012 SAB 17-01-98

4
La Giornata * * * * * * In Italia Nel mondo M i l a n o . La procura di Palermo e una part e della stampa nazionale hanno aperto un nuo- vo fronte sui rapporti tra le imprese del Nord e la mafia. Poco chiare le premesse di questa nuova offensiva, illuminate solo da rivelazio- ni a senso unico. Motore delle inchieste sem- bra essere la nuova star del pentitismo, An- gelo Siino, il cosiddetto ministro dei lavori pubblici della mafia. Di Siino si ricordano sia le cose dette da confidente dei carabinieri al- l’inizio degli anni Novanta (secondo alcuni uf- ficiali dei Ros, avrebbe tirato in ballo come informatore il pm Guido Lo Forte, numero due di Giancarlo Caselli), sia quelle da penti- to ai pm palerm i t a n i . Molte rivelazioni non ri- velano ancora gran che. C’era una salda al- leanza tra mafia e imprese nazionali? L’ac- c o rdo era tra imprese siciliane e nazionali, e la mafia pretendeva solo un pizzo? Non è neanche chiaro il quadro politico di questo accordo: prima di Giovanni Falcone vigeva un rapporto tra alcuni politici (tra i quali Sal- vo Lima e Vi t o Ciancimino) ed esponenti ma- fiosi. Un legame stretto, anche sulla questio- ne degli appalti. Dopo Falcone la scena poli- tica siciliana è stata dominata da uomini della sinistra Dc. C’e- ra ancora un accord o organico e fino a chi a rrivava? Il rapport o organico si era spo- stato dalla politica al- le imprese?Qualche indizio va in questo senso. Ma quali im- prese? Siino ha fatto molti nomi. Sinora i due grandi gruppi se- riamente coinvolti so- no quello che fa capo al costru t t o re Filippo Salamone (fratello del pm bresciano Fabio) e quello ben più importante controllato da Raul Gard i n i . Da queste basi parte la nuova campagna di questi giorni che fa anche perno sui rapport i tra Milano e Palermo, e richiama alla ribalta Antonio Di Pietro . Come ogni volta che com- p a re il nome dell’ex pm, sono esplose coinci- denze piro t e c n i c h e . Si pensi solo alla giorn a- ta di ieri: mentre la procura di Caltanissetta i n f o rmava su un rapporto dei Ros del ’92 che indicava pericoli per Di Pietro in Sicilia, al- tri corpi di sicurezza verificavano un ipoteti- co missile,denunciato da un detenuto, da sca- g l i a re contro l’abitazione di Di Pietro a Cur- no (una “bufala”, ha detto il questore di Ber- gamo mentre Repubblica gli dedicava il tito- lone di prima). Intanto Caselli interrogava il s en a t ore del Mugello a Roma sulle indagini milanesi legate alla Sicilia e Giovanni Bru s c a r i c o rdava come la mafia, oltre ai bambini da avvelenare con le merendine, Maurizio Co- stanzo e la Torre di Pisa, avesse anche l’ex pm nel mirino. Le chiacchiere di due detenuti genovesi Queste quattro coincidenze emergevano proprio alla vigilia del giorno in cui il Csm deve esaminare la situazione disciplinare di Fabio Salamone, per verificare la gravità del- la sua incompatibilità di fratello di un inqui- sito di Di P i e t ro e inquisitore di quest’ultimo a Brescia. Tra le un po’ più vaghe (ma non tanto) coincidenze va anche ricordata la sca- denza, per la procura di Brescia, dei tempi per richiedere il rinvio a giudizio di Di Pietro per corruzione. In questo ambito corre la vo- ce (sulla quale la procura di Brescia vuol m a n t e n e re un assoluto riserbo) anche su un i m p re n d i t o re milanese arrestato a Palermo ma anche inquisito da Di Pietro: Vincenzo Lodigiani. Secondo fonti accreditate, si sono perse, nel fascicolo intestato al costru t t o re, al- cune fotocopie di una sua agenda nella qua- le è possibile rintracciare il quadro di rap- p o rti dell’indagato con altri imprenditori si- ciliani e milanesi (con Caselli, Di Pietro ha parlato anche di questi fatti?). Poco significa- tiva per i rilievi penali, ma ad alto contenuto di coincidenza, è infine la vicenda che ri- guarda un imprenditore settentrionale del- l’ambiente, Romano Tronci, coinvolto in una testimonianza di Salvatore Cancemi sui pre- sunti rapporti di Lorenzo Panzavolta, del g ruppo Ferruzzi, con imprese controllate da mafiosi (chissà se l’ex pm avrà parlato anche di lui a Caselli?). Di Tronci si ricorda la lunga deposizione a Di Pietro, nella quale spiegava come lui, manager e iscritto al Pci, lecita- mente (e diffusamente) sosteneva (economi- camente) iniziative legate al suo partito. Pro- prio qualche settimana fa il nome di Tronci è stato fatto anche in un’altra occasione dal quotidiano genovese Secolo XIX: in prima pagina il giornale riportava il testo dell’in- t e rcettazione di una chiacchierata tra due de- tenuti già membri dell’establishment politico del capoluogo ligure . Uno dei due era pre o c- cupato delle dichiarazioni di un impre n d i t o- re inquisito in Lombard i a .L’ a l t ro lo rassicu- rava dicendo che era stato avvicinato Di Pie- t ro . Da Tronci. Evidentemente era un pette- golezzo, perché sembra che la procura di Ge- nova non abbia svolto nessun tipo d’indagine. L’avvocato di Tronci non ha dunque gran che da fare. Per la cronaca, è Massimo Dinoia. ANTONIO DI PIETRO Roma. Che fine ha fatto il “partito dei sin- daci”? Da ieri, dopo il dietrofront di Walter Veltroni sul premierato e i messaggi conci- lianti di Antonio Bassolino sulle riforme, il fantasma che inquietava i sogni del Pds, e in p a rt i c o l a re del suo segretario Massimo D’A- lema, si è fatto più evanescente. Il fantasma si era materializzato subito do- po le elezioni amministrative, sull’onda dei c l a m o rosi successi ottenuti dai primi cittadi- ni delle principali città. E i timori si erano fatti più forti quando, ai primi dell’anno, Francesco Rutelli aveva lanciato la sua sfida al “pastrocchio semipresidenzialista” della Bicamerale, proponendo di optare per l’ele- zione diretta del premier e trovando un’im- mediata sponda in Walter Veltroni. Un so- stegno che aveva alimentato il sospetto che da Palazzo Chigi si avallasse il tentativo di f re n a re le riforme. Intanto, da Venezia, par- tiva la carica dei sindaci del Nord-est, chia- mati a raccolta da Massimo Cacciari attorno al progetto del suo “partito catalano”, pro n t o a scendere in campo alle elezioni di prima- vera a Ve rona e Treviso. E l’Anci, che racco- glie tutti i comuni d’I- talia, annunciava la sua offensiva federa- lista sulla Bicamera- l e . D’Alema aveva re a g i- to con battute sarca- stiche, definendo “cacicchi” i sindaci troppo protagonisti. Ma intanto, sottotrac- cia, si lavorava per recuperare terreno: telefonate, incontri, improvvise aperture nei confronti di alcu- ne istanze degli am- ministratori locali. Attivissimi, nel lavoro di mediazione, i due capigruppo della Querc i a , Fabio Mussi e Cesare Salvi, plenipotenziario di D’Alema in Bicamerale che ieri ha messo il timbro del Pds (dopo le aspre polemiche di d i c e m b re contro le “città-Stato”) sul pro g e t t o di statuto speciale per le principali metro p o- li. Non a caso, il primo a plaudire al “ripen- samento” di Ve l t roni (“un ottimo chiarimen- to”) è stato proprio Mussi, che si sta ritaglian- do un ruolo da “pontiere” tra il segretario e il vicepresidente del Consiglio. Il pre s i d e n t e dei deputati della Quercia era stato il più p ronto anche nel polemizzare contro la pro- posta di Rutelli. E nell’incontro a tre, avve- nuto a Botteghe Oscure martedì scorso, anche di questo si è parlato. Del pericolo, cioè, che a far impantanare le riforme della Bicame- rale, più che lo scontro sul caso Previti e i contrasti sulla giustizia con Silvio Berlusconi e il Polo, contribuissero proprio i dissensi in- terni all’Ulivo e le pressioni dei sindaci del c e n t rosinistra. Una rivincita sul terreno della giustizia? Per il momento, la ricomposizione ai vert i- ci del Pds pare andata a buon fine, e Ve l t ro n i ha concesso il suo viatico all’accordo della Bi- c a m e r a l e . “Se cambiare è un rischio - ha det- to - lasciamo pure le cose come stanno. Il fal- limento della Bicamerale ci pre c i p i t e re b b e in una situazione di incertezza”. Contemporaneamente, a Napoli, andava in scena la pubblica riappacificazione tra la Q u e rcia e i suoi “supersindaci”, in un faccia a faccia tra Salvi e Bassolino, che sulla pro- posta di Rutelli era rimasto finora in silenzio. Ma che già nei giorni scorsi aveva personal- mente rassicurato D’Alema: nessun partito dei sindaci, perché “io un partito già ce l’ho”, via libera al progetto della Commissione, che “è un buon punto di partenza”, seppure da m i g l i o r a re in alcuni punti. In ogni caso, per Bassolino “la debolezza del Polo non deve fa- v o r i re la spaccatura nel centro s i n i s t r a . “Sul premierato Rutelli è rimasto solo, la sua ipotesi è tramontata”, commentano con una certa soddisfazione in ambienti della Q u e rcia. Il lavorio della diplomazia pidiessi- na, coronato dall’uno-due di Ve l t roni e Basso- lino, ha fatto slittare l’appuntamento dell’An- ci con D’Alema per pre s e n t a re al pre s i d e n t e della Bicamerale la bozza di emendamenti sul federalismo. L’ i n c o n t ro, previsto per ieri, si terrà invece martedì prossimo. Dal Campi- doglio si smentiscono re t roscena politici: “E’ stato spostato per motivi di agenda”, spiegano i collaboratori di Rutelli. Per lui sarà comun- que un successo, perché lo statuto per “Roma Capitale” verrà presentato a D’Alema corre- dato delle firme di tutti i sindaci d’Italia. E il “tradimento” di Ve l t roni? “Per far arr a b b i a re Rutelli, dopo l’incontro con il papa che lo ha fatto finire anche sulla prima pagina di Usa- To d a y, ci voleva ben altro”, è la re p l i c a . Intanto, però, la rivista Micromega sta per lanciare una serie di proposte di modifica, che vanno dall’elezione diretta dei pre s i d e n- ti regionali al doppio referendum sulla giu- stizia.“L’house organ della procura di Milano sta posizionando le batterie per aprire la campagna del no alle riforme”, dicono a Bot- teghe Oscure . E su federalismo e giustizia, è il timore, si potrebbe saldare il fronte degli scontenti: dai magistrati agli amministratori delle Regioni. ROMITI SARA’ PROCESSATO A RO- MA PER INTERMETRO insieme a Um- berto Beliazzi, dirigente Fiat nella ca- p i t a l e . Il gip Adele Rando ha accolto la richiesta dei pm che li accusano di con- corso in corruzione e ipotizzano il pa- gamento di tangenti per più di tre mi- l i a rdi in cambio dell’appalto per la me- tropolitana romana. Il direttore finan- ziario Francesco Paolo Mattioli ha pat- teggiato 20 giorni di reclusione. Nel ’94, i tre dirigenti erano stati prosciolti dal- lo stesso gip; basandosi su nuove depo- sizioni la procura ottenne la riapert u r a d e l l i n c h i e s t a . * * * Latte, Bruxelles contro l’Italia: la commissione della Ue ha aperto una procedura d’infrazione. Contesta il mancato pagamento, nei termini fissati, delle multe per il ’96-’97 e inesattezze nel calcolo del latte prodotto. Per Ro- mano Prodi dalla Ue “non è venuto al- cun no al decreto sul latte”. Il ministro delle Politiche agricole dice che non ci saranno ulteriori trattative. Secondo l A n t i t rust, la legge sul latte pastorizza- to penalizza il made in Italy. La Lega terrà oggi manifestazioni di solidarietà verso gli allevatori. Umber- to Bossi accusa la polizia di aver agito in modo “irre s p o n s a b i l e . * * * P rc vuole le 35 ore nel 2001: Nerio Ne- si invita il governo a rispettare i patti. “Al momento la data c’è” sostiene En- rico Micheli. Il sottosegretario di Palaz- zo Chigi giudica “molto interessante” la proposta della Cgil; Giulio Tremonti (FI) “una stupidaggine”. “Chiediamo una legge con tre caratteristiche: che non indichi ‘ore x’, perché altrimenti c o n d i z i o n e rebbe la contrattazione, che abbia un sistema di incentivi e disin- centivi e che leghi il tutto a progetti oc- cupazionali concreti” dichiara Sergio D’Antoni (Cisl). “Se il governo insiste, non rinnove- remo nessun contratto per i prossimi due anni” avverte Federmeccanica. * * * Radio Radicale trasmetterà ancora i lavori parlamentari. Il governo assicu- ra che la convenzione sarà prorogata per l’intero ’98 e precisa che per il rin- novo si terrà una gara aperta a tutti. FI e Pds sono d’accordo. Marco Pannella si dice moderatamente soddisfatto. I Ve rdi presenteranno una mozione di sfiducia al cda Rai. Walter Veltroni chiede meccanismi di nomina che lo sgancino “dalle pressioni politiche”. * * * Il pm Fabio Salamone ammonito dal Csm per aver indagato Antonio Di Pie- t ro nonostante “la grave inimicizia” nei suoi confronti. Il magistrato bresciano è stato invece assolto dall’accusa di aver violato il dovere del riserbo. * * * A p p rovata la riforma del commercio e dell’autotrasporto da parte del Consi- glio dei ministri. * * * Una “Carta federalista” è stata sigla- ta dai sindaci di Venezia, Napoli e Bo- logna e dai presidenti di Toscana, Emi- lia Romagna e Umbria. Tutti i firm a t a- ri appartengono all’Ulivo. * * * Scalfaro “sul tintinnar di manette” p re c i s a che le sue parole, nel discorso di fine anno, avevano “carattere asso- lutamente generale”. * * * E u ro, rilievi della Ue al piano italiano di convergenza. Si appuntano su “la c rescita dei residui passivi nel ’97; l’au- mento della spesa piuttosto che la ri- duzione delle imposte; la spesa pensio- nistica sembra stabilizzata in percen- tuale del pil del ’97, mentre il piano di convergenza prevedeva come punto di riferimento inferiore il pil ’96-’97”. *** Sicilia, Drago (Ccd) designato dal Polo per la presidenza della giunta re g i o n a l e . * * * Mino Fuccillo è il dire t t o re dell’Unità, lo ha nominato l’editore del quotidiano. * * * Somatostatina gratis in Lombardia, p romette Roberto Formi g o n i . * * * Borsa di Milano. Indice Mibtel in rial- zo: 18.368 (+1,79%). La lira perde 7,69 punti sul dollaro (1.802,67) e 0,71 sul m a rco (984,26). LA TURCHIA METTE FUORILEG- GE IL REFAH ISLAMICO dell’ex pre- mier Necmettin Erbakan. Per la Corte costituzionale il partito persegue prin- cipi contrari alla Costituzione laica. La Corte suprema di Ankara ha confermato la condanna per truffa di un faccendiere legato all’ex vicepre- mier, Tansu Ciller, che ora rischia l’in- criminazione per abuso di fondi illeciti. * * * Boris Eltsin ridimensiona le funzioni dei vicepremier riformisti Boris Nemt- sov e Anatolij Chubajs, che perdono (ri- spettivamente) le deleghe per l’Energ i a e per l’Informazione. * * * Cuba, Clinton intende sospendere a n- cora l’applicazione della legge di re s t r i- zioni economiche Helms-Burton, ap- p rovata nel ’96 e mai entrata in vigore . Per la prima volta, una lobby econo- mica statunitense ha chiesto alla Casa Bianca di modificare il proprio atteg- giamento di chiusura contro Cuba. * * * Dal Papa il vicepremier israeliano, Moshe Katsav, che ha rinnovato a Wojtyla l’invito a visitare la Terra San- ta in occasione del Giubileo del 2000. * * * Netanyahu, “non è un trucco” il piano di ritiro dai territori palestinesi pre p a- rato dal governo israeliano che sarà p resentato il 20 gennaio a Bill Clinton. La Giordania non intende ripren d e- re la cooperazione per la sicurezza con Israele, per mancanza di fiducia nei c o n f ronti del governo Netanyahu. * * * Khamenei contro l’apertura agli Usa. Durante la preghiera del venerdì all’U- niversità di Teheran, la “guida spiritua- le” dell’Iran ha ribadito che “il govern o americano è il nostro grande nemico e noi lo consideriamo il Grande Satana”. * * * La partnership tra Usa e paesi baltici è stata ufficializzata con la firma a Wa- shington di una Carta che, inoltre uffi- cializza la candidatura di Estonia, Let- tonia e Lituania all’ingresso nella Nato. * * * Il bando dell’Ue alle carni trattate c o n o rmoni è stato giudicato dalla commis- sione d’appello della Wto “parz i a l m e n- te incompatibile” con l’accordo globale del settore. La Wto ha chiesto a Bru x e l- les di rivedere la sua posizione, consi- derata illegittima da Usa e Canada. * * * Francia-Algeria, non ci sono pro v e d e l coinvolgimento di militari nelle stragi. Lo ha detto il ministro degli Esteri Hu- bert Vedrine, smentendo le recenti campagne della stampa francese che accusavano i servizi segre t i . * * * Tribunale dell’Aia, iniziato il pro c e s s o al croatobosniaco Vlatko Kupreskic, ac- cusato del massacro di 100 musulmani. * * * Autorizzata negli Usa la castrazione volontaria di un pedofilo. * * * Nel Foglio finanziario, in ripresa le Borse asiatiche; i risultati ’97 di Deut- sche Te l e k o m . “Perché ho scelto di mettermi a dieta”: questo è un titolo accettabile e com- prensibile, che spiega come e quando qualcuno ha ritenuto necessario o gra- devole smaltire qualche chilo. Lo stesso discorso vale per altri titoli analoghi. “Perché ho scelto di parlare”, oppure “Perché ho scelto di andare al mare”, oppure “Perché ho scelto di andare con la destra”, o anche “Perché ho scelto di andare con la sinistra”. Ma il titolo “Per- ché ho scelto di tacere”, no, non è un ti- tolo accettabile e comprensibile. Anzi, è sin troppo comprensibile, perché indica nell’autore dell’asserita scelta un con- centrato di tale narcisismo, di tale esibi- zionismo, di tale egocentrismo da gene- rare un’invincibile avversione e antipa- tia anche nei più tolleranti e bonaria- mente indulgenti con le altrui debolezze (non è il caso, davvero non è il caso di prendersela quando si è in presenza di una modica quantità di narcisismo e di egocentrismo). “Perché ho scelto di tacere” è invece il titolo che sulla pagina culturale di Re- pubblica commenta e presenta un arti- colo di Norberto Bobbio. Beninteso, Bobbio non ha lasciato la Stampa per andare a Repubblica e lì scrivere l’uni- co articolo della sua nuova collabora- zione, unico ma pur sempre necessario per spiegare al nuovo committente che dal nuovo collaboratore non avrà altro che quell’unico articolo dove si spiega che d’ora in poi il nuovo collaboratore ha scelto di tacere. Se le cose stessero così, allora in questo caso ci sarebbe, co- me si dice, la notizia: Bobbio è andato a Repubblica, magari per compensare la grave perdita di Mino Fuccillo che co- rona i suoi sogni direttoriali andando a dirigere l’Unità o quella di Giuseppe D’Avanzo che se ne è andato al Corrie- re della Sera. Ma le cose non stanno così. Stanno in- vece che Bobbio ha ritenuto indispensa- bile avvertire il mondo, attraverso una lettera a “Critica liberale” ripresa da Re- pubblica, che d’ora in poi lui pre ferisce tacere anziché parlare, evitare di scrive- re piuttosto che scrivere, non intervenire invece che intervenire, astenersi e non p a rt e c i p a re . Il personaggio di Nanni Moretti diceva pressappoco: “Mi si nota di più se vengo oppure se non vengo?”. Il più maturo Bobbio deve aver risposto al fondamen- tale interrogativo in questo modo: “De- cisamente mi si nota di più se non scri- vo”. Il silenzio come forma più alta e raf- finata di loquacità, il non intervento co- me ultima e definitiva spiaggia dell’in- terventismo intellettuale. E deve esser- ne così persuaso, il silenzioso Norberto Bobbio, da rifilare urbi et orbi la notizia del suo silenzio per ben due volte, ri- cordando che aveva già annunciato di “chiudere la collaborazione” con la Stampa con “un articolo sul cinquante- simo anniversario della prima Repub- blica (2 giugno 1946)”. Ma da quella fati- dica data, spiega Bobbio all’universo in- tero prima di mettere in pratica il suo sciopero del silenzio, “mi sono sin dal- l’inizio del nuovo governo tante volte morso le labbra per non parlare”, tanta era l’urgenza dell’intervento, il desiderio di rompere il voto del mutismo. E invece no. Bobbio ce l’ha fatta, an- che se con le labbra massacrate per il troppo mordere, e dunque sente l’acuto bisogno di spiegare a tutti noi perché ha ri-scelto di ri-tacere. “Potevo mai tacere sul mio tacere?”, si chiede Bobbio in un sussulto di meritevole autoironia? Non poteva tacere, perché tacendo avrebbe dovuto mettere a tacere la notizia del suo tacere. E questo non poteva essere taciuto. SUHARTO FIRMA IL PIANO DEL FMI ri- nunciando ai monopoli suoi e degli amici Forse è stata la telefonata di Bill Clinton a indurlo a firm a re la seconda lettera d’inten- ti con il Fondo monetario internazionale di fronte al direttore del Fondo, Michel Cam- dessus; il fatto è che Suharto, presidente in- donesiano dal ’65, ha accettato di smantella- re il proprio impero economico fondato su monopoli, contributi e vantaggi fiscali riser- vati ai membri della propria famiglia e agli amici più intimi. Il figlio più giovane, Huto- mo Mandala Putra, ad esempio, se l’impegno v e rrà mantenuto perderà il monopolio sulla p roduzione di spezie, usate principalmente nella confezione di sigarette aromatizzate, nonché le facilitazioni fiscali concesse alla sua industria automobilistica. Altri dovran- no rinunciare al controllo sulla prod u z i o ne di legname, carta e cemento. La politica mo- netaria passerà sotto il controllo della Ban- ca centrale, che fisserà in autonomia il costo del denaro. Benché Suharto abbia dichiara- to di voler superv i s i o n a re personalmente il piano di risanamento, la sua permanenza al- la guida del paese appare l’ostacolo maggio- re alla realizzazione del piano stesso. Al mas- simo, egli potrà res t a re fino all’avvio del ri- sanamento con un compito preciso: tenere a f reno il potere militare che gli ha garantito la tranquillità politica. Perdendo la sedia sulla quale finora è adagiato, Suharto sarà co- s t retto ad aprire il dialogo con le forze d’op- posizione e a sottoscrivere un calendario per le riforme politiche. Solo così potrà evitare che le sporadiche rivolte contro gli aumenti dei prezzi, che seguiranno all’attuazione de- gli accordi conclusi col Fmi, vengano sfrut- tate dalle opposizioni e ampliarsi in modo in- controllato, giustificando azioni re p re s s i v e dei militari. La momentanea sopravvivenza politica del 76enne presidente dipende quin- di dalla rapidità con cui aprirà il dialogo con le minoranze anche se magari esse cerche- ranno, anziché un’azione comune, di guada- g n are per la propria fazione il favore popo- lare in una fase che si annunzia pericolosa per i licenziamenti, gli aumenti dei prezzi dei generi di largo consumo e i contrasti et- nici e religiosi. L’amministrazione Clinton è costretta ad accentuare le pressioni sul go- verno indonesiano per una rapida applica- zione del rispetto dei diritti civili, anche per c o n t r a s t a re le critiche, che non vengono solo dai repubblicani, alle ricette del Fmi. Se la crisi generalizzata del Sud-est asiatico sarà tenuta sotto controllo, si avrà alla fine un am- pliamento dell’area della democrazia e an- che la Cina dovrà trarne la conseguenze. LE PREOCCUPAZIONI AMERICANE per le conseguenze sulla pace della crisi finanziaria Durante una missione in sette paesi asia- tici, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, William Cohen, ha detto che se i punti critici d e l l a rco che va da Singapore allo stretto di Taiwan dovessero pren d e re fuoco, non solo l’economia mondiale, ma anche la sicure z z a e la pace, sare b b e ro in pericolo. Per evitare il peggio, ha suggerito che il governo ameri- cano riaff e rmi il suo impegno a difendere la C o rea del Sud e a mantenere la sua pre s e n- za militare nella regione. Citando la Malay- sia e l’Indonesia, ha detto che disordini in- terni potrebbero degenerare in conflitti di più ampia portata. Dalla Corea del Sud e da S i n g a p o re è venuta la conferma dell’intere s- se di questi due paesi alla presenza militare americana in Asia. Cohen ha però voluto in- viare un messaggio rassicurante alla Cina, dove concluderà il suo viaggio in questo fine settimana, aff e rmando che il recente tratta- to di sicurezza tra Usa e Giappone non tende a isolare nessun paese. Anzi, forse alluden- do all’epoca delle tensioni tra Cina e Urss, ha a ff e rmato che nessuno più della Cina ha be- neficiato del ruolo stabilizzante degli Usa in Asia. Nella seconda metà degli anni 60, quando la tensione tra le due capitali del co- munismo raggiunse il massimo livello, a Mo- sca si pensò di poter “schiacciare nel nido” la nascente potenza nucleare cinese. Ma Wa- shington fece capire ai sovietici che non l’a- v re b b e ro tollerato: nel ’71, infatti, Henry Kis- singer volò segretamente a Pechino dove in- contrò Mao e l’anno successivo il pre s i d e n t e R i c h a rd Nixon andò in visita ufficiale in Ci- na, aprendo la strada a un rapporto che si è s e m p re più consolidato. All’epoca Mosca de- nunciò la “carta cinese” come giocata dagli Usa in funzione antisovietica. LA CINA NON SVALUTERÀ lo yuan per di- mostrarsi una potenza re s p o n s a b i l e Il futuro premier cinese, Zhu Rongki, ac- cogliendo a Pechino il vicesegretario del Te- so ro americano, Lawrence Summers, gli ha c o n f e rmato che la Cina non svaluterà la pro- pria moneta, pur sapendo che questo ridurr à le sue esportazioni a causa del crollo delle monete di Corea del Sud, Malaysia e Thai- landia. La spiegazione è stata quella che l’o- spite americano desiderava udire: Pechino è consapevole che una svalutazione dello yuan aggraverebbe la crisi in Asia con ripercus- sioni nel resto del mondo e vuole quindi di- mostrarsi una potenza responsabile. Poiché l’85% dei debiti esteri cinesi sono a medio e lungo termine, la situazione è diversa dall’e- sposizione delle banche e delle società dei paesi che hanno subito il crollo finanziario. Ma il tasso di sviluppo dell’economia cinese dovrà essere ridotto per il ’98: dal 10-12% pre- ventivato due anni fa si è già passati al 6%. Passata la tempesta, lo yuan potrà essere svalutato verso la fine dell’anno. FRANCESCO RUTELLI IL FOGLIO ANNO III NUMERO 12 DIRETTORE GIULIANO FERRARA SABATO 17 GENNAIO 1998 - L.1500 (IN ABBIN. FACOL. CON IL RESTO DEL CARLINO - L.500) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO quotidiano TEL 02/8639181 - SPED. ABB.POST. - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FIL.MILANO Questo numero è stato chiuso in redazione alle 19,45 Maastricht All’Ecofin del 19 gennaio, la delegazione tedesca sarà meno euroentusiasta del solito. In primo luogo, il ricorso alla Corte costitu- zionale sta diventando un catalizzatore del- l’opposizione nei confronti non tanto di Maa- stricht quanto di un convoglio monetario che includa vagoni a rischio di deraglia- mento (per propensione alla spesa pubblica, all’inflazione, oppure a ragione del fard e l l o del debito pubblico). In secondo luogo, una coalizione trasversale di parlamentari tede- schi chiede che sia rinegoziato il bilancio d e l l U n i o n e . Al netto, la Germania ne copre già due terzi, pro p o rzione che rischia di au- m e n t a re con l’euro e con l’ampliamento. In t e rzo luogo, le riforme della politica agrico- la comune (essenziali per ridurre il bilancio dell’Ue e, quindi, i costi per la Germania) penalizzano proprio l’elettorato di cui il par- tito di Kohl ha maggiormente bisogno per v i n c e re le prossime elezioni. La caduta del- l’euroentusiasmo della Germania (e della sua disponibilità a fare da stampella ai part- ner che ne avessero l’esigenza) si può misu- rare con un termometro puntuale: il cam- biamento di atteggiamento in tema di vota- zioni. Mentre, sino a qualche mese fa, Bonn spingeva perché aumentassero le materie in cui ai ministri europei è permesso votare a maggioranza (invece che all’unanimità), adesso (soprattutto dopo le polemiche sugli s b a rchi curdi) ha fatto marcia indietro . Scaramucce parabicamerali Come nacque e morì il partito dei sindaci (e Rutelli restò solo) Così Botteghe Oscure divide il fronte dei primi cittadini e constringe Veltroni a una rapida marcia indietro Il trionfo di “Roma capitale” Chi deve tacere taccia subito oppure taccia per sempre Bobbio annuncia la scelta del mutismo di cui non si può non parlare Urla dal silenzio Il risanamento dell’Indonesia val bene un impero economico Borse (e sicurezza) in pericolo Asia e Pacifico Coincidenze pirotecnic he In quattro sedi diverse spuntano di colpo trame mafiose anti-Di Pietro Intanto il “nemico” Fabio Salamone è processato al Csm e si deve decidere presto sul rinvio a giudizio dell’ex pm Una storia siculo-genovese OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO CARO MONTA N E L L I ,V E N G A A T R O VARMI IN CARCERE ADRIANO SOFRI SCRIVE al deca- no dei giornalisti italiani. Un incon- t ro per parlare di accuse penali e re- sponsabilità morali (pagina 2) ALBANIA, TORNANO LE BANDE. Il governo di Fatos Nano alle pre s e con la violenza e un paese ridotto al- la fame (pagina 3) NEL FELTRINO, rubrica quoti- diana di Vittorio Feltri, la sto- ria di un ladro di caramel- le in galera (pagina 4)

description

nnn

Transcript of 012 SAB 17-01-98

Page 1: 012 SAB 17-01-98

La Giornata* * * * * *

In Italia Nel mondo

M i l a n o . La procura di Palermo e una part edella stampa nazionale hanno aperto un nuo-vo fronte sui rapporti tra le imprese del Norde la mafia. Poco chiare le premesse di questanuova offensiva, illuminate solo da rivelazio-ni a senso unico. Motore delle inchieste sem-bra essere la nuova star del pentitismo, An-gelo Siino, il cosiddetto ministro dei lavoripubblici della mafia. Di Siino si ricordano siale cose dette da confidente dei carabinieri al-l’inizio degli anni Novanta (secondo alcuni uf-ficiali dei Ros, avrebbe tirato in ballo comei n f o rm a t o re il pm Guido Lo Forte, numerodue di Giancarlo Caselli), sia quelle da penti-to ai pm palerm i t a n i .Molte rivelazioni non ri-velano ancora gran che. C’era una salda al-leanza tra mafia e imprese nazionali? L’ a c-c o rdo era tra imprese siciliane e nazionali, ela mafia pretendeva solo un pizzo? Non èneanche chiaro il quadro politico di questoa c c o rdo: prima di Giovanni Falcone vigevaun rapporto tra alcuni politici (tra i quali Sal-vo Lima e Vi t o Ciancimino) ed esponenti ma-fiosi. Un legame stretto, anche sulla questio-ne degli appalti. Dopo Falcone la scena poli-tica siciliana è statadominata da uominidella sinistra Dc. C’e-ra ancora un accord oo rganico e fino a chia rrivava? Il rapport oo rganico si era spo-stato dalla politica al-le impre s e ?Q u a l c h eindizio va in questos e n s o . Ma quali im-p rese? Siino ha fattomolti nomi. Sinora idue grandi gruppi se-riamente coinvolti so-no quello che fa capoal costru t t o re FilippoSalamone (fratello del pm bresciano Fabio) equello ben più importante controllato daRaul Gard i n i .

Da queste basi parte la nuova campagna diquesti giorni che fa anche perno sui rapport itra Milano e Palermo, e richiama alla ribaltaAntonio Di Pietro . Come ogni volta che com-p a re il nome dell’ex pm, sono esplose coinci-denze piro t e c n i c h e . Si pensi solo alla giorn a-ta di ieri: mentre la procura di Caltanissettai n f o rmava su un rapporto dei Ros del ’92 cheindicava pericoli per Di Pietro in Sicilia, al-tri corpi di sicurezza verificavano un ipoteti-co missile,denunciato da un detenuto, da sca-g l i a re contro l’abitazione di Di Pietro a Cur-no (una “bufala”, ha detto il questore di Ber-gamo mentre Repubblica gli dedicava il tito-lone di prima). Intanto Caselli interrogava ils e n a t o re del Mugello a Roma sulle indaginimilanesi legate alla Sicilia e Giovanni Bru s c ar i c o rdava come la mafia, oltre ai bambini daa v v e l e n a re con le merendine, Maurizio Co-stanzo e la To rre di Pisa, avesse anche l’expm nel mirino.

Le chiacchiere di due detenuti genovesiQueste quattro coincidenze emerg e v a n o

p roprio alla vigilia del giorno in cui il Csmdeve esaminare la situazione disciplinare diFabio Salamone, per verificare la gravità del-la sua incompatibilità di fratello di un inqui-sito di Di P i e t ro e inquisitore di quest’ultimoa Brescia. Tra le un po’ più vaghe (ma nontanto) coincidenze va anche ricordata la sca-denza, per la procura di Brescia, dei tempiper richiedere il rinvio a giudizio di Di Pietroper corruzione. In questo ambito corre la vo-ce (sulla quale la procura di Brescia vuolm a n t e n e re un assoluto riserbo) anche su uni m p re n d i t o re milanese arrestato a Palerm oma anche inquisito da Di Pietro: Vi n c e n z oLodigiani. Secondo fonti accreditate, si sonoperse, nel fascicolo intestato al costru t t o re, al-cune fotocopie di una sua agenda nella qua-le è possibile rintracciare il quadro di rap-p o rti dell’indagato con altri imprenditori si-ciliani e milanesi (con Caselli, Di Pietro haparlato anche di questi fatti?). Poco significa-tiva per i rilievi penali, ma ad alto contenutodi coincidenza, è infine la vicenda che ri-g u a rda un impre n d i t o re settentrionale del-l’ambiente, Romano Tronci, coinvolto in unatestimonianza di Salvatore Cancemi sui pre-sunti rapporti di Lore n z o Panzavolta, delg ruppo Ferruzzi, con imprese controllate damafiosi (chissà se l’ex pm avrà parlato anchedi lui a Caselli?). Di Tronci si ricorda la lungadeposizione a Di Pietro, nella quale spiegavacome lui, manager e iscritto al Pci, lecita-mente (e diffusamente) sosteneva (economi-camente) iniziative legate al suo partito. Pro-prio qualche settimana fa il nome di Tronci èstato fatto anche in un’altra occasione dalquotidiano genovese Secolo XIX: in primapagina il giornale riportava il testo dell’in-t e rcettazione di una chiacchierata tra due de-tenuti già membri dell’establishment politicodel capoluogo ligure . Uno dei due era pre o c-cupato delle dichiarazioni di un impre n d i t o-re inquisito in Lombard i a . L’ a l t ro lo rassicu-rava dicendo che era stato avvicinato Di Pie-t ro . Da Tro n c i . Evidentemente era un pette-golezzo, perché sembra che la procura di Ge-nova non abbia svolto nessun tipo d’indagine.L’avvocato di Tronci non ha dunque gran cheda fare. Per la cronaca, è Massimo Dinoia.

ANTONIO DI PIETRO

Roma. Che fine ha fatto il “partito dei sin-daci”? Da ieri, dopo il dietro f ront di Wa l t e rVe l t roni sul premierato e i messaggi conci-lianti di Antonio Bassolino sulle riforme, ilfantasma che inquietava i sogni del Pds, e inp a rt i c o l a re del suo segretario Massimo D’A-lema, si è fatto più evanescente.

Il fantasma si era materializzato subito do-po le elezioni amministrative, sull’onda deic l a m o rosi successi ottenuti dai primi cittadi-ni delle principali città. E i timori si eranofatti più forti quando, ai primi dell’anno,Francesco Rutelli aveva lanciato la sua sfidaal “pastrocchio semipresidenzialista” dellaBicamerale, proponendo di optare per l’ele-zione diretta del premier e trovando un’im-mediata sponda in Walter Ve l t roni. Un so-stegno che aveva alimentato il sospetto cheda Palazzo Chigi si avallasse il tentativo dif re n a re le riforme. Intanto, da Venezia, par-tiva la carica dei sindaci del Nord-est, chia-mati a raccolta da Massimo Cacciari attorn oal progetto del suo “partito catalano”, pro n t oa scendere in campo alle elezioni di prima-vera a Ve rona e Treviso. E l’Anci, che racco-

glie tutti i comuni d’I-talia, annunciava lasua offensiva federa-lista sulla Bicamera-l e .D’Alema aveva re a g i-to con battute sarc a-stiche, definendo“cacicchi” i sindacit roppo pro t a g o n i s t i .Ma intanto, sottotrac-cia, si lavorava perre c u p e r a re terre n o :telefonate, incontri,i m p rovvise apert u renei confronti di alcu-ne istanze degli am-

ministratori locali. Attivissimi, nel lavoro dimediazione, i due capigruppo della Querc i a ,Fabio Mussi e Cesare Salvi, plenipotenziariodi D’Alema in Bicamerale che ieri ha messoil timbro del Pds (dopo le aspre polemiche did i c e m b re contro le “città-Stato”) sul pro g e t t odi statuto speciale per le principali metro p o-li. Non a caso, il primo a plaudire al “ripen-samento” di Ve l t roni (“un ottimo chiarimen-to”) è stato proprio Mussi, che si sta ritaglian-do un ruolo da “pontiere” tra il segretario eil vicepresidente del Consiglio. Il pre s i d e n t edei deputati della Quercia era stato il piùp ronto anche nel polemizzare contro la pro-posta di Rutelli. E nell’incontro a tre, avve-nuto a Botteghe Oscure martedì scorso, anchedi questo si è parlato. Del pericolo, cioè, chea far impantanare le riforme della Bicame-rale, più che lo scontro sul caso Previti e icontrasti sulla giustizia con Silvio Berlusconie il Polo, contribuissero proprio i dissensi in-t e rni all’Ulivo e le pressioni dei sindaci delc e n t rosinistra.

Una rivincita sul terreno della giustizia?Per il momento, la ricomposizione ai vert i-

ci del Pds pare andata a buon fine, e Ve l t ro n iha concesso il suo viatico all’accordo della Bi-c a m e r a l e . “Se cambiare è un rischio - ha det-to - lasciamo pure le cose come stanno. Il fal-limento della Bicamerale ci pre c i p i t e re b b ein una situazione di incertezza”.

Contemporaneamente, a Napoli, andava inscena la pubblica riappacificazione tra laQ u e rcia e i suoi “supersindaci”, in un facciaa faccia tra Salvi e Bassolino, che sulla pro-posta di Rutelli era rimasto finora in silenzio.Ma che già nei giorni scorsi aveva personal-mente rassicurato D’Alema: nessun part i t odei sindaci, perché “io un partito già ce l’ho”,via libera al progetto della Commissione, che“è un buon punto di partenza”, seppure dam i g l i o r a re in alcuni punti. In ogni caso, perBassolino “la debolezza del Polo non deve fa-v o r i re la spaccatura nel centro s i n i s t r a ” .

“Sul premierato Rutelli è rimasto solo, lasua ipotesi è tramontata”, commentano conuna certa soddisfazione in ambienti dellaQ u e rcia. Il lavorio della diplomazia pidiessi-na, coronato dall’uno-due di Ve l t roni e Basso-lino, ha fatto slittare l’appuntamento dell’An-ci con D’Alema per pre s e n t a re al pre s i d e n t edella Bicamerale la bozza di emendamentisul federalismo. L’ i n c o n t ro, previsto per ieri,si terrà invece martedì prossimo. Dal Campi-doglio si smentiscono re t roscena politici: “E’stato spostato per motivi di agenda”, spieganoi collaboratori di Rutelli. Per lui sarà comun-que un successo, perché lo statuto per “RomaCapitale” verrà presentato a D’Alema corre-dato delle firme di tutti i sindaci d’Italia. E il“tradimento” di Ve l t roni? “Per far arr a b b i a reRutelli, dopo l’incontro con il papa che lo hafatto finire anche sulla prima pagina di Usa-To d a y, ci voleva ben altro”, è la re p l i c a .

Intanto, però, la rivista Micromega sta perl a n c i a re una serie di proposte di modifica,che vanno dall’elezione diretta dei pre s i d e n-ti regionali al doppio re f e rendum sulla giu-s t i z i a .“ L’house organ della procura di Milanosta posizionando le batterie per aprire lacampagna del no alle riforme”, dicono a Bot-teghe Oscure . E su federalismo e giustizia, èil timore, si potrebbe saldare il fronte degliscontenti: dai magistrati agli amministratoridelle Regioni.

ROMITI SARA’ PROCESSATO A RO-MA PER INTERMETRO insieme a Um-b e rto Beliazzi, dirigente Fiat nella ca-p i t a l e . Il gip Adele Rando ha accolto larichiesta dei pm che li accusano di con-corso in corruzione e ipotizzano il pa-gamento di tangenti per più di tre mi-l i a rdi in cambio dell’appalto per la me-t ropolitana romana. Il dire t t o re finan-ziario Francesco Paolo Mattioli ha pat-teggiato 20 giorni di reclusione. Nel ’94,i tre dirigenti erano stati prosciolti dal-lo stesso gip; basandosi su nuove depo-sizioni la procura ottenne la riapert u r ad e l l ’ i n c h i e s t a .

* * *Latte, Bruxelles contro l’Italia: l a

commissione della Ue ha aperto unap rocedura d’infrazione. Contesta ilmancato pagamento, nei termini fissati,delle multe per il ’96-’97 e inesattezzenel calcolo del latte prodotto. Per Ro-mano Prodi dalla Ue “non è venuto al-cun no al decreto sul latte”. Il ministrodelle Politiche agricole dice che non cisaranno ulteriori trattative. Secondol ’ A n t i t rust, la legge sul latte pastorizza-to penalizza il made in Italy.

La Lega terrà oggi manifestazioni disolidarietà verso gli allevatori. Umber-to Bossi accusa la polizia di aver agitoin modo “irre s p o n s a b i l e ” .

* * *P rc vuole le 35 ore nel 2001: Nerio Ne-

si invita il governo a rispettare i patti.“Al momento la data c’è” sostiene En-rico Micheli. Il sottosegretario di Palaz-zo Chigi giudica “molto interessante” lap roposta della Cgil; Giulio Tre m o n t i(FI) “una stupidaggine”. “Chiediamouna legge con tre caratteristiche: chenon indichi ‘ore x’, perché altrimentic o n d i z i o n e rebbe la contrattazione, cheabbia un sistema di incentivi e disin-centivi e che leghi il tutto a progetti oc-cupazionali concreti” dichiara Serg i oD’Antoni (Cisl).

“Se il governo insiste, non rinnove-remo nessun contratto per i pro s s i m idue anni” avverte Federmeccanica.

* * *Radio Radicale trasmetterà ancora i

lavori parlamentari. Il governo assicu-ra che la convenzione sarà pro ro g a t aper l’intero ’98 e precisa che per il rin-novo si terrà una gara aperta a tutti. FIe Pds sono d’accordo. Marco Pannellasi dice moderatamente soddisfatto.

I Ve rdi presenteranno una mozionedi sfiducia al cda Rai. Walter Ve l t ro n ichiede meccanismi di nomina che losgancino “dalle pressioni politiche”.

* * *Il pm Fabio Salamone ammonito d a l

Csm per aver indagato Antonio Di Pie-t ro nonostante “la grave inimicizia” neisuoi confro n t i . Il magistrato bre s c i a n oè stato invece assolto dall’accusa diaver violato il dovere del riserbo.

* * *A p p rovata la riforma del commercio e

d e l l ’ a u t o t r a s p o rto da parte del Consi-glio dei ministri.

* * *Una “Carta federalista” è stata sigla-

ta dai sindaci di Venezia, Napoli e Bo-logna e dai presidenti di Toscana, Emi-lia Romagna e Umbria. Tutti i firm a t a-ri appartengono all’Ulivo.

* * *S c a l f a ro “sul tintinnar di manette”

p re c i s a che le sue parole, nel discorsodi fine anno, avevano “carattere asso-lutamente generale”.

* * *E u ro, rilievi della Ue al piano italiano

di convergenza. Si appuntano su “lac rescita dei residui passivi nel ’97; l’au-mento della spesa piuttosto che la ri-duzione delle imposte; la spesa pensio-nistica sembra stabilizzata in perc e n-tuale del pil del ’97, mentre il piano dic o n v e rgenza prevedeva come punto diriferimento inferiore il pil ’96-’97”.

* * * Sicilia, Drago (Ccd) designato dal Polo

per la presidenza della giunta re g i o n a l e .* * *

Mino Fuccillo è il dire t t o re dell’Unità,lo ha nominato l’editore del quotidiano.

* * *Somatostatina gratis in Lombard i a ,

p romette Roberto Form i g o n i .* * *

Borsa di Milano. Indice Mibtel in rial-zo: 18.368 (+1,79%). La lira perde 7,69punti sul dollaro (1.802,67) e 0,71 sulm a rco (984,26).

LA TURCHIA METTE FUORILEG-GE IL REFA H ISLAMICO dell’ex pre-mier Necmettin Erbakan. Per la Cort ecostituzionale il partito persegue prin-cipi contrari alla Costituzione laica.

La Corte suprema di Ankara hac o n f e rmato la condanna per tru ffa diun faccendiere legato all’ex vicepre-m i e r, Tansu Ciller, che ora rischia l’in-criminazione per abuso di fondi illeciti.

* * *Boris Eltsin ridimensiona le funzioni

dei vicepremier riformisti Boris Nemt-sov e Anatolij Chubajs, che perdono (ri-spettivamente) le deleghe per l’Energ i ae per l’Informazione.

* * *Cuba, Clinton intende sospendere a n-

cora l’applicazione della legge di re s t r i-zioni economiche Helms-Burton, ap-p rovata nel ’96 e mai entrata in vigore .

Per la prima volta, una lobby econo-mica statunitense ha chiesto alla CasaBianca di modificare il proprio atteg-giamento di chiusura contro Cuba.

* * *Dal Papa il vicepremier israeliano,

Moshe Katsav, che ha rinnovato aWojtyla l’invito a visitare la Te rra San-ta in occasione del Giubileo del 2000.

* * *Netanyahu, “non è un trucco” il piano

di ritiro dai territori palestinesi pre p a-rato dal governo israeliano che saràp resentato il 20 gennaio a Bill Clinton.

La Giordania non intende ripre n d e-re la cooperazione per la sicurezza conIsraele, per mancanza di fiducia neic o n f ronti del governo Netanyahu.

* * *Khamenei contro l’apertura agli Usa.

Durante la preghiera del venerdì all’U-niversità di Teheran, la “guida spiritua-le” dell’Iran ha ribadito che “il govern oamericano è il nostro grande nemico enoi lo consideriamo il Grande Satana”.

* * *La partnership tra Usa e paesi baltici

è stata ufficializzata con la firma a Wa-shington di una Carta che, inoltre uff i-cializza la candidatura di Estonia, Let-tonia e Lituania all’ingresso nella Nato.

* * *Il bando dell’Ue alle carni trattate c o n

o rmoni è stato giudicato dalla commis-sione d’appello della Wto “parz i a l m e n-te incompatibile” con l’accordo globaledel settore. La Wto ha chiesto a Bru x e l-les di rivedere la sua posizione, consi-derata illegittima da Usa e Canada.

* * *Francia-Algeria, non ci sono pro v e d e l

coinvolgimento di militari nelle stragi.Lo ha detto il ministro degli Esteri Hu-b e rt Vedrine, smentendo le re c e n t icampagne della stampa francese cheaccusavano i servizi segre t i .

* * *Tribunale dell’Aia, iniziato il pro c e s s o

al croatobosniaco Vlatko Kupreskic, ac-cusato del massacro di 100 musulmani.

* * *Autorizzata negli Usa la castrazione

volontaria di un pedofilo.* * *

Nel Foglio finanziario, in ripresa leBorse asiatiche; i risultati ’97 di Deut-sche Te l e k o m .

“ P e rché ho scelto di mettermi a dieta”:questo è un titolo accettabile e com-p rensibile, che spiega come e quandoqualcuno ha ritenuto necessario o gra-devole smaltire qualche chilo. Lo stessodiscorso vale per altri titoli analoghi.“ P e rché ho scelto di parlare”, oppure

“ P e rché ho scelto di andare al mare ” ,o p p u re “Perché ho scelto di andare conla destra”, o anche “Perché ho scelto dia n d a re con la sinistra”. Ma il titolo “Per-ché ho scelto di tacere”, no, non è un ti-tolo accettabile e comprensibile. Anzi, èsin troppo comprensibile, perché indican e l l ’ a u t o re dell’asserita scelta un con-centrato di tale narcisismo, di tale esibi-zionismo, di tale egocentrismo da gene-r a re un’invincibile avversione e antipa-tia anche nei più tolleranti e bonaria-mente indulgenti con le altrui debolezze(non è il caso, davvero non è il caso dip rendersela quando si è in presenza diuna modica quantità di narcisismo e die g o c e n t r i s m o ) .

“ P e rché ho scelto di tacere ” è invece iltitolo che sulla pagina culturale di Re-pubblica commenta e presenta un art i-colo di Norberto Bobbio. Beninteso,Bobbio non ha lasciato la Stampa pera n d a re a Repubblica e lì scrivere l’uni-co articolo della sua nuova collabora-zione, unico ma pur sempre necessarioper spiegare al nuovo committente chedal nuovo collaboratore non avrà altroche quell’unico articolo dove si spiegache d’ora in poi il nuovo collaboratoreha scelto di tacere. Se le cose stesserocosì, allora in questo caso ci sarebbe, co-me si dice, la notizia: Bobbio è andato aRepubblica, magari per compensare lagrave perdita di Mino Fuccillo che co-rona i suoi sogni direttoriali andando ad i r i g e re l’Unità o quella di GiuseppeD ’ Avanzo che se ne è andato al Corr i e-re della Sera.

Ma le cose non stanno così. Stanno in-vece che Bobbio ha ritenuto indispensa-bile avvert i re il mondo, attraverso unalettera a “Critica liberale” ripresa da Re-pubblica, che d’ora in poi lui pre f e r i s c et a c e re anziché parlare, evitare di scrive-re piuttosto che scrivere, non interv e n i reinvece che interv e n i re, astenersi e nonp a rt e c i p a re .

Il personaggio di Nanni More t t i d i c e v ap ressappoco: “Mi si nota di più se vengoo p p u re se non vengo?”. Il più maturoBobbio deve aver risposto al fondamen-tale interrogativo in questo modo: “De-cisamente mi si nota di più se non scri-vo”. Il silenzio come forma più alta e raf-finata di loquacità, il non intervento co-me ultima e definitiva spiaggia dell’in-t e rventismo intellettuale. E deve esser-ne così persuaso, il silenzioso Norbert oBobbio, da rifilare urbi et orbi la notiziadel suo silenzio per ben due volte, ri-c o rdando che aveva già annunciato di“ c h i u d e re la collaborazione” con laStampa con “un articolo sul cinquante-simo anniversario della prima Repub-blica (2 giugno 1946)”. Ma da quella fati-dica data, spiega Bobbio all’universo in-t e ro prima di mettere in pratica il suos c i o p e ro del silenzio, “mi sono sin dal-l’inizio del nuovo governo tante voltemorso le labbra per non parlare”, tantaera l’urgenza dell’intervento, il desideriodi ro m p e re il voto del mutismo.

E invece no. Bobbio ce l’ha fatta, an-che se con le labbra massacrate per ilt roppo mord e re, e dunque sente l’acutobisogno di spiegare a tutti noi perché hari-scelto di ri-tacere. “Potevo mai taceresul mio tacere?”, si chiede Bobbio in unsussulto di meritevole autoironia? Nonpoteva tacere, perché tacendo avre b b edovuto mettere a tacere la notizia delsuo tacere. E questo non poteva esseret a c i u t o .

S U H A RTO FIRMA IL PIANO DEL FMI ri-nunciando ai monopoli suoi e degli amici

Forse è stata la telefonata di Bill Clinton aindurlo a firm a re la seconda lettera d’inten-ti con il Fondo monetario internazionale dif ronte al dire t t o re del Fondo, Michel Cam-dessus; il fatto è che Suharto, presidente in-donesiano dal ’65, ha accettato di smantella-re il proprio impero economico fondato sumonopoli, contributi e vantaggi fiscali riser-vati ai membri della propria famiglia e agliamici più intimi. Il figlio più giovane, Huto-mo Mandala Putra, ad esempio, se l’impegnov e rrà mantenuto perderà il monopolio sullap roduzione di spezie, usate principalmentenella confezione di sigarette aro m a t i z z a t e ,nonché le facilitazioni fiscali concesse allasua industria automobilistica. Altri dovran-no rinunciare al controllo sulla pro d u z i o n edi legname, carta e cemento. La politica mo-netaria passerà sotto il controllo della Ban-ca centrale, che fisserà in autonomia il costodel denaro. Benché Suharto abbia dichiara-to di voler superv i s i o n a re personalmente ilpiano di risanamento, la sua permanenza al-la guida del paese appare l’ostacolo maggio-re alla realizzazione del piano stesso. Al mas-simo, egli potrà re s t a re fino all’avvio del ri-sanamento con un compito preciso: tenere af reno il potere militare che gli ha garantito latranquillità politica. Perdendo la sedia sullaquale finora è adagiato, Suharto sarà co-s t retto ad aprire il dialogo con le forze d’op-posizione e a sottoscrivere un calendario perle riforme politiche. Solo così potrà evitareche le sporadiche rivolte contro gli aumentidei prezzi, che seguiranno all’attuazione de-gli accordi conclusi col Fmi, vengano sfru t-tate dalle opposizioni e ampliarsi in modo in-c o n t rollato, giustificando azioni re p re s s i v edei militari. La momentanea sopravvivenzapolitica del 76enne presidente dipende quin-di dalla rapidità con cui aprirà il dialogo conle minoranze anche se magari esse cerc h e-ranno, anziché un’azione comune, di guada-g n a re per la propria fazione il favore popo-l a re in una fase che si annunzia pericolosaper i licenziamenti, gli aumenti dei pre z z idei generi di largo consumo e i contrasti et-nici e religiosi. L’amministrazione Clinton èc o s t retta ad accentuare le pressioni sul go-v e rno indonesiano per una rapida applica-zione del rispetto dei diritti civili, anche perc o n t r a s t a re le critiche, che non vengono solodai repubblicani, alle ricette del Fmi. Se lacrisi generalizzata del Sud-est asiatico saràtenuta sotto controllo, si avrà alla fine un am-pliamento dell’area della democrazia e an-che la Cina dovrà trarne la conseguenze.

LE PREOCCUPAZIONI AMERICANE per leconseguenze sulla pace della crisi finanziaria

Durante una missione in sette paesi asia-tici, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti,William Cohen, ha detto che se i punti criticid e l l ’ a rco che va da Singapore allo stretto diTaiwan dovessero pre n d e re fuoco, non solol’economia mondiale, ma anche la sicure z z ae la pace, sare b b e ro in pericolo. Per evitareil peggio, ha suggerito che il governo ameri-cano riaff e rmi il suo impegno a difendere laC o rea del Sud e a mantenere la sua pre s e n-za militare nella regione. Citando la Malay-sia e l’Indonesia, ha detto che disordini in-t e rni potre b b e ro degenerare in conflitti dipiù ampia portata. Dalla Corea del Sud e daS i n g a p o re è venuta la conferma dell’intere s-se di questi due paesi alla presenza militareamericana in Asia. Cohen ha però voluto in-v i a re un messaggio rassicurante alla Cina,dove concluderà il suo viaggio in questo finesettimana, aff e rmando che il recente tratta-to di sicurezza tra Usa e Giappone non tendea isolare nessun paese. Anzi, forse alluden-do all’epoca delle tensioni tra Cina e Urss, haa ff e rmato che nessuno più della Cina ha be-neficiato del ruolo stabilizzante degli Usa inAsia. Nella seconda metà degli anni 60,quando la tensione tra le due capitali del co-munismo raggiunse il massimo livello, a Mo-sca si pensò di poter “schiacciare nel nido”la nascente potenza nucleare cinese. Ma Wa-shington fece capire ai sovietici che non l’a-v re b b e ro tollerato: nel ’71, infatti, Henry Kis-singer volò segretamente a Pechino dove in-contrò Mao e l’anno successivo il pre s i d e n t eR i c h a rd Nixon andò in visita ufficiale in Ci-na, aprendo la strada a un rapporto che si ès e m p re più consolidato. All’epoca Mosca de-nunciò la “carta cinese” come giocata dagliUsa in funzione antisovietica.

LA CINA NON SVALUTERÀ lo yuan per di-mostrarsi una potenza re s p o n s a b i l e

Il futuro premier cinese, Zhu Rongki, ac-cogliendo a Pechino il vicesegretario del Te-s o ro americano, Lawrence Summers, gli hac o n f e rmato che la Cina non svaluterà la pro-pria moneta, pur sapendo che questo ridurr àle sue esportazioni a causa del crollo dellemonete di Corea del Sud, Malaysia e Thai-landia. La spiegazione è stata quella che l’o-spite americano desiderava udire: Pechino èconsapevole che una svalutazione dello yuana g g r a v e rebbe la crisi in Asia con riperc u s-sioni nel resto del mondo e vuole quindi di-mostrarsi una potenza responsabile. Poichél’85% dei debiti esteri cinesi sono a medio elungo termine, la situazione è diversa dall’e-sposizione delle banche e delle società deipaesi che hanno subito il crollo finanziario.Ma il tasso di sviluppo dell’economia cinesedovrà essere ridotto per il ’98: dal 10-12% pre-ventivato due anni fa si è già passati al 6%.Passata la tempesta, lo yuan potrà esseresvalutato verso la fine dell’anno.

FRANCESCO RUTELLI

IL FO G LIOANNO III NUMERO 12 DIRETTORE GIULIANO FERRARA SABATO 17 GENNAIO 1998 - L.1500 (IN A B B I N. FA C O L . CON IL RESTO DEL CA R L I N O - L.500)

D I R E Z I O N E , REDAZIONE E A M M I N I S T R A Z I O N E : VIA V I C TOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO q u o t i d i a n o TEL 02/8639181 - SPED. A B B. P O S T. - 45% - A R T. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FIL. M I L A N O

Questo numero è stato chiuso in redazione alle 19,45

M a a s t r i ch tAll’Ecofin del 19 gennaio, la delegazione

tedesca sarà meno euroentusiasta del solito.In primo luogo, il ricorso alla Corte costitu-zionale sta diventando un catalizzatore del-l’opposizione nei confronti non tanto di Maa-stricht quanto di un convoglio monetarioche includa vagoni a rischio di deraglia-mento (per propensione alla spesa pubblica,all’inflazione, oppure a ragione del fard e l l odel debito pubblico). In secondo luogo, unacoalizione trasversale di parlamentari tede-schi chiede che sia rinegoziato il bilanciod e l l ’ U n i o n e . Al netto, la Germania ne copregià due terzi, pro p o rzione che rischia di au-m e n t a re con l’euro e con l’ampliamento. Int e rzo luogo, le riforme della politica agrico-la comune (essenziali per ridurre il bilanciodell’Ue e, quindi, i costi per la Germ a n i a )penalizzano proprio l’elettorato di cui il par-tito di Kohl ha maggiormente bisogno perv i n c e re le prossime elezioni. La caduta del-l ’ e u roentusiasmo della Germania (e dellasua disponibilità a fare da stampella ai part-ner che ne avessero l’esigenza) si può misu-r a re con un term o m e t ro puntuale: il cam-biamento di atteggiamento in tema di vota-zioni. Mentre, sino a qualche mese fa, Bonnspingeva perché aumentassero le materie incui ai ministri europei è permesso votare amaggioranza (invece che all’unanimità),adesso (soprattutto dopo le polemiche suglis b a rchi curdi) ha fatto marcia indietro .

Scaramucce parabicamerali Come nacque e morì il partito dei sindaci (e Rutelli restò solo) Così Botteghe Oscure divide il fronte

dei primi cittadini e constringeVeltroni a una rapida marcia indietro

Il trionfo di “Roma capitale”

Chi deve tacere taccia subitooppure taccia per sempreBobbio annuncia la scelta del mutismo

di cui non si può non parlare

Urla dal silenzio

Il risanamento dell’Indonesiaval bene un impero economicoBorse (e sicurezza) in pericolo

Asia e PacificoCoincidenze pirotecnich eIn quattro sedi diversespuntano di colpo trame mafiose anti-Di Pietro Intanto il “nemico” Fabio Salamone è

processato al Csm e si deve deciderepresto sul rinvio a giudizio dell’ex pm

Una storia siculo-genovese

OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO

CARO MONTA N E L L I ,V E N G AA T R O VARMI IN CARCEREADRIANO SOFRI SCRIVE al deca-no dei giornalisti italiani. Un incon-t ro per parlare di accuse penali e re-sponsabilità morali (pagina 2)

ALBANIA, TORNANO LE BANDE.Il governo di Fatos Nano alle pre s econ la violenza e un paese ridotto al-la fame (pagina 3)

NEL FELTRINO, rubrica quoti-diana di Vittorio Feltri, la sto-

ria di un ladro di caramel-le in galera (pagina 4)

Page 2: 012 SAB 17-01-98

M O RTE DI GALEAZZO CIANO di Enzo Si-ciliano, regia di Marco Tullio Giordana (Te a-t ro Carignano, Torino dal 20 gennaio all’8f e b b r a i o )

La tragedia della famiglia Ciano comin-ciò il 6 febbraio 1943, quando Galeazzo, ilg e n e ro di Benito Mussolini, fu destituito dam i n i s t ro degli Esteri. Era ostile alla Ger-mania, sapeva che l’Italia avrebbe perso lag u e rra ed era noto che annotava tutto sudiari custoditi in un luogo sicuro. Soprat-tutto, la partecipazione al lavorio che avre b-be prodotto il colpo di Stato del 25 luglio, nefaceva irrimediabilmente un nemico delDuce. L’11 gennaio ’44, Ciano venne fucilatoalla schiena nel castello di Ve rona. In unafotografia scattata qualche istante prima, ilsuo grande amico Orio Ve rgani riconosceràlo stesso cappotto elegante che indossavaquel giorno di febbraio, con le falde ancheora accuratamente aperte per non spiegaz-z a r l e . Seduto come gli altri condannati a ca-valcioni di una sedia, si volta a sbirc i a re ilplotone. Curioso, irrequieto, vanitoso, un po’infantile come fu per tutta la sua straord i-naria esistenza. Costruito attraverso 20 fla-shback, il testo di Enzo Siciliano lo raff i g u-ra (interprete Mattia Sbragia) nei suoi ulti-mi giorni, accudito nella cella 27 del carc e-re dalla spia tedesca Felicitas Beetz, men-t re la moglie Edda (Chiara Caselli) per sal-varlo si batte fieramente contro il padre ,vendicativo, alla fine lacerato, ma succubedei tedeschi. La sorte tremenda dei Ciano edei Mussolini, padri contro figli, potere con-t ro amore, è vista dall’autore come il dram-ma perfetto del familismo, dell’universocomplesso e arcaico della famiglia. An-ch’esso materia di esplorazione per quel“laboratorio sempre attivo di alcuni carat-teri nazionali” che Siciliano considera il fa-scismo. Scontate le condanne rituali della“ c o rrettezza” politica, secondo il re g i s t aM a rco Tullio Giordana questa grande tra-gedia deve essere filtrata attraverso la pietàche, dopo cinquant’anni, ognuno dovre b b er i u s c i re a pro v a re (allestimento Te a t ro sta-bile di Torino, scene di Carmelo Giammel-lo, costumi di Elisabetta Montaldo).

S U L L’AMORE OSCURO E LA LIBERTA’, t e-sti di Federico García Lorca, regia di Mauri-zio Scaparro (Te a t ro Eliseo, Roma 19 gennaio)

“Ho un concetto del teatro in un cert osenso personale e tenace: è la poesia chenasce dal testo scritto e si fa umana. E nelfarsi tale, parla e grida, piange e si dispera.E’ necessario che a teatro i personaggi inscena conservino tratti poetici e nello stes-so tempo che gli si vedano le ossa, il san-gue”. Il teatro, scriveva ancora FedericoG a rcía Lorca, “è sempre stato la mia voca-zione”. L’usignolo dell’Andalusia, come lochiamavano gli amici, venne fucilato daifranchisti, per puro odio, il 19 agosto 1936.Era nato il 15 giugno 1898 e, oltre all’operapoetica, “Donna Rosita nubile” e “La casadi Bern a rda Alba”, contribuì a rivoluzio-n a re la scena del ’900 presentando, nel“Pubblico” e in “Senza titolo”, la figura delpoeta come la materia stessa del dramma.I n t e r p retato da Giorgio Albertazzi, lo spet-tacolo chiude cinque giornate di recite econvegni promosse da Maurizio Scaparroper ricord a re Lorca, non solo come unadelle vette della letteratura drammatica,ma come attore, musicista, disegnatore ,cioè un “artista mediterraneo completo”.

AGONIA E MORTE DELL’ISTITUTO DELDRAMMA ITALIANO, decreto del ministroWalter Ve l t roni (Roma, 15 gennaio)

Nonostante la sua “personalità” giuridi-camente privata, l’Idi ha costituito dal 1947lo strumento dell’intervento pubblico a so-stegno degli autori italiani. Indubbiamenteil retaggio della mentalità statalista e cor-porativa che, coltivata dal fascismo, ha im-p rontato il teatro italiano contemporaneo.Nemmeno si potrebbe onestamente direche nei suoi 50 anni abbia brillato per in-t r a p rendenza. Però, nel paese degli entiinutili pro rogati per decenni, ricorre re a und e c reto governativo, ovvero a un atto ur-gente, per risanare un esubero di 4 dipen-denti e il costo annuale di 1 miliardo, sem-bra la nota cannonata sulla Croce ro s s a .Tanto più che, rispetto a questa e simili in-cursioni decisioniste (che sembrano rivoltein part i c o l a re ai teatri milanesi), si è persatraccia di ogni riforma strutturale, già re-clamizzata come risolutrice e di fatto com-piuta. In una dichiarazione all’Agenzia Ita-lia, il presidente degli scrittori teatrali, Ma-rio Moretti, fa notare la responsabilità del-l’Ente teatrale italiano nella crisi che infi-ne ha travolto l’Idi. Presieduto da RenzoTian e, secondo l’opinione comune, tenutoassai in conto dall’attuale ministro, l’Eti nea v rebbe infatti reso impossibile la gestione,rifiutandosi di eleggere i propri membrinel consiglio d’amministrazione.

ANNO III NUMERO 12 - PAG 2 IL FOGLIO QUOT I D I A N O S A BATO 17 GENNAIO 1998

Milano. Questo non è un articolo. E’ unos c h e rzo. Motivato, e naturalmente un po’maligno, ma uno scherzo. Lo spunto vieneda quattro opinioni firmate da altre t t a n t imaestri della pubblicistica nazionale, alcu-ni dei quali protagonisti indiscussi anchedella nostra storia ideologica: Sandro Vi o l a(Repubblica) ed Ernesto Galli della Loggia( C o rr i e re della Sera), da una parte; dall’al-tra Indro Montanelli ed Enzo Bettiza (cofon-datori del Giornale e oggi al Corr i e re dellaSera, l’uno, alla Stampa l’altro). Ha comin-ciato Viola, che è un signore distinto e ri-c e rcato, illustre inviato da decenni, grandeamico inquieto di Eugenio Scalfari, e assaipiù intelligente dell’ambiente conform i s t ae liberal (il liberal è il pro g ressista versio-ne anglosassone) del giornale per cui lavo-ra. Viola ha detto: è fragoroso, assord a n t e ,il silenzio che è calato in Italia sulle igno-minie storiche, in questo secolo, del comu-nismo. Un appello affinché i post comuni-sti, quelli di Massimo D’Alema, parlino an-che del loro passato, senza nasconderlo die-t ro i brillanti successi tattici che li hannoinfine portati al governo e, soprattutto, die-t ro lo schermo spesso dell’occupazione m a -nu militari, favorita certamente anche dallep ro c u re della Repubblica, dello spazio sto-rico dei socialisti riformisti, e antistalinisti,di Bettino Craxi & compagnia. Appello nonraccolto. Anzi, respinto con fastidio. Più omeno le stesse cose ha scritto Galli dellaLoggia, che è uno storico contemporaneistadi valore e brillante saggista, con una for-mazione di sinistra ma precocemente voltaa una riforma liberale del vecchio impian-to classista della sinistra italiana. Galli del-la Loggia, in più, sostiene che il persistenterifiuto del Pds di misurarsi con la cultura ei protagonisti dell’anticomunismo è confer-mato da uno scritto recente di Luciano Vi o-lante, che addebita all’anticomunismo (ap a rt i re dalla metà degli anni Sessanta) unesito degenerativo e antidemocratico (il co-siddetto “golpe bianco”, le compro m i s s i o n inelle deviazioni dei servizi, i legami con il

V I T E P A R A L L E L E

p o t e re occulto). E questa posizione storio-grafica, conclude l’editorialista del Corr i e-re della Sera, deriva dalla scelta di arro-garsi senza diritto alcuno, come stru m e n t odi regno, le chiavi della legittimazione de-mocratica di culture e gruppi della vecchiaItalia, della prima Repubblica; in modo, ov-viamente, da govern a re agevolmente pas-saggi, conversioni, trasformismi del vecchiopersonale politico, e comandare meglio... fi-glio mio... come fa il Lupo nella favola diCappuccetto Rosso.

E p p u re, a sorpresa, questi discorsi cosìimpegnativi e in fondo anche generosi sonostati accolti male, malissimo, con cort e s edegnazione ma anche con una punta dis c h e rno, dai campioni storici dell’antico-munismo. Montanelli, per esempio, che è unanticomunista d’annata e che, nel bene enel male, ha sacrificato energie form i d a b i l ie un eccezionale talento di polemista allesue idee inconcusse, ha opposto alla nuovaondata anticomunista una scrollata di spal-le un po’ svagata, con argomenti d’obbligo.R i c o rdando, non solo per vanità personale,che sono cose vecchie e risapute per lui,che a una brigata rossa scorrazzante per Mi-lano negli anni Settanta pagò perfino un tri-buto di sangue nel famoso attentato. E ogginon ha più voglia di eroici furori in ritard osui tempi. Bettiza, che fu comunista per unab reve ma intensa stagione, intorno al ’48,ruppe precocemente con il comunismo to-talitario e ha fatto della sua lunga e opero-sa vita di scrittore e di giornalista, notoria-mente pigro ma perfido, una missione anti-bolscevica degna, per tono e timbri, dellasua tonante anima slava. Eppure proprio ie-ri anche lui, scrivendo a sorpresa sullaStampa, si è associato a Montanelli nel ri-getto, come cosa ormai caduca e vana, diquello che ha chiamato “anticomunismo po-stumo”. Spettacolo mirabile: Viola, che eraa suo modo (con qualche nota paradossale)un sostenitore della nomenclatura bre z n e-viana, e fa parte della squadra dei filoco-munisti “traghettatori” del Pci e del Pds, dà

lezioni di anticomunismo che Bettiza, un“lupo mannaro” anticomunista di quelli ad-ditati dalla Pravda al pubblico ludibrio, re-spinge come fuori tempo! Meglio un rosso incasa che un liberal all’uscio.

Ogni spettacolo, anche la contesa ideolo-gica, ha un suo segreto dispositivo raziona-le. Infatti comunisti e anticomunisti hannoun legame speciale, che ormai tende a ve-n i re fuori: gli anticomunisti sono aggiogatial carro del comunismo e della sua storia,m e n t re i compagni di strada o i sensali delp ro g ressismo, che hanno sempre re s p i n t o

come viscerale una posizione anticomunistacalssica, sono fuori da una storia comune.Gli anticomunisti seri, duri e puri, difendo-no in modo limpido interessi piantati nelc u o re della tradizione borghese: pro p r i e t à ,l i b e rtà, individualismo. Condividono con icomunisti il campo di battaglia. Una segre-ta concordanza degli opposti entra in fun-zione ogniqualvolta un anticomunista serio,a t t rezzato, duro e generoso argomenta lasua causa... Comunisti e anticomunisti han-no stretto nel tempo un legame cento voltepiù forte e inestricabile della fratellanza odell’omologazione laica e liberale. Intorn oall’osso della decisione politica, nel camposegnato dal solco che divide l’amico dal ne-mico, comunisti e anticomunisti hanno la-trato per oltre settant’anni, avventandosi gli

G U E R R I G L I E I D E O L O G I C H E P O S T U M E

Jack HewitIl 17 maggio 1917, il giorno in cui Jack

Hewit nasce a Gateshead, nel nord del-l ’ I n g h i l t e rra, sul mare del Nord, oltre laManica c’è la guerra, sul Baltico i russi siagitano. Il padre è un operaio metallurg i-co, la vita in casa è grama. Jack ha un so-gno. Quando gli chiedono cosa farà dagrande risponde il ballerino. Tutti ridono.Il padre si imbarazza. Gli impedisce diiscriversi a una scuola di danza. Jack scap-pa da casa. Diventa ballerino di fila in ri-viste che battono i teatri di provincia. Unasera in platea c’è Guy Burgess. Guy è coltoe agiato. Ama i balletti. Apprezza i balle-rini. Va a congratularsi con loro nel came-rino. Va a congratularsi con Jack. Jack eGuy si fidanzano. Burgess lavora per laBbc, lavora per il MI5. Convince il capodel controspionaggio ad arru o l a re Jack.Per la prima missione Jack deve conqui-s t a re la fiducia di un prete omosessualeche era stato iscritto al British Union ofFascists, che è sospettato di simpatie peril regime nazista. Jack dimostra per lanuova attività quel talento che gli mancasul palcoscenico. Il MI5 gli affida missionis e m p re più delicate. Guy riesce a farlo as-s u m e re come centralinista all’Hotel Go-ring di Londra. Jack riesce a ricostru i re ir a p p o rti tra un ospite dell’albergo, il ce-coslovacco filonazista Konrad Heinlein, ealcuni esponenti conservatori britannici.Il MI5 è soddisfatto del suo lavoro. Anche

il Kgb è soddisfatto. Jack vive con GuyB u rgess e con Anthony Blunt. E’ un ména-ge à trois. Burrascoso. Tranquillo. Jacknon ha cultura. Ma ha spirito. Gli amiciche frequentano la casa, che interv e n g o n oalle feste, apprezzano la sua conversazio-ne. Sono colleghi del MI5, come Vi c t o rRotschild. Sono scrittori. Come William H.Auden. ComeE d w a rd M. Forster.Come ChristopherI s h e rwood. Sono ilf i o re di Bloom-s b u ry. Jack non sache i suoi amicipassano ai serv i z isovietici le notizieche lui raccoglieper i servizi britan-nici. Non ha stu-diato a Cambridge. Con gli amici divide illetto e la tavola, divide il presente, ma nonil passato. Passano gli anni. Passa la mi-naccia nazista. La guerra si raff redda. Gliamici di Cambridge continuano a lavorareper i sovietici. Mentre si trova a Wa s h i n g-ton, Burgess viene scoperto. Ripara a Mo-sca. Allarmato Jack si rivolge a Blunt. An-tonhy si aff retta a fare sparire tutte le pro-ve dell’attività sua e di Guy. I servizi inter-rogano Jack. Jack non sa nulla. L’unica co-sa che sa di sicuro è che Guy a Mosca è in-felice. Che gli mancano i salotti di Londra.A lui manca Guy. Gli mancano i servizi se-

g reti. Accetta con malinconia un posto diimpiegato statale. Scrive qualcosa, ammi-ra i successi professionali di Anthony, no-minato Conserv a t o re dei quadri della Re-gina. Finché…

Ronald Symonds… finché nel 1963 un agente del MI6 non

p a rte per Beirut. A Beirut, uff i c i a l m e n t ec o rrispondente dell’Observer e dell’Eco-nomist, risiede Kim Philby, agente dei ser-vizi britannici. Il suo collega deve verifica-re le accuse circostanziate che voglionoPhilby al servizio dei sovietici. Philby tie-ne botta, non si tradisce. Poi si rifugia aMosca. Risulterà che un agente sovietico loha avvertito in tempo. Ma chi ha inform a t oil Kgb? Qualcuno molto introdotto. I so-spetti cadono su Graham Mitchell, il vice-d i re t t o re, che viene messo sotto sorv e-glianza. Gli investigatori si convincono del-la sua colpevolezza, ma non riescono a con-v i n c e re il dire t t o re, Roger Hollis. Hollis sirivolge a Ronald Symonds per smontare leaccuse. Mentre Hollis viene a sua volta so-spettato, Symonds riprende l’inchiesta,senza tenere conto dei risultati pre c e d e n-ti. Ronald Charters Symonds è nato il 25giugno 1916 a Oxford. A Oxford ha studiatofrancese e tedesco. Ha lavorato per il Bri-tish Council. E’ stato reclutato dai servizi dii n f o rmazione militari. Maggiore, alla finedella guerra prepara gli agenti che devonol a v o r a re per la Commissione di contro l l o

Te a t ro

La tragedia italiana di Ciano e quella di Lorca,l’usignolo dell’Andalusia

che nella Germania occupata dagli Alleatifunge da governo. Quando si congeda torn aal British Council. Entra nei servizi segre-ti. E’ distaccato presso il governo di Singa-p o re, per infiltrare e combattere il movi-mento comunista armato di Ching Peng,che minaccia la rivoluzione in Malesia. As-solto il compito torna a Londra, come agen-te del controspionaggio. Smaschera un fun-zionario del ministero dell’Aviazione che,tradito dalla passione per la numismatica,vende particolari della costruzione deimissili ai sovietici. Collabora a numero s einchieste. La sua specialità è scovare le tal-pe. Mentre trafficano con le cassette deldeposito bagagli. Mentre fotografano docu-menti in stanzucce d’albergo. E’ un agentea ffidabile e sagace. Hollis lo sa. Symondsinvestiga con pazienza, con coscienza. Ar-riva finalmente a una conclusione. Checonsola i vertici dei servizi, che mette inimbarazzo Buckingham Palace. La talpanon è Mitchell. La talpa non è Hollis. E’ l’e-legante, è il colto Anthony Blunt. E’ il vec-chio amico di Guy Burgess e di Jack Hewit.E’ l’autorevole Conserv a t o re dei quadri diSua maestà. Che non fa più parte dei ser-vizi segreti, ma ha mantenuto amicizie econtatti. Ronald Symonds continua la car-riera. Diventa vicedire t t o re del MI5. Perun breve periodo fa le funzioni di dire t t o-re. Poi va in pensione. Onorato e consola-to da molti incarichi ufficiali. Fino a saba-to 10 gennaio.

uni contro gli altri in un abbraccio forsen-nato. E per i post comunisti ci dovrebbe es-s e re perfino qualcosa di glorioso, a part i t apersa, nell’essere stati degni di un antico-munismo tanto appassionato e nel potern er i v e n d i c a re, in qualche senso, una parte die redità. Un D’Alema deve del rispetto sto-rico ai Montanelli e ai Bettiza, mentre congli Scalfari, con i filocomunisti liberal chehanno fatto da pontieri e si battevano anchel o ro contro la “grettezza” dell’anticomuni-smo delle budella, intrattiene un rapport osegnato dal re c i p roco utilitarismo, senzaa m o re e senza stima.

C o l o ro che non hanno chiesto al Pci e alPds un resoconto impietoso del fallimentostorico del comunismo a tempo debito, e lofanno ora, nel tempo postumo, dopo anni dibonomia e di illimitata disponibilità, nonsono credibili per nessuno dei due conten-denti di questo secolo. C’è un’ambiguità an-che nei migliori, anche nei Viola, in quelliche non hanno fatto una professione, comei loro compagni di squadra, dell’estraneitàal contrasto tra comunisti e anticomunisti.

Il Libro nero del comunismo è scritto infrancese, nella lingua di un paese che ha le-gittimato l’anticomunismo nella battagliaa p e rta contro la dittatura intellettuale sar-triana e per le istituzioni forti, nazionali, delg o l l i s m o . La traduzione italiana è diff i c o l t o-sa. Noi siamo il paese delle blande polemi-che di Norberto Bobbio, che lusingava To-gliatti facendosene lusingare, e del fiancheg-giamento erudito e nobile di un Eugenio Ga-rin. Siamo il paese in cui nulla si crea, nullasi distrugge e tutto si trasforma, come nellanatura di Lavoisier. Siamo la patria del pap-pa e ciccia istituzionale. Siamo il paese in cuiun comunista di formazione (D’Alema) è capodi un partito socialista europeo (nell’Intern a-zionale), mentre un socialista (Bertinotti) gui-da il partito dei neocomunisti (Rifondazione).E’ probabilmente per questo che i Montanel-li e i Bettiza mostrano sorpresa genuina dif ronte all’anticomunismo postumo. Edicono: no, grazie.

Bettiza e Montanelli non si filano il “nuovo anticomunismo”Una ragione c’è: meglio un rosso in casa che un liberal all’uscio

New York- La stanzet-ta dell’Unità di emer-genza dell’ospedaleè semibuia e silen-ziosa, i pazienti sonoanziani e spossati,

l ’ i n f e rm i e re che arr i v acon la terapia è una figura

attesa e provvidenziale. Scopre il braccio,inietta il liquido, ripone la siringa e se neva senza far ru m o re. Sulla porta si gira esaluta il vecchio che giace nel lettino: “Va ia l l ’ i n f e rno, vecchio rifiuto”! Non è unascena di “Emergency Room” o di “Chica-go Hope”, i due telefilm che spopolano su-gli schermi televisivi degli Stati Uniti e,con un anno di ritardo, su quelli italiani;l ’ i n f e rm i e re non è un lavoratore esaustoche non sopporta più i malati e si sfogacon una frase inopportuna. Sono le udien-ze di un processo, l’inferm i e re è vero, sichiama Orville Lynn Majors, ha 36 anni eha lavorato in un ospedale vicino a New-p o rt, Stato dell’Indiana. E’ accusato perora di aver ucciso sei pazienti ma gli in-vestigatori sono pronti a port a re il nume-ro sopra i cento, anzi fino a centotre n t a s e isu centosessantacinque casi già esamina-ti. Sessantacinque famiglie, per ora, si so-no costituite parte civile contro l’ospeda-le, telecamere e giornalisti stanno arr i-vando a centinaia, insomma si prepara ilgrande spettacolo. Majors si proclama in-nocente, i suoi avvocati invocheranno latesi della congiura, sostengono che dopoun’indagine di trentatré mesi e una spesadi un milione e mezzo di dollari - moltiovunque, un’enormità nell’Indiana ru r a l e -le autorità dello Stato sono state costre t t ea tro v a re un colpevole per forz a .

Tutto comincia nel novembre del ’94,quando un esperto di statistiche di Wa-

shington si accorge che nell’ospedale diuna contea dell’Indiana nel corso degli ul-timi cinque mesi c’è stata un’epidemiam o rtale. Le morti sono avvenute tutte nelre p a rto di cura intensiva e vengono pre s t oassociate alla presenza dell’inferm i e reMajors. Quando è di turno muore una per-sona al giorno, quando è a casa la media èdi un morto ogni 552 ore. Prima del suo ar-rivo a Newport, nel re p a rto di quattro let-ti morivano da 24 a 31 persone l’anno, oraentra lo stesso numero di pazienti e nemuoiono 101 l’anno. Il negozio di fioriSawyers è passato dai mediocri affari dis e m p re a ordinazioni continue di corone ecuscini, i parenti arrivano affranti e si rac-contano stupore e incredulità perché i lo-ro cari erano anziani ma non sembravano

s t a re così male da morire .Medici e infermieri si guardano per un

po’ con sospetto poi arrivano alla stessaconclusione liberatoria ben prima dell’in-chiesta della polizia: il colpevole è Majors,e quando è di turno gli altri scommettonosul nome del prossimo morto. Si danno an-che una spiegazione perché l’uomo è im-p rovvisamente divenuto irritabile e pre p o-tente e ha cominciato a definire i pazienti“immondizia” e “cani bastardi”. Alcuniamici e vicini di casa racconteranno poi al-la polizia che Majors amava ripetere che“per i vecchi malati la soluzione è la ca-mera a gas”. Si imbottiva di anfetamina ru-bata nell’ospedale e cercava anche di ven-derla, durante le perquisizioni nella suacasa sono state trovate grandi quantità di

I L P R O C E S S O A O R V I L L E M A J O R S

c l o ru ro di potassio e di epinefrina, le stes-se sostanze che avre b b e ro potuto causarele morti sospette. L’inchiesta a questo pun-to ha coinvolto l’intera cittadina, a decinesi presentano i testimoni come Paula Hol-d a w a y, figlia di Dorotea. Sua madre stavao rmai quasi bene quella sera, quando l’in-f e rm i e re arrivò con una siringa già pre p a-rata, iniettò il liquido e se ne andò dopoaver baciato l’anziana donna sulla fro n t edicendole: “Stai tranquilla, scimmietta,adesso tutto andrà bene”. Un minuto dopoD o rotea era morta. Il 29 dicembre del 1997,al ritorno da un talk-show televisivo nelquale ha accusato di complotto famigliedelle vittime e autorità, Orville Majors vie-ne arrestato, sei delitti potre b b e ro bastareper condannarlo a morte e per dimentica-re un serial killer solitario.

Ma il 7 gennaio il settimanale di infor-mazione di ABC, “Prime time” manda inonda un servizio su un altro inferm i e rep resunto assassino di 42 pazienti, tutti ve-terani di guerra, all’ospedale Harry Tru-man di Colombia, Stato del Missouri. Ilg i o rnalista è Sam Donaldson, popolare, te-muto, spregiudicato, grande ro m p i s c a t o l e .E’ lui che ha trovato Priebke in Arg e n t i n a ,adesso minaccia di torn a re a occuparsidella Casa Bianca: nulla gli sfuggirà, nem-meno il nuovo cane di Clinton. Nel frat-tempo ha scovato il serial killer e denun-cia l’insabbiamento del caso a opera del-l’Fbi e del suo dire t t o re, Luis Freeh. Le ra-gioni le spiega guardando dritto nella te-lecamera: “E’ incredibile constatare quan-to sia facile commettere un omicidio in unospedale. Veleni e farmaci possono none s s e re riconoscibili, persino l’aria può es-s e re iniettata in una vena. Basta un cusci-no per soff o c a re un malato anziano senzal a s c i a re la minima traccia. Quanti assassi-ni circolano liberamente negli ospedalia m e r i c a n i ” ?

Maria Giovanna Maglie

“ Vai all’inferno vecchio rifiuto”, due infermieri killer per 178 morti

Ja ck , il ballerino che divenne spia, e Ronald, la spia che scoprì la talpaC a ro Indro Montanelli, leimi fa disperare. Ancora gio-

vedì sul Corr i e re, mi ha fatto di-s p e r a re . Abbia la pazienza di leggerequeste osservazioni, e poi di pre n d e re inconto la proposta finale. Lei ripete che ioposso re s t a re orgoglioso, ma che devos m e t t e re di essere arro g a n t e . Sono d’ac-c o rdo. Ma che cosa in me le sembra ar-rogante. Lei pensa che io sia colpevole oinnocente? Intendo materialmente, pe-nalmente colpevole: che abbia ord i n a t oil tal giorno nel tal posto di assassinareLuigi Calabresi per conto di Lotta conti-nua. Non deve sembrarle un punto se-c o n d a r i o . Se, comprensibilmente, non ri-tiene di conoscere abbastanza gli arg o-menti dell’accusa e i miei, mi perm e t t adi farglieli conoscere: non ci vorrà più dimezz’ora. Se lei è persuaso che io sia col-pevole, me ne dispiace, e la questione èc h i u s a . Se lei non lo pensa, non puòneanche pensare che io debba esserecondannato e imprigionato perché sonoun tipo così orgoglioso da sconfinare nel-l ’ a rro g a n z a .S a rebbe un’enormità, no?

Lei mi esorta - lo fa da quasi dieci an-ni - a riconoscere “le mie re s p o n s a b i l i t ànon penali, ma morali”. Se questo si ri-ferisce alla campagna di Lotta continuac o n t ro Calabresi e alla sua degenerazio-ne, come credo, io l’ho fatto, e, a mio pa-re re, senza riserv e . Ma sono pronto adascoltarla se le mie parole le siano sem-brate reticenti, o ipocrite, o vili. Lei ag-giunge che io devo chiedere scusa allafamiglia Calabresi. Penso di aver fattoanche questo: ci tornerò fra poco. Ma poilei continua: così la famiglia Calabre s ipotrà, lei per prima, chiedere e appog-g i a re un provvedimento di grazia. Ma ionon lo voglio. E’ il punto di sopra: puòp e n s a re che, se non sono colpevole, e so-no ingiustamente denigrato, condannatoe incarcerato, io mi auguri la grazia oqualunque altro genere di clemenza?Lei, non so su che fondamento, si è orapersuaso che la mia superbia costringaalla galera i miei due compagni. Questoè un pensiero terribile, contro di loro ,che sono forti e liberi e dipendenti solodalla loro coscienza, e contro di me, in-giustamente accusato dell’infamia diaver fatto da mandante venticinque annifa (che è molto peggio che fare da assas-sino) e ora da sequestratore delle vitedei miei amici. Ma mi fa disperare di piùl ’ i n f o rmazione che lei riceve sulla nostrav i c e n d a . Lei dice che a Bocca di Magratutti ridere b b e ro se sentissero dire cheMarino è un ex-rapinatore e un pro p r i e-tario di appart a m e n t i . Ma Marino lo è:non sono illazioni, ma fatti provati. Ex ra-p i n a t o re prima di tutto per sua dichiara-zione. Prima della sua “confessione” didieci anni fa, Marino era disperatamen-te bisognoso di soldi, io gli diedi il po’che potevo. Dopo ha comprato due casee un furgone per le sue frittelle. Q u e s t onon sarebbe neanche da dire, se le sen-tenze contro di noi non sostenessero chenessun vantaggio gli è derivato. N a t u r a l-mente, la mia difesa, che è intelligente erispettosa di sé, non ha chiesto la re v i-sione del processo sulla base “della pan-zana della promozione di Marino a capi-talista”. Lei aggiunge: “Sfido io che l’i-stanza di revisione del processo è statare s p i n t a ” .C a ro Montanelli, grazie al cie-lo, almeno finora, non è stata respinta, enoi aspettiamo che venga esaminata, e ciauguriamo che venga, come merita, ac-c o l t a . Mi dispiace che le sue inform a z i o-ni siano sbagliate. Io leggo la sua posta.Pochi giorni fa, un lettore credette di iro-n i z z a re sul nostro mancato ricorso allaC o rte europea: ricorso che naturalmen-te abbiamo presentato. Quando entrai ingalera, un altro solerte lettore pro t e s t òc o n t ro la pretesa di farmi apparire comeun liberatore di sequestrati in Cecenia.Non feci moltissimo per apparirlo, ma loe ro. (In verità, lei ospitò anche la versio-ne vera delle ottime persone dell’asso-ciazione volontaria Intersos). E così via.

Eccomi alla conclusione. Lei avràs e n z ’ a l t ro un autista. Perché non viene at ro v a rmi per un’ore t t a ?

Non lo prenda per un invito arro g a n-te. Sarebbe solo maleducato, se potessim u o v e rmi io: ma sono qui davvero ri-s t re t t o . Del resto, oltre che leggere la suaposta, la guardo a Tmc, e mi sembra chelei sia in forma eccellente. P o t re m m op a r l a re per mezz’ora dell’accusa penalec o n t ro di me, e per un’altra mezz’ora del-le scuse che lei mi chiede di fare. Po-t rebbe dettarmele lei, e io firmarle, sequesto non mette in causa la mia, e diLotta continua, estraneità all’attentato.Poiché della grazia non occorrerà parla-re neanche un minuto, potremmo dedi-c a rne cinque alla revisione del pro c e s s oche sto aspettando, e che lei forse po-t rebbe augurarsi con me. Cordiali saluti.

PICCOLA POSTAdi Adriano Sofri

O G G I – Al nord, al centro e sulla Sard e-gna molto nuvoloso con pre c i p i t a z i o n i ,anche nevose sopra i mille metri. R a p i-do miglioramento in giornata a part i reda ovest. Al sud e sulla Sicilia nuvolosocon piogge e temporali sull’isola. A t t e-nuazione dei fenomeni in serata. Te m-p e r a t u re massime in diminuzione.D O M A N I – Nuvoloso al sud con pre c i-pitazioni sparse, soprattutto sulle zonei o n i c h e .P a rzialmente nuvoloso al nord -ovest, poco nuvoloso sul resto d’Italia.Te m p e r a t u re in ulteriore diminuzione.

LETTERADANEW YORK

Mina sì, Mi-no no. Libera-mente parlando, della li-beralità di fare di Liberal,un settimanale, magari per essere più li-beral insegnando al lettore, “la rifondazio-ne dell’etica privata e pubblica in un pae-se che ne ha gran bisogno” (così come diceF e rdinando Adornato all’Espresso), si ri-vela l’urgenza, oltre gli auguri, di segnala-re che, comunque, qualsiasi “rifondazio-ne” presuppone un’illiberale fatica di “rie-ducazione”. Magari quella del malcapitatoche, liberamente scegliendo, non vuole fre-garsene dell’etica, del privato, del pubbli-co e pure del paese, quant’anche questo neavesse gran bisogno. E allora auguri, ancheper la bella notizia di tro v a re nella ru b r i c adelle lettere, nientemeno che Mina, quelladella zebra a pois. E però, Camillo Ruinin o . Liberamente parlando sarebbe stato

meglio tro v a re qualcuno che spiegasse leragioni dei talebani, ma soprattutto Minono, il Martinazzoli sindaco di Brescia mi-nacciosamente concentrato in qualche pip-pa etica dovrebbe restarsene nella quietedel suo centro nobile. Mina sì, Mino nodunque, perché liberamente ragionando,di tutto ciò che di più liberal c’è in quest’I-talia, qui dove un tempo si mangiavano levongole, è la maleducazione intellettuale,quella di scappare da ogni buon pro p o s i t o .Gli unici buoni propositi che valgono sonogli auguri. Auguri dunque.

Post Scriptum: l’ultima sull’etico Mino èbellissima. Incavolato perché citato a pro-posito in un editoriale di Francesco Merlosul Corr i e re della Sera, il pio Mino, mancofosse un D’Alema dei tempi migliori, s’èp reso la briga di inviare un messaggio, di-ciamo così, alle vongole: “Ditegli che è unos t ronzo e un pezzo di merda”. Non potevanon essere etica, la risposta di Merlo: “So-no contento di aver contribuito all’evolu-zione del linguaggio di Mart i n a z z o l i ” .

IL RIEMPITIVOdi Pietrangelo Buttafuoco IL FO GLIO q u o t i d i a n o

OR G A N OD E L L A CO N V E N Z I O N EP E RL AG I U S T I Z I A

DI R E T TO R E RE S P O N S A B I L E: GI U L I A N O FE R R A R ACO N D I R E T TO R E: LO D OV I C O FE S TA

SOCIETÀ EDITRICE: IL FOGLIO QUOTIDIANO S.R.L.VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 MILANOTEL. 02/8639181 - FAX 02/878596

CO N S I G L I OD I AM M I N I S T R A Z I O N EPR E S I D E N T E E CO N S I G L I E R E DE L E G AT O: SE R G I O ZU N C H E D D U

CO N S I G L I E R I: GI U L I A N O FE R R A R A, SE R G I O SC A L P E L L I,GI U S E P P E SP I N E L L I, LU C A CO L A S A N T O

RE D A Z I O N E: BE P P E BE N V E N U TO, MI C H E L E BU R A C C H I O,UBA L D O CA S OT TO, LAU R A CE S A R E T T I, MAU R I Z I O CR I P PA,

FE D E R I C O DE RO S A, MAT T I A FE LT R I,NI C O L A PO R R O, RO S A N N A RA G U S A, CH R I S T I A N RO C CA

DA G L I STAT I UN I T I: MAU R O LU C E N T I N I

SE G R E T E R I AD I RE D A Z I O N E: MA R I L E N A MA R C H I O N N E

REGISTRAZIONE TRIBUNALEDI MILANO N. 611 DEL 7/12/1995IS C R I Z I O N EA L RE G I S T R O NA Z I O N A L ED E L L A STA M PA N. 5160 D E L 2 9 / 5 / 9 6

TI P O G R A F I E: ON LI N E SY S T E M - VI AD E L L A MA G L I A N A 400 - 00148 RO M A;STA M PA QU O T I D I A N A - VI ARI S O R G I M E N T O1 2 /B- 20030 SE N A G O( MI)DISTRIBUZIONE ESCLUSIVA PER L’ITALIA: A&G MARCO SPA

VIA FORTEZZA, 27 - 20126 MILANO

PUBBLICITÀ - CONCESSIONARIA: AREA NORD, VIA TUCIDIDE 5620134 MILANO, TEL. 02/70003302 - FAX 02/70001941

SPEDIZIONEIN ABBONAMENTO POSTALE (45%)ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FILIALEDI MILANO

UNA COPIA L.1.500 ARRETRATI L.3.000+ SPED. POST.IL FOGLIO È PRESENTEIN INTERNETNEL SITO:

http://www.ilfoglio.it e-mail: [email protected] ABBONAMENTINUMERO VERDE:

Page 3: 012 SAB 17-01-98

R a i , un servizio senza pubblico

Da un anno la giustizia italiana, in-sieme con la sua inseparabile so-

rella, la politica, se ne sta appesa a unavicenda incredibile, che dovrebbe sa-p e re di fango e di fatica e forse anchedi sangue, perché si tratta del destinodel Ve rru, del “maiale” Giuseppe Bru-sca, e invece sa di scuoletta, di traboc-chetti e trucchi. Il preside, Gian CarloCaselli, continua a far esaminare da di-verse commissioni un boss della mafiacandidato al pentimento, che è orm a icome la maturità per un allievo scru-poloso di Cosa Nostra: per ottenere lap romozione (libertà & stipendio & pro-tezione) con l’aiuto dell’avvocato LuigiLigotti (il famoso membro interno chedà l’aiutino) il candidato si spinge inqua e in là con la sua irre f renabile fan-tasia, e così ci ritroviamo ogni volta inuna situazione diversa. Ieri si tentò dii n q u i n a re Luciano Violante, oggi è mi-nacciata la To rre di Pisa, domani la me-rendina, dopo domani addirittura An-tonio Di Pietro: un impressionante sus-seguirsi di paesaggi monumentali de-vastati dai missili verbali dell’aspiran-te. Per mesi e mesi e mesi, senza che ac-cada nulla, senza che venga deciso nul-la; e dunque nel sospetto sempre piùd i ffuso, razionale e legittimo, che lap romozione possa arr i v a re solo e sol-tanto se il candidato risponderà comesi deve, come essi desiderano, alle do-

mande degli occhiuti esaminatori.I n c redibile. Una volta c’era il confi-

dente: spifferava fatti che non avevanov a l o re processuale e poi scomparivanel nulla, perché i magistrati e i poli-ziotti indagavano e cercavano riscontrie prove per il processo. Poi è arrivato ilpentito, quello buono, diciamo così “al-l’americana”: dice tutto in una volta,quello che dice diventa prova di per sé,e poi scompare anche lui come nei mi-gliori film di Martin Scorsese. Poi ar-rivò Masino Buscetta, il pentito ratealedi primo rango: dice una cosa, parte unp rocessone, si smantella la cupola, epoi si arriva al terzo livello, a GiulioA n d reotti, ma solo quando la situazio-ne politica lo consente (Buscetta lo haconfessato: “Se ne avessi parlato prima,mi avre b b e ro preso per pazzo”, e le sueaccuse sono arrivate quando il senato-re a vita era politicamente cotto). Maora non basta più nemmeno il pentito arate, che pigri legislatori avevano pro-messo di riform a re per evitare lo scan-dalo di un esercito di falsi pentiti, concosca a carico. Ora è la volta della minavagante, quel Brusca che dice e non di-ce o dice, secondo il suo tutore e avvo-cato, il 25 per cento di quello che sa. R i-s e rvandosi il resto per un bel negozia-to con lo Stato ai fini della pro m o z i o n e .Lunedì ‘u Ve rru riparlerà a Fire n z e ,ma il diploma quando glielo danno?

Il movimento di protesta dei disoccu-pati francesi si va estendendo: dall’in-

vasione degli uffici di collocamento edalle manifestazioni dei senza lavoro, siè passati all’occupazione di sedi univer-sitarie, di grandi école e ai cortei stu-denteschi. Il fatto che il governo abbiaemanato il testo del suo disegno di leggesulle 35 ore, che secondo Hôtel Mati-gnon dovrebbe cre a re centinaia di mi-gliaia di posti di lavoro nei prossimi an-ni, non è servito a calmare le proteste. Sitratta di una ricetta che non convince néil mondo dei disoccupati né quello stu-dentesco. Sembra finita la “luna di mie-le” dei francesi con Lionel Jospin e conla sua équipe che avrebbe dovuto re a-l i z z a re profondi mutamenti, nel nome diun socialismo rinnovato, così da risolve-re i problemi della società francese allesoglie del Duemila, con un’immagina-zione sconosciuta a Jacques Chirac eAlain Juppé. Della popolarità di Jospinrimane solo l’affettuosa immagine dibrava persona. Vi è persino chi aff e rm ache Chirac sia stato una volpe nell’indi-re elezioni anticipate, così da passar la“patata bollente” ai socialisti e da pre-pararsi per tempo e con calma alla cam-pagna per la rielezione.

L’incapacità di fare scelte nuove dei

socialisti francesi al governo, non è mol-to diff e rente da quella di Tony Blair didiversificarsi dai conservatori: salvonell’uso della comunicazione. In econo-mia, il governo Jospin si limita a rallen-t a re le privatizzazioni pre c e d e n t e m e n t edecise, mentre non si vede alcun dise-gno di politica industriale alternativo aquelli di Chirac. Per quel che riguard al ’ E u ropa monetaria, tutto si è concen-trato nella richiesta che il Govern a t o redella Banca centrale sia il franceseJean Claude Trichet, assicurando che èa l t rettanto rigoroso e monetarista deicandidati rivali, e nel re c l a m a re un di-rettorio politico (con esclusione degli in-glesi), per addolcire un poco il tasso dii n t e resse: un obiettivo, quello di un tas-so di interesse mite, che non diff e re n z i ail governo pro g ressista dalle associazio-ni di industriali e commercianti. E nul-la è stato proposto, per risolvere la crisidel Sud-est asiatico, di diverso da ciòche sta facendo il Fondo monetario in-t e rnazionale. L’economia è in ripre s ama resta stabile il numero dei disoccu-pati, attestato sui massimi livelli euro-pei del 12,5%. Insomma la scatola dellenovità è vuota: l’unica è quella della leg-ge per le 35 ore, e questa peggiora la si-tuazione (almeno quella occupazionale).

Il dire t t o re generale della Rai ha pre-so un drastico provvedimento per

p o rre rimedio al declino dell’emittentepubblica, ormai non occasionalmentebattuta negli ascolti dalla concorre n z a :ha decimato il manipolo di corr i s p o n-denti che seguiranno il Papa all’Av a n a ,riducendoli dai previsti 105 a “soltan-to” 78. In questa modesta notiziola èconcentrato il succo della crisi gestio-nale dell’emittente di Stato. Come inuna squadra di calcio dell’oratorio, tut-ti corrono sulla stessa palla e perd o n ola visione del gioco. Se si aggiunge chespesso i giocatori sono scelti per im-p e r s c rutabili ragioni di anzianità, di af-filiazione politica o di protezione sin-dacale e, soprattutto, che il loro nume-ro è ancora pletorico (pur dopo nume-rosi tagli), si comprende come i nume-rosissimi dirigenti della Rai, sempreoccupati a dirigere il traffico caoticodei loro uffici ingorgati, non abbianomaterialmente il tempo di occuparsidei programmi. Che infatti naufragano,uno dopo l’altro, o vivacchiano.

Ma oltre e al di sopra delle convul-sioni gestionali, ciò che nuoce alla Rai

è la concezione altezzosa e didatticache i suoi amministratori danno dellafunzione di servizio pubblico, quella inbase alla quale gli italiani sono assog-gettati al pagamento del canone. Par-lando dei concorrenti di Canale 5, chehanno ripetutamente surclassato la Raisia nell’intrattenimento sia nell’infor-mazione (realizzata con un terzo dei di-pendenti), il presidente della Rai, EnzoSiciliano, ammette che “stanno facendouna tv per tutti, ma non confondiamoquesta con il servizio pubblico”. Ma al-lora che cos’è questo famoso serv i z i opubblico, se non si caratterizza appun-to per il fatto di essere rivolto a tutti? Ag i u d i c a re dal settore informativo, si di-rebbe che il carattere di servizio pub-blico si esprime nell’ufficialità, nel mi-nuzioso resoconto di tutte le attività delg o v e rno, nella supina accettazione del-le veline. Purt roppo il teatrino politicoitaliano è già così scontato, che, sotto-posto all’ulteriore omologazione dellaRai, può diventare assolutamente indi-gesto. Per questa via, e con il sostegnodell’Ulivo, forse la Rai conserverà ils e rvizio, ma non il pubblico.

EDITORIALI

ANNO III NUMERO 12 - PAG 3 IL FOGLIO QUOT I D I A N O S A BATO 17 GENNAIO 1998

Il disincanto dell’eurosocialismo

Le merendine del candidato pentitoTirana. La missione “Alba” salvò l’anno

scorso l’Albania dal caos armato in cui erap recipitata dopo il fallimento delle piramidifinanziarie che bru c i a rono i risparmi di tut-ta la popolazione. Seguirono elezioni antici-pate, giudicate regolari dall’Osce. Uscì vinci-t o re il Partito socialista (ex comunista), chesi assicurò la maggioranza assoluta nel nuo-vo Parlamento. Nei primi 3-4 mesi del gover-no guidato da Fatos Nano la situazione del-l ’ o rdine pubblico sembrò avviarsi verso lan o rmalizzazione. Ma la calma apparente na-scondeva soltanto una tregua arm a t a .

Eccoci rapidamente a un oggi che torna afarsi assai minaccioso. A Sud, dove fu l’epi-c e n t ro della rivolta contro l’ex pre s i d e n t eSali Berisha, lo Stato ha perso in pochissimotempo il terreno guadagnato con fatica in al-cuni mesi. Ormai la legge sono tornate a far-la le bande armate. Solo nelle ultime setti-mane si sono registrati vari assassinii di po-liziotti impegnati a contrastare i traffici did roga, armi e clandestini. Al Nord, oltre allebande che pure non mancano, il governo so-cialista deve aff ro n t a re l’odio di una popola-

nia nel caos ci sono tutte. In primis, la peg-giorata situazione economica. L’ i n c e rt e z z atiene lontani gli investitori stranieri: esclusaTirana, nelle restanti zone del paese la di-soccupazione sfiora il 70 per cento. Si vivecon gli aiuti dei parenti emigrati e di espe-dienti. Incluso il brigantaggio come form aatavica di sopravvivenza. Tutto questo men-t re il governo riesce a pagare un poliziottosoltanto 100 mila lire al mese. Difficile tro-v a re persone disposte a rischiare la pelleper questa somma. Più facile chiudere un oc-chio o anche due. Ma la corruzione sta dila-gando anche nella nuova amministrazione.Non risparmiando, secondo voci accre d i t a t e ,anche i vertici. Un motivo in più perché ilmalcontento e la delusione crescano a vistad’occhio. E la via delle armi è sempre vicina:per ammissione dello stesso ministro degliI n t e rni, Neritan Ceka, fino adesso è stato rac-colto solo il 10% delle armi saccheggiate daidepositi dell’esercito nel marzo del ’97 (circ aun milione di pezzi). Un rischio politico stainvece nell’atteggiamento dell’opposizione,r a g g ruppata attorno a Berisha, che chiede le

dimissioni del governo, la formazione di unesecutivo tecnico ed elezioni entro un anno.Per assicurarsi la fondamentale collabora-zione dell’opposizione nella gestione di unasituazione sempre più ingovernabile, i so-cialisti dovre b b e ro off r i rgli qualcosa: alme-no le elezioni anticipate in un arco di temporagionevole. Però, fino adesso, Nano ha di-mostrato di non voler cedere su niente.

Fra la popolazione cresce, nel frattempo,la voglia di andar via. Possibilmente in Italia.Negli ultimi giorni in Puglia sono stati fer-mati circa 700 clandestini provenienti dal-l’Albania. Ignari del recente accordo che ilg o v e rno italiano ha imposto a quello albane-se per fre n a re l’immigrazione clandestina.Fatto che dimostra come il problema nonfosse costringere Nano a firm a re l’accord o ,ma metterlo nelle condizioni di rispettarlo.Ma in questi mesi, di veri investimenti in Al-bania non ne sono arrivati, mentre sare b b enecessario rimettere in moto almeno il set-t o re agricolo, dove una volta l’Albania eraa u t o s u fficiente. Si è preferito attendere. For-se l’arrivo di un’altra piena.

zione tradizionalmente anticomunista.Il ritorno sulla scena delle bande arm a t e

ha una spiegazione logica. Esse convivevanobene, prima, anche con Berisha. Fu solo ilc rollo delle piramidi, che bruciò gran part edei loro “risparmi” a scatenarle contro Beri-sha, ritenuto il responsabile del tracollo. Co-sì, nelle elezioni di giugno, la malavita org a-nizzata preferì eserc i t a re tutta la sua in-fluenza a favore di Fatos Nano. Il quale, nel-la piazza centrale di Valona e davanti a de-cine di migliaia di persone, promise chea v rebbe restituito i soldi delle piramidi. Aiu-tando i socialisti, i vari gruppi mafiosi pen-savano di assicurarsi anche un lasciapassa-re per i loro traffici. La delusione è statagrande. Una volta al governo, i socialisti nonhanno restituito neanche un centesimo deisoldi delle piramidi, per la semplice ragioneche non ce n’era traccia. Nello stesso tempo,sotto la pressione della comunità intern a z i o-nale, il nuovo governo tentò qualche timidaazione contro il crimine organizzato. La re a-zione non si è fatta aspettare .

Le condizioni per far ripiombare l’Alba-

to pagine, di cui 15-18 di pubblicità (pari aun fatturato realizzato l’anno scorso di cir-ca due miliardi e mezzo), zero gadgets, lun-ghe colonne di testo e un uso moderato del-l’immagine in quadricro m i a .

La struttura interna del giornale è basa-ta su un tema centrale sotto l’altisonante ti-tolo di “inchiesta vecchio stile”, cinque o seipezzi dagli inviati all’estero e in Italia e una

fitta appendice di rubriche culturali. Rifa-cendosi, su un piano decisamente più di-vulgativo, per i contenuti e il modo di af-f ro n t a re e porg e re la notizia, agli inserti cul-turali della grande stampa tedesca e bri-tannica, mentre a livello grafico non si di-scosta molto da Linea d’Ombra, il mensilefondato da Goff redo Fofi e prodotto oggidalla stessa famiglia editoriale. Una serie di

i n g redienti, insomma, che si sposano facil-mente col giornalismo di qualità, più di ra-do col successo di pubblico.

I risultati in edicola e i dubbi dell’espert oC e rto, il Diario può contare su un noccio-

lo duro di lettori che già lo acquistava da so-lo. “Avevamo una formula strana” spiegaDeaglio, “il mercoledì uscivamo ‘blindati’con l’Unità a 3.000 lire, il resto della setti-mana da soli a 1.500. E l’andamento dellevendite mostrava che c’era una quota di ac-q u i renti, un 20, 25 per cento, che lo pre n d e-va indipendentemente dall’Unità o magariche non voleva l’Unità e voleva solo il Dia-rio. D’altra parte nel giorno in cui uscivamonoi, anche l’Unità registrava un incre m e n t odi vendite: circa un dieci per cento in più”.

I risultati denunciati da Deaglio lascianoqualche perplessità tra gli addetti ai lavori.Per Luigi Guastamacchia, manager edito-riale, la scelta di autonomia del Diario ri-schia di rivelarsi prematura. “Non mi èsembrato proprio il momento più opport u-no per scegliere la strada dell’autonomia”s p i e g a . “Finora i risultati diffusionali han-

no dato ragione a Deaglio, ma è ancora pre-sto per le conclusioni. I dati dicono che pro-prio i settimanali agganciati ai quotidianisono quelli che vanno meglio. E’ molto dif-ficile valutare cosa potrà succedere sulla di-stanza, cioè nell’arco di almeno un anno, aun Diario che approda in edicola senza om-b relli protettivi. La concorrenza è spietata.E’ sempre più arduo essere individuati tra

le circa 4.000 pubblicazioni esistenti. Uscirecon l’Unità facilitava l’aggancio del lettore ,t rovarsi da soli in edicola significa sotto-porsi a una sostanziale indiff e renza delp u b b l i c o ” .

Il lettore esemplare del Diario, però,sembra attratto proprio dall’understate-ment della rivista. Il giornale piace per il to-no pacato, un po’ distante. “Dal punto di vi-sta della scommessa iniziale” conferm aDeaglio, “per noi è stata una sorpresa. Pro-prio perché abbiamo rotto con una tradi-zione di settimanali considerati di letturaveloce. Facciamo un giornalismo narr a t o ,dando un tono di racconto sia all’inchiestache ai pezzi degli inviati. Un giorn a l i s m oche per varie ragioni non viene praticatodagli altri. Tanto che ci siamo definiti il clubdella buona lettura”.

Un’opinione confermata da un lettorep rofessionale come Dino Messina, viceca-p o re d a t t o re culturale del Corr i e re della Se-ra. “Più di una volta” commenta il giorn a l i-sta, “mi sono meravigliato nel notare l’ac-curatezza del lavoro redazionale, soprattut-to per quanto riguarda le notizie culturali.Se c’è una cosa da appre z z a re è il coraggiodi andare in controtendenza, di far sentirela propria voce diversa in un panorama diavvilente omologazione di tutta la nostrastampa”. Giancarlo Bosetti, dire t t o re di Re-set, va oltre aff e rmando che “il Diario è riu-scito con straordinaria efficacia a mantene-re le sue promesse, il che evidentemente di-mostra un rapporto molto stretto e costru t-tivo tra la buona lettura e l’alta qualità del-la scrittura”.

Un compiacimento un po’ sussiegoso Per Pasquale Chessa, vicedire t t o re di Pa-

norama, è vero giusto il contrario: pur ap-p rezzando la formula di cui ravvede nelcomplesso dell’inchiesta portante “unagrande novità”, trova il risultato finale“opaco”, ma soprattutto non condivide “ilsussiegoso compiacimento del tono mini-malista”. Se il dire t t o re di Liberal, Ferd i-nando Adornato, pur conoscendo bene ilDiario preferisce non esprimere alcun giu-dizio, il caposervizio culturale del Giorn a-le, Stenio Solinas, evita commenti perché ilsettimanale, aff e rma senza reticenze, nonl’ha mai sfogliato.

Franco Cordelli, scrittore e consulenteculturale della Rai, ideologicamente lon-

Milano. Voci nuove nel mondo dei setti-m a n a l i . A destra si fanno sentire Marc e l l oVeneziani con Lo Stato, e Daniele Vi m e rc a-ti che ha fatto torn a re in edicola una vec-chia e nobile testata come il Borghese cre a-to 49 anni fa da Leo Longanesi. Dal centro -sinistra si risponde con Liberal, che abban-dona la sua cadenza mensile, rimpolpandoredazione e consiglio d’amministrazione, econ il Diario, fondato un anno fa da EnricoDeaglio, che proprio in questa congiuntura,nonstante i pareri negativi degli esperti, hadeciso di sganciarsi dall’ombrello pro t e t t i-vo dell’Unità.

Nella giungla della carta stampataFatto sta: proprio in questo periodo il

Diario della settimana, che per un anno, dal24 ottobre 1996, è uscito ogni mercoledì inabbinamento con l’Unità, è diventato adul-to, emancipandosi dall’ala protettiva sottocui ha potuto nascere e svilupparsi. Per de-siderio di autonomia, per sperimentarsi incampo aperto, per sfuggire ai crescenti pro-blemi che stanno sorgendo all’interno delquotidiano fondato da Antonio Gramsci, dadue mesi il Diario va in edicola senza padri,madri e fratelli maggiori. Deaglio ha volutotener fede al patto sancito un anno fa con isuoi lettori. Scegliendo, per onorarlo, unmomento non proprio facilissimo per i pe-riodici, contrassegnato da una concorre n z ache tende a farsi sempre più ruvida: Espre s-so e Panorama continuano a cambiare pel-le alla ricerca di nuovo appeal e Liberal, av-versario quasi diretto, si appresta a setti-m a n a l i z z a r s i .

C’è dunque da chiedersi come stia an-dando il Diario: se il prodigio su cui in po-chi avre b b e ro scommesso s’è avverato. Laredazione milanese si trova nell’ex off i c i n adi un corpo di fabbrica d’inizio secolo nellamilanesissima via Melzo. Con gran fragoredi vetri, Luca Formenton irrompe nellostanzone. Il discendente di Arnoldo Monda-dori ha più l’aspetto del reduce sessantotti-no che il physique du rôle del pre s i d e n t edel consiglio di amministrazione della so-cietà editrice. A malapena riesce ad attira-re l’attenzione del dire t t o re, immerso nellastesura di un articolo.

Enrico Deaglio si scosta dal computer,mette via la rivista americana da cui sta tra-ducendo un pezzo sul futuro dell’industriaeditoriale, si concentra stringendo un po’ gliocchi e poi, mentre una sigaretta incontro l-lata si consuma solitaria appestando l’ariaumida, comincia: “Siamo da due mesi inedicola. Da due mesi da soli, senza l’Unità,voglio dire. E siamo soddisfatti. Il primo nu-m e ro è uscito il 29 ottobre e nonostante l’au-mento del prezzo di copertina da 1.500 a3.000 lire ha venduto 52.000 copie su una ti-ratura di 75.000. Da allora in poi la diff u s i o-ne ha oscillato tra le 40.000 e le 45.000. An-dando ad attestarsi sulle 42.000 copie. Pernoi va bene, dato che il nostro punto di“ b reak even” è sulle 30.000. Se resta così èun successo”.

S p a rtano nella grafica e nella carta, pe-sante nei contenuti, il settimanale va in di-rezione diametralmente opposta a quellaperseguita dai newsmagazine italiani. Cen-

La guerra dei rotocalchi tra gadget e inchieste vecchio stile

Albania un anno dopo, stanno tornando le bande (e la paura)

Nuovi settimanali alla ribalta. Liberal, Lo Stato, Il Borghese, si fannostrada tra i colossi Espresso e Panorama. Lunghi articoli, nessun gadget epoca autoironia. Il Diario di Enrico Deaglio rinuncia all’ombrello protettivodell’Unità. E si autoelegge club della buona lettura

tano dall’impostazione del periodico diDeaglio, ne apprezza il carattere “non stril-lato, non basato sulla falsità. Il Diario” di-ce “appartiene a una sinistra che fa sul se-rio, e questo mi va bene. Quello che mi pia-ce meno è che Deaglio e i suoi si pre n d o n ot roppo sul serio, il che è meno allegro. Sea v e s s e ro un po’ più di brio e meno spiritopedagogico sarebbe meglio. D’altra part e ”conclude Cordelli “ho l’impressione che ilDiario sia uno dei pochi giornali italiani ac re d e re ancora che in questo paese siapossibile un’educazione culturale del pub-blico”.

La crisi dei settimanaliA livello giornalistico, invece, c’è chi una

spiegazione della buona perf o rmance delDiario se l’è data. “Che un malessere ci siain campo editoriale è cosa risaputa” sugge-risce a Segrate una voce che chiede di ri-m a n e re anonima, “visto che i direttori deiprincipali newsmagazine cominciano aporsi il problema del futuro. Dissimulando,ma neppure in modo perfetto, la lorop reoccupazione per un’editoria drogata echiedendosi cosa potrà accadere in edico-la quando i giornali arriveranno spogli. Ilfatto è che oggi non c’è alcun mago delmarketing in grado di calcolare la cosid-detta base, la diffusione reale, cioè, di unperiodico, scorporata di tutta la sovrastru t-tura, fatta di gadgets, ma anche di diff u s i o-ne fittizia e di campagne abbonamento for-zate. La conclusione paradossale, a cui con-duce il risultato del Diario, è che la grandeeditoria ha percorso una strada fin qui ob-bligata che è però giunta a un vicolo cieco.Con la relativa contrazione del merc a t opiuttosto che con la sua espansione. Tu t t i ,indistintamente, perdono copie. Per re c u-p e r a re quote, ritro v a re sintonia di gusti cona ree di lettori sempre meno interessati auna stampa troppo generalista, è necessa-rio riperc o rre re strade antiche riscopre n-do, ed è il caso di Deaglio e del suo Diario,ambiti di mercato altrimenti destinati ade s t i n g u e r s i . L’esasperata ricerca di rivol-gersi a tutti finisce per non accontentarepiù nessuno”.

La corazzata mondadoriana resiste bene,come dicono da quelle parti, trasform a n d o-si in un giornale omnibus, molto vario e ver-satile. E’, dicono in Mondadori, l’inevitabilerisposta alle tortuosità del mercato del neo-d i re t t o re Roberto Briglia (che in passato haguidato il settimanale Epoca, inventandocuriose sinergie di eccezionale successocon la tv).

Si muovono con diversa filosofia i con-c o rrenti diretti dell’Espresso. “Bisognau s c i re da questa stupida impasse: gadgetssì, gadgets no” aff e rmano perentori in viaPo. “Il newsmagazine del futuro va visto co-me un prodotto multimediale. Le videocas-sette, i cd-rom, i compact disc allegati alg i o rnale non possono più essere considera-ti omaggi spuri per veicolare il prodotto, co-me i profumini allegati a certi ro t o c a l c h ipopolari, ma sono parte integrante di unam e rce multimediale, così come anche gliestensori della riforma della legge 416 sul-l’editoria stanno re c e p e n d o ” .

CO N V I D E O, CD- RO M E CO M PA C T DI S C I L NE W S M A G A Z I N E D E L FU T U R O SA R À U N PR O D O T T O MU LT I M E D I A L E

Ge o rge Steiner è un eminente criticoletterario, un’autorità intern a z i o n a l e

negli studi di letteratura comparata. Ma èanche un ebreo poliglotta e, proprio perquesto, incapace di decidere quale sia lasua vera lingua materna tra tedesco, fran-cese e inglese. Nato a Parigi nel 1929, dagenitori di origine viennese, deve a suo pa-d re, lungimirante e pessimista profeta del-l’Olocausto, la prima educazione e l’ini-ziazione al culto della potenza espre s s i v adel linguaggio.

Il vecchio Dottor Steiner (che fece for-tuna come banchiere in Austria e comee s p e rto dei mercati finanziari intern a z i o-nali, in un’epoca in cui questi meccanismierano appena agli albori) non appre z z a v ainfatti molto i suoi colleghi, tranne Sleg-mund Warbung, e non voleva che il figlioabbracciasse la medesima professione. Gliinsegnò quanto fosse importante com-p re n d e re la fragilità della fortuna degliuomini. Magari meditando su un episodiodell’Iliade nel quale si racconta la ven-detta di Achille per la morte pre m a t u r adell’amico Patroclo, ucciso nonostante pri-meggiasse tra gli Achei. Allo stesso modoAchille sarà destinato a soccombere allalegge del fato. Se è così, ammoniva il vec-c h i oS t e i n e r, non ha senso cerc a re di sot-trarsi al proprio destino, invocando pietà.

Dall’insegnamento paterno il celebrecritico trae la conclusione che, nonostan-te gli orrori di Auschwitz, l’umanità non silascerà mai annientare perché dispone

del potere creativo del linguaggio. Anzi,dei linguaggi e della pluralità delle lingue.

Non è un caso che il comparatista Stei-ner sia un entusiasta del dopo Babele, ri-tenendo che la confusione delle lingue ab-bia infinitamente potenziato le capacitàe s p ressive e la forza comunicativa dell’u-manità. Arricchendone la vitalità e l’auto-c o n s a p e v o l e z z a .

Le tappe della sua cosmopolita biogra-fia, dagli anni del Lycée francese diManhattan, agli studi all’Università di Chi-cago, segnati dall’incontro con Leo Strauss( a l t ro ebreo esiliato e magistrale interpre-te del linguaggio politico dei grandi clas-sici, da Platone a Machiavelli, a Spinoza),sono anche un modo per consentire a Stei-ner di raccontarci come conquistò quelliche poi saranno gli amori della sua vita distudioso: Dante, Racine e Shakespeare.

Un’appassionata ricerca del senso deln o s t ro patrimonio culturale conduce il cri-tico a cerc a re di delineare una mappa cre-

dibile e articolata della storia della cultu-ra occidentale. Una mappa capace di me-s c o l a re insieme risultati intellettuali epulsioni emotive, senza nascondersi anchele inevitabili contraddizioni e anomalieche un percorso così frammentato impone.

Steiner analizza la separazione che sista consumando tra il mondo e la paro l a ,c o n f rontando la crisi attuale con la sola-rità dei greci. Così il pensiero di Mart i nHeidegger (epocale pur nella sua ambi-guità) diviene esemplare . Lo stesso dicasidell’ebraismo e della sua sfuggevolezza.

In part i c o l a re, sono tre i momenti chepossono illuminarci sulle radici pro f o n d edell’antisemitismo. La reazione alla pre-tesa di Mosè di vantare un’intimità privi-legiata con l’unico Dio; lo scandalo di Cri-sto che detta il comandamento di amare ip ropri nemici, sciogliendo così ogni di-stinzione; l’invito provocatorio di KarlM a rx a ro v e s c i a re il senso della storia,abolendo tutti i capisaldi su cui si era finoad allora faticosamente costru i t a .

Nonostante la ricchezza e la tonificantefamiliarità con i grandi classici, il libro èp e rvaso da una profonda amare z z a . Vialeggia il senso incurabile dell’incompiu-tezza del proprio lavoro. Ma anche, menomodestamente, la convinzione che gli in-c o rreggibili “errata” della propria esi-stenza si confrontano con la minaccia e levolgarità di una barbarie montante, dif ronte a cui l’aristocratico mestiere del cri-tico è impotente.

LIBRIG e o rge Steiner

E R R ATA . AN EXAMINED LIFE186 pp. Weldenfeld & Nicholson, Lst. 11.99

17 GENNAIO 1948

Un tunnel sotto la Manica? Suscita cu-riosità un progetto francese per la re a l i z-zazione di un tunnel che dovrebbe con-s e n t i re di raggiungere la sponda oppostadel Canale passando per una galleria sca-vata 12 metri sotto il fondo del mare. Laprima proposta di costru i re un tunnel fuavanzata al tempo di Napoleone. Nel 1860fu fondata una Compagnia franco-ingleseper la realizzazione di un doppio binariof e rroviario sotto il Canale ma il pro g e t t onon andò in porto per l’opposizione delg o v e rno britannico che addusse ragioni dis i c u rezza militare. La costruzione del tun-nel sarà decisa dai due governi solo nel1964 dopo che sarà stata scartata la pro-posta di gettare un ponte attraverso la Ma-nica. Ma i lavori cominceranno eff e t t i v a-mente solo nel 1987 per concludersi nel1994 con un costo di 10 miliardi di sterli-ne, quattro volte più del previsto.

P rotesta italiana a Mosca per un art i c o-lo della Literaturnaya Gazeta che defini-sce il leader socialdemocratico, GiuseppeSaragat, “un “traditore” e un “agenteamericano”. Una lettera inviata dal nostroincaricato d’affari suscita l’indignazionedel dire t t o re del quotidiano moscovitache rincara: Saragat è “un rinnegato chevende se stesso e i suoi connazionali peruna borsa di dollari”.

5 0 A N N I F A

Page 4: 012 SAB 17-01-98

ANNO III NUMERO 12 - PAG 4 IL FOGLIO QUOT I D I A N O S A BATO 17 GENNAIO 1998

I DOLORI DELLA GIOVANE VITTORIA,primadonna (controvoglia) di Svezia

Il 1997 è stato un anno duro per la prin-cipessa Vittoria di Svezia, primogenita delre Carl Gustav XVI e della di lui moglie diorigini borghesi tedesche, Silvia. Vittoria èfinita ripetutamente nel mirino della stam-pa del suo paese, per via della sua anore s-sia nervosa, combattuta e resa pubblicasenza ipocrisie né veli da lei e dalla fami-glia reale. Una scelta di “glasnost” allascandinava che, unita al suo carattere sola-re e simpatico, è valsa all’erede al trono lanomination di “svedese dell’anno” da par-te di un quotidiano di Stoccolma. Ma Vi t t o-ria non è per nulla felice di venir trattatacome una rampolla di casa Windsor daig i o rnali svedesi che si stanno rapidamente(e pericolosamente) “tabloizzando”. Così lanotizia sbandierata della sua imminenteiscrizione alla facoltà di Scienze politichedella celebre Università di Uppsala – cor-redata dalla malandrina pubblicazionedella piantina della sua futura casa da stu-dentessa, l’ha indotta a cambiare pro g e t t i .E, sebbene sia un vanto di famiglia che ireali di Svezia compiano gli studi in un ate-neo svedese, ha deciso di scegliere una me-ta estera. “Lo scopo è di darle la possibilitàdi studiare in pace” ha detto la port a v o c edei reali, Elizabeth Ta rr a s - Wa h l b e rg. For-se Vittoria andrà a finire a Princeton. Ma,su questo, per ora è silenzio.

D I V E N TARE DUCA, L’ A S P I R A Z I O N E s e-g reta di ogni vero spagnolo

Nella monarchia spagnola, che ha guada-gnato nuovo lustro negli ultimi anni dopoun lungo e un po’ polveroso sonno, si fa unc e rto abbondante uso del titolo di duca. Ne-gli ultimi vent’anni il nobile blasone è statoo ff e rto diverse volte, per motivi vari. L’ e xp remier centrista Adolfo Suarez, dopo averpilotato verso acque calme la nascente de-mocrazia iberica, è diventato il duca di Sua-rez. Anche il discusso ed eccentrico pittoreSalvador Dalì è diventato duca. Ad entram-be le sue figlie sposate, il re Juan Carlos hao ff e rto poi lo stesso titolo. Con le nozze aB a rcellona qualche mese fa, infatti, l’infan-ta Cristina e il suo neo marito, il giocatoredi pelota Iñaki Urdangarin, sono diventati iduchi di Palma de Maiorc a .

TUTTI I CAVALIERI (STRANIERI) di SuaMaestà Elisabetta

Il principe Ermais, nipote dell’ultimo im-p e r a t o re etiope, il Negus Hailè Selassiè, siè inventato un inedito nuovo lavoro. Giraper l’Africa e i Caraibi cercando di convin-c e re i vari governi nazionali a intro d u rre unsistema delle onorificenze basato sul mo-dello inglese. “Il mio lavoro non è solo quel-lo di spiegare chi le deve ricevere e perc h é ,ma anche di insegnare come vanno indos-sate”, ha spiegato al quotidiano londineseEvening Standard. Un altro personaggio invista (ma decisamente più ricco) che ha tro-vato il modo di sistemarsi con le amate con-suetudini nobiliari britanniche è il multi-m i l i a rdario americano John Paul Getty III,che dopo trent’anni trascorsi nel RegnoUnito ha chiesto, e ovviamente ricevuto, lacittadinanza britannica. Adesso, previa lac o n f e rma dal Palazzo reale, potrà sfoggiarefinalmente il titolo onorifico di Sir JohnPaul Getty. Era stato promosso “Cavaliereonorario” dalla Regina diversi anni fa: un ti-tolo di merito riservato ai cittadini stranie-ri che, però, non lo possono sfoggiare ap-pieno, senza off e n d e re la propria nazione.Altri “honorary knighthoods” conferiti inanni recenti: al cantante Bob Geldolf (irlan-dese), a Henry Kissinger, al brasiliano Pelè.

C o ro n e

Stoccolma apprezza la glasnostma non i pettegolezzi. Pa e s e

che vai, onorificenza che trovi

Intanto che stiamo a di-s c u t e re sull’amnistia, se ègiusto che Cesare Pre v i t istia un po’ in carc e re equella signora della con-tessa Ariosto in Omega, protagonista anchese non vuole della vicenda, affida a una te-lefonata in diretta dichiarazioni fonda-mentali con un linguaggio che ricorda va-gamente l’italiano, attribuendo all’ex mini-s t ro della Difesa frequentazioni extraco-niugali, a una stretta congiunta l’etichettadi rovinafamiglie e denunciando di averep roblemi con le tecnologie (“Cinque annidi affettuosa amicizia con mia sorella”; eancora, “In un momento di raccoglimentoho spedito due fax per difendermi da ac-cuse ignobili”), intanto insomma che ognu-no dice la sua anche se non serve, Bru n oO b e rm a j e r, 21 anni, si è fatto tredici giorn ia Poggioreale. Non è una gran notizia vistol ’ a ffollamento delle patrie galere, ma c’è,nel caso di Oberm a j e r, una diff e renza. Nonè la solita storia di un innocente costre t t opiù che dal destino da un giudice a passa-re una parte della sua vita in cella e dopot o rna fuori con tante scuse, ci siamo sba-gliati, tenga ’ste quattro lire di risarc i m e n-to. Perché il ragazzo di Napoli, accusato dif u rto, non può fare a meno di ru b a re. Ap-pena gli riesce mette in tasca caramelle,cioccolatini, pezzi di torrone. Ogni tantogiocattoli: un’automobilina, un peluche, bi-glie colorate costituiscono la re f u rtiva. Bru-no, dopo la meningite che quando avevasette anni ha fermato a quell’età i suoi pen-sieri, i sogni, i desideri, è diventato clepto-mane. Evidentemente ai magistrati la dia-gnosi non è bastata: l’hanno messo dentrocome un teppista e c’è voluto l’interv e n t odel ministro della Giustizia perché Ober-majer tornasse dai suoi. Forse si poteva fa-re a meno di scomodare Flick. Intanto con-tinuiamo a dibattere di giustizia malata, dic a rcerazione preventiva, di tintinnar dimanette. Altro tempo perso finché non ci sideciderà a pre t e n d e re da chi indossa la to-ga di comportarsi con gli imputati come seanche questi avessero la toga.

IL FELT R I N Odi Vittorio Feltri

Signor dire t t o re - Lei potrà certo intuire le ra -gioni per cui, dopo le dichiarazioni di Michele Ru -sca, presidente di Corte d’appello a Lugano, trala procura milanese e quella ticinese siano corsedelle telefonate, e perché il dottor Francesco Sa -verio Borrelli si sia aff rettato a comunicare an -che alla Svizzera tutta la sua amarezza pro f e s -sionale per le dichiarazioni di un suo così stre t t oc o l l a b o r a t o re. Il dottor Borrelli, in un’interv i s t aalla (15.1.1997, Lugano) protesta: «So -no dichiarazioni, perlomeno quelle riportate dal -la stampa, che mi stupiscono profondamente. Mistupisco quando il giudice Rusca aff e rma che “danoi (in Svizzera, ndr.) è molto raro che un magi -strato si esprima su procedimenti in corso, tantomeno su valutazioni politiche poste al Parla -mento; e il presidente Rusca che ha fatto?”».

Però, nella foga di ritorc e re le critiche al collegas v i z z e ro, Borrelli sembra non s’avveda che finisceper confermarle (specie quella di aver indagato“quasi solo su Berlusconi”): “Non si è forsee s p resso su procedimenti - replica Borrelli - che cisono stati o che sono in corso davanti a lui pertutte queste ro g a t o r i e ? ” .

Mi pare dunque un’ottima idea che il dottorMichele Rusca, dopo essersi detto a sua volta“ s o r p reso dal taglio dato dai quotidiani a unamia intervista di tono più pacato”, abbia an -nunciato una breve vacanza non prima però diaver precisato per iscritto qual è il suo vero, au -tentico, integrale pensiero circa le condizioni del -la giustizia italiana: “Il mio intervento - scriveRusca alla R e g i o n e - voleva piuttosto sviluppa -re un discorso su due contrapposti sistemi giudi -

ziari. Che la vita giudiziaria italiana sia molto po -liticizzata è sotto gli occhi di tutti. Ma è parados -sale constatare che in Italia le interf e renze tra ilp o t e re giudiziario e quello politico sono manife -stamente più intense di quanto avviene in Sviz -zera, anche se da noi l’elezione dei magistrati av -viene re g o l a rmente su proposta dei partiti politi -ci. Un paradosso che fa riflettere, se si tien contoche la Svizzera è l’unico paese dell’Europa conti -nentale dove non vige il sistema della magistra -tura per concorso, che in teoria dovrebbe garan -t i re una maggiore indipendenza politica dei giu -dici. Ulteriore argomento che mi era parso degnodi riflessione è che, in Italia, l’interrelazione tramagistratura e giustizia esce dagli schemi abi -tuali: generalmente si paventano pressioni poli -tiche sui giudici e si cercano adeguati corre t t i v i

in garanzie quali l’inamovibilità del giudice ol ’ a u t o g o v e rno della magistratura (praticamenteassenti dal sistema svizzero). L’anomalia sta oranel fatto che sono sempre più frequenti le incur -sioni di magistrati italiani su questioni di com -petenza del Parlamento o del governo, con gran -de eco di stampa”. Quanto alle dichiarazioni sulpool Rusca nega “che in un discorso di questo ge -n e re si possa intravedere un attacco al pool diMani pulite” o che “il pool usa i documenti in -viati dalla Svizzera solo contro Berlusconi” (e al -lora su questi due punti sarò lietissimo di mette -re a disposizione sua, dei cronisti e/o degli even -tuali inquirenti che ne faranno richiesta, la re g i -strazione dell’intervista di Tempi a Rusca),“ d e f o rmando ad arte la mia constatazione chegran numero delle rogatorie italiane di peso con -

c e rnono indagini avviate contro il gruppo Finin -vest e che sarebbe improprio parlare di inchiestegiudiziarie a 360 gradi sulla corruzione in Italia.Non vi è infatti alcun riscontro oggettivo nellaquantità e nel genere di processi per corru z i o n efinora celebrati nelle aule penali italiane, a cin -que anni dall’inizio di Tangentopoli”.

Scusi dire t t o re, ma più che una smentita nonle sembra un rincaro della dose?

Luigi Amicone, dire t t o re di Tempi

Sì. Le critiche ai magistrati sono in fondomeno importanti, sebbene spesso necessarie,delle analisi serie sui diversi sistemi di giu-stizia. Il presidente Rusca è un magistratoche collabora con l’Italia, le sue pa-role hanno un peso doppio.

Ultime sulla disputa tra il dottor Borrelli e il magistrato svizzero che ci critica