0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio...

89
LUGLIO 2012 http://www.cemiss.difesa.it/

Transcript of 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio...

Page 1: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

LUGLIO 2012

http://www.cemiss.difesa.it/

Page 2: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Osservatorio StrategicoAnno XIV numero 7 luglio 2012

L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici, realiz-zati sotto la direzione del Gen. D. CC. Eduardo Centore.

Le informazioni utilizzate per l’elaborazione delle analisi provengono tutte da fonti aperte (pubblicazioni astampa e siti web) e le fonti, non citate espressamente nei testi, possono essere fornite su richiesta.

Quanto contenuto nelle analisi riflette, pertanto, esclusivamente il pensiero degli autori, e non quello del Mi-nistero della Difesa né delle Istituzioni militari e/o civili alle quali gli autori stessi appartengono.

L’Osservatorio Strategico è disponibile anche in formato elettronico (file PDF) nelle pagine CeMiSS delCentro Alti Studi per la Difesa: www.casd.difesa.it

SommarioEDITORIALE

MONITORAGGIO STRATEGICO

Valter Conte

Regione Adriatico - Danubiana - BalcanicaIl futuro europeo dei Balcani Occidentali e la nuova paralisi istituzionale della Bosnia ErzegovinaPaolo Quercia 7

Comunità Stati Indipendenti - Europa OrientaleLa Russia lotta per il controllo del Centro AsiaAndrea Grazioso 15

Teatro AfghanoComunità internazionale e taliban: due strategie parallele e conciliabiliClaudio Bertolotti 21

Medio Oriente - Golfo PersicoL’insidiosa evoluzione del conflitto sirianoNicola Pedde 27

AfricaFumata bianca per il rinnovo della Commissione dell’Unione AfricanaMarco Massoni 33

CinaIl doppio fronteNunziante Mastrolia 41

IndiaL’India ha un nuovo Presidente. È l’ex Ministro delle Finanze, un fedelissimo del Partito del Congresso Claudia Astarita 49

Page 3: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

America LatinaParaguay: si scrive impeachment, si legge impiccioAlessandro Politi 55

Iniziative Europee di DifesaLe ultime novità della difesa inglese: asse transatlantico, privatizzazione del procurement e cooperazione civile militareStefano Felician Beccari 63

Relazioni Transatlantiche - NATOProspettive del rapporto tra Stati Uniti e Israele Lucio Martino 69

Organizzazioni Internazionali e Cooperazione Centro AsiaticaL’Uzbekistan esce dalla CSTO: una scelta di indipendenzaLorena Di Placido 75

Organizzazioni InternazionaliIl CDS e la crisi siriana: “another dark day in turtle bay”Valerio Bosco 81

Settore EnergeticoIl petrolio è mobile, qual piuma al vento…Angelantonio Rosato 89

RecensioniImpact of Social Media on National Security. (Impatto dei Social Media sulla Sicurezza Nazionale)Alberto Montagnese 97

Osservatorio StrategicoVice Direttore Responsabile

C.V. Valter Conte

Dipartimento Relazioni InternazionaliPalazzo Salviati

Piazza della Rovere, 83 00165 – ROMAtel. 06 4691 3204 fax 06 6879779

e-mail [email protected]

Questo numero è stato chiuso31 luglio 2012

- Editing grafico a cura di Massimo Bilotta -

Page 4: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

EDITORIALE

Due pesi e due misureSono trascorsi più di sei mesi dal momento in cui Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sonostati illegalmente arrestati nelle acque internazionali al largo delle coste del Kerala. I nostri dueconnazionali sono ancora in India, in attesa che le corti di quel Paese si pronuncino sulla loro sorte:gli sforzi diplomatici hanno garantito loro uno status privilegiato e ora si trovano in custodia in unalbergo ben servito, ma una soluzione definitiva della controversia ancora non pare semplice,nonostante l’impegno dei nostri legali nei vari procedimenti giudiziari indiani.

Benché non sia ancora conclusa, questa vicenda porta con sé un insegnamento importante: nonpossiamo più fare a meno di tenere conto nelle nostre strategie internazionali di quelli che fino atempo fa apparivano come attori con un peso relativamente contenuto sulla scena globale. Allostesso tempo, non possiamo ignorare come questi nuovi protagonisti delle relazioni internazionalispesso si muovano secondo logiche proprie, non sempre in linea con le dinamiche cui siamo abit-uati e che, proprio per questo, ci risultano pressoché imprevedibili. Il caso dell’India è emblematico. Ci troviamo di fronte a uno Stato grande undici volte il nostro,con una popolazione che fra vent’anni supererà quella dei cinesi, con un’economia che cresce dal1991 a tassi sempre superiori al 5% e che la crisi che ci sta soffocando riesce solo a rallentare.Non solo: a New Delhi ha sede il Parlamento della più vasta democrazia del mondo e si trovanoa poca distanza i resti di una delle civiltà che hanno maggiormente segnato l’evoluzione umana. Nella vicenda dell’“Enrica Lexie”, però, l’India si è comportata in modo assolutamente impreved-ibile, almeno sulla base dei nostri canoni: ha calpestato i principi di buona fede per arrestare inostri due militari ignorando deliberatamente la legalità internazionale. Il tutto per ragioni chepresumibilmente vanno da un’asserzione di orgoglio localistico al dipanarsi di un intreccio di in-teressi ognuno con le sue specificità.Qualche settimana fa anche gli Stati Uniti sono stati oggetto dell’assertività indiana a seguito del-l’incidente della “Rappahannock”, nel quale è rimasto ucciso un pescatore indiano da parte di sol-dati americani impegnati in operazioni antipirateria nel Golfo Persico. New Delhi ha chiestoespressamente agli Emirati Arabi di occuparsi del caso, evitando di nuovo, come è successo per ifucilieri italiani, di acconsentire al fatto che i presunti colpevoli possano essere processati e giu-dicati nel loro paese. Eppure, dopo pochi giorni la vicenda è scomparsa anche dai media indiani.Forse perché in questo caso è stato chiaro fin dall’inizio che non avrebbe mai avuto lo stessodecorso del caso dell’ “Enrica Lexie”. Per il coinvolgimento di una nave militare al posto di unapetroliera, e per la consapevolezza che difficilmente gli Emirati avrebbero messo in discussioneil loro legame con gli Stati Uniti per favorire l’India.Quello che si rende improcrastinabile è quindi uno sforzo di comprensione, per capire e, nei limitidel possibile, prevedere i comportamenti dell’India e degli altri centri di interesse emergenti glob-ali. Solo quando questo risultato sarà stato raggiunto sarà possibile costruire legami in grado difavorire la facile e veloce soluzione di ogni tipo di crisi.

Valter Conte

Page 5: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

7

RegioneAdriatico - Danubiana - Balcanica

Paolo Quercia

Eventi►Albania, cambio ai vertici dei servizi di sicurezza Il nuovo presidente albanese Bujar Nishaniha proceduto alla sostituzione, su indicazione del governo, del capo dei servizi di sicurezza(SHISH) Bahri Shaqiri, che occupava tale incarico dal 2005, nominando al suo posto il vice min-istro dell’innovazione tecnologica Visho Ajazi Lika. I passati tentativi di sostituzione di Shaqirida parte del primo ministro Berisha erano andati a vuoto per il mancato consenso da parte deiprecedenti presidenti della repubblica alla controfirma dell’atto di revoca. Gli incidenti antigov-ernativi del 2011 hanno ulteriormente aggravato le relazioni tra Berisha e Lika, mentre l’elezionedi un nuovo capo dello Stato dal profilo più accondiscendente verso il governo ha reso possibilela creazione del contesto istituzionale per la sostituzione del capo del SHISH. ►Kosovo, l’ultimo rapporto del Segretario Generale delle NU sul Kosovo muove critiche allaKPS L’ultimo rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulla missione UN in Kosovoevidenzia alcune critiche sull’operato e sulla preparazione della forza di polizia kosovara (politicalinterference to preempt investigations, deficient operational planning, etc.), mettendo in dubbiola capacità del Kosovo Protection Service di svolgere il proprio ruolo istituzionale, gestire le ten-sioni etniche e costruire fiducia nella pubblica opinione. ►Montenegro, a settembre inizierà formalmente il processo di screening per l’adesione all’U-nione Europea Dopo il via libero ricevuto nel giugno scorso, il Montenegro inizierà un percorsodi valutazione da parte dell’Unione Europea sulla adeguatezza legislativa e sulle capacità isti-tuzionali di adempiere agli obblighi derivanti dalla partecipazione all’unione politica ed econom-ica. Lo screening partirà dai capitoli più caldi, il 23° e il 24° acquis comunitario, riguardanti ilrule of law e il funzionamento dei meccanismi giudiziari. Anche se Podgorica potrà contare sulsupporto di vari paesi europei (incluso quello determinante della Germania e dei paesi ex Ju-goslavi già nell’Unione, come Slovenia e Croazia), il percorso di adesione del Montenegro nonsarà facile, in quanto la difficile situazione della dissoluzione jugoslava degli anni novanta halasciato forti presenze di economia illegale e criminale nel sistema paese, che in passato hannopotuto contare anche su coperture e complicità istituzionali.

Page 6: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

8

Il duemilaundici era stato per i Balcani e l’Eu-ropa Sud Orientale un anno relativamente pos-itivo, nonostante – come è tipico per questaregione complessa, differenziata e su cui in-sistono importanti attori esterni – numerose egravi criticità che avevano fatto ridestare l’at-tenzione degli addetti ai lavori e degli analistisulla ricorrente ciclicità delle crisi regionali.Nell’ultimo anno si sono tuttavia registrati al-cuni indubbi segnali positivi, a partire dal com-pletamento della cattura dei criminali di guerraeccellenti – sbloccando lo stallo che interessavada vari anni la Serbia impedendole di procederesulla strada dell’adesione alla UE – per pros-eguire con la positiva conclusione da parte dellaCroazia dei negoziati di accesso all’Unione Eu-ropea, senza dimenticare successi quali gli ac-cordi sulla libertà di movimento tra Kosovo eSerbia e sulla rappresentanza del Kosovo negliincontri internazionali regionali, e, infine, la la-boriosa realizzazione di un governo di coal-izione in Bosnia Erzegovina dopo oltre un annodi stallo politico. Questi segnali avrebbero dovuto generare undiffuso ottimismo ed essere forieri di ulteriorievoluzioni politiche favorevoli alle aspettativeeuropee e atlantiche. Tuttavia non si può certodire che il 2012 abbia confermato queste attesee, anzi, appare che i Balcani siano sull’orlo diuna nuova stagione di crisi e, forse, di rinnovataconflittualità, che potrebbe essere innescataproprio dall’indebolirsi della prospettiva euro-pea e dall’aggravarsi della crisi economica.Sarà molto importante osservare gli andamentieconomici dell’eurozona e dell’area balcanicadel prossimo biennio per verificare se nellepieghe del disagio sociale, della crescente dis-occupazione e del tramonto del sogno europeo

possano inserirsi le pericolose insidie di unanuova stagione di nazionalismi esasperati prontia soffiare sul fuoco dei numerosi conflitti ir-risolti e trasformare anche le minime differenzein diversità difficilmente conciliabili. La crisi economica internazionale potrebbe avereroso l’unico reale presupposto capace di tenereparzialmente unita la regione e al tempo stessogarantirne l’ancoraggio all’Unione Europea. Inquesti venti anni di post comunismo i Balcanihanno rappresentato una regione naturalmentemeno sviluppata e più povera dell’Europa Oc-cidentale, capace tuttavia di conseguire ritmisostenuti di crescita “indotta”, ossia legata alfatto che politicamente ed economicamente iBalcani hanno preso a gravitare attorno all’areadell’Euro e dell’Europa di Bruxelles. La delo-calizzazione produttiva dall’Europa, gli inves-timenti nei processi di privatizzazione, leesportazioni di materie prime e semilavorativerso l’Europa, l’emigrazione di forza lavorodisoccupata verso l’Occidente e l’importazionedi rimesse in valuta pregiata, l’apertura dei mer-cati finanziari e del credito al consumo da partedelle banche occidentali (che hanno contribuitoa “gonfiare” i tassi di crescita del PIL) hannogarantito una diffusa crescita economica anchein presenza di sistemi economici nazionali dis-funzionali e scarsamente competitivi. La chiavedi questa crescita esogena è stata rappresentatadal cordone ombelicale – un legame politico edeconomico con tutti i paesi della regione, e permolti di essi anche di sicurezza – che dopo il1989 l’Europa Occidentale ha ricostruito conl’Europa dell’Est. La crisi economica del 2008– 2009 ha profondamente intaccato questolegame, non solo per aver indebolito diretta-mente le economie ancora in transizione dei

IL FUTURO EUROPEO DEI BALCANI OCCIDENTALI E LA NUOVA

PARALISI ISTITUZIONALE DELLA BOSNIA ERZEGOVINA

Page 7: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

9

paesi balcanici, ma soprattutto per aver gener-ato una spinta al riflusso economico da parte dimolti investitori stranieri che, dopo aver in-vestito massicciamente nei mercati orientalinegli anni novanta e soprattutto nel decenniosuccessivo, hanno iniziato a rientrare dagli in-vestimenti, declassandoli a operazioni nonstrategiche da mantenere solo in presenza diutili rilevanti e prolungati. Tale riflusso eco-nomico ha coinciso anche con la riduzione ril-evante delle rimesse degli emigrati che – peralcuni paesi della regione come Albania,Kosovo, Romania, Bosnia Erzegovina – rapp-resentano una quota ampia e significativa dellaforza lavoro nazionale e, in alcuni casi, la primavoce del prodotto interno lordo. Si potrebbe direche la crisi economica ha colpito i paesi del-l’Europa Sud Orientale due volte, da un lato in-debolendo direttamente le loro economie reali,e dall’altro asciugando i flussi finanziari prove-nienti dall’estero che, sotto forma di IDE (In-vestimenti Diretti Esteri), di export o di rimessedegli emigrati, costituivano un necessariosostegno alle fragili economie interne. Nel 2009il PIL regionale dei Balcani si è contratto dioltre il 5% e negli anni successivi la crisi, purattenuatasi, è proseguita continuando a renderenon più brillanti le economie di molti dei paesidella regione, che si sono attestate a livelli benpiù bassi di quelli precedenti al 2008, con unatendenza alla stagnazione che rischia di confer-marsi per il 2012. Ad aggravare la situazione ha contribuito ilfatto che il rallentamento dello slancio econom-ico europeo verso l’Europa Sud Orientale e lamancata attivazione di meccanismi endogeni disviluppo sono venuti a coincidere con una pro-gressiva attenuazione dell’interesse politicoverso una regione la cui rilevanza strategicaviene sempre più relativizzata a fronte di risorsedecrescenti e di un sistema politico inter-nazionale dai caratteri sempre più globali. La

fatica dell’allargamento rappresenta una dellespecifiche dimensioni di questa riduzione d’im-portanza strategica dei Balcani occidentali e di-viene sempre più evidente con l’irrigidimentodei criteri di adesione che ora – ad esempio –impongono di iniziare lo screening di adesionedai capitoli più difficili, quali rule of law e cor-ruzione.La progressiva marginalizzazione geopoliticadei Balcani Occidentali nelle priorità strate-giche Occidentali (europee e americane) è unprocesso costante che inizia in maniera sotter-ranea verso la metà dello scorso decennio perassumere una dimensione sempre più rilevantedopo l’indipendenza del Kosovo del 2008, concui molti hanno considerato chiusa la partitageopolitica della regione. Tale processo divieneulteriormente evidente in seguito alla crisi eco-nomica che impone una forte riduzione dellerisorse da destinare alla politica estera e unaridefinizione delle priorità e degli interessinazionali di molti dei paesi europei. Sicura-mente, anche il mancato decollo di una vera po-litica estera e di sicurezza europea hacontribuito a indebolire l’azione dell’Europaverso i Balcani Occidentali (come il caso del ri-conoscimento dell’indipendenza del Kosovo di-mostra). Nonostante la politica estera e disicurezza dell’Europa sia nata proprio in seguitoal fallimento dei paesi europei a intervenire inmaniera efficace per porre termine al conflittojugoslavo, a quasi vent’anni dalla fine dellaguerra in Bosnia Erzegovina non si può certa-mente ritenere che tale obiettivo sia stato cen-trato né che l’azione politico-diplomatica e disicurezza dell’Europa nella regione dei Balcanisia oggi all’altezza delle ancora irrisolte sfidegeopolitiche regionali. La stagione delle prima-vere arabe e del crollo dei regimi autoritari dellasponda Sud del Mediterraneo ha aperto per nu-merosi anni a venire un enorme e pericolosofronte di instabilità per i paesi europei a merid-

Page 8: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

10

ione, che contribuirà certamente a deviarerisorse e priorità geopolitiche dall’Est al Sud.Il progressivo disimpegno europeo dall’EuropaSud Orientale, in parte dovuto all’assenza diuna chiara identità geopolitica dell’Unione Eu-ropea stessa, ha ceduto il passo a un ritorno al-l’iniziativa politica di altri due storici attoriextraeuropei esterni alla regione, la Turchia e laRussia, in passato a lungo rivali proprio per ilcontrollo geopolitico dell’area balcanica. La Turchia ha cercato di costruire la propriapenetrazione lungo la fascia musulmana dellaregione - Albania, Kosovo, Bosnia Erzegovina- in parte seguendo la cosiddetta “dorsaleverde”, ovverosia sfruttandone affinità religioseed eredità storico culturali lungo territori checostituivano il cuore della presenza ottomananei Balcani. L’azione turca nei Balcani è stataanche definita come la diplomazia dellemoschee, in quanto agli investimenti economicie produttivi il governo di Ankara ha fattoseguire un’importante opera di finanziamentodei beni culturali ottomani e, soprattutto, un’at-tenta politica religiosa verso le comunità musul-mane di questi paesi. Lo scopo era quello diricondurre le interpretazioni islamicheprevalenti alla tipologia di islamismo moderatoturco, contrastando le influenze salafite o sciitee puntando alla conservazione di un islam bal-canico conciliabile con la statualità laica e mod-ernista e che avesse in Ankara un primoriferimento ideologico – culturale. Il persegui-mento di questa politica nel cuore islamico deiBalcani è stato in buona parte realizzato in co-ordinamento con i governi dei paesi interessati,dando luogo a inedite forme di collaborazione“triangolari” (comunità musulmane/governocentrale/governo turco) che solo pochi anni fasarebbero apparse impensabili. Una prova diquesta “triangolazione diplomatico-culturale”si è avuta nel sangiaccato serbo, un’area aprevalenza musulmana in cui Belgrado aveva

difficoltà a ricondurre sotto controllo statualeparte della comunità islamica che vedeva in-vece nella vicina Sarajevo il principale riferi-mento religioso e politico. L’incunearsi dellapolitica religiosa turca nei Balcani come ele-mento di mediazione politico-culturale non èstato limitato solo al rapporto tra l’Islam delleminoranze e gli Stati centrali, ma si è anche es-teso ai rapporti interstatuali tra paesi a maggio-ranza islamica, come la Bosnia Erzegovina, epaesi cristiano-ortodossi, come la Serbia. Inquesto caso con un po’ meno di successo,Ankara ha cercato di sviluppare una diplomaziatrilaterale facendo la spola tra Sarajevo e Bel-grado, ottenendo anche qualche successo di im-magine (contribuendo ad esempio a renderepossibile la visita del presidente Tadic alla com-memorazione della stage di Srebrenica del2010). Non contribuendo tuttavia in maniera ril-evante alla soluzione del rompicapo geopoliticobosniaco, anche perché la costruzione di un rap-porto a tre Sarajevo/Ankara/Belgrado, non nec-essariamente influisce sulle posizioni di BanjaLuka, che anzi potrebbero maggiormente radi-calizzarsi. Allo stesso modo, la Turchia si è im-pegnata per favorire un positivo sviluppo dellerelazioni tra Croazia e Bosnia Erzegovina, pro-ponendo un asse Ankara/Zagabria/Sarajevo chenelle intenzioni – velate forse di una certagrandeur post-imperiale – turche avrebbedovuto essere complementare a quello con Bel-grado. L’affievolimento delle prospettive eu-ropee di Ankara, e anche dei Balcani occidentalistessi, ha in parte contribuito a ridurre il pesodella dimensione dell’Europa Sud Orientalenella politica estera turca, che negli ultimi anniha subito un processo di ri-mediorientaliz-zazione e che si è ulteriormente esteso con ledestabilizzazioni geopolitiche prodotte dallacosiddetta primavera araba nell’immediato es-tero vicino turco. Per quanto riguarda il ruolo della Russia nella

Page 9: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

11

regione, i Balcani restano una area di rilevanzaper la sua politica estera e, in particolare, per lasua penetrazione economico - industriale. PerMosca, la rilevanza geopolitica della regioneappare in crescita e negli ultimi anni sono staterafforzate le relazioni politiche con la Serbia econ la Repubblica Srpska. Tale processo è ulte-riormente avanzato a Belgrado dopo le elezionipolitiche che hanno visto la sconfitta del filo eu-ropeo Tadic e l’ascesa del nazionalista filo-russo Nikolic. Al tempo stesso, la crisieconomico - finanziaria aumenta il numero deipaesi bisognosi di sostegno per i bilanci pub-blici, creando un nuovo impulso per le privatiz-zazioni e offrendo nuove occasioni ai gruppieconomici e finanziari russi per l’espansione neiBalcani. La crisi greca ha duramente colpitoanche l’economia di Cipro, che a dicembre2011 ha ricevuto 2,5 miliardi di euro in aiuti eha nuovamente reiterato a Mosca, nel luglio2012, una nuova richiesta di salvataggio fi-nanziario per ulteriori 5 miliardi di euro. Nelfrattempo una neonata società con sede in Rus-sia e guidata da un cittadino serbo, la EastMedia Group, ha rilevato il principale quotidi-ano politico dei Balcani, il giornale serbo Poli-tika, acquistandolo dal gruppo tedesco WAZ per4,5 milioni di euro. La vendita – parte di unapiù generale azione di dismissione dagli assetsbalcanici del grande gruppo mediatico tedesco,in sé già significativa testimonianza di una pro-gressiva diminuzione di interesse europeo perla regione e le sue dinamiche – è avvenuta conil tacito consenso del governo uscente di Tadic,che, come azionista dell’altro 50% del gruppoPolitika, avrebbe potuto esercitare il diritto diprelazione al momento della vendita delle quotedella WAZ. Sembra, al contrario, che il nuovogoverno abbia intenzione di ridurre ulterior-mente la propria quota azionaria del quotidiano.In realtà, come per altre entità strategiche dellaregione, le motivazioni della vendita sono da

ricercare nella disastrata gestione economica dimolte delle aziende a partecipazione pubblica,situazioni che diventano sempre più insosteni-bili nel momento in cui si aggrava la crisi eco-nomica e banche e investimenti occidentaliriducono i propri assetti balcanici. Il quotidianoPolitika non fa eccezione a questa situazione,con gli stipendi dei giornalisti che non vengonopagati da mesi e un pesante disavanzo econom-ico finanziabile solo con soldi pubblici o inves-timenti esteri: entrambi, ovviamente, forte-mente condizionati da considerazioni di carat-tere politico interno e internazionale. La pre-senza russa nei Balcani è con molta probabilitàdestinata ad aumentare nei prossimi anni, sia inragione dell’aggravarsi della situazione eco-nomica complessiva e della disoccupazione inmolti paesi della regione, sia in virtù delcostante surplus di liquidità prodotto dall’e-conomia russa, ripresasi dopo la crisi del 2009(quando il PIL segnò un -7,8) e che ha fatto reg-istrare per tre anni consecutivi una crescita su-periore al 4% del prodotto interno lordo. Lacrisi greca, che si ripercuote anche sull’econo-mia cipriota, apre ulteriori spazi alla presenzarussa nella regione anche nella prospettiva diuna potenziale fuoruscita di Atene dalla zonaEuro.In questo quadro politico internazionale inevoluzione si vanno a collocare gli scenari dicrisi della regione che vedono due principaliepicentri di instabilità. Il primo è rappresentatosicuramente dalla Bosnia Erzegovina, che conil passare del tempo evolve da una crisi politicaall’altra, dimostrando chiaramente l’ingestibil-ità del modello costituzionale di Dayton, che inmolti vorrebbero rivedere, ma non senza il con-senso politico di Belgrado (e, forse, di Mosca).L’ultima crisi politica in ordine di tempo èquella che ha visto la componente serba gover-nativa e della presidenza opporsi e contestare ilvoto in Consiglio di Sicurezza delle Nazioni

Page 10: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

12

Unite del rappresentante diplomatico dellaBosnia Erzegovina, favorevole a una riso-luzione di condanna del regime siriano. I partitipolitici serbi accusano il ministro degli Esteri diaver dato istruzioni in tal senso senza aver con-sultato, come richiederebbe la costituzione, lacomponente nazionale serba. La questione diprincipio sui meccanismi costituzionali e la tat-tica costante dei serbi di Bosnia di boicottare ilfunzionamento delle istituzioni per dimostrarnela disfunzionalità si intreccia ora con la cres-cente influenza politica russa, che strumental-izza il malcontento di Banja Luka subo-rdinandolo alle proprie posizioni internazionalisulla guerra civile siriana, mentre i partiti bosni-acchi appaiono orientati a schierarsi, come laTurchia e gli Stati Uniti d’America, dalla partedella resistenza islamista al regime di Assad.L’ultima cosa di cui in questo momento laBosnia Erzegovina e i Balcani in particolarehanno bisogno è quella di vedere la mediorien-talizzazione delle proprie conflittualità interne,seguendo la spaccatura cristianesimo orto-dosso/islam. Anche le notizie, in verità piuttostoconfuse, che parlano di membri della resistenzasiriana giunti in Kosovo per discutere strategiee tattiche di controguerriglia con ex membri del-l’Uck appare essere una non necessaria compli-cazione dei già delicati rapporti regionali. Larichiesta delle dimissioni del ministro degli Es-teri bosniaco Lagumdzija e le accuse di incosti-tuzionalità del voto alle Nazioni Unite mosse daparte dei partiti serbi della Bosnia Erzegovinaaprono una nuova crisi istituzionale in BosniaErzegovina, la cui portata non è ancora chiara,ma che potrebbe, come le precedenti, essereparticolarmente lunga.Il secondo elemento d’instabilità nella regionebalcanica è indubbiamente rappresentato dalKosovo, ove un conflitto a bassa intensità pros-egue latente nelle regioni settentrionali abitateda popolazione serba e de-facto sotto l’in-

fluenza di Belgrado. Il governo uscente di Tadicsi era spinto forse a toccare il limite politicomassimo della cooperazione con Pristina, ac-cettando di sedere ad un tavolo con i rappresen-tanti governativi di uno Stato non riconosciutoda Belgrado, accordandosi sulle modalità digarantire libertà di circolazione ai possessori diuna carta di identità kosovara sul territorio serboe accettando – pur con delle limitazioni sulla de-nominazione ufficiale – la presenza dei rappre-sentati di Pristina alle conferenze e agli incontriinternazionali regionali. Verosimilmente ilnuovo presidente serbo Nikolic interromperàquesto delicato processo di disgelo tra Belgradoe Pristina, quantomeno congelandolo, anche sein realtà esso era già stato portato probabilmenteai massimi termini e – almeno in quel formatoe in questa contingenza storica – non avrebbeprodotto molto di più. Se prevedibili sono le po-sizioni di Nikolic sul dossier Kosovo, restanoperò da verificare enfasi e frequenza delle atti-vazioni da parte del presidente sul dossier koso-varo e il ruolo che questi deciderà di riservareal nuovo Direttore dell’ufficio per il Kosovo eMethoja, Alexander Vulin. A Vulin, già membrodel movimento della Lega dei Comunisti e poiuno dei fondatori e portavoce del partito di sin-istra radicale e nazionalista JUL – che era pre-sieduto dalla moglie di Milosevic, MirjianaMarkovic – potrebbe essere lasciato il ruolo divalvola di sfogo delle pulsioni più nazionaliste,neutralizzando in parte il governo su taledossier. Resta tuttavia da verificare qualisaranno le posizioni russe sul Kosovo, e se equali spinte Mosca eserciterà su Belgrado inproposito. Infatti, anche la posizione russa sul-l’indipendenza del Kosovo è evoluta nel tempo,e, pur restando globalmente negativa, è passatada una fase di risoluta contrarietà al riconosci-mento della secessione di Pristina a un'altra incui è stata presa come giustificazione per la se-cessione di Abkhazia e Ossezia dalla Georgia.

Page 11: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

13

L’utilitarismo delle posizioni di Mosca suquesto dossier, e il loro inserimento in altre di-namiche politico strategiche, potrebbero ag-giungere un ulteriore livello di imprevedibilitàall’evoluzione del riconoscimento dello statusdel Kosovo. Alla situazione del Kosovo e della Bosnia Erze-govina – che rappresentano il cuore della insta-bilità della regione balcanica – si aggiunge laquestione della Macedonia, altro elemento difragilità e di insicurezza nei paesi dei BalcaniOccidentali rimasti fuori dalla integrazione eu-ropea e atlantica. La Macedonia presenta ilmaggior numero di criticità sia sul piano internoche internazionale. Le criticità interne sonoquelle rappresentate dal rapporto mai risolto trala ampissima minoranza albanofona e l’identitànazionale costruita attorno alla maggioritaria

identità slavo-macedone. Anche nella primametà del 2012 i rapporti interetnici hanno fattoregistrare incidenti sporadici e una tendenza allaulteriore radicalizzazione che non lascia sperarenulla di buono per il futuro. Le criticità inter-nazionali, principalmente rappresentate dallaquestione della denominazione del paese e dalrapporto contrastato con la Grecia, si estendonoanche alle relazioni con gli altri vicini che cir-condano il paese (Kosovo, Bulgaria, Serbia, Al-bania) tutte caratterizzate da elementi di frizionee contrasto. Quella delle eredità di conflittualitàtransfrontaliere rappresenta una situazione piùo meno ricorrente nei Balcani, ma che nel casodella Macedonia si estende pressoché a tutti ivicini, caso unico anche in una regione ad altaconflittualità come quella balcanica.

Page 12: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

15

►Il Servizio Federale per la Cooperazione Tecnico Militare, ovvero l’Ente di Stato russo che co-ordina la cooperazione Governo – Governo in tema di forniture militari, ha comunicato che l’Iranstarebbe per sottoporre ad arbitrato il contenzioso con la Russia, relativo alla cancellazione delcontratto, siglato nel 2007, per la fornitura di sistemi missilistici tipo S-300. Secondo fonti distampa russe, Teheran potrebbe chiedere un risarcimento pari a 4 miliardi di dollari, per i danniderivanti dalla mancata fornitura dei materiali d’armamento contrattualizzati. Il blocco del con-tratto da parte russa era seguito alla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniten. 1929, del 9 luglio 2010, con la quale si richiedeva agli Stati membri l’imposizione di un embargoverso l’Iran. Secondo alcuni commentatori, la questione del possibile risarcimento “miliardario”sarebbe in vero costruita ad arte dal Cremlino, per dare una giustificazione “razionale” a unapossibile svolta in politica estera, con la rottura dell’embargo e l’avvio di una alleanza con l’Iran. ►In Tajikistan è stato completato lo scavo della galleria di Shahristan, lunga oltre cinque chilo-metri e che mette in comunicazione due regioni del Paese, sinora collegate solo attraverso un va-lico posto a 3.345 metri di quota e, perciò, spesso bloccato dalla neve. La nuova via dicomunicazione ha una rilevanza strategica in quanto faciliterà notevolmente i flussi logistici al-l’interno del Paese, ma anche il movimento dei convogli provenienti dall’Afghanistan e utilizzatiper il ripiegamento delle Forze dell’ISAF. La galleria è stata realizzata grazie ad un prestito of-ferto dal Governo cinese.

Comunità di Stati Indipendenti Europa Orientale

Andrea Grazioso

Eventi

LA RUSSIA LOTTA PER IL CONTROLLO DEL CENTRO ASIA

Mosca incontra sempre nuove difficoltà peresercitare un effettivo ed efficace controllo sullerepubbliche ex-sovietiche del Centro Asia. Leopportunità offerte dalla sfruttamento delle ri-sorse energetiche, unite alla strategica rile-

vanza del loro territorio quale via di passaggiofra la Cina e l’Europa, e fra l’Afghanistan e ilresto del mondo, offrono alle leadership localinuovi strumenti per esercitare una (parziale)sovranità, in politica estera e di difesa.

Page 13: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

16

Il “cuore della Terra” è pieno di gasLa regione centroasiatica, lo “heartland” delleteorie geopolitiche del XX secolo, si caratte-rizza principalmente per la sua vastità, la scar-sezza di infrastrutture e – con alcune eccezioni– di popolazione e il suo essere “distante” e “re-mota” dai poli di sviluppo industriale e, quindi,dai poli logistici strettamente associati alle in-dustrie.Il lungo periodo di dominio sovietico non haposto rimedio a queste debolezze strutturalidella regione. Al contrario, l’architettura poli-tica ed economica dell’Unione, direttamente fi-nalizzata a garantire il controllo da parte delCremlino delle risorse e dei territori, ha sottomolti aspetti amplificato la dipendenza dellesingole Repubbliche centroasiatiche da “fontidi legittimazione” esterne.Così, ad esempio, per decenni è stato forte-mente limitato lo sviluppo delle infrastrutture –quelle ferroviarie e viarie, prima di tutto – alpunto da impedire alle singole Repubbliche dipoter contare su una propria rete interna di tra-sporto, autonoma e indipendente rispetto aquella delle altre vicine. Ancora oggi, a distanzadi oltre venti anni dal crollo sovietico, è moltodifficile muoversi all’interno dei singoli territoridelle Repubbliche centroasiatiche senza doverattraversare passi di montagna particolarmenteimpervi, vaste zone completamente deserte o,magari, la frontiera di un’altra Repubblica, perpoi rientrare nuovamente nel Paese di partenza.Mosca ha ovviamente sfruttato questa debo-lezza “strutturale” delle Repubbliche centroa-siatiche per ostacolare il più possibile l’accessoa quei territori e lo sfruttamento delle materieprime ivi presenti, da parte di soggetti differentidalle sue stesse Compagnie commerciali.Due fondamentali novità sono tuttavia emersenel corso degli ultimi dieci anni.La prima è rappresentata dalla crescente “fame”di energia, soprattutto per una realtà – come

l’Europa – che per scelte politiche ha aumentatola propria dipendenza dalle risorse di materieprime fossili, localizzate in massima parte fuoridal Vecchio Continente. Anche la crescita rapi-dissima delle economie asiatiche, come è ovvio,ha determinato una forte spinta al rialzo deicosti dell’energia, con la necessità di avviare losfruttamento di sempre nuovi giacimenti.La regione centroasiatica, come noto da de-cenni, è estremamente ricca di risorse naturali,gas e petrolio soprattutto, e questo non potevaevidentemente rimanere celato troppo a lungo.Per anni, “stime” opportunamente “orientate”da parte di Autorità pubbliche e private occi-dentali e, soprattutto, russe, hanno teso a sco-raggiare l’interesse verso lo sfruttamento di talirisorse. Ma, come detto, la fame di energia ètale per cui la prudenza seguita per molti anniha ormai definitivamente lasciato il posto ad unvero “entusiasmo” per le opportunità offertedalla regione.Di grande importanza – per l’autorevolezzadella fonte e, come conseguenza – per l’impattopolitico che potrà avere, la divulgazione di unanuova, “sorprendente” stima relativa alle ri-serve di gas naturale disponibili in Turkmeni-stan, stima contenuta nell’ultimo annuariostatistico della British Petroleum.Presentata il 17 luglio, l’edizione 2012 la “Sta-tistical Review of World Energy” predispostadal gigante energetico britannico riporta, per ilTurkmenistan, una stima delle riserve accertatedi gas pari a 24 mila e trecento miliardi di metricubi. Nella precedente edizione dell’annuario ilvalore riportato era pari a 13 mila e quattrocentomiliardi di metri cubi. La British Petroleum,quindi, ha in pratica quasi raddoppiato la suastima, con ciò attribuendo al Turkmenistanquasi il 12 percento delle riserve mondiali, al-l’incirca lo stesso valore del Qatar.Ebbene, considerando che la produzione an-nuale di gas turkmeno è oggi pari a meno di 60

Page 14: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

17

miliardi di metri cubi all’anno, ai ritmi attuali,semmai non dovessero più essere scoperti nuovigiacimenti, il Paese potrebbe continuare a pro-durre gas per almeno quattrocento anni.Ovviamente tutto ciò lascia spazio a un fortis-simo incremento della produzione annuale, sic-ché le affermazioni ripetute negli ultimi anni daileader turkmeni, ovvero la possibilità per ilPaese di far fronte praticamente a qualsiasi ri-chiesta futura di approvvigionamento da partedi clienti disposti a investire nella produzione,oggi sono prese molto più sul serio.Ad oggi, dal Turkmenistan vengono diretti circa10 miliardi di metri cubi di gas all’anno versola Russia – essenzialmente per poi essere ri-esportati verso l’Europa –, altri 10 miliardiverso l’Iran – non per soddisfare le esigenze in-terne di questo Paese, ma per consentirgli di au-mentare a sua volta l’esportazione –, e 14miliardi vanno verso la Cina. Date le disponi-bilità, si prevede un formidabile incrementodell’export nei prossimi anni, con la Cina asvolgere il ruolo di acquirente principale. Versoquesto Paese ci si attende un export pari ad al-meno 30 miliardi di metri cubi/anno nel 2014,per giungere a 65 miliardi quando saranno ade-guatamente potenziati i gasdotti già esistenti.Anche verso l’Europa, come da tempo noto, po-trebbe ampliarsi il flusso di gas turkmeno, e lavisita del Presidente della Commissione, Bar-roso, caduta il 18 luglio, all’indomani del citato“raddoppio” delle stime sulle riserve turkmene,non poteva svolgersi in un momento più propi-zio per far progredire il disegno di un accordopolitico di lungo termine fra Turkmenistan eUnione Europea.Anche escludendo il progetto per un gasdottoche, attraverso l’Afghanistan, alimenti Pakistane India, appare chiaro come il Paese che rischiaseriamente di rimanere escluso dal nuovogrande business associato allo sfruttamento delgas turkmeno sia proprio la Russia, per anni

monopolista della sua commercializzazione,stante l’esistenza delle sole pipelines costruitein epoca sovietica, che convogliavano appuntoil gas verso la Russia.

Il ritiro delle Forze NATO dall’AfghanistanEsiste anche un secondo fattore che, come an-ticipato, ha determinato negli ultimi anni unacrescita nella rilevanza strategica dei territoricentroasiatici.Con l’aumento della presenza militare occiden-tale in Afghanistan, soprattutto a partire dal2008, e più ancora dopo la chiusura del territo-rio pakistano al transito dei rifornimenti per leForze dell’ISAF, i Paesi della Coalizione aguida NATO hanno di necessità sviluppato ilpiù possibile il cosiddetto “network di distribu-zione settentrionale”, ovvero l’insieme di vie ditrasporto che, attraverso le Repubbliche delCentro Asia, giungono fino in Afghanistan dasettentrione.Oltre alla presenza – modesta ma strategica –di Forze aeree alleate in alcune di queste Re-pubbliche, quindi, la NATO ha sviluppato intempi relativamente brevi una sua discreta maimponente presenza “logistica”.Ora, malgrado la riapertura della frontiera pa-kistana ai traffici alleati, la “rotta settentrionale”diviene sempre più strategica per facilitare il co-lossale “ripiegamento” delle Forze alleate, chelasceranno agli Afgani, a partire dal 2014, la re-sponsabilità di condurre il conflitto per la sta-bilizzazione del loro Paese.Dagli studi compiuti risulta che – per la quantitàdi materiale schierato in Afghanistan nel corsodegli oltre dieci anni di conflitto e ora da ripor-tare in Patria – sarà necessario far partire inmedia un container ogni sette minuti, da qui aldicembre 2014, giorno, notte e festività com-prese.Sia l’Alleanza Atlantica in quanto tale, sia moltidei Paesi della NATO su base bilaterale, hanno

Page 15: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

18

quindi sottoscritto con diverse Repubblichecentroasiatiche degli “accordi di transito”, fina-lizzati proprio a facilitare – o in alcuni casi ren-dere possibile – l’attraversamento del territoriodi tali Repubbliche alle Forze alleate.Ovviamente, tali accordi non sarebbero in ef-fetti risolutivi se non fossero inseriti in un piùampio contesto che comprende anche la Russia,e magari l’Ucraina, giacché dal Centro Asia, co-munque, non si raggiunge altrimenti l’Europao il mare internazionale.In tale quadro, degni di particolare nota sonodue recenti eventi che, in diversa misura, deli-neano una tendenza di allontanamento delle Re-pubbliche centroasiatiche dall’orbita russa.Il 28 giugno le autorità dell’Uzbekistan hannoformalmente comunicato la decisione, adottatasolo pochi giorni prima, di “sospendere” la par-tecipazione del Paese alla CSTO, ovvero la Col-lective Security Treaty Organization. Si tratta,come noto, di una Organizzazione di “sicurezzacollettiva” che lega alcuni dei Paesi ex-sovieticie che, in sostanza, è stata presentata a più ri-prese come la risposta di Mosca – su scalamolto più ridotta, ovviamente – alla NATO.Tashkent, praticamente sin dalla sua indipen-denza, è rimasta sempre ai margini esternidell’orbita russa, anche e soprattutto in terminidi cooperazione militare. In concreto, non hamai fornito un contributo stabile e convinto alleiniziative che a più riprese il Cremlino ha postoin atto per “ricucire” quanto era stato laceratodal crollo sovietico.Ma la decisione di sospendere la propria ade-sione alla CSTO – peraltro il Trattato non pre-vedrebbe la possibilità di una tale “so-spensione”, ma solo il ritiro, e con una proce-dura non immediata – è scaturita verosimil-mente a seguito del tentativo di Putin disviluppare fortemente il potenziale “politico”dell’Organizzazione.In particolare, la decisione di costituire una

Forza di Reazione Rapida sotto l’egida dellaCSTO e, soprattutto, l’ipotesi di far interveniretale Forza anche in assenza dell’unanimità deiPaesi aderenti, e persino per fronteggiare “mi-nacce interne” agli Stati membri, ha fatto suo-nare un vero e proprio campanello d’allarme.A tutti gli effetti, il disegno di Putin sembra pro-prio quello di costituire uno strumento politico-militare per poter affermare il “diritto diintervento” russo (con la presenza simbolica dialtri Paesi ex-sovietici) nel suo “estero vicino”.Il termini squisitamente militari, il ritiro del-l’Uzbekistan dalla Forza non produrrà effetti si-gnificativi, come sprezzantemente sostenuto deiVertici militari russi. In effetti, l’Uzbekistan èsempre stato restio – come detto – a parteciparea tali Contingenti multinazionali, tanto che nonha preso parte neppure all’esercitazione di con-tro-terrorismo svoltasi sotto l’egida della Shan-ghai Cooperation Organization lo scorsogiugno, in Tajikistan.Inoltre, deve pure essere rilevato come la stessacredibilità della Forza di Reazione, nel suocomplesso, sia abbastanza dubbia, per le nume-rose carenze sia materiali, sia addestrative deivari contributi nazionali.In sostanza, come già detto, la CSTO e la cor-relata Forza di Reazione sono strumenti perdare una veste formale all’azione d’influenzarussa nello spazio ex-sovietico.Oltre all’Uzbekistan, però, anche il Tajikistancontinua a dare grattacapi al Cremlino, affer-mando – seppure con diversa efficacia – la suaindipendenza da Mosca.Così, ad esempio, la negoziazione fra Dushanbee Mosca per il rinnovo dell’accordo relativo allapermanenza di truppe russe sul suolo tagiko nonmostra, per ora, significativi progressi.La presenza militare russa è consistente, per glistandard regionali: circa 7.000 militari inqua-drati nella 201° Divisione motorizzata, il piùgrande contingente russo fuori dai confini na-

Page 16: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

19

zionali.Mosca chiede di rinnovare l’accordo per la loropresenza nel Paese per 49 anni, sulla falsarigadi quanto già fatto con Ucraina e Armenia. Daparte loro, le Autorità tagike non sembrano in-tenzionate ad andare oltre i dieci anni, e soprat-tutto pretendono un drastico aumento del“canone” che i Russi dovrebbero pagare: siparla di ben 300 milioni di dollari, più la con-segna di consistenti quantità di armamenti.Anche in questo caso, la reazione russa alle ri-chieste delle Autorità della Repubblica centroa-siatica è stata sprezzante, e affidata al GeneraleMakarov. Il 3 luglio questi ha rilasciato una di-chiarazione pubblica nella quale stigmatizzavala posizione tagika e ricordava i forti rischi diinstabilità per tutta la regione, instabilità causatadai latenti conflitti per l’accesso alle risorse,oltre ché da contrapposizioni nazionaliste, etni-che e religiose.Tuttavia, la posizione di Uzbekistan e Tajiki-stan, senza dimenticare il Turkmenistan, è stret-

tamente connessa con quegli sviluppi geopoli-tici e geo-strategici sopra menzionati – fortecrescita delle potenzialità economiche, nuovacentralità della regione per le esigenze del con-flitto afgano – che sono sostanzialmente fuoridal controllo di Mosca.

Sotto molti aspetti, insomma, non sarà più pos-sibile “escludere” il Centro Asia dal resto delMondo, perché le infrastrutture già create, equelle in via di realizzazione, progressivamenterenderanno la regione più accessibile dal-l’esterno, e di più agevole sfruttamento da partedi soggetti privati.La trasformazione di questa regione, quindi, èormai in atto, e gli strumenti messi in campo fi-nora da Mosca per congelare la realtà, mante-nendola in una condizione eternamente“post-sovietica”, appaiono spuntati rispettoalle straordinarie opportunità economiche ealle impellenti esigenze strategiche dei princi-pali attori globali.

Page 17: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

21

Teatro Afghano

Claudio Bertolotti

Eventi►1 luglio – Proposta una legge per la limitazione della libertà di stampa. La bozza della nuovaproposta imporrebbe significative restrizioni per i programmi televisivi stranieri – in particolarele soap-opera turche e i prodotti cinematografici indiani di Bollywood – accusati di presentaremodelli femminili troppo liberali, romantici e lontani dalle tradizioni culturali afghane.►3 luglio – Nonostante una crisi diplomatica lontana dall’essere risolta, il Pakistan ha accet-tato di riaprire alla NATO le vie di comunicazione logistica con Afghanistan. Per la NATO è unrisultato estremamente importante, in particolare per l’avvio della fase di disimpegno dal conflittoafghano a partire dal 2014. L’accordo tra Stati Uniti e Pakistan si sarebbe basato sul pagamentoda parte di Washington di circa due miliardi di dollari in aiuti militari. Immediata la reazionedegli islamisti pakistani che, in opposizione alla scelta governativa, hanno dato vita a una "lungamarcia" di protesta da Lahore a Islamabad.►6 luglio – L’ExxonMobil ha annunciato l’intenzione di avviare un’attività di prospezione nelnord dell’Afghanistan. Una decisione che appare volta a incentivare altre società petrolifere ainvestire sulle ricchezze del sottosuolo afghano così da contenere la crescente presenza cinesenell’area.►7 luglio – Primo e significativo incontro ufficiale tra rappresentanti del governo afghano etaliban dell’Emirato islamico in occasione della conferenza sulla pace e sulla riconciliazione te-nutasi a Kyoto, in Giappone. Immediata la smentita formale del portavoce dell’Emirato islamicodei taliban, Zabiullah Mujahid.►7 luglio – L’Afghanistan ha ottenuto lo status di principale alleato non-NATO degli StatiUniti, al pari di Israele, Giappone, Pakistan e di altri Stati asiatici e dell’Europa orientale. L’an-nuncio, fatto dal Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton in occasione della visita ufficiale inAfghanistan prima della Conferenza di Tokyo, confermerebbe la direzione politica strategica diWashington basata sul Strategic Partnership Agreement che garantirà una presenza sul suolo af-ghano di circa 10-30.000 militari statunitensi nel prossimo decennio.►8 luglio – Provincia di Parwan: una donna di ventidue anni accusata di adulterio è stata uc-cisa in pubblico dai taliban (il video è stato diffuso dalla Reuters). L’evento rappresenta un fattosignificativo poiché sarebbe frutto di una soluzione di compromesso tra un leader taliban locale– sposato con la donna – e un altro taliban – l’amante – i quali, anziché risolvere la questione at-

Page 18: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

22

La prospettiva di un disimpegno significativodella NATO dal teatro afghano porta a rifletterecirca le possibili ripercussioni sul processo dipace e stabilizzazione dell’Afghanistan, sulruolo dei gruppi di opposizione che si battonoper il potere e sull’evoluzione della sicurezza alivello regionale e globale. La «transizione ir-reversibile» – come l’ha definita Obama – con-tribuirà alla stabilità del Paese o piuttosto adalimentare un variegato conflitto armato in-terno?La storia recente dell’Afghanistan induce aun’analisi orientata a non escludere il riaccen-dersi di intensi conflitti armati interni dopo ildisimpegno della NATO, così come avvennedopo il ritiro dei Sovietici alla fine degli anni

Ottanta e successivi anni Novanta; è questo unquadro certamente non rassicurante che trove-rebbe riscontro nell’accesa conflittualità deigruppi di potere – a cui si uniscono quelli di op-posizione armata – pashtun e non-pashtun. Ta-liban ed ex Alleanza del Nord potrebberodunque trovarsi nel breve periodo impegnati inun violento confronto dagli esiti tanto incertiquanto irreversibili.Ciò che però appare confortante è l’apparentedisponibilità di alcuni dei soggetti impegnatinei conflitti afghani a una soluzione negozialee di compromesso; certo sono ancora pochi irisultati sinora raggiunti, ma si intravvede unaqualche forma di apertura. La riconciliazione nazionale, alla quale sono

COMUNITÀ INTERNAZIONALE E TALIBAN: DUE STRATEGIE PARALLELE E CONCILIABILI

traverso la risoluzione tradizionale delle conflittualità, avrebbero riversato sulla donna tutte leresponsabilità grazie anche al sostegno e alla complicità della comunità locale. ►13 luglio – Hanifa Safi, capo regionale del Women’s Affairs è stata uccisa dai taliban nell’estdell’Afghanistan con una bomba piazzata sotto la sua automobile.►14 luglio – Nel nord dell’Afghanistan, un attacco suicida in occasione di una festa nuzialeha provocato la morte di Ahmad Khan Samangani, importante politico anti-Taliban non-Pu-shtun, e di altri ventidue civili. L’avvenimento potrebbe portare a un’escalation di violenza a li-vello locale tra gruppi etnici pashtun e non-pashtun con un ruolo significativo del movimentotaliban che potrebbe inserirsi come sponsor dei primi.►18 luglio – Nella provincia settentrionale di Samangan i taliban hanno portato a termine unospettacolare attacco contro i convogli logistici della NATO distruggendo in prossimità del con-fine con Uzbekistan e Tagikistan ventidue veicoli pesanti carichi di carburante ed equipaggia-menti. Consistenti le ripercussioni economiche sull’economia locale.►21 luglio – Nella provincia di Kunar, nell’est del Paese, l’esercito pakistano ha sparato oltretrecento colpi di artiglieria all’interno dei confini afghani e diretti alle basi dei taliban pakistani(TTP) rifugiatisi oltreconfine. Immediata la protesta del governo afghano che non ha provocatoreazioni da parte di Islamabad.►24 luglio – Farah, il comandante della polizia di Bala Baluk unitamente a tredici poliziotti hadisertato andando a unirsi ai taliban locali portando con sé due veicoli della polizia, uniformi,equipaggiamenti e venti fucili da assalto.

Page 19: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

23

stati chiamati ad aderire tutti gli attori afghanicoinvolti nel conflitto, può rappresentare unaformula in grado di convincere se non tutti al-meno una significativa parte dei concorrentialla lotta per il potere; i vantaggi politici po-trebbero essere equamente distribuiti, e con essicertamente quelli economici derivanti dallosfruttamento delle risorse energetiche e mine-rarie del sottosuolo afghano e dai diritti di pas-saggio delle pipeline. Un buon incentivo, tantoper cominciare, a cui si unirebbe l’impegnodella Comunità internazionale a sostenere eco-nomicamente l’Afghanistan per i prossimi quat-tro anni.

La conferenza di Tokyo e il ruolo della Co-munità internazionaleNel gennaio del 2002, oltre sessanta nazioni eventi organizzazioni internazionali preseroparte all’Afghanistan Recovery and Reconstruc-tion Conference a Tokyo, promettendo circa duemiliardi di dollari per quell’anno e più del dop-pio per il quinquennio successivo da destinarealla ricostruzione dell’Afghanistan.Dieci anni dopo, l’8 luglio 2012, oltre settantanazioni e organizzazioni internazionali si sonodate appuntamento nella stessa città per definirei termini quantitativi dell’impegno internazio-nale nella fase di «transizione» che ha seguitoquella di «stabilizzazione» dichiarata conclusasul piano formale, ma non certamente su quelloreale. Non solo sicurezza: l’impegno collettivosi rivolgerà certamente al sostegno delle forzearmate afghane, ma principalmente ai progettiinfrastrutturali e al supporto dello Stato afghanoe alle sue esigenze in termini di sviluppo infra-strutturale e socio-economico.Il Presidente Hamid Karzai, se da un lato ha di-mostrato soddisfazione per il considerevole ri-sultato portato a casa, dall’altro non ha mancatodi ostentare preoccupazione per l’incerto futuroche potrebbe prospettarsi all’orizzonte allor-

quando le truppe della NATO lasceranno ilPaese.Sedici miliardi di dollari, a tanto corrispondel’impegno collettivo della Comunità internazio-nale nei confronti dell’Afghanistan per i pros-simi quattro anni; uno sforzo economico nonindifferente, ma inversamente proporzionale al-l’impegno militare che progressivamente verràridimensionato da parte di tutti i componentil’Alleanza, chi più e chi meno, sino al raggiun-gimento di un equilibrio di forze non ancorareso pubblico, ma che dovrebbe consistere in10-30.000 soldati.Tornando sul piano economico, gli Stati Unitisi faranno carico di un aiuto variabile da uno atre miliardi di dollari l’anno, il Giappone pocomeno, la Germania cinquecento milioni, il Ca-nada trecento milioni, l’Asian DevelopmentBank e l’Unione Europea oltre un miliardo; vin-colanti, al momento solamente sul piano teo-rico, saranno la trasparenza, il rispetto dei dirittiumani (compresi quelli delle donne), il rule oflaw e il processo democratico.Guardando ai dieci anni appena trascorsi, è pos-sibile fare un calcolo approssimativo; oltre ses-santa miliardi di dollari sono stati donati alloStato afghano dal 2002 a oggi, non sempre benspesi e investiti. Alto è il timore che gli erroridel passato possano essere ripetuti; per questomotivo ampie garanzie di rispetto degli accordisono state richieste al governo afghano da tuttii donatori, pena la riduzione se non l’annulla-mento degli impegni presi. La formalizzazionedella disponibilità al sostegno dell’Afghanistanè dunque condizionato dalla buona amministra-zione che il governo afghano saprà fare diquanto elargito dalla Comunità internazionalee di quelli che saranno gli sviluppi sul pianodella governance e della lotta alla corruzione –al momento la piaga principale che affliggeogni livello dell’amministrazione afghana.Dunque, dieci anni dopo la prima conferenza di

Page 20: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

24

Tokyo, la Comunità internazionale si è riunitaper definire l’ultima linea strategica per assicu-rare all’Afghanistan un piano di sviluppo soste-nibile sotto tutti i punti di vista: politico,economico, sociale e della sicurezza.L’Afghanistan è un Paese con una forte società,ma è uno Stato debole; non sarà semplice otte-nere in un breve periodo ciò che non si è otte-nuto in dieci anni, ma l’alternativa sono ilcollasso e la guerra civile. Dunque, se propriodeve essere fatta una scelta, questa appare es-sere certamente quella più opportuna. E propriosull’opportunità si basano le ragioni che hannoindotto l’Alleanza e la Comunità Internazionalea prendere parte a quest’ultimo sforzo: l’oppor-tunità di lasciare un teatro di guerra senza viadi uscita, l’opportunità di presentare all’opi-nione pubblica mondiale la capacità di gestireun conflitto, l’opportunità di non palesare i suc-cessi ottenuti dall’insurrezione afghana a sca-pito della più potente alleanza militare delmondo, la NATO.L’Afghanistan, accompagnato e affiancato dai«consiglieri» (gli advisor civili e militari) inquesta fase del percorso darà vita a una propriapolitica di medio termine, svincolandosi pro-gressivamente – queste sono le speranze –dall’aiuto esterno e guardando agli equilibri re-gionali per gestire e coordinare le spinte dina-miche e le esigenze interne. Al momento attualel’economia afghana è caratterizzata da una cre-scita teorica annuale dell’8%, il reddito pro-ca-pite è triplicato rispetto a dieci anni fa,l’aspettativa di vita sensibilmente migliorata.Fattori non secondari per un Paese che indiscu-tibilmente è affetto da guerra cronica da oltretre decenni. Vi è però un problema di fondo, ecioè che questo sviluppo socio-economico sibasa su dinamiche viziate da un fattore esterno:la fonte principale delle entrate.Oltre il 95% dell’economia dell’Afghanistan èinfatti dipendente dalle spese militari straniere

e queste nel prossimo biennio subiranno un ta-glio di circa il 50%, passando da 4,1 a 2,5 mi-liardi di dollari con significative e diretteripercussioni sull’economia locale. Dunque,anche per questa ragione, si è reso necessariol’intervento della Comunità Internazionale cheha espresso l’intenzione di agire là dove tren-t’anni di guerre hanno distrutto, azzerato, an-nullato.Vi sono però quattro punti critici che nel lungoperiodo potrebbero condizionare gli sviluppi egli esiti della nuova strategia per l’Afghanistan:1. il rischio di un déjà vu: il collasso delloStato conseguente alla riduzione dei finanzia-menti dall’esterno, così come accadde dopo lacaduta dell’Unione Sovietica e l’azzeramentodegli aiuti di Mosca;2. l’incapacità dello Stato afghano nelsaper gestire adeguatamente e in manieratrasparente gli aiuti provenienti dall’esterno; 3. l’incognita insurrezionale: vorranno italiban giungere a un accordo negoziale chepreveda un definito ruolo politico e propriearee di influenza, o piuttosto manterranno ilPaese in uno stato di conflittualità di medio-basso livello?4. infine, il ruolo delle potenze regionali– in particolare Pakistan e Iran – e dellavolontà di queste di influenzare le dinamicheinterne all’Afghanistan.

L’approccio strategico e la visione a lungotermine dei taliban: una breve analisi del-l’Afghanistan che saràUna recente intervista rilasciata alla rivista po-litica inglese New Statesman da un «coman-dante taliban di rango elevato» potrebbesuggerire la volontà del principale gruppo di op-posizione armata di dare concreto avvio allafase negoziale del conflitto. Ma quali taliban?Forse quelli vicini al mullah Omar, o i tantigruppi combattenti operativi sotto la bandiera

Page 21: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

25

dell’Emirato islamico?Appare verosimile che, a fronte di una guerraperenne, anche i vertici insurrezionali si sianoresi conto che accettare una soluzione di com-promesso nel breve periodo, nell’attesa che losforzo militare straniero si riduca significativa-mente, possa portare beneficio a un movimentosempre più presente sul suolo afghano, maanche più stanco e difficile da gestire comeun’unica entità. E, dunque, i mujaheddinafghani potrebbero decidere di accettare nelbreve periodo un end-state ridimensionatorispetto al controllo totale dell’Afghanistan nel-l’epoca post-NATO. In effetti, ciò che appareessere evidente è una visione a lungo terminebasata su un compromesso accettabile, l’attesae la possibilità di un successo spostato avantinel tempo; fasi e obiettivi intermedi funzionaliall’alleggerimento della pressione militare eall’ulteriore espansione sul territorio e all’in-terno della società afghana.Il dubbio però si pone di fronte al quesito postoa premessa di questo articolo: quali talibansarebbero disposti a deporre (seppure tempo-raneamente) le armi in favore di un compro-messo col nemico? Alcuni, non certamente tutti;e questo è il risultato di un processo evolutivointerno che avrebbe portato alla comparsa diuna manifesta natura dualistica (e forseschizofrenica) del movimento taliban in cui,mentre una parte si apre al dialogo e al compro-messo, l’altra si prepara alla lotta a oltranza1.La realtà dei fatti è ben lontana dall’idea di unmovimento taliban monolitico, centralizzato econ una adeguata capacità di comando e con-trollo del centro sulla periferia; tutt’altro.Quello dei mujaheddin afghani è un universoassai complesso, variegato, caratterizzato dauna singolare collaborazione competitiva tra idifferenti gruppi e fazioni che lo compongono.Dunque, benché il vertice insurrezionale – o so-lamente parte di esso – possa optare per una

soluzione negoziale basata sulla consapev-olezza di non poter vincere sul campo questaguerra, non è detto che le unità operative sul ter-reno, caratterizzate da una forte autonomia e in-dipendenza, e i comandanti di medio livello –sovente ben inseriti nel florido business del nar-cotraffico e spesso ideologicamente motivati econvinti della vittoria finale – decidano di farealtrettanto. Ma tanto basterebbe a entrambi isoggetti (Stati Uniti e vertici taliban) per poteredichiarare un’anomala (quanto provvisoria) vit-toria, a scapito ovviamente dell’immagine (everosimilmente del destino) dello Stato afghanoe dei suoi diritti costituzionali così come ogginoi li conosciamo.Le forze della coalizione internazionale a guidaNATO hanno il relativo controllo del centro edelle principali aree urbane; i taliban control-lano tutto il resto, fatto di aree rurali e imperviezone montane, la periferia dell’Afghanistan.Militarmente parlando, i taliban non conquis-teranno mai Kabul, e questo lo hanno ben com-preso; così come le forze di sicurezzainternazionali hanno implicitamente ammessoche il controllo della periferia è un obiettivo non(più) raggiungibile.La questione al-Qa’ida pare ormai essere stataaccantonata. In primis dagli Stati Uniti che,dopo l’uccisione di Osama Bin Laden, hannoavuto la possibilità di presentare un concretorisultato (ottenuto in parte a scapito dei rapportidiplomatici con il Pakistan, e dunque degliequilibri regionali); anche i taliban, lontani dallavisione strategica qaedista orientata al jihadglobale, puntano esclusivamente (tanto sulcampo di battaglia quanto sul piano della prop-aganda mediatica e porta-a-porta) alla condottadi una guerra di liberazione nazionale, senza ev-identi quanto incontrollabili correnti e spinte di-namiche esterne. Al-Qa’ida esiste, ma il suoruolo appare ormai irrilevante; così è almeno inAfghanistan.

Page 22: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

26

1 Si rimanda a C. Bertolotti, Le incertezze del summit di Chicago e le sfumature del fronte taliban, in «Os-servatorio Strategico – Teatro Afghano», n. 5/2012, CeMiSS Roma 2012.

L’approccio strategico dei taliban, che sulcampo di battaglia hanno conquistato una legit-timità politica riconosciuta dagli stessi StatiUniti, potrebbe dunque orientarsi verso il tavolonegoziale: la soluzione di compromesso cheaprirà le porte a una forma di potere nuovo peri taliban dell’Afghanistan che verrà.Ma quale Afghanistan? Vediamolo in estremasintesi. La Repubblica Islamica di Karzai – conil vivace sostegno degli Stati Uniti – faciliteràil ruolo politico dei taliban attraverso il delicatoprocesso negoziale che si basa – almeno nellepubbliche e dichiarate intenzioni – sullo stopdella violenza (e dunque alla lotta insur-rezionale), la cessazione di qualunque tipo dicollaborazione con al-Qa’ida, il rispetto dellaCostituzione afghana e dei diritti civili (donneincluse).Adesso, tralasciando i due punti marginali sulfronte della real-politik (stop alla violenza erispetto di Costituzione e diritti civili) ciò chepiù preme agli Stati Uniti – più per ragioni dipolitica interna che di effettivo ritorno sul pianooperativo e strategico – è mettere ufficialmentefine al binomio taliban-radicali qaedisti. E perottenere ciò sarà necessaria una formale quantopubblica presa di posizione – e di distanza da

al-Qa’ida – da parte dei taliban. È un obiettivonecessario e ineludibile per tutti, in particolareper Washington.Gli accordi a breve termine, quelli su cui si vor-rebbe puntare, porteranno a temporanei cessateil fuoco in grado di consentire il passaggio diresponsabilità alle forze di sicurezza afghane;non è certo un vantaggio operativo o strategicosul lungo termine, ma opportuno di fronte a unasempre più pressante opinione pubblica.Dunque, l’avvio del compromesso – il che nonsignifica tout court cessazione delle ostilità estabilizzazione – pare essere a portata di mano.Nella migliore delle ipotesi, al governo di Kabulpotrebbe andare il potere formale e un apparente(per quanto a breve termine) stabilità politica;alla Comunità Internazionale spetterà l’onere dimantenere in vita uno Stato altrimenti privo diun’economia in grado di garantirne la funzion-alità; agli Stati Uniti il controllo di un’areastrategica e di vitale importanza.Dunque «l’Afghanistan che sarà» si proponecome un classico compromesso afghano: un po’Repubblica Islamica, così come l’abbiamoconosciuto, e un po’ Emirato Islamico, cosìcome potremmo conoscerlo a breve.

Page 23: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

27

Medio Oriente - Golfo Persico

Nicola Pedde

►Siria – L’escalation di violenza nei centri più importanti della Siria è andata intensificandosinel corso delle ultime settimane del mese di luglio. La realtà è ormai quella di una guerra civile,in cui regime e oppositori sembrano essere disposti a innalzare costantemente il livello della vio-lenza pur di mantenere o strappare il controllo sulle aree chiave del paese. Dopo l’assedio di Da-masco in cui le forze del regime hanno avuto la meglio, i combattimenti si sono spostati verso ilnord, a ridosso della frontiera turca, ad Aleppo, seconda città del paese e capitale economica. Lacomposizione etnica della città – che ha una forte presenza di cristiani, finora sostanzialmenteallineati alla minoranza alawita del regime – e la sua posizione strategica potrebbero giocare unruolo determinante nel conflitto e, quindi, nel futuro della Siria. Nel caso in cui l’opposizione riu-scisse a conquistare il controllo della città, la regione potrebbe proclamarsi indipendente, dandovita alla frammentazione etnica dell’attuale Siria. La “balcanizzazione” del conflitto, nonostantequesta ipotesi non sia al momento probabile, alimenterebbe un focolaio di tensione che coinvol-gerebbe gli stati vicini. Se, invece, il regime riuscirà a mantenere il controllo della città, il pesomediatico di morti e feriti potrebbe ritorcersi contro lo stesso regime, attraverso nuove sanzioniche aumenterebbero il numero degli sfollati – già pari a circa un milione e mezzo - e la difficoltàa reperire beni di prima necessità. Nonostante il ritiro degli osservatori dell’ONU e le posizionidivergenti del blocco Cina-Russia in contrasto con quello USA-paesi europei, al momento l’agodella bilancia pende ancora a favore dell’entourage alawaita del presidente Bashar al-Asad. Unregime ferito e screditato – basti pensare alle defezioni dei militari e all’attentato che ha causatol’uccisione del ministro della Difesa – ma con ogni probabilità deciso a non mollare le redini finoa quando potrà contare sul sostegno di una parte cospicua della popolazione e soprattutto del-l’imponente struttura militare. ►Egitto – Dopo l’insediamento del 30 giugno scorso del presidente Muhammad Mursi, si èposta l’incognita relativa al la scelta del premier, e quindi della linea politica del nuovo esecutivo.Nelle ultime settimane di luglio, la nomina di Hisham Qandil a Primo Ministro – uomo non ap-partenente ai Fratelli Musulmani, ma che ha rivestito incarichi importanti all’interno del governoprecedente – è apparsa sulla carta come un passo in avanti verso una transizione democratica.Le cancellerie occidentali hanno accolto positivamente la notizia, sebbene in realtà poco si sappiadell’orientamento che in pratica adotterà il nuovo governo, se e quanto sarà presente il ruolo

Eventi

Page 24: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

28

L’INSIDIOSA EVOLUZIONE DEL CONFLITTO SIRIANO

La tenuta della cerchia interna del potereGli sviluppi della crisi siriana nella secondametà del mese di luglio hanno visto progressi-vamente aggravarsi la già precaria situazionedella sicurezza in gran parte del paese, con unulteriore sfaldamento della compagine di go-verno.Non è chiaro, a tutt’oggi, quale sia l’effettivostato di salute del fratello di Bashar al-Asad,Maher, al vertice della sicurezza nazionale edato per ferito – in modo più o meno grave – agiugno nell’attentato in cui perse la vita il mi-nistro della difesa.Maher al-Asad, che comanda le sei brigate dellaGuardia Repubblicana e la IV Divisione coraz-zata, è noto per il carattere violento e impulsivo,oltre che per l’intransigenza con la quale ha

sempre gestito gli sporadici episodi di dissensoprima dello scoppio generalizzato della vio-lenza.Secondo alcuni esperti – sebbene sia estrema-mente difficile verificare l’attendibilità dellefonti – nel corso degli ultimi mesi si sarebbe de-terminata una frattura nel rapporto tra il presi-dente e il fratello Maher, accusato di avergestito malamente la repressione e aver pro-gressivamente alienato il supporto popolare neiconfronti del regime.Mentre risulta difficile confermare tale tesi, lacronaca dalla Siria ci informa al contrario di uncontinuo flusso di defezioni in seno al regime.Tra le più evidenti e imbarazzanti, certamentequella del Primo Ministro Riyad Hijab, il 6 ago-sto, in un primo momento dato per certo in

della giunta militare, reale incognita per il quadro futuro del paese. Sicuramente un peso signifi-cativo nella scelta della linea da seguire lo avranno le reciproche promesse che a metà luglio sisono scambiati il presidente egiziano e il segretario di stato USA Hillary Clinton, circa il processodi stabilità nazionale cui tutti si sono dichiarati pronti a sostenere. Da parte egiziana ci sarà l’im-pegno a rispettare gli accordi internazionali precedentemente sottoscritti – l’attenzione è in par-ticolare sugli accordi con lo Stato di Israele – in cambio di un supporto economico statunitenseper far ripartire l’economia egiziana. La formazione del governo che avverrà nelle prossime set-timane e il peso del centro di teologia islamica di al-Azhar nella definizione di uno stato più omeno laico, saranno al centro dell’attenzione nel prossimo futuro della società egiziana.►Oman e Bahrain – Le poche e frammentarie notizie che giungono da questi due sultanati delGolfo Persico indicano come sia ancora particolarmente attiva l’attività di rivolta delle mino-ranze etniche e religiose locali, e forniscono il quadro di una repressione particolarmente bru-tale e violenta da parte delle locali autorità. Sia in Bahrain che in Oman, inoltre, sono stateemanate direttive atte a limitare la libertà di espressione, lo sciopero e le proteste, nel tentativodi annullare non solo la libertà di stampa – peraltro già limitatissima – ma anche e soprattutto leattività pubbliche di dissenso verso le autorità governative. È opportuno segnalare, inoltre, comela copertura mediatica di tali eventi in Europa – e in Occidente in genere – sia scarsissima, alcontrario di quella accordata alla Siria, relegando le notizie dal Bahrain e dall’Oman alla merae saltuaria cronaca.

Page 25: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

29

Giordania – notizia poi smentita – e tra le cari-che più alte ad aver lasciato repentinamente ilproprio posto al vertice istituzionale siriano.Il 3 agosto aveva disertato il Brigardier Gene-rale Nasr Mustafa, vice comandante dell’intel-ligence dell’aeronautica, e prima ancoraMohammad Faris, celebre in Siria per esserestato il primo astronauta nazionale.Non è riuscito a fuggire invece, ed è statoquindi arrestato, Muhammad Jleilati, che rico-priva la carica ministro delle Finanze. Mettendoin grande imbarazzo il governo La cerchia più intima di fedeltà a Bashar al-Asad è quindi oggi composta da pochissimi in-dividui, tra cui spiccano il cugino RamiMakhlouf, losco faccendiere accusato di corru-zione a ogni livello delle istituzioni pubbliche,suo fratello Hafez Makhlouf, Generale allaguida del Direttorato Generale della Sicurezza,e altri nove alti ufficiali. Il Tenente Generale AliMamluk, direttore dell’intelligence nazionale(NSB), e il suo vice, il Generale Abdul FatahQudsiya, il Generale Jamil Hassan, capo distato maggiore dell’aeronautica, il MaggioreGenerale Mohammad Dib Zaitun, a capo delDirettorato Generale della Sicurezza, il Gene-rale Rafiq Shahada, al vertice dell’intelligencemilitare, il Generale Rustum Ghazali, a capo delDirettorato per la Sicurezza Politica, il GeneraleMohammad Nasif Kheirbek, vice presidente vi-cario per agli affari della sicurezza, il GeneraleDhu al-Himma Shalish, a capo della sicurezzapresidenziale, e il Maggiore Generale ZuhairHamad, al vertice del Direttorato Generale perla Sicurezza.Tra le varie ipotesi circolate negli ultimi giornidi luglio in seno ai principali centri di ricercaeuropei e statunitensi, ha preso progressiva-mente corpo quella di un potenziale golpe adopera delle forze armate contro Bashar al-Asad,nel tentativo di impedire il collasso del sistemapolitico e amministrativo, e per negoziare da

una posizione di forza con le sempre più di-scusse autorità della quanto mai eterogenea efrazionata opposizione.Difficile allo stato attuale valutare quanto e sequesta ipotesi possa concretamente manife-starsi, soprattutto alla luce della quantomenoapparente tenuta della struttura militare e dellalealtà dimostrata a più riprese dalla gran partedei membri della cerchia più interna al sistemadi potere degli al-Asad.

Gli sviluppi del conflitto sul terrenoSe in termini complessivi l’immagine del re-gime che la stampa occidentale offre è quella diun sistema allo sfascio, fiaccato da continue de-fezioni, sul terreno le forze armate siriane of-frono un quadro diametralmente opposto.Le forze dell’opposizione, per quanto corposa-mente sostenute nel loro sforzo da una massic-cia campagna mediatica finalizzata ad allargareil consenso internazionale, hanno dimostrato dinon avere alcuna reale capacità di competerecon le forze militari governative sul campo.Le azioni fulminee che hanno portato la guerraall’interno delle città, come nel caso di Dama-sco prima e di Aleppo poi, sono state sistemati-camente contrastate e represse dalle forze disicurezza siriane, che in poche settimane hannoristabilito l’ordine e il controllo nella gran partedelle aree dove i ribelli avevano scatenato unaserie di offensive contro obiettivi governativi.Dove l’opposizione si è dimostrata capace,sotto il profilo militare, è stato quindi solo nellaconduzione di attacchi improvvisi e mirati,senza, al contrario, aver mai tenuto realmentetesta alla preponderante capacità delle forze re-golari quando impegnata in combattimenti ditipo tradizionale.Le forze dell’opposizione hanno quindi pro-gressivamente ripiegato su posizioni arretrate,lasciando i principali centri abitati per asserra-gliarsi nelle piccole comunità rurali alla perife-

Page 26: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

30

ria delle città, dove più facile, almeno al mo-mento, è risultata la capacità di riorganizza-zione.Al tempo stesso, però, le unità militari regolarinon hanno potuto o voluto inseguire e ingag-giare le forze ribelli nei villaggi, permettendo aqueste ultime di ristabilire la propria capacitàoffensiva, sebbene mutata nella strategia.L’esperienza di Damasco, Deraa, Idlib e Hama,e soprattutto la fase successiva alla perdita diAleppo hanno infatti dimostrato come le forzeribelli sembrino non voler più ingaggiare quelleregolari in scontri aperti all’interno delle città –dove sono sempre state sconfitte – ma al con-trario utilizzare le nuove roccaforti dei villaggidi periferia per lanciare operazioni rapide e le-tali contro obiettivi istituzionali all’interno dellecittà.L’ultimo tentativo di conquistare una città pertrasformarla nella roccaforte della resistenza, adAleppo, si è trasformato in un vero e propriomassacro per le forze dell’opposizione, che ave-vano pianificato di trasformare la città – soprat-tutto grazie all’aiuto della vicinissima Turchia– nella testa di ponte per una visibile azione diconquista territoriale del paese.I rovesci militari hanno tuttavia imposto un ra-pido mutamento di strategia, puntando su atten-tati dinamitardi e sporadiche aggressioni mirate,che costituiscono adesso la nuova tattica offen-siva delle forze di opposizione, nel tentativo difiaccare il morale e la capacità di resistenzadelle forze regolari, favorendo quanto più pos-sibile le diserzioni e i tradimenti.Una strategia tuttavia alquanto debole, e possi-bile solo grazie alla mancata azione delle forzeregolari contro i villaggi, che con ogni proba-bilità determinerebbero la disintegrazione dellacapacità offensiva dell’opposizione.È stata invece ufficialmente confermata da piùrappresentanti dell’Esercito di Liberazione Si-riano – e altre organizzazioni dell’opposizione

– la ricezione di armi leggere e munizioni pro-venienti dal Qatar e dall’Arabia Saudita. A que-ste, tuttavia, sarebbero da aggiungersi un certonumero di armi spalleggiabili anti aeree, che siail Qatar, sia l’Arabia Saudita, hanno di fattosempre negato di voler consegnare ai ribelli.Si è quindi determinato una specie di equilibrio,momentaneo, tra le forze regolari e quelle del-l’opposizione. Rafforzando tuttavia la perce-zione in entrambe della necessità di concludereil conflitto senza esclusione di colpi, mediantel’annientamento fisico del nemico ed esclu-dendo in modo perentorio qualsiasi possibilitàdi negoziato.Una condizione destinata a provocare un ulte-riore innalzamento della conflittualità.

Il ruolo dell’Arabia Saudita e del Qatar, nonnecessariamente coincidenteSebbene spesso presentate dalla stampa inter-nazionale come unite da un’univoca visionedella crisi e delle conseguenti necessità opera-tive, l’Arabia Saudita e il Qatar hanno al con-trario progressivamente adottato nel tempo unastrategia alquanto diversa e spesso divergentein termini d’interesse.All’inizio della crisi, infatti, sussisteva una po-sizione comune che identificava nell’EsercitoLibero Siriano (FSA) il braccio operativo dellarivolta, e nel Consiglio Nazionale Siriano(SNC) l’elemento di raccordo politico dell’op-posizione, in una struttura unitaria orientata alrovesciamento del regime di Bashar al-Asad.Progressivamente, tuttavia, le divisioni in senoalle due organizzazioni si sono ampliate. Leforze dell’FSA, inizialmente composte dai solimilitari defezionisti dell’ex esercito siriano,sono state implementate da combattenti prove-nienti da tutto l’universo del radicalismo sala-fita, grazie all’appoggio dell’Arabia Saudita edi altri attori regionali, istituzionali e non. Que-sto ha permesso l’ingresso nei ranghi dell’FSA

Page 27: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

31

di numerose cellule di ispirazione o affiliazioneqaedista, determinando un’ulteriore spaccaturaall’interno della componente armata di contra-sto al regime di Damasco.L’SNC ha invece pagato lo scotto, inizialmente,di essere espressione da un lato della diaspora– e quindi di un universo estremamente lontanodalla realtà sul terreno della guerra – e dall’altrodella componente siriana della Fratellanza Mu-sulmana, anch’essa alquanto frammentata e di-visa tra sponde più interventiste e vicine aisalafiti, e altre più pragmatiche leali alla lineadi fedeltà con la componente egiziana.Il Qatar non ha mai fatto mistero di essere mag-giormente favorevole alle istanze rappresentatedall’SNC, sebbene questo fosse inizialmentesprovvisto di una sua milizia armata con cuifornire un contributo alla guerra di liberazione.È stata quindi creata in seno all’SNC una com-ponente militare autonoma, in larga misura

composta da elementi della locale FratellanzaMusulmana, sebbene nell’ambito della parti-zione più ostile alle unità salafite, e quindi piùvicina al vertice politico egiziano. Questa com-ponente è stata armata ed equipaggiata quasiesclusivamente con il solo supporto del Qatar,e non opera sul terreno in coordinamento conl’FSA. Con il quale, anzi, ha avuto spesso di-vergenze di vedute di considerevole portata.Il Qatar è stato tuttavia accusato da alcuni espo-nenti della Fratellanza Musulmana siriana diaver finanziato anche gruppi in qualche modoriconducibili alla galassia dell’FSA, determi-nando una prima partizione all’interno dellacomponente militare dell’SNC. Oggi organiz-zata, quindi, su una struttura a dipendenza di-retta e più cellule autonome e indipendenti, cheoperano solo saltuariamente in coordinamentocon l’unità centrale.

Page 28: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

33

Africa

Marco Massoni

►Algeria: è stata liberata Rossella Urru, la cooperante italiana nelle mani dei qaidisti dalloscorso, allorquando venne rapita nei campi profughi sahrawi di Tinduf.►Angola: in vista delle elezioni generali del prossimo 31 agosto, è stata ufficializzata la candi-datura del Presidente angolano, Joseì Eduardo dos Santos, in carica dal 1979 e leader del partitodi maggioranza, il Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola (MPLA). In lizza per la Vice-Presidenza c’è anche il delfino di dos Santos, Manuel Vicente, attualmente sia Ministro per il Co-ordinamento dell’Economia sia pure Presidente della compagnia petrolifera nazionale, laSonangol. Per quanto concerne la campagna elettorale sono scesi in campo diciotto partiti politici,tra cui è opportuno menzionare l’Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola(UNITA) – storico avversario del MPLA –, il Fronte Nazionale di Liberazione dell’Angola (FNLA),il Partito per il Rinnovamento Sociale (PRS) e Nuova Democrazia (ND).►Camerun: la compagnia petrolifera scozzese Dana Petroleum si è aggiudicata un'importanteconcessione esplorativa sulla Penisola di Bakassi. Per decenni una lunga disputa circa la sovra-nità della penisola aveva reso precarie le relazioni fra Camerun e Nigeria, conclusasi con la sen-tenza definitiva della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja del 2002, che aveva assegnato alCamerun l’omonimo territorio del Golfo di Guinea ricco di idrocarburi. ►Conferenza Internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi (CIRGL): è entrato in funzione aGoma, capoluogo della Provincia del Nord Kivu nella repubblica Democratica del Congo (RDC),il coordinamento dei servizi di sicurezza dei Paesi membri della Conferenza, volto a misurarsicon le sfide dello sfruttamento illegale delle risorse naturali e dell’insicurezza regionale, dovutaall’escalation degli scontri ad opera della miriade di gruppi armati ribelli che imperversano nellamartoriata regione. Il 15 luglio l’Unione Africana ha decretato l’invio di un contingente che faràda cuscinetto lungo il confine fra Rwanda e Repubblica Democratica del Congo, dove si annidala ribellione del Movimento del 23 marzo (M23). Inoltre l’ultimo Vertice dei Capi di Stato e diGoverno della CIRGL ha precisato che tale forza andrà ad integrarsi, ma non a sovrapporsi, conla Missione ONU per la Stabilizzazione in RDC (MONUSCO).►Congo: il partito del Presidente, Denis Sassou Nguesso, è dato per favorito alle elezioni legi-slative, il cui primo turno è in calendario il 15 luglio, mentre il secondo, che si sarebbe dovuto te-nere il 5 agosto, è stato anticipato al 29 luglio per ragioni tutt’altro che chiare. Con un’affluenza

Eventi

Page 29: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

34

del 23 percento circa, gli elettori si sono recati alle urne, per scegliere 135 parlamentari fra oltremille candidati. Gli osservatori internazionali hanno rimarcato come pochi siano stati gli spazilasciati all’opposizione, affinché riuscisse pienamente a portare il proprio messaggio al potenzialeelettorato. Ancorché la campagna elettorale si sia svolta nella calma, negli ultimi giorni è cresciutala tensione in tutto il Paese, a causa soprattutto dell’arresto del capo dell’opposizione, MathiasDzone - dell’Alleanza per la Repubblica e la Democrazia (ADR) – che è stato sottoposto a custodiacautelare nella capitale, Brazzaville, con l’accusa di attentato all’ordine pubblico. I candidatisconfitti al primo turno hanno chiesto la sospensione del processo elettorale, dopo aver appresodella vittoria del partito al potere.►Costa D’Avorio: nel tentativo di arginare l’espandersi della violenza nell’ovest del Paese, unaCommissione Nazionale per la Lotta alle Armi Leggere e di Piccolo Calibro sta cercando di av-viare lo smantellamento dell’arsenale lungo il confine con la Liberia, nella quale si trovano leretrovie di alcune milizie contrarie al Governo del Presidente ivoriano, Ouattara.►Gabon: è stata aspramente contestata dall’opposizione in esilio la visita ufficiale del Presi-dente gabonese, Ali Bongo, effettuata i primi del mese in Francia nel quadro del partenariatostrategico bilaterale.►Gambia: Fatou Bensouda, già Ministro della Giustizia gambiano, è il nuovo Procuratoredella Corte Penale Internazionale (ICC).►Ghana: il 24 luglio è deceduto il Presidente del Ghana, John Evans Atta Mills.►Guinea Bissau: resta ancora senza via d’uscita la crisi politica dovuta al golpe dello scorsoaprile. Il 20 luglio si è riunita a Maputo la IX Conferenza dei Capi di Stato e di Governo dellaComunità dei Paesi di Lingua Portoghese (CPLP), di cui il Mozambico detiene la presidenza diturno. In tale occasione è stato ribadito l’impegno dei Paesi membri di promuovere sotto l’egidadelle Nazioni Unite uno stretto coordinamento con l’Unione Africana, con l’Unione Europea econ la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO) per una pacificazionee una stabilizzazione effettiva ed efficace della Guinea Bissau. La CPLP si è impegnata a convo-care una riunione di alto livello allo scopo di elaborare una strategia integrata per il ripristinodell’ordine costituzionale bissau-guineano, sovvertito dal colpo di stato.►Libia: le elezioni per il Congresso Nazionale del 7 luglio sono state vinte dall’ex Premier adinterim, Mahmoud Jibril, leader del gruppo laico dell’Alleanza delle Forze Nazionali (AFN).Verosimilmente si giungerà a un Governo di coalizione. Le altre maggiori formazioni politicheche hanno preso parte alla tornata elettorale sono il Partito Giustizia e Sviluppo dei Fratelli Mu-sulmani, il Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia e al Watan. Quasi tre milioni di aventi di-ritto al voto sono stati chiamati a scegliere i duecento rappresentanti del Congresso, il quale avràdue compiti cardini: indicare il nuovo Esecutivo in sostituzione di quello transitorio e prepararela Costituzione libica. Per le prime elezioni libere dopo la caduta di Gheddafi si sono presentatiduemilacinquecento candidati indipendenti e oltre centoquaranta partiti politici, evidentementeespressione di un diffuso campanilismo, secondo cui rischia di declinarsi la vita politica del Paesenel medio periodo.►Mali: si logorano i rapporti fra tuareg laici del Movimento Nazionale di Liberazione del-l’Azawad (MNLA) e gli islamisti di Ansar Dine, di AQMI e del Movimento per l’Unicità e ilJihad in Africa Occidentale (MUJAO) – a favore dell’imposizione della sharia – nei territori

Page 30: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

35

settentrionali dichiarati indipendenti dal Governo centrale di Bamako. Infatti scontri a fuoco trale due formazioni sono stati registrati in varie località, fra le quali Gao, Timbuctù e Kidal. L’ete-rogeneità delle agende politiche e degli scopi nascosti dei suddetti gruppi potrebbe far venir menoil collante che li aveva tenuti in un primo momento insieme. Il Primo Ministro ad interim, CheikhModibo Diarra, sta tessendo legami sempre più stretti con i Paesi vicini, affinché venga trovatoun accordo su come affrontare la delicatissima situazione della crisi del nord, a dimostrazionedella dimensione regionale, se non addirittura continentale, della stessa. Diarra si è recato in Al-geria, Burkina Faso, Marocco, Mauritania, Niger e Francia, dove ha anche incontrato il Presi-dente ad interim, Dioncounda Traoré, ancora in convalescenza a seguito dell’aggressione, di cuiera stato vittima il 21 maggio. Prima di approvare un intervento militare finalizzato a ripristinarel’integrità territoriale del Mali, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU (CdS) ha espressamente ri-chiesto all’Unione Africana e alla CEDEAO di esprimere al più presto una roadmap dettagliatasulle modalità del sempre più probabile intervento e sui suoi seguiti. Né il Governo transitoriomaliano né quello algerino sarebbero favorevoli all’invio di una forza di stabilizzazione interna-zionale, mentre Guinea e Niger sì. Tenuto conto del ruolo proattivo della Francia, Bamako ha av-viato colloqui con Mosca e Pechino, affinché, in qualità di membri permanenti del CdS, ponganoil veto su qualsiasi risoluzione in tal senso. Per quanto riguarda la UE, il Consiglio degli AffariEsteri dell’Unione Europea ha approvato il sostegno logistico a una futura missione militare afri-cana nel nord del Mali oltre a sanzioni mirate nei confronti di chiunque minacci il processo ditransizione democratica, la pace e la sicurezza del Paese. Ruolo chiave della mediazione direttacon tutti i gruppi secessionisti per conto della CEDEAO viene svolto dal Presidente del BurkinaFaso, Blaise Compaoré. Sul versante interno Diarra ha annunciato per il periodo della transizionel’istituzione di una forza d’elite composta da oltre mille uomini, che risponderà soltanto al Pre-sidente della Repubblica e che sarà svincolata dal resto delle Forze Armate maliane. La CortePenale Internazionale (ICC) dell’Aja ha accolto la richiesta di Bamako di investigare se vi sianole condizioni per procedere a un’inchiesta sui crimini commessi nel corso del conflitto che ha con-dotto alla secessione del nord. In ultimo, il Fronte Unito per la Salvaguardia della Democrazia edella Repubblica (FUDR) – formazione contraria sia al golpe sia all’attuale Governo di transi-zione – ha formalmente chiesto le dimissioni per incompetenza, immobilismo e improvvisazionedel Primo Ministro Diarra, chiedendo a gran voce un nuovo Governo d’unità nazionale, sì da fa-vorire una maggiore concertazione che coinvolga attivamente la più ampia fascia delle forze dellasocietà civile. Anche l’UA ha raccomandato la necessità di provvedere a un Governo, che sappiaporsi come interlocutore unito nei confronti dei secessionisti del nord.►Niger: nell’ambito della Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) l’UE ha decretatol’avvio della “Missione Civile “EUCAP SAHEL Niger”, formalmente volta a migliorare l’inte-roperabilità e il livello delle capacità repressive della gendarmeria, della polizia nazionale e dellaguardia nazionale in Niger, ma che poi potrà allargarsi anche a Mauritania e Mali. Il vero obiet-tivo è mettere le basi per il contrasto al terrorismo islamista nella regione. Nel frattempo si èsvolto nella località di Diffa il “Forum per la Pace, la Sicurezza e lo Sviluppo” convocato dalGoverno nigerino con ospiti anche provenienti dai Paesi vicini, quali Ciad e Nigeria.►Nigeria: proseguono senza sosta, allargando il proprio raggio d’azione, gli attentati terroristicidi Boko Haram. Sono state colpite chiese cristiane a Kaduna e a Zaria, mentre un ulteriore mi-

Page 31: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

36

cidiale assalto è stato portato a segno a Jos, dove imperversa una controffensiva delle ForzeArmate. A Damaturu, capitale dello Stato di Yobe, nel nord-est del Paese, è entrato in vigore ilcoprifuoco, imposto dalle autorità, nel tentativo di arginare gli attacchi terroristici che hannoscatenato come reazione scontri fra musulmani e cristiani. Sempre a Damaturu è stato ucciso inun blitz Habibu Bama, l’ideatore degli attentati dello scorso Natale presso la chiesa di Santa Te-resa di Madalla nelle vicinanze della capitale nigeriana, Abuja. Inoltre sono stati inseriti nelleliste nere i nomi di altri importanti presunti attentatori, quali Abubakar Sheatu, Abubakar AdamKambar, Khalid al-Barnawi. Il Presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, ha pertanto deciso didestituire il Ministro della Difesa, Belo Mohammed, e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale,il Generale Andrew Owoye Azazi, sostituendolo con Samobo Dasuki, il quale ha il compito di in-tavolare nuovamente un dialogo con i massimi esponenti di Boko Haram.►Repubblica Centrafricana (RCA): l’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) di Joseph Konysarebbe il responsabile degli attacchi perpetrati nella città mineraria (uranio) di Bakouma nelsud-est del Paese, dove opera la compagnia estrattiva francese Areva. ►Repubblica Democratica del Congo (RDC): una forza africana di peacekeeping nel turbolentoOvest congolese è stata autorizzata dall’UA. In queste settimane attenzione massima viene rivoltadall’ONU, dall’UA e dall’UE all’escalation in corso nelle regioni orientali del Paese. Per smor-zare i toni circa il presunto coinvolgimento ruandese nel conflitto che vede protagonisti da unaparte le Forze Armate regolari di Kinshasa (FARDC) e dall’altra gruppi ribelli quali gli ammuti-nati del Movimento del 23 Marzo (M23) e le Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda(FDLR), il Ministro degli Esteri ruandese, Louise Mushikiwabo, si è recata in visita presso il suoomologo congolese. Preoccupa seriamente lo stillicidio con cui costantemente parti delle FARDCdefezionano, per confluire nello M23, che ha appena aperto la propria ala politica, rappresentatada Jean-Marie Rugenera, in modo da potersi presentare al tavolo dei negoziati. La Corte PenaleInternazionale (ICC) dell’Aja ha definitivamente condannato a 14 ani di carcere Thomas LubangaDyilo, che fu a capo tra il 1999 ed il 2003 di una rivolta nella Provincia orientale dell’Ituri, doveperirono oltre sessantamila persone.►Senegal: benché con un basso tasso di partecipazione (35 percento), le elezioni del primo lu-glio per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale sono state vinte da Benno Bokk Yaakar (BBY) –che in lingua wolof significa “uniti con la stessa speranza” – la coalizione di maggioranza go-vernativa del Presidente senegalese, Macky Sall. Hanno perso invece i candidati del Partito De-mocratico Senegalese (PDS), dell’ex Presidente Abdoulaye Wade, e dell’alleanza dei liberali BokkGis Gis, che in lingua wolof significa “visione comune”. Per quello che riguarda la ribellionedella Casamance, grazie tra l’altro a un’efficace opera di mediazione della Comunità di San-t’Egidio sembra per la prima volta farsi varco la strada del dialogo e della riconciliazione, talchéil Primo Ministro, Abdoul Mbaye, in occasione di un Consiglio dei Ministri appositamente con-vocato a Ziguinchor, il capoluogo dell’omonima regione, ha promesso il reinserimento socialeper coloro che accettassero di deporre le armi.►Somalia: il Governo italiano ha nominato Gianni Ghisi Inviato Speciale per il Contrasto allaPirateria Marittima. Il diplomatico tanzaniano Augustine Philip Mahiga in qualità di Rappresen-tante Speciale del Segretario Generale dell’ONU e Capo dell’Ufficio Politico delle Nazioni Uniteper la Somalia (UNPOS) ha annunciato l’invio di osservatori ONU nel corso dell’individuazione

Page 32: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

37

dei rappresentanti dell’Assemblea Costituente somala, i quali entro il 20 agosto dovranno dare ilnulla osta alla nuova Costituzione, la cui bozza è stata definita in un apposito incontro svoltosi aNairobi ai primi del mese. Ai sensi del draft della Carta, la Somalia sarà uno Stato federale basatosulla religione islamica. In un tentativo omnicomprensivo di dialogo, il 28 giugno negli EmiratiArabi Uniti si sono incontrati Sharif Sheikh Ahmed e Ahmed Mohamed Silanyo, rispettivamentePresidenti della Somalia e del Somaliland. Nel corso dell’incontro è stata siglata la “Dichiara-zione di Dubai”, con cui i due Presidenti si impegnano a facilitare il dialogo tra le parti. Il 2 e 3luglio è stata convocata alla Farnesina una riunione del Gruppo di Contatto sulla Somalia.►Sudan: una violenta serie di proteste antigovernative ha avuto luogo a più riprese non solonella capitale, Khartoum, ma anche in altri importanti centri del Paese, cui sono seguiti migliaiadi arresti. I manifestanti, perlopiù studenti universitari, lamentano il drastico peggioramento dellecondizioni di vita, dovuto alle politiche economiche di austerity, imposte da un esecutivo semprepiù stanco e inefficace, tanto a gestire la propria politica estera quanto a contenere il malcontentodella gente scesa in piazza. Ne stanno approfittando i partiti d’opposizione, riunitisi per un’alter-nativa democratica al regime sudanese; ne fanno parte il Partito Nazionale Umma (NUP), il Par-tito Comunista ed il Partito del Cogresso Popolare (PCP) di Hassan al-Turabi.►Unione Africana (UA): dal 9 al 16 luglio ad Addis Abeba si è svolto il XIX Vertice dei Capidi Stato e di Governo dell’UA, che ha eletto la nuova Commissione dell’Organizzazione, a capodella quale è stata scelta per la prima volta una donna, il Ministro per gli Affari Interni del Suda-frica, Nkosazana Clarise Dhlamini Zuma, in sostituzione di Jean Ping, che ricopriva quella caricasin dal 2008. Si tratta anche della prima volta di un dirigente anglofono a capo della massimaistituzione continentale.►Unione del Fiume Mano: durante il XXI Vertice della Mano River Union (MRU), tenutosinella capitale guineana, Conakry, è stata costituita un’Unità Pace & Sicurezza, allo scopo diaffrontare la minaccia della crescente insicurezza regionale. La struttura sarà dotata di tre di-partimenti, di cui il primo propriamente dedicato alla strutturazione dell’architettura di pace esicurezza, il secondo rivolto alla formazione dei corpi di polizia e il terzo dedito all’annosa que-stione del proliferare indiscriminato delle armi leggere e di piccolo calibro. La MRU, che ha sedea Freetown (Sierra Leone), è un Organismo regionale istituito nel 1973 da Liberia e Sierra Leone,alle quali si aggiunsero nel 1980 la Guinea e nel 2008 la Costa D’Avorio.►Unione Europea (UE): il 19 luglio l’Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e laPolitica di Sicurezza, Catherine Ashton, ha nominato il nuovo Capo Delegazione dell’UE a Gi-buti, il diplomatico francese Joseph Silva.►USA: a tre anni dal discorso sul futuro del Continente del Presidente Obama ad Accra pressoil Parlamento del Ghana (11 luglio 2009), la Casa Bianca ha ufficializzato la “Nuova Strategiaper l’Africa Sub-Sahariana”. Il documento è incentrato su quattro pilastri: rafforzare delle isti-tuzioni democratiche; spronare la crescita economica, il commercio e gli investimenti; irrobustiregli strumenti per la Pace e la Sicurezza; promuovere opportunità e sviluppo. ►Zambia: è stato annullato dalla magistratura il tentativo del Governo di sciogliere il principalepartito d’opposizione, il Movimento per il Multipartitismo e la Democrazia (MMD), in quantoaccusato di frode fiscale.

Page 33: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

38

Il XIX Vertice dei Capi di Stato e di Governodell’Unione Africana (UA), svoltosi ad AddisAbeba tra il 15 e il 16 luglio, ha decretato unaragguardevole svolta per quanto riguarda il fu-turo dell’Unione, perlomeno per il breve e ilmedio periodo, avendo scelto di mettere a capodel braccio esecutivo dell’Organismo, il gigantedell’Africa, il Sudafrica, nella persona del suoMinistro dell’Interno: Nkosazana Clarise Dhla-mini Zuma, la quale resterà in carica per quattroanni quale Presidente della Commissionedell’Unione Africana (AUC). A ben vedere,avere affidato a un peso massimo la gestionedell’UA – il Sudafrica – si è inteso dare forzaall’unico membro del Continente fra i PaesiBRICS e al solo componente africano del G20,peraltro in maniera tecnicamente non ortodossa,dal momento che non sarebbe stata più osser-vata quella consuetudine non scritta, secondo laquale la Presidenza dell’Unione non deve es-sere occupata dalle Nazioni maggiori. La nottedel 15 luglio Dhlamini Zuma è stata eletta allaterza votazione con 37 voti su 51, mentre Ping,ottenendone solo 18, ritirava la propria candi-datura. Al primo turno il rapporto era 27 a 24,al secondo turno invece 29 a 22; lo scarto tra laprima e la terza votazione è stato tale da con-sentire la maggioranza dei due terzi per la Dhla-mini Zuma, che ha avuto quindi dalla sua ilsostegno del sessanta percento degli Statidell’UA. Si badi che Guinea-Bissau, Madaga-scar e Mali non hanno potuto votare, in quantotemporaneamente sospesi dall’UA, a causadelle rispettive crisi politico-istituzionali. Qua-lora non fossero riusciti gli Stati membri a sce-gliere fra Ping e Dhlamini Zuma, si eranovociferati due nomi di compromesso, quelli diMohammed Ibn Chambas – ex Presidente della

Commissione della CEDEAO – e dell’ex Pre-sidente mozambicano, Joachim Chissano. Sonoinoltre stati confermati nelle loro rispettive ca-riche il Vice-Presidente della Commissione,Erastus Mwencha (Kenya); il Commissario perla Pace e la Sicurezza, Ramtane Lamamra (Al-geria); il Commissario per l’Economia Ruralee l’Agricoltura, Tumusiime Rhoda Peace(Uganda) e il Commissario per le Infrastrutturee l’Energia, Elham Mahmoud Ibrahim (Egitto).Gli altri volti nuovi sono quello del Commissa-rio per gli Affari Politici, Aïcha L. Abdullahi(Nigeria), la quale sostituisce Julia Dolly Joiner,quello del Commissario per gli Affari Sociali,Mustapha Sidiki Kaloko (Sierra Leone), cherimpiazza Bience Gawanas, e quello del Com-missario per il Commercio e l’Industria, FatimaHaram Acyl (Ciad), in sostituzione di ElisabethTankeu, deceduta lo scorso anno. Restano peralti sei mesi in carica il Commissario per le Ri-sorse Umane, Scienza e Tecnologia e quello perl’Economia e l’Energia, le cui elezioni sonostate rimandate al prossimo Summit in gennaio.Per inciso, anche la riconferma del kenyanoMwencha alla Vice-Presidenza sovverte un’al-tra regola non scritta, cioè quella dell’alternanzadelle cariche di Presidenza e Vice-Presidenzafra un Paese anglofono e uno francofono. Pec-cato che tale “regola” non tenga affatto contodelle altre due grandi componenti, quella ara-bofona e quella lusofona, quest’ultima troppospesso messa ai margini e nient’affatto consi-derata. Da perlomeno sei mesi la credibilità po-litica nel mondo e l’efficienza dell’UA – ilmaggiore Organismo intergovernativo conti-nentale – erano in caduta libera. Ancorché laprofondità della crisi risalga al venir meno delregime di Gheddafi, che sponsorizzava l’UA

FUMATA BIANCA PER IL RINNOVO DELLA COMMISSIONE DELL’UNIONE AFRICANA

Page 34: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

39

più di qualunque altro Governo africano, tutta-via le ragioni della caduta del peso internazio-nale dell’UA discendono dall’ultimo Vertice,che ebbe luogo lo scorso gennaio sempre adAddis Abeba, allorché lo scontro frontale fradue blocchi di Paesi – in estrema sintesi quellianglofoni e quelli francofoni – aveva reso im-possibile l’elezione dei componenti della nuovaAUC, che andava rinnovata come da Statutoquest’anno. Nello specifico, erano state le allorainsanabili divergenze sull’assegnazione dellapresidenza a provocare l’impasse: se cioè con-fermare il gabonese Jean Ping alla guida del-l’AUC oppure se optare per la candidatasudafricana, Nkosazana Clarise DhlaminiZuma, sostenuta appunto dai Paesi anglofoni,perlopiù concentrati nell’Africa Australe. Perl’esattezza, il mandato di Ping era già stato pro-rogato di sei mesi al termine dell’ultimo Sum-mit, in base a un accordo tra i Capi di Stato e diGoverno dell’UA del tutto estemporaneo, con-traddicendo nei fatti lo Statuto stesso dell’Or-ganizzazione, che invece prevede sia ilVice-Presidente a prenderne le redini fino anuove elezioni. Mentre in questi ultimi mesi inAfrica sono aumentati i conflitti interni a ognisingola Nazione rispetto a quelli interstatali,come pure sono cresciute le minacce universali,come ad esempio il terrorismo islamista nelSahel, nel frattempo la stabilità dell’UnioneAfricana e l’incisività delle sue politiche ri-schiavano seriamente di essere messe in scacco,mettendo in discussione la sua stessa ragiond’essere. Alcuni analisti sostengono che, data lanatura locale degli attuali conflitti africani e larisposta internazionale che ne consegue, il con-cetto stesso di sovranità e il principio di non-in-terferenza negli affari interni di uno Stato sonorimessi di fatto in discussione. Si tratta della co-siddetta sovranità responsabile, secondo cui selo Stato non è in grado oppure non è più inten-zionato a garantire la salvaguardia dei propri

cittadini, allora sussidiariamente, se ne prendecarico l’UA: il diritto alla protezione nazionaleviene ad essere sostituito, se del caso, da un di-ritto alla protezione internazionale di tipo com-plementare. Ricordiamo qui che l’AttoCostitutivo dell’UA prevede il diritto d’inter-vento in uno Stato membro in caso di genoci-dio, crimini di guerra o crimini control’umanità; a ciò occorre anche aggiungere chela medesima UA ha fatto suo il principio dellaResponsabilità di Proteggere (R2P). In questisei mesi di stallo e d’incertezza in particolare iColpi di Stato in Guinea Bissau e Mali, la se-cessione dell’Azawad, il conflitto fra Sudan eSud Sudan, le Istituzioni Federali Transitorie(IFT) somale in scadenza e l’escalation del con-flitto nell’ovest congolese hanno messo l’UAdavanti all’evidenza: assenza totale di leader-ship politica e una non adeguata capacità di ge-stione tecnica delle crisi. Che fare? Prendereposizione, favorendo la longa manus egemonedi Pretoria oppure continuare un gioco diplo-matico caratterizzato da insignificanti negoziati,compromessi vani e soluzioni di consenso dif-ferite alle calende greche? Rivalità, sfide egrandi giochi politici sullo sfondo sono statimessi da parte in risposta a quella che sembravaun’inesorabile marginalizzazione dell’UA. Del-l’elezione della sua ex moglie, ne giova pure ilmedesimo Presidente sudafricano, Jacob Zuma,il quale si sente al riparo dal rischio che possacandidarsi alle elezioni del 2014 in Sudafrica.Ma chi è il nuovo Presidente dell’AUC? Nko-sazana Clarise Dhlamini Zuma è laureata inMedicina e ha 63 anni. Prima di essere nomi-nata Ministro della Salute da Mandela dal 1994al 1991 e poi Ministro degli Esteri dal 1999 al2009, era già stata un’attivista contro l’apar-theid, dunque esponente di spicco dell’AfricanNational Congress (ANC). Nel 1998 ha divor-ziato da Jacob Zuma, l’attuale Presidente delSudafrica, con cui si era sposata nel 1982. È

Page 35: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

40

molto vicina all’ex Presidente sudafricanoThabo Mbeki, oggi uno dei politici di maggiorespessore e visione del continente. Al Vertice diluglio la vittoria diplomatica del Sudafrica erastata osteggiata certamente da Costa D’Avorio,Egitto, Etiopia, Kenya e Nigeria, oltre che piùin generale dal blocco francofono e “franco-filo”. Tanto è vero che il Presidente nigeriano,Jonathan, questa volta non si è nemmeno pre-sentato ad Addis Abeba. Mancava anche il Pre-sidente etiopico, Meles Zenawi, giustificatoperò, perché ricoverato in Belgio per seri pro-blemi di salute. Da mesi Pretoria assieme con laComunità di Sviluppo dell’Africa Australe(SADC) aveva portato avanti una campagnaparticolarmente determinata, per dare una svoltaalla gestione delle istituzioni panafricane. Nonè un mistero che il Sudafrica per mesi abbia tes-suto la sua trama contro Ping, il quale al mo-mento della sconfitta ha testualmente detto:“Ho fatto la mia parte e ora, andandomene, miprendo i miei meriti”. Non tutti andranno d’ac-cordo con quella che è stata dipinta coma la ladydi ferro africana. Questo potrebbe condurre a ul-teriori spaccature in seno all’Organizzazione: ilrischio è lo spettro di un crescente regionalismo,foriero di un pericoloso frazionamento del-l’azione esterna, che la direzione della nuovaAUC dovrà dimostrare di sapere indirizzarequale rappresentante dell’Africa tutta nell’arenainternazionale. Con i 14 Paesi che non l’hannovotata si potrà nuovamente tornare al braccio diferro in futuro, ma per il momento l’immaginedi un’Unione più forte di prima è garantita. Nelsuo discorso d’insediamento, intriso di Panafri-canismo, Dhlamini Zuma ha sottolineato come

l’Africa debba fare la sua parte, per la pace e perla sicurezza mondiali, ponendo l’accento anchesulla sostenibilità dello sviluppo e sui cambia-menti climatici. Successivamente ha eviden-ziato che l’insufficienza delle infrastrutture èuna delle maggiori sfide attuali, per una tangi-bile integrazione dell’Africa, poiché i mercatiinter-africani sono ancora logisticamente malcollegati fra loro. L’Africa rivendica un nuovoruolo con la gestione Dhlamini-Zuma, che dicechiaramente all’Europa, così come ai suoi emuliafricani, che è finita l’epoca del neocoloniali-smo. La sua agenda politica è di irrobustire e ri-pulire l’immagine parecchio offuscata dell’UAmediante un approccio riformista ed efficiente.Sarebbe davvero il momento opportuno, affin-ché finalmente l’UA funzionasse davvero, met-tendo mano alle proprie risorse umane, finoratroppo scarse e all’implementazione concretadelle proprie politiche d’indirizzo. Il Sudafrica è perfettamente strutturato per gio-care un ruolo primario a livello continentale eglobale, garantendo una piena leadership pa-nafricana al proprio operato. Caduto Gheddafi,il Sudafrica sta giocando tutte le sue carte, perergersi quale nazione leader, avendo messo incampo tutta la sua diplomazia economica. Conla sconfitta di Ping e dei suoi seguaci Pretoria,pur avendo vinto un’importante partita, non èdetto che si sia ancora assicurata la vittoriacompleta, a causa del nutrito gruppo di Paesiche osteggiano l’espansionismo sudafricano;taluni lo fanno non per proprie agende nazio-nali, dunque legittime, bensì per indicazioni ete-rogenee, dettate da attori esterni alla propriasovranità, quindi molto meno lecite.

Page 36: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

41

Cina

Nunziante Mastrolia

►La Cina raddoppia la propria linea di credito nei confronti del continente africano: passandoda 10 a 20 miliardi di dollari. A prometterlo è stato il presidente Hu Jintao in occasione dellaquinta conferenza ministeriale del Forum Cina-Africa.

Eventi

IL DOPPIO FRONTE

Il fronte internoDiritti. Nei stessi giorni in cui il patriottismo ci-nese celebrava il ritorno a casa della trentatre-enne Liu Yang, la prima astronauta cinese, ementre si diffondeva la notizia che dal 2013 sa-ranno allestiti equipaggi composti anche didonne per l'esplorazione delle profondità ocea-niche, sul web si diffondeva la foto della ven-titreenne Feng Jianmei stanca e madida disudore in un letto di ospedale con accanto ilcorpo del figlio di sette mesi senza vita, a causadi una interruzione forzata di gravidanza. Fengaveva già un figlio e non aveva i 4mila euro ne-cessari per poter comprare una deroga. Siachiaro che non si tratta di un caso eccezionale:la politica del figlio unico è stata in piccola parteattenuata, ma l'obbligo dell'aborto per chi ha giàun secondo figlio e non rientri nelle categorie inderoga è la normalità. La novità è che il maritodi Feng è riuscito a portare il caso all'attenzione

di giornalisti stranieri e che le immagini postatesu Weibo, il twitter cinese, hanno scatenatoun'ondata di indignazione e di proteste giuntasino a Pechino. Il governo centrale ha reagito: come si legge inuna nota dell'agenzia stampa Xinhua, Yu Yan-mei, il più alto in grado tra i funzionari respon-sabili dell'accaduto, ha ricevuto una nota didemerito; Jiang Nenghai, capo dell'ufficio pia-nificazione familiare della contea di Zhenping,è stato rimosso dal suo incarico; mentre altrifunzionari, di cui non viene fornito il nome,sono stati anch'essi puniti. Nel contempo a Pe-chino si sono ufficialmente scusati con la fami-glia, a cui sono stati offerti come risarcimento11.200 dollari. Nella nota dell'agenzia stampaufficiale del Partito si legge inoltre che la colpadei funzionari puniti è stata quella di aver usatometodi troppo brutali; nel contempo si mettonoin evidenza le colpe della coppia che, secondo

Page 37: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

42

la legge cinese, non aveva alcun diritto di met-tere al mondo un secondo figlio. Il che, pare le-gittimo poter sostenere, significa che ifunzionari locali, al di là dell'eccessivo zelo,agivano legittimamente; pertanto le autoritàcentrali sono state costrette obtorto collo ad in-tervenire a favore della coppia su pressione del-l'opinione pubblica online indignata e disgu-stata dall'accaduto. Così nei giorni successivivarie altre donne hanno raccontato la loro storiadi aborti forzati. Nel frattempo si moltiplicanole voci di quanti temono che gli squilibri demo-grafici causati dalla politica del figlio unicopossano comportare in futuro un grave handi-cap al benessere economico del paese. Ma al dilà delle considerazione economiche, pur fonda-mentali, il punto centrale della questione vienecolto da un professore dell'Università di Pe-chino, Zhan Zhongle, che il 14 luglio ha scrittouna lettera aperta al Comitato centrale del Par-tito, nella quale sostiene che il diritto alla pro-creazione fa parte dei diritti fondamentalidell'uomo, riconosciuti dalla carta costituzio-nale cinese. Il che significa che tale diritto rien-tra in una sfera nella quale ciascuno singoloindividuo è sovrano e nella quale lo stato nonpuò intervenire.Trasparenza. In Why Nations Fail Daron Ace-moglu e James A. Robinson sostengono che losviluppo cinese ha avuto luogo all'interno diuna struttura istituzionale di tipo estrattivo: unosviluppo economico funzionale al rafforza-mento del Partito. Tali istituzioni tuttavia, pro-prio per la loro natura, non sono in grado di dareavvio ad uno sviluppo autopropulsivo, inquanto non sono in grado di liberare tutte leforze creative di una nazione, così come fannole istituzioni di tipo inclusive. In altre parole,solo le democrazie di tipo liberale garantisconouna cornice istituzionale in grado di produrrequelle “rivoluzioni permanenti” nel mondoscientifico e tecnologico che producono benes-

sere economico; esse sono anche compatibilicon queste rivoluzioni, in quanto permettono uncontinuo ricambio delle “visioni politiche”. Inbuona sostanza, come si è spesso detto nei pre-cedenti numeri dell'Osservatorio, senza una ri-forma politica in senso democratico la Cina saràcostretta ad assistere al suo declino economico. Del libro di Acemoglu e Robinson, tuttavia, quisi vuole mettere in evidenza un aspetto partico-lare. Le istituzioni di tipo estrattivo sono fun-zionali a creare un benessere maggiore per leelites politiche che controllano tali istituzionirispetto al resto della popolazione. Per dirla inmaniera più netta questa istituzioni servono aidetentori del potere politico per estrarre risorsedalla società civile a proprio esclusivo vantag-gio (Si veda il reportage di Bloomberg sulle for-tune del vice presidente Xi Jinping MillionaireRelations Reveal Fortunes Of Elite, e l'inchiestadel Financial Times del titolo The family fortu-nes of Beijing’s new few del 10 luglio) Di qui non solo il gigantesco dilagare della cor-ruzione (dalla fine di giugno il governo si è im-pegnato a rintracciare i fondi portati all'estero)ma anche gli sprechi del denaro pubblico. Basticonsiderare, come mette in evidenza su ChinaDaily, Zhu Lijia, direttore del dipartimento distudi sulla pubblica amministrazione all'Acca-demica cinese sulla Governance, il 20% delleentrate fiscali se ne va per “costi amministra-tivi”, mentre la media dei paesi europei si fermaal 5%. Non solo sprechi ma anche cattiva am-ministrazione. Un esempio? Il Green Island Sta-dium nella città di Shenyang, il più grandestadio al coperto di tutta l'Asia, costruito nel2003 e costato 125 milioni di dollari, è stato de-molito lo scorso 4 giugno. E poi ci sono le in-genti spese per auto blu, spese di rap-presentanza, spese per l'aggiornamento al-l'estero del personale. In questo senso il 10 lu-glio è stata emanata dal governo centrale unanuova normativa (entrerà in vigore il 1 ottobre)

Page 38: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

43

stando alla quale i funzionari che saranno tro-vati colpevoli di aver speso troppo per automo-bili, hotel e viaggi all'estero verranno rimossidal proprio incarico. Potranno essere efficacitali norme? Zhu ne dubita: il problema è diversoe per risolverlo serve ben altro: “Our countrywastes enormous amounts of money in publicconstruction due to redundant construction andthe poor quality of projects, which is a result ofpolicy missteps. Missteps in public policy existin any country, but they are particularly seriousin our country. We don't have enough trans-parency and democratic participation. It's verycommon for policy to be decided only by theleaders at the top, causing irreparable conse-quences or the waste of money”. Da notare cheanche in questo caso le denunce per gli sprechivengono dai netcitizens: l'opinione pubblicavirtuale cinese.Proteste. A Shifang, città della provincia del Si-chuan, migliaia di cittadini sono scesi in piazzaper opporsi alla costruzione di una industria chi-mica, che i manifestanti consideravamo perico-losa per la loro salute. Le autorità hanno primacercato di disperdere con la forza i manifestanti,per poi fare marcia indietro e sospendere la co-struzione dell'impianto, con la promessa che,prima di procedere oltre, gruppi di funzionariverranno inviati ad ascoltare opinioni e sugge-rimenti da parte della popolazione. Casi similisono già successi in passato, ciò che ha trasfor-mato lo scontro di Shifang in un caso nazionaleè il fatto che la protesta è stata quasi intera-mente organizzata online da studenti. Si trattadi quella generazione nata dopo il 1989 e che,vista la rivoluzione informatica, ha assorbitomaggiormente le radiazioni prodotto dal mondooccidentale che si diffondevano attraverso larete. Ma c'è un ulteriore elemento da mettere inevidenza. I giovani studenti che scesero inpiazza nel 1989, al di la di quanto sostengonoalcuni relativisti occidentali, non chiedevano

solo un maggiore benessere materiale; chiede-vano di porre fine ai soprusi e alla corruzionedei funzionari del partito e chiedevano maggiorilibertà e democrazia. Non si dimentichi che inpiazza Tienanmen fu eretta una statua della li-bertà in carta pesta e dagli altoparlanti venivadiffusa la Marsigliese in cinese.La crisi fu superata con la sottoscrizione di unpatto tra il partito e la società civile: benessereeconomico in cambio della messa in sonnodelle rivendicazioni democratiche. Ora si con-sideri che il partito, nel lungo periodo, non puòmantenere queste promesse: la sua stessa pre-senza è una palla al piede per uno sviluppoauto-propulsivo dell'economia cinese. Ma è evi-dente che nel momento in cui la situazione eco-nomica peggiora (calano i numeri della crescitacinese e il premier Wen Jiabao lancia l'allarmedisoccupazione) è alla dirigenza politica chevengono addossate tutte le colpe.Si consideri poi che la frustrazione è maggiorein coloro che sono cresciuti nell'ansia di co-gliere, appena possibile, i frutti del miracoloeconomico cinese: i figli unici del boom deglianni novanta e duemila, tuttavia, arrivano orasul mercato del lavoro dove non trovano quantopensavano spettasse loro di diritto. Di qui larabbia degli studenti e di qui le preoccupazionidel governo. Il 6 luglio un editoriale del GlobalTimes prima cercava di intimorire: ricordandocome le bande di guardie rosse che sconquas-sarono il paese negli anni della Rivoluzione cul-turale fossero costituite proprio di studentifanatici; poi l'avvertimento: “è dovere degli stu-denti occuparsi solo degli studi e non dovreb-bero essere incoraggiati a parteciparedirettamente a questioni di politica nazionale: èimmorale da parte dei genitori e degli inse-gnanti incoraggiarli in questo senso”.En passant, c'è un elemento da aggiungere: acausa delle difficoltà del mercato del lavoro inUSA ed in Europa, molti giovani cinesi, che lì

Page 39: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

44

hanno studiato e si sono formati, stanno pren-dendo in considerazione (o lo hanno già fatto)l'idea di ritornare in patria. Fino ad oggi, infatti,la maggior parte dei laureati cinesi all'esteronon facevano ritorno in Cina. Tale fenomenopotrebbe avere implicazioni di enorme portata.Nella fase dell'autorafforzamento sul finire del-l'Ottocento, studenti cinesi furono inviati al-l'estero per apprendere le tecniche occidentali,per poi trapiantarle in Cina e rendere così piùforte il Celeste Impero. Tuttavia quando questistudenti ritornarono in patria non riportaronocon sè soltanto le conoscenze degli europei, maanche la loro visione politica. Il risultato? Unimpero plurimillenario fu abbattuto e nel 1912veniva alla luce la Repubblica cinese.Sempre sotto la voce protesta poi ci sono da re-gistrare quelle dei manifestanti di Hong Kongche hanno contestato il presidente Hu Jintao inoccasione della celebrazione del 15 anni delpassaggio dell'ex colonia inglese alla madre pa-tria. Il motivo delle contestazioni è, in sostanza,il fallimento del principio del “one contry, twosystems”: a Hong Kong si sentono traditi per lamancanza di libere elezioni. E poi l'alluvioneche ha colpito la capitale nella notte di dome-nica 22 luglio e che ha causato 37 vittime, sca-tenando le proteste dei cittadini per la gestionedell'emergenza e per la scarsa manutenzionecittadina: milioni di dollari sono stati spesi perrendere sfavillante l'immagine della città, mascarsissima attenzione è stata dedicata allefogne e a quelle infrastrutture necessarie ma chepoco servono a dare un immagine di fasto e po-tenza e a celebrare i successi del partito. Il Chri-stian Science Monitor riporta un commentoassai significativo di un internauta: “The secretof Qingdao, a [coastal] city that not afraid offloods? Its drains were built by Germany”: dal1989 al 1914 è stata infatti sotto amministra-zione dell'Impero tedesco.Che senso dare a questa serie di eventi riportati?

Un trend appare abbastanza evidente: è in attouna riscossa della società civile nei confrontidel potere del partito. I cittadini cinesi stannoconquistando alla potestà assoluta della diri-genza politica fette di maggiore libertà ed auto-determinazione. I cittadini stanno, in altreparole, tentando di costruire una serie di for-tezze e casematte per ampliare e perimetrareuna sfera sempre più ampia di diritti individualiintangibili da parte del potere pubblico. E' unprocesso che ha un nome e si chiama moderniz-zazione, prodromico alla nascita di una demo-crazia liberale.

Il fronte esternoRischia di farsi allarmante la situazione lungo iconfini marittimi cinesi, nei principali punti difrizione con i paesi rivieraschi sulla questionedelle dispute territoriali. Si riapre il fronte conil Giappone, dove la tensione si era abbassatadopo il picchi del 2010; e nel contempo conti-nua ad essere caldo il fronte del Mar cinese me-ridionale.Quando ad aprile il governatore di Tokyo Shin-taro Ishihara, aveva lanciato una sottoscrizionepubblica per l'acquisto delle tre isole dell'arci-pelago della Senkaku/Daoyou (le isole sono diproprietà privata e prese in affitto dal governogiapponese) sembrava che si trattasse poco piùche di una provocazione. Le cose non stavanocosì: l'8 luglio il primo ministro giapponese Yo-shihiko Noda sembrava fare suo il punto divista di Ishihara, scatenando la reazione cinese:a titolo di esempio le parole di una nota del mi-nistero degli Esteri: “a nessuno è concesso farecommercio del sacro territorio della Cina”.Nel frattempo, il 28 giugno si dava notizia dellaquasi ultimazione dei lavori per la costruzionedi una basa aerea cinese nell'area montagnosadi Shuimen, nella provincia del Fujian a 380 kmdall'arcipelago conteso. Dal 10 al 15 luglio leforze armate cinesi hanno tenuto una serie di

Page 40: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

45

esercitazione aero-navali nel Mar cinese meri-dionale. Esercitazioni di routine, fanno sapereda Pechino, ma che pur tuttavia acquistano unarilevanza diversa vista la tensione montante conTokyo soprattuto se si considera che parte del-l'esercitazione era dedicata alla simulazione diun assalto anfibio alle isole contese (comescrive Michael Cole su The Diplomat del 13 lu-glio). Probabilmente nelle stesse acque si ter-ranno dal 20 al 31 agosto esercitazioni con-giunte tra le marine della Corea del Sud e degliStati Uniti. E' chiaro che si sta sviluppando conforza nella regione una vera e propria “politicadelle esercitazioni navali”, che ruota, quasi inun sistema di hub and spokes, intorno a Washin-gton. Esercitazioni che più che una sfoggio diforza militare sono una dimostrazione di unaunità di intenti politica tra i paesi che vi parte-cipano.Ma non finisce qui: il Global Times ha datovoce ad una serie di dure posizioni da parte deifalchi cinesi, secondo i quali Pechino dovrebbeestendere l'area delle proprie rivendicazioni ter-ritoriali sino all'intero arcipelago delle Ryu Kyu,in quanto territorio che faceva parte del sistemasino-centrico del Celeste impero (era uno statotributario).Eppure l'immagine dell' hub and spokes non dàconto delle ultime evoluzioni. I “raggi” di que-sto sistema stanno iniziando ad interagire traloro. Basti pensare al fatto che è in dirittura d'ar-rivo la firma di un accordo militare tra Tokyo ela sua ex colonia, la Corea del Sud. L'obiettivoè quello dello scambio di informazioni riservatesu Pyongyang. Ciononostante, la stampa cineseprotesta: tali accordi militari rischiano di minac-ciare la pace nella regione, come scrivono, quasiin coro, i quotidiani del Partito, accusando Wa-shington di tramare nell'ombra.Tesa anche la situazione nel Mar cinese meri-dionale. Per la prima volta in 45 anni un verticeAsean non si è concluso con un comunicato

congiunto sottoscritto da tutti i suoi membri. Ilmotivo sono ancora una volta le dispute territo-riali. Il tentativo di una presa di posizione daparte dell'Asean sulla questione, cui tendevanoFilippine e Vietnam (cosa che di fatto avrebberappresentato un inizio di “internazionalizza-zione” della questione) è stato infatti stoppatodal paese ospitante, la Cambogia, che, comemolti sostengono, avrebbe agito come longamanus di Pechino, che preme per colloqui bila-terali con gli stati rivieraschi coinvolti. Tantoche il ministero degli Esteri cinese è dovuto in-tervenire per sottolineare la propria estraneità. Un altro elemento riguarda la decisione dellaCommissione Militare Centrale di dare luceverde all'istallazione di un presidio militare nel-l'isola di Woody nell'arcipelago della Paracelso,controllato da Pechino e rivendicato dal Viet-nam. Questa decisione, insieme con l'elevazionedel villaggio di Sansha (sempre sull'isola diWoody) a prefettura, ha scatenato proteste aManila e dimostrazioni di piazza in Vietnamcontro la politica “imperialista” cinese.Ora, se a questo quadro si aggiungono le mano-vre della politica americana (il ri-bilanciamentodella forze armate USA in Asia, così come chia-rito dal segretario alla Difesa Leon Panetta el'intensa attività politica del segretario di StatoClinton: dai progressi democratici di Myanmarai primi approcci in Cambogia e Laos) è evi-dente che si sta saldando un sistema di coope-razioni rafforzate a matrice americana lungo iconfini cinesi. Con Giappone e Corea da unaparte e Filippine e Vietnam dall'altra che gio-cano di sponda, con un intervento esterno daparte di Washington.Un sistema che visto da Pechino, come scriveKissinger nel suo ultimo libro, rappresenta lamaterializzazione di un costante incubo strate-gico per la Cina: l'accerchiamento. Si è già dettoche tali manovre da parte americana hanno unobiettivo: produrre sicurezza negli alleati della

Page 41: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

46

regione e nel contempo tentare di limitare l'as-sertività cinese. In altre parole, deterrenza. Il punto, come sottolinea Kissinger, è che Wa-shington e Pechino declinano in maniera diame-tralmente opposta il concetto di deterrenza. LaCina crede nella deterrenza attuata nella formadella preemption, poiché valuta che il suo av-versario stia acquisendo un vantaggio inaccet-tabile eche l'ago della bilancia strategica si stiamuovendo a suo sfavore. Gli strateghi cinesicercanodi incrinare la sicurezza statunitense edi riprendere il sopravvento psicologico, se nonanche quello materiale. Ciò che preoccupa è:“l'incontro tra la visione cinese della preemptionla dottrina occidentale della deterrenza” – con-tinua Kissinger – che può sfociare in un circolovizioso: iniziative considerate in Cina esclusi-vamente difensive possono essere ritenute di na-tura aggressiva dal mondo esterno; misure dideterrenza messe in atto dall'Occidente possonoessere interpretatedai cinesi come tentativi d'ac-cerchiamento”.

In conclusione, se per un attimo non si tieneconto delle tante divisioni interne al Partito co-munista cinese, e lo si considera quale un bloccounico, in quanto detentore del potere assoluto inCina, appare chiaro come questo sia circondatosu due fronti. Un fronte interno costituito dai cittadini cinesistessi che stanno lentamente erodendo spazioalla potestà indiscussa del partito che, peraltro,secondo l'Epoch Times (settimanale cinese in-dipendente) sta “perdendo pezzi”. Pare che sistia facendo sempre più consistente il numerodi coloro che, disgustati dalla corruzione deifunzionari e dai loro abusi di potere, stanno get-tando alle ortiche la tessera del Partito (che hacompiuto il 1 luglio i suoi primi 91 anni e che,stando ai dati ufficiali conta 84 milioni diiscritti), tanto da dare vita ad un vero e propriomovimento: il “Tuidang” (“abbandona il par-

tito”). A tale proposito vale la pena ricordare chesi stanno moltiplicando le voci di quanti segna-lano che defezioni si potrebbero verificareanche all'interno delle forze armate. E non sitratta solo di quanti all'interno del PLA premonoper una “nazionalizzazione” dello strumentomilitare, sganciandolo dal controllo del partito.Il timore maggiore è che la lotta tra le fazioniall'interno del PCC possa coinvolgere pezzidelle forze armate, trasformando così lo scontropolitico in lotta tra warlords. Tale paura sembratrovar conferma nel sempre più consistente nu-mero di articoli della stampa ufficiale che esor-tano le truppe ad essere fedeli al Partito (Si vedaPeter Mattis su The Diplomat del 29 giugno IsChina Scared of a Coup?).C'è poi un fronte esterno fatto dai paesi riviera-schi coordinati da Washington. Anche in questocaso si tratta di un movimento (un asse delle de-mocrazie che si contrappone ad un asse delleautocrazie, Cina, Russia, Corea del Nord piùSiria e Venezuela? C'è chi si spinge a sostenereche sia questa la nuova linea divisoria nelle re-lazioni internazionali. Si veda William C. Mar-tel su The Diplomat del 29 giugno AnAuthoritarian Axis Rising?) che tenta di eroderegli spazi di manovra conquistati da Pechinonegli ultimi anni (il altre parole il roll-back).Questo significa che sia a livello interno che alivello regionale si va accumulando una sempremaggiore quantità di polveri e una qualsiasimiccia rischia di far esplodere le tensioni crea-tesi. Come reagirà la leadership del partito allamarea montante che dall'esterno e dall'internone erode la legittimità, il potere ed il prestigio?Se Kissinger avesse ragione e a Pechino fosseroancora fedeli alla dottrina della deterrenza of-fensiva, significa che sarebbe prioritario “uncolpo” per alleggerire la pressione e riconqui-stare una superiorità psicologica, il che vuol direspaventare gli “assedianti”. Cosa che del restoPechino ha già fatto con l'India nel 1962, con il

Page 42: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

47

Vietnam nel 1974, con i propri cittadini nel1989 a Tienanmen. Ma le conseguenze di unatale scelta potrebbero essere incalcolabili. L'al-ternativa? C'è e consiste nel cedere: concederemaggiori libertà interne e favorire una transi-

zione democratica del paese e a livello regionaleaprire trattative multilaterali per la risoluzionedelle dispute territoriali. Una terza via non si in-travede all'orizzonte.

Page 43: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

49

India

Claudia Astarita

Eventi►L’India rilancia la diplomazia dello sport. Forse nel tentativo di ottenere lo stesso successo(non solo) di immagine raggiunto dai cinesi negli anni ’70 con la diplomazia del ping-pong, gliindiani hanno deciso di fare un altro passo avanti nel processo di (apparente) distensione con ilPakistan, iniziato negli ultimi mesi, invitando una rappresentanza della seconda grande potenzadell’Asia del Sud a una competizione di cricket che si svolgerà nel Subcontinente tra fine 2012 einizio 2013. Dopo gli attentati di Mumbai del 2008 non sono più stati autorizzati incontri tra squa-dre indiane e pakistane.►India-Usa: Incidente della “Rappahannock”. La notizia dell’uccisione di un pescatore indianoda parte di soldati americani impegnati in operazioni antipirateria nel Golfo Persico, molto vicinoa Dubai, ha fatto parlare la stampa nazionale e internazionale, che hanno accostato l’incidenteal caso della “Enrica Lexie”, in cui sono coinvolti i due fanti di marina italiani in custodia inKerala. Non è ancora chiaro come si chiuderà la vicenda americana, visto che New Delhi ha chie-sto espressamente agli Emirati Arabi di occuparsi del caso, evitando quindi, come è successo peri fucilieri italiani, di acconsentire al fatto che i presunti colpevoli possano essere processati e giu-dicati nel loro paese. Relativamente al caso italiano, si è ancora in attesa della decisione dellaCorte Suprema in materia di giurisdizione.►I tycoon indiani vogliono fare fortuna investendo nella difesa. Miliardari come Mukesh Am-bani, Azim Premji e Adi Godrej, dopo aver costruito le rispettive fortune occupandosi di risorseenergetiche e materie prime, software e saponette, pensano sia diventato oggi più conveniente chemai investire nella produzione di ordigni e proiettili. Tutti sanno che il Subcontinente è il principaleimportatore di armi al mondo e che il budget che New Delhi destina alla difesa sta crescendo ra-pidamente, quindi molti sperano che potenziando la produzione nel comparto militare all’internodei confini nazionali sarà possibile riuscire, contemporaneamente, a dare nuovo slancio alla cre-scita interna e a ridurre le spese dello Stato. Per riuscire a raggiungere un buon livello di competitività già nel breve periodo, le aziende in-tenzionate a investire nel settore hanno deciso di creare nuove partnership o di acquisire gruppistranieri con una buona esperienza in questo comparto. Anche se, per il momento, nessuno è di-sposto a riferire dettagli su strategie già definite o possibili partner già contattati. ►L’India è un paese da comprare. In pochi mesi l’India si è trasformata dalla nazione in grado

Page 44: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

50

L’INDIA HA UN NUOVO PRESIDENTE. È L’EX MINISTRO

DELLE FINANZE, UN FEDELISSIMO DEL PARTITO DEL CONGRESSO

E’ stato già detto in più occasioni che l’India staattraversando un momento di profonda crisi po-litica ed economica. La maggior parte dei pro-blemi di natura commerciale e finanziaria vieneattribuita all’incapacità della classe dirigente (enon solo, visto il forte ostruzionismo delle op-posizioni) di individuare e implementare unastrategia di sviluppo che risponda alle necessità

attuali della nazione, più che a una congiunturaparticolarmente sfavorevole consolidatasi acausa delle conseguenze della crisi finanziariainternazionale da cui nessun paese è ancorauscito. Ecco quindi che, in una fase in cui l’economiaarranca, la fiducia nei confronti del Primo Mi-nistro Manmohan Singh continua a calare non

di tener testa alla Cina in Asia al paese che “non è in grado di fare nulla di buono”. E sono sempredi più gli investitori che condividono questa seconda affermazione. Eppure, in un contesto in cuil’economia cresce ai tassi più bassi degli ultimi nove anni, le riforme non vengono approvate e ilvalore della rupia continua a calare, c’è chi sostiene di aver individuato nel mercato indiano se-gnali che potrebbero ancora far sperare che qualcosa possa cambiare. In realtà, chi vuole conti-nuare a guardare all’India con ottimismo lo fa immaginando che questa nazione, che tuttosommato continua a crescere al 5/6% (anche se le previsioni più negative parlano di un probabileribasso al 2,5%), non possa permettersi di crollare. Immaginando quindi che arriverà presto ilmomento in cui il governo riuscirà a fare qualcosa per invertire l’attuale trend sfavorevole.Di parere contrario è invece il Presidente americano Barack Obama. Che ha criticato l’India perla sua scelta di escludere gli investimenti diretti esteri da “troppi settori”.Un’accusa a cui gli in-diani hanno risposto invitando Barack Obama a riconsiderare le proprie affermazioni perché ba-sate su “informazioni sbagliate diffuse da lobby internazionali interessate a diffondereun’immagine negativa dell’India nonostante i fondamentali della sua economia siano solidissimi”.Un quadro che le statistiche non confermano, anche se, in questo caso, le reazioni dei parlamentaridel Subcontinente alle dichiarazioni di Obama sono molto più significative dei dati economici.Politici del Bjp e del Partito Comunista hanno infatti commentato con frasi come “se Obamavuole investire di più e l’India non vuole, non cambieremo certo idea perché ce lo chiede lui”,oppure “gli americani vogliono entrare nel nostro sistema di distribuzione solo per motivi di pro-fitto”. Un confronto che è continuato anche sulle pagine dell’americano Time e dell’indiano Ou-tlook. Dove Manmohan Singh e Obama sono stati definiti “underachiever”, ovvero “colui che hareso al di sotto delle attese”. ►Il Karnataka ha eletto il terzo Primo Ministro in quattro anni. Il 12 luglio Jagdish Shettar hagiurato come nuovo Premier dello stato meridionale del Karnataka, quello che ha come capitaleBangalore. L’unico nel sud dell’India che ha oggi una maggioranza del Bjp. Shettar ha sostituitoil Premier uscente Sadananda Gowda, allontanata su richiesta di BS Yeddyurappa, altro esponentedel Bjp, rimosso dal governo circa un anno fa perché coinvolto in una serie di scandali di corru-zione e sostituito da Godwa.

Page 45: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

51

solo tra i leader della comunità internazionale,ma anche all’interno della sua stessa maggio-ranza e nel Paese, il governo è paralizzato e ilrischio di elezioni anticipate (rispetto a quellegià in programma per il 2014) aumenta. In talecontesto, le consultazioni per il rinnovo dellaPresidenza hanno inevitabilmente acquisitoun’importanza nettamente maggiore rispetto aquella del passato.Il Presidente dell’India ha tradizionalmentesempre ricoperto un ruolo di secondo piano. Ep-pure, la scelta del partito del Congresso di pre-sentare, a giugno, la candidatura di un uomoforte, Pranab Mukherjee, Ministro delle Fi-nanze fino a quando non ha dovuto dimettersiper candidarsi alla presidenza e già Ministrodegli Esteri e della Difesa, ha spiazzato le op-posizioni (costringendole a tentare di fare altret-tanto, pur senza riuscirci), e ha chiarito inmaniera definitiva le intenzioni del Congressodi legittimare una sorta di transizione da una“presidenza formale di fatto priva di poteri” auna “più interventista”. Non solo: la scelta di Mukherjee, ha messo inevidenza il timore del Congresso (partito al go-verno guidato da Sonia Gandhi) di essere scon-fitto alle elezioni del 2014 dal Bharatiya JanataParty (Bjp) o dalla “grande coalizione” che i po-litici indipendenti sognano di costruire dopo leaffermazioni elettorali ottenute a livello locale.Ancor più è temuta l’ipotesi di elezioni antici-pate, perché in tal caso Sonia Gandhi potrebbenon avere il tempo di ricostruire una leadershipforte attorno ai due figli Rahul e Priyanka. Ealla luce della recente sconfitta di Rahul in UttarPradesh anche il successo di fiducia e di imma-gine nel medio periodo è diventato meno scon-tato, ma non impossibile. Ecco perché, in uncontesto di questo tipo, assicurarsi una presi-denza non soltanto favorevole ma anche piùforte per Sonia Gandhi è fondamentale. Ancora, c’è chi ha interpretato la scelta di piaz-

zare un uomo come Mukherjee alla presidenzacome l’ultimo tentativo per permettere al Con-gresso e in particolare al Primo Ministro Man-mohan Singh di recuperare almeno in parte lapropria credibilità. Nell’auspicio che in un con-testo in cui l’ostruzionismo smetterà di esseretotale, si possano implementare, con il sostegnodi un Presidente consapevole dell’urgenza di ri-forme economiche di ampio respiro, le norma-tive definite dall’esecutivo, dimostrando(questo è ciò che spera la maggioranza) di es-sere in grado di risolvere almeno una parte deiproblemi dell’India contemporanea. È evidente che, qualora questo scenario si di-mostrasse realistico prima dell’inizio della cam-pagna elettorale per le elezioni generali del2014, il partito di Sonia Gandhi avrebbe qual-che possibilità di vedersi riconfermato allaguida del paese. Infine, non va dimenticato che in una nazionecome l’India, in cui i dettagli simbolici sonotanto importanti, il fatto che il Primo MinistroManmohan Singh abbia oggi assunto su di sé lefunzioni del Ministro delle Finanze ha portatotanti a sognare che il suo “nuovo incarico”possa aiutarlo a ottenere un successo simile aquello raggiunto nei primi anni ’90, quando daMinistro delle Finanze approvò le riforme checambiarono radicalmente il destino del Subcon-tinente. La “novità” di questa elezione è stata quindiconfermata a partire dall’annuncio di candida-ture insolitamente “forti”. Pranab Mukherjee,77 anni, per il Congresso. Purno Agitok San-gma, 64, per il Bjp. Molti politici regionali, in-vece, coordinati da Mamata Banerjee, PrimoMinistro del Bengala Occidentale e leader delTrinamool Congress, ufficialmente un alleatodella coalizione di governo, hanno sostenuto larielezione di APJ Abdul Kalam, il Presidenteche cinque anni fa è stato rimpiazzato dalla“prima donna Presidente” Pratibha Patil, che ha

Page 46: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

52

tuttavia rifiutato di prendere in considerazionel’ipotesi di ricandidarsi.Per Mukherjee è stata Sonia Gandhi in personaa chiedere un sostegno bipartisan, e due impor-tanti partiti regionali, il Samajwadi Party e ilBahujan Samajwadi Party, hanno subito accoltol’invito. Ma la scelta di alcuni partiti regionalidi non seguirli è altrettanto significativa. Dalloro punto di vista, permettere al Congresso di“mettere le mani” sulla Presidenza implica unadrastica riduzione dell'opportunità di presen-tarsi alle elezioni del 2014 con un candidato in-dipendente (relativamente al quale non è ancorastato trovato nessun accordo). Questo perché èforte il timore, in caso di incertezze sugli esitidello scrutinio, che la presunta imparzialità delPresidente non sia “spesa” a loro favore ma fa-vorisca il partito del Congresso. D’altro canto,chi ha appoggiato l'uomo oggi etichettato comeil “consigliere di fiducia di Sonia Gandhi”, loha probabilmente fatto nella consapevolezza dinon essere in grado di competere nemmeno conun Congresso in crisi. Quindi, tanto vale rima-nerne alleati.C’è poi chi sottolinea che l’appoggio di SoniaGandhi per Mukherjee sia una novità. Quest’ul-timo, infatti, ha sempre lamentato che Manmo-han Singh sia stato scelto “al suo posto” perricoprire la carica di Primo Ministro dell’Indiasolo perché la leader del Congresso non lo hamai considerato un politico affidabile, eavrebbe cercato di “accontentarlo” offrendogliil Ministero delle Finanze. Oggi, però, molte cose sono cambiate. C’è chiafferma che, anche grazie al fatto di essere ri-masto in qualche modo dietro le quinte (la re-sponsabilità di tutti i provvedimenti nonapprovati è sempre ricaduta su Singh), Mukher-jee sia oggi riconosciuto dalla popolazione e dalCongresso come un politico esperto, carisma-tico, forte e affidabile. Ma c’è anche chi ricordache, quando un paio di mesi fa ha presentato la

legge di bilancio, la stampa nazionale e quellainternazionale lo hanno accusato di aver “tra-scurato tutti i problemi più urgenti dell’India”.Definendolo il peggior Ministro delle Finanzedegli ultimi trent’anni.Eppure, per la maggioranza Mukherjee èl’uomo che, di nuovo in coppia con ManmohanSingh ma da una posizione “privilegiata”, po-trebbe aiutarlo a dare al Paese la scossa di cuiha bisogno. Un politico contro il quale nulla hapotuto il candidato del Bjp Purno Agitok San-gma, un politico che, è bene ricordarlo, fino apochi giorni prima della nomina faceva partedello schieramento della maggioranza (puravendo fondato al suo interno la fronda del“Partito Nazionalista del Congresso”) e che,proprio per questo motivo, non ha potuto con-tare sul sostegno totale dell’opposizione, spin-gendo addirittura alcuni partiti comunisti avotare per Mukherjee. Come se non bastasse,Sangma si è presentato agli elettori come “ilrappresentante delle popolazioni dimenticatedel Nord-est”, la regione indiana da cui pro-viene, palesando l’intenzione di voler rappre-sentare se stesso e “un popolo di cento milionidi persone”, quello del Nord-est, appunto. Manmohan Singh e Pranab Mukherjee lavoranodi nuovo in coppia. Ma il secondo, oggi Presi-dente e non più “semplice” Ministro dell’ese-cutivo, sarà in grado di far uscire il primodall’impasse in cui si trova? I problemi del Primo Ministro indiano sono tan-tissimi, e il neo-Presidente Mukherjee non puòcerto sperare di risolverli tutti in una manciatadi mesi. Eppure, per molti analisti la situazionenon è così negativa. C’è chi ha visto nei prov-vedimenti adottati nelle ultime settimane l’en-nesimo segnale di quanto il Primo MinistroSingh sia determinato, nei limiti delle sue at-tuali possibilità, a fare qualcosa per far (ri)cre-scere l’India. Ma c’è anche chi li condannacome iniziative sconsiderate in un paese che

Page 47: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

avrebbe bisogno di affrontare con urgenza benaltri problemi. Come la lotta all’inflazione, il ri-lancio della crescita economica o il crollo degliinvestimenti diretti in entrata. Manmohan Singh ha invece scelto (analisti piùvicini al Congresso precisano che è riuscito araggiungere un accordo con le opposizioni solosu questioni minori, perché i provvedimenti piùimportanti sono stati tutti bocciati) di destinare75 milioni di dollari in un progetto per monito-rare l’andamento dei monsoni nella speranza diriuscire a limitare l’impatto delle disastroseinondazioni o delle ondate di siccità da essi ge-neralmente provocate. Altri 5,4 miliardi di dol-lari sono stati devoluti a un programma con ilquale New Delhi vorrebbe finanziare i medici-nali destinati a migliaia di milioni di cittadini(l’idea è quella di coprire le necessità della metàdella popolazione entro cinque anni). Il pianoapprovato dal governo prevede che tutti i medicipossano prescrivere farmaci generici che sa-ranno consegnati gratuitamente ai loro pazienti.Un passo avanti molto importante in una na-zione in cui lo scorso anno la spesa sanitaria nonha superato i 4,5 dollari a persona. I grandi co-lossi farmaceutici non hanno apprezzato il prov-vedimento, visto che agli stessi medici è statovietato di prescrivere farmaci “di marca” per più

del 5% del loro budget annuale, pari a circa 50milioni di dollari. Ed è forse proprio questa laragione per cui New Delhi ha scelto di non pub-blicizzare l’iniziativa. Confermando indiretta-mente le recenti accuse di Barack Obamarelative all’eccessiva chiusura dell’India agli in-vestimenti diretti esteri in “troppi settori”. È co-munque doveroso ricordare che appena un annofa Manmohan Singh è stato costretto a ritirareun disegno di legge che avrebbe autorizzato gliinvestimenti diretti esteri nel settore della distri-buzione per l’opposizione del solito TrinamoolCongress, uno dei partiti della coalizione di go-verno.E il neo-Presidente Mukherjee? Dopo averlosoprannominato “Mr. Fixit”, ovvero colui chepuò sistemare qualsiasi cosa, gli indiani siaspettano non solo che contribuisca a riportarel’India lungo il sentiero dello sviluppo e troviun modo per applicare il suo modello di “cre-scita inclusiva” alla nazione, permettendo aipoveri di trarne benefici tanto quanto i ricchi,ma anche che “guidi la popolazione durante leelezioni del 2014” e “in maniera del tutto im-parziale, prenda la decisione finale qualora di-venti difficile stabilire con chiarezza unvincitore”. Un aiuto tutt’altro che trascurabileper un Congresso così tanto in difficoltà...

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

53

Page 48: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

55

America Latina

Alessandro Politi

Eventi

►Crisi dell’immondizia a Buenos Aires (18-23/7/2012). Nell’ambito di un più vasto e serratoconflitto tra le parti sociali e la presidentessa Cristina Fernández Kirchner, si è verificato per laprima volta anche nella capitale uno sciopero nella raccolta dell’immondizia. A breve sono stateadottate misure di repressione poliziesca, ma un dialogo è necessario perché simultaneamentesono in agitazione i trasporti urbani ed i collegamenti autobus a lungo raggio.►Il 20/7/2012 in Guatemala è stato effettuato un ricorso d’incostituzionalità da parte di orga-nizzazioni militanti indigene. Il CPO (Consejo de los Pueblos de lo Occidente) ha presentato allaCorte Costituzionale un ricorso contro la legge mineraria del 1997 in quanto molto frequentementenon viene chiesto il parere alle popolazioni indigene prima di avviare un progetto minerario. L’at-tuale governo di Otto Pérez Molina ha concesso nel giro di 7 mesi 387 autorizzazioni alle industrieestrattive ed altre 734 sono in attesa d’approvazione. Simultaneamente il governo sta cercandodi far passare un disegno di legge in base al quale il 40% delle azioni delle compagnie minerariepresenti nel paese deve essere statale.

PARAGUAY: SI SCRIVE IMPEACHMENT, SI LEGGE IMPICCIO

Il 22 giugno 2012, con un atto senza precedentinella storia del Paraguay, il presidente Fer-nando Armindo Lugo Méndez, viene destituitosulla base di una procedura costituzionalmenteprevista con un luogo a procedere della Cameraed un voto di condanna del Senato sulla basedell’inadeguatezza nello svolgimento delle suefunzioni istituzionali. I problemi politici e stra-tegici, che sono rilevanti, riguardano:§ La tenuta sostanziale della prassi democra-

tica nel continente riguardo a repentini cambi digoverno operati nel rispetto della lettera costi-tuzionale, ma non necessariamente nel suo spir-ito.§ La spaccatura del consenso sulla difesa dellademocrazia tra l’OSA (Organizzazione degliStati Americani) da un lato ed UNASUR e Mer-cosur dall’altro. La prima ha scelto unasoluzione attendista, aspettando il risultato delleprossime elezioni. Le seconde hanno immedi-

Page 49: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

56

atamente sospeso un governo considerato golpistanei fatti.§ Un esito possibile della resistenza del pre-sidente deposto, potrebbe essere il suo reinse-diamento, se il suo successore FedericoFranco non sarà in grado di sopportare la pres-sione internazionale. L’altro invece è che si ar-rivi alle elezioni in modo regolare, ma con lavittoria di tutt’altro candidato e probabilmentegradito alle vecchie oligarchie.§ Il rischio concreto che, con un’esperienzagià parte del passato e conosciuta in altripaesi, si approfondiscano le infiltrazioni ma-fiose specialmente da parte brasiliana, rinfor-zando il già problematico ruolo della TripleFrontera.

La dietrologia

Il 22 giugno scorso, con un atto senza prece-denti nella storia del Paraguay, il presidente Fer-nando Armindo Lugo Méndez è statodestituito, sulla base di una procedura costi-tuzionalmente prevista, con un luogo a pro-cedere della Camera ed un voto di condanna delSenato per inadeguatezza nello svolgimentodelle sue funzioni istituzionali.L’opinione pubblica in Paraguay ed alcuni am-bienti che ne studiano l’andamento politico nondifettano d’interpretazioni molto dure sull’ac-caduto che sono riassunte nei seguenti argo-menti:1

• Gli Stati Uniti premevano da lungo tempoperché Asunción accettasse una presenza stabiledi militari (specialmente forze speciali) nellabase di Mariscal Estigarribia nella regione delChaco (sede di una delle falde acquifere più im-portanti del continente) ed in posizione strate-gica per controllare Argentina, Bolivia, Brasilee, se necessario, Uruguay. La base dispone diuna pista d’atterraggio adeguata per aerei datrasporto strategico C-5 Galaxy e C-17 Globe-master III e durante la sanguinaria dittatura di

Alfredo Stroessner Matiauda negli anni ’80poteva ospitare sino a 16.000 soldati. Un seriomotivo d’attrito strategico che il ministro dellaDifesa paraguayano della presidenza Lugo cer-cava d’appianare migliorando altri aspetti di co-operazione, secondo i dispacci dell’ambasciataamericana.• Nella medesima zona del Chaco la famigliaBush e la setta religiosa Moon procedettero adimponenti acquisizioni terriere per migliaia diettari: la prime notizie datano 2009 e le ultime2012. Gli scopi delle operazioni fondiarierestano opachi.• Gli Stati Uniti, nonostante la riduzione dellaloro presenza strategica e della loro presa poli-tica nell’area, non hanno rinunciato a condurreuna vigorosa politica d’ingerenza per disartico-lare nuove costellazioni di potere che escludonoWashington da una gestione attiva e che, attra-verso differenti amministrazioni, cambia me-todi, ma non obbiettivi sostanziali.• Durante l’amministrazione G. W. Bush nel2002 vi fu un classico tentativo di colpo di statonel Venezuela, fallito per la lealtà di parte delleforze armate e per la pronta mobilitazione dellemasse in 48 ore. Nel 2008 c’è un tentativo dispaccare la Bolivia guidata dal nuovo presi-dente indio Juan Evo Morales Ayma con dina-miche separatiste tra le regioni ricche (eispanizzanti) e quelle povere, con un modelloseguito poi in Libia ed in Siria (2011-2012). Iltentativo di avviare una guerra a bassa intensitàviene bloccato da una missione UNASUR(Unión de Naciones Suramericanas). Ancoranel 2008 c’è una serrata padronale in Argentinacon conseguente campagna di stampa, che ri-cordava le destabilizzazioni cilene prima delputsch militare vero e proprio. Con il 2009 siassiste ad un vero e proprio colpo di stato inHonduras ai danni del presidente José Manuel"Mel" Zelaya Rosales. L’OSA (Organizzazionedegli Stati Americani) condanna il golpe e so-

Page 50: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

57

spende il paese che verrà riammesso nell’orga-nizzazione solo nel giugno 2011. Zelaya vienesostituito da un altro presidente regolarmenteeletto e che non intende virare in senso populi-sta come il predecessore.• Con la presidenza di Barack Obama viene in-trodotta, secondo questo tipo d’analisi, la va-riante del colpo di stato morbido. L’Ecuador,vista la sua resistenza a mantenere la base sta-tunitense di Manta per le operazioni antidroga,è testimone della rivolta di settori della polizia,appoggiati da alcuni militari e spalleggiati daun’azione di discordia seminata all’interno dellecomunità indigene locali, grazie all’azione dialcune ONG. La decisa reazione del governo,dei cittadini e dell’UNASUR bloccano la dina-mica. Anche il regime change in Paraguay ap-partiene ai colpi soft della nuova smartdiplomacy, il cui obbiettivo è di frenare una de-riva del paese verso l’ALBA (Alianza Boliva-riana para los Pueblos de Nuestra América,guidata da Caracas).

La sequenza politica

Si tratta di un insieme di argomenti, variamentesostenuti da prove più o meno convincenti, checolgono alcuni aspetti concreti della situazioneparaguayana, ma che, per quanto suggestivi,non necessariamente colgono l’insieme delproblema. È invece opportuno ricordare rapida-mente la sequenza degli eventi per poi situarliin un contesto complessivo più adeguato edassai più rappresentativo per un decisore.La cronologia generalmente accettata deglieventi è così articolata:2

15/6 Durante lo sgombero di un’occupazionecompiuta da carperos (i contadini senza terra)nella tenuta Campos Morombi nella zona diCuruguaty, in mano all’impresario e politicodel partito Colorado (opposizione) Blas N. Ri-quelme cadono in uno scontro a fuoco sei poli-ziotti ed undici contadini. Il capo della polizia

ed il ministro dell’Interno vengono destituiti. Ilnuovo ministro degl’Interni è di area dei Colo-rados.20/6 Lugo ordina la creazione di una commis-sione speciale con l’appoggio dell’OSA (Orga-nización de Estados Américanos - OEA) perinvestigare l’accaduto, indipendentementedall’inchiesta giudiziaria21/6 La Camera dei Deputati avvia la proceduradi giudizio politico contro il presidente, ancheperché il principale sostegno politico del go-verno (Partido Liberal Radical Auténtico, cen-tro destra) ritira l’appoggio e si avvicinaall’UNACE (Union Nacional de CiudadanosEticos, una filiazione dei colorados, guidatodall’ex generale golpista e inveterato complot-tista Lino Oviedo). Il Senato segue a ruota, creail tribunale ed inizia il giudizio contro Lugo. LaConferenza Episcopale invita a Lugo a dimet-tersi spontaneamente. L’UNASUR invia unamissione diplomatica per tentare una media-zione.3

22/6 Lugo presenta alla Corte Supremaun’istanza d’incostituzionalità, sottolineandoche è stato privato del diritto di preparare unadifesa. I tempi del giudizio saranno di 24 ore equelli di preparazione della difesa di 2 ore. IlSenato dichiara Lugo colpevole di cinque ina-dempienze: inadeguatezza nel disimpegnare leproprie funzioni, con particolare riferimento almassacro di Curuguaty; aver permesso irritual-mente la riunione di un partito politico di sini-stra in una caserma nel 2009; aver tolleratol’invasione di 3.000 carperos a Ñacunday nelleterre di una tenuta di proprietà brasiliana colti-vata a soya; aver dolosamente fallito nel cattu-rare i membri dell’EPP (Ejército del PuebloParaguayo) con conseguente aumento dell’in-sicurezza nei dipartimenti di Concepción e SanPedro; aver firmato il protocollo Ushuaia II (cheperò non era stato ancora sottoposto a ratificaparlamentare);4

Page 51: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

58

Il giorno stesso il Senato dichiara colpevoleLugo, nonostante la missione UNASUR av-verta sulle conseguenze di una rottura dell’or-dine democratico. Il vicepresidente, LuisFederico Franco Gómez (PLRA), assume lapresidenza in una sessione congiunta.24/6 Lugo accetta il verdetto, ma non riconosceil nuovo governo Franco e sottolinea come lalegge sia stata pesantemente manipolata e de-scrive la situazione come un “golpe de Estadoparlamentario”. La Corte Suprema respingel’eccezione d’incostituzionalità presentata daLugo , mentre il Tribunal Superior de JusticiaElectoral esclude elezioni anticipate rispetto al21 aprile 2012. Il Venezuela ritira il suo amba-sciatore e ferma le forniture petrolifere (circa30% del fabbisogno).26/6 Il segretario generale dell’OSA, José Mi-guel Insulza, annuncia l’invio di una missionedopo una riunione senza consenso nel ConsiglioPermanente a Washington.27-28/6 Purga dei vertici militari e della sicu-rezza presidenziale. La ministra della DifesaMaría Liz García accusa l’ambasciatore del Ve-nezuela di aver tentato di sobillare alcuni mili-tari nella capitale durante il giudizio. Il 7/7 laProcuratrice Generale del Paraguay ritiene nonvalide le videoregistrazioni a sostegno dell’ac-cusa.29 /6-2/7 Mercosur e UNASUR sospendono ilParaguay ed il Mercosur accetta come membroil Venezuela. Il Paraguay minaccia di abbando-nare UNASUR ed OSA, nonché azioni legalicontro il Mercosur. Insulza, segretario generaledell’OSA, qualifica la situazione tranquilla madelicata5/7 Nuovo ricorso d’incostituzionalità di Lugoalla Corte Suprema per l’annullamento del giu-dizio politico. Sei giorni dopo il ricorso vieneammesso. Al 25 luglio non vi è un pronuncia-mento della corte.11/7 Gli USA si oppongono ad una sospensione

del Paraguay dall’OSA e appoggiano l’idea diuna missione nel paese. Nove giorni dopo ilConsiglio Permanente dell’OSA avalla il pro-getto di Washington.21/7 Il Permanente de Revisión (TPR) del Mer-cosur boccia la richiesta del Paraguay di revo-care la sospensione. Asunción protesta22 /7 L’ex-presidente Lugo dichiara resistenzaal golpe sino alla vittoria della democrazia.

Realpolitik

Non è prevedibile al momento il successo dellaresistenza del presidente deposto, ma la tabellasotto riportata delle forze parlamentari nel Con-gresso fa comprendere che la vittoria elettoraledi Lugo non era sostenibile. Se vediamo chel’ANR (il Partido Colorado), sconfitto dopo 61anni d’ininterrotta egemonia, favorita da unadittatura feroce e da un golpe di transizione con-nesso alle narcomafie, controllava da solo il37,5% dei seggi nella Camera ed il 31,2% al Se-nato, si vede immediatamente che il presidentenon aveva nessuna maggioranza, nemmeno distrettissima misura.Gli elettori avevano votato per un cambiamentodi vertice, ma mantenendo lo zoccolo duro delleloro lealtà e clientele politiche o, al massimo,spostandole verso partiti di centro-destra, prontitranquillamente ad abbandonare qualunqueagenda di cambiamento risultasse indigesta adinteressi fortemente consolidati. La maggio-ranza era praticamente oscillante dal neutraletiepido al dichiaratamente ostile, come per ilcaso dell’UNACE.

Composizione del Congresso del ParaguayCamara de Diputados

Asociacion Nacional Republicana Partido Co-lorado - ANR (30) Partido Liberal Radical Autentico - PLRA(29)

Page 52: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

59

Partido Patria Querida - PPQ (4) Partido Union Nacional de Ciudadanos Eticos- PUNACE (15) Partido Democrático Progresista - PDP (1) Movimiento Popular Tekojoja - MPT (1) Cantidad de Diputados: 80

Cámara de Senadores

ANR 15 senadores PLRA 14 senadores PPQ 4 senadores UNACE 9 senadores MPT (Teko Joja) 1 senador PPS 1 senador PDP 1 senador (los ex presidentes Nicanor Duarte y JuanCarlos Wasmosy) Total Senadores : 48

Del resto il programma del presidente era statoun’autentica dichiarazione di guerra alle oligar-chie palesi ed occulte dominanti il paese. Nelbicentenario dell’indipendenza, Fernando Lugoparla non solo dei successi in campo sociale(istruzione, alimentazione scolare, inizio di ri-forma agraria, difesa dei ceti deboli), ma degliobbiettivi di cambiamento (15/5/2012):

§ Lotta alla cultura di governo autoritaria distampo coloradista;§ Contrasto a mafia e contrabbando;§ Fine del sistema della corruzione e del po-karê (frode, inciucio);§ Riduzione della conflittualità agraria dacentinaia d’incidenti a poche decine.

Dieci giorni dopo quella celebrazione program-matica, il livello sostanziale della tensione po-litica, in sobbollimento lento già almeno dal2009, sale con un fenomeno simile a quellodegli indignados spagnoli e che prende il nome

di After Office Revolucionario. Gruppi di citta-dini si automobilitano per premere sul parla-mento in modo che non approvi, in vista delleprossime elezioni, uno stanziamento di circa$33 milioni a favore di 9.000 contrattisti scru-tatori (planilleros). È notorio che sia un mecca-nismo di clientelismo elettorale consolidato,ma, contrariamente alle aspettative, davanti alpubblico ludibrio cui sono stati esposti i depu-tati clientelisti, il Senato appoggia il veto presi-denziale (29/5/2012).Appena lo stesso movimento si convoca perabolire lo scandalo delle liste bloccate (listas sá-bana), dove i cacicchi di partito decidono chiviene eletto per posizione nella lista, la coper-tura mediatica quasi cessa ed è uno scacco po-litico. Del resto sulle ben più numerose edimponenti mobilitazioni contadine il comporta-mento dei media è molto meno sulla notizia.A fine maggio si verifica il punto di non ritornoper la presidenza Lugo, in quanto il suo vice-presidente comincia a dichiarare che, rispettoalle critiche rivolte ad un presidente sempre inviaggio, con due figli illegittimi emersi ed unostile di gestione poco saldo, lui medesimo èpronto ad assumersi le sue responsabilità. Solocon i voti del suo partito ANR e di quelli del-l’UNACE può raggiungere la maggioranza deidue terzi necessaria al “ribaltone”.In realtà l’ambasciata statunitense è largamentea conoscenza della manovra sin dal 28 marzo2009 e proprio con lo strumento del giudiziopolitico.5

Ed un mese prima l’ambasciata comincia a va-lutare le misure del governo Lugo in materia diriforma agraria: non è una vera riforma, bensìun pacchetto di misure sociali a favore dei con-tadini più poveri, dando loro accesso a terre,crediti, tecniche e possibilità d’autosufficienza.Un palliativo graduale che già aveva suscitatograndi speranze, ma che non può avere efficaciareale se non si coinvolgono in una vera riforma

Page 53: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

60

gli attori privati.Sulla questione agraria infatti cade il governo.L’incidente a Curuguaty (Campos Morombi)avviene in realtà in un territorio del quale il ci-tato proprietario Colorado Blas N. Riquelmecerca di farsi riconoscere un’usucapione cheperò è impossibile perché si tratterebbe di ter-reno demaniale, inspiegabilmente non iscrittoper decenni nel catasto di stato.6

Alcune notizie di stampa avevano poi sottoli-neato, senza essere riprese, che la sparatoriaaveva avuto caratteristiche insolite come l’im-piego di armi non in dotazione o in circolazionenel paese ed un insolito numero di ferite infertecon grande precisione alle vittime. La succes-siva inchiesta preliminare presentata dal mini-stro dell’Interno Carmelo Caballero a Franco, èarrivata ad escludere la presenza di cecchini oarmi speciali, ma non che le persone che hannosparato non fossero state addestrate tatticamenteo che non potessero far parte di un piano di de-stabilizzazione contro il passato governo.7

È invece stato escluso lo spauracchio della pre-senza EPP, una delle accuse portanti del giudi-zio politico nel Congresso ed uno dei motiviche avevano indotto precedentemente Lugo aproclamare lo stato d’emergenza nel diparti-mento di San Pedro.8

L’ombra delle narcomafie

L’ultimo aspetto, ed il più problematico, ri-guarda i sondaggi dei prossimi candidati presi-denziali realizzati da un ente locale (AsisaResearch Group, Miami, Fla.)9

A meno di miracoli politici, Federico Franco èsolo una figura di transizione, mentre chi puòavere le carte in regola per riunire un PartitoColorado profondamente lacerato (e quindisconfitto nelle ultime elezioni) è Horacio Cartesdella corrente Honor Colorado, dinamico im-prenditore cinquantaseienne, anche nel settoredei tabacchi lavorati.

Fonte: vedi nota 9

Il problema è che il Paraguay non solo è uno deimaggiori paesi di produzione di contrabbandodi sigarette, sigaretti e sigari (con conseguentericiclaggio), sfruttando anche la posizione dellacosiddetta Triple Frontera (quella zona grigia alconfine tra Argentina, Brasile e Paraguay, dettaanche TBA), ma che un dossier ufficiale delparlamento brasiliano accusa la TABESA (pos-seduta da Cartes) di essere tra i principali espor-tatori verso il territorio carioca.Nella Tri-Border Area (TBA) fonti di poliziabrasiliane e paraguaiane segnalano gli stretti le-gami tra Cartes ed i fratelli Jamil, boss domi-nanti del narcotraffico locale ed in affariimmobiliari con Cartes.10

Direttrici del contrabbando di tabacchi lavorati

Page 54: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

61

fonte: http://ciperchile.cl/2009/06/30/paraguay-el-gran-duty-free-del-contrabando-de-cigarrillos/(21/7/2012)

Se a questo aggiungiamo differenti livelli di cor-ruzione tra la polizia nazionale e le unità del-

l’esercito, che a volte proteggono direttamentei trasbordi dei carichi di droga, e le notizie con-fermate che le grandi bande brasiliane (PrimeiroComando da Capital e Comando Vermelho) sisono insediate nel paese, ci si trova di fronte adun problema di transnazionale.

1Cfr. http://www.contrainjerencia.com/?p=48909; http://www.strategic-culture.org/news/2010/10/28/cia-in-paraguay-or-how-to-get-rid-of-a-president.html; http://www.contrainjerencia.com/?p=48930;http://www.elecodelospasos.net/article-paraguay-detras-del-retorno-de-la-mafia-de-stroessner-la-inteligen-cia-norteamericana-107345518.html tra i più significativi (22/7/2012). UNASUR è l’organizzazione politicaregionale di tutti a paesi dell’America Meridionale con vocazione ad integrare il subcontinente ai vari livelli,incluso quello di sicurezza e difesa. Per la questione del land grab della famiglia Bush vedi http://www.four-winds10.net/siterun_data/government/fraud/gw_bush_ghw_bush/news.php?q=1291226489 (22/7/2012)2 C f r . h t t p : / / n o t i c i a s . t e r r a . c o m . c o / i n t e r n a c i o n a l / c r o n o l o g i a - d e - l a - c r i s i s - e n -paraguay,a58dbd0e140b8310VgnVCM20000099cceb0aRCRD.html; Agenzia EFE.3 La costituzione del 1992 prevede nella sezione VI, art. 225 la procedura del giudizio politico contro lemassime cariche dello stato e della pubblica amministrazione per inadeguato svolgimento delle proprie fun-zioni, delitti commessi in carica o delitti comuni. Il giudizio, che deve avere una maggioranza di 2/3 servea destituire i colpevoli dalla carica salve ulteriori azioni della magistratura. Non vi sono ulteriori specifica-zioni su tempi e procedure.4 Il cd Protocollo Usuhaia II (“Protocolo Adicional al Tratado Constitutivo de UNASUR sobre compromisocon la democracia” [Protocolo de Monteviedeo, firmato il 20/12/2011]) rafforza i mezzi, procedure e stru-

Page 55: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

62

menti per la difesa collettiva dell’ordine democratico nella regione. Vedi http://www.lanacion.com.py/arti-culo/55505-mercosur-ratifica-firma-del-protocolo-ushuaia-ii.html (24/7/2012).5 Cfr. C O N F I D E N T I A L ASUNCION 000621 23/10/2010; S E C R E T ASUNCION 00018928/3/2009, UNCLAS ASUNCION 000082h t t p : / / w w w . w i k i l e a k s . o r g / c a b l e / 2 0 0 9 / 1 0 / 0 9 A S U N C I O N 6 2 1 . h t m l ,http://www.wikileaks.org/cable/2009/03/09ASUNCION189.html, http://www.wikileaks.org/cable/2009/02/09ASUNCION82.html (23/7/2012)7 http://www.paraguay.com/nacionales/matanza-de-curuguaty-pudo-formar-parte-de-plan-desestabilizador-84138 (20/07/2012). Del resto lo stesso Franco (24/7/2012, conferenza stampa) cita per la prima volta aper-tamente che sulle possibilità di scontro c’erano informazioni d’intelligence l’8 giugno, trasmesse alla Difesail 10, seguite da ordini il 12/6. Il morto/i erano dunque previsti

6 http://ea.com.py/falta-de-titulos-confirma-que-blas-n-riquelme-estaba-invadiendo-tierras-de-marina-cue/;http://tiempo.infonews.com/2012/06/23/mundo-79113-el-terrateniente-mas-famoso-de-paraguay-blas-ri-quelme.php (24/7/2012). Riquelme fu uno dei grandi beneficiari delle regalie illegali di terreni compiute daStroessner.8 Vedi http://www.insightcrime.org/insight-latest-news/item/1825-paraguay-has-nothing-to-show-for-state-of-emergency-again (16/7/2012). Le stime più pessimistiche danno la forza del gruppo a 50 persone, quellepiù prudenti a 15.9 https://dl.dropbox.com/u/53349816/NDP%201215%20LUGO%20PARAGUAY.pdf (21/7/2012)10 http://www.abc.com.py/nacionales/un-asesinato-sin-castigo-394299.html; http://www.abc.com.py/edi-cion-impresa/opinion/el-lado-oscuro-de-horacio-cartes-207834.html; http://ciperchile.cl/2009/06/30/para-guay-el-gran-duty-free-del-contrabando-de-cigarrillos/; (21/72012). La vedova di un celebre giornalistaantimafia, quando ha sottolineato la responsabilità di un presidente nella morte del marito (Santiago Legui-zamón sotto il presidente Andrés Rodríguez Pedotti) e temuto l’arrivo di un altro narcopresidente, ha avutopronta risposta da Cartes il quale ha sottolineato che il defunto era suo amico personale: vedi http://www.pa-raguay.com/nacionales/cartes-le-responde-a-la-viuda-de-leguizamon-era-amigo-mio-70335 e anchehttp://eleccionesparaguay2013.com/esta-bajeza-me-golpeo-pero-no-me-va-a-amilanar.

Page 56: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

63

Iniziative Europee di Difesa

Stefano Felician Beccari

Eventi►La Repubblica Ceca ha intenzione di vendere diversi carri armati T72, puntando su forze ter-restri a maggiore mobilità. Le forze armate della Repubblica Ceca sono intenzionate a dismettereoltre un centinaio di questi mezzi corazzati dell’era sovietica, che dagli anni della guerra freddaa oggi sono stati un elemento importante del dispositivo della difesa nazionale. Come noto, il T72è un carro di fabbricazione sovietica entrato in servizio nei primi anni ’70, che per anni ha equi-paggiato le unità corazzate di molti paesi del Patto di Varsavia e non solo. Fra il 2001 e il 2006,inoltre, una trentina di T72 cechi sono stati ammodernati nella configurazione T72 M4 CZ. Que-st’ultima versione ha un equipaggio di tre persone, monta un cannone da 125 millimetri, oltre adisporre di alcuni migliorie per la sopravvivenza del mezzo. Il primo gennaio del 2012 la difesaceca annoverava nelle sue fila 164 T72 e 528 altri veicoli blindati, quali, ad esempio, i BMP-1 oi BMP-2. Questo secondo segmento, però, non è stato toccato dalle dismissioni, che, invece, la-sceranno la Repubblica Ceca con una quantità esigua di mezzi corazzati. ►La Marina Militare tedesca rafforza i legami con la Marina Militare algerina, grazie a unrecente accordo inerente la formazione del personale. Da più parti viene ormai data per certala vendita alla Marina Militare algerina di due fregate Meko A 200 fabbricate in Germania; allaluce di questo accordo sembra quindi concretizzarsi l’addestramento degli equipaggi di Algeri.Le unità in questione, prodotte dalla ThyssenKrupp Maritime Systems, sono le discendenti delleoriginarie unità Meko, sviluppate sin dai primi anni ‘80 dalla Blohm + Voss, ed esportate – se-condo le dichiarazioni della Thyssen – in venti nazioni diverse. Queste unità, che misurano 121metri di lunghezza, circa 17 di larghezza e un dislocamento di 3.500 tonnellate, richiedono unequipaggio di circa 120 uomini. La capacità offensiva (cannoni, siluri, missili) è ulteriormenteincrementata dalla possibilità di imbarcare elicotteri. ►Il progetto multinazionale European Satellite Communication Procurement Cell (ESCPC)promosso dall’European Defence Agency (EDA) ha raggiunto la capacità operativa inziale (oInitial Operational Capability). Considerati gli sforzi degli stati membri per giungere a questorisultato, da più parti questo evento è stato salutato come un caso di successo che premia il“pooling and sharing” in Europa. Lo scopo del ESCPC, nota un documento dell’EDA, è <<diunificare il procurement delle capacità SATCOM [comunicazioni satellitari] per ridurre i costi,facilitarne l’accesso e migliorare l’efficienza per avere una migliore interconnessione alle forze

Page 57: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

64

armate degli stati membri>>. Le comunicazioni satellitari sono oggi un elemento indispensabiletanto nel comparto civile che in quello militare. Comando, controllo, sorveglianza, intelligence emolte altre funzioni richiedono una capacità satellitare molto avanzata, essenziale per acquisireuna conoscenza minuziosa, per quanto possibile, di tutti gli elementi utili alle scelte dei decisori.Gli stati che per il momento fanno parte del progetto, avviato nel 2009, sono la Francia, l’Italia,la Polonia, il Regno Unito e la Romania. ►Dal primo luglio la Repubblica di Cipro – per la prima volta nella storia dell’Unione Europea– detiene la Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, una delle più importanti istituzionidi tutta l’Unione. Nel programma cipriota, però, il tema della difesa europea non sembra esserestato preso in considerazione. La presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, ricoperta nelsemestre gennaio-luglio 2012 dalla Danimarca, è ora nelle mani di Cipro, che la terrà fino alpassaggio di consegne con l’Irlanda a gennaio 2013, sulla base della consueta turnazione seme-strale. Questo momento è determinante per la piccola repubblica mediterranea, perché la figuradella presidenza assomma funzioni importanti di pianificazione, coordinamento e mediazione dellevarie sensibilità europee, cosa particolarmente delicata vista l’attuale contingenza politica edeconomica. La presidenza di Cipro, come d’altronde ogni altra, si estende a tutte le varie “for-mazioni” del Consiglio dell’Unione Europea, con l’eccezione di quella “affari esteri”, semprepresieduta dall’Alto Rappresentante Catherine Ashton. Il programma della presidenza cipriota,articolato su una sessantina di pagine, non presenta, però, alcun riferimento alla difesa europea.Nell’ambito della sezione 2 “Affari esteri”, infatti, il documento si sofferma sulla Politica Europeadi Vicinato, sul ruolo degli aiuti umanitari e sul commercio estero, senza affrontare in alcun modoil delicato tema della difesa comune. Compare invece qualche fugace riferimento al contrasto alterrorismo e alla “clausola di solidarietà” di cui all’articolo 222 del Trattato di Funzionamentodell’Unione Europea, anche se questi accenni sono confinati nella sezione 4 del programma, ru-bricata “Giustizia e Affari Interni”. A livello di impegno politico, quindi, la difesa europea nonsembra rappresentare una priorità per i vertici ciprioti. ►Il 23 luglio in un comunicato congiunto Sagem (del gruppo Safran) e Thales hanno ufficial-mente annunciato la creazione di una nuova joint venture, OPTROLEAD, siglata il 18 luglio .La creazione di questa compagnia, che si basa su un precedente Memorandum of Understandingfirmato a fine 2011, permetterà di sfruttare ulteriori sinergie nell’ambito ottico ed elettronico, conparticolare attenzione al mercato della difesa. Velivoli come l’Atlantique 2, droni, sistemi optoe-lettronici per veicoli terrestri ed elicotteri sono citati come esempi di programmi che la nuovacompagnia intenderà seguire, e che rafforzerà ancora di più la presenza dei due gruppi in questoimportante segmento di mercato. Il nuovo presidente di OPTROLEAD è Emmanuel de Roquefeuildi Thales, mentre ad Albert Levionnois di Sagem è toccato l’incarico di direttore generale.►Il governo indiano ha posposto di alcuni mesi l’inizio della costruzione dei Rafale francesi,vincitori a fine gennaio di una complessa selezione che ha visto coinvolte le principali industrieaeronautiche del mondo. Dopo molti commenti e insinuazioni, a fine luglio il governo di NuovaDelhi ha chiesto ulteriore tempo per la firma definitiva del contratto con la società francese Das-sault, produttrice dei velivoli. Da parte di quest’ultima non ci sono commenti sul ritardo, mentrenel dibattito indiano continuano alcune polemiche sulle ragioni che hanno portato alla selezionedel Rafale.

Page 58: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

65

In Gran Bretagna, il mese di luglio è statodenso di eventi che – in vari modi – hanno of-ferto alcuni spunti di confronto per la difesa eu-ropea. Mentre continua il dibattito e la riformadelle forze armate di Sua Maestà, nel mese diluglio si sono verificate tre diverse situazioniche meritano attenzione, se non altro per alcunieffetti che potrebbero avere anche sulla difesaeuropea. Il primo, e forse più interessante, è ilsegale di riavvicinamento fra Stati Uniti e GranBretagna, segno che la sbandierata “ententeamicale” di qualche anno fa si sta progressiva-mente svuotando di significato. Il secondo è lariflessione che il Regno Unito sta affrontandoin materia di procurement militare, e che po-trebbe portare a una parziale presenza di sog-getti privati in questo delicato settore. Il terzo,infine, viene dalla preparazione delle Olim-piadi: quando la polizia e le guardie giuratenon riescono a far fronte alle necessità di ga-rantire appieno la sicurezza, diventa essenzialeil ruolo dei militari, cosa che in questi giornista avvenendo nelle strade di Londra. Questoultimo dato dovrebbe quindi far riflettere chisbrigativamente sostiene che la difesa sia un“di più” o comunque sottovaluta le possibili in-terazioni fra la sfera civile e quella militare.

Fra Stati Uniti ed EuropaPer lunghi anni, durante la Guerra fredda e fino

a pochissimi anni fa, il Regno Unito ha sempre

rappresentato la difesa più avanzata a livello eu-

ropeo, capace di investimenti e standard quali-

tativi che molti altri governi potevano

solamente sognare di avere. L’evolversi dell’in-

tegrazione europea, vista con particolare circo-

spezione da Londra, ha sempre scaldato poco i

cuori del popolo britannico e del suo establi-

shment, ben più intenzionato a mantenere una

“relazione speciale” con l’altra sponda del-

l’Atlantico e a tenere le “mani libere” su alcune

questioni nel vecchio continente. Tuttavia, l’in-

cedere della crisi ha comportato, anche nel di-

spositivo militare di Sua Maestà, pesanti tagli a

fondi e risorse, aprendo nel contempo una ri-

flessione sul ruolo delle alleanze. In questo con-

testo, si inserisce quella “speciale” relazione

con Parigi, concretatasi a fine 2010 in un ac-

cordo “franco britannico” che sembrava aprire

nuovi margini – anche molto avanzati – per la

cooperazione militare fra i due paesi.

Tornano gli americani? Astraendosi dal piano meramente militare per

salire su quello politico-strategico, nel corso del

mese di luglio qualcosa sembra muoversi nelle

scelte di Londra. La famosa entente amicalecon la Francia, rilanciata da Cameron e Sarkozy

durante la campagna elettorale di quest’ultimo,

sembra essere in stand-by, o addirittura svuo-

tarsi di contenuto, vista l’eventualità di “al-

largare” l’accordo ad altre nazioni. A metà

luglio, invece, il ministro della Difesa britan-

nico Hammond, nel corso di un convegno a

Washington, ha ribadito l’importanza del

legame politico con gli Stati Uniti, compresa

una maggiore cooperazione in campo militare.

L’alleanza con Washington, definita “essen-

ziale” e “principale” è stata ribadita anche nella

conclusione del discorso, unendola al riferi-

mento a “un’era di neo-Atlantismo”. Il tono del

discorso è stato nettamente filo-statunitense più

che europeista, e i brevi riferimenti al vecchio

continente si sono limitati alle cooperazioni con

alcuni partner (Hammond ha citato Francia e

Germania). Il principale co-partner europeo,

LE ULTIME NOVITÀ DELLA DIFESA INGLESE: ASSE TRANSATLANTICO, PRIVATIZZAZIONE DEL PROCUREMENT E COOPERAZIONE CIVILE MILITARE

Page 59: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

66

ovvero la Francia, è sempre stato citato insieme

alla Germania, ma senza alcun tipo di enfasi sul

rapporto speciale fra le due capitali. Le aspi-

razioni di Londra, quindi, sembrano oggi riori-

entarsi verso gli Stati Uniti, tradizionalmente

più affidabili dei vicini francesi. I primi mesi

del presidente Hollande, infatti, non hanno ri-

lanciato in alcun modo l’intesa fra Parigi e Lon-

dra, che per il momento sembra sospesa in un

limbo, nell’attesa di essere indirizzata verso

nuovi lidi. Se nei prossimi mesi le scelte di Lon-

dra si riorienteranno su quelle di Washington è

probabile che l’accordo del 2010 possa essere

ridotto a una mera dichiarazioni di intenti. Ciò

potrebbe aprire nuovi margini di manovra per

Parigi, o magari servire a rilanciare un dibattito

fra pari sulla difesa europea, senza più Francia

e Gran Bretagna in posizione di primazia.

Le ragioni industrialiLa scelta di Londra, naturalmente, non è solo

dettata da ragioni ideali o politiche. Le di-

namiche industriali fra i due paesi sono state co-

munque oggetto della visita di Hammond negli

Stati Uniti, nel corso della quale ha incontrato

il suo omologo americano Panetta. Gli argo-

menti principali di discussione sono stati l’aereo

F35 e i vecchi AV8 Harrier che la Marina di

Sua Maestà sta dismettendo. Quanto al primo

argomento, la Gran Bretagna sta per ricevere il

quarto F35 B STOVL (Short Take Off and Ver-tical Landing); in futuro questo modello

equipaggerà la componente imbarcata della

Royal Navy. La differenza rispetto ai primi tre,

è che questo F35 sarà destinato all’addestra-

mento, invece che alle prove ed ai test svolti

con i modelli precedenti. In secondo luogo, gli

Stati Uniti sono interessati ad acquisire la flotta

di Harrier di Londra, nell’attesa dell’arrivo

degli F35; nel contempo il governo inglese in-

vierà i suoi piloti oltreoceano per addestrarsi

con i colleghi americani.

Verso la privatizzazione del procurement mil-itare? Un secondo argomento che sta facendo dibat-

tere i tecnici della Gran Bretagna, e che costi-

tuisce una proposta innovativa - quantomeno

sul piano teorico - è la privatizzazione del pro-curement militare. Questa vicenda trae le sue

origini dai risparmi e dai tagli che la difesa di

Sua Maestà sta fronteggiando, e che, come tali,

si ripercuotono anche sulla Defence Equipment& Support (DE&S). Il dibattito, sollevato dal

ministro Hammond, verte principalmente sul

futuro assetto giuridico della DE&S, che

dovrebbe garantire maggior efficienza e veloc-

ità nei settori di competenza dell’organo. Le

due opzioni che si confrontano per la trasfor-

mazione della DE&S sono una di natura più

pubblicistica e una in cui il controllo resterebbe

prerogativa dello Stato, ma con gestione affi-

data a un privato. Questa opzione, detta Gov-ernment Owned Contractor Operated ovvero

GOCO, farebbe sì che la DE&S fosse control-

lata dal governo, ma sostanzialmente gestita da

un privato. In Gran Bretagna esiste già un caso

analogo, quello dell’Atomic Weapons Establish-ment, posseduta dal Ministero della Difesa, ma

gestita da una società, la AWE Management

Limited, divisa equamente fra tre partner pri-

vati: Serco, Lockheed Martin e Jacobs Engi-

neering Group. Questa prospettiva, se applicata

al procurement militare, potrebbe aprire nuovi

scenari che hanno già acceso un intenso dibat-

tito. Il progetto – ancora in fase embrionale –

avrà un iter e una tempistica abbastanza comp-

lessa, sempre che il governo voglia proseguire

su questa strada, cosa ancora dubbia. Se si vo-

lesse veramente optare per la soluzione GOCO

occorrerebbe affrontare un passaggio legislativo

in Parlamento, con un allungamento dei tempi

di approvazione che non sarebbero inferiori ad

un anno. Per questo dal Ministero della Difesa

non trapela alcun dettaglio sulla tempistica o il

Page 60: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

67

cronoprogramma dell’operazione. Sebbene il

dibattito sia appena iniziato, e la soluzione

GOCO appena suggerita, l’autorevole istituto

Royal United Service Institute (RUSI) ha già

manifestato la sua contrarietà a questa opzione,

rimarcandone soprattutto i potenziali costi e la

complessità dell’operazione.

La cooperazione civile-militare: il caso delleOlimpiadiL’ultima novità interessante che giunge dalla

Gran Bretagna, infine, è connessa all’utilizzo

delle unità militari per garantire la necessaria

cornice di sicurezza a questa manifestazione

sportiva. Le Olimpiadi di Londra rappresentano

un altro passaggio rilevante per la storia del

paese, che solo pochi mesi fa ha celebrato un

importante anniversario della Regina. Un posi-

tivo svolgimento della competizione sportiva,

quindi, avrebbe degli inevitabili vantaggi di tipo

politico, confermando la capacità britannica di

organizzare al meglio anche eventi internazion-

ali di notevole complessità. In seguito alle

Olimpiadi di Monaco del 1972, la sicurezza

degli impianti sportivi non è più un mero tema

di ordine pubblico o di gestione di un grande

evento, ma richiede invece un apparato di si-

curezza esteso, flessibile e capace di gestire del-

egazioni sportive di tutto il globo. Il dibattito

sulla sicurezza di Londra 2012 per molti mesi

è stato affrontato anche sui media, ma una serie

di difficoltà con alcune società private che

dovevano gestire la sicurezza, manifestatesi

nelle ultime settimane, hanno riportato al centro

dell’attenzione i militari. Chi altri poteva garan-

tire il necessario know-how per assicurare un si-

curo svolgimento delle Olimpiadi? Così in

questi giorni circa 3.500 uomini delle Forze Ar-

mate di Sua Maestà stanno affiancando le forze

di polizia britanniche per tutto quanto riguarda

la gestione delle competizioni. Come ovvio,

eventuali analisi sui risultati di questo sforzo

saranno possibili solo dopo la fine delle

Olimpiadi. Ciò che fin da subito sembra chiaro,

però, è che in questo frangente la cooperazione

civile-militare si è rivelata un tassello fonda-

mentale per l’organizzazione, con buona pace

di quelle critiche che spesso accusano di “in-

utilità” le forze armate.

Page 61: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

68

Page 62: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

69

Relazioni Transatlantiche - NATO

Lucio Martino

Eventi

PROSPETTIVE DEL RAPPORTO TRA STATI UNITI E ISRAELE

►Nel mese di luglio, tanto l’attenzione di chi studia la politica estera quanto quella di chisegue la lunga campagna elettorale statunitense si è concentrata sulla natura, e sulle prospettive,delle relazioni dell’amministrazione Obama con il governo Netanyahu. Nel giro di pochi giorni,prima la visita in Israele del segretario di Stato Clinton e poi quella dell’ormai probabile candidatorepubblicano alla Casa Bianca Romney, hanno alimentato tutta una serie di speculazioni su quelliche potranno essere gli sviluppi di breve periodo nella politica mediorientale della presente am-ministrazione e sul ruolo che la comunità ebraica statunitense potrebbe svolgere in occasionedelle ormai vicine elezioni generali.

Qualche tempo fa, i media hanno riportato lanotizia secondo la quale l’amministrazioneObama avrebbe iniziato a temere di perderel’appoggio della comunità ebraica statunitensenel caso in cui fosse riuscita a raggiungere unaccordo con le autorità iraniane che non fosseal tempo stesso giudicato come soddisfacenteanche dal governo israeliano. Alla base di que-sto, come di altri simili interventi dei media, èl’idea che la comunità ebraica statunitense de-cida il proprio voto seguendo le indicazioni cheprovengono da Israele al punto da non votareper un presidente che non ha il favore di Geru-salemme. Tuttavia l’evidenza storica non sem-bra garantire a quest’interpretazione delle

dinamiche politiche statunitensi il conforto diun serio riscontro, perché nessun presidentescelto tra le fila del partito democratico ha maidavvero perso il voto dell’elettorato di religioneebraica. La stretta identificazione della comu-nità ebraica con il partito democratico è megliodi qualsiasi altra cosa spiegata dal fatto che nefinanzia le campagne elettorali per oltre il cin-quanta per cento, nonostante costituisca solo ildue per cento dell’intera popolazione statuni-tense. Inoltre, i sondaggi d’opinione riportinoche in genere solo il 7% dell’elettorato di reli-gione ebraica sembra intenzionato a decidere ilproprio voto sulla base dei rapporti del propriopaese con Israele, mentre oltre il 60% dell’in-

Page 63: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

70

tera popolazione sembri oggi approvare la po-litica estera della Casa Bianca. Del resto, nonsono né pochi né poco influenti gli appartenentidella comunità ebraica statunitense a sostenereche l’influenza israeliana sulla politica esteradegli Stati Uniti ha ormai un effetto negativoprima sugli interessi statunitensi e poi, in ultimaanalisi, anche sugli interessi dello stato israe-liano, cosa questa che sembra trovare confermanelle ultime dinamiche bilaterali.

L’incidenza delle prossime elezioni presiden-zialiLe relazioni tra Stati Uniti e Israele sono dasempre oggetto di un numero quasi infinito dianalisi e di speculazioni nelle quali le più pic-cole oscillazioni sono valutate in modo anchemolto contrastante. Da ultimo, l’indirizzo datoalla politica estera dal presidente Obama ha resopossibile, e alimentato, nuovi e forti dubbi sulreale stato dei rapporti con il primo ministroNetanyahu e ha di fatto diviso l’intero insiemedegli osservatori. Da una parte ci sono quantilamentano il presunto fallimento dell’approccioscelto dall’amministrazione Obama nei con-fronti d’Israele. Dall’altra, ci sono quanti conconvinzione ne difendono il lavoro. Piuttostoche sulla compatibilità personale del presidenteObama con le componenti più a destra del si-stema politico israeliano e della comunitàebraica statunitense, l’attenzione dovrebbe con-centrarsi su quanto gli interessi dei due paesisiano ancora coincidenti. A prescindere da comestanno effettivamente le cose, questa persi-stenza nella convinzione che il presidenteObama non sia un sincero amico d’Israele per-ché non è emotivamente o istintivamente cosìfilo-israeliano come i suoi due immediati pre-decessori, è anche il risultato di un continuo im-pegno del partito repubblicano a conquistare unmaggiore appoggio della comunità ebraica.Anche se non si tratta di una manovra partico-

larmente nuova, la determinazione con la qualeè ora perseguita sembra priva di precedenti,mentre è altrettanto forte e diffusa la convin-zione che questa volta una notevole percentualedell’elettorato ebraico potrebbe davvero abban-donare il partito democratico per votare repub-blicano. In questo quadro, le critiche cui èsottoposto a questo proposito il presidenteObama sembrano più il prodotto delle presentidinamiche elettorali che di un’analisi attenta eobiettiva. La maniera con cui l’amministrazioneObama ha gestito i propri rapporti con Israele ètutt’altro che priva di difetti. Il presidente haprobabilmente commesso l’errore di non avervisitato Israele e di non essersi mai rivolto di-rettamente al popolo israeliano. Inoltre, l’evi-dente mancanza di sintonia personale tra i dueleader non semplifica certo le cose. Obama eNetanyahu hanno ben poco in comune, prove-nendo da ambienti politici molto diversi e di-stanti. Il primo è un vero liberal, il secondo unconservatore convinto. Per quanto rilevanti, ledifferenze personali non possono da sole spie-gare le difficoltà degli ultimi tempi. Queste ul-time sembrano più il sintomo di una progressivadivergenza d’interessi che di qualsiasi altracosa.

Stessi obiettivi, diverse strategieStati Uniti e Israele continuano a condivideremolti interessi strategici. Entrambi intendono li-mitarne l’influenza regionale iraniana. En-trambi sono intenzionati a contrastare laproliferazione regionale di missili balistici e laproduzione di nuove armi di distruzione dimassa. Entrambi vogliono fermare i movimentiterroristici d’ispirazione islamica. Almeno inlinea di principio, entrambi desiderano la riso-luzione pacifica del conflitto israelo-palestinesee sono favorevoli alla soluzione dei due stati peri due popoli oltre che a una generale normaliz-zazione dei rapporti tra Israele e il mondo

Page 64: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

71

arabo.I problemi iniziano nel momento in cui si trattadi tradurre questi (per molti versi vaghi) principiin vere e proprie scelte politiche oppure di or-ganizzarli gerarchicamente. A quel punto, StatiUniti e Israele sembrano perseguire strategie epriorità ben diverse. In altre parole il problemanon è tanto che i due paesi desiderano cose di-verse, ma che credono che gli stessi obiettividebbano essere perseguiti facendo ricorso astrumenti diversi. Questo stato di cose è reso an-cora più complicato dal fatto che questo diversomodo di reagire agli stessi problemi comincia aessere percepito da entrambe le parti come di-rettamente dannoso per i propri particolari inte-ressi. Con una qualche approssimazione si puòsostenere che il governo di Netanyahu sembragiudicare la presente strategia mediorientaledegli Stati Uniti come particolarmente timida emiope perché trasmette agli avversari un mes-saggio di debolezza, perché manca d’impegnonei confronti degli alleati e perché crea un vuotodi potere che potrebbe essere colmato da po-tenze quali la Russia o la Cina. Tutti sviluppi,questi, percepiti in Israele come direttamentecontrari al proprio interesse nazionale. D’altraparte, agli occhi dell’amministrazione Obama,Israele sembra incapace di affrontare la realtà diun’intera serie di fattori interni che nel lungoperiodo potrebbero comprometterne la demo-craticità e sembra sprezzante nel rifiuto di qual-siasi tentativo statunitense d’influenzarne lescelte tanto da dare l’impressione di non averealcuna strategia. Posto che gli Stati Uniti sonoil principale, se non l’unico, alleato d’Israele,quest’insieme di cose è avvertito dall’ammini-strazione americana come apertamente lesivodel proprio interesse, perché troppo caro è ilprezzo economico e politico che gli Stati Unitisono costretti a pagare per l’intransigenza israe-liana. Più in particolare, le recenti evoluzioni re-gistrate nell’interazione tra i due paesi

testimoniano il progressivo consolidarsi di unaserie di diverse prospettive in merito alle stra-tegie da implementare nei confronti di tre grandiquestioni: il conflitto israelo-palestinese, il pro-gramma nucleare iraniano e la primavera araba.Nonostante Stati Uniti e Israele convergano an-cora su quello che si vorrebbe fosse l’esito fi-nale della questione israelo-palestinese e sumolti degli strumenti da adottare per conse-guirlo, come l’opportunità di nuovi e diretti ne-goziati bilaterali e l’inaccettabilità di Hamasquale partner negoziale, le divergenze non man-cano. La più evidente riguarda gli insediamentiisraeliani in Cisgiordania. Tutte le amministra-zioni statunitensi si sono opposte alla realizza-zione di tali insediamenti. Tutti i governiisraeliani hanno reagito alle pressioni statuni-tensi allo stesso modo a volte rallentando, altreaccelerando, ma mai davvero bloccando la co-struzione degli insediamenti. Non c’è nulla dinuovo nella ripetuta condanna da parte dell’am-ministrazione Obama degli insediamenti volutidal governo Netanyahu, tranne forse il ricorsoa toni più forti e meno ambigui. La vera diffe-renza è nella priorità attribuita dall’amministra-zione Obama a un problema che ritienepotenzialmente in grado di condizionare nega-tivamente ogni possibile evoluzione del pro-cesso di pace israelo-palestinese. Per quanto inpassato i Palestinesi si sono rivelati general-mente disposti a negoziare con Israele nono-stante la costruzione di nuovi insediamenti,nella convinzione che continuando così potreb-bero ritrovarsi a perdere buona parte del territo-rio ancora disponibile per la realizzazione di unproprio Stato, da ultimo non lo sembrano es-serlo quasi più. Per questa ragione, e per unapercepibile mancanza di fiducia dei Palestinesinei confronti del governo Netanyahu, l’ammi-nistrazione Obama ha iniziato a spingere per ilblocco della costruzione di nuovi insediamenticon la speranza che un tale sviluppo possa

Page 65: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

72

creare le condizioni per il lancio di una nuovaserie di negoziati. Diverso il parere delle auto-rità israeliane, secondo le quali la realizzazionedi nuovi insediamenti non influisce in mododavvero importante sull’avvio, e sull’esito, diqualsiasi eventuale negoziato. L’insistenza conla quale i Palestinesi chiedono il blocco degliinsediamenti non sarebbe a loro avviso molto dipiù di una cortina fumogena artificiosamente di-sposta per evitare qualsiasi serio negoziato.Se da una parte è vero che le divergenze sulleimplicazioni della realizzazione di nuovi inse-diamenti non sono trascurabili, le differenze sulvalore da attribuire al conflitto palestinese nel-l’ambito delle più ampie problematiche medio-rientali sono ancora maggiori. Secondonumerosi protagonisti della politica estera e disicurezza statunitense, la questione palestinesecontribuisce in modo decisivo alla radicalizza-zione delle masse arabe, complica notevolmenteil tentativo dei governi arabi moderati di imple-mentare politiche filo-occidentali e facilita leambizioni iraniane. La convinzione che esistaun collegamento diretto tra la questione israelo-palestinese e le altre problematiche regionali èormai un qualcosa di tutt’altro che ristretto aisoli componenti dell’amministrazione Obama.Ovviamente nessuno sostiene che una completasoluzione della questione israelo-palestinese,qualora fosse possibile, potrebbe di per sé risol-vere i problemi della regione. Tuttavia, sono inmolti negli Stati Uniti a credere che anche solodei modesti passi in avanti avrebbero comunqueuna ricaduta positiva sulla strategia mediorien-tale del proprio paese, se non altro perché avreb-bero l’effetto di ridurre il tasso diantiamericanismo regionale. L’amministrazioneObama sembra così dare particolare rilievo auna visione ormai quasi trasversale all’intero si-stema politico statunitense. Per gli Stati Uniti,la costruzione di uno Stato palestinese non èsolo un imperativo morale, ma è anche una

chiara necessità strategica. D’altra parte, anchechi in Israele è disposto a muoversi con corag-gio e decisione verso l’istituzione di un’effettivaentità statale palestinese, non sembra condivi-dere l’idea che una risoluzione del conflittoavrebbe un importante impatto positivo sull’in-tera regione. La stragrande maggioranza degliIsraeliani ritiene che il conflitto con i Palestinesisia più una conseguenza che una causa dellegrandi problematiche regionali, cosa questa cheè sempre più interpretata negli Stati Uniti comeuna vera e propria de-responsabilizzazione neiconfronti delle tante problematiche regionali.Posto questo stato di cose, tutto lascia intendereche le pressioni su Israele affinché si giunga co-munque a una risoluzione del conflitto dovreb-bero aumentare per intensità e frequenzaindipendentemente dell’identità dell’inquilinodella Casa Bianca.Per quanto poi riguarda il programma nucleareiraniano, tanto gli Stati Uniti, quanto Israele,vorrebbero costatarne presto la fine, ma anchein questo caso sembrano attribuire alla que-stione una ben diversa priorità. A differenza diquanto avviene con Israele, per gli Stati Uniti leambizioni nucleari iraniane sono una sicura pre-occupazione, ma non sono una minaccia diretta.Di conseguenza, il bisogno di fermare il pro-gramma nucleare iraniano non è percepita comeparticolarmente urgente o importante. Con ilpassare degli anni, l’Iran è divenuto il principalenemico degli Israeliani, tanto da sorpassare, senon altro nella percezione pubblica, qualsiasialtra problematica di sicurezza nazionale, com-preso il vecchio conflitto con i vicini arabi.Oggi, la maggioranza degli Israeliani è favore-vole a un attacco miliare nel caso in cui le mi-sure diplomatiche finora perseguite dovesserorivelarsi fallimentari, mentre una parte nonmolto inferiore sembra convinta dell’opportu-nità di un immediato attacco militare. Da parteloro, gli Stati Uniti credono invece sia possibile

Page 66: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

73

continuare agevolmente a vivere in un mondonel quale l’Iran possiede una qualche capacitàatomica e intravedono in una riproposizione suscala ridotta del containment la strategia mi-gliore per affrontare, e possibilmente risolvere,l’intera questione. Quello che davvero dividegli Stati Uniti da Israele non sono dunque le va-lutazioni prodotte dai rispettivi servizi d’intel-ligence su quanto l’Iran sia vicino o lontano allabomba atomica, ma una ben diversa opinionesu quanto un attacco militare sia utile e neces-sario. In altre parole, è la stima di quello che po-trebbe essere il bilancio dei costi e dei beneficidi un eventuale attacco a dividere Washingtonda Gerusalemme.Di recente, a questi due problemi se ne è ag-giunto un terzo. Le rivolte e le contro-rivolteche dalla primavera del 2011 hanno sconvoltomolti paesi arabi e che, tra le altre cose, hannoavuto anche l’effetto di contrapporre i due vec-chi alleati. Dopo aver appoggiato sempre glistessi autocrati filo-occidentali, Stati Uniti eIsraele non sembrano appoggiare più le stesseforze. Non senza una qualche semplificazione,attraverso l’intera crisi Israele è sembrato di-sposto a sostenere le autocrazie arabe in nomedi una scaltra realpolitik molto distante dal wil-sonianesimo che ha spinto gli Stati Uniti aschierarsi, in modo per il vero selettivo ed esi-tante, in favore del desiderio di rinnovamentopolitico espresso dalle masse arabe. La distanzache separa i due paesi in materia è particolar-mente evidente nel caso egiziano, dove l’ammi-nistrazione Obama si è apertamente schierata afavore dell’uscita di scena del presidente Mu-barak e dell’avvio di un vero e proprio processodi transizione democratica, mentre il governoNetanyahu ha prima apertamente sostenuto Mu-barak e poi la giunta militare che ne ha preso ilposto. Anche nel caso della Siria le scelte reto-riche dei due paesi sembrano ispirate a visioniben diverse: il rispetto dei più tradizionali valori

democratici nel caso dell’amministrazioneObama, la protezione di una qualche stabilitàregionale nel caso del governo Netanyahu.Per gli Israeliani, le rivolte arabe non sono unevento remoto come per gli Americani, ma unqualcosa che potrebbe un giorno tracimare al-l’interno dei propri confini, come nel caso in cuiun nuovo governo egiziano decidesse di denun-ciare il trattato di pace bilaterale. Inoltre, sonomolti gli Israeliani propensi a credere che es-sendo le masse arabe per la stragrande maggio-ranza filo palestinesi e anti israeliane, il propriopaese non ha nulla da guadagnare da un effet-tivo processo di democratizzazione regionale.Non meno forte è poi la preoccupazione chequell’ambiguità tipica del rapporto con i viciniarabi, improntata a una pubblica belligeranza euna privata collaborazione, potrebbe a breve di-venire un ricordo, rendendo per Israele ancorapiù complessa l’intera situazione regionale. Di-versa è l’opinione di maggioranza negli StatiUniti, dove si è propensi a credere che demo-crazia e libertà non tarderanno a dare i proprifrutti, se non altro disinnescando il forte antia-mericanismo tipico dell’ultimo decennio. Il so-stegno alla democrazia e la conquista dei cuorie delle menti è un qualcosa di così radicato nellacultura politica statunitense che è davvero im-possibile da attribuire alle peculiarità della pre-sente amministrazione. Inoltre, a differenza diIsraele, gli Stati Uniti sembrano fiduciosi dipoter gestire anche l’arrivo al potere dei movi-menti islamici perché convinti che non tutti imovimenti islamici siano la stessa cosa. Nonsolo Americani e Israeliani guardano alle rivoltearabe in modo diverso, ma percepiscono le ri-spettive risposte politiche come reciprocamenteproblematiche. In Israele, l’approccio riservatodall’amministrazione Obama ai ribelli sembraal tempo stesso ingenuo e spregiudicato. Diconverso, negli Stati Uniti l’assetto scelto dalgoverno Netanyahu ha suscitato disturbo e fru-

Page 67: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

74

strazione.

Un problema strutturaleAnche le rivolte arabe sembrano quindi averavuto l’effetto di aumentare la divergenza stra-tegica prodotta dalle recenti evoluzioni dellaquestione palestinese e del programma nucleareiraniano. I due paesi non sono più allineati in di-fesa di uno statu quo per molti versi residuo didinamiche internazionali dovute a una GuerraFredda ormai consegnata alla storia. Questa pro-gressiva divergenza strategica ha quindi origine

da cause di natura strutturale che travalicano lasemplice incompatibilità delle rispettive leader-ship politiche. Le relazioni tra Stati Uniti eIsraele hanno sempre attraversato dei momentidi crisi e dei periodi di tensione. Le dinamichedegli ultimi anni non sono, quindi, particolar-mente nuove. Di nuovo c’è forse solo l’intensitàe la frequenza di un fenomeno dovuto al pro-gressivo divergere dei rispettivi interessi nazio-nali. Prendersela con il presidente Obama, perquanto politicamente vantaggioso, non aiuta adafferrare la portata del problema.

Page 68: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

75

Organizzazioni Internazionalie cooperazione centro asiatica

Lorena Di Placido

Eventi►Nominato il nuovo rappresentante speciale della UE per l’AC Il 26 giugno, il Consiglio del-l’Unione Europea ha nominato il diplomatico tedesco Patricia Flor quale nuovo rappresentantespeciale della UE per l’Asia Centrale e supervisore per l’attuazione della strategia europea versola regione. Patricia Flor ha svolto gran parte della propria carriera nei paesi dell’ex Unione So-vietica, soprattutto in quelli dell’Asia Centrale, e da marzo 2011 è stata rappresentante specialedella Germania per l’Europa dell’Est, il Caucaso e l’Asia Centrale. Dal 2005 al 2012 l’incaricoera stato ricoperto dal diplomatico francese Pierre Morel.►Apre ad Almaty un ufficio ONU per l’Afghanistan Nel corso di un incontro ad Astana con ilsegretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon (28 giugno), il presidente kazako NursultanNazarbaev ha concesso la propria disponibilità per l’apertura ad Almaty di un ufficio delle NazioniUnite, per coordinare le iniziative di assistenza all’Afghanistan dopo il 2014. ►Accordo russo-kazako nell’ambito della difesa Autorità militari russe e kazake hanno siglatoun accordo preliminare per la ridefinizione delle modalità difensive del confine comune (lungo4660 km), in virtù del quale Mosca renderà disponibili per il Kazakhstan sistemi antimissile terra-aria S-400 Triumf. L’accordo di dettaglio dovrebbe essere siglato a fine 2012-inizi 2013. Al mo-mento, la Russia opera in Asia Centrale con un sistema integrato di difesa aerea in Kazkahstan,Tagikistan, Kirgizstan. L’Uzbekistan rifiuta un approccio di cooperazione militare in senso mul-tilaterale; il Turkmenistan promuove una politica di neutralità.►Tensioni sul Mar Caspio Il mese di luglio si è aperto con una ripresa della disputa bilateraleche vede contrapposti Turkmenistan e Azerbaigian per i giacimenti off shore di Serdar/Kyapaz,Omar/Azeri, Osman/Chirag (secondo le denominazioni, rispettivamente, in lingua turkmena eazera), scatenata dall’avvio da parte turkmena di una missione scientifica nelle acque ancora og-getto di contesa. Il ministro turkmeno del Gas e del Petrolio, Kakageldy Abdyllaev, ha dichiaratoche il suo governo ricorrerà alla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite. Non cisono finora conferme dell’avvenuta notifica di una nota di protesta del Turkmenistan presso leautorità azere. I giacimenti interessati sono tra quelli che dovrebbero rifornire il gasdotto Nabucco. ►L’India prosegue nella sua politica bilaterale verso il Tagikistan Il 2-3 luglio, il ministro degliEsteri indiano SM Krishna si è recato a Dushanbe per discutere con la controparte, HamrokhonZarifi, di nuovi investimenti nei settori del commercio e dell’energia, nonché di questioni legate

Page 69: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

76

alla lotta al terrorismo e alla stabilità regionale. La visita rientra nel progetto noto come “ConnectCentral Asia Policy”, una sorta di strategia per il rinnovato impegno indiano nei confronti dellerepubbliche post sovietiche della regione, a vent’anni dalla ripresa dei rapporti. ►La Corea del Sud si rafforza in Asia Centrale In occasione delle celebrazioni per il ventennaledelle relazioni bilaterali con le repubbliche post sovietiche dell’Asia Centrale, il 4 luglio, il mini-stero degli Esteri sud coreano ha invitato a Seoul delegazioni provenienti dalle cinque repubblichedella regione, allo scopo di consolidare nuove modalità di investimento negli ambiti più diversi:energie rinnovabili, apparecchiature medicali, infrastrutture e finanza. Un altro scopo delle au-torità coreane è quello di promuovere la cultura del loro paese in Asia Centrale, dove tuttora vi-vono circa un milione di coreani, discendenti dalle vittime delle deportazioni staliniane. Almomento, sussistono accordi commerciali di alto profilo con Kazakhstan, Turkmenistan e Uzbe-kistan, soprattutto nel comparto energetico; nel corso dell’incontro, ne sono stati conclusi di nuovicon Kirghizstan e Tagikistan. ►Una riforma per le frontiere kazake Il 6 luglio la camera bassa del parlamento kazako ha an-nunciato che è in corso di elaborazione una riforma del controllo delle frontiere nazionali, resadi urgente attualità in seguito alle drammatiche condizioni di disciplina emerse dall’uccisione di14 guardie di frontiera (30 maggio) da parte di un giovane militare, che aveva subito pesanti attidi nonnismo, mentre era in servizio presso un valico al confine orientale con la Cina. Quello cheinizialmente era sembrato essere un attacco terroristico si è poi rivelato un disperato gesto cheha indotto a mettere in discussione la gestione delle frontiere nel suo complesso.►Aldaspan – 2012 Tra il 7 e il 12 luglio si sono svolte le esercitazioni antiterrorismo Aldaspan(Spada) – 2012, alle quali hanno partecipato 3mila uomini di Russia e Kazakhstan. Il teatro èstato il poligono di Koktal, nella regione sud-orientale di Almaty. ►Nuovi accordi tra Iran e Kirghizstan L’11 luglio, nel corso di una visita bilaterale a Teheran,il ministro delle finanze kirghizo, Akhylbek Japarov, ha siglato con il presidente Mahmud Ahma-dinejad una serie di accordi per espandere le relazioni commerciali in diversi ambiti industriali.Forte di una tradizione che lo accomuna a molti paesi dell’area e condizionato dalla difficoltà diconsolidare rapporti commerciali con altri vicini, l’Iran punta a confermarsi quale partner affi-dabile dei paesi centroasiatici. ►Nuovo accordo per la base russa in Tagikistan Il 17 luglio, Russia e Tagikistan hanno raggiuntoun accordo per un’estensione di 49 anni dell’affitto delle basi che Mosca ha in uso nel paese,dopo la scadenza naturale, nel 2014, del contratto attualmente in vigore. Il Tagikistan ha accettatola concessione delle basi a titolo gratuito, con la sola compensazione nella cessione di armi. Ben-ché i termini dell’accordo siano lontani dalle aspettative locali (i negoziati avevano avuto uncorso difficoltoso a causa dalla richiesta delle autorità tagike di un affitto annuale di 250milionidi dollari, a fronte del corrente utilizzo a titolo gratuito), il Tagikistan ha comunque acconsentitoalle proposte di Mosca. Con la drammatica situazione al confine meridionale, i difficili rapportibilaterali a nord e a ovest con l’Uzbekistan e il milione e mezzo di migranti tagiki che lavoranoin Russia (garantendo entrate annuali pari alla metà del PIL), non potendo giocare carte valideal tavolo delle trattative, il Tagikistan si è trovato nella condizione di dover ancora accettare lapresenza delle 7 mila unità della 201esima divisione corazzata russa. Sempre a metà luglio, il mi-nistro degli Esteri tagiko ha smentito le voci di una trattativa con gli Stati Uniti per l’apertura di

Page 70: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

77

Il 28 giugno, l’Uzbekistan ha annunciato l’in-tenzione di sospendere la propria partecipa-zione alla CSTO (Collective Security TreatyOrganization), suscitando una serie di ipotesie considerazioni sulle possibili ripercussioniche tale decisione avrà per la sicurezza dellaregione all’indomani del 2014.

Un atteggiamento altalenanteLa CSTO venne fondata a Tashkent il 7 ottobre

del 2002 da Armenia, Bielorussia, Kazakhstan,Kirghizstan, Russia e Tagikistan, trovando lapropria origine nel Trattato di Sicurezza Collet-tiva, siglato sempre a Tashkent il 15 maggio del1992. Scopo della costituzione di tale organi-smo regionale era quello di non disperdere ilgrado di collaborazione maturato in ambito so-vietico, permettendo alle repubbliche di recenteindipendenza di partecipare da stati indipen-denti e sovrani a una proficua e reciprocamente

una base alternativa a quella di Manas (Kirghizstan), la cui locazione termina nel 2014.►Il Kirghizstan riduce l’export di elettricità e sviluppa progetti con il Kazakhstan Il 18 luglio,il ministro dell’Energia kirghizo ha annunciato che il suo paese diminuirà la quantità di elettricitàesportata verso Kazakhstan e Uzbekistan, a causa di una riduzione delle riserve d’acqua pressoil bacino di Toktogul. La mancata vendita potrebbe ridurre le entrate dello stato e inficiare la pos-sibilità del Kirghizstan di acquistare il carburante necessario per il riscaldamento delle abitazionicivili nel prossimo inverno. Intanto, il 2 luglio, il primo ministro krighizo Omurbek Babanov si èrecato in visita ad Astana per discutere dell’acquisto di gas e della possibile realizzazione di ungasdotto verso il Kirghizstan, nonché della partecipazione del Kazakhstan nella costruzione dicentrali idroelettriche su suolo kirghizo e delle opportunità di investire (tramite il fondo sovranoSamruk Kazina) nel settore minerario (il Kirghizstan è ricco di oro, lungo la dorsale del TienShan, nonché di argento, carbone e terre rare). Il presidente kazako Nursultan Nazarbaev si èanche reso disponibile a sovvenzionare la costruzione di scuole secondarie superiori a Osh, unadelle città del Kirghizstan meridionale teatro due anni fa di violenti scontri interetnici con la mi-noranza uzbeka.►Azerbaigian-Tagikistan: accordo per costruire una raffineria nei pressi del confine afghanoNel corso di una visita in Azerbaigian, il presidente tagiko Imomali Rakhmon ha siglato con IlhamAliev un accordo per una raffineria di petrolio che la TALCO (Tajik Alluminium Company) e laAzeraluminium costruiranno su suolo tagiko, nei pressi del confine con l’Afghanistan. Nei mesiprecedenti, la compagnia azera SOCAR aveva concluso un accordo analogo con il Kirghizstan,per una struttura da realizzare nella provincia di Chui, nella parte settentrionale del paese. ►Ancora difficoltà nel transito transfrontaliero tra Uzbekistan e Tagikistan Dal primo agosto,per attraversare i posti di frontiera con l’Uzbekistan, le compagnie tagike di trasporti e logisticadovranno richiedere in anticipo all’Agenzia per il trasporto un apposito visto, che finora venivarilasciato al momento stesso del transito. Dopo la sospensione del traffico aereo tra i due paesi,l’interruzione dell’erogazione di gas, il blocco del traffico ferroviario, le autorità uzbeke hannodeciso di attuare questa nuova forma di rappresaglia nei confronti del Tagikistan, con il qualehanno in corso da anni un contenzioso relativo all’utilizzo condiviso delle risorse idriche.

L’UZBEKISTAN ESCE DALLA CSTO: UNA SCELTA DI INDIPENDENZA

Page 71: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

78

vantaggiosa alleanza militare con l’ex madre-patria. Se dal rapporto con Mosca alcuni statipost sovietici hanno saputo cogliere alcuni van-taggi (in chiave di opportunità o di opportuni-smo), altri hanno preferito una cooperazioneestremamente settoriale (come il Turkmenistandi Nyazov, “eternamente neutrale” e disponibilesolo a rapporti nel comparto energetico) o in-termittente, legata al soddisfacimento di tempo-ranee esigenze strumentali. Così, pur essendotra i padri fondatori dell’Organizzazione, nel1999 l’Uzbekistan ne uscì, lamentandone l’inef-ficacia, per poi rientrarvi nuovamente nel 2006,quando, al centro delle critiche internazionalidovute alla dura e controversa repressione dellarivolta di Andijan (13 maggio 2005) necessitavadi tornare in un alveo di protezione. Le prospet-tive di cooperazione vennero ben presto in-frante, nel 2007, dalla pretesa degli altri partnerdi assecondare Mosca nella costituzione in am-bito CSTO di forze di intervento rapido. L’Uz-bekistan manifestò ben presto la propria nettacontrarietà al progetto: essendo sempre dispo-nibili a intervenire nel caso di crisi regionali chenecessitassero dell’uso della forza e implicandoun automatismo nella disponibilità di uomini emezzi e nell’attraversamento dei confini, a pre-scindere dall’espressione del consenso deglistati membri, le forze di intervento rapido eranoin netto contrasto con il principio di sovranitàcaro alla dirigenza di Tashkent. La partecipa-zione del presidente Karimov ai vertici dellaCSTO e della CSI, che hanno avuto luogo aMosca il 15 e 16 maggio 2012, e le parole di di-stensione e fattivo interesse pronunciate in-sieme al presidente russo Putin avevano lasciatospazio a congetture di consolidamento nei rap-porti tra l’Uzbekistan e le due Organizzazioni,che sono state ben presto smentite dai fatti.D’altra parte, tale atteggiamento altalenante èstato riservato dall’Uzbekistan anche alla SCO,della quale non ha accettato la parziale voca-

zione militare, rifiutando il più delle volte diaderire alle esercitazioni annuali (con le sole,parziali eccezioni di Issyk-Kul 2007, VolgogradAnti-terror 2008, Vostok Anti-terror 2012).

Qualche riflessione conclusivaIl quesito è se, in uno scenario post 2014, si pos-sano sviluppare conseguenze dovute al ritirodell’Uzbekistan dalla CSTO. Da un punto divista pragmatico, sembrerebbe che lo scenarione risulti pressoché inalterato, con la Russia, giàpresente militarmente in Asia Centrale, che con-tinuerà il proprio impegno in chiave bilateraleo sotto l’egida della CSTO, e le singole repub-bliche dell’area pronte a una cooperazione conMosca proporzionale a capacità e volontà indi-viduali, pur senza disdegnare accordi con ipaesi occidentali in ritiro dall’Afghanistan. Inquesto quadro si colloca l’annuncio della so-spensione della propria partecipazione nellaCSTO da parte dell’Uzbekistan, che rappre-senta un nuovo momento di affermazione di séda parte della repubblica centroasiatica post so-vietica che più delle altre ha avuto un atteggia-mento altalenante rispetto all’appartenenza aorganismi multilaterali. Fin dalla dichiarazionedi indipendenza (31 agosto 1991), il paese si ètrovato dinanzi alla difficile sfida di dovercreare una identità nazionale propria a fronte diquella sovietica, che, necessariamente, avevaesaurito la missione storica per la quale era stataimposta. Mentre il Kazakhstan cercava di capi-talizzare sul tradizionale rapporto privilegiatocon Mosca, il Kirghizstan intraprendeva un per-corso che lasciava preludere un (poi disatteso)percorso democratico, il Turkmenistan sce-glieva la chiusura in se stesso e il Tagikistan sci-volava verso la guerra civile, l’Uzbekistan diIslam Karimov avviava la costruzione di una di-mensione statuale forte, centrata su tradizionee autoreferenzialità, non disdegnando la parte-cipazione a meccanismi di cooperazione sovra-

Page 72: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

79

nazionale e, tuttavia, tutelando al massimogrado l’indipendenza appena conquistata dapossibili interferenze dall’esterno. Tra queste,quella di Mosca risultava (e risulta essere tut-tora) quella maggiormente temuta ed evitata.Consapevole dei vantaggi derivanti dal mante-nere vivo il rapporto con l’ex madrepatria, laleadership uzbeka ha avviato partecipazioni aorganismi multilaterali anche a guida russa,pronta a tirarsi indietro nel momento in cui per-cepiva minacce verso la propria indipendenza.E l’andirivieni dell’Uzbekistan dalla member-ship della CSTO delinea proprio l’altalenanteumore che ha accompagnato la relazione conMosca. Trovando precedenti nei venti anni sto-ria del paese e dalle relazioni che intrattiene bi-lateralmente o in consessi internazionali, larecente decisione non sembrerebbe inficiarealcun equilibrio o condizione già costituita. Enon coglie di sorpresa l’atto ufficiale del presi-dente, ratificato dalla camera bassa del parla-mento il primo di agosto, con il qualel’Uzbekistan si esclude da ogni alleanza militareo politica ritenuta lesiva degli interessi nazio-nali, sostenendo che “nessuna integrazione puòessere imposta all’Uzbekistan dall’esterno”. Neldocumento si specifica che “il governo uzbekonon collaborerà ad attività militari condotte aldi là dei propri confini e rifiuterà di ospitare basimilitari o soldati stranieri sul proprio territorio”.Allo stesso tempo, “l’Uzbekistan si riserva il di-ritto di promuovere alleanze o entrare in comu-nità o organizzazioni interstatuali e di ritirarsida esse, nel solo interesse dello stato, della na-zione, della sua prosperità e sicurezza”. Si tratta,in estrema sintesi, di una codifica dello stile fi-

nora adottato dalle autorità di Tashkent, di undocumento apposito che conferisce carattere diufficialità a una politica estera nazionale che giàha trovato negli anni una fattiva applicazione. Dal canto suo, la CSTO è ancora alla ricerca diun proprio modus operandi regionale e poggiamolto sulla guida russa, nel tentativo di prepa-rarsi al meglio per un possibile impiego opera-tivo. Lo scenario che si presenterà conl’allontanamento delle truppe al momento attivein Afghanistan chiamerà senz’altro i diversi at-tori regionali a un’assunzione di responsabilitàconcreta. La capacità della CSTO di saper agiree reagire dipenderà dallo sviluppo del propriopotenziale, e non dalla fuoriuscita di un membroscomodo e umorale, nonché da come la Russiasaprà muoversi nel contesto regionale per fis-sare postazioni utili per interventi futuri. La si-tuazione corrente al confine tra Tagikistan eAfghanistan richiede esperienza e dispiega-mento di uomini e mezzi che vanno al di là dellecapacità dei singoli attori regionali. Uzbekistancompreso. Nonostante il segretario generaledella CSTO ritenga che la posizione assuntadall’Uzbekistan avrà ripercussioni negative sulpaese stesso, se la maturazione della CSTO av-verrà nei fatti, le condizioni di sicurezza dellaregione miglioreranno e anche l’Uzbekistan netrarrà vantaggio. E una maturazione potrebbevenire favorita proprio dalla fuoriuscita di unmembro che finora ha molto ostacolato il pro-gredire della cooperazione militare sullo spaziocentroasiatico. Intanto, la Russia intensifica lerelazioni in ambito difesa con il Kazakhstan esi assicura un avamposto in Tagikistan per altri49 anni.

Page 73: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

81

Eventi

Organizzazioni Internazionali

Valerio Bosco

►Il 5 luglio il Consiglio di Sicurezza ha rinnovato, sino al 15 luglio 2013, il mandato dellaUnited Nations Mission in South Sudan (UNMISS). Con l’adozione della risoluzione 2057(2012), il Consiglio ha confermato il mandato della missione in materia di protezione della po-polazione civile mediante “early warning and response” e incoraggiato la creazione di un mec-canismo formale di controllo sui flussi di armi e materiale bellico tra le frontiere del Sudan e delSud Sudan. Il Consiglio ha inoltre chiesto di partecipare nel coordinamento regionale con le altremissioni di pace dell’area, alfine di contrastare le minacce alla sicurezza portate dalla Lord’sResistance Army (LRA). La risoluzione ha infine sottolineato l’importanza del mandato di UN-MISS nell’assistenza alla riforma del settore di sicurezza e dell’amministrazione giudiziaria, non-chè nel sostegno ai programmi delle agenzie ONU miranti a favorire la ricostruzione economicapost-conflittuale. ►Il 6 luglio il CdS ha approvato la risoluzione 2056 sulla situazione in Mali. Ribadendo uffi-cialmente la condanna del colpo di Stato promosso in Mali da alcuni membri delle Forze Armatenazionali nello scorso mese di marzo, il Consiglio ha espresso una forte denuncia delle violazionidei diritti umani compiute nel nord del Paese. La risoluzione, adottata all’unanimità, ha inco-raggiato la definizione di una road map per la resturazione dell’ordine costituzionale e dell’au-torità statale nell’intero territorio nazionale e ha altresì espresso il pieno sostegno agli sforzicondotti in tal senso dalla Economic Community of West African States (ECOWAS) e dall’AfricanUnion (AU). Di fronte alla complessa situazione emersa nella capitale Bamako, allo scoppio del-l’insurrezione armata nel nord del Paese e, infine, alla luce del rapido consolidamento della pre-senza delle forze di AQIM - Al-Qaida in the Islamic Maghreb – il CdS ha espresso la suadisponibilità a esaminare nel dettaglio, previa presentazione di una proposta, la richiesta con-giunta ECOWAS-AU per l’adozione di una risoluzione ONU che autorizzi il dispiegamento diuna forza di stabilizzazione regionale chiamata a sostenere il processo politico e la riforma delsettore della sicurezza. La risoluzione ha inoltre richiesto l’avvio di un dialogo nazionale inclusivoaperto a tutte le forze politiche e della società civile, nonché ai rappresentanti delle zone setten-trionali del Paese alfine di promuovere l’organizzazione di elezioni libere e trasparenti entro 12mesi.►Il 17 luglio il Senegalese Adama Dieng è stato nominato Special Adviser del Segretario Ge-

Page 74: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

82

Il mese di luglio è stato senza dubbio segnatodall’ultimo veto opposto da Russia e Cina – ilterzo dopo quelli dell’ottobre 2011 e del feb-braio 2012 - all’adozione di una nuova risolu-zione sulla situazione in Siria. Nonostante iripetuti appelli lanciati dal Segretario Gene-rale, l’invito all’adozione di una dura presa diposizione formulato a più riprese da KofiAnnan, inviato congiunto di ONU e LegaAraba, il Consiglio di Sicurezza è stato ancorauna volta incapace di rispondere all’ormaiinarrestabile degenerazione del conflitto inSiria. Il presente articolo si propone di esami-nare le dimensioni del nuovo doppio veto sulladialettica all’interno del CdS e di analizzare al-tresì le implicazioni dello scontro del 16 lugliosulle forme e sulla modalità dell’azione e dellapresenza ONU in Siria.

L’avvitamento della crisi siriana, il rischio di

mission failure e l’Action Group di Ginevra

Le settimane che hanno preceduto il nuovoscontro in seno al Consiglio in Sicurezza sonoindubbiamente coincise con un drammatico av-vitamento della crisi siriana. Al di là delle cifrenon confermate che parlano di un numero dimorti tra 10.000 e 14.000, il deliberato ostruzio-nisimo orchestrato dalle autorità siriane al-l’opera di monitoraggio svolta dalla UnitedNations Supervision Mission in Syria (UN-SMIS), incaricata di verificare la cessazionedelle violenze sulla base della risoluzione 2043(21 aprile 2012), ha sollevato i primi dubbi sullecapacità della missione di svolgere un ruolo ef-ficace nella promozione della tregua militare enella realizzazione del piano di pace Annan, ba-sato sui noti sei punti (apertura di un Syrian led

nerale per la prevenzione del genocidio. Dieng, presidente uscente del Tribunale Penale Inter-nazionale per il Ruanda, sostiutirà il sudanese Francis Deng►Il 19 luglio Martin Kobler, Special Representative of Secretary-General (SRSG) per l’Iraq ecapo della United Nations Assistance Mission for Iraq, ha aggiornato il CdS sulla situazionenel Paese. Kobler ha osservato come, pur in presenza di notevoli e incoraggianti progressi, l’Iraqcontinui ad aver bisogno di “determined domestic leadership” alfine di superare le “challenges”esistenti in materia di governance, rispetto dei diritti umani e sviluppo economico. Lo SRSG hanotato con rammarico come il Paese versi ancora in una “situazione di stallo tra blocchi politici”che continua ad impedire la risoluzione della questione legata ai confini interni, quella costitu-zionale, nonchè l’avvio dei preparativi per lo svologimento delle elezioni provinciali del prossimoanno. ►Il 22 luglio i ministri degli Esteri della Lega Araba hanno annunciato il loro sostegno alprogetto dell’Autorità Nazionale Palestinese per ottenere lo status di membro delle NazioniUnite. Il negoziatore palestinese Saeb Erakat ha precisato che i ministri degli Esteri della Legahanno autorizzato la delegazione palestinese all’ONU – al momento nello status di osservatorepermanente al palazzo di vetro – di avviare negoziati in materia con “i diversi gruppi regionalie caucus onusiani, in particolare: Unione Europea, Unione Africana, gruppo dei Non-Allineatie blocco sudamericano”.

IL CDS E LA CRISI SIRIANA: “ANOTHER DARK DAY IN TURTLE BAY”.

Page 75: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

83

political process in cooperazione con il media-tore congiunto; interruzione delle violenze epromozione di un cessate-il-fuoco monitoratodall’ONU; promozione del libero accesso al-l’assistenza umanitaria per la popolazionedelle aree colpite dal conflitto; rilascio dei de-tenuti politici; garanzia della libertà di movi-mento per i giornalisti e abolizione dellepratiche discriminatorie nel rilascio dei visti;rispetto della libertà di associazione e del di-ritto di manifestare pacificamente).UNSMIS, dispiegata per un periodo iniziale ditre mesi e composta da 300 uomini (prevalen-temente da militari disarmati e da una ridottacomponente civile) è stata costretta a confron-tarsi, nel corso del mese di giugno, non solo conil deliberato ostruzionismo delle autorità siriane– le quali hanno a lungo impedito l’accessodella missione a Mazraat al Qubeir (Homs) tea-tro dell’uccisione di 78 civili da parte delleforze governative – ma anche con diversi epi-sodi di altrettanto deliberato “targeting” – postidi blocchi, attacchi con armi da fuoco contro ilpersonale ONU – che hanno poi spinto il capodella forza onusiana a sospenderne le attività.Di fronte al chiaro rischio di “mission’s failure”,il mediatore congiunto Annan ha avviato unanuova fase di intensa (shuttle diplomacy) al finedi accrescere la pressione sulle parti per una so-spensione delle violenze, unica opzione per laripresa dell’opera di monitaraggio da parte diUNSMIS. È nata cosi l’idea di una riunione mi-nisteriale - l’Action Group - che, sotto gli au-spici di ONU e Lega Araba (LA), potesseidentificare le condizioni precise per l’imple-mentazione del piano Annan attaverso una con-sultazione diplomatica che includesse, oltre alledue organizzazioni, i cinque membri perma-nenti del Consiglio, la Turchia, l’Unione Euro-pea e, infine, Iraq, Kuwait e Qatar,rappresentanti della troika della LA. Il comuni-cato, al di là del linguaggio diplomatico, espri-

meva il rilancio della tregua e dell’impegnodelle parti a sospendere le violenze e a coope-rare con UNSMIS. Nondimeno, il documentonascondeva, tra le righe, il fallimento di quantiavevano auspicato che a Ginevra si potesse fi-nalmente delineare una road map per la transi-zione che prevedesse la formazione di ungoverno inclusivo, composto anche da elementigovernativi che non fossero tuttavia percepiticome “in grado di minacciare la pace e la sta-bilità”. Tale formula, circolata alla vigiliadell’Action Group, puntava chiaramente all’ab-bandono del Presidente Assad e all’adozionedel modello yemenita di transizione, fondatacioè sul ritiro dalla scena politica dell’ “uomochiave”. Il comunicato dell’Action Group si li-mitava infatti a indicare la formazione di un go-verno di transizione composto da membridell’attuale governo e dell’opposizione “on thebasis of mutual consent”1

Il rapporto del SG sull’applicazione della ri-

soluzione 2043

È nel contesto di avvitamento del conflitto –che a fine giugno vedeva Bashar nominare unasorta di Gabinetto di Guerra e la contraerea si-riana abbattere un Phantom turco – della persi-stente impotenza della missione ONU e dicontinue divergenze tra i membri permanentidel Consiglio, che il Segretario Generale lavo-rava alla presentazione del rapporto su UN-SMIS, il cui mandato era destinato a scadere il20 luglio. Pubblicato il 6 luglio, pochi giornidopo la chiusura del meeting dell’ActionGroup, il rapporto, pur prendendo atto della spi-rale di violenza che ormai aveva contagiato siale forze di governo che quelle dell’opposizione,formulava una condanna precisa delle azionicondotte dal regime di Damasco, fondate “suuna sanguinaria campagna di stato per la re-pressione del dissenso”. In particolare, il rap-porto riconosceva però come la ripresa delleviolenze dopo la debole tregua dello scorso

Page 76: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

84

aprile creasse un contesto ben diverso rispettoa quello “relativamente pacifico” che avevaispirato la decisione del Consiglio di creare UN-SMIS. Sulla base di tale assunto, il rapporto diBan Ki Moon aveva il merito di delineare chia-ramente tre ipotesi, indicando per ciascuna diesse, i “pro” e i “contro” a livello politico e ope-rativo. La prima ipotesi, quella del ritiro, è stataindicata come soluzione tesa a garantire la si-curezza e l’incolumità del personale onusianoe capace altresì di responsabilizzare le parti allaricerca di una soluzione al conflitto attraversomezzi non militari. Nondimeno, Ban Ki Moonriconosceva come tale opzione potesse inviareun chiaro segnale di sfiducia rispetto alla ces-sazione delle violenze ed eliminava di fattol’unica forma possibile di monitaraggio indi-pendente e di sostegno esterno all’implementa-zione del piano Annan. La seconda ipotesi eradi fatto fondata sul rafforzamento di UNSMISmediante l’espansione del numero di osserva-tori militari e l’estensione dei loro compiti diverifica nell’applicazione delle misure previstedal piano Annan: l’assenza di un “permivenessenvironment” a tal fine, testimoniato dagli at-tacchi alla forza ONU, nonchè i rischi legatiall’esposizione della missione venivano perògiudicati come elementi in grado di neutraliz-zare l’efficacia dell’opera dei caschi blu. Nel-l’ambito di tale ipotesi, Ban Ki Moon escludevadel resto anche l’opportunità del dispiegamentodi una componente armata della missione, im-pegnata nella protezione del personale civile -ma non armata - ed eventualmente nel garantirela protezione dei civili in un contesto di conti-nue violenze. L’assenza di pre-requisiti neces-sari, quali il consenso dell’Host Country e lavolontà politica di Stati membri interessati afornire truppe a un’operazione particolarmentecomplessa, rendevano tale ipotesi chiaramenteirrealizzabile.Allo stesso modo, Ban Ki Moon scartava l’op-

zione di una missione congelata nell’attuale di-mensione e configurazione – costretta cioè a la-vorare per obiettivi “that it cannot implement”– e suggeriva piuttosto la possibilità di “riorien-tare struttura e focus della presenza ONU, ac-centuandone cioè la dimensione di sostegno aldialogo tra le parti ed attenzione al rispetto del-l’accesso all’assistenza umanitaria, delle li-bertà civili e politiche”. L’idea del SG era cioèquella di conservare la presenza di una compo-nente militare a fini di osservazione, ma raffor-zare sensibilmente le capacità della missionenella promozione di buoni uffici, di accordi lo-cali tra le parti per la definizione di tregue e ces-sate-il-fuoco, nel sostegno allo sviluppo di“confidence building measures in aree e realtàche possano apparire mature in tal senso”. Taleipotesi passava chiaramente per una rilocaliz-zazione della missione a Damasco, il ridimen-sionamento temporaneo della presenza nel“field” e l’intensificazione dell’opera di dialogoe collegamento con il governo e l’opposizioneanzitutto nella capitale ed eventualmente, in unaseconda fase, nelle province segnate da un mi-glioramento della situazione di sicurezza2

Lo scontro in Consiglio

Nelle ore successive alla presentazione del rap-porto del SG due antiteci progetti di risoluzionesono circolati tra la membership del palazzo divetro. Il primo progetto, di matrice russa, chie-deva un semplice rinnovo della missione di tremesi, senza fare del resto alcun riferimento spe-cifico a “reporting requirements” da assegnareai caschi blu. Il secondo testo, di matrice bri-tannica, era assai più articolato ed accoglieva laproposta di riconfigurazione di UNSMIS avan-zata dal SG, al quale veniva altresì richiesto lapreparazione di un piano più dettagliato in ma-teria. Nondimeno, tale progetto di risoluzione,oltre a condannare il comportamento siriano, in-dentificato come responsabile principale del de-

Page 77: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

85

ragliamento del piano Annan, domandava il ri-tiro immediato delle forze del regime dai centriabitati, nonchè la fine dell’uso di armi pesanticontro la popolazione civile entro una scadenzadi dieci giorni, al termine dei quali il CdSavrebbe dato il via libera all’assunzione di “tar-geted sanctions” contro le autorità di Damasco.L’inquadramento del rinnovo di UNSMIS inuna risoluzione ispirata al capitolo VII dellaCarta – “Action with Respect to Threats to ThePeace, Breaches of The Peace, and Acts Of Ag-gression” - apriva di fatto un nuovo dissidio ir-rimediabile con Russia e Cina. Messa ai voti il19 luglio - forse anche sull’onda emotiva se-guita agli attentati che avevano decapito, ilgiorno precedente, i vertici dell’apparato mili-tare e di sicurezza del regime - il progetto di ri-soluzione inglese è stato pertanto respinto dalConsiglio che, per la terza volta, a causa dei vetidi Mosca e Pechino, si è rivelato incapace di as-sumere un pronnciamento duro e credibile sullasituazione siriana. Dopo il voto, l’ambasciatorebritannico Mark Lyall Grant si è scagliato aper-tamente contro le delegazioni di Cina e Russiaaccusate di “aver fallito nelle rispettive respon-sabilità di membri permanenti del CdS, fondatesul sostegno all’iniziativa diplomatica di Annane sull’obbligo morale di facilitare la risoluzionedella crisi”. Lyall Grant ha infine osservatocome la risoluzione presentata dovesse neces-sariamente ispirarsi al capito VII della Carta,ma che non includesse alcun riferimento all’ar-ticolo 42 – mezzi coercitivi implicanti l’usodella forza3 – e non potesse essere pertanto stru-mentalmente interpretata come apertura all’ipo-tesi di un intervento militare. Sulla stessa lineadella dichiarazione britannica è stato il discorsopronunciato da Gerard Araud, ambasciatorefrancese all’ONU, il quale ha sottolineato comele invocazioni in favore di una soluzione poli-tica non potessero continuare “ad infinitum” eche pertanto il termine di dieci giorni per la so-

spensione della repressione da parte delle forzesiriane – pena l’adozione di sanzioni – fosse ne-cessaria per richiamare seriamente il regime alrispetto degli obblighi assunti sulla base delpiano Annan. Mentre la Cina si è limitata a con-dannare “l’approccio rigido e arrogante” adot-tato dagli sponsors della risoluzione – accusatidi volere promuovere indebita intereferenzanegli affari di Damasco e di ostacolare altresì lepossibilità di una soluzione della crisi “by Sy-rian themselves” - la Russia è ricorsa agli argo-menti che hanno ispirato la sua continuarecriminazione rispetto all’implementazioneoperata dalla NATO della risoluzione 1973sulla Libia. L’ambasciatore Vitalt Churkin, li-mitandosi ad auspicare un “tecnical roll over”della missione – ovvero una semplice esten-sione del mandato – ha infatti denunciato il ri-corso a una “Chapter seven resolution” come aun tentativo di spianare la strada all’interventomilitare mediante un preliminare ricorso allesanzioni. Gran Bretagna, Francia e Stati Unitisono stati così accusati di volere “usare il Con-siglio per accrescere illeggitimamente le lororispettive pressioni su uno Stato sovrano”. Pro-prio la delegazione americana all’ONU ha pe-raltro reagito alle accuse russe sottolineando lanatura “pericolosa, irresponsabile e deplore-vole” del nuovo veto russo-cinese, riassumendol’esito dei fallimentari negoziati in Consiglionella formula “another dark day in Turtle Bay”.Nelle parole dell’ambasciatrice Rice, l’invoca-zione del capitolo VII veniva indicata come ne-cessaria al fine di dare valenza vincolanteall’impegno di implementazione del pianoAnnan e all’avvio di una transizione politica se-condo le linee dettate dall’Action Group di Gi-nevra. Secondo la Rice, i mesi di violenzecrescenti contro la popolazione civile, docu-mentati da Kofi Annan e dalla stessa UNSMIS,obbligavano il Consiglio a mostrare la necessa-ria durezza per dare credibilità al processo di

Page 78: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

86

soluzione della crisi. Di particolare interesse èstata infine la posizione espressa dalla delega-zione marocchina, la quale ha sottolineato comela risoluzione respinta fosse in linea con le re-centi decisioni della Lega Araba e non assecon-dasse affatto alcuna ipotesi di ricorso alla forzamilitare, puntando piuttosto a dare un quadrogiuridico e politico più solido alla missione diKofi Annan e all’obbiettivo di porre fine allacrisi mediante l’avvio di una transizione politicainclusiva.

Gli effetti del nuovo veto

Appena poche ore dopo il nuovo veto russo-ci-nese, il Segretario Generale dell’ONU ha affi-dato al suo portavoce una dichiarazionepiuttosto forte rispetto al linguaggio più diplo-matico da lui tradizionalmente adottato. Ban Ki-Moon si è detto non solo profondamentedispiaciuto per l’incapacità del Consiglio di tro-vare l’accordo su un testo di risoluzione, ma haha qualificato il voto del 19 luglio come “deeplydisappointing”, sottolineando altresì come benaltra determinazione e più forti pressioni politi-che fossero necessarie per conseguire gli obiet-tivi identificati dal piano di pace4

Le divergenze nuovamente scoppiate in Consi-glio non hanno avuto l’effetto di bloccare il pro-cesso decisionale sul rinnovo di UNSMIS, mane hanno certamente plasmato il risultato. Unbreve technical roll-over è stato infatti appro-vato nella serata del 20 luglio, poche ore primadell’esaurimento del mandato di 90 giorni sta-bilito dalla risoluzione 2043. Mediante l’appro-vazione della risoluzione 2059, la durata dellamissione è stata prolungata di soli 30 giorni ad-dizionali e, secondo quanto recita il linguaggioapprovato dal nuovo documento, “rinnovi addi-zionali saranno possibili solo in caso di cessa-zione delle violenze e in presenza di un climache possa consentire a UNSMIS di onorare conefficacia il prioprio mandato”. Al di là del rin-

novo di 30 giorni, il veto russo-cinese, unito allepersistenti difficoltà operative della missione,sembra aver alimentato un certo scoramentoall’interno del Segretariato ONU. In una dichia-razione rilasciata il 25 luglio, il capo del Depar-tment of Peacekeeping Operations dell’ONU, ilfrancese Hervé Ladsouse, ha sottolineato comela metà dei 300 osservatori sia stata già rimpa-triata e la parte rimanente della missione stiaoperando “in scala ridotta, in un numero infe-riore di siti, nel tentativo di fare ciò che può”5 .Il futuro di UNSMIS sembra ora legato a dueipotesi, entrambe già delineate dal SG del suorapporto del 6 luglio. La prima, quella di un ri-tiro di UNSMIS farebbe della forza di osserva-tori una delle più brevi missioni mai approvatedal CdS nel corso della sua storia. Alla liquida-zione della missione potrebbe seguire un pe-riodo di “decantazione” o l’avvio di nuovecomplicate trattative per il varo di una nuovamissione capace di adattarsi a condizioni piùoperative più semplici, che però potrebberoemergere solo nell’ipotesi di una sospensionedegli scontri. La seconda opzione verterebbe in-vece sulla riconfigurazione e sul consolida-mento della missione sul modello di operazioniconcentrate nella facilitazione del dialogo poli-tico, come in Iraq e Afghanistan – UNAMI,United Nations Assistance Mission in Iraq, eUNAMA, United Nations Assistance Missionin Afghanistan - entrambe caratterizzate daun’assai contenuta presenza della componentemilitare e da un’importante partecipazione diquella civile e politica, impegnate nei buoni uf-fici e nella mediazione. Mentre la prima ipotesisembra al momento la più remota – Francia,Gran Bretagna e Stati Uniti sembrano infatticonvinte che, al di là del set back del 19 luglio,una pur minima forma di presenza ONU sia me-glio della sua totale assenza – la seconda passe-rebbe attraverso un sensibile miglioramento delcontesto politico e della situazione di sicurezza,

Page 79: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

87

1 Final Communiqué of the Action Group for Syria, 30 June 2012, Geneva.2 United Nations, Report of the Secretary-General on the implementation of Security Council Resolution2043 (2012), S/2012/523, 6 July 2012.3 “Should the Security Council consider that measures provided for in Article 41 would be inadequate orhave proved to be inadequate, it may take such action by air, sea, or land forces as may be necessary tomaintain or restore international peace and security. Such action may include demonstrations, blockade,and other operations by air, sea, or land forces of Members of the United Nations”, United Nations Char-ter.

e sarebbe altresì condizionata dall’incognita delruolo di Assad, la cui emarginazione da qual-siasi possibile ruolo nella transizione è la “con-ditio sine qua non” avanzata da gran parte deigruppi di opposizione siriani per l’avvio di unefficace dialogo di riconciliazione nazionale.Infine, sul piano delle dialettiche interne dellamembership onusiana, non è da escludere che ilnuovo veto russo-cinese rilanci il dibattito sulcosidetto principio della “responsibility not toveto” (RN2V), questione alla base delle propo-ste di riforma del metodo di lavoro del Consi-glio di Sicurezza sostenuto dall’attivo gruppodegli small five” - S5 - Liechtenstein, Singa-pore, Svizzera, Giordania, Costa Rica6 . In par-ticolare, il principio della RN2V predica, inlinea con la nozione della Responsibility to pro-tect approvata dal World Summit 2005, la for-malizzazione di un codice di condotta da partedei membri permanenti del Consiglio per il nonricorso al diritto di veto – o alla sua regolamen-tazione – in situazioni carattetterizzate da cri-mini atroci, quali il genocidio, i crimini diguerra e i crimini contro l’umanità. Trattandosituttavia di una “important question” – nellaforma di un emendamento alla Carta dell’ONUsu temi legati alla “equitable representation onand increase in the membership of the SecurityCouncil and related matters” – una risoluzione

dell’AG che cerchi di approvare un principiodel genere richiederebbe una maggioranza di2/3, ancora difficile da realizzare. Nel corso delmese di maggio tale iniziativa era emersa connuova enfasi sino alla presentazione di un testodi risoluzione presso l’Assemblea Generale, poiritirato in extremis per il timore del gruppo S-5di non avere la maggioranza richiesta. Nondi-meno, la continua determinazione del S-5, l’at-tivismo di influenti gruppi di organizzazioni nongovernative (Citizens for Global Solutuions, In-ternational Coalition for the Responsibility toProtect), la crescente frustrazione inter-regio-nale che, al di là della solida opposizione diCina e Russia, sembra emergere rispetto all’in-capacità del Consiglio di facilitare la soluzionedel conflitto in Siria, potrebbero creare un climapropizio per l’avvio di una nuova iniziativa po-litico-diplomatica contro “l’uso e l’abuso” deldiritto di veto o in favore di una sua “raziona-lizzazione”. In particolare, sviluppi interessantipotrebbero emergere riguardo alla proposta diistituzionalizzare la pratica della formulazionedi spiegazioni scritte da parte dei membri per-manenti nell’eventualità del ricorso al diritto diveto in situazioni segnate da massicce viola-zioni dei diritti umani e del diritto internazionaleumanitario.

Page 80: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

88

4 United Nations, Secretary-General, Secretary-General Deeply Regrets Security Council Unable to Agreeon Resolution to Address rapidly Deteriorating Situation in Syria, SG/SM/14420, 19 July 2012.5 Syria still of utmost concern, UN Says after sending half of observer force home, UN News Service, 25July 2012.6 Tali Paesi sono convinti che le questioni di trasparenza e responsabilità legate all’operate del CdS sianopiù facile da risolvere rispetto alla pluridecennale controversia diplomatica sulla modifica e allargamentodella membership del massimo organo onusiano.

Page 81: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

89

Settore Energetico

Angelantonio Rosato

Eventi►Paura del cambiamento climatico versus accesso all’energia I timori circa il climate changesono esagerati: il cambiamento dei parametri meteorologici e l'aumento del livello del mare do-vrebbero essere considerati un problema di ingegneria. Lo ha affermato in un recente discorsopubblico Rex Tillerson, amministratore delegato della ExxonMobil, una delle più grandi compa-gnie di petrolifere al mondo. A suo parere, lottare contro la povertà globale dovrebbe avere lapriorità internazionale rispetto alla riduzione delle emissioni di carbonio, perché darebbe l'accessoall'energia a miliardi di poveri del mondo. "Si salverebbero milioni e milioni di vite rendendo icombustibili fossili disponibili in aree del mondo che non ce l'hanno”, ha dichiarato Tillerson, ci-tato da EurActiv in un articolo pubblicato on line martedì 3 luglio 2012.►Gazprom ha superato il colosso americano ExxonMobil per attivi netti tangibili. Lo afferma,tra l’altro, il nuovo rapporto R&S - Mediobanca sulle 376 multinazionali più grandi del mondo,rapporto citato dal Corriere della Sera del 13 luglio: “In classifica il superbig numero uno restala Giapponese Toyota con 287 miliardi € di asset tangibili, seguita dalla Royal Dutch Shell con263,3 miliardi € e dalla russa Gazprom (che supera ExxonMobil) con 258,5. La top italiana èl’ENI che con attivi per 132 miliardi è salita al dodicesimo posto superando General Electric”.Da notare che tra le prime dodici multinazionali al mondo, ben 9 sono compagnie energetiche, lerestanti tre automobilistiche, dunque legate a doppio filo al petrolio, sia per la produzione cheper la circolazione delle vetture che escono dalle loro fabbriche. I dati si riferiscono agli attivinetti tangibili relativi al 2011. ►La partita della cessione della SNAM da parte di ENI alla Cassa depositi e prestiti entranel vivo. Dopo il “via libera dell'assemblea dei soci per il passaggio di Snam alla Cassa Depo-siti Prestiti, Eni ha collocato la prima tranche di azioni della società dei tubi destinata al mer-cato. Una quota del 5% è andata a una serie di fondi di investimento, sotto la regia di GoldmanSachs, tramite un accelerate book building.” La società guidata da Giuseppe Recchi e PaoloScaroni ha incassato 612,5 milioni. Lo riferisce il sito web di Repubblica in un articolo della se-zione “Economia e Finanza” datato 18 luglio 2012, dove è pure scritto: “L'operazione era at-tesa anche se ha sorpreso per la velocità. Del resto, ENI vuole ricavare al più presto fondi pergli investimenti nell'attività di esplorazione e sviluppo dei suoi giacimenti in giro per il mondo.Dalla cessione di Snam, imposta dal governo Monti nel tentativo di liberalizzare ulteriormente

Page 82: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

90

il mercato del gas per favorire la discesa dei prezzi, ENI vorrebbe ricavare circa 18 miliardi: tremiliardi e mezzo dalla cessione del 30% di Snam a Cassa Depositi e Prestiti; 11 miliardi circase ne andranno con il deconsolidamento del debito e almeno altri 3 miliardi sono attesi dallacessione del 25% di Snam che ENI ancora detiene in cassa”.

Il prezzo del petrolio, malgrado piccoli rialzitemporanei, sembra aver preso un netto trendal ribasso. Quali sono le cause di questa ten-denza a un calo strutturale delle quotazioni? Sitratta di un fenomeno contingente, o di qual-cosa di più profondo che potrebbe portare a unmutamento significativo degli equilibri geo-economici e geo-politici mondiali? Quali leconseguenze di medio e lungo periodo? Siamoalla fine dell’era del petrolio, come periodica-mente si sente ripetere, oppure no?

Malgrado un lieve rialzo registrato a metà lu-glio, appare che il prezzo del petrolio sia desti-nato a scendere nel medio/lungo termine inmaniera significativa, tanto che il FinancialTimes non molto tempo fa è arrivato a dubitaredella sua natura di bene rifugio in tempi di crisi.Dopo aver superato i 100 dollari per 240 giornidi seguito, il Brent dal massimo annuale di126,22 $/b a metà marzo scorso è precipitatosotto i 90 dollari negli ultimi giorni di giugno,tornando su quote che non si vedevano dallafine del 2010. Anche se in luglio si sono regi-strate lievi oscillazioni: per esempio, il 20 luglio2012 il Brent è quotato a 107,37 dollari. Tutta-via questi rimbalzi sembrano temporanei e pocosignificativi.1

Sorte analoga per il WTI, il benchmark statuni-tense, il quale ha avuto quotazioni ancora piùbasse a causa del boom produttivo di petrolionon convenzionale (shale/tight oil) negli Stati

Uniti: dal massimo prezzo dell’anno raggiuntoil 24 febbraio scorso - 109,77 $/b (dollari/ba-rile) - il WTI è sceso di oltre 30 dollari, collo-candosi a 78,72 $/b il 21 giugno, per poiriposizionarsi a 89,22 $/b il 17 luglio scorso. IlBrent è andato al di sotto della soglia psicolo-gica dei 100 dollari agli inizi di giugno, mentreil WTI circa un mese prima, rimanendovi al-meno fino a metà luglio.Al di là di queste temporanee fluttuazioni e dipossibili futuri rimbalzi, “dettati in primis dagliassestamenti delle oscillazioni valutarie, maanche da fattori umorali legati alle tensioni geo-politiche e all’evoluzione della crisi del debitoin Eurozona”,2 entrambi i greggi di riferimentosembrano comunque destinati a continuare laloro discesa nel medio/lungo periodo. In-somma, il calo del prezzo del petrolio appareessere un trend strutturale, non congiunturale,a detta degli analisti. Tanto che qualcuno temesi possa tornare alle esagerazioni del 2008,quando da quasi 150 $/b si sprofondò a 35 $/bin soli sei mesi. Gli indicatori tecnici del trendal ribasso sono alquanto chiari: “nell’ultima set-timana (dello scorso giugno, NDR), il mercatodel Brent è passato rapidamente da una strutturain backwardation (prezzo del greggio pronto su-periore rispetto a quello postdatato) al contango(prezzo del greggio spot inferiore a quello deifutures). Questo significa che nei mercati doveil Brent è il greggio di riferimento, la domandasi sta affievolendo e l’offerta è tanta. In altre pa-

IL PETROLIO È MOBILE, QUAL PIUMA AL VENTO…

Page 83: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

91

role, chi deve acquistare greggio non è più di-sposto a pagare di più per avere subito la dispo-nibilità, ma preferisce aspettare, nellaprospettiva di pagare un po’ meno”.3

Quali sono le ragioni di questa tendenza ad uncalo strutturale, ovvero di lungo periodo, delprezzo del greggio? Ci sono almeno tre con-cause, da analizzare separatamente.

1. Il calo della domanda di petrolio dovuto alrallentamento della crescita economica mon-diale che ora pare colpire non solo l’occidentema anche l’Asia, Cina inclusa. Partiamo dal-l’occidente: “Pur essendo nel bel mezzo delladriving season, la domanda di petrolio negliStati Uniti è in affanno, come dimostrano gli ul-timi dati del Dipartimento dell’energia: le scortedi greggio hanno raggiunto il record massimodegli ultimi 30 anni di 387,3 milioni di barili.Si tratta di un livello che supera di quasi 40 mi-lioni di barili la media degli ultimi cinque annidelle scorte di greggio. L’aumento vertiginosodelle scorte non è un problema solo degli StatiUniti. Infatti, visto che la domanda non tira el’offerta comunque è tanta, il loro livello sta sa-lendo ovunque. In aprile, secondo gli ultimi datiAie, le scorte industriali OCSE sono aumentatedi 17,3 milioni di barili, raggiungendo i a 2.643milioni, per una copertura che si posiziona circadue giorni al di sopra della media degli ultimicinque anni. E i dati preliminari di maggio in-dicano che è in arrivo un altro aumento di circa20 milioni di barili.”4

Ma se in occidente la domanda di petrolio sta-gna, adesso anche dall’Asia arrivano segnali distanchezza, persino dai paesi dove la domandafinora era stata sempre sostenuta: Cina e India.“Gli ultimi dati sui consumi petroliferi cinesi dimaggio mostrano una crescita marginale(+100.000 a 9,4 mln b/g), mentre ad aprile la ri-chiesta non è cresciuta affatto, anzi, nel casodella petrolchimica ha perfino ceduto, con un

calo di 166.000 b/g su base annuale. Anche l’In-dia sta rallentando: in aprile la domanda è au-mentata di un timido 0,2% (+5.000 b/g) a 3,3mln b/g, il tasso di crescita più basso dal gen-naio 2010.”5 Tuttavia la recessione mondialenon spiega perché in questi anni, persino in que-sto mese di luglio, le quotazioni siano tempo-raneamente risalite, malgrado il perdurare dellacrisi economica e la conseguente contrazionedei consumi. Il fenomeno appare dunque piùcomplesso, le altre due con-cause ci aiutano acomprenderlo meglio.

2. La rivoluzione energetica dello shale gas equella parallela dello shale/tight oil nel conti-nente americano sta provocando l’immissionemassiccia sul mercato di idrocarburi non con-venzionali, spesso a prezzi di mercato compe-titivi. Oggi lo shale gas rappresenta circa il 25%dell’offerta di gas naturale negli U.S.A., e se-condo le previsioni potrebbe raggiungere il50% per il 2030. Migliaia di nuovi pozzi di gassono stati scavati in Pennsylvania, Texas eOklahoma. L’American Energy Revolution non riguardasolo lo shale gas, ma pure il petrolio non con-venzionale. È in corso un vero è proprio boomnella produzione di shale oil in North Dakota.La Bakken/Three Forks (una tight oil forma-tion) che si estende tra il North Dakota e ilMontana, come potenziale produttivo potrebbediventare l’equivalente di un grande Paese delGolfo Persico all’interno degli Stati Uniti. Esiamo solo all’inizio. In realtà stiamo assistendoa una de-convenzionalizzazione dell’offerta pe-trolifera internazionale. Nel corso delle pros-sime decadi, vedremo crescere in misuraesponenziale la quantità di quelli che vengonodefiniti oggi unconventional oils, ovveroshale/tight oils dagli USA, petrolio dalle tarsands (sabbie bituminose) del Canada, extra-heavy oils dal Venezuela, e pre-salt oils dal Bra-

Page 84: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

92

sile.6

Ma ancora non basta, sta avvenendo contempo-raneamente anche un Oil boom convenzionale:la produzione dai tradizionali giacimenti stacrescendo in tutto il mondo a ritmi inaspettati.Sommando gli effetti dei due boom di produ-zione petrolifera convenzionale e non, appareche “quattro Paesi mostrano il più alto poten-ziale in termini di effective production capacitygrowth (crescita della capacità di produzione ef-fettiva, NDR): essi sono, nell’ ordine, Iraq,U.S.A., Canada, e Brasile. Questa è una notiziaperché tre su quattro di tali Paesi si trovanonell’emisfero occidentale, e solo uno – l’Iraq –appartiene al tradizionale centro di gravità delmondo petrolifero, il Golfo Persico. Il più sor-prendente fattore del quadro globale, tuttavia, èl’esplosione della produzione petrolifera degliU.S.A.”.7

Il petrolio non sta per finire, anzi l’emisfero oc-cidentale (Stati Uniti in testa) sta diventando ilnuovo eldorado petrolifero (e gasifero) del XXIsecolo. Questo “oil revival” è la conseguenzadei massicci investimenti in oil and gas explo-ration & production effettuati a partire dal 2003e che hanno raggiunto il loro climax a partiredal 2010, con un ciclo di tre anni del valore dioltre 1,5 trilioni di dollari. In particolare, gliU.S.A. potrebbero arrivare a produrre, entro il2020, 11.6 mbd di crude oil e NGLs (NaturalGas Liquids), rendendo il paese il secondo piùgrande produttore petrolifero mondiale dopol’Arabia Saudita. 8

3.Condizione necessaria perché si avverino siala rivoluzione energetica dello shale gas che ilboom produttivo del petrolio convenzionale èla tecno-scienza, la Technological Revolution,ossia l’avvento delle più efficaci e raffinate tec-nologie di ricerca geologica, sviluppo e produ-zione applicate ai giacimenti, sia convenzionaliche non. In particolare, l’utilizzo combinato di

due tecnologie – horizontal drilling e hydrofrac-king - all’inizio pensate soprattutto per lo sfrut-tamento dei pozzi non convenzionali, si sta oradiffondendo anche allo sviluppo dei giacimenticonvenzionali, con l’effetto di aumentare la red-ditività di pozzi già maturi, magari consideratiin via di esaurimento. Così si prolunga di fattola loro vita e più in generale si accrescono le ri-serve disponibili di petrolio, senza bisogno discavare nuovi pozzi. Va sottolineato che il merocalcolo algebrico della differenza tra consumodi greggio e riserve attualmente disponibili nonci aiuta a fare previsioni sulla vita del petrolio.La questione è più complessa perché entra ingioco il fattore R&D (Ricerca e Sviluppo) ov-vero le innovazioni tecnologiche applicate al-l’estrazione. Non sono solo le scoperte di nuovipozzi ad aumentare la quantità di idrocarburi di-sponibili; un ruolo fondamentale è giocato dallenuove tecniche estrattive e dall’incessante pro-gresso tecnologico che agiscono come un mol-tiplicatore di disponibilità nei confronti deigiacimenti già conosciuti, aumentando conti-nuamente la loro redditività; da notare che il“tasso di recupero” dai giacimenti tradizionalinon supera attualmente il 35% del petrolio ivipresente; ossia è teoricamente possibile “recu-perare” dai pozzi già esistenti poco meno deldoppio di quanto si estrae oggi, il che vorrebbedire quasi raddoppiare le riserve disponibili.Comunque vada, l’innovazione tecnologica ac-crescerà in maniera significativa le riserve di-sponibili, anche se nessun nuovo pozzo verràscoperto negli anni a venire, il che tuttavia è al-quanto improbabile considerando le dimensionidella terra e la presenza di aree molto promet-tenti e ancora quasi del tutto inesplorate, comel’Artico. Insomma, l’era del petrolio è lungi dalfinire, malgrado i luoghi comuni circolanti eduri a morire.Tornando al quesito di partenza, la tendenza aun calo strutturale, ovvero di lungo periodo, del

Page 85: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

93

prezzo del greggio si spiega in parte con il calodella domanda, ma soprattutto con la previsionediffusa tra gli operatori che nel futuro ci sarà suimercati mondiali un’immissione massiccia eduratura di idrocarburi convenzionali e nonconvenzionali, sia petrolio che gas. Tutto questoapre grandi scenari pressoché inesplorati: checonseguenze avrà ciò sul futuro sviluppo dellecosiddette energie rinnovabili? Quali le conse-guenze geopolitiche? Potrebbe, per esempio,portare alla crisi il gas-Stato Russia, la cui eco-nomia e stabilità politico-sociale sono sostan-zialmente basate sull’esportazione di materieprime, in particolare idrocarburi?Lo studio della storia recente ci offre due lessonlearned, utili per cercare di prevedere il futuro.La prima: l’URSS collassò nel 1991 anche (di-remmo soprattutto) a causa della costante ridu-zione della domanda e conseguentemente delprezzo del petrolio durante la prima metà deglianni ’80, riduzione seguita dal crollo netto dientrambi a partire dal 1986. Nello stesso annosi ebbe il cosiddetto “contro-shock petrolifero”con prezzi medi annui che scesero a 28 $/b, dai55 $/b del 1985 e dai 96 $/b del 1980. Duranteil 1986, si riscontrarono minimi inferiori ai 10$/b in termini correnti.La seconda lesson learned è questa: dalla metàdegli anni ’80, il mercato è diventato il dominusdella realtà petrolifera mondiale. A partire daquella data il mercato ha preso il sopravventosu qualsivoglia cartello (OPEC), posizione do-minante (Arabia Saudita) o trust di grandi com-pagnie multinazionali (“le sette sorelle”). Sulla base di questi dati e di tali lezioni impar-tite dalla storia, quali potrebbero essere gli sce-nari per il futuro? È molto difficile fareprevisioni, ma una cosa è certa: le quotazionidel petrolio sono e saranno sempre più volatili,cioè soggette a rapide, brusche, inattese varia-zioni - come nel 2008 quando nel giro di pochimesi siamo passati dai 141 $/b di luglio ai 35

$/b di dicembre - mostrando in ciò interessantisomiglianze alle dinamiche attuali del mercatofinanziario. Tanto che si potrebbe parlare di fi-nanziarizzazione del mercato petrolifero: anchequi una buona parte degli scambi è solo vir-tuale. Le cause di questa accentuata volatilitàsono di varia natura: reale, psicologica, geopo-litica e finanziario-speculativa. Il tradizionalegioco di domanda e offerta dunque non bastapiù a spiegare le oscillazioni attuali dei prezzi,ma saranno ancora più difficili da prevedere levariazioni nel futuro prossimo, le quali po-tranno anche essere estreme in entrambe le di-rezioni, almeno fino al 2015. Infatti, dopo il 2015 la maggior parte dei pro-getti di esplorazione e sviluppo petrolifero av-viati negli anni precedenti saranno a buon puntoe potrebbero così contribuire a un calo sostan-ziale delle quotazioni petrolifere, forse addirit-tura un crollo dei prezzi, grazie all’immissionemassiccia di idrocarburi convenzionali e non-convenzionali sul mercato in una situazione distagnazione della domanda, ceteris paribus. Perdare un’idea dell’entità di questa attesa super-produzione basti pensare che si prevede cheentro il 2020 la capacità netta di produzione ad-dizionale di petrolio (net additional productioncapacity) potrebbe arrivare ai 17,6 milioni dibarili al giorno, portando così la capacità pro-duttiva petrolifera mondiale a 110,6 milioni dibarili al giorno, ovvero il più grande incrementodi produzione mai registrato a partire dagli anni‘80.9

Tornando all’attualità, va pure detto che oggi ilpetrolio è super-quotato. Invero, la mera dina-mica di domanda e offerta non può giustificareil prezzo odierno del Brent, superiore a 100 dol-lari (107,37 $/b, i future sul Brent sui mercatiasiatici il 20 luglio 2012). Il Brent è oggi dicirca 20-25 dollari sopra il costo marginaledella produzione petrolifera. Ciò può esserespiegato solo da fattori esogeni, cioè geopolitici

Page 86: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

94

e psicologici: per esempio la paura di una“major crisis” correlata con l’Iran; ma soprat-tutto la caparbia, irrazionale, diffusissima con-vinzione (sbagliata) che il petrolio stia perfinire. Tale luogo comune, come la fenice, ap-pare periodicamente sulla scena mediatica,spesso in maniera eclatante, almeno a partiredagli anni ‘70 (Club di Roma, Rapporto Mea-dows, o Rapporto sui limiti dello sviluppo, pub-blicato nel 1972), per poi estinguersi in unfuoco di paglia. Infatti, finora le cassandre dellafine del petrolio sono state puntualmente smen-tite dai fatti, e tutto fa presagire che lo sarannoancora a lungo.In breve, l’era del petrolio non finirà a causadell’esaurimento del medesimo, così come l’eradella pietra non è finita per mancanza di pietre.Smetteremo di utilizzare il petrolio e gli altriidrocarburi per viaggiare, riscaldarci, cucinare,produrre elettricità, plastica e quant’altro, sem-plicemente quando troveremo qualcosa di me-glio e più a buon mercato. Ossia quandotroveremo fonti energetiche più economiche,abbondanti e facilmente reperibili rispetto agliidrocarburi, i quali per ora restano quanto dimeglio a nostra disposizione per gli scopi di cuisopra, appunto grazie alla loro economicità, ab-bondanza, facile reperibilità e conservazione.Infatti, queste e altre qualità specifiche che ren-dono gli idrocarburi ancora così convenienti,adatti ai nostri bisogni e alle nostre tasche, nonsono certo alla portata delle energie rinnovabilitanto di moda. Magari un giorno lo saranno,forse vedranno una nuova età dell’oro i nostrinipoti o bis-nipoti. Ma sicuramente oggi questoè solo una bella utopia ecologista: non siamoprossimi alla fine dell’era degli idrocarburi, so-stituiti dalle rinnovabili in tutto e per di più gra-tis. Più probabilmente si assisterà a un lungoperiodo di transizione in cui petrolio, gas natu-rale ecc. faranno squadra con le rinnovabili: gliidrocarburi convenzionali e non (i quali insieme

continueranno a lungo a fare la parte del leonenel mix energetico nazionale) saranno affian-cati, aiutati dalle cosiddette energie rinnovabili,che sarebbe invece preferibile definire “com-pensative”. Queste conserveranno il loro attualeruolo ausiliario ancora per molto tempo, pur ro-sicchiando gradualmente percentuali agli idro-carburi nel mix energetico, soprattutto il solareche appare il più promettente. Il nucleare ri-marrà, anche se la sua fase espansiva sembraormai finita in occidente, per ragioni psicologi-che e oggettive. Dunque un periodo di transi-zione, una nuova era energetica ibrida, maancora a lungo dominata dagli idrocarburi.Un’era di transizione che potrebbe rivelarsimolto duratura, come lo fu il Medioevo. Ameno che una scoperta scientifica sensazionalenel campo energetico, oggi imprevedibile, ri-mescoli le carte e mandi improvvisamente insoffitta i vecchi idrocarburi. Ma per ora questaresta solo science fiction. La vera rivoluzione,che stiamo già vivendo, è quella dello shale gase dello shale/tight oil in America; è quella del-l’attesa superproduzione di petrolio nelbreve/medio termine; insomma una rivoluzioneancora a base di idrocarburi, mentre le rinnova-bili restano confinate in un ruolo alquanto mar-ginale, malgrado gli onerosi sussidi ed incentivistatali. Durante la suddetta era di transizione, le energierinnovabili, in particolare il solare che ha pro-spettive più realistiche di sviluppo, potrannoaiutare gli idrocarburi tradizionali a essere piùefficienti, economici e meno inquinanti, graziesoprattutto alla tecno-scienza, ossia alla ricercascientifica applicata alla tecnologia. Esempioparadigmatico: la nuova tecnologia pulita del“Solar Thermal Cracking of Natural Gas” cheutilizza l’energia solare per migliorare la pro-duzione del gas naturale in maniera ecologica,cioè a zero emissioni; tecnologia ideata dascienziati/ingegneri che lavorano presso la

Page 87: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

MONITORAGGIO STRATEGICO

95

Texas A&M University ubicata a Doha, nelQatar, uno dei massimi produttori mondiali digas. Il che ci dà un’altra lezione, forse la più im-

portante: è dentro il nostro cervello che si trovala fonte più preziosa di energia, e per fortuna èdavvero inesauribile.

1 Cfr. Azzurra Pacces, Le ragioni del calo del barile, Staffetta Quotidiana, 27 giugno 2012.2 Cfr. Azzurra Pacces, Le ragioni del calo del barile, Staffetta Quotidiana, 27 giugno 2012.3 Cfr. Azzurra Pacces, Le ragioni del calo del barile, Staffetta Quotidiana, 27 giugno 2012.4Cfr. Azzurra Pacces, Le ragioni del calo del barile, Staffetta Quotidiana, 27 giugno 2012.5 Cfr. Azzurra Pacces, Le ragioni del calo del barile, Staffetta Quotidiana, 27 giugno 2012.6 Cfr. Leonardo Maugeri, Oil: The Next Revolution. The unprecedented upsurge of oil production capacityand what it means for the world, Belfer Center for Science and International Affairs, John F. KennedySchool of Government, Harvard University, June 2012.7 Cfr. Leonardo Maugeri, Oil: The Next Revolution. The unprecedented upsurge of oil production capacityand what it means for the world, Belfer Center for Science and International Affairs, John F. KennedySchool of Government, Harvard University, June 2012.8Cfr. Leonardo Maugeri, Oil: The Next Revolution. The unprecedented upsurge of oil production capacityand what it means for the world, Belfer Center for Science and International Affairs, John F. KennedySchool of Government, Harvard University, June 2012. (2012 data are estimates).9 Cfr. Leonardo Maugeri, Oil: The Next Revolution. The unprecedented upsurge of oil production capacityand what it means for the world, Belfer Center for Science and International Affairs, John F. KennedySchool of Government, Harvard University, June 2012.

Page 88: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Anno XIV - n° 7 luglio 2012

RECENSIONE

97

Titolo: Impact of Social Media on National Security.(Impatto dei Social Media sulla Sicurezza Nazionale)

Autore: Cap. CC Alfonso Montagnese

T.Col. Volfango Monaci

Edizione: 2012Editore: Centro Militare di Studi Strategici Prezzo: Disponibile gratuitamente, all'indirizzo web:http://www.difesa.it/SMD/CASD/Istituti_militari/CeMISS/Pubblicazioni/News206/2012-04/Pagine/ImpactofSocialMediaon%20NationalSecur.aspx

Il rapporto di ricerca, in lingua inglese, e' un contributo aggiornato (e concepito da una mentegiovane) utile a migliorare la comprensione degli aspetti umani, sociali e culturali delle attivita’“cyber”, con particolare riguardo ai Social Media, dal punto di vista della Sicurezza Nazionale

I Social Media sono strumenti di relazione edi comunicazione di massa, caratterizzati dauna diffusione globale e da un livello diutilizzo in forte e costante crescita, inconsiderazione della loro facilità e flessibilitàd’uso, nonché della loro economicità. Dall’impiego di tali media possono derivareimplicazioni negative per la sicurezzanazionale e conseguenze svantaggiose per gliinteressi strategici dello Stato, ma - al tempostesso - emergere significative opportunitàper il sistema-paese, allo scopo di conseguireobiettivi di rilevanza strategica e perprevedere le dinamiche evolutive delleminacce e contrastarne gli effetti.

Il documento e’ la traduzione in lingua inglese di un contributo di ricerca e di studio, scritto inlingua italiana, da un militare, in seno ad uno dei Focus Group ''cyber'' del progetto di ricercaCe.Mi.S.S. OSN 2011.

Page 89: 0000 OSSERVATORIO LUGLIO 2012 0 - Ministry of …Anno XIV numero 7 luglio 2012 L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici,

Stampato dalla Tipografia del

Centro Alti Studi per la Difesa