dell’azione sono chiuse con una coppia di serraggio di 7Nm. Il sottoguardia, elemen-to troppo spesso sarsamente considerato, è ricavato dal pieno da un blocco di allu-minio 6061T6 ed ingloba anche il ritegno del serbatoio, una leva infulcrata in una posizione al contempo protetta da sganci accidentali e manovrabile anche con ma-ni guantate. Sempre il sottoguardia reca l’attacco per le impugnature M16/AR15 compatibili, a garanzia della massima fles-sibilità ergonomica. In commercio esisto-no infatti ormai una miriade di queste im-pugnature, dalle più semplici d’ordinanza a quelle con palm rest tipo H&K PSG1.

Porto e trasporto L’arma si può trasportare all’interno della sua drag bag spalleggiabile e accurata-mente studiata per il Thunder ed i suoi accessori oppure portata (quindi pronta-mente disponibile all’uso) con spallacci tipo biathlon che la fanno apparire molto meno pesante dei suoi quasi 12 kg in ordi-ne di combattimento. Portando l’arma in spalla, il serbatoio non crea alcun impiccio ed è risultato saldamente vincolato alla sua sede, a scongiurare inopportuni

Il Thunder, essendo molto proporzio-nato nelle forme, inganna l’occhio: ec-colo accanto all’au-to re a l to 1 7 8 c m

Il Thunder “portato” in spalla durante l’avvicinamento alla zona di tiro. nono-stante il peso e le dimensioni, “veste” ve-ramente bene. Stranamente, risulta più comodo il suo porto con il calcio aperto

Visti dalla parte sbagliata: si possono notare le due versioni di bipiede lrA (notare la “culla” piu grande nell’arma silenziata), entrambe estremamente valide e versatili. Al-tri bipiedi testati non sono stati in grado di assicurare la stessa grande stabilità al tiro di questi che, sicuramente, hanno contribuito a raggiungere i rimarchevoli risultati di tiro

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ed allora l’uso della sacca sarebbe più indi-cato), questi piccoli rumori non debbono essere considerati un difetto. Il calcio ha l’opzione della pala ribaltabile sul lato sinistro. Considerata la mole dell’arma, durante la fase di trasporto nella drag bag, soprattutto con soppressore montato,

smarrimenti. L’unica accortezza è quella di portarlo pieno, in quanto, se scarico, tende a fare qualche piccolissimo rumore derivante dallo scuotimento. Es-sendo priva di qualsiasi logica operativa l’opzione di porto dell’arma con serbatoio vuoto (diventerebbe infatti un “trasporto”,

questa opzione è sicuramente la benvenuta in quanto consente di ridurre in modo significativo le dimensioni totai. Durante le prove di porto con il doppio spallaccio tipo biathlon, si è constatato invece che è più agevole trasportare il fucile con la pala in posizione aperta, in quanto il bilancia-

mento è decisamente migliore. Il porto con pala chiusa, oltre ad essere meno

consulenza, ricerca e sviluppo e flessibilità a 360°

n stretta relazione col “Pro-getto Thunder”, la GAC ha creato una rete di servizi per gli operatori professionali e le Forze Armate in generale forse ancor più interessanti ed utili. Specifichiamo sin da ora che la GAC è in posses-so dell’omologazione per la produzione e vendita Nato Ncage AJ167 ed in possesso di licenza del ministero dell’in-terno per riparazione di armi destinate alle forze armate, fino al 12,7 mm compreso, ol-tre, naturalmente, a realizzare armi custom di alta precisione per il mercato civile agonisti-co e venatorio. È in grado di realizzare soluzioni su misura per armi sniper specialistiche espressamente per il mercato militare e di Law Enforcement, come ad esempio fucili con canne da 18,5” studiate per essere silenziate con soppres-sore di ultima generazione ad altissima efficienza già impiegati con successo da di-versi enti. Molto interessante

e conveniente è la possibilità di customizzazione di un progetto preesistente anche per pochi pezzi, sia esso un fucile della GAC stessa sia di qualsiasi altro fabbricante. Tale customizzazione, da un punto di vista amministrativo degli enti statali può essere considerata una semplice riparazione o manutenzione straordinaria e non invece l’acquisto di una nuova arma, operazione burocraticamente lunga, complessa e di incerto esito. Agli occhi di un esperto, tali “riparazioni” come ad esempio la sostituzione per usura della canna su bolt ac-tion; upgrading con calciature nuove (es. xlr su sako trg) del gruppo di scatto, rinnovo tota-le della finitura con gunkote in qualsiasi tonalità sono di fatto la creazione di un nuovo, diverso e migliore fucile, nato secondo le specifiche richieste del committente. Natural-mente, è possibile inviare alla GAC armi per la sola messa a

punto/ottimizzazione, come ad esempio il montaggio ottiche e devices vari, settaggio rego-lazione valori di torsione, tutto con la garanzia di essere fatto a regola d’arte. Armi invece operativamente “finite”, per obsolescenza o sopraggiunti limiti di vita tecnica, come ad esempio i Mauser 86 SR o i tanti altri fucili bolt action commerciali, che giacciono da

tempo nelle armerie di repar-to in attesa di essere versate o di essere cedute ad altri enti con minore connotazione operativa, potrebbero avere un nuovo futuro. Intuitivamente, un futuro di gran lunga più prestigioso di quello prece-dente. Si pensi infatti che le carabine da tiro e sniper, pre-parate o realizzate della GAC, garantiscono una precisione

Sniper e spotter. notare come tutto l’insieme di strumenti costituenti l’ASBI sia molto compatta

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bilanciato è anche meno confortevole in qualto la pala si trova direttamente a contatto con la schiena. In linea generale, la pala ripiegabile sul lato destro, consente un porto in spalla più confortevole ed essa si troverebbe a coprire il manubrio dell’otturato-re proteggendolo da urti o aperture accidentali, eventi sempre possi-bili come ben sanno i cacciatori. Nel caso del Thunder invece, la GAC ha ritenuto più vantag-giosa la scelta della pala a sinistra per poter mano-vrare sempre l’otturatore (soprattutto estrarlo ed inserirlo quando l’arma è all’interno della drag). La pala presenta la pos-sibilità di ampie regola-zioni dell’assetto di tiro,

senza peraltro dare la sensazione di avere tra le mani una carabina ad aria compres-sa da C10 o, peggio, compromettere la robustezza del calcio. L’astina ha, nella sua

parte terminale verso la volata, montata una tri-rail per il montaggio del visore nutturno ed eventuali altri accessori.

un degno bipiedeSotto ad essa è stato montato il bipiede LRA (si possono vedere in foto due varianti dello stesso, uno montata sull’arma con soppressore e l’altro su quello con freno di bocca), che da solo, per quanto si è rivelato stabile e pratico, meriterebbe un articolo a sé. Rende l’assetto al tiro così stabile da sembrare un bipiede da F-Class, pur mantenendo pesi e dimensioni assimilabili ai modelli tattici più diffusi. Con-sente i movimenti in brandeggio, deriva e di ortogonalità (il “cant”) facendo però rimanere immobile l’arma quando si decide di pre-mere il grilletto. Certamente la massa dell’arma gioca la

un bel colpo a 1000 metri di Paolo dal Cin, vi-sibilmente soddi-fatto. Il Thunder ha veramente una precisione fuori dal comune, consentendo di colpire bersagli grandi poco più di un pugno ad un chilometro, gra-zie anche all’ac-curato studio di ricarica effet-tuato dalla GAC

di un terzo di MOA, superiore rispetto ai prodotti industria-li nuovi. Il tutto, ad un costo stimabile in un terzo del costo di un’arma nuova di serie. Una prerogativa della GAC è anche il training totale a utilizzo, aggiornamento e manutenzione sui prodotti realizzati o distribuiti dalla stessa ditta, armi compre-se, con assistenza tecnica immediata, e, soprattutto, senza dover fare le licenze di export-import come per i prodotti stranieri, pratiche che sono spesso eccessiva-mente complesse e lunghe per le amministrazioni mi-litari, in particolare quando si tratta di armi da fuoco e materiali d’armamento in generale. La GAC fornisce una consulenza altamente professionale nella scelta dell’attrezzatura migliore sul mercato: dall’arma, alla munizione dedicata, ai suoi accessori diretti (custodie, bipiedi, ottiche, attacchi,

inclinometri, attrezzature di pulizia e manutenzione), all’attrezzatura di rileva-mento e correzione traiet-toria (ASBI4), agli appoggi tattici (rest, trepiedi, mono-pod posteriori), ai sistema di sorveglianza remota, agli accessori per camouflage (ghillie complete o materiali per realizzarle). Per tutti questi prodotti, grazie alla profonda conoscenza degli stessi, è possibile richiedere un addestramento al loro utilizzo per goderne di tutte le potenzialità che per la giusta manutenzione (impor-tante e spesso sottovalutata perché si tratta di strumenti di precisione). Sono invece purtroppo noti casi di acqui-siti presso importatori meno professionali della GAC che, una volta venduta la stru-mentazione all’ente militare, ha lasciato il personale dello stesso completamente privo anche della più banale assi-stenza post vendita, intesa

sia come consulenza per l’uso che la manutenzione, spesso semplicemente per il fatto che il commerciante si era semplicemente preso la briga di importare il prodotto senza verosimilmente aver-lo nemmeno mai avuto in mano fuori dalla confezione. Il livello della conoscenza invece che la GAC ha dei suoi prodotti, si può capire co-noscendo la genesi del pro-gramma balistico dell’ASBI4:

la cooperazione tra la GAC e la Lex Talus di Blaine Field ha infatti prodotto come risultato il Field Firing Solu-tion nella versione provata ed attualmente commercia-lizzata su scala mondiale. Davide Pisenti è uno dei tester del software con l’abi-litazione da parte dello svi-luppatore a fornire training sul sistema, addestramento fornito a diversi reparti mili-tari italiani e stranieri.

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pur risultando stabilissima come già detto, a mio avviso non era il massimo della comodità, essendo immagino pensata per un uso con un classico rear bag tipo bench rest con “orecchie” (rabbit o bunny) e non un semplice sacchetto da mantenere modellato con le mano debole. Essendo questa parte di calcio modulare, non lo ritengo un difetto.

verniciatura hi-techTutta la calciatura ha la medesima fini-tura in Gunkote color “Flat Dark Earth” (2404F) della meccanica. Questo rive-stimento è ormai estremamente diffuso in quanto garantisce peculiari doti di resistenza all’azione corrosiva degli agenti esterni ed al contempo migliora le doti di scorrevolezza delle parti trattate. Ogni paragone con i tradizionali sistemi di passivazione dei metalli non può reggere

sua parte, ma bipiedi diversi montati su armi altrettanto pesanti non si sono mai comportati fin’ora così. Caratteristica rara, le gambe possono essere bloccate non solo ortogonalmente all’asse della canna, ma anche in posizione angolata verso la volata, fornendo un ottimo appoggio per tiri con angoli di sito negativi molto pronunciati, come quelli, ad esempio, dal tetto di un edificio verso il piano terreno di quello di fronte. Un’opzione questa che potrebbe essere molto utile soprattutto per armi sni-per di polizia o impiego urbano in genere. Come appoggio posteriore è stato usato un sacchetto della Triad che è risultato molto pratico ed efficace. Personalmente, nella gran parte delle situazioni, non amo i monopiedi posteriori, quindi preferisco un disegno di pala tale da consentire l’uso del sacchetto “gestito” dalla mano sinistra. In questo caso, la configurazione provata,

il confronto con la verniciatura in Gun-kote, capace di proteggere le parti con essa trattate anche se immerse per 60 giorni in acqua di mare, solo per citare uno dei tanti test superati da questo rivestimento. Es-sendo applicabile in modo uniforme e con piccoli spessori, non interferisce col movi-mento delle parti ma contribuisce anzi a ridurne gli attriti da scorrimento.

le otticheLe ottiche montate sul Thunder possono essere scelte dall’acquirente. La Schmidt & Bender 5-25x56 PM II è diventata uno standard per il tiro sniper a lunga distanza in quanto ottima senza riserve. L’altra ottica usata per le prove è una molto meno diffusa Premier Heritage 5-25x56, che ci ha parti-colarmente impressionato per le sue qualità. Ha anch’essa il tubo centrale da 34 mm e ha il reticolo Gen2 XR con tacche ad intervalli di 0,5 Milsul primo piano focale. La regola-zione del parallasse, tramite torretta laterale, va da 50 m all’infinito. Le regolazioni teori-che (quelle dichiarate dal fabbricante, cioè) di alzo e deriva sono in intervalli di 0,1 Mil per un escursione totale in alzo di 30 Mil e deriva di 12 Mil. Sull’ottica era inoltre mon-tata una livella ACD ed un indicatore di an-golo di tiro Aci della Stdc. In questo caso era fissata all’arma tramite una base monolitica a due anelli integrati della Era-Tac a 0 MOA del tipo a sgancio rapido mentre la S&B era su anelli Badger USMC M107 (SASR) Extra High naturalmente per tubo da 34 mm.

immagine a forti in-grandimenti delle piastre-bersaglio: dall’ottica settata a 25X si vedono gros-somodo di queste dimensioni apparenti

Ancora sniper e spotter in un momento della prova

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Ottiche al microscopioCome tutte quelle montate sul sistema d’arma Thunder, anche queste vengono testate sul banco di prova della Hensoldt e quindi vengono rilevati i dati reali di “click” di alzo e deriva, significativamente diversi di quelli reali. Infatti, ogni singolo esemplare di ottica, ogni “matricola” per essere ancor più chiari, ha un suo proprio valore per l’alzo ed uno per la deriva. In fin dei conti sono strumenti meccanici

ognuno con le sue tolleranze di fabbrica-zione, e non si può razionalmente pensa-re che ad esempio un click da ¼ di MOA corrisponda per tutte quei modelli di ottica ad un valore reale. A distanze me-dio-brevi questo ha scarsa importanza, sulle lunghe queste tolleranze possono essere appunto significative e vanificare tutti i gli sforzi tesi a colpire il bersaglio col primo colpo. Primo colpo che, gio-va ricordare, sia in ambito militare che

quello venatorio è quello che più conta. I dati reali che le torrette di ogni singola ottica danno ad alzo e deriva sono rica-vati appunto strumentalmente tramite il banco Hensoldt e quindi memorizzati nel programma di calcolo balistico: all’operatore non interessa più sapere a quanto corrispondano i click della sua ottica, sarà il palmare a dire a lui, o me-glio al suo spotter, che dati impostare per colpire nel punto voluto.

G.a.c. Thunder cal. .408 chey Tac

costruttore: Grande Armeria Camuna, tel. 0364 339387, www.armeriacamuna.it Modello: Thundercalibro: .408 Chey Tac (disponibile anche in .375 Chey Tac )Funzionamento: a ripetizione ordinaria ad otturatore girevole scorrevole, alimentato da serbatoio prismatico amovibile da 7 colpi.canna: Krieger a 6 righe,

passo 1:13”, lunghezza di 29”Mire: qualsiasi cannocchiale di puntamento montato su base Stanag 2324 (Mil-Std 1913) inclinata 40 MOA; nella configurazione in prova, l’ottica è una Premier Heritage 5-25x56Gruppo di scatto: Jewell HVR tarato a 800 gsicure manuali: assentiFreno di bocca: a tre camere su canotto filettato

soppressore di suono: M408 STW System in titanio grado 7, peso di 1,02 Kg, lunghezza 305 mm, diametro 51 mm, con Shourd termico.BIPIeDe:Monopiede: Monopod Accushot BT12-PRM montato su base Stanag 2324 (MIL-STD 1913)lunghezza totale: 1370 mm (1160 a pala ribaltata)Peso fucile senza accessori: 8,5 kg

Finitura: Gunkote colore Flat Dark Earth 2404Fcustodia morbida: Drag Bag SOD su progetto GAC, spalleggiabile, con possibilità di stivaggio accessori, serbatoi di riserva e l’arma in configurazione aperta, chiusa, con soppressore o con solo freno di boccacustodia rigida: Peli iM3300 da 52” in grado di contenere l’arma nella Drag Bag

I due esemplari di Thunder: quello con sop-pressore monta l’ottica Shmidt&Bender scelta dalle Forze Speciali italiane

7,62 nATO; .300 Winchester Magnum; .338 lapua Ma-gnum; 338 Chey Tac; 375 Chey Tac; quattro diversi .408 Chey Tac, le prime due con palle camiciate, le altre due con palla monolitica e in fine un bossolo di .50 BMG

Valigia rigida Peli da 52”, che contiene la drag Bag dedicata e gli altri accessori

CM

050-059in esclusiva - operazione tuono - 10 pag.indd 59 02/10/12 18:53