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1 Corso IFTS – UFC 19 - Sistemi di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani assimilabili La raccolta differenziata dei rifiuti Ing. Fabrizio Patania GESENU S.p.A. - Direttore Tecnico Unità Territoriali ATO Catania 3

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1 Corso IFTS – UFC 19 - Sistemi di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani assimilabili

La raccolta differenziata dei rifiuti

Ing. Fabrizio Patania

GESENU S.p.A. - Direttore Tecnico Unità Territoriali ATO Catania 3

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La raccolta differenziata

Nel linguaggio comune si conoscono le parole rifiuto e immondizia in quanto associate immediatamente ad una connotazione negativa al momento stesso della loro lettura, del loro ascolto, della loro emissione avendo un moto di repulsione. Questi termini sono considerati sgradevoli, diventano parole-tabù per cui tutto ciò che è “rifiuto o immondizia” è intoccabile, da allontanare.Si è consapevoli che la vita dell'oggetto si sta accorciando sempre più a causa del nuovo tipo di rapporto che si ha con le cose. La nostra società è impropriamente chiamata "dei consumi"; in realtà è la società "dello spreco". L'inversione di questa tendenza richiede un cammino sociale ed economico lungo e difficoltoso. Il primo passo da fare è indubbiamente l'attribuzione di valore economico alle materie secondarie, cioè a quei materiali di scarto della produzione che attualmente trovano una sempre più difficile collocazione.E’ necessario un nuovo atteggiamento verso i rifiuti che parta proprio dalla trasformazione degli schemi mentali delle persone. Insomma, dietro le "parole" ci sono le "cose". Ma non si deve avere paura di "guardare" oltre le parole; il compito di tutti è proprio quello di scoprire che forse, dietro quelle "parole", oltre quelle "cose" c'è qualcosa di diverso che dobbiamo sapere.Come si può evitare che tutti i nostri rifiuti finiscano interamente in una discarica o in un termovalorizzatore?

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La gravosa problematica del trattamento dei rifiuti, ha indotto la C.E.E. e gli stati membri a disciplinare il settore dei rifiuti e della tutela ambientale con una normativa specifica, che lascia poco spazio alla libera interpretazione. Non solo l'Europa ma tutti i continenti industrializzati si sono dati regole omogenee per perseguire uno sviluppo sostenibile.L'anno di svolta nella legislazione italiana in materia di gestione dei rifiuti è stato il 1997 con l'emanazione del Decreto Ronchi ( D.Lgs 22/97). Il Decreto Ronchi è importante perché pone degli obbiettivi minimi ben precisi a date determinate, stabilisce divieti e obblighi per tutti i soggetti coinvolti nella produzione dei rifiuti, dai consumatori ai produttori di beni, secondo principi di responsabilizzazione e cooperazione.La raccolta differenziata altro non è che uno degli strumenti indicati dal legislatore per il conseguimento degli obiettivi di recupero e riciclaggio di materiali. Nella visione complessiva del ciclo integrato di gestione rifiuti è considerata come “il primo passo” sul cammino del recupero, un piccolo ma importante tassello per il corretto funzionamento della strategia complessiva.Per recuperare le materie prime seconde , è necessario che i rifiuti vengano divisi e raccolti pertanto per frazioni omogenee (vetro, plastica, carte, etc.) in modo che ognuna risulta economicamente più efficace se correttamente differenziata a monte del processo. La collaborazione e cooperazione dei singoli soggetti interviene in questa fase, attraverso una raccolta per frazione omogenea del rifiuto tra le mura domestiche. Questo permette un notevole abbattimento dei costi di gestione dei rifiuti, un avviamento al recupero più veloce e con meno sprechi.

La raccolta differenziata

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La raccolta differenziata è “la raccolta idonea raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, compresa la frazione organico umida, destinate al riutilizzo, al riciclaggio e al recupero di materia prima”. La possibilità di effettuare fin dalla fase di raccolta la separazione tra le diverse tipologie di materiale di scarto agevola le successive operazioni di recupero; i materiali possono immediatamente essere avviati agli impianti di rigenerazione. La raccolta differenziata assume così un ruolo prioritario nel sistema di gestione integrata dei rifiuti perchè consente:

la valorizzazione delle componenti merceologiche dei rifiuti fin dalla fase di raccolta (rifiuto come risorsa);

la riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti da avviare allo smaltimento, minimizzandone l’impatto ambientale;

il recupero di materia ed energia preservando le risorse naturali; la promozione di comportamenti virtuosi da parte dei cittadini, con conseguenti significativi cambiamenti dei consumi e dello “stile di vita”, a beneficio delle politiche di prevenzione e riduzione (dovere morale e sociale); consente risparmi economici nella gestione dei rifiuti; è un obbligo di legge.

La raccolta differenziata

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Oggi è possibile utilizzare nuovamente i rifiuti per produrre nuovi oggetti. Quindi la raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio o al recupero è stato appurato che è uno dei sistemi più efficaci per risolvere l'emergenza rifiuti perché permette di ridurre il volume dei rifiuti da inviare in discarica e di risparmiare al tempo stesso materie prime ed energia. All’art. 24 il Decreto Ronchi ne stabilisce precisamente gli obiettivi. In ogni ambito territoriale ottimale deve essere raggiunta una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti: 15% entro due anni dall’entrata in vigore del Decreto (1999); 25% entro quattro anni dall’entrata in vigore (2001); 35% a partire dal sesto anno successivo all’entrata in vigore del Decreto (dal 2003).

La raccolta differenziata

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Perchè riciclare

Il rifiuto è anche una risorsa e come tale dovrebbe essere trattato. Dai rifiuti si possono recuperare parte delle materie prime utilizzate per produrre i beni di cui ci si vuole disfare e i vantaggi sono molteplici: AmbientaliRiduzione del volume di rifiuti da conferire in discarica, questo comporta l'allungamento della vita media delle discariche esistenti riducendo la necessità di nuovi impianti. La riduzione dei consumi delle materie prime è una necessità per l'equilibrio ecologico del pianeta. EconomiciUtilizzo di risorse che altrimenti andrebbero distrutte, preservando risorse naturali da destinare alle generazioni future. Risparmi che si ottengono per la riduzione dei quantitativi da smaltire. SocialiNuove possibilità di lavoro. Le attività di raccolta, selezione e riciclaggio dei rifiuti rientrano in quell'insieme di nuove iniziative imprenditoriali ad alto valore tecnologico che rappresentano una delle nuove frontiere dei sistemi produttivi.

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Un modo per individuare la necessità, per la collettività nella sua globalità, di attuare politiche di riciclaggio, è quello di analizzare i problemi che scaturiscono dallo sfruttamento delle risorse, quelli che derivano dalla trasformazione di tali risorse in prodotti e quelli che derivano dall'impossibilità dell'ecosistema di riassorbire i nostri scarti.Più in particolare i problemi connessi allo sfruttamento delle risorse derivano dalla crescente domanda di risorse ambientali limitate, quali ad esempio il legname che crea fenomeni di desertificazione e deforestazione, e dalle condizioni a cui troppo spesso sono costretti i lavoratori impegnati nell'estrazione di materie prime.In riferimento alla seconda prospettiva è opportuno evidenziare che il consumo energetico necessario per la trasformazione delle materie prime in prodotti finiti produce inquinanti molto dannosi per l’ambiente perché principali responsabili dell’effetto serra che causa i cambiamenti climatici. È ormai noto in tutto il mondo il problema dei cambiamenti climatici ed i relativi danni subiti dalle attività economiche, sia esse agricole sia industriali, legato alle calamità naturali e all'aumento del prezzo delle materie prime per scarsità delle stesse. La terza questione sono gli effetti derivanti dalla accumulazione di rifiuti.

Vantaggi per la collettività 2/2

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Vantaggi per la collettività 2/2

Lo smaltimento dei rifiuti in discarica, infatti, pone problemi di carattere tecnico per quanto attiene alla compatibilità del sito nel ricevere i rifiuti e della loro messa in sicurezza, producendo rischi al livello ambientale e sanitario, riducendo il valore economico e paesaggistico del territorio circostante al sito.Il riciclaggio è un'arma fondamentale per lottare contro tutti i problemi socio-ambientali descritti perché capace di offrire materie prime senza deturpare l'ambiente, di favorire il risparmio energetico e di ridurre gli scarti finali. In questo modo il riciclaggio è uno strumento per attuare uno sviluppo sostenibile, contenendo l'impatto delle attività economiche sull'ambiente e migliorare la qualità della vita della collettività.

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Vantaggi per l’impresa 1/2I vantaggi dell’attività di riciclaggio per l’impresa possono dividersi in

due macro-categorie: i vantaggi diretti e indiretti. Con vantaggi diretti si intendono i vantaggi legati alla diminuzione di materie prime “vergini” e di energia necessaria alla produzione del prodotto finito. Per vantaggi indiretti si intendono invece i vantaggi in termini di competitività sul mercato e di “riconoscibilità” del prodotto come rispettoso dell’ambiente.

Infatti, fino a poco tempo fa, il riciclaggio era considerata attività a carico del “sistema pubblico” perché rappresentava solo un costo per il sistema produttivo, ora non è più così. Lo sviluppo di una cultura globale, che evidenzia i propri e gli altrui problemi (basta pensare al fenomeno dello scarico in mare dei rifiuti), ha evidenziato il problema della produzione dei rifiuti e del loro impatto sulla vita della collettività, fino alla diffusione dei fenomeni del “consumo critico” e della “responsabilità sociale dell'impresa”. Per consumo critico s’intende la scelta dei prodotti non solo in base al prezzo e alla qualità ma anche in base alla storia dei prodotti stessi ed al comportamento delle imprese che li offrono.

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Questa pratica dei consumatori ha visto alcuni passi della legislazione in proprio favore, dalle etichette di provenienza della merce, alla registrazione di marchi di qualità. Un esempio di consumo critico ci viene dalla forte crescita del Commercio Equo e Solidale. Infatti la coscienza del consumatore si è evoluta, orientando la propria scelta di acquisto verso quei beni che riconoscono salari adeguati e migliori condizioni di lavoro. Questo fenomeno porta al ripensamento delle politiche aziendali portando un cambiamento delle politiche di competitività delle imprese che si concretizza nella scelta di produzioni certificate nel processo, nel prodotto e nel rispetto degli standard internazionali del mercato del lavoro. Basta pensare al settore del biologico. Il passo successivo è la responsabilità sociale d'impresa, che si concretizza nel reciproco del consumo critico visto dalla parte dell'impresa, perché è l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali ed ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. Specialmente per le grandi imprese, in particolare per le multinazionali, la responsabilità sociale è diventato già un fattore di competitività. Per le piccole imprese, l’attenzione del consumatore si concentra più che altro sul rispetto dell'ambiente. Il vantaggio competitivo allora può essere realizzato tramite informazioni sulle attività di riciclaggio dei propri scarti, sulla diminuzione degli imballaggi, sullo sviluppo di comportamenti sostenibili.

Vantaggi per l’impresa 2/2

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Strumenti gestione rifiuti

Il raggiungimento degli obiettivi della gestione dei rifiuti può essere attuato facendo ricorso ad una serie di strumenti puntualmente individuati. In primo luogo, gli strumenti di regolazione, ossia norme comunitarie per i rifiuti che rispettino il principio della sussidiarietà e che siano in grado di assicurare un’adeguata protezione ambientale e garantire il libero mercato.Un altro strumento valido di intervento è rappresentato dall'individuazione di specifici obiettivi per il riciclaggio ed il recupero (vedi direttiva94/62/CE sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio e la relativa proposta di modifica) supportato,comunque, da informazioni affidabili ed aggiornate, in grado di garantire da un lato obiettivi adeguati, dall’altro il monitoraggio degli stessi, allo scopo di introdurre, se necessario,eventuali misure correttive.In generale, risulta di fondamentale importanza l’adozione, a livello comunitario, di un sistema attendibile per la raccolta dei dati concernenti la produzione e la gestione dei rifiuti. Altri importanti strumenti di azione sono gli accordi negoziali tra le pubbliche autorità e gli operatori economici.Si auspica nella conclusione di accordi nel settore dei rifiuti poiché offrono indubbi vantaggi rispetto alla tradizionale imposizione legislativa consentendo di incrementare la partecipazione degli operatori economici, aumentare il consenso sugli obiettivi fissati, fornire mezzi più flessibili che garantiscano l’armonizzazione, raggiungere risultati migliori per la protezione dell’ambiente ed in tempi più brevi.

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Vanno, infine, ricordati gli strumenti economici quali misure fiscali, incentivi finanziario schemi di deposito rimborsabili che possono essere usati per incentivare la prevenzione, per scoraggiare pratiche di smaltimento non compatibili con elevati livelli di tutela dell’ambiente, per riequilibrare i costi di smaltimento, ancora troppo bassi, con quelli relativi alle attività di riciclaggio e recupero.Anche i depositi cauzionali concorrono ad assicurare che i prodotti alla fine ella loro vita utile siano effettivamente ripresi e indirizzati verso idonee forme di recupero e/o trattamento. Gli strumenti economici sono stati spesso utilizzati in diversi Paesi dell’Unione al fine di indirizzare gli schemi di produzione ed il comportamento dei consumatori verso modelli di consumo “ecocompatibili”; un esempio è fornito dalle cosiddette“ecotasse” sui prodotti non riutilizzabili né recuperabili che possono giocare,in tal senso, un ruolo importante.In generale, considerevoli risultati, intermini di riduzione della produzione dei rifiuti, si possono ottenere laddove i consumatori sono incoraggiati a comprare prodotti che inquinano meno oche derivano da materiale recuperato oche possono, a loro volta, essere riusati e riciclati.

Strumenti gestione rifiuti

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Strumenti di gestione rifiuti: i piani di gestione rifiuti

Possono essere individuati, inoltre, come indispensabili, i piani di gestione dei rifiuti, intesi come strumenti di implementazione e monitoraggio della legislazione, elaborati attraverso un’accurata valutazione della sostenibilità ambientale ed economica del sistema di gestione tenendo conto degli impatti complessivi generati dagli impianti e delle risorse economiche necessarie per la realizzazione degli stessi. L’approccio corretto ad una nuova fase di governo complessivo dei rifiuti dovrebbe partire da strumenti legislativi e di programmazione certi accompagnati da una adeguata conoscenza della realtà concreta del territorio che valuti anche le implicazioni sociali, economiche ed ambientali relative agli ambiti territoriali ottimali che devono essere individuati in conformità ai principi di autosufficienza per le attività di raccolta, smaltimento e recupero e di prossimità ai luoghi di produzione dei rifiuti.Nonostante questa sia l’impostazione comunitaria, si deve osservare che la prevenzione e la minimizzazione sono tra le attività di gestione meno diffuse nei paesi dell’Unione; tale situazione deriva dal fatto che, nella maggior parte dei casi, le iniziative di prevenzione consistono in processi a lungo termine i cui risultati non sono a breve percepibili. Ai fini della loro efficacia, gli interventi devono, inoltre, essere necessariamente associati ad iniziative mirate al miglioramento delle operazioni di gestione dei rifiuti (raccolta, trasporto, recupero, smaltimento) e, in particolare, all’incremento del recupero di materia ed energia.

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Gestione dei singoli rifiuti: PLASTICA

La plastica é una sostanza organica, come il legno, la carta, la lana. Nasce da risorse naturali: prevalentemente carbone, sale comune, gas e, soprattutto, petrolio di cui la produzione mondiale di materie plastiche assorbe circa il 4% annuo.Il processo industriale di trattamento del petrolio per ottenerne derivati è detto cracking. Con tale processo si ottiene la rottura delle catene lunghe delle molecole di idrocarburi, da cui si ottengono prodotti come la frazione della Virgin Nafta, utilizzata per la produzione di monomeri[1] quali etilene e propilene.Per produrre la plastica si utilizzano essenzialmente due processi: il processo di polimerizzazione e il processo di policondensazione. Entrambi i processi avvengono in presenza di specifici catalizzatori. Nella polimerizzazione i monomeri (quali l'etilene e il propilene) vengono riaccorpati e legati in lunghe catene. Si ottengono così i polimeri, ciascuno dei quali ha proprietà, struttura e dimensione diverse in funzione dei differenti tipi di monomeri di base.

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Nella policondensazione (utilizzata ad esempio per la produzione del PET: polietilentereftalato), l’unione dei monomeri viene favorita eliminando le molecole che si formano nella reazione, quali acqua e metanolo. Per realizzare i prodotti finali pronti per il loro utilizzo, alle materie plastiche si uniscono additivi, cioè sostanze che ne esaltano o ne attenuano le proprietà, quali:· coloranti;· agenti con caratteristiche particolari, come gli antifiamma, gli antiossidanti, gli

antistatici, i plastificanti;· cariche naturali o artificiali, per aumentare la rigidità e migliorare le proprietà

meccaniche;· espandenti, per ottenere un prodotto più leggero, come ad esempio nel caso del

polistirolo espanso.

I polimeri più utilizzati derivano prevalentemente da quattro prodotti chimici di base, a loro volta derivati dal petrolio: l'etilene, il propilene, il butadiene e lo stirene.

Gestione dei singoli rifiuti: PLASTICA

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Plastica – Settori di applicazione

Le materie plastiche si dividono in due grandi famiglie: termoplastiche e termoindurenti.Si chiamano termoplastici quei materiali che per effetto del calore si trasformano in liquidi molto viscosi e possono essere facilmente lavorati. Diminuendo la temperatura tornano allo stato solido. Poiché la loro struttura non viene modificata possono essere rimodellati utilizzando il calore.Questo ciclo non può compiersi infinite volte per l'insorgere di fenomeni degenerativi. Questo è il motivo per il quale, materiali plastici che abbiano subito già diversi processi di “rigenerazione” possono indurre caratteristiche prestazionali, sul prodotto finito, più “basse” rispetto all’uso di materie prime vergini, ma possono essere ancora utilizzati per altri campi di applicazione “meno esigenti” dal punto di vista tecnico.Si chiamano termoindurenti quei materiali che prendono forma con il calore, che modifica in modo irreversibile la loro struttura chimica che è di tipo reticolato per cui le catene polimeriche sono legate insieme e non possono riacquistare mobilità anche se la temperatura viene aumentata.Questo è il motivo che rende le plastiche termoindurenti difficilmente riciclabili, tenuto conto che non è possibile invertire il processo che porta alla loro realizzazione.

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Plastica: tipologie

TERMOPLASTICHE TERMOINDURENTI

acrilonitrile-butadiene-stirene – ABS

poliammidi - PA

polibutilentereftalato - PBT

policarbonato – PC poliesteri insaturi - UP

polietilene o politene – PE resine alchidiche

polifenilsolfuro - PPS resine alliliche - DAP

polietilentereftalato – PET resine epossidiche - EP

poliisobutilene – PIB resine fenoliche - fenoplasti - PF

polipropilene – PP resine furaniche

polivinilidenfluoruro - PVDF resina melaminica - MF

polisolfone - PSU resina ureica - UR

polistirene espanso - EPS politetrafluoroetilene-PTFE (teflon)

polivinilcloruro – PVC

poliuretani – PU

polimetilmetacrilato – PMMA

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Plastica: principali tecniche di selezione

Le principali tecniche di selezione di selezione sono:

• Manuale

• Selezione basata sulla differenza di densità

• Ottica

• Selezione basata sulle differenti temperature di fusione

• Raggi laser

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a) La selezione manuale si basa sul riconoscimento visivo dei diversi tipi di materiali plastici per la loro selezione. Un aiuto a tal fine è fornito dai simboli codificati che differenziano i diversi tipi di materie plastiche. Essa può essere semplificata attraverso l’utilizzo di particolari condizioni di illuminazione. La luce UV ad esempio consente di distinguere il PVC, che appare nero, dal PET che appare brillante. La selezione manuale è un metodo costoso e ad alto contenuto di lavoro e non è efficace nel distinguere accuratamente i diversi tipi di plastiche.

Plastica: la tecnica di selezione manuale

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b) Il metodo della selezione basata sulla differenza di densità sfrutta la differenza di densità dei vari polimeri per separarli. Le principali tecniche sono: La tecnica del float-sink si basa sull’utilizzo di mezzi di densità intermedia

rispetto ai polimeri da separare. I materiali plastici meno densi del mezzo tenderanno a galleggiare (float) mentre quelli più densi precipitano

(sink). Tipici fluidi utilizzati in questa tecnica sono: l’acqua, miscele di acqua e metanolo, soluzioni di NaCl e soluzioni di ZnCl2. Questa tecnica è molto diffusa per la separazione delle poliolefine (e.g.HDPE r= 0,94-0,96/cm3 ) dal PET(r= 1,35-1,39gr/cm3) e PVC (r=1,32-1,42 gr/cm3). Non è indicata per la separazione del PVC dal PET in quanto presentano densità simili. La velocità di precipatazione dipende dalla forza di gravità, quindi processo in genere lento La tecnica dell’idrociclone utilizza il principio dell’accelerazione centrifuga per separare le miscele di polimeri. La forza centrifuga esercitata in apparati di questo tipo è 1000-1500 volte maggiore della forza di gravità, quindi si hanno velocità di separazione maggiori. L’idrociclone è indipendente dalla geometria della plastica da riciclare. Gli impianti che sfruttano questa tecnica richiedono elevati investimenti (USD$1,6Ml per un impianto a due stadi). La tecnica basata su fluidi quasi-critici e super-critici si implementa sul controllo della densità mezzo fluido attraverso la regolazione della pressione del fluido stesso. Un fluido molto utilizzato per questi scopi è il biossido di carbonio. Questo fluido è economico, non tossico, non infiammabile ed è classificato come non VOC (Volatile Organic Compounds). Questa tecnica consente di separare materiali con differenze in densità dell’ordine di 0,001 gr/cm2. Il principale svantaggio di questa tecnica è la necessità di dover ricorrere a equipaggiamenti ad alta pressione.

Plastica: la tecnica di selezione basata sulla differenza di densità

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c) La selezione ottica è basata sulla selezione automatizzata in relazione al colore o alla trasparenza del materiale. I sistemi più semplici fanno uso di telecamere in bianco e nero e permettono di distinguere tra materiali trasparenti e non, e.g. i contaminanti metallici (opachi) possono essere separati dal PET (trasparente). I sistemi più complessi utilizzano speciali filtri e telecamere a colori o agli infrarossi . La selezione ottica fornisce un ottima consistenza in termini di purezza di colore ma non permette un identificazione chimica del materiale.

d) La selezione basata sulle differenti temperature di fusione. I polimeri vengono separati sfruttando le diverse temperature di fusione. Nel sistema utilizzato il PVC e il PET sono convogliati su un nastro trasportatore riscaldato. Il PVC fonde e rimane attaccato al nastro per essere eliminato in determinati punti.

e) I raggi laser sono particolarmente indicati per la separazione del PVC dal PET che se esposti ai raggi X gli atomi di cloro del PVC emettono dei raggi X a bassa intensità mentre i materiali senza cloro danno una diversa emissione. Questo metodo è molto sensibile e permette di eliminare anche le bottiglie di PET con etichette in PVC.

Plastica: le tecniche di selezione ottica, raggi laser e su differenti T_fusione

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DIFFERENZE RICICLO ETEROGENEO ED OMOGENEO 1/2

Il riciclo eterogeneo viene effettuato attraverso la lavorazione di un materiale misto contenete PE, PP, PS, PVC (film in PE alta e bassa densità, film in PP, taniche, vaschette, big bags, barattoli, reggette e retine). In questo materiale eterogeneo può essere presente, anche se in quantità minime, PET (contenitori per liquidi), inerti, altri imballaggi, metalli.In questo processo vi è una prima separazione morfologica e dimensionale seguita da una magnetica per separare eventuali frazioni estranee che potrebbero creare problemi in fase di lavorazione. Queste tre separazioni vengono eseguite in base alla lavorazione e al prodotto che si vuole realizzare.Successivamente il riciclo procede secondo tre fasi:- triturazione, frantumazione grossolana del materiale- densificazione (ossia aggregazione e omogeneizzazione della miscela plastica mediante l’applicazione di forze di trazione e compressione)- estrusione.

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In base alla lavorazione e al prodotto che si vuole ottenere, si potranno eseguire tutte le fasi o solamente una parte: ad esempio si potrà triturare il materiale e successivamente densificarlo oppure, una volta triturato il materiale può essere direttamente estruso.Le difficoltà presenti nel riciclo eterogeneo sono legate alle differenti temperature di lavorazione dei polimeri miscelati. Questo problema esclude la possibilità d'impiego di plastiche eterogenee per la realizzazione di prodotti di forma complessa e che presentano spessori minimi. Il nuovo materiale ottenuto presenta però ottime proprietà meccaniche e buone caratteristiche estetiche risultando quindi particolarmente idoneo ad applicazioni nell'arredo urbano, pavimentazioni da esterni e manufatti per l'edilizia.Con particolare riferimento al riciclaggio omogeneo di polimeri termoplastici il riciclatore dovrà accertarsi che nel polimero da trattare non siano presenti altri polimeri, materiali inerti, cariche o additivi in quantità tale da pregiudicarne la processabilità.Successivamente alla fase di raccolta, e separazione da altri materiali, la plastica viene accuratamente selezionata per tipologia di polimero.

DIFFERENZE RICICLO ETEROGENEO ED OMOGENEO 2/2

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Tecniche/Tecnologie di riciclaggio

Sono diverse le cause che negli ultimi anni hanno portato ad un aumento delle quantità di materiale riciclato nonché ad un miglioramento e affinamento delle tecniche e delle tecnologie utilizzabili a tale scopo. Una presa di coscienza della necessità di preservare l'ambiente e di ottimizzare le risorse naturali finora selvaggiamente sperperate. Normative comunitarie e nazionali sempre più restrittive. Sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui temi ambientali e possibilità di risparmiare oltre che in termini di materie prime utilizzate anche e soprattutto in termini economici.

Si possono individuare le seguenti tecnologie di riciclaggio:riciclaggio primario (di tipo meccanico);riciclaggio secondario (downgrading);riciclaggio terziario (di tipo chimico, feedstock);riciclaggio quaternario con recupero di energia (termovalorizzazione,

termodistruzione).

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Il riciclo meccanico

Il riciclo meccanico rappresenta una delle possibile vie di valorizzazione dei polimeri termoplastici. Il ricorso al riciclo meccanico come possibile via di valorizzazione implica che il materiale da trattare risponda a minimi requisiti di lavorabilità. Il riciclo meccanico consiste fondamentalmente nella rilavorazione meccanica della plastica dismessa come rifiuto che diventa materia prima-seconda per la produzione di nuovi manufatti. E’ quindi chiaro che il successo del riciclo meccanico e di conseguenza la qualità dei prodotti ottenuti sarà funzione della selezione operata sul prodotto di riciclo. Non a caso i continui sforzi dell’industria del settore sono proprio orientati verso il miglioramento delle tecniche di selezione dei materiali di riciclo. Questo con particolare riferimento ai prodotti post-consumo al fine di ottenere frazioni sempre più ”pulite” di materiali omogenei. D’altra parte il riciclo meccanico degli sfridi di lavorazione, ovvero dei termoplastici provenienti dal circuito industriale, è una attività consolidata da tempo.A seconda della tipologia di rifiuto plastico recuperato, e avviato al processo di riciclo meccanico, si possono ottenere:dai polimeri termoplastici macinati, granuli o scaglie da utilizzare nella produzione di nuovi manufatti;dai polimeri termoindurenti macinati, delle frazioni di materiale utilizzabili come cariche inerti nella lavorazione di polimeri termoindurenti/termoplastici vergini, o riempitivi per altri prodotti poiché non possono essere rilavorati non potendo essere fusi.

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Il riciclo chimico

I rifiuti plastici costituiscono una importante fonte per il recupero di materia e di energia. Allo stesso tempo, esistono difficoltà considerevoli a garantire uno smaltimento ambientalmente corretto e sostenibile, a causa principalmente degli elevati quantitativi da trattare e della diversità della natura chimica delle diverse famiglie di polimeri. I processi termo-chimici di conversione per scarti plastici mirano a ottenere combustibili e chemicals alternativi a quelli di origine fossile, con vantaggi considerevoli per l'ambiente, quali, ad esempio il risparmio di fonti non rinnovabili in via di esaurimento, la riduzione delle emissioni di CO2 nell'atmosfera, il contenimento del conferimento indiscriminato dei rifiuti in discarica. Il riciclo chimico è rappresentato da una serie di processi chimici che decompongono il polimero nei monomeri d'origine. Alcune plastiche (polimeri di policondensazione), per loro natura chimica, si prestano meglio a questo genere di trattamento. Il PET polietilentereftalato, le Poliammidi PA comunemente identificate con il termine "nylon" ed i Poliuretani PUR possono essere efficacemente depolimerizzati. I processi di decomposizione chimica mutano a seconda del reattore o del metodo utilizzato per la depolimerizzazione. I processi attraverso cui è possibile operare questa forma di recupero di energia e di materia sono trattamenti termici grazie ai quali avviene il cracking delle catene polimeriche:

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Processi di recupero energia

Pirolisi: scomposizione delle molecole mediante riscaldamento sotto vuoto ottenendo una miscela di idrocarburi liquidi e gassosi simili al petrolio. La pirolisi può avvenire a bassa temperatura (450-550°C), o ad alta temperatura (650-850°C), ed il prodotto di essa può essere miscelato al petrolio grezzo e quindi tornare in ciclo.Idrogenazione: trattamento di degradazione a base di idrogeno e calore, in cui i polimeri si trasformano in idrocarburi liquidi. Le materie plastiche miste possono essere sottoposte a condizioni analoghe a quelle che subisce la virgin nafta nel cracking in modo da produrre i vari gas olefinici (etilene, propilene, butadiene, ecc.) dai quali si può ricavare nuovamente polietilene, polipropilene, PVC, gomma sintetica.Gassificazione: procedimento ad alta temperatura (800-1600°C) basato sul riscaldamento in mancanza di aria con cui si produce una miscela di idrogeno e ossido di carbonio che può essere utilizzata come combustibile nelle centrali, o per sintesi di prodotti chimici come il metanolo oppure può essere utile nella lavorazione di altre materie.Chemiolisi: che lavora le singole materie dismesse con processi che le trasformano nelle materie prime di origine.Glicolisi (o Alcolisi), Metanolisi, Ammonolisi: processi di depolimerizzazione tramite l'utilizzo rispettivamente di glicol tereftalico, di metanolo e di ammoniaca come reagenti che innescano la depolimerizzazione dei polimeri di policondensazione (PET, PA, PUR).

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La metanolisi e le altre analoghe reazioni sono processi più specifici in quanto non riportano a prodotti base bensì a precursori intermedi. E' però applicabile solo a polimeri di condensazione che devono essere preventivamente separati dalle altre plastiche.Tra i vari processi oggetto di studio e sperimentazione, quelli di pirolisi appaiono particolarmente promettenti sul piano tecnico ed economico, soprattutto per l'alto valore aggiunto dei prodotti di reazione e per l'elevato rendimento di trasformazione in energia elettrica delle tecnologie utilizzabili a valle. In particolare, i processi di pirolisi di rifiuti plastici sufficientemente omogenei, quali quelli da raccolte differenziate o da raccolte di scarti industriali, consentono l'utilizzo dei prodotti ottenuti come feedstock nell'industria petrolchimica per la produzione dimiscele di idrocarburi o di poliolefine.La termovalorizzazione. Il rifiuto da imballaggio plastico può essere riciclato o sottoposto a termovalorizzazione con recupero energetico. Le plastiche sono un ottimo combustibile, mediamente superiore alla nafta e possono essere bruciate mescolate ai rifiuti solidi urbani (RSU). Gli impianti moderni di combustione dei rifiuti garantiscono il contenimento delle emissioni in atmosfera e la combustione delle plastiche non aumenta le emissioni di sostanze nocive. Le materie plastiche, essendo ottimi combustibili, consentono un risparmio di petrolio.

Processi di recupero energia

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GESTIONE DEI SINGOLI RIFIUTI: CARTA

La carta costituisce circa 1/3 dei rifiuti prodotti in Italia e si ottiene da fibre vegetali, inoltre per produrla occorre molta energia e molta acqua. Riciclandola si risparmiano risorse naturali ed energetiche e la carta che si ottiene ha qualità e proprietà non inferiori a quelle della carta non riciclata. Essa infatti è essenzialmente costituita da cellulosa, principale componente delle piante. Non tutte le piante però ne contengono in quantità tale da renderne vantaggiosa l'estrazione, per cui solo alcune sono idonee a fornire cellulosa.

La carta di migliore qualità è ottenuta da stracci di fibre vegetali come il cotone, il lino, la canapa (pasta+straccio). Essendo questo tipo di materia prima particolarmente costoso, si è pensato di ottenere cellulosa da alberi di legno tenero come il pioppo, il pino, l'abete, la betulla, per mezzo di trattamenti chimici (pasta chimica).

Si può ottenere carta di qualità meno pregiata anche dalla pasta-legno o dalla pasta-carta, detta, quest'ultima, anche pasta-cartaccia. La prima si ottiene sfibrando, ossia riducendo in piccoli pezzi le fibre di legno. Dalla sfibratura, attraverso passaggi successivi, si giunge ad un prodotto sempre più minuto ed omogeneo. Sia la pasta-legno che la pasta chimica possono essere immagazzinate sotto forma di fogli disidratati simili a cartoni. La pasta-carta si ottiene invece riducendo in poltiglia la carta usata.

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GESTIONE DEI SINGOLI RIFIUTI: CARTAQuesto tipo di pasta ha assunto negli ultimi tempi una notevole importanza

per l'alto costo assunto dalle paste più pregiate e perchè, sostituendo la materia prima legnosa, consente un maggiore controllo del patrimonio boschivo. Il prodotto semilavorato (pasta), una volta giunto in cartiera, viene nuovamente sminuzzato e mescolato con acqua per mezzo di idroapritori, contenitori simili ad una grossa scodella muniti di una paletta che gira vorticosamente.

Segue la raffinazione per mezzo di macchine dette Olandesi, che sono grosse vasche dove lame inossidabili riducono la lunghezza delle fibre. Quest'operazione viene effettuata per favorire il processo di feltrazione o feltraggio, fenomeno che permette la formazione del foglio. Con la feltrazione, infatti, le fibre si dispongono n modo disordinato una sull'altra e la successiva pressatura ed asciugatura fa sì che esse si incastrino tra di loro, costituendo una struttura resistente.

Attualmente si tende a sostituire, in alcuni settori, la macchina Olandese con altre macchine che permettono un ciclo continuo tale da produrre pasta raffinata in continuazione. La qualità del prodotto finale può essere migliorata con l'aggiunta di varie sostanze. Ciò può avvenire durante la raffinazione oppure in un secondo tempo. In questo caso la pasta viene messa nei mescolatore, per fare in modo che gli additivi si mescolino bene e formino un prodotto dalie caratteristiche costanti.

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GESTIONE DEI SINGOLI RIFIUTI: CARTA

Solitamente le aggiunte sono costituite dalla carica, dalla collatura e dalla colorazione. La carica consiste nell'aggiunta di minerali in polvere come il talco, il caolino, il marmo. Serve a dare al prodotto il peso desiderato, la stampabilità, l'opacità... La collatura consiste nell'aggiunta di colla di origine animale, vegetale oppure sintetica e serve a dare ai prodotto la capacità di ricevere la scrittura e di resistere maggiormente all'acqua. La collatura può essere effettuata anche quando il foglio è già formato; in questo caso si tratta di ‘collatura superficiale’. Con la colorazione si aggiungono sostanze tali da dare al prodotto il colore desiderato. Altre aggiunte possono essere effettuate quando si desidera ottenere un prodotto per usi particolari.

Dopo di ciò, la pasta viene inviata in una macchina detta 'continua' che produce fogli di carta di lunghezza praticamente illimitata. La continua è il risultato della meccanizzazione e della modificazione dello staccio, con l'aggiunta di cilindri rotanti che funzionano da presse, e 'spremono' l'acqua rimasta nella pasta. All'uscita da questa macchina la carta si presenta avvolta in enormi bobine spesso della lunghezza di qualche decina di chilometri. II prodotto viene successivamente tagliato e ridotto a formati commerciali o accoppiato ad altri materiali secondo l'uso cui è destinato.

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GESTIONE DEI SINGOLI RIFIUTI: CARTACaratteristiche della carta i molteplici impieghi della carta richiedono

diverse caratteristiche di ordine meccanico, fisico. chimico, ed estetico.

Tra le caratteristiche meccaniche sono da tener presenti: la resistenza alla trazione (capacità della carta di resistere ad una

tensione applicata agli estremi) la resistenza allo strappo (capacità della carta di opporsi e resistere

alla rottura per lacerazione nei due sensi) la resistenza alla piegatura (capacità di resistere alla spiegazzatura

localizzata).

Caratteristiche fisiche importanti sono: la grammatura (peso della carta espresso in grammi/mq); lo spessore (espresso in mm e misurato con appositi micrometri); l'impermeabilità; la rigidità; la levigatezza.

Fra le proprietà estetiche hanno la massima importanza: il grado di pulizia (la qualità di impurità riscontrabili sulla carta, che

possono essere nodini, punti colorati, schegge, macchie di varia natura...)

la spera (aspetto che presenta la carta vista in trasparenza).

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TIPOLOGIE DI CARTA 1/3Sussistono diverse tipologie di carta:Carta da stampa: È tutta quella carta che viene utilizzata nelle tipografie e

presenta caratteristiche variabili, secondo l'inchiostro che deve ricevere e gli usi ai quali è destinata.

Carta riso: È ottenuta dalla pianta del riso o dal midollo di una pianta orientale: il tungtsao. Questa carta ha un’alta resistenza allo strappo per cui si possono fabbricare fogli finissimi come la carta velina.

Carta per quotidiani:È di qualità scadente per motivi economici: non contiene collanti.

Carta per banconote: È carta di ottima qualità ottenuta generalmente con pasta-straccio. Presenta la particolarità della filigrana, cioè disegni o scritte che si vedono in trasparenza La filigrana viene adottata per rendere difficile la falsificazione e si ottiene rendendo più sottile lo spessore della carta in corrispondenza del disegno e della dicitura, per mezzo di un filo metallico.

Carta paglia: È chiamata anche carta da macellai: viene utilizzata per avvolgere alimenti quali la carne ed il pollame. Si impiega quasi sempre con la carta oleata. È fabbricata con la paglia di grano e si riconosce per il caratteristico colore giallo e per lo spessore consistente. Tende ad essere sostituita da apposita carta per alimenti con una faccia plastificata.

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Carta oleata o paraffinata: È particolarmente resistente alla penetrazione dei grassi; per questo viene impiegata per avvolgere alimenti e particolarmente i salumi. È liscia, lucida, permette il passaggio della luce (translucida); viene fabbricata impiegando nella carica sostanze oleose o paraffine che la impermeabilizzano.

Carta assorbente: È chiamata anche carta asciugante, era particolarmente impiegata per assorbire l'inchiostro subito dopo la scrittura. Può essere fabbricata con pasta-straccio o con pasta-legno. Il suo aspetto è opaco e soffice ed è priva di colla.

Carta da disegno: È fabbricata con pasta-straccio o con cellulosa e non viene caricata con sostanze minerali. È carta generalmente pregiata ed alcuni tipi vengono prodotti con procedimenti manuali secondo antiche tecniche (carta a mano).

Carta da lucido: Viene fabbricata con paste raffinatissime e oli speciali che la rendono trasparente. Si utilizza negli uffici tecnici per copiare disegni sfruttando la trasparenza che permette di seguire le linee del disegno originale. I disegni 'lucidati', servono per ottenere copie eliografiche, mediante un'apposita carta sensibile alla luce.

TIPOLOGIE DI CARTA 2/3

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Carta da parati: Particolarmente resistente, è impiegata per rivestire pareti, arredi, ecc. È posta in commercio in rotoli larghi 50 cm e con motivi ornamentali vari; alcuni tipi riproducono le venature del legno, la trama di tessuti, ecc.

Carta per uso igienico: Comprende un elevato numero di prodotti cartacei realizzati con materiali di prima qualità e con alto contenuto di cellulosa. Si presentano soffici al tatto e sono molto assorbenti poiché non contengono colla. L'eventuale crespatura di questi tipi di carta serve a dare elasticità ai prodotti più scadenti.

Carta da pacchi: È particolarmente resistente, dato l'uso cui è destinata: per la sua produzione si impiegano gli scarti della canapa. È di colore generalmente marrone (ma anche bianco).

Cartone: Si ottiene incollando e pressando tra loro diversi fogli di carta. A volte la parte interna è costituita da fogli ottenuti con carta di riciclo; ciò diminuisce il pregio del prodotto ma soprattutto ne diminuisce il costo.

Cartone da imballaggio: Viene prodotto unendo fogli piani a fogli ondulati; questi servono ad aumentare la capacità di assorbimento degli urti e la resistenza. Si classifica in base alla grandezza dell'ondulazione ed al numero di fogli impiegati.

TIPOLOGIE DI CARTA 3/3

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RICICLO DELLA CARTA

La carta e il cartone è un materiale che può essere recuperato e riutilizzato più e più volte. Infatti, oltre che con fibre vergini, la carta viene prodotta (talvolta al 100%!) usando carta e cartone di recupero. La selezione ordinaria della carta raccolta è un processo meccanico, mentre quella “spinta” viene fatta a mano, facendo scorrere la carta su un nastro trasportatore lungo cui sono allineati alcuni operatori che prelevano determinati tipi di carta e la depositano in contenitori separati. Alle operazioni di selezione segue la pressatura e legatura in balle della carta selezionata.

L’esperienza dimostra come sia possibile ottenere nuova carta partendo da carta usata. La qualità del prodotto finale è proporzionale alla raffinatezza delle tecniche impiegate. Partendo, ad esempio, da carta di vecchi giornali senza procedere al lavaggio ed allo sbiancamento si giunge ad una carta alquanto grossolana e di colore grigiastro; raffinando la pasta e sottoponendola a purificazione con alcune sostanze chimiche, si sottrae lo sporco e si ottiene un foglio di migliore qualità e candore. II massimo del risultato si può avere impiegando per l'esperimento carta di tipo igienico molto soffice che, essendo costituita da cellulosa perfettamente bianca e soffice, consente di produrre un foglio di ottima qualità.

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II procedimento indicato è, in linea di massima, lo stesso impiegato per secoli dai maestri cartai, ad eccezione del fatto che la materia prima proviene da sottoprodotti e non da materiali di prima qualità. L'esperimento proposto è relativo al modo più semplice per ottenere un foglio di carta ed esclude quindi tutte le operazioni di raffinazione e sbiancamento.

La carta da macero non è tutta eguale e il suo valore aumenta quanto più è selezionata per tipologia e qualità. La selezione è per lo più svolta dagli operatori del recupero. I recuperatori spesso fanno anche la raccolta, soprattutto presso i grandi produttori di macero (tipografie, distributori di giornali, supermercati, banche e uffici, ecc.); ma sono anche il recapito dove viene conferita la carta raccolta da altri: imprese pubbliche e private di igiene urbana, associazioni benefiche, imprese di trasporto in conto terzi, piccoli operatori indipendenti, ecc.

Riciclare carta aumenta la disponibilità di legna per l' industria, risparmiando alberi.

RICICLO DELLA CARTA

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L'industria cartaria italiana predilige la produzione di carta da carta. L'Italia importa cellulosa per produrre carta, più carta si ricicla meno cellulosa si importa. Inoltre il  riciclaggio comporta incremento di personale addetto alla selezione ed alla cernita, quindi occupazione. La carta da macero viene riutilizzata soprattutto per la produzione di cartone ondulato e cartoncino. Il riutilizzo per uso grafico (libri, giornali, riviste, carta per stampanti e fotocopie) è invece ancora limitato. La carta per usi domestici ed igienici potrebbe, nel futuro, rappresentare un settore importante di riutilizzo della carta da macero. La carta nei cassonetti stradali va conferita cercando di occupare il minor volume possibile. Per far questo è necessario compattare la carta raggruppandola con ordine in scatole. Nel caso di scatole e scatoloni questi vanno rotti e legati per ridurne l’ingombro.I tipi di macero qualificati dalle norme UNI-EN 643 - ciascuno dei quali ha un prezzo differente, che oscilla sia in assoluto sia rispetto a quelli di tutti gli altri – sono quasi sessanta.I recuperatori separano le partite più o meno omogenee, a seconda del materiale raccolto e dell’impianto - e dei tipi di produzione - a cui devono essere destinate, facendo attenzione all’andamento della domanda e dei prezzi. Poiché entrambi questi fattori - domanda e prezzi - variano nel tempo, anche in misura notevole (i mercati della carta, della pasta di carta e del macero sono ormai globali, e sono tra i più turbolenti del mondo), l’abilità imprenditoriale del recuperatore sta nel cogliere le opportunità, individuando di volta in volta le qualità di macero più richieste e i criteri con cui formare i lotti.

RICICLO DELLA CARTA

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La maggior parte del macero utilizzato dalle cartiere italiane - compreso quello di importazione - non proviene dalla raccolta differenziata, ma da imprese e impianti industriali; esso presenta quindi già un grado di omogeneità elevato e a volte, ma non sempre, raggiunge la cartiera direttamente, senza passare per la mediazione commerciale o le operazioni di selezione e adeguamento volumetrico dei recuperatori.I recuperatori operano soprattutto sul macero che proviene dalle raccolte differenziate dei rifiuti urbani, compresi gli imballaggi e gli sfridi scartati dalle imprese di minori dimensioni. Ma, con lo sviluppo delle raccolte differenziate in corso, questo settore è destinato almeno a raddoppiare il volume del materiale trattato in un breve giro di anni.Il riciclo - o riciclaggio – come abbiamo già visto nel secondo capitolo è il recupero dei materiali contenuti in un determinato bene, quando questo ha cessato di essere utilizzato per lo scopo per cui era stato prodotto. I materiali ricavati dal riciclo possono essere utilizzati come input in nuovi cicli produttivi al posto di un quantitativo corrispondente di materie prime vergini. Il riciclo comporta sempre un certo degrado del materiale recuperato, che spesso non può essere utilizzato per produrre gli stessi articoli da cui è stato estratto. Per questo esso in genere viene utilizzato per produrre beni a basse prestazioni, eventualmente aggiungendo una quota più o meno elevata di materie prime vergini, in una catena che può contemplare anche un numero elevato di stadi.

RICICLO DELLA CARTA

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Così, nel caso della carta, si può passare dalla carta per usi grafici di alta qualità (la carta da disegno o quella per fotocopie), o dalla carta kraft, che presenta forti resistenze allo strappo, alla carta da giornali, che ha minori requisiti prestazionali, al cartoncino per alimenti secchi (pasta e biscotti), al cartone ondulato, fino ai piccoli vassoi per uova, frutta e verdura, che sono fatti con fibre pressate che hanno perso ormai gran parte della loro consistenza. Quando la fibra della carta riciclata non ha più la consistenza indispensabile per produrre altra carta, può sempre essere utilizzata come combustibile per produrre energia e calore. Una considerazione da fare è che un buon apporto di carta riciclata è di grande vantaggio ma occorre prestare attenzione a produrre più “carta ecologica” che “carta riciclata”.Infatti, la carta riciclata tende ad essere troppo gialla e inadatta ad una stampa di buona qualità. Per ottenere una carta bianca è opportuno ricorrere a quella ecologica, ossia ad una miscela di materia prima “nuova” e materia prima riciclata. In questo modo si evita il ricorso al deinking - la procedura di sbiancamento della carta riciclata durante la produzione della nuova carta – che dà grandi problemi di smaltimento di residuo “fortemente tossico”. Molti materiali per l’imballaggio possono utilizzare la materia prima proveniente dal riciclo della carta anche con minori necessità di trattamento di disinchiostrazione.

RICICLO DELLA CARTA

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Il vetro è oggi destinato ad una gamma vastissima di applicazioni, sia di uso industriale che domestico: dall’ impiego a noi più familiare come contenitore per alimenti, lastre per finestre, a prodotti ad altissima tecnologia quali le fibre ottiche per le telecomunicazioni.

Le materie prime impiegate per ottenere il vetro sono: silice (sabbia), carbonato di sodio (soda) e carbonato di calcio.

Le materie prime indicate consentono di ottenere vetro trasparente incolore; aggiunte di piccole quantità di ossidi (ferro, cromo, zolfo, cobalto) consentono di ottenere vetri di vario impiego.

L’ alba della raccolta differenziata del vetro è il 1977, è da quella data che in Italia, sull’ esempio degli altri Paesi europei, si hanno le prime significative esperienze di raccolta nelle città di Parma e Padova.

Negli anni seguenti la raccolta si è ben presto estesa prima in altre città del nord Italia, e in anni recenti in molte città del sud Italia.

A livello nazionale vengono riciclati 1.036.593 tonnellate provenienti da raccolta di imballaggi e 138.000 tonnellate da raccolta di vetro non da imballaggio, pertanto le 687.967 tonnellate che GMR (Gruppo Materiali Riciclabili) destina alle industrie di trasformazione costituiscono il 58,6% del rottame di vetro utilizzato dalle vetrerie nazionali.

GESTIONE DEI SINGOLI RIFIUTI: VETRO

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La raccolta degli imballaggi in vetro (fonte dati COREVE) ha fatto registrare un discreto aumento passando da 1.100.000 tonnellate del 2001 a circa 1.205.000 t nel 2002.

Il vetro è un contenitore ecologico perché è riutilizzabile, riciclabile e sempre più leggero. E’ riutilizzabile perché una bottiglia può essere usata, previo lavaggio e disinfezione, più volte dall’industria delle bevande. E’ riciclabile in quanto è sufficiente pulire il rottame di vetro e separare i corpi estranei (plastica, carta, tappi metallici) e rifonderli, per ottenere un prodotto che le stesse caratteristiche di quello originario. E’ sempre più leggero perché i produttori, per ridurre il consumo di materiali, hanno ridotto di circa 20% i contenitori.

I vantaggi nell’utilizzo di rottami di vetro è evidente poiché l’incremento del 20% di rottame di vetro nella miscela vetrificabile consente un risparmio medio del 2,5% - 3,0% dell’energia totale impiegata per la fusione.

Un milione di tonnellate di rottame di vetro rifuso in vetreria permette un cospicuo risparmio di materie prime ed energia:

• 960.000 tonnellate di materia di natura estrattiva, soprattutto sabbia; • 240.000 tonnellate di soda; • 133.000 tep (tonnellate equivalenti petrolio).

GESTIONE DEI SINGOLI RIFIUTI: VETRO

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La selezione è un processo importante per migliorare sia l’efficienza sia

l’economicità del processo di riciclaggio. In questo la collaborazione

della popolazione è fondamentale.

La qualità del vetro riciclato sarà la stessa della “materia nuova” quando la

raccolta viene eseguita con la differenziazione dei colori e se nella

lavorazione vengono eliminate le impurezze plastiche e metalliche, di

modo che è possibile utilizzare il 100% di rottame di vetro.

Mediamente in Italia le vetrerie impiegano il 50% di rottame di vetro

mentre quelle che producono vetro verde aumentano tale quota fino

all’80%.

RICICLO DEL VETRO

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Il riciclaggio del vetro passa per le seguenti fasi della produzione: miscelazione delle materie prime, fusione, affinazione, lavorazione della

pasta, ricottura e finitura. Nella prima fase di produzione, ossia la miscelazione delle materie prime,

le stesse materie vengono selezionate in base al tipo di vetro da preparare, macinate finemente e mescolate secondo precise proporzioni.

Durante le fase della fusione, il miscuglio, addizionato di rottami di vetro che fungono da fondenti, è fuso in forni a crogiolo o a vasche di materiale refrattario, a una temperatura compresa tra 1200 e 1300°C.

Nella terza fase, ossia l’affinazione, la temperatura è portata fino a valori leggermente superiori a quelli di fusione per facilitare l’omogeneizzazione della massa vetrosa.

Quindi si passa alla lavorazione della pasta ossia: soffiatura, colata, laminazione, stiratura e filatura.

La quinta fase è la ricottura, durante la quale la massa vetrosa viene assestata eliminando ogni tensione interna. Si scalda la massa fino alla temperatura che la rende pastosa e quindi si lascia raffreddare il tutto molto lentamente in lunghi forni a canale, nei quali la temperatura decresce progressivamente.

Infine, la finitura è la fase che comprende le operazioni finali di lavorazione del vetro effettuate sulle lastre e sui bordi taglienti: molatura, spianatura, lucidatura

RICICLO DEL VETRO

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