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Drammateatro Fedra Da Gabriele D’Annunzio Drammaturgia e regia Claudio Di Scanno Compagnia Li Febi Armonici La villa dei misteri Per la prima volta la messinscena degli affreschi della famosa villa pompeiana. La visione dello spettacolo sarà consigliata solo ad un pubblico adulto, trattandosi di allestimento evocativo di scene erotiche. Prima Nazionale La Bottega del Pane Edipo re di Sofocle Compagnia dei Cenci Casina di Tito Maccio Plauto Archeologia dei suoni perduti Conferenza concerto di Roberto Melini docente di Archeologia musicale del mondo antico presso il Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento, e del Gruppo Ludi Scaenici con strumenti dell’antica Roma tibiae, lyra, kithara, lura, tympanum, tuba, cornu, bucina, utriculus, crotala, oblicuum calamum 22 agosto 26 agosto 27 agosto Nei giorni 9, 10, 12, 13, 14 brevi prologhi in latino e greco da “Fedra” di Seneca ed “Aiace” di Sofocle. Con Sarah Nooter Docente di Filologia Classica all’Università di Chicago 9 agosto 10 agosto Le vie della ricerca e della critica Parmenide e i losodi Elea Prima Nazionale La violenza - la giustizia Gorgia (ΓΟΡΓΙΑΣ) il teatro - l’arte - la politica Ione (ΙΩΝ) Le vie della ricerca e della critica Parmenide e i losodi Elea Replica L’eros Simposio (ΣΥΜΠΟΣΙΟΝ) filosofi a teatro Platone Dialoghi percorso “drammatico” verso la conoscenza progetto di Bob Marchese e Fiorenza Brogi 12 agosto 13 agosto 14 agosto 16 agosto 17 agosto al termine degli spettacoli seguirà filosofi interrogano filosofi Mariangela Ariotti interroga Giuseppe Cambiano Docente di storia della Filosoa antica alla Scuola Normale Superiore di Pisa

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Area Archeologica di Elea-Velia

Drammateatro

FedraDa Gabriele D’Annunzio

Drammaturgia e regia

Claudio Di Scanno

Compagnia

Li Febi Armonici

La villa dei misteri

Per la prima volta la

messinscena degli affreschi

della famosa villa pompeiana.

La visione dello spettacolo

sarà consigliata solo

ad un pubblico adulto,

trattandosi di allestimento

evocativo di scene erotiche.

Prima Nazionale

La Bottega del Pane

Edipo redi Sofocle

Compagnia dei Cenci

Casinadi Tito Maccio Plauto

Archeologia

dei suoni perduti

Conferenza concerto di

Roberto Melini

docente di Archeologia

musicale del mondo antico

presso il Conservatorio

“F. A. Bonporti” di Trento,

e del Gruppo

Ludi Scaenici

con strumenti dell’antica Roma

tibiae, lyra, kithara, lura, tympanum,

tuba, cornu, bucina, utriculus,

crotala, oblicuum calamum

22agosto

26agosto

27agosto

Nei giorni 9, 10, 12, 13, 14

brevi prologhi in latino e greco

da “Fedra” di Seneca

ed “Aiace” di Sofocle. Con

Sarah Nooter

Docente di Filologia Classica

all’Università di Chicago

9agosto

10agosto

Le vie della ricerca

e della critica

Parmenide e i fi losofi di Elea

Prima Nazionale

La violenza - la giustizia

Gorgia (ΓΟΡΓΙΑΣ)

il teatro - l’arte - la politica

Ione (ΙΩΝ)

Le vie della ricerca

e della critica

Parmenide e i fi losofi di Elea

Replica

L’eros Simposio (ΣΥΜΠΟΣΙΟΝ)

fi losofi a teatro

Platone Dialoghi

percorso “drammatico”

verso la conoscenza

progetto di Bob Marchese e Fiorenza Brogi

12agosto

13agosto

14agosto

16agosto

17agosto

al termine degli spettacoli seguirà

fi losofi interrogano fi losofi

Mariangela Ariotti

interroga

Giuseppe Cambiano

Docente di storia della

Filosofi a antica alla Scuola

Normale Superiore di Pisa

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Al pari di Edipo, Fedra si confi gura come

un archetipo che percorre tutta la letteratura

universale. La storia della seduttrice incestuosa

che si fa calunniatrice si ritrova in India, in Cina,

in Egitto e fa da trama ad altre leggende della

tradizione occidentale. Fedra presenta inoltre

una tipica situazione edipica: anche se in termini

più mediati ritorna infatti il tema dell’incesto. Ma

un altro elemento collega il dramma di Fedra a

quello di Edipo, ed è quello della rifl essione sul

linguaggio; il linguaggio che maschera e

tradisce le realtà interiori, dà peso alle

apparenze, arreca morte rivelando quel che

deve essere taciuto. Edipo non vuole ascoltare

le parole di Tiresia, Fedra cerca di non

pronunciare le parole fatali, ma il dramma

si consuma proprio intorno a due elementi

linguistici: la confessione e l’imprecazione. Alla

parola non si può porre rimedio: il passaggio

dal silenzio alla parola genera l’irrimediabile.

“Fedra” di D’Annunzio è una fi gura

artisticamente viva, con atteggiamenti tra il folle

e il demoniaco. Per assecondare troppo la sua

passione trasgredisce le leggi morali e sociali

che regolano la convivenza umana. È un essere

primitivo, che non si integra nella normalità della

vita, le cui manifestazioni suscitano in lei delirio

e agitazione. Nella tragedia dannunziana non

spicca molto la sacralità tipica della tragedia

antica, piuttosto è posto l’accento su quanto

di umano suscita dolore e sofferenza. Fedra si

inasprisce alla notizia che Teseo è vivo perché

vede distrutta la propria gioia malvagia, mentre

si inebria rivivendo la gloriosa ultima ora di

Capanèo, folgorato da Giove sulle mura di Tebe.

È proprio dal confl itto dei suoi desideri

inappagati, dei sentimenti peccaminosi nasce

la sua malvagità, la sua empietà che la porta

ad esaltare la ribellione di Capanèo a Zeus

e il sacrifi cio amoroso di Evadne. Se allora

in Euripide spicca la donna che si strugge e

langue, in D’Annunzio Fedra è ansia furiosa,

folle, abbandonata alle suggestioni del senso

e dell’istinto sfrenato, che vede nell’erotismo e

nella sensualità il mezzo per manifestare la vita

profonda e segreta dell’io che sfugge al

controllo dell’intelletto. Ed è in nome di questo

abbandono all’ebbrezza dei sensi e all’istinto

che l’erotismo di Fedra diventa angoscia,

agitazione irrefrenabile, empietà furente contro

Afrodite, orgoglio passeggero, ma vilipeso al

pensiero che tra qualche ora Ipponòe la schiava

tebana sarà tra le braccia di Ippolito.

Al rifi uto di Ippolito ella passa alle offese

e alle minacce, all’esasperante incalzare

e alla folle presa. Ippolito fugge e Fedra

momentaneamente si abbatte per poi, da

demone terribile quale è, recuperare presto

la sua fi erezza per dar vita all’ultima opera di

ribellione alla ragione, e di esaltazione dell’istinto,

ricorrendo in maniera spietata e cinica alla

calunnia. Ma non è un gesto fi ne a se stesso

quanto di rivolta al volere degli dei e del Fato,

come Capanèo di cui è stata ammiratrice ed

esaltatrice. E questo prometeismo suggella

la sua ribellione alle leggi della ragione per

cercare, senza risultati, di far valere l’istinto

sulla ragione, anche contro il volere degli dèi.

Claudio Di Scanno

Drammateatro

Fedrada Gabriele D’Annunzio

Drammaturgia e regia

Claudio Di Scanno

riduzione a cura di

Susanna Costaglione

conSusanna Costaglione Fedra

Giulia Basel Gorgo

Pino Censi Ippolito

Raffaello Lombardi Tèseo

Cristina Golotta Etra

Roberto Negri Messaggero Cieco

Marco Valeri Aedo

Silvia Pietta Schiava

Monica Ciarcelluti Corifea Madre

Irida Mero Artemide

9agosto

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Fedra in un quadro di Alexandre Cabanel

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VeliaTeatro propone un tuffo

nella lingua delle antiche

rappresentazioni teatrali.

Nelle serate del 9, 10, 12, 13

e 14 agosto, a precedere gli

spettacoli, vi sono brevi prologhi

in latino e greco dalla “Fedra” di

Seneca e dall’“Aiace” di Sofocle,

a cura di Sarah Nooter, docente

di Filologia Classica all’Università

di Chicago. Un’esperienza, quella con i monologhi

dai testi antichi in lingua originale, già provata

sull’acropoli di Elea-Velia nell’edizione del 2007,

con i ricercatori dell’Università di Oxford e gli attori

del Teatro di Larissa, che si rinnova quest’anno.

Sulla scena Sarah Nooter, versatile e brillante

studiosa del prestigioso ateneo americano,

capace di coniugare l’acuta conoscenza

del mondo classico con sapienti doti di

recitazione. Signifi cativa la scelta dei brani

proposti. Il discorso di Fedra che precede il

suicidio: donna forte e dignitosa che si prepara

alla fi ne, vinta dal disonore, ma ancora attaccata

alla vita. Dall’“Aiace”, un potente monologo della

dea Atena, mente sottile e ambiziosa, ma pure

fi gura feroce e vendicativa e quindi priva della

dimensione di umana compassione

Seneca, Fedra (1159-99)

La tragedia Fedra di Seneca racconta la storia

di Fedra, la moglie di Teseo, e il suo amore

proibito per il suo fi gliastro Ippolito. Il monologo

di Fedra è dell’ultimo parte dell’opera in cui

il tragico avvenimento si svolge.

Sofocle, Aiace (1-10, 47, 51-74)

La tragedia Aiace di Sofocle racconta la storia

del guerriero Aiace alla fi ne della guerra

di Troia. Aiace è arrabiato perchè le armi di

Achille sono assegnate ad Odisseo e non a lui.

Nel monologo, la dea Atena racconta ad

Odisseo come lei ha offuscato la mente di

Aiace così che lui si vendicava sui bestiami

anziché sui compagni guerrieri.

Brevi prologhi

in latino e greco

da “Fedra” di Seneca

e “Aiace” di Sofocle. Con

Sarah Nooter

Docente di Filologia Classica

all’Università di Chicago

9agosto

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14agosto

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Immagini e suoni

ecco come si può rappresentare

La villa dei misteri

uno spettacolo evocativo,

un rituale in scena

I Misteri Dionisiaci

lo spettacolo in sintesi è una pregante

evocazione del teatro antico,

il linguaggio usato è il latino e il greco

testi di Ovidio, Petronyo, Euripide

con musiche dal vivo eseguite

da percussioni, arpa, e fi ati antichi.

Per la prima volta la messa in scena

degli affreschi della famosa

villa pompeiana

Compagnia

Li Febi Armonici

La villa dei misteriSpettacolo di teatro totale ispirato

ai riti della villa pompeiana

di Franco Cutolo

musiche Gianluca Rovinello

coreografi e Angelo Parisi

percussioni Umberto Spiniello

fi ati Massimo De Vita

Per la prima volta la messa

in scena degli affreschi

della famosa villa pompeiana.

La visione dello spettacolo

sarà consigliata solo

ad un pubblico adulto,

trattandosi di allestimento

evocativo di scene erotiche.

Prima Nazionale

10agosto

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fi losofi a teatroPlatone Dialoghi percorso “drammatico” verso la conoscenza

progetto di Bob Marchese e Fiorenza Brogi

traduzioni di Giuseppe Cambianoadattamento teatrale di Mariangela Ariotti e Giuseppe Cambianocon Fiorenza Brogi, Bob Marchese, Mattia Mariani, Silvia Nati, Sax Nicosia, Angelo Scarafi ottiregia di Bob Marcheseelementi scenici e costumi Gianni Murruluci e fonica Liberato Merola assistenza tecnica Vittorio Puglia

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In due incontri carichi di signifi cati simbolici

il Socrate platonico riconosce il suo debito

nei confronti del pensiero dei fi losofi di Elea

Parmenide e Zenone.

Nel primo Zenone espone pubblicamente

i suoi “paradossi” e Parmenide racconta

in versi lo straordinario viaggio del fi losofo

verso la conoscenza.

Nel secondo Socrate,

impegnato a

smascherare il sofi sta,

stregone e illusionista,

seduttore, attraverso

i suoi discorsi,

e “cacciatore retribuito di giovani e di ricchi”,

incontra uno straniero giunto da Elea, discepolo

del grande Parmenide. Per poter confutare

radicalmente il Sofi sta, lo Straniero di Elea deve

mettere alla prova il discorso dell’amato maestro

Parmenide fi no ad essergli infedele. Si prepara

qui l’evento più drammatico della fi losofi a antica,

il “parricidio” del maestro. Mentre per Parmenide

il falso, il non essere di cui si nutre il Sofi sta, non

può essere né pensato né detto, occorre invece

poter affermare che il falso esiste ed è possibile

enunciarlo.

Nel fi nale tre fi losofi nostri contemporanei

rifl ettono da punti di vista diversi sulla grande

esperienza della fi losofi a eleatica. Martin

Heidegger ne sottolinea la “maestosità” simile

alle statue greche arcaiche e l’inesauribile

ricchezza; Bertrand Russell dimostra come

i paradossi di Zenone, dopo duemila anni,

siano alla base della matematica moderna;

Karl Popper mette in luce come proprio

il drammatico momento del “parricidio”,

peraltro previsto dallo stesso metodo di ricerca

di Parmenide, sia la radice dell’atteggiamento

razionale e scientifi co della civiltà occidentale.

Le vie della

ricerca e

della critica

Parmenide e i fi losofi di Elea

Prima Nazionale

I

12agosto

n du Sonei PaNei sin

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ag

16agosto

SocrateParmenide

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Il retore Gorgia pratica la violenza “dolce”

della parola che persuade, senza preoccuparsi

della verità e bontà di quanto dice, ma facendo

leva soltanto sulle emozioni degli ascoltatori

che egli con la sua abilità oratoria sa portare

nella direzione voluta. A convincere un malato

ad affrontare una grave cura Gorgia si era

dimostrato superiore a suo fratello, che pure era

medico. In un crescendo di violenza anche nel

modo in cui gli interlocutori rispondono via via

alle domande di Socrate, si arriva alla posizione

estrema di Callicle, discepolo di Gorgia, il quale

fi nisce con l’esaltare un altro tipo di violenza,

ancora più radicale, quella della tirannide

del più forte che mira a soggiogare i più deboli

e a prevaricare su di essi.

La violenza -

la giustizia

Gorgia (ΓΟΡΓΙΑΣ)

13agosto

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Un parco di terra e di marelaboratorio di biodiversità

www.cilentoediano.it

Ministero dell’Ambientee della Tutela del Territorio

e del Mare

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Dopo la lettura, da parte dell’aedo Ione, dei versi

dell’Iliade che piangono la morte di Ettore, Platone

fa pronunciare a Socrate un severo giudizio contro

il teatro e la poesia epica, suscitatrici di passioni e

quindi lontane dal controllo della ragione. La poesia ha

la sua sorgente nell’ispirazione divina, ma proprio per

questo non è in grado di rispondere alle domande che

vertono sul suo contenuto. La poesia, il teatro, la pittura

e in genere le arti fondate soltanto sull’imitazione della

vera realtà e produttrici di immagini puramente

apparenti, non possno pretendere, secondo Platone,

di svolgere la funzione educatrice primaria nella città

e pongono quindi il problema della loro compatibilità

con una città ideale fondata sulla giustizia.

Alla posizione platonica si oppone con forza Nietszche

che accusa Socrate di aver ucciso la poesia tragica,

che aveva il suo nucleo portante nella indistinguibile

unione di parole e musica.

il teatro - l’arte - la politica

Ione (ΙΩΝ)

14agosto

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L’eros Simposio (ΣΥΜΠΟΣΙΟΝ)

17agosto

Durante un banchetto in cui i presenti

intessono le lodi dell’amore sotto vari punti

di vista, Socrate fa emergere nella fi gura di

Eros, - demone indigente, fi glio di povertà,

e quindi pieno di desiderio di raggiungere ciò

che non possiede, la bellezza; ma anche, in

quanto fi glio di Poros, dotato delle risorse per

muoversi alla ricerca di essa, - i tratti decisivi

della fi gura del fi losofo come appunto

amante del sapere (che soltanto la divinità

possiede nella sua pienezza), è mosso

dall’amore del sapere e quindi dal desiderio

di raggiungerlo e dedica pertanto la sua vita

a questa ricerca.

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Il Festival della Filosofi a in Magna Grecia mira a promuovere e valorizzare la storia culturale/fi lo-sofi ca di un territorio in cui si è sviluppato parte del pensiero fi losofi co occidentale.L’area eletta per lo svolgimento dell’evento è l’antica città di Elea-Velia, che con Siracusa e Crotone rappresentava uno dei tre poli culturali della Magna Graecia. “Padre terribile e venerando della fi losofi a” così Platone defi nì Parmenide il fondatore ad Elea del-la scuola filosofica eleatica. Intorno al 460 a.C. scrisse “De Natura”, un’opera rivoluzionaria fon-data sull’immutabilità dell’Essere. Il pensiero fi -losofi co di Parmenide è nato in Cilento, in piena simbiosi con Madre Natura, in una relazione di re-ciproco arricchimento.

Celebrare la fi losofi a in uno dei luoghi in cui è sta-ta generata è di interesse non solo per un ristretto gruppo di studiosi, ma può attirare tutti gli appas-sionati che vogliono fermarsi in Cilento per risco-prire un modo di guardare la realtà che non sia os-servazione superfi ciale ma vera conoscenza. Il Festival sceglie come target group principale gli adolescenti, a loro si propone un percorso di conoscenza esperienziale capace di contribuire alla crescita personale, attraverso una metodolo-gia attiva. L’obiettivo è creare momenti di con-fronto, di riflessione, di pensiero critico, spazi creativi per le menti. In programma un caleido-scopio di iniziative di qualità costruite attorno alla centralità del “ viaggio”. Dialoghi fi losofi ci, lezio-ni magistrali, proiezioni, fi losofi a teatro in colla-borazione conVeliateatro, concerti, meditazione, favole fi losofi che, laboratori di archeologia speri-mentale, workshop di teatro e di danza, visite fi lo-sofiche guidate, percorsi enogastronomici, pas-seggiate naturalistiche chiudono la cornice di que-sto spettacolare “viaggio” dentro e fuori di sé.

Associazione Festival della Filosofi a in Magna GreciaTelefono: 334.146.40.85 www.fi losofi amagnagrecia.it

VIENI A

VIVERE UN’ESPERIENZA

INDIMENTICABILE

22-24 ottobre 2009

Ascea-Velia (SA)

Festival della Filosofia in Magna Grecia

“Il viaggio”

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al termine degli allestimenti

dei giorni 12, 13, 14, 16, 17, seguirà

fi losofi interrogano fi losofi

Mariangela Ariotti

interroga

Giuseppe Cambiano

Docente di storia della Filosofi a antica

alla Scuola Normale Superiore di Pisa

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Edipo, re di Tebe, ordina un’indagine

sull’assassinio del suo predecessore, Laio.

Ma l’inchiesta, stringendosi in cerchi concentrici

sempre più serrati, condurrà proprio a colui

che l’ha ordinata. La verità si scopre in maniera

graduale: Tiresia rivela la verità davanti agli

spettatori, Giocasta raccontando l’assassinio di

Laio, senza averne coscienza, palesa il parricidio

ad Edipo; poi l’incesto si manifesta a Edipo,

confermando così anche il parricidio: la tragedia

è compiuta. Quello di Edipo è il dramma della

conoscenza, il dramma di un uomo vinto dalla

fatalità malgrado la sua volontà e la sua

ribellione. Il dramma di un uomo colpevole

della propria maledetta ostinazione a conoscere

la verità.

Nota di Regia: Una città inferma, uno stato di

necessità che esige sopra ogni cosa il bisogno

di guarigione, di depurazione dell’anima. La

peste dilaga a Tebe come un nugolo nero che

tutto avvolge, come una coltre senza speranza

che si spande per chiedere il suo tributo. Edipo

sovrano illuminato e venerato da tutti, simile a

un dio per la sua intelligenza e astuzia, comincia

qui, inconsapevolmente, il suo viaggio iniziatico

dal buio della sua esistenza al bagliore

accecante del vero. Amministra il potere con

astuzia ed è padre e marito fedele, rivelando

nel corso del dramma difetti e pregi caratteristici

della tempra eroica. Al tempo stesso insegue

con rigore ed impegno un’inchiesta che poco a

poco, un tassello dopo l’altro, porta a ricomporre

il profi lo orribile di un protagonista assassino di

un re, parricida ed incestuoso. Ad ogni nuovo

personaggio che entra in gioco la terribile verità

si fa più viva e minacciosa. Cosi come la scena

stessa che, ad ogni nuova informazione

aggiunta, si compone di nuovi colori e nuove

strade sulle quali i personaggi agiscono loro

malgrado; percorsi forzati che conducono ad un

luogo preciso, lì dove tutto comincia e dove tutto

fi nisce. Ad un trivio si colloca l’origine della colpa

e lì stesso è destinata ad estinguersi. Tre le

strade che portano Edipo al suo destino,

innumerevoli le passioni che lo travolgono,

cinque i colori che introducono i personaggi

della vicenda che, ad uno ad uno,

accompagnano il pubblico a sciogliere il nodo

tragico. Una messa in scena che evidenzia una

scelta registica decisa e stilizzata. È nera la

peste che dilaga e che ammorba gli animi;

rossa la scia di Giocasta che ha partorito dalle

sue viscere il suo stesso desiderio, sangue del

suo sangue. Azzurro il colore dell’avvento che,

improvviso, taglia la scena come un evento

inatteso e incancellabile da cui non si potrà più

prescindere; giallo è il cammino della verità,

splendente come la luce del sole; bianco è il

colore dell’oblio a cui segue, come inesorabile

prassi, un immediata rinascita ed un nuovo

regno. Edipo vuole sapere. Vuole sapere a

dispetto di tutto rifi utando compromessi ai quali

spesso ricorre l’umanità, cui appartiene anche

la regina che più volte cerca di indurlo a non

approfondire le oscure origini della sua nascita.

“Io la mia stirpe, per oscura che sia, voglio

vederla” grida il protagonista quando ormai

è tutto rivelato e la luce abbagliante del vero

non può che lasciare spazio alle tenebre.

La vita fi nisce dove comincia.

La Bottega del Pane

Edipo redi Sofocle

regia di Cinzia Maccagnano

Personaggi e interpreti

Edipo Dario Garofalo

Giocasta Cinzia Maccagnano

Creonte Alessio Bonaffi ni

Tiresia Michele Carli

Nunzio Gabriele Lo Chiano

Coro Cristina Putignano

Luna Marongiu

Adattamento drammaturgico

Dario Garofalo

Scene e costumi

freezer09

Light designer

Oriana Cardaci

Organizzazione

Eleonora Bucci

EdipsullMasech

22agosto

Edipo e la Sfi nge, da un’illustrazione del 1879

da “Stories from the Greek Tragedians”

di Alfred Church

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Edipo a Colono, accompagnato da Antigone,dipinto di Fulchran-Jean Harriet, 1798

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“Casina” è una delle commedie più riuscite

di T. M. Plauto, che da sempre diverte

ed incuriosisce il pubblico e che nel tempo,

è divenuta modello d’imitazione. Si pensi

alla “Clizia” del Machiavelli o al Don Pasquale

di Donizetti che fa dire alla bella Norina:

“Ben è scemo di cervello chi s’ammoglia

in vecchia età, va a cercar col campanello

noie e doglie in quantità!”

La modernità dell’intreccio ci ha spinto a cercare

in questo allestimento una lettura che fi n’ora non

era mai stata fatta e pur rispettando al massimo

il testo ed il tessuto teatrale plautino, l’attenzione

è stata modernamente spostata sul ruolo della

donna. Così Cleostrata, la moglie di Lisidamo,

diviene fi gura centrale quanto quella del marito.

Il racconto delle avventure per riprendersi il suo

uomo, che ha perso la testa per la giovane

schiava Casina, assume così un valore

più intenso e simbolico.

Pur restando nella tradizione e rispettando

luoghi e personaggi, l’ottica della lettura risulta

però rovesciata, mettendo a fuoco la peculiarità

dell’universo femminile. Alle smanie e ai desideri

degli uomini verso la giovane schiava, fanno da

contraltare le furberie delle donne mature che

devono difendersi dalle giovani leve arrembanti.

Ed ecco che la divertente guerra che Cleostrata

intraprende contro gli uomini, farà nascere

battibecchi ed equivoci, scambi di persona

e comicissimi abbagli. Protagonisti indiscussi

di questa bella commedia sono: Lorenza

Guerrieri (nel ruolo di Cleostrata), alle prese con

umanissime gelosie, desideri, timori, amori e

passioni, Giampiero Fortebraccio (nel ruolo

di Alcesimo), Domenico Albergo (nel ruolo di

Olimpione) ed altri bravissimi attori. Nel mondo

latino di allora, come nel nostro di oggi, i difetti

dell’umanità vanno corretti sorridendo, usando

sempre l’arma dell’ironia senza mai dimenticare

la caducità delle cose e l’effetto disgregatore

che il tempo esercita su persone e sentimenti.

Silvio Giordani

Compagnia dei Cenci

Casinadi Tito Maccio Plauto

con Giampiero Fortebraccio,

Lorenza Guerrieri, Domenigo Albergo

regia Silvio Giordani

“Casdi Ted

26agosto

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Archeologia

dei suoni perduti

Conferenza concerto

di Roberto Melini

docente di Archeologia

musicale del mondo antico

presso il Conservatorio

“F. A. Bonporti” di Trento,

e del Gruppo Ludi Scaenici

Daniele Ercoli, Gaetano Delfi ni,

Roberto Stanco, Cristina Majnero,

Fanny Guinsbourg

con strumenti dell’antica Roma:

tibiae, lyra, kithara, lura, tympanum,

tuba, cornu, bucina, utriculus,

crotala, oblicuum calamum

27agosto

Roberto Melini, nato a La Spezia, inizia

giovanissimo gli studi musicali e li porta avanti

parallelamente a quelli umanistici. Trasferitosi nel

Lazio, nel 1982 si diploma in Pianoforte al

Conservatorio di S. Cecilia col massimo dei voti.

Segue in seguito corsi di perfezionamento tenuti

da eminenti Maestri (Aldo Ciccolini, Paul Badura

Skoda, Carlo Zecchi; nel 1984 e nel 1985 è

allievo del Mozarteum di Salisburgo) e studia

anche composizione con Nazario Carlo Bellandi.

Inizia l’attività di pianista concertista in Italia

ed all’estero: tiene récitals e concerti-conferenza

per importanti istituzioni (Parigi, Berlino,

Bruxelles, Atene, Bucarest, Singapore, Nuova

Delhi, Il Cairo, Tarragona, Bangkok, La Valletta,

Jakarta, Calcutta, Salonicco, Mons, Città del

Lussemburgo, Marsiglia, Katmandu, etc. ), è

solista con orchestre prestigiose (Orchestra da

camera di S. Cecilia, Detmold Kammerorchester

diretta da Tibor Varga, etc.), e partecipa a

signifi cativi progetti musicali in gruppi cameristici.

Sue esecuzioni sono state trasmesse da diverse

emittenti, fra le quali la RAI. Da oltre un ventennio

docente in Conservatorio, è titolare della cattedra

di Pianoforte e nei corsi accademici di Triennio

e Biennio (Pianoforte, indirizzo concertistico-

solistico).

Roberto Melini durante gli anni ha continuato

a seguire anche gli interessi storico-archeologici.

Studente dapprima all’Università “La Sapienza”

di Roma, ha conseguito in seguito la laurea in

Archeologia e storia dell’arte greca e romana

presso la Facoltà di Lettere e Filosofi a

dell’Università di Trento (tesi dal titolo “Musica

e paesaggio sonoro nell’antica area vesuviana:

per un’indagine attraverso lo studio della cultura

materiale”, relatrice Prof.ssa Mariette de Vos

Raaijmakers, votazione 110/110 e lode).

Fondendo queste sue competenze insieme

musicali ed archeologiche, si è così dedicato in

modo specifi co allo studio dell’orizzonte sonoro

e della cultura musicale dei popoli dell’antichità,

portato avanti con metodi innovativi secondo le

più moderne concezioni della ricerca.

Presso il Conservatorio “Bonporti” nel 2006

ha istituito il corso di “Archeologia musicale

del mondo antico” (il primo in Italia); ha tenuto

lezioni anche in Università (Trento, Milano) ed è

stato docente nei corsi dell’ISSEP (International

Summer School on European Prehistory).

Socio di MOISA (International Society for

the Study of Greek and Roman Music and its

Cultural Hertitage), ha tenuto conferenze e

presentato relazioni in sedi prestigiose quali

il British Museum di Londra, la Bibliothèque

Royale de Belgique di Bruxelles, il Bible Lands

Museum di Gerusalemme, l’Università di Malta,

il Museo Archeologico Nazionale di Napoli,

il Museo Archeologico Nazionale di Firenze,

l’Auditorium di Pompei, etc.

Ha pubblicato “Archeologia musicale. Per uno

studio sull’orizzonte sonoro degli antichi romani”

(Trento 2007) e “Suoni sotto la cenere.

La musica nell’antica area vesuviana”

(Pompei 2008), mentre suoi saggi sono apparsi

in autorevoli pubblicazioni quali la Rivista di Studi

Pompeiani ed in cataloghi di importanti mostre

tenutesi al Museo dell’Hermitage di San

Pietroburgo ed al Museum of Arts di Hong

Kong.

ni,

ag aLaCoCoSSdS

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Nessuna attività dell’uomo, nessuna sua

espressione, può forse essere così intensa

e nello stesso tempo lasciare così poca traccia

come la musica. La nostra conoscenza sulla vita

e la cultura dei popoli antichi sembra dunque

essere penalizzata da un vuoto incolmabile,

quello del loro orizzonte sonoro: questa carenza

risulta particolarmente grave, dal momento che

testimonianze obiettive e considerazioni logiche

fanno ritenere del tutto verosimile che il rapporto

con suoni e musica abbia caratterizzato

l’evoluzione della specie umana fi n dai tempi più

remoti. In questi ultimi anni, tuttavia, nuove

prospettive di ricerca si sono aperte (grazie alla

possibilità di sfruttare avveniristiche tecnologie e,

soprattutto, ad un approccio innovativo fondato

sullo studio interdisciplinare della cultura

materiale), e hanno fatto nascere una disciplina

che sta svelando aspetti signifi cativi ed inediti

della cultura degli antichi: l’archeologia musicale.

L’analisi dei numerosi manufatti sonori che sono

e West hanno pubblicato nel 2001), e uno

soltanto nell’ambito di quella latina (il verso

861 della commedia Hecyra di Terenzio, la

cui trascrizione su codice risulterebbe peraltro

manipolata). Il problema che si pone dunque è

il seguente: come riuscire a far risuonare questi

testi muti? Come ritenere attendibili esecuzioni

realizzate a secoli di distanza dal contesto

originale? Come immaginare, relativamente

ad una determinata epoca, altri suoni ed altre

musiche, ipotizzando ascolti realistici anche in

assenza di una specifi ca forma di notazione? A

questo compito, arduo per la verità, ci si dedica

oggi sia in modo fi lologico e scientifi co - gli

studiosi dell’archeologia musicale –, sia in

maniera più creativa cercando di far dialogare

la sensibilità artistica moderna con gli stimoli

provenienti dal contatto con le testimonianze

sonore del passato: spesso si eseguono brani

composti oggi ma che risuonano

autenticamente d’antico grazie ad un attento

lavoro di ricerca fi lologica, di archeologia

sperimentale sugli strumenti musicali, di

comparazione etnomusicologica, di ricreazione

degli ambienti... Dai risultati fi nora ottenuti

sembra che questo sforzo non sia inutile,

dal momento che la “ri-costruzione” di quelle

valenze culturali e la “ri-creazione” del fascino

di quegli ascolti danno la sensazione che

i lontani suoni degli antichi non siano per noi

totalmente perduti.

stati ritrovati, l’interpretazione della miriade

di iconografi e antiche con soggetto musicale,

la verifi ca delle caratteristiche acustiche di

determinate strutture (non solo i teatri e gli altri

siti di spettacolo, ma anche i luoghi di culto

e le case), e l’incrocio di tutti questi dati con le

notizie desumibili dalle fonti scritte, ha consentito

di ricostruire, in maniera più o meno pregnante

ed attendibile a seconda delle varie civiltà, quale

fosse il “paesaggio sonoro” dei nostri antenati.

Certo una grossa lacuna è costituita dalla

mancanza di “partiture”: anche se qualche

lacerto di notazione in realtà ci è pervenuto -

costituito da iscrizioni così identifi cate su

epigrafi , papiri e codici -, il problema sembra

essere più ampio ed andare ad investire la

questione della trasmissione orale delle differenti

forme del sapere umano. Se da un lato, infatti,

è probabile che ulteriori frammenti di scrittura

musicale esistano e non siano stati ancora

individuati o riconosciuti (si pensi allo scalpore

suscitato negli anni Settanta all’uscita di Sounds

from silence, il lavoro dell’assiriologa americana

Anne Kilmer che rivelava la notazione di un inno

sacro urrita incisa su tavolette fi ttili risalenti

addirittura alla metà del II millennio a. C.),

dall’altro occorre considerare come in molte

culture dell’antichità non fosse ritenuto

necessario fi ssare su supporti permanenti quelle

attività considerate concettualmente immutabili

ma nella pratica soggette ad un continuo

divenire, quali erano il far musica e la danza.

Alcune decine di frammenti di notazione, più o

meno estesi ed intatti, sono oggi noti nell’ambito

della cultura greca (per la precisione 61,

secondo l’autorevole catalogo che Pöhlmann

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ELEA-VELIA ARCHEOFILM

Festival Internazionale del Documentario Archeologico

Elea-Velia ArcheoFilm è il nuovo progetto per il futuro basato sul cinema dei luoghi del passato. VeliaTeatro dal prossimo anno si aprirà al documentario archeologico. Dal 2010 l’area archeologica di Elea-Velia ospiterà anche le proiezioni delle migliori pellicole girate sui siti antichi di tutto il mondo. Durante il festival verranno assegnati premi grazie al voto di una giuria specializzata di docenti universitari e archeologi e del pubblico presente. Un ulteriore passo per fare di Elea-Velia un vero polo della cultura, multidisciplinare, aperto alle esigenze moderne, ma sempre fondato su un’imprescindibile eredità del passato.

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La vacanza del sorriso è un’iniziativa di solidarietà che ha l’obiettivo di offrire una spensierata e piacevole vacanza, all’in-segna del relax e della tranquillità, a bambini affetti da patologie onco-logiche con rispettive famiglie, fra la suggestiva costiera e le verdi colli-ne del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano.

In questa terra, la storia e la cultura, gli usi e le tradizioni, le bellezze naturalistiche, insieme alle peculiarità gastronomiche marinare e monta-nare, rappresentano un patrimonio unico al mondo, ma soprattutto la generosità, il senso dell’ospitalità e della solidarietà, hanno radici profon-de e questa manifestazione ne è la testimonianza.

In questa cornice, circa sessanta partner, fra operatori turistici, asso-ciazioni, enti pubblici e privati, tra cui VeliaTeatro, hanno contribuito con profondo spirito di solidarierà alla realizzazione della manifestazione, offrendo, a titolo gratuito, prodotti e servizi fi nalizzati a costituire un pacchetto-vacanza di una settimana gratuita.

Associazione Montanari & Ripe Rosse

Via Landulfo, 9 • Montecorice (SA) Tel. 0974.356.130 • [email protected]

www.cilentoverdeblu.it

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www.veliateatro.it