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IL CHIMICO ITALIANO Periodico di Informazione dei Chimici Italiani www.chimici.it Anno XVIII n. 4-2007 PROPOSTA DEL CUP: HAI FIRMATO? AUTONOMIA E UNICITÀ DELLE PROFESSIONI COMPETENZA RISERVATA ALLO STATO IN MATERIA DI DISCIPLINA DELLE PROFESSIONI COMPETENZA RISERVATA ALLO STATO IN MATERIA DI DISCIPLINA DELLE PROFESSIONI AUTONOMIA E UNICITÀ DELLE PROFESSIONI PROPOSTA DEL CUP: HAI FIRMATO? VERTENZA SANITÒ_INTERROGAZIONE CON RISPOSTA SCRITTA POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART.1 COMMA 2 DCB – ROMA VERTENZA SANITÀ: INTERROGAZIONE CON RISPOSTA SCRITTA ORDINI E COLLEGI A TUTELA DELLA COLLETTIVITÀ ORDINI E COLLEGI A TUTELA DELLA COLLETTIVITÀ

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IL CHIMICO ITALIANOPeriodico di Informazione

dei Chimici Italianiwww.chimici.it

Anno XVIII n. 4-2007

PROPOSTA DEL CUP:HAI FIRMATO?AUTONOMIA E UNICITÀ DELLE PROFESSIONI

COMPETENZA RISERVATA ALLO STATO INMATERIA DI DISCIPLINA DELLE PROFESSIONICOMPETENZA RISERVATA ALLO STATO INMATERIA DI DISCIPLINA DELLE PROFESSIONI

AUTONOMIA E UNICITÀ DELLE PROFESSIONI

PROPOSTA DEL CUP: HAI FIRMATO?

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VERTENZA SANITÀ: INTERROGAZIONE CONRISPOSTA SCRITTA

ORDINI E COLLEGI A TUTELADELLA COLLETTIVITÀORDINI E COLLEGI A TUTELADELLA COLLETTIVITÀ

Proposta di legge del C.U.P.:Hai firmato?

Va avanti la raccolta delle firme per la proposta dilegge di iniziativa popolare del Comitato Unitariodelle Professioni C.U.P.Ricordiamo ancora che si tratta di una precisa pro-posta di legge nata dopo numerosi incontri e voltaallo scopo di dimostrare la volontà dei professioni-sti italiani di essere pronti ed aperti ad una riformadelle professioni.Invitiamo quindi tutti i Chimici e le loro famiglie arecarsi presso i CUP territoriali e i Comitati localiper manifestare la propria volontà all’ammoderna-mento delle professioni con la loro firma.

Cerca su www.chimici.it il CUP e/o Comitato più vicino.

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Il Chimico Italiano • n. 4 lug/ago 2007

SOMMARIO n. 4

Bimestrale di informazioni professionali, tecniche, giuridicheed economiche dei Chimici d’Italia

Spedizione in Abb. postaleArt. 2, comma 20/C - legge 662/96Filiale di Roma

EEddiittoorreeCONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI

DDiirreezziioonnee,, rreeddaazziioonnee ee aammmmiinniissttrraazziioonneeP.zza S. Bernardo, 106 - 00187 RomaTel. 06.47883819 - Fax 06.47885904E-mail: [email protected]: www.chimici.it

DDiirreettttoorree rreessppoonnssaabbiilleeARMANDO ZINGALES

DDiirreettttoorree eeddiittoorriiaalleeANTONIO RIBEZZO

RReevviissoorrii ddeellllee bboozzzzeeANTONIO DE PACE - CARLO BRESCIANIDANIELA BIANCARDI - SERGIO CARNINI

RReeddaazziioonneeDANIELA BIANCARDI - CARLO BRESCIANI ELIO CALABRESE - SERGIO CARNINI ANTONIO DE PACE - SERGIO FACCHETTI FERNANDO MAURIZI - DOMENICO MENCARELLI TOMASO MUNARI - CARMELA OCCHIPINTI ANTONIO RIBEZZO - GIUSEPPE RICCIO LUCA SCANAVINI - FRANCO TAU ARMANDO ZINGALES

IInn ccooppeerrttiinnaa:: DDoonnnnaa,, 22000077 -- AAccrriilliiccoo ssuu tteellaa -- PPeettrraa,, FFrr

“Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto l’opinionedell’Autore e non impegnano il Consiglio Nazionale dei Chimici né ilComitato di Redazione (CdR).L’accettazione per la stampa dei contributi originali di interessescientifico e professionale nel campo della chimica è subordinatoall’approvazione del CdR, previa revisione di tre Referee, scelti dalCdR tra gli esperti del settore. Quanto pubblicato nel Bollettino rac-coglie gli atti ufficiali del Consiglio Nazionale dei Chimici”.

CCoooorrddiinnaammeennttoo eeddiittoorriiaallee ee ssttaammppaaMailing Service s.r.l.

Autorizzazione del Tribunale di Roman. 0032 del 18 gennaio 1990

• EDITORIALEDa Brindisi a Edimburgo, da Lisbona a Bucarest:Autonomia e Unicità delle professioni 2

• DAL C.N.C.Competenza riservata allo Stato in materia di disciplinadelle professioni 4

• DAI CONSIGLIERILa Natura: esempio di chimica, di fisica o di cultura? 5Should’ve e il dentifricio liberalizzato e globalizzato 7

• DAGLI ORDINIUniversità e Industria 10Dall’Ordine del Piemonte 11

• DAGLI ISCRITTISicurezza 13Rachel Carson 14Il trattamento di potabilizzazione 15La quartatura e la diagonale 21

• ASSOCIAZIONI E SINDACATIInterrogazione con risposta scritta 28

• RECENSIONI 30

• NOTIZIE DALL’EUROPA 31

Ai sensi dell’art. 10 della Legge n. 675/1996 e s.m.i., informiamo i lettori che i loro dati sono conservati nel nostro archivio informatico e sarannoutilizzati da questa redazione e da enti e società esterne collegate solo per l’invio della rivista “IL CHIMICO ITALIANO” e di materiale promoziona-le relativo alla professione di chimico. Informiamo inoltre che, ai sensi dell’art. 13 della succitata Legge, i destinatari di “IL CHIMICO ITALIANO”hanno la facoltà di chiedere, oltre che l’aggiornamento dei propri dati, la cancellazione del proprio nominativo dall’elenco in nostro possesso,mediante comunicazione scritta a “IL CHIMICO ITALIANO” c/o Consiglio Nazionale dei Chimici - P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma.

ASSOCIATO ALL’USPIUNIONE STAMPAPERIODICA ITALIANA

In copertina:Donna, 2007 - Acrilico su telaPetra, Fr

EDITORIALE

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Il Chimico Italiano • n. 4 lug/ago 2007

Negli ultimi editoriali sono intervenutosulla riforma delle professioni in itinere esulla raccolta delle firme per sostenere laproposta del CUP.1

Alcuni mi hanno chiesto perché difen-diamo con grande intensità le IstituzioniProfessionali e invece di accettare il rin-novamento proposto dall’esecutivo.Realtà vuole che non si tratti di rinnova-mento ma di altro e ben diverso inter-vento.Ritengo che occorra innanzitutto sottoli-neare che il filo conduttore che anima lac.d. riforma si basa, a mio parere, su unaconcezione “mercantile” delle professionicon conseguente abbassamento dellivello etico.Senza ombra di dubbio occorre sottoli-neare che le professioni stanno soste-nendo attacchi da molteplici direzioni eda più riprese.Dapprima, infatti, si è cercato di ridimen-sionarle mediante l’abolizione degliOrdini sulla scorta di una ipotetica “chiu-sura” corporativa tesa a limitare il plura-lismo e la concorrenza.Si è poi passati a scardinare il sistema deititoli di studio mediante l’attribuzione diqualifiche e poteri di esercizio a sogget-ti estranei agli Albi professionali sino aperseguire il disegno di eliminare la pre-videnza privata ledendone l’autonomiaal fine di sottrarre patrimoni attivi esinergie positive.Stiamo assistendo quindi ad un’azione atenaglia ad opera dei poteri del capitalee dello Stato tutti tesi a ridurre l’indipen-denza e la libertà delle professioni.

Capite bene che noi tutti, Ordini, ConsigliNazionali e Sindacati dei professionistinon possiamo stare a guardare, ma pro-porre per migliorare senza sconvolgerel’esistente, sempre nel rispetto delleregole democratiche del confronto e deipoteri che ogni Ente Pubblico ha e deveavere.Preciso, infatti, che l’obiettivo finale delleIstituzioni professionali è teso al miglio-ramento degli standard di qualità degliatti professionali e tale da garantire gliutenti che le prestazioni richieste sianosvolte brillantemente e con la più altaqualità e competenza.E’ questo un obiettivo di forte rilevanzasociale poiché preservare e, se del caso,migliorare tale qualità è un impegno agaranzia dell’utenza che và protetto edaccresciuto.Il Professionista non può essere inventa-to né può essere un’attività occasionale,ovvero senza confini, senza contorni dicompetenze specifiche non può esisterecompiutamente una professione.Mi preme precisare che i confini sisostanziano in vere e proprie “esclusive”che creano una protezione sociale direciproco rafforzamento. E’ in tal modo che viene a svilupparsi,nutrito ed ampliato il patrimonio diconoscenze e competenze specifiche.Diversamente non si avrebbe la soprav-vivenza delle stesse in forma di disciplinedistinte.A fare chiarezza sui provvedimenti in itine-re viene incontro la Direttiva Europea2005/36/CE2 con la quale, alla luce di

Da Brindisi a Edimburgo,da Lisbona a Bucarest:Autonomia & Unicità delle professionidi Antonio Ribezzo

1 Comitato Unitario delle Professioni2 Dir.va Eur. 2005/36/CE del 7 settem-bre 2005 relativa al riconoscimentodelle qualifiche professionali

numerose altre direttive in materia, ilParlamento Europeo detta norme agliStati Membri in materia di “libertà di sta-bilimento” e “libertà di circolazione” deiprofessionisti in ambito comunitario.Sono stabilite anche le norme cui gliStati aderenti devono sottostare senzache le stesse siano di ostacolo o rendanomeno attraente l’esercizio della libertà diprestazione, oltre che rispettare le condi-zioni minime di formazione professiona-le.Unitamente alle condizioni di riconosci-mento3 dell’attività del cittadino ospitatoin uno Stato diverso da quello di residen-za, a quelle di compensazione4 relativa-mente alla mancanza di una o più atti-vità professionali regolamentate nellacorrispondente professione dello Statomembro di origine del richiedente, sonopreviste “piattaforme comuni”5 recanticriteri idonei in grado di colmare le dif-ferenze in materia di formazione esisten-ti nei vari Stati per una determinataqualifica professionale.Entro il 20 ottobre del 20076 gli “Statimembri dovranno porre in vigore ledisposizioni legislative, regolamentari eamministrative necessarie per confor-marsi alla direttiva” anzidetta facendoattenzione a che le norme emanate con-tengano un riferimento alla stessa.

Alla luce di tutto ciò occorre chiedersi seil provvedimento di parte governativa initinere di cui si è ampiamente dato noti-zia negli editoriali precedenti7, abbiatenuto conto di quanto fin qui riportato.

La risposta è, ovviamente, negativa altri-menti gli Ordini dei Professionisti Italiani,e fra questi quello dei Chimici, di cuiricordiamo vantiamo la vice-Presidenzanel C.U.P., non avrebbero dato corso allamanifestazione come quella del 10 otto-bre 2006 sino ad arrivare alla raccoltadelle firme per la presentazione di untesto di legge di iniziativa popolare.

Allora, se da una parte esistono norme8

cui conformarsi nell’esplicazione dell’a-zione legislativa, occorre ad esse riferirsiper uniformare l’esercizio di ogni profes-sione in ambito Comunitario.In caso contrario, eventuali normedifformi dalle Direttive vigenti, sonodestinate ad essere disapplicate per con-trasto con le stesse.

Riteniamo che l’Italia non possa e nondebba arrivare a tanto, anche se numero-si sono i procedimenti di infrazione in cuiessa è incorsa negli anni.

Noi Chimici Italiani, professionistiinsieme agli altri, attendiamo che sianorecepite, e quindi applicate, le istanzerappresentate in più occasioni al pote-re politico ed all’esecutivo, con la cer-tezza che se l’Europa rappresenta ilfuturo senza frontiere, alla formazionedella stessa si perviene rispettando lenorme che essa si è data ivi compresi i“saperi”, le specificità e peculiaritàdelle professioni e gli organismi chesottendono al loro retto esercizio.

EDITORIALE

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3 Art. 4 stessa Direttiva4 Art. 14 idem5 Art. 15 idem6 Art. 63 idem7 Il Chimico Italiano n.1,2 e 3 20078 Direttive Europee

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DALCNCDALCNC

Con la sentenza n. 300 del 10 luglio 2007, laCorte Costituzionale ha dichiarato illegittimedue leggi regionali la n. 6 del 2006 della RegioneLiguria e la n. 19 del 2006 della Regione Venetoed ha ribadito che “l’individuazione di nuovefigure professionali è una prerogativa delloStato, le norme regionali non possono stabilirenulla sui profili, gli ordinamenti didattici e i tito-li abilitanti, così come l’istituzione dei relativiprofili, percorsi formativi e titoli abilitanti non-ché la istituzione di Albi, Ordini e registri”.In particolare nel dispositivo la Suprema Cortedichiara la illegittimità costituzionale dell’art. 2,commi 1 e 2, nonché degli artt. 3, 4, 5, 6, 7 e 8della legge della Regione Liguria 14 marzo 2006n. 6 (Norme regionali in materia di disciplinebionaturali per il benessere a tutela dei consu-matori) e, per conseguenza, della restante partedi legge; dell’art. 1, commi 3 e 4, dell’art. 2, del-l’art. 3, comma 1, nonché degli artt. 4, 5, 6, e 7della legge regionale del Veneto 6 ottobre 2006,n. 19 (Interventi per la formazione degli opera-tori di discipline bio-naturali) e, per conseguen-za, della restante parte dell’intera legge.Nella specie la normativa impugnata, eccede ilimiti di competenza regionale fissati, per lamateria delle “professioni”, dall’art. 117, terzocomma, della Costituzione. La CorteCostituzionale precisa che ”la potestà legislativaregionale nella materia concorrente delle “pro-fessioni” deve rispettare il principio secondo cuil’individuazione delle figure professionali, con irelativi profili e titoli abilitanti, è riservata, per ilsuo carattere necessariamente unitario, alloStato, rientrando nella competenza delleRegioni quegli aspetti che presentano uno spe-cifico collegamento con le realtà locali”. Questoprincipio si configura quale limite di ordinegenerale invalicabile dalla legge regionale1, datale assunto discende che non rientra nei poteri

delle Regioni quello di dar vita a nuove figureprofessionali.Nelle fattispecie esaminate la individuazione dinuove figure professionali effettuata da normeregionali è desumibile da una pluralità di ele-menti, quali: la descrizione dei compiti assegna-ti agli operatori delle “discipline bionaturali” el’istituzione di un apposito elenco ove gli stessipossono iscriversi, sulla base del verificato pos-sesso di specifici requisiti attestanti una deter-minata qualificazione professionale. L’istituzionedi un registro professionale e la previsione dellecondizioni per l’iscrizione, seppure non obbliga-toria, hanno di per sé “una funzione individua-trice della professione”, funzione preclusa allacompetenza regionale2.A parere della Suprema Corte l’illegittimità dellenorme in esame non è esclusa dalle argomenta-zioni sostenute dalla difesa, secondo cui che leleggi regionali si rivolgevano non a regolamen-tare i professionisti ma a tutelare l’utente/consu-matore attraverso la previsione di uno standardqualitativo per una “professione emergente”carente di autonoma disciplina.Né giova addurre come giustificazione che ladisciplina rientrerebbe nell’ambito della forma-zione professionale, per motivo di consequenzia-lità, infatti “anche le attività di formazione nonpossono che accedere ad ambiti professionaligià riconosciuti con l’osservanza, sia da partedello Stato che delle Regioni, dei rispettivi pianidi competenza”.In particolare, con riferimento alle disciplinebionaturali, la Suprema Corte ha già avutomodo di pronunciarsi in detta materia affer-mando che dai principi fondamentali ricavabilidalla legislazione statale “non si trae alcunospunto che possa consentire iniziative legislati-ve regionali nell’ambito cui si riferisce la leggeimpugnata”3.

Competenza riservata allo Stato in materiadi disciplina delle professionidi L. Becherini1

1 Cfr. in materia sentenza CorteCost. n. 153 del 5 aprile 2006;sent. Corte Cost. n. 57 del 19febbraio 2007 e sent. Corte Cost.n. 426 del 6 dicembre 20062 Cfr. sent Corte Cost. n. 335 del27 luglio 2005 e sent. CorteCost. n. 57 del 9 febbraio 2007 3 Cfr. sent Corte Cost. n. 424 del16 novembre 2005

1 Ufficio Legislativo del ConsiglioNazionale dei Chimici.

DAICONSIGLIERI

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Peccherei di presunzione se volessi dare a questoarticoletto l’impronta di una ricerca scientifica odi una divagazione ordinata sui tempi che oggiviviamo e sulla situazione filosofico-ambientalenelle cui maglie l’essere vivente, l’uomo, compar-so per ultimo sul nostro pianeta e, unico tra tuttigli esseri, dotato di ragione, è oggi costretto avagare. Quest’uomo ha compreso l’immensitàdello spazio e del tempo ed ha indagato neimeandri dell’infinitamente piccolo della materia,dove non ha trovato neppure una virgola fuoriposto.Ecco la Natura, dove tutto è a posto. Essa ci cir-conda, è visibile, è “ascoltabile” e raggiungibilecon i mezzi di indagine. E’ verde, bianca, marro-ne, azzurra, densa o lieve, circondata o menodall’aria, grande e piccola, dotata di vita biochi-mica o semplicemente fisica, vicina o lontana,ma sempre bella. Di una bellezza che riporta lanostra mente all’Eden, all’unità spirituale dei pri-mordi dell’esistenza, non più caos ma ordine, chepiù tardi avrebbe fatto capire al filosofo greco ilsuo evolversi continuo ed allo stesso tempo lasua immutabilità essenziale ed invalicabile per-chè naturalmente perfetta. Concetto questosempre presente nell’uomo e a cui l’uomo edanche gli dei dell’Olimpo dovevano necessaria-mente conformarsi, vi portavano rispetto e tal-volta perfino timore, oggi esso appare semprepiù indefinito e ambiguo. La natura e di conse-guenza l’ordine naturale con il quale in passatosi è inteso definire l’esistenza di un sistema haperduto il suo significato ontologico. Tale con-cetto non rappresenta più quel limite invalicabi-le presente nella mente e nel cuore dell’uomo inseguito alle scoperte scientifiche che hanno per-messo all’uomo di disporre di tecnologie capacidi intervenire direttamente sulla natura, sull’uo-mo anche con interventi strutturali. La percezio-ne che l’uomo di scienza ha dell’oggi è come diuna fase oltre la quale è impossibile intravedereforme di sviluppo accettabili e comunque tali dapreservare quanto è stato fatto di buono fino adoggi, fase di sviluppo densa di rischi e di proble-mi che già si affacciano all’orizzonte della nostramente. Oggi tali problemi sono più che maiprima nella storia carichi di incognite e fanno

intravedere la necessità di ricercare limiti invali-cabili e altrettanto definizioni chiare del concet-to di natura, di individuare criteri di discerni-mento per capire ciò che è eticamente legittimoda ciò che è alienante. La metodologia che oggi si impone nell’affronta-re problemi che interessano la stessa esistenzariguarda la prima distinzione: natura cosmica(propria dell’ambito infraumano) e naturaumana o meglio uummaanniittaass (propria dell’ambitoumano)1. Nel campo strettamente della ricercapoi è quanto mai necessaria la distinzione trascienza e tecnica. Le scoperte scientifiche ciaprono orizzonti nuovi nella conoscenza e nuovisbocchi applicativi di essa (per intenderci l’ato-mo ha ”permesso” Hirosima ma pure le centralinucleari, la TAC, ecc.) e noi sappiamo bene che lascienza per sua natura non fa male a nessuno,ma è la tecnologia che ha bisogno di principietici (pensiero tante volte espresso dal defuntopontefice Giovanni Paolo II e dal fisico AntonioZichichi). Con altrettanta convinzione possiamoaffermare che la chimica non inquina, nondeturpa, ma la cattiva applicazione di essa rendeil mondo meno bello e in certi casi la vita menovivibile. Il declino del concetto di Natura ha il suoinizio alla fine del Medioevo con la comparsa diuna concezione più fisica dell’ordine naturale.Nel pensiero filosofico moderno viene postoprincipalmente l’accento sul soggetto, comeessere unico e irripetibile e si sottolinea quindil’aspetto culturale tanto caro alle diverse scienzeumane (psicologiche, antropologiche, sociali)dando risalto alla dimensione storicista etogliendo ogni significato di credibilità ad undato ontologico (concetto di Natura per l’appun-to) concepito come immutabile. L’evoluzioneculturale che ha caratterizzato l’era moderna haaccompagnato velocemente la civiltà preindu-striale con i suoi cicli naturali del mondo conta-dino a quella industriale e postindustriale,cotrassegnate da una visione sempre piu artifi-ciale della vita. I determinismi naturali vengonosostituiti dall’intervento umano. Siamo oggitestimoni impassibili, impotenti e spesso incu-ranti di una trasformazione della Natura in cul-tura. La teoria dell’evoluzione biologica presenta

La Natura: esempio di chimica, di fisica o di cultura?di Carlo Bresciani*

1 Giannino Piana. Agg. Sociali n.9-10, 20062 Ibidem

* Membro del Consiglio Nazionaledei Chimici, già Presidentedell’Ordine dei Chimici di Gorizia,Pordenone e Udine. Specializzatoin Igiene pubblica, chimico clini-co, Dirigente di laboratorio ospe-daliero. Ultimamente respondabi-le presso l’ARPA del Friuli del set-tore Alimenti. Vicepresidente delConsiglio d’Amministrazione diEnte pubblico. Membro delComitato di Controllo di unIstituto di Ricerche SocioPolitiche.

la natura non piu soggetta ad un processo natu-rale guidato da un’intelligenza, ma come unarealtà in costante mutamento con aggiustamen-ti operati dalla selezione naturale. Mutamentoche avviene in tempi “quasi” geologici. Infattinegli ultimi 12.000 anni accanto ad un eccezio-nale progresso culturale che ci ha portati sullaluna, l’evoluzione della natura ha segnato ilpasso e ci ha costretti a registrare la estinzione dinumerose specie animali dovuta certo a causenaturali, ma anche, in tempi più recenti, allainvadenza impropria, “innaturale” di certa tecno-logia, di quella cultura cioè che porta alla aliena-zione.Il sempre piu evanescente concetto di naturaviene oggi reso ancora più confuso da interven-ti di manipolazione che l’uomo opera su di essa,interventi che assumono proporzioni sempre piuvaste (eticamente giustificabili a patto che nonsi arrivi allo stravolgimento dell’identità dellecose) e fanno sorgere la domanda: é possibile omeglio è il caso di stabilire un limite invalicabileall’intervento umano sulla natura? Sappiamoinfatti che in gioco non vi è solo il destino delsingolo, ma anche quello della specie. La con-temporanea presenza di culture diverse sullostesso territorio, quale effetto della globalizza-zione rende impellente la ricerca di un terreno

comune per l’integrazione tra Natura (cosmica eumana) e Cultura. Lo scenario quale si presentaai nostri occhi e alla nostra mente ci proponeuna nuova visione tecnologica della natura.Infatti la tecnica, presente in tutti gli ambiti del-l’esistenza, ha determinato la comparsa di razio-nalità strumentali che riducono il significatodella realtà a criteri di operabilità e di utile conla inevitabile diminuzione del livello di umanità.La tendenza a ritenere tutto ciò che è tecnica-mente possibile anche eticamente legittimo siscontra con la comparsa di nuovi e pesanti rischiche fanno crescere la consapevolezza dello scar-to esistente tra sviluppo umano e progresso tec-nico. Il conflitto tra le culture mette in luce lanecessità di un confronto “alla pari”; esso potràavere esito positivo solo quando e se vi sia dispo-nibilità di ciascuna a riconoscere la propria par-zialità e la capacità di recuperare un codicecomune quale criterio valutativo della realta econdizione della sua crescita. Appare ormai ine-ludibile il ricorso allo ssttaattuuttoo oonnttoollooggiiccoo dellarealtà2 per evitare non solo ricadute devastantima soprattutto per dare vita a processi positivi diarricchimento e di liberazione della naturaumana. Ed un primo passo sulla via della tuteladella identità delle cose è di certo un maggiorrispetto della storia, della natura e della cultura.

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DAICONSIGLIERI

Cravatte e foulards del “Chimico”Sono disponibili le cravatte e i foulards con la tavola periodica degli elementi.

Per effettuare gli ordini inviare una e.mail a: [email protected] costo è di 15,00 Euro cad. + spese di spedizione.Colori disponibili, pubblicati sul sito www.chimici.it- Cravatta: grigio perla, avorio, bordeaux e blu- Foulard: avorio e terra di Siena

DAICONSIGLIERI

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Pochi sanno quanto siano buoni il dentrificio al gli-cole etilenico (tra l’altro potrebbe avere il grandepregio di non congelare... anche se per sbaglioviene messo nel freezer), i prodotti artefatti e lemedicine tossiche.Lo sa bene chi li produce, chi li commercializza, chici fa i soldi: bell’esempio di liberalizzazione e globa-lizzazione a tutto campo.Tutti gli altri o non lo sanno oppure fanno finta dinon saperlo, fino a che lo scontro con interessi fortisul mercato liberalizzato e globale non rende utilefar alzare il velo di ignoranza quel tanto che serve.Di questi ed altri tragici prodotti contenenti sostan-ze nocive la stampa mondiale ha dato ampio risal-to, richiamando l’attenzione della gente. Il governocinese – perché in gran parte sono prodotti in quelpaese – prontamente nel breve volgere di pochimesi, ha processato, condannato a morte e giusti-ziato il funzionario capo responsabile della sicurez-za degli alimenti e dei medicinali: Zhèng Xiaoyúnon c’è più.Ma quanti prodotti pericolosi sono ancora in com-mercio e continueranno ad essere fabbricati, ven-duti e utilizzati da consumatori che non sanno, aiquali non si fa sapere, non c’è interesse di faresapere? All’inizio di agosto a Torino è stato presentato ildramma teatrale “Should’ve” sulla responsabilitàsociale dello scienziato e dell’artista, scritto dal pre-mio Nobel per la chimica Roald Hoffmann (R.Hoffmann “Se si può, si deve?” Di Renzo Editore2007 - i riferimenti successivi sono a questa edizio-ne in parte diversa da un’altra originale dello stes-so autore).Negli stessi giorni scienziati a convegno hannotenuto un simposio sugli aspetti etici nella scienzae nella educazione.Entrambi eventi da non perdere.“Should’ve” prende l’avvio da un avvenimento tra-gico, il suicidio di uno scienziato di origine tedesca,Wertheim (quale felice scelta del nome! - wert-heim), illustre chimico scopritore della sintesi saxo-tossina utilizzata da criminali uzbeki per stermina-re una comunità di qualche centinaio di persone,uomini donne e bambini.Le persone a lui più vicine cercano di capire il per-ché di quel gesto estremo non del tutto chiaro.Vengono alla luce ombre di un passato ancora vivoe non completamente trascorso, bagliori di pensie-ri e sentimenti tenuti in disparte lampeggiano e siincrociano. I personaggi finiscono per scoprireangoli reconditi della propria personalità e via via si

spiana la strada per una comprensione reciprocaprima elusa. Su tutto l’interrogativo della responsa-bilità dello scienziato e dell’artista.Il dialogo essenziale volutamente scarno apre con-fini senza limite alla emozione ed alla riflessione.Tutti i temi già affrontati mirabilmente in altreopere da Hoffmann qui trovano una sintesi ecce-zionale ed una, in parte diversa, forza di penetra-zione nell’animo del lettore/spettatore, che maicome in questo lavoro teatrale si ritrova parte atti-va della vicenda: inizialmente esterna ed estraneaessa via via sembra ci riguardi direttamente, tantocoinvolge.La vicenda rappresentata e quella reale riferitaprima sono paradigmatiche e trasmettono chiarimessaggi che meritano approfondimento.Nel fare questo ineluttabilmente vengono allamente concetti già affrontati appassionatamentein altre opere e in varie occasioni da Hoffmann.Richiamarli è un modo per rendere omaggio aquanto già detto e scritto, ma soprattutto è racco-gliere l’invito dell’autore a riflettere su temi nonnuovi, ricorrenti, ma di grande attualità più chemai.Il sequestro e la distruzione dei prodotti nocivi tro-vati sul mercato è un atto doveroso delle autorità,ma non è “fare giustizia”. I prodotti non hannocolpa propria: alla pari dei consumatori danneggia-ti e degli innocenti sterminati, che sono soltantostrumenti/vittime inconsapevoli e passive delleintenzioni ed azioni di uomini negligenti o malva-gi. “Non esistono prodotti, molecole cattive: esistonosoltanto uomini negligenti o malvagi” (R.Hoffmann “The Same and Not the Same” cap. 28pag. 139).La esecuzione capitale di Zhèng e il suicidio diWertheim, neanche questi rendono giustizia.Altrettanto la sconfitta del nazismo e del terrori-smo non sono fare giustizia, perché nella storia deipopoli o più semplicemente nella vita dei singolisopravissuti la morte e le sconfitte hanno lasciatoscie di sofferenze interminabili, di traumi incancel-labili, di tragiche ingiustizie irreparabili.Wertheim si è “autogiustiziato”, Zhèng è statogiustiziato - ambedue con metodi barbari ebrutali che non rendono giustizia né allevianominimamente le sofferenze causate a personesconosciute, inermi, ignoranti della saxotossinao del dentifricio al glicole etilenico o dei medi-cinali tossici, quei prodotti che hanno fattoirruzione tragicamente nella vita, nei sentimen-

Should’ve e il dentrificio liberalizzato eglobalizzatodi Franco Tau1

1 Vicepresidente del ConsiglioNazionale dei [email protected]

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ti, nella personalità delle vittime innocentidevastandole.L’uomo è buono e cattivo allo stesso tempo, comegli ucraini collaborazionisti dei nazisti ed insiemeanche salvatori a rischio della propria vita di ebrei(the same… not the same…). In ogni buona azioneforse si può nascondere anche quella sospetta (lecircostanze del salvataggio della famiglia dei geni-tori di Wertheim).Comunque si pensa che ciò che qualifica e fa la dif-ferenza siano le azioni compiute direttamente daognuno. Wertheim ha soltanto inventato la sintesidella saxotossina, non l’ha usata contro nessuno.Neanche Zhèng ha né fabbricato né somministratoi prodotti dannosi.Wertheim non ha saputo valutare l’impiego malva-gio fatto da altri della propria scoperta. Zhènginvece sapeva perfettamente (o quanto meno nonpoteva non sapere) che gli intrallazzi, di cui eracomplice - non occasionale ma attivo, intenziona-le e da tempo - erano posti in essere soltanto com-mettendo pesanti illeciti ed amministrativi e eranotali da danneggiare tante persone. Zhèng, laureatoin biologia e investito delle più alte cariche diretti-ve, per denaro ha tradito la propria scienza e la fun-zione pubblica di cui era titolare responsabile.Forse non è casuale come ci viene tramandato cheGiuda traditore di Cristo per poche monete si siapoi impiccato. Zhèng è stato fucilato troppo velo-cemente, senza dargli il tempo necessario per orga-nizzare il proprio suicidio: anche in questo non èstata resa completa giustizia nemmeno a lui.L’undici agosto Zhãng Shuóng, direttore della LeeDer produttrice di giocattoli pericolosi distribuiti amilioni di pezzi in tutto il mondo dalla Fisher Price/ Mattel, segnato a dito dalla stampa internaziona-le, si è suicidato. Anche per lui non si può afferma-re che giustizia è stata fatta, perché gli sopravvivo-no i milioni di giocattoli venduti e da vendereancora in circolazione che continuano a colpirepiccoli innocenti.C’è differenza tra lo scienziato, un artista ed unqualsiasi uomo comune? Sul piano umano nessu-no: ogni uomo è solo di fronte alla propria sorte,felice o infelice che sia, e vive la vita che può pren-dendosi tutte le responsabilità, nessuna esclusa, diciò che coscientemente e volontariamente fa aglialtri.Per ognuno si può anche dire che, vivendo, tanto opoco “ha perso la vita che avrebbe potuto vivere”(Stefan, scena 20). Wertheim vittima degli sterminiipassati e recenti commessi da altri; Zheng vittimadei prodotti tossici che altri hanno prodotto edistribuito, ma di cui lui stesso colpevolmente neha favorito la diffusione. Zhãng vittima dei suoistessi prodotti che non ha saputo o potuto evitaredi produrre.

Che poi lo scienziato o l’artista o l’uomo comune siadoperi per denaro o gloria non è irrilevante, piut-tosto è una aggravante: tanto se non è capace dicomprendere la priorità tra il soddisfacimento dellapropria cupidigia o della propria ambizione e lasalute e integrità di terzi, quanto se non è capace allimite di farli concorrere.Il tradimento di Zhèng della propria missione nondifferenzia dal tradimento dello scienziato che pre-varica la ricerca per egotismo o per insensibilità oper interesse o per vanagloria o per tutti insieme.Occorre andare oltre le azioni compiute diretta-mente. “Se sia valido o meno, un bene non è la solacosa che conta. Deve anche essere un bene per lagente.” ……. “…e mentre voi lavorate - su un virussu una poesia - quello che esce fuori cambia la vitadelle persone. E voi continuate a parlare soltanto dicosa significhi per voi?” (Julia, scena 19).Questo è il punto centrale del problema e di svoltanella rappresentazione. I personaggi incomincianoa intendersi ed a intendere “altre” realtà finoratenute fuori. “Me l’avevi già raccontato. Ma partivisempre da quelle sigle incomprensibili. Non tilasciavi andare, non mi mostravi quell’immaginesenza farmi una lezione su quello che avrei dovu-to vederci. Oggi ho sentito che era la molecolastessa a raccontarmi una storia, la sua storia”(Stefan, scena 23).Wertheim suicida era “un uomo infelice con sestesso …. ossessionato da una morale fredda e rigi-da …. in lui … non c’era più posto per l’amore”(Stefan, scena 17). La morale che accompagna lavita di ognuno, scienziato o artista o uomo comu-ne, non deve esser fredda e rigida e nemmeno for-male, ma una morale diretta e concreta, che deveanche dialogare in continuazione tra il propriodentro e il fuori degli altri. Non c’è alibi al disinteresse per ciò che accade e chepotrà accadere. Non basta provvedere ai reagentied avviare la reazione che si è scoperta. Occorreseguirla attentamente e governarla perché sappia-mo che non arriverà mai all’equilibrio di una fine,ma si troverà sempre in un equilibrio dinamico diuna fase intermedia, che mantiene il ricordo ditutto il pregresso e la potenzialità di tutto un futu-ro non definito e indefinibile a priori. E’ quel dyna-mic middle ricco di tensione che piace adHoffmann (“mi piace la sensazione che mi dà lamolecola di essere tesa e pronta ad agire” - Stefan,scena 23), che lo scienziato e l’artista studiano cer-cando di ascoltarne la autentica voce senza preva-ricarla con la propria.Wertheim aveva chiuso in una busta i documenti diuna vecchia storia – glieli trovano dopo la suamorte e cercano di interpretarli. Il suo presente nonsi era mai affrancato da quelle vicende e la suastessa tragica decisione estrema è in parte collega-

ta anche a quella storia vecchia, ma sempre attua-le e mai sopita, che pur ha apparentemente nulla ache vedere con la saxotossina o con lo sterminio dimassa compiuto da ignoti terroristi uzbeki (moven-te “ufficiale “ del suicidio).L’intreccio delle figure e delle azioni di Schellenbeg,di Eisinger e di altre figure e azioni di secondopiano assumono ruoli affatto trascurabili nellavicenda dei protagonisti. Come nelle reazioni chi-miche si scelgono le condizioni ritenute principali(reattivi, concentrazioni, temperatura, pressione,ecc.), ma altre sottovalutate e apparentementesecondarie possono diventare condizioni determi-nanti per l’intero decorso.Perché in realtà non ci sono protagonisti, ma tuttisono partecipi attivi di un divenire di cui ognunoporta la propria assoluta responsabilità. Lo scienzia-to, l’artista, l’uomo comune – non fa differenza –non può astrarre da questa responsabilità propriapersonale nei riguardi degli altri.La stessa vicenda famigliare di Stefan, che incombesu diverse scene, ci suggerisce che nemmeno gliuomini di Chiesa vi si possono sottrarre.Katie si arroga la pretesa di decidere come, quandoe perché condurre la “sua” ricerca sul DNA del virusdi una vecchia epidemia (la spagnola di inizio seco-lo scorso) identificando la importanza e bontà dellaricerca esattamente con la importanza e bontàdella propria persona.Wertheim scienziato padre non aveva parlato dicerte proprie angosce alla figlia, perché - puressendo figlia e scienziata essa stessa - pensavanon avrebbe capito.La “arroganza” dello scienziato, dell’artista, dell’uo-mo comune di anteporre la propria personalità atutto il resto li rende già colpevoli all’origine, primaancora di fare o dire alcunché. Zhèng è stato giu-stiziato per questo.La responsabilità è un senso che uno ce l’ha dentrooppure non ce l’ha. Da fuori possono venire solleci-tazioni, condizionamenti, obbligazioni anche pres-santi, ma mai viene in sorte il senso di responsabi-lità che è propria e soltanto propria come e piùdella vita stessa. Essa ci accompagna in vita e dàsignificato e distinzione alle azioni individuali nelconfronto con tutto ciò che circonda.Non è la legge che la inculca (la legge ha giustizia-to Zhèng ma non gli ha donato quella responsabi-lità che aveva dimostrato di non avere; la storia ha“giudicato” Oppenheimer e Haber ma la bombaatomica ed i gas tossici “contano” per le stragi con-sumate non per le intenzioni). Siamo buoni e catti-vi allo stesso tempo: l'istruzione, la formazione, lecircostanze, l'educazione possono far prevalerel'una o l'altra. E’ di questo che siamo tutti respon-sabili.Katie che dice “non sono nulla senza la mia scien-

za” (scena 13) dimostra tutta la propria “povertà”senza alcun sussulto di orgoglio e senza il coraggiodi chi invece riesce ad andare oltre la propria per-sona e considera gli altri.Ogni vero scienziato o artista o uomo comune devepoter essere un uomo “nonostante” la scienza, l’ar-te, la attività svolta. Zhèng anche dopo giustiziatosi salva soltanto se e per quanto è stato un uomo,nonostante i gravi misfatti. Di Wertheim suicidato-si vive ancora e soltanto l’uomo che è stato, nono-stante gli intimi tormenti. Gli ucraini che hannoaiutato gli ebrei perseguitati sopravvivono per lebuone azioni nonostante siano stati collaborazioni-sti dei nazisti.La missione dello scienziato, dell’artista, del chimi-co è di indagare, scoprire e far scoprire anche aglialtri “il modo … in cui la vita progetta le cose”(Julia, scena 25), i segreti ed il fascino delle cosenaturali, senza illudersi di poter modificarnesostanzialmente l’equilibrio - come i terroristiuzbeki o i nazisti che credevano di cambiare il cam-mino della storia ed invece hanno soltanto creatodrammi disumani nel già naturale dramma dellavita quotidiana.Lo scienziato di successo non è mai compiuto, hasempre un orsacchiotto bianco rifiutato e ripostoda fare accettare ed apprezzare ancora da qualcu-no (scena 25).Non si può concludere senza citare dall’autore R.Hoffmann un noto passo di “The Same and Not theSame” cap 28 pag 140, (richiamato nella scena 11nel dialogo tra Stefan e Katie): “credo che gli scien-ziati abbiano l’imprescindibile responsabilità diriflettere sugli usi della propria creazione e persinosul cattivo uso che altri possono farne. E devonoimpegnarsi a rivelarne al pubblico i possibili peri-coli e abusi. Se non lo faranno loro, chi ci penserà?A rischio di perdere i mezzi di sussistenza, a rischiodi essere umiliati, essi non devono sottrarsi alleconseguenze delle proprie azioni. E’ questo doverea fare degli scienziati i protagonisti di una tragediae non gli eroi brillanti su un piedistallo. E’ questaresponsabilità verso l’umanità a renderli umani”.

Il dramma ha una prosecuzione ideale nelle vicen-de quotidiane di tutti coloro che non si sono tolti dimezzo e pretendono di vivere la propria esistenzaresponsabilmente nella attuale società tenuta sal-damente dai produttori e commercianti di dentifri-ci, giocattoli, capi di abbigliamento, prodotti libe-ralizzati e globalizzati.

DAICONSIGLIERI

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Il coinvolgimento delle Università nei progetti dicooperazione internazionali ed in quelli di colla-borazione con l’industria è al tempo stessogaranzia di reciproca fiducia e di equilibrio ebilanciamento fra la ricerca di base e la ricercaapplicata. Il successo di un progetto non puòprescindere da un’attenta valutazione di come irisultati, che ne sono la base, siano stati conse-guiti e di quali siano i riflessi pratici di tali risul-tati sul piano nazionale e sul piano locale.Tali risultati per divenire applicativi richiedonoun coinvolgimento sostanziale attraverso tesi dilaurea in azienda, stage universitari di personaledell’industria, spin off che rispettino - ed anzibasati su - le specificità formative, culturali escientifiche dei singoli atenei. Questo presuppo-ne che tale coinvolgimento non possa avvenire alivello personale ma debba concretizzarsi attra-verso accordi fra i due sistemi, quello universita-rio e quello industriale, con una scelta centraliz-zata delle singole strutture da coinvolgere.È importante nelle scelte tenere conto dellanecessità in fase applicativa di disporre di unarete di imprese disponibili alla fase innovativa siasul piano organizzativo interno (quindi ancheeconomico) che su quello culturale.Il successo di questo tipo di approccio dipendeperò anche da altre condizioni:- fitting fra le tematiche scientifiche sviluppate

e le richieste di innovazione da parte del mer-cato;

- protezione legislativa della proposta intellet-tuale;

- incentivazione dell’innovazione;- periodici scambi di personale fra industrie ed

Università.Il contatto diretto collaborativo fra industria edUniversità insegna ad entrambi qualcosa. Lascienza è caratterizzata da un modo di pensareorientato nel lungo periodo, e da una possibilitàdi disporre per pensare di un tempo più lungo.Inoltre l’Università è a stretto contatto con i gio-vani, una risorsa irrinunciabile per il futuro.L’industria per sua parte è dominata da tempibrevi e dall’esigenza di rispondere con prontezzaal mercato. Efficienza e qualità sono anche deivincoli.L’innovazione industriale è il prodotto di equipeorganizzate; il manager industriale è in generepiù attrezzato a guidarle di quanto non sappiafare quello universitario. Alcune delle piattaforme sulle quali questa col-laborazione può produrre frutti migliori sono labioingegneria, l’energia, le tecnologie per l’am-biente, la robotica, la nanodiagnostica, le scien-ze dell’alimentazione.Il concetto di piattaforma è abbastanza nuovo(in passato si parlava di temi o di argomenti): sitratta di confluenze intorno alle quali industria,istituti di ricerca ed imprenditori di differentenatura ed origine (enti locali, associazioni, ordiniprofessionali) lavorano insieme per definirel’agenda delle future ricerche. Attorno a questiconcetti l’Unione Europea sta costruendo unmodello di trasferimento e di disseminazionetecnologica innovativa.

Università e Industria

di Luigi Campanella1

1 Presidente dell’Ordine dei chi-mici del Lazio, Umbria, Abbruzzoe Molise

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Torino, 18/05/2007

1° CONGRESSO DELLE PROFESSIONI INTELLET-TUALI DEL PIEMONTE“Ordini e Collegi a tutela della collettività”

Relazione introduttiva Dr. Giuseppe Geda -Presidente

Autorità, Colleghi, Signori e Signore nel porgere atutti voi un sincero e cordiale saluto, Vi ringrazio!Vi ringrazio di essere qui oggi perché con lavostra presenza si concretizza quel momentofondamentale che vede fondersi l’interesse delcittadino con l’interesse del professionista.Si! Perché noi prima di essere professionistisiamo cittadini ed è anche come tali che voglia-mo far sentire la nostra voce.Il CUP Piemonte, che ho l’onore di presiedere,conta più di 120.000 mila professionisti chefanno capo ad Ordini e Collegi; ma quante altrefigure lavorano (e quindi vivono) al nostro fian-co nei laboratori, negli studi! Anche queste per-sone oggi, se non fisicamente, sono al nostrofianco ed è anche per loro che noi oggi dibatte-remo.La mia breve relazione nasce da uno spunto: “laqualità della prestazione professionale” che èalla base della filosofia stessa delle professioniintellettuali, in quanto associata indissolubil-mente al fine cui guarda: “la tutela della collet-tività”.Questo è il punto chiave, questo è il punto car-dine sul quale ruota, e deve ruotare la giornatadi oggi.I miei colleghi del Comitato Tecnico, che relazio-neranno dopo di me, toccheranno temi specifici,spunto anch’essi per le tavole rotonde che segui-ranno. Il mio contributo vuole essere di premes-sa ma nello stesso tempo di chiara ed intuibiletraccia.Due soli, quindi, i punti sui quali mi soffermerei:il fine ed il mezzo.- il fine: la tutela del cittadino- il mezzo: la qualità della prestazioneUna qualsivoglia riforma delle professioni intel-lettuali deve, non solo può, guardare al fine:e allora deve guardare agli Ordini ed ai Collegi.La loro istituzione per legge è maturata proprio

per tutelare il cittadino; chi conosce tali leggi losa, chi non le conosce spesso parla a sproposito.Ecco allora che sentiamo dire le cose più assur-de, o sciocche o stupide quali:- gli Ordini perché?- gli Ordini sono chiusi- gli Ordini bloccano i giovani- gli Ordini non fanno formazione- etc. etc. etc.La più bella però è: la gente vuole che gli Ordinisiano aboliti!!!Di fronte a dette affermazioni (perché di affer-mazioni si tratta e non di domande) mi verrebbeda dire ciò che spesso mi diceva mio nonno conaria benevola e paziente: “ benedetta ignoran-za!”L’aggettivo benedetto era probabilmente dovutoal fatto che ai bambini anche l’ignoranza è giu-stificata. Noi qui non siamo in questa situazione!Blocco, chiusura, giovani emarginati…..ma dicosa parlano questi signori?!Noi blocchiamo i giovani? Noi o coloro che conla loro politica mortificano colui che s’impegnaper molti anni negli studi universitari per poisentirsi dire che: forse il titolo non sarà ricono-sciuto… forse l’abilitazione non serviva… forse èstato sciocco a studiare per esercitare una pro-fessione che potrà essere esercitata senza dedi-care tanto impegno.Ditelo a quelle famiglie che, come la maggiorparte delle nostre (già perché signori, noi nonsiamo tutti figli di professionisti!) sta facendosacrifici per far studiare i figli; diteglielo, spiega-tela questa liberalizzazione!Ma poi la gente vuole che gli Ordini siano aboli-ti!! Andate nelle piazze, nei bar, nei mercati echiedete cosa vogliono!? Ci dicono….Sono andato, ho chiesto, ho ascoltato…ho senti-to…Volete che vi dica tutto quello che la gente vor-rebbe abolire prima degli Ordini? …aboliamotutto?!Non confondiamo gli sfoghi con le riflessioni, lerichieste ponderate basate sulla conoscenza daquelle impulsive dettate dalla mancanza diinformazione o peggio dalla disinformazione.Se poi andate a fondo nell’inchiesta allora vede-te che il cittadino (la gente) quando si rivolge ad

Dall’Ordine del Piemonte

un professionista dà per scontato che questi siaabilitato all’esercizio della professione secondocriteri, che, se anche non conosce, sono quelliche ritroviamo negli Ordini.Altre cose avrei da dire in proposito, ma mi riser-vo di accennarle nelle tavole rotonde.Una di queste però non riesco a non anticipareora: criticano gli Ordini perché, a loro dire, fannosolo gli interessi dell’iscritto e poi ipotizzano(pagina 2 della relazione esplicativa del DDL2160) un futuro dove “Il sistema ordinistico èpredisposto a tutela dei propri iscritti”!!Ridicolo, provocatorio, altro…Gli Ordini sono una cosa, questa seconda ipotesiè tutt’altro e non può e non deve essere chiama-ta Ordine.Qualità della prestazione:in un mondo dove si è scoperta la qualità e tuttodeve essere: marchiato, siglato, valutato, certifi-cato, accreditato, etc.…… si parla di qualità dellaprestazione.“Bella scoperta!” direbbe sempre mio nonnocome dire “hai scoperto l’acqua calda!!”Ma le prestazioni professionali sono state sem-pre contraddistinte dalla qualità; tant’è che oggisi abusa del termine “professionale” (in riferi-mento alle professioni intellettuali) quando sifanno certe pubblicità che, per dare un segnaledi alta qualità, vengono definite “professionali”.E per cortesia non citatemi casi negativi checonoscete direttamente o per sentito dire!Se fossimo dei matematici potremmo dimostra-re che detti casi sono così pochi che potrebberoessere definiti trascurabili ai fini statistici.E poi citatemi attività, arti, mestieri, etc. dovenon ci sia o non ci sia mai stato alcun elementonegativo!Piuttosto andate a vedere chi ha fatto una pre-stazione ritenuta non corretta; e allora si potreb-be scoprire che in diversi settori (vedi ambiente,sicurezza, etc.) operano ”figure non abilitate per

legge”, cioè senza requisiti di garanzia per il cit-tadino.Già, ma e la formazione continua?! Altra bellascoperta! Ma dove esiste un professionista chenell’arco della sua carriera non si sia aggiornatoformandosi continuamente? Non esiste perchéavrebbe già chiuso per mancanza di clienti o perproblemi con la giustizia.Giustizia….. Ministero della Giustizia…. Ordini…..riflettiamo su questo connubio che noi vogliamomantenere per una società più garantita, piùsicura, più giusta.Chiudo con una preghiera, semplice da sempliceprofessionista, ferma da Presidente del CUPPiemonte, organizzatore di questa Manife-stazione. Tutte le riflessioni che avremo modo diascoltare nelle relazioni siano uno stimolo per ildibattito che dovrà però essere sereno e mode-rato come sereni e moderati sono i professioni-sti. Qui nessuno vuole fare processi a nessuno;tutti vogliono però poter criticare ciò che secon-do loro è criticabile.Il mondo delle professioni è un mondo partico-lare, portatore da sempre di civiltà e progresso, emai deve esser confuso con schieramenti diparte politica perché se c’è una parte nella qualedobbiamo e vogliamo stare è quella delle “pro-fessioni”. Lo dimostrano l’impegno dei colleghidei CUP Provinciali (TO/AT/AL/CN/VC/BI/NO) e lodimostra anche la presenza in sala di diversiConsiglieri delle Casse di Previdenza (tra cuil’EPAP di cui mi onoro di far parte) a dimostra-zione dell’attenzione che essi portano ad untema che può vedere dette Casse crescere o crol-lare.Grazie ancora e che sia una buona giornata.

Il PresidenteDr. Giuseppe Geda1

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1 Libero professionista, Presidentedell’Ordine dei Chimici delPiemonte e Valle d’Aosta,Presidente del C.U.P. Piemonte,Coordinatore del Consiglio diIndirizzo Generale - C.I.G. dell’E.P.A.P.

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Perché questo titolo e cosa vuole indicare.Desidero portare a conoscenza dei miei colleghiun episodio che mi è accaduto affinché possanomeditare sulla competenza di certi R.S.P.P.Nel Marzo del 1999 il direttore di stabilimento diun’industria operante a livello europeo, che svol-geva anche le funzioni di Responsabile delServizio di Prevenzione e Protezione mi chiamòper effettuare dei campionamenti di emissioni inatmosfera provenienti da un camino.Durante il sopralluogo ricognitivo si rilevava cheuna scala interna portava alla copertura delcapannone costituita da un’ampia terrazza ret-tangolare delimitata lungo il bordo da un para-petto; il camino oggetto di indagine era posizio-nato sul lato opposto alla scala. In prossimitàdella scala di accesso la pavimentazione era incemento mentre la parte restante in direzionedel camino era ricoperta da lastre ondulate oriz-zontali in fibrocemento sovrapposte e bullonatetra loro.Alla richiesta da parte del sottoscritto di cosa cifosse sotto le lastre, l’R.S.P.P., laureato in inge-gneria, asseriva che sotto di esse vi era il prolun-gamento del cemento calpestabile visibile attor-no alla scala di accesso e che le lastre servivanoper un miglior scorrimento dell’acqua piovana.Difronte alle perplessità, per togliere ogni dubbioed a conferma di quanto asserito, l’R.S.P.P. face-va camminare alcuni dipendenti sopra tali lastree vi camminava lui stesso.Il sopralluogo effettuato all’interno del capan-none per verificare ulteriormente quanto asseri-to dall’R.S.P.P. non permetteva di avere ulterioriconferme poiché il soffitto risultava essere statocoibentato con pannelli isolanti.Alla abituale richiesta di un mezzo mobile disalita costituito da una piattaforma elevabileesternamente fino ad arrivare al punto dicampionamento sul camino, l’R.S.P.P. si oppo-neva in quanto essa costituiva un aggravio dispesa ingiustificato perché riteneva inutilericorrere a tale mezzo dal momento che sipoteva arrivare tranquillamente al punto dicampionamento in sicurezza camminandosulla copertura a terrazza.

Considerato che l’R.S.P.P. era un ingegnere, era ildirettore di stabilimento di una grossa azienda, eche in qualità di direttore di stabilimento avevadichiarato che tutta la terrazza era calpestabile,il sottoscritto ha acconsentito ad effettuare icampionamenti passando per la terrazza.Due giorni dopo, accompagnato da un miodipendente, appena assunto e da istruire, si ini-ziarono i campionamenti raggiungendo il cami-no attraverso la terrazza.Conclusi i campionamenti, al ritorno precedevo ilmio dipendente quando improvvisamente lalastra su cui appoggiavo il piede ha ceduto rive-lando che sotto di essa non vi era la gettata incemento ma il vuoto nel quale sono precipitato.L’altezza del capannone era di dieci metri!In quella frazione di secondi ho pensato: è lafine!Nel precipitare ho urtato una scaffalatura inalluminio che, pur fratturandomi la spalla, mi hagirato con il viso verso il pavimento dove miaspettava un fusto da 200 Kg. di olio posiziona-to in senso obliquo per lo svuotamento. Talefusto da una parte mi ha fratturato le costole,dall’altra mi ha permesso di scivolare verso ilpavimento dove ho “atterrato” fratturandomi unginocchio ed un piede. Le difficoltà successive dal punto di vista medicosono facilmente immaginabili, due mesi in ospe-dale e due mesi di riabilitazione, risultato finaleil 28% di invalidità attuale. Le conseguenze sonopurtroppo ancora evidenti.I problemi sono stati fisici, economici e morali,una causa penale con condanna del responsabile,causa civile ancora in atto in quanto l’assicurazio-ne della controparte non ha ancora provveduto aliquidare il danno: ho incontrato ignoranza, diffi-denza, malafede, scarso sostegno da parte dei col-leghi e soprattutto disinformazione sul mio caso,che talora è stato usato in modo distorto.Il tutto per la superficialità ed ignoranza di chiavrebbe dovuto garantire la sicurezza in azienda.Vi chiederete perché a distanza di anni vi raccon-to quanto mi è accaduto: perché la sicurezza èuna cosa molto seria, e molto spesso vienelasciata in mano a persone impreparate e super-

SicurezzaAttenzione alle conoscenze del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione(R.S.P.P.)

di Pierpaolo Orlandi1

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente arti-colo è stato ricevuto il 20 luglio 2007 ed è stato accettato per la pubblicazione il 26 luglio 2007.

1 Libero professionista con attivi-tà svolta prevalentemente inambito ambientale, sicurezza,prevenzione, incendi e attivitàperitali.

ficiali; la preparazione obbligatoria per legge è inmolti casi superficiale ed affrettata, e a volte perrisparmiare poche lire, si va incontro a problemienormi.Cosa ne sarebbe stato della mia famiglia se iofossi morto? Come sarebbe cambiata la vita dei miei figli? E se fossi rimasto paralizzato quanto avrei incisosulla mia famiglia?

A volte, prima di addormentarmi me lo chiedo.Sono un miracolato ed è per questo che volen-do tutelare i miei colleghi mi sento in dovere didire: prestate attenzione ai minimi dettagli, dif-fidate delle conoscenze di un R.S.P.P. se nonavete la certezza della sua preparazione e capa-cità. Poche centinaia di euro non giustificano ilrischio, pertanto operate ed esigete che si operiin sicurezza.

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Cento anni fa nasceva Rachel Carson, la famosabiologa marina.La sua popolarità è interamente legata alla pub-blicazione nel 1962 del suo libro “PPrriimmaavveerraassiilleennzziioossaa” considerato, giustamente, il testo cheè alle origini di tutti i movimenti ambientalisti. Aquel tempo la rivoluzione verde aveva consenti-to di rispondere in termini di corrispondenteofferta alla domanda di alimenti e produzionealimentare, tutto reso possibile dallo sviluppo dipratiche scientifiche di produzione alla basedelle quali c’era certamente il diffuso impiego difertilizzanti e pesticidi, i primi per accrescere laproduttività del suolo, i secondi per proteggerele piante dalle infestazioni. La Carson nel suolibro critica duramente questo tipo di politica edi atteggiamento. La posizione della Carson erasostanzialmente questa: è vero sì che il pesticidaè rivolto contro un microrganismo ma, in effetti,esso danneggia tutto l’ecosistema sostenendo esuggerendo alla mente del lettore la correlazio-ne fra la mortalità a livello mondiale e l’abuso deipesticidi.

Per la prima volta furono evidenziati gli effettidiretti della crescita delle diversificazioni e quan-tità delle produzioni sulla presenza crescentenell’ambiente di composti (intermedi, secondari,residui) da considerare effluenti di quelle produ-zioni. Il composto più attaccato in quel libro ècertamente il DDT e proprio a tali accuse si deveil bando di questo pesticida dal commercio. Aquel bando - anche ragionevole - sono seguiteconseguenze in parte prevedibili, relative allarinnovata comparsa della malaria. Non ci fuprima del bando un articolato studio di pro econtro che lo giustificasse. Questo tipo diapproccio che allora mancò è quello che inveceil programma REACH (Registrazione, Valutazionee autorizzazione all’immissione di prodotti chi-mici nell’ambiente), diventato, a partire dal 1giugno u.s. (centenario della nascita dellaCarson) parte integrante della legge Europea,prevede si debba fare per proteggere l’ambiente,ma al tempo stesso eseguire un bilanciocosti/benefici a seguito di possibili restrizionid’uso o di disponibilità.

Rachel Carson

di Luigi Campanella

DAGLIISCRITTI

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L’impianto di potabilizzazione del Locone, ubica-to in agro di Minervino Murge, è stato realizzatoper l’integrazione delle disponibilità idriche perle popolazioni pugliesi, in particolare della Pugliacentrale, Bari compresa, e tratta le acque invasa-te nel lago artificiale del Locone con capacitàcomplessiva di invaso di 131 milioni di metri cubidi acqua che interessa i territori dei comuni diMinervino Murge, in provincia di Bari eMontemilone in provincia di Potenza.Dette acque risultano classificate, ai sensi dell’exD.P.R. n° 515 del 03.07.1982,1 con delibera dellaGiunta della Regione Puglia n° 9407 del 17 dicem-bre 1997, in Categoria A2 che prevede il tratta-mento fisico-chimico normale e disinfezione.L’impianto, gestito da AQP Potabilizzazione srl, èstato avviato all’esercizio il 01.03.1999 quandol’acqua prodotta è stata convogliata al nodoidrico di Monte Carafa e immessa negli schemiidrici, gestiti da AQP SpA, a servizio della Pugliacentrale.

CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTOL’acqua dell’invaso viene derivata attraverso unatorre di presa e convogliata ad una vasca diaccumulo e compenso a valle del corpo diga. Datale vasca hanno origine due condotte di addu-zione dell’acqua all’impianto, in acciaio, ciascunadella lunghezza di circa 5 km e del diametro di1.800 mm.I dati tecnici caratteristici dell’impianto delLocone sono:• Portata massima 1.500 litri al secondo• Portata minima 400 litri al secondo• Sezione di microstacciatura • Sezione di pre-disinfezione/ossidazione con

biossido di cloro e/o ipoclorito di sodio• Sezioni di flocculazione-decantazione • Filtrazione su letti di sabbia quarzifera e di

carbone attivo granulare minerale

• Sezione di post disinfezione/ossidazione conbiossido di cloro e/o ipoclorito di sodio

• Vasca accumulo dell’acqua potabilizzata, dicirca 28.000 mc

• Impianto di sollevamento dell’acqua potabi-lizzata con portata massima di 1.400 lit/sec

• Sezione trattamento fanghi• Impianto depurativo dei reflui civili• Sottostazione elettrica 150 KV.

TRATTAMENTO DI POTABILIZZAZIONEIl processo di trattamento cui veniva sottopostal’acqua derivata dall’invaso del Locone prima del-l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 312, come da sche-ma allegato (fig.1), si basava sulle seguenti fasi:• Correzione del pH a valori prossimi a quelli cor-

rispondenti al maggior rendimento del proces-so, mediante impiego di acido cloridrico dasintesi in soluzione commerciale al 32%;

• Pre-clorazione dell’acqua in ingresso nellavasca di contatto tramite ipoclorito, emediante dosaggio di biossido di cloro, pro-dotto in loco con 3 generatori, di cui uno da20 kg/h e due da 15 kg/h, dove vengono fattireagire Purate e Acido Solforico al 78% subi-to a monte del ripartitore della portata ai duechiariflocculatori,

• Destabilizzazione delle sostanze colloidalipresenti nell’acqua grezza mediante dosag-gio, nel ripartitore di portata, di policloruro dialluminio ad alta basicità;

• Flocculazione–chiarificazione nei decantatori“Accentrifloc”, in numero di due (CF7 e CF8), apianta circolare, con diametro interno di38,00 m, profondità d’acqua di 9,50 m e volu-me complessivo di 6.700 mc, con una portatanominale di 760 l/sec e massima di 945 l/sec.I due chiariflocculatori sono l’immagine spe-culare uno dell’altro.

• Filtrazione dell’acqua chiarificata sui filtri a

Trattamento di potabilizzazione einnovazioni introdotte alla luce delD.Lgs.02/02/2001 n° 31 all’impiantodel Locone.Notizie generali sulla diga sul torrente Locone e sull’impianto di potabilizzazione

Dott. Pasquale Cacucci,a Ing. Gaetano Natìb

a [email protected] responsabileimpianto Locone ACQUEDOTTOPUGLIESE Potabilizzazione srltel/fax 0883/693924b [email protected] Amministratoredelegato ACQUEDOTTO PUGLIESEPotabilizzazione srl viale V. E.Orlando, 70123 BARI tel 080/5723666 fax 080/5723954

1 Decreto del Presidente dellaRepubblica 03/07/1982 n. 515 –Attuazione della direttiva (CEE) n.75/440 concernente la qualitàdelle acque superficiali destinatealla produzione di acqua potabile.2 D.Lgs. 02/02/2001, n. 31:Attuazione della direttiva98/83/CE relativa alla qualitàdelle acque destinate al consumoumano.

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente arti-colo è stato ricevuto il 9 febbraio 2007 ed è stato accettato per la pubblicazione il 28 maggio 2007.

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sabbia e/o filtri a carbone3. I filtri a sabbiaquarzifera e a carbone attivo granulare, deltipo rapido a portata costante, sono in nume-ro di 11 per ciascuna tipologia, ciascuno com-posto da una vasca da 4,50 m x 19,00 m,aventi una superficie di 85,5 mq, e un volumedi materiale filtrante di 110 mc, con velocitàdi filtrazione inferiore a 5,72 m/h. La portatacostante viene assicurata dall’aumento dilivello dell’acqua nel filtro in funzione dell’in-tasamento dello stesso.

• L’acqua filtrata giungeva nella vasca dell’ac-qua trattata, della capacità di 1.100 mc,dove viene realizzata la disinfezione finalecon biossido di cloro e/o ipoclorito, dosati,tenuto conto anche della lunghezza dellarete, in modo tale da assicurare nell’acque-dotto del Locone un valore di cloro residuoprossimo al valore consigliato e, comunque,tale da non compromettere la disinfezionestessa. La vasca serve anche come riserva diacqua per il lavaggio dei filtri, effettuatocon una miscela di acqua ed aria in contro-corrente, in automatico. L’acqua rinvenientedal lavaggio dei filtri, tramite la vasca diraccolta acqua di lavaggio, viene riciclata intesta all’impianto.

• L’acqua prodotta viene accumulata nel serba-toio di testata dell’acquedotto del Locone di28.000mc e da questo sollevata al nodo idri-co di Monte Carafa tramite impianto di solle-vamento.

• I fanghi estratti dai chiariflocculatori ven-gono preventivamente ispessiti in un ispes-sitore circolare del volume utile di 1.100mc;da qui vengono trasferiti al sedimentatorefinale, circolare, del volume utile di 900mcdove vengono a contatto con acqua ricca dipolielettrolita, quindi vengono prelevati dalfondo, addizionati in linea con polielettroli-ta ed inviati a due nastropresse. Il fangodisidratato (secco al 25–30%) viene conferi-to in discarica, tramite ditta autorizzata,mentre il surnatante del sedimentatorefinale confluisce nello scarico totale delleacque reflue, autorizzato dalla Provincia diBari con Determinazione n° 27 del17/03/2004[11].

CONTROLLI ANALITICI

I laboratori, chimico e batteriologico, annessiall’impianto, sono dotati delle attrezzature attead effettuare tutti i controlli necessari per fre-quenze di campionamento e parametri da ana-lizzare.Per monitorare il corretto esercizio dell’im-pianto sono stati individuati 5 punti di prelie-vo campioni, riportati in Fig. 1, dove vengonodeterminati, con le frequenze ritenute suffi-cienti, i parametri più significativi di processo,mentre ai punti 1 e 5 vengono effettuate leanalisi4 per ottemperare al disposto del D.Lgs.n° 31.

3 Bansal, Roop Chand - ActiveCarbon.4 IRSA – CNR 1994. Metodi anali-tici per le acque.5 Metodo UNICHIM n. 1150 1996Determinazione di cloriti e cloratimediante cromatografia ionica.

Fig. 1 - Rappresentazione schematica dell’impianto del Locone

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IINNTTEERRVVEENNTTOO SSUULL CCIIRRCCUUIITTOO IIDDRRAAUULLIICCOO DDEEII FFIILL--TTRRIIIl primo passo nell’adeguamento dell’impianto alD.Lgs. n. 31, a fine 2003, è consistito nella rige-nerazione, con parziale sostituzione del carbonepresente, e nella modifica del circuito idraulicodella filtrazione, con l’installazione di una batte-ria di pompe per sollevare l’acqua filtrata a sab-bia in testa ai filtri a carbone, utilizzando questiultimi per l’affinamento dell’acqua già filtrata,evitando di “sporcarli” come filtri meccanici.Essi hanno mostrato una efficace rimozione delclorito solo per un periodo di tempo relativamentebreve (Fig. 2), inferiore ad un anno, tuttavia assol-vono, come sarà discusso in seguito, al compito diaffinare il processo, garantendo in ogni caso unsensibile miglioramento delle caratteristiche orga-nolettiche, e non solo, dell’acqua prodotta.

SSPPEERRIIMMEENNTTAAZZIIOONNEE SSUULLLL’’UUTTIILLIIZZZZOO DDII CCLLOORRUURROOFFEERRRROOSSOO NNEELLLL’’AABBBBAATTTTIIMMEENNTTOO DDEEII CCLLOORRIITTIIINTRODUZIONE

Prove preliminari condotte in laboratorio hannoevidenziato la possibilità di utilizzare nel processola proprietà flocculante del cloruro ferrico, anchese solo in abbinamento al policloruro di alluminio;infatti l’acqua trattata in impianto con 22 ppm dipolicloruro è stata ugualmente chiarificata, inprove di laboratorio, con poco più di 10 ppm dipolicloruro oltre la quantità di cloruro ferrosonecessaria per l’abbattimento del clorito. Sotto i10 ppm di policloruro l’effetto chiarificante delsolo cloruro ferrico si è dimostrato praticamenteassente; questo obbliga ad usare una quantità“eccessiva” di flocculanti, con ripercussioni sullaquantità di fanghi disidratati prodotti.Ovviamente per il manifestarsi della proprietàflocculante del cloruro ferrico è necessario che ilcloruro ferroso venga ossidato a ferrico dallespecie ossidanti presenti.La sperimentazione è stata resa più severa a

causa di una alta concentrazione di ferro nell’ac-qua in ingresso all’impianto, in media 765 ppb,con massimo di 1.474 ppb, che ha comportatoun incremento nel consumo di biossido di cloro. Per poter eseguire le prove di utilizzo del cloruroferroso sono state fatte le seguenti modifiche:• l’ossidazione/disinfezione tramite il biossido

di cloro è stata arretrata dal torrino di riparti-zione all’ingresso della vasca di contatto,

• il Cloruro ferroso è stato stoccato nel serba-toio da 34.000 litri, originariamente utilizzatoper lo stoccaggio del silicato di sodio utilizza-to per la preparazione della silice attiva, giàdismessa,

• per il dosaggio sono state utilizzate duepompe SEKO a doppio corpo da 54 l/h, giàfacenti parte dell’impianto della silice attiva,

• per poter distribuire il cloruro ferroso è statautilizzata la esistente linea di distribuzionedel silicato di sodio, con immissione del reat-tivo direttamente nella camera di reazioneprimaria dei chiariflocculatori.

SPERIMENTAZIONE

La sperimentazione si è svolta in tre fasi:Prima fasedall’8 al 14 novembre 2005, è consistita neldosare cloruro ferroso solo sul chiariflocculatoreCF7, tenendo l’altro (il CF8) come bianco, edosservando il comportamento delle due vasche,dei filtri (comuni), e raccogliendo dati analitici. Siè potuto osservare come non si siano manifesta-te differenze tra i due chiariflocculatori, specifi-catamente con riferimento a colore reale,ammoniaca, nitriti, ossigeno disciolto, caricabatterica, mentre si è notata una torbidità leg-germente maggiore nel chiariflocculatore condosaggio di sali ferrosi.Il dosaggio del cloruro ferroso ha permesso diverificare la possibilità di riduzione del dosaggiodi policloruro di alluminio che è stato portatodagli iniziali 24 ppm a 19 ppm.La tipica colorazione rossastra dell’idrato ferrico èstata notata dopo un paio di giorni dall’inizio dellasperimentazione ed ha coinvolto anche i filtri, iquali non ne hanno risentito assolutamente né intermini di intasamento né di rilascio di ferro.Per quanto riguarda l’acqua prodotta e sollevata èda notare con soddisfazione che raramente la tor-bidità è stata così bassa, mentre la concentrazio-ne dell’alluminio residuo non è stata influenzataed il ferro residuo si è mantenuto al disotto di 10

6 Daniela de Donno, Silvano DeFulvio, Gianni Zapponi, EnzoFunari ACQUA - ARIA 9/1989 –Trialometani nelle acque destina-te al consumo umano in Italia.7 L. Donati, G. Donati, E. FunariACQUA – ARIA 9/1989 Manga-nese nelle acque destinate alconsumo umano in Italia.

Fig. 2 - Abbattimento dei cloriti in % per carbone vergine (scuro) e rigenerato (chiaro)

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ppb (il limite fissato nel D.L. 31/01 è di 200 ppb).In questa fase si è potuto determinare l’abbatti-mento dei cloriti5 nel chiariflocculatore interessa-to dalla sperimentazione, che, in funzione dellaconcentrazione di cloruro ferroso applicata, haraggiunto il 70%. L’abbattimento globale sull’ac-qua prodotta è stato poco evidente a causa dellamiscelazione con l’acqua non trattata con cloruroferroso nel secondo chiariflocculatore e deldosaggio di biossido di cloro in post disinfezione.

Seconda fasedal 15 al 25 novembre 2005, con sospensione delcloruro ferroso dal 19 al 22, è consistita neldosare cloruro ferroso su entrambi i chiarificato-ri, con post disinfezione ottenuta con solo bios-sido e successivamente anche con pre clorazio-ne/ossidazione solo a biossido per verificare conmaggior evidenza l’andamento del clorito, infineinvertire ripetute volte il maggior dosaggio dibiossido in pre e minore in post con la situazio-ne opposta.In questa fase, in cui si è raggiunto l’87% diabbattimento del clorito nell’acqua chiarificata,si è potuto osservare:• la tecnica di clorazione che permette il maggior

contenimento del clorito nell’acqua prodotta èquella di praticare dosaggi più alti in pre clora-zione e più bassi in post clorazione, anche se ciòcomporta maggior consumo di cloruro ferrosoper la neutralizzazione non solo del clorito maanche del biossido ancora presente nell’acquain ingresso ai chiariflocculatori;

• l’uso dell’ipoclorito, solo in pre clorazione,non ha comportato apprezzabili differenze aparte la già nota proprietà di ossidare partedel clorito con formazione di clorato9;

• si è ancora constatato la diminuzione di tor-bidità dell’acqua prodotta, i valori normali perl’alluminio e assolutamente bassi per il ferro(un solo caso 28 ppb, negli altri sempre sottoi 15 ppb), inoltre non si sono evidenziatevariazioni anomale per ossigeno disciolto,colore, ammoniaca e nitriti, come pure per iparametri batteriologici;

• anche in questa fase, dal 15 al 19, il policlo-ruro è stato ridotto a 17 ppm.

Il giorno 15/11/2005 è anche stata verificata lapossibilità di effettuare una variazione di porta-ta di produzione da 1.000 a 1.400 l/sec senzarisentire alcun effetto sulla prova in corso.

Terza fasedal 6 all’11 dicembre 2005, è consistita nel prati-care una clorazione mista biossido/ipoclorito siain pre che in post al fine di ottenere un clororesiduo accettabile all’uscita del serbatoio conte-nendo clorito e THM. Anche in questa fase si è ottenuta la riduzionedei cloriti nell’acqua chiarificata attestata, pertutto il periodo, intorno al 75% del clorito iningresso ai chiariflocculatori.Sono stati ottenuti valori di clorito nell’acquaprodotta e sollevata che hanno soddisfatto lar-gamente il valore limite provvisorio di 800 ppbimposto dal D.Lvo 31/2001 e rientranti nel limitedefinitivo di 700 ppb10.Le prove condotte hanno evidenziato la possibi-lità di utilizzare la tecnologia “Cloruro ferroso”per abbattere il clorito derivante dalla pre clora-zione con uso di biossido, si è pure resa evidentela necessità di una clorazione spinta in pre,anche a costo di neutralizzare con cloruro ferro-so anche parte del biossido prodotto. Il tempo dicontatto di 45 minuti, alla portata massima di1.400 l/sec, si è dimostrato sufficiente per unaefficace clorazione.

DDAATTII RRIICCAAVVAATTII DDAALLLL’’EESSEERRCCIIZZIIOO DDEELL CCLLOORRUURROOFFEERRRROOSSOOIl giorno 30 gennaio 2006 è stato definitivamen-te avviato il dosaggio del cloruro ferroso in qua-lità di agente riducente del clorito residuo nel-l’acqua.Le modifiche impiantistiche realizzate per rende-re definitivo l’uso del cloruro ferroso hanno coin-volto le linee di distribuzione del silicato che sonostate semplificate e razionalizzate, con l’inserzio-ne di misuratori di flusso per permettere unaagevole ed immediata verifica del dosaggioimpostato. Sono stati installati successivamentesistemi di blocco automatico delle pompe dosa-trici di cloruro ferroso comandati via radio dagliallarmi di bassa efficienza dei generatori di bios-sido, al fine di fermare il dosaggio del cloruro fer-roso in assenza di clorazione ed evitare che esso,superando il ciclo di chiariflocculazione e filtra-zione, venga ossidato dall’ipoclorito e/o il biossi-do della post clorazione, causando colore, torbi-dità e aumento di ferro nell’acqua prodotta.

Nella tabella seguente (tab.1) sono messi a con-fronto i dati di dosaggio dei reattivi e i risultati

8 Guidelines for Drinking-waterQuality - third edition – WORLDHEALTH ORGANIZATION Geneva(2004) pag. 236-328 e pag. 451-454.9 Caffaro Monografie: Il Biossidodi Cloro (1996).10 Ministero della Salute. Modificadel valore fissato nell’allegato 1,parte B, al decreto legislativo 2febbraio 2001, n. 31, per il para-metro Clorito (GU n. 230 del3/10/2006).

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analitici sull’acqua in uscita dal serbatoio ditestata relativi ai mesi febbraio–ottobre del 2005e del 2006:

Tab.1 *i dati sono comprensivi del mese di agosto, quan-do non è stato dosato cloruro ferroso.

Il cloruro ferroso durante l’esercizio è stato dosa-to in quantità inferiore rispetto ai periodi delleprove, non essendo stato necessario spingereulteriormente sull’abbattimento del clorito dellapre disinfezione/ossidazione per raggiungerevalori inferiori a quelli previsti dal D.L. n° 31.L’aggravio di costi di esercizio derivante dall’in-troduzione dell’uso del cloruro ferroso, per iperiodi febbraio – ottobre 2005 e 2006, è statocalcolato in 0,9404 €1.000mc.

CCOONNSSIIDDEERRAAZZIIOONNII FFIINNAALLIILa convinzione che il vero problema da risolveresia il contenimento della formazione dei THM6

ha dato particolare impulso alle indagini sui pre-cursori dei THM (acidi umici e fulvici) e sulla resadelle varie sezioni dell’impianto nel loro abbatti-mento. Pertanto sono state messe a punto sequenze dianalisi chimiche, principalmente basate sulla gascromatografia con spazio di testa, che hannopermesso di trarre conclusioni molto piùapprofondite sull’uso sia del cloruro ferroso chedei carboni attivi.È stata per prima cosa condotta una indagine, subase annuale, volta a conoscere le variazioni diconcentrazione dei precursori dei THM nell’ac-qua grezza addotta all’impianto, facendo pro-durre i THM in laboratorio in condizioni ben defi-nite e facilmente riproducibili.

Si è ottenuto un grafico (fig. 3), in cui viene rap-presentato l’andamento dei precursori attraversole concentrazioni dei THM generati, espressi inppb, dal 1/12/2005 al 14/11/2006; è possibilenotare come siano presenti due periodi di massi-ma presenza di precursori, il primo a partire dallafine di aprile e il secondo a partire da fine otto-bre; entrambi poi degradano lentamente fino adue minimi, il primo da fine febbraio a fine apri-le, il secondo da fine luglio a metà ottobre (ladiscontinuità del grafico è dovuta a indisponibi-lità del gas cromatografo);Sullo stesso grafico sono stati riportati i valori deiTHM determinati negli stessi giorni nell’acquaprodotta, prelevata al punto 5 della Fig. 1 (uscitadal serbatoio di accumulo); è possibile osservarecome, dosando opportunamente ipoclorito disodio e biossido di cloro, sia possibile produrreun’acqua con una concentrazione di THM pro-dotti indipendente dalla concentrazione dei pre-cursori e rientrante in ogni caso, sia per i THM cheper il clorito, nei limiti imposti dal D.L. n° 31, conil caso favorevole limite verificatosi in marzo eaprile in cui è stato addirittura sospeso il dosag-gio di biossido in post clorazione, affidandosi alsolo ipoclorito; stessa sospensione non è statatentata anche in agosto e settembre soprattuttoper l’indisponibilità del gas cromatografo.

È stata anche messa a punto una tecnica volta amonitorare le fasi del trattamento in cui si hamaggior abbattimento di precursori e si sonoottenuti i risultati discussi di seguito.A tale scopo sono stati determinati i THM sull’ac-qua in uscita dalle seguenti stazioni:• da un filtro a sabbia (FS);• dal filtro F25 caricato a carbone fornito nel

1995, utilizzato per circa due anni, rigeneratonel gennaio 2004,

• dal filtro F28 caricato con carbone vergine nelgennaio 2004,

11 D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152recante “Disposizioni sulla tuteladelle acque dall’inquinamento erecepimento della direttiva91/271/CEE concernente il tratta-mento delle acque reflue urbanee della direttiva 91/676/CEE rela-tiva alla protezione delle acquedall’inquinamento provocato dainitrati proveniente da fonti agri-cole”

Fig. 3 - Andamento dei precursori dei THM e dei THMnell’acqua prodotta (1/12/2005 - 27/12/2006)

• dal filtro F27 caricato con carbone vergine nelmarzo 2006,

• ancora dal filtro F25(*) caricato con carbonevergine nel luglio 2006.

Detti campioni quindi sono stati trattati con ipo-clorito facendo sviluppare i THM con la metodi-ca utilizzata per la prova discussa precedente-mente..La differenza dei valori analitici, paragonata allaquantità di THM prodotti dall’acqua grezza cirende la percentuale di abbattimento dei precur-sori dei THM che si ottengono nei quattro casi.Nella tabella seguente (tab. 2) si riportano le per-centuali di abbattimento dei quattro filtri sud-detti, con l’assunzione di considerare l’abbatti-mento ottenuto nel filtro a sabbia come dovutonon alla filtrazione in se, quanto piuttosto allaprecedente flocculazione:

È evidente come il principale abbattimento diprecursori di THM si abbia a livello della chiari-flocculazione, e che venga solo migliorato dallafiltrazione a carbone.Sorprese interessanti vengono dalla costatazionedi come l’abbattimento maggiore di precursori siottenga durante la chiariflocculazione ove si uti-lizzi il cloruro ferroso, infatti nella flocculazionecon solo Policloruro di alluminio l’abbattimentonon raggiunge nemmeno il 50%; ancora piùinteresse deriva dal valore 78%(*), relativo al fil-tro F25, che nel frattempo aveva subito la sosti-tuzione del vecchio carbone rigenerato con car-bone vergine da meno di quattro mesi: ciò signi-fica che, essendo la resa di abbattimento dei pre-cursori di THM in linea con quelle determinateper gli altri filtri, con varie tipologie e anzianitàdi utilizzo del carbone, la vita utile del carboneper questo scopo è ben maggiore di quella per larimozione del clorito e dei THM, con grossi van-taggi economici e gestionali.

LLIIMMIITTAAZZIIOONNII DDEELLLL’’UUSSOO DDEELLLLAA TTEECCNNIICCAA DDEELLCCLLOORRUURROO FFEERRRROOSSOOL’esercizio ha permesso di individuare, ad ora,

una sola situazione di limitazione nell’uso delcloruro ferroso.Infatti a fine luglio 2006, come tutti gli anni, si èpresentata nell’acqua grezza una concentrazioneelevata di manganese7, senza tuttavia causarealcuna anomalia al processo.In agosto la concentrazione del manganese hacontinuato a salire, creando problemi al cicloproduttivo.Essi sono consistiti nel graduale e rapido incre-mento di manganese nell’acqua prodotta, ove haraggiunto una concentrazione prossima al valo-re di parametro previsto dal D.L. n° 31.L’immediata sospensione del dosaggio del cloru-ro ferroso ha fatto rientrare rapidamente l’ano-malia, provocando però l’aumento di clorito, chenonostante ciò non ha superato il limite provvi-sorio di 800 ppb previsto dal valore di parametro.Anche in questo caso si è preferito investigare afondo sul problema, ed è emersa una situazionedegna di essere analizzata:• Il manganese, anche in concentrazione elevate,

viene ossidato e precipitato come biossido dimanganese da parte del biossido di Cloro; lasua fine naturale è nei fanghi di chiarificazione.

• In uscita dai filtri a sabbia il manganese vieneritrovato con la sua concentrazione iniziale etutto in forma solubile (ridotta).

• La concentrazione del manganese nell’acquaprodotta è stata, inspiegabilmente, di varie volteinferiore a quella licenziata dai filtri a sabbia.

Si è provveduto a determinare il manganese sul-l’acqua in uscita dai filtri a carbone, e qui si èpotuto assistere ad un ulteriore fenomeno inat-teso: esso veniva quasi completamente trattenu-to dai filtri caricati a carbone e in esercizio da piùtempo, mentre attraversava indenne i filtri cari-cati con carbone vergine da pochi giorni.Indubbiamente il problema manganese nonsarebbe stato evidenziato se solo il carbone deifiltri F23, F24 e F25 fosse stato sostituito unmese dopo o solo un paio di mesi prima.Nei periodi successivi non si è assistito a rilasciodi manganese, perlomeno in forma tale da esse-re osservata, da parte dei filtri più vecchi. I carboni attivi e il cloruro ferroso possono esse-re considerati, per le acque dell’invaso delLocone, non come tecniche alternative unaall’altra nell’intero ciclo di potabilizzazione, macomplementari e quasi inscindibili, nulla esclu-dendo che in futuro,8 con l’avvento di nuove tec-nologie, possano o debbano essere riviste.

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RIASSUNTOLa ditta produttrice di piastrelle ceramiche cheacquista una materia prima ne deve potercontrollare (per tutto il periodo della fornitu-ra, magari parallelamente al fornitore) lacostanza. Deve altresì poter eseguire - concampioni del prodotto fedeli e costanti tra diloro - prove e studi di laboratorio. La primaconsegna di materiale da parte del fornitoredeve comportare la garanzia che esso sia il piùpossibile uguale a quello che arriverà in futu-ro. Ed occorre che l’acquirente prepari imme-diatamente uno standard (in quantità baste-vole per sé e per il fornitore). Pertanto la dittache produce il materiale deve affrontare ilcampionamento e predisporre piani di prelievie miscelazioni; e del pari la ditta acquirentedeve campionare lo standard, riducendo ilquantitativo del campione globale che arrivaad un sottocampione. I consigli degli esperti diprocedure di campionamento e di statistica edei costruttori di macchinari sono stati tra-dotti in norme internazionali. Esistono ancheapparecchiature industriali e da laboratorioper l’effettuazione di questa riduzione. Sono

descritti i metodi di quartatura o inquarta-mento e della diagonale.

1 – PremessaConsideriamo materie prime per supporticeramici, ma il discorso è più ampio, potrebberiguardare anche quelle per smalti ceramici,ecc. Immaginiamo che una ditta produca pia-strelle ceramiche a ciclo completo e che abbia,dopo opportune prove, prescelto un certocomponente dell’ “impasto” (del materiale cioèche costituisce il supporto dei pezzi). Si trattidi una materia prima solida, inerte, estratta innatura (in cave). Il prodotto venga acquistatopresso terzi (oppure anche da aziende conso-ciate alla ditta stessa). Siamo al primo giornodi consegna del prodotto nello stabilimento.Al fornitore è stato chiesto di eseguire il “pre-lievo primario” e di inviare materiale il piùpossibile uguale a quello che verrà in futuroconsuetamente fornito. Avvenga questo pre-lievo in una sola cava, in uno o più punti diessa, o sia frutto di miscela tra materiali

La quartatura e la diagonale:procedimenti per ottenere da campioniglobali di materiale dei sottocampionidi Luigi Cocconia

1) Regione Veneto - “Metodo perl’analisi merceologica e di labora-torio della FORSU (frazione orga-nica dei rifiuti solidi urbani) –Allegato B – 5 pagg.;2) Norma UNI n° 10802 nel ‘99,revisionata nello ‘04 e ’05 –“Procedimento di campionamen-to manuale di rifiuti liquidi, gra-nulari, pastosi e fanghi, in relazio-ne al loro diverso stato fisico egiacitura. Procedimenti di prepa-razione ed analisi degli eluati” –organo competente: Commis-sione Ambiente - (109 + 8 pagg.). Altre norme CEN – ISO – ASTM –BS – EPA – NIOSH.Definizioni ricavate dal geologoPh. D. Marcello Panarese e ripor-tate in 3).3) M. Panarese, P. Vannocci –“Nuove tecniche di campiona-mento ed analisi di rocce granu-lari o coesive da scavo durante igrandi progetti geo-ingegneristi-ci” – Giornale di GeologiaApplicata, 4, (2006), pagg. 115-1224) Geol. (Ph. D.) Marcello Panarese– “I rifiuti speciali da costruzionee demolizione: le terre e rocce discavo”- httm: didattica.dma.uni-fi.it - ARPAT Direzione Provincialedi Arezzo – Via Maginardo, 1 – tel.057 5939139 – [email protected]; [email protected]) Norma UNI EN 932–1 (genn.1998) - Metodi di prova perdeterminare le proprietà generalidegli aggregati: “Metodi di cam-pionamento” – (24+4 pagg.) -organo competente: Unicemento6) Norma UNI EN 932-2 (ottobre2000) - Metodi di prova perdeterminare le proprietà generalidegli aggregati: “Metodi per lariduzione dei campioni di labora-torio” – (14+4 pagg.) - organocompetente: UnicementoFig. 1 - Metodo degli inquartamenti successivi (20) (35) Fig. 2 - Campionamento mediante quadratura (19)

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente arti-colo è stato ricevuto il 3 aprile 2007 ed è stato accettato per la pubblicazione il 28 maggio 2007.

a) Chimico Industria/Modena

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estratti in varie cave, ciò che conta è che ilprimo invio di prodotto in ditta deve esseresimilare, rappresentativo di ciò che in futuroinvariabilmente arriverà, pressoché coinciden-te. Già il fornitore deve affrontare per primo ilproblema “campionamento”. Dovrà conoscerela reale composizione del materiale nei varipunti della cava o dei diversi materiali prele-vati in vari punti di varie cave, le modalità diraccolta e miscelazione decise, le possibilivariazioni qualitative e quantitative ciclichee/o accidentali(1). Dovrà predisporre il “piano dicampionamento”(2)(5). Il tecnico preposto aicontrolli, nella ditta acquirente, sa che dovràprelevare dal materiale in arrivo una certaquantità ridotta, che verrà a costituire lo“standard”, una aliquota bastevole per con-trolli probabilmente per svariati anni. Pertantoha già predisposto all’uopo vari mastelli (di

plastica, vuoti, perfettamente puliti, concoperchio, aventi capienza di almeno 0,2 t); sudi essi ha applicato un nastro adesivo con suscritto (in pennarello) nome/sigla del materia-le, nome del fornitore e la dicitura “STAN-DARD”. Il numero di mastelli del tipo dettocomprende quelli (comperati addebitando laspesa al fornitore o da questo appositamenteforniti) da consegnare al fornitore per even-tuali futuri controlli di qualità in parallelo.Arriva il materiale ed il tecnico sta per accin-gersi alla campionatura. Come deve fare? Senota nel cumulo di materiale parti strane,anomale, pezzi particolari fuori dal comune,deve appositamente cercare di prelevarli,come di primo acchito potrebbe pensare, inquanto caratteristici e statisticamente diversidal resto del materiale fornito? No di certo.Egli si deve solo attenere alle prescrizioni, aiconsigli reperiti in letteratura e tradotti in pre-

7) CNR/IRSA (Istituto di ricercasulle acque), Roma – “Metodianalitici per i fanghi”- tre quader-ni: I – Parametri biochimici e bio-logici; II – Parametri tecnologici;III – Parametri chimico-fisici,(ristampa 2006 dei quaderni n°64 del genn. 1985) – Quaderno n°III, Appendice I, 8 pagg.7 bis) CNR/IRSA, Roma – 1977 –“Metodi di campionamento per ilcontrollo della acque di scarico” –rel. agli scarichi in acqua ai sensidella legge 319/768) Decreto Legge 05.02.97 , n° 22 –“Analisi merceologica e chimico-fisica dei rifiuti – Preparazione delcampione rappresentativo –Inquartamenti”9) Ministero dell’Ambiente e dellaTutela del Territorio – 03.04.2006– tratt. 1-510) Norma AASHTO n° T 328-05 –“Standard method of test forreducing samples of hot mixasphalt to testing sieze”11) www.lab2000.com – “Le attrez-zature per la preparazione delcampione - Mulini e omogeneiz-zatori” , nov. ’96, 7 pagg.12) www.lab2000.com/lab.06-97 –“Tecniche e attrezzature: Prelievodel campione” – a cura di A. ed S.Polesello – (27 pagg.)13) A. ed S. Polesello, S. Guerri –“Attrezzature e kit per il laborato-rio chimico e biologico” -(2002)(2006), Ed. Tecniche Nuove,Milano – V. Eritrea, 21 – tel.02/390901 – [email protected]) Calcestruzzi Erbesi S.p.A. –“Laboratorio: Strumentazione perl’analisi degli aggregati” –Garbagnate Monastero LC – V.Provinciale, 8 – tel. 031/870370 –[email protected]) Regione Veneto – “Programmaregionale per la riduzione deirifiuti biodegradabili da inviare indiscarica (completamento alPiano regionale di gestione deirifiuti urbani adottato con DGRn° 451 del 15.02.2000);16) Regione Veneto – “Norme tec-niche ed indirizzi operativi per larealizzazione e la conduzionedegli impianti di recupero…”(DGRV n° 766 del 10.03.2000);17) Regione Veneto – SegreteriaTecnica – “Protocollo operativoper la caratterizzazione dei siti aisensi del DM 471/99 edell’Accordo di programma per lachimica di Porto Marghera –11.06.2001 – 15 pagg.

Fig. 3 - Metodo della Quartatura (1)

Fig. 4 - Quartatura in due varianti (41)

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cise regole, in procedure di campionamentoindicate dalle norme internazionali. E se sitratta di regole non molto note, specialistiche,non insegnate in genere a scuola, esse esisto-no; sono state stabilite con cognizione dicausa e vanno rigorosamente rispettate.

2 – Il campionamentoL’attendibilità di una analisi dipende dalle pro-cedure di prelievo del campione.Esso deve essere rappresentativo delle caratte-ristiche del materiale da cui è stato ricavato.Partendo da una massa maggiore, si prelevauna parte di dimensione sufficiente alla deter-minazione; la proporzione della proprietàmisurata nel campione deve rappresentare laproporzione della stessa proprietà nella massadi origine(12). Le disuniformità principali nei materiali sono: a) lo stato fisico (gas omogeneo – nebbia -

fumo; liquido limpido – torbido - viscoso;solido compatto – granulare – pulverulento- pastoso)

b) la zona di prelievo (sopra - o sotto - fondo,vegetazione, acqua, atmosfera)

c) i locali di produzione e di depositod) i mezzi di trasporti e caratteristiche dei

materiali (sostanze naturali, terreni, mine-rali, combustibili, prodotti industriali, ecc.)

f) gli imballaggi e confezionamenti g) la quantità del materiale da campionareh) gli scopi ed i tipi di analisi da eseguire. Limitiamoci, come materiale, ai prodotti solidicompatti, con parti dure (ad esempio argille,feldspati, feldspatoidi, caolini, ecc.); e comescopo del campionamento, al controllo di qua-lità. Già questo è molteplice, comprendendo:l’analisi delle materie prime, del prodotto infase di produzione, del prodotto finale, delleproprietà merceologiche dei prodotti naturalie di sintesi. Inoltre altro scopo del campiona-mento sia l’utilizzo del materiale in studi dinuovi impasti comprendenti detta materiaprima ed in prove di laboratorio. Le normeUNI, CEN, ISO, ASTM, DIN, BS, EPA, NIOSH, ecc.definiscono le modalità delle operazioni dicampionamento e le caratteristiche dell’at-trezzatura da impiegare(2, 5, 6). Tre sono i gruppi in cui si possono dividere imezzi di campionamento:a) strumenti per il prelievo primario del cam-

pioneb) sistemi per la riduzione del campione glo-

balec) recipienti di raccolta e conservazione.Gli strumenti sono in parte di misura e formaapprovata dagli enti di unificazione, sonodisegnati in funzione delle proprietà fisichedel materiale da prelevare, sono costituiti –nelle parti che vengono a contatto con le partida campionare - di materiale inerte chimica-

18) Provincia di Milano – SettoreEcologia – U.O. Tecnica ProgettiSpeciali – Ufficio Bonifiche Suoloe Sottosuolo – Linee Guida n° 1 –Perimetrazione e caratterizzazio-ne di un sito contaminato –Milano, 12.02.99, pagg. 21-2219) Provincia di Cremona – SettoreAmbiente a cura dell’OsservatorioProvinciale Rifiuti – “Analisi mer-ceologica dei rifiuti urbani” –(2001)20) Roberto Campioni, Politecnicodi Milano – “Rifiuti: Produzione,caratterizzazione, gestione (cen-no ai sistemi di recupero, riciclag-gio, smaltimento)”, secondo ilDecreto Legge 02.05.06(www.cremona.polimi.it/dispensarifiuti)21) Quality First S.r.l. – 30030Maerne di Montellago VE – V.Tiziano, 1 – tel. 0422/877085 –fax 0422/877059 – e mail:[email protected]) Prof. Dott. G. Puosi, Dott. L.Pasin – Informazioni private diStatistica Aziendale23) G. De Angelis – “Metodi diSperimentazione per l’IndustriaChimica” – Ed. Lo Scaffale, Roma– (1961) 24) G. De Angelis – “Controllo sta-tistico di qualità” – Ed. IstitutoStudi sul Lavoro – Roma, (1965)25) UNI ISO 3534-1 – Statistica –Vocabolario e simboli –Probabilità e termini statisticigenerali26) Wikipedia – 17.04.06 –“Campionamento Statistico”27) www.zerodelta.it – Glossarioaziendale – Campione Statistico,ecc., (2 pagg.)28) L. Cocconi – “Prassi del control-lo statistico di qualità” – LaNuova Chimica, PAN Editrice,Milano/Varese, (1970), mag.,pagg. 48-54 e giu., pag. 5329) www.tarature.com.or430) Prof. E. Bottarelli – Univ. diParma – Quaderno diEpidemiologia Veterinaria –Metodi di campionamento

Fig. 6 - Operazione di Quartatura (42)

Fig. 5 - Dispositivo di quadratura (10)

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mente(7)(8). I campionatori possono esseremanuali o a funzionamento automatico. Cilimiteremo a trattare dei campionatori persolidi e delle attrezzature per la riduzione deicampioni. Tralasciamo di occuparci delle sondetrivellatrici per materiali duri, delle bennesospese a gru (per campionare grandi quanti-tà di materiale), dei ripartitori a nastri traspor-tatori e dei campionatori per gravità.Tralasciamo pure di occuparci dell’aspettosicurezza, dei rischi da materiale e lavoro,infortuni, caratteristiche che deve avere illuogo di prelievo; non soffermiamoci sullastima della varianza di campionamento(2). Perquanto concerne il prelievo a monte, in cavaad es., con campionamento manuale, si ricor-rerà a: martelli da geologo, pneumatici, picco-ni e pale di varie dimensioni, campionatori asonda. Per materiali duri si farà uso di trivellemanuali o motorizzate, con teste taglienti divari disegni, di campionatori a scavatrice, alame o a scalpello. Va da sé che durantel’estrazione del materiale che verrà poi cam-pionato non va alterata, né contaminata lacomposizione chimica di esso; che la descri-zione della stratigrafia va riservata ad un geo-logo(17); che si esegue un carotaggio conopportune procedure e prelievo di campionimedi, ad esempio ad ogni metro; che in pre-senza di livelli stratigrafici significativi (ad es.in studi di inquinamento) occorre un campio-ne “puntuale”, ad es. ogni 50 cm(1); che esisto-no codici di scavo, metodi di scavo vari(3). A

fianco dei criteri di campionamento di tiposoggettivo, dettati da scelte ragionate, esisto-no i criteri di tipo casuale, statistico (ingl.”random”), basati su metodi probabilistici.Facciamo un brevissimo accenno al campiona-mento casuale per materiali omogenei, contutti i componenti del materiale che dovreb-bero avere la stessa probabilità di venire inclu-si nel campione(12)(21)(22)(23)(24)(25)(26)(27)(28)(29)(30)(34). Piùgrande è il cumulo di materiale eterogeneo eminore è la probabilità di inclusione nel cam-pione di tutte le dimensioni delle particelle.Trivellando casualmente rocce e minerali emescolando poi il materiale frantumato otte-nuto, si ricava da questo il campione rappre-sentativo. Dopo prelievo da vari strati e crea-zione di un’ unità, a volte si divide la massa diquesta in sezioni immaginarie, le si numera esi prelevano numeri estratti a sorte. Ecco ilperché della casualità assoluta, concretizzatanella estrazione a sorte. Il campionamento“casuale” o “randomizzato” fornisce un cam-pione privo di errori statistici (bias). Non ciaddentriamo nella considerazione dei campio-namenti per randomizzazione ovvero casuali-tà, distinguibile in: semplice (che utilizza comecampione l’intero universo); stratificata; siste-matica (si preleva ad esempio periodicamente,dal nastro trasportatore di solido sfuso, tuttoil materiale contenuto su di una fascia dellalarghezza del nastro; così ci si assicura di pre-levare dal nastro particelle di diversa granulo-metria); sistematica casuale; sistematica stra-

31) Fritsch GmbH/C.D.L. (ConsorzioDistribuzione Laboratorio) Italia(cui sono consorziate le seguentiditte: Incofar di Modena - EttorePasquali di Milano - Vetrotecnicadi Padova - Bioclass di Pistoia -Savatec Strumenti di Torino –Tecnochimica Moderna diMonterotondo Scalo Roma –Ghiaroni di Buccinaso Milano -Levanchimica di Bari) - QuartatoriPTZ da laboratorio; PTZ e PTZ/1-6rotanti; linea Laborette per ladosatura e la quartatura automa-tica (che completa, con la lineaAnalysette per la granulometria,la linea Pulverisette per la dosa-tura. Vedere siti: www.fritsch.de;www.cdl.it. Ecco gli indirizzi e-mail delle ditte menzionate:[email protected]; [email protected];[email protected]; [email protected]; [email protected] ep a s q u a l i @ p a s q u a l i . i t ;[email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected];[email protected])32) Retsch Italia (www.retsch.it;[email protected]); Seneco S.r.l.(www.seneco.it) e Jointlab(www.jointlab.it) – Milano - V.Prestinari, 4; 33) Alfatest – Cinisello Balsamo MI,Roma ([email protected]; [email protected])34) ARPA – sezione provinciale diRavenna – “Siti contaminati:strategie e valutazione degliimpatti” – “Strategie di campio-namento”, a cura di SimonettaTunesi - corso di aggiornamento,92 pagg., Ravenna, 03.12.01 –Sala Conferenze CNA Provinciale35)www.arpa.emr.it/piacenza/ ana-lisi merceologiche36) G. Mueller – “Methods in sedi-mentary petrology” – (1967),Sedimentary Petrology – parte 1-Ed. Van Engelhart e al. - HofnerPubl.Co., New York, 288 pagg.37) B.A.Schumacher ed altri – “Acomparison of soil sample homo-geneization technique” – (1990),febb., Kockheed Eng. And Sci. Inc.,Las Vegas, Nevada, USA, a curadell’U.S.Environmental ProtectionAgency, 48 pagg.38) W.M. Van Johnson e J. A.Maxwell – “Rock and MineralsAnalysis” – 2a edizione, J.Wileyand Sons inc., New York, (1981),489 pagg.

Fig. 7 - Formazione di cono e quartatura (39)

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tificata; a due stadi; a grappolo (“cluster”); asessola(2) (30). Introduciamo alcune definizioni(4):per “incremento” si intende una porzione dicampione raccolta da un campionamento inuna singola operazione; per “campione prima-rio” quello formato dalla somma dei singoliincrementi; per “campione globale” l’aggrega-zione di prelievi; per “campione secondario”quello ottenuto dal primario dopo opportunariduzione volumetrica e/o granulometrica; per“campionamento casuale” il prelievo di incre-menti da un lotto in modo casuale; per “cam-pione rappresentativo” quello risultante daprelievi separati secondo un piano di campio-namento concepito per far sì che esso riflettale caratteristiche di una popolazione che inte-ressano in misura adeguata alle finalità delcampione stesso; un piano di campionamentoche rende probabile che la qualità di tale cam-pione corrisponda a quella del lotto; per “sot-tocampione” quello ridotto derivato da uncampione globale; per campione “duplicato” o“replicato” quello ottenuto mediante divisioneo quartatura(2)(4)(5)(6). Ed eccone altre(7)(7 bis): per“campione singolo” quello proveniente da unsingolo prelievo del lotto; per “campione com-posito” quello da mescolanza ed omogeneiz-zazione di campioni singoli; per “campione dilavoro” quello in cui il campione singolo ocomposito viene suddiviso in laboratorio conadatti metodi, al fine di essere sottoposto adiverse analisi; infine l’aliquota prelevata dalcampione di lavoro, necessaria per ogni deter-minazione, è il “campione di analisi”.

3- Procedimenti di riduzione dimensionale delcampioneLe norme UNI EN prevedono la riduzione deimateriali di tipo vario a pezzature idonee agliscopi di destinazione dei campioni da conser-vare. Un primo problema da affrontare è ladiseguale dimensione del materiale; essa puòvariare a volte, per certi prodotti, da pochimillimetri a decine di centimetri. Si può ricor-rere a vagli, che permettono di separare certepezzature (ad es. tenendo solo il materiale chesuperi un certo numero di centimetri). In talmodo si eviterebbe di installare apparecchia-ture gravose; ma si potrebbe creare un margi-ne di errore, eseguendo tale scarto. Poiché ilproblema riguarda il fornitore, l’acquirente loevita richiedendo che la pezzatura del mate-

riale in arrivo sia inferiore ad un certo valore.Le frantumazioni, le vagliature, verranno ese-guite a monte. E naturalmente, presso la dittaacquirente, al momento dei controlli di quali-tà (o di studi, o prove) facenti uso del campio-ne (già menzionato, chiamato) “standard”, siprocederà a portare il materiale a dimensioniadatte alla macinazione in giarrette da labora-torio. Ciò lo si ottiene facendo uso di frantu-mazione con opportuno martello). La normaUNI 10802(2) detta i principi generali per lapreparazione anche dei campioni delle terre erocce da scavo ai fini della loro caratterizza-zione chimico-fisica(9). Deve essere scartata lafrazione maggiore di 2 cm. Un campione puòessere ridotto: con la ripartizione meccanica(con cono rotante; con ripartitore a ripetizio-ne; con tramoggia rotante(2)) o manuale (conderivatore, ingl. riffle; con pala(2)); con riparti-tori che sfruttano la gravità(12); con divisione inaliquote, con campionatori a scatola, a scom-parti, con frazionamento a sessola. Le due tec-niche più comuni sono forse il metodo di ridu-zione per quartatura ed il metodo della dia-gonale(1)(2)(6). Va ricordato(12) che i ripartitori diriduzione vanno tarati periodicamente, pernon introdurre errori statistici.

3.1 – La quartatura o inquartamentoIl più comune procedimento industriale (e dilaboratorio) per ridurre un campione “globale”(aggregazione di prelievi) a “sottocampione” èdetto quartatura. Il campione “globale” è fatto

39) G.A.Raab ed altri – “The homo-geneization of environmental soilsamples in bulk”- (1990), LewisPubl.40) E.S.Pettyjohn – “Portableequipment for crushing andquaterning samples of coal, cokeor other lumpy materials” –Ind.Eng.Chem.15.04.1931, pag.16341) www.sddot.com/pe/materials42) V.Phounmavong (L.Toussaint,L.Florent) – “Materiaux deConstruction – Chap. 3 – Les gra-nulates” – AUF, Cours en ligne,Campus Numérique Francophonede Vientiane Laos43) www.assoamianto.it –“Procedure di riferimento per ilprelievo e l’analisi dei campioni” –Allegato 2 – D.M. 25/10/1999, n°47144) Ringraziamo per il materialetrasmessoci: il prof. dott. RobertoPassino, direttore dell’I.R.S.A./-C.N.R. di Roma; il dott. prof.Emanuele Boselli, docente pressola facoltà di Agraria, Dipar-timento di Scienza degli Alimenti,dell’Università Politecnica delleMarche; la dott.ssa Maria GraziaScialoja, responsabile EcosistemaSuolo RQSSA dell’ARPA diModena. Ringraziamo inoltre, perle informazioni forniteci, il dr.Bruno Fabbri, dell’I.S.TE.C./C.N.R.di Faenza.

Fig. 8 - Quartatore di laboratorio (14)

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cadere dall’alto su di un piano liscio e pulito(lo stesso pavimento, ben pulito, di un box delcapannone ove sono immagazzinate le mate-rie prime), in modo da formare un cumuloconico, che poi viene appiattito in uno stratosottile. Oppure con escavatori si asportano dalmucchio porzioni di materiale e da ciascunabennata, con badile, si prelevano varie aliquo-te. Il cumulo conico può venire per tre volte rove-sciato e riformato, depositando ogni palatasulla sommità del nuovo cono; alla fineappiattendo il terzo cono, ad ottenere unmucchio piano, di spessore e diametro unifor-mi(5). Si divide lo strato in quattro parti, trac-ciando con una spatola due solchi perpendi-colari o servendosi di divisore a croce. Si pre-levano e mescolano le due parti opposte, siprocede – se necessario – ad una nuova quar-tatura, fino a raggiungere una quantità dicampione sufficiente per il controllo di quali-tà e (anche senza procedere ad ulteriore quar-tatura, ma con lo stesso campione) per studi eprove di laboratorio. “Quartatori” meccanici(1)(8)(11)(12)(14)(15)(16)(17)(18)(19)(20) possono eseguire la ridu-zione. La quartatura può essere usata in com-binazione ad esempio con un riduttore ascomparti; dopo l’effettuazione della prima,subentra la seconda tecnica, con separazionedegli aggregati che cadono in uno dei due rac-coglitori del riduttore(5). Si può poi ripetere iltutto. Un quartatore può combinare nellastessa unità due princípi di ripartizione com-petitivi(11). Illustriamo un tipo classico di quar-tatore da laboratorio, per piccole quantità. Dauna tramoggia il materiale scende su di un

cono divisore scanalato e qui viene diviso inotto canali separati, il cui flusso – alla base delcono – viene raccolto in recipienti. Il cono èfatto ruotare attorno al suo asse di simmetria,per evitare irregolarità dei flussi e quindi disu-niformità di distribuzione del componentenegli otto recipienti. Le forze centrifughe dirotazione accelerano il flusso di materialeverso l’esterno; il materiale cade sul cono eviene così semplificato il passaggio dagli ottocanali ai relativi raccoglitori(11). G. Mueller(36) èstato forse il primo ad ideare nel 1967 la tec-nica della “formazione di cono e quartatura”,sostenendo che il metodo è adatto per grossiquantitativi e certo non per campioni sotto 50g(37). Il divisore (quartatore) d’acciaio l’avevaescogitato Pettyjohn nel 1931(40). Quattordicianni dopo Mueller, nel 1981, Van Johnson eMaxwell(38) hanno indicato alcuni possibilipericoli ed inconvenienti nel metodo: unapossibile diseguale segregazione dei materialipiù pesanti, durante l’appiattimento e la“conatura”(cioè la formazione di cono) delmateriale; una possibile sorgente di errorenella formazione del cono data dallo “spolve-rio”. Raab ed altri(39) hanno poi messo a puntola tecnica, proponendo la ripetizione del pro-cedimento di quartatura varie volte, fino araggiungere l’omogeneità del campione.Hanno usato il metodo per campioni di 450 kgdi terra. In seguito si è raffinata vieppiù lametodologia(37). Riportiamo alcune figure cheillustrano il procedimento di quartatura [figu-ra 1(20)(35), fig. 2(19), fig. 3(1), figg. 4(41), fig. 5(10), fig.6(42), fig. 7(39), figg. 10(4)]. Il materiale da esami-nare (1,5-2 t) è distribuito in modo uniforme

mediante una pala meccanicaa formare una torta di altezzacirca 30 cm. Questa va divisain quattro parti di ugualedimensione e con contenutoomogeneo. Il materiale di duequarti opposti deve esserescartato, mentre quello deidue quarti rimanenti vamescolato e ridistribuito inuna nuova torta, alta come laprecedente. Si procede comedetto per la prima quartaturae si sceglie uno dei due quartirimasto come campione del-l’analisi merceologica. Il pesoFig. 9 - Metodo della Diagonale (1)

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Il Chimico Italiano • n. 4 lug/ago 2007

del campione ottenuto al termine delle duequartature è di circa 160-250 kg., circa undecimo della quantità di partenza(1). E’ ovvioche se si vogliono otto mastelli da 0,2 t, peripotesi, ad esempio cinque (o quattro) per laditta acquirente e tre (o quattro) per il forni-tore, la procedura va corretta per quantoriguarda le quantità dei campioni di partenzae finale. Per arrivare ad una quantità di campione di1,6 t, nell’ipotesi che il rapporto tra quantitàiniziale e finale sia di 10/1, come detto, occor-re partire da 16 t circa. Si possono anche ese-guire ad esempio quattro quartature che par-tano da 4 t ed arrivino a 400 kg ed al termine

mescolare bene il campione ottenuto e riem-pire con esso gli otto bidoni da 200 kg (0,2 t).Per la quartatura di fanghi vedere lo schemaCNR/IRSA(7)(17)(43).Esistono quartatori da laboratorio(31)(32)(33) [v. fig.8(14) ].3.2 – La diagonaleIl materiale (ad esempio 1,5-2 t) viene distri-buito in modo omogeneo con pala meccanicafino a formare un quadrato con lato circa 4 m.Si delimita in seguito una fascia lungo la dia-gonale [figura 9(1)], larga circa 30 cm, e si pre-leva questa parte come campione (fino a circa160-250 kg). Valgono poi le stesse considera-zioni dette sopra (ripetizione della procedura).

Fig. 10 - Massa minima da campionare per migliorare l’accuratezza (4)

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Il Chimico Italiano • n. 4 lug/ago 2007ASSOCIAZIONI E

SINDACATI

Per sapere - premesso che: in data 18.05.2004 il Consiglio della RegionePuglia ha approvato la Legge Regionale n.8/2004 avente ad oggetto la “Disciplina in mate-ria di autorizzazione alla realizzazione e all’eser-cizio, all’accreditamento istituzionale e accordicontrattuali delle strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private”;con parere del 14.05.2004 l’Unione SindacatiChimici Italiani sollevava dei dubbi di legittimitàcostituzionale in merito ad alcune norme conte-nute nel testo di legge nonché evidenti incon-gruenze con le leggi che regolano l’eserciziodelle attività professionali ed in particolare quel-la del dottore chimico;a detta dell’Unione Sindacati Chimici Italiani, gliaspetti più critici del testo riguardano l’introdu-zione dell’autorizzazione obbligatoria (di cui alCapo 1 e 2 della Legge Regionale 8/2004) perl’esercizio di professioni protette, tra cui anchequella svolta in studi di assistenza, consulenza dianalisi chimiche e di analisi chimico-cliniche.Secondo tale qualificata impostazione, la nor-mativa risulta in contrasto con l’art. 33, comma5, della Costituzione, ove si stabilisce che il supe-ramento dell’esame di Stato e la successiva iscri-zione all’albo conferiscono al professionista undiritto soggettivo ad esercitare la libera profes-sione. In virtù di questo principio, proprio l’art. 5della Legge Regionale 8/2004, al comma 3,dispone che “non sono soggetti ad autorizzazio-ne gli studi dei medici che esercitano l’attivitàprofessionale”. Né si comprende per quale moti-vo si debba imporre un regime differente al chi-mico che, al pari del medico, svolge la propriaattività professionale in uno studio privato;infatti, il D. Lgs. 502/92 e successive modifiche -più volte richiamato dalla Legge Regionale - haintrodotto l’obbligo di autorizzazione per glistudi medici in cui si svolgono prestazioni sani-tarie odontoiatriche, di chirurgia ambulatoriale

e/o procedure di diagnosi e terapia di particolarecomplessità, facendo quindi riferimento all’eser-cizio di attività sanitarie di esclusiva competen-za del medico. Le norme contenute nella LeggeRegionale 8/2004 si riferiscono genericamentealle professioni protette senza fare alcuna distin-zione e soprattutto considerano il chimico al paridi un libero professionista che svolge un’attivitàsanitaria, contrariamente a quanto più volteribadito in giurisprudenza (Cass. - VI Sez. pen. -1048/85, Cass. - Sez. Un. Pen. - 2/90, Corte Cost.29/90). Inoltre, all’interno della Legge Regionale8/2004 non vi è una esatta individuazione e dif-ferenziazione delle strutture in cui i professioni-sti abilitati esercitano la loro attività. Il concettodi “studio autorizzato” introdotto dalla leggeRegionale 8/2004 risulta, infatti, una contraddi-zione in termini: mentre la normativa nazionaleindividua con il termine “studio” il luogo in cui illibero professionista abilitato svolge la propriaattività ai sensi dell’art. 33, comma 5, dellaCostituzione, l’art. 5, comma 1 lett. b) n. 1.2.4,della Legge Regionale sancisce l’obbligo ancheper gli studi che svolgono analisi chimico-clini-che (individuate come “attività di medicina dilaboratorio”) di richiedere l’autorizzazione all’au-torità amministrativa regionale. Al riguardo, glistudi professionali in cui si eseguono analisi chi-mico-cliniche non sono assimilabili a struttureche svolgono un servizio sanitario per il pubbli-co (p.es. ambulatori o a case di cura) e non rien-trano, pertanto, nell’area di applicazione dell’art.193 T.U.L.S. 1265/1934, in base al quale “ (...) nes-suno può mantenere in esercizio (...) gabinettid’analisi per il pubblico a scopo di accertamentodiagnostico, senza speciale autorizzazione delPrefetto, il quale la concede dopo il parere delConsiglio Provinciale di Sanità”. L’esercizio dellelibere professioni regolamentate non può essereneppure qualificato come attività di impresa, e ilcarattere strettamente personale della professio-

Interrogazione con risposta scrittaal Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri dell’Interno e per gli Affari Regionali e le Autonomie LocaliVertenza Sanità: anche in Puglia, come nel lazio, vi sono difficoltà per i Colleghi. Riceviamo,e pubblichiamo di seguito, l’interrogazione inviata al Dott. E. Rampino, Segretario Nazionaledell’U.Sin.C.I. - Unione dei Sindacati dei Chimici Italiani - ed effettuata dal Sen. AlfredoMantovano prontamente attivatosi sulla segnalazione dei Chimici Pugliesi circa l’applicazio-ne della legge regionale relativa ai laboratori di analisi chimico-cliniche.

ne intellettuale non consente che tale eserciziopossa essere riferito ad un ente astratto o ad ungruppo anonimo e/o unificato. Il Consiglio diStato, con parere del 28.05.1982, ha affermatoche le espressioni strutture, istituzioni, presidirichiamate nella legge n. 833 del 23.12.1978 nonhanno una valenza tecnico-giuridica in quantonon permettono di identificare le entità designa-te. La stessa giurisprudenza della Corte costitu-zionale è stata sempre ferma nell’escludere lapossibilità di riferimento dell’esercizio di un’atti-vità professionale ad un gruppo unificato o adun ente. Pertanto la Legge Regionale 8/2004parrebbe di dubbia legittimità, nella parte in cuiconsidera equivalenti e/o equipollenti le “strut-ture” di chimica-clinica a centri che svolgonoattività di impresa. Ulteriore profilo di illegittimi-tà costituzionale è quello relativo alla differenza,riconosciuta anche per la particolare figura delchimico, tra il “professionista semplice e/o com-plesso”. L’art. 5, comma 3, da un lato escludel’obbligo di autorizzazione per il medico “sempli-ce” (lasciando intendere che lo stesso regimedebba applicarsi al chimico che esercita la suaprofessione), dall’altro richiede l’autorizzazioneper lo studio medico che svolge “attività com-

plesse, intendendo con ciò consistenza equipa-rabile a quella stabilita dal D.P.R. 14.01.97 per ipresidi ambulatoriali….”. Conseguentementeanche l’attività del chimico sarebbe soggetta adautorizzazione quando nel suo studio professio-nale esistono “…le capacità erogative ed il perso-nale …che …. configurano attività complesse….”(come previsto dall’art. 5, comma 3, della LeggeRegionale 8/2004). Questa interpretazioneestensiva non solo risulta in contrasto con quan-to previsto dal regolamento professionale delchimico - R.D. 1 marzo 1928 n. 842 - in cui nonsi fa alcuna distinzione tra attività professionale“semplice” e “complessa”, ma appare anche con-traddittoria con quanto previsto dallo stesso art.5, comma 1 lett. b) n. 1.2.4 in cui le analisi chi-mico-cliniche vengono impropriamente ricono-sciute come prestazioni di “Medicina diLaboratorio”.

Quali provvedimenti intendano assumere perpromuovere una rettifica dei profili attinenti allaLegge Regionale pugliese n. 8/2004, nelle parti incui risulta in contrasto con la normativa statalein vigore.

Sen. Alfredo Mantovano

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Il Chimico Italiano • n. 4 lug/ago 2007 ASSOCIAZIONI E

SINDACATI

REDAZIONE: P.zza S. Bernardo,106 - 00187 Roma - Tel. 06.47883819 - Fax 06.47885904 - e-mail: [email protected]

la redazione de

Il Chimico ItalianoInvita i propri lettori ad inviare contributi scritti di argomenti tecnico-scientifico o di attualitàper la professione.Le norme per la pubblicazione si trovano sul sitowww.chimici.it nella ribrica “La rivista on-line”

RECENSIONI

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Il Chimico Italiano • n. 4 lug/ago 2007

Il romanzo “Mezzanotte e cinque a Bhopal”dovrebbe essere presente nella biblioteca di ognichimico a monito delle gravose responsabilitàche possono investire la sua professione. Nellanotte tra il 2 e il 3 dicembre 1984 a Bhopal, nelcuore dell’India avvenne il più grave incidenteche la storia dell’industria chimica mondialericordi. Quell’evento, che provocò la morte di un nume-ro imprecisato di persone, tre le sedicimila e letrentamila, ha sicuramente segnato i chimici cheoggi portano “i capelli bianchi”, ma i giovani chesi accingono a laurearsi in chimica, all’epoca deifatti non erano ancora nati. Il libro si apre conuna cartina di Bohpal per aiutare il lettore acomprendere il teatro della vicenda; nel cuoredel volume c’è poi la documentazione fotografi-ca che comprende, tra le altre, anche l’immaginedell’impianto ancora esistente ma abbandonatoda più di vent’anni. L’intreccio di “Mezzanotte ecinque a Bhopal” è costruito attorno al tragicoincidente sfruttando le storie di persona real-mente esistite in tre diversi continenti. La vitasemplice di una bambina indiana, PadminiNadar, ne è il filo conduttore. La famiglia Nadar,per sfuggire alla carestia e allo sfruttamento deibambini, abbandona il villaggio d’origine nellaregione agricola dell’Orissa e si incontra con ilgrande impianto di antiparassitari in costruzionenel cuore dell’India. Bhopal è una città bellissi-ma, è chiamara la “Baghdad dell’India”, ma gliantichi fasti dei nababbi stridono con la miseriadella bidonville costruita accanto alla ferrovia. Legesta della famiglia Nadar e degli altri abitantidella bidonville si rivestono di un’aura epica nellabattaglia quotidiana per la sopravvivenza men-tre sullo sfondo si delineano gli scenari interna-zionali che spingono un colosso della chimicastatunitense prima a costruire il grande impian-to chimico in India, poi a lasciarlo lentamentemorire. L’India appare come un paese, o megliocome una federazione di Stati grandi quasiquanto un continente, dove convivono indù,mussulmani, cristiani e buddisti, nella più grandedemocrazia del mondo che sta saltando dal-

l’agricoltura di sostentamento allo aviluppoindustriale con tutti i conflitti sociali e le con-traddizioni che ne seguono.La narrativa è densa di emozioni, il lettore vivecon la protagonista le speranze di riscatto dallamiseria e il loro naufragio, intravede nella buonavolontà dei ricercatori d’occidente un epilogofausto, si perde nella burocrazia e leggerezzadell’amministrazione statale.L’armonia etnica che campeggia sul libro sispezza con l’omicidio di Indira Gandhi ma siricompone negli esempi di solidarietà tra lagente che popola la bidonville e chi è riuscito aduscirne.Come suggeriscono i canoni della tragedia, l’in-cidente stronca il momento più felice della vitadella giovane protagonista ma in questo caso èla cruda realtà che supera la fantasia.Le pagine successive sono un proseguirsi diemergenze alle quali nessuna autorità è prepara-ta e che vengono fronteggiate solo con l’eroismodei singoli. Il momento più toccante è forse lamorte degli allievi della scuola di medicina che siavvelenano nel praticare la respirazione bocca abocca ai moribondi che a migliaia arrivanoall’ospedale con ogni mezzo.Al termine, dopo tanta tragedia e sofferenza, perla protagonista sembra comparire un poco diserenità ma l’entrata in scena degli organismigeneticamente modificati fa chiudere il libro conun motto di sconcerto.Gli eventi sono ricostruiti con precisione, doviziadi nomi e date. Il libro contiene una meticolosaindagine giornalistica, basata su documenti einterviste, dei fatti precedenti e posteriori allatragedia di Bhopal.I chimici saranno colpiti dalla correttezza e sem-plicità con la quale gli autori descrivono i pro-cessi chimici. La ricostruzione appare obbiettivaed esauriente, gli autori non si sbilanciano a daregiudizi quindi il lettore è libero di crearsi la pro-pria opinione su quanti e quali responsabilitàricadono sui diversi attori della tragica vicenda.

Alberto Zanelli1

Recensione al libro“Mezzanotte e cinque a Bhopal”di Dominique Lapierre e Javier MoroOscar bestseller Mondadori, 2003 - ISBN 8804514523, 392 pagine.

1 Alberto Zanelli, Istituto per la SintesiOrganica e la Fotoreattività (ISOF),Consiglio Nazionale delle Ricerche(CNR), via P. Gobetti 101, Bologna, e-mail: [email protected]

RECENSIONI

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Il romanzo “Mezzanotte e cinque a Bhopal”dovrebbe essere presente nella biblioteca di ognichimico a monito delle gravose responsabilitàche possono investire la sua professione. Nellanotte tra il 2 e il 3 dicembre 1984 a Bhopal, nelcuore dell’India avvenne il più grave incidenteche la storia dell’industria chimica mondialericordi. Quell’evento, che provocò la morte di un nume-ro imprecisato di persone, tre le sedicimila e letrentamila, ha sicuramente segnato i chimici cheoggi portano “i capelli bianchi”, ma i giovani chesi accingono a laurearsi in chimica, all’epoca deifatti non erano ancora nati. Il libro si apre conuna cartina di Bohpal per aiutare il lettore acomprendere il teatro della vicenda; nel cuoredel volume c’è poi la documentazione fotografi-ca che comprende, tra le altre, anche l’immaginedell’impianto ancora esistente ma abbandonatoda più di vent’anni. L’intreccio di “Mezzanotte ecinque a Bhopal” è costruito attorno al tragicoincidente sfruttando le storie di persona real-mente esistite in tre diversi continenti. La vitasemplice di una bambina indiana, PadminiNadar, ne è il filo conduttore. La famiglia Nadar,per sfuggire alla carestia e allo sfruttamento deibambini, abbandona il villaggio d’origine nellaregione agricola dell’Orissa e si incontra con ilgrande impianto di antiparassitari in costruzionenel cuore dell’India. Bhopal è una città bellissi-ma, è chiamara la “Baghdad dell’India”, ma gliantichi fasti dei nababbi stridono con la miseriadella bidonville costruita accanto alla ferrovia. Legesta della famiglia Nadar e degli altri abitantidella bidonville si rivestono di un’aura epica nellabattaglia quotidiana per la sopravvivenza men-tre sullo sfondo si delineano gli scenari interna-zionali che spingono un colosso della chimicastatunitense prima a costruire il grande impian-to chimico in India, poi a lasciarlo lentamentemorire. L’India appare come un paese, o megliocome una federazione di Stati grandi quasiquanto un continente, dove convivono indù,mussulmani, cristiani e buddisti, nella più grandedemocrazia del mondo che sta saltando dal-

l’agricoltura di sostentamento allo aviluppoindustriale con tutti i conflitti sociali e le con-traddizioni che ne seguono.La narrativa è densa di emozioni, il lettore vivecon la protagonista le speranze di riscatto dallamiseria e il loro naufragio, intravede nella buonavolontà dei ricercatori d’occidente un epilogofausto, si perde nella burocrazia e leggerezzadell’amministrazione statale.L’armonia etnica che campeggia sul libro sispezza con l’omicidio di Indira Gandhi ma siricompone negli esempi di solidarietà tra lagente che popola la bidonville e chi è riuscito aduscirne.Come suggeriscono i canoni della tragedia, l’in-cidente stronca il momento più felice della vitadella giovane protagonista ma in questo caso èla cruda realtà che supera la fantasia.Le pagine successive sono un proseguirsi diemergenze alle quali nessuna autorità è prepara-ta e che vengono fronteggiate solo con l’eroismodei singoli. Il momento più toccante è forse lamorte degli allievi della scuola di medicina che siavvelenano nel praticare la respirazione bocca abocca ai moribondi che a migliaia arrivanoall’ospedale con ogni mezzo.Al termine, dopo tanta tragedia e sofferenza, perla protagonista sembra comparire un poco diserenità ma l’entrata in scena degli organismigeneticamente modificati fa chiudere il libro conun motto di sconcerto.Gli eventi sono ricostruiti con precisione, doviziadi nomi e date. Il libro contiene una meticolosaindagine giornalistica, basata su documenti einterviste, dei fatti precedenti e posteriori allatragedia di Bhopal.I chimici saranno colpiti dalla correttezza e sem-plicità con la quale gli autori descrivono i pro-cessi chimici. La ricostruzione appare obbiettivaed esauriente, gli autori non si sbilanciano a daregiudizi quindi il lettore è libero di crearsi la pro-pria opinione su quanti e quali responsabilitàricadono sui diversi attori della tragica vicenda.

Alberto Zanelli1

Recensione al libro“Mezzanotte e cinque a Bhopal”di Dominique Lapierre e Javier MoroOscar bestseller Mondadori, 2003 - ISBN 8804514523, 392 pagine.

1 Alberto Zanelli, Istituto per la SintesiOrganica e la Fotoreattività (ISOF),Consiglio Nazionale delle Ricerche(CNR), via P. Gobetti 101, Bologna, e-mail: [email protected]

DALL’EUROPA

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Il Chimico Italiano • n. 4 lug/ago 2007

Il nuovo gruppo formulerà raccomandazionipolitiche al fine di migliorare l'approcciodell'Europa in materia di insegnamento scientifi-co e garantire alle generazioni future la prepara-zione adeguata per vivere e lavorare in un'eco-nomia basata sulla conoscenza.È sempre più evidente che i ragazzi e i giovanid'Europa vanno perdendo interesse verso lescienze e preferiscono non sceglierle comemateria di studio all'università. Nel contempo, daun recente sondaggio di Eurobarometro è emer-so che l'80% degli adulti ritiene che l'interessedei giovani verso le scienze sia essenziale per lanostra prosperità futura.«Una società realmente fondata sulla conoscen-za esige la partecipazione dei suoi cittadini», hadichiarato il commissario europeo per la RicercaJanez Potocnik. «Dobbiamo adoperarci di più perpreparare i nostri giovani ad un futuro cherichiederà un'adeguata conoscenza scientifica ela corretta comprensione della tecnologia».Il nuovo gruppo riunisce eminenti scienziati chevantano una solida esperienza nell'insegnamen-to delle scienze. Ne fanno parte Doris Jorde del-l'università di Oslo (Norvegia), presidente dellaEuropean Science Education ResearchAssociation (Associazione europea di ricerca perl'insegnamento delle scienze), e Dieter Lenzen

della Freie Universität Berlin (Libera università diBerlino, Germania), già Presidente della DeutscheGesellschaft fur Erziehungswissenschaft (societàtedesca per l'istruzione scientifica). Il gruppocomprende inoltre Harriet Wallberg Henrilcssondell'istituto Karolinska (Svezia), ex membro deigruppi di esperti del ministro svedese dell'istru-zione e delle scienze, e Peter Csermelydell'Università Semmelweis di Budapest(Ungheria), vincitore del premio Cartesio per lacomunicazione nel 2005. Il gruppo sarà presie-duto dall'eurodeputato Michael Rocard, exPrimo Ministro francese.Gli esperti esamineranno due iniziative esistenti,volte a promuovere un'adegata istruzione scien-tifica in Europa, ovvero i progetti Pollen eNucleus. L'iniziativa Pollen mira a sostenere l'in-segnamento delle scienze nelle scuole primarie.Nucleus è un raggruppamento di progetti cuipartecipano organizzazioni di ricerca, musei,centri scientifici e università di tutta Europa. Iprogressi compiuti fino ad oggi nell'ambito del-l'iniziativa comprendono la creazione di Xplora,un portale europeo sull'insegnamento dellescienze, la pubblicazione di una rivista Science inSchools e l'organizzazione di un festival «Scienceon Stage».

Nuova task force comunitaria per promuovere lo studio delle scienze

Intervento il 25 gennaio 2007 in occasione diuna conferenza dell’UE su energia e diritto,Andris Piebalgs ha dichiarato che l’Europa haperso l’occasione di guidare il mercato emergen-te del valore di svariati miliardi di euro nelcampo delle tecnologie a basso impiego di car-bonio e ad alta efficienza energetica.«I fatti dimostrano che, malgrado il raddoppiodei fondi per l’energia nel Settimo programmaquadro rispetto al Sesto, gli Stati Uniti, ilGiappone e la Cina stanno progredendo più rapi-damente», ha affermato il commissario.

«L’Europa si sta lasciando sfuggire un’opportuni-tà; deve approfittare del proprio impegno agestire il cambiamento climatico, ........ al carbo-nio i prezzi imposti dal meccanismo di scambiodelle emissioni, e utilizzarlo quale trampolino dilancio per sviluppare un settore energetico gui-dato dall’innovazione, ponendosi al primo postonel mondo e creando forti esportazioni e oppor-tunità occupazionali per l’Europa», ha prosegui-to.Affinché l’Unione sia all’avanguardia per quantoriguarda la prossima generazione di energie rin-

La Commissione europea declina un piano volto a promuovere la ricerca sulle tecnologie ad alta efficienza energetica

Le comunicazioni di seguito riportate nella rubrica “Notizie dall’Europa” sono tratte dagli ultimi numeri di “CORDIS”, bollettinodell’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiale della Comunità Europea.

novabili e a basso impiego di carbonio, laCommissione europea sta preparando il «pianostrategico europeo per le tecnologie energeti-che» volto a stabilire obiettivi precisi per la ricer-ca e la tecnologia nel campo dell’energia inEuropa.Sviluppare i biocarburanti di seconda generazio-ne affinché possano rappresentare alternativepienamente competitive rispetto agli idrocarbu-ri e rendere competitiva nel breve periodo l’ener-gia eolica offshore su larga scala, per preparare ilterreno a una super rete europea offshore, sonodue degli obiettivi dell’iniziativa.Il piano comprenderà inoltre obiettivi precisiquali preparare l’energia elettrica fotovoltaicaallo sfruttamento dell’energia solare, compiereprogressi più celeri verso i reattori a fissionenucleare di quarta generazione e la tecnologia

futura per la fusione o sviluppare tecnologie delgas e del carbone più sostenibili, in particolarerelativamente a sequestro e stoccaggio del car-bonio.«Sono soltanto alcuni esempi; nel 2007 propor-remmo un programma concreto per coordinaremeglio le risorse esistenti. Impiegarle in manierapiù mirata e, se necessario, investire di più», hadichiarato il commissario Piebalgs.La Commissione europea intende redigere ilpiano di consultazione con le parti interessate,tra cui le piattaforme tecnologiche europee cor-rispondenti e i gruppi consultivi del 7PQ. Saràinoltre organizzata una consultazione pubblica ela Commissione europea auspica di presentare laversione definitiva del piano ai capi di Stato e digoverno europei in occasione del Consiglio diprimavera del 2008.

Le «forze generate dalla globalizzazione» presen-tano, come mai prima d’ora, sfide comuni, haaffermato Barroso. Si tratta di sfide quali il cam-biamento climatico, la sicurezza energetica o ilterrorismo internazionale, cui l’Europa ha rispo-sto con efficacia, ha aggiunto.«Possiamo essere orgogliosi del modo in cuiabbiamo finora reagito ai rapidi cambiamentidella situazione. Innanzi tutto, la Commissioneha rinnovato la strategia di Lisbona e ha chiara-mente posto l’accento sulla crescita e l’occupa-zione. Di conseguenza, abbiamo potuto ricon-quistare fiducia nel Patto di stabilità e crescita,dotandolo di un fondamento più realistico e pra-tico», ha affermato il Presidente della Com-missione.Proseguendo nelle considerazioni riguardo al2006, Barroso ha sottolineato gli sforzi compiutia sostegno dell’innovazione: «Per garantire laprosperità dell’Europa nelle economie dellaconoscenza di domani, abbiamo fatto dell’inno-vazione un elemento essenziale delle nostrestrategie economiche e sociali. La creazionedell’Istituto Europeo di Tecnologia (IET) contri-buirà a porre rimedio alla frammentazione deglisforzi di ricerca, formazione e innovazione, chefino ad oggi ha ostacolato i progressi».L’eurodeputato irlandese Brian Crowley, nella

replica alla presentazione ha dimostrato di nonessere impressionato dalla rapidità delle riformevolte a promuovere l’innovazione. «Da quandoessere radicale è una colpa?» ha chiesto. Haaffermato che il processo verso il conseguimen-to degli obiettivi di Lisbona è stato eccessiva-mente lento, e che resta «ancora molto da fare»,dal momento che sul versante di ricerca e inno-vazione si fanno tante parole anziché passareall’azione.Ovviamente R & I avranno un ruolo importantenelle aree prioritarie della Commissione europeaconcernenti energia e cambiamento climatico.Nel 2007 la Commissione presenterà per la primavolta un’analisi strategica della politica energeti-ca per l’Europa che proporrà una serie di misuretese ad accelerare l’introduzione di tecnologienuove a bassa emissione di carbonio, nonché adiversificare gli approvvigionamenti.Per quanto riguarda il cambiamento climatico, laCommissione elaborerà alcune opzioni per unapolitica comunitaria in materia e studierà alter-native nel campo della cooperazione internazio-nale.Numerosi progetti di ricerca in materia di ener-gia e ambiente dovrebbero beneficiare di unfinanziamento a titolo del nuovo 7PQ, il cuiavvio è previsto per il 1° gennaio 2007.

Energia e cambiamento climatico al centrodel programma di lavoro della Commissione europea per il 2007

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DALL’EUROPA

ELENCO delle COMMISSIONI CONSILIARI 2005-2010

1) Deontologia, magistratura, ordinamento professionale (Zingales - Tau)

2) Formazione e aggiornamento professionale (Maurizi -Carnini - Riccio)

3) Organizzazione Convegni, Congressi, incontri con gliOrdini e C.N.C. (Occhipinti - De Pace - Maurizi - Ribezzo -Scanavini)

4) Parlamento, leggi e Commissioni Parlamentari (Zingales -Bresciani - Maurizi - Mencarelli - Munari - Ribezzo)

5) Pari opportunità (Biancardi - Occhipinti)

6) Rapporti con Enti ed Istituzioni (Zingales - Calabrese -Facchetti - Mencarelli - Tau)

7) Scuola, Università e Ricerca (Zingales - Facchetti - Riccio -Scanavini - Tau)

8) Stampa, informazione e comunicazione (Ribezzo -Biancardi - Bresciani - Carnini - De Pace)

9) Studi e pareri, relazioni internazionali e attività prepara-toria e di approfondimento (Facchetti - Munari - Carnini)

N.B. I nomi sottolineati riportano i Consiglieri Coordinatori della Commissione

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