015 n.111 15 MAGAZINE L’autunno caldo Dati GfK: bene ...Windows 10 supporterà le applicazioni...
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
Tre partite in diretta sul tablet con LTE Broadcast TIM e Huawei insieme per la TV mobile Abbiamo assistito alla demo di LTE Broadcast: ora la TV viaggia su rete 4G
Il futuro della TV italiana è ibrido Ma c’è banda sufficiente per tutti?All’HD Forum Italia si è discusso il futuro della TV Sarà fondamentale la convergenza tra trasmissioni tradizionali e TV on demand, banda permettendo...04
Champions ed Europa League in chiaro su Mediaset
Samsung, in arrivo il primo smartwatch con design tondo05 15
L’autunno caldo della TV italianaCi aspetta un autunno caldo sul fronte televisivo. Al centro di buona parte delle pentole in ebollizione c’è Mediaset e la famiglia Berlusconi. Famiglia che lo scorso febbraio si è alleggerita di una quota rilevante di Mediaset ricavandone quasi 400 milioni di euro in contanti, perfetti per favorire qualche operazione importante. A partire dalla “boutade” dell’acquisizione del controllo di Rai Way: poco più di una provocazione, dato che il Governo, almeno in questa fase politica, non avrebbe mai potuto giusti-ficare una perdita di controllo di un asset strategico (che non sarebbe neppure mai stato da quotare) come la rete di distribuzione. Ma ci sono molti altri segnali che ci dicono che equilibri ultraventennali nel mondo della TV stiano cambiando: sicuramente Mediaset si sta organizzando per portare l’offerta di Premium anche su satellite (oltre che sul digitale terrestre e su Internet), cosa quasi necessaria se non verrà raggiunto un accordo con SKY per la condivisione dei costosissimi diritti della Champions (700 milioni in tre anni). E se da un lato SKY continua a dire che non è affatto interessata ai diritti della Champions, da più parti arrivano rumor su una possibile acquisizione di Premiun da parte del gruppo di Murdoch; non a caso Murdoch proprio in questi giorni ha incontrato Silvio Berlusconi, forse solo per sciogliere il nodo dei diritti di Champions o molto più probabilmente per sondare accordi più importanti. Incredibilmente, in questo reticolo di relazioni e trattative, rientra in gioco anche Telecom Italia, fresca fresca di partnership commerciale con SKY. Infatti, malgrado abbia per anni giocato senza soddisfazione la partita televisiva con La7, ora Telecom Italia sembra diventata una sposa strategi-camente rilevante per i player TV: ad Arcore infatti si pensa che Telecom Italia possa diventare un partner importante (o qualcosa di più) per Mediaset grazie a Vivendi, primo azionista di Telecom, e al suo parton Bolloré, che controlla una liquidità di una decina di miliardi di euro, una cifra con la quale si può provare a intavolare qualsiasi operazione. Come per esem-pio la costituzione di un polo davvero alternativo a SKY, grazie anche ai contenuti della controllata Canal+. Nel frattempo il (non più) giovane Piersilvio ha assunto proprio pochi giorni fa la carica di vice-presidente e amministratore delegato di Me-diaset, posizione indispensabile per poter gestire le due grandi trattative in prima persona: “Perdere il controllo di Mediaset è fuori discussione”, ha detto Berlusconi Jr. subito dopo aver assunto le nuove cariche. Si sa, a casa Berlusconi non si sono mai vissute con serenità posizioni di minoranza; lo stesso Silvio ha annunciato in questi giorni che non intenderebbe più cedere la maggioranza del Milan, che sembrava già volata via in cambio dei 500 milioni messi sul piatto da Mr. Bee. Posizione così categoriche finiranno probabilmente per essere rivista, sia sul fronte calcisico che quello televisivo.
Non sono pochi a pensare che il vero catalizzatore per il quale stanno saltando tutti gli equilibri degli ultimi decenni sia il prossimo sbarco in Italia di Netflix, un player che il mestiere nuovo, quello del content provider via Internet, lo sa fare bene. SKY e Mediaset hanno gettato tutte le trappole possibili per ingabbiarla, soprattutto sul fronte dei diritti, che in larga parte sono loro appannaggio esclusivo. Netflix, da parte sua, ha già mostrato di saper disin-nescare i blocchi delle grandi emittenti USA con due ingredienti: valide produzioni originali e un’usabilità che le applicazioni nostrane si sognano.
Gli scenari aperti sono infiniti e il meno probabile, a questo punto, è che tutto resti com’è stato negli ultimi decenni. Il peggiore per i consumatori – a nostro avviso – è che l’Authority antitrust, in nome della difesa delle patrie frontiere dall’attacco di Netflix, nulla abbia da eccepire su un’eventuale acquisizione di Mediaset Premium da parte di SKY. Lo stesso errore fu fatto ai tempi della fusione tra Stream e Tele+: la pay TV unica, anche in uno scenario ibridato con le offerte via Internet, non fa mai la rima con la buona tutela del consumatore.
Gianfranco GIARDINA
Dati GfK: bene smartphone ed elettrodomestici 02
Anteprima LG G4 La nostra video-prova
12IN PROVA
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Galaxy S6 Edge: è lo smartphone migliore?
Windows 10 supporterà le applicazioni Android e iOS Dal Build 2015 le ultime novità Microsoft Oltre al supporto delle app Android e iOS stupisce HoloLens, il sistema di visori e ologrammi in avanzato stato di sviluppo
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
Record iPhone 6 Fatturato Apple su del 27% Ma l’iPad crollaTrimestre oltre le aspettative per Apple da molti punti di vista, trainato soprattutto dalle vendite dei nuovi iPhone Male l’iPad, mentre la Cina diventa più redditizia dell’Europa di Paolo CENTOFANTI
C’era attesa da parte degli in-vestitori per i dati trimestrali di Apple, che non hanno deluso con numeri ancora una volta da capogiro e superiori alle aspet-tative degli analisti di merca-to. Nei primi tre mesi del 2015, Apple ha registrato un aumen-to dei ricavi anno su anno pari a ben il 27%, soprattutto gra-zie alle forti vendite dei nuovi iPhone che, dopo i risultati da record di fine 2014, segnano ancora 61,17 milioni di pezzi ven-duti, con un incremento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno del 40%. Bene il comparto Mac, che continua ad andare in controtendenza rispetto al resto del mercato PC, con un +10% ri-spetto all’anno scorso.Continua, invece, la crisi del-l’iPad, con vendite in calo del 23% in termini di unità e del 29% a valore anno su anno, e addi-rittura del 40% rispetto al trime-stre precedente, con 12,6 milioni di pezzi venduti. Nel complesso Apple ha incassato 58 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre, di cui 12 miliardi in Europa e 16,8 miliardi in Cina che diven-ta così il secondo mercato più importante per Apple dopo gli Stati Uniti. L’utile di esercizio è stato di 18,2 miliardi di dollari. Contestualmente il consiglio di amministrazione di Apple ha ap-provato un’estensione del piano di ritorno del capitale agli azio-nisti che prevede il riacquisto di azioni pari a 200 miliardi di dollari entro il marzo 2017.
di Emanuele VILLA
Come ogni anno, uno degli inter-
venti più interessanti della Global
Press Conference IFA è stato quel-
lo di GfK. Perché non solo ci ha offerto
una visione d’insieme sullo stato di salute
del mercato hi-tech, ma ha fornito anche
importanti spunti su prodotti e tendenze
future. Tante slide, dati, idee e previsio-
ni che proviamo a riassumere in questo
modo: il mercato dei TV sta vivendo in
Europa una situazione di crescita estre-
mamente modesta, potremo dire di vero
e proprio stallo, mentre l’avanzata degli
smartphone non si arresterà neanche
nel prossimo futuro (c’era chi parlava di
un fisiologico calo dovuto a saturazione)
e finalmente gli smartwatch avranno un
peso considerevole. E non saranno solo
Apple, neanche nel segmento luxury:
GfK, pur non parlando specificamente
di Apple Watch, sostiene che il succes-
so nel settore del lusso dovrà inevita-
bilmente passare attraverso i brand più
rinomati dell’industria orologiera, dan-
do di fatto ad Apple poche chance di
successo (nel lungo periodo) in questo
ristrettissimo segmento. E ci crediamo:
dovendo spendere tanti soldi, è proba-
bile che l’acquirente sia più felice con
uno smartwatch Rolex che con un Apple.
Ma sono considerazioni soggettive: tutto
può succedere.
Calma piatta nei TV: in Europa, la previ-
sione di vendita del 2015 è sostanzial-
mente identica a quella del 2014 (37,5
milioni di pezzi). Motivo: innovazioni non
incisive. Ce ne sono state tante di recen-
te, a partire dal 3D fino ai Quantum Dot,
con in mezzo il 4K, la smart TV e l’OLED,
eppure “there is no significant growth
(non c’è crescita significativa)”, e tutto
questo mentre l’Ultra HD Blu-ray è anco-
ra avvolto da una coltre di fumo (quanto
meno su modi e date) e DVD Player e
Blu-ray Player escono dalle rilevazioni
di mercato. Se andiamo a vedere il dato
mondiale, notiamo proprio un calo: i 248
milioni di pezzi del 2014 diventano 246,7
del 2015 e 245,7 del 2016. Ovviamente
salgono i numeri dei TV 4K, cosa fisio-
logica tanto quanto l’aumento del polli-
ciaggio medio, ma il dato che più ci colpi-
sce è la previsione di 400.000 TV OLED
venduti nel 2015: 400.000 vicino a 246,7
milioni rende bene il concetto.
Smartphone inarrestabili: chi pensava
che avrebbero avuto una battuta d’arre-
sto causa saturazione si dovrà ricredere
a fronte di una previsione di vendita di 1,4
miliardi di pezzi contro 1,23 del 2014. Sta-
bili i tablet, crescono gli elettrodomestici,
a testimonianza di un settore – quello
della smarthome – che tocca tutti molto
da vicino: la previsione per i grandi elet-
trodomestici è di un +3% nel 2015 e di un
+4% nei piccoli elettrodomestici, fattori di
crescita che non si rilevano in settori tec-
nologici più “tradizionali” come appunto
i TV e l’home entertainment.
E finalmente dovremo vedere il boom
degli smartwatch, segmento di mercato
che ormai esiste da un pezzo ma non è
ancora decollato: complice Apple Watch,
la previsione di GfK è un passaggio dai 4
milioni di pezzi del 2014 a 26 milioni del
2016, per poi decollare nel 2016 passan-
do a 46 milioni. La spinta di Apple sarà
senza dubbio importante, poi ci pense-
ranno gli altri grandi nomi dell’industria
orologiera a consolidare il mercato. Cre-
sceranno, anche se con un fattore più
contenuto, anche i wearable dedicati ai
fitness, passando da 14 a 25 e poi a 38
milioni di pezzi (2016).
Davvero piacevole constatare il ritorno
in grande stile dell’audio, un settore a
lungo considerato nicchia per appassio-
nati e ora di nuovo al centro della scena
tecnologica. Ma questo non significa
che stia tornando il “traditional audio”,
ma che la potenza di soundbar, speaker
connessi e network music systems (per
usare le definizioni di GfK) ha restituito
vigore al segmento permettendogli di to-
talizzare un +8% rispetto all’anno prece-
dente (2013), un volume di 4,8 mld euro
e importanti stime di crescita anche per il
2015. Crescita ovviamente più lenta per
il settore che domina questo mercato,
ovvero quello delle cuffie.
Infine, un triste sguardo alla crescita dei
vari mercati nazionali: nel 2014 l’Italia ha
mostrato un imbarazzante -6,4% rispetto
all’anno precedente. Non che sia andata
bene agli altri Paesi dell’Europa occiden-
tale (a parte il Regno Unito con un +3,6%
e l’Irlanda con un +4%), ma la nostra “in-
voluzione” è più marcata che altrove.
MERCATO Dati presentati alla Global Press Conference di IFA tenutasi nei giorni scorsi a Malta
GfK: OK smartwatch ed elettrodomestici Anche quest’anno GfK ha rivelato gli ultimi dati del mercato hi-tech e i possibili scenari futuri Smartphone inarrestabili, decolleranno gli smartwatch, calma piatta per i TV. Bene l’audio
Orologi di lusso: si attendono smartwatch dei grandi nomi del settore.
Ottimismo nel settore smartphone: le previsioni di vendita per il 2015 sono di 1,4 miliardi di pezzi contro 1,23 del 2014.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
MERCATO Il test in Germania coinvolge Amazon, Audi e DHL
Amazon ora consegna nel bagagliaio di Vittorio Romano BARASSI
P rogrammato già da tempo, è ufficialmente partito (ma sarà “operativo” da
inizio maggio) in Germania un nuovo test di Amazon che vede coinvolte la
casa automobilistica Audi e il corriere DHL e che garantirà ai possessori di
una connected car del brand tedesco, la possibilità di ricevere i pacchi spediti
dalla stessa Amazon direttamente nel baule della propria autovettura.
Il servizio inizialmente sarà disponibile unicamente nella città di Monaco e per
accedervi bisognerà essere iscritti al programma Prime e, come anticipato, essere
in possesso di una recente autovettura Audi connessa. Il sistema di funzionamen-
to del nuovo servizio è abbastanza semplice: al momento dell’acquisto l’utente
potrà come sempre scegliere dove ricevere la merce acquistata e se avrà “ab-
binato” agli indirizzi di consegna anche la propria Audi potrà selezionare questa
opzione. Una volta effettuato l’acquisto, Amazon genererà una chiave elettronica
di accesso univoca che sarà girata al corriere DHL, il quale sarà innanzitutto in
grado di individuare il veicolo e infine capace di aprire il portellone del baule
del destinatario per depositare la merce. Stando alle notizie attuali non è ancora
chiaro quanto durerà la sperimentazione, ma se andrà bene il programma sarà
esteso al resto del mondo.
MERCATO
Audi, BMW e Mercedes vorrebbero comprarsi Nokia HERECon l’annunciata acquisizione di Alcatel-Lucent in dirittura d’arrivo, Nokia starebbe valutando la vendita della divisione HERE, che si occupa di mappe e servizi di geolocalizza-zione. Tra gli interessati ci sarebbe un consorzio di alcuni dei principali produttori d’auto tedeschi, Audi, BMW e Daimler (Mercedes-Benz). HERE ha già sede a Berlino e da un paio d’anni aveva rifocalizzato l’atti-vità proprio sulla fornitura di servizi di mappe per l’industria automobi-listica. Secondo le indiscrezioni, la divisione HERE avrebbe un valore di circa 2 miliardi di euro, ma Nokia spererebbe di ricavare dalla vendita almeno 3 miliardi. L’industria au-tomobilistica tedesca non sarebbe l’unica interessata in HERE: Face-book e Uber starebbero valutando una possibile offerta, ma Nokia avrebbe cercato di proporre HERE anche ad aziende come Alibaba, Amazon e Apple. Secondo quanto riportato da Reuters, nessuna delle aziende ha commentato la notizia.
Samsung nasconde il brand per vendere il Galaxy S6 in GiapponePur di conquistare delle quote di mercato in Giappone, Samsung ha deciso di togliere il proprio marchio dalle versioni di Galaxy S6 e Galaxy S6 Edge vendute in Estremo Oriente di Paolo CENTOFANTI
Se c’è un Paese dove Samsung non è proprio popolare, questo è il Giappone. Il marchio coreano è talmente bistrattato sul merca-to nipponico che ha optato per una scelta radicale per il lancio dei suoi ultimi smartphone top di gamma: rimuovere il logo Sam-sung dal dispositivo per sostituir-lo con quelli più accettati degli operatori telefonici giapponesi e il brand Galaxy. Lo ha conferma-to Samsung stessa, giustifican-do la scelta sostenendo che “il marchio Galaxy è ben affermato in Giappone”. La realtà è che il mercato giapponese degli smar-tphone è del tutto peculiare: da sempre i grandi nomi dell’elet-tronica nazionale vantano una posizione molto forte sul merca-to interno, ma gli ultimi anni han-no visto una netta affermazione dell’iPhone, con una quota su-periore al 40%, mentre Samsung è ferma a circa il 5%. Samsung ha persino rinominato la propria pagina locale di Facebook, inti-tolandola Galaxy Mobile Japan e togliendo i riferimenti al marchio Samsung.
di Paolo CENTOFANTI
M icrosoft ha annunciato i dati
fiscali del suo ultimo trimestre,
che vede ricavi globalmente in
aumento del 6%, frenati in questo caso
dai costi della ristrutturazione in corso
nell’azienda e dall’integrazione della
divisione mobile di Nokia. Ciò nono-
stante stiamo comunque parlando di
un’azienda capace di incassare in un
trimestre qualcosa come 21,7 miliardi di
dollari, con utili di esercizio pari a 6,59
miliardi di dollari.
I dati sulla divisione consumer offro-
no alcune informazioni interessanti.
Nel suo complesso prodotti e servizi
Microsoft hanno generato ricavi per 9
miliardi di dollari nell’ultimo trimestre,
in crescita dell’8% anno su anno, con
un aumento del 35% negli abbonati
a Office 365 e
un’ottima perfor-
mance della gam-
ma di dispositivi
Surface, con ricavi
in crescita del 44%
grazie alle ven-
dite di Surface 3
Pro. Se la gamma
Lumia continua a
non offrire numeri
esaltanti (8,6 mi-
lioni di smartphone venduti nell’ultimo
trimestre), a soffrire è soprattutto la di-
visione Windows, visto che i ricavi dalle
licenze Windows Pro e Windows OEM
sono in calo rispettivamente del 19% e
del 21%. Sulle performance del siste-
ma operativo pesa soprattutto lo stal-
lo nelle vendite dei PC tradizionali, un
segmento che dopo un lieve segnale
di ripresa continua ad essere in grande
difficoltà. A Windows 10 in uscita que-
st’estate l’arduo compito di invertire la
tendenza.
Da aggiungere una buona performan-
ce per il motore di ricerca Bing con fat-
turato pubblicitario in crescita del 21%
e un raggiungimento di una quota di
mercato negli Stati Uniti del 20,1%.
MERCATO Sono stati annunciati da Microsoft i dati fiscali dell’ultimo trimestre dell’azienda
Microsoft: cresce Surface, giù WindowsLa divisione consumer cresce dell’8% ma le entrate di Windows sono in caduta libera
Parte in Germania la sperimentazione voluta da Amazon che permetterà al corriere DHL di effettuare consegne direttamente nel baule delle con-nected cars Audi.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Roberto PEZZALI
B roadcast e broadband insieme, per
aiutarsi a vicenda: il futuro della TV
che i grandi operatori italiani hanno
disegnato a San Marino passa dalla con-
vergenza tra trasmissioni tradizionali e
TV on demand; una TV ibrida, dove ete-
re e rete internet diventano finalmente
amici per completarsi a vicenda. Lo svol-
gimento di HD Forum Italia a San Marino
non è casuale: il piccolo Stato infatti sta
raggiungendo la copertura del 100% di
distribuzione della fibra ottica nelle case
ed è un territorio perfetto per portare
avanti le sperimentazioni su una zona
controllata e efficiente. L’HD Forum Italia
ha così pensato di stringere questa colla-
borazione con San Marino trasformando-
la in una “zona test” per le tecnologie TV,
tecnologie che poi dovranno estendersi
a tutta la penisola.
Rai, Mediaset e La7 hanno deciso, ma
già si sapeva, che la tecnologia giusta
per creare questa forte convergenza
tra broadcast e broadband è l’HbbTV, la
piattaforma “ibrida” che gli altri paesi eu-
ropei hanno adottato già da anni e che
noi italiani, per far spazio all’MHP, aveva-
mo inizialmente scartato. Dal prossimo
anno HbbTV arriverà anche in Italia nella
nuova versione 2.0, con i primi prodotti e
le prime app dotate della nuova tecno-
logia disponibili per il 2017. HbbTV 2.0,
basato su HTML5 e quindi su tecnologia
web, permetterà ai televisori di avere in-
terfacce utente moderne per integrare
le normali trasmissioni TV con contenuti
che arrivano dalla rete, possano essere
altri video oppure servizi pay, pubblicità
ed e-commerce. Difficile dire se la scelta
fatta sia quella giusta (nei corridoi di San
Marino qualcuno già mormora che anche
l’HbbTV è una tecnologia vecchia), ma
ormai non si può più tornare indietro: gli
operatori hanno allestito un competence
center che si occuperà di gestire non
solo le specifiche ma anche il lungo per-
corso di migrazione che porterà le attuali
applicazioni dei TV verso la nuova piatta-
forma.
Dal punto di vista dei broadcaster tra-
dizionali la soluzione è perfetta: un po’
come per l’MHP anche l’HbbTV permet-
te loro di gestire non solo la parte “linea-
re” ma anche la parte di contenuti che
arriva dal web, con tutti i vantaggi e gli
introiti che ne derivano. Basta guardare
però da un angolo più ampio per render-
si conto che forse al gran ballo della TV
non sono stati invitati tutti i ballerini. Sky,
ad esempio, continua a procedere come
ENTERTAINMENT All’HD Forum Italia a San Marino gli operatori italiani hanno discusso il futuro della televisione italiana
Il futuro della TV italiana è ibrido: c’è banda per tutti?HbbTV e integrazione tra broadcast e broadband sono le chiavi per una TV ibrida fatta di contenuti via etere e tradizionali
entità isolata: è vero che è una pay TV,
ma sul fronte dell’integrazione tra servizi
tradizionali e servizi onDemand può si-
curamente dire la sua avendo lanciato
piattaforme di un certo successo. Gli
stessi produttori di TV restano esclusi:
a loro sarà richiesta la creazione di TV
HbbTV compatibili, ignorando però che i
TV stessi hanno a bordo piattaforme in-
terattive che possono fare più o meno la
stessa cosa, ovvero lanciare servizi web
da TV. Infine, per supplire ai problemi di
banda del digitale terrestre, si fa troppo
affidamento alla rete internet, ma anche
qui siamo di fronte ad una situazione che
per l’Italia non è migliore di quella del
digitale terrestre. L’infrastruttura italiana
non è ancora dimensionata per gestire
l’enorme flusso di contenuti video previ-
sti nei prossimi anni: YouTube e i servizi
già presenti, l’arrivo di Netflix, il decollo
di servizi come Sky OnLine e Infinity ri-
schiano di bloccare la connettività di un
Paese nelle ore di punta. Lo sanno bene
coloro che hanno seguito grossi eventi
come la finale di Masterchef su Sky Go
o Sky Online: rallentamenti, blocchi e
interruzioni causate non tanto dai server
di Sky quanto dai colli di bottiglia delle
connessioni locali.
di Roberto PEZZALI
A San Marino, all’HD Forum Italia, si
è parlato tanto, forse troppo, di
4K, di HbbTV, di servizi web, ma
nessuno ha parlato di alta definizione.
L’HD Forum Italia è nato nel 2006 per
promuovere lo sviluppo in Italia dell’al-
ta definizione, ma la realtà è che senza
Sky l’HD in Italia sarebbe un neo all’in-
terno di un sistema televisivo che con-
tinua a vivere sulla standard definition.
Mediaset Premium potrebbe però dare
una mano: continuiamo ad usare il
condizionale, perché ancora nessuno
si è sbilanciato e neppure ha fatto un
annuncio, ma nei corridoi di San Mari-
no nessuno ha seccamente smentito
l’imminente sbarco di Mediaset Pre-
mium sul satellite. Anzi, secondo molti
addetti ai lavori sarebbe una vera follia
se Mediaset perdesse questa oppor-
tunità. Nonostante le bocche cucite
da parte degli uomini Mediaset Pre-
mium, tra poche settimane Mediaset
dovrebbe presentare la nuova offerta
per il prossimo anno che sarà una of-
ENTERTAINMENT Si rafforzano le indiscrezioni che vedono imminente lo sbarco di Mediaset Premium sul satellite e sul web
Mediaset Premium anche su satellite: pioggia di canali HDMediaset potrebbe presentare una nuova offerta globale che porterebbe anche nuovi (e tanti) canali in alta definizione
ferta globale su web, digitale terrestre
e appunto satellite. Nuovi contenuti, i
diritti della Champions, Premium Play
completamente rivisto con l’arrivo
anche del supporto a Chromecast e
a nuovi dispositivi (tutti gli Android,
si spera) saranno solo alcuni degli in-
gredienti di un pacchetto che porterà
anche nuovi (e tanti) canali in alta de-
finizione. Mediaset, per incrementare
la base clienti, potrà contare su coloro
che hanno già una parabola sul tetto:
ex clienti Sky e clienti Tivù Sat, un ba-
cino potenziale comunque enorme. A
questo si aggiungerà anche una offer-
ta rivista per il digitale terrestre, anche
qui con qualche canale in più in HD, e il
web, dove non è da escludere un’inte-
ra offerta onDemand con un Premium
Play che potrebbe diventare anche ac-
quistabile a parte, con sport a pacchet-
ti, film e serie TV un po’ come avviene
già su Sky Online. Sempre che non si
chiude anche l’accordo con Telecom:
tutta Premium su fibra direttamente
nelle case.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
Sky chiude il canale 3D UK Per ora l’Italia resisteSky annuncia la chiusura del canale 3D in UK e Irlanda mantenendo comunque la disponibilità di materiale 3D on demand Per ora la notizia non riguarda l’Italia di Emanuele VILLA
Ormai è praticamente ufficiale: al 3D non crede più nessuno. Ancora presente su molti TV di fascia media e alta, il 3D non è riuscito a imporsi come spera-to da produttori e broadcaster, al punto da essere considerato un “di più” del tutto inutile ai fini della scelta. In base a questo stato di cose è del tutto naturale la decisione di Sky di chiudere il canale 3D in UK e Irlanda, anche se ovviamente il comunicato uf-ficiale è più orientato ad esaltare gli ottimi risultati dell’on-demand (con 7 milioni di utenti in UK e Irlanda) che a porre l’accento sulla chiusura del canale dedi-cato. Il 3D non scompare, ma da giugno i contenuti di questo tipo diventano completamente ed esclusivamente on-demand. Considerando che il comunica-to riguarda solamente Sky UK e Irlanda, abbiamo subito con-tattato la filiale italiana per un commento in proposito, e ci è stato confermato che da noi la programmazione non subisce variazioni: in Italia, Sky 3D con-tinua indisturbato le sue opera-zioni. Quanto meno per ora: nel caso avessimo nuove informa-zioni in merito, non esiteremo a comunicarle.
di Roberto FAGGIANO
Come prevede un’apposita nor-
mativa, l’Autorità Garante delle
Comunicazioni ha emesso un’or-
dinanza che impone la trasmissione
in chiaro della partita Juventus - Real
Madrid, in quanto evento sportivo di
particolare rilevanza nazionale.
Quindi toccherà a Mediaset trasmettere
in diretta e in chiaro l’importante semi-
finale di Champions, l’appuntamento è
sui canali 5 e 505 del digitale terrestre
alle 20.35 di martedì 5 maggio per go-
dersi tutto l’incontro in chiaro e in HD. Il
bello per Mediaset è che questa diret-
ta non toglie l’esclusiva assoluta per la
trasmissione del non meno interessan-
te confronto tra Barcellona e Bayern
Monaco che si svolgerà il giorno dopo.
Ad assicurare i prevedibili ascolti da
record (e conseguenti incassi pubblici-
tari) verrà poi il ritorno della Juventus
a Madrid, già previsto in esclusiva e in
chiaro, sempre su Canale 5 e canale 5
HD per il 13 maggio.
Come già programmato, il pieno di
ascolti per Mediaset prosegue il 7
ENTERTAINMENT Saranno visibili a tutti Juventus-Real Madrid e le seminfinali di Europa League
La Champions in onda in chiaro su MediasetUna decisione presa da Agcom in quanto evento sportivo di particolare rilevanza nazionale
maggio con le partite di semifinale di
Europa League che vedono impegnate
Fiorentina e Napoli. Le partite si svol-
geranno in contemporanea e Media-
set ha scelto di trasmettere in diretta
Siviglia-Fiorentina, mentre la partita
del Napoli contro la squadra ucraina
Dnipro verrà trasmessa in differita su-
bito dopo. Appuntamento per le 21.05
su Retequattro e Retequattro HD per
seguire anche queste due partite di
Europa League in chiaro.
di Roberto PEZZALI
P ossibile che un sito internet possa
prendere il dominio “altadefinizio-
ne.tv” per offrire un servizio pira-
ta in streaming sotto gli occhi di tutti?
Il sito è stato finalmente chiuso dalla
Guardia di Finanza di Lecco ieri, a due
anni dall’altra grossa operazione che
aveva smantellato la rete di “releaser”
Sidcrew. Altadefinizione.tv era da mesi
attivo in Italia ed inizialmente aveva pre-
so il dominio Filmstream.me: usava i ser-
ver di Google per avere banda a volontà
e poter quindi fornire streaming sicuro
a basso costo. È lo stesso sito, per in-
tenderci, di cui avevamo parlato anche
noi in questo articolo denunciando la
cosa. Altadefinizione.tv aveva raggiunto
la classifica dei 100 siti più visti d’Italia
con accessi che superavano i 100.000
accessi unici al giorno. Un traffico che,
con banner al seguito, generava un in-
dotto per il gestore di oltre 1000 euro
al giorno. La Guardia di Finanza ci ha
messo un po’ ad individuare il respon-
sabile, un pregiudicato milanese, anche
perché come già avevamo scritto le
opere risiedevano su server esterni al-
l’insaputa probabilmente dei gestori del
server, spazi cloud aperti destinati ad
altri scopi. Milioni di italiani sono in lut-
to, e fino a quando non si capirà che la
pirateria si combatte solo con la qualità,
i prezzi giusti e una riduzione della fi-
nestra cinema/home video nasceranno
purtroppo altri siti simili.
ENTERTAINMENT La Guardia di Finanzia ha finalmente chiuso il portale Altadefinizione.tv
Chiuso Altadefinizione.tv: un milione di italiani in luttoIl sito offriva film pirata in streaming e il gestore guadagnava di 1000 euro al giorno
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
Sky Go arriva finalmente su WindowsSky Go è finalmente disponibile come applicazione per Windows 8.1 Si scarica direttamente e gratuitamente dallo Store Microsoft. Ha una interfaccia piacevole, è veloce e soprattutto non richiede Silverlight di Roberto PEZZALI
Sky e Microsoft hanno finalmen-te portato l’app Sky Go anche su Windows: si scarica direttamen-te dal Windows Store, è gratis e permetterà l’accesso a tutti gli abbonati del servizio senza pas-sare dal browser e quindi senza usare Silverlight. L’ultima release di Chrome, per esempio, blocca già il plugin Silverlight e chi non vuole passare (per ovvie ragioni) a Internet Explorer troverà molto utile la nuova applicazione.“Siamo davvero soddisfatti di poter annunciare la disponibilità di Sky Go per Windows: questa importante novità ribadisce l’im-pegno di Microsoft nell’offrire agli utenti un’esperienza sempre più personalizzata facendo leva su contenuti e servizi di qualità. Il Win-dows Store, in cui sono disponibili oltre 599.000 app, cresce ogni giorno di 500 nuove applicazioni: esse hanno infatti un ruolo centra-le nella nostra strategia, essendo in grado di rispondere a necessità e preferenze degli utenti, sem-plificandone al tempo stesso la vita. Sky Go sposa le esigenze di un pubblico davvero eterogeneo che grazie ai diversi device potrà fruire del proprio intrattenimento preferito, in ogni situazione e cir-costanza”, ha commentato Paola Cavallero, Direttore Marketing & Operations di Microsoft Italia.Lo store di Microsoft guadagna così una applicazione fondamen-tale sia in chiave desktop che tablet, soprattutto in vista di Win-dows 10. Speriamo che ora Sky faccia sorridere i possessori di tablet Android.
ENTERTAINMENT Continuano le indiscrezioni che vorrebbero il lancio in Italia entro fine anno
Netflix in Italia entro l’autunno, lo dice anche VarietyLa data di inizio delle “trasmissioni” sarebbe intorno a ottobre, entro l’ultimo trimestre 2015
di Paolo CENTOFANTI
Anche secondo la testata Variety,
Netflix starebbe preparando il
lancio del suo servizio in Italia
entro la fine dell’anno. La data di avvio
delle “trasmissioni” sarebbe intorno al
mese di ottobre, o comunque nell’ulti-
mo trimestre del 2015, stando a quanto
dichiarato da un addetto ai lavori duran-
te un summit organizzato da Business
Location South Tyrol Alto Adige, società
che si occupa della promozione del ter-
ritorio come location cinematografica.
La nuova indiscrezione è allineata con
quanto era già trapelato negli scor-
si mesi da più ambienti. Secondo la
fonte di Variety, il problema principale
per Netflix rimane la scarsa penetra-
zione della banda larga in Italia, che
rappresenta evidentemente un limite
in termini di potenziali abbonati al ser-
vizio e quindi di appetibilità del nostro
mercato. Difficile dire se l’origine della
notizia è frutto effettivamente di infor-
mazioni di prima mano o delle stesse
“voci di corridoio” che da tempo girano
nell’industria, visto che più o meno tut-
ti i protagonisti del mercato italiano si
attendono l’arrivo del colosso america-
no entro la fine dell’anno. L’unica cosa
certa ad oggi rimane il programma di
espansione internazionale annunciato
ufficialmente lo scorso anno da Netflix
e che prevede la disponibilità globale
del servizio entro la fine del 2016.
di Roberto PEZZALI
Qualcosa si muove: il 4K difficil-
mente arriverà tramite satellite
o digitale terrestre nei prossi-
mi mesi, ma per il video on demand
i lavori sono già in fase avanzata. A
settembre, o al più tardi a ottobre,
arriverà Netflix in Italia e porterà con
se qualche contenuto in 4K, e proprio
per anticipare gli “stranieri” anche
l’industria italiana è pronta con le sue
proposte. A San Marino, in occasio-
ne dell’HD Forum Italia, Infinity ha
mostrato in anteprima una versione
4K dell’app Infinity basata sulla nuo-
va piattaforma HbbTV. Compressi in
HEVC a 20 Mbps circa, i contenuti
originali in 4K (non moltissimi all’inizio)
sono veicolati tramite rete verso le TV
compatibili con una qualità comunque
superiore a quanto siamo abituati a
vedere, e secondo chi ha effettuato
la compressione anche a 9/10 Mbps
si può percepire la differenza. Al mo-
mento Infinity non ha ancora scelto
una data per il debutto e neppure la
piattaforma, che difficilmente sarà
HbbTV (è ancora prematuro), ma la
soluzione Ultra HD potrebbe arriva-
re anche prima di Netflix. Lo stream,
come già accade per quello attuale
in HD, sarà ovviamente adattivo: la
qualità sarà legata alla disponibilità di
banda e al tipo di TV/client collegato.
Una scelta questa che permette di ge-
stire con un solo flusso di dati tutte le
risoluzioni, barriera questa che ha fino
ad oggi frenato la diffusione dell’HD
sui canali TV tradizionali.
ENTERTAINMENT All’HD Forum Italia in demo una versione preliminare di Infinity in 4K HEVC
Infinity in 4K forse arriva prima di NetflixLo abbiamo visto e forse potrebbe arrivare addirittura prima di Netflix, ma non c’è una data
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Emanuele VILLA
S iamo stati invitati da TIM e Huawei per testare
le potenzialità di LTE Broadcast, il servizio di
mobile TV su rete LTE che - secondo i respon-
sabili delle due aziende - debutterà a breve a livello
commerciale, probabilmente entro fine anno.
Diciamo subito che, a livello pratico, le potenzialità
di un servizio del genere sono interessanti: si tratta,
di fatto, di un servizio televisivo in tutto e per tutto
che si basa su rete LTE (Advanced) ma con logiche
broadcast, quindi un po’ come il classico DVB-T. Si-
gnifica dunque che chiunque - su dispositivi abilitati
- potrà accedere alla programmazione disponibile in
aree affollatissime senza preoccuparsi di banda, con-
gestione di rete e affini. Ecco perchè TIM e Huawei
(che ha fornito l’infrastruttura di rete e l’hardware per
questa dimostrazione) ci hanno portato a San Siro,
durante una partita Milan-Genoa che, per quanto di-
sertata da molti tifosi per contestazione con il team
rossonero, rappresenta bene il concetto di “conge-
stione” che molti di noi sono costretti a vivere alme-
no con cadenza settimanale. Ci è stato consegnato
un tablet Huawei abilitato a LTE Broadcast e con
una semplicissima interfaccia potevamo decidere
di vedere Juventus - Fiorentina, Sassuolo - Roma o
Sampdoria - Verona durante la partita del Milan.
Quante volte capita allo stadio di non riuscire a te-
lefonare? Oppure a mandare un messaggio con
Whatsapp? Lo scopo della dimostrazione di ieri sera
ha avuto proprio questo fine: dimostrare che - tablet
alla mano - siamo in grado di guardare la partita del-
la Juve o della Roma mentre ci troviamo allo stadio
per gustarci le eccellenti performance (sì, è ironico)
del team rossonero. Qualcuno si potrà domandare a
cosa serva un servizio del genere: chi va allo stadio
per seguire la propria squadra del cuore difficilmen-
te guarda le partite degli altri. Ma in realtà bisogna
considerare alcune cose: innanzitutto era semplice-
mente una demo, e in più - una volta ottimizzato il
servizio fornito da TIM - potremo gustarci i gol delle
altre partite o rivedere le azioni salienti di quella cui
stiamo assistendo in prima persona. Tutto con uno
smartphone o un tablet che deve essere abilitato al
servizio.
ENTERTAINMENT Il bello del sistema LTE Broadcast è che non risente del numero di utenti collegati contemporaneamente
Con TIM e Huawei per provare LTE Broadcast Siamo stati invitati da TIM e Huawei a San Siro per una dimostrazione della prossima “mobile TV”, ovvero LTE Broadcast Abbiamo assistito a Milan-Genoa e guardato sul tablet altre tre partite in diretta. Senza problemi di congestione di rete
Il bello di questo LTE Broadcast è che è del tutto in-
dipendente dal numero di utenti: è una trasmissione
televisiva in tutto e per tutto (avete presente il comu-
nissimo DVB-T? Una cosa del genere, ma su rete LTE
Advanced), che per essere godibile ha bisogno sì di
un segnale stabile ed efficiente da parte del fornitore
del servizio, ma non risente in alcun modo delle 10,
100 o 1000 persone collegate in contemporanea.
Piuttosto - ci spiegano - risente del numero di canali
che vengono trasmessi, ma questo è un problema
del fornitore e non certo dell’utente. La trasmissio-
ne è sembrata sufficientemente stabile, pur al mo-
mento non impeccabile: ogni tanto si osservavano
i classici squadrettamenti tipici del segnale digitale
e di una trasmissione non eccelsa, ma - ci spiegano
- in questa fase “demo” la qualità percepita dipende
anche molto dal punto dello stadio in cui si assiste
alla partita (visto che non è coperto al 100%), se ci
sono ostacoli e via dicendo. Diciamo che le premes-
se sono buone e che, quando il sistema debutterà a
livello commerciale, la trasmissione potrebbe davve-
ro essere eccellente.
Si parte entro l’anno Alcuni scenari interessantiLa dimostrazione è stata piacevole: certamente l’app
non è ancora ottimizzata (si trattava infatti di un pro-
totipo) e i canali disponibili erano solo tre, ma TIM
ha grandi progetti relativi a LTE Broadcast. L’idea in-
nanzitutto è quella di intergrare il sistema nella rete
LTE commerciale entro l’anno, di modo tale che tut-
ti gli utenti TIM con abbonamento LTE e terminale
abilitato ne possano usufruire (poi bisogna vedere
a che prezzo, al momento le bocche sono cucite),
ma ovviamente si va oltre e si sta studiando un’app
dedicata che permetta di accedere a contenuti Pre-
mium on the go e non solo sportivi.
Ne sapremo di più nel corso di quest’anno, ma non è
da escludere che ci sia la possibilità - per rimanere in
ambito calcistico - che si possano vedere più partite
in split-screen o magari “costruirsi” la propria regia
scegliendo le visuali più consone ai propri gusti e
alle azioni che si svolgono in campo. Supponiamo
dipenderà anche molto da una questione di diritti,
ma quel che è certo è che la nuova mobile TV arri-
verà a breve, e potrebbe valerne davvero la pena.
Stay Tuned...
Un “first look” all’app che TIM userà per le tra-smissioni LTE Broadcast. È possibile che il lancio avvenga già entro l’anno.
LTE BroadcastIn prova a San Siro
lab
video
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
Sky a gonfie vele in Italia Crescono abbonati e HDSky ha rilasciato i risultati finanziari dell’ultimo trimestre: in Italia gli abbonati salgono a 4.76 milioni, con una spesa pro capite media di 43 euro. Salgono gli abbonati in HD di Roberto PEZZALISky va a gonfie vele, soprattutto in Italia dove ha messo insieme il mi-glior terzo trimestre degli ultimi tre anni. I risultati finanziari del terzo trimestre 2014/15 (Gennaio-Mar-zo 2015) del gruppo che unisce Sky UK, Germania e Italia parlano chiaro: crescita super e un nume-ro sempre maggiore di abbonati. Per l’Italia il dato più confortante è la costante crescita dei clienti: i 12.000 nuovi clienti per l’Italia rap-presentano la miglior crescita de-gli ultimi tre anni e fanno riflettere soprattutto in ottica diritti Cham-pions: chi si è abbonato ora ha sottoscritto un contratto che dura almeno 18 mesi e che comunque non prevederà la Champions il prossimo anno. I maligni potreb-bero pensare che siano tutti mila-nisti o interisti, ma il dato potrebbe anche essere legato ad un minore appeal del calcio rispetto a serie TV esclusive e spettacoli come Masterchef e X-Factor.Tra i dati interessanti per l’Italia si segnala un passaggio all’HD per altri 19.000 clienti e un totale di abbonati connessi pari al 32%, tutti con decoder collegato ai servizi onDemand. Alla crescita italiana ha contribuito Cielo, che ha registrato ottime performance pubblicitarie. Ad oggi i clienti in Italia sono 4.746 milioni, con una redditività media per singolo cliente di 43 euro, ma Sky punta a migliorare ancora. Per farlo farà leva nei prossimi mesi sulla sinergia permessa dal nuo-vo gruppo industriale: la priorità è unificare ricerca e sviluppo creando un decoder unico per tutti i mercati con i diritti acquisiti in blocco, come un’unica entità.
ENTERTAINMENT Tivù si prepara a lanciare a maggio TivùLink, un launcher per le app sulla TV
Con TivùLink trovare app sul TV sarà più facileLe applicazioni MHP non sono immediate da trovare, TivùLink cercherà di fare un po’ di ordine
di Roberto PEZZALI
L e applicazioni interattive dei broa-
dcaster, come ad esempio Rai Re-
play, La7 On Demand e Rewind, non
sono molto conosciute, un po’ perché
non tutti i TV e set top box sono com-
patibili, un po’ perché comunque sono
posizionate a canali alti, e per poterle
lanciare da un canale tradizionale bi-
sogna passare tramite gli “sconosciuti”
tasti colorati dei telecomandi.
Tivù cerca di fare un po’ di ordine, e
sta per lanciare TivùLink: una vetrina
di “link” che permette di trovare subito
tutte le applicazioni disponibili avvian-
dole. TivùLink è un semplice ma effica-
ce launcher, uno showcase delle app
MHP presenti sui vari canali raggruppa-
te in un unico contenitore. Il lancio del
nuovo servizio è previsto a maggio, e
sui decoder satellitari Tivùsat prenderà
il canale 100: ancora in discussione in-
vece il suo posizionamento sul digitale
terrestre: arriverà sicuramente, ma al
momento non è certo il canale che an-
drà ad occupare.
di Roberto PEZZALI
L o avevamo evidenziato anche nel-la nostra prova del TV OLED LG:
WebOS, almeno la versione dello
scorso anno, è bello da usare ma trop-
po lento nella gestione dell’interfaccia.
Chi ha un TV WebOS del 2014 a casa
se ne sarà sicuramente accorto, ma
sarà felice di sapere che LG ha annun-
ciato un aggiornamento, disponibile
nella seconda metà dell’anno, per tutti
i TV dotati del primo WebOS che rice-
veranno così il nuovo WebOS 2.0 pre-
sentato al CES di Las Vegas. Il risultato,
secondo LG, sarà una velocità generale
dell’interfaccia (fino a tre volte superio-
re), oltre ovviamente all’aggiunta delle
nuove funzionalità introdotte dalla nuo-
va versione. Al momento manca ancora
la conferma dall’headquarter italiano di
LG, ma l’annuncio è stato confermato
già da LG USA e probabilmente sarà
solo questione di tempo. Una rarità nel
panorama dei TV, dove siamo abituati
da anni a piattaforme che vengono
solo mantenute lato bug (se va bene)
ma non vengono mai aggiornate per
aggiungere funzionalità o aumentare le
prestazioni. Altri produttori dovrebbero
comunque seguire la stessa strada nei
prossimi anni: Samsung, che ormai ha
scelto Tizen, ha posto le basi per un’in-
terfaccia aggiornabile nei prossimi anni
e la stessa cosa vale anche per produt-
tori, come Sony e Philips, hanno scelto
Android TV.
TV E VIDEO L’annuncio, confermato al momento, da LG USA è una rarità nel panorama dei TV
LG aggiorna le Smart TV 2014 a WebOS 2.0Il risultato è un aumento della velocità dell’interfaccia e l’aggiunta di nuove funzionalità
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
ZTE Spro2 proiettore e Hotspot tutto in unoSpro2 di ZTE è un dispositivo ibrido che integra un proiettore, un display touch da 5”, connettività Wi-Fi ed è animato da Android KitKat di Andrea ZUFFI
ZTE è pronta a lanciare negli Stati Uniti Spro2, un videoproiettore portatile del peso di circa 400 gr che funge anche da HotSpot Wi-Fi per condividere l’accesso Internet LTE. Questo dispositivo ibrido, pre-sentato allo scorso CES, è in gra-do di proiettare immagini e video in HD a 120 pollici e 200 lumen. Spro2 si connette con uno o più smartphone, tablet e notebook via Wi-Fi dual band, fino a un massi-mo di 10 in contemporanea. Ha una propria capacità di storage di 16 GB, espandibili fino a 64 GB tramite slot micro SD. Dispone, inoltre, di porta USB, HDMI, inte-gra un mini-speaker ma permette di utilizzare altoparlanti esterni sia tramite connettore jack che con Bluetooth. Sul lato superiore Spro2 ha un display touch da 5” a 720p. Grazie al sistema operativo Android 4.4.4, di cui è dotato, è in grado di scaricare app da Play Store e di riprodurre contenuti in streaming da servizi come You-tube e Netflix. Spro2, versione migliorata della prima serie Spro, può funzionare anche lontano dalla presa di corrente, potendo disporre di una batteria da 6300 mAh capace di garantire, almeno in linea teorica, circa 2 ore di ri-produzione. ZTE ha annuncia che la distribuzione di Spro2 avviene esclusivamente attraverso il car-rier AT&T negli USA. Spro2 costa 399$ se abbinato a un piano AT&T della durata minima di 24 mesi oppure al prezzo pieno di 499$ senza vincoli di abbonamento. Nessuna informazione, al momen-to, circa la disponibilità nel nostro paese, ma speriamo arrivi presto: testarlo sarà un piacere.
di Roberto PEZZALI
L’annuncio di Netflix in HDR ha cam-
biato i piani di qualche azienda
come Sony, che inizialmente ave-
va deciso di posticipare l’arrivo dell’HDR
fino a quando non ci sarebbe stato uno
standard condiviso. Lo standard ancora
non c’è e tutti vanno per la loro strada,
ma Sony ha deciso di aggiornare già
dalla prossima estate i nuovi TV appena
presentati aggiungendo la gestione della
gamma dinamica sui contenuti. L’aggior-
namento riguarderà le serie di televisori
4K Ultra HD X93C e X94C della gamma
BRAVIA e sarà rilasciato tramite rete.
“Sony è da sempre leader nel 4K e le
esclusive tecnologie applicate ai nostri
TV sono state pensate per offrire agli
amanti del piccolo schermo la miglior
qualità d’immagine, indipendentemente
dal contenuto che si sceglie di guardare.
L’esperienza maturata in decenni di atti-
vità ci consente di introdurre su queste
due serie di TV 4K Ultra HD il nuovissi-
mo standard HRD, migliorando ulterior-
mente il contrasto grazie all’esclusiva
tecnologia X-tended Dynamic Range
PRO”, sottolinea Jorge Rojas Bartra,
Senior Marketing Manager TV e Home
Audio Video. “Oggi, combinando una
qualità d’immagine che non teme rivali
ad Android TV, ci apprestiamo a offri-
re ai nostri consumatori la miglior user
experience possibile”.
Una scelta saggia da parte di Sony, che
aveva già predisposto l’hardware per
gestire i contenuti a gamma dinamica
elevata ma stava temporeggiando. L’ar-
rivo dell’HDR è legato al lancio dei primi
contenuti da parte di Netflix, previsto per
la seconda metà dell’anno.
TV E VIDEO L’update sarà disponibile nel corso dell’estate giusto in tempo per l’arrivo di Netflix
I nuovi TV Sony saranno aggiornati all’HDRSony annuncia l’aggiornamento per le serie di TV X93C e X94C, che non sono ancora nei negozi
TV E VIDEO Sky lo annuncia disponibile entro il quarto trimestre
Arriva il set top box per Sky Online È basato sulla piattaforma Roku 3
di Roberto PEZZALI
Sky è pronta a lanciare anche il Italia il set top box per Sky Online basato sulla
piattaforma già sperimentata in Germania e Inghilterra, quindi su hardware Roku
3. La notizia, che ci era a prima vista sfuggita, è contenuta nel report completo dei dati finanziari: “Our Sky Online streaming services in Italy and Germany are buil-
ding on our experience in the UK, with Italy set to launch its own Sky Online box in Q4
based on the same technology already deployed in the UK and Germany”.
Sky conferma, quindi, l’arrivo del set top box entro il quarto trimestre finanziario, ma in
questo caso per Sky il quarto trimestre è quello che termina il 30 giugno. Questione
quindi di settimane, poi si potrà fruire di Sky OnLine sui TV che non sono predisposti
per la ricezione del servizio (praticamente tutti tranne Samsung), semplicemente con-
nettendo il box al televisore tramite HDMI. Non siamo a conoscenza al momento di
eventuali promozioni legate al lancio del set top box, ma sarà interessante vedere se
sarà dotato an-
ch’esso di ap-
plicazioni smart
TV come il mo-
dello per Now
TV, che ha a
bordo, oltre alle
più note app di
catch up TV, an-
che Spotify, Fa-
cebook, Vimeo
e Youtube.
TV E VIDEO
Nexus Player in Italia a 99 euroAbbiamo parlato più volte di Nexus Player, il primo set top box basato su Android TV e realizzato congiun-tamente da Asus e Google. Un prodotto molto interessante poiché in grado di “aggiornare” alle nuove tecnologie i TV delle precedenti generazioni: servizi di video on demand, giochi, applicazioni, streaming audio e compatibilità con Google Cast sono i principali fattori d’interesse per la “scatoletta nera” di casa Google. In più c’è un microfono integrato per i controlli vocali e un telecomando per la gestione remota: chi pensa di uti-lizzarlo soprattutto per giocare può acquistare un controller Bluetooth separato. L’azienda ha deciso che, dopo un’esperienza positiva in terri-torio a stelle e strisce, Nexus Player vada esteso a nove altri mercati, tra cui figura l’Italia. E la disponibilità è immediata, considerando che il pro-dotto è già disponibile sul Play Store italiano a 99 euro.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Roberto FAGGIANO
D opo l’acquisizione di Pioneer,
Onkyo inizia a sfruttare le sinergie
di gruppo con due nuovi sintoam-
plificatori della fascia media del merca-
to. Il nuovo TX-NR545 (599 euro) si an-
nuncia come particolarmente versatile
e aggiornato, infatti è compatibile con il
Dolby Atmos, è conforme alle specifiche
HDCP 2.2, include Wi-Fi con DLNA 1.5 e
AirPlay e Bluetooth oltre a essere già
compatibile con musica in formato DSD.
Il nuovo modello è un 7.2 con potenza
di 120 Watt per canale (6 Ohm, 1% THD)
che utilizza un recente convertitore
AKM (AK4458) da 384 kHz/32 bit che
abilita l’apparecchio alla riproduzione
della musica in DSD oltre agli altri con-
sueti formati. A proposito di musica, il
nuovo sintoampli è già compatibile con
Spotify Connect, Deezer e TuneIn per
le radio web. Non manca il sistema di
calibrazione automa-
tica, l’applicazione
di controllo tramite
smartphone o tablet
e la possibilità di so-
norizzare una secon-
da zona. Notevole la
versatilità grazie alla
presenza di sei prese
HDMI, alcune vecchie
connessioni video
component, ingressi
digitali e analogici,
presa di rete e USB.
Il modello più econo-
mico, TX-NR343, è un
classico 5.1 con po-
tenza di 100 Watt per canale
(6 Ohm, 1% THD), compatibilità con i
migliori formati Dolby e DTS, compati-
bilità video con il protocollo HDCP 2.2
per il 4K, Bluetooth e convertitore D/A
Burr Brown da 192 kHz/24 bit. Entrambi
i modelli di sintoampli, TX-NR545 e TX-
NR343, sono disponibili nella doppia
veste estetica silver oppure nero.
HI-FI Dopo l’avvenuta acquisizione da parte di Pioneer, Onkyo presenta due nuovi sintoamplii
Due sintoampli dell’era “Onkyo e Pioneer”Due nuovi sintoamplificatori di fascia medio/economica ma con contenuti molto interessanti Il versatile modello TX-NR545 è compatibile con il Dolby Atmos e la musica in formato DSD
di Roberto FAGGIANO
I n un momento sempre meno favorevo-
le per il supporto fisico arriva a sorpresa
un nuovo lettore CD di Denon. Si chia-
ma DCD-50, costa 399 euro e fa parte del-
la Design Series assieme all’amplificatore
con DAC PMA-50 (qui la news completa) e a un’inedita coppia di diffusori che com-
paiono nelle immagini ufficiali ma di cui
Denon non ha ancora fornito dettagli. Il
nuovo lettore CD ha le stesse dimensioni
dell’amplificatore e può anch’esso essere
posizionato in modo orizzontale o vertica-
le; la meccanica di caricamento è del tipo
slot in motorizzata e ritroviamo il piccolo
display OLED già visto sull’amplificatore.
Dal punto di vista tecnico il DCD-50 im-
piega un convertitore da 32 bit/192 kHz
per le uscite stereo analogiche, ma le
prestazioni musicali migliori possono es-
sere ottenute con il collegamento digitale
all’amplificatore per sfruttare l’esclusivo
circuito Advanced AL32. Il telecomando
in dotazione è già predisposto per attiva-
re anche l’ampli. Il nuovo lettore CD sarà
disponibile dal mese di giugno.
HI-FI Il lettore CD Denon si distingue per la meccanica di caricamento motorizzata e il display OLED
Denon DCD-50 è il lettore CD compatto di designCompagno perfetto dell’ampli-DAC PMA-50, si può posizionare in orizzontale o in verticale
Le major del disco chiudono GroovesharkÈ arrivata al capolinea l’avventura di Grooveshark, il controverso servizio di streaming musicale, che ha sempre dovuto combattere per il suo status di “legalità”. La musica disponibile in streaming era caricata dagli stessi utenti, senza accordi con i detentori dei diritti. Grooveshark sosteneva di non incentivare il caricamento di contenuti coperti dal diritto d’autore e di rispon-dere con la rimozione dei brani non autorizzati. Secondo le case discogra-fiche, però, erano gli stessi dipendenti dell’azienda a popolare il catalogo del servizio di streaming, motivo per il quale i dirigenti erano finiti sotto processo con condanna per violazione volontaria di copyright. La chiusura del servizio arriva alla conclusione del procedimento per la valutazione del risarcimento per i danni, stimati in quasi 1 miliardo di dollari . Da qui il patteg-giamento con la chiusura del servizio e la cessione di tutti i brevetti, nonché la proprietà del sito alle major.
ONKYO TX-NR545
ONKYO TX-NR343
MAGAZINE
Estratto dal quotidiano onlinewww.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabileGianfranco Giardina
editingClaudio Stellari Simona Zucca
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Roberto PEZZALI
C’è chi ha stravolto il suo progetto, come Sam-
sung con Galaxy S6, e chi invece ha deciso di
tenere ferma la base e migliorarla. LG ha pre-
ferito andare per la seconda strada, più che altro per
rafforzare la brand identity del marchio “G” che giunge
alla quarta generazione, affiancato dalla variante Flex.
G4, come abbiamo scritto nell’articolo del lancio ufficia-
le, insiste sugli aspetti più importanti di uno smartphone,
con l’autonomia che ricopre senza dubbio il primo po-
sto nella piramide dei desideri. LG non si sbilancia ma
ha fatto di tutto per garantire il superamento del giorno
intero di autonomia sacrificando magari lo spessore
dello smartphone e tenendo una batteria comunque
abbondante, 3000 mAh. Per la prima volta compare
lo Snapdragon 808: non è potente come lo Snapdra-
gon 810 ma dovrebbe essere più efficiente e soprat-
tutto scaldare meno. Difficile capire perché LG dopo
aver scelto l’810 sul G Flex 2 abbia optato per l’808
sul top di gamma, ma probabilmente avrà ritenuto più
efficiente un processore capace di lavorare senza pro-
blemi a pieno regime piuttosto che uno da “gestire”
per evitare problemi termici. Lo Snapdragon 808 è un
processore a sei core, 4 Cortex A53 e 2 Cortex A57
con un Adreno 418 come GPU. Rispetto all’810, oltre
a due core, perde quindi un po’ sotto il profilo della
GPU, non ha l’encoder HEVC hardware, il processore
a 14 bit per le foto (è a 12) e il controller per memorie
DDR4. A nostro avviso, dopo averlo provato per un po’,
non sembra che il G4 risenta di questo downgrade nel-
le prestazioni; inoltre, ed è bene aggiungerlo, siamo di
fronte a processori che sicuramente sono più potenti di
quanto effettivamente serva in uno smartphone.
LG sul G4 ha tenuto 3 GB di memoria e 32 GB di stora-
ge, quella che sembra essere la nuova dotazione mini-
ma per i top di gamma Android. Chi vuole espandere la
memoria potrà comunque farlo con lo slot microSD che
gestisce card fino a 2 terabyte.
Spostandoci sul design la proposta di LG per distin-
guersi è chiara: la pelle impreziosisce la cover posterio-
re anche se è comunque una finitura delicata e molto
sensibile ai graffi. LG lo sa bene e ha previsto delle co-
ver speciali, ma è chiaro che coprire la finitura di pelle
è un vero crimine. LG ci ha tenuto a precisare che, per
evitare picchetti di animalisti fuori dalla sede, non sono
stati uccisi animali per ricoprire i G4, motivo per il quale
probabilmente manca la cover di pitone.
Scherzi a parte, il lavoro fatto è notevole: il jack e il con-
nettore USB sono infatti protetti per evitare di rovinare
la finitura con le continue ricariche. Il modello marrone
chiaro è forse quello più particolare, ma il nero è quel-
lo che ci è piaciuto di più. Una lavorazione particolare
delle plastiche è stata fatta anche sul frontale legger-
mente curvo, con un motivo che si vede solo in con-
troluce. La curvatura è comunque minima, niente a che
vedere con G Flex 2. Passando allo schermo, LG aveva
svelato in anticipo tutto con un teaser: LG lo chiama
Quantum IPS ed è una rivisitazione della tecnologia
Quantum Dots usata sui TV. L’illuminazione dello scher-
mo di uno smartphone infatti non è a luce diretta ma è
Edge LED, e per sfruttare il principio dei Quantum Dots
non è stato inserito il filtro di cristalli tra l’illuminazio-
ne e il pannello ma è stata fusa la struttura di cristalli
con il pannello che integra anche la tecnologia InTouch
per le celle. Il risultato, secondo LG, è un gamut ben
più ampio del classico sRGB (120%), con una copertu-
ra quasi totale (98%) dello spazio colore DCI (Digital
Cinema) e una maggiore luminosità. Grazie a un nuovo
allineamento dei subpixel, LG è riuscita ad aumentare il
contrasto riducendo la luce che filtra tra i vari subpixel
del pannello. Il filmato demo mette in luce un’ottima
resa cromatica, ma ovviamente senza uno strumento
di misura è difficile dare un giudizio. Lo schermo, come
sul modello precedente, è un 5.5” da 1440 x 2560 e
538 ppi di risoluzione.
Per quanto riguarda la fotocamera, il nuovo modulo,
sempre da 16 megapixel, è prodotto da LG Innotek e
MOBILE Le prime impressioni e i dettagli sulle tecnologie utilizzate da LG G4. Arriverà in Italia tra maggio e giugno, prezzo 699 euro
LG G4: foto, video e tutti i dettagli in anteprima Siamo riusciti ad utilizzare per un po’ di tempo il G4 di LG, apprezzando in particolare il nuovo schermo e la fotocamera
segue a pagina 13
LG G4video prova in anteprima
lab
video
lab
video
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
MOBILE
Anteprima LG G4 segue Da pagina 12
integra uno stabilizzatore d’immagine ottico che stabi-
lizza fino a 2° in più rispetto al modello precedente che
lavorava su 1°. LG ha usato un sensore con pixel più
grandi e ha aumentato anche l’apertura a F1.8, garan-
tendo quindi la possibilità di scattare con un tempo di
posa più rapido quando c’è poca luce.
Oltre al motore di messa a fuoco che sfrutta il laser per
rilevare la distanza del soggetto, su G4 LG ha inserito
anche un esposimetro RGB Matrix con sensore IR per
gestire il bilanciamento del bianco e l’esposizione,
operazione che solitamente viene fatta dal sensore;
il piccolo modulo trova spazio subito sotto il flash.
Hardware di un certo livello dev’essere accompagna-
to anche da un software adeguato: LG ha predisposto
una modalità foto “vera” con tanto di scatto in RAW
(formato DNG) e possibilità di regolare tutti i parametri
di scatto, dai tempi al fuoco che può essere anche
gestito manualmente con piccoli microstep. Purtrop-
po non esiste al momento una custodia fotografica
per l’aggancio al treppiedi, ma LG ci sta pensando.
Un guanto di sfida a Microsoft, che con i suoi Lumia
PureView è sicuramente al top della categoria.
LG G4, ovviamente, ha tante altre piccole migliorie, sia
sotto il profilo software sia sotto l’aspetto hardware. Nel
complesso sembra un ottimo smartphone, con miglio-
ramenti netti dove serviva. Non è uno stravolgimento
rispetto al passato, ma grazie alla cover in pelle rie-
sce comunque ad essere elegante e a distinguersi.
Il prezzo di 699 euro è dettato dal mercato, anche
se in casa LG c’è allo stesso prezzo il G Flex 2, che è
sempre un 5.5” e ha lo Snapgragon 810. Un dualismo
non facile da gestire.
di Roberto PEZZALI
L ibon è un’app di Orange simile a
Skype: effettua chiamate voip a
prezzi concorrenziali, ha un siste-
ma di voice mail e ha pure la messag-
gistica integrata, con possibilità di chat
web per chi non ha l’app installata. Una
buonissima app, disponibile sia per iOS
sia per Android, che ora si arricchi+sce
di una funzione unica: Reach Me, ovve-
ro la possibilità di essere contattati an-
che quando manca la copertura GSM.
Reach Me debutta sulla versione An-
droid di Libon proprio in Italia, abbiamo
avuto modo di provarla e di capire come
funziona. La versione per iOS è in lavo-
razione: mancano le api per renderla
perfettamente funzionale. L’idea è sem-
plice: quando la copertura GSM non è
eccellente o è assente, come in un edi-
ficio particolarmente schermato, riceve-
remo ugualmente le telefonate tramite
la rete Wi-Fi. Una soluzione abbastanza
comoda e utilizzabile ad esempio anche
all’estero: se abbiamo una copertura
Wi-Fi possiamo ricevere le chiamate in
MOBILE Il servizio Reach Me dell’app Libon usa il Wi-Fi in assenza di copertura del segnale GSM
Ha debuttato in Italia Reach Me di Libon Sei raggiungibile anche senza coperturaLa funzione è utile negli uffici e per i viaggi all’estero, ma l’app dev’essere ancora migliorata
voip sul nostro numero senza pagare lo
scatto alla risposta. Il principio di funzio-
namento è quasi banale: Reach Me, una
volta attivato, effettua un trasferimento
di chiamata verso un numero Orange
che a sua volta instrada la chiamata in
voice over IP verso l’app Libon. La qua-
lità di chiamata è davvero molto buona,
il ritardo assente. Il trasferimento di chia-
mata non crea particolari problemi con
gli SMS: anche se lo abbiamo inserito gli
SMS continueranno ad arrivare ugual-
mente, e se qualcuno ci chiama mentre
siamo al telefono è disponibile anche
la segreteria telefonica. Ad oggi l’unico
limite è la necessità di inserire la fun-
zione Reach Me manualmente e quindi
anche di toglierla manualmente: l’app
non è ancora in grado di riconoscere lo
stato della connessione e quindi agire
in perfetta autonomia: i creatori di Libon
dicono che comunque la funziona sarà
disponibile molto presto, con Reach Me
che diventerà quindi totalmente auto-
matico. Ad oggi questa funzionalità non
si paga, ma il “free” è legato esclusiva-
mente al periodo di lancio: tra qualche
mese infatti diventerà a pagamento,
anche se non è ancora stato stabilito
quando si dovrà pagare.
MOBILE
Acer al lavoro su un tablet da gioco?Non ha ancora un nome e i dettagli sono scarsi, ma Acer lo ha mostrato durante una conferenza stampa a New York i. Si tratta di un nuovo ta-blet Android con display da 8 pollici e un design che lo accomuna alla gamma di PC per il gaming Predator del produttore. Il nuovo tablet, che a quanto pare verrà ufficialmente annunciato nell’ultimo trimestre del-l’anno, sarà un dispositivo esplicita-mente pensato per il gaming. Non si sa con quale processore arriverà sul mercato, ma Acer ha parlato di alcu-ne caratteristiche specificatamente pensate per il gaming, come quattro diffusori frontali per un’esperienza di gioco più immersiva, e un sistema di feedback a vibrazione in qualche modo simile a quello che possiamo provare sui joypad delle console. Per Acer si tratta di una scommessa non da poco, visto che ad oggi nes-suno è riuscito a catturare un gran-de pubblico con prodotti di questo tipo. Anche per il performante tablet Shield di NVIDIA è difficile parlare di un vero e proprio successo com-merciale. Questione di contenuti, hardware o entrambe le cose?
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pub italie colorline 2015.pdf 1 10/03/2015 16:06
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
MOBILE Samsung rilascia a sorpresa l’SDK per sviluppare le app per il suo prossimo Gear
Samsung pensa a uno smartwatch tondoIl nuovo smartwatch sarà il primo realizzato da Samsung ad avere un display circolare
di Roberto PEZZALI
S amsung sta per lanciare un nuo-
vo smartwatch con l’intenzione di
cavalcare l’onda mediatica gene-
rata Apple Watch: ancora non c’è una
data, ma gli sviluppatori possono già
creare applicazioni grazie all’SDK che
l’azienda ha rilasciato ancora prima
del prodotto stesso. Una cosa insolita
per Samsung, ma probabilmente an-
che la più logica: arrivare sul mercato
con un prodotto senza app ottimizzate
suonerebbe come una falsa partenza.
La notizia, in questo caso, è il cambio
di design rispetto al passato: i vecchi
Gear, basati su Tizen, erano basati sul-
la classica interfaccia squadrata, quelli
nuovi, in linea con i migliori smartwatch
basati su Android Wear, avranno un
display OLED tondo. Samsung mostra
nel teaser di lancio dell’SDK alcune
app ottimizzate per il nuovo quadrante,
ma al momento non da altre indica-
zioni. Paradossalmente, con il lancio
di Watch Urbane di LG alle porte e
l’arrivo dello smartwatch Huawei, ci ri-
troviamo in una situazione dove quasi
tutti i nuovi modelli presentati hanno un
display tondo come la maggior parte
degli orologi veri, mentre Apple, con
Watch e il suo quadrante rettangolare,
rappresenta insieme a pochi altri una
voce fuori dal coro. Tondo o quadrato
comunque poco importa: la ricetta per
lo smartwatch perfetto non passa certo
dalla forma del display e sembra che
nessuno abbia ancora trovato la formu-
la magica.
MOBILE Giusto in tempo per le prime consegne, iFixit smonta pezzo per pezzo l’Apple Watch
iFixit conferma: Apple Watch non è aggiornabileGrande integrazione ma non c’è nessuna speranza di aggiornare l’hardware del prodotto
di Paolo CENTOFANTI
Q uando arriva un prodotto mol-
to atteso e di forte richiamo, il
sito di riparazioni iFixit è sem-
pre puntuale con il suo “teardown”,
lo smontaggio in diretta pezzo per
pezzo. Questa volta è stato il turno
dell’Apple Watch, i cui primi esempla-
ri sono stati consegnati da poco nelle
mani delle persone che lo hanno ordi-
nato nelle scorse settimane. La cosa
interessante che poteva emergere
da questa analisi dello smartwatch di
Apple, non era tanto la facilità di ripa-
razione, quanto l’eventuale possibilità
di poter aggiornare in qualche modo
il prodotto, non tanto per il modello
base, ma per la versione Edition, che
ha un costo anche di svariate migliaia
di dollari. È il problema della tecnologia
che vuole diventare oggetto di lusso:
un orologio classico non invecchia mai,
ma in questo caso siamo pronti a scom-
mettere che non passeranno poi così
tanti mesi dal lancio del “superiore in
tutto” Apple Watch 2, con buona pace
di chi avrà speso magari i 17.000 dollari
della versione più costosa.
Premesso che chi non si fa proble-
mi a spendere una tale cifra per un
Apple Watch probabilmente non è
nemmeno il tipo da ansia da obsole-
scenza tecnologica, resta il fatto che
dal teardown di iFixit emerge che lo
smartwatch di Apple difficilmente po-
trà ricevere aggiornamenti, vista la
difficoltà di accesso al processore;
a meno che la versione Edition non
abbia una costruzione diversa si in-
tende. Venendo all’indice di riparabili-
tà, l’Apple Watch si è preso un voto di
5 su 10: schermo e batteria sono più o
meno sostituibili con relativa semplici-
tà, ma tutto il resto è molto più difficile
da sistemare se non impossibile.
Watch Teardown Review!
Galaxy S6 ed S6 Edge Ecco le funzioni nascosteUn gruppo di utenti smaliziati nella personalizzazione di Android ha scoperto delle funzioni nascoste degli ultimi nati di casa Samsung. Provare per credere, ma servono i permessi di root di Michele LEPORI
“Don’t try this at home”, o meglio provateci ma dopo essere sicuri di aver salvato il salvabile perché questo tipo di modifiche potrebbe-ro comportare la perdita parziale o totale dei dati del vostro nuovissi-mo Galaxy S6 o S6 Edge. La com-munity di XDA, nota da tempo per essere il riferimento del mondo An-droid più hardcore, ha infatti sco-perto alcune funzione veramente interessanti ed utili che si possono attivare sui neonati Galaxy S6 ed Edge ma che Samsung ha deciso di nascondere, o comunque non avere attive di default. Degli easter eggs, per dirla con linguaggio vi-deoludico, anche se alcune di que-ste sono state disattivate perché potrebbero essere illegali in alcu-ni paesi. In questo thread c’è una vera e propria cascata di funzioni, alcune di essere però non ancora perfettamente stabili o comunque in fase di studio e miglioria mentre molte altre sono già abili ed arruo-late, pronte ad entrare in funzione. Come? Basta avere i permessi di root, un root explorer ed un text editor. Ed un backup dei file stock di sistema. In questo secondo thread, invece, ci sono le linee co-dice da applicare: noi ci limitiamo a segnalare le funzioni che ci sem-brano più interessanti quali la pos-sibilità di chiamare sotto rete Wi-fi se l’operatore lo permette, attivare la registrazione delle chiamate, attivare la videocamera durante le chiamate ed attivare VoLTE. In-teressante anche la possibilità di silenziare lo scatto della camera e di post-datare i messaggi.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Roberto PEZZALI
Casio, che costruisce e progetta
orologi da una vita lancia la sua
proposta “smart”. ProTrek 3500
è il nuovo modello che va ad arricchire
la gamma destinata al trekking e all’av-
ventura, pieno di tecnologia ma con bat-
teria ad autonomia infinita. Barometro,
altimetro, bussola e termometro sono le
quattro funzioni extra in aggiunta a quel-
le classiche degli orologi, le uniche al
momento si riescono ad inserire senza
sacrificare l’autonomia. Secondo Casio,
infatti, “la differenza tra un orologio e
un device la fa la batteria: se va ricari-
cata non è un orologio, è un dispositivo
come un tablet o uno smartphone”. Il
GPS, ad esempio, sarebbe una feature
importantissima, ma la tecnologia at-
tuale non permette di utilizzarlo senza
ridurre in modo considerevole l’autono-
mia del prodotto. La libertà dalla “carica”
del ProTrek 3500 è dovuta ad un accu-
mulatore che si ricarica con le celle so-
lari del quadrante, soluzione questa che
ancora nel campo degli smartwatch non
è stata adottata. Casio sottolinea come
le funzioni da inserire vengano studiate
MOBILE Casio sfida gli smartwatch con un nuovo modello per il trekking della gamma ProTrek
Casio presenta “l’orologio” ProTrek 3500Ha batteria infinita, barometro, bussola, termometro e altimetro, ma manca il Bluetooth
ancora prima di realizzare l’orologio e
come non siano presenti funzioni che
servono solo a dare posizionamento
“marketing” al prodotto. Purtroppo man-
ca il Bluetooth: sarebbe stato utilissimo
per trasferire ad una applicazione i dati
registrati dalla memoria interna per l’al-
timetro e il barometro, così come sareb-
be stato utile per l’orologio appoggiarsi
ad un GPS esterno. Casio ci conferma
che quello sarà il prossimo step, anche
perché l’azienda ha in gamma alcuni
modelli dotati di connettività Bluetooth
come la serie Edifice, ma nel caso del
Pro Trek l’inserimento del wireless
avrebbe modificato il bilanciamento
energetico dell’orologio. Al prezzo di
299 euro il modello base e di 399 euro
il modello in titanio, il nuovo Pro Trek
non è molto diverso nel posizionamento
dagli smartwatch, ma è comunque un
tipo di orologio diverso, più orologio
e meno gadget. La via giusta forse sta
nel mezzo: Casio come tutte le aziende
giapponesi è molto conservatrice e cer-
ca sempre di dare il prodotto perfetto
per l’applicazione perfetta, ma il discor-
so sulla batteria è sacrosanto.
MOBILE Apple Watch sotto la lente d’ingrandimento: sarà preciso come fitness tracking?
Apple Watch corre preciso anche senza GPSPur senza GPS e iPhone in pairing, Apple Watch rileva i dati come un dispositivo completo
di Paolo CENTOFANTI
Se siete interessati all’Apple Watch
ma siete scettici sulla sua utilità
come fitness tracker, allora vi pia-
cerà sapere che a quanto pare lo smart
watch di Apple sarebbe preciso quanto
un dispositivo con GPS. In seguito alle
prime consegne dell’Apple Watch, arriva-
no infatti i primi test dello smartwatch e
c’è chi lo ha messo a confronto con altri
dispositivi per gli sportivi già ben rodati,
per scoprire quanto sia effettivamente
affidabile. L’Apple Watch, come molti al-
tri dispositivi di questo tipo, non è infatti
dotato di GPS e di suo monta un più ordi-
nario contapassi. Quando è collegato al-
l’iPhone, sfrutta il GPS dello smartphone,
ma se non si vuole uscire per una corsa
con entrambi i dispositivi, bisogna affidar-
si unicamente ai sensori dell’orologio. Lo
sviluppatore Hannes Verlinde lo ha mes-
so a confronto con il Garmin
Forerunner 610 ottenendo dai
due dispositivi praticamente la
stessa lettura dopo una corsa
in termini di distanza, ritmo e
battito cardiaco. Questa pre-
cisione sarebbe stata ottenuta
grazie alla calibrazione che
l’Apple Watch effettua la prima
volta che viene registrata un’at-
tività fisica con pairing all’iPho-
ne, operazione che permette al
software di determinare la fal-
cata dell’utente e quindi tarare
con precisione il contapassi.
Effettuata questa calibrazio-
ne diventa possibile “uscire”
senza smartphone e ottenere
questi livelli di precisione an-
che senza GPS. L’autorevole Consumer
Reports ha invece testato l’accuratezza
del cardiofrequenzimetro dell’Apple Wa-
tch, confrontandolo con un Polar FT60,
ottenendo anche in questo caso letture
equivalenti dai due strumenti.
Lo smartwatch di TAG Heuer costerà 1400 dollariJean-Claude Biver conferma che lo smartwatch TAG Heuer arriverà a tra ottobre e novembre 2015 La sua batteria offrirà un’autonomia di 40 ore Su Apple Watch dice “Spero ne vendano milioni e milioni” di Michele LEPORI
Ricordate la “non presentazione” di TAG Heuer e Google lo scorso 19 marzo? il CEO di TAG Heuer Jean-Claude Biver ha rilasciato alcuni nuovi dettagli di quello che sarà il primo smartwatch Android Wear realizzato dal produttore svizze-ro. Durante quell’evento, infatti, a parte la partnership con Google con Intel, poco venne svelato, se non che l’orologio sarebbe arri-vato entro la fine dell’anno. Ora, stando quanto riportato da Bloom-berg, sappiamo due cose in più: avrà una batteria in grado di offri-re un’autonomia di 40 ore circa e soprattutto un costo di 1400 dol-lari. C’è anche una data di uscita indicativa, intorno a ottobre e no-vembre. L’annuncio di TAG Heuer ha catturato l’attenzione generale, perché si tratterà del primo vero e proprio smartwatch realizzato da un nome storico dell’industria svizzera. Biver ha rilasciato anche un commento riguardo all’appena lanciato Apple Watch, prodotto che secondo Ive di Apple do-vrebbe far tremare proprio mar-chi come TAG Heuer: “Spero ne vendano milioni e milioni e milioni. Più ne venderanno e più alcune persone vorranno qualcosa di completamente diverso e si rivol-geranno a TAG Heuer”.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
MOBILE Google lancia negli Stati Uniti Project Fi, il servizio di connettività mobile per Nexus 6
Con Project Fi Google diventa operatore mobileIl sistema è stato concepito come “la rete delle reti”, i partner USA sono Sprint e T-Mobile
di Emanuele VILLA
Come da copione, Google ha ufficia-
lizzato Project Fi, ovvero il servizio
con cui l’azienda diventa di fatto
un operatore mobile negli Stati Uniti. E
sono confermate anche tutte le indiscre-
zioni della vigilia: il servizio funzionerà
inizialmente solo con Nexus 6 e prevede
una procedura di registrazione (al termi-
ne della quale si può anche acquistare il
telefono, volendo) da cui si deduce che
Google voglia rilasciare il proprio servizio
in modo molto graduale. Qui si innestano
anche delle considerazioni tecniche, nel
senso che Project Fi prevede passaggi
rapidi e continui tra reti diverse, e presu-
mibilmente solo alcuni smartphone sa-
ranno in grado di gestire la cosa in modo
seamless. Google diventa un operatore
di telefonia ma non costruisce una rete
propria: il concetto alla base di Project
Fi è quello di permettere agli utenti di
sfruttare, per chiamate vocali, sms e
dati, solo la rete migliore disponibile al
momento. I partner per la parte cellulare
sono T-Mobile e Sprint negli Stati Uniti,
ma un ruolo essenziale lo hanno le reti
Wi-Fi open che sono state verificate da
Google come veloci e affidabili. Il pas-
saggio tra le varie reti alla ricerca di quel-
la migliore è del tutto trasparente per
l’utente: è possibile che una telefonata
sia iniziata sotto
copertura Wi-Fi
per poi passare
su una rete LTE di
Sprint o T-Mobile;
nella visione di
Google poco im-
porta quale sia l’in-
frastruttura di rete
utilizzata, basta
che sia la migliore
per l’utente e che gli eventuali passag-
gi “in corsa” avvengano in modo indo-
lore. Come poi ciò avvenga, cioè che
tecnologia ci sia sotto Project Fi, non è
dichiarato esplicitamente, ma parrebbe
venga impiegata la nuova infrastruttu-
ra combinata Hangouts/Google Voice.
Project Fi richiede una SIM ad hoc e,
come anticipato, è al momento disponi-
bile solo per utenti americani registrati
sull’apposito sito: per quanto concerne
i prezzi, Google vuole rivoluzionare il
settore tornando a un concetto di paga-
mento a consumo, quanto meno limitata-
mente ai dati. La tariffa base di 20 dollari
al mese comprende telefonate nazionali
illimitate, sms illimitati e Wi-Fi tethering,
cui vanno aggiunti 10 dollari per ogni GB
consumato. Sembra caro considerando
i nostri canoni, ma bisogna anche dire
che Google fattura solo ed esclusiva-
mente il traffico usato: questo significa
che chi non dovesse consumare tutto il
GB compreso nel profilo di partenza (ta-
riffa base + 1 GB) non pagherà tutti i 30
dollari previsti ma solo una quota dipen-
dente dall’effettivo consumo.
MOBILE Microsoft annuncia Islandwood e Astoria, tecnologie per il porting delle app in Windows 10
Windows 10 supporterà le app Android e iOSGli sviluppatori potranno convertire con facilità le app in Windows 10 e Windows Mobile
di Paolo CENTOFANTI
D urante il keynote di Build 2015,
Microsoft ha presentato le sue
soluzioni al problema cronico di
di Windows Phone: la carenza di app.
Non è un mistero che la maggior parte
di applicazioni vengono sviluppate pri-
ma per iOS, quindi Android e raramen-
te poi anche per Windows Phone. Con
i progetti Islandwood e Astoria, Micro-
soft spera di facilitare il porting delle
app su Windows 10 e Windows Mobile
(così come verrà chiamato da ora in
avanti Windows Phone), integrando
parte del DNA delle piattaforme con-
correnti all’interno di Windows 10.
In particolare con Astoria, Microsoft
ha integrato direttamente in Windows
10 per smartphone il supporto per le
app Android, con un “sottosistema”
che permetterà loro di girare già così
come sono, ma con la possibilità per
gli sviluppatori di aggiungere anche il
supporto per alcune funzionalità spe-
cifiche di Windows, come Cortana ad
esempio. Project Islandwood permet-
terà invece agli sviluppatori di ricompi-
lare le app di iOS scritte in Objective C
per Windows 10 come Universal App,
con modifiche a una piccola percen-
tuale del codice nativo dell’applicazio-
ne originale, grazie a un middleware
integrato nel nuovo sistema operativo,
progettato per “accogliere” le app iOS.
La stessa tecnologia, ha annunciato
Microsoft, è già stata utilizzata per rea-
lizzare la versione per Windows Phone
di Candy Crash Saga.
Spinel, il vetro antiproiettile sottilissimo che fa paura a Gorilla GlassLa Marina Militare americana ha realizzato un vetro sottilissimo che resiste ai proiettili Verrà usato per le lenti delle fotocamere dei droni, ma i creatori aprono anche a smartphone e tablet di Roberto PEZZALI
Un vetro che non si rompe, nem-meno se ci spari: la rivoluzione arri-va dalla Marina Militare americana che nei suoi laboratori ha realizza-to Spinel, un composto minerale che ha richiesto dieci anni di svi-luppo e può davvero rivoluzionare il mondo. Chiamarlo vetro forse è errato, perché Spinel è basato su un minerale, per la precisione alluminato di magnesio: nei labo-ratori della US Navy sono riusciti a creare un particolare processo di produzione che permette di realizzare strati sottilissimi di que-sto materiale con forme a scelta, quindi non necessariamente piatte come i vetri antiproiettile. Il compo-sto, sottile e flessibile, può anche essere inserito all’interno di sand-wich con altri materiali rinforzan-doli. I ricercatori, che hanno dato in licenza la tecnologia ad alcuni la-boratori esterni per produrre lastre più grandi, pensano di utilizzarlo su visiere, vetri di blindati e per le lenti dei droni, ma la produzio-ne in larga scala è dietro l’angolo. Spinel, che è realizzato pressando una serie di cristalli, si può comun-que danneggiare ma non si crepa (si scheggia e basta) e soprattutto lascia passare tutta la luce senza bloccare l’infrarosso: perfetto per tablet, notebook e fotocamere.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Michele LEPORI
D alla conferenza stampa degli
sviluppatori Microsoft, la Build
2015 sono emerse alcune impor-
tanti news per il futuro del colosso di
Redmond. Una di queste rappresenta
un taglio netto con il passato di Micro-
soft, si chiamerà Edge e sarà l’erede di
Internet Explorer: la “e” azzurra che ci
ha accompagnato negli ultimi 20 anni
di navigazione è infatti pronta a cede-
re il passo alle nuove leve per evidenti
limiti di età. Microsoft Edge, finora co-
nosciuto come Project Spartan, sarà
il browser ufficiale di Windows 10 ed
avrà nel suo DNA caratteristiche uni-
che quali Cortana e la gestione libera
degli appunti, che potranno poi essere
condivisi in pochi tocchi. Inoltre, Edge
supporterà le estensioni di Chrome e
Firefox, esattamente come Windows 10
supporterà le app iOS ed Android e gli
sviluppatori saranno anche in grado di
crearne di dedicate, a patto di utilizzare
HTML e Javascript. L’uscita di scena di
IE sarà però graduale, complice anche
un messaggio di rivoluzione all’insegna
della continuità di intenti piuttosto che
del desiderio di cestinare quanto fatto
finora per ripartire da zero: le utenze bu-
siness avranno ancora accesso al vec-
chio browser, che per alcuni servizi web
dedicati potrebbe essere la miglior so-
luzione disponibile sul mercato, almeno
nei primi mesi dalla release.
L’arrivo di Edge sarà contestuale a
Windows 10, vale a dire verso metà
2015: chissà che non si voglia comple-
tare un ideale passaggio di testimo-
ne il 16 agosto, giorno in cui nel 1995
Microsoft rendeva disponibile Internet
Explorer al mondo intero.
PC Microsoft manda in pensione Internet Explorer, in Windows 10 verra sostituito da Edge
Ciao Internet Explorer, benvenuto EdgeEdge, versione definitiva di Project Spartan, supporterà le estensioni di Chrome e Firefox
di Michele LEPORI
H P ha presentato i nuovi converti-
bili Pavillion X360 ed Envy X360,
con schermo in grado di ruotare di
360° e permettere l’utilizzo come tablet
o semplicemente creando la “tenda”
con cui godere dei contenuti preferiti.
Entrambi i modelli sono caratterizzati
dall’audio B&O, nuovo partner commer-
ciale di HP dopo il divorzio da Beats.
Pavillion X360 parte da una configura-
zione entry level con uno schermo da
11”, processore Pentium N3700 e 4GB
di RAM, il tutto per circa 400 dollari:
salendo di configurazione e firmando
una transazione da 500 dollari si può
portare a casa una più prestante confi-
gurazione caratterizzata da un proces-
sore Core M e 128GB di SSD. Volen-
do, è anche disponibile una versione
da 13” con processore i3 e disco da
500GB ”tradizionale”, nessuna opzione
per lo stato solido. Prezzo finale, 530
dollari. Envy X360 è invece il modello
più prestante e con finiture più ricer-
PC La gamma di PC convertibili HP offre buone caratteristiche tecniche a un prezzo contenuto
HP presenta i nuovi Pavillion X360 ed Envy X360Hanno schermo da 11” fino a 15”, saranno in vendita prima sul sito HP e poi in negozio
cate: scocca in alluminio, schermo da
15,6” HD ready e processori Core i5 e
Core i7 supportati da RAM che arriva a
quota 16GB su disco da 500 GB, il tutto
per 680 dollari. Anche in questo caso
c’è l’opzione top di gamma con disco
da 1TB e display Full HD, con l’opzione
per il disco SSD. La gamma Pavillion
X360 sarà in vendita dal 13 maggio sul
sito HP, nei negozi arriverà invece dal 21
giugno. Envy X360 sarà disponibile nei
negozi più o meno negli stessi giorni,
mentre sul sito HP arriverà un po’ prima,
il 18 giugno.
Toshiba Satellite Mini Click in Italia a 349 euroDisplay IPS da 8,9” batteria a lunga durata sistema di aggancio rapido per passare da notebook a tablet e viceversa. Arriva in Italia a 349 euro il nuovo detachable 2-in-1 di Toshiba di Andrea ZUFFI
Toshiba lancia in Italia il notebook ibrido Satellite Click Mini L9W che, grazie ad un sistema di sgancio rapido, si trasforma in un tablet da 9,9 mm di spessore. Il dispositivo ha un peso complessivo di 999 grammi che si riduce a 470 per la sola parte tablet. Il display da 8,9” è un IPS multi-touch a 10 punti con risoluzione 1.920 x 1.200 pixel. Non mancano due speaker laterali con tecnologia Dolby Digital Plus e due fotocamere: la principale da 5 Mpx e quella frontale da 2 Mpx. All’in-terno è presente un processore Intel Atom Z3735F con grafica in-tegrata mentre la RAM è da 2 GB di tipo DDR3L. Per lo storage To-shiba integra una memoria eMMC da 32 GB espandibili con uno slot micro SD sulla parte tablet, che supporta schedine fino a 128 GB, e uno slot SD full size nella tastie-ra dock. Il tablet dispone inoltre di una porta micro HDMI e di una mi-cro USB 2.0 mentre sotto la tastie-ra trova posto una porta USB 2.0 di dimensioni standard. La connettivi-tà wireless può contare sia sul Wi-Fi b/g/n che sul Bluetooth 4.0 BLE. Toshiba dichiara una durata della batteria di 16 ore. Il nuovo Satellite Click Mini è in vendita a un prez-zo di listino di 349,00 euro che in-clude un anno di abbonamento a Microsoft Office 365 Personal.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
APP WORLD
1 milione di utenti in 10 giorni Periscope va a gonfie velei dati di Periscope, l’ultima acquisi-zione di Twitter, fanno decisamente ben sperare. L’azienda ha infatti confermato che l’app (e il relativo servizio di Instant Video Streaming) ha superato 1 milione di utenti attivi in appena 10 giorni dal lancio. Periscope è stata acquisita da Twitter lo scorso marzo e fa parte di una strategia di ampio respiro con cui l’azienda punta a conquistare nuovi canali, tra cui appunto quello del Live Streaming. Il successo dell’app è dimostrato non solo dai numeri ma anche dall’attenzione mediatica, dall’utilizzo “virale” da parte delle celebrità, e addirittura dal primo “ban” ufficiale, ovvero quello dell’NHL americana. Vedre-mo se Periscope riuscirà, al di là del successo di pubblico, a influenzare positivamente i conti dell’azienda che non brillano (-18% alla borsa di New York), magari ristabilendo un sentiment positivo da parte degli investitori.
di Michele LEPORI
Quando, ad inizio anno, vi abbiamo
presentato per la prima volta l’idea
di futuro tutto ologrammi e visori di
Microsoft, ci è sembrato un progetto tan-
to ambizioso quanto lontano nel tempo.
Video di presentazione, dichiarazione
d’intenti e grande committment di un
team che credeva veramente nel proget-
to, ma come speso accade con i progetti,
sono idee a lungo (se non a lunghissimo)
termine. Al primo keynote della Build
2015, invece, Microsoft ha mostrato i
muscoli e soprattutto il frutto di un lavoro
che vuole uscire dai limiti di un foglio di
carta al più presto possibile: HoloLens,
il sistema di visori ed ologrammi ad uso
SoHo (Small office, Home office) e le
app che lo sostengono non sono solo
un render a schermo ma un ecosiste-
ma in essere, funzionante e vicino alla
realizzazione su larga scala. La demo
sul palco non ha lasciato dubbi: il siste-
ma funziona bene e le app appoggiate
al muro di casa per essere poi riprese
e lasciate fluttuare nello spazio con un
semplice tocco ha lasciato davvero a
bocca aperta. Vedere di persona un’app
di Windows 10 diventare ologramma ed
essere operativa su HoloLens in pochi
secondi ha dell’incredibile. Proseguen-
do nella dimostrazione, una volta aperta
l’app e rivelato il progetto di lavoro, esso
era accessibile da chiunque autorizzato
a vedere ed interagire con quello spazio
3D, anche se non nella stessa stanza: gli
sviluppi business di questa piattaforma
sono esponenziali. La demo con i robot
e le app fluttuanti ha lasciato il posto agli
annunci di partnership siglati da Micro-
soft con importanti partner che credono
nel progetto HoloLens fra cui la Case
Western Reserve University, che vede
sviluppi medici quali lo studio del siste-
ma scheletrico e nervoso senza l’ausilio
di corpi da sezionare ma con il semplice
aiuto di un visore. Le applicazioni d’uso
di un progetto di questa portata sono
molteplici e, alla luce dei passi avanti
mostrati dal team al lavoro, non vedia-
mo l’ora di un nuovo appuntamento di-
mostrativo in un futuro che ipotizziamo
essere decisamente prossimo.
APP WORLD Al Build 2015 Microsoft mostra il sistema di visori ed ologrammi ad uso SoHo
Microsoft stupisce: HoloLens è quasi prontoAl Build 2015 i visori sono già operativi e a uno stadio di sviluppo decisamente avanzato
APP WORLD Stando alle statistiche di App Annie, l’app di TIDAL dopo un top nei dowload è velocemente caduta nel dimenticatoio
Jay-Z ha rovinato TIDAL? L’app è precipitata in classificaIn Italia l’app è passata dal 10° al 140° posto nella classifica “musica” dell’App Store. Licenziati la metà dei dipendenti
di Paolo CENTOFANTI
I segnali sono tutt’altro che buoni: a
quasi un mese dall’evento con tanto
di parata di star della musica e firma di
una sorta di “dichiarazione di indipenden-
za” per il lancio di TIDAL sotto la nuova
proprietà, l’app del servizio di streaming
musicale è precipitata nelle classifiche di
download dell’app store secondo App
Annie. Dopo aver raggiunto il massi-
mo in concomitanza del grande evento
mediatico (in Italia è arrivata al 10° posto
nella classifica “musica” dell’App Store di
iOS), è gradualmente scivolata in basso,
finendo ben al di sotto di tutti i servizi
concorrenti, come Spotify, Deezer, Rdio
e Google Play Music. Attualmente si tro-
va addirittura al 140° posto in Italia, men-
tre negli Stati Uniti è al 45°, comunque
dietro a tutti i concorrenti. Il problema è
anche di percezione oltre che di utilizzo:
basta dare uno sguardo alle recensioni
per vedere come l’acquisizione da parte
di Jay-Z non sia stata poi colta con così
favore e anzi, ha generato una sorta di
antipatia nei confronti del servizio.
Per TIDAL non è un problema da poco.
Il servizio di streaming era partito ini-
zialmente come un prodotto indirizzato
soprattutto agli appassionati di Hi-Fi, per
offrire loro la versatilità e la modalità di
fruizione di Spotify e simili ma con audio
in qualità lossless. Niente offerta gratui-
ta e un canone di abbonamento dop-
pio rispetto a quello dei normali servizi
di streaming musicali, erano in qualche
modo giustificati dal rivolgersi a un pub-
blico maturo e disposto a spendere per
la maggiore qualità. Poi è arrivata l’ac-
quisizione di Jay-Z e con essa un netto
cambio di rotta, soprattutto per quanto
riguarda il pubblico di riferimento, a cui
probabilmente della qualità lossless in-
teressa ben poco e già ascolta musica
gratuitamente con Spotify o YouTube. E a
quanto pare non basta qualche esclusiva
video per convincere il grande pubblico
ad abbonarsi al piano da 9,99 dollari/euro
appositamente affiancato a quello los-
sless disponibile inizialmente. Le nuove
priorità si riflettono anche a livello di ri-
strutturazione aziendale, con il licenzia-
mento di metà dei dipendenti, compreso
il CEO Andy Chen, sostituito a interim
da Peter Tonstad, già CEO della parent
company svedese Aspiro.
torna al sommario 20
MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Roberto PEZZALI
M ai nome fu più azzeccato:
T-Frutta. L’app, disponibile nel-
le su iOS e Android, promette
di far guadagnare soldi reali sempli-
cemente scegliendo il prodotto “a” al
posto del prodotto “b” quando si fa la
spesa. Di fianco ad ogni prodotto, che
può essere un singolo codice oppure
una referenza più varia (“Sughi Barilla
qualsiasi tipo”), l’app ci mostra quanto
ci verrà restituito, e per certi prodot-
ti si arriva anche a 1.50 euro. Niente
male se si pensa che l’app non è as-
sociata a un singolo negozio: si può
fare la spesa dove si vuole, anche se
al momento l’app è attiva solo per la
provincia di Milano. Il metodo di ri-
scossione è altrettanto facile: basta
fotografare lo scontrino e attendere
che il server trasformi, con opportuni
algoritmi di riconoscimento, lo scon-
trino in denaro sonante. L’accredito
non sarà un buono spesa, ma soldi su
PayPal o su conto corrente bancario.
Il concetto è sicuramente interessante
e ha moltissimi punti di forza, come la
facilità d’utilizzo, il guadagno comun-
que elevato se si acquistano i prodotti
consigliati e la possibilità di usarla in
ogni supermercato, dall’Esselunga
al discount, anche se in questo caso
sarà difficile trovare molti prodotti. Ab-
biamo fatto una prova sul campo con
una piccola spesa in un punto vendita
Esselunga a Milano, cercando di pren-
dere alcuni prodotti in promozione su
T-Frutta e controllando poi la validità
dell’algoritmo di riconoscimento. Al
momento in cui scriviamo ci sono in
promozione circa 30 prodotti divisi nel-
le categorie dispensa, frigo, bevande
e colazione, e il guadagno più grande
offerto è 1.50 euro per una bottiglia di
Gran Fruttato Monini che costa circa
7 euro. Il riconoscimento della nostra
spesa non è stato a dire il vero troppo
efficace: dopo cinque giorni l’elabora-
zione risultava ancora in attesa e alcu-
ni prodotti non sono stati riconosciuti,
altri sono stati riconosciuti in modo
errato. L’olio, ad esempio, l’avevamo
acquistato ma ce lo siamo fatti storna-
re dallo stesso scontrino proprio per
vedere se l’app riconosceva lo storno.
Contattato il team di sviluppo, siamo
stati comunque rassicurati sul fatto
che le cose miglioreranno presto e
che ancora, in fase di lancio, molti al-
goritmi vanno affinati, non tanto per il
riconoscimento quanto per la gestione
di quelle che possono essere piccole
truffe (scontrini scansionati più volte,
oppure finti e
così via). Il team
che ha messo
in piedi T-Frutta
ci ha fatto pre-
sente, inoltre,
che il sistema è
per certi aspet-
ti intelligente
ed è in grado
di evolversi
apprendendo
diverse matrici
di scontrini: es-
sendo un pro-
getto su larga
scala slegato
al singolo ne-
gozio possono
davvero arrivare scontrini di ogni tipo,
e ognuno ha tratti simili. Provare T-
Frutta in ogni caso non costa nulla,
anche se per registrarsi al sistema bi-
sogna cliccare sulla magica casellina:
“acconsento a dare il mio indirizzo e-
mail per finalità di marketing”. Niente
di sorprendente comunque: nessuno
dà niente per niente. A conti fatti, per
una spesa di circa 19 euro con molti
prodotti già scontati dall’Esselunga
avremmo guadagnato, se il sistema
avesse riconosciuto tutto, circa 6
euro. Resta solo da capire se si riusci-
ranno, quando la useranno migliaia di
persone, a mantenere dei cashback
così elevati e soprattutto se la griglia
di prodotti in offerta sarà sempre am-
pia e variegata.
APP WORLD Abbiamo provato T-Frutta, i soldi guadagnati finiscono sul tuo conto corrente
App T-Frutta, guadagni soldi veri con la spesaApplicando la logica del cashback, l’applicazione ti paga se acquisti determinati prodotti
APP WORLD
Chiamate con Whatsapp anche su iPhoneNonostante abbia preferito dedicare la prima release ad mondo Android, si sapeva che Whatsapp avrebbe subito esteso la funzionalità di chiamata vo-cale anche al mondo iOS. Nell’ultimo aggiornamento dell’app, Whatsapp ha integrato le chiamate vocali anche in iOS, e anche nell’app italiana. Niente di rivoluzionario a livello tecnico: le chiamate avvengono via web e quindi non si incorre in nessun costo aggiuntivo rispetto al proprio piano dati e senza nessuna differenza circa sistema operativo o ubicazione del destinatario. Resta il fatto che la fun-zionalità non è ancora attiva: l’azienda ha infatti segnalato che, nonostante l’aggiornamento, attiverà la chiamata vocale progressivamente nel corso delle prossime settimane, presumi-bilmente per valutare poco per volta l’impatto della cosa e correggere al volo eventuali bug.
Prenota un weekend con Amazon DestinationsAmazon Destinations è il nuovo servizio del colosso nato all’ombra della Space Needle e che permetterà di organizzare il weekend, qualche ponte e magari in futuro anche le vacanze vere e proprie. Destinations ad oggi è operativo solo nelle aree metropolitane di New York, Los Angeles e ovviamente Seattle: sfrut-tando la localizzazione su computer o smartphone, Destinations potrebbe proporre a un abitante d Los Angeles 3 giorni di relax fra Santa Barbara, Indian Wells e Morro Bay. L’idea alla base del progetto è quella di (passa-teci il termine) dirottare gli utenti del canale commerciale o - perché no? - di Amazon Local su un pacchetto di ser-vizi e iniziative costruite su misura per un weekend romantico, naturalistico, fotografico o di shopping sfrenato ba-sato sullo storico di ricerche e acquisti del profilo utente. Idea vincente o farà la fine di Fire Phone?
torna al sommario 22
MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Michele LEPORI
L ’arrivo della bella stagione coincide
spesso con il refresh del catalogo
di molti grandi nomi della fotogra-
fia: tocca a Ricoh presentare l’arrivo sul
mercato della sua nuova DSLR semi-
pro, la K-3 II, che sta già facendo parlare
di se per una caratteristica tecnica mol-
to interessante, il Pixel Shift Resolution.
Per descrivere al meglio la feature ci
atteniamo alla descrizione ufficiale del-
l’azienda, che ne parla come “… una
tecnologia che sfrutta il sistema di sta-
bilizzazione integrato per muovere il
sensore d’immagine all’incremento del
singolo pixel, scattando 4 immagini se-
parate che vengono successivamente
montate in sequenza a formare un’unica
foto ad altissima definizione che eviterà
falsi colori e migliorerà qualità degli og-
getti non in movimento”. In sostanza si
tratta di un sistema molto simile a quello
sviluppato da Olympus per l’ultima OM-
D E-M5 Mark II.
Oltre a questo, la K-3 IIavrà un senso-
re da APS-C da 24 MP, autofocus a 27
punti, GPS integrato e correzione au-
tomatica dell’orizzonte. Sembrerebbe
mancare un flash integrato. Chiude la
lista delle caratteristiche tecniche la
tropicalizzazione del corpo macchina,
in grado di resistere senza problemi ad
acqua e polvere, ma anche a qualche
leggero maltrattamento.
Non abbiamo ancora un prezzo italiano
per la Pentax K-3 II, ma negli Stati Uniti
si parla di un prezzo di listino di circa
1100 dollari tasse escluse.
FOTOGRAFIA L’erede della K3 fa parlare subito di se, grazie al sistema Pixel Shift Resolution
Ricoh annuncia Pentax K3 II con Pixel Shift ResolutionLa modalità promette colori veri e una qualità d’immagine inarrivabile sugli oggetti inanimati
Con Adidas Go corri a tempo di musicaAdidas ha lanciato una nuova app per iOS che seleziona automaticamente la musica preferita di Spotify in base al ritmo della propria corsa calcolato tramite l’accelerometro dell’IPhone di Paolo CENTOFANTI
Se amate correre ascoltando mu-sica può esservi capitato di non trovare mai la playlist giusta: can-zoni troppo energiche per tenere un ritmo troppo alto, o viceversa vi sentite in forma ma la musica va troppo lenta per i vostri gusti. Da qui l’idea alla base di Adidas Go, una nuova app per iPhone che permette di creare dinamicamen-te una playlist per la vostra corsa in base al vostro ritmo: Adidas Go analizza il passo durante la corsa e seleziona dalla vostra libreria di Spotify le canzoni che hanno un ritmo compatibile, componendo così una colonna sonora su misu-ra. Più l’app viene utilizzata, più è in grado di conoscere i gusti musicali dell’utente, con la possibilità così di proporre anche musica nuova oltre a quella della propria libreria di Spotify. Un account Spotify Pre-mium è consigliato per sfruttare tutte le potenzialità dell’app, ma Adidas Go può funzionare anche con la sola musica memorizzata sull’iPhone. A fine corsa si può ria-scoltare la playlist generata, salva-re le canzoni tra i preferiti di Spoti-fy e condividere sui social network un’infografica della propria attività. L’app è gratuita, per cui se è vostra abitudine correre, avete un iPhone e un abbonamento a Spotify, vale la pena provarla.
FOTOGRAFIA TomTom Bandit, la Action Cam stracolma di sensori e con media server integrato
TomTom Bandit è la Action Cam che fa tutto da séPer editare il video, basta scuotere lo smartphone collegato, senza bisogno di collegare un PC
di Emanuele VILLA
R aggiunta la qualità di ripresa 4K,
la next big thing nel mondo delle
Action Cam è sicuramente la sen-
soristica integrata. È questa la filosofia
che anima TomTom Bandit, la video-
camera sportiva che, oltre a registrare
fino a 4K, a resistere a urti e immersioni
fino a 50 metri, vuole semplificare la
vita di chi la usa. Secondo l’azienda,
l’unico limite delle Action Cam attuali
è la post produzione: gli apparecchi
registrano ore di video, ma poi sta al-
l’utente esportare tutto il materiale su
PC, effettuare l’editing, l’esportazione e la condivisione. Un video ben rea-
lizzato può portare via settimane di
lavoro, e questo tende a scoraggiare
i video maker alle prime armi. Bandit,
dal canto suo, è stracolma di sensori:
ha il GPS, l’accelerometro, l’altimetro
e può anche interfacciarsi con una fa-
scia cardio esterna; in questo modo,
è l’apparecchio stesso a sapere dove
c’è azione e dove manca; l’utente, dal
canto suo, deve semplicemente usare
l’app di controllo e scuotere il telefono,
che da solo effettuerà l’editing del fil-
mato (sulla base dei dati dei sensori) e
lo preparerà per l’esportazione.
A livello tecnico, la videocamera ha un
obiettivo grandangolare, un sensore
CCD da 16 MP e un media server in-
tegrato che, di fatto, rende superfluo
l’uso del PC. TomTom Bandit è comple-
tamente impermeabile, ha una batteria
capace di 3 ore di ripresa continua,
scheda microSD e USB 3.0. L’ Action
Camera TomTom Bandit sarà disponi-
bile a partire da maggio al prezzo di
listino di 429,00 €.
torna al sommario 23
MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Emanuele VILLA
Adobe annuncia oggi Lightroom
CC, il tool pensato per i fotografi
appassionati e professionisti con
cui elaborare, organizzare e migliorare i
propri scatti. L’applicazione, disponibile
da ieri, è parte integrante del pacchet-
to Creative Cloud per la Fotografia, che
per 9,99 euro al mese (+IVA) comprende
Lightroom CC per desktop, web e mobi-
le, Photoshop CC e Photoshop Mix per
iPhone e iPad. Lightroom CC è per pri-
ma cosa un tool perfettamente integrato
tra desktop e dispositivi mobile, permet-
te cioè di lavorare su desktop e poi di
accedere a tutti gli scatti da smartphone
e tablet, apportando magari modifiche
e correzioni. Da notare che Lightroom
CC supporta sia strumenti iOS (iPhone e
iPad), sia tablet e smartphone Android,
che la sincronizzazione è automatica
senza che l’utente debba fare nulla, e
che è anche disponibile una modalità di
gestione via web, utile quando non si ha
con sè la propria attrezzatura “connes-
sa” e si debba gestire il tutto da un PC
desktop non di proprietà.
Parliamo ora delle novità di questo Li-
ghtroom CC, che tra l’altro può essere
venduto singolarmente: troviamo im-
portanti news a proposito della funzio-
ne HDR, degli scatti panoramici e del
riconoscimento facciale, cosa quest’ul-
tima che serve per semplificare la cata-
logazione degli scatti. Ma la novità forse
più significativa è un grande incremento
prestazionale rispetto alla versione pre-
cedente (il comunicato stampa parla di
una velocità fino a 10 volte superiore)
a causa dell’utilizzo della GPU: pur non
potendo confermare il dati dichiarato
dall’azienda, parliamo senza dubbio
di un incremento prestazionale che si
vede a occhio nudo, per la felicità di chi
gestisce immagini RAW molto pesanti.
Nella versione desktop è inoltre nuova
la possibilità di realizzare automatica-
mente immagini HDR gestendo i para-
metri di fusione (pensiamo ovviamente
alle foto scattate con bracketing); ma
c’è anche la possibilità di fondere più
foto per creare effetti panorama, in mo-
dalità del tutto automatica o gestendo
anche qui alcuni parametri avanzati
(come il tipo di fusione: sferica, cilindrica
e prospettica), e c’è anche l’auto crop.
Molto interessante, poi, è la funzionalità
di riconoscimento facciale: Lightroom
cataloga automaticamente gli scatti cer-
cando di riconoscere volti ricorrenti (cui
ci chiede di dare un nome), e realizza
un proprio database chiedendo di tanto
in tanto all’utente di raffinare la propria
selezione. E poi troviamo un bel po’ di
nuove opzioni di editing delle immagini,
come il riempimento sfumato che miglio-
ra e rende più brillanti i paesaggi, oppure
i nuovi slideshow con possibilità di ag-
giungere con un solo clic brani musicali e
diversi effetti video.
FOTOGRAFIA Adobe ha ufficializzato il lancio di Lightroom CC, parte integrante della Creative Cloud
Lightroom CC è 10 volte più veloce e riconosce i visiÈ anche vendibile singolarmente. Molta attenzione ai dispositivi mobile e prestazioni rinnovate
Lightroom cataloga le foto sulla base dei visi ricorrenti Un esempio della funzione HDR
Ecco come realizzare effetti Panorama. C’è anche l’auto crop
Zeiss Batis Le lenti con OLED incorporatoLe lenti Zeiss Batis sono pronte al nuovo corso Piccoli schermi OLED daranno informazioni quali profondità di campo e distanza del piano focale A beneficarne per prime le mirrorless Sony di Michele LEPORI
Zeiss è pronta a rivoluzionare il mercato degli obiettivi per fotoca-mere mirrorless e Sony non vede l’ora di trarne i primi frutti: recen-temente annunciate dal produt-tore tedesco, le lenti Zeiss Batis evolveranno i marking solitamente usati per indicare lunghezza focale e apertura dell’obiettivo sostituen-doli con un display OLED nella len-te che darà al fotografo tutte le in-formazioni necessarie per lo scatto perfetto. La nuova famiglia Batis viene descritta come “… un’asso-luta vetta di ingegneria e un’inno-vazione che non ha paragoni nel settore delle lenti per fotocamere”. Ed effettivamente, è così. La do-manda che sorge spontanea è se c’era davvero bisogno di questa innovazione, o se questa feature sia stata implementata per il gusto di essere i primi: ai fotografi la sen-tenza, anche se questo nuovo ap-proccio ai canoni del genere è da apprezzare. I primi due esponenti della famiglia Zeiss Batis saranno un 25mm grandangolare f/2.0, e un 85mm f/1.8, che raggiungeran-no i negozi a luglio e formeranno la coppia perfetta con tutte le mir-rorless Sony, benché Zeiss li racco-mandi soprattutto con A7 II, A7R e A7S. Il prezzo non è ancora noto.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
SMARTHOME Elon Musk ha presentato Powerwall, la batteria domestica che evita gli sprechi
Tesla Powerwall, superbatteria per la casaPowerwall può alimentare autonomamente un appartamento. Prezzi a partire da 3000 dollari
di Emanuele VILLA
S e ne parla da mesi. Si diceva che
fosse una batteria per ricaricare le
automobili elettriche, poi un pro-
dotto per la casa, infine un pannello so-
lare; in realtà il Powerwall di Tesla è una
superbatteria per la casa, pensata per
soddisfare le esigenze elettriche dome-
stiche per qualche ora. Con Powerwall,
Tesla non vuole solo dotare le abitazioni
di una fonte energetica d’emergenza
(una sorta di gruppo di continuità per la
casa), ma rivedere il modo in cui il mon-
do interpreta e usa l’energia elettrica.
Powerwall, infatti, si carica con l’energia
raccolta di giorno dai pannelli solari op-
pure accedendo alla rete elettrica nei
momenti in cui i costi sono contenuti, per
poi scaricarsi quando il costo dell’ener-
gia è maggiore, evitando così gli spre-
chi. È un sistema ingegnoso per raziona-
lizzare le risorse: nel caso si possiedano
pannelli fotovoltaici, infatti, Powerwall
elimina la fase della “rivendita” di quel-
la in eccesso alla compagnia elettrica,
tenendola da parte per il proprio fabbi-
sogno familiare. Nelle intenzioni di Elon
Musk, dunque, Powerwall è un prodotto
green, ci permette di risparmiare e non
comporta neppure chissà quale investi-
mento: oltretutto è connesso a Internet
e, in questo modo, può tenere traccia
dei consumi, valutare autonomamente
le fasce orarie più “risparmiose”, forni-
re report tramite app e via di seguito.
Ovviamente l’accesso web offre infiniti
sbocchi, che verranno esplorati e perfe-
zionati nel corso dei mesi.
Powerwall è una grande batteria agli
ioni di litio ed è in grado di soddisfare
le esigenze energetiche di tutta l’abi-
tazione per “qualche ora”: l’autonomia
effettiva dipende poi dall’impiego e dal
Powerwall installato. Perché ce ne sono
due: quello da 7kWh, pensato principal-
mente per chi dispone di un impianto
fotovoltaico, e quello da 10kWh, dedi-
cato a chi ha un impianto tradizionale e
– magari – pure un’auto elettrica. Qua-
lora le esigenze energetiche superino
le possibilità di entrambi i Powerwall, è
possibile installarne più di uno. Come
costi andiamo da 3.000 a 3.500 dollari,
con presunta equivalenza 1:1 in euro:
non è ancora chiaro quali saranno gli
Stati europei nei quali Powerwall verrà
distribuito, ma pare si inizierà con la
Germania. Poi – forse – toccherà a noi.
di Emanuele VILLA
Quest’anno Haier alla Global Press
Conference dell’IFA, ha pensato
di mostrare con enorme anticipo
prodotti che verranno presentati all’IFA
(settembre) e che arriveranno sul mer-
cato solo nel 2016. Nessuna novità nel
settore consumer o mobile, ma qualche
interessante anticipazione tra gli elet-
trodomestici. L’azienda porterà all’IFA
una lavatrice Intelius 2.0 pensata per
le famiglie grazie al cestello “oversize”
da 36cm con 12 Kg di capacità, certifi-
ca energetica A+++ -50% e un cerchio
luminoso attorno al cestello il cui colore
identifica la fase di lavaggio. Avremo
anche il frigorifero 3-in-1 con struttura
completamente modulare e un compar-
to a temperatura flessibile da -20° a +5°,
una cantinetta senza compressore con
sistema di raffreddamento a stato solido
SMARTHOME Haier ha mostrato alla Global Press Conference di IFA alcune novità per il 2016
Novità Haier: lavatrice a due cestelli e frigo 3-in-1Tra le anticipazioni una lavatrice a due cestelli, il frigo 3-in-1 e la cantinetta senza compressore
(per la massima silenziosità e costanza
di temperatura) e una lavatrice a doppio
cestello, che si chiamerà semplicemen-
te Haier Dual Drum e permetterà due
cicli di lavaggio contemporanei. Haier
ci spiega che le lavatrici moderne fanno
circa 220 cicli di lavaggio all’anno, che
si traducono in più di 660 ore di utiliz-
zo e di attesa per la fine del lavaggio
stesso. Haier Dual Drum, che entrerà in
funzione nella prima metà del 2016, of-
fre due cestelli indipendenti ad accesso
frontale e può attivare due cicli di lavag-
gio contemporanei, come colori/bianchi
o lana/cotone e via dicendo. L’interfac-
cia è molto hi-tech e ricca di funzionalità
ed è anche prevista la possibilità di con-
trollo completo via smartphone o tablet
Da Philips la lampadina LED più convenientePhilips ha lanciato in USA una lampadina LED da 60W equivalenti a meno di 5 dollari e con formula “2x1” di Emanuele VILLA
I vantaggi della tecnologia LED in ambito di illuminazione domestica sono diversi: le lampadine durano un’eternità, consumano poco e possono essere “smart”, ovvero controllate per creare colori par-ticolari, scenari e via dicendo. Ma tanti non considerando gli effetti benefici del LED sui consumi e considerano queste lampadine troppo costose. Fermo restando che ormai non ci sono problemi nel trovare prodotti di marca a una decina di euro, Philips ha deciso di dare una sferzata al mercato pre-sentando una lampadina LED da 60W equivalenti con 800 lumen di capacità di illuminazione, 2700K o 5000K di temperatura colore e co-sto inferiore ai 5 dollari. Purtroppo il prodotto è al momento dedicato agli USA, ma quello che sorpren-de è che Philips (in collaborazione con HomeDepot) ha realizzato i “value pack” proponendo 2 lam-padine al prezzo di una. I conti si fanno alla svelta: 2,50 dollari ogni lampadina, che con la quotazio-ne del dollaro di qualche mese fa avrebbe fatto circa 1,8 Euro a lampadina. Tra l’altro con consumi molto ridotti, visto che Philips sti-ma un costo (sempre americano) di 1,02 dollari all’anno per lampa-dina. La speranza è che arrivino presto in Europa, ma bisogna anche sperare che tra cambio e promozioni meno aggressive ri-mangano abbordabili.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
AUTOMOTIVE AGV ha presentato AGVisor, una visiera capace di oscurarsi in meno di 1 secondo
AGV ha messo l’LCD sulla visiera del cascoBasta premere un pulsante per oscurare la visiera, testimonial d’eccezione Valentino Rossi
di Claudio STELLARI
AGV ha presentato AGVisor, una
visiera per il casco della moto con
tecnologia LCD capace di passa-
re da chiara a scura con un solo click,
proteggendo gli occhi di chi indossa
il casco dai raggi del sole. Il funziona-
mento si comanda premendo (anche
con i guanti) un bottone posto di lato,
l’alimentazione è assicurata da una pic-
cola batteria ricaricabile posta sul lato
sinistro della visiera (ricarica in circa 2
ore) in grado di offrire un’autonomia di
12 ore in modalità scura: più che suffi-
cienti a un bel giro in moto.
AGV ovviamente ha pensato anche alla
sicurezza: il film LCD è perfettamente
aderente alla visiera, non ha bordi e
non limita in alcun modo la visibilità,
inoltre, se la batteria si scarica durante
la guida, il sistema Fail Safe riporta la
visiera allo stato di trasparenza. Que-
sta, che svolge anche la funzione
antifog, si può utilizzare su strada in
modalità chiara e nei circuiti (dove il
regolamento lo consente) in modalità
scura. Disponibile da questo mese al
prezzo di 159 euro AGVisor può es-
sere montata sui caschi AGV PistaGP,
Corsa e GT Veloce.
di Michele LEPORI
Garmin si appresta a lanciare an-
che in Italia nüviCam, un sistema
ottico ad alte prestazioni in gra-
do di analizzare in completa autonomia
la segnaletica orizzontale e verticale e
dare specifiche informazioni od input
agli automobilisti al volante, sempre più
spesso vittime di incidenti causati da
stress, alta velocità e tempi di reazione
troppo alti. Il cuore del neonato Garmin
è la Dash Cam, la telecamera in grado di
riprendere e riprodurre tutto quanto si-
tuato nel proprio campo visivo, registran-
do a ciclo continuo: in caso di incidenti la
dinamica sarà chiarissima e subito dispo-
nibile. Sistemi di questo tipo, in grado di
analizzare in tempo reale la segnaletica
e reagendo in base alla guida dell’auto-
mobilista esistono già da qualche tempo,
AUTOMOTIVE La famiglia nüvi si amplia con nüviCam, la telecamera con navigatore satellitare
Garmin nüviCam: a destinazione in tutta sicurezza nüviCam promette di dire la sua in tema di incidenti stradali e sicurezza a bordo delle auto
ma sono sempre stati
optional di prestigio
sulle marche più bla-
sonate mentre con
nüviCam, Garmin pro-
mette un allargamen-
to del bacino di uten-
za anche alle utilitarie
meno lussuose ma
certamente più diffu-
se sulle nostre strade. Durante la ripresa
nüviCam potrà analizzare la distanza di
sicurezza dal veicolo che precede, si
accorgerà in caso di superamento corsia
causa colpo di sonno e sfrutterà il moni-
tor precedentemente installato a bordo
per Real View, una funzione in grado di
visualizzare le immagini esatte della vi-
deocamera, senza più bisogno di orien-
tarsi tramite i numeri civici quando ci si
avvicina alla destinazione.
Oltre al sistema di sicurezza apportato
dalla Dash Cam, nüviCam porta con sé
la tradizionale qualità Garmin in tema di
navigazione satellitare e tutte le informa-
zioni saranno visualizzabili sullo stesso
schermo da 6” di Real View: 45 paesi
con aggiornamenti a vita e possibilità
di importare i propri POI o scegliere fra
quelli già presenti di default. In aggiunta
al sistema di nüviCam sarà possibile an-
che sfruttare Smartphone Link, l’app per
iOS ed Android che integrerà il nostro
dispositivo nelle funzioni di telefonia,
traffico, meteo, gestione del percorso
con Real Directions e - perché no? - la
backup camera BC30 (venduta separa-
tamente) da montare sul retro della vet-
tura e che ci offrirà una visione ottimale
anche in caso di manovra o parcheggio
in retromarcia.
La nuova serie nüviCam arriverà nei ne-
gozi a giugno ed avrà un prezzo sugge-
rito a partire da 359 euro.
Dal 2018 sulle nuove auto ci dovrà essere il tasto per chiamare il 112L’Europa ha deciso Sulle auto vendute a partire da aprile 2018 dovrà esserci di serie la tecnologia eCall Un modulo GPS e GSM capace di fornire al 112 informazioni vitali in caso di incidente di Roberto PEZZALI
Il sistema di chiamata di emergen-za eCall dovrà essere montato su tutte le auto in vendita da aprile 2018: lo ha deciso il Parlamento Europeo che ha votato la propo-sta di legge sul tavolo da diversi ann. La tecnologia eCall, integra-ta nell’elettronica dell’auto, farà scattare la chiamata automatica al 112 nel caso in cui analizzando i sensori (airbag ad esempio) ven-ga rilevato un incidente: grazie al GPS e al modulo dati integrato potrà fornire dettagli sull’impatto, la dinamica, la posizione esatta e anche una lettura sommaria del-le condizioni del veicolo. L’eCall potrà essere anche attivato ma-nualmente, con un bottone sulla plancia che metterà in contatto il guidatore con la centrale operati-va per le chiamate di emergenza. Il sistema, che sarà funzionante in tutta Europa, dovrebbe velo-cizzare i soccorsi del 50/60% in caso di incidente e potrà essere montato anche aftermarket sulle auto già in circolazione. Solu-zioni simili esistono già oggi in commercio su molte vetture, ab-binate a soluzioni di infotainment di fascia alta oppure inserite sui quasi tutti i modelli della gamma, come fa Ford da anni con il Sync Emergency Assistance.
torna al sommario 26
MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
HemoLink prelievi del sangue fai-da-te e senza aghiNel Wisconsin è nato un dispositivo per i prelievi di sangue che non utilizza aghi. Secondo il team di ricercatori che lo ha ideato, HemoLink potrebbe rappresentare una rivoluzione nel settore della diagnostica basata su analisi del sangue di Andrea ZUFFI
L’azienda statunitense Tasso Inc. ha realizzato, nei propri laboratori di Madison (Winscosin), un dispo-sitivo per il prelievo di sangue che promette di semplificare la vita a chi deve eseguire prelievi di san-gue a intervalli regolari (ad esem-pio per monitorare l’andamento di valori specifici) e al contempo strizza l’occhio a tutti gli “ago-fobi-ci” del mondo. HemoLink, così si chiama il piccolo congegno com-pletamente costruito in materiale plastico, va posizionato sulla pelle del braccio e in circa due minuti aspira un campione di sangue. Il funzionamento si basa sul prin-cipio della capillarità che sfrutta equilibri e forze di interazione tra le molecole di liquidi e solidi. In pratica all’interno di HemoLink il sangue viene richiamato e con-vogliato attraverso canali capillari verso un tubicino di raccolta. La Tasso Inc. è stata fondata, non a caso, da un gruppo di ricercatori universitari esperti di microflui-di e ha ricevuto per quest’idea una sovvenzione di 3 milioni di dollari dalla Defenses Advan-ced Research Projects Agency (DARPA) per poter continuare a sviluppare il progetto. HemoLink è da considerarsi un utile stru-mento monouso a basso costo che permetterebbe ai pazienti di prelevare in autonomia campioni di sangue e poi recapitarli diretta-mente a un laboratorio di analisi.
di Michele LEPORI
U n occhio bionico realizzato con
stampa 3D che possa rimpiazzare
i nostri occhi e aumentare le diot-
trie, farci vedere al buio o trasmettere il
nostro campo visivo in Wi-Fi: potrebbe
essere un manga, un film o la nuova
serie TV di JJ Abrahms e invece è E.Y.E,
la realtà che lo studio di ricerca italiano
MHOX promette di portare nella nostra
vita entro gennaio 2027. E.Y.E. è l’acro-
nimo di Enhance Your Eye, (potenzia il
tuo occhio) e potrebbe essere uno dei
primi passi verso l’umanità 2.0 che tanto
affascina i lettori di fantascienza e che
potrebbe diventare la realtà (aumentata)
del futuro. E.Y.E. sarà disponibile in tre
modelli: Heal, per chi vorrà ricorrere al-
l’occhio bionico come corretivo di difetti
di vista o per tornare a vedere dopo in-
cidenti o traumi; Enhance e Advance in-
vece formeranno il catalogo di migliorie,
sviluppi e comunicazioni a distanza che
aiuteranno chi vorrà ottenere il massimo
dalla tecnologia. Senza dimenticare che
forma del bulbo e colore dell’iride saran-
no selezionabili à la carte: mai come in
questo caso, anche l’occhio vuole la sua
parte. Intervistato da Dezeen sulla tec-
nologia di E.Y.E, Filippo Nasetti di MHOX
spiega che i soggetti che si sottopor-
ranno all’operazione riceveranno l’im-
pianto di una struttura chiamata “deck”
retrostante il nervo ottico e collegata alle
fibre muscolari del cervello: una volta in-
stallato il deck sarà possibile procedere
all’implementazione di uno qualsiasi dei
modelli di E.Y.E. Un processo complesso
che va a toccare anche aspetti etici di
cui siamo certi sentiremo parlare anche
in futuro; per ora ci limitiamo a seguire
con interesse il progetto.
SCIENZA E FUTURO Un progetto italiano della società MHOX, la medicina sfida il cyberpunk
Nel 2027 arriverà E.Y.E, l’occhio sinteticoUn occhio bionico in grado di garantire funzioni oggi fantascientifiche. E non è un film...
SCIENZA E FUTURO Una sperimentazione che utilizza droni quadricotteri per brevi distanze
In Svizzera i droni Matternet eseguono le consegneUn test fatto da Swiss Post, Swiss WorldCargo e Matternet per recapitare piccoli pacchi
di Massimiliano ZOCCHI
È pronta a partire in Svizzera una
sperimentazione di consegne su
brevi distanze utilizzando dei droni
quadricottero. Il progetto sarà in collabo-
razione tra Swiss Post, azienda multi di-
versificata che opera anche nella logisti-
ca, Swiss WorldCargo, divisione di Swiss
International Air Lines, e Matternet, rico-
nosciuta come una delle migliori aziende
nel campo di mezzi volanti autonomi,
nonché dei relativi software di gestione.
Al momento i test saranno eseguiti su
pacchi di piccole dimensioni, fino a 1 kg
di peso, e per una distanza massima di
20 km. Il drone Matternet ONE che verrà
utilizzato per i test, è progettato esclusi-
vamente per il trasporto di piccoli oggetti,
ed è in grado di compiere manovre auto-
nome seguendo rotte sicure generate da
un software cloud, anch’esso di proprietà
di Matternet. Swiss WorldCargo esegue
consegne di ogni genere in 80 paesi, per
cui ha un campo di applicabilità ampis-
simo, e spera di trovare nuove soluzioni
pratiche. Da parte sua, invece, Matternet
cerca di acquisire quanta
più esperienza possibile
per continuare l’ascesa
che ormai la vede come
uno dei principali costrut-
tori mondiali, con sbocchi
nella logistica, nei servizi,
nonché nei soccorsi in
caso di calamità naturali. Un portavoce di
Matternet ha dichiarato: Oltre ai veicoli e
al software la compagnia californiana for-
nirà basi di atterraggio, batterie, stazioni
di ricarica e tutto il necessario, mentre i
partner svizzeri si occuperanno della lo-
gistica delle operazioni. Lo scopo di tutta
l’iniziativa è di valutare un reale impiego
nel prossimo futuro, indagare sugli aspet-
ti legali, e studiare soluzioni per conse-
gne anche in zone con difficili situazioni
atmosferiche e di popolazioni isolate.
“I quadricotteri potrebbero essere la più gran-de invenzione dai tempi del motore a combu-stione. Sono estremamente semplici a livello meccanico, e al 90% è una questione di softwa-re, che migliorerà molto nei prossimi 3-5 anni, diventando un settore chiave nei trasporti.”
www.audiogamma.it
Cuffia P3. Un mix di alta qualità sonora e comfort di lusso, frut-to della fusione calcolata e calibrata tra materiali pregiati e tec-nologie raffinate. Nata dalla penna di Morten Warren, lo stes-so creatore dello Zeppelin Air iPod Speaker, la P3, disponibi-le in 4 colori, nero, bianco, rosso e blu, ne conserva la per-sonalità, il talento sonoro e la frequentazione privilegiata, ov-vero l’iPod e l’iPhone dai quali estrapola il meglio dei conte-
nuti sonori, ne integra la funzionalità e la cosmetica. P3 è in-fatti dotata di un cavo con comando per iPod/iPhone con mi-crofono e controllo volume/salto-traccia, utilissimo per tutti gliamanti dei player firmati dalla mela argentata. Ma –ovviamente-P3 è "anche" una cuffia Hi Fi tradizionale di elevatissimo livello,da poter collegare a qualsiasi sorgente standard, tramite ilcavo a corredo intercambiabile con quello per player Apple.
Concert for one
Zeppelin e Zeppelin Air sono marchi registrati di B&W Group Ltd. AirPlay, iPod, iPhone e iPad sono marchi di Apple Inc. registrati negli Stati Uniti e in altri paesi.
133_bw_P3_pgp_ddy.qxp:- 29-04-2014 20:01 Pagina 1
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Roberto PEZZALI
Curvo o liscio? Noi l’abbiamo scelto curvo, e per
qualche settimana abbiamo “giocato” con quel-
la che è la versione più spettacolare del nuovo
smartphone Samsung. Del Galaxy S6 e della sua con-
troparte Edge si sa già tutto, ma abbiamo preferito fare
una prova lunga e approfondita per capire se, usandolo
un po’, sarebbero emersi difetti o criticità particolari.
Samsung ha messo insieme una quantità di novità tali
che non sembra vero di trovarsi di fronte a un telefono
marchiato Galaxy. La plasticaccia dei vecchi Galaxy è un
ricordo, ed è un vero piacere afferrare l’Edge e sentirlo
freddo e metallico al tocco. Ma Samsung non si è fer-
mata a design e apparenza, perché sotto il sandwich di
Gorilla Glass di quarta generazione c’è tanta tecnologia,
dal nuovo sensore fotografico al processore a 14nm per
arrivare alla memoria derivata dagli SSD che non soffre
di cali di prestazioni quanto si attiva l’encrypting dei dati
e garantisce performance di assoluto livello in termini di
tempi per il caricamento delle app.
Il coraggio di cambiare senza ascoltare le criticheSamsung ha cambiato radicalmente la sua visione di
smartphone, prendendo decisioni che a prima vista
sono sembrate controproducenti. La scelta di elimina-
re lo slot microSD e la batteria removibile non hanno
fatto piacere agli utenti più critici, ma la realtà è che
alla fine alla maggior parte della gente non interessa-
no queste feature. Apple vende milioni di smartphone
senza batteria removibile e senza slot microSD; Sam-
sung può tranquillamente fare la stessa cosa senza
curarsi di coloro che si sono lamentati. Importante an-
che la scelta di curare il software: investire nell’inter-
faccia e nella facilità d’uso alla fine paga, e Samsung
sull’S6 e sull’S6 Edge non ha lasciato nulla di inten-
tato. Ci sarebbe da aprire una parentesi sul “curvo”:
Samsung ama questa cosa (e l’ha dimostrato con i TV)
e l’apprezzano anche i consumatori, tanto che quasi
il 50% dei Galaxy S6 venduti sono curvi. Sarà marke-
ting, sarà inutile ma l’Edge ha davvero una marcia in
più sotto il profilo del design, e come ben sappiamo
lo smartphone è ormai diventato, soprattutto in Italia,
uno status symbol. Il Galaxy S6 liscio, nella sua nor-
TEST Il Galaxy S6 Edge è probabilmente lo smartphone più bello che Samsung abbia mai realizzato e non solo per il design
Galaxy S6 Edge è il miglior Samsung di sempreSamsung alza l’asticella e lancia lo smartphone che avrebbe dovuto realizzare anni fa: i contenuti tecnologici sono elevatissimi
lab
video
Samsung Galaxy S6 EdgeIL MIGLIOR SMARTPHONE ANDROID 849,00 €Samsung questa volta ha fatto centro: il Galaxy S6 Edge è ad oggi lo smartphone Android più bello sul mercato, mentre il Galaxy S6 “liscio” è probabilmente il migliore. Parliamo di “smartphone Android” perché come sempre il sistema operativo è parte integrante dell’esperienza d’uso e il confronto con l’iPhone è una pura guerra di religione che non porta da nessuna parte. Galaxy S6, per qualità costruttiva e dal punto di vista hardware, ha raggiunto il livello che da sempre è un marchio di fabbrica Apple, e non è un caso che ci sia riuscita affidandosi quasi esclusivamente a componenti fatti in casa: realizzare uno smartphone facendo shopping da Qualcomm, Toshiba, Broadcom e Sony è ormai alla portata di tutti e anche chi è entrato da poco nel mercato, vedi OnePlus, riesce a realizzare prodotti migliori di chi magari gli smartphone li fa da anni. Samsung ha scelto il meglio della tecnologia a disposizione e ha realizzato quello che oggi è forse l’hardware più avanzato disponibi-le sul mercato, dimostrando (a se stessa e agli altri) che si può innovare anche senza copiare Apple. Giù il cappello.
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni eccellentiMateriali e cura costruttivaFotocamera eccellente
Prezzo elevato Schermo curvo bello ma inutileAssenza batteria removibile e slot SD
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
9 9 10 7 9 78.5
malità, rischia di essere visto come “quello vecchio”
mentre l’Edge è il nuovo, il top.
Una linea che colpisce tuttiSotto il profilo del design Galaxy S6 Edge è un grosso
passo avanti, anche se Samsung è riuscita comunque
a mantenere un senso di continuità con il passato: il
tasto di sblocco e la parte alta richiamano i modelli
passati e sono magistralmente inseriti in una scocca
unibody di alluminio satinato che è forse l’elemento
che più richiama l’iPhone. Nonostante le prime critiche
di somiglianza ai terminali Apple, Galaxy S6 Edge non
sembra affatto un iPhone
anche se qualche spunto
di design i coreani l’hanno
preso: i bordi lucidati sul
corpo satinato, le fessure
tonde per gli speaker, lo
slot a scomparsa per la SIM
sono alcuni dei dettagli che
potrebbero alimentare il so-
spetto. Molto bello il lato B:
la scocca in Gorilla Glass,
che ricopre un layer metal-
lico blu, reagisce in modo
totalmente casuale alla luce
incidente creando splendidi riflessi e cambi di colore.
Meno piacevole invece la sporgenza del modulo ca-
mera: sensore cardio, LED flash e illuminatore IR sono
integrati a filo, ma la camera sporge dal retro di qual-
che decimo di millimetro. Purtroppo non si poteva fare
altrimenti: l’ingombro del modulo con stabilizzatore è
un limite invalicabile. Samsung, sapendo che l’ottica
sporgente sarebbe stata il punto più debole e esposto
ai graffi quando si appoggia lo smartphone alla scri-
vania, ha sapientemente lucidato il bordo lasciandolo
grezzo, ma nonostante questo qualche sbeccatura si
vede. Sotto il profilo dell’ergonomia, Galaxy S6 Edge
è davvero comodo: il bordo sottile e curvo aiuta mol-
to nel grip, e nonostante lo schermo da 5.1”, la presa
con una sola mano è sicura e solida. Ottima la scelta di
Samsung di mantenere il tasto fisico per lo sblocco af-
fiancato dai due tasti capacitivi per le opzioni: chi passa
da iPhone a Galaxy si troverà comunque a suo agio e
soprattutto potrà mantenere il sensore biometrico per
lo sblocco, sensore che è migliorato davvero molto. Se
sul Galaxy S5 si doveva strisciare il dito, in Galaxy S6 il
sensore funziona come il TouchID semplicemente ap-
poggiando il pollice: volendo essere precisi il sensore
del Galaxy ci è parso più reattivo di quello di iPhone
ma un po’ meno preciso; in ogni caso può essere usato
segue a pagina 29
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
con il pollice in ogni angolazione, anche al contrario.
Nella parte alta, Samsung ha lasciato anche il trasmetti-
tore IR: difficile dire se qualcuno l’abbia davvero usato
sugli altri smartphone, ma male non fa.
Uno schermo OLED di riferimentoLo schermo è il vero punto di forza del Galaxy S6 Edge,
in tutti i sensi: per il marketing, come abbiamo già det-
to, ma anche per la sua qualità. Sotto il profilo pura-
mente pratico, ci dispiace dirlo, ma il “curvo” non serve
a nulla, anzi, a tratti è pure fastidioso. Molti siti e ap-
plicazioni hanno infatti elementi dell’interfaccia posti
nella zona curva, e leggere sullo schermo ondulato
può causare un certo nervosismo. Il Note Edge, an-
che lui curvo, aveva aggiunto una porzione in più di
schermo per gestire la zona, nell’S6 Edge invece i bor-
di sono parte integrante dello schermo e quindi anche
dell’interfaccia utente. Bellissimo da vedere, quindi, ma
anche abbastanza fastidioso da usare. Se spostiamo
l’attenzione sulla qualità del display, Samsung ha fatto
un lavoro eccezionale: il display AMOLED da 1440p di
risoluzione restituisce immagini che sembrano stam-
pate tanto sono compatte, i miglioramenti fatti in que-
sti anni sulla tecnologia AMOLED ci lasciano quanto
meno un interrogativo: perché Samsung non entra nel
mercato dei TV con questo tipo di pannello? Rispetto
ai primi schermi, quello usato sull’S6 Edge rasenta la
perfezione, con un punto di bianco in modalità Base
praticamente costante a 6.500K e una resa cromatica
fedele. La modalità Cinema, paradossalmente, è quel-
la più sballata di tutte. Del display AMOLED da 1440 x
2560 e 577ppi dobbiamo elogiare anche la luminosità:
essendo l’OLED un pannello self emitting, la luminosi-
tà varia molto a seconda della quantità di bianco che
lo schermo deve generare: grazie a un nuovo driver
e a un nuovo layer superficiale che abbatte i riflessi
incidenti, il Galaxy S6 riesce a sfoderare, in certe situa-
zioni, una luminosità di picco superiore ai 550 nits. Se
si passa alla modalità manuale Samsung ha sapiente-
mente limitato la luminosità massima, per evitare non
solo un prosciugamento rapido della batteria ma an-
che un eventuale danneggiamento dello schermo, che
non può certo rimanere ore impostato alla massima
luminosità di picco. L’unico limite degli attuali schermi
OLED Samsung , ma si tratto proprio di una finezza, è
la configurazione dei pixel che non è ovviamente RGB:
come nei modelli precedenti siamo di fronte ad una
particolare disposizione Diamond Pattern che dispone
a griglia un subpixel rosso e uno blu affiancati a due su-
bpixel verdi. La disposizione è efficace e riduce abba-
stanza le aberrazioni cromatiche dovute al tipico color
shift dei PenTile, tuttavia un pattern di questo tipo lascia
molto spazio tra i pixel rispetto ad un display IPS dove
il gap è praticamente inesistente. Una cosa questa che
può non interessare affatto a chi usa il Galaxy S6 come
smartphone, ma in ottica d’uso con il visore GearVR di
nuova generazione potrebbe impattare sulla risoluzio-
ne percepita dietro le lenti di ingrandimento.
Made by Samsung: è la ricetta perfettaNon potendo smontarlo pezzo per pezzo (anche per-
ché dobbiamo restituirlo) ci siamo fidati dell’analisi del-
l’ottima Chipworks per spiegarvi l’enorme lavoro fatto
da Samsung sui nuovi Galaxy. La scelta di abbandonare
Qualcomm adottando i processori Exynos difficilmente
è dovuta solo al surriscadamento (peraltro confermato)
dello Snapdragon 810: non si cambia il processore a
pochi mesi dal lancio di un prodotto sapendo di do-
verne creare milioni e milioni. Mai scelta fu però più
azzeccata: Samsung i chip li sa fare e l’ha dimostrato
più volte, e il nuovo Exynos 7420 è per i prossimi mesi il
chip da battere in termini di prestazioni e consumi.
Senza dilungarci in inutili tecnicismi, Samsung ha rea-
lizzato quello che è il primo SoC per smartphone co-
struito con tecnologia a 14 nanometri utilizzando tran-
sistor 3D FinFet: siamo di fronte al fiore all’occhiello di
Samsung Semiconductor, un processore che non solo
è più piccolo del precedente ma consuma meno ed è
decisamente più potente. Samsung non si è limitata
al solo SoC, ma ha introdotto anche nuove memorie
SDRAM DDR4 (3 GB) e un nuovo tipo di memoria per
lo storage. Questa, che a prima vista potrebbe anche
sembrare un’innovazione banale, è in realtà la più im-
portante di tutte: quasi tutti gli smartphone utilizzano
memorie eMMC, ma il nuovo Galaxy usa le memorie
UFS 2.0 che a parità di consumo si avvicinano come
prestazioni agli SSD. Stiamo parlando di 350 MB/s in
lettura e 150 MB/s in scrittura e non deve stupire che
- a differenza di altri terminali - Samsung non soffra di
problemi quando si attiva l’encrypting dei dati. Il pas-
saggio alle nuove memorie si avverte soprattutto nel-
la velocità con cui vengono aperte e installate le app,
forse è anche questo il motivo che ha spinto Samsung
a non inserire il supporto per memorie esterne, che
sarebbero risultate troppo lente rispetto al sistema in
generale. Meglio, in quest’ottica, utilizzare il cloud: se
proprio serve spazio per archiviare foto e video.
Tornando al cuore del Galaxy S6 Edge, si nota come
Samsung piano piano stia sostituendo i processori di
terze parti con componenti fatti in casa: la stessa sorte
del SoC è toccata anche al modem LTE, con la nuova
piattaforma Shannon di Samsung, e ai processori per le
foto e i video, che supportano non solo l’HDR live ma
la codifica e la decodifica in hardware di HEVC 4K. Lo
scotto da pagare per tutta questa integrazione è un
prodotto non facile da riparare, ma alla fine alla ripa-
razione ci pensa il centro di assistenza: perché lamen-
tarsi?
Ottima qualità audio Ci aspettavamo di più dalla batteriaIl Galaxy S6 offre una buona qualità audio quando si
tratta di telefonare, unita anche a una buona ricezione:
i due microfoni posti sopra e sotto funzionano bene
per la cancellazione ambientale e la resa microfoni-
ca, anche in ambienti rumorosi. Notevole la resa dello
speaker inferiore: non siamo di fronte al Boomsound di
segue a pagina 30
TEST
Samsung Galaxy S6 Edge segue Da pagina 28
torna al sommario 30
MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
HTC, ma l’S6 fa comunque una figura dignitosa. Buono
il volume massimo raggiunto dalla suoneria. Samsung
ha mantenuto il sensore cardio che, nella sua inutilità,
resta comunque molto preciso, e ha inserito anche la
ricarica wireless per la batteria che è un plus non da
poco. Riguardo alla batteria, Samsung aveva promesso
una durata super ma l’autonomia di Galaxy S6 è come
quella degli altri top di gamma: in realtà questo è un ot-
timo risultato se si considera che Samsung non solo ha
usato una batteria più piccola di quella presente sull’S5,
ma ha anche aumentato di molto le prestazioni. Inoltre
c’è uno schermo QuadHD con un tema comunque lu-
minoso e sull’OLED un tema chiaro, come quello di de-
fault, consuma di più di uno dark. Samsung ha preferito
non sacrificare le prestazioni realizzando comunque
uno smartphone che dura il giusto, aggiungendo però
la possibilità di ricarica rapida che in poche decine di
minuti restituisce qualche ora di autonomia. La batteria
è un fattore troppo personale e dipende molto dagli
usi: da quanto abbiamo potuto vedere, il Galaxy S6 è
molto soggetto al consumo in modalità dati (Wi-Fi, 3G
e LTE) segno che forse il modem Samsung non è anco-
ra ottimizzato sotto il profilo del risparmio energetico.
Utilizzandolo senza dati attivati, ma è ovviamente una
condizione poco realistica, lo smartphone supera di
molto le 24 ore di uso. Da elogiare infine lo stand by:
chi lo tiene in tasca senza giocarci può stare tranquillo,
la batteria basta e avanza.
La fotocamera è eccellenteLa piccola fotocamera che sporge sul retro del
Galaxy S6 è un modulo Sony IMX240 simile nella
struttura a quella dello scorso anno, ma con un gruppo
ottico rivisto e ovviamente un processore fotografico
più potente. La risoluzione è di 16 Megapixel (forse fin
troppi), l’obiettivo stabilizzato, ha una apertura di F1.9 e
una lunghezza focale di 28 mm, quindi un grandango-
lo abbastanza spinto: i numeri ci dicono che Samsung
ha sicuramente migliorato la resa fotografica con poca
luce andando a bilanciare il numero di pixel.
Un’ottica 28mm significa che anche le fotografie di
paesaggio trarranno benefici dall’obiettivo grandango-
lare, mentre per i ritratti e i closeup si farà più fatica
a contenere le deformazioni. Buona la messa a fuoco
ravvicinata, che permette notevoli macro. Dal punto di
vista del puro utilizzo la fotocamera ha elementi che
abbiamo apprezzato moltissimo e altri che ci sono
piaciuti meno. Alla prima categoria appartengono il
bilanciamento del bianco (che usa anche il sensore
IR per il fine tuning), la messa a fuoco rapidissima e
precisa in quasi tutte le situazioni (c’è pure il tracking
degli elementi in movimento) e la reattività, con la ca-
mera che si attiva in un istante alla doppia pressione
del tasto home. Dalla modalità Pro ci aspettavamo di
più: Samsung ha tenuto un’interfaccia utente piuttosto
semplice delegando a questa modalità le regolazioni
avanzate, ma chi si aspettava file Raw, tempi, apertura
e impostazioni evolute resterà deluso. La modalità HDR
auto è attiva di default e più che un HDR è un DRO, ov-
vero un Dynamic Range Optimizer: Samsung con un
solo scatto riesce comunque a recuperare ombre e luci
restituendo una fotografia credibile e ben definita. La
modalità si può anche disattivare, ma il rischio di foto
“sbagliate” dal punto di vista dell’esposizione è molto
elevato. La fotocamera del Galaxy S6 può tranquilla-
mente sostituire una compatta in moltissime situazioni,
anche se ovviamente l’assenza di zoom ottico non è
facilmente rimpiazzabile. Notevole anche la resa della
camera frontale per il selfie.
Un discorso a parte merita il video: il Galaxy S6 fa ot-
timi video anche se la stabilizzazione a tratti genera
qualche scatto di troppo. Per evitare problematiche le-
gate alla compressione, Samsung ha deciso di tenere
piuttosto alto il livello dell’encoding: si parte da circa
18 Mbps in 1080p e si arriva a 50 Mbit/s circa per il 4K
a 30 fps. Considerando l’assenza di memoria esterna,
forse riprendere in 4K non è una buona idea.
Interfaccia veloce e pulita Ma il look può migliorareSamsung ha fatto un grande lavoro lato software
sul Galaxy S6, ripulendo l’interfaccia e offrendo una
esperienza d‘uso, nonostante la personalizzazione,
molto simile a quella di Android stock. TouchWiz nella
sua ultima versione riprende molti canoni stilistici del
Material Design di Google e se in qualche elemento
migliora addirittura l’esperienza nativa (spariscono al-
TEST
Samsung Galaxy S6 Edge segue Da pagina 29
cuni fastidiosi popup e animazioni), sotto altri aspetti
resta un po’ incoerente con quelli che sono i nuovi
dettami in termini di User Interface che arrivano da
Mountain View. Google sta cercando di fare quello che
Apple ha fatto fin dal principio, realizzare una serie di
componenti per le app che rendano i comportamenti di
navigazione simili a prescindere dall’app : bottoni, tabs,
menù, icone, tutto deve rifarsi al Material Design.
Samsung con la sua “piattezza” cerca di ricalcare l’in-
terfaccia stock di Android Lollipop, ma alcune app del
suo ecosistema necessitano ancora di qualche piccola
miglioria. Inoltre, ma questa è una considerazione mol-
to soggettiva, le icone sono ancora un po’ troppo “gio-
cose” e prive di una linea guida comune.
Tralasciando il design e parlando invece della sostanza
dobbiamo dire che lamentarsi delle prestazioni è pres-
sochè impossibile: la fluidità e la reattività di questo S6
stupiscono e chiunque, dopo averlo provato in un pun-
to vendita, non può che essere d’accordo. Il merito va
diviso tra le nuove memorie, il processore e il sistema
operativo alleggerito, anche se su quest’ultimo aspetto
si può migliorare ancora tanto. Fortunatamente è tutto
“software” e sta a Samsung dimostrare che ha a cuore
questo Galaxy S6, continuando a rilasciare aggiorna-
menti migliorativi.
Alcune foto realizzate con il Galaxy S6 Edge, cliccandocon il mouse è possibile visualizzare l’ingrandimento
Il tuo 5 per mille può cambiare la vita
di molti bambini prematuri.
E non ti costa nulla.
Ogni anno in Italia nascono 30.000 bambini prematuri, di cui circa 5000 hanno un peso inferiore a 1500 gr.Questi bambini hanno bisogno di cure, controlli e assistenza per molti anni.
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Le donazioni ad AISTMAR Onlus vengono interamente impiegate per:- l’assistenza delle gravidanze a rischio o patologiche- la cura e il supporto al neonato prematuro
e alla sua famiglia nel percorso di sviluppo e crescita
Oppure puoi sostenere AISTMAR Onlus con versamenti su:• C/C Postale: 29328200• C/C BancoPosta: IBAN: IT 05 Z 07601 01600 000029328200 presso Posta di via Sambuco, 15 - Milano• C/C Bancario: IBAN: IT 30 R 05216 01619 000 000 003641 presso Credito Valtellinese, Agenzia n°14 - Milano
Tutto il personale di AISTMAR Onlus è volontario. L’intero ricavato delle donazioni viene impiegato in cure e assistenza ai neonati prematuri e patologici e alle loro famiglie.
AISTMAR Onlus - via della Commenda, 12 - 20122 Milano - www.aistmar.it
FONDAZIONE IRCCS CA’ GRANDA - OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICODipartimento per la Salute delle Donna, del Bambino e del Neonato
U.O. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatalevia Francesco Sforza, 28 - 20122 Milano
GIORNO MESE ANNO
CONTRIBUENTECOGNOME (per le donne indicare il cognome da nubile) NOME SESSO (M o F)
DATA DI NASCITA COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA PROVINCIA (sigla)
CODICE FISCALE(obbligatorio)
DATI ANAGRAFICI
Da consegnare unitamente alla dichiarazioneMod. 730/2008 al sostituto d’imposta, alC.A.F. o al professionista abilitato, utilizzandol’apposita busta chiusa contrassegnata suilembi di chiusura.
MODELLO 730-1 redditi 2007
Stato
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Chiesa cattolica
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno
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Assemblee di Dio in Italia
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Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Chiesa Evangelica Luterana in Italia
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Unione Comunità Ebraiche Italiane
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Scheda per la scelta della destinazione dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF
Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute
che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a),del D.Lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contri-buente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscaledi un soggetto beneficiario. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delle finalità beneficiarie.
Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
Finanziamento agli entidella ricerca sanitaria
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FIRMA
Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e della università
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Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
FIRMA
Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge
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Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
FIRMA
Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
FIRMA
genziantrate
AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni beneficiarie della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, ilcontribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delleistituzioni beneficiarie.La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta non espressa da parte del contribuente. In tal caso, la ri-partizione della quota d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alleAssemblee di Dio in Italia e alla Chiesa Valdese Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale.
In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.
In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.
SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)
SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)
LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
di Emanuele VILLA
Qualche mese fa provammo il G Flex di LG, ov-
vero il primo smartphone dell’azienda coreana
dotato di display P-OLED (plastic OLED) curvo,
un prodotto pionieristico e ad alto valore simbolico:
con G Flex, LG dichiarava al mondo di essere sem-
pre in primissima linea in fatto di innovazione tecno-
logica. Ma va anche detto che il prodotto, per quanto
pionieristico e dal chiaro sapore hi-tech, era tutt’altro
che perfetto: qualche rallentamento nelle operazioni
più complesse, ma soprattutto una risoluzione non al-
l’altezza dell’enorme display da 6 pollici e alcuni limiti
dello stesso quali un effetto di persistenza dell’imma-
gine, non drammatico ma comunque visibile. LG ha
certamente fatto tesoro dei feedback e ha pensato
di realizzare rapidamente un successore, chiamato
semplicemente G Flex 2. Presentato allo scorso CES
di Las Vegas, G Flex 2 è la risposta a tutti coloro che si
sono dimostrati interessati all’innovazione portata dal
primo G Flex ma hanno resistito a causa di alcuni di-
fetti di gioventù. Il nuovo smartphone è all’apparenza
molto simile al predecessore, ma per prima cosa LG
ha voluto allargare il target di riferimento (e quindi il
numero di potenziali acquirenti) riducendo la dimen-
sione del display, che passa da 6’’ a un più “portable”
5,5’’, la stessa dimensione dell’attuale top di gamma
G3 e presumibilmente del prossimo G4. Ma se l’im-
patto estetico non è molto diverso, basta indagare
nella scheda tecnica per rendersi conto di quanto il
passo avanti sia stato consistente: se G Flex ha sen-
so per chi vuole essere sulla cresta dell’innovazione,
la versione 2 attira una fetta molto più consistente di
utenti, ovvero tutti coloro che vogliono un prodotto
top di gamma, grande, reattivo e scattante. E questo a
prescindere dalla curvatura dello schermo: in pratica,
G Flex 2 è il primo curvo che entra in diretta concor-
renza con gli smartphone normali, con i modelli top
dei vari produttori, LG inclusa.
Curvo è (sempre) belloAl di là delle dimensioni ridotte, LG G Flex 2 è molto
simile al modello dello scorso anno. L’azienda è in-
tervenuta principalmente sulla dotazione tecnica sen-
za toccare i fondamentali estetici: lo schermo, pur di
dimensioni più contenute (da 6’’ a 5,5’’), resta molto
ampio, la curvatura è dolce e anche la finitura lucida
della cover posteriore ci ricorda quella dello scorso
anno. Pur con tante piccole micro variazioni, l’impatto
estetico di G Flex 2 è analogo a quello di G Flex e le
differenze vanno ricercate altrove.
Resta un prodotto che si fa notare: la penetrazione
di G Flex non è stata tale da rendere mainstream
un telefono curvo, per cui questo G Flex 2 attira le
medesime attenzioni del suo predecessore. G Flex 2
è un telefono curato a livello di design e sufficiente-
mente sottile, con un raggio di curvatura molto soft,
bordi sottili e una bella cover lucida posteriore. Resta
un telefono molto grande, con tutte le conseguenze
TEST Dopo l’esperimento “pionieristico” dello scorso anno, il nuovo modello G Flex 2 è lo smartphone curvo della maturità
LG G Flex 2 in prova: il telefono curvo fa sul serioNon è rivoluzionario come il predecessore, ma lo perfeziona in tutti i comparti: G Flex 2 può sfidare gli “altri” smartphone
del caso, ma va detto che rispetto allo scorso anno
la comodità è decisamente migliorata, il telefono è
leggero nonostante la stazza (152 grammi) e in par-
ticolari circostanze (come quando lo si infila in tasca),
la leggera curvatura lo rende anche più comodo da
portare in giro. Pur non avendo un look luxury come
gli smartphone con chassis completamente metallico,
è il risultato di un grosso impegno nel contenimento
dei volumi e – più in generale - nella realizzazione
di qualcosa di piacevole alla vista oltre che molto
particolare. Le motivazioni alla base del display cur-
vo restano le stesse dello scorso anno: si può dire
che in questo modo assecondi meglio il profilo del
viso durante le telefonate, che dia una sensazione
di visione theatrical quando usato come display per
video, che sia meno sensibile ai riflessi quando usato
outdoor, ma la realtà è che tutti questi elementi - sia
pur veri - non sono rivoluzionari rispetto a un telefono
standard: G Flex 2 è un telefono dedicato a chi vuole
distinguersi, chi vuole possedere l’ultima innovazione
tecnologica e non si accontenta di quello che hanno
tutti. Che per telefonare sia più comodo è secondario.
L’impostazione di design resta la solita dei termina-
li LG di alta gamma: cover posteriore estraibile (ma
attenzione, qui la batteria non è sostituibile), design
che si assottiglia progressivamente ai bordi e non
comprende nessun pulsante fisico sui lati, ampia fo-
tocamera posteriore circondata dal flash LED su un
lato e dell’autofocus laser sull’altro, pulsante di accen-
sione/standby centrale subito sotto la fotocamera e
bilanciere del volume (multifunzione) attorno a que-
st’ultimo. Un’impostazione che - si vede - piace molto
agli utenti visto che LG la considera ormai un vero e
proprio segno distintivo. Parlando di cover posteriore,
rimane il caratteristico self healing del modello prece-
dente, che secondo LG è stato ulteriormente miglio-
rato: il particolare materiale con cui è realizzato è in
segue a pagina 33
lab
video
LG G Flex 2TANTA “FORMA”, MA C’È ANCHE SOSTANZA 699,00 €G-Flex 2 è uno smartphone più maturo del suo predecessore, la dimensione è giusta, il passo avanti sul fronte del display è innegabile e la dotazione hardware è allo stato dell’arte. Il display non ha più nessun difetto di quelli riscontrati la generazione passata, è un buon OLED con neri profondi, colori vividi e senza effetti di persistenza d’immagine. A voler essere pignoli, segnaliamo una luminosità leggermente sotto tono che condiziona la leggibilità outdoor. L’esperienza d’uso può essere appagante sia per un utente casual, sia per il classico “power user”: la dotazione hardware è allo stato dell’arte e qualche episodio di singhiozzo in condizioni di forte stress impatta solo marginalmente su un’espe-rienza d’uso piacevole per ogni tipo di utente. L’eccessivo surriscaldamento di Snapdragon 810 (di cui si parla da mesi) è tenuto a bada dal sistema di gestione delle prestazioni del processore stesso e non ci pare rappresenti un problema. Che il telefono scaldi è indubbio, ma la temperatura percepita non è parsa eccessiva in relazione alla media degli altri telefoni. Buona la fotocamera, le prestazioni della batteria sono nella norma: in condizioni di uso normale arriva a sera senza problemi, ma è comunque un telefono da ricaricare ogni notte. Il prezzo di listino è elevato ma allineato a quello dei top di gamma attuali e comunque inferiore di 200 euro rispetto al modello dello scorso anno.
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEEstetica molto piacevoleDisplay P-OLED Prestazioni di buon livello
Luminosità leggermente bassaBatteria non removibileQualche rallentamento “sotto stress”
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
8 8 8 9 10 88.3
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
effetti del tutto insensibile ai graffi superficiali, e quelli
più leggeri scompaiono con una rapidità notevole;
pur non avendo il primo G Flex in redazione per un
confronto al volo, ci sembra che effettivamente il pro-
cesso di auto-riparazione dei graffietti superficiali sia
più rapido e preciso. Come abbiamo già detto lo scor-
so anno, questa caratteristica è pensata per evitare
piccoli danni da sfregamento con le chiavi in tasca,
leggeri incidenti di percorso che si possono verificare
nell’uso (anche un po’ sbadato) di tutti i giorni; la co-
ver self healing non è pensata per sopportare danni
pesanti, non pensate di darne dimostrazioni pubbli-
che sfregiando il telefono con le chiavi o un coltello
perché vi rovinerete la giornata.
Finalmente il display è un Full HDChi ci segue sa come la pensiamo circa la risoluzio-
ne dei display degli smartphone: è giusto progredire
e realizzare display sempre migliori, ma non devono
diventare esercizi di stile. Ci vuole equilibrio in tutto, e
così come un 720p è un limite non da poco in un te-
lefono da 5,5’’, un Quad HD non permetterebbe di di-
stinguere i singoli pixel, oltre a pesare su prestazioni e
consumi. Il giusto mezzo, l’ottimo è il Full HD, e questa
volta LG ha accontentato tutti i suoi potenziali clienti:
rispetto al modello dello scorso anno, il telefono è più
piccolo e il display più definito, passando dal 720p di
G Flex al Full HD odierno, un passaggio che, oltre a
rendere più appetibile la scheda tecnica del telefono,
offre risvolti pratici importanti.
Passando da un altro smartphone a G Flex 2, il pri-
mo impatto è notevole: il Full HD rende l’immagine
della schermata di base molto dettagliata e precisa
sia sulle icone che sull’immagine di sfondo, ma sono
soprattutto i pregi dell’OLED a venir fuori in modo
netto, al punto da non permetterci di distinguere la
fine del display e l’inizio della cornice: il nero è sem-
plicemente nero, considerazione ovvia ma vale la
pena sottolinearla perché l’impatto di G Flex 2 è dav-
vero notevole. Ricordiamo che il display dello scorso
anno aveva alcuni limiti oltre alla risoluzione: a parte
una resa cromatica piuttosto tenue, si notava un ef-
fetto di persistenza dell’immagine passando da una
schermata molto contrastata a una grigia, oltre a uno
strano effetto “puntinato” anch’esso conseguenza
del Plastic-OLED. Ovvio che la nostra attenzione si sia
soffermata subito su questi punti e possiamo confer-
mare che non solo l’impianto cromatico è diventato
molto vivido e intenso, ma l’effetto persistenza non
c’è più, così come l’altro limite. Davvero un passo
avanti notevole.
A livello di dettaglio ora siamo a un livello ottimale,
non si notano “spigolosità”, pixel percepibili e tutto
il quadro assume una naturalezza notevole. La resa
cromatica e l’impatto visivo di questo display sono
molto buoni: come spesso accade nei display OLED
per smartphone, anche qui la vividezza cromatica è
molto alta di default, col risultato di avere immagini
che catturano l’attenzione, che puntano all’effetto
“WOW” ma che si discostano abbastanza dai tradi-
zionali canoni di naturalezza. Intendiamoci, in uno
smartphone la cosa è accettabile, ma qualora si vo-
lesse un’immagine meno colorata, leggermente più
piatta ma anche più rispondente al vero, si può agire
sui parametri preimpostati: troviamo infatti le imposta-
zioni standard, naturale e brillante, ognuna delle quali
agisce sui parametri fondamentali d’immagine ma
soprattutto sulla vividezza. Per valutare la resa del di-
splay abbiamo ovviamente sfruttato materiale video,
a partire da quello precaricato ma anche alcuni trailer
1080p di film recentissimi. Complici movimenti di ca-
mera molto lenti, l’impatto visivo è buono, con imma-
gini di una tridimensionalità notevole e un livello di
dettaglio appagante: anche avvicinandosi al display
non si notano difetti particolari come quella “puntina-
tura” che invece era presente sul display del primo
G Flex. E lo stesso vale per i trailer che abbiamo ri-
prodotto: Spectre, in particolare, ci dimostra la tenuta
dell’OLED in situazioni cupe e con colori tenui, dove
tutto si fonda su fortissimi contrasti che - neanche a
farlo apposta - esaltano le caratteristiche del display
offrendo una visione nel complesso appagante. Fast
and Furious 7 è invece basato su colori accesi, vividi,
brillanti e su un dettaglio tagliente sempre in primis-
simo piano: un buon banco di prova per valutare la
saturazione delle tinte; ecco, in casi come questo è
meglio evitare il preset brillante, che rischia di rende-
re tutto un po’ innaturale. Con uno standard o natura-
le la situazione migliora a vista d’occhio.
Di buon livello anche l’audio, non tanto sotto il pro-
filo qualitativo (il micro-speaker posteriore fa quello
che può, ovviamente) ma come pressione sonora:
ci trovavamo in una stanza abbastanza affollata, ma
i dialoghi erano percepibili senza dover passare agli
auricolari. L’unico limite visivo che abbiamo percepito,
e che peraltro è comune a tanti altri smartphone con
display OLED, è l’angolo di visione: è molto ampio, ma
spostandosi dal punto di visione ottimale, il display
assume qualche leggera dominante cromatica sui
toni freddi. Niente di particolare, ma l’occhio attento
nota anche questo all’interno di un quadro complessi-
vamente piacevole.
Buone prestazioni nell’uso “normale”Al momento del lancio, G Flex 2 ha fatto parlare di
sé in relazione alle proprie performance. Questo per-
ché da un lato offre il processore top del momento, lo
Snapdragon 810 octa-core 64bit con quattro Cortex
A53 da 1,5 GHz e altrettanti Cortex A57 da 2 GHz, dal-
l’altro si è discusso su potenziali limiti imputabili allo
stesso, e soprattutto su un surriscaldamento superio-
re alla media. La GPU è una Adreno 430. Ma prima di
procedere a benchmark e all’uso intensivo, abbiamo
inserito G Flex 2 nella routine quotidiana, vivendoci a
contatto per una manciata di giorni.
Data la dotazione hardware allo stato dell’arte (il mo-
dello in prova è quello da 2 GB di RAM), è ovvio che
nell’uso normale il telefono non vada in sofferenza:
l’utente lo percepisce come reattivo, immediato, rapi-
do nell’esecuzione dei task. Non abbiamo constatato
una lag particolare neppure nei momenti di uso un po’
più intenso, quando si è trattato di ascoltare musica
via streaming con un navigatore GPS collegato e, ma-
gari, la necessità di consultare pagine web “al volo”.
Si ravvisa sì qualche micro rallentamento e leggere in-
certezze nel rientro istantaneo alla homescreen, che
a volte richiede più tempo del previsto, ma ciò non im-
patta un’esperienza d’uso che si mantiene appagante.
TEST
LG G Flex 2segue Da pagina 32
segue a pagina 34
La cover posteriore di G Flex 2 con di tecnologia self-healing contro graffi e piccoli incidenti.
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MAGAZINEn.111 / 154 MAGGIO 2015
Andando poi a usarlo in modo incredibilmente stres-
sante, passando compulsivamente da un gioco di ulti-
ma generazione alla fotocamera e viceversa, poi alla
navigazione GPS e magari muovendo velocemente
applicazioni in finestra con QSlide, anche un “mostro”
come lo snapdragon 810 inizia a dare qualche segno
di affaticamento che si manifesta in qualche scatto nei
movimenti delle finestre e in qualche istante di atte-
sa nei passaggi da un’app all’altra, ma - ripetiamo - si
tratta di condizioni limite nelle quali difficilmente ci si
troverà nella routine di tutti i giorni: la sensazione che
si ha dall’uso normale, anche intenso, è che sia un pro-
dotto reattivo e capace di buone soddisfazioni. I ben-
chmark sono di alto livello: nonostante le classifiche
di Geekbench 3 e di An Tu Tu non siano ancora ag-
giornate all’ultimissima generazione di smartphone, G
Flex 2 è al top della classifica in entrambi i casi, segno
che le prestazioni sono in linea con il posizionamento
del telefono. La necessità di gestire in modo attento il
surriscaldamento del SoC in caso di elevati carichi di
lavoro (come appunto nel caso dei benchmark) viene
risolta mediante la classica gestione dinamica delle
prestazioni del processore: questo spiega perché di-
versi benchmark ripetuti determinino risultati a poco
a poco inferiori e anche perchè il surriscaldamento
del telefono, pur avvertibile, sia ora sostanzialmente
in linea con quello degli altri telefoni particolarmente
potenti. Abbiamo voluto valutare sul campo la cosa
giocando ad Assault 8 Airborne per mezzora buona,
di tanto in tanto passando alla navigazione web via
Wi-Fi, e abbiamo ottenuto prestazioni in linea con le
previsioni: le performance sono ottime, partiamo con
almeno una trentina di fps e, nonostante la gestione
delle performance di cui sopra, restiamo con una flui-
dità visivamente analoga lungo tutti i 30 minuti. Nel
frattempo il telefono scalda nell’area alta, in prossimi-
tà della fotocamera, e la necessità di tenerlo in oriz-
zontale per giocare ce lo fa notare: ma anche qui ci
sentiamo di dire che - pur avvertibile - la situazione è
nella norma. La riduzione delle performance si avver-
te nei numeri dei benchmark, ma all’atto pratico il SoC
è talmente potente che difficilmente ci sarà bisogno
di più potenza durante l’uso di tutti i giorni. Qualche
considerazione, infine, sul lato software. Com’è noto,
G Flex 2 usa la versione 5.0.1 di Android Lollipop, sulla
quale LG è intervenuta con le consuete personalizza-
zioni. Chi ha dimestichezza con le feature dell’azienda
già sperimentate nell’aggiornamento “lollipop” di G3,
qui troverà una situazione sostanzialmente analoga.
Ritroviamo sì il Material Design di Google ma anche lo
stile “regolare”, squadrato delle icone LG e soprattutto
servizi esclusivi come Smart Notice (il widget che dà
consigli personalizzati basandosi su abitudini e luoghi),
Knock On e Knock Code, Quick Remote per il controllo
del TV, Dual Window per l’utilizzo contemporaneo di
due app con divisione del display (questa funzionali-
tà va attivata nei settings del sistema), Qslide e altro
ancora, tra cui un Glance che permette all’utente di ac-
cedere alle notifiche con uno swipe dall’alto a display
spento. Nel complesso, pare che LG abbia trovato un
suo equilibrio lato software nella scorsa generazione
e abbia intenzione di non rivoluzionarlo, procedendo
con piccole modifiche di tanto in tanto: l’esperienza
d’uso è quindi piacevole.
Fotocamera ok La batteria dura il “classico” giornoA livello fotografico, G Flex 2 prosegue la buona tra-
dizione recente di casa LG: il modulo principale è da
13 Mpixel con dual flash LED e autofocus laser, tec-
nologia inaugurata da LG con G3 e capace di risultati
apprezzabili soprattutto in condizioni di luminosità
attenuata. Data anche la presenza dello stabilizzatore
ottico, ci troviamo in una situazione analoga a quel-
la di G3 ma migliore di quella di G Flex “1”. A livello
pratico, la semplicità di scatto è incredibile: il software
non permette regolazioni manuali a parte la risoluzio-
ne degli scatti e del video (il video è supportato fino a
4K), timer e poco altro, ma va segnalata la presenza
di una modalità HDR automatica che non impatta sul-
le prestazioni di cattura. Qui sopra pubblichiamo una
serie di scatti realizzati in condizioni diverse: ottimali
le prime tre, di sera le seguenti. Di giorno e in buone
condizioni di illuminazione, i risultati sono apprezza-
bili: nonostante al 100% si possa osservare un certo
“effetto acquarello” dovuto all’algoritmo automatico di
riduzione del rumore, il dettaglio percepito è buono, il
rumore basso e anche la gamma dinamica non è male,
pur con i fortissimi contrasti dovuti alle condizioni di
scatto. Notevole l’efficacia dello stabilizzatore, che ha
permesso scatti definiti anche in condizioni difficili,
come durante un viaggio in auto. Di notte è palese
che il dettaglio percepito cali ed emerga il rumore, ma
mentre la riduzione del primo è innegabile, il rumore
è gestito in modo efficiente dal sistema di NR di cui
sopra. I risultati, sia pur non paragonabili agli scatti otti-
mali, sono superiori alla media sia in termini di lumino-
sità che di bilanciamento generale del quadro.
Infine, il discorso dell’autonomia, che possiamo liqui-
dare abbastanza rapidamente: pur senza benchmark
particolari o test di varia natura, abbiamo convissuto
con G Flex 2 per alcuni giorni, integrandolo in una
routine quotidiana fatta di ore di navigazione web su
LTE/Wi-Fi, ascolto di musica in streaming e visione di
video, con in più qualche videogame inserito per le fi-
nalità di questo test. La batteria da 3.000 mAh punta a
garantire autonomia per la classica giornata lavorativa:
ci riesce nella maggior parte dei casi, ma non è questo
uno smartphone capace di garantire due o più giorni
di autonomia. Lo si può usare con serenità senza do-
versi portare in giro battery pack o affini, ma ogni sera
va ricaricato. Siamo nella media, insomma.
TEST
LG G-Flex 2segue Da pagina 33
Alcune foto realizzate con il G Flex 2, facendo click con il mouse è possibile visualizzare l’ingrandimento