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52 ARCHEO QATNA UN ANTICO REGNO RITROVATO A un decennio dall'inizio de- gli scavi, la Missione siro- italo-tedesca che indaga Tell Mishrifeh fa il punto delle sue ricerche. E raccon- ta la straordinaria storia di una città-stato dell’età del Bronzo in Siria testi di Michel al-Maqdissi, Peter Pfälzner e Daniele Morandi Bonacossi; a cura di Andreas M. Steiner Le due statue, scolpite in pietra basaltica e verosimilmente raffiguranti gli antenati dei sovrani defunti di Qatna, erano collocate nella cella precedente l’accesso alla camera funeraria rinvenuta sotto il Palazzo Reale. Realizzate intorno al XVIII/XVII sec. a.C., erano venerate quando, nel 1340 a.C., la città venne conquistata dagli Ittiti e il palazzo dato alle fiamme. Homs, Museo Nazionale. Nella pagina accanto: un momento degli scavi di Qatna. I reperti illustrati nell’articolo sono esposti nella mostra «Tesori dell’antica Siria. La scoperta del regno di Qatna» in corso al Landesmuseum Württemberg di Stoccarda (Germania). SPECIALE QATNA

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QATNAUN ANTICO REGNO RITROVATOA un decennio dall'inizio de-gli scavi, la Missione siro-italo-tedesca che indagaTell Mishrifeh fa il puntodelle sue ricerche. E raccon-ta la straordinaria storia diuna città-stato dell’età delBronzo in Siria

testi di Michel al-Maqdissi,Peter Pfälzner e Daniele Morandi Bonacossi;

a cura di Andreas M. Steiner

Le due statue, scolpite in pietra basaltica everosimilmente raffiguranti gli antenati dei sovranidefunti di Qatna, erano collocate nella cellaprecedente l’accesso alla camera funeraria rinvenutasotto il Palazzo Reale. Realizzate intornoal XVIII/XVII sec. a.C., erano venerate quando,nel 1340 a.C., la città venne conquistata dagli Ittiti e ilpalazzo dato alle fiamme. Homs, Museo Nazionale. Nella pagina accanto: un momento degli scavi diQatna.

I reperti illustrati nell’articolo sono esposti nellamostra «Tesori dell’antica Siria. La scoperta del regnodi Qatna» in corso al Landesmuseum Württembergdi Stoccarda (Germania).

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L’ antica città-stato di Qatna sembrava scomparsaper sempre. Il suo nome, se confrontato con igrandi centri del Vicino Oriente – pensiamo ad

Assur, a Ur, a Babilonia, alla stessa Ebla – rappresenta-va, solo fino a poco tempo fa, un’entità sconosciuta algrande pubblico. Fu il francese Robert, Comte du Mesnildu Buisson che, nel 1924, iniziò a esplorare l’interno del-la vasta collina artificiale chiamata Tell Mishrifeh, situa-ta circa 18 km a nord-est della città siriana di Homs. Ilconte rinvenne tavolette cuneiformi (che attestarono il no-me della città) e scoprí i resti del grande Palazzo Reale.Ma poi, nel 1929, gli scavi francesi finirono e Qatnapiombò nuovamente nell’oblio. Su quasi l’intera superfi-cie dei resti antichi sorsero gli edifici di un nuovo villag-gio che, molti decenni dopo, nel 1982, vennero rimossi perconsentire la continuazione degli scavi. Ma solo nel 1994– con la fondazione, da parte di Michel Al-Maqdissi, del-la missione archeologica siriana a Qatna – per l’anticacittà iniziò una nuova era. Infine, le scoperte effettuate ne-gli ultimi dieci anni (vedi «Archeo» n. 256, giugno 2006),a opera della Missione archeologica congiunta siro-italo-tedesca, hanno restituito a Qatna la sua giusta colloca-zione nel novero dei grandi centri culturali del VicinoOriente antico. Rinvenimenti sensazionali, come quellodella sala funeraria nascosta sotto il Palazzo Reale, maanche la ricostruzione della millenaria storia di Qatna,dagli inizi nella prima età del Bronzo fino al suo ab-bandono definitivo, sono gli argomenti di una mostra incorso in Germania (al Landesmuseum Württemberg diStoccarda), curata dai protagonisti delle ricerche, gli ar-cheologi Michel Al-Maqdissi, Peter Pfälzner e DanieleMorandi Bonacossi. I quali, nelle pagine che seguono, pre-sentano una prima, esauriente sintesi delle conoscenze suquesto regno ritrovato del Vicino Oriente.

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LE ORIGINI. L’UOMO E L’AMBIENTE

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Uno degli obiettivi della ricercaarcheologica condotta a Mi-

shrifeh è stato quello di ricostruirele strategie attraverso le quali l’uo-mo ha interagito con l’ambiente ascopo produttivo e quanto questeabbiano contribuito all’evoluzionedell’insediamento e al cambiamen-to del paesaggio naturale, determi-nando la sua progressiva trasforma-zione in un paesaggio rurale di ori-gine antropica.La decisione di ubicare un primoinsediamento proprio nell’area diMishrifeh non fu certo casuale. Lemotivazioni di tale scelta, infatti, fu-rono senza dubbio legate alla pre-senza di una sicura disponibilitàd’acqua garantita dalla presenza dinumerosi wadi, corsi d’acqua a ca-rattere stagionale, e risorgive carsi-che che assicuravano al territoriorifornimenti integrativi dell’appor-to pluviale medio annuo (400-600mm). La prima occupazione del-l’uomo a Mishrifeh risale alla fasefinale del IV millennio a.C., ma èdall’età del Bronzo Antico III(2800-2500 a.C. circa) e IV (2500-2000 a.C.) che la presenza umanadiventa stabile,prima sotto forma diun villaggio, poi di una città, edifi-cata alla confluenza di due wadi sul-la sommità di una terrazza calcareadi modesta altezza.

Un lago artificiale?Un risultato di grande importanzadelle indagini geoarcheologichecondotte è quello ottenuto dai nu-merosi carotaggi eseguiti attorno aMishrifeh, che, attraverso lo studiodei sedimenti rinvenuti,hanno per-messo di dimostrare l’esistenza diun piccolo lago,una riserva d’acqualungo la cui riva orientale fu co-struito l’abitato. La formazione diquesto invaso, oggi prosciugato, maallora esteso per una settantina diettari, è, forse, almeno in parte, ar-tificiale e coincide con l’epoca del-lo sviluppo del primo centro urba-no nel corso del Bronzo Antico IV.Una simile evidenza suggerisce l’e-

Una città di quattromila anni faQual aspetto aveva Qatna nell’età del Bronzo Medio? La pianta degli scavi diQatna/Tell Mishrife (in alto) e la fotografia aerea dell’area (in basso; ripresada sud-est) ci restituiscono l’immagine di un vasto rettangolo, di circa 1 kmper lato, cinto da mura imponenti, alte 20 m. Nelle mura si aprivano cinqueporte d’accesso fortificate, di cui le quattro principali in corrispondenza deipunti cardinali, ancora ben visibili nella foto aerea (sullo sfondo a sinistra,in corrispondenza della Porta Ovest, l’insediamento moderno di Mishrifeh).

di Daniele MorandiBonacossi

PORTA NORD

PALAZZO DELLACITTÀ BASSA

PORTANORD-EST

PORTA EST

COLLINA DI LOTHCITTÀ SUD

PORTAOVEST

PORTASUD

CITTÀ BASSANORD

IPOGEO REALE

PALAZZO REALE

CITTÀ EST

TOMBE I-II

TOMBA III

TOMBA IVPALAZZOMINORE

ACROPOLI

CITTÀ OVEST GRANDE EDIFICIODELL’ETÀ DEL

FERRO

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Disegniricostruttivi delpaesaggio edell’insediamento diQatna/Tell Mishrifeh nell’etàdel Bronzo Antico (fine del IIImill. a.C.), nell’età del BronzoMedio e Tardo (inizi del II mill.a.C.) e nell’età del Ferro (I mill.a.C.). La diversa estensione,nelle varie epoche, dei terrenicoltivati suggerisce unarelativa variazione delnumero degliabitanti del sito.

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sistenza di una sorta di governancedella «risorsa» acqua,proveniente daalcune risorgive carsiche e da uncorso d’acqua perenne, concretiz-zatasi nella creazione di un bacinoper la raccolta dell’acqua allo scopodi disporre di una riserva idricapermanente.Ciò garantiva la possi-bilità di avviare e mantenere un’a-gricoltura e un allevamento di be-stiame piú efficienti e produttivi. Èquesto un passaggio molto impor-tante che accompagna l’evoluzionedel villaggio di Mishrifeh in unacittà di medie dimensioni e pone

anche le basi per quella che, nel IImillennio a.C., diverrà una realtàsociale, economica e politica piúcomplessa.L’inizio del II millennio a.C. rap-presenta una svolta cruciale per ildestino di Mishrifeh. La fiorenteeconomia agricola e quella basatasull’allevamento, l’aumento del nu-mero di abitanti del centro urbano,ma anche la localizzazione geogra-fica stessa del sito lungo gli itinera-ri commerciali che collegavano daest a ovest la Mesopotamia e ilGolfo Persico con il Mediterraneo

e,da sud a nord, la regione del Del-ta del Nilo e la costa levantina conl’Anatolia, furono condizioni chedovettero stimolare fortemente latrasformazione e ulteriore evolu-zione della città.Da un punto di vista archeologico,il piú evidente cambiamento nel-l’organizzazione urbana della cittàriguarda la costruzione, avvenutaverosimilmente durante le primefasi del Bronzo Medio (2000-1600a.C.circa),di quattro enormi terra-pieni di fortificazione, che delimi-tano un’area di 110 ettari e rag-giungono un’altezza di 20 m. Lacostruzione dei terrapieni modificain modo vistoso non solo il paesag-gio urbano di Qatna, ma anche ilsuo paesaggio naturale, dominatodal piccolo lago nei pressi dell’abi-tato. L’invaso, infatti, fu suddivisodal terrapieno occidentale e meri-dionale in un lungo e stretto fossa-to, che circondò i lati nord, sud eovest dei terrapieni.All’interno del-

BRONZO ANTICO

ETÀ DEL FERRO

BRONZO MEDIO E TARDO

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l’area delimitata dai terrapieni sicreò invece un piccolo acquitrino,la cui esistenza è documentata apartire dalla fase tarda dell’età delBronzo.Attorno alla metà del XIV secoloa.C. Qatna inizia la sua fase di de-cadenza e la città subisce un ridi-mensionamento nella sua strutturaurbana, politica ed economica nelcorso della successiva età del Ferro(1200-550 a.C.circa). I risultati del-lo studio geomorfologico, tuttavia,evidenziano una progressiva erosio-ne dei suoli e un decremento delladisponibilità d’acqua, segnali questiche suggeriscono un periodo diprogressivo inaridimento climaticoe di crescente impaludamento dellago, che, assieme ad altri fattori dicarattere politico, economico e so-ciale, potrebbero aver contribuito a

determinare l’abbandono del sitoattorno alla metà del VI secolo a.C.La prima frequentazione del plateauroccioso sul quale piú tardi si sa-rebbe progressivamente formatal’acropoli di Mishrifeh iniziò allafine del IV millennio a.C. Dopoun’apparente cesura nell’insedia-mento dell’area, attorno al 2700a.C. circa,nell’età del Bronzo Anti-co III, ebbe luogo la fondazione ve-ra e propria del sito di Mishrifeh.

Le prime caseAl centro del plateau, infatti, furonocostruite delle abitazioni apparte-nenti a un insediamento la cui na-tura, estensione e funzione ancoraci sfuggono.Si trattava di case di di-mensioni piuttosto grandi e plani-metria articolata, dotate di piú vaniattrezzati con installazioni di tipo

domestico e provviste all’esterno difosse destinate allo stoccaggio del-le derrate alimentari.Altre eviden-ze di occupazione dell’area in que-sto cruciale periodo formativo del-la successiva cultura urbana dell’etàdel Bronzo Antico del sito sono co-stituite dalle numerose fosse distoccaggio rinvenute nella partesettentrionale del plateau roccioso,nell’area che, alla metà del II mil-lennio a.C., sarà poi occupata dalPalazzo Reale. Molto probabil-mente questa vasta area del sito fudedicata allo stoccaggio intensivodella produzione agricola.Intorno al 2500 a.C., con l’iniziodell’età del Bronzo Antico IV, sullerovine rasate fino alle fondamenta espianate di questo antico nucleoabitativo, furono costruiti granai esilos di diversa grandezza, utilizzati

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In alto: al tempo della fioritura di Qatna,l’antica Siria era suddivisa in tre grandi regni:quello di Qatna, appunto, di Mari e di Yamkhad.Nella pagina accanto: le campagne militaridegli Ittiti insidiano i piccoli regni vassalli diMitanni, tra cui Qatna.

La città di Qatna conobbe la suamassima fioritura nei primi secoli

del II millennio

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QATNA, DALLE ORIGINI ALLA CONQUISTA ITTITA

Bronzo Antico Le prime tracce di insediamento risalgono alla fine del IV millennio a.C. In seguito IV-III MILLENNIO A.C. il sito viene abbandonato. Verso la fine del Bronzo Antico (2700-2600 a.C.), nel sito

sorge un nuovo insediamento, disposto a forma circolare ed esteso per circa 25 ettari. Le abitazioni sono munite di focolari, forni e recipienti per derrate. La costruzione, verso la fine del III millennio, di un ampio edificio per lo stoccaggio del grano suggerisce l’esistenza di un’amministrazione centralizzata.

Bronzo Medio Con l’avvento del II millennio inizia l’espansione dell’insediamento:II MILLENNIO A.C. vengono costruite le imponenti mura di fortificazione, della lunghezza di 1 km per

lato e un’altezza di 20 metri. Cinque porte fortificate garantiscono l’accesso alla città, che ora misura piú di 100 ettari. Nelle fonti scritte appare, per la prima volta, il nome della città: Qatna. Intorno al 1700 a.C. viene costruito, al centro di quella che ormai è una vera e propria città-stato, l’imponente Palazzo Reale, composto da piú di 90 ambienti. Intorno a un’ampia sala quadrata, di 1300 metri quadrati, il cui tetto è sorretto da quattro colonne in legno di cedro, sono disposti la sala del trono e il salone cerimoniale. Da qui, un corridoio lungo 40 metri conduce a un ambiente funerario sotterraneo.

Bronzo Tardo Gli anni 1550-1340 segnano la fioritura del regno di Qatna.METÀ DEL II MILLENNIO A.C. La città-stato assume un ruolo importante a fianco delle altre potenze regionali,

segnato da scontri e alleanze. Qatna avvia rapporti commerciali con l’Egitto, l’Oriente e l’Egeo. Verso la metà del II millennio cade vittima del conflitto tra le due grandi potenze dell’epoca, l’Egitto, a sud, e il regno degli Ittiti e di Mitanni, a nord. Verso il 1340, gli Ittiti distruggono Qatna. Il Palazzo Reale viene dato alle fiamme e non risorgerà piú.

Età del Ferro Dopo la distruzione subita dagli Ittiti, Qatna viene abbandonata. L’area verràI MILLENNIO A.C. nuovamente abitata solo a partire dal I millennio, ma il nuovo insediamento,

il cui nome non è conosciuto, non supera le dimensioni di un piccolo centro locale. La città-stato che domina la zona ora è Hama, 50 km circa a nord dell’antica Qatna.

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IL PALAZZO DELLA CITTÀ BASSA

Durante l’età del BronzoTardo l’acropoli di Qatnaera dominata dalmonumentale complessodel Palazzo Reale, che,come hanno dimostrato lericerche condotte dalleMissioni italiana e siriana,era circondato da unsistema di edifici pubbliciperiferici concaratteristiche palatine.Questi complessiarchitettonici didimensioni everosimilmente anchefunzione diversacingevano il Palazzo Realeformando una cintura dipalazzi ausiliari, nei qualivenivano probabilmentedislocate attivitàcerimoniali,amministrative, produttivee residenziali dei membri

della famiglia reale o deigrandi dignitari di corte. Il meglio conservato diquesti edifici palatiniperiferici è il Palazzo dellaCittà Bassa, costruito suun piccolo rilievomarginale dell’acropoliche si estende fin nellacittà bassa settentrionale.L’edificio, il cui scavo nonè ancora terminato, eraubicato circa a metàstrada fra il Palazzo Realee la porta settentrionaledella città. I suoi limitisono ancora sconosciuti,eccezion fatta per il latomeridionale, nel quale siaprivano due ingressi.Sulla base dei materialiarcheologici in essorinvenuti, l’utilizzodell’edificio, del qualesono stati per ora portati

alla luce 65 ambienti, puòessere datato fra il XVI e ilXIV secolo a.C., quando,probabilmentecontestualmente alladistruzione del PalazzoReale, esso fuabbandonato.Il Palazzo della CittàBassa è un esempiocaratteristicodell’architettura palatinadella Siria interna dellatarda età del Bronzo, comeindicano gli elementidistintivi della suaplanimetria e della suatecnica costruttiva, qualila presenza di almeno treprobabili grandi corti, cheservivano a collegare fraloro i diversi quartieri delpalazzo e come fonti diluce e aria per i vanicircostanti, l’esistenza di

un quartiere cerimoniale erappresentativo dotatoverosimilmente di una saladel trono, di magazzini permateriali preziosi, l’utilizzodi ortostati di basalto perdecorare gli stipiti deipassaggi fra numerosiambienti, gli spessipavimenti di maltacementizia rinvenuti nelquartiere cerimoniale eidentici a quelli presentinel Palazzo Reale, gliintonaci di calce dipinti, inalcuni casi nello stessostile minoizzante cosí bendocumentato in tutto ilpalazzo principale,l’utilizzo di legname perrinforzare le murature inmattoni crudi, la presenzadi bagni con installazionisanitarie e magazzini, dicucine e di una cantina, le

per l’immagazzinamento inten-sivo e su lunga durata del surplusdella produzione agricola. Le in-stallazioni per lo stoccaggio era-no collegate a una serie di vastestrutture destinate alla pulitura(setacciatura) dei cereali e allaloro lavorazione e trasformazio-ne in cibo. Le dimensioni delle

installazioni, la vastità dell’areada esse coperta e la loro artico-lazione e complessità sono tuttielementi che inducono a ipotiz-zare, fin da questo periodo, l’esi-stenza nel sito di un sistema diaccumulo e redistribuzione del-l’eccedenza della produzioneagricola controllato da un appa-

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Sigilli cilindrici in lapislazzuli,ematite e pietra calcarea, dalla criptafuneraria del Palazzo Reale.Seconda metà del II mill. a.C.Damasco, Museo Nazionale.

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dimensioni stessedell’edificio e, infine,i materiali di pregioin esso rinvenuti(intarsi in avorio,ceramiche dipinteimportate da Cipro edall’Argolide micenea,tavolette cuneiformi dicontenuto amministrativo enumerose sigillatured’argilla di porte e giare). I testi cuneiformi rinvenutinel Palazzo della CittàBassa non hanno ancorafornito informazionisull’identità di coloro cherisiedevano in questafabbrica palatina, anche seappare assi probabile chesi tratti di qualche membrodella famiglia reale o di unalto funzionario della corteqatnita. La sua vicinanzaalla Porta Nord della città

potrebbesuggerire chel’edificio svolgesse unruolo nel controllodelle merci e delle personein entrata e uscitadalla città.

rato di potere centrale, al qualeerano affidate le funzioni di con-trollo e di interfaccia del sistemaeconomico.Il sito che, durante la secondametà del III millennio a.C., ave-va con ogni probabilità assunto lacaratteristica forma circolare ti-pica delle nuove fondazioni ur-bane di questo periodo, si esten-deva su una superficie di circa20-25 ettari ed era costituito, perquanto di esso conosciamo oggi,oltre che dall’area di stoccaggiodei prodotti agricoli, anche da unvasto quartiere abitativo ubicatonella parte settentrionale del ta-volato calcareo dell’acropoli (do-ve, successivamente, nel II mil-lennio, sorgerà il Palazzo Realedi Qatna) e da almeno una tom-ba ipogeica multipla ubicata asud dell’area residenziale.All’in-terno di quest’ultima, aveva ve-rosimilmente trovato sepolturaun gruppo familiare di almeno40 individui di elevato rango so-ciale, come dimostrano i piú di

cento oggetti di corredo in bron-zo, fra cui armi, e i quasi 300 va-si, rinvenuti assieme a ornamen-ti personali in materiali esoticiimportati anche da regioni mol-to lontane, come, per esempio,vaghi di collana di corniola. Ciòindica che con ogni probabilità aMishrifeh esisteva un’élite socia-le dominante, che controllava egestiva la vita politica, sociale edeconomica di questo centro ur-bano di medie dimensioni.I pochi, ma non trascurabili, ele-menti a nostra disposizione, dun-que, portano a supporre che il si-to, di cui, per il III millennio,ignoriamo ancora il nome, svol-gesse le funzioni di centro urba-no e nodo di comunicazione diuna certa importanza nella re-gione che fungeva da cernierafra la verde valle irrigata dall’O-ronte a ovest e la steppa semi-arida della Shamiyah a est. I nu-merosi siti archeologici rinvenu-ti nella ricognizione condottadalle Missioni siriana e siro-ita-

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liana nella regione immediata-mente circostante Mishr ifehhanno, inoltre, dimostrato come,mentre il territorio di Mishrifehnella prima metà del III millen-nio a.C. era assai poco insediato,nella seconda metà del millen-nio, invece, si assista all’improv-visa colonizzazione di questa re-gione, segnata dalla fondazionedi ben 17 insediamenti e di unsistema insediativo articolato sudue livelli gerarchici, con unacorona di villaggi rurali satelliteal cui centro geografico sorgeval’insediamento urbano di Mish-rifeh. Questa «conquista» dellaregione attraverso la fondazionedi una rete di villaggi rurali di-stribuiti a intervalli regolari lun-go il sistema di corsi d’acqua diMishrifeh diede un forte impul-so allo sviluppo demografico re-gionale e fu accompagnata dauna intensa colonizzazione agri-cola del territorio.I risultati delle ricerche archeo-logiche rivelano dunque come,

Piccolo volto in avorio (7cm di larghezza) rinvenuto

nel Palazzo della CittàBassa di Qatna.XV-XIC sec. a.C.

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durante il Bronzo Antico IV, nellaregione circostante Mishrifeh siastato creato ex novo un paesaggioinsediativo densamente occupato eben strutturato dal punto di vistaproduttivo,che nelle epoche prece-denti non esisteva.

Le botteghe del II millennioDurante il II millennio a.C.,Qatnafu un grande centro urbano,capita-le di uno Stato territoriale prima(età del Bronzo Medio) e di un piúpiccolo Stato cantonale poi (età delBronzo Tardo).Per tutto questo pe-riodo Qatna fu anche un impor-tante centro economico e unagrande città carovaniera, sorta al-l’incrocio di due tra i principali as-si viari e commerciali del VicinoOriente antico, quello Nord-Sud,che collegava l’Anatolia alla Siria,alla Palestina e al Delta del Nilo, equello Est-Ovest, che, dalla Meso-potamia e dal Golfo Persico, con-duceva a Mari,Palmira e,da qui, at-traverso Qatna, alla spondaorientale del Mediterra-neo. Una tavoletta cu-neiforme della prima metàdel XVIII secolo a.C. rinve-nuta negli archivi reali del palazzodi Mari ci informa, inoltre, che aQatna esisteva un karum, un quar-tiere commerciale al cui interno sitrovavano le abitazioni e i magazzi-ni dei mercanti e degli artigiani.Qatna era dunque un centro com-merciale e manifatturiero di gran-de importanza nella Siria centro-occidentale del II millennio a.C.,dove venivano prodotte e vendutele merci piú disparate.Delle attività produttive svolte aQatna è rimasta poca traccia nelladocumentazione archeologica, an-che se alcune evidenze portate allaluce dimostrano come la città fosseun importante centro di produzio-ne di vasi di ceramica, d’intarsi d’a-vorio, e, probabilmente, di oggettidi pasta di vetro.Sulla sommità del-l’acropoli di Qatna, all’inizio del IImillennio, fu eretto un edificio mo-numentale – giunto fino a noi in unpessimo stato di conservazione – alquale dovevano essere collegate al-

meno due statue di basalto di so-vrani di Qatna seduti in trono, raf-figuranti probabilmente antenatireali defunti e divinizzati.Accanto aquesto grande edificio,che aveva si-curamente una funzione pubblica –era forse uno dei templi cittadini –fu creata un’estesa e articolata areadi produzione intensiva di cerami-ca da esso dipendente.Si tratta della piú completa e vastafabbrica per la produzione in mas-sa di ceramica nota nella Siria del IImillennio a.C. Al suo interno, insettori separati e funzionalmentespecializzati, sono documentatetutte le diverse fasi del processo diproduzione dei vasi: dalla prepara-zione dell’argilla in grandi vasche didecantazione, alla sua lavorazionein bacini di piú piccole dimensio-ni, che venivano riforniti di acquaattraverso una fitta e articolata retedi canali sotterranei, alla manifattu-ra dei vasi al tornio, fino alla loro es-siccazione e alla loro cottura in for-

naci.Nell’area di produzione di

ceramica di Qatna sono sta-te rinvenute soprattutto giare

da conservazione delle derrate ali-mentari di medie dimensioni. Ciòsembra suggerire che qui venisseprodotta la ceramica da conserva-zione necessaria per l’immagazzi-namento dei prodotti agricoli disua proprietà.Nella parte settentrionale della ma-nifattura ceramica, è stata fattaun’eccezionale scoperta: sulla su-perficie di una serie di piani di la-voro di terra battuta, collocati tradue piattaforme equipaggiate coninstallazioni produttive e fornaciper la cottura della ceramica, si era-no conservate dozzine di improntedi piedi umani – adulti (maschi efemmine) e bambini –, di basi digiare e di zoccoli di cavallo. Que-st’evidenza suggerisce che,nella ca-tena operativa della manifattura ce-ramica, fossero utilizzati cavalli peril trasporto della ceramica prodot-ta. Il rinvenimento di impronte dizoccoli di cavallo è particolarmen-te interessante, poiché rappresentauna delle piú antiche attestazioni

Statuetta femminile in terracotta.Questo tipo di scultura, moltofrequente in ambito siriano,rappresentava forse un portafortuna.Inizi del II mill. a.C.Homs, Museo Nazionale.

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Anatre in oro con, alcentro, la maschera diHathor. Si tratta, forse,

della maniglia di unascatoletta per cosmesi.

Rinvenuto nella criptafuneraria reale,

l’oggettorappresenta

un capolavorodell’oreficeria

siriana del Bronzo Tardo.XV-XIV sec. a.C.

Damasco, MuseoNazionale.

Costruito intorno al 1700 a.C.,il Palazzo Reale di Qatna era il

fulcro politico e visivo della città ecostituiva il centro del potere delregno. Non stupisce, dunque, chefosse uno dei palazzi piú imponen-ti e ricchi del Vicino Oriente du-rante dell’età del Bronzo. Il palazzoassolveva varie funzioni: era sede dirappresentanza del sovrano e servi-va come sede per le occasioni uffi-ciali, quali cerimonie, udienze e ri-cevimenti.

Il centro del regnoPer i funzionari amministrativi piúimportanti e per gli scribi era il luo-go delle attività burocratiche e am-ministrative e, inoltre, verso l’ester-no, rappresentava il potere e il pre-stigio del regno. Al suo interno,inoltre, si trovava la cripta funeraria

con le tombe della dinastia regnan-te; era, dunque, il luogo per il cultofunerario dedicato agli antenati re-gali.Un edificio mastodontico, «po-lifunzionale»,che però,da solo,nonpoteva ospitare tutte le funzioni diuno Stato complesso come quellodi Qatna.Troppe erano le istituzio-ni che dipendevano dal regno, trop-pi i compiti amministrativi da svol-gere per i funzionari statali perchéun unico edificio potesse essere suf-ficiente ad accogliere tutti gli im-piegati e le rispettive attività. Il Pa-lazzo Reale era perciò circondatoda una rete di palazzi «minori», co-me quelli nella parte meridionale eoccidentale della città.Il Palazzo Reale si trovava in posi-zione centrale, adatta alla sua fun-zione, sebbene non esattamente alcentro della città. Per la sua costru-

Il terrazzamento su cui sorgono in resti del Palazzo Reale di Qatna.

LA SCOPERTA DEL PALAZZO REALE di Peter Pfälzner

archeologiche dell’uso di questoanimale in Siria. Significativo ap-pare, inoltre, il fatto che il cavallo,generalmente usato in guerra comeanimale di prestigio dalle aristocra-zie guerriere delle città del BronzoMedio e Tardo, fosse impiegato,nella Qatna del II millennio, anchecome bestia da soma.L’analisi delle impronte di piedi la-sciate sulla superficie fangosa dalpersonale che lavorava nell’area diproduzione ceramica permette dicomprendere come gli artigianinon fossero scalzi, ma indossasserosemplici sandali, costituiti da unasuola fissata al piede da fasce dicuoio o tessuto. Questo «tappeto»di impronte, inoltre, rappresentaun’eccezionale banca dati conte-nente informazioni sulle caratteri-stiche fisiche della popolazione diQatna di questo periodo. Una se-conda area di manifattura artigia-nale o, piú verosimilmente, un’areadi lavorazione secondaria, è statarinvenuta in alcuni vani del Palaz-zo della Città Bassa, un grande edi-ficio palatino dell’età del BronzoTardo edificato a nord del PalazzoReale. In questi ambienti sono sta-ti rinvenuti 500 intarsi d’avorio,palco di cervo e osso, assieme a se-mi-lavorati d’osso e di corno, gru-mi di bitume, vaghi di pasta vitrea,intarsi di pietra e scorie di bronzo.

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In alto: disegno ricostruttivo del PalazzoReale di Qatna, con i principali ambientimessi in luce.A sinistra: gli scavi del corridoio che percirca 40 m, partendo dalla cosiddettaSala delle Cerimonie del Palazzo Realedi Qatna, conduce alla camera ipogea,situata a 13 m di profondità e cheospitava la cripta funeraria reale.A destra: l’interno della cripta reale con,allineati su un piano rialzato, numerosirecipienti contenenti il cibo per ibanchetti rituali. Qui sono state ritrovatedue piccole tavolette con, iscritta,la parola «latte», verosimilmentel’etichetta di uno dei recipienti.

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IL PALAZZO REALE

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In alto: negli scavi del 2009è stato rinvenuto, sotto a un

ambiente nell’angolonord-occidentale del

Palazzo Reale, un secondoipogeo, nel quale sono stati

ritrovati numerosi repertitra cui (dall’alto in basso)

gioielli in oro all’interno diun recipiente, numerosi

vasi in alabastro, la piccolascultura raffigurante una

scimmia che regge unrecipiente per unguenti.

A sinistra: la piantina delPalazzo Reale.

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La scoperta del 20094

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In alto: ricostruzionetridimensionale della cosiddetta

Sala delle Udienze. Di piantaquadrata, era il piú vasto

ambiente del palazzo. In basso: la scalinata attraverso

la quale si accede al corridoioche conduce alla cripta

funeraria sotterranea.

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Il Palazzo Reale vennecostruito utilizzandomigliaia di lavoratori

zione venne scelto un vasto plateaudi roccia che si ergeva, simile aun’acropoli, a nord della città bas-sa. Su di esso fu edificato il palazzo,cosí da occupare una posizione digrande impatto visivo per chi, inparticolare, vi si avvicinava prove-nendo dalla Porta Nord della città:visto da qui, il palazzo troneggiavada una terrazza alta 8 metri, in ma-niera simile ai grandi templi terraz-zati della Mesopotamia.I vani del palazzo erano costruiti sufondamenta che giungevano a unaprofondità di 5/6 metri e che, pertutta l’area del palazzo, attraversava-no strati di insediamenti preceden-ti spingendosi fino alla roccia affio-

rante. Pertanto, i pavimenti del pa-lazzo, in conglomerato di malta cal-carea, spessi e molto duri, risultava-no rialzati di 14 metri rispetto allabase della terrazza del palazzo. Al-l’interno le mura di fondazioneerano separati mediante canali didrenaggio, ricolmi di materiale pie-troso, per impedire il propagarsidell’umidità proveniente dal suolo.

Un cantiere enorme Già le sole mura di sostruzione, al-te 5 m, realizzate in mattoni crudi,rappresentano un esempio notevo-le di costruzione complessa, fruttodell’attività di migliaia di lavorato-ri. Per il Palazzo Reale furono pro-

dotti milioni di mattoni, ottenutida un impasto d’argilla, acqua e pa-glia, fatti essiccare e messi in posa.Lungo circa 150 metri e largo cir-ca 110, il palazzo di Qatna è consi-derato il piú imponente della suaepoca. Stupisce, cosí, il fatto chequesto progetto sia stato realizzatoin tempi relativamente brevi e sen-za grandi interruzioni, come risul-ta dalla disposizione uniforme del-le strutture murarie. I lavori termi-narono presumibilmente in menodi cinquant’anni, il che significa chei sovrani di Qatna dovevano esserein grado di mobilitare, in tempibrevi, una numerosissima forza la-voro nonché un’ingente quantità di

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Nella pagina accanto: vedutazenitale degli scavi di Qatna,tra i resti del villaggio modernoeretto sopra l’area archeologica.

In basso, a destra, è benriconoscibile il Palazzo Realecon la Sala delle Udienze(a pianta quadrata).

In alto:particolare della

collana d’oro e dipietre prezioserinvenuta nella

cripta reale.XV-XIV sec. a.C.

A sinistra: loscavo di un

grande recipientein terracotta.

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SPECIALEQATNA

Nella cripta reale è statatrovata anche una curiosa

«mano d’oro»

materiali da impiegare nel cantiere.Mentre i mattoni erano prodotti insitu, le coperture erano realizzatecon travi di prezioso legno di cedroproveniente dalle montagne del Li-bano, a circa 50 km a sud-ovest diQatna. Lunghe fino a 12 metri,queste travi maestre venivano tra-sportate, una alla volta, mediantecarri e animali da soma. Le pesantibasi di colonna in basalto, invece,arrivavano presumibilmente da zo-ne distanti 30 km a ovest o a norddi Qatna.

La Sala delle ColonneL’ingresso principale al palazzo,non ancora localizzato con cer-tezza, va ricercato sul lato occi-dentale. Da qui, attraversandonumerosi ambienti di passag-gio, il visitatore raggiungevala cosiddetta «sala C», il piúvasto e il piú imponenteambiente del palazzo. Sitratta di uno spazio qua-

drato di 36 x 36 metri, con, alcentro, quattro basi di colonna inbasalto, pesanti e di forma tonda, sucui verosimilmente poggiavano

A destra e in basso: le dita di unamano realizzata in lamina d’oro, inorigine forse applicata a un sostegnoligneo e, verosimilmente, utilizzata perversare le libagioni rituali. Il preziosoreperto, databile alla seconda metàdel II mill. a.C., è stato trovatoall’interno della Cripta Reale.

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quattro colonne lignee, alte almeno10-12 metri, che sorreggevano iltetto della sala. È particolarmentesignificativo che le basi delle co-lonne fossero posate su fondamen-ta profonde 5 metri, ricolme dighiaia. In apparenza esageratamen-te massicce, le fondamenta suggeri-scono che le basi dovevano propriosorreggere questo peso notevolesenza rischiare alcun cedimento: iltetto della sala, grande, piatto e rea-lizzato con travi di legno, ampio1300 metri quadrati, poggiava in-fatti solo sul muro esterno e suiquattro sostegni interni.La sala C è la piú grande sala co-perta a oggi nota per l’età del Bron-zo nel Vicino Oriente (superandoper dimensioni perfino la grandesala nella cittadella reale di Hattu-sa, capitale degli Ittiti).Al centrodella sala, inserita nel pavimento,era una superficie in basalto leg-germente concava, che fungevada fonte di riscaldamento e illu-minazione. Nell’angolo nord-orientale, invece, un minuscoloambiente ricavato ospitava il sa-cello di Belet-Ekallim, la divi-nità femminile palatina di Qatna.Al suo interno erano state cu-stodite una preziosa sfinge egiziae numerose tavolette cuneifor-mi che elencavano, minuziosa-mente, gli oggetti facenti partedel tesoro del tempio dedicatialla dea.La sala C rappresentava,dunque, il fulcro politico e reli-gioso del palazzo.

Il confronto con MariAttraverso un ampio portale, largo6 metri e inserito lungo l’asse cen-trale della Sala delle Udienze, si rag-giungeva la Sala del Trono del pa-lazzo (sala B). Di questo ambiente,anch’esso enorme, si sono conser-vati solamente pochi resti che pos-sano renderne possibile la ricostru-zione.Ortostati (lastre di pietra cal-carea) decoravano la parte inferio-re delle pareti, ma non è stato pos-sibile stabilire se erano presenti an-che nella parte superiore.Tuttavia,le preziose pitture che, un tempo,ornavano una piccola sala nell’ala

nord-occidentale del palazzo fannopensare che lo fossero.Sul margine meridionale della salasono stati ritrovati i resti di un po-dio sul quale, verosimilmente, eraposto il trono del sovrano.Un’ideadi come questa sala apparisse inpassato può essere resa chiamandoa confronto la assai meglio con-servata Sala del Trono del palazzodi Mari, sulla sponda siriana del-l’Eufrate.Qui fu rinvenuto un po-dio per il trono decorato insieme

a una statua in pietra.Aveva unapianta di 26 x 7,7 m, mentrequella di Qatna misura 45 x 14m, tre volte quella di Mari.Se si confrontano le planimetriedei palazzi di Mari e di Qatnasalta all’occhio la similitudinedella disposizione interna delle

sale di rappresentanza. Il palazzodi Qatna, infatti, riproduce la con-cezione architettonica di quello diMari.Come a Mari, anche qui,die-tro la Sala del Trono, si trovavaun’altra sala, ancora piú ampia: il sa-lone cerimoniale del palazzo, in cuisi svolgevano le feste e i riti in ono-re dei regnanti defunti, gli antenatidella dinastia di Qatna.Non c’è da meravigliarsi se pro-prio da questa enorme sala dellefeste si accedeva all’ipogeo funera-rio del palazzo. Una porta nell’alanord-occidentale della sala si apri-va su un corridoio lungo 40 m,che

Il culto degli antenatiNel Vicino Oriente antico, laconsuetudine di seppellire i propridefunti sotto le abitazioni era partedel culto tributato agli antenati.Due volte al mese, nei giorni diplenilunio e di novilunio, in questiambienti si svolgeva, sotto la guidadel figlio primogenito (o, nel casodella famiglia reale, dell’erede altrono), un rito propiziatorio,denominato kispu, incentratoattorno a un banchetto rituale in cuiagli antenati venivano offerti birra,farina, latte, burro e carne.

A destra: elemento di gioiello inoro, lapislazzuli e corniole, dallaCripta Reale di Qatna. Forseparte di un bracciale o di unacorona, il reperto, realizzato inuna bottega della corte di Qatna,mostra l’influenza dell’arte orafaegizia. Seconda metàdel II mill. a.C. Damasco, MuseoNazionale.In basso: statuetta in basalto.Seconda metà del II mill. a.C.Homs, Museo Nazionale.

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La cripta realeLa scoperta, nel 2002, di un ambientefunerario situato a 13 m sotto ilPalazzo Reale, ha rappresentato unodegli episodi piú sensazionali degliscavi di Qatna. Rimasta inviolata permillenni, la cripta ospitava lesepolture della famiglia reale diQatna. Al suo interno sono statirinvenuti due sarcofagi di pietra euna grande quantità di oggettidi inestimabile valore, tra cuigioielli in oro e argento, armi,recipienti, sigilli e altro.

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Sulle due pagine: ricostruzione tridimensionaledella Cripta Reale di Qatna.

Nella foto della pagina accanto: l’anticamera dacui si accedeva agli ambienti funerari. Qui furono

ritrovate le due statue in basalto (alte 85 cm)raffiguranti gli antenati dei signori di Qatna.

In basso: le statue degli antenati, al momento delritrovamento. XV-XIV sec. a.C.

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Sono piú di duemila i singoli reperti rinvenutiall’interno dell’ambiente funerario ipogeolocalizzato sotto il Palazzo Reale.Di essi fanno parte numerosi manufatti in oro,di particolare pregio, tra i quali, oltre alle giàcitate «anatre» (vedi foto a p. 61) e alla «manod’oro» (vedi foto a p. 68), figurano quelliillustrati in queste pagine.Da sinistra in alto, in senso orario: decorazionedi una faretra, con raffigurazione di due grifi,seconda metà del II mill. a.C.; collana con

perle in lamina d’orolavorate «a melone»,seconda metà del II mill. a.C.;lamina decorata a sbalzo conrosetta e fiori di loto, seconda metà del II mill.a.C.; elemento decorativo con raffigurazione didue capre intorno a un albero, seconda metàdel II mill. a.C.; lamina con raffigurazione digrifi e simboli egiziani, tra cui il segno «ankh»,ripetuto quattro volte, XV-XIV sec. a.C.Damasco, Museo Nazionale.

L’oro di Qatna

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conduceva attraverso una scali-nata alle camere funerarie situa-te in profondità sotto le sale delpalazzo.Lungo questo passaggio furonoritrovate 73 tavolette d’argilla in-scritte con segni cuneiformi e al-tri frammenti di tavolette, in gra-do di fornire importanti infor-mazioni relative alla vita del pa-lazzo e agli eventi politici nellaSiria del XIV secolo a.C. Dalcontesto del ritrovamento emer-ge che, prima della definitiva di-struzione del palazzo, al di sopradel corridoio si trovava l’archi-vio, verosimilmente annesso agliuffici degli scribi, che potrebbe-ro essere localizzati negli am-bienti adiacenti.Lungo la facciata nord del palaz-zo vi era una serie di ambientipiú piccoli, ma comunque «dirappresentanza». Uno di essi erariccamente decorato con pitturemurali in stile egeo. In esse com-paiono elementi simbolici chia-ramente riferiti all’ambito ac-quatico, suggerendo che la stan-zetta avesse una funzione cul-tuale, forse legata al vicino poz-zo. Un’ipotesi avvalorata anchedal ritrovamento, proprio in que-sto ambiente, di una statuetta inbronzo raffigurante una divinitàfemminile in posizione seduta.

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In alto: punte di lancia in bronzo. Seconda metà del II mill. a.C.A sinistra: protome di leone (lunghezza 6 cm), intagliata in

ambra del Baltico, dalla Cripta Reale di Qatna.XV-XIV sec. a.C. Damasco, Museo Nazionale.

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L’ultima pagina della storia delsito di Mishrifeh, nella prima

metà del I millennio a.C., è forsemeno spettacolare delle preceden-ti, ma non per questo priva d’inte-resse, soprattutto in quanto essa ri-vela come questa città della Siriacentrale seppe trasformare il pro-prio ruolo, adattandosi con grandeflessibilità ai profondi mutamentiavvenuti nell’assetto politico, eco-nomico, e sociale dell’intero Le-vante tra la fine del II e l’inizio delI millennio a.C.Dopo la distruzione del PalazzoReale, avvenuta attorno alla metàdel XIV secolo a.C. come conse-guenza delle campagne militari delgrande re ittita Shuppiluliuma I inSiria settentrionale e centrale, e aseguito del contemporaneo ab-bandono dei tre edifici che aveva-no formato la cintura di palazzi sa-tellite attorno a quest’ultimo,Qat-na dovette entrare in una fase dicrisi politica ed economica e di so-

stanziale impoverimento della vi-ta urbana.La vita a Qatna, comunque, conti-nuò anche dopo la parziale distru-zione e l’abbandono della cittadel-la reale, anche se ignoriamo in cheforma e su che scala.Ciò che appa-re invece ormai sufficientementechiaro sulla base degli scavi archeo-logici condotti è che, fra il 1200 eil 900 a.C. circa, durante l’età delFerro I, la città – come del restonumerosi altri insediamenti dellaSiria – sembra addirittura essere sta-ta sostanzialmente disabitata.La de-cadenza politica e culturale di Mi-shrifeh rispetto al II millennio a.C.è indicata anche dal fatto che lacittà non viene citata nelle fonti delI millennio a.C. finora note.

Un piccolo principatoDal 900 a.C. circa, nell’età del Fer-ro II, il sito di Mishrifeh si avviaverso una nuova fase di sviluppoeconomico e urbano, anche se non

piú come capitale di un regno au-tonomo, ma, probabilmente, comecentro amministrativo di una diquelle piccole formazioni statali didimensione cantonale note comeprincipati luvio-aramaici o neo-it-titi,nate a cavallo fra l’Anatolia sud-orientale e la Siria centro-setten-trionale a seguito del collasso del-l’impero ittita.A questo periodo piú antico del-l’occupazione della Mishrifeh dietà aramaica appartengono alcuneopere di scultura di un certo pre-gio.Si tratta di due teste maschili dibasalto, una piuttosto piccola escolpita in uno stile assai schemati-co, ma estremamente vigoroso edespressivo, mentre la seconda ap-partiene a una statua di dimensio-ni maggiori e mostra una caratte-ristica capigliatura a boccoli.

SPECIALEQATNA

L’ETÀ DEL FERRO di Daniele Morandi Bonaccorsi e Michel Al-Maqdissi

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Il mistero delle tavoletteLungo il passaggio che conduceva alla cripta funerariadel Palazzo Reale furono rinvenute 73 tavolette incisecon segni cuneiformi (nell’immagine a destra), insieme adiversi frammenti. I documenti appartenevanoall’archivio di Idanda, il sovrano che regnò a Qatnaintorno al 1400 a.C., ed erano redatti in una linguamista, accadico e hurrita. Tra di essi vi sonoalcune lettere che descrivono la situazionemilitare della Siria all’epocadell’invasione del re ittitaShuppiluliuma I.

È tuttavia a partire dall’VIII secoloa.C. che Mishrifeh divenne, conogni probabilità, un centro politi-co-amministrativo e produttivo dirilievo all’interno della regione me-ridionale del regno di Hamath.Ciòviene indicato dalle grandi dimen-sioni che l’insediamento raggiunsein questo periodo (almeno 70 etta-ri rispetto ai 110 delle precedentietà del Bronzo Medio e Tardo), edalla presenza nella parte centraledell’acropoli di un grande com-plesso a carattere amministrativo. Ilquartiere produttivo-artigianalescavato dalla Missione siro-italiana,

costruito sopra alle rovine della fab-brica palatina della precedente etàdel Bronzo e ubicato immediata-mente a nord del complesso am-ministrativo del cantiere C, mostrauna pianta semi-circolare caratteri-stica dell’architettura luvio-aramai-ca in Siria e Anatolia sud-orientaledurante l’età del Ferro II.

Tessitura e tinturaEsso era costituito, nella sua partemeridionale, da una serie di edifi-ci di piccole dimensioni adibiti al-la lavorazione delle derrate ali-mentari, alla loro trasformazione

in cibo e allo stoccaggio di cerea-li e uva in grandi silos circolari.Immediatamente a nord, si trovavainvece un vasto edificio a piú vaniutilizzato per la tessitura e tinturadelle stoffe.Vasche a forma di poz-zetto utilizzate con ogni verosimi-glianza per tingere le stoffe sonostate rinvenute anche nella regio-ne dell’acropoli ubicata immedia-tamente a est e ovest dell’edificiospecializzato nella produzione ditessuti colorati.Già gli scavi condotti dagli archeo-logi francesi negli anni Venti del se-colo scorso avevano eviden-

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ziato l’esistenza nella città bassa me-ridionale, nei pressi della Porta Suddella città, di vari edifici, anche divaste dimensioni, specializzati nellalavorazione di stoffe colorate, con-tenenti al loro interno installazioniper il lavaggio e la tintura dei tessutianaloghe a quelle sopra descritte.Le evidenze archeologiche sugge-riscono quindi che,durante l’età delFerro II,Mishrifeh fosse un impor-tante centro specializzato nella la-vorazione della lana e nella produ-zione di tessuti colorati.Durante questo stesso periodo, lasommità dell’acropoli, invece, fu

utilizzata come area per lo stoccag-gio intensivo di cereali, uva e altriprodotti agricoli, che venivanoconservati in piú di un centinaio difosse e in granai, anche di grandi di-mensioni.Infine, un grande edificio polifun-zionale con grandi magazzini per iprodotti agricoli,una pressa per l’u-va e installazioni per la produzionedi ceramica e di tessuti è stato re-centemente scoperto dalla Missio-ne siriana alla base del pendio nord-orientale dell’acropoli. La presenzasull’acropoli di un edificio ammi-nistrativo che controllava diretta-

mente settori della città specializza-ti nella produzione di tessuti colo-rati,nell’immagazzinamento di der-rate agricole e nella loro trasforma-zione in alimenti, la vastità dell’in-sediamento e la sua ubicazione alcentro di un sistema insediativo lo-cale, costituito da una fitta rete diuna ventina di villaggi rurali di-spersi a intervalli regolari nellacampagna circostante, sono tuttielementi che indicano come, du-rante l’VIII secolo a.C., il sito diMishrifeh fosse presumibilmente ilcentro amministrativo e politico re-gionale principale nel territorio a

Un tocco di OccidenteUn vano dell’area nord-occidentaledel Palazzo Reale era ornato conpitture parietali che, per motividecorativi, scelta dei colori etecnica di esecuzione, risultanomolto affini allo stile delle pitturedi ambito egeo-minoico: fregi aspirale, palme di colore blu,paesaggi con rocce, tartarughe epesci. La scoperta delle pitture,dunque, testimonia la forteinfluenza dell’arte minoica nelpalazzo e non è da escludere chemaestranze cretesi fossero statechiamate per prestare la loro operaalla corte di Qatna.

In basso: i protagonisti delle scopertedi Qatna. Da sinistra: Michel

Al-Maqdissi (Direzione Generale delleAntichità e dei Musei di Siria),

Daniele Morandi Bonacossi(Università di Udine) e Peter Pfälzner

(Università di Tubinga).

SPECIALEQATNA

DOVE E QUANDO

«Tesori dell’antica Siria.La scoperta del regno di Qatna»Stoccarda, LandesmuseumWürttembergfino al 24 marzoOrario ma-do, 10,00-18,00;chiuso lunedí non festiviInfo tel. +49 711 89535445;e-mail: [email protected] www.schaetze-syrien.de, www.landesmuseum-stuttgart.de

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sud-est di Hama, oltre che un im-portante centro agricolo di imma-gazzinamento e trasformazionedella produzione agricola, nonchédi lavorazione della lana e produ-zione di tessuti.

La conquista di Sargon IILa fine dell’VIII e l’inizio del VIIsecolo a.C. a Mishrifeh furono ac-compagnati da un radicale cambia-mento nell’impianto urbano e nel-la funzione del sito, verosimilmen-te in seguito alla generale riorga-nizzazione del territorio, all’indo-mani della sua conquista, nel 720a.C., da parte degli eserciti del so-vrano assiro Sargon II (722-705a.C.). Le dimensioni dell’insedia-mento sembrano infatti diminuirein maniera drastica.Le informazioni disponibili sull’in-sediamento di Mishrifeh nell’ulti-ma fase della sua storia (VII-metàdel VI secolo a.C.), per quanto cer-tamente ancora non complete sug-geriscono che, dopo l’assorbimen-to della regione nel nuovo imperoterritoriale assiro, il grande centroproduttivo e amministrativo del pe-riodo precedente fu sostituito da

un insediamento agricolo aperto didimensioni molto piú ridotte e ca-ratterizzato dalla presenza di abita-zioni o cascine sparse, divise da va-ste aree non insediate, ma utilizza-te soprattutto per lo svolgimento diattività produttive legate alla tra-sformazione della produzione agri-cola in cibo in un contesto di tipodomestico.Dopo i profondi rivolgimenti chemarcarono il crollo del regno diHamath e la distruzione da partedelle truppe di Sargon della sua cit-

tadella reale, Mishrifeh continuòdunque a essere occupata, senzaevidenti cesure nella sua continuitàinsediativa e culturale, per alcunidecenni. Un periodo di crisi sem-bra invece sopraggiungere all’ini-zio del VII secolo, quando i dati ar-cheologici suggeriscono che il sitoabbia perso il suo carattere urbanoe il ruolo di grande centro politico-amministrativo ed economico-pro-duttivo ricoperto nel secolo prece-dente, per diventare un insedia-mento rurale non piú centrale nel

nuovo assetto che l’impero assirodiede a questa regione della Siriacentrale.Sulle cause che determinaronol’abbandono della città e di moltidei villaggi rurali della campagnacircostante alla fine dell’età del Fer-ro non sono disponibili informa-zioni precise. Non del tutto estra-nea all’abbandono dell’insediamen-to oramai ridotto in dimensioni eimportanza di Mishrifeh, forse, do-vette anche essere una fase di inari-dimento del clima (vedi anche a p.56) che attraversò l’età del Ferro,determinando una diminuzionedella portata dei corsi d’acqua disuperficie e delle risorgive carsichee un progressivo prosciugamentodel lago di Mishrifeh, causando, in-sieme ai già ricordati fattori politi-ci, sociali, economici e militari, l’in-sorgere di una situazione ambien-tale non piú adatta alla presenza diun insediamento sul sito.

Recipienti in terracotta, dalla CriptaReale. Seconda metà del II mill. a.C.

Homs, Museo Nazionale.

Elementi decorativi in avorio,dalla Cripta Reale. Seconda metà

del II mill. a.C.