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Biancamaria BrunLuisa Pavan

La menoPausaPRIMA, DURANTE E DOPO…

Consigli e rimedi naturali per un percorso consapevole

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Biancamaria Brun e Luisa PavanLa menopausa, prima, durante e dopoCopyright © 2006 Edizioni Il Punto d’IncontroPrima edizione italiana pubblicata nell’aprile 2006. Ristampe: 04/2007, 06/2008, 01/2013, 09/2014, 01/2016Nuova edizione: aprile 2016Edizioni Il Punto d’Incontro, Via Zamenhof 685, 36100 Vicenza, tel. 0444239189, fax 0444329266, www.edizionilpuntodincontro.itTutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta in alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni.Finito di stampare nell’aprile 2016 presso LegoDigit, Lavis (TN)

ISBN 978-88-6820-323-8

AvvertenzaI contenuti di questa guida sono frutto di una documentazione accurata e seleziona-ta e sono stati redatti a puro scopo informativo, senza la pretesa di sostituire in alcun modo la diagnosi e il consiglio del medico e del ginecologo. L’età della menopausa è un periodo particolarmente critico per la donna, per questo sottolineiamo l’impor-tanza di eseguire i controlli consigliati (in particolare PAP-test, ecografia mamma-ria, mammografia, visita senologica, densitometria ossea). Quando si tratta di salute è bene non dimenticare mai l’importanza di un’adeguata prevenzione e, se è il caso, di una valutazione specialistica. Gli autori e l’editore declinano ogni responsabilità derivante da un uso scorretto dei trattamenti e dei consigli qui riportati.

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Indice

Introduzione ............................................................................7

Prefazione ...............................................................................9

1. La donna e la sua natura ciclica ..........................................11

2. Dall’equilibrio al disequilibrio ..............................................19

3. La menopausa…prima, durante, dopo ..................................23

35-40 anni: quando “silenziosamente” tutto ha inizio ...................2345-53 anni: il momento del cambiamento è arrivato.....................27Dai 53-55 anni in poi: il passaggio è compiuto ...........................30Un test “premonitore”… ............................................................33

4. La medicina ufficiale e la terapia ormonale sostitutiva ............35

L’inizio: l’impiego di estrogeni ...................................................36Il seguito: l’associazione di estrogeni e progestinici ......................37Sempre più guai all’orizzonte ....................................................38La grande contraddizione .........................................................39Chiarimenti ulteriori ..................................................................40

5. I tuoi compagni di viaggio ..................................................43

I fitoestrogeni ...........................................................................45Gli isoflavoni di soia ................................................................49Altre risorse naturali per aiutarti a raggiungere

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l’equilibrio ormonale .............................................................53L’amico numero uno della tua menopausa, prima, durante e dopo… .......................................................57Due supercompagni di viaggio: il magnesio e la vitamina D .........58L’amico numero due della tua menopausa ...................................67

6. L’approccio ai sintomi .........................................................69

Vampate .................................................................................71Osteoporosi ............................................................................78Ansia, depressione, variazioni dell’umore ...................................91Caduta dei capelli....................................................................99

7. Con chi affrontiamo il nostro viaggio ..................................107

8. Alimentazione consapevole: una scelta di vita .....................113

Intestino: dove si gioca la “partita” della salute .........................116Acqua, fonte di salute .............................................................119Latte e derivati .......................................................................121Glutine..................................................................................131Carboidrati ...........................................................................133Carne ...................................................................................144Sale......................................................................................146Grassi ...................................................................................147Tirando le somme…................................................................150

9. Piccoli accorgimenti… grandi benefici ................................153

Glossario ............................................................................163

Bibliografia .........................................................................167

Le autrici .............................................................................169

Letture consigliate .................................................................171

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Introduzione

La vita ci ha fatto incontrare: due donne diverse con esperien-ze diverse. Insieme per un progetto che entrambe abbiamo

sentito importante: parlare alle donne, parlare di un momento ancora considerato “oscuro” nella vita di ognuna di noi. Abbiamo iniziato a scrivere quasi per gioco e piano piano siamo entrate nel-la profondità dell’essere donna. Sono nate una grande solidarietà, tutta femminile, e un’intensa amicizia, che ci hanno permesso di far risuonare in noi la voce inespressa di tante donne… che è an-che la tua voce. Ogni parola, consiglio e spiegazione che troverai in queste pagine nascono dalla conoscenza, dall’esperienza, dal cuore e dal desiderio di capire fino in fondo cosa ti sta accadendo per poterti realmente aiutare. Lo abbiamo fatto cercando di ad-dentrarci nella fisiologia femminile e attingendo alla miniera di rimedi che la natura ci offre. Il nostro desiderio è che ognuna di noi inizi a sentirsi padrona del proprio corpo, della propria vita e si percepisca nella sua interezza e completezza. Ritrovare in sé la forza, la potenza e la dolcezza del femminile significa riconnetter-si al principio della vita.

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Prefazione

Quando senti parlare di menopausa, cosa ti viene in mente? Una porta che si chiude, la fine della giovinezza, l’inizio del-

la fase discendente della vita, il declino della femminilità…Anche a noi sembrava fosse così. Questi erano anche i nostri

pensieri.In realtà, abbiamo invece aperto una porta e davanti a noi si

è spalancato un mondo che ha arricchito il nostro femminile più profondo. Vorremmo condividere con te ciò che abbiamo sco-perto e compreso, al di là dei luoghi comuni, dei miti da sfatare e anche, diciamolo pure, di tanta disinformazione.

La menopausa non è una malattia, non è l’età della pelle secca, non è la fine della femminilità. La menopausa è... sarà... Scopria-mo insieme come la consapevolezza e i tanti rimedi che la natura ci offre possono trasformare in positivo questo momento della vita di ogni donna.

Un universo, quello femminile, affascinante e misterioso, che si esprime anche attraverso il corpo e le sue dinamiche fisiolo-giche. Proprio da qui partiamo per iniziare questo viaggio, alla scoperta di noi stesse.

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La donna e la sua natura ciclica

“La vita non è che la continua meraviglia di esistere”.

— Rabindranath Tagore

Una danza accompagna l’intera vita della donna e la carat-terizza sia sul piano fisico che emozionale: è la danza degli

ormoni. È un ritmo che la natura scandisce in maniera unica per ciascuna di noi. Ci accompagna durante la vita fertile, influenza le nostre emozioni e ci guida, se ascoltato e interpretato, verso la comprensione della nostra femminilità.

Il tutto prende via durante la pubertà, quando il corpo, pro-gettato e congegnato per creare la vita, comincia a produrre gli ormoni sessuali. Questi ormoni ci trasformano da bambine in donne, regolano le funzioni riproduttive e influenzano il nostro benessere psicofisico. La loro produzione, l’equilibrio e la ciclici-tà sono influenzati da una complessa rete di comunicazione tra l’ipotalamo, l’ipofisi e le ovaie.

Il grande direttore che orchestra la nostra danza è l’ipotalamo, che risiede nel cervello. Ha una stretta collaboratrice, l’ipofisi o ghiandola pituitaria, che si occupa di trasmettere i messaggi dell’ipotalamo alle ovaie, le nostre prime ballerine, per dare ini-

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zio alla danza. È così che comincia il ciclo. Come avviene tutto ciò? Cosa accade “dietro le quinte”?

I messaggi che l’ipotalamo rilascia sono ormoni (GnRHs ov-vero ormoni rilascianti gonadotropine: si tratta di una sigla che sta a indicare la funzione di sostanze attive sulle gonadi, cioè sulle ovaie).

Questi ormoni arrivano all’ipofisi e le comunicano: “È il mo-mento: manda i tuoi segnali e apriamo le danze!”. Non dimen-tichiamo che il fine di tutto ciò è la possibilità di dare origine alla vita. Ecco che allora l’ipofisi inizia a produrre i suoi ormo-ni, indirizzati stavolta direttamente alle ovaie. L’FSH (ormone follicolo-stimolante) è il primo. È il suo stimolo che induce la maturazione del follicolo e dell’ovulo in esso contenuto. Per ca-pire meglio questo processo, immaginiamo un’ovaia: un insieme di piccole vescicole, le une vicine alle altre, ognuna contenente una cellula uovo. Sono tutte in attesa, aspettano un segnale: lo stimolo dell’FSH. Quando questo arriva, alcuni follicoli rispon-dono prontamente e iniziano a far maturare la loro cellula uovo. Di questi uno solo vincerà la gara, presumibilmente il più forte, o il più fortunato. In questa fase le ovaie, in particolare i follicoli che stanno maturando, secernono estrogeni e piccole quantità di progesterone. Questi agiscono direttamente sull’utero, sulle mammelle e su tutto ciò che è coinvolto nel preparare e accogliere una nuova vita, se ci sarà.

Il nostro direttore d’orchestra, l’ipotalamo, e la sua collabora-trice, l’ipofisi, nel frattempo controllano quanto sta accadendo. Si servono dei loro recettori, che in qualità di “spie” misurano, testano i livelli di ormoni circolanti nel sangue e avvertono quan-do l’ovulo è maturo. La danza continua: l’ipofisi secerne il suo secondo messaggero, l’LH (ormone luteinizzante). Questo è lo stimolo per indurre il follicolo a rilasciare la sua cellula uovo. È l’ovulazione. Ora le strade dell’ovulo e del follicolo si separano. L’ovulo raggiunge l’utero attraverso le tube, mentre il follicolo

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si trasforma, diventando una piccola ghiandola di colore giallo (corpo luteo). Il suo compito è ora quello di produrre principal-mente progesterone, l’ormone che favorisce l’impianto dell’ovu-lo, se fecondato.

Abbiamo cercato di semplificare una realtà complessa, in cui entrano in gioco anche molti fattori esterni. Avrai notato che, nella fase antecedente all’ovulazione, gli ormoni che danzano principalmente nel nostro corpo sono gli estrogeni. Solo più tar-di, quando l’ovulo verrà finalmente espulso, sarà il progesterone il protagonista del palcoscenico. È da questo equilibrio, tra gli estrogeni prima e il progesterone poi, che deriva il nostro benes-sere e, cosa non meno importante, l’origine della vita.

L’intero meccanismo che abbiamo appena descritto è estrema-mente sensibile alle emozioni, agli stress fisici, all’alimentazione, ai farmaci e così via. Basta un niente e l’equilibrio si altera. Per-ché? Dalla sua postazione nel cervello, l’ipotalamo, collegato con il sistema endocrino e il sistema nervoso, “sente” tutto quello che avviene nel nostro corpo. Ciò può influenzare la sua abilità di inviare segnali all’ipofisi e tutto quello che segue. A chi di noi non è capitato di saltare un ciclo dopo una forte emozione? “È colpa degli ormoni...”, ci siamo sentite dire molte volte nella nostra vita… Tanto più ce lo sentiamo ripetere ora che la menopausa è vicina...

Ma quali sono questi ormoni femminili? Cosa fanno? Come ci influenzano?

Iniziamo dagli estrogeni. Sono tre: estradiolo, estrone, estrio-lo. Li produciamo soprattutto nelle ovaie, ma anche nel surre-ne, nel tessuto adiposo, nella placenta. L’estradiolo, secreto ab-bondantemente dal follicolo ovarico, è il protagonista del nostro periodo fertile. Quando, con l’avvicinarsi della menopausa, l’at-tività delle ovaie si riduce, la secrezione di estradiolo cala. Per for-tuna, però, il surrene e il tessuto adiposo continuano a produrre l’estrone, che diviene così l’estrogeno più importante. Guai se

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non avessimo più gli estrogeni! Le ovaie, l’utero, le mammelle ne sono influenzati, ma anche la cute, gli annessi cutanei, il cer-vello, le ossa, il fegato, il cuore, il sistema circolatorio… Su tutti questi organi e tessuti sono infatti presenti speciali proteine, che chiamiamo “recettori”, cui gli estrogeni si legano con particolare affinità. La circolazione del sangue distribuisce al corpo ciò di cui ha bisogno, come una sorta di fiume in cui scorrono milioni di sostanze utili che vengono dispensate agli organi, ai tessuti, agli apparati. Il sangue non “sa” a chi rilasciare il suo cibo, ma l’or-gano sa bene ciò che gli serve e per ottenerlo si serve di recettori, i quali segnalano l’arrivo della sostanza giusta e la catturano. È una sorta di attrazione fatale: il recettore e la “sua” sostanza non possono fare a meno l’uno dell’altra.

L’altro ormone che caratterizza il nostro universo femminile è il progesterone, il più importante tra quelli definiti di natura progestinica. È infatti il protagonista della seconda metà del ci-clo. Se l’ovulo viene fecondato, durante la gravidanza continua a essere prodotto in quantità elevate dalla placenta. Anche il pro-gesterone, come gli estrogeni, entra in gioco nella regolazione di pressoché tutte le funzioni, non solo del nostro apparato ripro-duttivo, ma anche di molti altri organi e tessuti. Inoltre, è l’or-mone della calma, induce il sonno, ci tranquillizza e ci prepara ad affrontare una gravidanza oppure, se questa non c’è, un altro ciclo.

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Tabella 1: gli ormoni che regolano le funzionaliTà sessuali

ormoni organi secreTori

organi bersaglio azioni

GnRHs (Gonadrotopine-Releasing Hormo-nes, ossia Ormoni Rilascianti Gonado-tropine)

Ipotalamo Ipofisi Regolano la produzio-ne di FSH e LH

FSH (Follicle Stimulating Hormone, ossia Ormone Follicolo Stimolante)

Ipofisi Ovaie Stimola la matura-zione del follicolo; Stimola le ovaie a produrre estrogeni

LH (Luteinizing Hor-mone, ossia ormone luteinizzante)

Ipofisi Ovaie Induce la liberazione dell’ovulo maturo dal follicolo e la forma-zione del corpo luteo

Estrogeni (Estradiolo, Estrone, Estriolo)

Ovaie, Surre-ne, Tessuto adiposo, Placenta

Ovaie, Utero, Mammelle, Cute, Cervello, Ossa, Fegato, Cuore, Vasi sanguigni

Dominano la pri-ma metà del ciclo mestruale; Stimo-lano l’ispessimento dell’endometrio e la produzione del muco cervicale; Aumentano il colesterolo buono; Rallentano il riassor-bimento osseo

Progesterone Ovaie, Placenta, Surrene

Ovaie, Utero, Mammelle, Cute, Cervello, Ossa, Fegato, Cuore, Vasi sanguigni

Domina la secon-da metà del ciclo mestruale; Prepara l’utero ad accogliere l’ovulo fecondato; Induce i cambiamenti del muco vaginale du-rante l’ovulazione.

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Ora che abbiamo introdotto i “protagonisti” dell’intera danza, cerchiamo di chiarirci le idee su come essi dialogano, si alternano, si compensano in noi durante il ciclo mestruale in età fertile.

Qual è la durata “normale” di un ciclo? Ventiquattro, venti-sei… ventotto, trenta… a volte trentadue, anche trentacinque giorni… ancora una volta la natura sottolinea la nostra unicità. Infatti, ciò che è veramente “normale” è la variabilità individuale. Tuttavia, la maggior parte delle donne ha cicli regolari di circa ventotto giorni. Ecco il motivo per cui questo è considerato il valore di riferimento.

Durante gli anni della fertilità a ogni ciclo la mucosa dell’u-tero si riveste di un nuovo strato di cellule, di ghiandole e di vasi sanguigni. Tutto si prepara per accogliere una nuova vita. La me-struazione si verifica quando questo rivestimento si sfalda e viene lasciato andare. Perché? Perché è stato inutile, ossia nessun ovulo è stato fecondato. Con l’evento del flusso mestruale il corpo ri-parte a fabbricare ancora una volta tutto ciò che gli serve per dare origine e accogliere una nuova vita.

In quest’ottica è facile capire come mai il primo giorno della mestruazione sia comunemente indicato come l’inizio di un nuo-vo ciclo e non la fine di quello precedente.

Pensandoci bene, è impossibile stabilire l’inizio del ciclo, per-ché la parola stessa significa “cerchio” e come tale non ha né prin-cipio né fine. È comunque ragionevole stabilirne un inizio.

È il nostro primo giorno. Nel nostro corpo c’è un gran movimen-to. Probabilmente ci sentiamo nervose, emotive, forse accusiamo dolori al basso ventre. Il flusso mestruale è iniziato. Ciò è quanto vediamo, ma dietro le quinte accade molto di più. L’ipotalamo si è rimesso in moto e proprio ora sta stimolando l’ipofisi a pro-durre uno dei suoi ormoni (l’FSH). I follicoli stanno maturando e i livelli di estrogeni salgono. Sembrerà strano, ma nell’utero si sta già creando un nuovo rivestimento per accogliere l’ovulo…

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già ora, mentre il sangue mestruale sta eliminando quello che era stato creato durante il ciclo precedente.

Trascorre qualche giorno… la mestruazione è alla fine. Il folli-colo è quasi pronto, gli estrogeni continuano a salire e la mucosa uterina cresce. Ci sentiamo meglio, più attive e dinamiche. Le ovaie, l’ipofisi e l’ipotalamo continuano la loro trasmissione di informazioni. Sono passati più o meno dodici giorni dall’inizio del ciclo. Il follicolo è maturo e così l’ovulo in esso contenuto. Le nostre “spie” lo comunicano all’ipotalamo. Scatta l’azione: l’LH sale all’improvviso e promuove l’ovulazione. Siamo al quattordi-cesimo giorno. L’evento, così ben preparato e atteso, è finalmente avvenuto. Sono questi i giorni in cui si è fertili. Il muco vaginale più fluido e trasparente, qualche dolorino al basso ventre, qual-che linea di febbre… sono tutti segnali.

Niente più stimoli dall’alto ora. Ciò che rimane del follicolo (corpo luteo) si arrangia da sé a produrre gli ormoni che servono: estrogeni ma, adesso, soprattutto progesterone. Forse ci sentiamo più tranquille, desideriamo riposare di più e abbiamo anche più fame. È opera del progesterone. Questi sono gli effetti che possia-mo percepire. A livello di mucosa uterina ci sono grandi lavori di assestamento e di rifinitura. L’ovulo fecondato potrebbe arrivare ed è bene essere pronti.

Passano i giorni. Se non abbiamo avuto rapporti fecondi, tut-to ciò che il corpo ha preparato non serve più. Siamo in attesa di un’altra mestruazione. Quando comparirà, l’ipotalamo si sarà già rimesso in moto… Il ciclo finisce e ne inizia un altro, ma ancora una volta non possiamo dimenticare che un andamento circolare non ha in fondo né inizio né fine... Nulla è statico e tutte queste fasi si sovrappongono. Gli effetti dei vari ormoni non sono facil-mente delimitabili.

Ciò che abbiamo cercato di descrivere in maniera ordinata è in verità assai più complicato e intrecciato.

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Il meccanismo di risposta del nostro direttore d’orchestra, l’ipota-lamo, ci ha molto affascinato. Ci siamo rese conto di quanto esso sia un sistema di controllo complesso e particolarmente sensibile. Si attiva e si disattiva sia in risposta agli ormoni ipofisari (FSH e LH), sia in relazione ai livelli di estrogeni e di progesterone. È in dialogo continuo con tutto il resto del corpo. Qualsiasi variazione ormonale, a livello di ipofisi o di ovaie, si riflette sull’ipotalamo e viceversa. Se solo uno di questi si altera, tutto il resto ne è influen-zato. La parola magica è “equilibrio ormonale” che, come meglio capiremo in seguito, equivale a equilibrio di vita.

Vediamo così che questo evento mensile, la mestruazione, che viviamo molto spesso in modo scontato, ha in sé meccanismi tanto meravigliosi quanto delicatissimi, suscettibili di mille varia-zioni. Stili di vita stressanti, squilibri nutrizionali, fumo, farmaci assunti in maniera sconsiderata influiscono pesantemente sulla funzionalità del corpo femminile necessaria per mantenere l’e-quilibrio ormonale.

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Dall’equilibrio al disequilibrio

“Ciò che ancora è a riposo è facile da contenere, ciò che ancora non si manifesta è facile da prevenire, ciò che è fragile è facile da rompere, ciò che è piccolo è facile da disperdere. Affronta le cose sul nascere, metti ordine prima che si manife-sti il disordine”.

— Lao Tzu

Ci sono momenti in cui l’irregolarità del ciclo è considerata “normale”: durante la pubertà, quando i complessi ingra-

naggi ormonali devono ancora mettersi in moto e all’avvicinarsi della menopausa.

Tuttavia, alcune ricerche hanno rivelato che nella società oc-cidentale sempre più donne, intorno ai trent’anni, si ritrovano ad avere cicli senza ovulazione. Cosa accade, o meglio cosa non accade? La cellula uovo non viene espulsa dal follicolo, il corpo luteo non può formarsi, i valori di progesterone non si alzano… tutto questo non si verifica, ma il flusso mestruale c’è. L’equili-brio è solo apparente, in realtà regna il disequilibrio. Gli estrogeni e il progesterone non si completano, non si compensano più. Al contrario, livelli elevati di estrogeni accompagnano la donna durante l’intero ciclo. Cosa comporta tutto ciò? La mancanza di

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ovulazione può essere segnalata da diversi disturbi: mestruazioni più ravvicinate o più distanziate, flussi abbondanti o scarsi, per-dite intermestruali. Livelli elevati di estrogeni sono inoltre asso-ciati al rischio di sviluppo di fibromi uterini o, peggio ancora, di crescite tumorali maligne, espressione massima di un organismo in disequilibrio…

E ancora: questo nostro corpo così ben strutturato e ricco di meccanismi delicati è stato concepito per dare la vita. Nel mon-do di oggi, noi donne ci stiamo allontanando troppo dal nostro “imprinting” naturale. Ci sottoponiamo ad alti livelli di stress per cercare di raggiungere molteplici obiettivi, nel lavoro come nella vita affettiva, convinte di poter fare tutto e bene. Così, perdiamo il nostro ritmo, la nostra ciclicità. Le pretese della società moder-na di emancipazione e di affermazione portano a un calo della disponibilità all’ovulazione. È come se la natura si “proteggesse” e dicesse alla donna: “In questo momento non sei adatta per conce-pire la vita perché vivi freneticamente, in un ambiente inquinato, non ti alimenti bene, sei esageratamente attiva, non hai rispetto per te stessa…”. Ecco che sono in preoccupante aumento le cop-pie che non riescono a concepire un figlio.

Ecco che, sempre più, noi donne “soffriamo” questo disequi-librio, pur non essendone completamente consapevoli. A vol-te, per uscire da tutto ciò e ripristinare la normalità, ricorriamo all’assunzione della pillola anticoncezionale o di altre forme di sostituzione ormonale. Si tratta, però, di una calma apparente. In modo del tutto artificiale otteniamo un falso equilibrio, senza comprendere fino in fondo ciò che il corpo vuole dirci. Ci ri-troviamo così spesso, dopo i quaranta-quarantacinque anni, in premenopausa con sintomi molto evidenti che non ci lasciano più respiro. È come se il nostro corpo ci mettesse una volta per tutte con le spalle al muro e ci costringesse, attraverso i sintomi, a prenderci finalmente cura di noi stesse. Tuttavia, molto possiamo fare per noi stesse ben prima di essere di fronte all’ “inevitabile”,

2. Dall’equilibrio al disequilibrio

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ben prima di avere sintomi invalidanti, ben prima di quel “tem-po” scandito per noi donne sin dalla notte dei tempi, ben prima di quel momento di passaggio che, aggravato da uno stile di vita inadeguato, può diventare troppo difficile, troppo faticoso, sem-plicemente TROPPO! Comprendere appieno noi stesse, la no-stra natura, come poterla vivere bene, come aiutarci con rimedi naturali e uno stile di vita che ci rispetti, è un’opportunità che ci viene data…

2. Dall’equilibrio al disequilibrio

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3.

La menopausa…prima, durante, dopo

“Se non cambiasse mai nulla, non ci sarebbero le farfalle”.

— anonimo

35-40 anni: quando “silenziosamente” tutto ha inizio

“Alcuni cambiamenti sono così lenti che non te ne accorgi, altri sono così veloci che non si accorgono di te”.

— A. Brilliant

Nell’immaginario futuro di ognuna di noi si delinea l’idea, anzi la certezza, che in un arco temporale che porta le vesti, anno più, anno meno, del numero 50, la nostra “danza degli ormoni” su-birà un mutamento radicale sino a giungere a un punto di “non ritorno”, la menopausa, che segnerà definitivamente la cessazione del nostro ciclo mestruale.

Il termine “menopausa” deriva dal greco menos, “mese”, e pausis, “cessazione”. Significa perciò “fine dell’evento femminile mensile”, ossia della mestruazione. La menopausa è infatti uffi-cialmente definita come l’ultima mestruazione. In realtà, nessuna

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donna può sapere se la sua ultima mestruazione è (o sarà) davvero l’ultima, fino a che non è trascorso almeno un anno.

La parola “menopausa” rappresenta pertanto solo un istan-te temporale. Il periodo successivo della nostra vita si dovrebbe chiamare “postmenopausa”. Analogamente, tutto ciò che accade prima, e che porta al lento e graduale esaurirsi dell’attività ripro-duttiva, dovrebbe essere definito come “premenopausa”. Mentre ciò che accade negli anni di passaggio, spesso i più critici soprat-tutto per la comparsa di numerosi sintomi “visibili”, prende il nome di “perimenopausa”.

Ancora più semplice e corretto è parlare di “climaterio”. Que-sto termine, molto usato in campo medico ma poco diffuso nel linguaggio comune, deriva dal greco klimakter, ossia “gradino”. Indica infatti il graduale, progressivo passaggio dallo stadio di fertilità al termine delle mestruazioni.

Ma quando inizia la premenopausa, quando inizia questo “gradino”? ...Quando il nostro corpo comincia a mutare e si pre-para a questo evento “fatidico” che ci accomuna tutte ma che allo stesso tempo è così diverso per ognuna di noi, così unico, così personale? Presto, molto presto, ben prima di quanto possiamo immaginare…

A 35-40 anni, infatti, per molte di noi, i livelli di progesterone e di estrogeni iniziano a diminuire. Il progesterone subisce, sin da subito, il calo più importante, mentre gli estrogeni diminuiscono più gradatamente (vedi grafico a pag. 25).

Per molte donne, quindi, sin a partire dai 35-40 anni, inizia un mutamento che porta il nostro corpo verso la “dominanza di estrogeni”. Con questo termine, coniato dal Dott. John Lee nel 1993, si intende un eccesso di estrogeni rispetto al progestero-ne. Si tratta cioè di uno squilibrio fra l’effetto “stimolante” degli estrogeni (che provocano ansietà, insonnia, ritenzione idrica, au-mentata proliferazione a livello di seno, utero ecc.) e quello “cal-mante” del progesterone (che invece induce pazienza, sonno, ini-

3. La menopausa…prima, durante, dopo

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bizione della divisione cellulare ecc.). Quando il ciclo mestruale della donna funziona normalmente, gli estrogeni rappresentano gli ormoni dominanti nelle prime due settimane e sono bilanciati dal progesterone, che è l’ormone dominante nelle due settimane successive del ciclo. Invece, in condizione di “dominanza estroge-nica”, gli estrogeni prevalgono sul progesterone per tutta la dura-ta dei 28 giorni del ciclo, senza cedere più, al 14esimo giorno, lo “scettro del comando” al progesterone, come previsto dalla nostra danza degli ormoni…

Il disequilibrio entra in atto! Cicli anovulatori, difficoltà nel concepimento, cicli mestruali molto abbondanti, talvolta addirit-tura emorragici, graduale aumento ponderale, gonfiore, sindromi premestruali intense e problematiche, mestruazioni dolorose…queste sono alcune delle molteplici manifestazioni del mutamen-to in corso.

Non si tratta, quindi, di un periodo privo di sintomi, tutt’al-tro. Certo, a 35-40 anni non avvertiamo le vampate, né le sudo-razioni notturne, segnali che sono invece tipici della perimeno-

3. La menopausa…prima, durante, dopo

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pausa. Dai 35-40 anni, come abbiamo visto, sono invece altri i messaggi che il nostro corpo ci invia, evidenze ineluttabili di un cambiamento che è iniziato e che sta procedendo.

In questa situazione, a causa della presenza di numerosi, alta-lenanti, frequenti cicli anovulatori, l’ipofisi, nel tentativo di rista-bilire l’equilibrio venuto meno, innalza i livelli di FSH, l’ormone follicolo stimolante, segnale indispensabile per innescare la tanto agognata ovulazione e riprendere, con ciò, una adeguata produ-zione di progesterone. Ecco, quindi, che, sin dai 35-40, assistia-mo non solo al calo non equilibrato di estrogeni e progesterone, bensì anche all’incremento dei livelli di FSH.

Viene da chiedersi: ma tutto ciò è naturale? In parte sì, in par-te no. È normale procedere gradualmente verso un cambiamento fisiologico che ci porterà all’evento menopausa, ma non è natura-le che ciò avvenga con una tale dominanza di estrogeni.

Colpevoli sono lo stile di vita odierno, lo stress, le “corse” cui noi donne ci sottoponiamo nel tentativo di bilanciare famiglia e lavoro, l’alimentazione non adeguata (troppo ricca di carboidrati raffinati, di grassi saturi, carente invece di minerali, vitamine e micronutrienti…), il numero ridotto di gravidanze (che contri-buivano nei tempi andati a fare “il pieno di progesterone”), l’uti-lizzo della pillola anticoncezionale, la stanchezza surrenale (che si traduce in un’aumentata sintesi di cortisolo a discapito del pro-gesterone), persino l’assorbimento di xenoestrogeni, ormai diffusi ovunque, in cosmetici, materiali plastici, pesticidi, diserbanti, de-tersivi, prodotti latto-caseari, carni di allevamento ecc.

Non è quindi troppo sorprendente che la dominanza di estroge-ni sia diventata un’epidemia nei paesi industrializzati e che influenzi pesantemente la fisiologia femminile (e non solo!). Gli effetti nega-tivi sulla salute sono relativi non solo ai sintomi sopra menzionati, bensì anche al fatto che gli estrogeni, non modulati da adeguate quantità di progesterone, possono indurre la sovra-crescita dei tes-suti ormono-sensibili, in particolare utero, ovaie e mammelle, con

3. La menopausa…prima, durante, dopo

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il rischio di sviluppo di tumori, fibromi, endometriosi…Ma non disperiamo! Come sempre la consapevolezza è una

grande risorsa, l’ignoranza invece (intesa come il “non sapere”), apre sempre le porte a problemi più grandi, proprio perché non affrontati per tempo. Riconoscere che il nostro corpo muta ben prima dell’età fatidica, che a 35-40 l’“ultima mestruazione” può essere, è vero, ancora lontana ma il nostro corpo sta già iniziando a vivere una condizione di estrogeno-dominanza, soprattutto al giorno d’oggi, è il primo passo per iniziare a prendersi cura di sé, sin dai 35-40 anni (e anche prima, se possibile!) attraverso l’ali-mentazione corretta, integrazioni adeguate (mirate a correggere la dominanza estrogenica), e uno stile di vita più rispettoso della nostra natura.

45-53 anni: il momento del cambiamento è arrivato

“Ciò a cui opponi resistenza persiste. Ciò che accetti può essere cambiato”.

— C. G. Jung

Terminato il preludio, se così possiamo chiamare ciò che ci ac-cade a partire dai 35 anni in poi, eccoci ora arrivate al momen-to fatidico del passaggio, dall’età fertile alla cessazione definitiva della nostra ciclicità. Abbiamo ascoltato molte donne e ci siamo rese conto che il più ricco di sintomi è il periodo che precede e che segue l’ultima mestruazione. Anche in questo caso i tempi sono molto variabili, determinati dalla natura in modo unico per ognuna di noi: può trattarsi di anni per alcune, di mesi per altre.

Il corpo sta mutando. L’ipotalamo e l’ipofisi, che da sempre hanno scandito il ritmo della danza, non trovano più nelle ovaie la stessa risposta di un tempo. Sono forse terminate le “scorte” di

3. La menopausa…prima, durante, dopo

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follicoli di cui il nostro ovaio dispone? O, più semplicemente, il tessuto ovarico è “stanco” e vuole mettersi a riposo? Comunque sia, l’ovulazione è un evento sempre più raro e i livelli ormonali che ci hanno accompagnato finora non sono più gli stessi. Il pro-gesterone rimane basso, perché senza ovulazione il corpo luteo non può formarsi. Gli estrogeni “spadroneggiano”, anche se sono in concentrazioni inferiori rispetto a quelle di un tempo. Il corpo cerca di adattarsi, di trovare una nuova armonia. Ogni parte del nostro universo organico e psichico è coinvolta in questa delica-ta fase di adattamento. L’ipotalamo e l’ipofisi si danno un gran daffare per riportare l’equilibrio e così la delicata e sensibilissima rete di comunicazione ormonale va in tilt. L’iperattività di queste due importanti ghiandole influenza pesantemente aree adiacenti al cervello e determina uno squilibrio in altri meccanismi (termo-regolazione, sonno ecc.).

Non siamo più protette da cariche ormonali bilanciate. Una tempesta sta avvenendo in noi. Il nostro corpo ha bisogno di maggiori attenzioni e ce lo comunica attraverso i sintomi: cicli che si accorciano o che si allungano, magari spariscono per al-cuni mesi per poi ricomparire inattesi, vampate di calore, ansia, depressione, variazioni dell’umore, difficoltà nel sonno… Tutto ciò è giusto, è normale. La menopausa non è una malattia. Come non lo è la pubertà. A meno che non siamo entrate in menopausa bruscamente, a causa di un intervento chirurgico o di trattamenti farmacologici, possiamo considerare questo momento come l’al-tro capo di un percorso iniziato quando abbiamo avuto la nostra prima mestruazione. Anche allora il corpo si è dovuto adattare e non ha potuto farlo in un solo giorno. Ora stiamo semplicemente vivendo una nuova transizione.

Le fasi di passaggio sono sempre le più delicate, ci fanno sen-tire più fragili ed esposte. Sappiamo ciò che lasciamo, la sicurezza del nostro ciclo mensile, del nostro vissuto di donna a tutti i livel-li e non conosciamo invece quello che ci aspetta. Come cambierà

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il nostro corpo? Saremo ancora desiderabili? Proveremo deside-rio? Diventeremo improvvisamente vecchie, brutte e depresse? Mille interrogativi affollano il nostro vivere, uniti alla voglia di fuggire da tutto ciò. Perché invece non scegliamo di fluire con il cambiamento senza opporre resistenze, senza creare conflitti, ma assecondando la natura con serenità e fiducia? La nuova terra che ci attende forse non è la terra dell’infertilità, ma un luogo in cui far crescere altre parti di noi, a cui non abbiamo potuto dare spazio fino a ora.

Questo evento ci attende tutte, generalmente tra i quaranta-cinque e i cinquantatre anni, un’età in cui siamo nel pieno della nostra vita affettiva e lavorativa. Diciamo “generalmente”, perché ci sono casi in cui ciò accade anche molto prima e in modo co-munque naturale; si tratta di “menopausa precoce” e poco si sa delle cause che la generano.

Parleremo invece di “menopausa indotta” quando il termine delle mestruazioni e del periodo fertile è la conseguenza di un intervento medico; può trattarsi della rimozione chirurgica di entrambe le ovaie, nel qual caso la menopausa è immediata. Op-pure i responsabili possono essere trattamenti di chemioterapia o radioterapia pelvica, entrambi causa di seri danni alle ovaie. In questo caso la fertilità e le mestruazioni possono interrompersi immediatamente o dopo diversi mesi.

Se invece l’asportazione chirurgica riguarda solo l’utero (iste-rectomia), le ovaie continuano il loro ruolo di ghiandole endocri-ne. Gli ormoni ci sono e danzano in maniera naturale, ma non c’è il ciclo mestruale. In questo caso la donna va in menopausa quan-do cessa la normale attività ovarica, a prescindere dall’assenza di flusso. La rimozione dell’utero spesso provoca una menopausa anticipata di due o tre anni rispetto alla norma, probabilmente a causa di un alterato apporto di sangue alle ovaie.

Le donne che sperimentano la menopausa indotta si trovano ad affrontarla improvvisamente, senza un periodo di aggiusta-

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mento graduale; ciò può portare a sintomi più intensi, sia sul pia-no fisico che emotivo. Inoltre, tali donne devono affrontare non solo la menopausa indotta, ma anche la malattia e gli interventi medici che le hanno portate a ciò.

Dalla pubertà e per tutta la durata della nostra vita fertile, la danza degli ormoni rappresenta la nostra danza per la vita. Siamo parte della creazione e il principio della creazione è in noi. Fi-siologicamente questo andamento crea un gran movimento, un ritmo a volte molto impegnativo.

Ritmo che diventa ancor più impegnativo, per molte di noi, proprio nel periodo di passaggio, la perimenopausa, soprattutto se il nostro corpo non si è preparato per tempo, non si è nutrito bene, ha vissuto troppo a lungo in una condizione di disequi-librio che, come abbiamo compreso, è solo apparentemente si-lente. Le vampate, le sudorazioni notturne, l’insonnia, il sonno interrotto, gli sbalzi d’umore sono le manifestazioni più tipiche di questo cambiamento così delicato. Sintomi che, proprio nel momento in cui più abbiamo bisogno di sicurezza e di forza, portano invece in luce le nostre fragilità più profonde, che tanto più si acuiscono quanto meno sappiamo accettare e vivere ciò che ci sta accadendo.

Dai 53-55 anni in poi: il passaggio è compiuto

“La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli cresce-re fino a raggiungere nuove altezze”.

— Pauline R. Kezer

La postmenopausa è la terza e ultima tappa di quel processo di trasformazione che abbiamo iniziato a descriverti con la pre-me-

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nopausa. Questa fase della vita, che inizia dopo circa 12 mesi dall’ultimo ciclo mestruale e che ci accompagnerà per tutta la vita, è caratterizzata da un ulteriore aumento di FSH e LH e dal-la definitiva diminuzione degli estrogeni e del progesterone. La fase di postmenopausa è diversa in ogni donna, è difficile quin-di fissare degli standard che permettano di individuare non solo un’età precisa in cui collocarla, ma soprattutto la tipologia dei sintomi che possono accompagnarla; si tenga infatti presente che la riduzione dei sintomi tipici della fase di passaggio si presenta con grandi differenze, anche in base a come sono stati affrontati i periodi precedenti di premenopausa e perimenopausa.

La postmenopausa vede da un lato una riduzione dei sintomi tipici della perimenopausa (vampate, sbalzi di umore,…), anche se in alcune donne è possibile che si manifestino ancora, special-mente nei cambi stagioni, dall’altro lato ci trova più esposte al rischio di osteoporosi e malattie cardiovascolari. Ti starai chie-dendo a cosa è dovuto questo rischio? La risposta è da ricercarsi negli ormoni. Con la menopausa la concentrazione di estrogeni e di progesterone si è ridotta, è quindi venuto meno uno dei si-stemi di “difesa” che il nostro organismo aveva a disposizione per preservarci da problemi a carico delle ossa, del cuore e dei vasi sanguigni. Gli ormoni, infatti, svolgono un ruolo trofico molto importante, cioè mantengono gli organi e i tessuti in salute, la loro carenza rende le nostra ossa e il nostro sistema cardiocircola-torio più vulnerabili.

Venendo meno la protezione ormonale, tutti i nostri errori alimentari e di stile di vita vengono alla luce!!! È come se a un cer-to punto il nostro corpo ci presentasse il conto: ora non possiamo più vivere da “incoscienti”, ora non ci sono più gli estrogeni a proteggerci, è giunto il tempo di dedicarci le attenzioni che ci meritiamo. È ora di avere più cura di noi, seguendo uno stile di vita e alimentare che ci protegga, che ci possa nutrire, non solo sul piano fisico, ma anche emotivo. Avendo amore per noi stesse,

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siamo in grado di attingere a una “forza nuova” che la natura ci ha messo a disposizione per vivere la postmenopausa con una marcia in più! Questa “marcia in più” era ben conosciuta dai nostri antenati, in particolare nelle culture tribali dove la donna poteva diventare sciamana proprio in seguito all’entrata in me-nopausa. Da dove ha origine questa “forza” che accompagna la donna in postmenopausa? Ricordiamo che con la perimenopausa la donna vive una condizione di forte disequilibrio ormonale, un periodo destabilizzante, molto faticoso, sia sul piano fisico che emotivo; dopo la menopausa la danza degli ormoni diventa inve-ce più dolce, si stabilizza su un ritmo più quieto, si crea un nuovo equilibrio in cui non ci sono più gli alti e i bassi ormonali. A que-sto punto l’energia che nel periodo fertile veniva utilizzata per sostenere la creazione, per dare la vita ai propri figli, è disponibile per noi stesse, possiamo quindi utilizzarla su altri piani, verso altre emozioni. Possiamo prepararci ora a dare alla luce e a nutri-re “altre creature”. Saggezza, comprensione, esperienza, un senso più pieno della vita…tutto quanto abbiamo appreso può essere donato e trasmesso alle generazioni future. Abbiamo raggiunto un traguardo importante: ora abbiamo più energia a disposizione per noi stesse, per rimodellarci, per dare vita alla nuova creatura che siamo noi! La natura ci ha dato gli strumenti per affrontare al meglio questa nuova vita, ora tocca a noi utilizzare questa forza in modo costruttivo, seguendo un’alimentazione e uno stile di vita più sani.

Tirando le somme, possiamo affermare che quanto accade fisio-logicamente in noi con la menopausa ha in sé qualcosa di ine-luttabile, almeno così ci è stato detto finora. Molto è stato fatto, ma mai nessuno ci ha spiegato che si può fare qualcosa prima che la turbolenza arrivi. Prepararci a questi momenti, fisiologica-mente inevitabili, quando siamo ancora lontane dall’inizio della turbolenza, agire consapevolmente con cambi di stile di vita e op-

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portune integrazioni, può consentire di scivolare più dolcemente nella fase della premenopausa fino alla menopausa vera e propria. COME?

un test “premonitore”…

Abbiamo definito la menopausa come un momento di trasfor-mazione, una fase di passaggio, un viaggio verso una nuova terra. Questo viaggio è l’occasione per dedicarti finalmente quelle at-tenzioni che ti meriti. È il tuo viaggio, è la tua menopausa.

Per affrontare la menopausa in modo non traumatico e più morbido è importante che tu agisca fin dall’inizio, e quindi dalla premenopausa, curando la tua alimentazione in modo più con-sapevole, prendendoti dei momenti per te stessa e aiutandoti anche con una giusta integrazione, scegliendo componenti fito-terapiche e nutrizionali che ti sostengano e ti aiutano a vivere in “equilibrio”.

Nei capitoli precedenti abbiamo visto come la danza scandita dagli ormoni secreti dall’ipotalamo, dall’ipofisi e dalle ovaie co-minci a cambiare ritmo con la premenopausa. In questa fase i li-velli di progesterone ed estrogeni si riducono, mentre l’ipotalamo e l’ipofisi, cercando di ristabilire un equilibrio che sta venendo meno, continuano a secernere ormoni portando a un aumento dei livelli di LH e FSH nel nostro organismo. Hanno quindi avu-to inizio quei cambiamenti “invisibili” ai nostri occhi, che vedo-no come protagonisti gli ormoni. Abbiamo ribadito più volte che ogni donna vive la sua menopausa in modo unico, c’è chi risente maggiormente dei sintomi “visibili” o “invisibili” e chi meno; c’è però qualcosa che ci accomuna tutte ed è proprio questa variazio-ne dei livelli ormonali.

In particolare ci soffermiamo sull’FSH: questo ormone su-bisce un aumento ben definito in questo delicato periodo della

3. La menopausa…prima, durante, dopo

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nostra vita, passando da concentrazioni inferiori a 25 mUI/ml a concentrazioni pari o superiori a questo valore soglia. Questa in-formazione è uno strumento molto importante per chi, alla soglia dei quarant’anni, stia cominciando a informarsi su quello che è la menopausa e su come prepararsi per arrivarci in piena forma. In commercio, in ambito salutistico, esiste un test, scientificamente validato e utilizzato da molti anni da professionisti negli ospedali e nei laboratori, che permette di determinare la concentrazione di FSH nelle urine. Questo test è stato studiato e progettato perché la donna possa farlo a casa, nell’intimità delle proprie mura. Il risultato positivo del test indica che i livelli di FSH hanno su-perato il livello soglia di 25 mUI/ml e che quindi siamo entrate nel periodo della premenopausa. Diversamente, il risultato nega-tivo indica che i livelli di FSH sono inferiori al livello soglia per cui non è ancora iniziato il processo della menopausa. Grazie a questo dispositivo siamo in grado di avere un’indicazione certa e sicura se siamo o meno in quella delicata fase che è la premeno-pausa. Questa informazione è per noi preziosa in quanto ci for-nisce la consapevolezza della condizione in cui si trova il nostro organismo. In questo modo, sapendo di essere in premenopausa, possiamo modificare il nostro stile di vita e la nostra alimentazio-ne e mettere in atto quelle piccole azioni che ci consentiranno di arrivare alla menopausa in modo naturale, con sintomi ridotti se non addirittura assenti.

3. La menopausa…prima, durante, dopo

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La medicina ufficiale e la terapia ormonale sostitutiva

“La fretta genera l’errore in ogni cosa”.

— Erodoto

Fin dall’inizio dell’evoluzione umana le donne hanno affron-tato in modo naturale la cessazione dell’attività riproduttiva,

come una tappa fisiologica dell’evoluzione individuale. In mol-te culture la menopausa conferisce prestigio sociale alla donna; da quel momento in poi le sue opinioni sono tenute in grande considerazione. Nella nostra realtà socio-culturale, con valori che spesso si fondano sulla bellezza e sulla giovinezza a oltranza, vo-lenti o nolenti veniamo trascinate nel vortice che considera la me-nopausa come una “fine”. In ciò ha trovato appiglio la medicina ufficiale, che è riuscita a incrementare le preoccupazioni di noi donne, conferendo una valenza negativa a questa stagione della vita. Molti ginecologi ci fanno vedere, percepire e vivere la me-nopausa come se fosse una malattia, della quale è assolutamente necessario occuparsi con l’utilizzo di una terapia ormonale sosti-tutiva. Viene indotto in noi una sorta di terrorismo psicologico. Ci sentiamo donne “a rischio”. Ci viene detto che siamo carenti di ormoni. Pochi ci dicono invece che in noi sta avvenendo una trasformazione: gli ormoni che hanno sempre caratterizzato la

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nostra danza ciclica non si equilibrano più facilmente, a volte sono presenti in concentrazioni alte, a volte basse. Ci lasciamo convincere che introducendo dosaggi mirati di estrogeni e pro-gestinici ci proteggiamo nei confronti non solo dei disturbi più evidenti (vampate, secchezza vaginale, sbalzi d’umore…), ma an-che di ciò che rappresenta un pericolo per la salute della donna in menopausa, l’osteoporosi, le malattie cardiovascolari, i tumori. Senza sottovalutare poi il fatto che ci viene data l’illusione dell’e-terna giovinezza e di poter continuare a vivere come sempre ab-biamo fatto, senza prendere coscienza del cambiamento che sta avvenendo in noi.

Forse hai sentito parlare di terapia ormonale sostitutiva (TOS) più volte, ma non sai com’è nata, né perché. Cerchiamo allora di esaminarla più da vicino.

L’inizio: l’impiego di estrogeni

Negli anni Venti furono isolati per la prima volta gli estrogeni, i quali furono inizialmente impiegati in pazienti sottoposte in giovane età ad asportazione chirurgica delle ovaie. Il loro uso si diffuse negli anni Sessanta negli Stati Uniti, a opera soprattutto di un affascinante medico newyorkese, Robert Wilson, il quale divulgò la “magica” notizia che l’assunzione di estrogeni poteva ritardare il processo d’invecchiamento, mantenere il fascino fem-minile ed evitare i disagi connessi con la menopausa. Era esatta-mente ciò che la donna americana di classe medio-alta, influenza-ta dal modello ultra femminile di Marilyn Monroe, aveva bisogno di sentirsi dire. Ecco che l’impiego della terapia di sostituzione estrogenica si diffuse… all’inizio soprattutto tra le donne “bene”, che potevano permettersi di essere seguite da medici operanti in cliniche private. Nacque così “l’industria della menopausa”, ben sfruttata dalle case farmaceutiche. In realtà l’uso degli estrogeni

4. La medicina ufficiale e la terapia ormonale sostitutiva

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non era stato testato a sufficienza prima della loro distribuzione sul mercato. Fu così che nel 1975 apparve la prima nube nera: le donne trattate con estrogeni avevano la tendenza a sviluppare cancro all’utero con un’incidenza da quattro a otto volte mag-giore rispetto alle altre. Le prescrizioni e le vendite di estrogeni precipitarono rapidamente, ma fu un effetto solo temporaneo.

Il seguito: l’associazione di estrogeni e progestinici

Gli interessi economici in gioco erano troppo alti, uniti anche alla volontà della scienza medica, allora come oggi, di controlla-re e reprimere “chimicamente” e “rapidamente” qualsiasi forma di disturbo che potesse affliggere l’umanità. Le autorità mediche si riunirono e stabilirono che l’estrogeno dovesse essere associa-to a un progestinico, da assumere negli ultimi dieci-quattordici giorni di ciascun ciclo. In questo modo l’effetto degli estrogeni sulla mucosa uterina poteva trovare l’opportuno bilanciamento, diminuendo il rischio di degenerare in cancro. Tale associazione fu consigliata a donne con utero intatto. Alle pazienti che invece avevano subito un’isterectomia si continuò a prescrivere l’assun-zione di solo estrogeno. L’uso della terapia ormonale sostitutiva riprese e non solo per illudere sull’eterna giovinezza e per alleviare i sintomi della menopausa… Infatti, nel frattempo erano stati divulgati studi che sostenevano il ruolo preventivo degli estrogeni nei confronti sia dell’osteoporosi sia delle malattie cardiovascolari, considerate la prima causa di morte tra le donne in menopausa. L’associazione estro-progestinica fu così prescritta anche per pro-teggere la donna dall’insorgere di patologie croniche. Diventò la terapia di prima scelta per la prevenzione dell’osteoporosi e delle patologie cardiache. Molte donne furono convinte che, assumen-do estrogeni e progestinici, stavano facendo del bene a se stesse.

4. La medicina ufficiale e la terapia ormonale sostitutiva

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Tanti dubbi erano in realtà rimasti; dava soprattutto preoccupa-zione l’inevitabile legame tra la somministrazione di estrogeni e il possibile sviluppo di cancro al seno. Il seno, analogamente all’utero, è ricco di recettori per gli estrogeni e, come tale, una sua sovrastimolazione può degenerare in patologia. Tuttavia, la convinzione diffusa era che i benefici superassero di gran lunga i rischi. Molte donne furono persuase a mettere da parte i loro ti-mori a vantaggio di un’eterna giovinezza, del sollievo dai sintomi della menopausa e della prevenzione di malattie croniche.

sempre più guai all’orizzonte

All’inizio di questo millennio arrivarono notizie sconcertanti, ma del resto più che prevedibili. I risultati di uno studio condotto su donne in menopausa con storia di infarto cardiaco dimostrarono che la terapia ormonale sostitutiva non diminuiva il rischio di un secondo attacco al cuore, anzi lo aumentava, durante il primo anno di trattamento. Dov’era finita l’azione preventiva nei con-fronti delle malattie cardiovascolari?

Nel luglio 2002 uno studio che coinvolgeva sedicimilasei-cento donne sane in menopausa, noto come WHI (Women’s Heal th Iniziative), sottoposte a trattamento combinato estroge-no + progestinico, fu bruscamente interrotto. I primi risultati indicavano infatti l’aumento dell’incidenza di: cancro al seno (+ 29%), patologie cardiache (+ 26%), ictus (+ 41%) ed em-bolie (+ 211%). Nello stesso periodo altri studi dimostrarono l’aumento di rischio di cancro alle ovaie del 60% in seguito a somministrazione, per più di dieci anni, di solo estrogeno a donne in postmenopausa prive di utero. Ciò fa capire come l’idea di prescrivere solo estrogeni a donne che hanno subito l’aspor-tazione dell’utero sia stata un madornale errore. Recentemente un’indagine condotta su centomila donne ha confermato che la

4. La medicina ufficiale e la terapia ormonale sostitutiva

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combinazione di estrogeni con progestinici di sintesi aumen-ta il rischio di cancro al seno del 50%, qualora protratta per periodi superiori ai quattro anni. Ciò che era stato introdotto per proteggere dal rischio di tumore all’utero si è dimostrato essere altamente pericoloso per il tessuto delle mammelle.

La grande contraddizione

Nonostante la pubblicazione e la divulgazione di queste terrifi-canti notizie, la terapia ormonale sostitutiva continua a essere for-temente consigliata. Per periodi più brevi, si dice. Per supportare la donna nel difficile momento della menopausa, nel tentativo di risparmiarle sofferenze inutili.

Leggendo i comunicati del Ministero della Salute, avrai modo di capire che i rischi connessi alla terapia ormonale sostitutiva (TOS) sono ufficialmente riconosciuti. Alla luce degli studi di cui abbiamo parlato, è stato rivalutato il rapporto benefici/rischi. Si dice che:

1. qualora la TOS venga prescritta per trattare i sintomi della menopausa, si deve utilizzare la minima dose efficace e per il più breve periodo di tempo possibile;

2. la TOS non è consigliata come terapia di prima scelta per la prevenzione dell’osteoporosi;

3. la TOS non influisce positivamente sulla qualità della vita delle donne che hanno una menopausa senza sintomi (quindi non va impiegata come elisir di giovinezza);

4. il trattamento delle donne che seguono la TOS come profilas-si a lungo termine deve essere rivalutato.

Pur consapevoli di tutto questo, molti medici continuano a pre-scriverla perché la ritengono un trattamento potente, efficace e

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soprattutto rapido nel rispondere ai disturbi tipici della meno-pausa. Aiutare una donna a chiarire queste problematiche attra-verso l’informazione e il consiglio richiede tempo, più di quanto un medico sia solitamente disposto a dedicare a una paziente. La prescrizione di medicinali viene spesso usata come la soluzione più rapida. Sorge il dubbio, poi, che la classe medica spesso riceva informazioni “filtrate” dalle case farmaceutiche e non sia del tutto a conoscenza del rapporto rischi/benefici della TOS.

Aleggia la sensazione di essere prese in giro. I dati, le stime e tutto ciò che avvalora e supporta l’impiego di medicinali potenti come la TOS, sembrano sempre più manipolati a beneficio di un mercato che tratta le problematiche femminili come cospicua fonte di reddito. Lo fa mirando alle nostre parti più deboli: l’insi-curezza, la disistima, la paura di invecchiare. Se ci permettiamo di avere qualche dubbio e usciamo dai protocolli standard di cura, la minaccia, a volte molto esplicita, è: “Sei a rischio, ti metti nei guai. Così, io medico, non posso aiutarti”. Di fronte a ciò e di fronte ai nostri sintomi, ci sentiamo deboli e, pur controvoglia, ci adeguiamo. Ci sembra di non avere altra scelta.

Chiarimenti ulteriori

È pur vero che gli anni della menopausa possono essere partico-larmente duri. La tempesta ormonale che sta avvenendo in noi ci rende difficile vivere: vampate, sbalzi d’umore, ansia, depressio-ne, secchezza vaginale possono incidere pesantemente sulla no-stra autostima e sulle relazioni con gli altri. È umano aver voglia di non sentirsi più così. È normale chiedere aiuto. La terapia or-monale sostitutiva si è fatta strada proprio grazie a questo. Il suo guaio è però già insito nella sua denominazione: “sostitutiva”. La TOS dice alla donna: “Io ti sostituisco gli ormoni che non hai, utilizzandone altri, di varia origine, più o meno simili ai tuoi”.

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Più volte abbiamo sottolineato quanto unico e individuale sia il momento della menopausa. Può essere che in alcuni mesi i livelli degli estrogeni siano più bassi, in altri più alti; alcune volte ci sono cicli con ovulazione, altre volte senza… così gli estrogeni non tro-vano sempre il loro equilibrio nel progesterone. La TOS non si adatta agli andamenti naturali del corpo, l’unica cosa che riesce a fare è “sostituirsi” a esso. Ne deriva la stimolazione costante di tutti i tessuti particolarmente sensibili agli ormoni femminili, soprattutto l’utero, le ovaie e il seno. Da qui il rischio di prolifera-zione cellulare e di tumore. Inoltre, come può un prodotto che si sostituisce a una donna, unica e irripetibile, andar bene per tutte? Certo, i medici prescrivono prima i dosaggi ormonali, per poter adattare la terapia alle esigenze di ciascuna paziente. Chiedono poi di ripetere gli esami ogni anno, ma cosa succede alla donna, al suo utero, alle sue mammelle, nel frattempo?

Infine, se i sintomi rappresentano non la malattia ma l’adatta-mento del corpo a nuovi livelli ormonali, rischiamo, al momento della sospensione, di ritrovarci con gli stessi disturbi. La terapia ormonale sostitutiva non cura i sintomi, ma li pospone. Per evi-tarli, alcune donne scelgono di continuare per un tempo indefi-nito… ma viene da chiedersi: sono state adeguatamente informa-te sui rischi che tale assunzione può comportare per la loro salute?

Altri aspetti che non vanno sottovalutati, ai fini di una scelta consapevole, sono i possibili danni a livello di fegato e di cistifel-lea. Il fegato gioca un ruolo veramente importante nel metaboli-smo degli ormoni. Li tiene sotto controllo, li filtra, se necessario li trasforma in ormoni più deboli, per tutelare il corpo da un loro eventuale eccesso… un gran lavoro, unito all’incombenza di depurarci da inquinamento, tossine, additivi alimentari, medici-nali… Se a tutto ciò dovessimo aggiungere la terapia ormonale sostitutiva, il carico di “impegni” del fegato potrebbe diventare insostenibile, con possibili ripercussioni sulla salute di questo or-gano prezioso. È stato anche evidenziato che donne sotto terapia

4. La medicina ufficiale e la terapia ormonale sostitutiva

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estrogenica sono sottoposte ad asportazione della cistifellea in un numero di casi doppio rispetto alle altre donne, indice ulteriore del danno che la terapia ormonale sostitutiva può apportare agli organi che hanno particolarmente a che fare con gli ormoni.

Ciò che vogliamo sottolineare è soprattutto l’importanza di essere informate, di sapere cosa si fa, qualunque sia la scelta di ciascuna di noi. È proprio la consapevolezza di ciò che ci accade a renderci libere di scegliere come affrontare gli anni della me-nopausa e quali rimedi preferire, rimedi che anche la natura può offrire e che costituiscono aiuti dolci e personalizzati, che non ostacolano ma assecondano il corpo nella ricerca di un nuovo equilibrio.

4. La medicina ufficiale e la terapia ormonale sostitutiva

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5.

I tuoi compagni di viaggio

“Il giorno inizia e finisce comunque, senza il nostro consen-so. Non siamo padroni del tempo, solo padroni di dargli un senso”.

— anonimo

Il tratto di strada che abbiamo percorso finora con te ha cam-biato anche noi. Ci ha permesso di comprendere il significato

profondo dell’essere donna, ci ha fatto rivivere le mille situazioni in cui, completamente inconsapevoli e disinformate, abbiamo affidato il nostro apparato riproduttivo a una delle tante pillole miracolose. Anche noi ci siamo fatte del male a volte, anche noi non abbiamo rispettato il nostro corpo e i suoi delicati equilibri, scegliendo la calma apparente che l’integrazione ormonale di sin-tesi è in grado di regalare. Anche noi ci siamo sentite spesso sole con i nostri ormoni in tempesta e con la vita di tutti i giorni che ci chiede tanto.

Per questo è nata la voglia di cercare altri aiuti, altri modi, altre strade, per affrontare questo momento e non farlo diventare il ri-assunto doloroso di tutta una vita. Abbiamo detto e ripetuto che la menopausa non è una malattia, che i sintomi sono passeggeri e che la si può vivere come un momento di trasformazione. È

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tutto vero, ma non pensare che non sappiamo cosa significa stare male… le vampate, l’umore instabile, l’insonnia. Quando si sta male, si desidera che passi; questa è la realtà… i grandi discorsi, quando ci si sente così, lasciano il tempo che trovano. Vivere di-versamente, intensamente, positivamente la menopausa non vuol dire dover sopportare con spirito di sacrificio tutto quello che si sente. Non vogliamo essere martiri! Abbiamo cercato nella “ter-ra”, ossia nella natura, quelle tipologie di aiuti che rappresentano per noi la sintesi di quanto detto finora. Vorremmo aiutarti ad affrontare i tuoi sintomi senza agire solo su questi come tali, ma trovando il modo di rapportarli direttamente a te. È la tua meno-pausa, la tua vampata… qualsiasi cosa tu senta, la senti a modo tuo!

Le piante, e tutto quanto esiste nel mondo della natura, hanno molto da darci in tal senso… Non solo, ma se ci rapportiamo a esse osservandole, considerando i luoghi in cui vivono e quello di cui hanno bisogno, possiamo comprendere molto sul modo in cui possono aiutarci.

Siamo tornate alle origini, abbiamo esplorato terre e culture diverse, abbiamo guardato la natura con occhi nuovi. Ci siamo lasciate guidare dall’istinto e dal cuore e ci siamo servite di tutto quanto la scienza ha da proporci.

Ad alcuni rimedi abbiamo riservato il ruolo principale, te-nendo conto di ciò che fisiologicamente si altera negli anni della menopausa. Li riteniamo indispensabili per te, sono le tue guide verso la nuova terra. Ad altri abbiamo dato una funzione di sup-porto, in modo che tu possa ricorrere a essi a seconda dei sintomi che avverti di più o delle carenze nutrizionali a cui sei più esposta. Li puoi scegliere, alternare, cambiare a seconda delle necessità.

Abbiamo scoperto dei compagni di viaggio che ci accompa-gnano e ci aiutano in questa fase di passaggio così delicata. I buo-ni compagni di viaggio non sono mai troppo invadenti, sanno rispettarci e ci sono sempre quando ne abbiamo bisogno, si rap-

5. I tuoi compagni di viaggio

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portano a noi in modo unico, come unico è il nostro modo di sentire e di vivere gli eventi.

Il nostro grande desiderio è stato di cercare qualcosa che raf-forzasse la donna a tutti i livelli, che interagisse con lei aiutandola fisicamente e psicologicamente. Per questo abbiamo scelto una grande varietà di piante e di sostanze definite “adattogene”, nel senso che si “adattano alla singola persona” regolando i meccani-smi che si alterano in condizioni di difficoltà e di stress. Ciò che le caratterizza è che la loro non è un’azione specifica e generale uguale per tutte, ma particolare per ciascuna di noi. Non stiamo a spiegare in quale modo lo fanno, sarebbe un po’ complicato. Basti pensare che “captano” chimicamente quelle sostanze che si alterano in condizioni di stress fisico, ambientale e psicologico. Da millenni vengono usate per questo.

I fitoestrogeni

La natura ci offre sostanze vegetali con una straordinaria carat-teristica: sono in grado di “mimare” in noi l’azione dei nostri ormoni. Si tratta di un gruppo di molecole particolarmente af-fascinanti, di cui molto si sa e molto ancora si desidera conosce-re. Ci stiamo riferendo alla grande famiglia dei fito-ormoni, in particolar modo ai “fitoestrogeni”. Ecco, in sintesi, le ragioni del loro nome:

• la loro struttura chimica è molto simile a quella degli estrogeni;• sono in grado di legarsi, anche se con affinità minore, ai recet-

tori specifici per gli estrogeni;• esercitano nel nostro corpo un’azione ormono-simile, anche se

più blanda di quella degli estrogeni. Sono infatti meno potenti di questi (fino a mille volte più deboli del loro “parente” forte, ossia l’estradiolo).

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Cosa significa tutto ciò? Queste sostanze, una volta fatto il loro ingresso nel nostro corpo, si comportano “come se” fossero estro-geni. Come già abbiamo detto, i tessuti, gli organi, gli apparati beneficiano degli estrogeni, servendosi di recettori in grado di catturarli. L’abbiamo definita “un’attrazione fatale”. La stessa at-trazione si realizza anche con i fitoestrogeni, anche se i due “si piacciono” un po’ meno. Il flusso sanguigno che porta i fitoe-strogeni, porta anche i nostri estrogeni, oltre ad altri milioni di sostanze. Immaginiamo gli estrogeni come tante palline blu, i fitoestrogeni come palline rosse. I recettori preferiscono le palline blu, ma riconoscono anche le rosse.

Perché sono così importanti questi fitoestrogeni?In questo momento della vita la donna sta vivendo un disequi-

librio, inizialmente gli estrogeni sono in eccesso (come abbiamo visto, spesso a partire sin dai 35 anni e di norma per tutta la du-rata della perimenopausa), successivamente invece, quando si en-tra nel “dopo”, ossia pienamente in postmenopausa, gli estrogeni sono carenti. Abbiamo già spiegato tutte le ragioni che possono portare a ciò. Inizialmente il corpo è in una fase in cui cerca di adattarsi a nuovi livelli ormonali e lo fa capire attraverso varie tipologie di sintomi. Quando invece da tempo le mestruazioni non compaiono, può essere che si sia già creato un nuovo equili-brio. In questo caso probabilmente i sintomi sono pochi o addi-rittura nulli. I fitoestrogeni sono in grado di adattarsi a entrambe le situazioni, apportando all’organismo benefici sia evidenti (re-golarizzazione del flusso mestruale, diminuzione delle vampate, miglioramento dell’idratazione della pelle…) che non evidenti (protezione cardiovascolare e del tessuto osseo).

Per chiarire come fanno ad adattarsi così bene e come mai sono utili in ogni caso, vediamo più nel dettaglio le due situazioni tipiche in cui, durante gli anni della menopausa, ci si può trovare:

1. Gli estrogeni sono in eccesso, oppure la loro presenza domina

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per lo più tutto il mese, perché non è bilanciata dal progeste-rone. Ciò si traduce in sintomi quali gonfiore, tensione mam-maria, irritabilità, ritenzione idrica, ma anche in un maggior rischio di sviluppare tumori (soprattutto al seno e all’utero). È stato infatti dimostrato che gli anni che precedono la fine delle mestruazioni sono in tal senso i più a rischio. In questo caso, per tornare all’esempio di prima, nel sangue ci sono molte pal-line blu. Se si integra la dieta con i fitoestrogeni (palline rosse), questi scorrono nel sangue assieme alle palline blu. Si innesca una sorta di gara, di competizione. A volte i fitoestrogeni rie-scono ad arrivare ai recettori per primi, occupando il posto de-gli estrogeni. Alla fine è probabile che tutti i recettori saranno occupati, alcuni con palline rosse, altri con palline blu. I fito-estrogeni sono però meno potenti: l’effetto globale sull’organo o tessuto sarà quindi di un’attività estrogenica ridotta, modu-lata, regolata. Ci si sentirà così meno gonfie, meno irritabili, la tensione mammaria si allevierà... I tessuti particolarmente sensibili agli estrogeni saranno meno stimolati e noi saremo più protette dal rischio di tumore (i dati sperimentali esistenti, a conferma dell’effetto antiproliferativo, sono promettenti sia nel caso della mammella che dell’endometrio).

2. Gli estrogeni sono carenti e il corpo ne soffre. Gli manca-no, vi era abituato. Le vampate, la sudorazione notturna, la secchezza vaginale… forse si fanno sentire. Anche le ossa e il sistema cardiovascolare ne risentono, anche se non ce ne ac-corgiamo. Nel sangue scorrono poche palline blu. Se si integra la dieta con fitoestrogeni (palline rosse), questi andranno facil-mente a occupare tutti i recettori che altrimenti resterebbero vuoti. Non c’è bisogno di gareggiare questa volta. Anche se meno potenti, i fitoestrogeni sono in grado di mimare l’azione degli estrogeni. L’organismo ne trarrà giovamento, sia a livello dei sintomi “visibili”, che di quelli “invisibili”. Il legame con

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i recettori avviene anche a livello di ipotalamo e di ipofisi, favorendo un abbassamento dei livelli di FSH e di LH (i due ormoni che, se ricordi, “impazziscono” quando cambia la pro-duzione di estrogeni e di progesterone). Ciò, come spieghe-remo meglio più avanti, è d’aiuto specialmente per alleviare i sintomi delle vampate.

Questa che abbiamo descritto è la motivazione principale per cui i fitoestrogeni sono così importanti. Regolando la fluttuazione degli estrogeni, sia in eccesso, sia in difetto, durante tutto il “pe-riodo di passaggio”, sin a partire dai 35-40 anni, aiutano il nostro corpo ad adattarsi con più gradualità al cambiamento in corso, e, “dopo”, sostengono e nutrono i nostri organi e tessuti ormono-sensibili.

Inoltre, ci sono altre ragioni per cui li consigliamo. È impor-tante ricordare che sono potenti antiossidanti e come tali di-fendono ogni cellula del nostro corpo dall’attacco dei radicali liberi e quindi dall’invecchiamento. Inoltre, è stato evidenziato che aiutano a regolare il metabolismo lipidico e inibiscono la formazione di nuovi vasi sanguigni nelle vicinanze di cellule che crescono in maniera anomala (eventuali cellule tumorali), li-mitandone così il nutrimento e la proliferazione.

L’importanza della flora batterica intestinale nel metabolismo e nell’assorbimento dei fitoestrogeni

Per esercitare tutti gli effetti benefici che abbiamo descritto, i fitoestrogeni hanno bisogno di diventare “biodisponibili” per il nostro organismo, ossia più adatti a noi, alle nostre esigenze. La maggior parte di questa indispensabile trasformazione avviene nell’intestino, per azione della flora batterica. I “nuovi” fitoestro-geni, resi adatti al nostro corpo, possono così venire assorbiti dalle pareti intestinali e passare al circolo sanguigno. Le caratteristiche

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dell’intestino e la salute della flora batterica possono influenza-re il metabolismo dei fitoestrogeni, condizionandone gli effetti. L’assunzione di farmaci, in particolare di antibiotici, può ridurre la loro efficacia, analogamente ai cibi che mangiamo e a tutto ciò che influenza il nostro metabolismo intestinale. Di questo parle-remo ancora in seguito, nel capitolo dedicato all’alimentazione e allo stile di vita.

Le principali classi di fitoestrogeni

I fitoestrogeni sono contenuti in centinaia di piante, alcune delle quali fanno parte della nostra comune alimentazione. A seconda della struttura chimica, si suddividono in quattro gruppi: isofla-voni, lignani, cumestani e lattoni. Tra questi, gli isoflavoni e i li-gnani sono dotati di attività estrogenica più elevata e sono perciò i più studiati e i più utilizzati.

Gli isoflavoni sono contenuti principalmente nei legumi: la soia ne è ricca, ma anche le lenticchie, i piselli, i fagioli. I lignani sono presenti in grande quantità nei semi di lino e sono inoltre distribuiti nei cereali (grano, frumento, orzo, riso, segala).

Gli isoflavoni di soia

Sono senza dubbio i fitoestrogeni più studiati. Tutto è iniziato dall’osservazione del fatto che le donne di alcune popolazioni orientali (cinesi e giapponesi), la cui dieta è ricca di soia e quindi di fitoestrogeni, soffrono molto meno dei disturbi tipici della me-nopausa (vampate, sudorazioni, secchezza vaginale ecc.) rispetto a noi occidentali. Non solo, l’incidenza di malattie come l’atero-sclerosi e l’osteoporosi e di alcuni tumori come quello al seno e all’utero è decisamente inferiore in Oriente che in Occidente. Da qui è scattato l’interesse scientifico che ha portato a individuare

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negli isoflavoni di soia la fonte principale di tanto benessere. Sono seguiti studi su studi, per cercare la conferma di ciò che l’evidenza aveva suggerito. L’attività dei fitoestrogeni della soia è riconduci-bile, in particolare, a due isoflavoni: la daidzeina e la genisteina. Ne è stato isolato anche un altro, la gliciteina, presente in minore percentuale e con più debole attività. In natura questi isoflavo-ni sono legati a una molecola di glucosio e formano i glucosidi inattivi o gliconi. Diventano biodisponibili e quindi utilizzabili dall’organismo quando nel sistema digerente l’azione litica della flora batterica elimina il glucosio, permettendone l’assorbimento.

Ecco, in sintesi, i benefici “visibili” e “invisibili” degli isoflavoni, particolarmente utili prima, durante e dopo il periodo della me-nopausa. L’attività di questi fito-ormoni è più leggera di quella degli estrogeni. Ti sarà necessario un po’ di tempo per sentirne gli effetti. Se poi hai interrotto la terapia ormonale sostitutiva, non ti aspettare di trovare negli isoflavoni la stessa rapidità d’azione. Sii paziente, sapendo che essi rappresentano un aiuto più dolce e infinitamente più salutare.

• Regolarizzazione della tendenza alla dominanza estrogenica: gli studi evidenziano il ruolo “antagonista” dei fitoestrogeni ri-spetto agli estrogeni fisiologici.

• Riduzione dell’intensità e della frequenza delle vampate di calore e della sudorazione notturna: gli studi in tal senso evidenziano la variabilità della risposta individuale e l’efficacia dopo assun-zioni prolungate.

• Miglioramento dei sintomi legati alle variazioni d’umore (ansia, nervosismo, insonnia): anche in questo caso i dati a disposi-zione, pur difficilmente standardizzabili, indicano efficacia riscontrabile attraverso un uso prolungato e continuativo.

• Benefici cardiovascolari: le ricerche hanno associato l’assun-zione di isoflavoni a riduzioni statisticamente significative

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dei lipidi plasmatici (colesterolo totale e trigliceridi) e a un miglioramento dell’elasticità vasale, con risvolti positivi per la prevenzione delle malattie cardiache e vasali.

• Salute delle ossa: le indagini mostrano gli effetti protettivi degli isoflavoni sullo scheletro, attribuibili sia a riduzione della per-dita del tessuto osseo, sia ad aumento dell’attività delle cellule deputate alla formazione di nuovo osso.

• Prevenzione dei tumori: il fatto che le donne giapponesi e cine-si presentino incidenze più basse di cancro al seno, all’utero e al colon, ha portato ad approfondire la possibile attività anti-cancerogena degli isoflavoni di soia. Gli studi eseguiti finora hanno attribuito l’azione protettiva antitumorale principal-mente all’isoflavone genisteina. Tale azione sembrerebbe do-vuta sia ai meccanismi ormono-simili, ossia alla capacità degli isoflavoni di legarsi ai recettori modulando la potenza degli estrogeni, sia al loro potere antiossidante, sia alla loro capacità di limitare l’apporto di sostanze nutrienti alle cellule tumorali attraverso l’inibizione dell’angiogenesi (formazione di nuovi vasi sanguigni).

Al di là di questi benefici, sperimentalmente documentati, molte donne in menopausa, in seguito all’assunzione di isoflavoni di soia per un periodo continuativo di almeno tre mesi, hanno ri-scontrato effetti visibili a livello di pelle, capelli, unghie e un miglioramento dei sintomi di secchezza vaginale, con percepi-bile incremento della lubrificazione e del turgore della mucosa.

soia: non solo isoflavoni

Le proprietà così benefiche della soia, in particolare per la donna in menopausa, non sono tuttavia attribuibili solo agli isoflavoni. Il germe di soia è ricco di altri elementi nutritivi importanti che interagiscono e cooperano con i fitoestrogeni:

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• proteine facilmente digeribili;• acidi grassi insaturi e polinsaturi, tra cui l’acido linolenico,

con un rapporto ottimale Omega-6/ Omega-3;• fosfolipidi, come la lecitina, con proprietà emulsionanti che

facilitano il trasporto del colesterolo e con effetti ricostituenti del sistema nervoso centrale;

• fibre e oligosaccaridi con effetti prebiotici sull’ecosistema in-testinale;

• acido fitico, antiossidante in grado di ridurre i livelli di co-lesterolo e ora studiato per le sue proprietà anticancerogene;

• acido folico, la cui assunzione è associata a un minor rischio di insorgenza di disturbi vascolari;

• vitamine: A, B1, B2, D, E;• minerali: calcio, ferro, magnesio, fosforo, potassio, sodio, zinco.

Ti consigliamo di integrare quotidianamente la tua dieta con estratti di germe di soia contenenti tutti questi elementi, non solo gli isoflavoni. Le donne orientali si cibano di soia quotidianamen-te e in questo modo apportano al loro organismo tutte le sostanze contenute in questo legume così prezioso. Sarebbe sciocco voler “scomporre” troppo le piante che la natura ci offre, estraendone solo i principi funzionali più attivi! Se questo succede, gran parte delle proprietà terapeutiche vanno perse. Noi abbiamo preferito sostanze che mantengono il più possibile l’integrità della pianta. Solo così potrai trarne tutti i benefici possibili.

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altre risorse naturali per aiutarti a raggiungere l’equilibrio ormonale

I fitoestrogeni, in particolare gli isoflavoni di soia, rappresentano quindi una grande opportunità per il momento che stai vivendo e noi te li consigliamo vivamente. Considerali, insieme agli al-tri elementi contenuti nella soia, veramente come un supercibo, utile sempre e comunque, quali che siano i sintomi “visibili” o “invisibili” della tua menopausa.

Tieni presente, però, che ci sono altre piante che, per noi donne, possono fungere da “riequilibratici ormonali”. Scegliere di assumerle in associazione ai fitoestrogeni può aiutarti ancora di più ad alleviare tutti quei disturbi che rendono così difficile il momento che stai attraversando. Sono piante che riescono ad agire laddove gli isoflavoni non arrivano, anche se non sono sta-te così diffusamente studiate da poterne conoscere i meccanismi d’azione. Ci basiamo perciò sul loro impiego tradizionale, visto che vengono usate da secoli per curare i disturbi femminili. Que-sto ci dà una grande fiducia.

Dioscorea opposita

Di origine messicana, è una pianta utilizzata sin dai tempi degli Aztechi per trattare molti disturbi femminili, dalla sindrome pre-mestruale alla sintomatologia della menopausa, oltre che come analgesico, antinfiammatorio, antireumatico. Intorno agli anni Quaranta fu scoperto che nella sua radice sono contenute so-stanze con struttura straordinariamente simile a quella del nostro progesterone. Una di queste in particolare, la diosgenina, fu da allora usata come molecola di partenza per la sintesi di numerosi ormoni (dalla pillola anticoncezionale alla terapia ormonale so-stitutiva). È per questo divenuta particolarmente famosa. Forniva materia prima a basso costo, rispetto agli ormoni di derivazione

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animale; inoltre, il processo di trasformazione risultava vantag-gioso per l’industria farmaceutica. La diosgenina “trasformata in laboratorio” è stata così di gran lunga sfruttata per promuovere gli interessi della terapia ormonale sostitutiva. La sua somiglianza con la struttura del nostro progesterone è veramente incredibile: cosa succederebbe se noi la introducessimo nel nostro organismo così com’è, ovviamente assieme a tutte le altre componenti della pianta? C’è chi sostiene che il nostro corpo non sia in grado di utilizzarla e che quindi sia pressoché inutile. Altri invece sono convinti che riesca ad agire in qualche modo come fitoprogesti-nico, mimando l’azione del progesterone sui suoi recettori, un po’ come fanno gli isoflavoni con i recettori per gli estrogeni. Altri ancora ritengono che il nostro corpo possa utilizzare la diosgeni-na per fabbricare ciò che più gli serve in quel particolare momen-to (potrebbe essere il progesterone, qualche altro ormone, oppure il DHEA, il famoso ormone della giovinezza). La verità è che non si è sicuri, non si sa esattamente quale sia il comportamento di questa sostanza all’interno del nostro organismo. Però funziona! Noi abbiamo deciso di fidarci dell’esperienza. Non solo di quella tramandata dai tempi degli Aztechi, ma anche di quella di nu-merose donne che utilizzano la radice di dioscorea per alleviare i loro disturbi. Al di là del fatto di attenuare i dolori mestruali e la sindrome premestruale, è risultata utile a donne che soffrono dei disequilibri ormonali tipici degli anni della menopausa, in cui spesso estrogeni e progesterone non si compensano più e i primi prevalgono sul secondo per la maggior parte del ciclo (o di ciò che “resta” del ciclo). Questo ci ha convinto del fatto che l’estrat-to di radice di dioscorea sia effettivamente in grado di supportare la nostra componente progestinica, aiutandoci così a portare un po’ di equilibrio tra gli “alti e bassi” dei nostri ormoni. Forse lo fa interagendo direttamente con i recettori, oppure agendo a livelli più alti, riequilibrando la produzione di LH da parte dell’ipofisi, oppure stimolando la produzione ormonale del surrene. Dipen-

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derà dal nostro corpo, dalla nostra risposta individuale. Ne trar-rai un “tuo” beneficio a livello di sintomi visibili, di tessuti e di organi. Se hai ancora qualche dubbio, sappi che recentemente la diosgenina è stata studiata in relazione al rischio di osteoporosi. Le indagini, eseguite su animali, hanno fornito risultati più che incoraggianti. Sembra che, in situazioni di menopausa indotta, sia in grado di rallentare la perdita di tessuto osseo. Ciò sicura-mente apre la strada a studi ulteriori e ci dà una maggiore sicurez-za per quanto riguarda i benefici del suo utilizzo in menopausa.

agnocasto

Ecco un altro riequilibratore ormonale da cui puoi trarre innu-merevoli benefici. Anche questa pianta, come la dioscorea, agisce potenziando la nostra componente progestinica. Lo fa lavorando a livello di ipofisi, là dove vengono prodotti l’FSH e l’LH. Spe-cialmente se hai ancora i cicli mensili, vedrai come l’uso conti-nuativo di estratto di frutti di agnocasto sarà in grado di donare loro maggiore equilibrio, sostenendo la produzione del progeste-rone rispetto all’estrogeno. In questo modo i sintomi si allevie-ranno e avrai una possibilità in più per adattarti gradualmente ai nuovi livelli ormonali, in altre parole per vivere più serenamen-te questo momento. Recenti studi hanno evidenziato che l’uso di agnocasto aiuta anche a diminuire l’appetito, a risollevare dai momenti di depressione e a migliorare la qualità e la quantità del riposo notturno. Questa pianta sembra infatti in grado di stimo-lare la produzione di melatonina da parte del cervello, aiutando così il rilassamento e l’induzione del sonno. L’estratto di frutti di agnocasto è veramente un aiuto prezioso durante la menopausa, sia che tu stia ancora “lottando” per riequilibrare i cicli mensili, sia che i tuoi sintomi siano altri o che l’evento della mestruazione appartenga ormai al passato. Tieni presente che la sua azione è graduale e può accadere che occorrano due o tre mesi prima di

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poterne avvertire gli effetti.Queste che ti abbiamo descritto sono solo alcune tra le piante

dotate della capacità di riequilibrare i nostri ormoni. Ce ne sono anche altre, impiegate tradizionalmente con successo nei loro paesi d’origine e ora diventate di uso più comune. Noi abbiamo puntato l’attenzione sulla dioscorea e sull’agnocasto, perché rite-niamo che siano le piante ideali da associare all’estratto di germe di soia, ricco di isoflavoni. Potrebbero essere usate anche da sole, ma i loro effetti risulterebbero senza dubbio più modesti, perché verrebbero a mancare l’azione sinergica, la cooperazione, la com-pensazione tra le “capacità” dell’una e le “specialità” dell’altra.

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L’amico numero uno della tua menopausa, prima, durante e dopo…

In farmacia e in erboristeria sono reperibili prodotti formulati con l’obiettivo di aiutarti, di equilibrarti, di fungere da supporto sempre e comunque, qualunque siano i tuoi sintomi e la fase della menopausa che stai vivendo. Un prodotto di questo tipo può diventare l’amico numero uno della tua menopausa, sin dagli anni in cui la dominanza estrogenica inizia a farsi sentire; per non parlare poi dell’importanza dell’integrazione di isoflavoni di soia, dioscorea e agnocasto sia nel periodo “centrale”, ricco di sintomi “visibili”, sia in quello in cui i nemici “invisibili”, soprattutto l’o-steoporosi, diventano preponderanti.

L’amico numero uno della tua menopausa sarà quindi a base di:

– estratto secco di germe di soia, – titolato in isoflavoni al 40%, – estratto secco di frutti di agnocasto, – estratto secco di radice di dioscorea, – titolato in diosgenina al 20%

reperibili singolarmente o in unico prodotto. È opportuno che ognuna di queste componenti mantenga intatte le proprietà complete della pianta, con tutti gli altri elementi nutrienti che la caratterizzano, per un’azione sinergica e soprattutto completa.

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Due supercompagni di viaggio: il magnesio e la vitamina D

Più volte abbiamo accennato al fatto che, per ottenere il massimo da un principio naturale, è indispensabile poterlo cogliere nella completezza della pianta, nella sinergia d’azione con le altre com-ponenti, cosa che invece non può avvenire se lo isoliamo dal suo contesto. Anche il cibo con il quale ci alimentiamo dovrebbe es-sere completo, ricco di tutte le sostanze nutritive di cui la natura l’ha originariamente fornito. Tuttavia, non è sempre così. Anche quando siamo convinte di nutrirci bene, bilanciando proteine e carboidrati, controllando il consumo di dolci, fritti, grassi in ge-nere, non ci rendiamo conto di quanto povera e inadeguata sia la nostra dieta. Ci fornisce energie, certamente, talvolta anche troppe, ma ci lascia solo poche delle sostanze nutrienti essenziali di cui l’organismo ha così bisogno. I nostri cibi sono troppo raf-finati e lavorati: privilegiamo la velocità di cottura, l’aspetto invi-tante, la facilità di conservazione… ma tutto ciò li impoverisce, li denatura. I cibi carenti o privi di elementi nutritivi sono la causa della maggior parte delle malattie e delle sintomatologie croniche oggi conosciute. Anche i sintomi della menopausa, così diffusi nel mondo occidentale, sono da imputare a ciò. Noi, l’avrai ca-pito, stiamo cercando di proteggere la donna in menopausa il più possibile, per darle modo di affrontare al meglio il presente e il futuro. L’intero organismo ha bisogno d’aiuto. A volte basta riuscire a identificare ciò che ci manca e capire come fare per colmare questa lacuna…

magnesio

La nostra dieta ne è spesso carente. Il nostro corpo ne chiede sempre di più.

Devi sapere che negli ultimi seimila anni l’evoluzione dell’uo-

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mo è avvenuta in un ambiente naturale ricco di magnesio, ma povero di calcio e di sodio. Per questa ragione l’uomo è stato capace di sviluppare efficaci meccanismi di conservazione del calcio, principalmente la vitamina D, e del sodio, l’aldosterone. Per il magnesio, invece, non ha sentito la necessità di farlo. I no-stri antenati non potevano sapere che noi, “civiltà all’avanguar-dia”, avremmo raffinato e lavorato i cibi tanto da perdere molto del magnesio immagazzinato nei semi, nei cereali (lo zucchero di canna perde il 99% del suo magnesio quando viene raffinato e trasformato in zucchero bianco, il grano ne perde l’80-96%, quando viene convertito in farina bianca). Non sapevano nem-meno che noi avremmo concimato il terreno con fertilizzanti chi-mici, impoverendo il suolo, e quindi le piante, di questo prezioso minerale. Se l’avessero solo sospettato, durante il lungo cammino dell’evoluzione, si sarebbero dati da fare per sviluppare nel corpo umano dei meccanismi “salvamagnesio”. Ma ciò non è avvenuto. È così che siamo giunti allo stato attuale delle cose: i cibi sono spesso incapaci di supportare le richieste di magnesio da parte del nostro organismo. Molti farmaci, soprattutto i diuretici, l’assun-zione di alcol e le diete ricche di proteine animali aumentano l’e-liminazione di questo minerale dall’organismo. Allo stesso tempo lo stile di vita stressante che conduciamo ne richiede quantità sempre maggiori. La cosa è preoccupante perché il magnesio è necessario per più di trecento meccanismi vitali ed è fondamen-tale nella produzione di energia e nella sintesi delle proteine. Nel nostro corpo ne sono contenuti circa 25 g, di cui il 60% è nelle ossa, il rimanente 40% nei muscoli, nel sistema nervoso, nell’ap-parato cardiovascolare, nel fegato e nei reni.

Non possiamo vivere senza magnesio. Più basso è il suo li-vello all’interno delle cellule, più velocemente ci ammaliamo e invecchiamo. La dieta orientale, che non utilizza cibi raffinati, mediamente fornisce 500-700 mg di magnesio al giorno; la no-stra, invece, solamente un terzo. La maggior parte di noi arriva sì

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e no a 200 mg al dì. Chi risente maggiormente di questa carenza? Per capirlo è necessario chiarire subito un aspetto importante: in tutti i nostri muscoli e nel sistema nervoso il magnesio si com-porta esattamente all’opposto di ciò che invece fa il calcio. Il ma-gnesio rilassa, distende, calma, mentre il calcio eccita e contrae. Se il magnesio è carente, l’azione del calcio, a livello di muscoli e di terminazioni nervose, è prevalente. Ansia, irritabilità, stress, insonnia, mal di testa, tensione muscolare e crampi ne sono la conseguenza diretta. Più gravi ancora sono gli effetti a livello di apparato cardiovascolare. Se il magnesio scarseggia, il nostro muscolo cardiaco rischia grosso: aritmie, fibrillazioni, infarti… Probabilmente hai già identificato in ciò alcuni possibili rischi per la tua menopausa (soffri d’ansia, d’insonnia, sei a rischio di patologie cardiovascolari?)... ma vediamo di capire qualche cosa in più. A livello intestinale, per l’assorbimento, calcio e magnesio si servono degli stessi “canali di trasporto”. Il problema è che, con una tipica dieta occidentale, di calcio nel nostro intestino ne arri-va in abbondanza, di magnesio no. Ciò fa sì che anche quel poco magnesio che c’è fatichi a passare, perché il calcio fa da padrone e occupa tutti i canali a disposizione. È un bel guaio! Prima di tutto il corpo va in deficit di magnesio, con i rischi suddetti, in secondo luogo le nostre ossa diventano sempre più porose e nel periodo della menopausa questo è un grosso rischio. Ma come è possibile, se il calcio è passato?! Certo, il calcio dall’intestino è passato al sangue, ma ciò non significa che sia stato assorbito nelle nostre ossa. Per questo, ti sembrerà strano, c’è bisogno del magnesio. Al di là del fatto, non trascurabile, che il tessuto osseo stesso contie-ne magnesio, questo minerale è soprattutto importante ai fini di incorporare il calcio nelle ossa e di evitare la demineralizzazione di queste. Nel nostro scheletro calcio e magnesio sono finalmen-te amici e lavorano con lo stesso obiettivo: mantenerci in piedi e con le ossa sane. Il magnesio è coinvolto nel meccanismo di trasformazione della vitamina D che, come vedremo meglio in

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seguito, serve a fissare il calcio. Inoltre, stimola la secrezione di calcitonina, l’ormone che fa lavorare le cellule deputate alla for-mazione dell’osso (osteoblasti). Come se non fosse già abbastan-za, questo prezioso minerale inibisce invece il paratormone, la sostanza che stimola le cellule deputate alla demolizione dell’osso (osteoclasti). Si può proprio dire che il magnesio (sempre che non ne siamo carenti) ci salva le ossa...

C’è un’altra ragione importante per la quale consideriamo il magnesio un supercompagno di viaggio in menopausa (e non solo): esso interviene in moltissimi processi ormonali, regolan-do la produzione di insulina, l’attività del surrene e la secrezione degli ormoni tiroidei. È stato infatti dimostrato il suo ruolo pro-tettivo nei confronti dello sviluppo di diabete di tipo II e la sua capacità di migliorare situazioni di ipertiroidismo.

Quindi, di quanto magnesio abbiamo bisogno? La risposta non è semplice. Dipende molto dal nostro tipo di alimentazione e dallo stile di vita che conduciamo. Una dieta in cui prevalgono i vegetali, i legumi e i cereali integrali apporta una maggiore quan-tità di magnesio rispetto a una dieta ricca di proteine animali e di latticini. Se siamo stressate, consumiamo alcolici, fumiamo ecc., consumiamo più magnesio. L’uso di farmaci, in particolare anti-biotici, cortisonici e diuretici, può influenzare l’assorbimento di magnesio e aumentarne l’eliminazione. In menopausa il fabbiso-gno di magnesio aumenta per la necessità di proteggere le ossa, il sistema cardiovascolare, i centri nervosi e per aiutare il nostro or-ganismo ad affrontare, con calma, il cambiamento in corso. Noi ti consigliamo di integrare la dieta con una quantità di magnesio che va da 500 a 700 mg al giorno. Ti assicuriamo che non corri il rischio di sovradosaggio, nemmeno se la tua alimentazione è già ricca di questo minerale, perché per questo sarebbe necessario sfiorare i tre grammi al giorno, il che è praticamente impossibile. Tieni presente, però, che non si tratta solo di una questione di quantità, ma anche di qualità. Tra le forme di integrazione di

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magnesio disponibili in commercio, alcune si sono rivelate più biodisponibili di altre. L’ossido di magnesio, per esempio, è dif-ficilmente disgregabile a livello di stomaco e il suo assorbimento è perciò molto limitato. Al contrario, le forme di citrato e di clo-ruro di magnesio, più solubili, sono ben assimilate all’interno del nostro organismo. La diversa biodisponibilità dipende dalla capa-cità di queste sostanze di liberare lo ione magnesio. Solo se il ma-gnesio è in questa forma, ossia di ione, può essere assorbito dalla mucosa intestinale, altrimenti viene direttamente eliminato con le feci. L’ossido di magnesio è quasi completamente insolubile nel nostro tratto gastrointestinale, per questa ragione il magnesio che vi è contenuto è per lo più inutilizzabile per noi. L’integrazione con ossido di magnesio risulta perciò pressoché inutile. Il magne-sio citrato e il magnesio cloruro si sciolgono invece molto bene nei liquidi del nostro tratto digerente, consentendo la liberazione dello ione e il suo successivo assorbimento.

Vitamina D

Ti sei mai fermata a riflettere sui luoghi in cui passi la maggior parte delle tue giornate? Ufficio, casa, supermercato, automobile, ecc., sono tutti posti chiusi che non ti permettono di entrare a contatto con un elemento fondamentale per la vita: il sole!

Questa mancanza di esposizione alla luce solare si ripercuote inevitabilmente anche sul nostro stato di salute. Il sole è un ele-mento che dà la vita, nel nostro organismo è la fonte di innesco di molti processi biochimici tra cui quello che porta alla produzione della vitamina D. Abbiamo anticipato, parlando del magnesio, che la vitamina D è essenziale per il corretto assorbimento del cal-cio, ma la sua funzione non si limita solo a questo, anzi rimarrai stupita nel leggere in quanti processi fisiologici questa vitamina sia coinvolta.

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Ma partiamo dall’inizio: a livello cutaneo le nostre cellule pro-ducono fisiologicamente il 7-deidrocolesterolo, questa sostanza a contatto con i raggi solari si trasforma per dare luogo alla vita-mina D3 endogena. Una trasformazione di questo tipo avviene anche nelle piante, dove la molecola di partenza è l’ergosterolo e la forma di vitamina che viene prodotta è la vitamina D2. Per il nostro organismo la fonte principale di vitamina D è quindi l’e-sposizione al sole. Grazie a questa produciamo il 90% della vita-mina D presente nel nostro corpo. Il rimanente 10% viene invece introdotto mediante la dieta sotto forma di vitamina D2 o vita-mina D3 il cui assorbimento avviene a livello intestinale grazie all’aiuto degli acidi biliari. Il trasporto nel sangue della vitamina D3 endogena e delle due forme di vitamina D assunte con la dieta avviene grazie al legame tra la vitamina D e una specifica proteina di trasporto detta transcalciferina, questo perché il sangue è un ambiente ricco di acqua, mentre la vitamina D è una sostanza di natura grassa, per cui il nostro organismo ha messo a punto un sistema di trasporto ad hoc per questo elemento così prezioso.

A questo punto la vitamina D è disponibile per essere tra-sportata al fegato e poi nei reni. In questi organi avviene la tra-sformazione della vitamina D nella sua forma biologicamente attiva: l’ormone calcitriolo. È per questo motivo che è più cor-retto definire la vitamina come pro-ormone. Il nostro organismo utilizza infatti la vitamina D come punto di inizio per la sintesi dell’ormone calcitriolo, il quale andrà a regolare tutta una serie di processi fisiologici che coinvolgono diversi distretti corporei.

L’integrazione di vitamina D, sempre più carente a seguito del nostro stile di vita, risulta quindi fondamentale sia per il benessere delle nostre ossa che per il buon funzionamento della contrazione muscolare, in quanto livelli adeguati di vitamina D favoriscono l’entrata del calcio a livello delle cellule muscolari favorendone la contrazione. Ma i suoi effetti benefici non finiscono qui! La giusta integrazione di vitamina D ci permette di riequilibrare il

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nostro sistema immunitario, grazie all’azione immunomodulan-te, e il nostro sistema cardiovascolare, dove agisce regolando la pressione arteriosa e limitando la progressione dell’aterosclerosi. Inoltre recenti studi hanno messo in evidenza l’importante ruolo che la vitamina D ha nel controllo della secrezione di insulina e quindi nella prevenzione del diabete mellito, ma anche nel ri-durre l’incidenza di tumori, soprattutto quelli del seno, polmone e colon, grazie alla sua capacità di regolare la crescita cellulare e quindi di inibire la replicazione delle cellule tumorali. Adesso è chiaro perché consideriamo anche questa vitamina una compa-gna di viaggio indispensabile. Il nostro stile di vita, per quanto corretto e attento sia, non ci preserva dall’essere carenti di questo amico così prezioso.

Anche per quanto riguarda la vitamina D è importante sce-gliere la forma giusta. Abbiamo visto precedentemente che esisto-no due forme: la vitamina D3 prodotta dall’uomo e dagli animali e la vitamina D2 prodotta dalle piante. Anche se da un punto di vista fisiologico l’effetto che queste due forme svolgono è identi-co, non lo è la risposta che ne deriva da una loro integrazione. In particolare studi clinici hanno dimostrato che la forma migliore da utilizzare è la forma D3, vedremo ora per quali motivi. In primo luogo queste due forme hanno una diversa degradazione, nello specifico la vitamina D2 ha un emivita inferiore rispetto alla D3, per cui dopo la somministrazione il tempo a sua disposizione per essere trasformata nella forma attiva ed esercitare gli effetti benefici risulta limitato. A questo si aggiunge un secondo aspetto, ovvero la minore affinità che le proteine di trasporto e gli enzi-mi hanno per la vitamina D2. Questo comporta un trasporto e un’attivazione più lenta e meno efficiente che va a compromettere ulteriormente il buon esito dell’integrazione intrapresa. Sembra quasi obbligata la scelta di un’integrazione di vitamina D basata sulla forma D3, anche se questa decisione è anche abbastanza logica essendo questa la forma che naturalmente viene prodotta

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dal nostro corpo e che il nostro organismo è abituato a gestire.La quantità di vitamina D3 che ti consigliamo di integrare

quotidianamente è di 25 mcg, in questo modo fornirai la giusta dose di vitamina D necessaria al tuo corpo per produrre l’ormone calcitriolo nelle quantità ottimali per svolgere tutte le sue funzio-ni nei vari distretti corporei.

L’unione fa la forza

Questi due supercompagni di viaggio hanno un ulteriore punto di forza dato dalla loro azione sinergica nel nostro organismo. Parlando di magnesio abbiamo accennato che esso è coinvolto nel meccanismo di trasformazione della vitamina D. Il magne-sio è indispensabile per l’attivazione, il metabolismo e il traspor-to della vitamina D nell’organismo. La vitamina D, infatti, per svolgere la sue funzioni biologiche, deve essere convertita nella sua forma attiva: l’ormone calcitriolo. Questa conversione viene resa possibile da enzimi specifici che utilizzano il magnesio come cofattore. Anche il trasporto della vitamina D dal sangue ai vari distretti corporei è mediata dal magnesio. Ecco perché, se aumen-tiamo l’apporto di vitamina D con la dieta o con l’esposizione al sole, non potremo beneficiare appieno delle azioni benefiche di questa integrazione se non aumentiamo in modo proporzionale l’apporto di magnesio.

Un’altra interazione importante fra magnesio e vitamina D è nel metabolismo del calcio. Sappiamo infatti, che una delle fun-zioni principali della vitamina D è quella di regolare il metaboli-smo osseo, di favorire l’assorbimento del calcio e la calcificazione delle ossa. L’integrazione di vitamina D aumenta quindi l’utiliz-zo del calcio da parte dell’organismo. Se però il magnesio non è presente a livelli sufficienti per supportare il metabolismo della vitamina D, si può creare un disequilibrio fra le quantità di calcio e magnesio. Il calcio non efficacemente metabolizzato si deposi-

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ta nelle placche di colesterolo che si possono formare all’interno delle arterie. La combinazione di magnesio e vitamina D aiuta a prevenire questo fenomeno, favorendo il trasporto del calcio nelle ossa dove è indispensabile per garantirne una struttura sana e robusta. Il magnesio inoltre stimola l’ormone calcitonina, che aiuta a preservare la struttura ossea riportando il calcio dal sangue e dai tessuti molli all’interno dello scheletro. È facile quindi ca-pire come sia fondamentale il ruolo di questi due nutrienti nella prevenzione dell’osteoporosi e delle malattie cardiovascolari. Il magnesio può inoltre agire in sinergia alla vitamina D sul sistema immunitario. Alcuni studi hanno evidenziato che i due nutrienti interagiscono su diversi elementi e funzioni e in particolare nella trasformazione e differenziazione cellulare, nella stabilizzazione del nucleo e nel ciclo vitale delle cellule immunitarie, specialmen-te dei linfociti T. Infine, come sappiamo, la vitamina D svolge un ruolo importante nel sistema muscolare promuovendo il traspor-to del calcio e favorendo la contrattilità e la forza muscolare. Il magnesio al contrario si comporta da antagonista del calcio, fa-vorendo il rilassamento muscolare. Molti studi a livello cellulare hanno dimostrato che la risposta allo stress si basa proprio sull’e-quilibrio fra calcio e magnesio. Situazioni di stress provocano un imponente influsso di calcio nelle cellule abbassando drastica-mente il rapporto fra questi due elementi all’interno delle cellu-le stesse. Il livello di stress scende solo quando questo rapporto ricomincia a salire, grazie all’aumento dei livelli di magnesio e al rispristino dell’equilibrio. Da ciò si deduce quanto sia importante assumere il magnesio e la vitamina D contemporaneamente, al fine di sfruttare al meglio gli effetti sinergici e riequilibranti di questi due nutrienti sul sistema nervoso e sul nostro organismo.

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L’amico numero due della tua menopausa

In farmacia e in erboristeria sono reperibili prodotti che hanno l’obiettivo di assicurare all’organismo un buon apporto di ma-gnesio e di vitamina D3. Un prodotto di questo tipo rappresenta un altro indispensabile supporto da utilizzare sempre e comun-que, qualunque siano i tuoi sintomi e la fase della menopausa che stai vivendo. Può diventare l’amico numero due della menopau-sa, anzi, diciamolo pure, di tutta la tua vita.

L’amico numero due della tua menopausa sarà quindi a base di:

– citrato di magnesio e vitamina D3

per un apporto giornaliero di 450 mg di magnesio e 25 mcg di vitamina D3 (corrispondenti a 1000 UI)

Riassumendo, la nostra proposta di integrazione di base in me-nopausa prevede:

• un prodotto a base di isoflavoni di soia, dioscorea, agnocasto;• un prodotto a base di citrato di magnesio e vitamina D3.

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6.

L’approccio ai sintomi

“La menopausa è il periodo dorato dell’amore”.

— Alda Merini

Le integrazioni che abbiamo sinora suggerito costituiscono le basi indispensabili per affrontare i mutamenti endocrini che

si stanno verificando dentro di te e per aiutare il tuo organismo nel compito di mantenersi sano e vitale. Sono supporti fonda-mentali per ogni donna nel periodo della menopausa, qualunque siano i disturbi che la colpiscono, anche in assenza di sintomi “visibili”. Considera questi “compagni di viaggio” come parte del tuo nutrimento giornaliero, fa in modo che diventino un’abitudi-ne quotidiana. Non sono una medicina, semplicemente integra-no ciò di cui hai bisogno, soprattutto ora, in questa condizione di “stress da adattamento”, e lavorano con te per riequilibrarti. Ti avvertiamo che per sentirne l’effetto sarà necessario un po’ di tempo, qualunque sia il sintomo che ti disturba di più.

Ecco uno dei motivi per cui abbiamo pensato di suggerirti al-tri rimedi, ognuno dei quali rivolto a una sintomatologia tipica o quantomeno comune negli anni della menopausa; rimedi efficaci in tempi più rapidi e soprattutto mirati a un sintomo che può colpire te ma non, per esempio, quella tua amica che affronta la

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menopausa nel tuo stesso periodo. Non farti influenzare da ciò che accade ad altre donne o da ciò che è successo a tua madre. Tu sei unica e quella che stai vivendo è la tua menopausa… è la tua vita. I sintomi sono l’espressione dell’ovvia difficoltà che il tuo corpo sta vivendo nel tentativo di adattarsi e sono molto personali.

La famosa terapia sostitutiva, con le sue promesse di giovinez-za a oltranza, tratta bene i disturbi tipici della menopausa, ma ha un risvolto della medaglia molto pesante e forse non ancora completamente conosciuto. Noi la riteniamo “un’invasione” del nostro mondo, qualcosa che non ci permette di affrontare la real-tà per quella che è e di crescere insieme a essa.

Come capirai leggendo le pagine seguenti, per ogni sintomo, che siano le vampate, l’ansia e i disturbi del sonno, l’osteoporosi o altro ancora, c’è la possibilità di agire in maniera mirata ed effi-cace, facendosi aiutare ancora una volta dalla natura. Scegliendo un’integrazione di base e un’integrazione specifica, si può creare il trattamento personalizzato per ogni donna, volto a riequilibrare gli sbalzi ormonali, apportare nutrienti specifici, agire con “dolce efficacia” sui disturbi che maggiormente ci affliggono e aiutarci a vivere meglio.

6. L’approccio ai sintomi

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Vampate

All’improvviso… a tradimento… nel momento meno opportu-no… ci colpisce così, rendendo visibile a tutti il nostro stato di donna in balia degli ormoni… di donna che sta invecchiando. È la vampata, il nemico più visibile della menopausa, il sintomo di cui la maggior parte delle donne si lamenta. È una sensazione di grande calore, che avvolge la parte superiore del corpo: viso, collo, petto.

Il fuoco ci assale e la sua fiamma scalda e arrossa la nostra pelle per poi lasciarci dopo trenta secondi o anche più, due-tre minuti, con una sensazione di freddo. Queste onde di calore sono spesso accompagnate da incremento delle pulsazioni cardiache, mancanza di respiro, tremore alle mani, nausea e senso di man-camento. A volte si ha anche una sudorazione eccessiva, spesso notturna, emicranie e indolenzimento muscolare.

Tutto ciò è senz’altro spiacevole e crea disagio, ma non è grave. È semplicemente l’ipotalamo che, non ricevendo dalle ovaie la risposta cui è abituato, insiste, insiste. Ancora e ancora. Si attivano così non solo l’ipofisi, che produce FSH e LH in grande quantità, ma anche altre aree del cervello, che sono a stretto contatto con l’ipotalamo stesso. Le centraline di controllo che regolano il calore corporeo, il ricambio idrico e la sudorazione vanno in tilt, perché non sono abituate a un tale comportamento da parte del nostro direttore d’orchestra. Ecco che arriva la vampata… tanto più in-tensa quanto più il corpo fatica ad adattarsi ai nuovi livelli ormo-nali e quanto più brusco è lo sbalzo che stiamo vivendo (interru-zione della terapia ormonale sostitutiva, rimozione delle ovaie…).

Per noi è utile conoscere quali sono le circostanze, i fattori esterni che peggiorano le ondate di calore. È ancor più utile sape-re cosa possiamo fare per alleviare questo sintomo. Cibi abbon-danti e speziati, alcol e caffeina alzano la temperatura corporea e non vanno bene, ovviamente. Il fumo, ancora peggio, influenza

6. L’approccio ai sintomi

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l’attività ovarica, già sotto sforzo. Il corpo ci chiede moderazione ed equilibrio, una dieta adeguata, ricca di quelle sostanze vegetali che molto assomigliano ai nostri ormoni, pochi grassi animali, pochi zuccheri. Qualcuna di noi obietterà: “Ma sono le cose che mi piacciono di più! E già sono depressa in questo periodo!”. In-vece, questo viaggio di trasformazione prevede anche la scoperta di nuovi sapori… è stato così anche per noi. Ma di alimentazione parleremo più diffusamente in seguito.

In ogni caso ora non va bene neanche essere troppo magre (finalmente!). Nel grasso corporeo, infatti, avvengono importanti trasformazioni chimiche che portano alla produzione di estrone, l’estrogeno della menopausa, che supporta la produzione limitata di estradiolo da parte delle ovaie.

Cerchiamo di seguire regole di vita salutari, di dedicare del tempo a noi stesse, di fare del sano movimento fisico... così il nostro corpo potrà adattarsi più naturalmente alla trasformazione in corso. Sembra utile anche la strategia del vestirsi a strati, ma non nel senso che a ogni vampata se ne toglie uno (l’ironia salva la vita e trasforma le situazioni imbarazzanti)!

Come aiutarti a sentire sempre meno queste ospiti indesiderate della menopausa

Forse la tua menopausa si annuncia così. Al di là di cercare di farti cogliere il lato ironico della situazione, abbiamo altre pos-sibilità, altre soluzioni. Anche questa volta le abbiamo scelte dal mondo della natura. Prima di tutto non dimenticare le tue “gui-de” fondamentali: gli isoflavoni di soia, la dioscorea, l’agnocasto, il magnesio e la vitamina D. Questi agiscono su tutto il corpo, anche su questi sintomi, però necessitano di un po’ di tempo per far “sentire” il loro effetto. Può esserti utile allora l’assunzione, in contemporanea, di piante specifiche con un’azione più diretta sulla vampata e su tutto ciò che è a questa correlato.

6. L’approccio ai sintomi

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Cimicifuga racemosa

È una pianta molto diffusa e spontanea in Canada e Stati Uniti, già nota agli indiani d’America; era usata dalle squaw (da qui il nome di “radice della squaw”) per la sua capacità di alleviare que-sti disturbi tipici della menopausa.

È infatti il rimedio d’elezione per le vampate, le sudorazioni notturne e tutte le manifestazioni a esse correlate. La sua azione determina una riduzione dell’ormone LH, normalmente elevato durante la menopausa. Il meccanismo con cui ciò si realizza è ancora fonte di studi e suddivide gli esperti in due correnti di pensiero: alcuni sostengono che la sua efficacia sia da attribuirsi a un’attività estrogeno-simile, altri propendono per un’azione più diretta a livello di ipofisi. Di fatto, l’LH si abbassa e i sintomi delle vampate si alleviano del 70-72%. Il tutto è confermato da moltissimi studi clinici. Tra i principi attivi estratti dalla sua ra-dice, spicca la 27-deossi-acteina, un glucoside triterpenico a cui vengono attribuite le principali proprietà di questa pianta. La presenza di questo principio attivo nella descrizione di un pro-dotto è indice di qualità ed efficacia.

Griffonia simplicifolia

È una pianta arbustiva e legnosa tipica delle aree tropicali semiu-mide dell’Africa centro-occidentale. La parte attiva è contenuta nei semi, naturalmente ricchi di 5-HTP (5-idrossitriptofano), un aminoacido precursore diretto della serotonina. Quest’ultima è un neurotrasmettitore, che gioca un ruolo fondamentale nel nostro organismo per quanto riguarda la gestione dello stress. Il suo apporto determina benessere e calma. È come se fungesse da regolatore, aiutandoci a innalzare la nostra personale soglia di ec-citabilità nervosa; in questo modo tutto diventa più sopportabile, anche il disagio che creano le vampate. Tieni presente che queste

6. L’approccio ai sintomi

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non solo sono spesso accompagnate da irritabilità e da umore in-stabile, ma sono anche fonte di stress, del quale noi stesse ci cari-chiamo nel tentativo di “gestirle”. Lo stress abbassa ulteriormente i livelli di serotonina, rendendoci più esposte a ulteriori vampate. Si rischia così di innescare un circolo vizioso, che la griffonia, con il suo patrimonio di 5-HTP, ci permette di interrompere. Un buon approvvigionamento di 5-HTP è la condizione fon-damentale affinché il nostro corpo possa sintetizzare al meglio la serotonina di cui ha bisogno.

Con queste due piante sicuramente i sintomi miglioreranno mol-tissimo, ma a noi non basta. Non vogliamo solo questo. La stra-tegia vincente è agire sul sintomo, ma anche renderti più forte ri-spetto a esso e migliorare al tempo stesso il tuo stato di benessere generale. Associamo quindi, alla cimicifuga e alla griffonia, due piante “adattogene”, la Rhodiola rosea e la Gynostemma, esprimen-do così il nostro desiderio di proporti non la solita cura per le vampate, ma la cura per le tue vampate.

Rhodiola rosea

Detta anche “radice d’oro”, viene utilizzata da oltre trecento anni nella medicina tradizionale eurasiatica. È una pianta “adattoge-na”, che si distingue per la sua grande versatilità. Originaria della Russia e dell’Asia, è abituata a vivere in zone aride e impervie, in condizioni climatiche molto difficili, quindi sa cosa significa “re-sistere” con forza… per questo l’abbiamo pensata per te. Riesce anche a fiorire… anche per questo l’abbiamo sentita vicino a te. I suoi principi attivi, principalmente salidroside e rosavin, aiutano il tuo organismo ad adattarsi a questa fase di cambiamento e di stress, facendoti sentire più forte sia fisicamente che psicologica-mente. Ipotalamo e ipofisi, troppo occupati a cercare risposte da un ovaio “stanco”, creano squilibrio in altri meccanismi corporei.

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La Rhodiola rosea può supportare queste funzioni alterate, aiu-tando il tuo organismo ad adattarsi più velocemente a questi alti e bassi. Non possiamo parlare quindi di un’azione specifica sulla vampata, ma su di te, intesa come unità corpo-mente, che la stai vivendo.

Abbiamo anche parlato dell’importanza che livelli stabili di se-rotonina rivestono nel controllo delle ondate di calore. La griffo-nia fornisce al tuo corpo il precursore ideale (5-HTP), la rhodio-la, invece, ne favorisce il trasporto, contribuendo così in maniera sinergica a innalzare e a rendere stabili i valori di serotonina.

Gynostemma pentaphyllum

È una pianta rampicante, che cresce spontaneamente nelle regio-ni montane del sud della Cina e dell’Asia. Vanta una tradizione antichissima, il suo impiego risale al tempo della dinastia Ming. In Occidente le sue potenzialità sono state scoperte quasi per caso e il suo impiego è recente. La sua composizione chimica è molto simile a quella del più noto ginseng, anzi, di questa pianta si dice “come il ginseng, ma meglio del ginseng”; la sua azione è infatti forte e morbida al tempo stesso. I costituenti attivi appartengo-no alla classe delle saponine e sono chiamati gipenosidi. Anche questa pianta può essere molto utile nel sostenerti fisicamente e psicologicamente, può darti molta forza senza sovraeccitarti. Ciò che la rende speciale per te, che soffri di vampate, sono le sue azioni di regolazione della pressione sanguigna e di protezione delle funzioni circolatorie. Alle vampate, infatti, si accompagna-no fastidiose tachicardie e sbalzi di pressione. L’azione adattogena della Gynostemma ti sostiene anche da questo punto di vista. Inoltre, poiché aiuta il sangue a scorrere meglio, anche il tuo flu-ire in quest’alternanza di alti e bassi ne trae beneficio.

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Il compagno di viaggio ideale per alleviare le tue vampate

In farmacia e in erboristeria sono reperibili prodotti formulati con l’obiettivo di agire in maniera specifica sulla sintomatologia delle vampate e di renderti meno vulnerabile di fronte a esse.

Un prodotto molto utile per le vampate dovrebbe contenere:

– estratto secco di Cimicifuga racemosa titolato in 27-deossi-acteina al 2,5%, – estratto secco di Griffonia simplicifolia titolato in 5-HTP al 25%, – estratto secco di Rhodiola rosea titolato in rosavin al 3% e in salidroside all’1%, – estratto secco di Gynostemma pentaphyllum titolato in gipenosidi all’80%

reperibili singolarmente o in unico prodotto. Ognuna di queste componenti dovrebbe mantenere intatte le proprietà complete della pianta, con tutti gli altri elementi che la ca-ratterizzano, per un’azione sinergica e soprattutto completa.

Riassumendo, la nostra proposta di integrazione in menopausa in presenza di vampate prevede l’uso di:

• un prodotto a base di isoflavoni di soia, dioscorea, agnocasto;• un prodotto a base di citrato di magnesio e vitamina D;• un prodotto, specifico per le vampate, a base di Cimicifuga

racemosa, Griffonia simplicifolia, Rhodiola rosea, Gynostemma pentaphyllum.

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Per risultati più completi segui i consigli alimentari e lo stile di vita riportati nell’ultimo capitolo. Tutto ciò ti aiuterà ad appor-tare al tuo organismo le sostanze di cui ha bisogno e a bilancia-re le tue cariche ormonali naturalmente. In particolare cerca di eliminare, o quantomeno ridurre, dalla tua dieta tutti i cibi e le bevande che alzano la temperatura corporea (i cibi speziati e piccanti, i fritti, le carni rosse, gli alimenti conservati, l’alcol, la caffeina, il fumo…). Inoltre, evita il più possibile lo stress. Non caricare ulteriormente il tuo organismo, in esso è già in corso un cambiamento inarrestabile. Aiutalo, cercando di mantenere, almeno tu, la calma.

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osteoporosi

Se le vampate rappresentano il nemico visibile della menopausa, quello più considerato, sicuramente l’osteoporosi è il nemico in-visibile e come tale spesso sottovalutato. Perché occuparci delle ossa, se nessuno le vede? Noi stesse non prestiamo attenzione alla nostra struttura portante; non solo, siamo quasi convinte che le nostre ossa siano inerti, perché rigide. Non è così: esse sono costi-tuite da tessuto vivo che si nutre, cresce e si rinnova costantemen-te, come qualsiasi altra cellula del nostro corpo. Chimicamente le ossa contengono calcio, ma anche fosforo, fluoro, magnesio. Questi minerali sono inglobati in una matrice proteica costituita principalmente da collagene. Possiamo immaginare l’osso come una struttura in cemento armato: la parte minerale svolge la fun-zione del ferro, la parte proteica quella del cemento. L’una è in-dispensabile all’altra.

Per essere in grado di sostenerci adeguatamente, l’osso si rin-nova costantemente. Cellule chiamate “osteoclasti” demoliscono il vecchio tessuto, ormai inefficiente, mentre gli “osteoblasti” ne formano di nuovo.

Nei bambini e negli adolescenti c’è una maggiore formazione di osso rispetto a quanto se ne riassorbe. È chiaro: devono cre-scere! Ciò prosegue fino ai venti-venticinque anni, dopodiché il riassorbimento dell’osso comincia a prevalere sulla sua formazio-ne. Le alte cariche ormonali di estrogeni e di progesterone che ci accompagnano durante la vita riproduttiva proteggono il nostro tessuto osseo, favorendo la deposizione di calcio e mantenendo vitale il collagene. Ciò è senza dubbio rassicurante, soprattutto se la menopausa arriva dopo i cinquant’anni, ma non ci deve far sottovalutare il fatto che le nostre ossa hanno iniziato già da tempo a diventare via via meno robuste. Ci è capitato spesso di parlare di osteoporosi con donne di circa quarant’anni. La rea-zione è stata di stupore, sorpresa, come se questa possibilità fosse

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lontana da loro anni luce. È invece proprio a quest’età che è bene comprendere in che modo proteggere le nostre ossa. Tuteliamole oggi, per far sì di averle ancora forti domani. Da queste premesse avrai capito che la menopausa in sé non scatena l’osteoporosi. È in grado, però, di aggravarla poiché si riduce sensibilmente la protezione che gli ormoni femminili esercitano sul tessuto osseo.

Ci sono donne, inoltre, che rischiano più di altre di arrivare agli anni della menopausa con le ossa già molto compromesse; esiste una sorta di predisposizione familiare, quindi è bene fare attenzione a quanto è accaduto a mamme, nonne, zie. La ma-grezza eccessiva è un altro fattore di rischio. Dare “peso” alle ossa (nei limiti del giusto peso) significa mantenere una buona calci-ficazione. Senza contare che, negli anni della menopausa, come già detto, un po’ di grasso è utile per produrre estrogeni e ciò pre-viene l’osteoporosi. Le donne che vanno in menopausa precoce-mente, sia naturalmente che in seguito a un intervento chirurgico o a chemioterapia, sono più esposte all’osteoporosi, come pure quelle che soffrono di patologie croniche (colite ulcerosa, morbo di Crohn, malattie che necessitano di assunzione di cortisone, insufficienza renale ecc.).

Osteoporosi, ossa porose, ossa piene di forellini, ossa che per-dono la loro densità. Questo, l’abbiamo detto, non succede in un attimo, ma la maggior parte delle donne comincia a occuparsi delle proprie ossa quando è tardi, ossia quando l’osteoporosi è già in uno stadio avanzato. L’invito è di non attendere la comparsa dei sintomi, l’irrigidimento, le microlesioni, le fratture, per pren-dere coscienza dello stato del proprio apparato scheletrico. Pen-siamoci prima, pensiamoci ora... l’appuntamento con la nostra ultima mestruazione deve trovarci con le ossa robuste.

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La medicina ufficiale e l’osteoporosi

Vorremmo descriverti brevemente l’attività dei principali farmaci che vengono prescritti nella pratica medica per prevenire e con-trastare l’osteoporosi. Può essere che qualcuno te li abbia consi-gliati, perciò riteniamo che sia giusto per te conoscerli, per poter scegliere consapevolmente.

Tos: abbiamo già parlato della terapia ormonale sostitutiva e dei suoi recenti sviluppi. Ti ricordiamo che non è più consigliata come terapia di prima scelta per la prevenzione dell’osteopo-rosi. I rischi sono considerati superiori ai benefici.

Raloxifene: negli ultimi anni si è sviluppato un filone di ricerca volto alla valutazione dell’attività sul tessuto osseo di alcuni farmaci già in uso per la terapia antitumorale, i SERMs (Se-lective Estrogenic Receptor Modulators). Appartiene a questo gruppo il Raloxifene, una sostanza sintetica con effetto estro-genico sull’osso, ma antiestrogenico sull’utero e sul seno. Per questo motivo, è stato ampiamente reclamizzato come il far-maco d’elezione per il trattamento dell’osteoporosi. Si è visto che previene la perdita di massa ossea e diminuisce il rischio di fratture a livello della colonna vertebrale di donne in postme-nopausa. Non ha però la capacità di ridurre anche il rischio di frattura all’anca, peraltro molto più comune. Le ragioni non sono note. Gli effetti collaterali includono le vampate e, decisamente più preoccupanti, l’aumento di rischio trombo-embolico venoso soprattutto a carico dei polmoni, la depres-sione e la demenza. Purtroppo, infatti, questa sostanza blocca la captazione degli estrogeni non solo a livello di utero e di mammella, ma anche di cervello.

Alendronato: appartiene alla famiglia dei bisfosfonati, una ca-tegoria di sostanze in gran parte sintetizzate dall’industria dei

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detersivi. Alcune di queste, tra cui l’alendronato, si sono rive-late capaci di prevenire la perdita di massa ossea e di contri-buire a ricostituirla. Gli effetti collaterali includono nausea, costipazione e ulcera. È importante prendere il farmaco a di-giuno appena alzati, solo con un abbondante bicchiere d’ac-qua; non vanno assunte altre bevande o cibi prima di trenta minuti. Inoltre, per minimizzare i disturbi del tratto digerente superiore, il paziente non deve sdraiarsi dopo l’ingestione del farmaco, per almeno trenta minuti.

Calcitonina: è un ormone naturalmente presente nel nostro or-ganismo. Agisce soprattutto stimolando l’attività degli osteo-blasti. Gli effetti collaterali includono nausea e vampate.

I nostri consigli per costruire ossa forti e restare “in piedi” tutta la vita

C’è molto che puoi fare per tutelare le tue ossa, per proteggerle dalla perdita di densità e dormire sonni tranquilli senza l’incubo di ritrovarti, magari a settant’anni, ingessata prima e in fisiotera-pia poi, per una banale caduta… Innanzitutto non dimenticare le tue “guide” fondamentali: gli isoflavoni di soia, la dioscorea, l’agnocasto, il magnesio e la vitamina D. Questi agiscono su tut-to il tuo corpo, anche sulle ossa. Sono il tuo supporto, sempre e comunque. Contemporaneamente, però, segui anche questi con-sigli, come parte di una vita sana ed equilibrata.

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1. apporta minerali e fa sì che vengano assorbiti

Calcio

La struttura minerale dell’osso ha bisogno soprattutto di calcio. La nostra dieta ne è comunemente ricca. Attenzione: calcio non vuol dire solo latte e formaggio… rimarrete stupite, quando par-leremo di alimentazione, dalla varietà di buoni alimenti che lo contengono. Tuttavia, non per tutti l’assunzione di calcio corri-sponde al suo ingresso nelle ossa. È stato evidenziato che la som-ministrazione di grandi quantità di calcio a pazienti con osteopo-rosi porta ad alti livelli di questo minerale nel sangue, ma non si traduce in un miglioramento della densità ossea. L’assorbimento del calcio nel nostro apparato scheletrico è come il goal in una partita: non basta il pallone, serve la squadra. Se questa non è adeguata, il calcio non riesce a passare dal sangue alle ossa. Non si va in porta. Ciò è doppiamente pericoloso: da una parte l’oste-oporosi avanza, dall’altra il calcio può andare a depositarsi dove non serve, nei tessuti molli, danneggiando le articolazioni, o nei reni, formando calcoli. Cosa ci serve allora per un buon gioco di squadra, ossia per far sì che il calcio riesca a essere efficacemente incorporato nelle ossa?

Vitamina D

La vitamina D è essenziale per costruire le nostre ossa. Favorisce la mineralizzazione, facilita il trasporto del calcio dall’intestino al sangue e ne diminuisce l’eliminazione renale. È uno dei mec-canismi “salvacalcio”, messi in atto dal nostro organismo tanto tempo fa, come abbiamo già accennato nel capitolo dedicato al magnesio. Una sua carenza può determinare la perdita di calcio. Il modo migliore per assicurare al nostro corpo il suo giusto ap-

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porto è fabbricarcela, esponendoci, seppur con moderazione, al sole. È questo, infatti, che innesca una serie di reazioni a catena, a livello della nostra pelle, che portano alla conversione del cole-sterolo in vitamina D. Fare una passeggiata all’aria aperta in una bella giornata di sole può aiutarci molto, ma a volte non facciamo nemmeno questo: passiamo da casa alla macchina e da questa all’ufficio, per poi tornare di nuovo a casa… Nei mesi invernali, poi, il nostro corpo è coperto da strati di vestiti e perciò siamo più esposte al rischio di carenza. Senza trascurare il fatto che, con il passare degli anni, la nostra pelle diventa sempre meno efficiente nel suo compito di fabbricare vitamina D a partire dal colesterolo. Diventa perciò necessaria la sua integrazione, con la dieta (una fonte eccellente è il pesce azzurro) e con supplementi nutrizionali specifici.

magnesio

Ne abbiamo già parlato. È un minerale importantissimo, as-solutamente fondamentale per la salute e l’integrità del nostro apparato scheletrico, sia perché fa parte direttamente della sua componente minerale, sia perché aiuta il corpo ad assimilare il calcio laddove serve, proteggendo le ossa ed evitando la calcifi-cazione dei tessuti molli e la formazione di calcoli. Il calcio e il magnesio vanno assunti assieme; solo così possiamo evitare che le nostre ossa si indeboliscano e contemporaneamente proteggerci dalla carenza di magnesio. Se la tua fonte alimentare principale di calcio è il latte, o i suoi derivati, sappi che la quantità di magne-sio in essi contenuta è scarsa. Un buon rapporto tra questi due minerali dovrebbe essere almeno di 2 (calcio) a 1 (magnesio). Per esempio, se assumiamo 1000 mg di calcio dovremmo assumere anche 500 mg di magnesio. Alcune ricerche suggeriscono addi-rittura la necessità di un rapporto di 1 a 1. Nel latte l’apporto di minerali è decisamente a favore del calcio (4 a 1). Nonostante

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tutto quello che ci viene comunicato dall’industria del latte, esso non è l’alimento d’elezione per la salute delle nostre ossa. E que-sto non è l’unico motivo, ma di ciò parleremo più diffusamente nel capitolo dedicato all’alimentazione.

I cereali integrali e i legumi contengono calcio e anche molto magnesio. Sono una fonte nutrizionale ideale per te ora, special-mente se sei a rischio di osteoporosi. Se incrementiamo la dose di calcio, dobbiamo necessariamente aggiungere più magnesio alla nostra dieta e far sì che il rapporto tra i due sia almeno di 2 (calcio) a 1 (magnesio). Tutto ciò è stato confermato da nume-rosi studi, che hanno anche evidenziato la capacità del magne-sio di migliorare efficacemente le condizioni delle ossa di donne con osteoporosi. Il suo ruolo non è solamente preventivo, ma anche curativo.

2. Proteggi il collagene

Anche la struttura proteica, il collagene quindi, che costituisce la massa dell’osso, ha bisogno di essere tutelata. In ambito cosme-tico si dice e si ripete che le fibre di collagene vanno protette per evitare il rilassamento della pelle, la perdita di densità e la for-mazione delle rughe. Ciò vale anche per le ossa, anche se non le vediamo. È stato infatti dimostrato che lo stress ossidativo è una delle cause principali dell’osteoporosi, poiché determina un lento e progressivo deterioramento della componente proteica dell’os-so. Possiamo proteggerci con un’alimentazione particolarmente ricca di frutta e verdura fresche, che garantisce un buon apporto di betacarotene, bioflavonoidi e vitamina C. Quest’ultima può essere ulteriormente integrata con supplementi nutrizionali, da utilizzare a cicli nei periodi di maggiore stress.

In questo programma di integrazione mirata alla salute dell’osso, c’è un’ulteriore marcia in più che puoi fornire al tuo

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organismo. Si tratta del resveratrolo, una sostanza polifenolica particolarmente utile nel proteggere dallo stress ossidativo. Ne sono ricchi l’uva, il vino, le arachidi, le bacche di gelso e le radici del Polygonum cuspidatum.

Polygonum cuspidatum

È una pianta originaria dell’Asia e diffusa anche nel nord degli Stati Uniti e nel Canada, da sempre utilizzata nella medicinale tradizione cinese per il trattamento dei sintomi della menopau-sa. Le sue proprietà protettive nei confronti del tessuto osseo, studiate di recente, sono imputabili al resveratrolo, di cui il Polygonum cuspidatum è una delle fonti naturali più ricche. Due sono le ragioni principali per cui desideriamo consigliarti la sua assunzione, con riferimento, in particolare, alla prevenzione dell’osteoporosi:

• Protegge il collagene dallo stress ossidativo, sia bloccando la propagazione dei radicali liberi, sia chelando gli ioni metallici (ferro e rame), che favoriscono la formazione di nuove specie reattive e dannose per i tessuti. Studi hanno anche dimostrato che le sue proprietà come antiossidante sono superiori a quelle del betacarotene, delle vitamine C ed E e che, con queste stes-se sostanze, il resveratrolo è in grado di agire in sinergia.

• È un fitoestrogeno, la sua struttura è infatti molto simile a quella degli estrogeni prodotti naturalmente dal nostro orga-nismo. La sua attività in questo senso è stata ampiamente di-mostrata. Il resveratrolo è in grado di mimare l’azione degli estrogeni in molti tessuti del nostro corpo, tra cui il tessuto osseo, come dimostrano gli studi condotti recentemente in merito.

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3. assumi sostanze nutrienti specifiche

Per completare i nostri consigli al fine di proteggere il collagene e di far sì che il calcio venga efficacemente assorbito a livello osseo, servono anche altri principi nutrienti, tra cui alcuni mi-nerali. Questi non devono essere presenti in grandi quantità (sono infatti definiti “micronutrienti”), ma sono comunque in-dispensabili per il delicato e complesso meccanismo che porta alla formazione e al mantenimento del nostro scheletro. Vedia-mo i principali.

Zinco

Lo zinco è essenziale per il funzionamento di numerosi proces-si vitali, tra cui la formazione dell’osso e l’attività biochimica della vitamina D. Esso, inoltre, fa parte dell’enzima rame-zinco superossido dismutasi e come tale protegge i tessuti, tra cui il collagene, dai radicali liberi. Favorisce la conversione, a livel-lo epatico, del betacarotene in vitamina A, anch’essa implicata nei meccanismi di protezione della matrice proteica dell’osso. Purtroppo, analogamente al magnesio, anche lo zinco viene in gran parte perso durante il processo di raffinazione dei cibi. L’integrazione dello zinco è perciò necessaria e fortemente rac-comandata.

Rame

Il rame è un importante componente di molti enzimi del corpo. Il più importante è la superossido dismutasi citoplasmatica, nella cui struttura è associato allo zinco, con funzione antiossidante. Esso interviene anche nella fissazione del calcio nelle ossa e nella produzione del collagene. Zinco e rame competono nell’assorbi-mento: eccessi di zinco possono provocare carenza di rame. Ecco

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il motivo principale per cui all’integrazione di zinco è necessario sempre accompagnare l’assunzione di rame, nel rapporto fisiolo-gico di 10 a 1 (10 volte più zinco che rame).

manganese

Anche il manganese partecipa a numerose attività metaboliche, tra cui la principale è quella di difendere le cellule dai danni pro-vocati dai radicali liberi. È inoltre necessario per la mineraliz-zazione dell’osso e la produzione del tessuto connettivo, contri-buendo a preservare la densità del nostro apparato scheletrico. È contenuto nei cereali, ma il 75% di esso viene perso durante la loro raffinazione. Un’integrazione è perciò necessaria e fortemen-te raccomandata.

acido folico

Vari studi hanno evidenziato che l’acido folico è uno degli ele-menti nutritivi più spesso insufficienti nelle nostre diete. Esso ha molteplici funzioni, tra le quali quella di contribuire alla costi-tuzione del sistema nervoso e alla maturazione dei globuli rossi. Sono note, infatti, le sue proprietà nella prevenzione delle mal-formazioni del feto e nella protezione dal rischio di infarto. C’è di più: recenti studi hanno evidenziato la sua azione preventiva nei riguardi del rischio di fratture all’anca, tipiche dei soggetti affetti da osteoporosi. Ciò sembra essere legato ai livelli circolanti di omocisteina nel sangue. I soggetti con elevati livelli ematici di questo aminoacido rischiano doppiamente di fratturare le pro-prie ossa. L’acido folico è in grado di abbassare i livelli di omoci-steina, contribuendo in via indiretta alla salute e alla robustezza del nostro apparato scheletrico.

6. L’approccio ai sintomi

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4. altri consigli utili

Il corretto e bilanciato apporto di principi nutritivi è importante, ma non è tutto. Per contrastare l’osteoporosi è essenziale anche muoversi, fare sport. Le ossa, per mantenersi sane, forti, com-patte, robuste hanno bisogno di… esercitarsi! Occorre dar loro “peso” per stimolarne la crescita! Se ci rompiamo una gamba e siamo costrette all’immobilità, quando finalmente ci togliamo il gesso ci ritroviamo non solo ad aver perso massa muscolare, ma anche massa ossea. Ciò avviene per la mancanza di esercizio. Gli astronauti, quando si allontanano dal campo gravitazionale ter-restre, iniziano a perdere calcio dal tessuto osseo, perché viene a mancare il “peso” contro cui costruire ossa forti e compatte.

La vita sedentaria che conduciamo, unitamente a una dieta povera di sostanze nutrienti, è la ragione principale per cui l’oste-oporosi sta diventando una patologia sempre più diffusa. È im-portante allora fare esercizio fisico, camminare, correre, andare in bicicletta, giocare a tennis, alzare pesi, anche ballare. Tutto ciò fa bene allo spirito e stimola l’osso a diventare più forte, a crescere, a svolgere al meglio la sua funzione di supporto, sia nei confronti delle sollecitazioni che della forza di gravità.

Per quanto riguarda abitudini e stili di vita, anche in questo caso, il trio fumo-alcol-caffè rappresenta un grande nemico. For-se, se ti spieghiamo il perché, ti sentirai più motivata nella scelta di eliminare, o quanto meno ridurre, queste abitudini dannose. L’alcol è tossico per le ovaie e inoltre compromette l’assorbimen-to di sostanze utili. Il fumo danneggia la circolazione sanguigna, rallenta la produzione ormonale e predispone all’osteoporosi. La caffeina in eccesso limita l’assorbimento di calcio, anzi, ne favo-risce la perdita. Noi non vogliamo demonizzare nulla, la parola chiave è “moderazione”. Se proprio hai voglia di fumare una siga-retta, fallo, senza sensi di colpa. Anche questi sono dannosi.

Ricordati sempre che la strategia migliore è la prevenzione. Se

6. L’approccio ai sintomi

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però il tuo apparato scheletrico è già danneggiato, non ti scorag-giare. Le tue ossa sono vive e possono recuperare con il movimen-to e con un’integrazione mirata.

Il compagno di viaggio ideale per la salute delle tue ossa

In farmacia e in erboristeria sono reperibili prodotti che tengono conto delle necessità del nostro apparato scheletrico in chiave as-solutamente attuale, considerando anche le carenze nutrizionali più diffuse, imputabili alla comune alimentazione. L’obiettivo è di agire in maniera specifica sulle ossa, proteggendone il collage-ne, fornendo i principi nutritivi essenziali per la loro mineralizza-zione e favorendo l’assorbimento del calcio.

Per la prevenzione e il trattamento dell’osteoporosi è neces-sario un prodotto a base di:

– estratto secco di Polygonum cuspidatum titolato al 50% di resveratrolo, – vitamina D, – acido folico, – calcio, – magnesio, – zinco, – rame, – manganese

reperibili singolarmente o in unico prodotto. L’apporto dei suddetti minerali deve essere garantito dalla scelta di sali a elevata biodisponibilità.

6. L’approccio ai sintomi

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Riassumendo, la nostra proposta di integrazione in menopausa per contrastare l’osteoporosi prevede l’uso di:

• un prodotto a base di: isoflavoni di soia, dioscorea, agnocasto;• un prodotto a base di: citrato di magnesio e vitamina D;• un prodotto, specifico per l’osteoporosi, a base di Polygonum

cuspidatum, vitamina D, acido folico, calcio, magnesio, zinco, rame e manganese.

6. L’approccio ai sintomi

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ansia, depressione, variazioni dell’umore

Le variazioni ormonali che caratterizzano l’età della menopausa possono portare alcune di noi a sentirsi particolarmente “giù”, ad aver voglia di piangere, ad avere la sensazione che il mondo intero stia per crollarci addosso. Forse hai sperimentato questa vulnera-bilità anche in altre occasioni della tua vita: nei giorni antecedenti le mestruazioni o, se hai avuto figli, nel periodo dopo il parto. Infatti, sono proprio questi (sindrome premestruale, puerperio e menopausa) i momenti di maggiore emotività e sensibilità fem-minile. I malesseri legati alla sindrome premestruale sono però di breve durata e la maternità porta con sé la nascita, la speranza, i mille impegni e i progetti per il futuro. In menopausa, invece, talvolta prevale la sensazione di non avere una via d’uscita, di non farcela. Siamo depresse, irritabili, ansiose, dormiamo con diffi-coltà, la stanchezza ci pervade. Non riusciamo a trovare in noi stesse la calma e la serenità necessarie per affrontare il quotidiano. Proprio noi, che siamo sempre state piene di energia, bravissime nel gestire lavoro, famiglia, figli, organizzate, affidabili, equilibra-te… Ora basta un nulla per farci scoppiare in lacrime e per farci sentire inadeguate. Non siamo più le stesse, non ci riconosciamo. La nebbia che ci avvolge non ci fa vedere il futuro, se non in ter-mini di perdita, di fine di qualcosa.

Tutto questo può accadere, anche a te. Tuttavia, non è la tua vita che sta andando in frantumi, né tu hai qualcosa che non va. Ricordati che stai vivendo un momento di trasformazione e che tutto il tuo corpo è impegnato nel ristabilire un nuovo equilibrio, talvolta difficile da raggiungere.

Mai come adesso è importante che tu sappia in quale modo gli ormoni influenzano la nostra psiche. Comprendere i delicati meccanismi che regolano i nostri stati d’animo può aiutarti a sen-tirti più forte rispetto a essi e a scegliere come viverli.

Innanzitutto devi sapere che nel nostro corpo viaggiano so-

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stanze che permettono alle cellule nervose di comunicare tra loro: sono i neurotrasmettitori. Alcuni di questi, le endorfine, sono le nostre molecole della gioia. Ci aiutano a regolare il ritmo sonno-veglia, ci rendono serene e ci permettono di affrontare la vita quotidiana con equilibrio e con la giusta dose di ottimismo. Ci proteggono dal dolore e al tempo stesso hanno la capacità di darci piacere, di gratificarci. La maggior quantità di endorfine è secreta a livello di ipofisi e di ipotalamo. Ancora una volta sono questi a dirigere l’orchestra. Lo sbilanciamento dei livelli ormonali in menopausa si riflette sulla produzione di endorfine. Ecco l’origi-ne principale dell’estrema variabilità d’umore che ci caratterizza in questa stagione della vita, ma non è finita qui. Gli ormoni sessuali, in particolar modo gli estrogeni, influenzano anche i li-velli di serotonina, un altro neurotrasmettitore. Essa viaggia tra i nostri centri nervosi, regolando in particolar modo l’umore, il sonno e l’appetito. Quando gli estrogeni calano, anche i livelli di serotonina si abbassano; ecco un’altra ragione per cui alcune di noi soffrono di depressione quando la produzione di estroge-ni da parte delle ovaie diminuisce. La serotonina regola inoltre le funzioni gastrointestinali. Talvolta a irritabilità, nervosismo e depressione si accompagnano perciò gonfiore addominale, colon irritabile, difficoltà digestive, ritenzione idrica e aumento di peso. Ciò non ci rende certo più felici.

Inoltre, è bene ricordare che il tessuto nervoso, sede di tutti questi scambi, ha bisogno di mantenersi “in forma”. Chi si oc-cupa di questo? Chi contribuisce a nutrirlo e a rendere efficace la comunicazione tra le sue cellule? Ancora una volta parte di tutto questo lavoro viene svolta dagli ormoni sessuali, in partico-lar modo dagli estrogeni. Questi, legandosi ai recettori specifici, distribuiti ovunque nel sistema nervoso, contribuiscono ad atti-varne la funzionalità e l’efficienza.

Ora che hai visto quali e quante influenze i nostri ormoni esercitano sul tono dell’umore, sul ritmo sonno-veglia, sulla fun-

6. L’approccio ai sintomi

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zionalità generale del sistema nervoso, ti sarà facile comprendere come mai noi donne siamo così emotive, così psicologicamente vulnerabili, così suscettibili all’ansia e talvolta anche alla depres-sione, ma è per le stesse ragioni che siamo anche intuitive, sen-sibili, creative, piene di risorse. Quella che ti sembra debolezza è anche la tua forza. Ogni medaglia ha sempre due facce. La diffi-coltà sta a volte nel mettere in luce quella positiva. È importante per noi farti comprendere che ciò che può sembrarti un disturbo da carenza di estrogeni è in realtà la strada obbligata che il tuo cervello sta percorrendo per adattarsi a nuovi livelli ormonali. Su-perata questa fase, tutto sarà all’insegna della stabilità e non più degli alti e bassi tipici della vita fertile. Tu e solo tu puoi sostenere questo processo, accettandolo, prima di tutto.

Noi possiamo dirti che la nostra psiche si nutre anche dei nostri stessi pensieri e tanto più questi sono negativi, tanto più dentro di noi, anche a livello organico, si crea una realtà negati-va, di sofferenza. Se invece questi pensieri diventano propositivi, puoi gettare le basi per sentirti meglio. Usa le tue forze per svi-luppare la resistenza, l’adattamento e, se puoi, metti te stessa al primo posto. Probabilmente non l’hai mai fatto… la famiglia, i figli, le occupazioni… e tu? Per ultima. Sperimenta ora il piacere di prenderti cura delle parti di te a cui non hai potuto presta-re ascolto. All’inizio forse questo sarà uno sforzo, ma potranno aprirsi nuovi orizzonti. Tutto ciò che ti fa piacere è come una cura per te ora. È utile a produrre endorfine e a caricare il tuo corpo di nuovo ottimismo. Sarà un po’ come rinascere e noi vorremmo che ti sentissi proprio così, una persona che si sta preparando per una nuova vita.

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speciali aiuti dalla natura per risollevarti e stabilizzare il tuo umore

Noi sappiamo che se la menopausa si annuncia con ansia, ner-vosismo e variazioni d’umore, è molto difficile venirne fuori da sole. È come se al cervello in questo momento mancasse la “for-za” di uscire da un sentiero che appare come un vicolo cieco e di esplorare invece nuovi spazi più luminosi. È proprio dal cervello che noi vorremmo partire per proporti alcuni aiuti che possono essere indispensabili per affrontare e superare questo momento. Innanzitutto pensiamo alle cose semplici: ogni organo o tessuto ha bisogno di essere nutrito con sostanze specifiche. Solo così può avere un rendimento ottimale. La società del benessere ha sviluppato logiche di cura veloci, di grandi risultati apparenti, ma molto invadenti. La faciloneria con la quale vengono prescritti farmaci ansiolitici e antidepressivi ci lascia sconcertate. Noi ab-biamo scelto di vedere il cervello come un organo da nutrire. Se è una scalata psichica che la tua vita richiede in questo momento, affrontala tonificando e mantenendo in forma le tue cellule ner-vose cosicché il rilascio, la comunicazione, gli scambi dei neu-rotrasmettitori siano facilitati. Ti proponiamo soprattutto aiuti con questa funzione, senza trascurare la necessità di agire anche sul sintomo. Non dimenticare, però, le tue “guide” fondamenta-li: gli isoflavoni di soia, la dioscorea, l’agnocasto, il magnesio e vitamina D. Questi sono il substrato fondamentale anche per la funzionalità delle cellule nervose.

Griffonia simplicifolia

È una pianta arbustiva e legnosa tipica delle aree tropicali semiu-mide dell’Africa centro-occidentale. La parte attiva è contenuta nei semi, naturalmente ricchi di 5-HTP (5-idrossitriptofano), un aminoacido precursore diretto della serotonina. Abbiamo visto

6. L’approccio ai sintomi

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quanto questo neurotrasmettitore sia importante per regolare il tono dell’umore, per gestire lo stress e per indurre il sonno. Ap-porta benessere e calma. Il 5-HTP, contenuto in elevate quantità nei semi di griffonia, una volta assorbito dall’intestino, raggiunge il cervello trasportato dal flusso sanguigno. Devi sapere che non tutto ciò che circola nel sangue riesce ad arrivare a questo nostro organo così affascinante e complesso. C’è una barriera, chiamata “emato-encefalica”, che lo tutela e consente il passaggio solo ad alcune molecole. È un sistema di protezione che ha la funzione di risparmiare al cervello molte sostanze potenzialmente tossiche. Ciò costituisce, però, anche un limite all’ingresso di potenziali sostanze benefiche. Il 5-HTP ha il pregio di riuscire invece facil-mente ad attraversare la barriera emato-encefalica. Il suo ingresso nel cervello si traduce in un aumento non solo della sintesi di serotonina, ma anche delle endorfine, le nostre molecole della gioia. Ciò si riflette sia in un sensibile miglioramento del tono dell’umore sia nella diminuzione della fame nervosa, aspetto che, per alcune di noi, soprattutto in questo momento di vita, può essere di notevole importanza.

Passiflora incarnata

La passiflora, originaria del Perù e del Brasile, cresce spontanea-mente nel sud degli Stati Uniti. Il suo nome deriva dalle parole latine flos passionis, fiore della passione, con riferimento alla somi-glianza della sua corona di petali con la corona di spine di Gesù Cristo. Nella medicina popolare la passiflora è stata utilizzata per il trattamento di nevralgie, tachicardie di origine ansiogena, asma e insonnia. Nella moderna fitoterapia, le indicazioni terapeutiche la vedono impiegata per il trattamento dell’ansia, dell’insonnia e per alleviare i disturbi gastrointestinali di origine psicosomatica. Tra i costituenti chimici attivi vi sono soprattutto flavonoidi (vi-texina, isovitexina ecc.), maltolo e alcaloidi. Non è chiaro quale o

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quali tra i costituenti siano i responsabili degli effetti della passi-flora, è più probabile che essi siano il risultato di un’azione siner-gica tra le diverse sostanze contenute. Se in questo periodo risenti molto di ansia, nervosismo e stress, la passiflora può aiutarti a stare meglio, senza pericoli di dipendenza e di assuefazione. An-che il sonno notturno migliorerà, in qualità e quantità, senza il rischio di sonnolenza durante il giorno.

arancio amaro, fiori

I fiori dell’arancio amaro sono particolarmente indicati per lo stato di eccitabilità nervosa, che caratterizza lo sbilanciamento ormonale e le fasi di cambiamento in generale, spesso associate a paure e timori. La loro azione è particolarmente armonizzante e mirata alle distonie neurovegetative, alle palpitazioni e all’in-sonnia. Da sempre considerati simbolo di unione tra maschile e femminile, i fiori dell’arancio amaro sono un grande rimedio per te che stai cercando di affrontare questo momento unendo forza e dolcezza.

6. L’approccio ai sintomi

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Il compagno di viaggio ideale per alleviare i sintomi di ansia, depressione e variazioni d’umore

In farmacia e in erboristeria sono reperibili prodotti formulati con l’obiettivo principale di fornire al sistema nervoso gli elemen-ti nutritivi di cui necessita, agendo allo stesso tempo direttamente sui sintomi.

Un prodotto utile nel caso di ansia, depressione e sbalzi d’u-more in menopausa dovrebbe contenere:

– estratto secco di griffonia simplicifolia titolato in 5-HTP al 25%, – estratto secco di passiflora titolato in vitexina al 4%, – estratto secco di fiori d’arancio

reperibili singolarmente o in unico prodotto. Ognuno di questi componenti dovrebbe mantenere intatte le proprietà complete della pianta, con tutti gli altri principi nutritivi che la caratterizzano, per un’azione sinergica e soprattutto completa.

Riassumendo, la nostra proposta di integrazione in menopausa in presenza di ansia, depressione e variazioni d’umore prevede l’uso di:

• un prodotto a base di: isoflavoni di soia, dioscorea, agnocasto;• un prodotto a base di: citrato di magnesio e vitamina D;• un prodotto, specifico per l’ansia e gli sbalzi d’umore, a base di

alga Klamath, Griffonia simplicifolia, Passiflora incarnata, fiori di arancio amaro.

6. L’approccio ai sintomi

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Per risultati più completi segui i consigli alimentari e lo stile di vita riportati nell’ultimo capitolo. Tutto ciò ti aiuterà ad appor-tare al tuo organismo le sostanze nutritive di cui ha bisogno e a bilanciare le tue cariche ormonali in maniera naturale.

In particolare, se le variazioni d’umore, l’irritabilità, l’ansia e il nervosismo sono il sintomo di cui maggiormente soffri, cerca di eliminare, o quantomeno ridurre, dalla tua dieta tutti i cibi e le bevande eccessivamente stimolanti (i cibi speziati e piccanti, i fritti, le carni rosse, gli alimenti conservati, l’alcol, la caffeina, il fumo…). Inoltre, evita il più possibile le situazioni di stress e dedica del tempo a fare ciò che più desideri. Non sei egoista. Hai fatto tanto per tutti, ora tocca a te.

6. L’approccio ai sintomi

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Caduta dei capelli

Ed eccoci ai capelli, croce e delizia di tutte le donne, a tutte le età. Da sempre simbolo di femminilità e seduzione, sicuramente hanno ricevuto da ciascuna di noi più cure che tutto il resto del corpo. Quando pensiamo alle modificazioni fisiche cui possia-mo andare incontro in menopausa, ci viene in mente che la cute può perdere tono e che sul nostro viso probabilmente comparirà qualche ruga in più. Siamo preparate a questo! Ciò che invece non ci aspettiamo è di veder mutare la nostra chioma. I capelli bianchi non sono un problema; al contrario perdere i capelli e vederli diventare ogni giorno più sottili e opachi ci sorprende, ci preoccupa. Sicuramente altre volte abbiamo notato una caduta cospicua, dopo uno stress intenso, dopo il parto, oppure in alcu-ne stagioni tipiche, come l’autunno e la primavera. Questa volta, però, è diverso: i capelli sembrano ogni giorno più brutti e più radi… All’improvviso perdiamo un’altra delle nostre certezze e si affaccia nella nostra mente il terrore della calvizie! Che cosa ci sta accadendo e perché? Anche questo può essere un sintomo della tua menopausa.

Te ne spieghiamo il motivo. Finora abbiamo sempre parla-to degli ormoni sessuali femminili, gli estrogeni e il progestero-ne. Questi non sono esclusiva di noi donne. Anche gli uomini li producono, ma in minore quantità. Allo stesso modo anche noi sintetizziamo costantemente ormoni definiti “maschili”, gli androgeni. Nomi ridondanti: testosterone, androstenedione, dii-drotestosterone… Nella maggior parte di noi, per fortuna, questi ormoni non sono in quantità tali da avere effetti mascolinizzanti, anche perché sono tenuti sotto controllo da livelli adeguati di estrogeni. Essi giocano comunque un ruolo importante per la nostra salute.

Durante il “travaglio” della menopausa si possono verificare diverse situazioni che portano a uno sbilanciamento tra ormoni

6. L’approccio ai sintomi

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femminili e maschili. Prima di tutto, calando gli estrogeni, gli androgeni si fanno “sentire” di più. Sono come i piatti di una bi-lancia: il peso sul piatto degli estrogeni cala e allora l’altro, quello degli androgeni, che è sempre stato in secondo piano, acquista una valenza maggiore.

In secondo luogo il nostro corpo, visto che le ovaie rispon-dono poco ai suoi stimoli, chiede al surrene di incrementare la produzione ormonale. Questo si mette in moto e secerne soprat-tutto androstenedione, che dovrà fungere da precursore per gli altri ormoni che scarseggiano. Anche lo stress mette il surrene nelle condizioni di lavorare di più; può essere lo stress fisiologico del nostro corpo, dovuto all’adattamento a una nuova realtà, o lo stress di cui noi stesse ci carichiamo con le preoccupazioni, le paure e la mancanza di certezze che pesano ora nella nostra vita.

Il tutto si riflette in ormoni maschili che si fanno sentire di più, soprattutto a carico di tessuti quali pelle, cuoio capelluto, ghiandole sebacee e follicoli piliferi, che sono particolarmente ricchi dei loro recettori. In questa sede il re degli androgeni, il testosterone, si trasforma, grazie a un enzima chiamato 5-a-re-duttasi, in diidrotestosterone (DHT). Quest’ultimo è molto più potente del testosterone e svolge la sua azione soprattutto a livello periferico, stimolando la ghiandola sebacea e inibendo la crescita dei capelli. Così accade che i capelli si assottigliano sempre di più, sino a cadere, e la pelle e il cuoio capelluto diventano grassi e impuri.

Come se tutto ciò non bastasse, in questo periodo i capelli soffrono perché il corpo, impegnato in altro, li trascura. Lo stress d’adattamento alla menopausa richiede grandi energie. Il nostro organismo necessita perciò di un maggiore apporto di sostanze nutritive, quali sali minerali, vitamine e aminoacidi. Se la nostra dieta non provvede a tale esigenza, il corpo distribuisce ciò di cui dispone in base a un criterio che privilegia gli organi vitali, pri-mi tra tutti il sistema nervoso e cardiovascolare. Il tessuto osseo

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resta in secondo piano. I capelli, assieme alla pelle e alle unghie, vengono trascurati. A loro va solamente ciò che resta ed ecco che diventano sottili, spenti e senza corpo.

È evidente che in questo momento così particolare della tua vita, anche i capelli hanno bisogno di aiuto. È un invito “visibile” che il corpo ti invia… con la speranza che tu ti prenda cura di lui.

Come tornare ad avere i capelli di prima (e allo stesso tempo migliorare la propria salute)

Avrai capito che i capelli sono solo un mezzo, un segnale, che il tuo corpo sta usando per indicarti che in te non c’è equilibrio, né ormonale, né nutrizionale. C’è però molto che puoi fare per alleviare questo sintomo, così inatteso, spiacevole e carico di in-certezze per la tua femminilità. Prima di tutto non dimenticare le tue “guide” fondamentali: gli isoflavoni di soia, la dioscorea, l’agnocasto, il magnesio e la vitamina D. Questi agiscono su tut-to il corpo, anche sui meccanismi che regolano la crescita dei ca-pelli. Per aiutarli ancora di più e avere risultati “visibili” in breve tempo, può esserti utile l’assunzione, in contemporanea, di prin-cipi funzionali di cui la tua dieta, anche se equilibrata, può essere carente. Considerala, però, non come una medicina ma come il cibo di cui hai bisogno ogni giorno per aiutare, supportare il tuo organismo e i tuoi capelli. Tieni presente che la dieta non può darti ogni giorno la quantità di elementi nutritivi specifici che ti servono, se non con l’introduzione anche di molte calorie, cosa che, sarai d’accordo con noi, è sicuramente meglio evita-re. Inoltre, alcuni principi funzionali particolarmente utili non sono contenuti nei comuni alimenti; ciò rende indispensabile la loro integrazione.

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I semi di lino e i lignani

I semi di lino sono da sempre utilizzati in ambito nutrizionale per la loro ricchezza di acidi grassi Omega-3. Abbastanza recente è invece la scoperta del loro elevato contenuto di fitoestrogeni, in particolare lignani. Ne costituiscono la fonte maggiormente ricca, da settanta a ottocento volte in più rispetto alle altre piante (cereali, soia, banane…). Già abbiamo parlato dei fitoestrogeni in generale e del loro prezioso aiuto per quanto riguarda l’equi-librio ormonale. Tutto quanto detto vale anche per i lignani: essi modulano le fluttuazioni ormonali, sia in eccesso che in difetto, e sono efficaci antiossidanti. C’è di più: sono in grado di influen-zare i processi metabolici che portano alla caduta dei capelli. È stato dimostrato che interferiscono con la trasformazione del te-stosterone in diidrotestosterone (DHT), impedendo che il bulbo pilifero si atrofizzi, perdendo via via la sua capacità di far crescere un capello sano. Questa scoperta fa comprendere come i semi di lino costituiscano l’integrazione nutrizionale ideale per contra-stare la caduta di capelli provocata dagli scompensi ormonali in menopausa. Attenzione, però, perché l’olio di lino, largamente disponibile in commercio, non contiene i lignani, poiché questi si trovano nella parte idrosolubile dei semi e vanno perciò persi al momento dell’estrazione dell’olio. Consigliamo quindi di cercare l’estratto di semi di lino in cui viene specificata la loro presenza, lasciando all’olio il pregio di contenere i preziosi Omega-3.

maca andina

È coltivata sin dal 1600 a.C. e a tutt’oggi costituisce un alimento base della dieta delle popolazioni andine. La maca è una pianta perenne, cresce spontaneamente in Perù a tremila-quattromila metri di altitudine, resistendo a condizioni climatiche a dir poco difficili. Anche gli Inca la conoscevano, la consideravano un dono

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degli dei, riservato a guerrieri e sacerdoti. È un tubero molto ricco e apprezzato per il suo valore nutrizionale. In molte tradizioni i capelli sono considerati il simbolo della forza e dell’energia vitale ed è proprio questo che la maca è in grado di risvegliare in te in questo momento di passaggio in cui anche i capelli sono in difficoltà. Te la proponiamo per le sue qualità di pianta adattoge-na, in grado di supportare il tuo organismo e di promuovere un equilibrio ottimale. Non solo, il suo contenuto di aminoacidi, vi-tamine e minerali la rende un alimento particolarmente indicato per la tua chioma. Questa radice particolare spicca per il suo con-tenuto di beta-sitosterolo, una sostanza in grado di contrastare la 5-a-reduttasi, l’enzima responsabile, come ti abbiamo spiegato, della caduta dei capelli dovuta a squilibri ormonali. La conferma di quanto detto sta nella tradizione popolare; si tramanda, infatti, che l’uso costante della maca prevenga l’incanutimento e la ca-duta dei capelli, stimolandone anche la ricrescita. In altre parole, funziona da millenni… non abbiamo mai visto un abitante delle Ande senza capelli!

Bambù

Le canne di bambù le hai sicuramente presenti: robuste alla base ma flessibili nella lunghezza, dalla superficie liscia e lucente. Chi non vorrebbe avere i capelli così! Il bambù è una pianta ricca di silicio, ne può contenere oltre il 70%. Per questo l’abbiamo scelta per te. Il silicio è necessario per i tessuti connettivi, i vasi san-guigni, le unghie, la pelle e i capelli e svolge un ruolo essenziale per conservarne l’integrità. Purtroppo, pur essendo largamente diffuso in natura, a causa della raffinazione degli alimenti, viene a mancare sempre più nell’alimentazione “moderna”.

6. L’approccio ai sintomi

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Cistina

È un aminoacido indispensabile per il processo di formazione della cheratina dei capelli, cui conferisce resistenza, tenuta e lu-minosità. È ricchissimo di zolfo. Ne contiene infatti il 27%, più di qualsiasi altro aminoacido solforato. È importante anche per la pigmentazione del capello, poiché facilita la sintesi delle sue melanine specifiche. Solitamente il nostro organismo la produce a partire da due molecole di un altro aminoacido, la cisteina. Possiamo anche assumerla attraverso la dieta, ma le sue fonti sono soprattutto le proteine animali, latte e uova in particola-re. Come capirai meglio quando parleremo di alimentazione, esistono svariate ragioni per cui è meglio ridurre l’assunzione di questi alimenti e privilegiare invece il pesce e le proteine vegeta-li. Alla luce di questi fatti e dello stress “brucia-nutrienti” cui è sottoposto il tuo organismo, l’integrazione di cistina è partico-larmente importante.

msm

Il Metil Sulfonil Metano (MSM) è una forma di zolfo organico molto diffusa in natura. La sua formazione ha inizio negli oceani, ove le alghe e il plancton assorbono zolfo dall’acqua e compiono la prima trasformazione da zolfo inorganico a zolfo in forma or-ganica. Successivamente, in seguito a processi di decomposizione e di ossidazione, si forma il Metil Sulfonil Metano il quale, assor-bito dal terreno dai vegetali, arriva a noi attraverso il cibo. Pur-troppo, però, viene in gran parte distrutto durante il processo di cottura degli alimenti. Il nostro corpo ha bisogno di zolfo per la costruzione di quasi tutte le biomolecole (enzimi, ormoni, ami-noacidi, anticorpi, antiossidanti). Il collagene, la cartilagine e il tessuto connettivo ne contengono molto; la cheratina, costituen-te dei nostri capelli, ne è ricchissima. È stato evidenziato che lo

6. L’approccio ai sintomi

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zolfo, somministrato in qualità di MSM, è facilmente assorbito dall’organismo ed è in grado di accelerare la crescita fisiologica dei capelli, rendendoli lucenti e flessibili. Inoltre, grazie alla sua struttura chimica, riesce a chelare i metalli pericolosi e le sostanze tossiche, favorendone l’eliminazione dall’organismo. Agisce così da efficace disintossicante.

Il compagno di viaggio ideale per contrastare la caduta dei capelli e renderli più sani e forti

In farmacia e in erboristeria sono reperibili prodotti studiati ap-positamente per la caduta dei capelli in menopausa, con lo scopo di aiutare a riequilibrare le cariche ormonali. Contrastano inoltre i processi metabolici che portano all’atrofizzazione del bulbo pi-lifero e forniscono gli elementi fondamentali per la crescita e la salute dei capelli.

Un prodotto ideale per contrastare la caduta dei capelli in menopausa dovrà essere a base di:

– estratto secco di semi di lino titolato al 20% in lignani, – estratto secco di maca andina, – estratto secco di bambù titolato al 70% in silicio, – l-cistina e metil sulfonil metano (msm)

reperibili singolarmente o in unico prodotto.

Riassumendo, la nostra proposta di integrazione in menopausa per contrastare la caduta dei capelli e renderli più sani e forti

6. L’approccio ai sintomi

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prevede l’uso di:

• un prodotto a base di: isoflavoni di soia, dioscorea, agnocasto;• un prodotto a base di: citrato di magnesio e vitamina D;• un prodotto, specifico per la caduta dei capelli, a base di: semi

di lino, maca andina, bambù, L-cistina, MSM.

Per risultati più completi segui i consigli alimentari e lo stile di vita riportati nell’ultimo capitolo. Tutto ciò ti aiuterà ad apporta-re al tuo organismo i principi nutrienti di cui hai bisogno e a bi-lanciare le tue cariche ormonali in maniera naturale. Cerca anche di evitare il più possibile lo stress. Sappiamo che non è facile, ma hai visto quanto è dannoso per te e per i tuoi capelli, soprattutto ora. Non caricare ulteriormente il tuo organismo, in esso è già in corso un cambiamento inarrestabile. Assecondalo, mantenendo la calma. Se puoi, trova il tempo per te stessa e non sempre e solo per gli altri. Sei importante anche tu.

6. L’approccio ai sintomi

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7.

Con chi affrontiamo il nostro viaggio

“Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli di-ventano bianchi, i giorni si trasformano in anni. Però ciò che è importante non cambia; la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno. Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza. Dietro ogni successo c’è un’altra delusione. Fino a quando sei vivo, sentiti vivo. Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo. Non vivere di foto ingiallite... insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni. Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te. Fai in modo che invece di compassione, ti portino rispetto. Quando a causa degli anni non potrai cor-rere, cammina veloce. Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone. Però non fermarti mai”.

— Madre Teresa di Calcutta

Con questo approccio alla menopausa il nostro intento è stato di dare a ogni donna la possibilità di comprendere come e perché si mette in atto questo passaggio, divenendo consapevole di sceglie-re il suo approccio su misura, in base all’unicità della situazione che sta vivendo e della fase in cui si trova.

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Personalizzare il più possibile, proporre trattamenti in sinto-nia con esigenze diverse in momenti diversi… questo è stato lo spirito che ci ha accompagnato nella stesura di questa piccola gui-da. Ora anche tu hai gli strumenti per scegliere i tuoi “compagni di viaggio” e puoi creare la combinazione ideale per te. L’unico punto fisso che ci sentiamo di raccomandarti è dato dalla combi-nazione di quelle piante e di quei minerali scelti appositamente a sostegno sia del tuo apparato riproduttivo sia delle funzioni vitali più importanti (come gli isoflavoni di soia, il magnesio, la vitamina D ecc.). Il resto può variare a seconda dei sintomi ed è rappresentato da quei compagni di viaggio che possono percorre-re con te un tratto di strada per poter poi essere sostituiti o ripresi.

hai effeTTuaTo il TesT e hai oTTenuTo risulTaTo ne-gaTiVo, ma Per la Tua fascia D’eTà o Per Qualche aVVisaglia hai caPiTo che il Tuo organismo si sTa aVVicinanDo alla fase Di Passaggio?

hai effeTTuaTo il TesT e hai oTTenuTo risulTaTo Po-siTiVo, ma “il Tuo momenTo non È ancora arriVaTo” e non manifesTi ancora le eViDenTi sinTomaTologie TiPiche Della menoPausa?

Lasciati accompagnare da due straordinarie integrazioni di base che ti aiuteranno ad affrontare la premenopausa scivo-lando nella menopausa in modo morbido e naturale, preve-nendo l’esplosione delle più fastidiose sintomatologie.

Per riequilibrare la componente ormonale, integra:– Isoflavoni di soia, agnocasto e dioscorea

7. Con chi affrontiamo il nostro viaggio

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Per dare al tuo organismo ciò che gli manca e che lo farà stare/funzionare meglio, integra:– Magnesio citrato e vitamina D3

Se si dovessero manifestare anche alcune tipiche sintomato-logie, fai riferimento ai rimedi specifici riportati di seguito.

Per ridurre l’ansia e gli sbalzi d’umore, integra:– Griffonia, passiflora e arancio amaro

Per alleviare le vampate, integra:– Cimicifuga, griffonia, rhodiola e gynostemma

Qualora fosse necessario:

Per rinforzare e proteggere il tessuto osseo, integra:– Calcio, magnesio e vitamina D, Polygonum cuspidatum, zinco, rame, manganese e acido folico

Per rinforzare la struttura del capello e contrastarne la caduta, integra:– Semi di lino, bambù, L-cistina, maca e MSM

7. Con chi affrontiamo il nostro viaggio

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il momenTo È arriVaTo e Ti senTi nel Pieno Della fase Di muTamenTo?

Richiedi il dovuto sostegno a fidati compagni di viaggio, ti aiuteranno nell’affrontare nel modo più dolce possibile tale fase, alleviando le tue sintomatologie.

Per riequilibrare la componente ormonale integra:– Isoflavoni di soia, agnocasto e dioscorea

Per dare al tuo organismo ciò che gli manca e che lo farà stare/funzionare meglio, integra:– Magnesio citrato e Vitamina D3

Per ridurre l’ansia e gli sbalzi d’umore, integra:– Griffonia, passiflora e arancio amaro

Per alleviare le vampate, integra:– Cimicifuga, griffonia, rhodiola e gynostemma

Per rinforzare e proteggere il tessuto osseo, integra:– Calcio, magnesio e vitamina D, Polygonum cuspidatum, zinco, rame, manganese e acido folico

Per rinforzare la struttura del capello e contrastarne la caduta, integra:– Semi di lino, bambù, L-cistina, maca e MSM

7. Con chi affrontiamo il nostro viaggio

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se inVece il Tuo Passaggio È già aVVenuTo, non Di-sPerare, la naTura è un’oTTima alleaTa e Ti offre un sosTegno inconDizionaTo

Affidati ad adeguate integrazioni fitoterapiche specifiche per la fase che stai vivendo.

Per riequilibrare la componente ormonale integra:– Isoflavoni di soia, agnocasto e dioscorea

Per dare al tuo organismo ciò che gli manca e che lo farà stare/funzionare meglio, integra:– Magnesio citrato e Vitamina D3

Per rinforzare e proteggere il tessuto osseo, integra:– Calcio, magnesio e vitamina D, Polygonum cuspidatum, zinco, rame, manganese e acido folico

Per rinforzare la struttura del capello e contrastarne la caduta, integra:– Semi di lino, bambù, L-cistina, maca e MSM

Qualora fosse necessario:

Per ridurre l’ansia e gli sbalzi d’umore, integra:– Griffonia, passiflora e arancio amaro

Per alleviare le vampate, integra:– Cimicifuga, griffonia, rhodiola e gynostemma

7. Con chi affrontiamo il nostro viaggio

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8.

Alimentazione consapevole: una scelta di vita

“Fa’ che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo”.

— Ippocrate

I principi di una sana e corretta alimentazione dovrebbero ac-compagnarci durante tutte le stagioni della vita e costituire la

fonte principale del nostro benessere. Anche se ormai è diventa-ta una frase comune, noi ci troviamo assolutamente d’accordo con il detto: “Siamo ciò che mangiamo”. È dagli alimenti che il corpo dovrebbe trarre tutto quello che gli serve per funzionare al meglio, non solamente l’energia per svolgere le sue funzioni vitali. Invece, noi ci focalizziamo soprattutto su ciò che ci sazia, ci gratifica, non ci fa ingrassare… al cibo viene dato sempre più un valore che poco ha a che fare con la nutrizione. Diviene a volte un modo per compensare vuoti affettivi, noia, stress o per esprimere un disagio esistenziale profondo. I disturbi del comportamento alimentare sono pericolosamente in aumento e sono rappresen-tativi di una società sempre più lontana da valori e riferimenti esistenziali profondi. Soprattutto noi donne siamo sempre più imprigionate in un meccanismo che non ci permette di trovare

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il vero valore in ciò che facciamo, specialmente in quei ruoli che da sempre sono stati una nostra prerogativa. Occuparsi del cibo per sé e per la famiglia non è uno spreco di tempo. Al contrario significa avere in mano il principio della vita. Se solo pensassimo a questo, capiremmo quanto il nostro ruolo sia importante e forse anche le nostre scelte alimentari sarebbero diverse. Questo non è e non vuole essere l’inno alla casalinga, ma solo uno spunto di ri-flessione per comprendere quanto è importante dedicare tempo, attenzione e cura alla scelta del nostro cibo.

Si mangia male, si mangia troppo, si eccede nel consumo di carboidrati, di grassi, di proteine animali, per non parlare della qualità di ciò che portiamo in tavola. La terra è spinta a produrre attraverso forzature chimiche e così pure gli allevamenti. Ortaggi grossi e lucenti, mucche, vitelli, polli che “scoppiano” di salute… e di ormoni!

La civiltà del benessere vuole essere in grado di produrre tanto, in fretta e “sano”, usando ogni mezzo a disposizione (concimi, antibiotici, ormoni, additivi…). Questo rende il nostro cibo non solo povero di sostanze nutritive, ma anche potenzialmente “ve-lenoso”. Certo, esiste il biologico, intendendo con ciò alimenti prodotti e conservati senza fare ricorso a sostanze chimiche, ma rappresenta ancora un cibo d’elite, spesso troppo caro. Nell’era della manipolazione (cibo, geni, informazione) perdiamo di vista il senso dell’esistere e il valore intrinseco delle cose. Tutto si svuo-ta… il cibo dei suoi nutrienti preziosi, la vita dei suoi contenuti profondi.

Se ciò rappresenta un pericolo generale per la salute di tutti, tanto più lo è per te, in questa stagione di vita. Non dovresti, per quanto possibile, lasciare nulla al caso. Le variazioni ormo-nali che accompagnano gli anni della menopausa hanno riflessi importanti sul metabolismo e coinvolgono non solo l’apparato riproduttivo, ma anche altre ghiandole importanti, quali la ti-roide, il pancreas, le surrenali. Nel tentativo di trovare un nuovo

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equilibrio, l’intero sistema endocrino è sotto pressione. Gli ecces-si alimentari, le carenze e il cattivo assorbimento di nutrienti pos-sono contribuire a far insorgere malattie quali obesità, diabete, ipertensione e disturbi a carico del sistema nervoso. Anche se non sei a rischio di queste patologie, tieni presente che una cattiva alimentazione favorisce, perpetua e complica lo sbilanciamento ormonale che stai vivendo e può innescare pericolosi circoli vizio-si. In momenti del genere il cibo diventa importantissimo e può fare la differenza. L’apporto bilanciato di sostanze nutritive può aiutarti molto nell’affrontare i piccoli e grandi disagi che gli anni della menopausa portano con sé. Privilegiare un cibo anziché un altro può darti vantaggi enormi e comportare il miglioramento e a volte la scomparsa di molti sintomi. Non vogliamo demonizza-re nulla, ma semplicemente renderti consapevole, perché nasca in te il desiderio di porre più attenzione, più cura, più amore nella scelta degli alimenti. Ci sono molti buoni testi che parlano di alimentazione e, se ne avrai voglia, potrai analizzare gli aspetti che ti interessano di più. Noi abbiamo scelto di approfondire alcuni argomenti che sono particolarmente importanti per te, visto il momento che stai vivendo. Molto di ciò che vogliamo comuni-carti ha cambiato anche noi e siamo stupite di come è mutata la nostra alimentazione e dello spirito gioioso che accompagna le nostre scelte. Speriamo che questo accada anche a te. Vorremmo anche richiamare la tua attenzione su alcuni alimenti semplici che fanno parte del nostro quotidiano e proprio per questo han-no, per te e per noi, una grande importanza. Ma prima di ogni cosa puntiamo l’attenzione sull’importanza che l’alimentazione riveste per la salute dell’intestino e come questa abbia il potere di influenzare tutto, proprio tutto…

8. Alimentazione consapevole: una scelta di vita

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Intestino: dove si gioca la “partita” della salute

Tutto parte da lì, dall’intestino. E non solo perché è lì che in pri-mis arriva il cibo…

Immaginiamo una superficie molto ampia (pari circa, pensate un po’, a un campo da tennis, ossia circa 300 mq!!!) costituita da cellule che filtrano e selezionano, fanno passare le sostanze buone e ostacolano invece l’ingresso di quelle cattive; immaginiamo an-che una popolazione infinita di batteri “amici”, un vero e proprio ecosistema microbico che lavora, notte e giorno, per aiutarci nei processi metabolici, produrre sostanze antibiotiche che ostacola-no virus e batteri patogeni, sintetizzare vitamine importantissime per i nostri meccanismi biochimici, come il gruppo B e la vitami-na K2 e dialogare con le cellule del sistema immunitario, schie-rate a livello intestinale, per guidare l’organismo verso l’efficienza del sistema di difesa.

Epitelio della mucosa intestinale e flora microbica, uniti in una sinergia perfetta, minacciata però ogni giorno dal cibo che assumiamo, e non solo. Alimentazione raffinata (pasta, pane, riso “bianco”, zuccheri, alimenti lavorati) ricca di calorie e povera di nutrienti, carni (rosse, bianche, “sature” di ormoni e di antibio-tici), latticini di tutti i tipi, assunti come tali e “occultati” in una miriade di cibi pronti, pesce d’allevamento o saturo di mercurio, glutine in eccesso… Scusate la schiettezza, ma questo è ciò che arriva nel nostro intestino, minacciandolo e rovinandolo, giorno dopo giorno.

Non c’è da stupirci se, nell’età della menopausa, dopo 50 anni di alimentazione, spesso, errata (il peggioramento dello stile di vita alimentare nella nostra società è avvenuto, infatti, a partire dagli anni ’70, con il boom economico e industriale), l’intesti-no dia segnali di vera insofferenza. Stipsi, colite, gonfiore sono solo alcuni aspetti macroscopici del problema; la diverticolosi è in preoccupante aumento, segnale di uno stato di infiammazione

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intestinale che si protrae da tempo.A causa dell’alimentazione errata, la disbiosi, ossia il disequi-

librio della flora batterica intestinale, regna sovrana: il ruolo pro-tettivo benefico dei batteri “amici” viene meno; prevalgono inve-ce i microrganismi putrefattivi o fermentativi che, giorno dopo giorno, finiscono con l’infiammare anche la mucosa intestinale sottostante, aprendo le porte al passaggio di tossine e di macro-molecole alimentari indigerite e dando così innesco all’insorgere di intolleranze alimentari, primo “campanello d’allarme” dello stato di salute.

La verità è una sola: non possiamo stare bene, se non sta bene il nostro intestino. Talmente tanti gli aspetti e i risvolti in questio-ne che servirebbe un trattato per affrontarli tutti. L’alimentazione naturale, ricca di prodotti della terra biologici e non processati, povera di grassi e proteine animali, funge da vero e proprio nu-trimento benefico non solo per noi, ma anche per la preziosis-sima flora batterica intestinale. Se quest’ultima ha la possibilità di crescere rigogliosa e sana, ne deriva un grandissimo beneficio, non solo a livello di detossificazione dell’organismo e di assenza di infiammazione intestinale, bensì anche per quanto riguarda la produzione di vitamine importantissime per la nostra salute. Di questo si parla poco, eppure è un aspetto di estrema importanza. Abbiamo citato prima le vitamine del gruppo B e la vitamina K2; bene, è importante sapere che la fonte principale di approvvigio-namento di queste vitamine è proprio il “laboratorio microbico” del nostro intestino, a condizione che questo funzioni a dovere e sia in salute. Nota a molti è l’importanza delle vitamine del gruppo B, essenziali quali “serbatoio” energetico del nostro cor-po. Poco conosciuta è invece la vitamina K2, anche se ultima-mente se ne sta parlando sempre di più e, guarda caso, proprio in relazione alla donna in menopausa. Ma andiamo con ordine: la vitamina K2 fa parte di un gruppo di tre vitamine, K1, K2 e K3. K deriva dal tedesco Koagulation; è infatti un gruppo di vitamine

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essenziali per il corretto processo di coagulazione del sangue. Ma non è tutto. Un ruolo poco noto, ma estremamente “affascinan-te” della vitamina K, in particolare della K2, riguarda la salute dello scheletro. È ormai accertato che una carenza di tale vitami-na espone a un maggior rischio di fratture a livello scheletrico; va da sé che, nella donna in postmenopausa, un eventuale ipovita-minosi di K2 può aggravare una problematica di osteopenia o di osteoporosi. Alcuni autori identificano la vitamina K2 come un “missing nutrient”, un nutriente mancante, della dieta occiden-tale. Viene spontaneo chiedersi: ma allora, per tutelare il nostro scheletro, dobbiamo integrare la vitamina K2 come già facciamo con la vitamina D3? La risposta è semplice: se, per quanto ri-guarda la vitamina D3, come abbiamo visto, l’integrazione risulta indispensabile (e non solo in menopausa, ma anche ben prima!), parlando invece di vitamina K2… la verità è che se abbiamo cura del nostro intestino, non rischiamo in realtà alcuna carenza, per-tanto la necessità di integrarla con supplementi nutrizionali spe-cifici in realtà non sussiste.

La vitamina K2, infatti, è prodotta dal “laboratorio intesti-nale” della microflora benefica a partire dalla vitamina K1, più che abbondante nella verdura a foglia verde (rucola, spinaci, biete ecc.). Se la microflora intestinale è in salute, questa è in grado di trasformare la vitamina K1 in K2, garantendoci quell’approvvi-gionamento di vitamina K2 che protegge le nostre ossa dalla de-mineralizzazione. Però, e ciò è da sottolineare, la condizione sine qua non affinché ciò avvenga è che l’intestino sia in salute, sempre più in salute, che la flora microbica sia efficiente, che la sinergia tra microflora e mucosa intestinale sia al massimo. Ciò premesso, vuoi un consiglio spassionato? Che la salute intestinale diventi sempre più un tuo obiettivo, dalla menopausa in poi, e anche prima. Come? A partire da alcune semplici modifiche delle nostre abitudini consolidate. Ma…non è mai troppo tardi per cambiare!

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acqua, fonte di salute

Elemento assolutamente fondamentale in questo momento di nuovo assestamento e riequilibrio è l’acqua. È preziosa per un buon funzionamento del cervello, per la digestione e l’assorbi-mento delle sostanze nutritive, per la circolazione, l’equilibrio ormonale e per tutti gli scambi cellulari. Forse non ti è mai stato detto che uno squilibrio dovuto alla disidratazione si ripercuote sull’equilibrio ormonale. Non solo, un medico ha scritto addirit-tura un libro sulla relazione tra lo stato di disidratazione cronica e il tumore alla mammella (organo deputato a produrre liquidi!).

Può essere che tu sia una di quelle persone che credono di aver bisogno di acqua soltanto quando sentono lo stimolo della sete. Questo è un guaio, perché a quel punto l’organismo è già un po’ sofferente. Sarebbe opportuno sorseggiare piccoli quantita-tivi d’acqua durante l’intera giornata… questo aiuterebbe molto l’idratazione. Prova a immaginare cosa accade quando si innaffia una pianta secca: l’acqua scivola via, non viene assorbita dalla ter-ra ed esce dal fondo del vaso. È importante tu sappia inoltre che molte bevande (caffè, tè, succhi di frutta e bibite gassate) anziché idratare l’organismo contribuiscono alla sua disidratazione. Solo l’acqua pura idrata il corpo e, che tu abbia sete o meno, hai biso-gno di almeno un litro, un litro e mezzo al giorno, preferibilmen-te da assumere lontano dai pasti per non diluire i succhi gastrici.

L’acqua non solamente ci idrata, ma permette anche il traspor-to delle sostanze nutrienti fino alle cellule e l’evacuazione delle scorie verso gli organi deputati al loro smaltimento. È quindi il principale “solvente” dell’organismo. Per questo noi ti consiglia-mo di bere acqua pura, con pochi minerali. Quest’ultima carat-teristica rende possibile, attraverso un meccanismo di osmosi, l’assorbimento di grandi quantità di tossine, espulse poi con le urine. Il contenuto di sali nell’acqua può alterare notevolmente sia l’assimilazione degli elementi nutritivi da parte delle cellule,

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sia l’eliminazione dei residui. Sappiamo che esistono molte scuole di pensiero che incoraggiano l’uso di acque ricche di sali minerali, ma noi non la pensiamo così. Ciò che riusciamo ad assimilare dall’acqua in termini di sali minerali è al massimo l’1%, mentre il resto inquina l’organismo e ostacola la funzione renale. Pare che la salute di intere popolazioni possa cambiare in relazione alla qualità dell’acqua potabile. Ti chiederai a questo punto qual è l’acqua ideale per te. Lasciati guidare, nella tua scelta, da questi parametri:

• pH: compreso tra 6 e 7;• residuo fisso (indicativo della concentrazione dei sali minera-

li): inferiore a 50 mg/L;• fonte (per la purezza): è chiaro che più l’acqua sgorga in alta

montagna, minore è la presenza di agenti inquinanti.

Noi ti sconsigliamo, come avrai capito, l’uso di acque ricche di sali minerali, se non per brevi periodi. Anche le cure termali, in-fatti, non devono mai prolungarsi oltre un numero preciso di giorni.

Allora, parti proprio da un bel bicchiere di acqua pura per iniziare bene la tua giornata…

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Latte e derivati

È candido, lo bevono i bambini… farà senz’altro bene! L’indu-stria del latte ha fatto veramente un buon lavoro per creare questo mito e ha contribuito a rendere latte e formaggio indispensabili e sempre presenti nelle nostre tavole. Noi abbiamo “bevuto” tut-to… è il caso di dirlo. È sicuramente vero che il latte è l’alimento ideale del bambino, ma stiamo parlando del latte materno. Quin-di il latte vaccino è l’alimento ideale del vitello! Nessun mammi-fero consuma il latte di un’altra specie e continua a berlo dopo lo svezzamento! Noi umani sì.

Sappiamo con certezza che, sin dall’antichità, l’impiego del latte di capra o di altri animali era prerogativa delle popolazioni nomadi e costituiva un alimento essenziale, e soprattutto certo, della loro dieta. Ma quando il latte è diventato un alimento dif-fuso, reperibile ovunque e oltretutto sinonimo di quella salute a tavola che noi tutti ricerchiamo? Le prime mandrie di mucche per la produzione del latte furono formate negli Stati Uniti nel-la seconda metà del ’600. Fu la svolta. Prima esisteva la mucca domestica, non certo l’allevamento intensivo. Da allora iniziò l’identificazione: latte = alimento completo = salute. Questi con-cetti furono inizialmente propagandati da alcuni uomini d’affari americani, i quali fondarono una delle maggiori industrie alimen-tari del Paese, agevolati anche dal Governo che contribuì a pro-muovere il latte come un cibo insostituibile per l’alimentazione dell’uomo. Furono talmente convincenti, che in breve tempo la domanda crebbe in tutto il mondo occidentale. Bere latte diven-ne simbolo di purezza, di salute, di uno stile di vita “superiore”, che dagli Stati Uniti si trasferì poi ovunque. A partire dalla secon-da metà del secolo scorso il consumo di latte aumentò vertigino-samente fino a rendere questa bevanda l’alimento indispensabile e insostituibile in ogni famiglia, proprio come il pane. Non solo, siamo arrivati al punto che il latte è utilizzato come ingrediente

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nella stragrande maggioranza dei cibi confezionati. Biscotti, piz-ze, cioccolato, merendine… tutti contengono derivati del latte! Per non parlare poi di quando ci ritroviamo a dover scegliere un panino al volo in un bar qualsiasi: trovarne uno senza formaggio è veramente un’impresa!

Recentemente molti nutrizionisti hanno iniziato a smasche-rare la “purezza e perfezione” del latte, permettendoci di com-prendere i limiti di questo alimento e anche gli effetti dannosi dovuti al suo consumo eccessivo. Abbiamo capito che ciò che sta sotto allo slogan “bere latte fa bene” è da una parte l’interesse dell’industria latto-casearia, dall’altra l’abitudine consolidata che si tramanda ormai da generazioni e che proprio per questo ci ha fatto sentire al sicuro, senza sapere che molte patologie sarebbero invece evitate se…

Siamo arrivate a capire, dopo le perplessità e lo stupore iniziali, che ci sono molti buoni motivi per eliminare dalle nostre tavole il “bianco mangiare”, alcuni dei quali strettamente legati all’appa-rato riproduttivo femminile. Occorre distinguere tra quella che si presenta come un’incapacità (intolleranza) dell’intestino di dige-rire il latte e gli effetti di accumulo che questo alimento e i suoi derivati creano nel nostro organismo.

Intolleranza al lattosio

Il latte è naturalmente ricco di lattosio, uno zucchero formato da glucosio e galattosio. Per digerirlo, e quindi assimilarlo, il nostro organismo necessita di un enzima, la lattasi, che ha il compito di scomporre il lattosio nei suoi costituenti. La capacità del nostro organismo di produrre lattasi decresce solitamente con l’età. Nel lattante è molto elevata, poiché questo ha bisogno di utilizzare al massimo il lattosio contenuto nel latte, materno o non. Se così non fosse, gli verrebbe a mancare la fonte basilare per la produ-zione di energia vitale, ossia il glucosio. La lattasi rimane alta nei

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primi anni di vita, anche dopo lo svezzamento. Non è strano, però, che bambini di età compresa tra i due e i tre anni inizino a rifiutare il latte. È un segnale, ma spesso non viene colto; al contrario viene interpretato come un capriccio. Probabilmente quei bambini, prima di altri, stanno sviluppando o semplicemen-te manifestano, sintomi più intensi di intolleranza al lattosio. L’organismo, che ormai è alimentato in modo variato, non sente più la necessità di sintetizzare un enzima così “di nicchia” e pian piano smette di produrre lattasi, consapevole di poter approvvi-gionarsi di glucosio da altre fonti alimentari. Il “destino” della lattasi è perciò quello di scomparire pian piano dal laboratorio di produzione di enzimi che è il nostro organismo. Questo dimostra il fatto che il latte, dopo lo svezzamento, non è un alimento in-dispensabile al sostentamento. L’abuso di latte praticato in Occi-dente è una vera e propria forzatura biologica. La diminuzione di produzione di lattasi, fino alla sua assenza, ci rende via via sempre più intolleranti al lattosio. Ciò significa che questo zucchero ri-mane indigerito nel nostro intestino e non può venire assorbito dai villi intestinali. Cosa comporta tutto ciò? A volte sintomi evi-denti, soprattutto a carico dell’apparato gastro-intestinale, quali diarrea, gonfiore, crampi addominali, vomito, colite. In altri casi sintomi molto più subdoli, che coinvolgono parti del corpo non strettamente legate alla digestione. Il lattosio non digerito, infatti, produce tossine che entrano in circolo provocando malessere ge-nerale (mal di testa, stanchezza ecc.). Anziché essere un nutriente, diventa un veleno.

Le proteine del latte

L’apporto proteico del latte di mucca è decisamente superiore a quello del latte umano. La natura l’ha infatti destinato alla cre-scita del vitello che, in due anni, raggiunge un peso venti volte superiore a quello della nascita. Come se ciò non bastasse, la sua

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parte proteica è costituita essenzialmente da caseina, la cui dige-stione è per noi molto impegnativa. Le mucche hanno quattro stomaci, noi “solo” uno! Nel nostro stomaco il latte vaccino può coagulare e formare una massa densa molto difficile da digeri-re. I residui che rimangono dopo la decomposizione batterica producono un muco spesso e filoso, che ricopre le mucose e ne ostruisce i condotti, ristagnando. Se pensiamo che la caseina è uno dei componenti utilizzati per fabbricare la colla (anche da fa-legnameria!), comprendiamo quanto essa possa aderire alle nostre mucose, senza essere eliminata! Ed ecco che, proprio per questa ragione, ossia l’elevato contenuto di caseina di latte e derivati, questi alimenti sono tra le cause principali di quella non salute intestinale di cui abbiamo precedentemente parlato. L’adesione dei residui indigeriti di latte e formaggi a livello intestinale è una delle cause principali di alterazione della sinergia tra flora batte-rica e mucosa intestinale. Se quest’ultima si infiamma, non solo si creano i presupposti per colite, gonfiore, diverticolosi ecc., ma si aprono anche le porte al passaggio di tossine e di alimenti indi-geriti che intossicano l’organismo, invecchiandolo precocemente.

Tabella 2: comPosizione Dei PrinciPali comPonenTi Del laTTe Vaccino e Del laTTe umano

nuTrienTi umano Vaccino

Grassi 3,5% 3,5%

Lattosio 7% 4,7%

Sali 0,2% 0,8%

Proteine totali 0,9% 3,5%

Caseina 28% 78%

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Come avrai capito, il latte vaccino (ma anche caprino e ovino) è un alimento di difficile digestione. I suoi residui possono de-positarsi nel nostro organismo, impedendo gli scambi cellulari fisiologici e intossicandoci. Oltre all’infiammazione/alterazione intestinale, molti nutrizionisti imputano l’insorgenza di cisti o tumori ai componenti non digeriti del latte, accumulatisi con il tempo nel nostro organismo. Gli effetti di accumulo dei latticini possono interessare tutto il corpo, in particolare i tessuti ghian-dolari e gli organi della riproduzione. Anche questo ti riguarda da vicino e deve essere spunto di riflessione. Il latte è esso stesso un prodotto delle ghiandole mammarie ed è lì, in quel tipo di organi e tessuti, che crea i problemi maggiori. Seno, utero, ovaie, vagina, ipofisi, tiroide sono organi bersaglio ed è ormai documentato che le grandi bevitrici di latte e consumatrici di formaggio sono più esposte al rischio di cisti e tumori e ad alterazioni della mucosa vaginale (candida, cistiti, perdite, infezioni). Sono già anni dif-ficili per te da questo punto di vista. Le alterazioni ormonali ti espongono a rischi maggiori e secondo noi sarebbe bene elimina-re tutto ciò che costituisce un ulteriore fattore di rischio.

Grassi

L’apporto di grassi del latte vaccino è molto vicino a quello del latte umano, almeno dal punto di vista della quantità. Ma è la qualità a essere profondamente diversa. L’alta percentuale di gras-si saturi del latte e ancor più del formaggio (che ne rappresenta il concentrato per grassi) rendono questo cibo “pericoloso” per la salute dell’apparato cardiovascolare. Già devi fare i conti con la difficoltà di metabolizzare i grassi dovuta alle variazioni di estro-geno... il “bianco mangiare” rischia di dare il colpo di grazia al tuo colesterolo.

Se per queste ragioni sei diventata una consumatrice di yo-gurt, sappi che questo alimento è sicuramente più digeribile e

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ha un più basso contenuto di grassi (se non è yogurt intero!), ma porta pur sempre con sé gli effetti nocivi dei latticini, quelli che abbiamo sinora descritto e anche quelli che puoi leggere qui di seguito.

ormoni e altro ancora…

Il latte vaccino è naturalmente ricco di steroidi, la cui funzione essenziale è di stimolare la crescita del vitello in un breve perio-do di tempo. Già di per sé questi ormoni possono avere effetti dannosi sull’uomo, soprattutto a livello degli organi riproduttivi sessuali. Tuttavia, il problema vero è un altro: la maggior parte del latte disponibile in commercio proviene da animali forzati a produrre latte per profitto (le mucche di oggi producono sino a tre volte più latte rispetto alle loro antenate!). Per raggiungere tale obiettivo le mucche sono imbottite di estrogeni e di antibiotici, che passano da loro a noi attraverso il latte e i suoi derivati. Come se ciò non bastasse, sono quasi sempre incinte, perché la loro pro-duzione deve continuare e non può interrompersi… Noi finiamo con il bere non solo il latte destinato a un altro mammifero, ma che è anche prodotto da un animale gravido, con un carico ormo-nale assolutamente non naturale.

Latticini e osteoporosi: la verità

“Latte e formaggio sono indispensabili per contrastare l’osteopo-rosi, perché ricchi di calcio”: questo è un mito da sfatare e ti ri-guarda molto da vicino. L’apporto di calcio del latte e dei latticini è innegabile (anche se vi sono altri alimenti con un contenuto elevato di calcio), ma ti abbiamo anche detto che il calcio ha bisogno del gioco di squadra di altri minerali per essere assorbito e incorporato nelle ossa e che questi nel latte sono invece scarsi (soprattutto il magnesio). Tutto ciò ci fa riflettere, ma c’è di più.

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L’aspetto che vogliamo evidenziare adesso è la relazione tra calcio e consumo di proteine animali. L’assunzione eccessiva di queste ultime, ricche di fosforo, e il loro metabolismo creano nell’orga-nismo una condizione di grande acidità. Per riportare il pH del sangue a livelli fisiologici il corpo utilizza i sali alcalini di calcio e magnesio. È evidente che il calcio assunto con la dieta viene impiegato per questo scopo e non può essere assorbito dalle ossa. Se l’acidità persiste, l’organismo è costretto addirittura a sottrarre minerali alle ossa, decalcificandole. In altre parole, più protei-ne si consumano, più calcio si perde. Noi occidentali abbiamo raggiunto una condizione economica che ci “permette” di con-sumare sin troppe proteine animali (si calcola che ne assumiamo almeno il doppio rispetto al fabbisogno). Nelle nostre campagne del dopoguerra le famiglie che avevano la fortuna di possedere una mucca da latte si alimentavano poi prevalentemente di legu-mi e di cereali. La carne, per chi l’aveva, era riservata ai giorni di festa. Questo per dirti che il problema non riguarda solo il latte in sé, ma tutti gli eccessi alimentari che accompagnano le nostre scelte. La conclusione è che non aumentando, bensì diminuendo l’apporto di proteine animali e quindi anche di latte e derivati, si previene e si migliora l’osteoporosi. Il calcio introdotto con gli alimenti è così effettivamente disponibile per essere fissato nelle ossa e l’organismo non è più costretto a sottrarlo alla preziosa struttura che ci sostiene.

L’eccesso di proteine animali, unitamente all’assunzione dei fosfati contenuti in abbondanza negli additivi alimentari, nei cibi raffinati e nelle bevande del tipo Coca-Cola, determina nell’orga-nismo un rapporto calcio-fosforo sbilanciato verso quest’ultimo. Sono questi gli errori alimentari che ci allontanano da quello che dovrebbe invece essere il rapporto ottimale tra questi due ele-menti nell’organismo umano, ossia calcio-fosforo 2:1, presente nel latte materno.

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Tabella 3: confronTo Tra i liVelli Di calcio e fosforo (mg/100 g) nel laTTe Di Varie sPecie

laTTe umano Vaccino Pecora caPra

calcio 33 119 180 141

fosforo 18 93 96 106

Il latte vaccino contiene circa cinque volte più fosforo e tre volte più calcio rispetto a quello umano, portando a un rapporto cal-cio-fosforo 1,2:1, non favorevole alla deposizione di calcio nello scheletro. Ciò porta progressivamente alla decalcificazione delle ossa e dei denti. Come avrai già compreso, non è tutta colpa del latte vaccino! Sono responsabili anche i cibi ricchi di fosfati e le proteine animali contenute in abbondanza nella nostra dieta. Si calcola che negli ultimi vent’anni l’assunzione di fosforo in una tipica dieta occidentale sia aumentata del 10-15%. Il latte, diventato l’alimento quotidiano, contribuisce ad aggravare una situazione già in corso.

A prova di ciò, ci sono studi compiuti negli USA su persone di sessantacinque anni di età: i risultati hanno dimostrato che le donne che consumano proteine animali presentano una perdita ossea del 35% in più rispetto alle donne che non consumano cibi animali, le quali presentano una perdita del solo 7%. Inoltre, l’epidemiologia conferma che l’osteoporosi ha un’incidenza mag-giore nei paesi in cui si consumano più latticini e carne (USA, Finlandia, Svezia, Inghilterra). Al contrario, i popoli che vivono dove il latte e i suoi derivati non sono utilizzati hanno ossa mi-gliori e più forti.

Con tutti questi discorsi sul latte probabilmente ti abbiamo scon-volto, a meno che tu non sia una di quelle persone che non ha mai amato il latte, magari a causa di un’intolleranza non ricono-

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sciuta. Speriamo di essere state sufficientemente complete e di averti fornito le nozioni più importanti su questo argomento così delicato. Nel caso tu desiderassi approfondire ulteriormente, ti consigliamo la lettura dei testi: Latte e formaggio. Rischi e allergie per adulti e bambini, a cura di Claudio Corvino e Il mal di latte, a cura di Lorenzo Acerra.

Se a questo punto ti stai chiedendo: “E adesso che cosa mangio per assumere il calcio?”, la tabella seguente ti può essere di grande aiuto nella scelta di alcuni alimenti alternativi, fonte di questo minerale sicuramente in forma più biodisponibile per noi esseri umani. Come avrai capito, comunque, il calcio non è l’unico ele-mento necessario alla salute delle nostre ossa…

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Tabella 4: alimenTi ricchi Di calcio (mg/100 g)

alimenTo calcio alimenTo calcio

legumi (secchi) Derivati di soia

Azuki (soia rossa) 84 Tofu 105

Ceci 117 Bistecca di soia 241

Fagioli 137 Farina di soia 210

Fave 90 Pesce

Lenticchie 127 Alici sotto sale 542

Piselli 48 Calamaro 144

Verdure e ortaggi Cozze 88

Cicoria 92 Gambero 110

Bieta 81 Granchio 89

Carciofi 86 Polpo 144

Cardi 96 cereali e semi

Catalogna 74 Avena 54

Cavolo broccolo 72 Farina d’avena 80

Cavolo cappuccio 60 Riso integrale 64

Indivia 93 Crusca di grano 110

Olive da tavola 70 Semi di sesamo 630

Porri 54 Mandorle 282

Rucola 160 Nocciole 186

Spinaci 78 Noci 83

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Glutine

Il glutine è un complesso proteico presente in alcuni cereali, quali frumento, farro, kamut, orzo, segale, sorgo, spelta, triticale e ave-na. L’incremento dei casi di celiachia e l’evidenza dell’esistenza di una forma di intolleranza al glutine chiamata “gluten sensitivity” (meno grave della celiachia ma che comporta, in ogni caso, un danno alla mucosa intestinale) sono palesi segnali che l’assunzio-ne di questo composto può essere rischiosa. Vediamo di capire il motivo per cui oggi giorno sempre più si consiglia di consumare con cautela i cibi che lo contengono, sia naturalmente che ar-tificialmente (il glutine infatti viene addizionato, inserito come addensante alle farine che già lo contengono, ma anche a tan-tissimi alimenti “pronti” o “confezionati”, come salse, ketchup, maionese, insaccati ecc.), anche a chi non è intollerante (o non sa di esserlo). Il fatto è che un eccessivo consumo di glutine, ripe-tuto nel tempo, è in grado di provocare infiammazione a livello intestinale (ritorna il tema fondamentale della salute intestina-le!) portando sino alla perdita della capacità di questa mucosa di assorbire correttamente i nutrienti (oltre a causare l’alterazione della funzione barriera dell’intestino e il conseguente rischio di sviluppare altre intolleranze alimentari). Il problema è che, oggi, assumiamo facilmente glutine non solo attraverso pasta e pane, bensì anche attraverso numerosi e svariati alimenti, esponendo continuamente il nostro intestino, decisamente più del dovuto, a tale componente proteico.

Ma entriamo un po’ di più nello specifico. Come per ogni altra proteina, la digestione del glutine inizia nello stomaco, per azio-ne degli enzimi gastrici, e si completa nell’intestino tenue grazie all’intervento di altri enzimi prodotti dal pancreas, il cui compi-to è scomporre le proteine nei loro costituenti primari, cioè gli aminoacidi. L’azione degli enzimi digestivi, che dovrebbe portare alla scomposizione delle proteine in singoli aminoacidi, nel caso

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della gliadina, componente del glutine, in corrispondenza di un particolare punto detto sito 33-mer, risulta incompleta. Questa mancata scomposizione porta alla formazione di frammenti pro-teici (detti anche peptidi) non digeriti che si accumulano a livello intestinale. Tale accumulo determina infiammazione delle muco-se e danneggiamento della loro integrità (con meccanismo simile a quanto già visto per la caseina) portando sino all’alterazione della permeabilità selettiva propria della mucosa intestinale (con il termine di permeabilità selettiva si intende la capacità dell’inte-stino di far passare i nutrienti completamente digeriti, ma blocca-re invece il passaggio alle macromolecole indigerite e alle tossine). Un’altra volta la salute intestinale, in questo caso a causa del glu-tine, vacilla: come sempre, oltre ai sintomi locali (gonfiore, colite ecc.), ciò comporta l’entrata in circolo di peptidi indigeriti e la conseguente intossicazione dell’organismo. Una volta circolanti, questi frammenti proteici non digeriti potranno legarsi a specifi-che proteine che svolgono il ruolo di recettori e controllano molti processi fisiologici. Questo legame tra recettori e frammenti pep-tidici modifica il normale funzionamento dei processi fisiologici che si trovano sotto il controllo dei recettori: tra questi processi ci sono le funzioni gastrointestinali, la percezione del dolore, la reazione allo stress, la regolazione della produzione ormonale, la regolazione del ciclo del sonno…e molti altri ancora!

In conclusione, quindi, il glutine è un alimento cui porre grande attenzione. Ti consigliamo di cercare il più possibile di ridurne la quantità, per non sollecitare continuamente e costantemen-te la tua mucosa intestinale. Il modo migliore, e più facile, per farlo è quello di arricchire l’alimentazione di tutti quei cereali e pseudo cereali che, per propria natura, sono “gluten free”, ossia riso, mais, quinoa, amaranto, miglio, grano saraceno. Consumar-li 3-4 volte alla settimana, al posto della pasta (tradizionalmente di frumento, ricco di glutine), è già un buon passo verso la tutela

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dell’integrità del proprio intestino! Nei giorni, invece, in cui ci si “concede” qualche fonte di glutine, si consiglia di alternare al frumento anche il farro, l’avena, il kamut, la segale (meglio se in-tegrali!), variando così anche la tipologia di glutine che introdu-ciamo. È bene, invece, abolire tutti gli alimenti “pronti”, “indu-striali”, “preconfezionati” non solo perché addizionati di glutine ma anche perché non idonei, in generale, alla costruzione e al mantenimento della salute dell’intestino e dell’organismo in toto.

Carboidrati

La pasta, il pane, i biscotti, le caramelle, le patate, il riso, la frut-ta in genere sono tutte fonti alimentari di carboidrati, ossia di zuccheri, quelle sostanze dalle quali noi riusciamo a ricavare gran parte dell’energia di cui abbiamo bisogno per vivere. Muoverci, camminare, pensare, digerire, lavorare… tutto richiede energia! Il lavoro dello stomaco e dell’intestino permette la demolizione degli zuccheri in glucosio il quale, una volta assorbito, passa al sangue e da qui a ogni cellula, tessuto e organo del nostro cor-po. Il mantenimento di livelli adeguati e costanti di glucosio nel sangue è uno dei processi più delicati dell’organismo e garanti-sce una condizione di benessere psicofisico. Ma che cos’è il glu-cosio? È il mattone fondamentale di cui sono costituiti la gran parte dei carboidrati esistenti in natura. L’amido, per esempio, è formato da circa mille unità di glucosio. Tutte le cellule del nostro corpo, comprese quelle cerebrali, utilizzano il glucosio per lo svolgimento di una reazione metabolica fondamentale. Il glu-cosio (che arriva nel sangue dal cibo) si combina con l’ossigeno (di cui ci approvvigioniamo attraverso la respirazione) e produce acqua, anidride carbonica ed energia. È la vita… è quello che normalmente si definisce come “bruciare gli zuccheri”. Per en-trare nelle cellule, e svolgere quindi questa importante funzione,

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il glucosio ha bisogno di essere trasportato. Questo è il compito insostituibile, e vitale, dell’insulina. Quando il glucosio arriva nel sangue, il nostro pancreas ne viene informato e si attiva subito per produrre insulina. Ci sono cibi, come una zolletta di zucchero bianco, che vengono assorbiti a livello intestinale in modo molto veloce, portando così in breve tempo a livelli elevatissimi di glu-cosio nel sangue e costringendo il pancreas a sintetizzare insulina in abbondanza e soprattutto in velocità. In questo caso si parla di alimenti ad alto “indice glicemico”. L’assunzione di cibi come per esempio il riso integrale, invece, consente il rilascio graduale del glucosio nel sangue, evitando così di stressare il pancreas, il quale può svolgere il suo lavoro con più tranquillità. Gli alimenti che si comportano in questo modo sono definiti a basso “indice glicemico”. L’indice glicemico è semplicemente la misura dell’in-fluenza che un cibo ha nei confronti dei livelli di glucosio nel sangue e dipende essenzialmente dalla velocità con cui l’alimento stesso viene digerito e assimilato. Ovviamente dipende anche dal suo contenuto di glucosio! La maggior parte dei cibi ad alto in-dice glicemico è costituita dai “nuovi alimenti” della civiltà con-temporanea: dolci, pane bianco, bibite zuccherate… in generale i cibi fabbricati con zucchero bianco e farine raffinate. Quando il glucosio in essi contenuto viene assorbito dal sangue, ci sentiamo in forma e ci sembra di “tirarci su” rapidamente. Ma dura poco. Il pancreas è spinto a lavorare in fretta, in una situazione di urgen-za, per sgomberare il sangue dalle grosse quantità di glucosio che vi circolano. La grande scarica di insulina che ne deriva porta a un abbassamento troppo veloce del glucosio circolante. Ci sentiamo improvvisamente stanche e provate e si innesca in noi, ahimè, il desiderio di ulteriore zucchero. Per alcune di noi diventa una sorta di “dipendenza”. Le ragioni della cosiddetta fame nervosa forse risiedono proprio in un metabolismo che non riesce più a mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue. E così andiamo avanti, a oscillazioni estreme dei livelli di glucosio, che da molto

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alto passa a molto basso, costringendo il pancreas a sforzi innatu-rali. Per non parlare della difficoltà di perdere peso.

Anni di alimentazione ricca di carboidrati raffinati, uniti allo stress cui è sottoposto il sistema endocrino nel periodo della me-nopausa, rischiano di mandare in tilt il meccanismo che regola l’assorbimento di glucosio. Può accadere che l’insulina prodotta dal pancreas diventi progressivamente inefficace: le cellule si “as-suefanno” al binomio zucchero-insulina e non rispondono più come un tempo. Il glucosio non entra facilmente nelle cellule e si accumula nel sangue, la glicemia si alza e il pancreas è costret-to a produrre sempre più insulina. Tutto ciò prende il nome di “insulino-resistenza”. In queste circostanze il rischio di sviluppo di diabete aumenta, così come quello di obesità, di ipercoleste-rolemia e di ipertensione. Peggiorano anche i sintomi tipici della menopausa, perché l’insulina in eccesso agisce sul surrene, au-mentando ancor più il disequilibrio ormonale. Al contrario, diete a base di carboidrati complessi, di farine integrali, di frutta e ver-dura, a basso indice glicemico, concorrono a mantenere i livelli di glucosio nel sangue relativamente bassi e costanti nel tempo. La necessità di insulina in questi casi non è mai eccessiva e il pancreas si mantiene efficiente. Vantaggio ne trae anche la nostra linea perché, con i livelli stabili di zucchero nel sangue, sentiamo meno i “morsi della fame” e siamo portati ad alimentarci in modo più regolare.

Avrai capito che riportare in equilibrio il metabolismo è il pri-mo passo indispensabile per alleviare i disturbi che caratterizzano questo momento così delicato della tua vita. Noi ti consigliamo di evitare zucchero, farine raffinate (pane bianco, pasta), dolci, caramelle, biscotti, cioccolatini, bevande zuccherate o alcoliche e di preferire invece gli alimenti a base di farine integrali (farro, kamut, segale, grano…) e i cereali integrali di vario genere, pe-raltro ricchi di quelle vitamine e di quei minerali che vengono persi durante la raffinazione. Anche i legumi, la frutta e la ver-

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dura contengono carboidrati complessi a basso indice glicemico. Introdurli, o aumentarne la quantità nella dieta, può contribuire a farti sentire più in forma, a riequilibrare il tuo metabolismo e ad alleviare, con pazienza, i sintomi sgraditi della tua menopausa, di qualsiasi natura essi siano.

Tabella 5: inDice glicemico Dei PrinciPali alimenTi

alimenTi inDice glicemico consigli

Zucchero bianco e di canna, cioccola-to al latte, bibite zuccherate, gelati, alcol, marmellate zuccherate

100 Questi alimenti sono da evitare il più possibile

Pane bianco, pasta, riso raffinato, farine 0 e 00, patate

85 Questi alimenti sono da ridurre fortemente

Pane, pasta e riso integrali, altri alimenti prodotti con farine integra-li (farro, kamut), legumi

55 Questi alimenti sono da consumarsi abitualmente, prefe-ribilmente alternan-do il tipo di cereale

Frutta 30 Questi alimenti sono da consumarsi in abbondanza, pre-stando comunque attenzione alla frut-ta troppo zuccheri-na e privilegiando frutta e verdura di stagione

Verdura 15

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Zucchero bianco: il carboidrato pericolosamente inutile

Ecco l’alimento con il più alto indice glicemico. È il saccarosio, comunemente chiamato zucchero, energia veloce ma che indu-ce una forte assuefazione. Il processo di raffinazione della bar-babietola e della canna da zucchero, dalle quali si estrae, riesce talmente bene che ciò che ne esce contiene solo calorie e nessun principio nutritivo. Dalla iniziale spremitura dei fusti legnosi si ottiene un succo zuccherino, costituito per il 20% da saccarosio e per l’80% da acqua nella quale sono disciolti enzimi, proteine, vitamine, sali minerali. Successivamente il succo va incontro a una serie di lavorazioni, che hanno lo scopo di concentrarlo e di raffinarlo. Latte di calce, anidride carbonica, acido solforoso… sono solo alcune delle sostanze chimiche utilizzate durante i pro-cessi di produzione. Alla fine si ottiene una bianca sostanza cri-stallina, che non ha nulla a che fare con il ricco succo zuccherino di partenza. Lo troviamo ovunque, come tale oppure come in-grediente di base per una serie infinita di dolci, dolcetti, gelati… e lo assumiamo, spesso senza renderci conto di quanto male ci stiamo facendo. C’è solo un aspetto che forse ci limita e ci frena un po’… il desiderio di restare in linea! E quanto ci fanno rabbia le persone che, pur cibandosi di dolci, sono sempre magre! Ti stupirà scoprire che queste persone, uomini o donne che siano, non sono affatto fortunate perché i danni che lo zucchero, spe-cialmente se raffinato, arreca al nostro organismo sono ben più gravi di qualche chilo in più.

Da tutto ciò che abbiamo detto sui carboidrati ad alto indice glicemico ti sarà facile comprendere che il consumo di zucchero bianco è strettamente legato all’insorgere di insulino-resistenza e ad alterazioni dell’equilibrio endocrino, in menopausa già for-temente scombussolato. È anche il principale motivo per cui la donna si ritrova ad accumulare grasso sui fianchi e sull’addome, costringendosi a malincuore a dire addio alle sue forme più fem-

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minili… L’insulina prodotta in eccesso attiva infatti il surrene, contribuendo ad aumentare i livelli di androgeni in circolo, i quali portano a depositare il grasso in eccesso sui fianchi e sul ventre, proprio come avviene tipicamente negli uomini! Magari hai sempre pensato che in menopausa sia inevitabile mutare for-ma, perché l’hai visto in tua madre, tua nonna, tua zia… non è così. Modificando il tuo modo di alimentarti puoi invertire an-che quella che ti sembra una strada obbligata.

Lo zucchero, ossia il saccarosio, costituito da una molecola di fruttosio e da una di glucosio, viene scisso nei suoi componenti già a livello di stomaco e immediatamente assorbito nei primi tratti del nostro intestino, portando subito ad alti livelli di glu-cosio nel sangue. Non a caso è infatti da tutti conosciuto come “energia immediata”. Ma chi ha bisogno di questa energia imme-diata? Non certo la persona che si alimenta con una dieta a base di carboidrati complessi integrali, magari associati al consumo di frutta e verdura! In questo caso, come abbiamo già sottolineato, il glucosio del sangue è mantenuto a livelli costanti con facilità e difficilmente viene avvertito il “bisogno di zuccheri”, energia immediata. Al contrario, la necessità di dolci, a volte addirittura urgente (“Se non mangio zuccheri mi sento svenire...”) è tipica di chi si alimenta prevalentemente di zuccheri e non riesce perciò a stabilizzare il glucosio che circola nel suo sangue. È proprio una forma di dipendenza. È anch’essa purtroppo il risultato infeli-ce della “nuova alimentazione” tipica del mondo occidentale, la quale sempre più ci porta lontani da ciò che è in armonia con il nostro organismo.

Merita una particolare attenzione la dipendenza da zucchero che si può creare a livello di sistema nervoso. Le cellule cerebrali sono grandi utilizzatrici di glucosio e sono le prime ad accorgersi e ad andare in allarme, se i suoi livelli nel sangue non sono co-stanti. Il risultato è che alla stimolazione e all’euforia iniziali se-guono poi improvvisamente depressione e irritabilità. Le persone

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con squilibri psichici ed emotivi spesso hanno un’alimentazione ricca di zuccheri raffinati e, di conseguenza, livelli di glucosio nel sangue troppo alti o troppo bassi. Se in questo momento della tua vita così particolare ti senti troppo soggetta a sbalzi d’umo-re, soffri d’ansia, sei irritabile, può essere che alla base di ciò vi sia, pensa un po’, semplicemente lo zucchero bianco! Assumere gli integratori che ti abbiamo consigliato e apportare le dovute correzioni al tuo regime alimentare può aiutarti molto. Certo, sarà necessario avere pazienza e intervenire con gradualità, per evitare di innescare un bisogno di dolce ancora maggiore. Con costanza si può riuscire anche in quella che sembra un’impresa impossibile! È essenziale, però, non perdere di vista l’obiettivo e avere fiducia in se stessi.

I problemi legati al consumo di zucchero non sono finiti qui. Dopo l’estrazione, la concentrazione e la raffinazione della barba-bietola e della canna da zucchero, non rimane più nulla di tutti gli elementi vitali in esse contenuti. Vitamine, sali minerali, en-zimi se ne vanno: lo zucchero bianco è un alimento vuoto, ricco solo di calorie. Siccome è così povero, per poter essere assimilato e digerito, ruba al nostro corpo vitamine e sali minerali, elementi essenziali per far funzionare gli enzimi digestivi. Inoltre, acidifica il sangue. Così come il tè, il caffè, l’alcol, anche i cereali raffina-ti lo fanno… ma con più gradualità. Abbiamo già accennato al fatto che l’organismo cerca costantemente di riportare il pH del sangue a livelli fisiologici, intorno a 7,3-7,4, ossia leggermente al-calino. Per farlo utilizza i sali circolanti, principalmente di calcio e magnesio. Se questi si esauriscono e l’ambiente è ancora troppo acido, a causa di un’alimentazione sbilanciata, l’organismo li pre-leva dalle ossa, portando gradualmente alla loro decalcificazione. Il consumo eccessivo di carboidrati ad alto indice glicemico, spe-cialmente di zucchero bianco, è una delle cause dell’osteoporosi. Incredibile, vero?

Inoltre, se non viene smaltito dall’attività fisica e dal normale

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metabolismo cellulare, lo zucchero si accumula nel fegato sotto forma di glicogeno. Ma la capacità di questo importante organo emuntorio è limitata e perciò, quando esso è saturo, il glicogeno in eccesso ritorna nel sangue sotto forma di trigliceridi. Questi si depositano nelle zone del corpo che più risentono della sedenta-rietà (ventre, natiche, cosce) oppure vanno a interferire con l’atti-vità del sistema cardiocircolatorio, dei reni o di altri organi vitali.

Lo zucchero bianco è associato anche all’insorgenza di tumori, sia perché crea condizioni di grande acidità, a lungo andare logo-ranti, sia perché le cellule cancerose, a rapido accrescimento, trag-gono grande vantaggio dalla disponibilità immediata e veloce di energia. Il cancro alla mammella, in particolar modo, è influenza-to da condizioni di insulino-resistenza. L’insulina, come abbiamo già evidenziato, ha infatti effetti su tutto l’equilibrio endocrino e influenza anche gli organi riproduttivi femminili.

A questo punto viene da chiedersi: c’è forse qualche parte del nostro organismo, eccetto le papille gustative, che trae vantaggio dal consumo di zucchero raffinato? Per rispondere dobbiamo ad-dentrarci nell’intestino. Avrai sicuramente sentito parlare di fer-menti lattici, flora batterica, probiotici. Sono microrganismi che vivono nel nostro intestino e contribuiscono allo svolgimento dei processi digestivi e all’eliminazione dei rifiuti alimentari. Hanno inoltre il compito importantissimo di difenderci dagli aggressori che possono entrare in noi con il cibo, sia perché fisicamente non consentono l’insediamento dei patogeni, sia perché liberano sostanze in grado di inattivarli. Per essere efficiente, questa flora batterica ha bisogno del nutrimento giusto. Il modo in cui noi ci alimentiamo influenza il suo benessere… o malessere! I cibi in-tegrali, la frutta, la verdura, ricchi di fibre, favoriscono la crescita e l’insediamento della flora batterica nell’intestino. Lo zucchero bianco, invece, così come gli alimenti raffinati, è tossico per la flora batterica fisiologica e favorisce invece la crescita e l’insedia-mento dei patogeni.

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Come vedi, qualcuno che sta bene in seguito all’assunzione di zucchero nel nostro corpo ci può essere… ma non siamo noi!

La crescita dei patogeni determina una serie infinita di distur-bi, tra i quali quelli tipici intestinali (gonfiore, flatulenza, irrego-larità nell’evacuazione, crampi addominali), oltre al fatto, molto più importante, che in queste condizioni il nostro organismo è privato di una sua fondamentale protezione contro l’invasione di aggressori esterni. Uno dei patogeni più temibili e fastidiosi, che prolifera molto bene in seguito all’abuso di zucchero bianco, la candida. Forse ti è capitato di soffrire di candida vaginale, magari è un problema che non sei mai riuscita a risolvere definitivamen-te. Quest’argomento merita una particolare attenzione.

Zucchero bianco e candida

Senz’altro ti chiederai: “Cosa c’entra lo zucchero bianco, che va a finire nell’intestino, con la candida che si manifesta a livello vagi-nale?”. La risposta è insita proprio nelle due parole “si manifesta”. Proprio così: la candida si evidenzia a livello della nostra inti-mità, creandoci non pochi problemi, anche di carattere sessuale (e in questo momento proprio non ne abbiamo bisogno!), ma in realtà è radicata altrove. La sua residenza fissa è infatti, pensa un po’, il nostro intestino. La mucosa vaginale rappresenta solo una sua abitazione occasionale, come può essere la mucosa orale (mughetto) o addirittura quella che riveste l’apparato udivo (otiti micotiche).

Ma cos’è questa candida? È un fungo. A dire il vero non solo uno; ne esistono infatti circa centoquaranta specie, delle quali almeno dieci sono patogene per l’uomo. La più conosciuta è la Candida albicans, principale responsabile della vaginite micotica, comunemente chiamata appunto “candida”.

Tieni presente che la famiglia dei funghi, cui la candida ap-partiene, include muffe e lieviti. I lieviti sono organismi unicel-

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lulari che si moltiplicano molto bene in ambiente acido, ricco di zuccheri. Le muffe sono forme molto più complicate e invasive, caratterizzate da tentacoli in accrescimento. La Candida albicans riesce facilmente a mutare aspetto, passando dalla forma di lievi-to a quella di muffa e viceversa. Il guaio è che, mentre la forma lievito è saprofita e vive perciò in simbiosi nel nostro intestino, la muffa è invece parassita patogena. I suoi tentacoli sono capaci di penetrare attraverso le pareti intestinali, alterandone la per-meabilità. Superata la barriera intestinale, la candida è in grado di circolare liberamente e di colonizzare i distretti corporei più disparati, tra i quali, ahimè, la nostra vagina. Ecco dunque svelata la relazione tra candida intestinale e candida vaginale. Ma perché muta aspetto e quali sono i fattori predisponenti? Un intestino sano, colonizzato da un fiorente numero di microrganismi amici, è in grado di tenerla sotto controllo e di far sì che rimanga nella sua forma innocua di lievito. L’uso di farmaci, in particolar modo di antibiotici, e una dieta non equilibrata alterano però l’equili-brio fisiologico della nostra flora intestinale, deprimendo forte-mente il sistema immunitario dell’intestino. Ecco che allora la candida si sente più forte, proprio perché il “terreno” attorno a lei si è indebolito, e prolifera. Se oltre a tutto ciò noi la “nutriamo” assumendo molti dolci, i suoi alimenti preferiti, il gioco è fat-to. Nel suo diventare muffa, proliferare e invadere ogni distretto del nostro corpo, la candida produce numerose micotossine con azione a livello cerebrale. Alcune di queste spingono la persona che ne è colpita a desiderare altri zuccheri, sempre di più, perché la candida sta crescendo e ha bisogno di ulteriore nutrimento. La bramosia di dolci può avere anche questa origine. Incredibile? Ma vero.

Sappi che anche le variazioni ormonali, quelle che tu stessa stai vivendo, possono indurre la proliferazione della candida. Una ra-gione in più per contrastarla, dicendo addio allo zucchero bianco!

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e se ho voglia di dolce?

Se sei abituata ad assumere alimenti zuccherati, questo passaggio ti risulterà forse un po’ difficile. Devi disassuefarti un po’ alla vol-ta. Non pensare di ricorrere ai dolcificanti per aiutarti, perché ti farebbero ancora peggio. Saccarina, aspartame, acesulfame-K e i vari mix esistenti sul mercato, usati abbondantemente dal popolo delle diete dimagranti, promettono il dolce star bene. I cosiddetti cibi “light” li contengono in abbondanza. Cosa ci regalano, ol-tre all’assenza di calorie? È stato dimostrato che l’assunzione di saccarina è responsabile dello sviluppo del cancro nei roditori, mentre l’aspartame ha effetti neurologici, dall’emicrania alle ver-tigini. Ci fermiamo qui, anche se ci sarebbe veramente molto da dire. È sufficiente la considerazione che l’industria dei dolcifican-ti è diventata l’alternativa ipocalorica all’industria dello zucchero, ma spinta dagli stessi interessi. Solo le creazioni della natura non nascono come conseguenza di un interesse economico. Questo è ciò che noi vorremmo tu tenessi presente come riferimento nella scelta. Il miele (specie se biologico), il malto, il succo d’acero, lo zucchero integrale di canna rappresentano delle buone possibili-tà, da usare comunque con moderazione. Non sono solo calorie vuote, apportano sali minerali e vitamine, ma i loro effetti sulla curva glicemica del sangue sono altrettanto pericolosi per l’insor-gere dell’insulino-resistenza.

Con ciò non ti vogliamo proporre una vita “amara”. In natura esiste tanta “dolcezza”, non serve aggiungerne. Piano piano abi-tuiamoci a considerare il dolcificare come una mistificazione, che ci allontana dal gusto originale dei cibi e ci impedisce di apprez-zarne il vero sapore.

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Carne

Un’altra categoria alimentare degna di nota e a cui è doveroso dedicare un approfondimento è quella delle carni. Che si tratti di carne rossa o di carne bianca, la sua assunzione è negativa per la salute dell’intestino umano e dell’intero organismo. Il nostro or-ganismo non è fisiologicamente “costruito” per mangiare carne: l’intestino umano infatti, troppo lungo, non consente l’elimina-zione rapida dei residui inutilizzati della carne ingerita, con il ri-sultato che questi, decomponendosi nell’intestino, favoriscono la crescita della flora putrefattiva, la quale, a lungo andare, danneg-gia la mucosa intestinale stessa, determinando l’alterazione della sua funzione di barriera filtrante, predisponendo all’instaurarsi di intolleranze alimentari. Gli stessi prodotti tossici del metabo-lismo carneo e le macromolecole proteiche indigerite, passando attraverso le maglie troppo larghe dell’intestino, divengono scorie che, non solo danneggiano l’intestino, ma affaticano incredibil-mente anche fegato e reni, organi “chiave” del funzionamento del nostro organismo, esponendo al rischio di molteplici problema-tiche di salute.

Numerose sono le evidenze che le carni sono un alimento dan-noso per l’organismo umano; particolarmente lampante è ciò che è emerso da uno studio epidemiologico, durato 27 anni, che ha indagato la relazione tra alimentazione e genesi delle malattie. Il Dr. T. Colin Campbell, autore di The China Study, il libro che racchiude i risultati di tali ricerche (di cui consigliamo vivamente la lettura), ha confrontato gli effetti sulla salute di una dieta basa-ta principalmente su cibi di origine vegetale (alimentazione tipica della Cina rurale, principale “teatro” dell’indagine epidemiologi-ca), con quelli di una dieta ricca di alimenti di origine animale (com’è, purtroppo, qui da noi in Occidente). Il Dr. Campbell ha evidenziato che l’assunzione di proteine di origine animale co-stituisce il fattore predominante nella genesi delle malattie; non

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è la genetica il vero fattore predisponente, bensì l’alimentazio-ne. I geni, pur delineando la nostra predisposizione allo svilup-po o meno di determinate patologie, non determinano da soli la malattia; infatti, funzionano solo se vengono attivati o espressi e l’alimentazione riveste, in questo, un ruolo decisivo. Non la genetica, bensì l’alimentazione costituisce il vero “ago della bilan-cia” nell’espressione delle malattie. La stessa alimentazione che previene la malattia negli stadi iniziali (prima della diagnosi) può essere addirittura in grado di far regredire la malattia negli stadi successivi (dopo la diagnosi). Se le proteine di origine animale fungono da innesco per lo sviluppo di patologie geneticamente predisposte, così non è invece per le proteine vegetali. La buona notizia è che, contrariamente a quanto si crede, una dieta vegana (ossia completamente priva di proteine di derivazione animale), adeguatamente variata, è in grado di apportare tutti nutrienti di cui l’organismo necessita, incluse le proteine.

Un’altra ottima motivazione per prendere in seria considerazio-ne l’idea di eliminare la carne (e tutti i suoi derivati!) sta nel fatto che questa è una delle fonti principali di xeno-ormoni, imputati nell’insorgere della dominanza estrogenica. Ne abbiamo già parla-to a lungo e abbiamo visto come l’“eccesso” di estrogeni, rispetto al progesterone, è una condizione, estremamente diffusa, che sta alla base dei molteplici disturbi che la donna accusa, sin a partire dai 35 anni d’età, e che, se non affrontati per tempo, la possono condurre a vivere una menopausa anche molto problematica.

Noti questi dati, non possiamo di certo rimanere passive! Sta a noi prendere consapevolezza e scegliere quale orientamento dare alla nostra alimentazione quotidiana. Un fatto su cui vale la pena meditare…

Nel caso tu desiderassi informarti ulteriormente al riguardo, ti consigliamo la lettura di La salute di Eva. Il nesso nascosto tra alimentazione e malattie femminili a cura di Aida Vittoria Eltanin.

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sale

Ne consumiamo troppo. Il sale in tavola da aggiungere al cibo è un’abitudine radicata e a volte il nostro dire, rispetto a un cibo, “non sa di nulla”, si riferisce proprio alla sua sapidità. I nove-dieci grammi a testa al giorno di sale, che rappresentano il nostro con-sumo medio, sono davvero troppi. Il gusto salato è un’abitudine dannosa, che può favorire l’insorgere di ipertensione arteriosa.

In questo momento della tua vita il cloruro di sodio (sale co-mune da cucina) diventa un nemico particolare, sia per quanto riguarda l’osteoporosi (il sodio favorisce la perdita di calcio con le urine), sia per la ritenzione idrica. È il sale, infatti, a far sì che l’acqua si accumuli nei tessuti, soprattutto a livello di fianchi, glutei e cosce… Avrai provato anche tu sicuramente quella fasti-diosa sensazione di pienezza contro la quale a poco o nulla serve mangiare poco… perché non è il grasso a riempirti, ma l’acqua. Il disequilibrio ormonale favorisce già la ritenzione idrica per tut-ta una serie di meccanismi complessi in gioco tra ovaie-tiroide-surrene; se a questo aggiungi un eccesso di cloruro di sodio, il problema si acuisce molto.

Tutto il sale di cui hai bisogno è già contenuto negli alimenti allo stato naturale. Alcuni ne sono più ricchi di altri, ma nessuno raggiunge livelli così alti da essere dannoso. Il palato si abitua ra-pidamente ad apprezzare il gusto naturale dei cibi e presto rifiute-rà l’eccesso di sapidità spontaneamente. Poni attenzione al consu-mo di prodotti confezionati, quali insaccati e cibi in scatola, e di alcuni condimenti alternativi quali il dado, il ketchup, la salsa di soia, poiché ricchi di sale. In alternativa prova a insaporire i cibi con erbe aromatiche e spezie. Se proprio vuoi usare un po’ di sale, preferisci quello integrale, in particolare il sale rosa himalayano, ricco di molteplici oligoelementi e minerali.

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Grassi

Di grassi si parla moltissimo, quasi sempre in chiave negativa. Per questo probabilmente già sei abituata a porre attenzione e cura nella scelta di questi alimenti, soprattutto per quel che riguarda i condimenti. Saprai che i grassi animali, definiti grassi saturi, sono tra i principali responsabili delle patologie degenerative a cari-co dell’apparato cardiovascolare. “Attenzione al colesterolo!”, è il grido d’allarme del Ventesimo secolo. Diamo quindi per scontato che tu sia sufficientemente informata sulla necessità di controlla-re l’apporto dei grassi alimentari.

Preferiamo in questa sede farti invece vedere le qualità dei grassi, soprattutto di alcuni. Persino nel colesterolo possiamo tro-vare dei lati positivi: a partire da esso il nostro corpo sintetizza la vitamina D, numerosi ormoni, gli acidi biliari e altre sostanze utili per proteggerci dalle tossine.

Allora ampliamo gli orizzonti e vediamo questi grassi, più da vicino!

Gli oli vegetali, a eccezione di quelli ricavati dalla palma e dal cocco, e il pesce contengono grassi buoni, definiti grassi insaturi. Ciò che li distingue è la presenza, nella loro struttura, di almeno un doppio legame (grassi monoinsaturi) tra gli atomi di carbonio della catena. Detta così sembra una distinzione banale, ma in realtà è di grande importanza. Questo doppio legame è fonte di salute. Più ce ne sono (grassi polinsaturi), meglio è. I doppi lega-mi servono a difenderci dai radicali liberi, a fluidificare il sangue e a contrastare la formazione di placche aterosclerotiche. Hanno il compito di ricostruire e rendere più flessibili le membrane cel-lulari, migliorare la funzionalità del sistema nervoso, facilitare gli scambi tra cellula e cellula. Questo è il mondo dei grassi che ci fanno bene.

Come regola generale possiamo dire che maggiore è, nella no-stra dieta, l’apporto di grassi insaturi rispetto a quelli saturi, mag-

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giore è il beneficio che ne trae il nostro organismo, sia all’interno che all’esterno.

C’è una categoria ancora più speciale, costituita dagli acidi grassi essenziali polinsaturi (AGE). Avrai sicuramente sentito par-lare di Omega-3 e Omega-6: sono le due grandi famiglie di aci-di grassi essenziali. Gli acidi a-linolenico ed eicosapentaenoico (EPA) appartengono al gruppo degli Omega-3. L’olio di semi di lino è la più ricca fonte conosciuta di acido a-linolenico, di cui sono ricche anche altre fonti alimentari, tra cui le noci e la soia. L’EPA è invece abbondante negli oli di pesce dei mari freddi, ma può essere anche fabbricato dal nostro organismo a partire dall’a-cido a-linolenico. Quest’ultimo è infatti l’unico vero acido grasso essenziale della categoria Omega-3.

Gli acidi linoleico e gamma-linolenico appartengono invece al gruppo degli Omega-6. Ne sono ricchi la maggior parte degli oli vegetali, in particolare i semi di borragine e di enotera, alcune alghe (Klamath e spirulina) e i vegetali a foglia scura.

Tutti gli AGE sono importanti per la normale crescita e rico-struzione della pelle, dei vasi sanguigni e dei tessuti nervosi. Sono vitali per una respirazione cellulare efficiente e per la fluidità e la flessibilità di tutti i tessuti e le membrane cellulari, in particolare della retina e del cervello. Sono loro riconosciute anche proprietà lubrificanti del sangue: è infatti indubbia e molto nota la loro capacità di ridurre i depositi di colesterolo sulle pareti dei vasi, prevenendo così le malattie cardiovascolari. Questo in generale. Per te che sei in menopausa il loro ruolo diventa ancora più im-portante. Gli AGE aiutano infatti a mediare, attraverso il com-plesso meccanismo delle prostaglandine, le risposte inappropriate del tuo corpo agli stimoli ormonali. Le prostaglandine, che da-gli AGE hanno origine, fungono da misteriosi messaggeri, simili agli ormoni, che regolano e modulano una grandissima varietà di funzioni cellulari. Tutte le problematiche di secchezza della pelle e delle mucose, di acne, di perdita di capelli possono trarre enor-

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me beneficio dall’assunzione di acidi grassi essenziali. Alimentan-doti con cibi ricchi di queste preziose sostanze, ti accorgerai che anche le vampate (se le hai) saranno meno frequenti, come pure tutti quei sintomi come gonfiore, irritabilità, tensione, che sono tipici dello sbilanciamento ormonale. In questi anni particolari è inoltre auspicabile un’adeguata prevenzione nei confronti dello sviluppo di malattie degenerative (cancro, malattie cardiache). Anche questo è un dono degli acidi grassi essenziali.

Un’alimentazione ricca di semi oleaginosi (girasole, lino, noci ecc.) e il variare gli oli con cui condisci (non usare solo l’olio d’oliva, ma anche gli oli di lino, di colza, di noce, di soia…) ti garantisce un buon apporto di Omega-3 e Omega-6. Ti rac-comandiamo anche l’uso contemporaneo di antiossidanti (beta-carotene, vitamina C, vitamina E), che trovi in abbondanza in frutta, verdura e cereali integrali. Ciò consente agli AGE di non essere ossidati e di donarti al meglio il loro contenuto prezioso.

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Tirando le somme…

Non tutto ciò che ti abbiamo comunicato in queste pagine ti avrà fatto piacere. È come se avessimo demolito pezzo dopo pezzo la dispensa e il frigorifero di casa tua. Il cibo è un piacere, sembra quasi che vogliamo toglierti anche quello… e già è tutto difficile! La nostra reazione iniziale è stata la stessa.. “A cosa serve tutto questo?”, ci siamo chieste. “Tutto il mondo si alimenta così… veleno più, veleno meno non saranno certe rinunce a fare la dif-ferenza”. Invece, piano piano è nata in noi una consapevolezza nuova, quella stessa che vorremmo nascesse in te. Perché aspet-tare che questo mondo “malato” guarisca per iniziare a farci del bene? Perché non cominciare da ora, da qui, dalla menopausa, dal frigorifero e dalla dispensa a reintrodurre nel nostro quotidia-no “qualcosa di buono”? Noi abbiamo fatto “ammalare” il mondo e noi lo possiamo guarire, partendo dalle piccole cose del quoti-diano; iniziamo dal cibo, dal nostro cibo per far sì che diventi un mezzo per migliorare la nostra vita. È anche questo un modo per onorare l’esistenza e affrontare la menopausa come un “nuovo inizio”. Alimenti semplici, fatti come li ha voluti la natura, ali-menti poco manipolati, alimenti di stagione: il cibo che nutre e che cura. Non vogliamo tu senta tutto questo come privazione; la consapevolezza dà un valore diverso alle nostre scelte. Questo ci ha spinto a darti informazioni utili anche se per farlo abbiamo dovuto demolire alcune delle tue certezze. Ti chiederai: “A questo punto cosa mangio?”. Scegli tu il tuo cibo! Impara ad ascoltarti, sii sempre più sensibile a ciò che può farti bene. Quanto ti arriva dall’esterno come informazione (o disinformazione) deve servirti come strumento per costruire la tua dieta. Impara anche da qui a scegliere in maniera autonoma, nel pieno rispetto delle tue vere esigenze. In mezzo al bombardamento di stimoli di cui i mezzi di informazione si servono per condizionare i nostri bisogni, anche nutrizionali, è necessario ritornare a una condizione di ascolto

8. Alimentazione consapevole: una scelta di vita

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profondo di sé. Ciò fa sì che la nostra saggezza interiore agisca come filtro rispetto alle suggestioni esterne e ci permetta di ri-conoscere i nostri bisogni reali. In questo senso e con questi pre-supposti scegliere il proprio cibo significa scegliere la salvaguardia della propria vita.

Oltre a ciò che ti abbiamo già detto, ci limitiamo perciò a darti dei “buoni consigli”, poche regole che ti permettano di trovare il tuo modo di alimentarti:

• cibi il più possibile integri;• cibi vitali ricchi di enzimi, vitamine, sali minerali e fibre;• verdure di stagione a ogni pasto;• varietà di cereali integrali (prediligendo quelli senza glutine),

di legumi, di oli vegetali;• poche proteine animali, preferibilmente non in associazione

con i carboidrati e di origine biologica;• piatti semplici con pochi ingredienti.

Noi abbiamo iniziato così, con consapevolezza e desiderio di nuova semplicità e sempre più spesso le nostre scelte alimentari si sono orientate verso cibi sani e genuini, riscoprendo anche sapori dimenticati. Speriamo accada così anche a te.

8. Alimentazione consapevole: una scelta di vita

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Piccoli accorgimenti… grandi benefici

“Le cose più semplici sono le più straordinarie, e soltanto un saggio riesce a vederle”.

— Paulo Coelho

Abbiamo disseminato qua e là, lungo questo percorso, piccoli accorgimenti da apportare alle tue abitudini quotidiane per

far fronte al grande stress che il tuo corpo e la tua psiche stan-no sostenendo. Sappiamo fin troppo bene che trovare del tempo per sé può sembrare un miraggio e non vogliamo assolutamen-te proporti dei cambiamenti utopistici, irraggiungibili. Piccole cose! Una passeggiata quotidiana, l’ascolto di una buona musica, la lettura di un libro, dieci minuti di cyclette… qualsiasi cosa abbia come fine quello di coltivare un nostro piccolo spazio vi-tale. Scegli tu! Approfittare di qualche piccola pausa per portare l’attenzione dentro di noi e rimanere in ascolto di ciò che accade mette in moto un importante processo di riunificazione. Signi-fica dare finalmente spazio e voce alle parti di noi dimenticate e inascoltate.

L’evento menopausa ci attende a metà del nostro cammino e costituisce un punto di svolta. Molte delle energie che hanno

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caratterizzato gli anni della fertilità sono state impiegate per la famiglia o per costruirci una posizione sociale. Se solo potessimo invertire la rotta che ci vuole tanto protese verso l’esterno, questo momento di transizione sarebbe molto meno problematico. Ral-lenta, se puoi! È il momento di reintrodurre il senso dell’assapo-rare; ciò dà un valore aggiunto ai piccoli e grandi momenti della vita. Il gusto di un nuovo cibo, il tocco di un maglione morbido, la vista di un cucciolo, l’ascolto di un amico, il profumo di un ca-mino acceso... usare i sensi ridona senso e ci carica di positività.

Il pensiero che nutre

Sono stati scritti interi libri sulla forza del pensiero positivo e non vogliamo ripeterti le solite frasi. Il pensiero è un’energia, che contribuisce a creare la nostra realtà. Ciò non significa che se stai vivendo una realtà triste o problematica puoi riuscire a cancellarla pensando in positivo, sostituendola con una che ti piace di più. La tua scelta sta nell’accogliere quel tipo di realtà o di emozione, accettarla, non respingerla, ma allo stesso tempo non nutrirla di ulteriore negatività. I pensieri negativi a volte rendono la realtà ancora più difficile. Non solo. Ognuno di noi è in contatto con gli altri. La nostra negatività si sintonizza con quella di chi ci cir-conda, amplificandola. Siamo come tante piccole antenne. Cerca invece la positività e impegnati a nutrirla, come faresti con una creatura. La creatura da nutrire sei tu!

movimento fisico… endorfine gratuite e salute per le ossa

Hai fatto sport nella tua vita sinora e perché? Sei stata spinta dal piacere di dedicarti a un’attività fisica oppure hai continuato a lottare contro cellulite, chili in più, desiderio di rimodellare qua e là? Accetta il tuo corpo finalmente e scopri qual è il movimento fisico più adatto a te: il nuoto, lo sci, il ballo, una gita in biciclet-

9. Piccoli accorgimenti… grandi benefici

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ta… qualsiasi cosa purché ti faccia stare bene, non sia un dovere, non significhi rubare tempo ad altro. Solo così ne trarrai vera-mente beneficio, a tutti i livelli. Quando ti muovi, non pensare solo a rassodare muscoli e tessuti, a ridurre il girovita, a formare gli addominali… È importante, ma fino a un certo punto! Senti invece il bene che stai facendo alla tua struttura, alle tue ossa, alla circolazione, all’ossigenazione dei tessuti, all’eliminazione di so-stanze tossiche dal tuo organismo. Ritrovare benessere e armonia ci rende anche più belle!

attenta ai farmaci

I farmaci sono strumenti preziosi, quando realmente servono. “Attenzione, è un medicinale! Prima dell’uso leggere attentamen-te le avvertenze e consultare un medico”. Chi di noi lo fa? Ormai è diventato un ritornello cui non poniamo più attenzione. Non abbiamo tempo nemmeno per questo, figuriamoci per dare al nostro corpo lo spazio necessario per superare un malessere, una malattia, un momento di difficoltà! Sia mai. Dolore mestruale, mal di testa? Antidolorifico. Infezione, anche di causa incerta? Antibiotico. Infiammazione? Antinfiammatorio. Spegniamo ogni sintomo in fretta, con un anti, oppure con un altro! I rischi di assunzioni fuori luogo sono infiniti… dalla resistenza batterica e il depauperamento della flora intestinale, causati dai comuni antibiotici, alla lesione della mucosa gastrica determinata dagli antidolorifici e così via; senza contare che il più delle volte met-tiamo una toppa su un sintomo, senza curarne la causa. Basta che ciò che ci disturba passi in fretta! Se leggessimo le avvertenze capiremmo subito che il rapporto benefici/rischi è inadeguato. “La fretta è nemica del bene”, ma ormai non ascoltiamo più nem-meno i saggi detti popolari.

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La detersione intelligente

La menopausa non è l’età della pelle secca, se tu non vuoi che lo sia. A nostro parere la ruga in più non ha grande importanza, anzi ha valore, perché è espressione della tua esistenza. Ciò che ti può creare qualche problema è invece l’assottigliarsi di cute e mucose, il venir meno della loro capacità di difenderti. Hai mai pensato che la prima funzione della tua epidermide è quella di proteggerti dall’ambiente che ti circonda? Quanti batteri, virus, microrgani-smi, funghi l’hanno attaccata finora! Lei ce l’ha quasi sempre fatta e tu non ti sei mai accorta di nulla. Adesso però, con la menopau-sa, può diventare più fragile, più esposta, più facilmente attacca-bile. Il film idrolipidico si assottiglia, la flora fisiologica che ha sempre combattuto per sconfiggere gli invasori è più scarsa, il pH cutaneo è un po’ più alto… tutto contribuisce a rendere la tua pelle maggiormente indifesa. Per far sì che possa svolgere il suo compito come prima, questa volta devi metterci il tuo impegno. Le integrazioni che ti abbiamo suggerito ti aiuteranno moltissi-mo dall’interno, ma puoi fare di più. Occupati pure delle rughe se vuoi, ma poni anche attenzione ai prodotti che usi, soprattutto per detergere pelle e mucose. Nella scelta fatti guidare dal pH del detergente, ottimale se compreso tra 5 e 5,5. Il pH leggermente acido contrasta lo sviluppo dei patogeni; se sale e supera pH 6, ecco che cominciano i guai: i microrganismi amici, deputati a difenderci, iniziano a soffrire, mentre i funghi, i batteri, i virus diventano sempre più forti e si sviluppano, intaccando le nostre già deboli difese. L’ideale è poter contrastare la loro crescita diret-tamente, tramite l’impiego di principi funzionali, che siano attivi sui patogeni ma innocui sulla flora fisiologica di cute e mucose. In questo modo, oltre a riequilibrare il pH e stimolare così le difese naturali cutanee, si può agire direttamente sulla causa o, ancora meglio, prevenirla. Da qualche tempo sono reperibili, in farmacia e nelle migliori erboristerie, detergenti che sfruttano le

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incredibili proprietà di un estratto naturale che è in grado di con-trastare efficacemente virus, batteri, miceti e parassiti, ma che allo stesso tempo non altera la flora fisiologica del nostro manto cu-taneo. Queste straordinarie caratteristiche, che sembrano dettate dalla natura apposta per noi, appartengono all’estratto di semi di pompelmo, conosciuto come GSE (Grapefruit Seed Extract). La sua presenza nei prodotti per la detersione è garanzia di “intelli-genza”: perché agire indiscriminatamente, se posso invece salvare dall’estinzione i batteri amici, difensori della mia cute? Ci sono molti prodotti che contengono il GSE: spaziano dalla detersione del corpo, del viso, delle mani fino ad arrivare a formulazioni spe-cifiche per le parti intime. Soffri di vaginiti, di candida, di cistiti ricorrenti? La secchezza vaginale ti tormenta? L’estratto di semi di pompelmo, inserito nei prodotti adatti, con un pH adeguato, ti può essere di grande aiuto.

Per finire, vogliamo darti un ultimo consiglio per la scelta del detergente ottimale: stai attenta ai tensioattivi utilizzati. Se sono troppo aggressivi, tolgono dalla cute preziose sostanze protettive, assottigliando ancor più il film idrolipidico. Se, dopo la doccia, la pelle “tira” non è un buon segno, significa che in qualche modo la detersione ha alterato le condizioni fisiologiche dell’epidermide. Impara allora a leggere l’etichetta (anche se molto spesso è tutt’al-tro che semplice) ed evita di utilizzare prodotti a base di tensio-attivi anionici (in particolar modo Sodium Laureth Sulphate e Sodium Lauryl Sulphate), anche se così facendo dovrai rinuncia-re al piacere della schiuma abbondante… un piccolo sacrificio a fin di bene!

un sorriso sano

Non riflettiamo mai abbastanza su quanto influente sia la salu-te dei denti ai fini dell’equilibrio fisiologico di tutta la persona. Siamo portati a considerarli come qualcosa di circoscritto, che

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poco ha a che fare con la nostra salute globale. Eppure, a dire il vero, non c’è malessere che influenzi pesantemente la totalità del nostro vivere come il mal di denti! Chi ne ha sofferto lo sa. Se ci pensiamo, ci sembra che qualsiasi problema in fatto di denti pos-sa essere efficacemente risolto, le infezioni curate (poco importa se con l’uso di antibiotici) e i denti antiestetici ricoperti. Dopo secoli di storia in cui l’essere umano aveva visto inesorabilmen-te scomparire, dente dopo dente, uno dei simboli della propria giovinezza e bellezza, il sorriso, all’inizio del secolo scorso iniziò la corsa volta a “salvare i denti a qualsiasi costo”. Da qui prese il via l’idea di otturare i denti e di ricoprirli poi con materiali forti e duraturi, resistenti all’attacco dei batteri responsabili della carie. Comparvero così le amalgame dentarie, miscele di sostanze che formano un materiale facilmente modellabile che indurisce rapi-damente. L’amalgama d’argento è diffusamente utilizzata dai den-tisti di tutto il mondo per ricoprire i denti posteriori. Si calcola che ogni anno venga impiegata per eseguire almeno cinquecento milioni di otturazioni. Ecco da cosa è costituita: argento, stagno, rame, palladio, indio e mercurio. In altre parole, per salvare i den-ti a tutti i costi, ci mettiamo letteralmente in bocca elementi che alla lunga possono risultare tossici, non tanto per i denti ma per tutto l’organismo. Purtroppo, il mercurio contenuto nell’amal-gama d’argento è in quantità assolutamente non trascurabili (dal 40 al 50%), anche se negli ultimi tempi le aziende produttrici hanno cercato di diminuirne la percentuale. È stato evidenziato che, con la corrosione e l’azione della saliva, l’amalgama rilascia una significativa quantità di mercurio, circa un microgrammo al giorno per dente, il quale viene poi ingerito. C’è chi sostiene che si tratti di una quantità troppo piccola per essere clinicamente significativa, ossia per danneggiare l’organismo in modo visibile, per determinare una patologia. Può essere. Ma che dire allora del danno subdolo, nascosto, quasi invisibile? Nonostante vi si-ano molte persone con otturazioni all’amalgama d’argento che

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sembrano non avere disturbi, altre ne subiscono invece gli effetti sottili, subclinici e non palesemente riconducibili al mercurio. Inoltre, c’è da dire che purtroppo noi assumiamo mercurio anche con gli alimenti, con l’acqua, con alcuni farmaci, persino con i vaccini… il tutto si accumula nei tessuti del corpo, portando nel tempo a danni soprattutto a carico del sistema immunitario, dei reni, del sistema nervoso centrale, dell’apparato riprodutti-vo e dell’intestino. Manifestazioni quali depressione, ansia, irri-tabilità, cefalea, stanchezza, perdita della memoria, difficoltà di concentrazione possono essere causate da avvelenamento lento, perché di questo si tratta, da mercurio, così come disfunzioni delle ghiandole surrenali, della tiroide e di tutto il sistema en-docrino. Persino la candida può proliferare in seguito a intos-sicazione da mercurio, tanto da diventare recidiva. Se il nostro sistema immunitario è efficiente, così come la funzionalità degli organi emuntori, siamo in grado di difenderci un po’ da questa lenta intossicazione, favorendo l’eliminazione del mercurio dal nostro organismo. Giocano a sfavore invece l’alimentazione sbi-lanciata, l’abuso di farmaci, lo stress… e qualsiasi altra situazione che renda inefficienti le nostre difese. La disbiosi intestinale che ne deriva, ossia l’alterazione della flora batterica fisiologica, crea una condizione di alterata permeabilità intestinale che consente l’assorbimento sistemico del mercurio, limitandone l’espulsione dall’organismo.

Non vogliamo spaventarti, ma solo renderti più consapevo-le e fornirti informazioni utili per affrontare una rimozione del-le amalgame, nel caso tu decidessi di percorrere questa strada. Ebbene sì: le amalgame d’argento, il cui nome più appropriato dovrebbe essere “amalgame di mercurio”, possono essere sosti-tuite. È una rassicurazione non da poco. Così almeno adesso sai di avere la possibilità di rimuovere dal tuo corpo una fonte di intossicazione lenta, ma inesorabile. Niente più microgrammi di mercurio sciolti ogni giorno dalla tua saliva, niente più vapori di

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mercurio inalati attraverso le vie respiratorie… certo tutto questo è possibile, ma è necessario fare un passo alla volta.

Prima di tutto cerca e trova lo studio dentistico adatto, specia-lizzato in rimozione protetta delle amalgame. È un aspetto impor-tantissimo. Eh sì, perché togliendo la vecchia otturazione grigia, antiestetica e soprattutto velenosa, si rischia di intossicarsi ancora di più… e in un colpo solo. L’ideale è che il trapano venga usato il meno possibile per evitare la formazione di polveri, inalabili non solo dal paziente ma anche dal medico. La tecnica migliore per la rimozione delle amalgame è chiamata enucleazione. L’obiettivo di questo metodo è di togliere l’amalgama, evitando il più possibile di frantumarla o di polverizzarla, semplicemente estraendola, di-sincastrandola dalla cavità dentale. Occorrono più pazienza e più tempo, ma il procedimento è senz’altro più sicuro. Il rischio di in-tossicazione acuta da mercurio è in questo caso limitato. Quest’a-spetto è molto importante. Conoscerlo può aiutarti nel lavoro di ricerca dello studio dentistico più adatto. Non è finita qui. Con il termine “rimozione protetta” si intende molto di più. C’è addirit-tura un protocollo che dovrebbe essere seguito scrupolosamente dal medico che voglia essere certo di evitare rischi per il paziente e per se stesso. È previsto l’impiego della cosiddetta diga di gom-ma, avente la funzione di isolare il dente trattato dal resto della cavità boccale. Si sottolinea l’importanza di aspirare i vapori di-rettamente sull’otturazione, utilizzando aspiratori molto potenti di tipo chirurgico. Nel protocollo vi sono inoltre numerose altre raccomandazioni tra le quali la ventilazione dell’ambiente, l’uso di mascherine con filtri al carbonio e il consiglio di non eseguire più di una rimozione d’amalgama al mese. Tirando le somme, possiamo dire che eliminare dalla propria bocca queste pericolose fonti di mercurio è possibile ma richiede pazienza, cura, metodo, scrupolosità e soprattutto vero interesse per la salute.

Vorremmo darti un ulteriore consiglio. Se intraprendi questa strada, nel periodo in cui sei sottoposta alla rimozione protetta

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delle amalgame, ti può aiutare molto seguire un regime diete-tico particolare per favorire l’eliminazione del mercurio dal tuo organismo. Abbiamo già sottolineato l’importanza di una flora batterica intestinale equilibrata ai fini di limitare il più possibile l’assorbimento di sostanze tossiche, tra cui il mercurio, da parte dei villi intestinali. Ecco che allora l’obiettivo principale di questo regime alimentare è quello di aiutare a risanare il più possibile la mucosa intestinale per renderla permeabile alle sostanze nutrien-ti, ma non ai veleni. I consigli che abbiamo cercato di darti nel capitolo dedicato all’alimentazione sono fondamentali e aiutano, tra l’altro, a riportare l’intestino in condizioni di eubiosi. Allora, a partire da due settimane prima della rimozione delle amalgame, niente zuccheri, niente latte e derivati. Preferisci invece l’assunzio-ne di molta frutta e verdura di stagione e di cereali integrali e bevi almeno due litri al giorno di acqua minimamente mineralizzata. Inoltre, il giorno stesso della rimozione, è opportuno assumere carbone vegetale, per le sue straordinarie proprietà assorbenti, e vitamina C in dose elevata (3-4 grammi in una sola volta), per favorire la formazione di ascorbato di mercurio e impedire così che il mercurio venga assorbito dall’organismo.

Siamo giunte alla fine del viaggio… speriamo di non averti anno-iata. Vorremmo che tu ora provassi a chiudere gli occhi e portassi l’attenzione a tutte le parti di te di cui ti abbiamo parlato. Forse ora le senti più tue. Forse ora desideri prenderti cura di te, serven-doti di ciò che la natura può offrirti. Se così fosse, noi sapremmo di aver raggiunto il nostro obiettivo.

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È solenne nell’anima sentirsi maturare e pendere dorati, mentre in alto si appoggiano le scale del Creatore, e sotto, nel frutteto, senti cadere un essere.

Meraviglioso sentire che il sole lavora ancora sulla guancia che credevi finita: ora con uno sguardo critico e imparziale sposta un poco lo stelo, per vederti meglio nell’intimo.

Ma più solenne di tutto è sapere che si avvicina l’ora del raccolto anche per te: ogni sole per certe vite è l’unico.

— Emily Dickinson

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Glossario

Aldosterone - Ormone prodotto dal surrene avente la funzione di au-mentare l’assorbimento renale di sodio e la secrezione di potassio. L’aumento di riassorbimento di sodio è associato al riassorbimento di acqua.

Aminoacido - Unità di base di cui sono costituite le proteine. Esisto-no venti tipi di aminoacidi diversi, di cui otto sono essenziali per l’uomo e devono perciò necessariamente essere assunti con l’alimen-tazione.

Androgeni - Ormoni steroidei responsabili di determinare i caratteri sessuali maschili. Nella donna influenzano principalmente il tono muscolare, le risposte cerebrali, la formazione del tessuto osseo, il desiderio sessuale. Gli androgeni più potenti sono il testosterone e il diidrotestosterone (DHT).

Biodisponibile - Dicesi di sostanza che è in grado di essere assorbita e utilizzata dall’organismo.

Corpo luteo - Rappresenta lo stadio evolutivo del follicolo dominante, ossia di quel follicolo ovarico nel quale l’ovulo è giunto a maturazio-ne e dal quale è stato espulso (ovulazione).

Emuntorio - Organo o apparato avente la funzione di eliminare dall’organismo le sostanze di rifiuto. Organi emuntori sono i reni, i polmoni, l’intestino, il fegato e la pelle.

Eubiosi - Condizione in cui la flora batterica delle mucose (orale, inte-stinale, vaginale) è sana ed equilibrata. Si contrappone alla disbiosi, situazione che corrisponde a un’alterazione della flora microbica residente.

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Follicolo ovarico - Piccola cavità o vescicola nell’ovaio contenente una cellula uovo destinata a maturare durante la vita fertile della donna.

FSH - Ormone follicolo-stimolante prodotto dall’ipofisi. Nella donna stimola la maturazione del follicolo ovarico. Nell’uomo contribui-sce, assieme all’LH, alla spermatogenesi.

GnRHs - Ormoni rilascianti gonadotropine. Sono prodotti dall’ipota-lamo e agiscono direttamente sull’ipofisi.

Gonadi - Organi riproduttivi femminili (ovaie) e maschili (testicoli).

Insulina - Ormone prodotto dal pancreas con funzione di promuovere l’assorbimento del glucosio da parte delle cellule e di favorire l’im-magazzinamento del glucosio in eccesso nel fegato sotto forma di glicogeno.

Ipertiroidismo - Condizione di iperattività della tiroide che porta a un incremento eccessivo del metabolismo corporeo.

Ipofisi - Detta anche ghiandola pituitaria, è localizzata alla base del cer-vello e secerne ormoni che regolano il funzionamento di altre ghian-dole endocrine. È formata da due lobi, uno anteriore (adenoipofisi) e uno posteriore (neuroipofisi), entrambi con attività endocrina e metabolica.

Ipotalamo - Area del cervello sede di importanti centri nervosi. Tra le sue varie funzioni vi sono la regolazione dell’attività dell’ipofisi, lo stimolo e l’inibizione della secrezione degli ormoni sessuali e la termoregolazione corporea.

LH - Ormone luteinizzante prodotto dall’ipofisi. Nella donna stimo-la l’ovulazione e induce la formazione del corpo luteo. Nell’uomo contribuisce, assieme all’FSH, alla spermatogenesi.

Melatonina - Sostanza prodotta dalla ghiandola pineale (detta anche epifisi, piccola ghiandola al centro del cervello) con riconosciute proprietà regolatrici del ritmo sonno-veglia. Altre proprietà sono tuttora oggetto di studio.

Prebiotici - Si dice di sostanze che costituiscono il substrato nutrizio-nale necessario alla crescita della flora batterica fisiologica intestina-le. Sono rappresentate principalmente dalle fibre vegetali, che ven-gono metabolizzate a livello intestinale a opera di enzimi prodotti

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dalla flora fisiologica stessa.

Probiotici - Si dice di batteri benefici che popolano l’intestino e altre mucose del nostro organismo, in condizioni di salute. I più comuni sono il Lactobacillus acidophilus, il lactobacillus bulgaricus e il Bifido-bacterium bifidum.

Saprofita - Si dice di organismo normalmente presente nel corpo uma-no (o di altro animale) che non determina effetti patologici.

Sistemico - termine utilizzato in ambito medico-farmaceutico con il quale si fa riferimento al coinvolgimento dell’intero organismo. Si parla di “assunzione per via sistemica” quando una sostanza ha la ca-pacità di entrare nel flusso sanguigno, a prescindere dalla modalità di somministrazione.

Steroidi - Gruppo di sostanze, naturali o sintetiche, con importanti funzioni fisiologiche nell’organismo umano. Appartengono a que-sta categoria gli ormoni sessuali, la vitamina D e gli acidi biliari.

Surrene - Organo ghiandolare con funzione endocrina posto nell’ad-dome sopra i reni. La parte esterna delle ghiandole surrenali secerne cortisolo e ormoni androgeni, la regione centrale interna produce noradrenalina e adrenalina.

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Effects of trans-resveratrol from Polygonum cuspidatum on bone loss us-ing the ovariectomized rat model. Liu ZP, Li WX, Yu B, Huang J, Sun J, Huo JS, Liu CX. (J Med Food 2005; 8(1):14-19)

Rhodiola rosea: A Phytomedicinal Overview. Richard P. Brown, M.D., Pa-tricia L. Gerbarg, M.D., Zakir Ramazanov, PhD., D.S. (Herbalgram 2002; 56:40-52)

Constituents of Lepidium meyenii ‘maca’. Muhammad I, Zhao J, Dunbar DC, Khan IA. (Phytochemistry 2002; 59(1):105-10)

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Marked decrease in plasma antioxidants in aged osteoporotic women: results of a cross-sectional study. Maggio D, Barabani M, Pierandrei M, Polidori MC, Catani M, Mecocci P, Senin U, Pacifici R, Cherubini A. (J Clin Endocrinol Metab 2003; 88(4):1523:1527)

Isoflavones and bone: animal and human evidence of efficacy. Chen X, Anderson JJ. (J Musculoskelet Neuronal Interact. 2002;2(4):352-359)

Effects of isoflavones (soy phyto-estrogens) on serum lipids: a meta-anal-ysis of randomized controlled trials. Yeung J, Yu TF. (Nutr J 2003 Nov 19;2(1):15)

Effects of soy isoflavones on endothelial function in healthy postmeno-pausal women. Colacurci, Nicola MD 1, Chiantera, Antonio MD 2, Fornaro, Felice MD 1, de Novellis, Vito MD 3, Manzella, Daniela MD 4, Arciello, Alessandro MD 4, Chiantera, Vito MD 1, Improta, Lucio MD 2, Paolisso, Giuseppe MD 4. (Menopause 2005; 12(3):299-307)

Soy isoflavone tablets reduce osteoporosis risk factors and obesity in mid-dle-aged Japanese women. Mori M, Aizawa T, Tokoro M, Miki T, Yamori Y. (Clin Exp Pharmacol Physiol. 2004 Dec;31 Suppl 2:S39-41)

The Hypoglycemic Effects of Soy Isoflavones on Postmenopausal Women. Shao-Yi Cheng, Ning-Sing Shaw, Ke-Sung Tsai, Ching-Yu Chen. (Journal of Women’s Health 2004; 13(10):1080-1086

Bioavailability of phyto-oestrogens. Rowland I et al. (Br J Nutr 2003; 89 Suppl 1 :S45-58

Vitex agnus castus essential oil and menopausal balance: a research up-date. Chopin Lucks B. (Complementary Therapies in Nursing and Mid-wifery 2003; 8:148-154)

The Importance of Magnesium in the Management of Primary Postmeno-pausal Osteoporosis. Guy E. Abraham MD. (Journal of Nutritional Medi-cine 1991; 2:165-178

The calcium controversy. Guy E. Abraham MD. (Journal of Applied Nutri-tion 1982; 34(2)

Nutrition in Bone Health Revisited: A Story Beyond Calcium. Jasminka Z. Ilich, PhD, RD and Jane E. Kerstetter, PhD, RD. (Journal of the American College of Nutrition 2000;19(6):715-737

The effects of high phosphorus intake on calcium homeostasis. Calvo MS. (Adv Nutr Res 1994; 9:183-207)

Anxiolytic activity of aerial and underground parts of Passiflora incar-nata. Dhawan K, Kumar S, Sharma A. (Fitoterapia 2001; 72(8):922-926

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Le autrici

Luisa Pavan lavora da anni come erborista, riservando un’atten-zione particolare alla pratica fitoterapica applicata alle problema-tiche delle donne. Il benessere della persona intesa come unità corpo-mente ha caratterizzato la sua formazione. Dopo varie esperienze in campo massoterapico, si occupa ora di “Corpoco-scienza”, un approccio innovativo e dinamico volto allo sviluppo della sensibilità percettiva in termini di crescita personale e come strumento di cura.

Biancamaria Brun si è laureata in Chimica e Tecnologia Farma-ceutiche presso l’Università degli Studi di Padova e ha vissuto tre anni negli Stati Uniti dove, per il conseguimento di un Master in Training and Development, ha collaborato allo sviluppo di corsi riguardanti le problematiche della donna nel mondo del lavoro. Al rientro in Italia si è orientata verso l’ambito farmaceutico salu-tistico, dalla cosmesi funzionale all’integrazione alimentare e alla nutrizione, mantenendo come riferimento principale il mondo femminile.

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Letture consigliate

Acqua buona, acqua sanaEdizioni il Punto d’Incontro; Autore: Gudrun Dalla Via

Allergie e intolleranze alimentariEdizioni il Punto d’Incontro; Autore: Gudrun Dalla Via

Candida. L’epidemia silenziosa: allergia al XX secolo?Edizioni Tecniche Nuove; Autori: Valeria Mangani e Adolfo Panfili

Cereali e legumi nella dieta per la saluteEdizioni Tecniche Nuove; Autori: Alessandro Formenti, Cristina Mazzi

Curarsi con il magnesioEdizioni Red; Autore: Raul Vergini

Denti tossiciMacro Edizioni; Autore: Lorenzo Acerra

Il mal di latteMacro Edizioni; Autore: Lorenzo Acerra

Il metodo KousmineEdizioni Tecniche Nuove; di Association Médicale Kousmine Interna-zionale

La depressione, come affrontarla, come curarlaEdizioni Il Punto d’Incontro; Autore: Dottor Roberto Pagnanelli

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La dieta dell’indice glicemicoEdizioni Tecniche Nuove; Autore: Marion Grillparzer

La salute di EvaEdizioni Cosmopolis; Autore: Aida Vittoria Eltanin

Latte e formaggio. Rischi e allergie per adulti e bambiniMacro Edizioni; a cura di Claudio Corvino

Le alghe per la saluteEdizioni Tecniche Nuove; Autore: Karl J. Abrams

MagnesioMacro Edizioni; Autore: Lorenzo Acerra

Mangiare meglio per vivere più a lungoEdizioni Tecniche Nuove; Autori: A. Bondil e M. Kaplan

Medicina e autoguarigione per la donnaEdizioni Mediterranee; Autori: M. e R. Dahlke

Nutrizione ortomolecolareEdizioni Red; Autori: Abraham Hoffer e Morton Walzer

Sugarblues. Il mal di zuccheroMacro Edizioni; Autore: William Dufty

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Per dare voce al mondo femminile, è nata DonnaViva, un’associazione senza fini di lucro con lo scopo di dare a ogni donna la possibilità di avvalersi di un team di persone esperte per richiedere consigli e informazioni riguardanti salute, alimentazione e integrazioni naturali.

Consultando il sito www.donnaviva.it, don-ne di età e culture diverse, oltre ad approfon-dire i temi che suscitano maggiormente il loro interesse, possono dialogare scambiandosi le loro esperienze.

Per chiedere informazioni è possibile anche te-lefonare al numero verde

800-912.650

preferibilmente dalle 9:00 alle 13:00 dal lune-dì al venerdì, o scrivere all’indirizzo [email protected]

DonnaVivawww.donnaviva.it

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Potete richiedere il catalogo gratuito delle nostre pubblicazioniEdizioni Il Punto d’Incontro

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