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UBI Pramerica RELAZIONE DI GESTIONE AL 1 AGOSTO 2016 del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato “UBI Pramerica Europe Multifund” Istituito, promosso e gestito da UBI Pramerica SGR S.p.A. La presente Relazione è stata redatta in data 27 Ottobre 2016

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UBI Pramerica

RELAZIONE DI GESTIONE AL 1 AGOSTO 2016

del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato “UBI Pramerica Europe Multifund”

Istituito, promosso e gestito da UBI Pramerica SGR S.p.A. La presente Relazione è stata redatta in data 27 Ottobre 2016

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Relazione di gestione al 1 Agosto 2016 Scenario macroeconomico

Nel corso del periodo di riferimento la crescita dell’economia mondiale è proseguita su ritmi nel complesso modesti, affiancata da un’inflazione che si è mantenuta generalmente su tassi storicamente molto bassi, con pochissime eccezioni.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, la crescita nel primo trimestre dell’anno è stata deludente e si attestata ad un +0,8% su base trimestrale annualizzata, principalmente a causa del calo delle scorte e del rallentamento dei consumi privati. Nei primi mesi dell’anno la produzione industriale ha registrato una dinamica negativa risentendo del calo degli investimenti nel settore energetico, penalizzati dai bassi prezzi del petrolio; mentre il comparto dei servizi, sebbene in lieve rallentamento ha continuato a trainare in maniera significativa la crescita del paese e dell'occupazione. Inoltre, il mercato immobiliare ha proseguito il graduale recupero e il mercato del lavoro ha continuato la fase di espansione, sebbene su tassi più contenuti rispetto al trimestre precedente, affiancato da pressioni salariali ancora modeste. Nel corso del secondo trimestre, i dati disponibili hanno evidenziato un contenuto rafforzamento della crescita. Le dinamiche occupazionali hanno registrato un’attenuazione, ma le condizioni del mercato del lavoro sono rimaste, nel complesso, solide, affiancate da segnali di ripresa dei salari e di ri-accelerazione dei consumi. Gli indicatori anticipatori si sono mantenuti su livelli espansivi sia per il settore manifatturiero che per quello dei servizi. All’interno di questo scenario la Federal Reserve, dopo aver deciso il primo rialzo dei tassi a dicembre, ha preso atto del peggioramento del quadro globale, soprattutto in termini di rischi finanziari, e fino a luglio ha lasciato invariato il livello dei tassi ufficiali. I messaggi della FED si sono mantenuti nel complesso molto accomodanti e hanno ribadito la dipendenza delle prossime decisioni di politica monetaria dai dati che verranno resi noti e l’attenzione all’impatto che l’evoluzione del contesto internazionale potrebbe avere sull’economia USA, soprattutto, in relazione ai potenziali effetti negativi derivanti dalla Brexit.

Nell’area Euro, il PIL è cresciuto oltre le attese nel primo trimestre (+0,6% su base trimestrale). L’espansione è stata spinta principalmente dalla domanda interna, soprattutto dai consumi privati, oltre che dagli investimenti, mentre il commercio estero ha fornito un contributo negativo. A livello di paesi la crescita è stata trainata dalla Germania (+0,7% su trimestre), ma anche da Francia e Spagna (+0,6% e +0,8%, rispettivamente) mentre la crescita italiana è rimasta più moderata (+0,3%). I dati disponibili per il secondo trimestre appaiono in linea con il proseguimento dell’espansione su tassi contenuti. Gli indicatori anticipatori sono apparsi sostanzialmente stabili o in lieve risalita, sia per la Germania che per i paesi periferici come l’Italia, la Spagna e l’Irlanda. Segnali positivi sono venuti dal mercato del lavoro, dove il tasso di disoccupazione, pur rimanendo ben sopra il livello di pieno impiego, è tornato ai valori più bassi dal 2011. La domanda interna, oltre che dal graduale riassorbimento della disoccupazione, ha continuato a essere sostenuta dalle misure di politica monetaria espansive e dall’inflazione molto contenuta, che hanno supportato il reddito reale disponibile delle famiglie. Inoltre, anche l’orientamento delle politiche di bilancio dei Governi è rimasto leggermente espansivo. In tale contesto, e in un quadro di inflazione rimasta prossima allo 0%, nella riunione di marzo la BCE ha annunciato l’introduzione di una serie di nuove misure di allentamento monetario e creditizio che hanno superato le aspettative degli analisti. Il presidente dell’istituto, Draghi, ha annunciato un taglio di tutti i principali tassi di riferimento e, in particolare, del tasso di rifinanziamento principale, portato da 0.05% allo 0%, del tasso di rifinanziamento marginale, da 0,3% a 0,25%, e del tasso sui depositi, da -0.3% a -0.4%. Per quanto riguarda le misure non convenzionali, il target per gli acquisti mensili di titoli sul mercato da parte

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dell’istituto è stato aumentato da 60 a 80 miliardi di euro, con l’inclusione nel programma anche delle obbligazioni societarie in euro, investment grade, emesse da società non bancarie stabilite nell’area Euro e con l’estensione del limite sulle quote per gli acquisti di titoli emessi da organismi sovranazionali, dal 33% al 50%, sia per emissione che per emittente. Inoltre, è stata annunciata una serie di 4 nuove operazioni di rifinanziamento a più lungo termine per le banche (TLTRO II) a partire da giugno 2016, ciascuna con una durata di 4 anni. L’importo massimo che le banche potranno ricevere come finanziamento sarà pari al 30% dei prestiti in essere al 31 gennaio 2016 e il tasso di interesse applicato sarà determinato sulla base del tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale dell’Eurosistema, ma per le banche il cui credito netto erogato risulterà superiore a un determinato benchmark, tale tasso sarà abbassato fino al limite inferiore del tasso sui depositi (ora a -0.4%). Nelle riunioni successive Draghi ha mantenuto invariati i tassi ufficiali di riferimento e ribadito che si attende che i tassi “rimangano su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo, ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività” da parte dell’istituto e che la BCE è pronta ad utilizzare "ogni strumento disponibile all'interno del proprio mandato per riportare l'inflazione vicina al target del 2%.” Nel meeting di luglio post-Brexit la BCE non ha agito, ma si è dichiarata pronta ad implementare tutte le misure nell’ambito del suo mandato, qualora nei prossimi mesi dovesse manifestarsi dei deterioramenti del quadro macro.

Per quanto riguarda l’economia giapponese, dopo una contrazione nell’ultima parte del 2015, nel corso del primo trimestre del 2016 il PIL è cresciuto oltre le attese, con un incremento ad un tasso dell’1,9% su base trimestrale annualizzato. La ripresa del PIL è prevalentemente riconducibile ad un incremento della spesa pubblica, delle esportazioni nette e ad un inatteso aumento della spesa per consumi, anche se nel complesso quest’ultima dinamica appare ancora debole. I dati disponibili per il secondo trimestre sono tornati a evidenziare una certa debolezza della ripresa. L’implementazione delle riforme strutturali portate avanti dal Governo Abe sta procedendo con fatica. Le pressioni del Governo sulle imprese per aumentare le retribuzioni dei dipendenti hanno favorito un aumento dei salari più lento di quanto i policy maker si attendessero, nonostante gli utili aziendali abbiano mostrato una buona crescita, favoriti anche dal taglio della tassazione sulle imprese. Anche la componente degli investimenti aziendali, benché positiva, ha contribuito meno del previsto alla crescita, risentendo dell’impatto del rafforzamento dello Yen sulle esportazioni e del ridimensionamento della crescita di alcune economie emergenti. L’inflazione è rimasta molto al di sotto dei target di lungo termine della Bank of Japan che nel meeting di gennaio aveva deciso di portare in territorio negativo, al -0,1%, il tasso di interesse su una parte dei depositi delle istituzioni finanziarie presso la Banca Centrale. Negli incontri successivi la Banca Centrale ha mantenuto invariati i tassi ufficiali di riferimento e ha confermato il piano di allentamento qualitativo e quantitativo della politica monetaria attraverso l’acquisto di titoli (sia obbligazioni, sia asset più rischiosi) per incrementare la base monetaria di 80 trn Yen l’anno. Inoltre, l’istituto ha lasciato aperta la porta a un ulteriore allentamento della politica monetaria qualora dovesse rendersi necessario per allontanare il rischio della deflazione e favorire il raggiungimento del target di inflazione al 2% nel medio termine.

Tra le economie emergenti, nel corso del primo trimestre dell’anno il PIL cinese ha rallentato, al 6,7% su base annua, raggiungendo il livello più basso dal 2009. Le statistiche disponibili per il secondo trimestre suggeriscono una stabilizzazione della crescita, su tassi intorno al 6,7%, il nuovo target indicato dal Plenum del Partito Comunista Cinese di fine ottobre. Il graduale rallentamento della crescita cinese si inserisce in un processo di ribilanciamento dei suoi squilibri, in particolare in una normalizzazione dell'incidenza degli investimenti sul PIL, che supera il 50%, verso livelli più fisiologici per economie più mature (intorno al 15%). Questo a vantaggio di un incremento dei consumi che in Cina sono solamente il 35% del PIL contro il 60-70% delle economie avanzate. In questo contesto, la stabilizzazione dell’attività è stata sostenuta soprattutto dagli interventi di

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politica economica volti ad evitare un rallentamento troppo brusco, che si sono indirizzati principalmente verso gli investimenti in infrastrutture e lo stimolo della ripresa del mercato immobiliare attraverso maggiori concessioni creditizie. A questo si è aggiunta l’espansione della politica monetaria attraverso sei tagli dei tassi di interesse e quattro riduzioni del coefficiente di riserva obbligatoria implementati dalla Banca Centrale Cinese dalla fine del 2014. L’economia brasiliana è rimasta in recessione, dopo la marcata contrazione del 2015. Gli squilibri delle finanze pubbliche e della bilancia commerciale insieme al deficit di credibilità del paese, aggravato dagli scandali per corruzione che hanno coinvolto il governo guidato dalla Rousseff, hanno contribuito a una svalutazione del cambio molto significativa, che ha generato inflazione da un lato e fuga di capitali dall'altro. Nonostante il positivo cambio di leadership, dopo l’avvio del processo contro la Rousseff, accusata di avere infranto regole di bilancio ed essere coinvolta in scandali di corruzione, l’incertezza legata alla possibilità che il nuovo Governo riesca a risanare in tempi brevi le condizioni dell’economia resta molto elevata. Anche l’economia russa ha riportato un’ulteriore moderata contrazione dell’attività nel primo trimestre dell’anno, dopo la marcata recessione del 2015, risentendo degli effetti negativi del calo dei prezzi energetici e delle sanzioni imposte dopo la crisi con l’Ucraina. Gli ultimi dati suggeriscono l’avvio di una graduale stabilizzazione, grazie a un processo di adeguamento dell’economia a una “nuova normalità” caratterizzata da bassi prezzi del petrolio e dalle sanzioni commerciali. Le sanzioni commerciali hanno incentivato un maggior sviluppo della produzione domestica, soprattutto nei comparti agricolo e alimentare e di alcuni settori manifatturieri, tra cui la chimica, mentre gli investimenti e i consumi hanno continuato a contrarsi. Queste dinamiche, insieme a una lieve ripresa dei prezzi del petrolio, stanno favorendo una graduale stabilizzazione della crescita su tassi ancora negativi ma più contenuti.

Andamento dei mercati Nel corso dei primi mesi dell’anno i mercati finanziari hanno evidenziato un andamento molto volatile ed hanno risentito di un generale aumento dell’avversione al rischio. Solo dal mese di marzo le condizioni dei mercati sono diventate più stabili, ma in seguito è tornata a prevalere l’incertezza all’interno di un quadro in cui emergevano nuovi rischi politici ed economici, soprattutto, in Europa. L’esito inatteso del referendum sull’uscita della Gran Bretagna dalla UE ha prodotto un’ulteriore fase di avversione al rischio che ha penalizzato gli asset ritenuti maggiormente rischiosi. Mercati azionari All’interno di un contesto in cui si rafforzavano i timori circa l’evoluzione della crescita mondiale e si registrava un ulteriore calo delle quotazioni petrolifere, nella prima parte del periodo di riferimento si è assistito ad una discesa dei principali mercati azionari, che hanno accentuato la fase ribassista iniziata nei primi giorni di dicembre dello scorso anno. Questo movimento è durato all’incirca fino alla metà di febbraio, poi la tendenza al ribasso si è in parte invertita grazie, molto probabilmente, al rialzo delle quotazioni petrolifere, alla pubblicazione di dati macroeconomici superiori alle attese e alle crescenti aspettative di ulteriori stimoli di politica monetaria da parte di alcune Banche Centrali, come la BCE. La seconda parte del periodo di riferimento si è caratterizzata per una dinamica altalenante dei principali listini azionari che ha riflesso soprattutto le incertezze degli operatori circa l’impatto di una serie di incognite presenti nello scenario globale. Certamente l’esito del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea ha rappresentato il principale fattore di rischio. A partire dalle prime settimane di giugno i principali listini azionari hanno riportato dei cali sulla pubblicazione di un numero crescente di sondaggi che segnalavano la prevalenza dei voti a favore dell’uscita dall’Unione Europea, in un quadro di

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incertezza in aumento. L’inattesa vittoria dei sostenitori dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE (c.d. Brexit) ha innescato un brusco aumento dell’avversione al rischio da parte degli investitori che si è tradotto in marcati ribassi da parte dei principali listini azionari e, in particolare, di quelli europei. Sul quadro complessivo ha pesato l’incertezza sulle conseguenze reali che tale evento potrà avere nei prossimi mesi, considerata la mancanza di un precedente storico. Nel corso del mese di luglio l’avversione al rischio si è parzialmente stemperata e vari mercati azionari hanno ripreso a salire; questo è avvenuto all’interno di uno scenario in cui le principali Banche Centrali hanno mantenuto un atteggiamento molto accomodante. Per quanto concerne il mercato statunitense, dopo l’iniziale fase di calo, ha evidenziato un movimento di recupero all’interno di un quadro macro in cui le prospettive di crescita sono andate gradualmente a rafforzarsi. In questo contesto la FED, dopo il primo rialzo dei tassi avvenuto nel corso del meeting di dicembre 2015, ha preso atto dei crescenti rischi, soprattutto di carattere finanziario, ed ha deciso di mantenere un livello dei tassi ufficiali invariato, fornendo nel complesso dei messaggi accomodanti che sono stati accolti favorevolmente dagli investitori. Nella parte finale del periodo di riferimento il mercato statunitense ha evidenziato un andamento positivo ed ha stabilito nuovi record storici, chiudendo con una variazione positiva del 6,41%. L’andamento dei listini europei è stato decisamente più volatile rispetto a quello evidenziato dai listini statunitensi; la fase di relativa stabilizzazione nel corso della parte centrale del periodo di riferimento non è stata sufficiente a ridurre le perdite iniziali, che si sono peraltro accentuate nel corso del mese di giugno quando è aumentata l’incertezza sull’esito del referendum inglese. Molto probabilmente hanno pesato anche altri fattori di natura politica, come l’incertezza circa l’esito dei negoziati tra la Grecia e le istituzioni internazionali per la concessione di una nuova tranche di finanziamenti in maggio e le elezioni politiche in Spagna, con il rischio di una nuova situazione di stallo. Dopo l’esito del referendum inglese le perdite si sono accentuate, ma nel mese di luglio si è assistito ad una fase di rimbalzo che ha contribuito a ridurre in parte le perdite da inizio anno. Nel complesso il mercato dell’area Euro ha chiuso il periodo di riferimento in flessione, così come evidenziato dall’andamento dell’indice Euro Stoxx che ha perso il 6,72%. La differenza fra i paesi sono state abbastanza significative; il Dax tedesco, per esempio, ha perso il 3,7% mentre un listino come il FtseMib addirittura il 21,1%. Il mercato italiano ha risentito dell’andamento particolarmente negativo del comparto bancario sul quale hanno continuato a pesare i timori circa la redditività generale del settore e le incertezze circa le soluzioni da adottare per risolvere i problemi legati alle sofferenze e alle eventuali necessità di ricapitalizzazione da parte di alcuni istituti. Da evidenziare l’andamento del listino inglese che, nonostante la vicenda Brexit, ha chiuso il periodo addirittura in progresso del 7,8%. All’interno di un contesto macro molto volatile caratterizzato dal rafforzamento dello Yen e dalle incertezze circa le prossime mosse da parte della BOJ, il listino giapponese è stato particolarmente penalizzato dalla vendite, con il Nikkei che ha segnato una flessione del 12,9%. Relativamente ai paesi emergenti, pur con performance eterogenee fra i diversi mercati, l’area nel suo complesso ha registrato un andamento positivo; l’indice MSCI Emerging Markets espresso in Dollari ha guadagnato circa il 10%.

Nota: variazioni indici in valuta locale

Mercati obbligazionari Per quanto riguarda le obbligazioni governative, la tendenza di fondo per i principali mercati, pur considerando differenze specifiche fra le varie aree, è stata quella di un calo dei rendimenti che ha interessato maggiormente la parte a lunga della curva, determinandone un movimento di appiattimento. Relativamente alle emissioni ritenute maggiormente sicure il periodo di riferimento

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si è caratterizzato per un marcato calo dei tassi che in diversi casi hanno raggiunto anche livelli negativi. Nella prima parte dell’anno l’aumento dell’avversione al rischio ha creato le condizioni per un flight to quality massiccio che ha premiato in maniera significativa i titoli decennali statunitensi e tedeschi. Molto probabilmente questa tendenza è stata rafforzata anche dalle preoccupazioni sull’evoluzione del quadro macro e dalle crescenti aspettative circa la possibilità di ulteriori misure espansive da parte di alcune Banche Centrali. Nella parte centrale del periodo di riferimento i tassi core hanno esibito un movimento più laterale, interrotto nella fase del post-Brexit quando hanno amplificato ulteriormente la discesa. Nel complesso il tasso a due anni tedesco è sceso di 28 punti base, da -0.35% a -0,63%, mentre quello statunitense si è ridotto di 39 pb, da 1,05% a 0,65%. Il calo sulla parte a lunga è stato più ampio e ha seguito una tendenza più definita. Per la prima volta nella storia il decennale tedesco ha espresso rendimenti negativi, chiudendo il periodo di riferimento a -0,12% in calo di 75 pb rispetto alla chiusura di fine anno; in forte riduzione anche il tasso decennale statunitense passato dal 2,27% all’1,45%. Le pressioni al ribasso sui tassi hanno interessato anche il mercato inglese, dove il rendimento a due anni è passato dallo 0,64% allo 0,10% e quello decennale è calato addirittura di 127 pb dall’1,95% allo 0,68%. All’interno di uno scenario dominato dall’incertezza sull’evoluzione del quadro macro e dalle attese per ulteriori mosse da parte della BOJ (dopo la decisione di portare i tassi sui depositi in territorio negativo), anche il Giappone ha sperimentato l’ulteriore appiattimento della curva dei tassi: il due anni è passato da -0,01% a -0,25% e il decennale, anche in questo caso per la prima volta, ha raggiunto livelli negativi, chiudendo a -0,19% dal precedente 0,26%. Per quanto concerne l’andamento dei tassi periferici, il periodo di riferimento si è caratterizzato per una significativa volatilità e per una riduzione che è stata meno marcata rispetto a quella delle emissioni core. In apertura d’anno, l’aumento dell’avversione al rischio ha penalizzato gli spread periferici che hanno allargato rispetto a quelli core. In concomitanza con il rafforzamento delle aspettative per nuovi interventi espansivi da parte della BCE è iniziata la discesa, che si è successivamente amplificata proprio in seguito all’annuncio di nuove misure di Quantitative Easing. Nella seconda parte, però, questa tendenza si è nuovamente invertita e la fase di avversione al rischio ha nuovamente penalizzato questi titoli. Questo è avvenuto in un contesto caratterizzato dall’incertezza per l’esito del referendum inglese e dei negoziati fra la Grecia e le istituzioni internazionali per la concessione di una nuova tranche di finanziamenti. Nella fase post-Brexit i rendimenti dei periferici non hanno subito movimenti significativi a conferma dell’efficacia della rete di protezione rappresentata dalla BCE. Relativamente al mercato italiano, il tasso a due anni è calato da 0,01% a -0,05% e il decennale dall’1,59% all’1,16%. Relativamente ai comparti a spread, in generale il periodo si è caratterizzato per una riduzione dei differenziali di rendimento sul debito dei paesi emergenti rispetto ai titoli di stato dei paesi avanzati ritenuti più affidabili. Molto probabilmente questo movimento è stato favorito da una maggiore stabilità dei corsi del Dollaro e dal mantenimento di un atteggiamento molto accomodante da parte della FED, rispetto ai timori derivanti dall’inizio del ciclo di rialzi dei tassi ufficiali. Riguardo al comparto corporate, il periodo di riferimento, pur con le differenze in termini di ampiezza e di intensità fra i vari settori, ha registrato una riduzione degli spread sia sulla parte investment grade che su quella high yield. Considerando specificatamente l’area Euro, i differenziali sulle obbligazioni emesse dalle società non finanziarie si sono significativamente ridotti in seguito all’annuncio del programma per l’acquisto di titoli societari (CSPP Corporate Sector Purchase Programme) da parte del Consiglio Direttivo della BCE.

Mercati Valutari e Commodities Nel corso del primo trimestre dell’anno l’Euro ha evidenziato una dinamica di apprezzamento nei confronti del Dollaro, che si è accentuata dalla metà di marzo quando sono cresciute le attese di una

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più graduale normalizzazione delle condizioni monetarie negli USA. Nella seconda parte del periodo, invece, la tendenza prevalente è stata quella di un deprezzamento, soprattutto, dopo l’esito del referendum inglese. Nel complesso, al termine del periodo di riferimento, il bilancio era quello di un apprezzamento della valuta comune nei confronti del Dollaro del 2,87% quasi in area 1,12. Rispetto allo Yen, l’Euro ha evidenziato un indebolimento pressoché costante che lo ha portato a perdere il 12,6% raggiungendo il livello di 114. Situazione opposta, invece, nei confronti della Sterlina; per la maggior parte del periodo, il movimento del tasso di cambio è stato abbastanza laterale, poi in poche sedute dopo la Brexit si è assistito ad un repentino e ampio indebolimento della valuta inglese. A fine semestre l’Euro si era rafforzato del 14,6% raggiungendo il livello di 0,844. Per quanto concerne le quotazioni petrolifere, dopo aver toccato i minimi degli ultimi dodici anni nel corso del mese di gennaio a 27 Dollari al barile, hanno mantenuto un’impostazione rialzista chiudendo il periodo a 42,4 Dollari al barile con un recupero del 14,5%. In recupero anche le quotazioni dell’oro che hanno chiuso il periodo di riferimento a 1332 Dollari l’oncia con un guadagno del 25,5%.

La seconda parte dell’anno A livello globale la previsione macroeconomica di base rimane quella di una crescita moderata e sostanzialmente in linea con i trend potenziali, che appaiono comunque più bassi di quelli storici perché riflettono gli andamenti demografici negativi e la bassa crescita della produttività. Tuttavia, il secondo semestre sarà dominato dalle incertezze derivanti dallo scenario di Brexit che si è delineato in seguito al referendum del 23 giugno. A livello di evoluzione del quadro macro l’impatto diretto di questo evento sarà molto probabilmente limitato, viste le dimensioni dell’economia britannica, meno del 4% dell’economia globale in termini di PIL e circa il 7% di quella europea. I rischi rilevanti sul quadro di crescita potrebbero derivare da altri effetti veicolati da alcuni canali di trasmissione. In primo luogo, l’incertezza derivante da un evento simile potrebbe impattare negativamente il livello di fiducia degli agenti economici; è l’effetto più delicato che va monitorato nelle prossime settimane attraverso gli indicatori macro. L’effetto sulla fiducia riguarda anche la forte dipendenza del Regno Unito dagli investitori internazionali, visto il significativo deficit delle partite correnti. In secondo luogo, la reazione potrebbe portare a un restringimento delle condizioni finanziarie, anche se l’azione della BCE rende meno probabile un “credit crunch” simile a quello del 2008 o del 2011. Infine, l’uscita del Regno Unito potrebbe essere percepita come l’inizio della disgregazione di tutto il processo dell’Unione Europea e dare l’avvio ad una crisi irreversibile dell’Euro. Questa eventualità appare assai remota, ma all’interno di un quadro diventato inevitabilmente più complesso, tutto dipenderà dalla capacità di reazione delle istituzioni europee nel fornire soluzioni sistemiche e dalla volontà di rilanciare il progetto complessivo dell’Unione Europea. Nel breve la politica monetaria è quella maggiormente percepita come elemento in grado di evitare crisi sistemiche, mentre la politica fiscale richiede tempi di implementazione più lunghi e incerti perché dipende da scelte politiche. Per quanto concerne specificatamente l’economia statunitense, il primo semestre dell’anno ha parzialmente deluso le aspettative; tuttavia gli ultimi dati, soprattutto sui consumi e sulle dinamiche occupazionali, sembrano evidenziare una ri-accelerazione verso livelli di crescita maggiormente in linea con le previsioni della FED. Il quadro di incertezza a livello globale dovrebbe favorire il mantenimento di un atteggiamento accomodante da parte della FED, che potrebbe anche tradursi nel mantenimento degli attuali livelli dei tassi ufficiali per tutto il 2016. Per quanto riguarda l’area Euro, il tasso di crescita rimane in linea con il potenziale di lungo periodo, ma non si registra ancora quell’accelerazione che sarebbe stato lecito aspettarsi dopo le manovre espansive della BCE, la discesa del prezzo del petrolio ed il deprezzamento dell’Euro. Le statistiche sul mercato del credito sono ulteriormente migliorate negli ultimi mesi, soprattutto nei Paesi periferici, anche se rimane il

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problema dell’ammontare delle sofferenze bancarie. Il tasso di inflazione rimane stabilmente molto al di sotto dei target della BCE e anche le aspettative restano ben lontane dal 2% e vicine ai livelli precedenti al Quantitative Easing. All’interno di questo contesto è facile attendersi una politica monetaria largamente espansiva ancora a lungo e nuove misure della BCE non possono essere escluse, soprattutto, se si manifestassero alcuni effetti negativi della Brexit.

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Criteri di valutazione I principi contabili più significativi utilizzati dalla società di gestione nella predisposizione della Relazione di Gestione del Fondo sono qui sintetizzati. Essi sono coerenti con quelli utilizzati nel corso dell’esercizio per la predisposizione dei prospetti giornalieri di calcolo del valore della quota e della Relazione Semestrale ed analoghi a quelli del precedente periodo e tengono conto delle disposizioni emanate dalla Banca d’Italia con il Provvedimento del 19 gennaio 2015.

a) registrazione delle operazioni • le compravendite di strumenti finanziari sono contabilizzate nel portafoglio del fondo sulla base della data di effettuazione delle operazioni; • le sottoscrizioni di strumenti finanziari di nuova emissione vengono registrate nel portafoglio del fondo alla data di attribuzione; • gli interessi, gli altri proventi ed oneri a carico del fondo sono registrati secondo il principio della competenza temporale, mediante rilevazione di ratei e risconti attivi e passivi; agli interessi ed ai proventi viene applicata, quando dovuta, la relativa ritenuta d’imposta; • le sottoscrizioni ed i rimborsi delle quote sono rilevate a norma del regolamento del fondo e secondo il principio della competenza temporale; • i dividendi sono contabilizzati il giorno di quotazione “ex–date” (data di stacco del dividendo) del relativo titolo, al netto della eventuale ritenuta d’imposta quando applicabile; • le operazioni di “pronti contro termine” ed assimilabili sono contabilizzate alla data di effettuazione delle stesse e non influiscono sulla posizione netta in titoli. La differenza tra i prezzi “a pronti” e quelli “a termine” è quotidianamente distribuita, proporzionalmente al tempo trascorso, lungo tutta la durata del contratto; • le operazioni di acquisto e vendita di contratti futures vengono registrate evidenziando giornalmente nella Sezione Reddituale i margini di variazione (positivi o negativi) con contropartita la liquidità a scadenza del Fondo; • il costo medio di acquisto degli strumenti finanziari è determinato dal valore di libro degli stessi alla fine dell’esercizio precedente, modificato dai costi degli acquisti effettuati nel periodo e da altre eventuali operazioni societarie (ad es.stock dividend e bonus issue); • il cambio medio degli strumenti finanziari è determinato dal valore del cambio corrente alla fine del periodo precedente, modificato dal cambio degli acquisti effettuati nel periodo; • gli utili e le perdite da realizzi su strumenti finanziari risultano dalla differenza tra il costo medio di acquisto ed i prezzi di vendita relativi alle cessioni poste in essere; • gli utili e le perdite da realizzi su cambi per operazioni su strumenti finanziari sono originati dalla differenza tra il cambio medio di acquisto ed il cambio corrente alla data dell’operazione; • gli utili e le perdite su negoziazioni finalizzate al regolamento delle compravendite di titoli denominati in divise estere sono originati dalla differenza fra il controvalore della divisa convertito al cambio medio di acquisto ed il controvalore della divisa effettivamente negoziata; • gli utili e le perdite da realizzi sulle operazioni a termine in valuta sono determinati quale differenza tra il cambio a termine del contratto di copertura ed il cambio corrente del giorno di chiusura dell’operazione; • le plusvalenze e le minusvalenze su strumenti finanziari sono originate dalla differenza tra il costo medio di acquisto degli strumenti finanziari ed il valore corrente degli stessi; • le plusvalenze e le minusvalenze su cambi per operazioni in strumenti finanziari sono originate dalla differenza tra il cambio medio di acquisto ed il cambio corrente; • le plusvalenze e le minusvalenze sulle operazioni a termine in valuta sono determinate in base alla differenza tra il cambio a termine negoziato alla data dell’operazione ed il cambio a

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termine corrente per scadenze corrispondenti a quelle delle operazioni oggetto di valutazione;

b) valutazione degli strumenti finanziari La valutazione degli strumenti finanziari e’ determinata secondo i criteri stabiliti dalla Banca d’Italia, sentita la Consob, ai sensi del Regolamento di Vigilanza del 19 gennaio 2015. • Gli strumenti finanziari azionari italiani quotati sono valutati al prezzo di riferimento (prezzo medio ponderato riferito all’ultimo dieci per cento delle quantità trattate) della Borsa Italiana; • gli strumenti finanziari azionari esteri quotati sono valutati sulla base dei prezzi di chiusura reperiti nel mercato di negoziazione; i prezzi espressi in divise estere non appartenenti all’area Euro vengono convertiti sulla base dei tassi di cambio correnti alla data di riferimento della valutazione, rilevati giornalmente dalla WM Company sulla base delle quotazioni disponibili sui mercati di Londra alle 4 p.m. (ora di Londra); • gli strumenti finanziari azionari italiani ed esteri in attesa di quotazione sono valutati fino al giorno della negoziazione sul mercato ufficiale al costo di acquisizione “salvo che vengano forniti dai providers utilizzati prezzi ritenuti come significativi”; • per tutti i titoli di stato e obbligazionari la fonte primaria di quotazione è costituita dal sistema degli indici Merrill Lynch: • le quote o azioni di altri OICR sono valutate sulla base dell’ultimo valore reso noto al pubblico, eventualmente rettificato secondo le indicazioni del Regolamento Banca d’Italia del 19 gennaio 2015; • gli strumenti finanziari derivati quotati sono valutati in base al prezzo di chiusura rilevato sul mercato di trattazione; • per gli strumenti finanziari derivati non quotati (c.d. OTC) si seguono le indicazioni dettate dal Regolamento Banca d’Italia del 19 gennaio 2015; • nel caso di strumenti finanziari quotati su più mercati, si fa riferimento al mercato nel quale le quotazioni hanno maggiore significatività; • i titoli “strutturati” – ove presenti – sono valutati in base ai prezzi operativi forniti da primari market makers o da controparti qualificate; ove non disponibili, viene effettuata una valutazione che tenga conto in modo distinto di tutte le singole componenti in cui essi possono essere scomposti; • gli strumenti finanziari ammessi alla quotazione su un mercato regolamentato che non presentano prezzi significativi in relazione ai volumi ed alla frequenza degli scambi vengono valutati secondo le indicazioni dettate dal Regolamento Banca d’Italia del 19 gennaio 2015; • gli strumenti finanziari non quotati sono valutati in base al principio del presunto valore di realizzo, individuato su una ampia base di elementi di informazione, con riferimento alla peculiarità dei titoli, alla situazione patrimoniale e reddituale degli emittenti, nonché alla generale situazione di mercato; allo scopo sono utilizzati, quando necessari, i prezzi forniti da primari market makers o da controparti qualificate; • i criteri adottati per individuare gli strumenti finanziari, che pur risultando ammessi alla negoziazione su un mercato regolamentato sono ricondotti tra i titoli non quotati, sono i seguenti: sospensione del titolo dalla negoziazione da oltre tre mesi; volumi poco rilevanti o prezzo di chiusura identico per piu’ di 20 giorni di borsa aperta per i titoli azionari; volumi poco rilevanti o prezzo di chiusura identico per piu’ di 20 giorni di borsa aperta per i titoli obbligazionari, a fronte di una vita residua superiore a 3 mesi; sia trascorso un anno dall’emissione senza che gli stessi siano stati ammessi alla negoziazione.

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Forma e contenuto delle Relazioni UBI Pramerica SGR S.p.A ha redatto la Relazione di Gestione del Fondo Comune al 1 Agosto 2016 in conformità alla normativa ed alle disposizioni emanate dagli Organi di Vigilanza. Il documento si compone di una Situazione Patrimoniale, di una Sezione Reddituale e dell’elenco dei primi 50 strumenti finanziari detenuti dal Fondo. La Relazione di Gestione del Fondo è altresì accompagnata dalla Relazione degli Amministratori, che indica l’ammontare dei proventi posti in distribuzione. La contabilità è tenuta in Euro ed i prospetti sono redatti in unità di Euro, nel rispetto delle disposizioni dettate dagli Organi di Vigilanza. Variazioni intervenute nel Regolamento di Gestione Non si segnalano variazioni nei regolamenti di gestione. Fatti di rilievo intervenuti nel corso dell’esercizio Non si segnalano variazioni nei regolamenti di gestione. Fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio

Non si segnalano fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio.

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PROVENTI DA DISTRIBUIRE Criteri per la distribuzione Il regolamento del fondo UBI Pramerica Europe Multifund prevede la ripartizione dei risultati di gestione secondo la seguente modalità:

• trascorsi 18 mesi dalla fine del Periodo di Sottoscrizione del Fondo la SGR riconosce ai partecipanti un ammontare unitario pro quota predeterminato pari al 4% del valore iniziale della quota (5 euro), equivalente a 0,20 euro per ogni quota. Considerate le modalità di distribuzione sopra descritte l’importo da distribuire potrà anche essere superiore al risultato di gestione del Fondo (variazione del valore della quota); in tal caso la distribuzione rappresenterà un rimborso parziale del valore delle quote anche se non comporterà comunque un rimborso automatico di un numero determinato di quote o frazioni di esse bensì una diminuzione del loro valore unitario;

• dopo tale periodo e con riferimento ai 12 mesi di volta in volta successivi la SGR riconosce ai partecipanti la distribuzione di un ammontare unitario pro quota pari alla variazione percentuale (se positiva) tra il valore iniziale della quota (5 euro) e il valore della quota nell’ultimo giorno di valorizzazione del periodo di riferimento, con un minimo dell’1% (al di sotto del quale non sarà distribuito alcun provento) e un massimo del 5%. L’ammontare pro quota sarà pari dunque alla percentuale determinata con i criteri di cui sopra applicati al valore iniziale della quota (5 euro). Resta inteso che l’eventuale eccedenza rispetto al 5% resterà di pertinenza del patrimonio del Fondo. L’ammontare posto in distribuzione sarà pari all’ammontare pro quota come sopra determinato moltiplicato per il numero delle quote in circolazione il giorno precedente il primo giorno di quotazione ex cedola.

Il Fondo ha concluso il periodo di sottoscrizione in data 31 gennaio 2014 e pertanto la ripartizione del risultato di gestione fa riferimento alla data del 1 Agosto 2016. Il regolamento stabilisce inoltre che il giorno di quotazione ex cedola corrisponde al decimo giorno lavorativo successivo al termine di ogni periodo di riferimento ovvero, qualora in tale data, non sia prevista la valorizzazione delle quote, il giorno di valorizzazione immediatamente successivo. In data 16 Agosto 2016, quindi, il fondo ha distribuito la seconda cedola secondo i criteri sopra descritti. L’importo distribuito per ciascuna quota, pari ad Euro 0,25, è stato riconosciuto ai partecipanti su un totale di numero 56.687.974,955 quote in circolazione alla data del 12 Agosto 2016, per un controvalore totale di Euro 14.171.993,74. Il provento è stato posto in pagamento con data valuta 23 Agosto 2016.

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UBI PRAMERICA EUROPE MULTIFUND Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato Relazione al 1 Agosto 2016 Relazione degli Amministratori sulla gestione del Fondo Per quanto riguarda il commento sui mercati, i criteri di valutazione, la forma e i contenuti, si rimanda alla Relazione degli Amministratori.

Politica di gestione Nel corso del primo semestre dell’anno l’esposizione lunga ai mercati azionari europei è stata progressivamente chiusa a favore di una posizione corta. Come indicato dai modelli di tactical asset allocation, nel corso del primo mese dell’anno sono state ridotte le posizione lunghe di DJ Euro Stoxx e FTSE100. A partire dal mese di febbraio è stata incrementata progressivamente la posizione corta fino a metà giugno, mese nel quale la posizione corta è stata ridotta. In merito alla componente obbligazionaria, è stata applicata una nuova selezione di comparti e sono stati inseriti BGF Euro Bond Fund, Fidelity Funds Euro Bond Fund, Invesco European Bond, Natixis Euro Aggregate, Generali Euro Bonds, Amundi Bond Euro Government, Amundi Bond Europe, Efficiency GF Euro Global Bond e NN Renta Eurocredit e Vontobel Euro Mid Yield. Sono state chiuse le posizioni su Pictet Euro Government Bonds, Allianz Euro Investment Grade Bond Strategy, HSBC Euro Credit Bond, DWS Invest Euro Corporate Bonds, M&G European Corporate Bond, Eurizon Easy Fund Bond Corporate EUR, Nordea European Corporate Bond Fund, Pioneer Euro Corporate Bond e UBI Sicav Global High Yield Euro Hedged. In merito alla componente azionaria è stata chiusa la posizione su Janus Europe Fund. Durante il semestre è stato progressivamente incrementato il peso della posizione lunga high yield verso governativo, attraverso l’acquisto di Pimco Global High Yield Bond Fund e UBI Sicav High Yield Bond. Nel mese di giugno è stata aperta una posizione lunga sull’indice Euro Small Cap rispetto all’indice Eurostoxx50; la stessa è stata chiusa nel corso della prima settimana dello stesso mese. Nel corso del mese di luglio, in linea con i modelli di tactical asset allocation, l’esposizione corta ai mercati azionari è stata ridotta; in base ai modelli di relative value è stata aperta una posizione lunga di Euro Stoxx Small contro indice generico. E’ stata applicata una nuova selezione relativamente alla componente monetaria e total return obbligazionaria. Motivazioni di eventuali performance negative Nel corso del periodo di riferimento il fondo ha registrato una performance assoluta negativa da ricondurre prevalentemente all’andamento dei mercati di riferimento. Operatività su strumenti finanziari derivati Nel corso del periodo di riferimento sono stati utilizzati strumenti derivati con finalità di copertura del rischio o allo scopo di raggiungere l’esposizione desiderata.

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Linee strategiche

L’approccio gestionale continuerà a caratterizzarsi per l’utilizzo delle metodologie quantitative sia a livello di asset allocation tattica che di processo di fund picking. Eventi di particolare importanza Vedere paragrafo “Variazioni intervenute del Regolamento di Gestione” all’interno della Relazione degli Amministratori.

Rapporti intrattenuti con altre società del Gruppo La SGR intrattiene rapporti con Unione di Banche Italiane Spa in qualità di controparte di mercato autorizzata all’operatività per conto dei portafogli gestiti. Canali distributivi Vedere apposito paragrafo all’interno della Relazione degli Amministratori.

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Allegato n. 1 alla Parte I del prospetto “ELENCO DEGLI INTERMEDIARI DISTRIBUTORI” Banche che operano tramite i propri sportelli

Sede Legale ed Amministrativa

Unione di Banche Italiane S.p.a. P.zza Vittorio Veneto, 8 – Bergamo Sede operativa: Brescia e Bergamo

Banca Popolare di Bergamo S.p.A. P.zza Vittorio Veneto, 8 - Bergamo Banca Popolare di Ancona S.p.A. Direz. Generale e Sede Legale: Via Don Battistoni, 4

- Jesi (AN) Banca Popolare Commercio e Industria S.p.A. Via Monte di Pietà, 7 - Milano Banca Carime S.p.A. V.le Crati - Cosenza Banco di Brescia S.p.A. Corso Martiri della Libertà, 13 – 25171 Brescia Banca Regionale Europea S.p.A. Via Roma, 13 – 12100 Cuneo

Direzione Generale: Via S. Teresa, 11 – 10121 Torino

Banca di Valle Camonica S.p.A. Piazza della Repubblica, 2 – 25043 Breno (BS) IW Bank S.p.A. Piazzale Fratelli Zavattari, 12 – 20149 Milano Cassa Lombarda S.p.A. Via A. Manzoni 12/14 - Milano Cassa di Risparmio di Cesena S.p.A. Piazza L. Sciascia, 141 – 47522 Cesena (FC) Sim e Banche che operano tramite la propria rete di collocamento costituita da Promotori Finanziari:

Sede Legale ed Amministrativa

IW Bank S.p.A. Piazzale Fratelli Zavattari, 12 – 20149 Milano Cassa Lombarda S.p.A. Via A. Manzoni 12/14 - Milano SOL&FIN S.p.A. Via Dogana, 3 (Piazza Duomo) – 20123 Milano Banche che operano mediante utilizzo di tecniche di comunicazione a distanza

Sede Legale ed Amministrativa

Unione di Banche Italiane S.p.A. P.zza Vittorio Veneto, 8 – Bergamo Sede operativa: Brescia e Bergamo

Banca Popolare di Bergamo S.p.A. P.zza Vittorio Veneto, 8 - Bergamo Banca Popolare di Ancona S.p.A. Direz. Generale e Sede Legale: Via Don Battistoni, 4

- Jesi (AN) Banca Carime S.p.A. V.le Crati - Cosenza Banca Popolare Commercio e Industria S.p.A. Via Monte di Pietà, 7 - Milano Banco di Brescia S.p.A. Corso Martiri della Libertà, 13 – 25171 Brescia Banca Regionale Europea S.p.A. Via Roma, 13 – 12100 Cuneo

Direzione Generale: Via S. Teresa, 11 – 10121 Torino

Banca di Valle Camonica S.p.A. Piazza della Repubblica, 2 – 25043 Breno (BS) IW Bank S.p.A. Piazzale Fratelli Zavattari, 12 – 20149 Milano

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SITUAZIONE PATRIMONIALE

Situazione al

01/08/2016

Situazione al

30/12/2015

ATTIVITA'

Valore

complessivo

In percentuale

del totale

attività

Valore

complessivo

In percentuale

del totale

attività

A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI 298.546.575 97,676 361.598.034 97,131

A1. Titoli di debito 2.513.079 0,822 2.505.611 0,673

A1.1 Titoli di Stato 2.513.079 0,822 2.505.611 0,673

A1.2 Altri

A2. Titoli di capitale

A3. Parti di OICR 296.033.496 96,854 359.092.423 96,458

B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI

B1. Titoli di debito

B2. Titoli di capitale

B3. Parti di OICR

C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI

C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia

C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati

C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati

D. DEPOSITI BANCARI

D1. A vista

D2. Altri

E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE

F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITA' 3.156.167 1,033 5.076.571 1,364

F1. Liquidità disponibile 1.930.326 0,632 5.127.401 1,377

F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare 5.223.423 1,709 32.907 0,009

F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare -3.997.582 -1,308 -83.737 -0,022

G. ALTRE ATTIVITA' 3.948.049 1,291 5.602.218 1,505

G1. Ratei attivi 223.890 0,073 159.442 0,043

G2. Risparmio d'imposta

G3. Altre 3.724.159 1,218 5.442.776 1,462

TOTALE ATTIVITA' 305.650.791 100,000 372.276.823 100,000

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Situazione al

01/08/2016

Situazione al

30/12/2015 PASSIVITA' E NETTO

Valore

complessivo

Valore

complessivo

H. FINANZIAMENTI RICEVUTI

I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE

L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI

L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati

L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati

M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI 528.796 710.779

M1. Rimborsi richiesti e non regolati 528.796 710.779

M2. Proventi da distribuire

M3. Altri

N. ALTRE PASSIVITA' 28.413 1.905.338

N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati 27.932 1.905.263

N2. Debiti di imposta

N3. Altre 481 75

TOTALE PASSIVITA' 557.209 2.616.117

VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO

(comparto)

305.093.582 369.660.706

Numero delle quote in circolazione

56.846.501,019 67.347.926,240

Valore unitario delle quote

5,367 5,489

Movimenti delle quote nel periodo Quote emesse 0,000

Quote rimborsate 10.501.425,221

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SEZIONE REDDITUALE

Relazione al

01/08/2016

Relazione al

30/12/2015

A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI

A1. PROVENTI DA INVESTIMENTI

A1.1 Interessi e altri proventi su titoli di debito -5.578 -2.914

A1.2 Dividendi e altri proventi su titoli di capitale

A1.3 Proventi su parti di OICR

A2. UTILE/PERDITA DA REALIZZI

A2.1 Titoli di debito -1.648 -2.138

A2.2 Titoli di capitale

A2.3 Parti d'OICR -1.833.569 15.824.306

A3. PLUSVALENZE/MINUSVALENZE

A3.1 Titoli di debito 477 1.283

A3.2 Titoli di capitale

A3.3 Parti d'OICR -3.089.533 24.227.815

A4. RISULTATO DELLE OPERAZIONI DI COPERTURA DI STRUMENTI

FINANZIARI QUOTATI

-751.757 74.891

Risultato gestione strumenti finanziari quotati -5.681.608 40.123.243

B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI

B1. PROVENTI DA INVESTIMENTI

B1.1 Interessi e altri proventi su titoli di debito

B1.2 Dividendi e altri proventi su titoli di capitale

B1.3 Proventi su parti di OICR

B2. UTILE/PERDITA DA REALIZZI

B2.1 Titoli di debito

B2.2 Titoli di capitale

B2.3 Parti d'OICR

B3. PLUSVALENZE/MINUSVALENZE

B3.1 Titoli di debito

B3.2 Titoli di capitale

B3.3 Parti d'OICR

B4. RISULTATO DELLE OPERAZIONI DI COPERTURA DI STRUMENTI

FINANZIARI NON QUOTATI

Risultato gestione strumenti finanziari non quotati

C. RISULTATO DELLE OPERAZIONI IN STRUMENTI FINANZIARI

DERIVATI NON DI COPERTURA

C1. RISULTATI REALIZZATI

C1.1 Su strumenti quotati -697.486 469.375

C1.2 Su strumenti non quotati

C2. RISULTATI NON REALIZZATI

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Relazione al

01/08/2016

Relazione al

30/12/2015

C2.1 Su strumenti quotati

C2.2 Su strumenti non quotati

D. DEPOSITI BANCARI

D1. INTERESSI ATTIVI E PROVENTI ASSIMILATI

E. RISULTATO DELLA GESTIONE CAMBI

E1. OPERAZIONI DI COPERTURA

E1.1 Risultati realizzati

E1.2 Risultati non realizzati

E2. OPERAZIONI NON DI COPERTURA

E2.1 Risultati realizzati

E2.2 Risultati non realizzati

E3. LIQUIDITA'

E3.1 Risultati realizzati -5.423 59.774

E3.2 Risultati non realizzati

F. ALTRE OPERAZIONI DI GESTIONE

F1. PROVENTI DELLE OPERAZIONI DI PRONTI CONTRO TERMINE E

ASSIMILATE

F2. PROVENTI DELLE OPERAZIONI DI PRESTITO TITOLI

Risultato lordo della gestione di portafoglio -6.384.517 40.652.392

G. ONERI FINANZIARI

G1. INTERESSI PASSIVI SU FINANZIAMENTI RICEVUTI -481 -75

G2. ALTRI ONERI FINANZIARI

Risultato netto della gestione di portafoglio -6.384.998 40.652.317

H. ONERI DI GESTIONE

H1. PROVVIGIONE DI GESTIONE SGR -1.497.356 -4.992.255

H2. COMMISSIONI DEPOSITARIO -236.303 -518.215

H3. SPESE PUBBLICAZIONE PROSPETTI E INFORMATIVA AL PUBBLICO -4.830 -15.873

H4. ALTRI ONERI DI GESTIONE -966.574 -2.003.932

I. ALTRI RICAVI ED ONERI

I1. INTERESSI ATTIVI SU DISPONIBILITA' LIQUIDE 143 1.010

I2. ALTRI RICAVI 405.844 747.423

I3. ALTRI ONERI -730.908 -114.237

Risultato della gestione prima delle imposte -9.414.982 33.756.238

L. IMPOSTE

L1. IMPOSTA SOSTITUTIVA A CARICO DELL'ESERCIZIO

L2. RISPARMIO DI IMPOSTA

L3. ALTRE IMPOSTE

Utile/perdita dell'esercizio -9.414.982 33.756.238

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Elenco strumenti finanziari

L'elenco analitico degli strumenti finanziari detenuti dal Fondo prevede quanto meno i primi 50 (in ordine decrescente di controvalore) e

comunque tutti quelli che superano lo 0,5 % delle attività del Fondo.

TITOLO DIVISA QUANTITA' CONTROVALORE % SU TOTALE

ATTIVITA'

BLACKR STRAT EUR OPP EXT ST D2 EUR 75.040 21.928.189 7,174

HGF PAN EUROPEAN -I- /CAP EUR 1.860.460 17.488.324 5,722

RUSS PN EU EUR-B-AC EUR 13.563 16.717.889 5,470

PARV EQ BS EU -CLASSIC- CAP EUR 67.790 12.766.213 4,177

PIONEER FD TOP EUR PLA -H- EUR 9.617 12.075.201 3,951

EPSILON FD EU.BD-I-/CAP EUR 63.885 11.392.612 3,727

BR GF-EUROPEAN FOCUS/-A2- CAP EUR 515.560 11.156.718 3,650

BGF- EURO BOND/-A2- CAP EUR 360.000 10.440.000 3,416

PIM GLB HY AC. INST CLEUR (HED) EUR 477.200 9.944.848 3,254

BGF EU SP S --- SHS -A2- CAP EUR 220.205 7.995.644 2,616

INV EURO BD -A- CAP EUR 1.054.900 7.862.486 2,572

NAT AM EU AGG -R/A- EUR/CAP EUR 49.820 7.838.181 2,564

FID EUR BD -Y-ACC-EURO CAP EUR 487.800 7.834.068 2,563

AMUN BD EUR GO ME CAP EUR 53.500 7.622.145 2,494

NATIXIS SOUVERAINS EURO RC 4D EUR 13.810 7.611.382 2,490

UBI SICAV HIGH YIELD BOND I EUR 637.200 6.691.237 2,189

DWS INV EUR GOV FC /CAP EUR 25.510 5.168.326 1,691

JPM INV-JPM EUR ST DI-CAC C-CAP EUR 34.540 4.560.662 1,492

PARV EQ EUR GR -CLASSIC- CAP EUR 105.450 4.408.864 1,442

FID EU DYN GR -Y-ACC-EURO/CAP EUR 241.610 4.141.195 1,355

AGIF R EU EQ G -IT EUR- CAP EUR 1.535 3.946.347 1,291

EURIZON BD EUR LG LTE-Z-CAP EUR 14.400 3.914.352 1,281

AWF EUR GOV BD -I- CAP EUR 26.576 3.840.232 1,256

PIONEER FD EUR EQ VALUE -H- EUR 2.755 3.685.997 1,206

M&G EU ST-C-EURO AC EUR 237.220 3.619.432 1,184

SWC(LU)EQ TOP DIV EU-J CAP EUR 23.632 3.525.658 1,153

KEM ITL L EUR C -I- EUR/CAP EUR 2.442 3.375.528 1,104

BLACK GF /EU VAL -A2-/CAP EUR 56.390 3.375.505 1,104

JPMF EUR DYN /ACC-A EUR-CAP EUR 161.670 3.307.768 1,082

MFSMF EU C EQ -I1- EUR 13.241 3.183.004 1,041

INVESCO PAN EUR.STRU.EQ.-A-C EUR 181.950 3.060.399 1,001

MFSMF EU RES -I1- EUR 15.470 3.034.905 0,993

HEND HOR P EUROP EQ -I2- /CAP EUR 106.360 3.021.688 0,989

FR.TEMPLETON EUR.GR.FD-A-/CAP. EUR 203.830 3.006.492 0,984

TLUX-PAN EUROP EQ/-IE- CAP EUR 79.330 2.921.724 0,956

T ROWE PRICE EU EQ -Q- CAP EUR 246.700 2.876.522 0,941

MFSMF EU VAL -I1- EUR 11.265 2.869.196 0,939

FAST EUROPE -Y- EUR /CAP EUR 15.950 2.730.321 0,893

FIDELITY FDS EURO CORP -Y-/CAP EUR 84.045 2.713.813 0,888

HEND HOR EUR CORP BOND I2 CAP EUR 17.235 2.712.617 0,887

UBI PRAMERICA CAP GROWTH CAP EUR 500.000 2.668.500 0,873

GERMANY 0% 16-22.03.17 TB EUR 2.500.000 2.513.079 0,822

PIONEER FD EUR BD -H- EUR 1.514 2.501.749 0,818

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Società di Gestione del Risparmio : UBI Pramerica SGR S.p.A Europe Multifund

TITOLO DIVISA QUANTITA' CONTROVALORE % SU TOTALE

ATTIVITA'

UBI PRAMERICA INFL SHIELD CAP EUR 500.000 2.390.500 0,782

VONT.EU CORP M YLD BD B/CAP EUR 12.020 2.065.757 0,676

GENERALLI EURO BOND -BX- /CAP EUR 9.515 1.968.397 0,644

EFF GR EU GL BD-I EUR-CAP EUR 16.050 1.945.037 0,636

AMUNDI BD EUR -ME- CAP EUR 12.420 1.925.348 0,630

JPMF EU GOV BD -A-EUR/CAP EUR 121.685 1.902.423 0,622

NN L EUR CR -I- CAP EUR 688 1.387.263 0,454

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