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PELLEGRINAGGIO CARTOCETO SPICELLO 2017 I° LETTORE: Ha confidato Papa Francesco: “A Fatima mi sono immerso nella preghiera del santo Popolo fedele, preghiera che là scorre da cento anni come un fiume, per implorare la protezione materna di Maria sul mondo intero. Rendo grazie al Signore che mi ha concesso di recarmi ai piedi della Vergine Madre come pellegrino di speranza e di pace”. “A Fatima la Vergine ha scelto il cuore innocente e la semplicità dei piccoli: Francesco, Giacinta e Lucia, quali depositari del suo messaggio”. II° LETTORE All’inizio di questo nostro pellegrinaggio proponiamo alcune intenzioni da unire a tutte quelle che ognuno di noi porta in cuore: IL SINODO DEI VESCOVI convocato da Papa Francesco nel 2018: come accompagnare i giovani a riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza («I giovani, la fede e il discernimento vocazionale») CENTENARIO DELLE APPARIZIONI A FATIMA; Papa Francesco: «Affidate alla Madonna di Fatima tutto ciò che siete e avete» PER LA PACE “E LA GUERRA MONDIALE A PEZZI”: Ora come allora Fatima come un faro che ancora oggi continua a richiamare il mondo disorientato verso l’unico porto di salvezza XXV° DEL PELLEGRINAGGIO CARTOCETO SPICELLO: Da Maria SS. (Cartoceto) a San Giuseppe (Spicello) In rendimento di grazie e per l’unione degli sposi e delle famiglie PER IL LAVORO: San Giuseppe interceda perché ognuno possa avere lavoro e con questo pane e dignità e offrire solidarietà. III° LETTORE: MARIA DONNA DEI NOSTRI GIORNI (Don Tonino {Antonio} Bello) «Chi sa quante volte l’ho letta senza provare emozioni. L’altra sera, però, quella frase del Concilio, riportata sotto un’immagine della Madonna, mi è parsa così audace, che sono andato alla fonte per controllarne l’autenticità. Proprio così. Al quarto paragrafo del decreto sull’Apostolato dei laici c’è scritto testualmente: “Maria viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro”. Intanto, “Maria viveva sulla terra”. Non sulle nuvole. I suoi pensieri non erano campati in aria. I suoi gesti avevano come soggiorno obbligato i perimetri delle cose concrete. (…) 1

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PELLEGRINAGGIO CARTOCETO SPICELLO 2017I° LETTORE: Ha confidato Papa Francesco:“A Fatima mi sono immerso nella preghiera del santo Popolo fedele, preghiera che là scorre da cento anni come un fiume, per implorare la protezione materna di Maria sul mondo intero. Rendo grazie al Signore che mi ha concesso di recarmi ai piedi della Vergine Madre come pellegrino di speranza e di pace”. “A Fatima la Vergine ha scelto il cuore innocente e la semplicità dei piccoli: Francesco, Giacinta e Lucia, quali depositari del suo messaggio”.

II° LETTOREAll’inizio di questo nostro pellegrinaggio proponiamo alcune intenzioni da unire a tutte quelle che ognuno di noi porta in cuore:IL SINODO DEI VESCOVI convocato da Papa Francesco nel 2018: come accompagnare i giovani a riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza («I giovani, la fede e il discernimento vocazionale»)CENTENARIO DELLE APPARIZIONI A FATIMA; Papa Francesco: «Affidate alla Madonna di Fatima tutto ciò che siete e avete»PER LA PACE “E LA GUERRA MONDIALE A PEZZI”: Ora come allora Fatima come un faro che ancora oggi continua a richiamare il mondo disorientato verso l’unico porto di salvezzaXXV° DEL PELLEGRINAGGIO CARTOCETO SPICELLO: Da Maria SS. (Cartoceto) a San Giuseppe (Spicello) In rendimento di grazie e per l’unione degli sposi e delle famigliePER IL LAVORO: San Giuseppe interceda perché ognuno possa avere lavoro e con questo pane e dignità e offrire solidarietà.

III° LETTORE: MARIA DONNA DEI NOSTRI GIORNI (Don Tonino {Antonio} Bello)«Chi sa quante volte l’ho letta senza provare emozioni. L’altra sera, però, quella frase del Concilio, riportata sotto un’immagine della Madonna, mi è parsa così audace, che sono andato alla fonte per controllarne l’autenticità. Proprio così. Al quarto paragrafo del decreto sull’Apostolato dei laici c’è scritto testualmente: “Maria viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro”.Intanto, “Maria viveva sulla terra”. Non sulle nuvole. I suoi pensieri non erano campati in aria. I suoi gesti avevano come soggiorno obbligato i perimetri delle cose concrete. (…) Come tutte le mogli, avrà avuto anche lei momenti di crisi nel rapporto con suo marito, del quale, taciturno com’era, non sempre avrà capito i silenzi. Come tutte le madri, ha spiato pure lei, tra timori e speranze, nelle pieghe tumultuose dell’adolescenza di suo figlio. Come tutte le donne, ha provato pure lei la sofferenza di non sentirsi compresa, neppure dai due amori più grandi che avesse sulla terra. E avrà temuto di deluderli. O di non essere all’altezza del ruolo. 

IV° LETTORE: PREGHIERASanta Maria, donna feriale, aiutaci a comprendere che il capitolo più fecondo della teologia non è quello che ti pone all’interno della bibbia o della patristica, della spiritualità o della liturgia, dei dogmi o dell’arte. Ma è quello che ti colloca all’interno della casa di Nazareth, dove tra pentole e telai, tra lacrime e

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preghiere, tra gomitoli di lana e rotoli della Scrittura, hai sperimentato, in tutto lo spessore della tua antieroica femminilità, gioie senza malizia, amarezze senza disperazioni, partenze senza ritorni. (…) Allenta gli ormeggi delle nostre paure, perché possiamo sperimentare come te l’abbandono alla volontà di Dio nelle pieghe prosaiche del tempo e nelle agonie lente delle ore. E torna a camminare discretamente con noi, o creatura straordinaria innamorata di normalità, che prima di essere incoronata Regina del cielo, hai ingoiato la polvere della nostra povera terra».CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

I° LETTOREGESU’ CI AFFIDA ALLA MADRE

Giovanni 19,25-27Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

II° LETTOREDice Papa Francesco: “Indica il modo di agire di Dio fin dai primordi della nostra storia. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare l’umanità sola e in balia del male. Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono” (MV, 3). 

Ma cosa significa per me accogliere Maria in casa mia? Vuol dire avere nel mio intimo una madre che sta con me, mi consola, è in me la tenerezza e la misericordia del Padre. Maria che è donata a me come madre vuol dire avere in me una costante fonte di insegnamento per la mia vita: il figlio guarda alla madre e cerca di imitare la madre «Ecco la tua madre!» (Gv 19, 27)

III° LETTORENumerosi segni dimostrano quanto la Vergine Santa voglia anche oggi esercitare, proprio attraverso questa preghiera, la premura materna alla quale il Redentore moribondo affidò, nella persona del discepolo prediletto, tutti i figli della Chiesa: «Donna, ecco il tuo figlio!» (Gv 19, 26). Sono note le svariate circostanze, tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, nelle quali la Madre di Cristo ha fatto in qualche modo sentire la sua presenza e la sua voce per esortare il Popolo di Dio a questa forma di orazione contemplativa. Desidero in particolare ricordare, per l'incisiva influenza che conservano nella vita dei cristiani e per l'autorevole riconoscimento avuto dalla Chiesa, le apparizioni di Lourdes e di Fatima, (11) i cui rispettivi santuari sono meta di numerosi pellegrini, in cerca di sollievo e di speranza. 

IV° LETTORE13/05/2015 - ha detto Bergoglio - Nella ricorrenza della Madonna di Fatima, anniversario delle prime apparizioni mariane… ha fatto recitare … ai fedeli di lingua portoghese un'Ave Maria in quella lingua in onore appunto della Vergine di Fatima. «In questo giorno della Madonna di Fatima vi invito a moltiplicare i gesti quotidiani di venerazione e imitazione della Madre di Dio. Affidatele tutto ciò

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che siete, tutto ciò che avete; e così riuscirete ad essere uno strumento della misericordia e della tenerezza di Dio per i vostri familiari, vicini e amici». E ha aggiunto: «Cari giovani, imparate a coltivare la devozione alla Madre di Dio, con la recita quotidiana del Rosario; cari ammalati, sentite Maria presente nell'ora della croce e voi, cari sposi novelli, pregatela perché non manchi mai nella vostra casa l'amore e il rispetto reciproco».

CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

I° LETTOREVangelo secondo Giovanni 14,25-29     In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.     Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore». 

II° LETTORELa prima delle sei apparizioni della MadonnaIl 13 maggio 1917, domenica precedente l’Ascensione, dopo aver assistito alla Santa Messa, Lucia, Francesco e Giacinta portano il gregge a pascolare in un luogo detto “Cova da Iria” Consumata la merenda e recitato il S. Rosario cominciano a giocare quando, all’improvviso, vedono un lampo; pensando che sia in arrivo un temporale cominciano ad avviarsi col gregge verso casa. Poco dopo vedono un altro lampo e, dopo pochi passi, vedono sopra un piccolo leccio, una Signora tutta vestita di bianco, più brillante del sole. Suor Lucia, nel suo quarto memoriale del 1941, così racconta, “Eravamo così vicini a lei che ci trovavamo nella luce che la circondava o che, piuttosto, emanava da lei, forse solo a un metro e mezzo di distanza, più o meno”. Allora la Madonna ci disse:  - Non abbiate timore! Non vi farò del male. Di dove siete? - le chiesi - Sono del Cielo. E che cosa volete da noi? - Sono venuta per chiedervi di venire qui per sei mesi di seguito, il 13 [di ogni mese] a questa stessa ora. Più tardi vi dirò chi io sono e quello che voglio. Poi riverrò ancora qui una settima voltaEd io andrò in Cielo? - Sì, ci andrai. E Giacinta? - Anche lei. E Francesco? - Anche lui. Ma dovrà recitare molti rosari. Mi ricordai allora di formulare una domanda riguardo a due ragazze che erano morte da poco. Erano mie amiche e venivano a casa nostra per imparare a tessere con mia sorella maggiore. - Maria das Neves, è già in Cielo? vi è (mi sembra che avesse pressappoco 15 anni). - Ed Amalia? - Essa deve restare in Purgatorio fino alla fine del mondo (mi sembra che potesse avere 18 o 20 anni). - Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà inviarvi, in atto di riparazione per i peccati per i quali è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori? 

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- Sì, lo vogliamo, certo! - Avrete quindi molto da soffrire, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto. Dopo qualche momento la Madonna aggiunse:Si reciti il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace, per la fine della guerra!

III° LETTORE(San Giovanni Paolo II)A questa preghiera (il rosario) la Chiesa ha riconosciuto sempre una particolare efficacia, affidando ad essa, alla sua recita corale, alla sua pratica costante, le cause più difficili. In momenti in cui la cristianità stessa era minacciata, fu alla forza di questa preghiera che si attribuì lo scampato pericolo e la Vergine del Rosario fu salutata come propiziatrice della salvezza.Oggi all'efficacia di questa preghiera consegno volentieri … la causa della pace nel mondo e quella della famiglia.

IV° LETTORE(Preghiera per la pace e per la famiglia)6. A dare maggiore attualità al rilancio del Rosario si aggiungono alcune circostanze storiche. Prima fra esse, l'urgenza di invocare da Dio il dono della pace. Il Rosario è stato più volte proposto dai miei Predecessori e da me stesso come preghiera per la pace. All'inizio di un Millennio, che è cominciato con le raccapriccianti scene dell'attentato dell'11 settembre 2001 e che registra ogni giorno in tante parti del mondo nuove situazioni di sangue e di violenza, riscoprire il Rosario significa immergersi nella contemplazione del mistero di Colui che «è la nostra pace» avendo fatto «dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia» (Ef 2, 14). Non si può quindi recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace, con una particolare attenzione alla terra di Gesù, ancora così provata, e tanto cara al cuore cristiano.

I° LETTOREAnaloga urgenza di impegno e di preghiera emerge su un altro versante critico del nostro tempo, (come sempre è stata nelle intenzioni come in questo XXV° pellegrinaggio) quello della famiglia, cellula della società, sempre più insidiata da forze disgregatrici a livello ideologico e pratico, che fanno temere per il futuro di questa fondamentale e irrinunciabile istituzione e, con essa, per le sorti dell'intera società. Il rilancio del Rosario nelle famiglie cristiane, nel quadro di una più larga pastorale della famiglia, si propone come aiuto efficace per arginare gli effetti devastanti di questa crisi epocale. (San Giovanni Paolo II)

III° LETTOREE il Santo Padre Giovanni Paolo II un giorno aprì il suo cuore e disse: «Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa. Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. Sullo sfondo delle parole "Ave Maria" passano davanti agli occhi dell'anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo. (Papa Giovanni Paolo II, 29 ottobre 1978).

IV°LETTOREUn fioretto di S. Giuseppe da Copertino (Padre Bonaventura)Quando S. Giuseppe da Copertino era ancora un giovane frate usciva ogni giorno dal convento, insieme ad un confratello, per la questua. Andare a piedi verso il paese era un tragitto lungo che poteva risultare noioso dopo averlo percorso tante volte, cosicché quel

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giorno il confratello suggerì a Giuseppe di recitare, ognuno per proprio conto e silenziosamente, tante Ave Maria finché fossero arrivati.Giunti in paese il fraticello disse: "Io sono arrivato a cento Ave Maria, così tante ne ho dette durante il tragitto e tu? Quante ne hai recitate tu?". Il confratello chiedeva, ma Giuseppe non rispondeva. Dietro le numerose insistenze dovette cedere e, abbassando la testa umilmente disse. "Non ho ancora finito la prima!".

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I° LETTORE: Lei «ci porta sempre a Gesù. (Papa Francesco)A volte, «quando ci sono dei problemi … gli uomini si affidano non a Gesù, ma ad altre realtà», ricorrendo magari a sedicenti maghe «perché risolvano le situazioni», oppure «vanno a consultare i tarocchi» per sapere e capire cosa fare. Ma non è ricorrendo a maghi o tarocchi che si trova la salvezza: essa è «nel nome di Gesù. E dobbiamo dare testimonianza di questo! Lui è l’unico salvatore».«La Madonna — ha detto il Pontefice — ci porta sempre a Gesù. Invocate la Madonna, e lei farà quello che ha fatto a Cana: “Fate quello che lui vi dirà!”». Lei «ci porta sempre a Gesù. È la prima ad agire nel nome di Gesù».

II°LETTOREGiovanni 2,1-12Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

IV°LETTOREIl Pontefice ha poi raccontato una sua esperienza personale, legata al ricordo di un uomo, padre di otto figli, che lavora da trenta anni nella curia arcivescovile di Buenos Aires. «Prima di uscire, prima di andare a fare qualsiasi cosa dovesse fare — ha detto — sussurrava sempre tra sé e sé: “Gesù!”. Una volta gli ho chiesto: “Ma perché dici sempre Gesù?”. “Quando io dico Gesù”, mi ha risposto questo uomo umile, mi sento forte, mi sento di poter lavorare, perché io so che lui è al mio fianco, che lui mi custodisce”». Eppure, ha sottolineato il Papa, quest’uomo «non ha studiato teologia: ha soltanto la grazia del battesimo e la forza dello Spirito». E «questa sua testimonianza — ha confidato ai presenti Papa Francesco — a me ha fatto tanto bene. Il nome di Gesù. Non c’è un altro nome. Forse ci farà bene a tutti noi» che viviamo in un «mondo che ci offre tanti “salvatori”».

CANTODECINA DI ROSARIO

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I° LETTORE Maria donna InnamorataDal Cantico dei CanticiUna voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline.Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate. Ora parla il mio diletto e mi dice: "Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna.Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza.Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro".

In ascolto di don Tonino Bello

II° LETTOREI love you. Je t'aime. Te quiero. Ich liebe Dich. Ti voglio bene, insomma.

Io non so se ai tempi di Maria si adoperassero gli stessi messaggi d'amore, teneri come giaculatorie e rapidi come graffiti, che le ragazze di oggi incidono furtivamente sul libro di storia o sugli zaini colorati dei loro compagni di scuola. Penso, però, che, se non proprio con la penna a sfera sui jeans, o con i gessetti sui muri, con gli sms o su messenger, (potremmo aggiungere) f b WhatsApp Tweter ecc… le adolescenti di Palestina si comportassero come le loro coetanee di oggi. Con «stilo di scriba veloce» su una corteccia di sicomoro, o con la punta del vincastro sulle sabbie dei pascoli, un codice dovevano pure averlo per trasmettere ad altri quel sentimento, antico e sempre nuovo, che scuote l'anima di ogni essere umano quando si apre al mistero della vita: ti voglio bene! Anche Maria ha sperimentato quella stagione splendida dell'esistenza, fatta di stupori e di lacrime, di trasalimenti e di dubbi, di tenerezza e di trepidazione, in cui, come in una coppa di cristallo, sembrano distillarsi tutti i profumi dell'universo. Ha assaporato pure lei la gioia degli incontri, l'attesa delle feste, gli slanci dell'amicizia, l'ebbrezza della danza, le innocenti lusinghe per un complimento, la felicità per un abito nuovo. CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

III° LETTOREUna sera, un ragazzo di nome Giuseppe prese il coraggio a due mani e le dichiarò: «Maria, ti amo». Lei gli rispose, veloce come un brivido: «Anch'io». Nell’iride degli occhi le sfavillarono, riflesse, tutte le stelle del firmamento. Le compagne, che sui prati sfogliavano con lei i petali di verbena, non riuscivano a spiegarsi come facesse a comporre i suoi rapimenti in Dio e la sua passione per una creatura. Il sabato la vedevano assorta nell'esperienza sovrumana dell'estasi, quando, nei cori della sinagoga, cantava: «O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora ti cerco: di te ha sete l'anima mia come terra deserta, arida, senz'acqua». Poi la sera rimanevano stupite quando, raccontandosi a vicenda le loro pene d'amore sotto il plenilunio, la sentivano parlare del suo fidanzato, con le cadenze del Cantico dei cantici: «Il mio diletto è riconoscibile tra mille... I suoi occhi, come colombe su ruscelli di acqua... Il suo aspetto è come quello del Libano, magnifico tra i cedri...». Per loro, questa composizione era un'impresa disperata. Per Maria, invece, era come mettere insieme i due emistichi d'un versetto dei salmi. Per loro, l'amore umano che sperimentavano era come l'acqua di una cisterna: limpidissima, sì, ma con tanti detriti sul fondo. Bastava un nonnulla perché i fondigli si rimescolassero e le acque divenissero torbide. Per lei, no. Non potevano mai capire, le ragazze di Nazareth, che l'amore di Maria non aveva fondigli, perché il suo era un pozzo senza fondo.

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IV°LETTOREPreghiamoSanta Maria, donna innamorata Facci capire che l'amore è sempre santo, perché le sue vampe partono dall'unico incendio di Dio. Ma facci comprendere anche che, con lo stesso fuoco, oltre che accendere lampade di gioia, abbiamo la triste possibilità di fare terra bruciata delle cose più belle della vita.Santa Maria, donna innamorata, se è vero, come canta la liturgia, che tu sei la «Madre del bell'amore», accoglici alla tua scuola. Insegnaci ad amare. È un'arte difficile che si impara lentamente. Perché si tratta di liberare la brace, senza spegnerla, da tante stratificazioni di cenere.Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi. Uscire da sé. Dare senza chiedere. Essere discreti al limite del silenzio. Desiderare la felicità dell'altro.Santa Maria, donna innamorata, visto che il Signore ti ha detto: «Sono in te tutte le mie sorgenti», facci percepire che è sempre l'amore la rete sotterranea di quelle lame improvvise di felicità che, in alcuni momenti della vita, ti trapassano lo spirito, ti riconciliano con le cose e ti danno la gioia di esistere.Solo tu puoi farci cogliere la santità che soggiace a quegli arcani trasalimenti dello spirito, quando il cuore sembra fermarsi o battere più forte, dinanzi al miracolo delle cose: i pastelli del tramonto, il profumo dell'oceano, la pioggia nel pineto, l'ultima neve di primavera, gli accordi di mille violini suonati dal vento, tutti i colori dell'arcobaleno... Vaporano allora, dal sottosuolo delle memorie, aneliti religiosi di pace, che si congiungono con attese di approdi futuri, e ti fanno sentire la presenza di Dio.L'introspezioneZygmunt Bauman, Intervista sull'identitàL'introspezione è un'attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro.

CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

I° LETTORE Maria donna Giovane In ascolto di Giovanni Paolo IIMaria è giovane nella sua maternità: in quanto Madre, Ella dona con gratuità quello che gratuitamente ha ricevuto. Non si chiude in se stessa, non pretende di catturare in sé il dono dell’Altissimo, ma va prontamente a portarlo agli altri e genera il Figlio di Dio incarnato per redimere l’intera umanità. Questa gratuità, fatta di prontezza, di attenzione, di tenerezza e di gesti concreti è l’altro volto della giovinezza di Maria. Guardando a Lei impariamo che giovane è chi sa cominciare sempre di nuovo ad amare, chi non aspetta l’iniziativa altrui, ma sa essere il primo nell’amore. Ella ci insegna così che la giovinezza è dono, attenzione per l’altro, capacità di venirgli incontro e di servirlo nella concretezza, nella fedeltà, nell’umiltà di gesti semplici. Siate giovani così, miei carissimi amici: guardando a Maria….

II° LETTORE.  Maria è inoltre giovane in quanto è la Sposa, la creatura in cui il cielo e la terra si sono uniti in alleanza nuziale: A voi soprattutto, cari giovani, Maria annunzia questa buona novella che dischiude il cuore alla condivisione; a voi rivolge l’invito pressante a impegnare coraggiosamente la vostra giovinezza per costruire rapporti di fedeltà, di dialogo e di aperta solidarietà nei confronti di tutti. Maria vi invita, cari amici, ad essere soprattutto giovani ricchi di speranza, capaci di accogliere i grandi disegni che Dio ha stabilito per ciascuno.

III° LETTOREPreghiamo

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A Te, Maria, giovane nell’eterna giovinezza di Dio, Madre dei giovani e segno di speranza luminosa per tutti, a Te affido questi giovani, perché guardando a Te e aiutati da Te imparino ad essere come Te docili alla divina parola e al divino silenzio, come Te ricchi di amore, gratuitamente ricevuto e gratuitamente donato, come Te capaci di reciprocità e di anticipazione, profezia vivente del Regno di Dio nel presente del mondo.Prega per noi, o giovane donna di Galilea, Vergine accogliente, Madre dell’Amore, Sposa dell’Alleanza, che sei il modello vivente, la tenera Madre e la compagna fedele dei giovani, speranza del mondo.(Giovanni Paolo II)

CANTODECINA DI ROSARIO

Maria, Donna dell'attesa (+ Don Tonino Bello)I° LETTORELa vera tristezza non è quando, a sera, non sei atteso da nessuno al tuo rientro in casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita.E la solitudine più nera la soffri non quando trovi il focolare spento, ma quando non lo vuoi accendere più: neppure per un eventuale ospite di passaggio.Quando pensi, insomma, che per te la musica è finita. E ormai i giochi siano fatti. E nessun'anima viva verrà a bussare alla tua porta... La vita allora scorre piatta verso un epilogo che non arriva mai,

II° LETTOREVergine in attesa. In attesa di Giuseppe. In ascolto del frusciare dei suoi sandali, sul far della sera, quando, profumato di legni e di vernici, egli sarebbe venuto a parlarle dei suoi sogni.Ma anche nell'ultimo fotogramma con cui Maria si congeda dalle Scritture essa viene colta dall' obiettivo nell'atteggiamento dell'attesa.Lì, nel cenacolo, al piano superiore, in compagnia dei discepoli, in attesa dello Spirito. In ascolto del frusciare della sua ala, sul fare del giorno, quando, profumato di unzioni e di santità, egli sarebbe disceso sulla Chiesa per additarle la sua missione di salvezza.Vergine in attesa, all'inizio. Madre in attesa, alla fine.E nell'arcata sorretta da queste due trepidazioni, una così umana e l'altra così divina, cento altre attese struggenti.

III° LETTOREL'attesa di lui (Gesù), per nove lunghissimi mesi. L'attesa di adempimenti legali festeggiati con frustoli di povertà e gaudi di parentele. L'attesa del giorno, l'unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più. L'attesa dell'"ora": l'unica per la quale non avrebbe saputo frenare l'impazienza e da cui, prima del tempo, avrebbe fatto traboccare il carico di grazia sulla mensa degli uomini.L'attesa dell'ultimo rantolo dell'unigenito inchiodato sul legno. L'attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia.Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all'infinito.»

IV° LETTORESanta Maria, Donna dell'attesa, conforta il dolore delle madri per i loro figli che, usciti un giorno di casa, non ci sono tornati mai più, perché uccisi da un incidente stradale o perché sedotti dai richiami della giungla. Perché dispersi dalla furia della guerra o perché risucchiati dal turbine delle passioni o perché travolti dalle tempeste della vita.Santa Maria, Vergine dell'attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Vedi: le riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori. Riaccendi nelle nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro quando bastava un nonnulla per farci trasalire di gioia. Se oggi non sappiamo attendere più, è perché siamo a corto di speranza. Se ne sono disseccate le sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio. E, ormai paghi dei mille surrogati che ci assediano, rischiamo di non aspettarci più nulla neppure da quelle promesse ultraterrene che sono state firmate col sangue dal Dio

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dell'alleanza…Di fronte ai cambi che scuotono la storia, donaci di sentire sulla pelle i brividi dei cominciamenti. Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò, ministri dell'attesa. E il Signore che viene, Vergine dell'avvento, ci sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano.

I°LETTORELa solitudine (Trilussa)

Quand'ero ragazzino, mamma miame diceva: "Ricordati fijolo,quando te senti veramente solotu prova a recità 'n' Ave Marial'anima tua da sola spicca er voloe se solleva, come pe' maggia".Ormai so' vecchio, er tempo m'è volato;da un pezzo s'è ad dormita la vecchietta,ma quer consijo nun l'ho mai scordato.Come me sento veramente soloio prego la Madonna benedettae l'anima da sola pija er volo!

CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

I° LETTOREMaria, donna accogliente (Tonino Bello)La frase si trova in un testo del Concilio Vaticano II, ed è splendida per dottrina e concisione. Dice che, all'annuncio dell'Angelo, Maria «accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio».

II° LETTORELuca 1,26-38Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.  Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».  A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.  L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.  Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».  Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.  Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 7 nulla è impossibile a Dio».  Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.

III° LETTORE

Nel cuore e nel corpoFu, cioè, discepola e madre del Verbo. Discepola, perché si mise in ascolto della Parola e la conservò per sempre nel cuore. Madre, perché offrì il suo grembo alla Parola e la custodì per nove mesi nello scrigno del corpo.

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Accolse nel cuoreFece largo, cioè, nei suoi pensieri ai pensieri di Dio. Ma non si sentì, per questo, ridotta al silenzio. Offrì volentieri il terreno vergine della sua intimità alla germinazione del Verbo, ma non si considerò espropriata di nulla. Gli cedette con gioia il suolo più inviolabile della sua vita, ma senza dover ridurre gli spazi della sua libertà. Diede alloggio al Signore nella sua casa, ma non ne sentì, la presenza come violazione di domicilio. Gli aprì le porte delle stanze più segrete, ma senza subirne lo sfratto.

Accolse nel corpoSentì, cioè, il peso fisico di un altro essere che prendeva dimora nel suo grembo di madre. Adattò, quindi, i suoi ritmi a quelli dell'ospite. Modificò le sue abitudini in funzione di un compito che non le alleggeriva certo la vita. Consacrò i suoi giorni alla gestazione di una creatura che non le avrebbe risparmiato preoccupazioni e fastidi. E poiché il frutto benedetto del seno suo era il Verbo di Dio che s'incarnava per la salvezza dell'umanità, capì di aver contratto con tutti i figli di Eva un debito di accoglienza che avrebbe pagato con cambiali di lacrime.

IV° LETTORESanta Maria, donna accogliente, aiutaci ad accogliere la Parola nell'intimo del cuore. A capire, cioè, come hai saputo fare tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita. Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine. Non entra in casa per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della vera libertà.

Santa Maria, donna accogliente, rendici capaci di gesti ospitali verso i fratelli. Sperimentiamo tempi difficili, in cui il pericolo di essere defraudati dalla cattiveria della gente ci fa vivere dietro porte blindate e sistemi di sicurezza. Non ci fidiamo più l'uno dell'altro. Santa Maria, donna accogliente, ostensorio del corpo di Gesù deposto dalla croce, accoglici sulle tue ginocchio, quando avremo reso lo spirito anche noi. Dona alla nostra morte la quiete fiduciosa di chi poggia il capo sulla spalla della madre e si addormenta sereno. Perché solo se saremo presentati da te, sacramento della tenerezza, potremo trovare pietà.

I°LETTOREAccogliere lo straniero  Papa Francesco, Udienza Generale del 26 ottobre 2016Alcuni giorni fa, è successa una storia piccolina, di città. C'era un rifugiato che cercava una strada e una signora gli si avvicinò e gli disse: "Ma, lei cerca qualcosa?". Era senza scarpe, quel rifugiato. E lui ha detto: "Io vorrei andare a San Pietro per entrare nella Porta Santa". E la signora pensò: "Ma, non ha le scarpe, come farà a camminare?". E chiama un taxi. Ma quel migrante, quel rifugiato puzzava e l'autista del taxi quasi non voleva che salisse, ma alla fine l'ha lasciato salire sul taxi. E la signora, accanto a lui, gli domandò un po' della sua storia di rifugiato e di migrante, nel percorso del viaggio: dieci minuti per arrivare fino a qui. Quest'uomo raccontò la sua storia di dolore, di guerra, di fame e perché era fuggito dalla sua Patria per migrare qui. Quando sono arrivati, la signora apre la borsa per pagare il tassista e il tassista, che all'inizio non voleva che questo migrante salisse perché puzzava, ha detto alla signora: "No, signora, sono io che devo pagare lei perché lei mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore". Questa signora sapeva cosa era il dolore di un migrante, perché aveva il sangue armeno e conosceva la sofferenza del suo popolo. Quando noi facciamo una cosa del genere, all'inizio ci rifiutiamo perché ci dà un po' di incomodità, "ma... puzza...". Ma alla fine, la storia ci profuma l'anima e ci fa cambiare. Pensate a questa storia e pensiamo che cosa possiamo fare per i rifugiati.CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXMaria, donna del primo passo - don Tonino BelloI° LETTOREQuando, al primo capitolo del suo Vangelo, Luca dice che, partito l'angelo da Nazaret, «Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta la città di Giuda», nel testo originale, dopo la parola Maria, c'è un participio: anastàsa.Letteralmente significa: "alzatasi". E potrebbe essere una locuzione stereotipa: uno di quei

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tanti termini ripetitivi, cioè, che nei nostri discorsi fanno da mastice tra un racconto e l'altro. È lei che decide di muoversi per prima: non viene sollecitata da nessuno. È lei che s'inventa questo viaggio: non riceve suggerimenti dall' esterno. È lei che si risolve a fare il primo passo: non attende che siano gli altri a prendere l'iniziativa.

Ci sono tutti gli elementi per leggere, attraverso questi rapidi spiragli verbali, lo stile intraprendente di Maria. Senza invadenze. Stile confermato, del resto, alle nozze di Cana, quando, dopo aver intuito il disagio degli sposi, senza esserne da loro pregata, giocò la prima mossa e diede scacco matto al Re.Aveva proprio ragione Dante Alighieri nell'affermare che la benignità della Vergine non soccorre soltanto colui che a lei si rivolge, ma «molte fìate liberamente al domandar precorre».

II° LETTORESanta Maria, donna del primo passo, ministra dolcissima della grazia preveniente di Dio, "àlzati" ancora una volta in tutta fretta, e vieni ad aiutarci prima che sia troppo tardi. Abbiamo bisogno di te. Non attendere la nostra implorazione. Anticipa ogni nostro gemito di pietà. Prenditi il diritto di precedenza su tutte le nostre iniziative.Quando il peccato ci travolge, e ci paralizza la vita, non aspettare il nostro pentimento. Previeni il nostro grido d'aiuto. Santa Maria, donna del primo passo, chi sa quante volte nella tua vita terrena avrai stupito la gente per aver sempre anticipato tutti gli altri agli appuntamenti del perdono. Chi sa con quale tenerezza, nella notte del tradimento, ti sei" alzata" per raccogliere nel tuo mantello il pianto amaro di Pietro. Chi sa con quale batticuore sei uscita di casa per distogliere Giuda dalla strada del suicidio: peccato che non l'abbia trovato. Ma c'è da scommettere che, dopo la deposizione di Gesù, sei andata a deporre dall'albero anche lui, e gli avrai composte le membra nella pace della morte.Donaci, ti preghiamo, la forza di partire per primi ogni volta che c'è da dare il perdono. Perché la felicità più grande di Dio è quella di ratificare ciò che hai deciso tu.

CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

(XV ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA) (Lineamenta)

I giovani, la fede e il discernimento vocazionale (Introduzione)I° LETTORE«Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11): ecco il progetto di Dio per gli uomini e le donne di ogni tempo e dunque anche per tutti i giovani e le giovani del III millennio, nessuno escluso.

Attraverso i giovani, la Chiesa potrà percepire la voce del Signore che risuona anche oggi. Come un tempo Samuele (cfr. 1Sam 3,1-21) e Geremia (cfr. Ger 1,4-10), ci sono giovani che sanno scorgere quei segni del nostro tempo che lo Spirito addita. Ascoltando le loro aspirazioni possiamo intravvedere il mondo di domani che ci viene incontro e le vie che la Chiesa è chiamata a percorrere.

La vocazione all’amore assume per ciascuno una forma concreta nella vita quotidiana attraverso una serie di scelte, che articolano stato di vita (matrimonio, ministero ordinato, vita consacrata, ecc.), professione, modalità di impegno sociale e politico, stile di vita, gestione del tempo e dei soldi, ecc. Assunte o subite, consapevoli o inconsapevoli, si tratta di scelte da cui nessuno può esimersi. Lo scopo del discernimento vocazionale è scoprire come

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trasformarle, alla luce della fede, in passi verso la pienezza della gioia a cui tutti siamo chiamati.

II°LETTOREMinistero ordinato, vita consacrata, (Sulle orme del discepolo amato)

Offriamo come ispirazione al percorso che inizia un’icona evangelica: Giovanni, l’apostolo. Nella lettura tradizionale del Quarto Vangelo egli è sia la figura esemplare del giovane che sceglie di seguire Gesù, sia «il discepolo che Gesù amava» (Gv 13,23; 19,26; 21,7).

«Fissando lo sguardo su Gesù che passava, [Giovanni il Battista] disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,36-39).

Nella ricerca del senso da dare alla propria vita, due discepoli del Battista si sentono rivolgere da Gesù la domanda penetrante: «Che cercate?». Alla loro replica «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?», segue la risposta-invito del Signore: «Venite e vedrete» (vv. 38-39). Gesù li chiama al tempo stesso a un percorso interiore e a una disponibilità a mettersi concretamente in movimento, senza ben sapere dove questo li porterà. Sarà un incontro memorabile, tanto da ricordarne perfino l’ora (v. 39).

Grazie al coraggio di andare e vedere, i discepoli sperimenteranno l’amicizia fedele di Cristo e potranno vivere quotidianamente con Lui, farsi interrogare e ispirare dalle sue parole, farsi colpire e commuovere dai suoi gesti.CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

MatrimonioI°LETTOREEfesini 5,21-33 Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.  E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.  Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso.  Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.  Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola.  Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!  Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.

II° LETTORE: DA “AMORIS LÆTITIA”La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa. Come hanno indicato i Padri sinodali, malgrado i numerosi segni di crisi del matrimonio, «il

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desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa».1 Come risposta a questa aspirazione «l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia». Il cammino sinodale ha permesso di porre sul tappeto la situazione delle famiglie nel mondo attuale, di allargare il nostro sguardo e di ravvivare la nostra consapevolezza sull’importanza del matrimonio e della famiglia.La coppia che ama e genera la vita è la vera “scultura” vivente (non quella di pietra o d’oro che il Decalogo proibisce), capace di manifestare il Dio creatore e salvatore. Perciò l’amore fecondo viene ad essere il simbolo delle realtà intime di Dio (cfr) infatti la capacità di generare della coppia umana è la via attraverso la quale si sviluppa la storia della salvezza. In questa luce, la relazione feconda della coppia diventa un’immagine per scoprire e descrivere il mistero di Dio, fondamentale nella visione cristiana della Trinità che contempla in Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito d’amore. Il Dio Trinità è comunione d’amore, e la famiglia è il suo riflesso vivente. Ci illuminano le parole di san Giovanni Paolo II: «Il nostro Dio, nel suo mistero più intimo, non è solitudine, bensì una famiglia, dato che ha in sé paternità, filiazione e l’essenza della famiglia che è l’amore. Questo amore, nella famiglia divina, è lo Spirito Santo».6 La famiglia non è dunque qualcosa di estraneo alla stessa essenza divina.7 Questo aspetto trinitario della coppia ha una nuova rappresentazione nella teologia paolina quando l’Apostolo la mette in relazione con il “mistero” dell’unione tra Cristo e la Chiesa (cfr Ef 5,21-33).

III° LETTOREOmelia nella Messa a Puebla de los Ángeles (28 gennaio 1979), Giovanni Paolo IIMa Gesù, nella sua riflessione sul matrimonio, ci rimanda a un’altra pagina del Libro della Genesi, il capitolo 2, dove appare un mirabile ritratto della coppia con dettagli luminosi. Ne scegliamo solo due. Il primo è l’inquietudine dell’uomo che cerca «un aiuto che gli corrisponda» (vv. 18.20), capace di risolvere quella solitudine che lo disturba e che non è placata dalla vicinanza degli animali e di tutto il creato. L’espressione originale ebraica ci rimanda a una relazione diretta, quasi “frontale” – gli occhi negli occhi – in un dialogo anche tacito, perché nell’amore i silenzi sono spesso più eloquenti delle parole. È l’incontro con un volto, un “tu” che riflette l’amore divino ed è «il primo dei beni, un aiuto adatto a lui e una colonna d’appoggio» (Sir 36,26), come dice un saggio biblico. O anche come esclamerà la sposa del Cantico dei Cantici in una stupenda professione d’amore e di donazione nella reciprocità: «Il mio amato è mio e io sono sua […] Io sono del mio amato e il mio amato è mio» (2,16; 6,3)

IV° LETTORE: (Mahatma Gandhi)Un giorno un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"."Gridano perché perdono la calma", rispose uno di loro."Ma perché gridare, se la persona sta al suo lato?", disse nuovamente il pensatore. "Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti", replicò un altro discepolo.E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?".Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che, quando due persone sono arrabbiate, i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E, quando l'amore è più intenso, non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si

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intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano!".Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete, non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare".

CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

I° LETTOREMARIA, DONNA DEL PANE (TONINO BELLO)«Lo depose nella mangiatoia».Nel giro di poche righe, la parola mangiatoia è ripetuta tre volte. La qual cosa, tenuto conto dello stile di Luca, Insospettisce non poco.L’evangelista allude: non c’è dubbio. Lui, il pittore, vuole ritrarre Maria nell’ atteggiamento di chi riempie il cestino vuoto della mensa. Se è vero che nella mangiatoia si mette il pasto per gli animali, non è difficile leggere in quella collocazione l’intendimento di presentare Gesù, fin dal suo primo apparire, come cibo del mondo. Anzi, come il pane del mondo.Sotto, quindi, la paglia per le bestie.Sopra la paglia, il grano macinato e cotto per gli uomini. Sulla mangiatoia, avvolto in fasce come in candida tovaglia, il pane vivo disceso dal cielo.Accanto alla mangiatoia, come dinanzi a un tabernacolo, la fornaia di quel pane.Maria aveva capito bene il suo ruolo fin da quando si era vista condotta dalla Provvidenza a partorire lontano dal suo paese, lì a Betlem: che vuol dire, appunto, casa del pane.II° LETTOREPer questo, nella notte del rifiuto, ha usato la mangiatoia come il canestro di una mensa. Quasi per anticipare, con quel gesto profetico, l’invito che Gesù, nella notte del tradimento, avrebbe rivolto al mondo intero: «Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi». Maria, portatrice di pane, dunque. E non solo di quello spirituale.Deformeremmo la sua figura se la sottraessimo alla preoccupazione umana di chi si affatica per non lasciare vuota la mensa di casa sua. Sì, ella ha tribolato per il pane materiale. E qualche volta, quando non riusciva a procurarselo, forse avrà pianto in segreto. Come quell’altra Maria, povera donna, che abita in un sottano con una nidiata di figli e col marito disoccupato, e, per insolvenza, non le fanno più credito neppure al negozio di generi alimentari.Gesù deve aver letto negli occhi splendenti di sua madre il tormento del pane quando manca, e l’estasi del suo aroma quando, caldo di cenere, si sbriciola sulla tovaglia in un arcipelago di croste.Per questo c’è nel Vangelo tanto tripudio di pane, che dividendosi si moltiplica, e passando di mano in mano sazia la fame dei poveri adagiati sull’erba, e trabocca nella rimanenza di dodici sporte.Per questo, al centro della preghiera da rivolgere al Padre, Gesù ha inserito la richiesta del pane quotidiano. E ha lasciato a noi la formula per implorare dalla Madre la grazia di una sua giusta distribuzione, in modo che nessuno dei figli rimanga a digiuno.

III° LETTORESanta Maria, donna del pane, chi sa quante volte all’interno della casa di Nazaret hai sperimentato pure tu la povertà della mensa, che avresti voluto meno indegna del Figlio di Dio. E, come tutte le madri della terra preoccupate di preservare dagli stenti l’adolescenza

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delle proprie creature, ti sei adattata alle fatiche più pesanti perché a Gesù non mancasse, sulla tavola, una scodella di legumi e, nelle sacche della sua tunica, un pugno di fichi.Pane di sudore, il tuo. Di sudore, e non di rendita. Come anche quello di Giuseppe, del resto. Il quale, nella bottega di falegname, era tutto contento quando dava gli ultimi ritocchi a una panca che avrebbe barattato con una bisaccia di grano. E nei giorni del forno, quando il profumo caldo di focacce superava quello delle vernici, ti sentiva cantare dall’altra parte, mentre Gesù, osservandoti attorno alla madia, dava anche lui gli ultimi ritocchi alle sue parabole future: «Il Regno dei Cieli è simile al lievito che una donna prende e impasta con tre misure di farina…».

IV° LETTORESanta Maria, donna del pane, tu che hai vissuto la sofferenza di quanti lottano per sopravvivere, svelaci il senso dell’allucinante aritmetica della miseria, con la quale i popoli del Sud un giorno ci presenteranno il conto davanti al tribunale di Dio. Abbi misericordia dei milioni di esseri umani decimati dalla fame. Rendici sensibili alla provocazione del loro grido. Non risparmiarci le inquietudini dinanzi alle scene di bambini che la morte coglie tragicamente attaccati ad aridi seni materni. E ogni pezzo di pane che ci sopravanza metta in crisi la nostra fiducia sull’ attuale ordinamento economico, che sembra garantire solo le ragioni dei più forti.Santa Maria, donna del pane, da chi se non da te, nei giorni dell’abbondanza con gratitudine, e nelle lunghe sere delle ristrettezze con fiducia, accanto al focolare che crepitava senza schiuma di pentole, Gesù può aver appreso quella frase del Deuteronomio, con cui il tentatore sarebbe stato scornato nel deserto: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»? Ripeticela, quella frase, perché la dimentichiamo facilmente. Facci capire che il pane non è tutto. Che i conti in banca non bastano a renderci contenti. Che la tavola piena di vivande non sazia, se il cuore è vuoto di verità. Che se manca la pace dell’anima, anche i cibi più raffinati san privi di sapori.Perciò, quando ci vedi brancolare insoddisfatti attorno alle nostre dispense stracolme di beni, muoviti a compassione di noi, placa il nostro bisogno di felicità, e torna a deporre nella mangiatoia, come quella notte facesti a Betlem, il pane vivo disceso dal cielo. Perché solo chi mangia di quel pane non avrà più fame in eterno.

CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

I° LETTOREMARIA, DONNA DEL VINO NUOVO (TONINO BELLO)Nel Vangelo c’è un episodio, quello delle nozze di Cana.Chi sa quante volte ci siamo commossi pure noi dinanzi alla sensibilità della madre di Gesù che, con finezza tutta femminile, ha intuito il disappunto degli sposi, a corto di vino, e ha forzato la mano del figlio, troncando sul nascere l’evidente imbarazzo che ormai serpeggiava dietro le quinte.Interviene, perciò, d’anticipo, e chiede a Gesù un acconto sul vino della nuova alleanza che, lei presente, sgorgherà inesauribile nell’ora della Croce.«Non hanno più vino». Non è il tratto di una provvidenziale gentilezza che sopraggiunge a evitare la mortificazione di due sposi. È un grido d’allarme che sopraggiunge per evitare la morte del mondo.

II° LETTORESanta Maria, donna del vino nuovo, quante volte sperimentiamo pure noi che il banchetto della vita languisce e la felicità si spegne sul volto dei commensali!È il vino della festa che vien meno.

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Sulla tavola non ci manca nulla: ma, senza il succo della vite, abbiamo perso il gusto del pane che sa di grano. Mastichiamo annoiati i prodotti dell’opulenza: ma con l’ingordigia degli epuloni e con la rabbia di chi non ha fame. Le pietanze della cucina nostrana hanno smarrito gli antichi sapori: ma anche i frutti esotici hanno ormai poco da dirci.Tu lo sai bene da che cosa deriva questa inflazione di tedio. Le scorte di senso si sono esaurite.Non abbiamo più vino. Gli odori asprigni del mosto non ci deliziano l’anima da tempo. Le vecchie cantine non fermentano più. E le botti vuote danno solo spurghi d’aceto.Muoviti, allora, a compassione di noi, e ridonaci il gusto delle cose. Solo così le giare della nostra esistenza si riempiranno fino all’ orlo di significati ultimi. E l’ebbrezza di vivere e di far vivere ci farà finalmente provare le vertigini.

III° LETTORESanta Maria, donna del vino nuovo, fautrice così impaziente del cambio, che a Cana di Galilea provocasti anzitempo il più grandioso esodo della storia, obbligando Gesù alle prove generali della Pasqua definitiva, tu resti per noi il simbolo imperituro della giovinezza.Perché è proprio dei giovani percepire l’usura dei moduli che non reggono più, e invocare rinascite che si ottengono solo con radicali rovesciamenti di fronte, e non con impercettibili restauri di laboratorio.Liberaci, ti preghiamo, dagli appagamenti facili. Dalle piccole conversioni sotto costo. Dai rattoppi di comodo.Preservaci dalle false sicurezze del recinto, dalla noia della ripetitività rituale, dalla fiducia incondizionata negli schemi, dall’uso idolatrico della tradizione.Quando ci coglie il sospetto che il vino nuovo rompa gli otri vecchi, donaci l’avvedutezza di sostituire i contenitori. Quando prevale in noi il fascino dello status qua, rendici tanto risoluti da abbandonare gli accampamenti. Se accusiamo cadute di tensione, accendi nel nostro cuore il coraggio dei passi. E facci comprendere che la chiusura alla novità dello Spirito e l’adattamento agli orizzonti dai bassi profili ci offrono solo la malinconia della senescenza precoce.

IV° LETTORESanta Maria, donna del vino nuovo, noi ti ringraziamo, infine, perché con le parole «fate tutto quello che egli vi dirà», tu ci sveli il misterioso segreto della giovinezza.E ci affidi il potere di svegliare l’aurora anche nel cuore della notte.

CANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

I° LETTOREDAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 12,46-50)Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

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II° LETTORE “Nel Duomo vecchio di Molfetta c'è un grande crocifisso di terracotta. L'ha donato, qualche anno fa, uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l'ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: “collocazione provvisoria”. La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell'opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito. “Collocazione provvisoria”. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo” “Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Non ti disperare, madre dolcissima, che hai partorito un figlio malformato. Non imprecare, sorella, che ti vedi

distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre "collocazione provvisoria”.

III° LETTOREPerciò, Santa Maria, donna coraggiosa, tu che nelle tre ore di agonia sotto la croce hai assorbito come una spugna le afflizioni di tutte le madri della terra, prestaci un po' della tua fortezza. Nel nome di Dio, vendicatore dei poveri, alimenta i moti di ribellione di chi si vede calpestato nella sua dignità. Alleggerisci le pene di tutte le vittime dei soprusi. E conforta il pianto nascosto di tante donne che, nell'intimità della casa, vengono sistematicamente oppresse dalla prepotenza del maschio.Santa Maria, donna coraggiosa, tu che sul Calvario, pur senza morire hai conquistato la palma del martirio, rincuoraci col tuo esempio a non lasciarci abbattere dalle avversità. Aiutaci a portare il fardello delle tribolazioni quotidiane, non con l'anima dei disperati, ma con la serenità di chi sa di essere custodito nel cavo della mano di Dio. E se ci sfiora la tentazione di farla finita perché non ce la facciamo più, mettiti accanto a noi. Siediti sui nostri sconsolati marciapiedi. Ripetici parole di speranza.E allora, confortati dal tuo respiro, ti invocheremo con la preghiera più antica che sia stata scritta in tuo onore: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta». Così sia.

Le croci quotidiane (Francesco Cipri)C'era un tempo in cui ognuno portava sempre sulle spalle la propria croce. Quando si andava a Messa, le croci venivano appoggiate all'ingresso e poi riprese all'uscita. Un'anziana signora arrivava sempre fra i primi e quindi lasciava la sua croce nei primi posti disponibili, poi usciva fra gli ultimi e così riprendeva la sua croce e andava via.Un giorno, stanca del peso della sua croce, e pensando che quelle degli altri fossero più leggere, studiò una strategia per cambiare la sua croce con quella di qualcun altro."Arriverò per prima" - pensò, "ma questa volta uscirò anche per prima, così potrò scegliermi una croce più leggera. A qualcun altro toccherà la mia, così faremo un po' per uno. Non posso sempre essere io quella che porta il peso maggiore!". E così fece.Ma quando uscì ebbe un'amara sorpresa: le altre croci erano tutte più pesanti della sua!Mogia, mogia aspettò che tutti uscissero, si prendessero ognuno la propria croce e, pregando e chiedendo in cuor suo perdono dei cattivi pensieri, riprese la sua croce, che questa volta le sembrò più leggera, e riprese la sua strada.

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I° LETTOREPENTECOSTE: Maria, donna del piano superioreIcona. Con questo termine si indicano le immagini sacre dipinte su legno, che gli orientali venerano con particolare devozioneEbbene, di queste icone, il primo capitolo degli Atti, ne registra una di straordinario splendore, quando dice che gli apostoli, dopo l'ascensione, in attesa dello Spirito Santo «salirono al piano superiore, dove abitavano». E con loro c'era anche Maria, la madre di Gesù. È l'ultima sequenza biblica in cui compare la Madonna. Ella si sottrae definitivamente alle luci della ribalta così. Dall'alto di questa postazione. Dal piano superiore. Quasi per indicarci i livelli spirituali su cui deve svolgersi l'esistenza di ogni cristiano.In verità, tutta la vita di Maria si è sviluppata, per così dire, ad alta quota. Non che abbia disdegnato il domicilio della povera gente. Tutt' altro. Le mogli dei pecorai, per un panno cucito dalle sue mani, barattavano con lei lane e formaggi. Le vicine di casa non si accorsero mai del mistero nascosto in quella vita apparentemente così terra terra. Né le contadine di Nazaret sperimentarono in lei quelle prese di distanza con cui spesso chi fa carriera mortifica i compagni di un tempo. Andava con loro al mercato. Tirava come loro sui prezzi. Usciva con le altre sulla strada, dopo gli acquazzoni d'estate, per arginare i torrenti di pioggia. E nelle sere di maggio, la sua voce risuonava nel cortile, accompagnandosi ai cori delle antiche cantilene orientali, ma senza sovrastare nessuno.

II° LETTOREMaria, insomma, pur consapevole del suo sovrumano destino, non ha mai voluto vivere nei quartieri alti. Non si è mai costruita piedistalli di gloria. E ha sempre rifiutato le nicchie che potessero impedirle la gioia di vivere a piano terra con la gente comune.Si è, però, riservata una specola altissima, questo sì, da cui contemplare non solo il senso ultimo della sua vicenda umana, ma anche le traiettorie lunghe della tenerezza di Dio. Ci sono due punti strategici, nella vita di Maria, che ci danno la conferma di come lei fosse inquilina abituale di quel piano superiore che lo Spirito Santo l'aveva chiamata ad abitare: l'altura del Magnificat e l'altare del Golgota. Da quell' altura ella spinge lo sguardo fino agli estremi confini del tempo. E, cogliendo il distendersi della misericordia di Dio di generazione in generazione, ci offre la più organica lettura che si conosca della storia della salvezza. Da quell' altare ella spinge lo sguardo fino agli estremi confini dello spazio. E, stringendo il mondo con un unico abbraccio, ci offre la più sicura garanzia che gli angoli sfiorati dai suoi occhi materni saranno raggiunti anche dallo Spirito, sgorgato dal fianco di Cristo.

III° LETTORE Santa Maria, donna del piano superiore, splendida icona della Chiesa, tu, la tua personale Pentecoste, l'avevi già vissuta all' annuncio dell’angelo, quando lo Spirito Santo scese su di te, e su di te stese la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Se, perciò, ti fermasti nel cenacolo, fu solo per implorare su coloro che ti stavano attorno lo stesso dono che un giorno, a Nazaret, aveva arricchito la tua anima. Come deve fare la Chiesa, appunto. La quale, già posseduta dallo Spirito, ha il compito di implorare, fino alla fine dei secoli, l'irruzione di Dio su tutte le fibre del mondo. Donale, pertanto, l'ebbrezza delle alture, la misura dei tempi lunghi, la logica dei giudizi complessivi. Prestale la tua lungimiranza. Non le permettere di soffocare nei cortili della cronaca. Preservala dalla tristezza di impantanarsi, senza vie d'uscita, negli angusti perimetri del quotidiano. Falle guardare la storia dalle postazioni prospettiche del Regno. Perché, solo se saprà mettere l'occhio nelle feritoie più alte della torre, da dove i panorami si allargano, potrà divenire complice dello Spirito e rinnovare, così, la faccia della terra.

IV° LETTORE Santa Maria, donna del piano superiore, aiuta i pastori della Chiesa a farsi inquilini di quelle regioni alte dello spirito da cui riesce più facile il perdono delle umane debolezze, più indulgente il giudizio sui capricci del cuore, più istintivo l'accredito sulle speranze di

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risurrezione. Sollevali dal pianterreno dei codici, perché solo da certe quote si può cogliere l'ansia di liberazione che permea gli articoli di legge. Intenerisci la loro mente, perché sappiano superare la freddezza di un diritto senza carità, di un sillogismo senza fantasia, di un progetto senza passione, di un rito senza estro, di una procedura senza genio, di un logos senza sophìa. Invitali a salire in alto con te, perché solo da certe postazioni lo sguardo potrà davvero allargarsi fino agli estremi confini della terra, e misurare la vastità delle acque su cui lo Spirito Santo oggi torna a librarsi. Affacciati lassù alla tua stessa finestra, ci coglierà più facilmente il vento fresco dello Spirito con il tripudio dei suoi sette doni. I giorni si intrideranno di sapienza, e intuiremo dove portano i sentieri della vita, e prenderemo consiglio sui percorsi più praticabili, e decideremo di affrontarli con fortezza, e avremo coscienza delle insidie che la strada nasconde, e ci accorgeremo della vicinanza di Dio accanto a chi viaggia con pietà, e ci disporremo a camminare gioiosamente nel suo santo timore. E affretteremo così, come facesti tu, la Pentecoste sul mondo.

Don Tonino BelloCANTODECINA DI ROSARIOXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

I° LETTORE: 13 Ottobre 1917 - La sesta delle sei apparizioni della Madonna di Fatima alla Cova da Iria.Durante tutta la notte tra il 12 e il 13 ottobre e tutta la mattina del 13 ottobre cade una pioggia continua, insistente e a volte torrenziale, ma ciò non ferma i pellegrini che raggiungono un numero stimato fra le cinquantamila e le settantamila persone. Verso le undici e mezza arrivano Lucia, Francesco e Giacinta, sotto la pioggia; ciò nonostante Lucia domanda alla folla, che acconsente, di chiudere gli ombrelli per recitare il rosario. A mezzogiorno la Madonna compare sul piccolo leccio, preceduta come le altre volte dal lampo da oriente. La pioggia cessa del tutto e, di colpo, il cielo si rasserena. 

II° LETTORE- Che cosa vuole da me Vostra Grazia? Chiede Lucia. - Voglio dirti che si faccia qui una cappella in mio onore. Io sono Nostra Signora del Rosario. Che si continui sempre a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i soldati ritorneranno presto alle loro famiglie. - Avrei molte cose da chiedervi: di guarire alcuni malati e convertire alcuni peccatori, ecc. - Gli uni sì, gli altri no. Bisogna che si correggano, che domandino perdono dei loro peccati. Poi, prendendo una espressione più triste: - Che non si offenda di più Dio, Nostro Signore, perché è già troppo offeso! Aprendo le mani fece con esse specchio al sole. E, mentre si innalzava, il riflesso della sua luce continuava a proiettarsi sul sole. 

Una volta sparita la Madonna nell’immensità del firmamento abbiamo visto vicino al sole San Giuseppe col Bambino Gesù e la Madonna vestita di bianco con un mantello azzurro. San Giuseppe ed il Bambino Gesù sembravano benedire il mondo con i gesti che facevano con la mano in forma di croce. Poco dopo, scomparsa questa apparizione, ho visto il Signore e la Madonna sotto un aspetto che dava l’idea di essere Nostra Signora Dei Dolori Il Signore sembrava benedire il mondo nello stesso modo come aveva fatto San Giuseppe. 

III° LETTOREOMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO (Piazza San Pietro, Martedì, 19 marzo 2013, Solennità di San Giuseppe)

Come esercita Giuseppe [questa] la custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non

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comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e tutto l'amore ogni momento. E’ accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù.

Ma ora Giuseppe, cambiamo discorso! Sta arrivando una donna dal forno. Ecco, ti ha portato del pane, e la bottega si è subito riempita di fragranza.E’ proprio vero, Giuseppe. Il pane è il sacramento più giusto del tuo vincolo con Maria. Lei morde ogni giorno quello di frumento, procuratole da te col sudore della fronte. Tu mordi il pane del tuo destino che l’ha resa Madre del Figlio di Dio.E’ per questo che per noi, o falegname di Nazareth, tu sei provocatore di condivisioni generose e assurde, appassionate e temerarie, al centro della sapienza e al limite della follia.Insegnaci, allora, a condividere il pane con i fratelli poveri, in questo nostro mondo, dove purtroppo muoiono ancora più di cinquanta milioni di persone per fame.Il pane da segno di comunione, si è trasformato in simbolo della scomunica, ed è divenuto il discrimine sul cui filo passa la logica della guerra: viene accaparrato dagli ingordi, non condiviso dai poveri, ammuffisce nelle credenze degli avidi, non allieta la madia degli umili, si accumula negli artigli di pochi, non si distribuisce sulle bocche di tutti! Sovrabbonda nei bidoni della spazzatura d’Europa, ma è sparito sulle mense desolate dell’Eritrea. Trabocca senza pudore negli opulenti cenoni del Nord, ma è sogno proibito per tutti i Sud della Terra! Don Tonino Bello

CANTODECINA DI ROSARIO

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