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L’obiettivo delle comunicazioni è, da sempre, quello di permettere la trasmis- sione dell’informazione tra utenti posti in luoghi differenti. Le due grandezze che in prima ap- prossimazione, qualificano la qualità di un sistema di telecomunicazioni, sono la quantità di informazioni che, nell’unità di tempo, vengono scambia- te, e la distanza alla quale si riesce a realizzare la comunicazione. La necessità di avere sistemi di co- municazioni su lunga distanza affidabili esiste fin dall’antichità. Nel tempo il grado di sofisticazione di tali sistemi è gradualmente aumentato, dai segnali di fumo, al telegrafo ed infine al primo ca- vo coassiale messo in servizio nel 1940. Il miglioramento di questi sistemi ha fatto si che si presentassero limita- zioni non trascurabili. I sistemi elettrici sono limitati dalle ridotte distanze di amplificazione (la distanza lungo cui il segnale si può propagare prima che l’attenuazione imponga l’amplificazio- ne del segnale), e la bit-rate dei sistemi a microonde è limitata dalla frequen- za di portante. Nella seconda metà del ventesimo secolo, ci si è resi conto che l’utilizzo di una portante ottica avrebbe portato a significativi vantaggi rispet- Italian/English Edition Jul-Sep 2011 HS + E THE OCCUPATIONAL HEALTH & SAFETY + ENVIRONMENTAL QUARTERLY MAGAZINE MAGAZINE Poste Italiane - Spedizione in a.p. 25% - art. 2 comma 20/b Legge 662/96 - D.R.T. - D.C.B. - TO n. 2/2011 Vol. IX - N. 3 IL LASER NEI SISTEMI DI TELECOMUNICAZIONE IN FIBRA OTTICA * Valeria Monti continua a pag. 2 In questo numero/In this issue 1 IL LASER NEI SISTEMI DI TELECOMUNICAZIONE IN FIBRA OTTICA 7 PANORAMICA DEGLI HABITAT EMILIANO- ROMAGNOLI NEGLI UTLIMI 50 ANNI (prima parte) 10 BOOKSHOP 11 SITE MAP 12 TOP GEAR 13 PRESS REVIEW 14 EVENTS CALENDAR 15 HS+E NEWS

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L’obiettivo delle comunicazioni è, da sempre, quello di permettere la trasmis-sione dell’informazione tra utenti posti in luoghi differenti.

Le due grandezze che in prima ap-prossimazione, qualificano la qualità di un sistema di telecomunicazioni, sono la quantità di informazioni che, nell’unità di tempo, vengono scambia-

te, e la distanza alla quale si riesce a realizzare la comunicazione.

La necessità di avere sistemi di co-municazioni su lunga distanza affidabili esiste fin dall’antichità. Nel tempo il grado di sofisticazione di tali sistemi è gradualmente aumentato, dai segnali di fumo, al telegrafo ed infine al primo ca-vo coassiale messo in servizio nel 1940.

Il miglioramento di questi sistemi ha fatto si che si presentassero limita-zioni non trascurabili. I sistemi elettrici

sono limitati dalle ridotte distanze di amplificazione (la distanza lungo cui il segnale si può propagare prima che l’attenuazione imponga l’amplificazio-ne del segnale), e la bit-rate dei sistemi a microonde è limitata dalla frequen-za di portante. Nella seconda metà del ventesimo secolo, ci si è resi conto che l’utilizzo di una portante ottica avrebbe portato a significativi vantaggi rispet-

Italian/English Edition Jul-Sep 2011

Vol. 3 - N. 2 HS+EthE occupatIonal hEalth & safEty +EnvIronmEntal quartErly magazInE

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Vol. IX - N. 3

IL LASER NEI SISTEMI DI TELECOMUNICAZIONE IN FIBRA OTTICA

* Valeria Monti

continua a pag. 2

In questo numero/In this issue 1 Il lasEr nEI sIstEmI DI

tElEcomunIcazIonE In

fIBra ottIca

7 panoramIca DEglI

haBItat EmIlIano-

romagnolI nEglI utlImI

50 annI (prima parte)

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HS+E MAGAZINEtrimestrale di sicurezza, Igiene

Industriale e ambientethe occupational health & safety and

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Jul-Sep 2011 / Vol. IX - N. 3

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hanno collaborato a quEsto numEro/contributors:

valeria monti, roberto nicolucci, federico riva, silvia signorini

traduzioni / translations:chiara De angelis

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to ai sistemi in uso, per cui, all’epoca come ora, la tipologia di sistemi di co-municazione che permette le migliori prestazioni in termini di distanza di co-municazione e flusso di dati trasmessi nell’unità di tempo, è quella che fa uso delle tecnologie ottiche.

Tuttavia, in quegli anni non era di-sponibile una sorgente di luce coeren-te o un mezzo di trasmissione adatto. Quindi, dopo che lo sviluppo dei laser negli anni ’60 risolse il primo proble-ma, fu proposto, negli anni ’70, lo svi-luppo di fibre ottiche di alta qualità come soluzione al secondo.

Dopo un periodo di intensa ricerca dal 1975 al 1980, furono sviluppati i primi sistemi commerciali di comuni-cazione su fibra ottica, che operavano a lunghezze d’onda intorno agli 800 nm ed usavano laser a semiconduttore in GaAs.

La “prima generazione” operava a bit rate di 45 Mb/s, con ripetitori spa-ziati di 10 km.

La “seconda generazione” di comu-nicazione su fibra ottica fu sviluppata per uso commerciale nei primi anni ‘80, operava a 1.3 μm e usava laser a semiconduttore InGaAsP.

Sebbene questi sistemi fossero ini-zialmente limitati da fenomeni di di-spersione, nel 1981 la single-mode fiber si rivelò in grado di migliorare sostanzialmente le prestazioni del si-stema. Intorno al 1987, questi sistemi operavano a bit rate fino a 1.7 Gb/s con ripetitori distanziati fino a 50km.

La “terza generazione” di sistemi in fibra operava a 1.55 μm con per-dite di circa 0,2 dB/km. Il risultato fu ottenuto nonostante alcune difficoltà iniziali, dovute all’allargamento degli impulsi alla lunghezza d’onda di lavo-ro, utilizzando laser a semiconduttore tradizionali in InGaAsP. Gli scienziati superarono questo problema tramite l’utilizzo di fibre dispersion shifted che presentano il minimo di dispersione a 1.55 μm o limitando lo spettro dei la-ser ad un singolo modo longitudinale. Questi sviluppi consentirono ai sistemi commerciali di terza generazione di operare a 2.5 Gb/s, con ripetitori di-stanziati di oltre 100 km.

La “quarta generazione” di sistemi in fibra introdusse l’amplificazione ot-tica per ridurre la necessità di ripetitori ed il Wavelength Division Multiplexing (WDM), per aumentare la capacità del-la fibra. Questi due miglioramenti cau-sarono una rivoluzione che comportò un raddoppio della capacità dei sistemi ogni 6 mesi a partire dal 1992, fino a quando non fu raggiunta nel 2001 la capacità di 10 Tb/s. Recentemente sono state raggiunte bit rate di 14 Tb/s su una singola linea lunga 160 km, utiliz-zando amplificatori ottici.

L’obiettivo della ricerca per la quinta generazione di comunicazioni in fibra ottica, che utilizza sistemi a solitoni, è quello di estendere l’intervallo di lun-ghezze d’onda su cui possono operare i sistemi WDM. La finestra conven-zionale, nota come banda C, copre le lunghezze d’onda nell’intervallo 1.53-1.57 μm e la nuova “dry fiber” presenta basse perdite che promettono un’esten-sione della finestra fino ad un intervallo compreso tra i 1.30 ed i 1.65 μm.

Un generico sistema di comunica-zioni ottico è concettualmente simile a qualunque altro sistema di comunica-zione: la differenza sostanziale risiede nel mezzo di propagazione del segnale (normalmente la fibra ottica), con la conseguenza che il trasmettitore e il ricevitore devono essere progettati per operare con questo tipo di canale.

Lo scopo di un trasmettitore per te-lecomunicazioni è quello di spostare la banda del segnale che contiene l’infor-mazione utile, su una frequenza molto più elevata, denominata portante, dove il canale di trasmissione presenta carat-teristiche ottimali.

Il compito del trasmettitore ottico, oltre a quello appena descritto, è anche quello di convertire il segnale elettrico applicato al suo ingresso in un segnale ottico idoneo ad essere trasmesso in fibra. Un trasmettitore per operare la traslazione in frequenza deve essere costituito da un oscillatore (circuito capace di generare un segnale ad una frequenza fissa) e da un modulatore che permette la modulazione della portante con il messaggio contenuto nel segna-le. Nel caso di un trasmettitore ottico

3HS+E magazine

te). I laser in questione sono realizzati mediante una giunzione PN e, attraverso l’uso di particolari materiali è possibile realizzare un’emissione di luce nella banda di trasmissione desiderata.

Tra i principali materiali ricordiamo InGaAs, InGaAsP, InP.

Per comprendere il funzionamento di questo dispositivo è necessario richia-mare alcuni concetti che stanno ala ba-se della teoria dei laser e in particolare tre fenomeni di interazione radiazione materia.1. EMISSIONE SPONTANEA: è il

processo per cui un atomo o una molecola che si trova ad un livel-lo energetico E2 passa ad un livel-lo di energia E1<E2, con emissione di un’onda elettromagnetica di fre-quenza ν=(E2-E1)/h (h=costante di Planck), vale a dire con emissione di un fotone di energia E2-E1.

2. EMISSIONE STIMOLATA: è il pro-cesso attraverso il quale l’atomo (o molecola) passa dal livello di energia E2 a quello di energia E1<E2 perché

su di esso incide un’onda elettroma-gnetica di frequenza ν=(E2-E1)/h, emettendo un fotone di energia E2-E1 che si aggiunge all’onda inciden-te. A differenza dell’emissione spon-tanea, i fotoni emessi dai vari atomi delle molecole hanno una relazione di fase fissa tra loro e con l’onda in-cidente, il che non avviene per i fo-toni emessi spontaneamente. Anche la direzione di emissione stimolata è mediamente coincidente con quella dell’onda incidente, mentre quelli spontanei sono emessi in tutte le di-rezioni.

3. ASSORBIMENTO: è il processo attraverso il quale un atomo o mole-cola passa dal livello di energia E1 a quello di energia E2>E1 quando è investito da un’onda elettroma-gnetica di frequenza ν=(E2-E1)/h, sottraendo all’onda il corrispondente fotone.

Il laser, a differenza di altre sorgenti quali i LED (Light Emitting Diode) ba-

l’oscillatore non è altro che un LASER (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation); questo perché è facilmente accoppiabile con la fibra ottica e presenta caratteristiche idonee alla trasmissione numerica.

A questo punto il canale di comuni-cazione o mezzo di propagazione deve trasportare il segnale dal trasmettitore al ricevitore apportando la minore di-storsione possibile al segnale stesso. La fibra ottica è realizzata da un cilindro interno (core) in fibra di vetro, ricoper-to da un mantello esterno (cladding) realizzato con un materiale che presen-ta un maggiore indice di rifrazione e, grazie al meccanismo della riflessione totale interna, causata dalla differenza tra i valori dei due indici di rifrazione, permette la propagazione guidata del segnale attraverso il nucleo. Proprietà fondamentale della fibra ottica, che la rende il mezzo di comunicazione per eccellenza nei sistemi ottici, sono le basse perdite.

Le perdite nel canale trasmissivo ri-vestono, infatti, un ruolo molto impor-tante nel progetto del sistema di co-municazione e rappresentano il primo aspetto da tenere in considerazione nel-la progettazione della lunghezza della tratta nei sistemi a grande distanza.

Un altro parametro, non meno im-portante del precedente, è la disper-sione introdotta dalla fibra, la quale provoca l’allargamento degli impulsi ottici al di fuori del bit-slot a loro asse-gnato, portando ad un deterioramento del segnale, in quanto gli impulsi arri-vano al ricevitore più o meno allargati e sovrapposti tra di loro.

In ultimo, il ricevitore ottico ha il compito di riconvertire il segnale otti-co ricevuto in un segnale elettrico ed estrapolarne il contenuto informativo inizialmente trasmesso.

Focalizziamo ora l’attenzione sul LASER come dispositivo capace di generare un segnale ottico a frequenza fissa.

Nel campo delle telecomunicazioni i laser principalmente utilizzati sono quelli a semiconduttore, grazie alla bas-sa corrente di soglia e alla comoda tem-peratura di lavoro (temperatura ambien-

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sati sull’emissione spontanea, fondano il loro funzionamento sul fenomeno dell’emissione stimolata.

Chiaramente questo processo non può durare a lungo: il livello eccitato infatti si spopola sempre più. Per ot-

tenere un’amplificazione continua è necessario mantenere l’inversione di popolazione, tenendo il sistema in uno stato di non equilibrio e facendo in mo-do che la popolazione n2 del livello di energia più alto sia maggiore di n1, la

popolazione del livello di energia più basso.

Questo richiede dall’esterno un ap-porto di energia al mezzo, che sarà poi trasferita al fascio di luce. Il processo fisico che porta gli atomi a portarsi in uno stato eccitato e ad invertire la po-polazione, si chiama pompaggio.

In un mezzo invertito, gli atomi ecci-tati decadono spontaneamente ai livelli meno energetici emettendo fotoni in una ben determinata lunghezza d’onda. Questi fotoni attraversano poi il mate-riale e stimolano l’emissione di altri fo-toni identici. Però due fasci generati da decadimenti atomici distinti non hanno fase e direzione comune, nonostante siano singolarmente monocromatici, coerenti e direzionati. Questi impulsi si propagano lungo direzioni casuali e sono reciprocamente incoerenti. Il trucco che consente di ottenere da un mezzo invertito un vero e proprio laser consiste nel confinare il mezzo attivo all’interno di un risonatore ottico.

Un risonatore ottico è una cavità a pareti riflettenti, cioè costituite da spec-chi, che serve a confinare e riflettere i fotoni all’interno del materiale per permettere l’amplificazione. Di tutti i fotoni emessi spontaneamente, ed even-tualmente amplificati, l’unico che non verrà assorbito dalle pareti sarà quello che si propaga ortogonalmente ai due specchi. Questo continuerà a riflettersi e quindi a moltiplicarsi all’interno del mezzo attivo. Il fascio così generato è composto da fotoni identici a quello di partenza e quindi è monocromatico e coerente.

In sostanza un laser è un convertito-re elettro-ottico che ha in ingresso una corrente elettrica e in uscita una poten-za ottica.

Questa potenza ottica non è altro che la portante, già menzionata in prece-denza, e che opportunamente modulata trasmette lungo la fibra ottica il segnale contenente l’informazione.

Nell’ambito dei sistemi ottici esisto-no due modi per modulare la potenza in uscita al laser.

Il primo è la modulazione diretta nel-la quale il segnale modulante si somma al segnale continuo di polarizzazione

5HS+E magazine

del laser, facendo variare la corrente di iniezione attorno ad un punto di riposo e ottenendo così in uscita una potenza che varia come il segnale modulante. La modulazione più diffusa è la IM (Intensity Modulation) che consiste nel variare la corrente di iniezione del laser per modularlo e quindi trasmettere l’in-formazione.

Nel secondo modo, detto modulazio-ne indiretta, è invece necessario l’uso di un modulatore esterno che agisce sul fascio luminoso di intensità costan-te in uscita al laser, con notevole au-mento di ingombro, costi e complessità del processo di realizzazione rispetto alla modulazione diretta. In compenso si ottiene un segnale con spettro molto più stabile.

Purtroppo quando un laser è modula-to direttamente interviene un fenomeno spurio detto chirping, che porta ad una variazione della frequenza nominale di emissione del laser, dovuta alla corren-te di iniezione dello stesso. Il cambia-mento della corrente di modulazione, è accompagnato da una variazione della densità di portatori carichi dentro la ca-vità del laser, che a sua volta modifica l’indice di rifrazione delle cavità stessa. La fase del segnale ottico emesso dal laser modulato direttamente cambia con il tempo e conseguentemente anche la lunghezza d’onda del segnale emesso.

Oltre al fenomeno del chirping si aggiunge anche il cosiddetto rumore di intensità del laser, imputabile principal-mente al fenomeno di emissione spon-tanea. Ogni fotone generato in maniera spontanea, avendo una fase totalmente aleatoria, va a sommarsi ai fotoni coe-renti (generati con emissione stimolata) perturbando sia la fase che l’ampiezza del campo elettrico generato. Alla fase aleatoria del campo si può imputare la larghezza di riga del laser, mentre l’am-piezza aleatoria porta ad un ulteriore allargamento della riga ma soprattutto ad una potenza di rumore che giunge al ricevitore.

Questi problemi possono essere limi-tati in sede di progetto da un’opportuna scelta della sorgente laser e del valore di picco della corrente di modulazione.

I laser Fabry-Perot ottengono inferio-

ri prestazioni sul rumore e minore stabi-lità della lunghezza d’onda rispetto alle più costose alternative come i laser a retroazione distribuita (Distributed Feed – Back: DFB). L’elevato costo di questi dispositivi è dovuto al fatto che non so-no testabili quando sono ancora in wa-fer, ma devono essere prima tagliati e poi testati uno ad uno per verificarne le corrette prestazioni. D’altra parte però questi laser, oltre al vantaggio di essere monomodali, sono dispositivi che ben si prestano ad una modulazione diretta, quindi integrata all’interno del dispo-sitivo di controllo del laser, che risulta pertanto più semplice da gestire, meno ingombrante e più economica.

I laser Fabry-Perot sono di solito ab-bastanza buoni per tratte a prestazioni medie, cioè per link brevi e con basso numero di portanti. Per lunghi tratti di fibra, invece, sono preferibili i laser DFB per il loro basso rumore e per la buona linearità.

Un altro dispositivo estremamen-te interessante sia dal punto di vista

tecnologico che economico è il laser a cavità verticale e ad emissione su-perficiale (VCSEL). Il vantaggio più evidente che hanno i VCSEL rispetto ai laser DFB è il costo: essendo il raggio emesso perpendicolare all’area attiva, il test dei dispositivi si può fare diret-tamente sul wafer, senza l’obbligo del taglio di ciascuno, come accade per i DFB, riducendo in modo drastico i costi di fabbricazione. Inoltre essendo l’area attiva protetta dagli specchi, que-sta non è interfacciata direttamente con l’esterno, per cui è possibile sostituire il packaging in ceramica, caratteristico dei DFB, con altri materiali meno in-gombranti e costosi.

Sempre per questo motivo i VCSEL, non avendo parti attive esposte, sono molto più affidabili e tendono ad avere tempi di vita molto più lunghi dei DFB. D’altra parte però, hanno un’estrema dipendenza dalla temperatura che in-fluisce notevolmente sulla relazione corrente di soglia – potenza emessa; infatti all’aumentare della temperatura

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il laser si deteriora molto velocemente, per cui per mantenere lo stesso livello di potenza ottica in uscita è necessario il pompaggio di sempre più elevati li-velli di corrente. A complicare le cose si aggiunge il fatto che l’aumento della temperatura può provocare nei VCSEL a singolo modo longitudinale, uno shift della lunghezza d’onda di emissione, con conseguente allargamento dello spettro di emissione del laser. Per que-

sto si rendono necessari sistemi di con-trollo della temperatura, che prevedono refrigeratori termo-elettrici basati su meccanismi di feed-back.

* Ingegnere delle Telecomunicazioni si occupa in Techno di protezione dalle radiazioni non ionizzanti, sicurezza ed igiene del lavoro.

LASER TECHNOLOGY

IN FIBRE-OPTIC COMMUNICATION

SYSTEMS

The essential goal of com-munication is to enable information sharing and transmission among users located in different places. The strong need, arisen in time, to have long-distance reliable communication sys-tems has made it possible to increase the sophistication of systems themselves.

Up to now, the commu-nication system ensuring the best performance as to communication distance and flow of data transmit-ted within a time unit, is the fibre-optic type.

A fibre-optic communica-tion system is conceptually similar to any other com-munication systems except for the signal propagation means, optical fibres, which make the difference. There-fore both the transmitter and the receiver shall be designed to operate accord-ingly.

In the case of an optic transmitter, the oscillator is a LASER (Light Amplifica-tion by Stimulated Emission of Radiation) as it can be easily coupled with optical fibres and is suitable for nu-merical transmission.

7HS+E magazine

INTRODUZIONE

Conservare la biodiversità è il punto cruciale per un concre-to “sviluppo sostenibile”. Compito della scienza è attuare progetti ed atti concreti affinché sia possibile risolvere i problemi della società e rendere operativa la conservazione degli ambienti e la protezione delle aree che sono le fonti di biodiversità.

L’Unione Europea, per attuare pienamente quanto sotto-scritto nella conferenza mondiale sullo stato dell’ambiente di Rio de Janeiro (1992) e riaffermato in quella di Johan-nesburg (2002), ha emanato la Direttiva Habitat (92/43/CEE del 21 maggio 1992) che riconosce gli habitat1 che occorre salvaguardare2; all’interno di questa direttiva viene

1 Secondo la Direttiva, questi habitat “rischiano di scomparire nella loro area di ripartizione naturale; hanno un’area di riparti-zione naturale ridotta a seguito della loro regressione o per il fatto che la loro area è intrinsecamente ristretta;costituiscono esempi notevoli di caratteristiche tipiche di una o più delle sei regioni bio-geografiche seguenti:alpina, atlantica, boreale, continentale, ma-caronesica e mediterranea”.2 Obiettivo generale della politica comunitaria attraverso i suoi documenti ufficiali è “… proteggere e ripristinare il funziona-mento dei sistemi naturali ed arrestare la perdita della biodiversità nell’Unione europea e nel mondo…. La rete comunitaria Natura 2000 si prefigge di tutelare alcune aree importanti dal punto di vista ambientale e va realizzata nella sua interezza”.

data notevole importanza agli ecosistemi dove sono pre-senti questi habitat, garantendo una protezione al territorio nella propria complessità ed integrità.

Le zone individuate come “da pre-servare” costituiscono la rete ecologica “Natura 2000”, un sistema coordinato e coerente di aree destinate alla conser-vazione della diversità biologica ed in particolare alla tutela di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della direttiva Habitat.

Natura 2000 comprende Zone Spe-ciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS). Alle ZSC si giunge tramite l’individuazione dei cosiddetti Siti di Interesse Comunitario (SIC), proposti alla Commissione Eu-ropea da ciascun stato membro. La rete Natura 2000 garantisce la presenza, il mantenimento e/o il ripristino di habi-tat e di specie peculiari del continente europeo, particolarmente minacciati

di frammentazione ed estinzione. Il concetto di rete Natura 2000 raccoglie in modo sinergico la conoscenza scientifi-ca, l’uso del territorio e le capacità gestionali, finalizzate al mantenimento della biodiversità a livello di specie, di habitat e di paesaggio; scopo ultimo della direttiva, infatti, non è solamente individuare il modo migliore per gestire ciascun sito, ma anche costituire con l’insieme dei siti una “rete coerente”, ossia funzionale alla conservazione dell’in-sieme di habitat e di specie che li caratterizzano.

La direttiva Habitat è stata recepita in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n.357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003, ma già nel 1994, tramite il Progetto LIFE Natura, la Com-missione Europea aveva stanziato i fondi per il programma “BioItaly” stipulato tra il Ministero dell’Ambiente – Ser-vizio Conservazione della Natura, e le Regioni e Province Autonome, per l’individuazione dei Siti di Interesse Comu-nitario sul territorio nazionale.

Attualmente in Emilia-Romagna sono presenti 146 Siti Natura 2000, per un’estensione complessiva di 256800 et-tari, pari all’11,6% dell’intero territorio regionale (127 SIC, 75 ZPS, mentre i SIC e ZPS che coincidono tra loro sono 56).

Nell’ambito dei SIC presenti nella Regione Emilia-Romagna per questo studio è stata studiata la variazione

PANORAMICA DEGLI HABITAT EMILIANO-ROMAGNOLI NEGLI UTLIMI 50 ANNI

Figura 1. La Regione Emilia-Romagna con evidenziati i Siti Natura 2000.

* Federico Riva

8 HS+E magazine

temporale del paesaggio vegetale in 13 SIC, ricadenti nelle Provin-ce di Bologna e Modena: si tratta di aree situate in ambito collinare o montano che offrono una va-rietà di ambienti (naturali, semi-naturali e degradati-antropizzati) che possono essere presi come rappresentativi di quelli presenti nella fascia collinare dell’Appen-nino Settentrionale.

Lo studio del pattern temporale della vegetazione costituisce una fonte primaria di conoscenza su-gli ecosistemi (mediante l’inter-pretazione dei processi ecologici che interessano il territorio) e sul-le condizioni socio-economiche che li hanno determinati (Biondi 2007) e una base essenziale per poter definire le scelte gestiona-li più opportune da attuare per la salvaguardia ed il recupero di ambienti e specie in pericolo, compito di assoluta difficoltà, nonostante le attuali cono-scenze sulle fasi di sviluppo del paesaggio (Antrop 2003).

La comparazione della carte della copertura vegetale/uso del suolo appositamente costruite ha consentito di evi-denziare le direzioni di modificazione della qualità (tipi) e del pattern spaziale della copertura vegetale nell’ultimo cinquantennio. Nelle carte della vegetazione ogni elemento esteso di un tipo di vegetazione è utilizzato nell’ambito di una patch-analysis in cui se ne determinano tutte le caratte-ristiche spaziali (es. dimensione e distribuzione).

I SIC sono compresi in aree protette di carattere regio-nale o provinciale e possono essere raggruppati in base ad ambienti caratteristici: i SIC Sassi di Roccamalatina e Sassi di Sant’Andrea, Monte Sole, Contrafforte Plioceni-co, Monte Vigese e Monte Radicchio, Rupe di Calvenzano per affioramenti rocciosi calcarenitici; Gessi Bolognesi, Calanchi dell’Abbadessa e Gessi di Monte Rocca, Monte Capra e Tizzano presentano ambienti carsici gessosi; nel Bosco della Frattona e Boschi di San Luca e Destra Reno sono presenti terrazzi sabbiosi; nei SIC Media Valle del Sil-laro e Abbazia di Monteveglio sono estesi gli affioramenti calanchivi, in La Martina, Monte Gurlano quelli rocciosi di natura ofiolitica, mentre per i Laghi di Suviana e Brasi-mone l’ambiente più rappresentativo è costituito da habitat forestali di pregio.

Il paesaggio vegetale comprende habitat caratteristici della fascia altitudinale compresa fra l’alta pianura (es. Bo-sco della Frattona) e la fascia submontana (Monte Vigese e

Laghi di Suviana e Brasimone) anche se l’ambito alitudina-le più rappresentato è quello collinare (es. Sassi di Rocca-malatina e Sassi di Sant’Andrea, Contrafforte Pliocenico, Monte Sole).

*Biologo, si è occupato di scienze del paesaggio, di qua-lità e igiene alimentare. Collabora con Techno come specia-lista di sicurezza ambientale e igiene industriale.

Figura 2. La Province di Modena e Bologna con evidenziati i Siti di studio.

"An overview on emiliA romAgnA hAbitAts over the lAst 50 yeArs"

Preserving biodiversity is the nodal point for a positive “sustainable development”.By issuing the Habitats Directive (92/43/CEE of 21 May 1992), the European Union acknowledges the habitats to be safeguarded: special attention is paid to the eco-systems containing said habitats, thus ensuring special protection to the territory complexity and integrity. The case study deals with changes occurred in vegeta-tion, as to quality and spatial pattern, during the last fifty years, in Sites of Community Importance; the aim is to provide a valuable tool for the preparation of future management plans taking into account targeted common actions to be undertaken for the conservation of environ-mental distinctive features.

continua sul prossimo numero

9HS+E magazine

Useful Equations, giunto alla sua terza edizione, mostra come applicare all’incirca 150 equazioni classiche della teoria dell’igiene industriale a casi ricorrenti nell’attività quotidiana degli specialisti di sicurezza e salute negli ambienti di lavoro. ogni sezione del libro, in questa terza edizione notevolmente ampliato e rivisto, presenta numerosi problemi tipici e casi di studio; le diverse sezioni del testo coprono tutte le tematiche tipiche dell’igiene del lavoro spaziando dalla ventilazione naturale all’aspirazione forzata dei locali, dalla Iaq all’acustica, dallo stress termico alle radiazioni ionizzanti e

non ionizzanti. l’ampia appendice include tavole di conversione, indici e fatto-ri di progettazione, diagrammi e nomogrammi di vario genere. Il testo cartaceo supporta il cD IvE autocalc (acquistabile separatamente) che contiene quasi tutti gli algoritmi illustrati nel libro per una rapida e facile risoluzione di qualsia-si caso pratico.

USEFUL EQUATIONS – APPLIED COMPUTATIONS FOR OH&S PROFES-SIONALS – 3RD ED. di D. Jeff Burton - USA IVE Press Inc.ISBN: 978-1-883992-30-3©2010 - pp 300 - USD 69.00

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l’International association of fire chiefs costituisce la più grande organizzazione mondiale rappresen-tante il personale tecnico addetto ai servizi antincendio civili con oltre 1,2 milioni di lavoratori in servizio permanente. sin dal 1873 l’associazione, con base a fairfax in virginia (usa), ha costituito un punto di riferimento sia per chi opera nei corpi governativi sia per chi opera a livello di strutture volontarie o nei reparti aziendali, promuovendo un intenso scambio di idee e di esperienze allo scopo di elevare sempre più le conoscenze e le capacità di intervento nella soppressione degli incendi, nella protezione civile contro le calamità naturali e non, nei servizi di pronto soccorso medico e di lotta al terrorismo. Il sito istituzionale www.iafc.org, oltre a fornire informazioni sull’attività dell’associazione con particolare riguardo al territorio statunitense, contiene interessanti documenti scaricabili entrando dal menù a ten-dina laterale della home page nella sezione ‘resources’ e successivamente nella sottosezione ‘download documents’; tra i documenti presenti, procedure operative, manuali di servizio, atti di convegni e check list per varie applicazioni.

www.iafc.org

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Il nuovo rivelatore di gas X-zone® 5000 di Draeger è un apparecchio particolarmente resistente sia agli urti che all’acqua, caratteristica grazie alla quale può essere facilmente posizionato in qualsiasi ambien-te di lavoro; al raggiungimento del livello di soglia impostato l’apparecchio emette un segnale sonoro facilmente udibile garantendo così elevati livelli di sicurezza agli utilizzatori. Il dispositivo è in grado di ri-velare la presenza di una vastissima gamma di gas tossici, infiammabili ed esplosivi. la casa produttrice

assicura una durata della batteria e del sensore notevolmente superiori alla media con una conseguente diminuzione dei costi di gestione. Impiegando diversi tipi di allarme sonoro, possono venire utilizzati, nella medesima area operativa, fino a 25 diversi apparecchi simultaneamente; la possibilità di realizzare in campo una rete wireless di apparecchi che tenga sotto controllo l’area di lavoro offre la possibilità per gli operatori a rischio di essere guidati fuori dalla zona di pe-ricolo seguendo un percorso ‘sicuro’; l’apparecchio è utilizzabile in aree clas-sificate 0 in accordo alla direttiva atEX; secondo il produttore, la particolare forma della scocca consente l’ingresso del gas fino al sensore da qualsiasi lato ed indipendentemente dalla presenza di vento o correnti d’aria.

www.draeger.com

* * *

zoll medical corp., multinazionale americana attiva nel settore health care, ha recentemente introdot-to sul mercato europeo alcune rinnovate versioni dei propri defibrillatori, tra i quali i modelli ZOLL AED Plus® e ZOLL AED Pro®. si tratta di apparecchi per uso esterno completamente automatici (automated External Defibrillator) che trasmettono un immediato feedback - tramite informazioni visive e sonore - delle azioni che si stanno compiendo sulla vittima in modo da aiutare il soccorritore nella propria azione ed ottimizzare l’effetto dell’apparecchiatura. In pratica, l’apparecchio è in grado di segnalare se nell’ese-cuzione del massaggio cardiaco si sta applicando una compressione troppo leggera o troppo elevata, se la frequenza del massaggio è troppo rapida o troppo lenta avvisando immediatamente di continuare nell’azione se questa viene interrotta prima che le funzioni vitali risultino stabilizzate. tra le caratteristiche user friendly, dell’apparecchiatura la possibilità di impie-gare normali batterie al litio da fotocamera e l’impiego di un unico elettrodo a piastra.

www.zoll.com

TOP GEAR

12 HS+E magazine

l’impatto tra una nave ed un grosso cetaceo, evento tutt’altro che raro, può avere esiti catastrofici, non solo per il gigantesco mammifero, ma anche per una nave e per i suoi passeggeri. numerosi impatti tra cetacei (che possono pesare anche 60 tonnellate) ed imbarcazioni di vario genere e dimensioni (tra le 10 e le 5000 tonnellate) hanno registrato vittime tra l’equipaggio e i passeggeri. particolarmente gravi sono risultati alcuni impatti con ferry dotati di hydrofoil che procedevano ad alta velocità. Il Belgio è attualmente una delle nazioni che attraverso l’Iwc (International whaling commission) sta operando più attivamente nella lotta alla riduzione delle collisioni tra grandi cetacei e navi mercantili. la Iwc segnala che uno degli strumenti fondamentali nella prevenzione degli impatti è costituito dai data base disponibili che riportano, in riferimento a tutte le aree geografiche del mondo, sia le zone con maggiore densità di presenza dei mammiferi in relazio-ne alla stagione, sia i rapporti di collisione con i mezzi navali; la consultazione continua di questi data base ha dimostrato essere un sistema più che efficace per ridurre i rischi di collisione. ripetute osservazioni hanno inoltre mostrato che una velocità di navigazione di 10 nodi riduce in modo sensibile la probabilità di collisione rispetto ad una velocità di 15 nodi o superiore. non essendo in molti casi possibile optare per rotte totalmente libere da branchi è viceversa possibile pianificarne in anticipo l’attraversamento, magari optando per un legge-ro allungamento della rotta e per una riduzione della velocità di transito a vantaggio di una riduzione del rischio di collisione; ciò anche in relazione agli avvistamenti effettuati dalle guardie costiere locali. soprattutto nel ca-so di grandi navi, un attento servizio di avvistamento da bordo nave può consentire di rilevare la presenza dei cetacei con parecchie miglia di an-ticipo; considerando che in genere l’avvistamento di un esemplare pre-suppone la presenza di altri esem-plari in branco, anche lievi variazioni nella rotta di navigazione possono consentire di diminuire significa-tivamente il rischio di impatto. In molte aree marine, caratterizzate da una permanente elevata presenza di branchi, sono state istituite rotte obbligate, zone di interdizione alla navigazione, l’obbligo di riportare ad una centrale operativa eventuali avvistamenti effettuati dalle navi in transito, sistemi di avviso ai navi-ganti e limitazioni di velocità. tutte queste misure, se universalmente adottate consentono, secondo Iwc, di mantenere entro limiti di accetta-bilità il rischio di impatto e di mini-mizzare di conseguenza il rischio di fatalità sia nei confronti dei grandi mammiferi che dei naviganti.

CLEANER SEAS - “Safe passage for whales and ships” a cura di IFAW

13HS+E magazine

2011

fInnsEcsalone internazionale della sicurezza 12 – 14 ottobre helsinki

(finlandia)

EcomonDofiera internazionale del recupero dei materiali, dell’energia e dello sviluppi sostenibile

9 – 12 novembre rimini(Italia)

sIchErhEItsalone internazionale della sicurezza 15 – 18 novembre zurigo

(svizzera)

polEkosalone internazionale dell’ambiente 22 – 25 novembre poznan

(polonia)

pollutEcsalone internazionale degli equipaggiamenti, tecnologie e dei servizi per l’ambiente

29 novembre 2 dicembre

parigi(francia)

EnErgaIasalone internazionale delle energie rinnovabili 7 – 10 dicembre montpellier

(francia)

Le date indicate potrebbero subire variazioni o alcune manifestazioni potrebbero venire annullate.

Prima di recarsi alle manifestazioni si consiglia di verificare con gli organizzatori dei singoli eventi la correttezza delle date indicate.

14 HS+E magazine

HS+E nEwSHS+EthE occupatIonal hEalth & safEty +

EnvIronmEntal quartErly magazInE

news

ENTRATA IN VIGORE LA NUOVA UNI EN ISO 12100:2010 PER LA VALUTAZIONE E RIDUZIO-NE DEL RISCHIOIl 25 Novembre 2010 è entrata in vigore la nuova norma UNI EN ISO 12100 “Sicurezza del mac-chinario - Principi generali di progettazione - Valutazione del rischio e riduzione del rischio”.La norma non introduce modifiche sostanziali alle versioni precedenti (UNI EN ISO 14121-1, UNI EN ISO 12100-1 e UNI EN ISO 12100-2).Vengono specificati i criteri per il conseguimen-to della sicurezza nella progettazione del mac-chinario e, in tal senso, sono un aiuto ai pro-gettisti. Sono definite in sostanza le procedure per identificare i pericoli e stimare e valutare i rischi durante il ciclo di vita della macchina, e per eliminare i pericoli o ridurre i rischi.Il riferimento alla UNI EN ISO 12100:2010 non è

ancora inserito nell’elenco delle norme armo-nizzate per la direttiva macchine.

ESPOSIZIONI SPORADICHE E DI DEBOLE INTENSITÀ ALL’AMIANTO - APPROVATI GLI ORIENTAMENTI PRATICILa Commissione consultiva permanente (art.6 del DLgs 81/2008) ha approvato “gli orien-tamenti pratici per la determinazione delle esposizioni sporadiche e di debole intensità all’amianto (ESEDI)”, prevedendo una procedu-ra semplificata. In particolare, in tali condizioni di esposizione non si applicano gli articoli re-lativi a notifica, misure di prevenzione e prote-zione, sorveglianza sanitaria e registro di espo-sizione e cartelle sanitarie e di rischio.Le attività si possono ritenere “sporadiche” se effettuate per un massimo di 60 ore l’anno, per non più di 4 ore per singolo intervento e per un massimo di 2 interventi al mese, attività di

SICUREZZA ED IGIENE INDUSTRIALE

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contorno comprese. Sono di “debole intensità” quelle che determinano una esposizione ad un livello massimo di fibre pari a 10 f/l su 8 ore.La semplificazione è applicabile solo se sussi-stono, contemporaneamente, entrambe le con-dizioni.La Commissione precisa, inoltre, che il numero dei lavoratori esposti deve essere ridotto al mi-nimo (preferibilmente non più di tre addetti con-temporaneamente a questo tipo di attività).

SOSTANZE E MISCELE – RECEPIMENTO DEL-LA DIRETTIVA EUROPEAIl Ministero della Salute, 23 marzo 2011, ha emanato il Decreto di recepimento della Diret-tiva 2008/112/CE (già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale). La Direttiva ha adeguato precedenti direttive al regolamento CLP (Classification, La-belling and Packaging) (CE) n. 1272/2008, sulla alla classificazione, all’etichettatura ed all’im-ballaggio delle sostanze e delle miscele. Il decreto del Ministero prevede la modifica delle normative italiane riferite alle direttive CE adeguate, ovvero:

Legge 11 ottobre 1986, n. 713;•Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152;•Decreto Legislativo 24 giugno 2003, n. 209 •(contiene la definizione di “sostanza perico-losa”);Decreto Legislativo 25 luglio 2005, n. 151 •(contiene la definizione di “sostanze o misce-le pericolose”),Decreto Legislativo 27 marzo 2006, n. 161.•

Le modifiche più frequenti alla normativa pre-cedente, riguardano la sostituzione dei termini «preparato» o «preparati», rispettivamente coi termini «miscela» o «miscele».

IL RUMORE NEGLI AMBIENTI DI LAVORO: NORMA UNI 9432:2011A seguito dell’emanazione della nuova UNI EN ISO 9612, si è resa necessaria anche la revisio-ne della norma UNI 9432:2008, complementare ad essa.Entrambe le norme, finalizzate a valutare i livelli di esposizione al rumore su scala giornaliera, settimanale e di picco, si applicano a tutti gli ambienti di lavoro, ad esclusione di quelli per i quali sono previste normative specifiche.La nuova edizione della norma UNI 9432 offre metodi di calcolo della protezione offerta dai

DPI uditivi ed alla loro efficacia nelle situazioni reali di utilizzo, un metodo per valutare il su-peramento o meno delle soglie previste dalla legislazione vigente e i criteri di valutazione di aspetti che non sono descritti nella UNI EN ISO 9612.Le due norme non si applicano però alla va-lutazione dell’esposizione ad ultrasuoni e in-frasuoni ed alla valutazione dell’esposizione a sorgenti poste in prossimità dell’orecchio.L’entrata in vigore della nuova norma probabil-mente non comporterà la modifica immediata delle valutazioni già effettuate ma verrà consi-derata al momento del primo aggiornamento previsto.

NUOVI DECERETI ATTUATIVI DEL D.Lgs. 81/08Qualche settimana fa è stato approvato il Decreto del Ministero del Lavoro sui lavo-ri sotto tensione di cui all’Art. 82, comma 2 D.Lgs.81/08). Tale Decreto attuativo del D.Lgs.81/08, nasce dall’esigenza di regolamentare il settore dei lavori elettrici sotto tensione in relazione alle particolari metodologie di lavoro da adottare, nonché alla elevata professionalità richiesta agli operatori del settore e si tratta, nello spe-cifico, del Decreto previsto per il rilascio delle autorizzazioni ai lavori elettrici nei sistemi di II categoria.Inoltre sono in arrivo nei prossimi mesi altri decreti e accordi applicativi previsti dal D.Lgs. 81/08, tra cui:

Decreto del Ministero del Lavoro, relativo •alle condizioni di lavoro sui volontari della Croce Rossa Italiana, della Protezione Civi-le e sulle cooperative (Art.3, comma 3-bis D.Lgs.81/08);Decreto del Ministero del Lavoro ex Art.73, •comma 5 D.Lgs.81/08, relativo a formazione e addestramento dei lavoratori adibiti all’uso di attrezzature che richiedono conoscenze particolari;Regolamento per la qualificazione delle im-•prese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confina-ti, ai sensi dell’Art. 6, comma 8, lettera g) del D.Lgs. 81/08;Accordo in Conferenza permanente per i •rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provin-ce Autonome sui corsi di formazione per lo svolgimento diretto da parte del datore di la-

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voro dei compiti di prevenzione e protezione dai rischi ai sensi dell’Art. 34, commi 2 e 3 del D.Lgs. 81/08;Accordo Lavoratori, Preposti e Dirigenti - Ac-•cordo in Conferenza permanente per i rap-porti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome per la formazione dei lavoratori ai sensi dell’Art. 37, comma 2 del D.Lgs. 81/08

TRASMISSIONE PER VIA TELEMATICA DEI CERTIFICATI DI MALATTIANei casi di assenza per malattia dei lavoratori del settore privato, il certificato rilasciato dal medico o dalla struttura sanitaria pubblica, deve essere inviato dagli stessi, per via tele-matica, all’INPS, che avrà il compito di inviarlo, sempre per via telematica, al datore di lavoro del dipendente.Resta comunque l’obbligo del lavoratore di se-gnalare tempestivamente al datore di lavoro la propria assenza, l’indirizzo di reperibilità e, se richiesto, il numero di protocollo identificativo del certificato inviato per via telematica dal me-dico.Il datore di lavoro può visionare le attestazioni di malattia relative ai certificati ricevuti:

Mediante accesso diretto al sistema INPS se-•condo la procedura descritta nella circolare n. 60 del 16 aprile 2011;Mediante invio alla casella di posta elettroni-•ca certificata indicata dal datore di lavoro;Tramite il proprio intermediario abilitato.•

REGOLAMENTO CLP: HELPDESKL’Agenzia ECHA (Agenzia europea per le so-stanze chimiche) ha attivato un sito web con lo scopo di fornire un supporto per conoscere e approfondire i molteplici aspetti del regolamen-to CLP.Il sito, tra le diverse sezioni nel quale è suddivi-so, presenta gli Helpdesk nazionali previsti dal REACH e CLP con i relativi link, e-mail e contat-ti telefonici attivati da ogni Stato Membro.L’Helpdesk dell’Agenzia ECHA ha la funzione di coordinare l’attività di tutti gli Helpdesk na-zionali e rappresenta un Helpdesk di secondo livello per i quesiti di maggiore complessità o di dubbia interpretazione della norma.Nel sito del Centro Nazionale Sostanze Chimi-che, invece, è a disposizione una banca da-ti aggiornata con tutte le sostanze presenti nell’Allegato VI al Regolamento CLP che riporta

la doppia classificazione, secondo il vecchio e il nuovo sistema; inoltre è presente anche un “convertitore CLP” che può essere utilizzato dalle aziende per una migliore gestione della transizione al nuovo sistema di classificazione e etichettatura previsto dal regolamento CLP.

NUOVO DECRETO SULLE VERIFICHE PERIO-DICHE DELLE ATTREZZATURESul Supplemento Ordinario n. 111 della Gazzet-ta Ufficiale n. 98 del 29 aprile 2011 è stato pub-blicato il DM 11 aprile 2011 recante “Disciplina delle modalità di effettuazione delle verifiche periodiche di cui all’All. VII del D.Lgs. 81/2008, nonché i criteri per l’ abilitazione dei soggetti di cui all’art. 71, comma 13, del medesimo de-creto legislativo”.Il Decreto Ministeriale definisce la procedura che il datore di lavoro deve seguire per richie-dere l’effettuazione delle verifiche periodiche, le modalità con cui le stesse vanno effettuate ed i criteri per l’abilitazione dei soggetti pub-blici e privati (oltre ASL e INAIL, a seguito della soppressione dell’ISPESL).Il Decreto entra in vigore 90 giorni dopo la pub-blicazione nella Gazzetta Ufficiale, quindi a fine luglio, fatta eccezione per l’allegato III (moda-lità per l’effettuazione della domanda, nonché per il controllo e il monitoraggio dei soggetti verificatori), che è già entrato in vigore.

STRESS LAVORO-CORRELATO: IL NUOVO “MANUALE” DELL’INAILL’INAIL ha messo a disposizione delle aziende, in un’apposita piattaforma online, una metodo-logia da seguire e specificatamente contestua-lizzata alle indicazioni di legge, per la valuta-zione dello stress lavoro-correlato.Il “manuale” mette a disposizione una lista di controllo da utilizzare nella fase di valutazione preliminare che permette di rilevare molti pa-rametri tipici delle condizioni di stress, un que-stionario da utilizzare nella fase di valutazione della percezione soggettiva dei lavoratori (utile all’identificazione e alla caratterizzazione del rischio da stress lavoro-correlato e delle sue cause) e infine una guida da utilizzare nella fa-se di gestione e monitoraggio per identificare soluzioni efficaci in base ai risultati emersi dal-la valutazione.

17HS+E magazine

IN ARRIVO I “VADEMECUM” PER LA PREVEN-ZIONE DEGLI INCIDENTI IN AMBIENTI CONFI-NATIUn gruppo di lavoro a supporto della Com-missione consultiva permanente per la salute e la sicurezza, in collaborazione con l’INAIL, sta predisponendo dei manuali contenenti le linee guida per operare in sicurezza in ambienti “chiusi” come cisterne, vasche o piscine. Il pri-mo, ormai in fase di ultimazione, è dedicato alle cisterne.Un altro intervento preventivo è la predisposi-zione, sempre da parte del Ministero del Lavo-ro, di un regolamento (che uscirà sotto forma di decreto) per la qualificazione delle aziende e dei lavoratori autonomi che svolgono prestazioni in ambienti confinati. Già approvato in ambito del-la Conferenza Stato/Regioni e di prossima usci-ta sulla Gazzetta Ufficiale, il documento è diviso in due parti: da una parte, le caratteristiche che le imprese devono garantire e il riconoscimento della formazione di coloro che operano in que-sti ambiti e, dall’altra, una serie di disposizioni riguardo le procedure di sicurezza da mettere in atto.

AMBIENTE

RIFIUTI – NUOVE INDICAZIONI IM MERITO AL-LE ATTIVITÀ DI TRASPORTOIn base alle nuove indicazioni in merito alle at-tività di trasporto dei rifiuti, l’art. 212 del D.Lgs. 152/2006, modificato dal D.Lgs. 205/2010, non prevede più la specifica procedura di iscrizione all’Albo per le imprese già inquadrate nella ca-tegoria 2 e 3 (raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi e pericolosi rispettivamente, avviati a recupero in modo effettivo ed oggettivo). In sede di domanda o di rinnovo di iscrizione le imprese dovranno iscriversi alla categoria 4 o 5 a seconda del caso specifico.Lo stesso articolo stabilisce che le imprese e gli enti iscritti all’Albo per le attività di traspor-to di rifiuti speciali pericolosi sono esonerati dall’iscrizione per le attività di trasporto di ri-fiuti speciali non pericolosi. L’iscrizione alla categoria 5 è subordinata a garanzia finanziaria a favore dello Stato, ciò non è più necessario per l’iscrizione alla categoria 4. In quest’ultimo

caso le imprese potranno rimanere iscritte fino alla scadenza dell’iscrizione e richiedere la re-voca della garanzia economica prestata rima-nendo iscritte alla categoria 4.

SISTRI – NUOVE INDICAZIONI IM MERITO AL-LE COMUNICAZIONI ANNUALICon l’introduzione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti SISTRI, le Aziende aderenti non sono più soggette all’obbligo di comunicazione dei dati relativi ai rifiuti prodot-ti, gestiti e movimentati già inseriti nel sistema informatico.Tuttavia, nella “Circolare recante indicazioni operative relative all’assolvimento degli ob-blighi di comunicazione annuali di cui alla legge 70/94, al DPCM 27/04/2010 e all’articolo 12 del DM 17/12/2009, come modificato con DM 22/12/2010”, del 2 marzo 2011 si sottolinea l’obbligo di comunicare al SISTRI determina-te informazioni solo per i produttori iniziali di rifiuti e per le Imprese ed Enti che effettuano operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti che erano tenuti a presentare il MUD.I trasportatori di rifiuti e coloro che effettuano commercio e intermediazione senza deten-zione non sono tenuti ad effettuare nessuna comunicazione a decorrere dall’anno 2010. Le informazioni relative al 2010 dovevano essere comunicate, secondo diverse modalità, entro il 30 aprile 2011, mentre le informazioni relative al periodo 01.01.2011-31.05.2011 dovranno es-sere comunicate entro il 31 dicembre 2011.

SISTRI – ENTRATA IN VIGORE RIMANDATAIl 25 maggio 2011 si è raggiunta una nuova in-tesa secondo la quale Il Sistri entrerà in vigore:

Il 1° settembre 2011 per produttori di rifiuti •che abbiano più di 500 dipendenti, per gli impianti di smaltimento, incenerimento, ecc e per trasportatori che sono autorizzati per trasporti annui superiori alle 3000 tonnellate;Il 1° ottobre 2011 per produttori di rifiuti che •abbiano da 250 a 500 dipendenti e “Comuni, Enti ed Imprese che gestiscono i rifiuti urba-ni della Regione Campania”;Il 1° novembre 2011 per produttori di rifiuti •che abbiano da 50 a 249 dipendenti;Il 1° dicembre 2011 per produttori di rifiuti •che abbiano da 10 a 49 dipendenti e traspor-

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tatori che sono autorizzati per trasporti annui fino a 3000 tonnellate;Il 1° gennaio 2012 per produttori di rifiuti peri-•colosi che abbiano fino a 10 dipendenti.

•Sono inoltre previste procedure di salvaguar-dia in caso di rallentamenti del sistema ed una attenuazione delle sanzioni nella prima fase dell’operatività del sistema.

PUBBLICATO IL D.Lgs. SULL’USO DELL’ENER-GIA DA FONTI RINNOVABILISul n.78 del 28 marzo 2011 della Gazzetta Uffi-ciale, è stato pubblicato il D.Lgs. n.28 relativo alla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.In materia di certificazione energetica degli edi-fici, il Decreto introduce una norma che prevede l’obbligo di consegnare il certificato energetico degli edifici al momento del rogito. Per gli edifici di nuova costruzione e di ristrut-turazioni rilevanti diventa obbligatorio l’utilizzo di fonti rinnovabili per i consumi di calore, di elettricità e per il raffrescamento. L’inadempimento comporta il rifiuto del rilascio del titolo edilizio. Infine, per quanto riguarda il fotovoltaico, il Decreto prevede una ridefinizio-ne dei criteri e degli incentivi a decorrere dal 1 giugno 2011.

PREVENZIONE INCENDI

SANZIONI PER L’ASSENZA DEL CERTIFICATO DI PREVENZIONE INCENDI

Le aziende e le lavorazioni indicate nelle tabelle A e B approvate con il D. P. R. 26 maggio 1959 n. 689, erano assoggettate in base alla vecchia normativa al rilascio del Certificato di Preven-zione Incendi e al controllo del Comando Pro-vinciale dei Vigili del Fuoco, in difetto del quale era configurabile il reato previsto dagli articoli 36 e 37 del D. P. R. 27 aprile 1955 n. 547. Con l’entrata in vigore del D. Lgs. n. 81 del 2008, il sopraindicato decreto è stato sì abro-gato ma lo stesso reato è oggi previsto dall’ar-ticolo 16 del D.Lgs. 8 marzo 2006 n. 139 richia-mato dall’articolo 46 del D. Lgs. n. 81 del 2008 (Prevenzione incendi) e ciò a ribadire la sua perdurante vigenza anche a seguito dell’abro-gazione del Decreto n. 547 del 1955.Si ricorda che il suddetto articolo 46 comma 2 prevede, per il datore di lavoro-dirigente dell’atti-vità lavorativa per cui non siano state adottate le idonee misure per prevenire gli incendi e per tu-telare l’incolumità dei lavoratori, l’arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 €.

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19HS+E magazine

LE NUOVE PROCEDURE DI PREVENZIONE IN-CENDIDal 29 marzo 2011, con l’avvento della Segna-lazione Certificata di Inizio Attività (SCIA), le imprese potranno andare in esercizio semplice-mente presentando una domanda in via telema-tica allo Sportello Unico per le Attività Produtti-ve (SUAP).Gli adempimenti relativi alla valutazione dei progetti saranno diffe-renziati in funzione del-le esigenze di tutela dei pubblici interessi.Con l’introduzione della SCIA sparisce il parere di conformità per tut-te le attività disciplina-te da regole tecniche di prevenzione incendi e che non creano signifi-cativi rischi, e si apre la possibilità di dare inizio all’attività, presentando semplicemente la segna-lazione.Inoltre vale il principio di proporzionalità, in base al quale, gli adempimenti amministrativi vengono diversificati in relazione alla dimensione, al set-tore in cui opera l’impre-sa e all’effettiva esigenza di tutela degli interessi pubblici.Una volta presentata la SCIA (per via telematica), il SUAP ne verificherà la completezza e rilascerà automaticamente una ricevuta che costituirà titolo autorizzatorio per l’inizio dell’attività.Il SUAP trasmetterà poi gli atti alle amministrazioni degli uffici compe-tenti, quindi anche ai Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco.Entro 60 giorni da ricevimento della documen-tazione il Comando effettuerà i controlli attra-verso visite tecniche che dovranno accertare il rispetto delle prescrizioni previste dalle norma-tive di prevenzione incendi.

Qualora venga accertata la carenza dei requisiti previsti dalle relative norme, il Comando (sem-pre entro 60 giorni) vieterà il proseguimento dell’attività, salvo che l’interessato si adegui a dette norme entro 45 giorni.Ricadono nell’ambito della SCIA solo le attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco pre-senti nell’elenco allegato alla Lettera Circolare n.0003791 del 24/03/2011:

La SCIA non si applica principalmente a:attività che non sono oggetto di specifiche - regole tecniche di prevenzione incendi;attività che, pur essendo oggetto di speci-- fiche regole tecniche, presentano però una particolare complessità tecnico-gestionale;ai procedimenti che si avvalgono del criterio - dell’ingegneria della sicurezza antincendio.