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Comunità Montana “Vallo di Diano” “Agenzia di Innovazione e Ricerca Territoriale” CUP: D35I08000070006 POR FESR Campania 2007/2013 Obiettivo Operativo 5.1 E-Government e E-Inclusion Indicazioni per la predisposizione dei Regolamenti comunali di risparmio energetico per le ristrutturazioni e le nuove costruzioni - Prodotto P 34 Informazioni sul documento 1

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Comunità Montana “Vallo di Diano”

“Agenzia di Innovazione e Ricerca Territoriale”

CUP: D35I08000070006

POR FESR Campania 2007/2013Obiettivo Operativo 5.1

E-Government e E-Inclusion

Indicazioni per la predisposizione dei Regolamenti comunali di risparmio energetico per le ristrutturazioni e le nuove costruzioni - Prodotto P 34

Informazioni sul documento

Titolo de documento: INDICAZIONI ENERGETICHE NEL RUEC P34

Codice del documento: AIRT_GL_AZ_INDICAZIONI ENERGETICHE AL RUEC versione1.doc

Autori del Documento: Ing. Alessandra Zambrano

Versione: 1.0 Status:

Data consegna: 30/04/2013

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SommarioPremessa................................................................................................................................................................. 3

Agenda 21................................................................................................................................................................3

Il Codice Concordato................................................................................................................................................5

Il patto dei sindaci....................................................................................................................................................7

Protocollo ITACA......................................................................................................................................................9

Direttive Regionali e Provinciali (PTCP)..................................................................................................................13

Contenuti del RUEC nella legislazione nazionale e regionale.................................................................................17

Le indicazioni energetiche al RUEC........................................................................................................................19

Quadro Normativo in materia di energetica ed ambiente.....................................................................................19

Contenuti eco-energetici del RUEC........................................................................................................................27

In ambito territoriale urbanistico...........................................................................................................................29

In ambito edilizio....................................................................................................................................................37

Incentivazione all’utilizzo di sistemi ecocompatibili...............................................................................................59

Conclusioni.............................................................................................................................................................59

Bibliografia.............................................................................................................................................................61

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Premessa

Nel presente documento sono riportate le indicazioni in materia di energetica per la redazione del

Regolamenti Urbanistici Edilizi Comunale RUEC in ottemperanza della legislazione comunitaria, nazionale e

regionale e nel rispetto degli strumenti urbanistici sovraordinati (regionale PTR e provinciale PTCP).

Prodotto P34. Questo argomento è stato argomento di discussione nella scuola Marco Tullio Cicerone,

mediante in laboratorio che ha visto impegnati 20 allievi dell’istituto per geometri; il lavoro svolto in

collaborazione con le scuole si riporterà una relazione finale con allegati.

Ogni contenuto al RUEC in materia di energetica è corredato da una proposta per l’incentivazione

dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e all’adozione di tecniche di risparmio energetico. Nei seguenti

paragrafi sono riportate delle note introduttive relative ad Agenda 21 il codice concordato, il patto dei

sindaci, il protocollo Itaca, un breve repertorio normativo e le linee strategiche di PTR e PTCP.

Agenda 21

Le direttive di Agenda 21 e le successive integrazioni, risultato di nuovi summit internazionali, come quello

di Aalborg del 1994 e di Kyoto del 1997, hanno determinato il costituirsi, all’interno di ciascun Paese

sottoscrittore, di comitati di redazione di Agenda 21Locali ed ciascun Paese o entità territoriali

amministrativamente omogenee, come Regioni, Provincie, Comuni, Comunità Montane ed Enti Parco

hanno provveduto ad una “taratura” di linee guida rappresentative ed utili nelle realtà locali, creando

versioni di A21L puntuali.

Su scala europea, i principi dello sviluppo sostenibile hanno dato vita a diverse direttive comunitarie:

- Dir. 2002/91/CE ”rendimento energetico nell’edilizia”;

- Dir. 2006/32/CE “efficienza degli usi finali dell’energia servizi energetici”;

- Dir. 1992/42/CE “requisiti di rendimento delle nuove caldaie ad acqua calda, alimentate con combustibili

liquidi o gassosi”;

- Regolamento CE n.1980/2000 relativo al sistema comunitario, riesaminato, di assegnazione di un marchio

di qualità ecologica;

- Dir. 1991/156/CE “rifiuti solidi", per citare solo le principali riguardanti l’efficienza energetica, i materiali

da costruzione e l’ambiente. Direttive recepite in Italia e che hanno adeguato ed ampliato il nostro

panorama legislativo:

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- Legge 9/1/1991 n.10 ”norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale

dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”;

- DLgs. 19/8/2005 n.192 “attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico

nell’edilizia”;

- DLgs. 29/12/2006 n.311 “disposizioni correttive ed integrative al decreto n.192 del 2005, relativo al

rendimento energetico nell’edilizia”;

- DPR 26/8/1993 n.412 “regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la

manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia”;

- DPR 21/12/1999 n.551 “regolamento recante modifiche al DPR 112/99”;

- DPR 21/4/1993 n.246 “regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da

costruzione”;

- D.Lgs. 3/4/2006 n.152 “norme in materia ambientale”,

e a livello regionali (ovvero in Campania):

- Legge Regionale 22/12/2004 n.16 “norme sul governo del territorio”

-REGIONE CAMPANIA - Giunta Regionale - Seduta del 18 aprile 2007 - Deliberazione N. 659 - Area Generale

di Coordinamento N. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni, Paesistico-Ambientali e Culturali - Indirizzi in

materia energetico - ambientale per la formazione del Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale (RUEC),

ai sensi del comma 3 dell'art. 28 della legge regionale 16/2004 (con allegato).

Questa normativa rispecchia le esigenze dei cittadini, delle varie figure professionali, degli Enti locali stessi

e, in generale di tutti gli “stakeholders” coinvolti nel processo di trasformazione urbana e di utilizzo del

territorio, pertanto la disciplina urbanistica ha l’obiettivo primario di garantire il benessere sociale tramite

processi che siano :

a) sostenibili per l’ambiente durante l’intero processo, dalla produzione alla dismissione con

l’eventuale riciclo dei materiali, deve essere sempre garantito il prelievo oculato di materie prime

non rinnovabili e l’utilizzo intenso di quelle rinnovabili e la produzione di rifiuti, quantitativamente

e qualitativamente, non nocivi,

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b) energeticamente efficienti, infatti devono essere usate tecniche di risparmio passivo e ricorso

intensivo a fonti energetiche rinnovabili. Tali processi devono essere attuati tramite norme chiare,

oggettive, raggiunte attraverso procedure razionali e scientifiche nonostante, al contempo, esse si

fondino su discipline eterogenee (climatologia, biologia, fisica tecnica,ecc.) e debbano rispettare

regole contenute, come visto, in un ampio ed altrettanto eterogeneo sistema di leggi.

Il Codice Concordato

Nel 1998, la Conferenza Nazionale Energia Ambiente portò alla stesura, a cura dell’ENEA, di una serie di

linee guida ed obiettivi da perseguire in ambito urbano per il raggiungimento di quei livelli di qualità, di

risparmio ed efficienza, indicati nei principi della “Carta delle città europee per un modello urbano

sostenibile” (Aalborg, 1994), rispettosa degli impegni assunti a Kyoto nel ’97 e contenente le direttive di

Agenda A21. Questo insieme di obiettivi sono stati riassunti nel “Codice concordato di raccomandazioni per

la qualità energetico ambientale di edifici e spazi aperti”, fatto proprio e sottoscritto da CNA (Consiglio

Nazionale Architetti), CNI (Consiglio Nazionale Ingegneri), INU (Istituto Nazionale Urbanistica), ANCI

(Associazione Nazionale Comuni Italiani), ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) e ISEA

(Innovazione Sviluppo Edilizia Ambiente) oltre che da associazioni diverse (es. codice concordato A.N.C.Ab.,

Associazione Nazionale Cooperative di Abitanti) ed ha costituito una prima griglia ufficiale su cui hanno

cominciato a strutturarsi le linee attuative degli strumenti urbanistici degli Enti Locali.

Il soggetto principale coinvolto per il raggiungimento degli obiettivi è la Pubblica Amministrazione, in

quanto le viene riconosciuto il ruolo di protagonista delle modifiche al territorio, sia che le attui

direttamente o tramite pubblico concorso, sia che disciplini l’edilizia di natura privata.

Nei 18 articoli del codice sono affrontati i seguenti argomenti:

obiettivi da raggiungere, quelli dell’elevata qualità energetico ambientale degli interventi volti

ad incidere sul territorio, nell’attuazione di programmi di riqualificazione urbana, recupero

edilizio e urbano, edilizia di sostituzione, pianificazione di nuovi insediamenti e utilizzo del

suolo;

organizzazione, prevedendo, nel rispetto delle leggi vigenti, delle modifiche al proprio interno

per il perseguimento degli obiettivi del codice (ad esempio creazione di appositi uffici, di un

catasto energetico, ecc.);

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scelte in materia di interventi nel territorio in relazione alla qualità energetico ambientale di

edifici e spazi aperti,

studio approfondito del territorio e delle sue peculiarità, il modo di poter in seguito intervenire,

mantenendo sempre in equilibrio il bilancio tra attività antropiche e capacità ambientali;

risorsa “acqua”, per indirizzare verso il risparmio, l’efficienza delle reti ed il recupero di acque

piovane e grigie;

risorsa “aria”, per una corretta localizzazione degli insediamenti edilizi in rapporto alle attività

industriali e qualità anche all’interno degli edifici;

risorsa “suolo”, per indirizzare verso modelli insediativi compatibili con la morfologia dei luoghi,

permeabilità del suolo ed utilizzo di indici di fabbricabilità espressi in termini di mq. n. u. / mq.

(metro quadro netto utile /metro quadro) anziché mc/mq;

risorsa “verde”, per un utilizzazione razionale e rispettosa del verde in quanto parametro di

qualità bioclimatica in ambito urbano e predisposizione di misure atte a garantire il rispetto

delle specie locali ed il loro utilizzo per interventi di riqualificazione del territorio;

risorse energetiche, per migliorare l’efficienza delle reti di distribuzione e degli impianti

all’interno degli edifici;

indicazioni per provvidenze e agevolazioni, al fine di incentivare il costruire sostenibile.

Si è concluso di adottare dei principi base in urbanistica, ovvero;

di evitare il consumo di suolo e la frammentazione, preferendo interventi di sostituzione all’interno

dell’edificato rispetto ai nuovi insediamenti. Gli strumenti urbanistici saranno corredati da carte

redatte utilizzando indici energetici fondiari (rapporto fabbisogno energetico/densità edilizia) per

stabilire le priorità di intervento e per prevedere il fabbisogno energetico di edifici e gruppi di

edifici;

di corredare gli strumenti urbanistici cartografia di base aggiuntiva una contenente indicazioni sul

soleggiamento, sui venti, sul reticolo idrografico minore, linee elettriche, gasdotti, distribuzione dei

campi elettromagnetici, inquinamento atmosferico, studi epidemiologici locali, ecc.;

di studiare la mobilità intorno all’edificio, controllo in fase progettuale dell’influenza del traffico

veicolare sull’edificato, e di preferire parcheggi sotterranei al di sotto degli edifici;

di valutare e migliorare l’acustica degli ambienti, mediante remotizzazione delle fonti di rumore,

l’uso di barriere insonorizzanti preferibilmente naturali (verde, rilievi, ecc.);

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di disegnare l’assetto urbano tenendo conto delle interazioni con i venti principali ai fini del

raffrescamento e riscaldamento passivo di edifici e spazi aperti o, qualora necessario, prevedere

elementi di protezione da correnti fredde;

Pertanto le tipologie di progetti d’intento dovranno essere orientate:

alla durabilità del costruito e conservazione delle risorse, gestione ecologica dei caratteri dell’area

per il miglior utilizzo delle risorse (microclima, morfologia, vegetazione, altri edifici, caratteri del

suolo e del sottosuolo, presenza di specchi d’acqua) e organizzazione dei lotti tale da ridurre l’

“isola di calore”;

alla gestione energetico ambientale, efficienza degli impianti ma anche facendo ricorso intensivo

alla cogenerazione, al teleriscaldamento e teleraffrescamento urbano, mediante sistemi

centralizzati di climatizzazione e contabilizzazione individuale dei consumi;

alla salubrità e comfort, attraverso, soprattutto, una verifica preliminare dei progetti che

garantiscano elevati standard qualitativi, come, ad esempio, la compatibilità elettromagnetica degli

impianti e la previsione obbligatoria dell’inserimento di locali idonei, finalizzati alla raccolta e

stivaggio dei rifiuti differenziati destinati al riciclaggio e/o alla eliminazione;

alla redazione di una relazione a corredo della documentazione canonica di ogni progetto

contenente informazioni in materia di energetica e sull’efficienza gestionale e sulla valutazione del

costo energetico ambientale dell’intervento.

Il patto dei sindaci

L’Unione europea conduce la lotta globale contro il cambiamento climatico e ne fa la sua massima priorità.

L’ UE si e’ impegnata a ridurre le sue emissioni globali di almeno il 20% sotto il livello del 1990 ed entro il

2020. Gli enti locali svolgono un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici

dell’UE. Il Patto dei Sindaci e’ una iniziativa europea con cui le città, le agglomerazioni urbane e le regioni si

impegnano volontariamente di ridurre queste emissioni di CO2 oltre questo traguardo del 20%.

Questo impegno formale deve essere conseguito mediante l’attuazione dei piani di azione per l’ energia

sostenibile (SEAP) e quindi preparare:

- un inventario delle emissioni di base (BEI)

- un piano di azione per l’energia sostenibile (SEAP)

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Il BEI e’ una premessa per l’elaborazione del SEAP in quanto da’ informazioni sulla natura degli enti che

emettono CO2 nel territorio dell’ente locale e consentirà in tal modo di scegliere le azioni adeguate. Gli

inventari elaborati negli anni scorsi consentiranno di determinare se le azioni conseguano sufficienti

riduzioni di CO2 e se sono necessarie ulteriori azioni.

Il piano di azione per l'energia sostenibile (SEAP) e' un documento chiave che mostra come i firmatari del

Patto raggiungeranno gli impegni presi per il 2020. Utilizza i risultati dell'inventario delle emissioni di base

per individuare i migliori campi d'azione e le migliori possibilità per raggiungere il traguardo di riduzione del

CO2 dell'ente locale.

Definisce le misure di riduzione concreta assieme all'arco temporale ed assegna le responsabilità che

traducono la strategia a lungo termine in azione. I firmatari si impegnano a presentare i loro SEAP entro

l'anno che segue l'adesione. Il SEAP non dovrebbe essere considerato come un documento fisso e rigido,

dato che le circostanze cambiano, e dato che le azioni in corso forniscono risultati ed esperienza, per

questo e' utile rivedere il piano su base regolare. Ricordarsi che le opportunità di intraprendere la riduzione

delle emissioni sorgono con ogni nuovo progetto di sviluppo da provare da parte degli enti locali. Gli impatti

connessi alla perdita di tale occasione possono essere rilevanti e dureranno molto nel tempo. Ciò significa

che l'efficienza energetica e le considerazioni per la riduzione delle emissioni dovrebbero essere tenute in

considerazione per tutti i nuovi sviluppi anche se il SEAP non e' ancora stato finalizzato o approvato.

Il Patto dei Sindaci riguarda azioni a livello locale di competenza degli enti locali. Il SEAP si dovrebbe

concentrare sulle misure aventi come obiettivo la riduzione delle emissioni di CO2 ed il consumo finale di

energia da parte degli utilizzatori finali. L'impegno del Patto copre l'intera area geografica dell'ente

firmatario (città, agglomerazioni urbane e regioni). Inoltre, il SEAP dovrebbe includere azioni che riguardano

sia il settore pubblico che quello privato. Tuttavia, ci si attende che gli enti locali svolgano uno ruolo

esemplare che prenda in considerazioni misure di primo piano connesse ai propri edifici, agli impianti ed al

proprio parco macchine. L'autorità locale può decidere di porsi come traguardo una riduzione delle

emissioni CO2 come una "riduzione assoluta" od una "riduzione pro-capite" .

Gli obiettivi principali di settore riguardano edifici, impianti e strutture nonché i trasporti urbani. Il SEAP può

anche includere azioni che riguardano la produzione di energia elettrica locale (sviluppo di PV, energia

eolica, CHP, miglioramento nella generazione di energia locale) e generazione di

riscaldamento/raffreddamento locale.

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Il SEAP dovrebbe coprire aree in cui gli enti locali possono influenzare il consumo di energia a lungo termine

(come la pianificazione dell'assetto territoriale), incoraggiare i mercati per ottenere prodotti e servizi

efficienti dal punto di vista energetico (appalti pubblici) come cambiamenti negli schemi di consumo

(lavorando con “stakeholder” e cittadini). Al contrario, il settore industriale non e' un obiettivo chiave del

Patto dei Sindaci, cosicché gli enti locali hanno la facoltà di scegliere se attuare o meno azioni in tale

ambito.

In ogni caso, gli impianti coperti dallo ETS (Piano europeo di scambio delle emissioni CO 2) dovrebbero

essere esclusi, sempre che non siano stati inclusi in piani anteriori implementati dagli enti locali. L'orizzonte

temporale del Patto dei Sindaci è il 2020. Pertanto il SEAP deve contenere il chiaro schema delle azioni

strategiche che l' ente locale deve intraprendere al fine di poter raggiungere gli obiettivi al 2020.

Il SEAP può coprire un arco temporale maggiore ma in questo caso dovrebbe contenere obiettivi e valori

intermedi sempre per l'anno 2020.

Protocollo ITACA

La Regione Campania, con la L.R. n. 19/2009 come modificata dalla L.R. n. 1/2011, si è dotata del

"Protocollo Itaca Campania sintetico". Tale direttiva tecnica promuove ed incentiva l'uso dei materiali per

l'edilizia sostenibile, definisce i criteri di valutazione della sostenibilità edilizia ed urbana che garantiscano

elevate prestazioni energetico-ambientali.

Il "Protocollo Itaca Campania sintetico" nasce a valle del "Protocollo ITACA", che sviluppa il "Sistema di

valutazione energetico-ambientale degli edifici", elaborato dal gruppo di lavoro interregionale in materia di

bioedilizia, istituito presso ITACA (Istituto per l'innovazione e la trasparenza degli appalti e della

compatibilità ambientale), strumento prestazionale condiviso ed adottato dalla Conferenza dei Presidenti

delle Regioni e delle Province Autonome in data 15 gennaio 2004.

Il Sistema di valutazione adottato dalla Campania, nella versione sintetica, è strutturato in 15 criteri

selezionati, afferenti a 5 macro-aree di valutazione:

Condizioni del sito,

Consumo di risorse,

Carichi ambientali,

Qualità ambientale indoor

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Qualità del servizio.

ITACA, “Istituto per l’innovazione e la trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale”, è un organo

tecnico della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome per la materia degli appalti pubblici e

opera da molti anni nel campo della sostenibilità energetica e ambientale degli edifici.

Nel 2004 la conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome italiane, ha approvato lo

strumento di valutazione denominato “Protocollo Itaca”, derivato dalla metodologia “Green Building

Challange”, che è il risultato di una ricerca internazionale a cui ha partecipato anche l’Italia.

Gli studi relativi ad ITACA sono nati dall’esigenza di un sistema di certificazione che identificasse i processi e

definisse i ruoli e le responsabilità in relazione alle attività di valutazione e di certificazione di sostenibilità

energetica e ambientale degli edifici.

ITACA, attraverso un accordo di collaborazione, ha identificato l’associazione no - profit IISBE Italia2 quale

partner tecnico - scientifico per supportare, sviluppare e mantenere il sistema di certificazione delle Regioni

italiane. Nel contesto nazionale ITACA è usato principalmente per la certificazione ambientale di edifici e

per promuovere la sostenibilità attraverso gli incentivi finanziari, i regolamenti edilizi e i programmi di

pianificazione del territorio.

Il protocollo ITACA prende in esame sette aree di valutazione:

qualità ambientale degli spazi esterni,

consumo di risorse,

carichi ambientali,

qualità dell’ambiente interno,

qualità del servizio,

qualità della gestione,

trasporti.

La prima area di valutazione “qualità ambientale degli spazi esterni”, analizza il rapporto tra l’edificio e lo

spazio esterno in relazione all’inquinamento atmosferico, acustico e luminoso. La seconda area di

valutazione “consumo di risorse” analizza le risorse impiegate dall’edificio (energia, acqua, materiali). La

terza area di valutazione “carichi ambientali” analizza l’impatto che l’edificio ha sul’ambiente esterno. La

“qualità dell’ambiente interno” valuta le strategie per il miglioramento della qualità nello spazio interno

come isolamento acustico, controllo del comfort termico e degli inquinanti. La “qualità del servizio” si

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concentra sulle forme di monitoraggio che riguardano gli impianti. La “qualità della gestione” è riferita alla

documentazione tecnica che interessa l’edificio. L’ultima area “trasporti” valuta i servizi di trasporto locale.

Ad ogni area di valutazione appartengono categorie di requisiti e rispettive caratteristiche ed esiste un

sistema per pesare in modo differente ogni ambito.

A livello internazionale sono presenti altri strumenti in materia di certificazione di sostenibilità eco-

energetica nell’edilizia, basati essenzialmente sull’attribuzione di un punteggio proporzionale al numero dei

parametri di sostenibilità (codificati a priori) rispettati in fase di progettazione e che danno corpo ad una

classifica di qualità, in base alla quale si beneficia di premi o incentivazioni di vario tipo. Così l’inglese

BREEAM (British Research Establishment Environmental Assessment Method), probabilmente il più

completo e collaudato, lo statunitense LEED (Leadership in Energy and Environmental Design green building

rating system), il francese HQE (Haute Qualitè Environnementale), il GBC (Green Building Challenge) di

origine canadese. Quest’ultimo, grazie alla sua flessibilità ed alla adattabilità del metodo, è alla base di

schemi di procedura utilizzati in diversi Paesi.

Il Protocollo Itaca, si fonda sul modello GBC e sugli studi effettuati dalla Regione Emilia Romagna, che per

prima nel 2001, aveva individuato i “requisiti cogenti”, ovvero quelli minimi da rispettare per legge ed i

“requisiti volontari” che definiscono qualità aggiuntive dell’intervento da incentivare facendo ricorso ad

agevolazioni. Per la completezza e per la validità del metodo, è divenuto il principale riferimento degli Enti

Locali che hanno redatto o si apprestano a redigere propri regolamenti sul tema. Gli stessi “Indirizzi in

materia energetico – ambientale” seguiti alla L 16/04 della Regione Campania, fanno riferimento al

Protocollo ITACA per l’edilizia sostenibile.

E’ interessante segnalare il Decalogo dell’edilizia sostenibile, contenuto nelle parti iniziali del protocollo:

ricercare uno sviluppo armonioso e sostenibile del territorio, dell’ambiente urbano e

dell’intervento edilizio;

tutelare l’identità storica delle città e favorire il mantenimento dei caratteri storici e tipologici legati

alla tradizione degli edifici,

contribuire, con azioni e misure, al risparmio energetico e all’utilizzo di fonti rinnovabili;

costruire in modo sicuro e salubre;

ricercare e applicare tecnologie edilizie sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale;

utilizzare materiali di qualità certificata ed eco-compatibili;

progettare soluzioni differenziate per rispondere alle diverse richieste di qualità dell’abitare;

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garantire gli aspetti di “Safety” e di “Security” dell’ edificio;

applicare la domotica per lo sviluppo di una nuova qualità dell’abitare;

promuovere la formazione professionale, la progettazione partecipata e l’assunzione di scelte

consapevoli nell’attività edilizia.

Il sistema di certificazione energetico-ambientale costituisce la parte più innovativa del protocollo. Esso è

composto da una serie di schede di valutazione dei singoli requisiti, sulle sette aree tematiche

precedentemente indicate, ovvero qualità ambientale degli spazi esterni, risparmio di risorse, carichi

ambientali, qualità dell’ ambiente interno, qualità del servizio, qualità della gestione,trasporti.

A ciascun requisito va assegnato un punteggio compreso tra -2 e 5, dove lo zero rappresenta il valore del

punteggio riferibile alla normativa o alla pratica costruttiva corrente. In base al punteggio finale ottenuto

(calcolabile attraverso un sistema di medie pesate tra i punteggi ottenuti nelle 7 aree di valutazione), le

Amministrazioni possono definire l’entità degli incentivi da applicare al progetto edilizio.

Tab. 1 - Criteri di valutazione del Protocollo ITACA

Il punteggio viene assegnato in base alle indicazioni e al metodo di verifica riportati nella “Scheda

descrittiva” di ogni criterio di valutazione.

Le informazioni riportate su ogni scheda sono:

o l’esigenza, ovvero l’obiettivo di qualità ambientale che si intende perseguire;

o l’indicatore di prestazione, che può essere di tipo quantitativo o qualitativo.

Quest’ultimo viene descritto sotto forma di possibili scenari:

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o l’unità di misura, solo nel caso di indicatore di prestazione quantitativo;

o il metodo di verifica, che definisce la procedura per determinare il livello di prestazione

dell’edificio rispetto al criterio di valutazione;

o le strategie di riferimento, che indica a livello non vincolante e di indirizzo possibili soluzioni

per ottimizzare la prestazione dell’edificio rispetto al criterio di valutazione;

o la scala di prestazione, che definisce il punteggio ottenuto dall’edificio in base al livello

dell’indicatore di prestazione determinato applicando il metodo di verifica;

o i riferimenti legislativi; sono i dispositivi legislativi di riferimento a carattere cogente o

rientranti nella prassi progettuale;

o i riferimenti normativi; sono le normative tecniche di riferimento utilizzate per determinare

le scale di prestazione e le metodologie di verifica;

o le note, in cui eventualmente possono essere chiariti aspetti relativi alla verifica del criterio.

Direttive Regionali e Provinciali (PTCP)

Questo lavoro è stato redatto nel pieno rispetto delle direttive della Regione Campania e della Provincia di

Salerno.

A livello regionale, lo strumento d’indirizzo per la sostenibilità energetica della Regione Campania è di certo

rappresentato dalle “Linee guida in materia di politica regionale e di sviluppo sostenibile nel settore

energetico”, approvate con il D.G.R. 4818 del 25/10/2002.

Le linee guida hanno definito gli obiettivi, le strategie e le politiche del territorio della Campania, puntando

prioritariamente alla riduzione del deficit del bilancio elettrico, con l’introduzione di interventi sia dal lato

dell’offerta che dei consumi.

La necessità esistente che vede una soluzione soprattutto nell’aumento dell’offerta di energia elettrica, ha

portato la Regione Campania ad integrare successivamente le Linee Guida con il D.G.R. 3533 del 5/12/2003

che ha approvato l’“Analisi del fabbisogno di energia elettrica in Campania: bilanci di previsione e

potenziamento del parco termoelettrico regionale”, definendo così le esigenze del comparto generativo

termoelettrico regionale.

La Regione Campania nel luglio 2004 ha poi adottato la procedura per l’autorizzazione degli impianti che

secondo il D.Lgs. 29 dicembre 2003 n. 387, all’art. 12 prevede un procedimento conclusivo, la “Conferenza

di Servizi”, per semplificare l’iter amministrativo, da sempre problematico per gli operatori, compresi quelli

del settore eolico. In seguito con la Legge n. 244/07, le competenze autorizzative sono state delegate dalle 13

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Regioni esclusivamente alle Province, modificando il suddetto articolo. Le difficoltà esistenti nelle

procedure autorizzative del comparto delle rinnovabili hanno portato poi all’approvazione nel Luglio del

2006 delle “Linee guida per lo svolgimento del procedimento unico relativo alla installazione di impianti per

la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile”.

Le competenze regionali sono state poi nuovamente estese dal D. Lgs 311/06, quale integrazione e

modifica del precedente D. Lgs. 19 agosto 2005, n. 192, che prevede interventi volti all’efficienza

energetica, mirati soprattutto al comparto edilizio.

La normativa nazionale chiedeva poi la predisposizione di sistemi di certificazione e di controllo che la

Regione Campania ha istituito attraverso le Linee Guida per lo svolgimento del Procedimento Unico di cui al

comma 3 dell’art. 6 del D.Lgs. 29 dicembre 2003 n.387. Considerata la mancanza di indirizzi specifici

nazionali e il più veloce dinamismo normativo comunitario, recepito a livello nazionale ma devoluto su scala

regionale, anche la Regione Campania ha emanato le Linee Guida nel 2006, che dopo qualche anno di

applicazione hanno richiesto aggiornamenti, dovuti anche all’esperienza maturata nel contempo.

Pertanto, la DGR 962 del 30/05/2008 nell’ambito dell’aggiornamento del PASER 2008-2011 ha predisposto

e approvato le nuove “Linee di Indirizzo strategico del Piano Energetico Ambientale Regionale”,

modificando alcune parti dell’art. 12 del D. Lgs 387/03.

Il comma 8 dell’art. 20 della Legge Regionale 20 gennaio 2008 n. 1, legge finanziaria 2008 della Regione

Campania, aveva intanto previsto l’adozione del Piano energetico ambientale regionale (PEAR), che

“costituisce urgente ed inderogabile necessità di disciplina della materia energetica in Campania”; la

procedura di approvazione è stata definita al comma 9 dello stesso articolo.

La Regione Campania pone così le basi per una politica energetica dagli obiettivi ben definiti, che

sostengano la produzione e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, l’installazione di impianti nelle

strutture produttive, creando altresì un sistema campano di imprese ad alto contenuto tecnologico nel

settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

La Provincia di Salerno ha lo scorso anno 2012 approvato il Piano di Coordinamento Provinciale (PTCP). In

particolare nel titolo IV delle norme di attuazione del PTCP sono indicate e le direttive per le norme di

attuazione al PUC e per i regolamenti Urbanistici ed Edilizi comunali, in particolare sono indicati i principi

generali per la definizione delle densità territoriali, gli indirizzi localizzativi e i criteri per gli insediamenti,, in

essi si fa specifico riferimento all’impiego di tecnologie per le prestazioni energetiche degli edifici, per

favorire lo sviluppo e la valorizzazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, per contribuire

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alla limitazioni delle emissioni di gas a effetto serra, nonché per mitigare l’inquinamento luminoso, nel

rispetto degli indirizzi in materia energetico-ambientale di cui alla deliberazione della giunta Regionale n.

659/2007 e delle linee guida in materia di edilizia residenziale sociale di cui alla Deliberazione della giunta

regionale della Campania n. 572 del 22 luglio 2010. Inoltre si fa specifico riferimento all’utilizzo di tecniche e

materiali dell’architettura bioclimatica, la sistemazione degli spazi scoperti destinati a parcheggio con

pavimentazioni semipermeabili, quali quelle in grigliato erboso, e per le strutture esistenti, il miglioramento

della qualità architettonica e dell’organizzazione spaziale complessiva.

Inoltre nell’allegato 0.1.3 politiche energetiche del PTCP di Salerno sono presentate le linee strategiche per

il conseguimento degli obiettivi di sostenibilità energetica che saranno di riferimento per i piani energetici e

piani urbanistici generali ai diversi livelli (provinciali, intercomunali e comunali). Tali linee potranno

contribuire alla realizzazione degli obiettivi o influire sul loro perseguimento mediante azione atte a:

favorire l’evoluzione verso un sistema energetico caratterizzato da una consistente produzione

energetica diffusa (generazione distribuita), volta ad assicurare un maggiore equilibrio tra impianti

di grossa taglia ed impianti di taglia medio-piccola e a contenere i costi di trasporto dell’energia,

anche previo accertamento della presenza di significativi fabbisogni energetici in prossimità agli

impianti per la produzione diffusa;

favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili che massimizzino il risparmio e l’impiego di

energia con il minimo impatto ambientale salvaguardando nel contempo l’assetto idrogeologico, la

tutela del suolo, le risorse idriche anche termali, la qualità dell’acqua e dell’aria;

favorire la riduzione della domanda di energia - termica ed elettrica - dei nuovi insediamenti

residenziali, commerciali e produttivi;

promuovere la cogenerazione ad alto rendimento sul territorio provinciale quale tecnologia

primaria di produzione di energia e fondamentale misura di mitigazione degli impatti sulla qualità

dell’aria e sulle emissioni climalteranti degli impianti energetici;

promuovere le fonti rinnovabili ad elevata compatibilità (solare termico, solare fotovoltaico e solare

passivo) con particolare attenzione al potenziale di sviluppo negli usi termici e in particolare nelle

strutture residenziali e di servizio a carattere stagionale (alberghi, campeggi, residenze temporanee,

servizi balneari, etc.) o con forte variabilità del fabbisogno;

promuovere i sistemi di teleriscaldamento per la copertura del fabbisogno termico civile;

promuovere la certificazione energetica degli edifici;

promuovere l’incentivazione di tecnologie a risparmio energetico, la diffusione di buone pratiche e

di azioni di informazione e sensibilizzazione;

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promuovere accordi con i distributori di energia per azioni mirate sul territorio e sul patrimonio di

proprietà provinciale;

razionalizzare gli impianti termici e i sistemi di distribuzione, a vantaggio del potenziamento e della

ristrutturazione di impianti presenti in siti industriali esistenti e in aree dismesse interessate da

processi di riconversione;

promuovere l’evoluzione degli strumenti urbanistici ed edilizi per il miglioramento della qualità

energetica ed ambientale degli edifici attraverso vincoli ed incentivi urbanistici;

promuovere l’evoluzione delle politiche agricole, conciliando l’agricoltura di qualità con le esigenze

di un miglioramento del grado di approvvigionamento energetico;

incrementare il grado di coinvolgimento dei Comuni, anche promuovendo e favorendo nei Comuni

con popolazione inferiore a cinquantamila abitanti, la redazione di uno specifico studio (Piano

d’Azione Energetico Comunale), in analogia con i contenuti del piano comunale relativo all'uso delle

fonti rinnovabili di energia di cui al comma 5, art. 5 della legge 10/1991.

La strategia di base del PTCP consiste nel favorire l’utilizzo delle fonti rinnovabili, orientando gli strumenti di

pianificazione comunale verso l’apertura, ove ne esistano le condizioni, all’impiego delle rinnovabili.

Le norme del PTCP riguardano l’integrazione delle fonti rinnovabili nel layout urbano, ed in particolare negli

edifici (integrazione, ad esempio, della fonte solare termica nelle abitazioni, ecc.), ed inoltre il superamento

delle barriere amministrative che, in molti casi ne hanno limitato l’utilizzo (non sono infatti tanto le barriere

di tipo tecnologico quanto quelle di tipo amministrativo ad averne ostacolato la diffusione; a tal proposito, il

PTCP si pone sia come strumento ordinatore della pianificazione sottordinata – ossia la pianificazione di

settore –, che come strumento orientativo della pianificazione comunale, atto a favorirne un impiego più

generalizzato).

Sul lato domanda di energia, per quanto riguarda il tema degli usi energetici del sistema insediativo, le

strategie del PTCP forniscono indicazioni riguardo agli standard energetici, sicuramente in relazione alle

tecniche di costruzione dei nuovi insediamenti, ma forse anche riguardo agli usi energetici in generale.

Un corretto concetto di risparmio energetico negli edifici comprende sia sistemi passivi che attivi. Prima di

tutto il fabbisogno termico dell’edificio deve essere ridotto tramite opportune azioni sull’involucro edilizio. In

una seconda fase, si devono applicare le migliori tecnologie possibili per coprire la nuova domanda di

energia.

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La maggior parte degli edifici esistenti sono caratterizzati da elevati consumi termici, sia a causa delle

dispersioni di calore per trasmissione attraverso le pareti, i tetti, il pavimento e le finestre sia per le perdite

di calore per ventilazione attraverso le fessure dell’involucro.

Le azioni rivolte al miglioramento dell’aspetto energetico dell’edificio sono quindi prevalentemente legate

alla riduzione delle dispersioni termiche tramite isolamento termico e tramite aperture finestrate più

resistenti al passaggio del calore.

Si è preferito intervenire con prescrizioni o raccomandazioni che fissino criteri generali tecnico-costruttivi,

tipologici ed impiantistici idonei a facilitare e valorizzare l’impiego di fonti energetiche rinnovabili ed

assimilate per il riscaldamento, il raffrescamento, la produzione di acqua calda sanitaria, l’illuminazione, la

dotazione di apparecchiature elettriche degli edifici in relazione alla loro destinazione d’uso ed in stretto

rapporto con il tessuto urbano e territoriale circostante. Tali indicazioni hanno, tra gli obiettivi strategici, la

diminuzione delle potenze installate assolute e specifiche (kW/m2), dei consumi energetici assoluti e

specifici (kWh/m2/anno) e di conseguenza la riduzione delle emissioni in atmosfera a parità o migliorando il

servizio reso.

Esse non sono riferite unicamente agli edifici di nuova costruzione, ma anche a quelli sottoposti ad opere di

ristrutturazione. Riassumendo, le linee di indirizzo del PTCP riguardano l’integrazione di sistemi attivi e

passivi di risparmio energetico nelle diverse tipologie di edifici attraverso i regolamenti edilizi (suggerendo,

ad esempio, azioni sull’involucro edilizio; rendendo necessarie inoltre considerazioni sull’uso della

ventilazione, riscaldamento ed illuminazione naturale negli edifici e considerazioni sulle dotazioni di

apparecchiature elettriche); l’incentivazione alla certificazione energetica degli edifici (in modo tale da

permettere a locatari e futuri proprietari di abitazioni di discernere tra edifici di scarsa qualità edilizio -

architettonica ed edifici invece di buona qualità); inoltre la sollecitazione ad adottare nei distretti industriali

servizi energetici comuni (favorendo in tal senso la razionalizzazione dei consumi e l’ottimizzazione dei costi

energetici attraverso il meccanismo dell’idoneità).

Contenuti del RUEC nella legislazione nazionale e regionale

Si riportano di seguito le prescrizioni normative relative ai contenuti del RUEC contenute nel Testo unico

per l’edilizia DPR 380/01 e sue successive modifiche ed integrazioni. In particolare all’Art. 4 (L) - Contenuto

necessario dei regolamenti edilizi comunali (Legge 17 agosto 1942, n. 1150, art. 33):

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1. Il regolamento che i Comuni adottano ai sensi dell’articolo 2, comma 4, deve contenere la

disciplina delle modalità costruttive, con particolare riguardo al rispetto delle normative tecnico-

estetiche, igienico sanitarie, di sicurezza e vivibilità degli immobili e delle pertinenze degli stessi.

2. Nel caso in cui il Comune intenda istituire la Commissione edilizia, il regolamento indica gli

interventi sottoposti al preventivo parere di tale organo consultivo.

Mentre la Legge regionale 16/04 delle Regione Campania riporta i seguenti contenuti all’Art. 28 -

Regolamento urbanistico edilizio comunale:

1. Il Ruec individua le modalità esecutive e le tipologie delle trasformazioni, nonché l’attività

concreta di costruzione, modificazione e conservazione delle strutture edilizie. Il Ruec disciplina gli

aspetti igienici aventi rilevanza edilizia, gli elementi architettonici e di ornato, gli spazi verdi e gli

arredi urbani.

2. Il Ruec, in conformità alle previsioni del Puc e delle Nta allo stesso allegate, definisce i criteri per

la quantificazione dei parametri edilizi e urbanistici e disciplina gli oneri concessori.

3. Il Ruec specifica i criteri per il rispetto delle norme in materia energetico -ambientale in

conformità agli indirizzi stabiliti con delibera di giunta regionale.

Mentre all’Art. 29 - Procedimento di formazione del regolamento urbanistico edilizio comunale

1. Il Ruec è adottato dal consiglio comunale e depositato presso la sede del comune. Del deposito è

data notizia su due quotidiani a diffusione regionale. Ulteriori forme di pubblicità possono essere

determinate dagli statuti comunali.

2. Nel termine di trenta giorni dal deposito chiunque può presentare osservazioni al Ruec adottato.

Entro i trenta giorni successivi alla scadenza del termine per la presentazione delle osservazioni, il

consiglio comunale approva il Ruec, decidendo contestualmente in ordine alle osservazioni, sempre

in coerenza con il Puc e le Nta.

Della approvazione è dato avviso mediante pubblicazione sul bollettino ufficiale della regione

Campania. Copia integrale del Ruec è trasmessa alla provincia e depositata presso la casa comunale

per la libera consultazione.

3. Il Ruec è approvato contestualmente all’approvazione del Puc ed entra in vigore il giorno

successivo a quello della sua pubblicazione.

4. Le varianti e gli aggiornamenti al Ruec sono sottoposti al procedimento di formazione di cui al

presente articolo.

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Le indicazioni energetiche al RUEC

Il presente documento è stato impostato in modo che possa essere uno strumento operativo flessibile e

quindi adattabile adeguato alla realtà in cui ci si trova, di volta in volta, ad operare e che possa essere

quindi di ausilio per la redazione del RUEC da parte di ogni come del Vallo di Diano.

Si sviluppa, difatti, secondo due Macroaree, “Regolamentazione degli interventi sugli spazi urbani aperti” e

“Regolamentazione degli interventi sugli edifici” , che al loro interno contengono le principali indicazioni,

obbligatorie e raccomandate, in tema di bioedilizia e di efficienza energetica, nel rispetto della normativa

vigente. Alla prima Macroarea possono essere ricondotti tutti quegli articoli che, nei regolamenti

urbanistici, riguardano le strade, il verde pubblico e pertinenziale, l’edificazione di lotti, gli spazi inedificati,

l’installazione di antenne per la telefonia, ecc. mentre alla seconda Macroarea, afferiscono quelli inerenti la

nuova edificazione e le ristrutturazioni, la qualità ambientale ed il comfort, i requisiti funzionali, ecc. Le

indicazioni possono essere, in fase operativa, integrate o semplificate a seconda di quanto emerge dagli

studi in situ ed in base agli input che provengono dall’Amministrazione stessa. La suddivisione in Macroaree

ed Indicazioni, inoltre, consente di avere uno strumento versatile che può essere utilizzato:

tal quale, come allegato “energetico – ambientale” al regolamento già in vigore presso l’Ente;

per integrare l’intero Regolamento Edilizio, sia in caso di nuova redazione, sia in caso di

adeguamento, estrapolandone di volta in volta il preciso tematismo che può riguardare l’articolo

che si stà redigendo.

Quadro Normativo in materia di energetica ed ambiente

Riferimenti Normativi Nazionali

Il modello di Ruec è stato elaborato nel rispetto della normativa italiana vigente in materia di sostenibilità

ambientale ed efficienza energetica, segnatamente delle seguenti Leggi e Decreti emanati dal Governo

Italiano e della Regione Campania e delle Direttive Europee, in particolare si riporta di seguito

l’inquadramento normativo:

I Regolamenti europei che incidono sulle politiche del clima e dell'energia a livello locale. La Direttiva sulla

Performance Energetica degli Edifici (2002/91/EC) stabilisce i seguenti obblighi per gli Stati Membri:

• creare un metodo per calcolare/misurare la performance energetica degli edifici

• stabilire degli standard minimi di performance per gli edifici nuovi/ristrutturati

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• creare un piano di certificazione che informi i potenziali acquirenti o locatari degli edifici (residenziale,

commerciale, ecc...) sulle performance energetiche degli edifici in questione

• mostrare il certificato di performance energetica in tutti gli edifici pubblici

• creare un piano di ispezione sui sistemi di riscaldamento e raffreddamento di una certa dimensione

Tale regolamento doveva essere recepito da tutti gli Stati Membri già nel Gennaio 2006 (con possibili ritardi

al Gennaio 2009 per alcuni capitoli).

Repertorio Normativo

La Regione Campania ha raggruppato per tematiche la legislazione europea, nazionale e regionale, come di

seguito riportato:

Norme in materia ambientale

Comunità Europea

Direttiva 91/156/CE del 18 marzo 1991, rifiuti solidi

Direttiva 91/689/CE del 12 dicembre 1991, rifiuti pericolosi

D.Igs. 3 aprile 2006, n. 152, "Norme in materia ambientale Rendimento energetico nell’edilizia e

uso razionale dell’energia Comunità europea

Direttiva 2006/32/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 5 aprile 2006 concernente

l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e recante abrogazione della direttiva

93/76/CEE del Consiglio

Libro Verde - Una strategia europea per un'energia sostenibile, competitiva e sicura

Direttiva 2002/91/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2002 sul rendimento

energetico nell'edilizia;

Direttiva 92/42/CEE concernente i requisiti di rendimento delle nuove caldaie ad acqua calda,

alimentate con combustibili liquidi o gassosi.

Comunicazione COM (2009) 490 "Piano di Azione sulla Mobilità Urbana" volto a stabilire le azioni

da attuare tramite programmi e strumenti

Direttiva 93/116/EC del 17 Dicembre 1993 che adatta la Direttiva sul Progresso Tecnico

80/1268/EEC connessa al consumo di carburante degli autoveicoli

Direttiva 2009/28/EC sulla promozione dell'utilizzo di energia da fonti rinnovabili

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Direttiva 2003/30/EC sulla promozione dell'uso dei biocarburanti per altri carburanti rinnovabili per

il trasporto

Direttiva 2006/32/EC del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 5 Aprile 2006, sull'efficienza

dell'uso finale dell'energia e sui servizi energetici e che annulla la Direttiva del Consiglio 93/76/E

Legislazione nazionale

Legge 9 gennaio 1991 n. 10 Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso

razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.

D.P.R. 26 agosto 1993 n. 412 Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione,

l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei

consumi di energia.

D.P.R. 15 novembre 1996, n. 660 Regolamento per l'attuazione della direttiva 92/42/CEE

concernente i requisiti di rendimento delle nuove caldaie ad acqua calda, alimentate con

combustibili liquidi o gassosi.

D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112: Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle

regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della L. 15 marzo 1997, n. 5.

D.P.R. 21 dicembre 1999, n. 551 Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della

Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, in materia di progettazione, installazione, esercizio e

manutenzione degli impianti termici degli edifici, ai fini del contenimento dei consumi di energia.

Delibera n. 224/00 dell’Autorità per l'energia elettrica e il gas

Disciplina delle condizioni tecnico-economiche del servizio di scambio sul posto dell’energia

elettrica prodotta da impianti fotovoltaici con potenza nominale non superiore a 20 kW.

Decreto 24 aprile 2001 del Ministero dell'Industria Individuazione degli obiettivi quantitativi per

l'incremento dell'efficienza energetica negli usi finali ai sensi dell'art. 9, comma 1, del decreto

legislativo 16 marzo 1999, n. 79.

Decreto 18 marzo 2002 del Ministero delle Attività Produttive Modifiche e integrazioni al decreto

del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con il Ministro

dell'ambiente, 11 novembre 1999, concernente "direttive per l'attuazione delle norme in materia

di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'art. 11 del decreto legislativo 16

marzo 1999, n. 79".

Decreto Legge coordinato con la legge di conversione n.55/2002 Misure urgenti per garantire la

sicurezza del sistema elettrico nazionale

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Deliberazione n. 42 del 19 marzo 2002 Condizioni per il riconoscimento della produzione

combinata di energia elettrica e calore come cogenerazione ai sensi dell’articolo 2, comma 8, del

decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (deliberazione n. 42/02).

Decreto Ministero Attività Produttive 4 luglio 2005 Il decreto definisce i criteri per l''incentivazione

della produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici

Decreto Legislativo 19 agosto 2005 n. 192

Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia.

Circolare 24/05/2006; Ministero dello Sviluppo Economico – Chiarimenti e precisazioni riguardanti

le modalità applicative del Dlgs 19 agosto 2005, n. 192 di attuazione della direttiva 2002/91/CE

relativa al rendimento energetico nell’edilizia.

Decreto Ministeriale 27/07/2005; Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Norma

concernente il regolamento d'attuazione della legge 9 gennaio 1991, n. 10 (articolo 4, commi 1 e

2), recante: «Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale

dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia».

Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n. 311, Disposizioni correttive ed integrative al decreto

legislativo n. 192 del 2005, relativo al rendimento energetico nell'edilizia

L 9/1/1991 n.10 ”norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale

dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”.

DPR 21/4/1993 n.246 “regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da

costruzione”.

DPR 26/8/1993 n.412 “regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio

e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di

energia”.

L 5/01/1994 n.36 “disposizioni in materia di risorse idriche”.

DLgs 11/05/1999 n.152 “Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento

della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva

91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti

da fonti agricole”.

DPR 21/12/1999 n.551 “regolamento recante modifiche al DPR 112/99”.

Lr Campania 22/12/2004 n.16 “norme sul governo del territorio”.

DLgs. 19/8/2005 n.192 “attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico

nell’edilizia”.

DLgs. 3/4/2006 n.152 “norme in materia ambientale”.

22

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DLgs. 29/12/2006 n.311 “disposizioni correttive ed integrative al decreto n.192 del 2005, relativo

al rendimento energetico nell’edilizia”.

Delibera di G.R. n.659 del 18/4/2007 “Indirizzi in materia energetico – ambientale per la

formazione del Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale (RUEC), ai sensi del comma 3 dell’art.28

della L.R. 16/04”.

Delibera di G.R. n.834 del 11/5/2007 “Norme tecniche e direttive riguardanti gli elaborati da

allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, generale ed attuativa, come

previsto dagli artt. 6 e 30 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 "Norme sul governo del

territorio".

Prodotti da costruzione

Comunità Europea

Direttiva 89/106/CEE del Consiglio, del 21 dicembre 1988, relativa al ravvicinamento delle

disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti

da costruzione.

Direttiva 92/75/CEE del Consiglio, del 22 settembre 1992 riguardante l'indicazione del consumo

degli apparecchi domestici di energia e di altre risorse, tramite etichettatura e informazioni

uniformi relative ai prodotti.

REGOLAMENTO (CE) N. 1980/2000 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 17

luglio2000 relativo al sistema comunitario, riesaminato, di assegnazione di un marchio di qualità

ecologica.

Legislazione nazionale

Decreto del Presidente della Repubblica n. 246 del 21 aprile 1993

Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione.

Inquinamento acustico

Comunità Europea

Direttiva CEE/CEEA/CE n° 14 del 08/05/2000 2000/14/CE: Direttiva del Parlamento Europeo e del

Consiglio, dell'8 maggio 2000, sul ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri concernenti

l'emissione acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto.

DIRETTIVA 2002/49/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 giugno 2002 relativa

alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale.

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Legislazione nazionale

D.P.C.M. 1° marzo 1991 "Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e

nell'ambiente esterno".

Legge 26 ottobre 1995, n°447 " Legge quadro sull'inquinamento acustico".

D.P.C.M. 14 novembre1997 "Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore".

D.P.C.M. 5 dicembre 1997 "Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici".

D.M. 16 marzo 1998 "Tecniche di rilevamento e di misurazione dell'inquinamento acustico".

D.P.C.M. 31 marzo 1998 "Atto di indirizzo e coordinamento recante criteri generali per l'esercizio

dell'attività del tecnico competente in acustica, ai sensi dell'art 3 , comma 1, lettera b), e dell'art. 2

commi 6,7 e 8, della legge 26 ottobre 1995, n°447 -Legge quadro sull'inquinamento acustico".

D.M. 29 novembre 2000 "Criteri per la predisposizione, da parte delle società e degli enti gestori

dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, dei piani degli interventi di

contenimento e abbattimento del rumore".

Legislazione Regionale Deliberazione N. 2436 - Area Generale di Coordinamento N. 5 Ecologia

Tutela Ambiente C.I.A. - Classificazione acustica dei territori comunali. Aggiornamento linee guida

regionali.

Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 194 "Attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla

determinazione e alla gestione del rumore ambientale".

Norme Regionali

Linee Guida per la zonizzazione acustica; Deliberazione Giunta Regionale N. 2436 del 1 agosto 2003

(Strumento tecnico di indirizzo per la classificazione acustica dei territori comunali).

Inquinamento atmosferico

Comunità europea

Direttiva 96/61/CE del Consiglio del 24 settembre 1996 sulla prevenzione e riduzione integrate

dell'inquinamento.

Direttiva 1999/30/CE del Consiglio del 22 aprile 1999 concernente i valori limite di qualità dell'aria

ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo.

Direttiva 2000/69/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2000, concernente i

valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio nell'aria ambiente.

Direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell'aria nell'ambiente.

Legislazione nazionale

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Decreto Legislativo n. 351 del 4 agosto 1999

Attuazione della direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell'aria

nell'ambiente.

Decreto Ministeriale n. 60 del 2 aprile 2002

Recepimento della direttiva 1999/30/CE del Consiglio del 22 aprile 1999 concernente i valori limite

di qualità dell'aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le

particelle e il piombo e della direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell'aria

ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio.

D.M. 01 ottobre 2002 n. 261 Regolamento recante le direttive tecniche per la valutazione

preliminare della qualità dell’aria ambiente, criteri perl’elaborazione del piano e dei programmi di

cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 4 agosto 1999, n° 351

G.U. Serie Gen.le n° 272 del 20.11.2002.

Norme Regionali

Delibera n. 286 del 19 gennaio 2001 - Disciplinare tecnico-amministrativo per il rilascio delle

autorizzazioni e pareri regionali in materia di emissioni in atmosfera.

Delibera n. 4102 - Seduta del 5 agosto 1992. Art. 4 punto d) D.P.R. 203/88. Fissazione dei valori

delle emissioni in atmosfera derivanti da impianti sulla base della migliore tecnologia disponibile e

tenendo conto delle Linee Guida fissate dallo Stato e dei relativi valori di emissione.Con allegato.

Inquinamento elettromagnetico

Comunità Europea

Raccomandazione U.E. 199/519/CE - Raccomandazione del consiglio del 12 luglio 1999 relativa alla

limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz.

Legislazione nazionale

D.P.C.M. 23 aprile 1992 - Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati alla

frequenza

industriale nominale (50 Hz) negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno.

Legge n. 36 del 22 febbraio 2001 - Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici,

magnetici ed elettromagnetici.

Norme Regionali

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Legge regionale 24 novembre 2001 n. 13 - Prevenzione dei danni derivanti dai campi

elettromagnetici generati da elettrodotti - B.U.R.C. speciale del 29 novembre 2001.

Legge regionale 24 novembre 2001 n. 14 Tutela igienico sanitaria della popolazione dalla

esposizione a radiazioni non ionizzanti generate da impianti per teleradiocomunicazioni. B.U.R.C.

speciale del 29 novembre 2001.

Delibera di Giunta Regionale 30 maggio 2003 n. 2006 - L.R. 24/11/01 n. 14 “Linee Guida per

l’applicazione della L.R. n. 14 /01 –Modifiche ed integrazioni al documento approvato con

deliberazione di G.R. n. 3202/02”.

Delibera di Giunta Regionale 30 dicembre 2003 n. 3684 - L.R. 14701 "Tutela igienico sanitaria della

popolazione dalla esposizione a radiazioni non ionizzanti generate da impianti per

teleradiocomunicazioni" - D. Lgs. 259/03 "Codice delle comunicazioni elettroniche" -

Determinazioni . - B.U.R.C. n. 7 del 16 febbraio 2004.

Inquinamento idrico

Comunità europea

Direttiva 98/83/CE del Consiglio del 3 novembre 1998 concernente la qualità delle acque destinate

al consumo umano.

Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un

quadro per l'azione comunitaria in materia di acque

Direttiva 2006/11/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 15 febbraio 2006

concernente l'inquinamento provocato da certe sostanze pericolose scaricate nell'ambiente idrico

della Comunità.

Direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane.

Direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati

provenienti da fonti agricole.

Legislazione nazionale

Decreto Legislativo n. 152 dell'11 maggio 1999 Disposizioni sulla tutela delle acque

dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque

reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento

provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole.

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Legislazione regionale

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE CAMPANIA - N. 33 DEL 18 GIUGNO 2007

Inquinamento luminoso

Legislazione regionale

Legge Regionale Campania, 25 luglio 2002, n. 12 (Norme per il contenimento dell'inquinamento

luminoso e del consumo energetico da illuminazione esterna pubblica e privata a tutela

dell'ambiente, per la tutela dell'attività svolta dagli osservatori astronomici professionali e non

professionali e per la corretta valorizzazione dei centri storici).

Edilizia Sostenibile

"Protocollo ITACA" per la valutazione energetico - ambientale di un edificio, sviluppato dall’”Istituto

per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale” (ITACA), che

rappresenta un’associazione federale senza finalità di lucro, nata nel 1996 per volontà delle

Regioni italiane al fine di operare il miglior raccordo con le istituzioni statali attraverso azioni ed

iniziative concordate e condivise dal sistema regionale e attivare un confronto permanente tra le

stesse regioni, gli enti locali e gli operatori nazionali del settore.

Contenuti eco-energetici del RUEC

In materia di energetica il regolamento Urbanistico ed edilizio Comunale RUEC deve contenere degli

articoli riguardanti la sostenibilità Energetico-Ambientale degli interventi edificatori e degli spazi urbani

aperti.

In particolare sono di ambito territoriale- Urbanistico i seguenti argomenti:

1. Relazione sul sito sul sito dell’intervento

2. Riduzione dell’impatto edilizio

3. Prevenzione del consumo del suolo

4. Permeabilità degli spazi urbani aperti

5. Compensazione ecologica preventiva

6. Corridoi ecologici

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7. Riduzione dell’effetto “isola di calore”

Sono di ambito edilizio:

8. Orientamento degli edifici

9. Geometria degli edifici

10. Materiali da costruzione

11. Isolamento termico dell’involucro

12. Controllo della radiazione solare

13. Ventilazione naturale e ricambi d’aria nell’edificio

14. Efficienza dell’impianto termico

15. Efficienza dell’impianto elettrico

16. Efficienza dell’ impianto idrico

17. Certificazione energetica dei fabbricati

18. Contenimento delle risorse idriche

19. Tetti verdi

20. Verde verticale

21. Protezione degli effetti del gas Radon

22. Benessere acustico dell’interno dell’edificio

23. Rifiuti solidi urbani

24. Serre bioclimatiche

25. Pannelli fotovoltaici ed altri impianti tecnologici sugli edifici

26. Prescrizioni per la redazione di progetti di opere pubbliche e private

27. Disciplina del verde su aree pubbliche

28. Abbattimento e potatura di alberature private

Si analizzeranno di seguito gli argomenti esposti nel precedente indice, per ciascuno si indicheranno le

prescrizioni normative e si proporranno delle possibili forme di incentivazione.

In ambito territoriale urbanistico

Relazione sul sito dell’interventoAffinché gli interventi edilizi siano compatibili con il contesto ambientale e possano assumere le migliori

condizioni ai fini dell’utilizzo dell’energia, in forma attiva e passiva, è necessaria la perfetta integrazione

dell’edificio nel sito.

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Nelle lottizzazioni e nelle nuove edificazioni, è opportuno a tal fine, preliminarmente alla fase

progettuale, redigere una relazione sul sito che contenga informazioni su:

o caratteristiche fisiche del luogo, come pendenze, vie di scorrimento dell’acqua, posizione

rispetto al corso del sole nelle diverse stagioni, ecc.;

o indicazione di edifici e strutture adiacenti, relazione dell’area con strade esistenti, altre

caratteristiche rilevanti (viste sul panorama circostante, orientamento dell’appezzamento,

ecc.);

o le ombre prodotte dalle strutture esistenti sul sito o nelle adiacenze;

o gli alberi sul sito o adiacenti, identificandone la posizione, la specie, le dimensioni e le

condizioni fitosanitarie generali;

o direzione, intensità, stagionalità dei venti prevalenti;

o indicazione della presenza, sul lotto o nelle vicinanze di fonti di inquinamento e di siti a

“rischio da incidente rilevante” (fabbriche, centrali di produzione d’energia, elettrodotti,

antenne radio-televisive, ecc.).

Sulla base dell’analisi precedente, il tracciamento delle strade, dei lotti da edificare e dei singoli

edifici dovrà tendere a:

o garantire un accesso ottimale alla radiazione solare per tutti gli edifici, in modo che la

massima quantità di luce naturale risulti disponibile anche nella peggiore condizione (21

dicembre);

o consentire che le facciate ovest degli edifici possano essere parzialmente schermate da altri

edifici o strutture adiacenti per limitare l’eccessivo apporto di radiazione termica estiva, se

ciò lascia disponibile sufficiente luce naturale;

o garantire accesso al sole per tutto il giorno per tutti gli impianti solari realizzati o progettati

o probabili (tetti di piscine, impianti sportivi, strutture sanitarie o altre con elevati consumi

di acqua calda sanitaria);

o trarre vantaggio dai venti prevalenti per strategie di ventilazione/raffrescamento naturale

degli edifici e delle aree di soggiorno esterne (piazze, giardini,ecc.);

o predisporre adeguate schermature di edifici ed aree di soggiorno esterne dai venti

prevalenti invernali e dall’eccessiva insolazione estiva.

La relazione sul sito dovrà essere parte integrante della documentazione da presentare in sede di

richiesta di permesso di costruire e dovrà contenere i seguenti elaborati grafici:

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o tavola in scala 1:2000 sulle “caratteristiche geologiche” del sito, contenente n.1 planimetria

ed un numero opportuno di sezioni da cui evincere la natura e la stratigrafia del sottosuolo,

con particolare attenzione alle sue potenzialità geotermiche;

o tavola in scala 1:2000 sulla “esposizione” del sito secondo i punti cardinali, contenente n.1

planimetria;

o tavola in scala 1:2000 sulla “clivometria” del sito, contenente n.1 planimetria e n.2 sezioni

verticali fatte nelle direzioni più rappresentative, dalle quali evincere agevolmente

l’andamento del terreno;

o tavola sulle “caratteristiche microclimatiche” essenziali del luogo, contenente 1)un grafico,

sovrapposto alla planimetria in scala adeguata, che indichi i venti secondo la loro intensità,

direzione,

o uno schema riportante la temperatura media, l’eliofania media, la piovosità media per

ciascuno dei 12 mesi, e le indicazioni climatiche riportate all’art.2 e nell’allegato “A” del

DPR 412/93;

o tavola in scala opportuna sulla “presenza vegetale” rilevante del sito, ovvero n.1

planimetria dove sono evidenziate le varie presenze sul sito (arboree, arbustive, ecc), uno

schema sinottico delle stesse, annotate secondo specie, età, dimensioni e condizioni

fitosanitarie generali;

o tavola in scala 1:2000 sulle “ombre portate”, contenente n.1 planimetria dalla quale si

evincono le ombre che edifici e/o ostacoli fissi, posti nelle adiacenze del sito in oggetto,

proiettano sullo stesso;

o tavola in scala 1:2000 sulle “emergenze paesaggistiche ed architettoniche” visibili dal sito,

contenente n.1 planimetria con l’indicazione dei punti di scatto delle foto di veduta ed il

relativo corredo fotografico;

o tavola in scala 1:2000 o 1:5000 sulla “presenza di fonti inquinanti”, contenente n.1

planimetria nella quale sono evidenziate tutte le particolari strutture potenzialmente

dannose e/o fonti di “rischio da incidente rilevante” ai sensi del DLgs 334/99 e 238/05

(industrie, centrali di produzione energetica, depositi di combustibili, elettrodotti, antenne

radio-televisive o di telefonia, ecc.), poste entro un raggio di 1000 m dal sito in oggetto.

Riduzione dell’impatto edilizio Per tener conto di due parametri fondamentali della eco-sostenibilità di una trasformazione urbana: la

permeabilità del suolo e la presenza della vegetazione, si potrà rendere obbligatorio calcolare l’indice R.I.E.

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Indice di Riduzione dell’Impatto Edilizio e verificare che rispetti i limiti imposti, nelle nuove edificazioni,

nelle ristrutturazioni estese di aree esterne, nel mantenimento dei suoli inedificati, negli interventi di

qualsiasi natura su fondi e/o edifici esistenti che incidano sulle superfici esterne esposte alle acque

meteoriche (coperture, terrazze, sistemazioni esterne, cortili, aree verdi, aree pavimentate, ecc.) nonché in

tutte le trasformazioni urbane ed edilizie soggette al permesso di costruire.

Prevenzione del consumo di suoloPrima di dar corso a trasformazioni che implicano il consumo di nuovo suolo, si dovrà prioritariamente

trasformarle in aree già urbanizzate, ma non più funzionali al loro primario uso.

Permeabilità degli spazi urbani apertiOgni intervento edilizio ed urbano altera l’originario equilibrio del luogo, primo fra tutti quello idrico. Le

enormi superfici impermeabili degli agglomerati urbani, provocano un intenso ruscellamento dell’acqua

piovana, con conseguente erosione superficiale ed impoverimento delle falde acquifere nel sottosuolo.

Diviene fondamentale, per ridurre l’impatto ambientale degli interventi antropici, limitare al massimo la

creazione di superfici impermeabili a favore di quelle drenanti.

Si potrà prevedere delle forme di incentivazione per ridurre la impermeabilizzazione degli spazi aperti e

favorire l’utilizzo di tecniche di bio-architettura, ad esempio:

o Nelle nuove edificazioni e nelle ristrutturazioni delle aree pertinenziali esterne, è

obbligatorio prevedere che la superficie (calpestabile e carrabile) permeabile sia almeno

pari al 50% dell’intera superficie dell’intervento. Tale obiettivo deve essere attuato tramite

tecniche che consentano di avere la massima capacità drenante e di aerazione della

superficie, unitamente ad una compattezza che consenta di resistere ad una molteplicità di

condizioni di carico, impedendo lo sprofondamento del terreno e consentendo la rapida

percolazione delle acque con conseguente rifornimento della falda; impieghino materiali

con ottime qualità di resistenza fisico-chimica, ecologici, riciclati e riutilizzabili.

o Nelle aree adibite a parcheggio, è obbligatorio che le superfici degli stalli di stazionamento

dei veicoli siano di tipo drenante

o E’ opportuno, ove possibile, che siano di tipo drenante anche le superfici delle strade

carrabili secondarie e di servizio così come quelle di viali e percorsi pedonali, restando

garantite al contempo le condizioni di sicurezza per i fruitori.

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Compensazione ecologica preventivaPer tutte le trasformazioni del territorio che implicano il passaggio da suolo libero ovvero agricolo nel suo

stato di fatto o nella sua potenzialità ad urbanizzato e indipendentemente dalla loro destinazione

urbanistica, dovranno essere rispettati i seguenti criteri a loro volta ispirati al principio della compensazione

ecologica preventiva:

a) per ogni tipo di urbanizzazione, ad esclusione delle infrastrutture energetiche ed idrauliche nelle

loro parti interrate, per ogni mq di superficie territoriale oggetto di trasformazione urbanistica

occorre cedere e attrezzare a verde ecologico 2 m2 di superficie in pianta, riducibili a 1 m2 nel caso

di insediamenti ed edifici ad elevate prestazioni ecologiche ed energetiche e laddove l’effetto sulla

mobilità urbana privata sia irrilevante;

o per ogni tipo di realizzazione di infrastruttura, ad esclusione delle infrastrutture energetiche ed

idrauliche nelle loro parti interrate, e per ogni tipo di impianto, per ogni mq di superficie occupata

(data dalla sommatoria delle parti effettivamente coperte e dalle parti di rispetto che rientrano

nelle aree di pertinenza dell’infrastruttura) occorre cedere e attrezzare a verde ecologico 2 m2 di

superficie in pianta, riducibili a 1 m2 nel caso di infrastrutture su ferro e servizi socio-sanitari e

scolastici.

In entrambi i casi le aree da cedere e le attrezzature ecologiche da realizzare costituiscono la

compensazione ecologica dovuta per i consumi di suolo prodotti. Tali aree si aggiungono alla

dotazione di aree per servizi pubblici o di interesse pubblico previste dalla legge ovvero dal piano

dei servizi, ivi comprese quelle destinate al verde pubblico. Le aree si possono reperire altrove

rispetto al luogo di trasformazione, ma all’interno del comune ove tale trasformazione ricade, fatte

salve diverse previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale.

o Il permesso di costruire o altro titolo edilizio equipollente deve prevedere, prima dell’inizio dei

lavori:

a) la preventiva cessione al soggetto pubblico delle aree nella misura suddetta o l’individuazione di

aree pubbliche o private da sottoporre a contratto di valorizzazione ambientale ed ecologica;

b) la definizione delle opere ambientali ed ecologiche da realizzare;

c) l’effettivo inizio della realizzazione di tali opere.

o Gli interventi o opere o attrezzature a verde ecologico consistono nella realizzazione di nuovi

sistemi naturali permanenti che vanno ad aumentare il bilancio ecologico del comune (siepi, filari,

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prati permanenti, boschi, aree umide, ecc). A completamento di tali opere ecologiche sono

ammesse le opere per la fruizione ecologico ambientale (i percorsi pedonali e quelli ciclabili,

piccole opere di consolidamento del suolo, ridisegno dei canali e rogge, ecc..) in misura tale da non

superare il 30% del costo complessivo delle attrezzature a verde ecologico.

o Aree ed interventi devono rispondere a esigenze e interessi collettivi e di pubblica utilità e devono

essere tali da consentire il conseguimento di un disegno di valorizzazione ecologico ed ambientale

messo a punto dall’amministrazione pubblica, con adeguate procedure di partecipazione.

o Le province e i parchi regionali e i parchi locali di rilevanza potranno emanare delle linee guida e

dei progetti d’area, che diverranno riferimenti prioritari per l’attuazione delle compensazioni.

o Il richiedente del permesso di costruire deve farsi carico di tutti gli oneri di acquisizione/cessione

delle aree e di realizzazione delle opere . E‘ ammessa la monetizzazione (pari al valore di mercato

delle aree in quel comune sommato a quello degli interventi) solo nei due seguenti casi:

a) nel caso il comune abbia individuato aree di sua proprietà dove localizzare o ambiti da acquisire

in modo prioritario per gli interventi di compensazione ecologica (solo qualora la cubatura in gioco

sia inferiore ai 5.000 m3 v.p.p.);

b) nel caso il richiedente abbia individuato delle aree di imprese agricole o enti pubblici disponibili

a stipulare dei contratti con il comune di uso di valorizzazione ecologico ambientale della durata

minima di 30 anni; in questo caso le monetizzazioni saranno riversate a questi soggetti per la

realizzazione degli interventi di compensazione e la loro gestione.

o Per la gestione delle opere ecologiche realizzate il comune può avvalersi degli imprenditori agricoli.

Corridoi EcologiciAl fine di limitare la frammentazione degli ambienti naturali e per assicurare la comunicazione tra gli

habitat ecologici, è opportuno nelle lottizzazioni, negli interventi riguardanti il verde urbano, pubblico e

privato, nelle nuove edificazioni e nelle ristrutturazioni totali delle aree esterne, prevedere continuità tra le

sistemazioni a verde, in modi opportuni e compatibili con i diritti di terzi.

Laddove una continuità diretta non sia possibile (es. per la presenza di una strada), allora è opportuno

prevedere dei passaggi artificiali esclusivi, costituiti da:

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o cavalcavia, di adeguata larghezza e capacità di carico, atti ad accogliere la stessa copertura

vegetale dei lembi verdi che mettono in comunicazione e ad assicurare il passaggio

indisturbato di animali, pollini, ecc.;

o sottopassi per ungulati;

o tunnel per anfibi, utili per garantire gli spostamenti degli animali ed evitare il verificarsi di

incidenti stradali.

o E’ altresì importante, per proteggere i volatili durante i loro spostamenti, dotare le barriere

fono-isolanti trasparenti poste ai lati delle strade di grande traffico, di sagome adesive

(raffiguranti rapaci), con una densità di 1 sagoma ogni 1,5 m2 di superficie vetrata.

Tali misure ed accorgimenti, possono condurre alla creazione di una vera e propria rete ecologica che da un

lato, riduce l’impatto antropico ed urbano sull’ambiente, dall’altro, crea una “struttura verde” all’interno

dell’abitato la quale, superando il semplice concetto di standard verde minimo obbligatorio, è realmente in

grado di migliorare la qualità della vita urbana, mitigando i picchi climatici, abbattendo drasticamente

l’inquinamento e fornendo ossigeno, innanzitutto.

Riduzione dell’effetto “isola di calore”Il fenomeno del surriscaldamento urbano, dovuto alla proprietà di immagazzinare e trasmettere calore dei

materiali impiegati nelle costruzioni (dagli edifici alle sistemazioni urbanistiche), può essere mitigato

efficacemente soprattutto tramite un’adeguata progettazione delle aree circostanti gli edifici.

E’ opportuno prevedere i seguenti accorgimenti:

o controllo dell’albedo della pavimentazione, degli spazi pubblici (strade, marciapiedi, parcheggi,

ecc.) che permette di ridurre le temperature superficiali con effetti sul comfort esterno e sulla

riduzione dei carichi solari nel condizionamento degli spazi chiusi. Le superfici chiare hanno un

albedo più alta delle superfici scure (si assume per il bianco valore massimo di albedo, pari a 1,

per il nero valore 0). La semplice scelta di materiali ad elevato albedo per la realizzazione delle

superfici urbane dovrà essere effettuata nella direzione della riduzione delle temperature delle

superfici (e quindi la quantità di energia che esse re-irraggiano nello spettro dell’infrarosso) e

sui carichi di raffrescamento garantendo nel contempo effetti sul comfort e benessere delle

persone (evitare gli sbalzi termici freddo interno-caldo esterno).

o ricorso al verde, che ha un valore non soltanto decorativo ma dovrà essere progettato e

quantificato in modo da produrre effetti sul microclima dell’area mitigando i picchi di

temperatura estivi grazie all’evapotraspirazione ed inoltre consentire l’ombreggiamento per

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controllare l’irraggiamento solare diretto sugli edifici e sulle superfici circostanti durante le

diverse ore del giorno;

o considerare il coefficiente di riflessione di ciascuna superficie e calcolare il coefficiente di

riflessione medio dell’area in esame, pesando ogni singolo coefficiente di riflessione in base

all’area di ogni superficie: la formula Cm in modo da poter controllare i parametri di re-

irraggiamento .

o Per quanto riguarda gli edifici, è opportuno disporre la vegetazione o altri schermi in modo tale da

massimizzare l’ombreggiamento estivo delle seguenti superfici, in ordine di priorità:

- le superfici vetrate e/o trasparenti esposte a SUD e SUDOVEST;

- le sezioni esterne di dissipazione del calore degli impianti di climatizzazione, i tetti e le

coperture;

- le pareti esterne esposte a OVEST, ad EST ed a SUD;

- le superfici capaci di assorbire radiazione solare entro 6 metri dall’edificio;

- il terreno entro 1,5 m dall’edificio.

o Per ottenere un efficace ombreggiamento degli edifici occorre che gli alberi utilizzati vengano

piantati a distanze tali che la chioma venga a situarsi a:

- non più di 1,5 metri di distanza dalla facciata da ombreggiare quando esposta ad EST o

OVEST;

- non più di 1 metro di distanza dalla facciata da ombreggiare quando esposta a SUD;

- anche le parti più basse delle pareti perimetrali degli edifici esposte a EST ed OVEST,

vengano ombreggiate per mezzo di cespugli.

o Anche l’uso di rampicanti sulle facciate consente buone riduzioni dell’assorbimento della

radiazione solare in estate e una riduzione delle dispersioni per convezione in inverno.

o Si consiglia inoltre, compatibilmente con vincoli di natura artistica ed architettonica, il ricorso al

verde anche per le coperture. Tale scelta, se correttamente applicata (isolamento delle coperture,

verifica dei carichi strutturali, forme di manutenzione del verde, ecc.), oltre al controllo dell’albedo

della copertura, può avere il duplice effetto di miglioramento dell’inerzia termica e di drenaggio del

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deflusso delle acque meteoriche così evitando, in caso di precipitazioni di eccezionale entità,

ulteriore sovraccarico alla rete fognaria.

o Ogni intervento di piantumazione dovrà prevedere l’uso di essenze che dimostrino un buon

adattamento all’ambiente urbano, siano preferibilmente caratteristiche del luogo, abbiano solo in

estate una chioma folta (in modo da consentire apporti solari invernali), particolarmente se

disposte a SUD del sito. La riduzione degli apporti solari estivi indesiderati è massima quando

alberi, cespugli e copertura verde del terreno sono combinati opportunamente nella progettazione

del paesaggio dell’area.

o Per quanto riguarda l’ombreggiamento delle zone adibite a parcheggio o di altre zone stradali

utilizzate per lo stazionamento dei veicoli risultati significativi vengono ottenuti attenendosi alle

seguenti prescrizioni:

- almeno il 10% dell’area lorda del parcheggio sia costituita di copertura verde;

- il numero di alberi piantumati garantisca che la superficie coperta dalla loro chioma sia almeno il

50% dell’area lorda;

- il perimetro dell’area sia delimitato da una cintura di verde di altezza non inferiore a 1 m e di

opacità superiore al 75%.

o Sarà necessario predisporre un adeguato piano di irrigazione e manutenzione di tutte le aree verdi

previste anche attraverso un sistema di raccolta e di riutilizzazione delle acque meteoriche.

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Fig. 1 - Riduzione dell’isola di calore urbana con l’impiego della vegetazione.

In ambito edilizio

Orientamento degli edifici.o Per garantire all’edificio le migliori condizioni del microclima interno attraverso l’utilizzo delle

risorse energetiche rinnovabili, cercando di coprire la maggior parte del fabbisogno tramite

l’apporto solare, è obbligatorio nelle nuove edificazioni posizionare l’asse longitudinale principale

lungo la direzione EST – OVEST con una tolleranza massima di 45°, quando non sussistano

impedimenti documentabili. L’orientamento verso SUD, permette di ricevere il massimo della

radiazione solare in inverno, quando è più richiesta, mentre in estate, con la maggiore altezza del

sole sull’orizzonte, l’edificio, opportunamente schermato, riceve meno radiazioni.(Deliberazione

G.R. Campania 659/07 – Obiettivo D1: miglioramento prestazioni energetiche involucro).

o E’ obbligatorio, inoltre, che l’edificio abbia sul lato SUD una superficie vetrata pari al 40% della

complessiva, mentre sul lato Nord le aperture dovranno avere dimensione ridotta. Gli spazi

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abitativi con maggiore esigenza di riscaldamento ed illuminazione, devono essere disposti a SUD-

EST, SUD e SUD-OVEST.

o Possono essere concesse deroghe in relazione alla disposizione del lotto, alla presenza di ombre

portate generate da elementi naturali e/o artificiali, oppure nel caso vengano presentate soluzioni

alternative che dimostrino, con dettagliate relazioni tecniche, vantaggi energetici.

Fig. 2 - Corretto orientamento degli edifici secondo l’asse eliotermico.

Geometria dell’edificioTra le caratteristiche intrinseche dell’edificio atte a garantire una elevata efficacia ai fini del contenimento

energetico, assume un’importanza fondamentale la “compattezza”, intendendo con essa il minimo

rapporto tra la superficie S ed il Volume V.

Per superficie S s’intende la superficie disperdente, ovvero la somma di tutte le superfici (o facce) che

delimitano l’edificio verso l’esterno o verso ambienti non muniti di riscaldamento.

Per volume V s’intende il volume interno riscaldato dell’edificio. Pur nella libertà creativa del progettista, è

obbligatorio a tal fine, nelle nuove edificazioni, contenere il rapporto di forma S/V entro valori minimi, così

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come prescritto dal Dlgs 192/05 e dal Dlgs 311/06, in riferimento alla Dir 2002/91/CE sul rendimento

energetico in edilizia.

Nel caso in cui il rapporto S/V superi i limiti indicati, il tecnico progettista dovrà opportunamente

dimostrare che tale scelta non inficia il contenimento dei consumi energetici dell'involucro.

Fig. 3 Rapporto superficie/volume degli edifici.

Materiali da costruzioneo Nel rispetto del DPR 246/93, di particolari eventuali disposizioni e/o vincoli di natura diversa

esistenti, nonché delle tradizioni costruttive locali, è obbligatorio nelle nuove edificazioni e nelle

ristrutturazioni totali impiegare materiali che abbiano le seguenti caratteristiche:

- durabilità

- reperibilità

- assenza di emissioni nocive (vapori, particelle, polveri, radioattività) durante produzione, posa,

esercizio e rimozione;

- non devono favorire lo sviluppo di muffe, batteri o microrganismi;

- igroscopicità e traspirabilità;

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- antistaticità e ridotta conducibilità elettrica;

- buona resistenza al fuoco ed assenza di emissione di fumi nocivi e tossici in caso di incendio;

- assenza di radioattività;

- provenienza da risorse rinnovabili o riciclate;

- i materiali di base devono essere riciclabili (pre-assemblaggio) al fine di favorire la limitazione della

quantità di rifiuti edilizi, specie se indifferenziati;

- i prodotti finiti devono poter essere riutilizzati in caso di demolizione o ristrutturazione;

- provenienza da processi produttivi e di trasformazione e trasporto a ridotto consumo, il più

possibile esenti da nocività per i lavoratori e di ridotto impatto ambientale;

- devono essere prodotti con materie prime abbondanti e rinnovabili;

- se destinati ad uso strutturale devono conservare le caratteristiche di resistenza meccanica per un

tempo sufficiente secondo norma;

- devono conservare le proprie caratteristiche fisiche e prestazionali;

- devono essere facilmente riparabili ed adattabili a ristrutturazioni e riparazioni dell’immobile;

- oltre a limitare il consumo di energia per il trasporto, devono preservare l’identità architettonica

dell’ambiente valorizzando esperienze e tradizioni dell’industria e dell’artigianato locale;

- vanno impiegati solo legni di provenienza locale e da zone temperate a riforestazione

programmata. Il legno tropicale non dovrebbe essere utilizzato per l’elevato costo ambientale del

trasporto e i danni all’ecosistema;

- vanno impiegati principalmente materiali di produzione locale e tradizionali (pietra, legno,

laterizio), al fine di incentivare il recupero e la salvaguardia del mercato e delle risorse socioculturali

legati alla tradizione produttiva locale.

o E’ opportuno impiegare materiali con le caratteristiche sopra elencate anche nei casi di

manutenzione ordinaria e straordinaria.

o E’ opportuno documentare e schedare in apposito registro i materiali presenti nel progetto,

suddividendoli in elementi strutturali, in elementi di finitura e impianti, indicando le caratteristiche

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di reimpiegabilità/riciclabilità dei medesimi materiali in caso di demolizione futura ed evidenziando

l’eventuale uso di materiali reimpiegati o riciclati.

o Sono ammessi prodotti con marchiatura ANAB-IBO-IBN, NATUREPLUS, FSC se non in contrasto con

il Regolamento CE 1980/2000.

Isolamento termico dell’involucroo Per limitare la trasmissione del calore attraverso i componenti opachi dell’edificio a contatto con

l’esterno, è obbligatorio negli edifici di nuova costruzione, negli ampliamenti e nelle

ristrutturazioni, attuare quegli interventi sull’involucro in modo da rispettare i valori di trasmittanza

U così come indicato nella L 10/91.

o E’ possibile ottenere tali risultati anche attraverso un maggior spessore delle murature esistenti per

aumentare l’inerzia termica, per particolari tecniche d’isolamento, per la realizzazione di pareti

ventilate.

o Lo spessore di dette murature eccedente i 30 cm, giustificato da precisi calcoli, non verrà

computato ai fini della volumetria totale edificabile, fermo restando il rispetto delle norme relative

alle distanze tra confini di proprietà. E’ indispensabile che il progetto sia redatto da un tecnico di

provata esperienza e con l’ausilio di software dedicati, in quanto l’adozione di talune tecniche di

isolamento termico efficienti per l’inverno, potrebbero essere peggiorative in estate.

E’ importante considerare:

- la scelta dei materiali di tamponatura perimetrale e la scelta di serramenti esterni che

garantiscano dispersioni contenute sia dal punto di vista conduttivo che da quello della tenuta

all’aria;

- la realizzazione di tetti ventilati e l’uso di barriere anti-radianti; evitare e limitare ponti termici

strutturali e di forma;

- l’uso di vetri doppi per tutte le esposizioni in quanto di grande efficacia sia dal punto di vista

energetico che economico;

- l’uso di materiali di finitura superficiale opportuni, selezionati in base al loro indice di riflessione

solare, deve consentire di aumentare l’albedo del tetto e delle facciate;

- l’adozione di collettori solari sul tetto, che consente di schermare il tetto stesso e di utilizzare la

radiazione solare intercettata.

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Controllo della radiazione solareSoprattutto alle latitudini meridionali, il controllo dell’irraggiamento negli edifici assume un ruolo primario

ai fini del benessere ambientale interno e del risparmio energetico per il raffrescamento estivo. Tuttavia, è

indispensabile che tale controllo avvenga attraverso tecniche che consentano di usufruire dell’apporto

termico solare nella stagione fredda e garantiscano una adeguata illuminazione naturale degli ambienti

interni all’edificio.

In tal senso, per gli edifici di nuova costruzione e per le ristrutturazioni dell’intero immobile è obbligatorio:

o l’utilizzo di vetri selettivi ad alta trasmissione luminosa, basso fattore solare, bassa

trasmittanza termica;

o l’impiego di schermature esterne, fisse e/o mobili, orizzontali e verticali. In particolare, per

le pareti trasparenti esposte a SUD, è indicato utilizzare schermature orizzontali, per

garantire il riparo dall’irraggiamento sub-verticale del periodo estivo e consentire il

passaggio del sole invernale caratterizzato da una maggiore inclinazione. Per le pareti

trasparenti esposte ad EST e ad OVEST, è indicato l’impiego di schermature verticali.

o Nel rispetto dell’indipendenza creativa del tecnico progettista, è obbligatorio che tali

dispositivi di schermatura siano parte integrante del progetto architettonico dell’intera

nuova opera edilizia.

o Nel caso di ristrutturazioni, la tecnica di schermatura adottata deve essere frutto di

dettagliato progetto, che ne comprovi l’efficacia funzionale e l’idonea contestualizzazione

architettonica, redatto da un tecnico abilitato e consegnato in sede di richiesta di permesso

di costruire o s.c.i.a. .

Ventilazione naturale e ricambi d’aria all’interno dell’edificioPer garantire il mantenimento di un buon livello qualitativo dell’aria all’interno degli ambienti edificati,

evitando di gravare sui consumi energetici per la climatizzazione, è obbligatorio negli edifici di nuova

costruzione e nelle ristrutturazioni totali, usare i seguenti accorgimenti per favorire la ventilazione naturale:

o adottare serramenti apribili e con infissi a bassa permeabilità all’aria ma tali da garantire

adeguati ricambi d’aria d’infiltrazione per evitare problemi di condensa superficiale;

o adottare bocchette o griglie di ventilazione regolabili inserite nel serramento.

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Efficienza dell’impianto elettricoAi fini del benessere ambientale interno in edilizia e del risparmio energetico, è obbligatorio per le seguenti

categorie di edifici, 1)pubblico, 2)terziario 3)parti comuni degli edifici residenziali privati, adottare le

seguenti misure:

o progettare in maniera efficiente la distribuzione dei punti luce degli ambienti, avendo cura

che vi sia una ottimale ed adeguata illuminazione artificiale, al fine di garantire il benessere

visivo per ogni tipo di attività prevista e la sicurezza di circolazione degli utenti;

o utilizzare sorgenti luminose a basso assorbimento elettrico ed alta resa cromatica;

o impiegare dispositivi che permettano di contenere i consumi di energia dovuti

all’illuminazione, come interruttori locali, interruttori a tempo, sensori di presenza, sensori

di illuminazione naturale;

o prevedere, nelle aree comuni (private, condominiali o pubbliche) dispositivi illuminanti

posti ad altezze diverse per le zone carrabili e per quelle pedonali/ciclabili, ma sempre con il

flusso luminoso orientato verso il basso per ridurre al minimo le dispersioni verso la volta

celeste ed il riflesso sugli edifici (riduzione dell’inquinamento luminoso).

E’ opportuno, inoltre, perseguire obiettivi di riduzione dell’inquinamento da fonti elettromagnetiche,

preferendo quei tipi d’impianto e quelle disposizioni meno dannose e che garantiscano:

- la riduzione dei livelli di esposizione ai campi elettrici e magnetici a bassa frequenza (50Hz);

- l’impiego di apparecchiature e dispositivi elettrici ed elettronici a bassa produzione di campo

elettromagnetico;

- la conformazione adatta ad evitare le alterazioni del campo elettromagnetico;

- schermatura delle linee elettriche, obbligatoria per le zone notte;

- passaggio dei cavi in zone con minor permanenza abitativa;

- doppia linea di tensione con utilizzo di disgiuntore di corrente (bioswitch);

- corretta disposizione degli elettrodomestici negli ambienti.

o Ai fini dell’impiego di fonti energetiche rinnovabili, negli edifici nuovi e dove la tipologia

edilizia e le condizioni esistenti lo consentono, è opportuno predisporre un sistema di

produzione elettrico di tipo fotovoltaico, allacciato alla rete elettrica di distribuzione ed in

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grado di coprire almeno il 10% del fabbisogno annuo dell’immobile. I pannelli fotovoltaici

possono essere collocati in copertura o in facciata, fatte salve le disposizioni diverse per gli

edifici sottoposti a vincoli. La collocazione deve essere tale da garantire la massima

efficienza dell’impianto (esposizioni a SUD, SUD-EST, SUD-OVEST) e la migliore integrazione

all’edificio, preferendo quella strutturale, con i pannelli non giustapposti ma parte

integrante della struttura e dell’architettura stessa dell’immobile. E’ necessario predisporre

dei cavedi per il passaggio dei cavi ed inglobare l’impianto di accumulo e distribuzione

all’interno dell’edificio. Il progetto dettagliato deve essere presentato in sede di richiesta di

permesso a costruire o s.c.i.a.

Efficienza dell’impianto idricoE’ obbligatorio nei nuovi edifici e nei casi di ristrutturazione che riguardino gli impianti idrici, predisporre

tutte quelle tecniche che consentano la razionalizzazione delle risorse idriche potabili ed il riutilizzo delle

acque meteoriche e grigie di provenienza domestica.

o In particolare, per le cassette di scarico dei bagni è obbligatorio predisporre la regolazione del

flusso d’acqua che consenta la fuoriuscita separata e indipendente di 2 quantitativi differenti: uno

di 5-7 litri ed uno di 7-12 litri.

o In fase di progettazione, bisogna prevedere una rete dedicata per il riutilizzo delle acque grigie e

piovane. E’ opportuno, per gli impianti, l’utilizzo di tubazioni in polietilene con barriera all’ossigeno

e scarichi silenziati.

Efficienza dell’impianto termicoo Nelle nuove edificazioni e nei casi di sostituzione della caldaia, è obbligatoria l’installazione di

sistemi di produzione del calore ad alto rendimento (es. del tipo a condensazione). I generatori

devono riportare il marchio di rendimento energetico pari a quattro stelle come definito

nell’allegato II del DPR 660/96.. E’ inoltre obbligatorio installare sistemi di regolazione locali che

garantiscano il mantenimento della temperatura dei singoli ambienti riscaldati o nelle singole zone

aventi caratteristiche di uso e di esposizione uniformi.

o Per gli edifici nuovi costituiti da quattro o più unità abitative, o per volumi maggiori di 1000 m3, è

obbligatorio l’impiego di impianti di riscaldamento centralizzati ad alto rendimento, che prevedono

un sistema di gestione e contabilizzazione puntuale dei consumi. Il locale termico, inoltre, deve

essere predisposto per l’installazione di una sottostazione di scambio della rete di

teleriscaldamento.

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o Nelle nuove edificazioni, nelle manutenzioni straordinarie di singoli immobili e, laddove possibile,

ogniqualvolta s’interviene sull’impianto di riscaldamento, è opportuno predisporre l’installazione di

sistemi di distribuzione a bassa temperatura, segnatamente pannelli e/o tubi radianti posti a

pavimento, a battiscopa o a parete, alimentati a temperatura di progetto inferiore o pari a 40°C.

o Per favorire il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, è obbligatorio negli edifici di nuova

costruzione soddisfare almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria attraverso l’impiego di

impianti solari termici.

o Salvo diverse disposizioni vincolanti gli edifici, i collettori solari, così come indicati al precedente

comma 4, devono essere collocati in copertura o in facciata ed esposti a SUD, SUD-EST, SUD-OVEST

(ovvero SUD ± 45°). Deve essere predisposto un locale tecnico di dimensioni e caratteristiche

adeguate ad ospitare i serbatoi di accumulo, nella misura di 50 l di capacità per m 2 di superficie di

impianto solare.

o Nel caso si utilizzino collettori solari con serbatoio incorporato, la collocazione deve garantire che lo

stesso non sia visibile dal piano stradale.

Certificazione energetica dei fabbricatio Per gli edifici nuovi e per gli immobili interessati da ristrutturazione totale, è obbligatorio, da parte

del costruttore, del proprietario o del locatario, munirsi della certificazione energetica

dell’immobile. Tale certificazione è rilasciata dagli uffici comunali su richiesta dell’interessato, che

deve presentare:

- il modello di richiesta predisposto dall’Amministrazione Comunale;

- una scheda tecnica o attestato energetico elaborata da un tecnico abilitato, contenente le

informazioni sul fabbisogno energetico dell’immobile, sulle caratteristiche impiantistiche dello

stesso e sulla procedura numerica eseguita per arrivare all’attribuzione della classe energetica.

- Per gli edifici nuovi è possibile fare riferimento agli elaborati, inerenti la L 10/91, presentati in sede

di richiesta di permesso a costruire o s.c.i.a.

o La certificazione rilasciata dall’Ente comunale ha la validità di 5 anni e può essere rinnovata per un

periodo di ulteriori 5 anni presentando apposita dichiarazione attestante che nell’edificio i

componenti edilizi ed impiantistici hanno mantenuto la loro efficienza.

Contenimento delle risorse idriche (L 36/94 – DLgs 152/99)

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o E’ obbligatorio per le nuove edificazioni e per le ristrutturazioni totali, predisporre un sistema di

recupero, con filtraggio e stivaggio, delle acque meteoriche e grigie delle abitazioni, per consentirne

il successivo riutilizzo a scopi non alimentari o sanitari e, comunque, compatibili. Sono da

considerarsi compatibili i seguenti usi:

esterni all’organismo edilizio

- annaffiatura delle aree verdi pubbliche o condominiali;

- lavaggio delle aree pavimentate;

- usi tecnologici e alimentazione delle reti antincendio;

interni all’organismo edilizio

- alimentazione delle cassette di scarico dei wc;

- alimentazione di lavatrici (se a ciò predisposte);

- distribuzione idrica per piani interrati e lavaggio auto;

- usi tecnologici relativi (es. sistemi di climatizzazione passiva/attiva).

o Nei comparti di nuova edificazione, la predisposizione della cisterna di raccolta e della relativa rete

di distribuzione al di sotto del piano di calpestio, deve essere considerata come opera di

urbanizzazione primaria. La capacità dei serbatoi è in funzione della massima superficie coperta dei

fabbricati e non può essere inferiore ai 50 l/m2.

o Nei casi in cui sia possibile, il filtraggio deve avvenire tramite fitodepurazione e lo stivaggio

attraverso la creazione di bacini lacustri artificiali in superficie, opportunamente dimensionati e

progettati, almeno nella misura di 2,5 m2/abitante, in modo tale da creare microhabitat

naturalistici, contribuire alla mitigazione climatica complessiva, alleviare il carico idrico in fognatura

in caso di eventi meteorici eccezionali. L’acqua così ottenuta può essere utilizzata nei modi previsti

al comma 1.

o I serbatoi, sia interrati che di superficie, devono essere dotati di uno sfioratore sifonato collegato

alla fognatura e devono avere un adeguato sistema di pompaggio per la reimmissione in impianto

dell’acqua di recupero. Detto impianto deve essere separato dalla normale rete idrica e le sue

bocchette devono presentare la dicitura “acqua non potabile”, secondo la normativa vigente.

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o Un impianto di contenimento delle risorse idriche dalle caratteristiche descritte nei precedenti

commi del presente articolo, deve tener conto di eventuali indicazioni dell’A.S.L. competente per

territorio, deve essere progettato da un tecnico abilitato e gli elaborati devono essere consegnati in

sede di richiesta di permesso di costruire o s.c.i.a.

Tetti verdiLe coperture degli edifici di nuova costruzione e, dove tecnicamente possibile, anche quelle degli edifici

oggetto di manutenzione straordinaria al tetto, sia orizzontale che a falde inclinate, così come le terrazze di

medie e grandi dimensioni, è opportuno dotarle di una adeguata copertura vegetale. Tale tecnica deve

essere applicata in modo adeguato affinchè si abbiano i seguenti vantaggi:

- isolamento termo-acustico dell’immobile sottostante;

- risparmio energetico per il riscaldamento invernale ed il raffrescamento estivo degli ambienti

indoor;

- minor carico alla rete fognaria durante gli eventi meteorici più gravosi;

- abbattimento delle polveri sottili;

- assorbimento di smog e rilascio di ossigeno;

- protezione dall’inquinamento elettromagnetico;

- creazione di nuovi spazi attrezzati fruibili (giardini ed orti pensili);

- creazione di habitat per insetti ed uccelli.

Vengono distinti 2 tipi di tetti verdi, a seconda della complessità realizzativa e dell’impegno manutentivo

occorrente: 1) estensivi; 2) intensivi.

o Sono considerati estensivi quegli interventi a verde di tipo economico e semplice per tetti piani e

inclinati, con spessori del substrato ridotti, da 10 cm a 35 cm, e capacità di carico di circa 60kg/m2.

L’accumulo d’acqua nella falda artificiale, realizzata con pannelli speciali, senza costi aggiuntivi, può

portare molti vantaggi per i periodi di siccità prolungata. Questo sistema prevede il reintegro

naturale della falda artificiale e permette un rinverdimento economico con piante rustiche che

possono vivere col solo apporto idrico proveniente dalle precipitazioni atmosferiche. Aumentando

lo spessore del substrato, ferme restando le basse esigenze di manutenzione, è possibile avere una

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maggiore varietà di piante: muschi, crassulacee, tutte le graminacee di climi asciutti, erbacee

perenni sino ai piccoli arbusti reptanti. Sono richiesti al massimo 2 interventi manutentivi/anno.

o Vengono considerati intensivi gli interventi di copertura a verde , con spessori del substrato

maggiori di 35 cm, che consente di utilizzare una varietà molto ampia di piante, liberamente

assortite e disposte. In questo caso il rivestimento è adatto a tetti piani con portate utili superiori a

150 kg/m2. La gamma di soluzioni possibili è vasta, grazie alla completa libertà di pianificazione

degli spazi e alla gran varietà di piante adatte. La copertura di tipo intensivo è usata per creare dei

veri e propri giardini pensili, per i quali vi è bisogno di una manutenzione costante e di un impianto

d’irrigazione dedicato.

Nel rispetto della normativa vigente, devono essere garantiti in particolare:

- l’idoneità statica delle strutture (progetto e verifica);

- l’opportuna stratificazione delle membrane protettive tra la soletta ed il substrato nel quale è

inserita la vegetazione, con 1)guaina impermeabile, 2)isolamento termico, 3)barriera al vapore,

4)guaina antiradice, 5)feltro protettivo-isolante, 6)supporto sagomato per la creazione della falda

artificiale, 7)telo filtrante;

- l’adeguata scelta della vegetazione, in base al clima locale ed alla particolarità della collocazione;

- l’accessibilità della copertura ai fini manutentivi. (Norma UNI 11235 5/2007).

o Un intervento a verde dalle caratteristiche descritte nei precedenti commi del presente articolo,

deve essere progettato da un tecnico abilitato e gli elaborati devono essere consegnati in sede di

richiesta di permesso di costruire o s.c.i.a.

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Fig. 4 - Tetto verde a tipologia estensiva

Fig. 5 - Tetto verde a tipologia intensiva

Verde verticaleo Così come per le coperture, anche per le tompagnature degli edifici è opportuno considerare

l’utilizzo di specie vegetali per la realizzazione di una coltre verde, con fini e benefici analoghi a

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quelli riportati per i tetti verdi, e con un ulteriore vantaggio costituito dalla valenza estetica del

manto vegetale in facciata.

o Esistono varie tecniche di realizzazione di pareti verdi, molte delle quali brevettate dalle ditte

installatrici, che possono essere ricondotte essenzialmente alle due seguenti tipologie:

a) con vegetali a radicamento e crescita su substrato verticale, come specificato al successivo comma

3;

b) con vegetali a radicamento remoto e a crescita su griglia verticale, come specificato al successivo

comma 4.

o Alla tipologia con vegetali a radicamento e crescita su substrato verticale appartengono gli

interventi più complessi dal punto di vista realizzativo e manutentivo ma che offrono maggiori

possibilità espressive in quanto consentono la utilizzazione di specie vegetali varie e distribuite sui

pannelli verticali a seconda delle esigenze e della volontà progettuale. I substrati sono costituiti da

materiale inerte contenuto in tasche, gabbioni, contenitori inseriti su ripiani orizzontali posti a

varie altezze, giustapposti in strutture modulari autoportanti e vincolate alle pareti tramite

opportuna bullonatura. L’irrigazione avviene tramite sistema a goccia con tubazioni contenute

all’interno della struttura modulare stessa.

o Alla tipologia con vegetali a radicamento remoto e a crescita su griglia verticale sono ascrivibili

quegli interventi che prevedono la piantumazione di specie rampicanti e reptanti, o alla base della

parete da inverdire (vegetazione ascendente) o in sommità all’edificio (vegetazione a caduta), e la

successiva crescita su griglie (in acciaio o in materiale plastico) agganciate alla parete stessa.

L’irrigazione, più semplice rispetto al sistema precedente, avviene alla base della singola pianta.

Protezione dagli effetti del gas radono In particolare nelle zone ad alto rischio radon, è obbligatorio per i nuovi edifici e le ristrutturazioni

dell’intero immobile, prevedere per i locali posti al livello più basso dell’edificio, interrati o

comunque a contatto del terreno, adeguate tecniche di isolamento e ventilazione, attuate tramite:

- solaio rialzato di almeno 40 cm dal terreno e dotato di opportuni strati impermeabili ai fluidi,

posti al di sotto del piano di calpestio;

- camera d’aria o vespaio in pietrame atti a consentire la ventilazione tra il suddetto solaio ed il

terreno;

- canali di aerazione su tutti i lati del fabbricato che mettano in comunicazione diretta la camera

d’aria con l’esterno, curando che gli sfiati non siano in prossimità di aperture dell’edificio.

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Benessere acustico all’interno dell’edificioIl benessere psico-fisico degli individui all’interno degli edifici, si aggiunge anche attraverso il controllo

sonoro indoor, conseguito riducendo gli apporti di rumore provenienti dall’esterno e quelli dovuti alla

trasmissione interna all’edificio stesso.

o E’ opportuno, per conseguire tale obiettivo, attuare le seguenti strategie progettuali:

- remotizzazione rispetto alle fonti di rumore; posizionare, cioè, l’edificio lontano dai luoghi

d’emissione (strade di grande traffico, attività produttive rumorose, ecc.) o, comunque, interporre

elementi schermanti, preferibilmente naturali, come rilievi del terreno, fasce di verde, ecc.;

- isolamento dell’involucro esterno, ottenuto tramite la massa stessa delle tompagnature, o

impiegando, sempre per le pareti opache, doppi strati con all’interno materiale fonoassorbente di

origine naturale. Per gli infissi, è opportuno utilizzare vetri stratificati o vetricamera con lastre di

spessore differente e telai a bassa permeabilità all’aria. Da notare come queste tecniche siano

analoghe a quelle adoperate per l’isolamento termico, per cui risulta vantaggiosa una progettazione

integrata dei due tipi d’intervento;

- distribuzione opportuna degli ambienti interni, collocando quelli che richiedono maggiore protezione

sonora lontano dalle fonti esterne rumorose e non a diretto contatto con gli ambienti interni dove si

produce più rumore;

- isolamento delle partizioni interne, tramite l’eliminazione dei ponti sonori e l’uso di materiali naturali

o di tecniche d’isolamento (es. pavimenti flottanti e controsoffittature).

Rifiuti solidi urbaniE’ di fondamentale importanza per il raggiungimento di un elevato standard qualitativo di igiene e di

compatibilità ambientale degli interventi antropici, nonché per il riutilizzo come materie prime secondarie,

attuare tutte quelle misure che consentano il più efficiente sistema puntuale di differenziazione e

stoccaggio temporaneo dei rifiuti solidi.

o In questa ottica è obbligatorio, negli interventi di nuova edificazione e di ristrutturazione dell’intero

immobile, predisporre appositi locali al pianterreno o interrato e accessibili direttamente dalla via

pubblica, riservati esclusivamente ai contenitori destinati alla raccolta differenziata dei rifiuti solidi

urbani. Tali locali devono avere idonee caratteristiche costruttive ed igienico sanitarie di solidità ed

aerazione e possono anche essere di tipo prefabbricato purchè venga predisposta una relazione

tecnico-illustrativa che ne dimostri la compatibilità e la perfetta integrazione al contesto edilizio-

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ambientale in cui è inserita. Detti locali possono essere anche realizzati con apposite costruzioni

nelle aree di pertinenza, in deroga al divieto di incremento volumetrico. La relazione progettuale

deve essere consegnata in sede di richiesta di permesso di costruire o s.c.i.a.

o Qualora la tipologia edilizia lo consenta, è opportuno attivare la produzione casalinga di compost,

con l’ausilio di apposite attrezzature (composter). Tali attrezzature consentono di evitare la

produzione di percolati e di odori sgradevoli e quindi di poter procedere al compostaggio anche in

presenza di piccole aree verdi. Il compost ricavato, può essere impiegato come ammendante nelle

aree a verde condominiali e private, abbattendo, così, anche i costi di trasporto per il conferimento

agli impianti esterni.

Serre bioclimaticheo Si definiscono serre solari o bioclimatiche gli spazi ottenuti mediante la chiusura con vetrata

trasparente di logge o terrazze, quando detti spazi chiusi siano unicamente finalizzati al risparmio

energetico e siano conformi alle prescrizioni che seguono. Ogni serra solare non deve determinare

nuovi locali riscaldati o comunque atti a consentire la presenza continuativa di persone. La specifica

finalità del risparmio energetico deve essere certificata nella relazione tecnica, nella quale deve

essere valutato il guadagno energetico, tenuto conto dell’irraggiamento solare, su tutta la stagione

di riscaldamento.

o Tutti i calcoli, sia per l’energia dispersa che per l’irraggiamento solare, devono essere sviluppati

secondo le norme UNI 10344 e 10349.

o La struttura di chiusura deve essere completamente trasparente, fatto salvo l’ingombro della

struttura di supporto. La serra solare deve essere apribile e dotata di opportune schermature

mobili o rimovibili per evitare il surriscaldamento estivo.

o La superficie lorda della serra solare, in ogni caso, non potrà eccedere il 10% della S.L.P. (Superficie

Lorda di Pavimento) dell’edificio o dell’unità immobiliare a servizio della quale viene realizzata. Le

serre solari dovranno essere progettate a cura di un tecnico abilitato in modo da integrarsi

armonicamente nell’organismo edilizio e gli elaborati devono essere consegnati in sede di richiesta

di permesso di costruire o s.c.i.a.

Prescrizioni riguardanti l‘ installazione di pannelli solari, pompe di calore ed altri impianti tecnologici sugli edifici

o I pannelli per la captazione dell’energia solare nel caso di edifici con copertura a tetto devono

disporsi seguendo il più possibile l’andamento delle falde su cui sono ancorati. Non è consentito

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installare impianti tecnologici a vista (quali pompe di calore, unità motocondensanti e simili) sulle

falde delle coperture inclinate.

o Simili installazioni (impianti tecnologici) potranno essere ammesse solo nel caso in cui la copertura

presenti, per una sua originaria conformazione, parti convenientemente defilate e particolarmente

idonee ad accogliere l’impianto senza che la sua presenza alteri le prospettive visibili dai coni ottici

limitrofi più significativi.

o La collocazione di detti impianti sulle coperture sarà in genere ammissibile:

- quando posizionati su coperture piane ed occultati da appositi manufatti (in muratura od in metallo)

delle dimensioni strettamente necessarie a contenere l’impianto tecnologico e ad assicurarne la

funzionalità; tali manufatti dovranno comunque essere realizzati e rifiniti in maniera tale da

minimizzarne la visibilità e da garantirne il miglior inserimento nell’ambiente circostante;

- quando collocati sulla copertura di corpi edilizi minori, ove questi siano posti a quota notevolmente

inferiore rispetto alla copertura dell’edificio principale e prospettino su spazi completamente interni

all’edificio;

- quando collocati in appositi vani ricavati nello spazio sottostante il piano inclinato della copertura e

schermati da idonee grigliature che riprendano le linee del manto di copertura;

- quando collocati in corrispondenza di murature emergenti dalla copertura ed arretrate rispetto alla

linea di gronda in misura sufficiente a non renderle visibili dal basso, a condizione che siano schermati

da appositi manufatti (in muratura o in metallo) tinteggiati nello stesso colore della muratura cui sono

addossati e delle dimensioni strettamente necessarie a contenere l’impianto tecnologico e ad

assicurarne la funzionalità.

Prescrizioni per la redazione di progetti di opere edili pubbliche e privateo Per la protezione e la qualificazione dell’ambiente naturale esistente, nella redazione di progetti di

opere edili, sia pubbliche che private, è opportuno seguire i sottoelencati accorgimenti:

- almeno il 70% delle alberature complessivamente messe a dimora deve essere costituito da latifoglie

decidue;

- gli alberi di alto fusto messi a dimora devono avere circonferenza del tronco a m 1 da terra non

inferiore a 10-12 cm, disporre di idoneo “pane di terra”, provenire da specifico allevamento vivaistico,

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disporre di chiome e apparato radicale integro, risultare di buona qualità merceologica, disporre di

garanzia all’attecchimento;

- in tutti i progetti riguardanti gli spazi scoperti, da presentarsi a firma di un tecnico abilitato, le

alberature esistenti e le formazioni arbustive significative devono essere rigorosamente rilevate

individuando genere e specie botanica e indicate su apposita planimetria, con le corrispondenti aree di

pertinenza; deve inoltre essere fornita apposita documentazione fotografica e relazione tecnica;

- i progetti edilizi, e in particolare quelli interessanti il sottosuolo, devono essere studiati in maniera da

rispettare le alberature di alto fusto, avendo particolare cura di non offenderne gli apparati radicali;

- il progetto definitivo delle sistemazioni degli spazi scoperti, che è parte integrante di ogni progetto

edilizio, deve chiaramente individuare tutti gli impianti a verde che si intendano eseguire, ivi comprese

le attrezzature e deve avere la firma di un tecnico abilitato. La disposizione delle piante dovrà essere

attuata in modo che, a maturità, lo spazio disponibile sia compatibile con quello richiesto dalle piante.

Particolare attenzione verrà posta nella scelta della distanza d’impianto rispetto ai fabbricati e alle

linee aeree. A tale scopo viene allegata al presente Regolamento una tabella riportante i valori

indicativi dello sviluppo in altezza e diametro della proiezione della chioma a maturità delle principali

specie arboree consigliate.

o Qualora si proceda al ripristino di parchi e giardini di interesse storico, è necessario inserire i

soggetti vegetali nel massimo rispetto del progetto originale o, nel caso in cui questo mancasse,

dell’aspetto tradizionale rilevato da studi o ricostruzioni dell’ambiente.

Disciplina del verde su aree privateo Nella disciplina del verde sono ricomprese la formazione, la conservazione, la valorizzazione e la

diffusione della vegetazione in genere, in quanto fattori di qualificazione ambientale.

o Le alberature di alto e medio fusto sono da conservare e da proteggere.

o Il ricorso al verde non ha solo valore decorativo, ma dovrà essere progettato in modo da produrre

effetti positivi sul microclima, mitigando i picchi di temperatura estivi grazie all’evapo-traspirazione

e consentire l’ombreggiamento nel periodo estivo per controllare l’irraggiamento solare diretto

sugli edifici e sulle superfici circostanti durante le diverse ore del giorno.

o L’uso di rampicanti a foglia caduca sulle facciate esposte a EST e ad OVEST deve essere perseguito

quando possibile perché consente buone riduzioni dell’assorbimento della radiazione solare in

estate limitando le dispersioni delle pareti in inverno. L’uso di rampicanti sempreverdi sulle

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facciate esposte a NORD riduce le dispersioni per convezione e protegge dai venti freddi in inverno.

E’ consigliabile che anche le parti più basse delle pareti perimetrali degli edifici esposte a EST e

OVEST vengano ombreggiate per mezzo di cespugli.

o Dove possibile si obbliga la formazione di barriere frangivento a protezione degli edifici dai venti

invernali realizzate con alberi sempreverdi. Sono da preferirsi le specie latifoglie piuttosto che

quelle aghifoglie, a meno che, per queste ultime, la densità non sia molto elevata.

o Si consiglia, compatibilmente con i vincoli di natura artistica ed architettonica, il ricorso al verde

anche per le coperture (tetto verde piano o inclinato). Tale scelta, se correttamente applicata

(isolamento delle coperture, carichi strutturali, forme di manutenzione del verde), può avere il

duplice effetto di miglioramento dell’inerzia termica estivo – invernale e di drenaggio del deflusso

delle acque meteoriche.

o Gli interventi di manutenzione dei parchi e dei giardini privati esistenti, i quali presentano

caratteristiche storiche, architettoniche e ambientali, debbono essere conservativi e tendere alla

conservazione e possibilmente al ripristino delle originarie architetture vegetali.

o In presenza di essenze arboree, nella installazione di impianti luminosi dovrà essere evitato

l’impiego di proiettori a elevata emissione di calore al fine di non pregiudicare la salute delle

piante.

o Con provvedimento motivato, per motivi igienici o di decoro, può essere imposta la manutenzione,

la conservazione e la ricomposizione del verde, dei fossati, delle siepi e di altri spazi anche con la

messa a dimora di essenze compatibili con l’intorno urbano.

o La vegetazione può oltrepassare il limite fra la proprietà privata ed il sedime stradale solo quando

l’aggetto dei rami sia a quota superiore a m.4,00 rispetto al medesimo.

o E’ fatto obbligo ai proprietari di alberi, o di altra vegetazione adiacente alla via pubblica, di

effettuare i tagli necessari affinchè non sia intralciata la viabilità veicolare e pedonale o

compromessa la leggibilità della segnaletica, la visione di eventuali specchi riflettenti e la visibilità

della carreggiata; qualora, per qualsiasi causa, cadano sul piano stradale, alberi, arbusti o ramaglie

afferenti a terreni privati, il proprietario dei medesimi ha l’obbligo di rimuoverli il più presto

possibile.

o Gli scavi per la posa in opera di nuova impiantistica tecnologica interrata (tubazioni gas, acqua,

energia elettrica, linee telefoniche, fognature, ecc.), devono osservare distanze e precauzioni tali

da non compromettere gli apparati radicali delle piante.

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o Le aree a bosco, a parco, nonché le aree di pertinenza delle alberature, non devono essere

utilizzate per depositi di materiale di qualsiasi tipo.

o Alla base delle piante e per una superficie adeguatamente ampia,deve essere evitata

l’impermeabilizzazione del terreno.

o Sono ammissibili rimozioni o modificazioni delle alberature esistenti quando derivino situazioni di

pericolo, quando la malattia della pianta non consenta un intervento di cura e/o conservazione con

spese tollerabili, quando la rimozione degli alberi sia necessaria per prevalenti ed inderogabili

interessi pubblici. E’ comunque obbligo dei proprietari la difesa fitosanitaria per impedire, in base

alla normativa vigente, la diffusione delle principali malattie.

o Ogni progetto relativo alla formazione, al rifacimento e al completamento di aree verdi deve

illustrare:

a) i criteri di scelta delle specie arboree in base alla facilità di attecchimento, alla stabilità, alla crescita,

alla resistenza al vento, alla manutenibiltà in rapporto al sito interessato;

b) i criteri di scelta delle specie vegetali in base agli effetti di controllo ambientale;

c) i criteri di scelta delle aree a prato in riferimento alla forma, alle pendenze, ai drenaggi, alle specie

arboree individuate;

d) i criteri di scelta del sesto di impianto e della distanza delle alberature dai confini con spazi pubblici e

privati e con gli edifici prospicienti.

o In assenza di indicazioni, si applicano le distanze dettate dall’art.892 del Codice Civile.

o La realizzazione di superfici a verde in sostituzione di pavimentazioni è obbligatoria e deve essere

perseguita ogni qualvolta si renda necessario ridurre gli effetti di rinvio della radiazione solare al

fine di ottenere un miglioramento delle condizioni di temperatura radiante media ambientale.

o E’ fatta salva la possibilità per i proprietari di presentare progetti in deroga alle norme del presente

capo del regolamento purché opportunamente motivate, da sottoporre al parere delle competenti

strutture comunali.

Abbattimento e potatura di alberature private

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La normativa si applica agli esemplari arborei aventi circonferenza del tronco, rilevata a m 1,00 dal suolo, uguale o superiore a cm 60, nonché agli alberi con più tronchi se almeno uno di essi ha circonferenza uguale o superiore a cm 50

o Sono esclusi dalla presente normativa gli interventi che interessano le alberature connesse con

l’esercizio dell’attività agricola e produttiva (piantagioni di arboricoltura da legno o da frutto),

nonché gli abbattimenti ordinati da sentenze giudiziarie o decisi per ragioni di pubblica incolumità

dalle Autorità Pubbliche competenti .

o L’abbattimento dei soggetti arborei è consentito solo in caso di:

- problemi fitopatologici;

- grave interferenza e/o danni causati delle alberature con manufatti, linee aeree o nel sottosuolo;

- riassetto del giardino su progetto qualificato (dovrà essere presentato in allegato alla domanda il

progetto di ristrutturazione, redatto e firmato da un tecnico abilitato in materia), composto da

1)relazione tecnica dello stato di fatto con rilievo dendrologico e motivazioni degli eventuali

abbattimenti, planimetria riportante le alberature destinate all’abbattimento, 2)relazione di

progetto,

3)documentazione fotografica e 4)relativa planimetria di progetto;

- eccessiva densità di impianto;

- realizzazione di opere edili o interventi edilizi.

o Un albero correttamente piantato e coltivato, in assenza di patologie specifiche, non necessita di

potature. La potatura quindi è un intervento che riveste un carattere di straordinarietà.

o Gli interventi di capitozzatura, cioè i tagli che interrompono la gemma apicale dell’albero, e quelli

praticati sulle branche superiori a 60 cm di circonferenza sono vietati.

o Fatti salvi casi particolari debitamente documentabili (quali tutori vivi delle piantate, gelsi, salici da

capitozza, arte topiaria, pubblica utilità, ecc.) le potature devono essere effettuate sull’esemplare

arboreo interessando branche e rami di circonferenza non superiore a cm 60 e praticando i tagli

all’inserimento della branca o ramo di ordine superiore su quella inferiore, e cioè ai “nodi” o

biforcazioni, in modo da non lasciare porzioni di branca e di ramo privi di più giovani vegetazioni

apicali; tale tecnica risulta comunemente definita “potatura a tutta cima tramite tagli di ritorno”. I

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danneggiamenti che compromettono la vita della pianta vengono considerati a tutti gli effetti

abbattimenti non consentiti.

o Il cittadino che ha la necessità di abbattere un albero di sua proprietà, avente le caratteristiche

descritte al punto 1, comunicherà all’ufficio preposto al verde del Comune le seguenti informazioni

tramite raccomandata con ricevuta di ritorno:

- generalità del proprietario richiedente, indirizzo e numero di telefono;

- indirizzo del luogo dell’intervento;

- numero e specie degli esemplari dei quali si richiede l’autorizzazione all’abbattimento;

- motivi della richiesta;

- documentazione fotografica attestante chiaramente lo stato di fatto (almeno due foto, scattate da

diverse angolazioni);

- specie con cui si intende sostituire l’esemplare da abbattere.

o Fatte salve le eventuali competenze di altri Enti e/o soggetti pubblici o privati, l’Ufficio preposto al

verde potrà esprimere un diniego entro 30 giorni dalla data di arrivo della richiesta. Dopo tale

termine, in assenza di comunicazioni da parte dell’Ufficio stesso, si potrà procedere

all’abbattimento.

o L’Ufficio si riserva la facoltà di richiedere documentazione integrativa entro 30 giorni dall’arrivo

della richiesta. In tal caso i termini del procedimento vengono sospesi fino alla data di arrivo delle

integrazioni all’Ufficio preposto al verde.

o Ai fini di tutelare l’avifauna cittadina, si consiglia di non effettuare gli abbattimenti nei periodi in cui

avviene la riproduzione (dall’inizio di aprile a luglio), salvo che l’abbattimento non debba essere

eseguito per la tutela della pubblica incolumità.

o Gli alberi abbattuti dovranno essere sostituiti con altrettanti esemplari, salvo i casi in cui la

sostituzione sia incompatibile con gli spazi a disposizione; nel momento in cui il richiedente inoltra

il modulo all’Ufficio preposto al verde, è tenuto ad indicare la specie o le specie con cui intende

sostituire l’esemplare o gli esemplari da abbattere.

o In caso di grave ed imminente pericolo per l’incolumità delle persone potranno essere effettuati i

necessari lavori di messa in sicurezza dell’area interessata, anche mediante l’abbattimento

dell’albero o degli alberi pericolosi, in deroga a quanto previsto ai precedenti commi 5 e 6.

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In tali casi dovrà essere data preventiva comunicazione all’Ufficio preposto al verde prima dell’inizio dei

lavori ed entro cinque giorni dovrà essere presentata la documentazione necessaria, unitamente ad una

dettagliata relazione tecnica a firma di un tecnico abilitato (valutazione di stabilità dell’albero o degli alberi)

comprovante le esigenze che hanno determinato i lavori di somma urgenza. Nel caso in cui la valutazione

distabilità non venisse presentata, l’abbattimento verrà considerato effettuato senza autorizzazione e

pertanto sanzionabile.

Incentivazione all’utilizzo di sistemi ecocompatibili

Nel seguito si discutono le forme di incentivazione in favore di costruzioni ecocompatibili adottate dai

comuni italiani. Tra i Comuni che hanno già deliberato forme d’incentivo in favore di costruzioni

ecocompatibili, la percentuale più alta (28%) prevede uno sconto sugli oneri di urbanizzazione, il 21%

prevede un incentivo volumetrico ovvero la possibilità di aumentare le cubature degli edifici, il 16% vincola

l’edificabilità di alcune aree all’edilizia sostenibile, il 12% uno sconto sull’ICI/IMU e un altro 12% concede

finanziamenti con bandi di concorso.

La strada da percorrere perché si realizzi un concreto cambiamento verso un’edilizia sostenibile, pare sia

proprio quella degli incentivi pubblici; questo sistema mette infatti gli operatori di fronte alla scelta fra le

soluzioni ordinarie e quelle incentivate. Ciò non avviene nel caso degli obblighi, di fronte ai quali l’operatore

tende ad assumere un atteggiamento passivo o addirittura a cercare di ridurre al minimo la ricaduta della

norma sul proprio operato. Per avere efficacia, però, l’incentivo deve essere a “regime”.

In conclusione sulle difficoltà e gli impedimenti alla concessione d’incentivi all’edilizia sostenibile, il 46%

delle Amministrazioni ha dichiarato che l’ostacolo maggiore è di tipo finanziario, a seguire sono segnalati

fra i problemi la carenza di personale e/o di formazione specifica per il 41% dei Comuni, una difficoltà nella

definizione delle caratteristiche da incentivare per il 35 %, una carenza normativa per il 24% e difficoltà di

carattere urbanistico per il 14%.

Conclusioni

La ricognizione riportata in queste pagine, permette di fare alcune considerazioni, che possono essere

riassunte in 3 punti fondamentali.

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Il primo è senz’alto la necessità di un monitoraggio ed uno studio, approfonditi ed in continuo

aggiornamento, del territorio che individui quelle caratteristiche ambientali e di antropizzazione che non

sono riportate nella documentazione canonica degli attuali strumenti tecnici urbanistici ad esempio nel

codice concordato al riguardo del soleggiamento, dei venti principali, alla mappatura dell’elettrosmog,

ecc..), soprattutto nelle realtà minori. Ed i risultati devono essere tradotti in dati e cartografie e resi

disponibili ai tecnici, pianificatori e progettisti. Al secondo punto possono ricondursi gli aspetti propri

dell’organizzazione interna degli Enti amministrativi, che dovrebbero formare il personale interno in

materia e creare nuovi sottosettori o adibire parte di quelli esistenti, alla edilizia eco-sostenibile in vista di

un supporto a professionisti e cittadini, della creazione di un “catasto” energetico degli edifici come al

Comune di Milano, e, soprattutto, alla certificazione energetica degli immobili, che pare essere il tema più

ostico e di certo quello che darà il maggior carico di lavoro da svolgere .

Il terzo punto riguarda il modo più efficace di proporre le norme di bioedilizia,emanando talune linee guida,

altre regole di buone pratiche, altre ancora appendici o allegati energetici ai regolamenti, una parte, infine,

inserendo la bioarchitettura all’interno del regolamento edilizio.

Proprio quest’ultimo metodo, si ritiene abbia la maggiore efficacia applicativa quando, cioè, l’intero RUEC è

compilato integrando la sostenibilità energetico-ambientale all’interno degli articoli stessi, anche perché, è

parso chiaro che la sostenibilità è contemplata nella progettualità più vasta, dalle nuove edificazioni alle

ristrutturazioni, dai trasporti al verde urbano, dai materiali da costruzione agli impianti tecnici, ecc.. Questo

modus operandi porta il vantaggio di consentire una consultazione agevolata del regolamento e,

soprattutto, evita che si possa creare contrasto tra le norme contenute negli articoli e gli allegati energetici.

Di contro, è di agile applicazione quando è possibile redigere ex-novo l’intero regolamento edilizio, cosa

non sempre attuabile, ed anche quando si lavora con realtà comunali non molto grandi.

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Bibliografia

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(2007-2010) Dipartimento di Ingegneria civile, Università degli studi di Salerno, 2010.

Fulvia Pinto, Governo del territorio e certificazione di sostenibilità per gli insediamenti urbani,

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Piano energetico comunale, Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile, SEAP Cesena, 2011

Come sviluppare un piano d’azione per l’energia sostenibile- SEAP, Patto dei Sindaci, un impegno

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REGIONE CAMPANIA - Giunta Regionale - Seduta del 18 aprile 2007 - Deliberazione N. 659 - Area

Generale di Coordinamento N. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni, Paesistico-Ambientali e

Culturali - Indirizzi in materia energetico - ambientale per la formazione del Regolamento

Urbanistico Edilizio Comunale (RUEC), ai sensi del comma 3 dell'art. 28 della legge regionale

16/2004 (con allegato).

Piano territoriale Regionale Regione Campania Assessorato al Governo del Territorio, 2006.

Piano di Coordinamento Provinciale di Salerno, approvato 2012.

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