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SOMMARIODIRETTORE RESPONSABILE: Dino BoffoTESTO DI: Umberto Folena

PROGETTO GRAFICO: Antonio Talarico

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5 INTRODUZIONE

9 L’OCCASIONE PERDUTA

21 I SOLDI DEL VESCOVO

27 L’OTTO PER MILLE SEGRETO

39 LA CROCIATA DELL’ICI

45 TURISTI IN NOME DI DIO

53 UN’ORA CHE VALE UN MILIARDO

59 LA CARITÀ

65 PER CONCLUDERE

69 LA CAMPAGNA

77 IN SINTESI

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INTRODUZIONE

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Nella cultura pubblica del nostro Paese l'anticlericalismoha da tempo cessato di essere una risposta proporzionata agliabusi del clericalismo. E ormai vive una sua vita autonoma, a pre-scindere si potrebbe dire. So con ciò di asserire una cosa scomo-da, e tuttavia non la posso nascondere. Devo pur darmi contoinfatti di quel che avviene, di quello che leggo, di quello che ascol-to. E non sono, ovviamente, alla ricerca di facili alibi. So peraltroche la Chiesa è sempre reformanda, e che dunque, se dovesseanche solo per un istante rinunciare di porsi in uno stato di auten-tica verifica sotto il giudizio del Vangelo, sbaglierebbe.

Ma allora, se non nasce da pretese assurde della Chiesa neiriguardi della società, dove prende ispirazione l'atteggiamento diantipatia che trasuda dal lavoro - ad esempio ? di una serie diredazioni giornalistiche? Le motivazioni possono essere più diuna, per poi convergere su quella che invece è la ragione più forte.Ad esempio, io credo che stia arrivando al pettine il fatto che peranni la cultura laica non si è per nulla curata dell'evoluzione cheera in corso nella componente cattolica della società. E oggi ècome se un lungo periodo, equivalente più o meno al pontificatodi Giovanni Paolo II, non ci fosse stato o nulla avesse prodotto,quando invece si è trattato di una stagione tra le più intense diripensamento e ricollocazione. Così però ci si trova nella condi-zione in cui i cattolici conoscono i laici, mentre i laici non sannopercepire quanto il “cattolicesimo vissuto” sia realmente cambia-to. Non hanno più i codici per decrittare il mondo cattolico, e pos-sono dunque dubitare della sua sincerità anche a fronte di testi-monianze inoppugnabili che tuttavia non riescono ad ambientare.E di conseguenza non sanno porre in relazione con l'insieme deilinguaggi che oggi sono in circolazione.

Ma la ragione più profonda, e per certi versi più inconfessabi-le, è che probabilmente questa allergia laicista nasce da una sortadi risentimento nei confronti di una Chiesa che, pur sfrontata-mente anticonformista circa i costumi, ai loro occhi sembra avereinspiegabilmente il vento in poppa. E questo è davvero troppo.Resto assolutamente convinto che se all'appello referendario volu-to nel 2005 dagli anticlericali la posizione cattolica fosse risulta-ta perdente, oggi non staremmo qui a parlare degli attacchi laici-sti alla Chiesa. Semplicemente non ci sarebbero. Perché unaChiesa perdente piace da morire, e si è pronti a riconoscerle un'u-tilità sociale a tutto tondo. Naturalmente non serve ricordare chequel referendum i cattolici avrebbero voluto scongiurarlo. Per dipiù poi l'hanno vinto: il che è imperdonabile. Perché i referendumnel nostro Paese hanno, per statuto non scritto, il compito di cer-tificare la progressiva e irreversibile laicizzazione della società.Ma se questo per una volta non è, se per motivi complessi e tuttiancora da indagare si verifica uno stop in questa deriva, allora lospiritello di una Chiesa che torna vincente diventa ossessione. Eun'ossessione anzitutto moralistica, come se la Chiesa tornasseper impicciarsi anzitutto delle scelte personali dei giornalisti diRepubblica. C'è una frase emblematica che Curzio Maltese poneall'inizio del suo libro La questua. Eccola: “In quasi trent'anni digiornalismo, avevo felicemente ignorato il Vaticano e avrei conti-nuato a farlo se non fosse stata la Chiesa cattolica a occuparsimolto, troppo di me”. Sbaglierò, ma mi sembra una confessionecandida e probabilmente inconsapevole del risentimento che adun certo punto fa capolino non tanto per motivi politici, e neppu-re in fin dei conti per questioni eminentemente economiche, maper il giudizio morale che taluni laici sentono bruciare su di sé. La

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Chiesa parla, ma loro si sentono giudicati, e a quel punto la tro-vano insopportabile. E se non si zittisce da sola, non disdegnanomodalità spicce per intimidirla, irridendola e mettendola allagogna, che poi è il supplizio più sottile della nostra epoca. LaChiesa si impiccia di me, e io - avverte Maltese - “ho voluto resti-tuire la premura”. E mi sono messo a farle i conti in tasca, pervedere se parla a buon diritto, o se parla senza essere credibile.

Risentimento, dicevo. Ma se questo è, noi cattolici dobbiamosospendere il giudizio, nell'attesa che il risentimento stesso evolvatrovando altri sbocchi, magari più pertinenti. Una nostra ingeren-za in queste dinamiche potrebbe apparire inopportuna. Altra cosainvece è rispondere in merito agli argomenti tirati in campo comeuno schermo polemico. Siccome possono far del male, e seminarezizzania, abbiamo il dovere di controbattere punto su punto, per-ché chi vuole la verità delle cose possa approdarvi. La prosa diUmberto Folena è qui non solo fascinosa, ma documentatissima.

Va da sé che la Chiesa non possa vivere con sufficienza o alte-rigia il rigurgito di anticlericalismo che a tratti sembra investirla.E infatti, lungi dall'impermalosirsi, si interroga assai più di quan-to non si sospetti. Il “mondo” continua provocatoriamente adessere una fonte di conversione per la Chiesa, non - ovvio - nel-l'allinearsi prontamente alle parole d'ordine del secolarismo, oaddirittura della maldicenza, ma nel purificare le intenzioni, nellosforzo di capire il profondo dell'altro e i suoi linguaggi anchequando sono spurii o indisponenti. Se continuerà infatti a farsitrovare fedele nelle relazioni interpersonali e soprattutto nell'ob-bedienza al suo Signore, anche questa stagione si risolverà per laChiesa in una grazia.

Dino Boffo ”

L’OCCASIONE PERDUTA

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Un’occasione perduta. Così Davide Rondoni ha definito illibro di Curzio Maltese, La questua: quanto costa la Chiesa agliitaliani, durante Tv7, il programma di Raiuno condotto daGianni Riotta. Il libro, edito nel maggio scorso da Feltrinelli,per nove decimi ripropone pari pari le sette puntate dell’inchie-sta dal titolo: “I soldi del vescovo” pubblicate da Maltese suRepubblica dal 28 settembre al 17 dicembre 2007, per un totaledi quindici pagine di giornale. Alle prime cinque puntateAvvenire replicò puntualmente con una sua pagina: questa pub-blicazione ripropone ed amplia quelle repliche.

§

Un’occasione perduta, si diceva. Al contrario di quanto alcuni si ostinano ad affermare,

negando l’evidenza, nessun argomento è proibito di quantoriguarda la Chiesa cattolica e di tutto, assolutamente di tutto sipuò discutere. I problemi sorgono quando si dicono cose asso-lutamente non vere e alcuni fatti vengono strategicamentetaciuti, perché non congeniali alla tesi che si vuole sostenere.Questa è l’occasione perduta da Maltese e dai due collaborato-ri, militanti politici di area radical-socialista. Anziché indagaresu Chiesa e denaro, sui beni della Chiesa e sull’uso che essa nefa, eccetera, hanno attentamente selezionato gli elementi chepotevano avvalorare la loro tesi: la Chiesa costa più dellaPolitica, la Chiesa è una casta che succhia denaro pubblico asuo uso esclusivo. Ma ciò che nel caso della Chiesa ci sarebbedi più rispetto alla Politica è che i politici si possono mandarea casa e la Chiesa (per ora) no. Il tutto poi avverrebbe all’insa-puta dei poveri italiani, impacciati e creduloni.

Peccato tuttavia che ciò che di fatto contraddice tale tesivenga da Maltese semplicemente ignorato

§

Le strategiche omissioniÈ quanto dimostreremo agevolmente nelle prossime pagine.

Una prova tangibile, immediata, emerge dal confronto fra il libroe l’inchiesta. Tra settembre e dicembre 2007 Avvenire denuncia-va non solo le strategiche omissioni dell’inchiesta, ma anchealcune clamorose panzane, infortunidegni di un passaggio a Striscia lanotizia o alle Jene, se Repubblicanon fosse una corazzata che incutetimore anche ai più impavidi. Adesempio, Maltese affermava che laChiesa aveva sempre tenuto nasco-sto il rendiconto dell’otto per mille.Gli avrebbe fatto comodo che fossedavvero così. In realtà la Cei da sem-pre pubblica il rendiconto in innu-merevoli forme, dal Televideo Rai aisettimanali diocesani, fino alle pagi-ne di alcuni quotidiani nazionali,regolarmente pagate. Uno dei questiquotidiani è Repubblica.

Resta da comprendere come un giornalista che conduceun’inchiesta sull’otto per mille non riesca ad accorgersi dei moltiluoghi in cui il rendiconto è reso pubblico. Che razza di ricercaavrà condotto? La beffa è atroce: quel che per lui era truffaldi-

Resta dacomprendere comeun giornalista che

conduceun’inchiesta

sull’otto per millenon riesca ad

accorgersi dei moltiluoghi in cui il

rendiconto è resopubblico. Che razza

di ricerca avràcondotto?

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namente celato, l’aveva sotto il naso. Che cosa fa Maltese a quelpunto? Pubblica un errata corrige? Chiede scusa ai suoi lettori ealla Cei? Assolutamente no. Fa finta di niente, ed anzi per lapenna del suo direttore, Ezio Mauro, informa i suoi malcapitatilettori che nessuna smentita ufficiale è mai giunta.

§

Gli strategici tagliFinita qui? No di sicuro. Quando si tratta di scrivere il libro,

nel copia-incolla Curzio Maltese elimina quel passaggio. Dunquesi era accorto della cantonata. Non l’unica. Daremo conto trapoco degli errori eliminati (grazie alle nostre puntuali segnalazio-ni…). Il più grossolano, e a modo suo divertente, riguardal’Abbazia di Chiaravalle.

Maltese deve dimostrare che, in occasione del Giubileo del2000, la Chiesa truffatrice e scaltra con i contributi pubblici haconvertito conventi ed abbazie in albergoni di gran lusso (chequasi mai pagano l’Ici, va da sé). Alcune strutture, ormai vuote eonerose, sono in realtà state vendute da istituti religiosi che pati-scono un calo di vocazioni. Se i nuovi proprietari le han trasfor-mate in albergoni, la Chiesa non c’entra. Ma Chiaravalle è anco-ra un monastero benedettino. Per Maltese è un resort a cinquestelle da 300 euro a notte. In realtà è una normale abbazia dotatadi tradizionale foresteria: poche cellette dove a un ospite, chedesideri condividere per alcuni giorni la vita dei monaci, vengo-no chiesti 30 euro per la pensione completa (trattabili). Nessunacorrezione su Repubblica, va da sé, per cui i lettori del quotidia-no di Carlo De Benedetti sono ancora convinti che Chiaravalle siaun albergone extralusso. Ma la sciocchezza, nel libro, non c’è più.

Spirito di ritorsioneProbabilmente tutto nasce da una serie di equivoci. Curzio

Maltese spiega subito, a pagina 15, perché abbia deciso di par-tire all’offensiva: “In quasi trent’anni di giornalismo, avevofelicemente ignorato il Vaticano e avrei continuato a farlo se nonfosse stata la Chiesa a occuparsi molto, troppo, di me. E di altricinquantotto milioni di connazionali. Il papa e i vescovi interven-gono nella vita pubblica italiana – perfino nel dettaglio delle sin-gole leggi – molto più di quanto non faccia l’Unione europea, allaquale siamo vincolati. Per quanto mi riguarda, ho voluto restitui-re la premura”. L’inchiesta – se così vogliamo ancora definirequello che in realtà è un pamphlet – nasce dunque come ritorsio-ne. Di che cosa sarebbero colpevoli “papa e vescovi”, rigorosa-mente minuscoli? Di occuparsi dell’Italia e degli italiani.

§

Indebita ingerenza, diritto d’espressioneÈ la vecchia, antica, inesausta accusa di indebita ingerenza.

Tutto ruota attorno al verbo “intervenire”. Se la Chiesa – parlia-mo per assurdo – intervenisse con un corpo di spedizione diGuardie svizzere, sarebbe indebita ingerenza. Se fondasse il suopartito politico e partecipasse alle elezioni; se presentasse pro-getti di legge; se minacciasse fisicamente o con violente pres-sioni psicologiche gli italiani; se lanciasse fatwe; se organizzas-se pubblici roghi; se facesse qualcosa di analogo a tutto ciò,commetterebbe senza dubbio indebita ingerenza, da condanna-re senza se e senza ma.

In realtà gli interventi della Chiesa sono tutti, sempre e sol-tanto il modo in cui essere fedeli al Concilio Vaticano II, quel

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Concilio del quale molti che ne evocano lo spirito dovrebberoforse, prima, studiarne la lettera. E prima ancora il vangelo e lastoria della Chiesa. Occuparsi degli affari altrui è precisamenteil suo mestiere, non nel senso di impicciarsi di ciò che non lariguarda, ma di prendersi cura, partecipare, puntando al benecomune. La Chiesa e i cristiani non possono farne a meno. Cosìcome Cristo sfamava, risanava corpo e spirito, confortava e

tutto ciò non esauriva la sua missione maneanche ne era un accessorio superfluo,così fa la Chiesa: ospedali, mense, scuo-le, ricoveri, centri di cultura non per pre-servare se stessa ma a beneficio di tutti.In questa prospettiva vanno lette leprime parole della costituzione Gaudiumet spes: “Le gioie e le speranze, le tri-stezze e le angosce degli uomini d’oggi,dei poveri soprattutto e di tutti coloroche soffrono, sono pure le gioie e le spe-ranze, le tristezze e le angosce dei disce-poli di Cristo, e nulla vi è di genuina-mente umano che non trovi eco nel lorocuore”.

In questo senso la Chiesa e i cristiani– vescovi, presbiteri, religiosi e fedeli

laici – “si occupano” degli altri. C’è qualche argomento sulquale i cristiani dovrebbero tacere? Se sono cittadini al paridegli altri, no. Lo stesso Concilio li soccorre in ciò: “Ma sem-pre e dovunque, e con vera libertà, è suo (della Chiesa, ndr)diritto predicare la fede e insegnare la sua dottrina sociale, eser-

citare senza ostacoli la sua missione tra gli uomini e dare il suogiudizio morale, anche su cose che riguardano l’ordine politico,quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona edalla salvezza delle anime. E questo farà, utilizzando tutti e soliquei mezzi che sono conformi al Vangelo e al bene di tutti,secondo la diversità dei tempi e delle situazioni” (Gs, 76h).Dipende dai mezzi usati. A noi la parola, parlata e scritta, e lalibera partecipazione al pubblico dibattito, rispettandone leregole, sembrano mezzi del tutto leciti.

E dei laici che amino la libertà non dovrebbero che rallegrar-si, se alla vita pubblica partecipano più cittadini con più idee,tradizioni, valori e punti di vista possibili. È quanto ricordava,in tempi più recenti, Benedetto XVI al Convegno ecclesiale diVerona: “La Chiesa non è e non intende essere un agente politi-co. Nello stesso tempo ha un interesse profondo per il bene dellacomunità politica, la cui anima è la giustizia, e le offre a unduplice livello il suo contributo specifico. La fede cristiana,infatti, purifica la ragione e l’aiuta ad essere meglio se stessa:con la sua dottrina sociale pertanto, argomentata a partire da ciòche è conforme alla natura di ogni essere umano, la Chiesa con-tribuisce a far sì che ciò che è giusto possa essere efficacemen-te riconosciuto e poi anche realizzato”.

§

Sentimento anticattolicoEppure la Chiesa dà fastidio e “si merita” un’offensiva volta

a minarne la credibilità di fronte agli italiani. La Chiesa è unacasta, la Chiesa costa, la Chiesa ha qualcosa da nascondere, laChiesa non rispetta le regole, eccetera. Qualcuno, pur non

“La Chiesa nonè e non intendeessere unagentepolitico”. Nellostesso tempo haun interesseprofondo per ilbene dellacomunitàpolitica, la cui anima è la giustizia

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“Il momento più teso è stato il referendum sulla procreazioneassistita. Vi è stato rimproverato un atteggiamento politicista:non solo la Chiesa si schierava, ma sceglieva lo strumento del-l’astensione”. Ruini: “Non eravamo di fronte a una questioneastratta ma concreta, che riguardava la vita, e richiedeva unintervento efficace. Si trattava di un referendum non proposto enon voluto da noi, per cancellare una legge non certo “cattoli-ca” ma che conteneva aspetti positivi. In passato, nel ’74 enell’81, erano stati proposti referendum da parte dei cattolici,sia pure non da soli. Stavolta il nostro impegno è stato corona-to dal successo, per giunta più largo del previsto. Penso, inmodo un poco malizioso, che quel che più ha disturbato siastato proprio questo”. Cazzullo: “Intende dire che la Chiesapiace ai laici quando perde, come su divorzio e aborto, e dis-turba quando vince?”. Ruini: “Constato che quando l’impegnonon è coronato da successo, quando la Chiesa “perde” comedice lei, tutto fila liscio. Nel caso contrario, la reazione è moltodiversa, e riprendono vigore le cicliche accuse di interventi-smo. Ciò che ha specificamente colpito e disturbato è che lenostre proposte abbiano avuto un notevole consenso nell’opi-nione pubblica”. Cazzullo: “Esiste in Italia un sentimento anti-cattolico, una sensibilità ipercritica verso la Chiesa?”. Ruini:“Purtroppo sì. Esiste. È legittimo, perché siamo un Paese libe-ro. Non si può maggiorarne l’efficacia, ma non si può negarnel’esistenza. C’è una pubblicistica specifica, non inedita masempre più intensa, che si concentra in particolare sul vissutodella Chiesa”.

volendo fare del vittimismo, può chiedersi legittimamente: forseè in atto una vera e propria offensiva contro la Chiesa? E perchémai?

Queste stesse domande le rivolgeva il 4 novembre 2007 AldoCazzullo sul Corriere della sera al cardinale Camillo Ruini.Domanda di Cazzullo: “Alla Chiesa di Ruini si attribuisce lariconquista quasi gramsciana dell’egemonia cattolica sullasocietà. E anche, talora, un’ingerenza eccessiva”. Risposta diRuini: “Non abbiamo mai puntato a un’egemonia. Sarebbe stataun’ingenuità. Nel discorso pubblico condotto dai mezzi dicomunicazione, in Italia o in qualsiasi altro Paese, la Chiesa nonpotrebbe trovarsi in posizione egemonica. La Chiesa è una vocein un contesto pluralistico; per quanto cerchi di essere una vocenon meno decisa, non meno forte di altre”. Cazzullo: “Da quiforse l’accusa di ingerenza, di interventismo”. Ruini: “L’accusadi interventismo è legata all’idea di un confronto tra potere civi-le e potere ecclesiastico, ognuno con una sua legittimità. Maviviamo oggi qualcosa di nuovo, che non si può rinchiuderenella dialettica tra Stato e Chiesa, lo sviluppo scientifico e bio-tecnologico da una parte, e l’evoluzione del costume dall’altrafanno sì che le questioni etiche, che il pensiero liberale e altremoderne correnti di pensiero riconducevano alla sfera del pri-vato, diventino questioni pubbliche. Ciò ha richiesto alla Chiesadi dare maggior rilievo pubblico alla missione che le è propria,occuparsi dell’ethos; che è inscindibile dalla fede. Non ne rap-presenta il centro, il centro della fede è il rapporto con Dio eGesù; ma il cristianesimo ha a che fare con la vita”. Cazzullo:

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Lezione di democraziaAbbiamo dedicato ampio spazio a questo dialogo perché è

una intelligente chiave di lettura capace di spiegare, almeno inparte, i motivi dell’inchiesta e del libro di Curzio Maltese.

Poiché però ogni critica è credibile soltanto se chi la muove ècapace di autocritica, non possiamo non domandarci se alcuneaccuse, in particolare quelle rivolteci da Ezio Mauro nell’intro-duzione al libro, siano fondate. Mauro impartisce una vera e pro-pria lezione di democrazia. La regola della democrazia, scrive,“non contempla l’Assoluto” e “tutte le verità sono relative eognuna ha il diritto di espressione di fronte ai cittadini, cui spet-ta la potestà suprema di scegliere in libertà”. Vien da chiedersi:e quando mai la Chiesa, o i cattolici impegnati in politica, hannointeso imporre qualcosa? Hanno sempre e soltanto proposto,rimettendosi al giudizio della maggioranza e rispettando le rego-le della democrazia, fatta salva la libertà di parola e di dissenso.Mauro, subito dopo, è ancora più esplicito, e denuncia “la diffi-coltà del cattolicesimo a farsi “parte”, ad andare in minoranzainsieme con i suoi valori nel libero gioco democratico (…), adaccettare il principio secondo cui in democrazia tutte le veritàsono parziali”. Forse Mauro desidererebbe essere sempre mag-gioranza non solo politica ma anche culturale, con una o piùminoranze che tacciono, mute e remissive, incerte e rassegnate.

Il gioco democratico prevede tutt’altre regole. Tutti hannodiritto di esprimersi e non ci sono cittadini di serie A, dotati diparola e di mezzi, e cittadini di serie B, che devono tacere e seaprono bocca commettono “indebita ingerenza” perché si occu-pano della “cosa comune”, della res publica. Che non sarebbeaffar loro. Quanto alle “verità parziali”, se Mauro si riferisce alle

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verità filosofiche sta bene. Ma se si riferisce all’Abbazia diChiaravalle o ai resoconti segreti, allora no, la verità – con la“vu” minuscola – esiste e va cercata. Una volta appurata, va rac-contata ai propri lettori. I lettori di Repubblica – lo ribadiamo –sono ancora convinti che quelle falsità oggettive siano fatti veriperché, pur sapendolo, a Repubblica non hanno ritenuto utile,necessario, democratico informarli. I lettori di Avvenire invecesono stati informati dell’inchiesta di Repubblica. Avvenire hasempre replicato, secondo le regole del gioco democratico, aRepubblica; Repubblica ha sempre ignorato Avvenire denun-ciando soltanto (è sempre Mauro nell’introduzione) la “forteopposizione” della stampa cattolica, come se l’opposizione fosseal diritto di occuparsi dei soldi della Chiesa. No. L’opposizione,documentata e doverosa, era alle falsità e alle omissioni.

§

Dialogo e monologhiLa beffa è che Maltese, a pagina 30, se ne esce candidamente

con questa affermazione: “Personalmente, sono convinto chel’asse portante e vitale della cultura italiana sia il dialogo fra laicie cattolici”. Siamo del tutto d’accordo. Per dialogare, tuttavia,occorre ascoltarsi. Leggersi. E rispondersi. Probabilmente sti-marsi reciprocamente, almeno un poco. Noi abbiamo letto,ascoltato e risposto, come sempre facciamo, curiosi di tutto ciòche viene pensato, detto e fatto al di fuori dell’ambito cattolico.Come interpretare allora il silenzio assordante di Maltese, Mauroe Repubblica? Il libro riassume l’inchiesta. L’inchiesta ha avutoun ampio e documentato contraddittorio, che ha aiutato lo stessoMaltese a correggere alcuni grossolani svarioni. Eppure ai letto-

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ri del libro nulla si dice di quel contraddittorio. Dialogo? Se ildialogo è tra chi dice quel che gli pare e chi, dall’altra parte, devetacere e acconsentire, questo non è dialogo né democrazia. Èmonologo. È farsa. Per questo scriviamo queste righe: perché aldialogo – se necessario anche aspro, purché sincero – crediamo.Ma non ci limitiamo a proclamarlo. Cerchiamo di costruirlosempre, perfino con chi tenacemente si nega.

I SOLDI DEL VESCOVO

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Per Wojtyla bastano tre righeUno dei pontificati più lunghi e complessi della storia, ben 27

anni dal 1978 al 2005. Giovanni Paolo II ha fatto scrivere tomi sutomi e altri ne farà scrivere. Ma Curzio Maltese non ha tempo per lesfumature. Ecco come lo liquida in poche righe a pagina 37: “KarolWojtyla è un singolare ibrido di mistico e politico, con geniali doti dicomunicatore e sicuro talento di attore. Un personaggio in definitivatroppo complesso per ridurlo alle categoria di “reazionario” o “pro-gressista”. A questo punto tiri un respiro di sollievo, che subito ti sistrozza in gola: “Ma i risultati concreti del pontificato di GiovanniPaolo II sono il ritorno alla Chiesa preconciliare, l’alleanza privile-giata con le forze tradizionaliste e la progressiva riduzione, fino all’e-stinzione, del dissenso cattolico”. Non si può dire che a Maltesemanchi il dono (dono?) della sintesi. E il Papa polacco è sistemato.

§

Per Ruini bastava GoogleSubito dopo sistema pure Camillo Ruini: “Quando Giovanni

Paolo II lo chiama a Roma da Reggio Emilia, Ruini è un giovanevescovo noto alle cronache solo per aver celebrato il matrimonio diFlavia Franzoni e Romano Prodi”. Quali cronache, quelle di EvaExpress? Com’è arcinoto a chiunque si documenti appena un pocosulle vicende della Chiesa italiana degli ultimi anni (ma bastava unaricerca su Google), Ruini, già stimato docente di teologia dommati-ca a Bologna, si fa apprezzare in particolare come vicepresidente delComitato preparatorio del Convegno ecclesiale di Loreto (1985),dove ricopre un ruolo di primo piano. Ma tutti i brevi cenni di storiadi Maltese farebbero sorridere un redattore di Topolino, tanto sonosbrigativi.

La casta ecclesiasticaMa l’intento di questo capitolo del suo libro, che ripercorre la

prima puntata dell’inchiesta (28 settembre 2007), è di convincerei lettori che quella della Chiesa è unacasta come quella della politica. Perriuscirci occorrono forzature, omissioni,demagogia, sintesi ardite come quelleappena descritte, cifre sparate alla rinfu-sa ma belle grosse, una serie di “all’in-circa” e di “stime”, di ipotesi e di proie-zioni, e alla fine si conclude che laChiesa “costa” agli italiani più di quattromiliardi di euro all’anno, “una mezzafinanziaria, un Ponte sullo Stretto o unMose”. Maltese ricorre anche a insinua-zioni furbette: “Non so se si possa parla-re di una “casta ecclesiastica” parassitaria come la “casta politica”.Lui “non sa”, ma intanto insinua l’ipotesi ghiotta di tutti questiprelati in fila con gli anelloni alle dita dediti a rimpinguarsi il por-tafoglio senza far nulla: robaccia che si trova in quei “libelli anti-clericali” che egli stesso stigmatizza, ma ai quali deve aver attin-to, se non lui almeno uno dei suoi collaboratori, quello che orgo-gliosamente si definisce “segretario dell’associazione anticlerica-le.net”.

§

La paga del preteComunque, il riferimento alla “mezza finanziaria” o al miti-

co “Ponte” fa impressione. Malachiesa uguale a malapolitica,

Chi peròfrequenta una

parrocchiastrabuzza gli

occhi: dove saràmai tutta questaricchezza? Nella

parrocchiavicina, forse? No

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soldi a palate, agio e ricchezza. Chi però frequenta una parroc-chia strabuzza gli occhi: dove sarà mai tutta questa ricchezza?Nella parrocchia vicina, forse? No. Che si intaschino tutto ivescovi? La grande foto furba di Repubblica (pagina 31), con ildettaglio di una croce pettorale e un anello episcopale, e il tito-lo “I soldi del vescovo”, potevano ammiccare in tal senso. Leremunerazioni di preti e vescovi sono note. I preti italiani, ovun-que prestino servizio pastorale (anche i «fidei donum» all’este-ro), ricevono la stessa remunerazione, a partire da 853 euro nettimensili per il prete appena ordinato; idem i vescovi, che allasoglia della pensione ne ricevono 1.309. Maltese pubblica laremunerazione dei pastori valdesi (650 euro): perché non quel-la dei preti cattolici? Certo, considerata l’entità delle cifre,sarebbe difficile avvalorare la tesi di una casta ingorda chedepreda gli italiani a loro insaputa, gozzovigliando alle lorospalle.

§

Discriminazione sessista?Nulla si dice della remunerazione del prete, dunque. Ma

viene insinuata “una questione di incostituzionalità che però èsfuggita anche ai costituzionalisti” (pagina 55). E che sarà mai?I costituzionalisti sonnecchiano, ma per fortuna degli italianiMaltese veglia per noi! Ed ecco la questione scandalosa: “LoStato italiano finanzia direttamente o indirettamente un’azienda,la Chiesa, che opera una clamorosa discriminazione sessista neiconfronti dei propri dipendenti. I preti hanno infatti riconosciu-to il diritto allo stipendio e alla pensione, le suore no. Le donnenella Chiesa non percepiscono un euro di salario, né un euro di

pensione”. Evidentemente il nostro non sa o finge di non sape-re che tutti i religiosi – maschi o femmine che siano – “si dis-criminano” da sé, nel senso che liberamente e coscientementescelgono di vivere in comunità e a quel punto i loro istituti reli-giosi si prendono cura di loro, assicurando vitto, alloggio e assi-stenza fino all’ultimo giorno di vita. Quanto al personale fem-minile impiegato negli uffici pastorali, sono regolarmenteassunti e vanno, come chiunque, in pensione.

§

I conti in tasca al VaticanoCome quella puntata del 28 settembre 2007, anche il primo

capitolo del libro riassume i temi che verranno affrontati unoper uno successivamente. Ma vale la pena, qui, cominciare adanalizzare le prime significative varianti tra inchiesta e libro.Nell’inchiesta Maltese, dopo aver accennato all’otto per mille,scriveva: “Fare i conti in tasca al Vaticano è impresa disperata”.Era facile per noi ribattergli che “confondere la Cei (vescovi cit-tadini italiani a servizio del Paese)con il Vaticano è errore da boccia-tura all’esame da giornalista”.Maltese non correggeva l’infor-mazione su Repubblica, conti-nuando così a far credere ai suoilettori che l’otto per mille finiscaalla Santa Sede. La confusione èaccentuata nel libro con l’inseri-mento di due capitoli del tuttonuovi sullo Ior e sulla Città del

Era facile per noiribattergli che

“confondere la Cei(vescovi cittadini

italiani a servizio delPaese) con il

Vaticano è errore dabocciatura all’esame

da giornalista”

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L’OTTO PER MILLE SEGRETO

Vaticano, a cui lasciamo la replica a chi è più competente –anche in senso territoriale – di noi.

L’appunto, comunque, doveva aver infastidito Maltese. Infatti nel libro, a pagina 31, concludendo la sua ampia intro-

duzione osserva: “I cattolici sono molto attenti alle distinzioniformali all’interno dell’organizzazione. Vaticano, Santa Sede eCei, l’assemblea dei vescovi italiani, sono in effetti soggetti giu-ridici differenti”. Insomma, abbiamo ragione ma sono tutte ine-zie formali: “Una volta scartati il politicamente corretto e il cat-tolicamente corretto, mi sono concentrato su quello di cui finan-che l’autore capiva il senso: il costo della Chiesa, una e trina”.Sarà. Tuttavia anche Maltese tiene alle formalità, o forse glisecca scrivere castronerie, se nel libro la frase è riveduta e cor-retta, anzi correttissima: “Fare i conti in tasca alla Chiesa èimpresa disperata”. Saranno piccole, ma sono pur sempre sod-disfazioni.

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Il segreto sotto il nasoIl titolo dev’essere piaciuto molto al redattore della

Feltrinelli, che doveva avere sulla scrivania il ritaglio dellaseconda puntata dell’inchiesta di Repubblica, quella del 3 otto-bre 2007: “Dove finisce l’otto per mille, segreto da un miliardodi euro”. La parola “segreto” ha un suono magico. Suggerisceche qualcuno ha qualcosa di losco da nascondere e qualcheimpavido eroe intende svelarlo. Curzio Maltese, per esempio,capace di questa clamorosa rilevazione: Avvenire “pubblica perla prima volta il resoconto (dell’otto per mille, ndr) sul numerodel 29 settembre”. Segreto? Per la prima volta? A Maltese, trop-po indaffarato a scrivere per perdere tempo a leggere, perfino ilsuo giornale, sfuggiva che ogni anno la Cei acquista una paginadi Corriere della sera, Repubblica e Sole 24 Ore (oltre adAvvenire), dove pubblica il resoconto. Maltese ce l’ha da sem-pre sotto il naso, il “segreto”.

Naturalmente, su Repubblica non è apparsa alcuna correzio-ne, ma nel libro di “segreto” non si parla più, titolo del capitoloa parte. Considerato che siamo di qualche utilità, in vista di unaperaltro improbabile seconda edizione segnaliamo tutti i luoghidove il “segreto” viene svelato da chi dovrebbe nasconderlo:

il sito internet www.8xmille.it; la pagina 418 di TelevideoRai;

le locandine che tutte le parrocchie italiane sono invitate adesporre in occasione della Giornata nazionale dedicata all’ottoper mille, in genere la prima o la seconda domenica di maggio;

la distribuzione delle lettere alle famiglie in occasione dellavisita del parroco per la benedizione pasquale (ogni anno nevengono distribuite circa due milioni); la campagna stampa sui

principali quotidiani e periodici nazionali italiani (tra cui,appunto, Repubblica), in maggio;

la campagna stampa sui settimanali diocesani italiani; gli spottelevisivi che presentano alcune delle migliaia di opere realizzatein Italia e all’estero anche grazie ai fondi dell’otto per mille.

§

Spot, quanti pretiUn sommario dell’inchiesta denunciava con sdegno: “Su 5 euro

incassati dal gettito Irpef, 1 va alla carità.Il resto tra culto e immobili” (e già qui unlettore ben disposto non ha difficoltà aimmaginarsi prestigiose palazzine e spe-culazioni edilizie). Nel libro inveceamplia il discorso sugli spot, che “sonoper la maggioranza degli italiani l’unicafonte d’informazione sull’otto per mille.Ne conseguono una serie di pregiudiziassai diffusi. Credenti e non credenti sonoconvinti che la Chiesa cattolica usi i fondidell’otto per mille soprattutto per la caritàin Italia e nel Terzo mondo. Le due vocioccupano il 90 per cento dei messaggi,ma costituiscono nella realtà soltanto il 20per cento della spesa reale: l’80 per centodei miliardo di euro rimane alla Chiesa cattolica, per una serie diusi e destinazioni che le campagne pubblicitarie in genere nondocumentano”.

Tutto ciò è falso e chiunque può verificarlo da sé. Nel sito

Basterebbeguardare quegli

spot, maguardarli perdavvero, per

scoprire che trai protagonisti cisono sempre deipreti, che spesso

costruisconochiese, oratori,scuole, officine

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www.8xmille.it è possibile vedere ben 47 spot – con relativo docu-mentario di 10 minuti ciascuno – degli ultimi anni, così distribui-ti: carità Italia 16, carità estero 14, preti 5, culto e pastorale 12. Lacarità occupa meno del 90 per cento, per l’esattezza il 65. Ma ilpunto non è questo. Basterebbe guardare quegli spot, ma guardar-li per davvero, per scoprire che tra i protagonisti ci sono sempredei preti, che spesso costruiscono chiese, oratori, scuole, offici-ne… Una divisione netta per destinazioni è assurda. Tutti i pretiitaliani sono impegnati, chi più chi meno, sul versante dellacarità; la carità non si fa “da sé” ma ha bisogno di interpreticapaci e appassionati, presbiteri e laici; e tutti i parroci custodi-scono luoghi di culto che sono un patrimonio religioso, storicoe artistico per tutti, non solo per i credenti.

§

Chi anima la carità?In altri termini, non è corretto leggere l’impegno della Chiesa

nel nostro Paese attraverso la schema rigido di un rendicontoamministrativo, impostato secondo le voci di spesa - che devo-no rispondere alle formulazioni di legge - ammesse con i fondidell’otto per mille destinati alla Chiesa. L’attività concreta nonè catalogabile solo secondo alcune voci, generiche e imprendi-bili. Per dire: il prete che ispira e anima un progetto di caritàfinisce sotto la voce “sostentamento del clero”. I volontari dellacarità sono formati attraverso progetti pastorali. E mense, centridi ascolto e case d’accoglienza, immobili a servizio della carità,finiscono sotto la voce “culto e pastorale”. La parrocchia stessaeduca alla carità e compie in prima persona opere di carità: sottoquale voce la mettiamo? A proposito di preti, nel sistema ne

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sono inseriti circa 38 mila, di cui appena tremila in “quiescen-za”, vale a dire in pensione.

Chi ha un parroco ottantenne, sa bene che in pensione unprete non ci va mai, e “molla” soltanto quando il fisico non gliregge proprio. Quanto “costa un prete”? Costa poco, fa tanto enon si ferma mai. E chi serve? Soltanto i battezzati, soltanto ipraticanti? No, è a servizio di tutti.

§

Il silenzio su 6.275 interventi all’esteroTanto improvviso interesse per le opere di carità della Chiesa

italiana è comunque sorprendente. Tre anni fa il Comitato pergli interventi caritativi del Terzo Mondo (è questi che decidecome destinata la quota di fondi dell’otto per mille destinatiappunto alla carità all’estero, anche se Maltese non ne parlamai, forse perché ne ignora l’esistenza, o forse perché bisognaavvalorare la tesi che ogni decisione sia del presidente della Cei,a sua discrezione) pubblica “Dalle parole alle opere”, un volu-me di 386 pagine con il resoconto dettagliato, con nomi, indi-rizzi, tipo d’intervento e cifre al centesimo, dei 6.275 interventifinanziati in tutto il mondo tra il 1990 e il 2004, per un totale di719 milioni di euro. Grazie alla generosità degli italiani, si èpassati dai 13 milioni di euro del 1990 ai 66 del 2003. Il libro èstato presentato ai giornalisti in una conferenza stampa. Esclusele testate d’ispirazione cattolica, nessuno ne ha scritto niente. Equasi niente, quindi, ne ha saputo chi non legge la stampa d’i-spirazione cattolica. Si può consultare il volume online nel sitowww.chiesacattolica.it/sictm. Naturalmente, il libro continua adessere ignorato sia nell’inchiesta sia nel libro.

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Chi firma e chi noL’otto per mille stesso – fa intendere Maltese – è ancora, in

larga parte, un oggetto sconosciuto. Gli italiani firmano inmassa per la Chiesa cattolica? Occorre sminuire il risultato. Adesempio scrivendo così (dall’inchiesta): “Il 60 per cento deicontribuenti lascia in bianco la voce “otto per mille” ma grazieal 35 per cento che indica “Chiesa cattolica” (…) la Cei si acca-parra quasi il 90 per cento del totale”. Nel libro si preferiscepuntare il dito su una presunta mancanza d’informazione circail fatto che tutto l’otto per mille del gettito complessivo Irpefviene assegnato, a prescindere dal numero di partecipanti all’as-segnazione. In ogni caso il 35 per cento – nel libro corretto a 40– una minoranza dunque… Intanto, a partecipare con la firmasono 16 milioni di italiani: in assoluto, non pochi. Se poi consi-deriamo chi presenta il 730 o l’Unico, i firmatari sono il 61,3per cento, una percentuale superiore a quella di molte consulta-zioni assimilabili a questa. Ad abbassare la percentuale sono i13 milioni di italiani che non sono obbligati a presentare ladichiarazione, chi ad esempio ha il solo Cud.

Costoro - nella grande maggioranza anziani, spesso soli -sono costretti a operazioni complicate e scoraggianti: qui infat-ti la percentuale di firme si riduce all’1 per cento. Sulla confi-gurazione sociologica degli anziani tuttavia ci sono studi a nonfinire. Perché non fare anche qui una proiezione ponderata? Manaturalmente queste informazioni, importanti, nel libro sonoomesse. Il caso più clamoroso di mancata partecipazione è quel-lo di quei lavoratori saltuari (ad esempio i ragazzi che fanno icamerieri nei week end, ecc.) ai quali non giunge neanche ilCud, e quindi si trovano nell’assoluta impossibilità di firmare.

Nessuna garanzia per la Chiesa italianaMagari tutti firmassero e firmare fosse per tutti agevole.

Un’indagine del 2006 sul consenso degli italiani all’operato dellaChiesa parla di un giudizio molto o abbastanza positivo da partedel 70 per cento della popolazione; nel 2001 era del 60. È unsecondo indizio della stima di cui gode la Chiesa, per Maltese“non eletta dal popolo e non sottoposta a vincoli democratici”. Manon è esattamente così.

L’otto per mille non dà alcuna garanzia alla Chiesa, che ognianno si sottopone al giudizio (democratico) dei cittadini, che pos-sono darle la firma o rifiutargliela. Le garanzie, se così vogliamochiamarle, c’erano semmai prima del Concordato del 1984, quan-do ancora i preti privi di altri redditi ricevevano dallo Stato ilcosiddetto “assegno di congrua”. Garanzie a cui la Chiesa harinunciato, in accordo con lo Stato, rimettendosi alla volontà degliitaliani. L’otto per mille è una forma di democrazia diretta appli-cata al sistema fiscale, che qualche nazione ha copiato e mezzaEuropa ci invidia.

§

Regole precise, criteri oggettiviE la parte di otto per mille che va alle singole diocesi?

L’inchiesta di Maltese insinua che sia una forma di ricatto daparte della presidenza della Cei, per premiare i vescovi docili epunire gli indocili, che difatti non ci sono perché, secondo lui,tutti tacciono, tranne qualche emerito. Naturalmente le cose nonstanno così.

Non è assolutamente vero che due o tre decidono per tutti. Laquota per le diocesi - decretata ogni anno dall’Assemblea genera-

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le dei vescovi per alzata di mano - viene distribuita per una partein porzioni uguali a tutti, per un’altra quota in base alla popola-zione. Dunque, criteri oggettivi. Certo, le diocesi devono rende-re conto al centesimo di come hanno destinato la propria quotadi otto per mille. Per legge. Ma anche gli altri contributi, comequelli per edificare i centri parrocchiali o restaurare i beni cul-turali, vengono distribuiti secondo precisi regolamenti, criteri econtrolli oggettivi. Ma davvero Curzio Maltese pensa che ivescovi siano un’accozzaglia di gente sprovveduta che attende-va Repubblica per aprire gli occhi?

§

Non è una tassa in piùNel libro, Maltese dedica ancora più spazio a chi non si espri-

me, lasciando in bianco tutte e sette le apposite caselle almomento della dichiarazione dei redditi. Secondo lui, la quotadi chi non firma non va assegnata a nessuno e dunque dovrebberestare allo Stato. Se così fosse, non si capisce perché tra le settecaselle c’è pure quella dello Stato italiano, il quale si vedrebbeassegnata prima la quota di chi firma per lui, poi quella di chinon firma per nessuno: bizzarro. Il meccanismo, piaccia omeno, è analogo a quello di una votazione. Se per il Parlamentovota il 70 per cento degli elettori, non per questo il 30 per centodei seggi rimane non assegnato, e nessuno ci trova niente daridire. Chi si astiene si rimette alla volontà di chi partecipa. Ineffetti, ciò che Maltese evita di scrivere è che l’otto per millenon è una tassa in più; e soprattutto che non si firma per il pro-prio otto per mille, ma per l’otto per mille complessivo, di tutti.Sarebbe grave che ciascuno potesse firmare solo per il proprio

otto per mille. Ciò renderebbe le chiese “schiave” dei più ricchi.La firma dell’ultimo operaio vale quanto quella dell’imprendi-tore.

§

Gli italiani “influenzati” dai vescoviÈ il momento, infine, di riferire di una tesi iniziale del libro.

Scrive Maltese che la percentuale degli italiani che vanno a Messa(circa un terzo della popolazione) e di quanti firmano per l’otto permille a favore della Chiesa cattolica coincide. Si tratta insommadelle stesse persone. Sbagliato, e lo dicono i numeri. Primo, il con-fronto è tra gruppi non omogenei: di qua tutti gli italiani, di là i solicontribuenti. Secondo, a firmare è più del 40 per cento dei contri-buenti, ma mal distribuiti: sono il 61,3 per cento di coloro che sonocostretti a presentare la dichiarazione (730 o Unico) e una percen-tuale davvero minima di chi non è obbligato, per lo più pensiona-ti, che invece sono in larga misura praticanti.

Un bel pasticcio. Scrive Maltese che questi italiani “dichiaranodi andare a messa e di essere influenzati nel voto dall’opinione delpapa e dei vescovi”. Quale sia la fonte non si sa, ma che un italia-no, credente o miscredente, ammetta di essere “influenzato” hadell’incredibile.

§

Piccoli errori senza importanzaInformazioni date a metà, omissioni strategiche, congetture,

curiose dimenticanze. Manca tutto ciò che è in contraddizionecon la tesi da sostenere strenuamente. Per un’inchiesta, non è unpregio. A costo di essere noiosi, le notizie false smentite da

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Avvenire non sono mai state rettificate su Repubblica, mascompaiono nel libro. Eccone alcune.

Maltese, il 3 ottobre, scrive una colossale falsità: “La Chiesacattolica è l’unica a non dichiarare le spese pubblicitarie, ripro-va di scarsa trasparenza”. Basta andare al sito già citato,www.8xmille.it, seguire il percorso “informazioni” e “quesiti”,ed ecco il quesito numero 10: “Quanto investe la Chiesa catto-

lica per la comunicazione dell’8 permille?”. Risposta: “Si investonocirca 9 milioni all’anno, con unaincidenza media pari solo a menodell’1 per cento dei fondi raccolti(eccetera)”. Tanto o poco? Percapirci, chi volesse scrivere perso-nalmente a tutti i 40 milioni di con-tribuenti italiani, solo per lettera,busta e francobollo spenderebbe 32milioni. Nel libro non ci sono foto-grafie, per fortuna di Maltese. Per

illustrare la puntata del 3 ottobre, a pagina 35, Repubblica sbat-teva un grande cartellone stradale su sei colonne con la dida-scalia allusiva: “La Chiesa cattolica spende ingenti risorse inpubblicità per l’otto per mille”. Peccato che da undici anni laChiesa cattolica non faccia più cartelloni stradali, anche perchéla sua non è propaganda esortativa, ma una campagna d’infor-mazione in senso proprio. La foto risale al 1990. Che non sia ilcaso di aggiornare l’archivio fotografico? Nel libro, Malteseripropone il confronto tra otto per mille e cinque per mille, al cuiappello “nel primo anno – scrive – hanno aderito il 61 per cento

dei contribuenti, contro il 40 scarso dei “votanti” per l’8 permille”. Peccato che per il 5 per mille firmi solo chi consegna ladichiarazione (Unico e 730); tra questi, le firme per l’8 per millesono praticamente identiche: 61,3 per cento, come abbiamoscritto poco fa. Insiste inoltre nell’attribuire a monsignor AttilioNicora, allora alla Cei, queste parole: “Lo Stato non doveva fareconcorrenza scorretta alla Chiesa”. Frase mai letta né sentita. Inottobre chiedevamo a Maltese di indicare la fonte. Cosa che nonfece nelle successive puntate dell’inchiesta e non fa neppure nellibro.

§

Ciò che Dio vuoleCon dispiacere ritroviamo poi nel libro un’aspra dichiarazio-

ne, già presente nell’inchiesta, attribuita alla moderatrice dellaTavola Valdese, Maria Bonafede: “I soldi dell’otto per millearrivano dalla società ed è lì che devono tornare. Se una Chiesanon riesce a mantenersi con le libere offerte, è segno che Dionon vuole farla sopravvivere”. Che cosa Dio voglia o non vogliasiamo convinti non lo possa stabilire con tanta certezza nessu-no, cattolico o valdese che sia. E i soldi tornano assolutamentetutti a quegli italiani che li affidano alla Chiesa. Tornano sottoforma di tempo dedicato a loro, di servizi, di strutture educati-ve, formative, sanitarie e sportive, di luoghi in cui pregare. Altroche casta. Nulla serve a costruire personali carriere. Quantoall’otto per mille, molto, molto di più arriva dalle libere offertealle parrocchie, ai missionari, ai conventi. I preti diocesani ita-liani sono circa 38 mila e per metà del loro fabbisogno com-plessivo provvedono già la Chiesa e i fedeli. Solo per la restan-

Informazioni date a metà, omissionistrategiche,congetture, curiosedimenticanze. Mancatutto ciò che è incontraddizione conla tesi da sostenerestrenuamente.

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LA CROCIATA DELL’ICI

te metà si ricorre all’otto per mille. Chiunque abbia un’espe-rienza anche superficiale di Chiesa – cattolica o valdese – lo sa.Sulla materia, infine, la famiglia evangelica sta cambiandoatteggiamento. Recentemente anche i battisti hanno deciso diaderire all’otto per mille, mentre proprio i valdesi hanno chiestodi partecipare alla suddivisione della quota corrispondente allefirme non espresse.

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Gran pubblicità alle BrigidineIl 12 ottobre 2007 il titolo era rutilante, “Gli alberghi dei

santi alla crociata dell'Ici”. Nel libro scompaiono i santi e rima-ne la Crociata, però con la maiuscola (e papa minuscolo). Allorail tono era dimesso: nessun annuncio in prima, segno che le spa-rate precedenti non si erano rivelate l'auspicato brodino capacedi rinvigorire le vendite. In gran parte, la materia era stata anti-cipata nella puntata introduttiva. Inchiesta e libro aprono con glieffetti speciali, la visita alla Casa delle Brigidine in piazzaFarnese a Roma, alla quale fanno una pubblicità entusiasmante.

§

Gli alberghi paganoA Roma la Casa di Santa Brigida, dal “terrazzo da sogno”, “non

paga una lira di Ici”. Facciamo un euro (il simpatico refuso passaindenne dal quotidiano al libro, a pagina 62). Ma guardiamo alpositivo. Maltese finalmente viaggiava in Internet e dopo averignorato il sito ufficiale www.8xmille.it, dove avrebbe trovato tuttii dati denunciati come “nascosti”, e nonostante non fosse arrivatoa www.avvenire.it dove nella home page avrebbe trovato un inte-ro dossier sull'Ici, scopriva www.chiesacattolica.it. Nel libro, apagina 63, rivela addirittura che “la Cei e il suo organo di stampa,Avvenire, poco avvezzi a subire investigazioni giornalistiche,hanno reagito con singolare furia”. Quel “subire investigazioni” sadi inquisizione laica, ma va bene lo stesso. Ancora Maltese nonspiega come avesse potuto scrivere, senza mai pubblicare onestasmentita, che la Cei tiene nascosti i rendiconti dell'otto per mille,che lo stesso organo di stampa di Carlo De Benedetti pubblica apagamento ogni anno (se non è una menzogna, che cos'è?). In

compenso irride Avvenire, che “contestava in concreto soltantodue passaggi. Nel primo, sosteneva che il regime di esenzione nonsi prestava ad alcuna controversiagiuridica, in quanto fissato da unalegge fin dal 1992: “Un regime”,aggiungeva, “che non aveva maidato problemi fino al 2004”.Nell’altro passaggio, contestava lacifra di 400 milioni di mancato get-tito – peraltro assai prudente – per-ché “ogni calcolo è impossibile”.

In realtà avevamo scritto ben dipiù. Soprattutto avevamo sottoli-neato le solite strategiche omissio-ni, citazioni prive di fonte, approssi-mazioni. Maltese evita accurata-mente di riportare quanto da sempreaffermiamo con chiarezza estrema. Gli alberghi pagano, e se ciònon avviene, li si induca senza remissione a pagare: senza alcunaincertezza. Gli alberghi però, ossia le strutture aperte a tutti, concontinuità d'esercizio e che applicano prezzi di mercato. Ma lecase parrocchiali, usate un paio di mesi all'anno per i campi-scuo-la, devono pagare? E le stanze messe a disposizione per i familia-ri dei degenti in ospedale cittadini dello stato italiano? Ma è anchee soprattutto lì che interviene la Chiesa, a beneficio di tutti.

§

Una collaborazione più che lealeSembra essere d'accordo con noi il presidente dell'Anci,

Maltese evitaaccuratamente di

riportare quanto dasempre affermiamo

con chiarezzaestrema. Gli alberghipagano, e se ciò nonavviene, li si induca

senza remissione apagare: senza

alcuna incertezza

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Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, che a Maltese dichiara:“Nessuno pretende l'Ici dal bar o dal cinema dell'oratorio”.Domenici stesso, in occasione del suo matrimonio, chiese ditenere il rinfresco alla Calza (Oltrarno Meeting Center), struttu-ra della diocesi che per la parte alberghiera paga regolarmentel'Ici (Maltese evita di riportare nel libro il pur interessante det-taglio). Ma il giornale commentava: “Una leale collaborazioneper separare (?) il culto dal commercio, da parte delle curie, nonc'è”. E il libro insiste: “Nessuna curia ha offerto collaborazioneagli enti locali nel faticoso lavoro di separare i Templi dai mer-cati, il culto dal commercio” (pagina 68). Non è vero. Travescovi e vertici dell'Anci i rapporti sono cordiali. E rappresen-tanti della Chiesa cattolica partecipano, insieme a quellidell'Anci, alla Commissione istituita allo scopo presso ilMinistero dell'economia, anche se il libro omette questa replica,pubblicata su Avvenire il 13 ottobre 2007. Secondo calcoli attri-buiti da Maltese all'Anci, i comuni italiani avrebbero perso“oltre 400 milioni di euro a causa di un'esenzione fiscale ille-gittima”. Un calcolo impossibile, dicevamo, e un'affermazionearbitraria, a cominciare dal verbo “perdere”.

Sembra quasi che tra comuni e curie sia in corso una guerrafredda. Repubblica parlava di “immobili considerati unilateral-mente esenti”. Unilateralmente? Assurdo: sarebbe come se cia-scuno di noi, persona fisica, decidesse di ritenersi “unilateral-mente esente” dall'Irpef e così non pagasse le tasse. Tanto assur-do che questo passaggio nel libro scompare. L'Ici è un'impostacomunale. Ai Comuni spetta accertare chi ne è soggetto e, incaso di resistenza, ingiungere il pagamento. Maltese non ripor-ta cifre sui contenziosi tra comuni ed enti ecclesiastici. Forse

perché il numero è talmente esiguo, dal 1992 a oggi, anche dopole sentenze della Cassazione del 2004, da dimostrare che la que-stione è gonfiata.

§

Brindisi e veleniL’inchiesta parlava poi di “cin cin” di festeggiamenti, nel

2005, quando il governo anticipò alla Cei “l'abolizione dell'Ici”(abolizione?). Lasciava credere che alla Cei si fossero stappatebottiglie. Grottesco e falso. La battuta era prelevata dalla rela-zione che Aurelio Curina, un commercialista di Roma che segueparecchi enti religiosi, ha tenuto al Convegno sulle case perferie, organizzato il 13-14 marzo 2007 dall'Ufficio NazionaleCei per la pastorale del turismo (www.chiesacattolica.it/turi-smo). Curina, serio e preparato, non suggeriva né scorciatoie nétrucchi; Repubblica, non trovandoli, riduceva tutto a una battu-ta, togliendola dal contesto e attribuendola alla Cei. Che l’ardi-to equilibrismo fosse pericoloso è dimostrato dal fatto che nellibro Maltese fa sparire il “cin cin”, salvo ribadire che Curinasarebbe autore di un “agile manualetto di elusione fiscale”. Noila fonte l’abbiamo indicata con precisione (Maltese scrive gene-ricamente di “sito ufficiale Cei”, i lettori si arrangino). Chivuole, può controllare di persona.

§

A proposito di “follie”Per finire, sostenere che da parte della Cassazione ci sia stata

una “correzione” alla legge denota una notevole ignoranza giu-ridica: è il Parlamento a fare ed eventualmente modificare le

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TURISTI IN NOME DI DIO

leggi; le sentenze della Cassazione valgono per il singolo caso,ma “fanno giurisprudenza”, cioè orientano l'interpretazionedella legge da parte dei tribunali inferiori. Secondo Maltese, laCei l'avrebbe definita “una sentenza folle”, tra virgolette.Sarebbe interessante sapere in quale documento o interventoufficiale la Cei (non un commercialista o un giornalista) avreb-be usato il termine “folle”. Non lo sapremo mai perché non c'èda nessuna parte, è un'invenzione tra le tante.

§

La Chiesa come la SpectreNel libro manca anche la parte finale di quella terza puntata

dell’inchiesta, dove Maltese ammetterà di essersi lasciato pren-dere la mano. La tirata ideologica è formidabile. Scrive di“quattro miliardi” (quattro?) di otto per mille che “in parte piùcospicua” vanno “dentro una macchina di potere che influenzae condiziona l'economia, la politica, la vita democratica e avolte l'esercizio dei diritti costituzionali, fra i quali la libertà distampa”. Sembra l’agente 007 mentre descrive la Spectre, macon livore, senza l’amabile ironia di James Bond.

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“Si tratta di una iniziativa personale che non ha alcun ricono-scimento ufficiale”. Dov’è la “benedizione”? Il sito si limita ariprodurre quattro articoli del 28 agosto 2007 relativi al voloMistral. Uno solo, dell’Eco di Bergamo, tira in ballo Moggi. Glialtri tre no. Uno è anonimo. Uno è del Giornale. L’ultimo, sor-presa, è firmato da Orazio La Rocca, vaticanista di Repubblica,che alla partenza del volo c’era. Lui. Non c’erano invece néMoggi né il rettore della Lateranense che avrebbe benedetto ilviaggio. Maltese farà bene a mettersi d’accordo con il collegadel suo stesso giornale. Se non basta, potrà leggersi la cronacadi Virginia Piccolillo dell’autorevole Corriere della sera: Moggiera mescolato tra migliaia di pellegrini, nella basilica a Lourdes,mentre Ruini celebrava. Tutto qui. Grande giornalismo d’in-chiesta, davvero. Queste notizie le trova un bambino in cinqueminuti.

§

…e i benedettini a cinque stelleOrdunque, tutti alla “splendida Abbazia di Chiaravalle alle

porte di Milano: costa 300 euro, ma è un cinque stelle a tutti glieffetti”. L’inchiesta la addita senza tema di smentita come unadelle lussuose strutture alberghiere della Chiesa che evadono l’Icie fanno concorrenza sleale, insomma frodano l’Italia e gli italiani.Bene, ci dicemmo allora, andiamoci. L’impavido cronista control-la sempre di persona le notizie. L’Abbazia di Chiaravalle, nei pres-si di San Giuliano Milanese, in effetti ha una foresteria, per i pel-legrini che vogliano condividere qualche giornata con i monaci.Sette camerette con letto, lavandino e armadietto. Pensione com-pleta: 30 euro al giorno, “ma se uno è in difficoltà – spiegano i

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Il fantasma di Luciano Moggi…Cominciamo da una notizia, falsa, in fondo marginale. Ma

utile a comprendere come siano stati costruiti l’inchiesta e illibro. Maltese, nonostante le smentite (Repubblica esce con laquinta puntata dell’inchiesta il 10 novembre 2007, Avvenirereplica il giorno dopo), nel libro insiste: il 27 agosto, sul voloMistral da Roma a Lourdes, al pellegrinaggio dell’OperaRomana Pellegrinaggi (Orp), con il cardinale Ruini c’era anche“l’invitato Luciano Moggi”. Moggi non c’era, andò a Lourdesper i fatti suoi quale privato cittadino, come peraltro lo stessoamministratore dell’Orp, padre Caesar Atuire, ribadirà in un’in-tervista concessa a Maltese stesso. Maltese ha letto Avvenire,infatti corregge un dettaglio (il Boeing è 737-300, non 707-200). Ma non demorde: la fonte è il “blog di papa Ratzinger,ufficioso ma benedetto dal Santo Padre”. Quanto poi allaMistral, leggendo Maltese sembra sia l’unica compagnia di cuisi serve l’Orp. In realtà il partner principale dell’Orp è l’Alitalia,che però da sola non basta a garantire tutti i voli necessari. Cosìl’Orp ricorre anche ad AirOne, El Al (per Israele), Sirian Airline(Siria), Air Jordan (Giordania), Lot (Polonia), Aeroflot (Russia),Tap (Portogallo).

§

...Il mitico blog di Papa Ratzinger...Papa Ratzinger ha un suo blog? Dove dialoga con i fedeli?

Uno scoop tanto formidabile merita una rapida indagine. Ineffetti esiste un “Papa Ratzinger blog” (inserite queste tre paro-le su un qualsiasi motore di ricerca e lo troverete), tenuto da unafedele cattolica, che però sotto la testata si affretta a precisare:

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benedettini, sbalorditi per tanto interesse – può darci anche dimeno”. Trecento, trenta… uno zero e cinque stelle di troppo, e chesaranno mai?

Probabilmente è la cantonata più gustosa dell’intera inchiesta,della serie “non ci posso credere”, roba degna di “Paperissima”. Ilettori di Repubblica, inutile dirlo, sono ancora convinti chel’Abbazia di Chiaravalle sia un’astuta operazione commerciale dei

benedettini truffaldini. Nel libro,però, pudicamente la clamorosanotizia scompare. E perché mai?Rimangono invece, a pagina 84,gli altri esempi di turismo reli-gioso extra lusso, come “le cele-bri Orsoline di Cortina e il mona-stero di Camaldoli nell’aretino,mete di turismo intellettuale, cul-turale e politico d’alto bordo”.Quella delle “celebri Orsoline” èin realtà una scuola. D’estatevengono messe a disposizione lestanze delle studentesse: 80 europensione completa in alta stagio-ne, sconti per famiglie, i bambinipagano la metà. Tutte informa-

zioni che Maltese non riporta, anche se le ha a disposizione suAvvenire e potrebbe controllarle con una telefonata a Cortina. PerCamaldoli ci piace lasciare la risposta ai camaldolesi, agli studen-ti della Fuci ma soprattutto alla tanta gente normale, di bordo medioe perfino basso, ospitata nelle cellette, che spartane è dir poco.

Il turismo paga le tasseIl tema del turismo religioso s’incrocia con quello dell’Ici.

Non è vero che l'attività turistica gestita dall'Orp o da altre orga-nizzazioni analoghe “è in larga parte esentasse”. È vero semmaiil contrario: il turismo religioso costituisce una risorsa econo-mica di grande importanza per il Paese, crea posti di lavoro evalorizza il nostro patrimonio storico-artistico, pagando Iva eIrap, come tutti. La Chiesa, sembra di capire, non può svolgereattività turistiche. Ma perché mai, se rispetta la legge e se pagatutto quello che c'è da pagare, consentendo a chi lo desidera diarricchirsi spiritualmente e culturalmente?

§

Demolite le chiese!A un certo punto Maltese stigmatizza quello che a lui pare un

eccesso di spese (pagina 78): “Chiese, conventi e monasteri sisvuotano e mantenerli costa sempre di più”. Che fare? Malteseelogia il sistema transalpino: “In Francia, alcuni sindaci comin-ciano a ricorrere alle ruspe per risolvere la questione, sull’e-sempio di un villaggio della Loira, Valanjou, dove con voto una-nime della giunta è stata abbattuta una delle tre chiese. Come haspiegato il sindaco Bernard Briondeau a Le Monde del 12 set-tembre 2007: «Abbiamo tre chiese per duemila abitanti e ilrestauro di ciascuna costa ogni anno 12 mila euro. Non abbiamopiù soldi per le scuole, che cosa avremmo dovuto fare?». Maprovate a immaginare che cosa accadrebbe in Italia, se unagiunta decidesse di seguire l’esempio di Valanjou”. Accadrebbe– ed è stupefacente che Maltese lo ignori o, se lo sa, non lo scri-va – di dover rilevare che nessun Comune ha il potere di deci-

L’Abbazia diChiaravalle, nei pressidi San GiulianoMilanese, in effetti hauna foresteria, per ipellegrini che voglianocondividere qualchegiornata con i monaci.Sette camerette conletto, lavandino earmadietto. Pensionecompleta: 30 euro algiorno

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Monasteri? Un tempoMa non basta. Nel suo superficiale copia-incolla, Maltese

cita il Sole 24 Ore (nell’inchiesta; nel libro il quotidiano dellaConfindustria sparisce), che parla di “un centinaio di alberghientrati nel network Condè-Nast Relais & Chateaux o LeadingHotel of the world”. Tralascia di precisare che la gran parte diessi sono ex monasteri, venduti a privati, con i quali la Chiesanon c’entra più nulla. Scrive di un finanziamento statale di 10milioni di euro per la Via Francigena, di cui però pressochéniente va alla Chiesa. Afferma che i 3.500 miliardi di lire versa-ti alla Chiesa per il Giubileo sono serviti “in buona parte a rior-ganizzare la rete di accoglienza turistica”. Falso: in buonissimaparte sono serviti a ristrutturare chiese e abbazie e altri luoghi diculto; alle strutture di accoglienza è andata una parte minima.

Dov’è finito padre Caesar Atuire?Singolare è il destino assegnato da Curzio Maltese a padre

Caesar Atuire, amministratore delegato dell’Orp. Il 28 novem-bre 2007 su Repubblica gli dedica l’intera settima puntata dellasua inchiesta. Una lunghissima intervista con una presentazionedel personaggio che lusinghiera è dir poco. Nel libro, a pagina81, Maltese conferma: padre Atuire è “una delle molte proveviventi del sistema rigorosamente meritocratico della strutturacattolica. Originario del Ghana, con alle spalle studi diIngegneria a Londra e di Filosofia in Germania, conoscitore diuna dozzina di lingue, coltissimo e dinamico, padre Atuire è inpratica il ministro per il Turismo del Vaticano. E sarebbe anchel’ideale ministro per il Turismo per l’Italia, se soltanto l’exprima potenza turistica del mondo contemplasse questo dicaste-ro”. A questo punto pensi: adesso segue la riproposizione inte-

dere di demolire ciò che non è suo. LoStato francese invece è proprietario ditutti gli edifici di culto costruiti primadel 1905. Sono suoi, quindi se li puòrestaurare (a sue spese) o demolire.

Da notare la falsa alternativa: o ilrestauro di una chiesa inutile o i bambi-ni restano senza scuola. La Chiesa, inaltri termini, sottrarrebbe risorseall’Istruzione. Invece è vero il contra-rio: grazie alle scuole parificate, i catto-lici fanno risparmiare allo Stato italiano6 miliardi di euro all’anno (stime

dell’Agesc). E poi quante sono le chiese non parrocchiali chenegli ultimi decenni per essere salvate dal definitivo degradosono state anche in Italia cedute a enti pubblici, istituzionisociali o fondazioni private perché vi facciano attività cultu-rale?

§

Fatima o Lourdes, tutto fa brodoSe nel passaggio dall’inchiesta al libro alcune cantonate

spariscono, altre resistono stolidamente. Il 2008, secondoMaltese, sarà il “centocinquantesimo anniversario dell’appari-zione di Fatima”: no, di Lourdes. Per quest’anno ci sarebbe “laprevisione di arrivare a 150 mila” pellegrini italiani verso isantuari europei e la Terra Santa, contro i 50 mila attuali: “pre-visione” fatta da chi? Qual è la fonte? Se è una fantasia diRepubblica, non resta da augurarsi che si avveri…

Grazie allescuoleparificate, i cattolici fannorisparmiare allo Statoitaliano 6miliardi di euroall’anno (stimedell’Agesc)

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grale dell’intervista, a partire dalla smentita sul caso Moggi(“Era a Lourdes ma nego che fosse sul volo inaugurale diMistral Air e quindi, tanto meno, un testimonial”: testuale dal-l’intervista), fino alla confortante affermazione finale (“Persecoli laici e cattolici hanno dialogato. Io sono favorevole alrecupero delle vie dei pellegrini, non delle crociate”); oppure mirisveglio ed è stato tutto un sogno. Appunto. Della lunga inter-vista, che durante l’inchiesta giornalistica era stata una sorta diatto unico riparatore nei confronti della Chiesa, nel libro rima-ne una riga, una sola miserabile riga a pagina 84: “L’Opera nonchiede un atto di fede”. Fine. Il resto, censurato.

§

La sparizione del Bambin GesùSpariti, nel libro, anche gli schizzi di fango gettati

sull’Ospedale Bambin Gesù di Roma, una struttura a serviziodei bambini che ci invidia tutto il mondo, il quale – scrivevaMaltese il 10 novembre 2007 – “riceve numerosi finanziamentidallo Stato e della Regione Lazio”, senza che essi possano“rivedere gli accordi perché ogni modifica deve essere trattatadirettamente dal ministro degli esteri con il Vaticano”. Falso: traBambin Gesù e Regione Lazio esiste una normale convenzionebilaterale, con precisi diritti e doveri, che viene rivista periodi-camente. Doveri: il Bambin Gesù è un’organizzazione seria cheelargisce prestazioni di altissima qualità di cui si avvalgonobambini di tutta Italia, e anche d’Europa. Inutile dirlo: se la falsaaffermazione svanisce nel libro, mai ha avuto rettifica alcuna suRepubblica.

UN’ORA CHE VALE UN MILIARDO

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L’Irc come elemosina di StatoIl titolo completo, il 24 ottobre 2007 su Repubblica, era com-

posto da due frasi su due righe: “Religione, il dogma in aula.Un’ora che vale un miliardo”. Nel libro è considerata più succosala seconda. L’ora in questione è l’Irc, l’ora di insegnamento dellareligione cattolica: “L’ora facoltativa di religione – scrive Maltesea pagina 92 del libro – costa ai contribuenti italiani circa un miliar-do di euro all’anno. È la seconda voce di finanziamento direttodello Stato alla confessione cattolica”. Diretto: ci eravamo dimen-ticati che per Maltese l’otto per mille è una forma di finanziamen-to diretto, anche se è oggettivamente indiretto, visto che tutto èlasciato alla determinazione dei contribuenti che potrebbero anchenon destinare un solo euro alla Chiesa. Il “finanziamento diretto”numero due consisterebbe negli stipendi dati a professionisti lau-reati e diplomati, nell’85 per cento dei casi laici. Per Maltese, per-sonale ecclesiastico.

Denaro buttato perché, per Maltese, l’Irc non serve a nulla, senon a rimpinguare la Chiesa, “un altro miliardo di obolo di Statoa san Pietro”, come sentenzia nell’ultima riga dell’articolo suRepubblica, espressione che non si trova più nel libro. Forseanch’egli ha ritenuto eccessivo equiparare lo stipendio degli inse-gnanti a un’elemosina? Resta il fatto che l’Irc non servirebbe anulla. A questa tesi sbrigativa e grossolana va piegata la realtà, consupremo disprezzo degli insegnanti di religione e degli oltre novestudenti su dieci che nelle scuole statali seguono le loro lezioni, edinsinuando che l’Italia sia un’anomalia in Europa, mentre invece èl’esatto contrario; soltanto in Francia, Bielorussia e Bulgaria nonesiste insegnamento della religione, e ovunque lo stesso insegna-mento è realizzato in collaborazione con le Chiese.

I programmi ci sono“Uno strano ibrido di animazione sociale e vaghi concetti etici

destinati a rimanere nella testa degli studenti forse lo spazio di unmattino. Pochi cenni sulla Bibbia, quasi mai letta – anche perché,come si divertiva a notare tanti anni fa l’Umberto Eco di DiarioMinimo, il racconto grondante sesso e violenza è in definitivaassai poco adatto all’infanzia. Al massimo, qualche breve e reti-cente riassunto di storia della religione”. Questa è l’ora di religio-ne secondo Maltese (pagine 93-94). L’inciso con Umberto Eco, incorsivo, è un’aggiunta rispetto all’inchiesta. Lo stesso Eco, proba-bilmente, spiegherebbe cheparlava per paradosso.D’altronde – mi sia consentitoun ricordo personale – inprima media, nel 1966, l’unicolibro di testo preteso dall’inse-gnante di religione, un pretetrentenne, fu per l’appunto laBibbia, ed è evidente che fosseun modo per metterla in manoa noi e, indirettamente, ancheai nostri genitori. In realtà iprogrammi - Osa, obiettivi specifici di apprendimento - ci sono,come per ogni disciplina. Se un docente li ignora, è un cattivodocente. Ma se un insegnante di matematica dovesse insegnarmale, concluderemmo che la matematica è da abolire? Repubblicastessa poi si contraddiceva pesantemente, quando nel titolo sen-tenziava: “Religione, il dogma in aula”. Quale dogma, se son solochiacchiere?

Soltanto in Francia,Bielorussia e Bulgaria

non esiste insegnamentodella religione, e

ovunque lo stessoinsegnamento è

realizzato incollaborazione con le

Chiese

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Che cosa dice il ConcordatoMaltese evita di spiegare l’origine dell’attuale Irc: gli Accordi

concordatari del 1984, che definiscono in positivo, secondo un’i-dea inclusiva di laicità, i rapporti traChiesa e Stato, non in concorrenza oin conflitto, ma collaboranti: “LaRepubblica Italiana, riconoscendo ilvalore della cultura religiosa e tenen-do conto che i principi del cattolice-simo fanno parte del patrimonio sto-rico del popolo italiano, continueràad assicurare, nel quadro delle finali-tà della scuola, l’insegnamento dellareligione cattolica nelle scuole pub-bliche non universitarie di ogni ordi-ne e grado. Nel rispetto della libertàdi coscienza e della responsabilitàeducativa dei genitori, è garantito aciascuno il diritto di scegliere seavvalersi o non avvalersi di dettoinsegnamento”. Un testo improntatoal buon senso. Il resto sono giochi diparole. Scrive Maltese (pagina 92):“L’ora di religione è un insegnamen-

to facoltativo e come tale non dovrebbe prevedere docenti diruolo”. Dell’Irc gli studenti, tramite i genitori se minorenni, hannofacoltà di avvalersi o meno; ma le scuole hanno l’obbligo, non la“facoltà”, di assicurarlo. Viene poi insinuato che a un insegnanteseparato verrebbe ritirata l’idoneità. Sciocchezze: i separati acce-

dono ai sacramenti, e non possono invece insegnare religione? Idivorziati risposati no, non insegnano; ma lo sanno e i patti sonochiari fin dall’inizio.

§

Irc e fantasieMaltese (pagina 96) afferma con sicurezza che la Cei chiede

(e lo Stato l’accontenta) “che l’ora di religione sia sempre inse-rita a metà mattinata e mai all’inizio o alla fine delle lezioni,come sarebbe ovvio per un insegnamento facoltativo”.Naturalmente non cita la fonte - quando mai la Cei avrebbechiesto una cosa simile? - perché non esiste. Sono fantasie, tral’altro impossibili da realizzare.

Semmai è accaduto il contrario: alcuni istituti, su loro inizia-tiva, hanno cercato di mettere l’ora all’inizio o alla fine, perfavorire l’uscita degli studenti dalla scuola in anticipo o il loroingresso ritardato, liberandosi dell’onere di istituire un’oraalternativa. Impossibile. Basta usare la logica. Di media, uninsegnante ha 16 ore alla settimana; in cinque giorni, neanche ilcomputer della Nasa riuscirebbe ad assegnargli soltanto secon-de, terze e quarte ore; e il 73,9 per cento insegna 18 o più ore.Falso è poi che la Cei boicotti le attività alternative. Tutto il con-trario, come già emergeva nel convegno nazionale del 1995,presente l’allora ministro Berlinguer.

§

Se il 91,2 per cento vi sembra pocoRepubblica non indica la fonte delle tabelle pubblicate il 24

ottobre 2004 a pagina 39, anche se leggendo il lungo articolo si

Gli stipendi agliinsegnanti sono“un miliardo allaChiesa”? Chissàche cosa ne pensal’85 per cento diinsegnanti laici, tracui il 57 donne e il28 uomini. Cittadinie lavoratori conregolari titoli distudio. I soldivanno alle famigliedegli insegnanti,non ai vescovi o aimonsignori di curia

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intuisce che è la stessa Cei. Ma i numeri vanno spiegati. Adesempio gli avvalentesi dell’Irc: in totale, nel 2006-07 erano il91,2 per cento, media tra il 94,6 delle primarie e l’84,6 dellesecondarie di secondo grado. Sono in calo, gongolava il quoti-diano romano. Ma di quanto? Nel 1993-94 erano il 93,5: un’o-scillazione minima. E comunque è una stima compiuta monito-rando l’83,5 per cento degli alunni (6.554.562 su un totale di7.681.536). I dati del Nord sono quasi al completo (98,4), assaimeno al Sud (77,5), dove la rinuncia all’Irc è molto più bassa(appena l’1,6, contro il 14,1 del nord). Quindi la stima è sicura-mente per difetto.

§

Insegnanti quasi tutti laiciGli stipendi agli insegnanti sono “un miliardo alla Chiesa”?

Chissà che cosa ne pensa l’85 per cento di insegnanti laici, tracui il 57 donne e il 28 uomini. Cittadini e lavoratori con regola-ri titoli di studio. I soldi vanno alle famiglie degli insegnanti,non ai vescovi o ai monsignori di curia. È l’ennesima contrad-dizione di chi rimprovera alla Chiesa di non adeguarsiall’Europa (coppie di fatto, fecondazione artificiale, eccetera).Ebbene, nel caso dell’Irc è invece adeguatissima. Ed è l’ennesi-mo infortunio di chi, per faciloneria o disprezzo, riusciva a sba-gliare perfino il cognome di Giovanni Paolo II: si scriveWojtyla, non Woytjla. Accadeva in ottobre su Repubblica. Inmaggio con Feltrinelli l’ortografia si sistema, almeno quella.

LA CARITÀ

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Che fine ha fatto Sebastiani?Il 17 dicembre 2007, a pochi giorni da Natale, l’inchiesta di

Repubblica si chiudeva con una puntata dedicata alla carità.Non priva di polemica, ma senza le perfidie delle prime punta-

te. Tanto da farci commentare:cattolici e laici, credenti emiscredenti, è proprio vero chea Natale si diventa tutti piùbuoni. La carità è il tratto distin-tivo dei cristiani di ogni deno-minazione da venti secoli, mava bene lo stesso. Repubblicadava la parola a Giuseppe DeRita e a don Luigi Ciotti. Nonsolo: generosamente, concedevaun’intera colonna al vaticanistaOrazio La Rocca che intervista-va il cardinale SergioSebastiani, presidente dellaPrefettura per gli Affari econo-mici della Santa Sede, quel“Vaticano” tirato in ballo tante

volte, quasi sempre a sproposito, al quale finalmente si conce-deva il diritto di replica. Quell’ultima puntata ricordava l’im-pegno per i poveri e gli immigrati, la presenza nelle periferiepiù degradate, la tenacia con cui la Chiesa sa restare a serviziodella gente anche là dove gli altri scappano o latitano. Davveroun buon Natale.

Il taglio del De RitaTroppo buono per essere vero. Nel libro, Sebastiani scompa-

re. Le sue affermazioni potevano essere ricuperate, magari percontestarle… macché, il “ministro dell’economia del Vaticano”è irrisorio. Ma accadono altre cose strane. Una riguardaGiuseppe De Rita. Maltese, quel 17 dicembre, ne riporta alcunefrasi tra virgolette. Non ci dice, e quindi ignoriamo, se si trat-tasse di una conversazione in esclusiva o di brani estrapolati daun libro, da una conferenza, da altra intervista, insomma mate-riale d’archivio. Parlando della “supplenza del clero”, De Ritasi esprimeva così: “È vero che la religione cattolica in quantotale è in crisi. Le scelte individuali ormai prevaricano le indica-zioni dei vescovi. La vera forza della chiesa non sta nel suoaspetto pubblico, mediatico, politico, ma nell’essere rimasta l’u-nica organizzazione con un forte radicamento nei territori e unapratica sociale quotidiana. Una pratica di solidarietà che moltilaici non hanno, me compreso. La chiesa di Ruini è un altro dis-corso”. Le due frasi in corsivo nel libro, a pagina 141, non cisono più. Perché?

In effetti, la battuta su Ruini era poco comprensibile, ma èpossibile che Maltese, così disinvolto, si sia censurato? O forseDe Rita ha chiesto di eliminare un pensiero che non gli appar-tiene? Poiché Maltese quasi mai cita la fonte dei suoi virgolet-tati, e non ha mai risposto neppure a una sola delle nostredomande, sarà molto difficile sciogliere l’arcano.

§

Carità e guerre di religioneNel libro ci sono pochissimi tagli e molte aggiunte. La più

A prescindere. Icristiani facevanoospedali e scuole,organizzavano mensee ricoveri,soccorrevano vedovee orfani prima dellaRepubblica, primadel Regno, fin daquando l’Italia eradavvero una"poltiglia", nel sensoche non esisteva senon come vaga idea

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significativa è nel finale. Presentando gli impegni, largamentedisattesi, del mondo occidentale e dell’Italia in particolare neiconfronti dei paesi poveri, Maltese scrive (pagina 143): “Igoverni occidentali si ritiravano in ordine sparso dalla frontieradella lotta alla fame e alla povertà. Lasciando il campo libero inAfrica e Asia alle confessioni religiose, Islam e cattolicesimo, ascuole coraniche e missioni. Non è certo essenziale sapere inquale dio credono la donna o l’uomo che curano un bambino, losfamano, gli insegnano a leggere e a scrivere, ma non bisognadimenticare che per la dottrina cattolica e per la musulmana l’a-zione sociale è secondaria rispetto all’indottrinamento”. Questo,ancora una volta, è il catechismo secondo Maltese. La carità,che spinge anche all’impegno sociale, non è affatto secondariama è l’essenza del cristianesimo. Per un cristiano è il primomodo in cui testimoniare l’amore di Cristo. Il termine “indottri-namento”, poi, suona offensivo. Ma che dire del seguito delragionamento di Maltese? “Il rovescio della medaglia del ritor-no alla fede nei paesi poveri è il moltiplicarsi delle guerre direligione”. E se si ammazzano è comunque colpa dei cristiani.

§

La carità è anticaAlla fine del capitolo rimane almeno un dubbio. Che cos’è la

carità, e perché i cristiani la praticano? Secondo Maltese, esiste“un tacito patto: mentre la mano pubblica smantella il Welfare,quella vaticana tappa le falle più evidenti”. La Chiesa croceros-sina e tappabuchi fa comodo, insomma. I volontari della Caritassospirano: il Vaticano qui in parrocchia? Alla mensa? Allacomunità terapeutica? Per certa propaganda, “Vaticano” è sino-

nimo di “cattolico”: la Cei è Vaticano, l’otto per mille va alVaticano, insomma siamo tutti guardie svizzere. “Così la Chiesasostituisce lo Stato”, era il titolone di Repubblica. Il primo cri-stiano a fare la carità quotidiana, “sostituendosi allo Stato”, fu –perdonateci la battuta – san Pietro. I cristiani proseguono quel-l’opera, in modo imperfetto, come ne sono capaci, senza sosti-tuirsi a nessuno e senza alcun patto tacito. A prescindere. I cri-stiani facevano ospedali e scuole, organizzavano mense e rico-veri, soccorrevano vedove e orfani prima della Repubblica,prima del Regno, fin da quando l’Italia era davvero una “polti-glia”, nel senso che non esisteva se non come vaga idea.

§

Potere o servizio?Se un patto c’è, poi, non è tacito ma palese. È la premessa del

tanto vituperato Accordo concordatario del 1984, là dove nelprimo articolo Stato e Chiesa affermano di voler collaborareavendo a cuore entrambi un solo bene, il bene del Paese.Collaborare, non competere. La Chiesa e i cristiani in Italia sonoriconosciuti come una risorsa, non come un ostacolo da rimuo-vere o un fastidio da sopportare.

Se già fanno (abbastanza) bene ciò che fanno da secoli, ossiaospedali, scuole, comunità, mense…, perché hanno affinato unaparticolare sensibilità che li fa entrare in immediata sintonia coni bisogni reali della società, uno Stato che persegue il bene deicittadini mette quei cristiani nelle condizioni di operare in liber-tà. Perché ci crede; perché gli conviene.

Se però il rapporto non è concepito per quello che è e dev’es-sere, stando alla lettera e all’intenzione dell’Accordo, ossia di

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PER CONCLUDERE

stima e collaborazione, ma l’unica chiave di lettura è il puro esemplice potere, allora anche le mense e le comunità terapeuti-che, in quest’ottica ideologica, possono essere interpretate comeuna strategia vaticana (sic) di occupazione del territorio.

Potere e ideologia spingono a “misurare” la “forza” cattolicain termini di voti. Secondo Repubblica, “l’elettorato cattolico”vale tra il 6 e l’8 per cento. Perché non l’1, perché non il 99? Icattolici italiani soldatini disciplinati, i vescovi generali obbe-dienti alla direttive vaticane… Obbedienti sì, ma a Gesù Cristo(e mai abbastanza). Da qui nasce la carità (mai abbastanza purelei). Questo è il grano. Il resto è pula.

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Le ultime pagine del libro di Curzio Maltese confermano l’im-pressione iniziale: i veri obiettivi sono l’abolizione delConcordato; l’esclusione della Chiesa cattolica italiana dal dibat-tito pubblico; l’emarginazione sociale della comunità dei creden-ti. Per chi, come noi, crede invece in una comunità cristiana parteintegrante del Paese, al quale offre liberamente il suo contributodi idee e opere nel rispetto delle regole democratiche e per la cre-scita dell’intero corpo sociale in vista del bene comune, non sem-bra esserci spazio.

Lo si capisce da subito. Il capitolo si apre con un’altra arditasintesi storica: “L’Unità d’Italia si è realizzata in buona misuracontro la Chiesa cattolica. Non avrebbe potuto essere altrimenti”.

Ci piacerebbe conoscere il parere degli storici, gli stessi checollaborano a Repubblica. Poteva essere altrimenti, eccome. Nonlo è stato per tanti motivi, imputabili a troppe rigidità sia degli uniche degli altri. E che non sia accaduto non è stato un bene per ilPaese. Ma Maltese prosegue: “Sarebbe ora di sfatare il mitosecondo il quale l’Unità d’Italia si sarebbe tradotta in un dannomateriale enorme per la Chiesa. Un mito usato da Oltretevere peralimentare sensi di colpa e autorizzare la “questua”. Al contrario,lo Stato italiano ha rappresentato in quasi centoquarant’anni laprincipale fonte di arricchimento della casta ecclesiastica”.Cogliete vaghi accenti anticlericali? Un furore ottocentesco? Uneccesso di – chiamiamolo – zelo laicista? Difatti non di inchiestatrattasi, ma di pamphlet, un genere letterario a modo suo nobile,così come l’anticlericalismo vanta, nella sua tradizione, nobilissi-mi e illustrissimi nomi. Dov’è lo scandalo? Eppure Maltese negae negherà tenacemente di essere anticlericale. Il suo libro non loè. Lo scrive almeno due volte. All’inizio, a pagina 30: “Non è un

libro anticlericale”. E alla fine, a pagina 153: “Mi sono concen-trato sull’aspetto concreto, sulla “roba”, perché credo che stia quiil cuore del problema, il nodo da sciogliere. È stato anche unmodo per non cadere nell’ideologia, nell’anticlericalismo”. Unascusa non richiesta replicata due volte vorrà dire qualcosa? Nelleintenzioni, nell’animo, nella coscienza di Curzio Maltese (e dichiunque altro) non ci azzardiamo a frugare.

Ci limitiamo ai fatti. Maltese ha due collaboratori che firma-no con lui il libro in copertina e venivano ricordati al termine diogni puntata dell’inchiesta. Sono Carlo Pontesilli, fiscalista,“esperto di privilegi ecclesiastici”; e Maurizio Turco, leader radi-cale e “segretario dell’associazione www.anticlericale.net”.Almeno lui lo ammette lealmente: sono anticlericale. E sono ilprincipale suggeritore di Maltese.

A noi piace giocare a carte scoperte, secondo le buone regoledella democrazia: tutti hanno diritto di esprimersi, e quandooccorre prendere una decisione, la maggioranza è sovrana. Nonsono le idee, anche quelle più duramente anticlericali, a preoccu-pare. È il gioco con le carte coperte e truccate. È la piccola o gran-de falsità o omissione, mai ammessa anche quando è smaschera-ta. È la volontà di dialogare dichiarata da chi poi non ti ascolta equindi non ti risponde. Così non funziona.

Nessun sistema è perfetto, neppure uno buono come l’otto permille. E nessuno è esente da errori. Per questo di tutto, assoluta-mente di tutto si può discutere. Ma questo libro non costruiscedialogo, piuttosto sparge a piene mani antichi veleni. Per questo,solo per questo è un’occasione mancata.

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LA CAMPAGNA

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Gli spot di AugiasLa vicenda non finisce certo qui, con l’esaurimento delle

sette puntate dell’inchiesta e l’uscita in libreria del libro. Nonoccorre aver letto l’Arte della guerra di Sun Tzu per riconosce-re che è in atto, in questo preciso momento, una vera, piccolacampagna. Maltese ha sempre potuto contare, tra gli altri, sul-l’appoggio di Corrado Augias. Già nel 2007 provvede a rilan-ciare i temi dell’inchiesta nella sua rubrica “Lettere & commen-ti” su Repubblica. Il 30 ottobre, ad esempio, replica a due lette-re di protesta per la distorta immagine di Chiesa che emerge dal-l’inchiesta di Maltese.

Nella prima Cedran Monti, che si definisce non praticante,obietta: “Trovo ingiusto e impopolare presentare la Chiesacome una multinazionale del danaro e dare l’impressione che loStato spenda cifre esorbitanti per finanziarla. Quanto lo Statoitaliano spenderebbe se dovesse provvedere ai bisogni di tantapovera gente che la Chiesa aiuta con la sua assistenza?”.

Nella seconda Claudia Politano, “mamma di due bambini”,dice di aver “letto con fastidio” la puntata sull’Irc. Augias repli-ca riproducendo alla lettera le tesi di Maltese. Definisce “per-verso” l’otto per mille; ripete che alle opere di bene “va solo il20 per cento del gettito, mentre il restante 80 va in autofinan-ziamento”, come se i preti che animano, tra l’altro, la carità fos-sero burocrati incaricati di far funzionare la “macchina” Chiesa;e conclude che “il meccanismo finanziario ha ridotto la Chiesaun organismo dove ormai si obbedisce in silenzio. Assai lonta-na la vitalità della Chiesa di Giovanni XXIII”. Pura e sempliceazione di supporto fatta di luoghi comuni, senza alcun contribu-to originale.

Augias partecipa con entusiasmo anche al lancio del librodedicandogli ben due puntate della sua rubrica. Il 21 maggioscorso due lettori forniscono cortesi assist, entrambi contenentiinformazioni errate. Alessandro Giacomini giudica non demo-cratico il meccanismo dell’otto per mille: “Sono obbligato a fareuna scelta perché non facendola destinerei il mio gettito ad unacomunità religiosa”. Il “mio”? Com’è arcinoto, non si destinal’otto per mille del proprio gettito Irpef, ma chi lo desidera par-tecipa all’assegnazione dell’otto per mille complessivo, di tuttie non necessariamente ad una comunità religiosa, poiché tra ledestinazioni c’è anche lo Stato. Marcella Maestranzi si lamentainvece che gli spot della Chiesa facciano intendere che il getti-to vada a opere caritatevoli. Sarà forse una sua impressione,però sbagliata, perché gli spot presentano tutte le destinazioni,com’è agevolmente verificabile.

Augias non verifica non bel niente ma si limita a lanciare illibro dell’amico: “Traggo i dati che cito dal libro appena uscitodi Curzio Maltese La questua”. La Chiesa “costa molto, costapiù della casta politica”. Eccetera, con le cose che già sappiamo.

Un cortese spot. Una settimana dopo, il 28 maggio, nuovalettera critica di Angiolina Bevilacqua su otto per mille e con-grua, che per Augias era “una specie di stipendio che lo Statopassava ai preti sulla base del vecchio Concordato del 1929”. Il2 giugno, sul Corriere, Sergio Romano scriverà qualcosa dicompletamente diverso: “La congrua non ebbe alcuna partenella trattativa (per il Concordato, ndr) per la semplice ragioneche lo Stato aveva cominciato a pagarla, di sua iniziativa, moltianni prima”. Ma questa è un’altra storia.

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Un’incursione a Primapagina (Radio3)Sergio Romano conduce la rassegna stampa di Radio3,

Primapagina, la settimana dal 28 aprile al 4 maggio scorsi.Sabato 3 maggio, verso la fine del programma, la redazionepassa la telefonata di un ascoltatore di Bologna, Lucio. Il suointervento e la replica di Romano sono trascritti alla lettera.

Lucio: “Non abbiamo saputo nulla sul bilancio del Vaticano.Ora, noi al Vaticano diamo l’equivalente di una mezzaFinanziaria tutti gli anni, e noi credenti non abbiamo nessunapossibilità di sapere come vengano spesi questi soldi. Possonomagari essere spesi per gli avvocati dei preti pedofili inAmerica, chi lo sa. Noi avremmo bisogno di questa trasparenza,come fanno i Valdesi e come fa Buckingham Palace”.

Sergio Romano: “Soldi che noi diamo al Vaticano… Beh,mezza Finanziaria no. L’otto per mille viene quantificato sol-tanto tre, quattro, cinque anni dopo dal Ministero delle Finanze,quindi è un dato su cui paradossalmente non c’è molta traspa-renza neppure al vertice dello Stato italiano. Li diamo allaChiesa cattolica e la Santa Sede è uno Stato, con il diritto di noncomunicare a noi il proprio bilancio. Ma lei ha ragione quandosostiene che su quell’otto per mille dovrebbe esserci maggiorepubblicità. Se i contribuenti italiani utilizzano una parte del lororeddito per sovvenzionare la Chiesa cattolica, dovrebbero avereanche notizie sul modo in cui questo denaro è stato utilizzato.Non credo che vada a favore dei preti pedofili, però ho l’im-pressione – così almeno è stato detto negli ultimi anni – che siaservito, ad esempio, per finanziare certe campagne che in quelmomento alla Chiesa stavano a cuore, come per esempio lafecondazione assistita; o a risolvere i problemi di alcuni giorna-

li pubblicati dalle diocesi e che avevano bisogno di essere soste-nuti finanziariamente. Ebbene, se questo è stato fatto, abbiamoil diritto di saperlo”.

Avete la sensazione di aver già letto da qualche parte nonsolo gli argomenti, ma le precise espressioni (“mezzaFinanziaria”) di Lucio? Già. Niente ci autorizza a pensare che sitratti di un’incursione preordinata. Ma la coincidenza con l’u-scita del libro è curiosa. Tutto legittimo, s’intende. Il giornodopo su Avvenire, a pagina 2, nel trascrivere il dialogo per for-nire a tutti una documentazione seria, non approssimativa, esor-divamo così: “La Cei confusa con la Santa Sede; a cui andreb-bero i fondi dell’otto per mille; che potrebbero servire a pagaregli avvocati dei preti pedofili; fondi sui quale non c’è trasparen-za perché non si sa esattamente che fine facciano, mentre noiitaliani abbiamo il diritto di saperlo. La disinformazia anticleri-cale rialza prepotente il capoccione bolso, e stavolta dove menote l’aspetti: a Primapagina, la rassegna stampa mattutina diRadio 3, condotta dal fior fiore del giornalismo nostrano. Ieriera al microfono Sergio Romano, prestigioso editorialista delCorriere, che fino a quel momento aveva condotto in modoimpeccabile”.

Come vedremo tra pochissimo, non abbiamo pressoché nullada rimproverare a Romano. Sveliamo un piccolo segreto.Ascolto Primapagina non solo per piacere ma anche per dovere,poiché da più di due anni la recensisco ogni domenica suAvvenire. Di fronte a palesi infortuni di colleghi noti per laserietà, mi capita di inviare una email cortese al conduttore.

È quello che feci quel sabato con Sergio Romano, che la mat-tina successiva avrebbe dato ampio spazio al fondo di Avvenire,

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sia pure precisando: su una cosa ho delle perplessità, l’assegna-zione di tutto l’otto per mille a prescindere dagli astenuti. Un pare-re legittimo, e qui sta il punto: di tutto si può discutere, civilmen-te, purché non si trucchino le carte spacciando notizie false o stra-tegicamente incomplete.

Romano, a quel punto, compie il suo personale approfondi-mento interpellando anche la Cei. Nei giorni successivi, dediche-rà all’argomento ben due puntate delle “Lettere al Corriere”, riba-dendo le sue perplessità, compresa la convinzione – su cui nonconcordiamo – “che l’otto per mille sia un aiuto di Stato”. La sto-ria insomma, finisce bene, l’incursione di Lucio è stata contenutae abbiamo incrociato un interlocutore intelligente e leale.

§

Le ospitateNel frattempo, Curzio Maltese passa pomeriggi e serate negli

studi televisivi e radiofonici di tutta Italia – emittenti nazionalio locali va tutto bene – a promuovere il libro. Finché fanno agara per averlo come ospite, s’intende, fa benissimo. Il 24 mag-gio, attorno a mezzanotte, partecipa su Raiuno al rotocalco d’in-formazione Tv7, condotto dal direttore Gianni Riotta, dove incro-cia i guantoni con Davide Rondoni. La redazione di Tv7, e Riotta,fanno un ottimo lavoro. Chiedono ragione a Maltese di alcunedelle moltissime obiezioni mosse da Avvenire e rilanciate daRondoni, e insomma il programma non è un comodo spot ma gior-nalismo vero. Il clima è sorprendentemente sereno. Quattro giornidopo, invece, a Radio 3 Mondo, il programma di metà mattinatacondotto da Luca Telese, tra Maltese e Rondoni sono scintille.Maltese, in particolare, quando è in difficoltà ha l’usanza di dichia-

rarsi offeso; cita perfi-no il catechismo perdenunciare lo scarsospirito cristiano del suointerlocutore; e cosìsposta il dibattito dalsuo libro al galateo.Offeso di che cosa?Rondoni, in tono bona-rio, gli rimprovera diaver scritto un libro“furbetto”. Offesidovrebbero sentirsi isuoi lettori ai quali hadato in pasto notizie inesatte o del tutto inventate, mai corrette. Maanche l’offesa pare che sia del tutto soggettiva. C’è chi di fronte aun “furbetto” si dimostra ipersensibile e chi invece replica a tono,magari innescando un gustoso e arguto contraddittorio. A proposi-to di occasioni perse.

§

La stampa amicaCorre in soccorso di Maltese anche la stampa amica. Suo

sostenitore “a prescindere” è Federico Orlando di Europa. Il 22maggio, sparando a palle incatenate contro Famiglia cristianaper la sua demitizzazione della legge 194, invita “il settimanaledelle parrocchie” (dubitiamo che l’appellativo sia affettuoso) adire la propria su ben altri temi, tra cui la “sodomizzazione deiragazzi in parrocchia”, i “lager da quarto mondo per immigrati

L’incredibile è che qualcuno,alla fine, ci creda davvero.

Perfino l’egemonia culturale!Nulla di originale, è lo stessoritornello intonato da Augias

e i suoi lettori.Le nostre correzioni – dati

oggettivi, non punti di vista –sono sistematicamente

ignorate, alla facciadell’egemonia

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nella capitale della cristianità” e, non ultimi, i “costi della galassiaclericale in Italia (La questua di Curzio Maltese)”. Si prosegue conle “banche clericali” che riciclano denaro sporco e l’evasionefiscale di “politici ed elettori “cattolici””. Anche in questa circo-stanza, per argomenti e toni, Federico Orlando si conferma unindiscusso gentleman.

Il 6 giugno tocca invece all’Unità dedicare al libro mezza pagi-na, dal titolo: “I conti in tasca a Santa Romana Chiesa”. GiancarloDe Cataldo riassume così la tesi centrale, per lui più interessante,della Questua: “La Chiesa impiega solo una parte dell’8 per millein opere di carità (fonte Cei). Il resto va in proselitismo, in raffor-zamento dell’istituzione. Nella gestione di molteplici attività asfondo imprenditoriale. E in egemonia culturale”. L’incredibile èche qualcuno, alla fine, ci creda davvero. Perfino l’egemonia cul-turale! Nulla di originale, è lo stesso ritornello intonato da Augiase i suoi lettori. De Cataldo definisce “documentatissima” l’indagi-ne di Maltese. Invano cercherete notizie sull’ampio contradditto-rio con Avvenire. Le nostre correzioni – dati oggettivi, non puntidi vista – sono sistematicamente ignorate, alla faccia dell’egemo-nia. De Cataldo riassume con affetto e partecipazione il libro econclude: “Difficile dar torto ai cardinali e ai commentatori cheintuiscono l’humus insidioso di questo libro. Difficile, anche, dartorto ai fatti che Maltese enuncia”. Le obiezioni di “cardinali ecommentatori” sono censurate: nessuna traccia. E sui lacunosi esballati “fatti” di Maltese abbiamo riferito noi sì in modo “docu-mentatissimo”. Ma neppure De Cataldo, cantore della superioreciviltà laica, ne applica i princìpi, facendo come se chi non lapensa come lui non esistesse. Bel servizio alla verità e alla demo-crazia, davvero. Della serie (infinita): le occasioni perse.

IN SINTESI

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Le affermazioni della tabella in questa pagina sono ripreseper Repubblica dalle prime cinque puntate dell’inchiesta (28settembre, 3 ottobre, 12 ottobre, 24 ottobre e 10 novembre2007) e per Avvenire dai servizi pubblicati il giorno successivo(29 settembre, 4 ottobre, 13 ottobre, 25 ottobre e 11 novembre2007). Sono soltanto alcuni degli errori e delle omissioni del-l’inchiesta. Mentre Avvenire replicava a Repubblica,Repubblica ignorava Avvenire. Addirittura il suo direttore, EzioMauro, arrivava a scrivere: “Saremo ben lieti di correggere glierrori in cui siamo incorsi, se riceveremo richieste di rettificheche non sono arrivate, perché nessun punto sostanziale del lavo-ro è stato confutato.

IL 60 PER CENTO DEI CONTRIBUENTI LASCIA IN BIANCO LA VOCE OTTOPER MILLE

OGNI ANNO, IL VERTICE CEI DISTRIBUISCE MEZZO MILIARDOALL'INTERNO DELLA CHIESA A SUO INSINDACABILE PARERE E SENZAALCUN SERIO CONTROLLO

“DOVE FINISCE L'OTTO PER MILLE. SEGRETO DA UN MILIARDO DI EURO” (TITOLO). AVVENIRE PUBBLICA PER LA PRIMA VOLTA ILRESOCONTO SUL NUMERO DEL 29 SETTEMBRE 2007

CREDENTI E NON CREDENTI SONO CONVINTI CHE LA CHIESA CATTOLICAUSI I FONDI DELL'OTTO PER MILLE SOPRATTUTTO PER LA CARITA’ INITALIA E NEL TERZO MONDO. LE DUE VOCI OCCUPANO LA TOTALITA DEIMESSAGGI (PUBBLICITARI)

“LO STATO NON DOVEVA FARE CONCORRENZA SCORRETTA ALLACHIESA”: FRASE ATTRIBUITA AL CARDINALE ATTILIO NICORA, QUANDOERA IN FORZA ALLA CEI.

DAL 1990 AL 2007 L'INCASSO PER LA CEI SI E QUINTUPLICATO E LA SPESA PER GLI STIPENDI DEI PRETI,COMPLICE LA CRISI DELLE VOCAZIONI, E’ SCESA ALLA META’, DAL 70 AL35 PER CENTO

“GLI ALBERGHI DEI SANTI ALLA CROCIATA DELL’ICI” (TITOLO). EVASIONESTIMATA: 400 MILIONI, SECONDO UNO STUDIO ATTRIBUITO ALL’ANCI(ASSOCIAZIONE COMUNI ITALIANI).LE CURIE NON COLLABORANO

LA CEI CHIEDE ALLO STATO DI INSERIRE L'IRC (INSEGNAMENTORELIGIONE CATTOLICA) A META’ MATTINATA, MAI ALL'INIZIO O ALLA FINEDELLE LEZIONI

LE CEI BOICOTTA LE ATTIVITA’ ALTERNATIVE ALL'IRC

L'IRC E’ UN’ ANOMALIA IN EUROPA. E' UN VAGO IBRIDO DI ANIMAZIONESOCIALE E VAGHI CONCETTI ETICI DESTINATI A RIMANERE NELLA TESTA DEGLISTUDENTI FORSE LO SPAZIO DI UN MATTINO. POCHI CENNI SULLA BIBBIA MAILETTA, BREVI E RETICENTI RIASSUNTI DI STORIA DELLA RELIGIONE.

GLI STIPENDI AGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE SONO UN MILIARDO ALLACHIESA,UN OBOLO DI STATO A SAN PIETRO

LA SPLENDIDA ABBAZIA DI CHIARAVALLE E' UN ALBERGO A CINQUESTELLE A TUTTI GLI EFFETTI E COSTA 300 EURO

IL MONASTERO CAMALDOLI NELL'ARETINO E LE CELEBRI ORSOLINE DICORTINA SONO META DI TURISMO INTELLETTUALE, CULTURALE EPOLITICO D'ALTO BORDO

LUCIANO MOGGI E’ TESTIMONIAL DELLA CHIESA ED ERA PRESENTE SULVOLO MISTRAL PER LOURDES ORGANIZZATO DALL'OPERA ROMANAPELLEGRINAGGI (ORP) IL 27 AGOSTO 2007. IL TURISMO RELIGIOSO E' QUASI SEMPRE ESENTASSE

I 3.500 MILIARDI DI LIRE VERSATI ALLA CHIESA PER IL GIUBILEO SONOSERVITI IN BUONISSIMA PARTE A RIORGANIZZARE LA RETE DIACCOGLIENZA TURISTICA

L'OSPEDALE BAMBIN GESÙ DI ROMA RICEVE FINANZIAMENTI DALLOSTATO E DALLA REGIONE LAZIO, SENZA CHE ESSI POSSANO RIVEDEREGLI ACCORDI PERCHE' OGNI MODIFICA DEVE ESSERE TRATTATADIRETTAMENTE DAL MINISTRO DEGLI ESTERI CON IL VATICANO

E' VERO SE SICONSIDERANO TUTTI I CONTRIBUENTI. SBAGLIATO SE SICONSIDERNO QUELLI OBBLIGATI A PRESENTARE LA DICHIARAZIONE CON IL730 E L'UNICO (ESCLUSI 13 MILIONI DI ITALIANI, PERLOPIU' PENSIONATI):TRA QUESTI LA PARTECIPAZIONE ALLA FIRMA E' DEL 61,3 PER CENTO.

LA QUOTA PER LE DIOCESI VIENE DISTRIBUITA SECONDO CRITERIOGGETTIVI: UNA PARTE UGUALE PER TUTTI, UN'ALTRA IN BASE ALLAPOPOLAZIONE. LE DIOCESI RENDONO CONTO AL CENTESIMO DI COMEDESTINANO LA LORO QUOTA.FALSO. IL RENDICONTO DELL'OTTO PER MILLE E' PUBBLICATO IN MOLTIPOSTI: MA SOPRATTUTTO OGNI ANNO LA CEI ACQUISTA A TALE SCOPO UNAPAGINA DI QUATTRO QUOTIDIANI: AVVENIRE, SOLE 24 ORE, CORRIERE DELLASERA E REPUBBLICA. IL RESOCONTO E' COSI SEGRETO CHE REPUBBLICA CEL'HA DA ANNI SOTTO IL SUO NASO (E CI GUADAGNA).

FALSO. I MESSAGGI RIGUARDANO TUTTE LE DESTINAZIONI. A PARTIRE DALCLERO, COME CHIUNQUE PUO' CONSTATARE RIVEDENDOSI GLI SPOT(WWW.8XMILLE.IT).

FRASE MAI SCRITTA NE' PRONUNCIATA. INFATTI REPUBBLICA NON E' INGRADO DI CITARE LA FONTE.

LE VOCAZIONI NON C'ENTRANO E I PRETI INSERITI NEL SISTEMA SONOINVECE AUMENTATI. REPUBBLICA NON TIENE CONTO CHE SONO PUREAUMENTATI FIRME E GETTITO COMPLESSIVO IRPEF.

LE STRUTTURE ALBERGHIERE PAGANO. E SE NON PAGANO VANNO FATTE PAGARE:MA LE STRUTTURE ALBERGHIERE VERE. NON I CONVITTI UNIVERSITARI O LE CASEALPINE, CHE HANNO FINALITA' SOCIALI (COME OGNI STRUTTURA CON TALIFINALITA'. LO STUDIO E' DI QUALCHE COMUNE, FORSE, NON DELL'ANCI IN SE',CON LA QUALE LA COLLABORAZIONE , DELLA CEI E DELLE CURIE, E' CORDIALE.

QUESTO E' UN AUSPICIO DELLA CEI, MA LA DECISIONE NON SPETTA NE' ALEI NE' ALLO STATO, BENSI' AL COLLEGIO DEI DOCENTI. E' PERALTROINEVITABILE CHE, COME OGNI ALTRA ORA, ANCHE QUELLA DI RELIGIONECAPITI ALL'INIZIO O ALLA FINE DELLA MATTINATA.

E' VERO IL CONTRARIO. COME TESTIMONIATO ANCHE DAL CONVEGNO DEL1995, PRESENTE L'ALLORA MINISTRO DELL'ISTRUZIONE BERLINGUER.

I PROGRAMMI - OSA, OBIETTIVI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO - ESISTONO,COME PER OGNI ALTRA MATERIA, E SONO DETTAGLIATI. IN EUROPA E'ANOMALIA, SEMMAI, L'ASSENZA DI UNA QUALCHE FORMA DIINSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE.

GLI STIPENDI AGLI INSEGNANTI VANNO A PROFESSIONISTI CON LAUREA EDIPLOMA, PADRI E MADRI DI FAMIGLIA, SONO LAICI L'85% DEGLIINSEGNANTI.

LA SPLENDIDA ABBAZIA DI CHIARAVALLE E' UN'ABBAZIA E BASTA. SECONDOLA TRADIZIONE SECOLARE DI OGNI MONASTERO, HA UNA FORESTERIA:SETTE STANZETTE, PENSIONE COMPLETA 30 EURO AL GIORNO (TRATTABILI).

CAMALDOLI OFFRE SOBRIE CELLETTE, E QUELLA DELLE ORSOLINE E' UNASCUOLA, ADIBITA IN ESTATE AD ACCOGLIENZA PER FAMIGLIE (80 EURO PENSIONECOMPLETA IN ALTA STAGIONE, SCONTI ALLE FAMILGIE E DEL 50% AI BAMBINI).

LUCIANO MOGGI NON E' TESTIMONIAL DELLA CHIESA, NON ERA A BORDO DIQUEL VOLO, NE' HA LEGAMI DI ALCUN GENERE CON L'ORP.

IL TURISMO RELIGIOSO PAGA TUTTE LE TASSE. L'ORP, CHE HA SEDE INVATICANO, COME QUALSIASI TOUR OPERATOR ESTERO CHE AGISCA INITALIA E' SOGGETTO ALLE LEGGI ITALIANE E PAGA TUTTE LE TASSE DOVUTEALLA SUA ATTIVITA' IN TERRITORIO ITALIANO.

ALLA RETE DI ACCOGLIENZA E' ANDATA UNA PARTE MINIMA: LA PARTE DIGRAN LUNGA MAGGIORE E' SERVITA A RISTRUTTURARE CHIESE E LUOGHI DICULTO, UN PATRIMONIO ARTISTICO CHE VA A VANTAGGIO DI TUTTA L'ITALIA.

TRA BAMBIN GESU' E REGIONE LAZIO ESISTE UNA NORMALE CONVENZIONEBILATERALE, CON PRECISI DIRITTI E DOVERI, CHE VIENE RIVISTAPERIODICAMENTE.

REPUBBLICA AVVENIRE1. FIRME

2. RIPARTIZIONE

3. RENDICONTO

4. PUBBLICITA’

5. CITAZIONI

6. SACERDOTI

7. ALBERGHI

8. ORA DI RELIGIONE

9. ATTIVITA’ ALTERNATIVE

10. PROGRAMMI

11. INSEGNANTI

12. ABBAZIE

13. MONASTERI E CONVENTI

14. TESTIMONIAL

15. TURISMO RELIGIOSO

16. GIUBILEO

17. OSPEDALI

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