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RULES OF WAR SQUAD LEADER 3°LIVELLO Settembre 2017

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RULES OF WAR

SQUAD LEADER 3°LIVELLOSettembre 2017

Definizione di PSG

Il PSG o Platoon Sergent è il vice comandante di plotone, esso ha funzione di supporto al comando dello stesso, quando non inquadrato in un plotone si mette al servizio del comando con servizi specifici di supporto. Stabilito che il PSG ha incarichi complementari ad esempio al PL, cerchiamo di definire quindi i ruoli all’interno del gruppo comando.

Facciamo un esempio

Il comando (in genere il PL), ha ruoli definiti primari, se ci troviamo ad esempio a dover compiere un attacco, il primario è appunto l’attacco, il PL quindi si occuperà di strategia, l’RTO di comando si preoccuperà di gestire le comunicazione e tracciare di conseguenza le posizioni degli operatori sul teatro operativo. Il PSG si occupa quindi di coordinare l’AMMO, il MEDEVAC, i sevizi di sicurezza nelle aree di sosta e soggiorno degli operatori, aiuta il comando a gestire le FO, raggruppando le informazioni per rendere sicure le aree. E’ compito del PSG gestire gli spostamenti da A a B ecc ecc.

Definire il PSG responsabile medevac non è comunque corretto, immaginiamo che la missione sia l’evacuazione medica di un villaggio, sarà evidente che il PL sarà responsabile delle evacuazioni, ed il PSG degli intenti secondari, sicurezza e/o ordinamento con i plotoni di supporto al operazione.

Definire il PSG come responsabile del HQ anche è limitativo, se ad esempio abbiamo oltre al HQ un FWD, il PSG potrebbe nominare apposti capo posto, o potrebbe in tale caso farsi affiancare da un secondo RTO di comando per gestire più siti contemporaneamente, portando il totale del gruppo comando da 3 a 4 elementi.

Il PSG serve in sostanza per permettere al PL di pensare ad una cosa alla volta, potrebbe doversi occupare in esclusiva di FO in missioni specifiche a supporto.

Data l’elevata versatilità del ruolo il PSG deve per forza avere capacità pari al PL, dobbiamo però per realismo soffermarci sugli impegni secondari di comando, i più probabili.

Legenda

Argomenti base 3° livello PSG

1) Analisi della situazione.

2) Stima della situazione.

3) Lettura Range Card.

4) Dividi ed inpera.

5) Priorità sicurezza

6) Fermarsi in un area

7) Compiti difensivi prioritari

8) Posizioni di combattimento

9) Distribuzione e controllo del fuoco

10) Difesa in condizioni di scarsa visibilità

11) Difesa in ambiente urbano

12) Posti di blocco

13) Principi del ritardo

14) Operazioni di disingaggio

15) Ritira sotto pressione o meno

16) Cambio di comando nell’area

17) Chech list del subentro in area

18) Regole d’ingaggio

19) Ridurre il rischio di fratricidio

20) Campi minati

21) Phase lines

22) Passaggio delle linee di ordinamento

23) Teoria della caramella ed altre deduzioni tattiche

24) Come conseguire il diritto di indossare il nastrino PSG e cosa comporta.

1 Analisi della situazione

Esistono molti acronimi che sono indicativi/ricordativi delle procedure per effettuare una corretta analisi della situazione, l’idea è che attraverso essi si riesca a non tralasciare alcun aspetto indispensabile per una analisi attenta e completa.

I fattori M.E.T.T. T.

M.E.T.T. - T.

E’ un acronimo che vuole significare:

M Mission (missione)

E Enemy (nemico)

T Terrain (terreno)

T Troops available (truppe disponibili)

T Time available (tempo a disposizione)

L’intento del acronimo è quello di ricordare agli operatori quali sono le cose da analizzare prima di intraprendere una qualsiasi operazione.

M Quando si fa l’analisi di missione si ricercano come prima cosa gli intenti di comando, solitamente si cerca di guardare la stessa con gli occhi di chi lo comanda, la dicitura più propria, è analizza con gli occhi di due livelli superiore a te. L’analisi sotto questa prospettiva mette alla luce quali siano le richieste del comando nei nostri confronti, si ha un idea più chiara non tanto di quello che ci viene detto di fare per arrivare allo scopo ma quale sia lo scopo, questo permette nel caso la maggior flessibilità per il raggiungimento dello stesso in caso di imprevisti.

E Un altro tratto essenziale è l’analisi delle forze nemiche, si deve distinguere:

Tipo (es. fanteria convenzionale o no... )

Dimensione

Organizzazione (es. tipo di comando e qualità della presenza in campo)

Tattiche

Equipaggiamento

Identifica infine le vulnerabilità dello stesso, e la propria alla luce delle analisi fatte sul nemico.

I dati sul nemico normalmente sono dati rilevati in precedenza es. con uso di UAV, o sono frutto di FO, facendo presente che la miglior pianificazione possibile è sempre quella che comprende il maggior numero di informazioni, si può comunque procedere a stime parziali basate sulle proiezioni statistiche di quello che si rileva in particolari punti, nel caso siate FO e spetti a voi dare questo tipo di informazioni al comando, il saper prevedere in base a tutti i fattori METT T noti diventa importantissimo.

T La T di terreno richiede una analisi che a sua volta ha un acronimo O.C.O.K.A.

O Observation of the fields of fire, Tradotto letteralmente è l’osservazione delle aree di fuoco. Si tratta in pratica di fare 2 analisi, la prima è l’analisi del terreno in base ai punti che ci permettono l’osservazione del nemico, la seconda è in base alla nostra disponibilità e tipo di fuoco, nonché quello del nemico.

C Cover & Concealment, ovvero copertura e mimetismo, si deve valutare quali sono le posizioni che all’interno del teatro operativo danno copertura, da fuoco diretto e indiretto, si cerca i luoghi che occultino noi dall’avversario e viceversa.

O Obstacles, Gli ostacoli intesi come impedimento alle manovre, sia che lo siano per noi che per il nemico

K Key Terrain, Il terreno chiave, è la posizione ideale che si intende occupare o controllare, questa si distingue per capacità di essere difesa o raggiunta dalle posizioni ricoperte, per la capacità dallo stesso di controllare il nemico, per lo spazio di manovra all’interno dello stesso.

A Avenues of aproach, o vie di approccio al teatro operativo, con particolare rilevanza dei Key Terrain, si tiene conto la capacità di muovere per numero, per velocità, per copertura e mimetismo.

Anche se non fa parte del elenco degli acronimi, esiste anche la voce weather, ovvero le considerazioni climatiche che trasformano il campo di battaglia, una pioggia battente ad esempio, rallenta il campo di battaglia, se si trasforma in un campo di fango, probabilmente blocca i veicoli, riduce la capacità di vedere e sentire il movimento.

T la T di truppe a disposizione chiede di fare una riflessione su come vanno distribuiti gli operatori, se ad esempi risulta palese che un numero scarso di operatori posso essere motivo per non compimento di una missione, è anche vero che esistono per una missione problemi di abbondanza di operatori, immaginate ad esempio dover far fronte ad un numero esagerato di veicoli che devono girarsi in un luogo ristretto diventando oggetto di code e quindi bersaglio per il nemico.

T L’ultima T sta per tempo, ed è in effetti il metro con il quale si misura la distanza in una guerra moderna, se è vero che per le gittate dei fucili (armi in genere) si vede la misura, per le manovre è una questione di tempo, con tempo a disposizione le distanze sono problemi relativi.

2 Stima della situazione.

Nella stima molta importanza assume l’acronimo COA, o COURSE OF ACTION (corso dell’azione), una volta ottenuto un quadro generale delle condizioni di partenza, attraverso i fattori METT-T, si deve interfacciarli con gli elementi detti di sopravivibilità, dobbiamo quindi definire se lo stato di fatto è compatibile ed in quale grado con le situazioni contingenti uno dei primi aspetti è ad esempio il METEO (cartografia NATO codice METAR, vedi Reminder). A tale stima si aggiunge il nostro equipaggiamento, quello del nemico, la nostra e la loro mobilità ecc.

Esempio di scheda METEO

Quando analizziamo il nemico dobbiamo quindi specificare quali siano non solo in numeri, ma se ne siamo in grado quali siano gli intenti, la loro disposizione, composizione, quali siano i loro punti di forza e debolezza. Torniamo a dati sulle nostre truppe e poniamoci le stesse domande.

Si deve interfacciare la situazione con gli obiettivi a noi richiesti, e quindi si procede ad una stima della situazione. Bisogna quindi comprendere quali sono gli intenti, a tutti i livelli.

Si suggerisce, specie se si è in mezzo e non all’apice della catena di comando, di informarsi su quali siano gli intenti di missione fino a 2 livelli superiori al nostro, questo per poter prevenire, anticipare se occorre o adeguare il proprio comportamento/piano, sovente accade che salendo di grado assumano maggiore importanza aspetti generali tralasciando i dettagli, delegandoli ai gradi più bassi, spesso questi dettagli non essendo considerati (ne considerabili) ad alto livello pregiudicano la buona riuscita della missione è pertanto buona prassi sapere a grandi linee l’aspetto generale nel quale vengono inquadrati i nostri compiti specifici. I nostri ordini vengono detti COMPITI ESSENZIALI DI MISSIONE, gli intenti superiori, INTENTI DI COMANDO.

Mediana tra intenti, nemico e COAs, si può cercare di capire quale sia la così detta EFFETTIVITA’ RELATIVA, ovvero la quantità e qualità di azioni che realisticamente saremo in grado di fare/subire, o che farà/subirà il nemico nel breve periodo.

3 Lettura della Range Card e Sector Sketch.

Senza dilungarci molto dovremmo a questo livello avere ben chiaro cosa sia una Range Card e come essa va compilata. La cosa è assai più banale se si pensa che nel caso nostro si parla di ASG dalle portate equivalenti tra loro, che non si possono (tranne che quando si simula il mortaio) effettuare tiri indiretti. Vediamo quindi solo schematicamente i passaggi:

Da questo esempio dobbiamo in sostanza raccogliere i dati del punto, dobbiamo NOTARE come viene fatta l’analisi dei punto presidiato, dobbiamo quindi insistere affinché coloro che restano a presidio dei punti chiave effettuino la compilazione della card sarà di ausilio nella comprensione delle minacce a loro riservate.

In seguito abbiamo una rappresentazione più schematica ma più onnicomprensiva, il SECTOR SKETCH, essa infatti sebbene manca di indicazioni precise sulla distanza tra gli oggetti o sul orientamento degli stessi, da una visione di più punti interconnessi tra loro in un SISTEMA, ovvero correlati per copertura interazioni ed opportunità.

Aiuta a capire quali siano gli spazi morti, quali siano le aree in OVERKILL, quali possono essere postazioni primarie, secondarie ed ausiliarie.

Con l’ausilio di questi due supporti possiamo ordinarci, e per questo ci serve una COORDINATION CECKLIST

Verifichiamo e cerchiamo di pianificare/sapere le seguenti cose:

1) Dove si trovano o è previsto che si trovino i leader 2) Le posizioni primarie, secondarie ed ausiliarie 3) I settori assegnati ai mitraglieri, alle sub unità 4) Le vie d’approccio alle varie posizioni 5) Quali siano gli spazi morti, quali siano le alternative per coprirli. 6) Dove e quali sono le aree nelle quali si effettuano le operazioni, le loro vie d’approccio, quali siano le alternative per eventuale riordino o ritirata. 7) Conoscenza se possibile dei luoghi con loro ostacoli, come eventualmente superarli. 8) Pattuglie taglia, tipo, orari e percorsi. 9) Piano di fuoco 10) Luogo degli scout, degli FO o assimilati 11) Segnali di fuoco, cessate fuoco, emergenza 12) Criteri di ingaggio 13) Luoghi di coordinamento e/o decision points Si consiglia esercizio su topografiche, con il metodo delle PL, con supporto fotografico ecc.

4 Dividi ed impera

Lo scopo di tutte le procedure sopra indicate è quello di dare dei riferimenti, spaziali, temporali, procedurali, alle azioni che dovremmo compiere, che ci aspettiamo di subire ecc. E’ pertanto grazie ad essi che possiamo prima prevenire poi schematizzare tutti gli avvenimenti ai quali dovremo far fronte.

Facciamo un piccolo esempio: Supponiamo che ci chiedano di raggiungere una BP considerata non presidiata, che ne dobbiamo prendere il controllo.

Una analisi corretta divide le azioni e otteniamo le prime differenziazioni

PRIMA AZIONE = Muovi da punto A a punto B.

SECONDA AZIONE = Occupa la Battle position.

Dopo di che otteniamo un ulteriore scrematura in base alle priorità, la prima è la sicurezza, ecc ecc, come evidenziato dai disciplinari, per cui si potrebbe ad esempio in AWD deciderei fare come segue:

PRIMA AZIONE

1) Analisi della situazione

2) Preparazione truppe all’attacco

3) Presidio del punto di partenza

4) Invio FO per sicurezza tragitto

5) Pianificazione di punto di riordino

6) Piano alternativo

7) MUOVA DA A a B.

Un piccolo esempio di pianificazione di un movimento:

E così via per la seconda azione, è chiaro che più mosse si prevedono più completa è la programmazione e la sicurezza degli operatori che informati sanno agire in ogni evenienza.

Lo scopo evidentemente sarà quello di dividere tutto in piccole parti, ricondurle ad uno standard riconoscibile ed assegnare a persone piccoli compiti che completino gradualmente il piano, il PSG si inserisce in questo schema permettendo al PL di occuparsi delle fasi essenziali di missione, garantendo gli standard necessari per raggiungere l’obiettivo.

Vediamo un esempio:

in seguito uno schema dì’attacco ottimo per fare un breve esercizio per individuare le azioni:

5 Priorità sicurezza.

Definizione di fare sicurezza.

Insieme di operazioni atte a eliminare o ridurre al minimo danni, pericoli o rischi per gli operatori.

Tra le attività emerge sempre in ogni ruolo che si ricopre l’esigenza di provvedere alla sicurezza personale e dei propri operatori, l’esigenza di sicurezza non è un concetto astratto da inseguire verso l’assoluto ma è ovviamente una sensata mediazione tra compiti da portare obbligatoriamente a termine, tra quelli secondari e di opportunità e rischi per gli operatori. (non dimentichiamo il contesto per sua natura PERICOLOSO).

A seguito analizzeremo qualche procedura standard, nelle quali si nota essenzialmente che per eliminare o ridurre il rischio, come prima azione bisogna essere in grado di riconoscerlo, bisogna mettere in atto le procedure standard per mettere in sicurezza la maggior parte degli operatori e poi si scende sullo specifico per arrivare a mettere se possibile in sicurezza la totalità degli operatori.

6 Fermarsi in un area

Esistono 3 modelli o fasi standard, che riguardano l’occupare e/o fermarsi in un area, possono essere di per se indipendenti ma solitamente la fase 1 precede la seconda ecc. Ne diamo per conoscenza un sunto sintetico affinché si possa captare come vengono standardizzate le esigenze in funzione della sicurezza ed uniformità di azione.

Fase 1 Obblighi di acquartieramento o operazioni preliminari alla sosta

1) Ispeziona l’area, controlla mine e o presenza nemico 2) Mantieni in sicurezza l’area 3) Stabilisci e mantieni comunicazioni 4) Elimina o demarca gli ostacoli (rendili noti) 5) Segnala i luoghi, (volta arrivato il plotone deve sapere dove disporsi) 6) Indica strada sicura. 7) Guida il Plotone all’interno

Fase 2 Azioni nelle aree di assembramento o operazioni in aree di sosta stabilite

1) Segui i punti guida per posizionarvi come da piano 2) Ispeziona i punti senza sosta3) Mantieni la sicurezza, se possibile dai rimpiazzi a chi presidiava l’area 4) Prepara un piano di fuoco 5) Stabilisci e mantieni le comunicazioni, coordinati con le unità adiacenti 6) Controlla e camuffa le posizioni 7) Fai manutenzione se possibile (attrezzature , ammo) 8) Prepara eventuale piano di reazione.

Fase 3 Consolidamento

1) Elimina ogni ostacolo, resistenza residua del nemico 2) Occupa le posizioni chiave nel territorio 3) Stabilisci i punti base di fuoco 4) Prepara per i contro attacco 5) Posiziona i sistemi d’arma 6) Sviluppa piano di fuoco 7) Fai le Range Card 8) Continua a pianifica, con ausilio mappe ecc.

Adesso faremo un piccolo esempio di come viene pianificata un area per permettere il rifornimento:

7 Compiti difensivi prioritari

Abbiamo letto i passaggi 5 e 6, e abbiamo compreso quale sia l’importanza di raggiungere lo scopo “SICUREZZA” attraverso una corretta pianificazione sostanzialmente, tutte le fasi sopra citate, seppure variando tra loro per questioni di opportunità chiedono le medesime cose, vediamo quali siano i compiti in ordine di importanza per dire di aver fatto tutto il possibile per raggiungere l’obiettivo.

1) Stabilisci sicurezza locale, pensa a piccole unità alla volta, tutte sicure nel loro piccolo (Difesa 360 ecc) 2) Posiziona armi e o veicoli chiave, devi prevedere che chi ha maggior efficacia sia impiegato per primo e nel ruolo migliore. 3) Posiziona squadra e assegna settori, vi invitiamo a ripassare posizioni primarie, secondarie, alternative. 4) Prepara la rete di comunicazione stabilisci chi è in grado di sentirti, chi no e rimedia se possibile. 5) Coordinati con le unità adiacenti per i settori comuni, cerca di prevenire i fenomenici BLU SU BLU o OVERKILL. 6) Pulisci le linee di tiro. Idealmente dalle posizioni di fuoco assegnate, le linee di tiro prefissate dovrebbero essere sgombre. 7) Fai le range cards se occorre 8) Prepara i sector sketch dei plotoni

9) Determina la linea di fuoco finale, e gli obbiettivi prioritari, La linea finale di fuoco o FPF, e quella di difesa FPL, sono delle linee che dicono a quale profondità bisogna portare la difese o l’attacco eventuale evitando di stiracchiarsi oltre il necessario o perdendo continuità o integrità con il resto delle forze amiche. 10) Prepara le posizioni di combattimento Rafforza, copri, mimetizza, il criterio da usare è quello di continue improoving, ovvero ogni volta che si riesce cerca di migliorare all’infinito la posizione di tiro prestabilita. 11) Rimpiazza mine e ostacoli 12) Stabilisci le misure per il controllo del fuoco. Determina chi spara dove, a che segnale si spara, a quale ci si ferma, cosa utile ad esempio è segnare sul terreno ove non vi siano altri riferimenti segni che indichino le “fette” assegnate, che indichino la profondità di tiro per capire quando occorre sparare quando non serve. 13) Assegna posizioni alternative e supplementari. Come vedremo successivamente con disegno. 14) Il manuale cita la protezione NBC… se simulata ci si può pensare, 15) Migliora le posizioni primarie Come dicevamo il Continue Improving position 16) Migliora le secondarie 17) Fai piano di lavoro e riposo, Informatevi sui carichi di lavoro e riposo consigliati vedi ad esempio REMINDER. 18) Controlla ciclicamente le strade di approccio e fuga. 19) Riattiva azione al contatto, Cerca pianificare l’immediata reazione al contatto, sia del personale in servizio che se le circostanze lo prevedono anche quello a riposo. 20) Accumula ammo, cibo, acqua. 21) Continua a migliorare le posizioni

8 Posizioni di combattimento

Per definizione le posizioni di tiro sono di 3 tipi, PRIMARIE, SECONDARIE, ALTERNATIVE o AUSILIARIE.

Questo vuole dire che se per esempio prendiamo un quadrato otteniamo che:

ad esempio i lati sono posizioni primarie, dovendo poi riempire gli spazi morti tra una posizione ed un'altra, ricaveremo che:

le frecce rosse, sono la risposta a quella esigenza e definiscono posizioni SECONDARIE.

Quelle alternative, come dice la parola sono posizioni che non si inseriscono nell’immediatezza del coprire 360 o di riempire gli spazi tra le primarie, ma identificano le posizioni che sono ad esempio di collegamento, o già presenti sul terreno, utili per ripiegare ecc, a seguito un esempio.

Qui sotto un breve esempio di settori di tiro.

Applicate il concetto ad una difesa:

Adesso vediamo le linee guida per costruire/identificare una posizione di combattimento.

Le protezioni: Queste devono essere adeguate ad offrire riparo dalle armi nemiche, per completezza di si deve considerare oltre che il fuoco diretto anche quello indiretto, prevedete dove intendete sostare a lungo di migliorare la postazione per raggiungere gradi di protezione sempre più elevati.

La posizione: Si deve prediligere la copertura (tattica da altre operazioni), il mimetismo, la cosa ottimale è che a 35 metri non si riesca a riconoscere la fine/inizio della postazione.

Materiali: se utilizzate materiali che sono deperibili (come sabbia) controllate spesso le protezioni, specie dopo la pioggia. Usa ogni materiale in modo adeguato massimizzandone la resa. Una buona cosa ad esempio è prevedere che il materiale deperibile trovi copertura dal maltempo, o che le postazioni prevedano un luogo per il deposito delle attrezzature di non immediato utilizzo.

Area d’ingaggio: Prediligi postazioni che permettono di mettere in difficoltà il nemico, bloccandolo ad esempio in campo aperto, meglio se si riesce in caso di necessità fuoco sulla stessa area da più punti. Prediligi per massimizzare la sicurezza, la maggior distanza di fuoco possibile favorisci armi più efficaci (MG). Per ottenere il risultato è utile demarcare il territorio, se occorre mettendo dei segnali per fare capire quali siano i settori, Si puliscono le linee di tiro eliminando ostacoli alla visione o appigli tattici utilizzabili dal nemico, si mettono ostacoli per impedirne un agile accesso.

Programma: Prepara un programma di ispezione ciclico delle postazioni e step di miglioramento delle stesse.

Vediamo due schemi pratici per creare delle posizioni di combattimento:

9 Distribuzione e controllo del fuoco

Per ottenere una maggiore efficienza non basta identificare le postazioni, prepararle, assegnare settori di fuoco, bisogna anche cercare l’ottimizzazione del fuoco, esistono delle regole base per la distribuzione del fuoco che è bene conoscere:

a) Ingaggia prima i più pericolosi, lateralmente ed in profondità, questo ti preserva dall’essere accerchiato.

b) Evita se possibile di sparare contemporaneamente in più persone sullo stesso bersaglio

c) Usa ogni arma al meglio del ruolo che essa ricopre

d) Distruggi i più pericolosi per prima considerandone posizione, terreno, capacità mobilità.

e) Cerca di ottenere vantaggio di campo frapponendo la maggiore distanza tra te ed tuo bersaglio.

f) Cerca il “ COLPO MIGLIORE” esponi solo i sistemi d’arma che ritieni necessari

g) Controlla il fuoco, conserva se possibile le munizioni

h) Evita il fratricidio.

i) Attacca più bersagli simultaneamente per impedire loro di darsi aiuto reciproco.

10 Difesa in scarsa visibilità

Quando a scendere è la luminosità, occorre prestare molta attenzione a quello che ci circonda, è ancora più essenziale sapere cosa accade nella nostra immediatezza, come primo step si cerca di coordinarsi con le unità adiacenti, questo ha molteplici scopi, il primo è coordinarsi onde non percepire eventuali rumori, luci, come errati allarmi, o peggio di confondere delle reali minacce con dei movimenti del nostro presunto vicino amico, un altro valido motivo per coordinarsi con le unità adiacenti è per distribuire i punti di controllo del territorio, dobbiamo infatti cercare di controllare maggiormente le vie d’accesso, con il buio infatti gli ostacoli risultano per tutti meno visibili, i rumori sono maggiormente messi in risalto, questo fa si che si prediliga solitamente le vie più identificate e percorribili.

E’ buona prassi nelle ore di buio per allertare con adeguato anticipo le truppe dei team FO, questi, maggiormente garantiti dall’oscurità saranno in grado di svolgere il compito senza essere esposti in punti di vedetta tradizionali.

Impiegate ostacoli fisici per impedire l’agevole avanzata, avvisatori acustici ottici, specie in punti dove non è possibile o sicuro il controllo diretto. Verifica che i piani di fuoco diurni siano compatibili con quelli notturni altrimenti se occorre modificali, utilizza l’illuminazione per l’individuazione della siluette del nemico, indicativamente ricordiamo che l’uso della luce mette a rischio di esposizione gli operatori, durante i corsi FO vengono approfondite le discipline LUCE e RUMORE, si impara ad utilizzare i coni d’ombra dell’illuminazione, a seguito mettiamo sinteticamente alcune linee generali per la LUCE.

1) Un occhio umano ci mette 45 minuti ad acquisire la visione notturna, basta una passata con la luce per perderla, per questo motivo l’illuminazione non deve illuminare direttamente gli operatori. 2) Meglio una luce più bassa ma diffusa, in quanto un occhio abituato alla luce (anche se non diretta) fa fatica a passare in diverse situazioni di illuminazione. 3) Quando siamo costretti a mettere l’illuminazione alle spalle degli operatori, dobbiamo stare attenti che il cono di luce non lo metta in risalto. 4) Ricordiamo che in prossimità dei coni di luce, l’oscurità percepita è maggiore, questo per la difficoltà dell’occhio del osservatore nel passare in diversi stati di illuminazione, questo fenomeno è utile per mascherare passaggi e o operatori. 5) Se siete obbligati ad illuminare degli ambienti, fatelo con la minor luce possibile preferibilmente suddetti locali siano non visibili da occhio esterno. 6) Sottraete gli elementi alla conta avversaria, proteggete gli operatori da eventuali FO avversari. 7) Abituate gli operatori ad usare un occhio alla volta, meglio se marcia con occhio non di mira, tenendo l’opposto chiuso per evitare di perdere la visione notturna in caso di abbagliamento. 8) Controllate tutto ciò che ha capacità riflettenti comprendo o eliminando il fenomeno

In caso di scarsa visibilità le orecchie sono gli occhi migliori, dobbiamo esercitate gli operatori affinché riescano a capire direzione e distanza de dei suoni, sinteticamente le linee guida per il rumore sono.

1) Riducete i suoni al minimo, controllate che l’equipaggiamento sia ad esempio legato 2) Prevedete dei luoghi dove gli operatori possano scambiarsi le informazioni, individuate prassi alternative per comunicare 3) Se dovete marciare prevedete delle soste per l’ascolto, meglio se non prevedibile da eventuali persone in ascolto. 4) Mettete trappole sonore, materiale a terra che faccia rumore nelle vie d’approccio non presidiate.

11 Difesa/attacco in ambiente urbano

In caso di difesa/attacco in ambiente urbano dobbiamo considerare più livelli, bisogna quindi considerare quali siano i comportamenti generali nel combattimento in aree edificate, a seguito vediamo quali siano le scelte ed i comportamenti per edificio, in fine quali siano le capacità che il personale deve aver acquisito.

Combattimento in aree edificate.

Come prima analisi constatiamo di che tipo di area si tratta, in una città ad esempio abbiamo a che fare con molteplici ambienti:

La loro composizione, edifici alti, bassi, pochi, molti ecce deve essere tenuta in considerazione, attraverso una prima analisi dovremmo identificare edifici salienti come quelli pubblici, come ospedali, centrali elettriche ecc, in base alla capacità di controllo degli edifici si cerca di ipotizzare le aree da attraversare con più o meno cautela, quelle da evitare, bisogna definire quanti e quali siano i punti dai quali dare supporto alle manovre, vediamo un esempio di attacco ad un a piccola cittadina da parte di un Battaglione:

pianificano l’occupazione delle vie d’approccio e controllo delle alture per offrire supporto

Fanno fuoco di copertura/soppressione sulle aree interessate, coprono l’avanzata col fumo.

Puliscono sistematicamente le vie d’approccio

Ed identificano le arre pulite destinandone unità al controllo.

Quando avanzano pianificano obiettivi intermedi, marcano edifici e strade:

Vediamo ora 3 diversi approcci tattici ad un OB urbano:

diretto (nemico senza difese )

infiltrando, e mantenendo una pressione fittizia sulle difese del nemico.

con la pulizia sistematica dell’area strada per strada.

La forma più comune di assalto ad un edifico avviene per step, controllando gli edifici adiacenti, distribuendo il fronte d’attacco, vediamo un esempio:

Ecco quindi come abbiamo appreso appena sopra se ci si prefigge di mettere in sicurezza un villaggio occorre occuparne i punti strategici, vediamo le alture protette dalla difesa nello stesso villaggio previsto dal attacco:

Al interno dello stesso controlleremo le vie d’approccio:

Il CLG ci ricorda che nel combattere in aree urbane:

Quando ci si deve attestare in ambiente urbano, grande cura si deve avere nella scelta del edificio, se si ha possibilità di scelta essa va sfruttata , cominciamo a considerare nella scelta capacità di offrire protezione, e dispersione, (quanti punti servono per poter controllare l’edificio).

Consideriamo il grado di mimetismo, e delle postazioni di tiro disponibili, se esse coprono le vie d’accesso/attacco allo stesso, fate attenzione sulla quantità di lavoro che richiede la messa in sicurezza del edificio, se ciò è compatibile con il tempo a disposizione, se vale ad esempio prendere un edificio meno vantaggioso ma più velocemente difendibile.

Eventuali veicoli a disposizione devono essere tenuti in considerazione, dobbiamo capire se: sosta, arrivo e partenza, sbarco dallo stesso sono operazioni che si possono mettere in sicurezza.

Una volta fatto considerazione delle varie minacce subibili da edificio, come fuoco indiretto dovete avere cura di redigere come per qualsiasi punto un piano di fuoco, dovete quindi preparare le stanze, coprendo e predisponendo le postazioni con la logica delle posizioni primarie secondarie ecc, dovete

prevedere e verificare le comunicazioni, ogni azione che si compie rispecchia quelle per le posizioni convenzionali, salvo che dovrete considerare la questione ad esempio anche i verticale, dovete considerare che avete degli ostacoli non rimovibili ed ai quali dovrete adeguarvi.

Vediamo qualche esempio di ostacoli:

Vediamo un esempio di come barricare delle scale:

Vediamo l’utilità di creare all’interno delle stanze che occupiamo delle barricate:

contro le granate

contro la risposta al fuoco

In ultima vediamo quali possono essere gli approcci in ambiente urbano per difesa del isolato:

In difesa del singolo edificio:

Quali siano i punti tenere d’occhio in un edificio come possibile minaccia oltre alle tradizionali porte e finestre;

Come muoversi, esporsi, sparare a livello di singolo operatore o team non è argomento trattato da questa pubblicazione che si rivolge al 3° livello, vedere manuali specifici.

12 Posti di blocco

L’organizzazione di un posto di blocco è una questione molto complessa, è stato oggetto e lo sarà anche in futuro di simulazioni apposite, la sua complessità deriva dal fatto che si deve considerare l’esigenza di mantenere sicura l’area, nel mentre bisogna permettere di far avvicinare a noi fonti di pericolo, e per ultimo bisogna considerare che un posto di blocco non sempre è realizzabile nella posizione desiderata.

Il risultato è la mediazione, come primo aspetto quella temporale, difficilmente (a meno che non si tratti di una frontiera), un posto di blocco resta per ore nello stesso punto, questo perché restare in condizioni precarie a lungo ci priva del iniziativa e mette in condizioni il nemico di analizzarci e organizzarsi per danneggiarci.

Dobbiamo mediare lo spazio, se è vero che la prima forma di protezione è la distanza, mettiamo dello spazio vitale tra noi e le minacce, cerchiamo di isolarle e permettere solo ad una alla volta di avvicinarsi, prevedendo un area di sosta (distante) una di transito che non permetta una veloce percorrenza, magari un zig zag, (intermedia), un area di controllo che blocchi il veicolo o carico in transito (vicino) ed in uscita ancora una via di fuga, per evitare che si formino ingorghi.

In seguito vediamo uno schema riassuntivo, di uno posto di blocco a percorrenza singola da destra a sinistra, area rossa è quella d’arresto, quella verde di avvicinamento, quella blu di controllo e arancio di fuga, per evitare che si formi una colonna, il trucco è quello che si passi una minaccia alla volta fermando il resto nella parte rossa, come vedete contraddistinto con la P, abbiamo ad esempio una struttura (posto di guardia) che resta al sicuro per distanza e rimane a tiro utile del controllo in caso di difficoltà, la gabbia di controllo sarà identificata dalle due barre rosse.

Ovviamente installare un posto di blocco come detto in precedenza è assai più ostico e raramente abbiamo la fortuna di replicare l’ideale, specie perché nel modello consideriamo il traffico da un solo lato eventualità rara.

Una cosa che si può e si deve prevedere sono le cose essenziali da ricercare nei soggetti/veicoli fermati nel posto di blocco, facciamo un breve elenco.

1) Numero e tipo di veicoli fermati, numeri patente, documenti 2) Numero di passeggeri per veicolo/gruppi di persone, età e sesso 3) Tipo e qualità di carico 4) Punto di origine e destinazione 5) Ragioni del viaggio

6) Ogni arma/oggetto tattico trovato 7) Ogni indicazione di precedente possesso di armi o oggetti tattici 8) Condizione dei passeri, salute, vestiti, atteggiamento 9) Qualsiasi condizione notata o notizia riferiscano i fermati specie sia insolita

Conviene quindi prepararsi nel caso di un posto di blocco un modulo per non dimenticare le cose sopracitate.

13 Principi del ritardo

In ogni pianificazione l’elemento tempo è essenziale ma sicuramente è uno dei meno gestibili, essenzialmente perché le azione spesso si concatenano e non dipendono sempre semplicemente dalla nostra volontà, riconoscere quali sono i sistemi per ritardare il nemico è un ottimo metodo per sapere noi gestite il tempo e bypassare le azione che il nemico tenta di mettete in atto per a sua volta ritardarci.

La gestione del tempo è in primis una accurate gestione delle azioni, a questo risultato si arriva accentrando il controllo e decentrando (con il metodo citato in dividi ed impera) l’esecuzione, si richiede (specie se si cerca di ritardare il nemico), la massima attenzione nel controllo dei fianchi, questo per evitare accerchiamenti, o attacchi a sorpresa che permettano al nemico di velocizzare l’azione e prendere l’iniziativa.

Bisogna massimizzare gli OCOKA, osservazione delle linee di fuoco, Mimetismi (Concealed), Ostacoli, key terrain o terreni chiave e Avenues o vie d’approccio, in sostanza si previene l’azione la dove il movimento può avvenite con maggior velocità.

Una cosa importante è forzare il nemico a manovrare, specie se lo si conduce in operazioni più lunghe o disagevoli, si consiglia l’uso di sniper o unità atte al sabotaggio, con una attenta valutazione degli spazi si può mantenere l’iniziativa mettendo il nemico in difficoltà.

La pronta identificazione degli ostacoli esistenti è essenziale specie se non si ha tempo o di che farne di artificiali, giocare nel dare resistenza o meno al nemico affinché manovri forzatamente su essi, nel frattempo improntarne degli altri se possibile frapponendoli tra noi e loro. Previeni l’osservazione di queste operazioni da parte del nemico.

Mantieni se possibile il contatto con il nemico, aggiusta la distanza per garantirti la sicurezza, un nemico che si sente costantemente sotto tiro anche se non minacciato nella sua interezza manovrerà lentamente e con cautela, sparargli vuole dire tenerli costantemente sotto osservazione.

Nel manovrare per tenere il contatto, dobbiamo assicurarci di conservare la nostra capacità di manovra, l’iniziativa deve restare nelle nostre mani, non deve essere il nemico a dettare dove andare ma bisogna saper pianificare i nostri movimenti da una postazione difensiva all’altra.

Calcola il tempo di permanenza nelle postazioni, stima la capacità di ritardare, comunica e coordina i tempi con le unità interessate alle quali avrete affidato settori specifici, dei quali dovranno fare auto sicurezza.

33

A seguito del analisi delle operazioni che ci consentono di ritardare il nemico, capiamo meglio quali sono le cause dei ritardi nelle nostre operazioni, l’attenzione quindi verte sul analisi del nemico, capire quali sono gli intenti se la resistenza che incontriamo è dovuta ad una difesa o è un mezzo per ritardarci o spostarci dal nostro vero obiettivo.

14 Operazioni di disingaggio

Dopo aver compreso come si ritarda in nemico, adesso analizziamo le procedure standard per provvedere ad un disingaggio, cominciando con elencare quali sono i dati essenziali per programmare tale azione:

a) Schemi di manovra, ovvero le linee guida, posizioni e movimenti coordinati necessari b) Tempi di disingaggio, complessivo e per azione c) Priorità di disingaggio, ovvero cosa muove prima, cosa deve preservato ad ogni costo cosa possiamo permetterci di perdere, cosa è previsto che perderemo d) Luogo della nuova posizione con tutti gli spazi riservati unità per unità e) Taglia e composizione dei reparti avanzati ovvero quelli da ritirare, ma anche quelle che verranno impiegate per permettere il ritiro f) Taglia e composizione dei reparti sovrastanti g) Dove sono dislocati quest’ultimi h) Attività di supporto al combattimento richieste (attività logistiche).

Considerando quanto detto fino ad ora anche nei capitoli precedenti, e quanto riassunto appena sopra, dovremmo essere in grado di abbozzare una azione di disingaggio, come accade per ogni azione da pianificare una volta ottenuto l’elenco delle attività indispensabili occorre fare uso delle analisi METT-T, COAs, ecc. Per fare la reale differenza bisogna essere in grado di tradurre sul campo la teoria, vediamo qualche azione consigliata mentre si sta cercando di staccarsi da un ingaggio.

Come prima cosa bisogna confondere il nemico, ideale è il fumo che copre i movimenti, se siamo certi che ascoltano si possono usare falsi segnali radio, o con l’uso di pattuglie che diano al nemico l’idea errata della posizione in campo. Manovrare in piccoli gruppi in senso non direttamente legato a quello in realtà deciso per il disingaggio può attirare il nemico dove intendiamo condurlo.

Si possono aggiungere forze in supporto per eliminare resistenze nelle aree dove è palese che stiamo disingaggiando o dove ci troviamo in difficoltà a manovrare in sicurezza, questo permette di mantenere la sequenza operativa e preserva il fronte dal essere tagliato fuori con le comunicazioni, in effetti una unità di supporto è spesso usata per confermare l’ingaggio subito da altra unità.

Controlla prepara strade e posizioni pianificate, come di diceva nella programmazione verifica quali siano i servizi logistici richiesti, nonché i materiali. Prevedi che ci siano feriti e prepara all’eventuale evacuazione, controlla che l’equipaggiamento previsto abbia qualcuno incaricato al loro trasporto, qualcuno che non ne sia formalmente incaricato ma che sia invece in grado di eseguire materialmente l’incarico.

Muovi prima i reparti logistici e comando, sono solitamente più lenti a manovrare o devono portare più roba o viaggiare con maggior cautela, approfitta della copertura data dai reparti maggiormente offensivi. Se possibile manovra senza essere visto, o con l’ausilio del buio o creando situazione nelle quali il nemico non si aspetti che manovriate in tal senso.

Usa se possibile ostacoli, campi minati ed ogni altro espediente che distragga o rallenti il nemico nel affrontare le truppe che si ritirano.

15 Ritirata sotto e non pressione del nemico

Dopo aver visto le priorità, dopo aver visto a grandi linee il disingaggio, vediamo ora una breve lista delle azioni che concernono la ritirata. Come prima cosa dobbiamo distinguere le due situazioni di partenza, ovvero se si compie una ritirata sotto o meno pressione del nemico, cambia infatti l’approccio generale, nel caso di presenza nemica, la sicurezza deriva dal comandare la manovra togliendo la pressione e l’iniziativa del nemico, nel caso di mancata pressione nemica la cosa maggiormente importante è evitare che il nemico si accorga di quello che stiamo per compiere. Vediamo quindi le due liste:

Ritirata sotto pressione nemica:

1) Principi della ritirata: a) Coordina una sequenza di ritiro tra team e plotoni

b) Inizia a perdere il contatto con il nemico usando fuoco, fumo e ostacoli ecc ecc.

2) tecniche disingaggio a) quando osservati simultaneamente sfoltire le linee con discrezione

3) Base di fuoco a) Prima Ob con presenza di equipaggio, usa fanteria quando il terreno Si presenta ostico o scarsa visibilità

4) Piani specifici a) Schema di manovra

b) tempo di ritirata

c) luogo della nuova posizione

d) Taglia dell’area forze presidianti

e) Posti di combattimento

f) Cech Points

g) Punti di risalita

h) Evacuazione feriti

i) evacuazione equipaggio

l) Priorità

m) Ostacoli

o) Oggetti da distruggere.

Un piccolo esempio di ritiro sotto pressione nemica:

Ritirata non sotto pressione nemica.

1) Principi della ritirata a) Velocità, segretezza, occultamento b) Di notte/Limitata visibilità c) Come parte di un'altra forza per eseguire un'altra missione

2) Per plotone sicurezza a) Copri l’intera area della compagnia compagnia b) Riposiziona per coprire la ritirata c) Piazza un arma automatica in ogni accesso alle AA. d) Passa al PL la sicurezza se siete Plotone addetto alla sicurezza

3) Forze sicurezza 1sq a) SL lascia in sicurezza il security leader b) Riposiziona per coprire la ritirata del Plotone

c) mantieni il controllo dell’area

4) Forza di sicurezza a) Nascondi la ritirata b) Controlla che il nemico faccia le normali manovre (cambi di tattica) c) Provvedere al fuco di copertura in caso di attacco d) Ritirarsi una volta che tutti hanno fatto e) Se sotto fuoco manovrare ritirando per perdere il contatto

5) acquartieramento a) libera l’area prima della ritirata b) dai guide per ogni squadra c) ricognizione, settori, posizioni, squadre d) accogli plotoni nelle aree. e) PSG e PL si incontrano per rapporti posizioni, situazione.

16 Cambio del comando d’area

Accade spesso che il comando specie nelle simulazioni più lunghe debba alternarsi, quando il cambio avviene per cause di forza maggiore ovvero non dipendenti dalla pianificazione c’è poco da fare se non cercare di recuperare il discorso perso dal predecessore e se possibile correggere le cause di un inatteso cambio. Quando la richiesta di cambio viene dalla programmazione, esso deve essere fatto con una corretta procedura per garantire una continuità delle attività intraprese.

Da notare che in caso di momentanea alternanza come succede ad esempio per le ronde, non sono effettuate tutte operazione di seguito descritte in quanto, il servizio rappresenta una routine pianificata, ed in caso di necessità chi in realtà comandava prima del cambio (comandante in campo) è in grado comunque di riassumere il comando (es. svegliandolo).

Vediamo quindi quali sono le operazioni per un reale cambio di comando programmato:

1) Il leader entrante ispeziona le postazioni, si accerta che gli standard da esso richiesti siano se non assolti, almeno assolvibili. 2) I leader entranti ed uscenti si coordinano, onde evitare vuoti di comando, per capire tempistiche per lasciare e prendere in carico i nuovi compiti 3) Si scambiano il personale di collegamento, come RTO, addetti a servizi speciali di contatto ecc.4) Coordinano le posizioni di armi e veicoli 5) Si scambiano le RANGE CARD, i piani di fuoco, ed ogni altro documento di coordinamento al movimento, fuoco, difesa, offesa. 6) Coordinano i luoghi dove sono presenti ostacoli onde renderli ugualmente palesi anche a coloro che subentrano. 7) Pianificano la sostituzione dei sistema d’arma organici all’area 8) Trasferiscono i responsabili per gli eventuali campi minati 9) Si danno un coordinamento sulle vie di accesso alle postazioni esistenti e programmate, questo sia per agevolare l’occupazione di truppe nuove, sia per coordinarsi con le esistenti con le nozioni (es nomi strade) già apprese da personale in campo. 10) Coordinano i veicoli 11) Trasferiscono eventuali eccessi materiale alla nuova unità presidiante. 12) Si sostituiscono coordinandole le comunicazioni 13) Si aggiornano sulle attività del nemico 14) Coordinano la sequenza di assunzione comando 15) Si accordano per l’orario di cambio

17 Subentro in area CHECH LIST

Ogni volta che ci viene assegnato il comando di un area, porzione di territorio, prima di fare ogni considerazione tattica, o di rapportarsi con il comando uscente, è buona norma porsi qualche domanda sul territorio che ospiterà le nostre future decisioni.

Bisogna conoscere il contesto non solo tattico ma sociale dell’aerea che si intende occupare, ecco quindi sotto uno stringato elenco delle domande che è obbligatorio farsi per capire dove si opera.

1) Di dove sono i rifugiati (se presenti), taglia e area della popolazione locale 2) Status Acqua e Cibo 3) Stato medico 4) Associazioni umanitarie presenti sul territorio e loro leader 5) Associazioni umanitarie militari e loro leader 6) Quale associazione da il maggior supporto alla popolazione 7) Quali unità UN sono coinvolte nelle operazioni 8) Quale è la situazione sicurezza 9) Che attività commerciali sono presenti 10) Di che gruppo hanno maggior bisogno 11) I leader locali quale progetto vorrebbero maggiormente che noi realizzassimo 12) Quante famiglie sono coinvolte 13) Che cibo abbiamo a disposizione e quanto costa 14) Che lavoratori specialisti sono disponibili sul posto 15) Numero e composizione di eventuali popolazioni in transito

18 Regole d’ingaggio

Negli scenari tattici contemporanei, sempre maggiore è la presenza di persone che loro malgrado vengono coinvolte nel conflitto, le regole di ingaggio sono diventate molto importanti da quando i conflitti diventano sempre più spesso asimmetrici, occorre che la loro applicazione segua principio del causare il minor danno possibile a persone che vengono coinvolte loro malgrado.

Diamo 6 consigli pratici che ci portano ad avere la certezza dell’esecuzione delle regole d’ingaggio.

a) Rispetta rigidamente le regole d’ingaggio, emanale secondo la scala gerarchica b) I vari leader (a seconda del livello) adotteranno le misure necessarie alla sicurezza e al auto difesa della loro unità, essendo loro stessi emanatori di ROE ricevute per scala gerarchica. c) Usa la minor forza possibile per mantenere sicurezza e/o completare la missione. d) Invitiamo tutti gli operatori ad usare il buon senso. e) Minimizzare rischi e danni ai civili, considerando sempre la sicurezza della propria unità f) Studia le ROE specifiche, aiuta nel apprendimento usando diagrammi, vignette o esempi

19 Ridurre il rischio di fratricidio

La riduzione dei rischi di fratricidio si ottiene attraverso un processo di consapevolezza ed apprendimento dei rischi generali, attraverso la pianificazione accurata delle azioni e un adeguato coordinamento tra unità, vediamo adesso quali sono i principali fattori di rischio.

Durante lo svolgimento di una missione aumenta il rischio di fratricidio se:

- v’è una alta densità di uomini o veicoli. - quando non si capisce quali siano i reali intenti del comando. - quando sui lati v’è poco coordinamento o mancanza di riferimenti. - quando le comunicazioni sono poco chiare, assenti o non pertinenti. - Quando le unità non sono abituiate a collaborare tra loro.

Nei confronti del nemico il rischio di fratricidio aumenta se:

- Manca o è carente il lavoro di intelligence, ovvero si conosce poco del nemico e dei suoi intenti - Non sono state fatte ricognizioni che ci permetterebbero di essere aggiornati nei COA’s

Il terreno nasconde numerose insidie per quello che riguarda i rischi generali tra i quali quello di fratricidio.

- Oscurità o scarsa visibilità, (non aver ad esempio demarcato ostacoli o una errata illuminazione) - Grandi arre di ingaggio, nelle quali sono presenti troppi punti da controllare - Dove v’è difficoltà di navigazione e non si riescono a comprendere se si è nella posizione esatta. - Assenza di segni riconoscitivi, senza i quali risulta poco immediato il coordinamento

Considerano le truppe a disposizione ed il loro equipaggiamento

- Quando aumenta la letalità delle armi in campo (pensiamo ai mortai) - Quando i leader sono poco ragionevoli od inclini a seguire il comando - Quando manca o è scarso il controllo del fuoco SOP’s (standard operation procedures) - Quando le ROE (rules of engagement) sono incomplete - Quando si crea confusione o disorientamento - Quando non si intende aderire alle SOP’s

Per quello che riguarda il rischio di fratricidio l’ultimo fattore da valutare è quello del tempo.

- Quando v’è la fatica dei soldati o del comando che richiedono troppa velocità - Quando non v’è un riposo adeguate le operazioni si dilungano oltre il dovuto - Quando in generale non v’è una programma temporale adeguato o mancano cambi e turnazioni.

20 Campi minati

La realizzazione di un campo minato è compito tipico (non esclusivo) dei PSG, per arrivare alla decisione di costruire un campo minato si deve ottenere ovviamente il permesso dal comando che lo deve includere nei piani difensivi dell’area in modo che sia certo a tutti coloro che potrebbero entrarci accidentalmente. In coordinamento con gli osservatori ed i piani di difesa si ricognisce l’area e ci si accerta che sia tatticamente compatibile, che in sostanza il campo minato abbia realmente efficacia. SI comunica al comando che si sta procedendo alla costruzione dello stesso, da quel momento l’area si considera minata, si comincia annotando vie d’approccio si annotano sul modulo DA 1355-1-R e prontamente comunicate ai responsabili onde rendere transitabile il prima possibile l’area. Una volta piazzate le mine si armano cominciando con quelle più vicine al fronte a ritroso, una volta terminato comunica l’effettività dello stesso. Bisogna conservare il modulo DA 1355-1-R, nel caso si abbandoni l’area si deve dare lo stesso in mano al comando di area.

Se ad un certo punto vi trovate a perdere il DA 1355-1-R o per qualche motivo non lo trovate, dovrete trattare lo stesso come campo minato ostile, anche nella rimozione, in caso di rimozione normale invece eliminate a ritroso da quelle più vicine a quelle più distanti utilizzando azimuth e distanza espresse nel modulo.

Ma vediamo il modulo in questione

Come si vede sul modulo, si parte da un riferimento noto, e lo si colloca al centro del modulo, da esso si comincia a diramare una linea (nominiamo ad esempio A), ci esprimeremo in azimuth linea che parte a punto noto per metri x… da essa possiamo derivare altre linee tangenti es A1 ecc ecc, se si vuole si può

a sua volta fare una lina B passante per punto noto e così via, in questo modo le mine risultano casuali sul terreno ma rintracciabili. A seguire un modulo da zero a compilato.

21 Phase lines

Per poter coordinare il movimento delle truppe e pianificare il metodo più efficace è quello della Phase Lines, cominciamo con una piccola definizione: una PHASE LINE, è una rappresentazione su carta di un ostacolo, asperrità, costruzione, strada, o ogni elemento utile a fornire un valido riferimento visivo sul campo e contemporaneamente ad essere rintracciato su una rappresentazione grafica del territorio.

Per questo motivo le Phase Lines sono dette in italiano Linee di Coordinamento, esse infatti rendono più facile la suddivisione del teatro operativo, ma facciamo qualche esempio partendo dal concetto base delle Phase lines: Sotto abbiamo segnato con una linea tratteggiata la ritirata contro i giapponesi del 25-31 dicembre 1941. Come potete notate ogni linea di riordino seppure il concetto delle PL è più moderno verte su punti topografici noti sia da carta che sul terreno, specialmente D2, D4 e D5, fanno vedere come nella ritirata si siano ritirati lungo le strade/fiumi che attraversano longitudinalmente la regione. Sarebbe stato semplice quindi comunicare via radio, al secondo giorno di essere tutti attestati in ritirata dietro il fiume Agno.

Vediamo come al volo riusciamo ad identificare delle PL, che in ausilio a PL più identificabili, come il torrente/strada, aiutano a costruire una griglia per definire una azione:

In seguito vediamo come ad esempio le PL vengono usate attraverso la simbologia tattica (vedi REMINDER), nella fattispecie il riferimento sul terreno è una collinetta, una strada sulla sinistra ed in basso il fronte nemico.

Ovviamente di fronte ad una carta del genere, l’unità che si appresta ad avanzare ha un idea chiara di dove si deve muovere, e ha idea di cosa dire quando si sposta da un area alla successiva, l’unità di fanteria alla sinistra saprà che deve stare dalla strada a sinistra, che quella al centro deve restare in linea alla strada idealmente entro il limite destro della montagnola ed oltre tale limite l’unità destra.

Sanno che quando ad esempio leggono LOA, non devono proseguire oltre con l’azione (Limit Of Advance).

Sanno da che lato è inquadrato il grosso delle truppe ecc, e comunque anche solo esprimere delle linee senza dare indicazioni tattiche, sarebbe di per se un ottimo ausilio tattico, pertanto anche non dovendo prevedere una FLOT, ma dividendo le aree come illustrato si ottiene coordinamento, utile a questo scopo sono i sector sketch.

22 Passaggio delle linee di coordinamento

Come visto se le Phase Lines servono per coordinarsi è chiaro che il passaggio da un area all’altra attraverso suddette linee deve avvenire con una metodologia specifica. Spesso entrare in una unità vuole dire avvicinarsi o entrare in un luogo già presidiato, è importante che il personale entrante e presente nell’area sappia sempre:

- Disposizione delle forze in loco - Punti di contatto - Strade selezionate - Che dimensioni hanno chi passa le linee - Posizioni d’attacco - Aree d’assembramento - Luoghi di riordino - Quando e a chi vengono trasferite le responsabilità - Come viene controllato l’eventuale traffico - Come sono strutturate le commo, quali siano i segnali - Chi e da dove da fuoco di supporto - Segnali di riconoscimento - Servizi - Chi esegue cosa. A livello più generale bisogna capire:

- Domanda per capire chi prende il posto in un eventuale subentro nella stessa area. - Se il nemico è noto o se v’è un sospetto. - Quale è il piano di fuoco e quali sono le barriere previste, e/o presenti - Quali sono le azioni al contatto - Che tipo di supporto viene dato.

Questi elenchi non devono però spaventarvi, in effetti quasi tutti i dati sono noti prima di manovrare e basta tenersi aggiornati, solitamente il passaggio delle PL è quindi una manovra aspettata, o nota, o prevedibile, ed in genere basta comunicare il passaggio, al limite avvicinarsi al comando dell’area per aggiornarsi (secondo i disciplinari) se si deve operare.

23 Teoria della caramella e deduzioni tattiche

Concludiamo la pubblicazione con un argomento più leggero, proviamo alla luce delle procedure analizzate e dei problemi rivelati dagli stessi a fare qualche ipotesi tattica, questo è sempre un esercizio consigliato a chi si pone in ottica di diventare comandate, bisogna aggiornarsi, sperimentare e verificare teorie attraverso la pratica nelle nostre simulazioni.

Vediamo un esempio di partenza che è la teoria della caramella.

IPOTESI:

Un vip deve essere scorata da punto A, verso punto B, come si prevede che percorso avrà? (se si deve intercettare) come si prevede di subire meno perdite (se si scorta), a questo punto enunciamo la teoria:

Conoscendo il punto di arrivo e di partenza di un soggetto, ipotizzando quale sia la massima e minima velocità di percorrenza si ottiene una serie di varianti che messe sulla carta assomigliano alla parte centra ledi un incarto di caramella.

Come si vede difficilmente per più vario che sia il percorso ci discosteremo dalla forma sovrastante, questo perché le alternative tra A e B saranno di volta in volta dei giri sempre più larghi raggiungendo dei tempi di percorrenza improbabili.

Detto questo facciamo un ulteriore considerazione, se sappiamo a che ora deve essere presenta il soggetto in punto B, appena sappiamo quando parte da A, (osservandolo) riduciamo drasticamente le alternative.

Detto questo possiamo considerare le alternative messe in luce dalla tecnica della caramella con altre considerazioni tattiche.

Quando abbiamo fatto la valutazione temporale di un percorso, nello spazio devono come ricordate essere fatte non solo valutazioni sulla velocità di percorrenza, ma anche di sicurezza (ulteriore riduzione delle alternative, osservando la scorta) ma anche di capacità di accoglienza di personale.

E’ evidente che se si muove un plotone lo fa sulle strade, lo fa se ha spazio di dispiegamento, altrimenti si ha l’effetto sperato dagli spartani alle Termopili, per ultimo se si considera che un comando oculato dispone lungo il percorso delle persone per la bonifica, più rada è la concentrazione di soggetti in relazione alla veridicità piuttosto che alla possibilità di accoglienza nel terreno, meno è probabile la presenza del passaggio. Detto questo a margine di una strada nella quale passerà un vip sarà facile incontrare più di un soggetto, se ciò non fosse sarebbe strano, se ci sono più persone in un luogo indicato come poco probabile è evidente l’interessamento per l’area di chi gestisce le truppe.

Dobbiamo cercare di capire quale sia la capienza tattica del terreno che ci separa dal nemico se cerchiamo di capire da che parte sta avanzando, da che parte ripiegando.

Insomma bisogna imparare a fare delle considerazioni tattiche, ed in caso di difesa del Vip? Semplice come prima cosa dissimulate gli orari di partenza e arrivo, confondete con operazioni alternative, insomma manovrate dove meno se lo aspettano, infondo sapere che il nemico sa qualcosa di noi, qualcosa che non è ancora avvenuto ma che siamo in grado di controllare, è un grosso vantaggio.

24 nastrino PSG cosa comporta

Per ottenere la certificazione PSG, si richiede:

di aver ottenuto quella SL,di aver ottenuto certificazione Genio o AIDche un club diverso dal vostro di appartenenza e qualificato vi indichi come candidatodi superare un test scritto su questo manualedi fare 24 ore nel ruolo da esaminato in una simulazione.

Permette di certificare tutti i ruoli di livello Zero e uno, come Cartografia e Team Leader.

NOTE:

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