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ATTUALITA DEGLI ANTICHI «Scrivere» la peste: dall'AnticoTestamento a Stephen King La peste è una realtà antica di sofferenza e di morte che ha sconvolto per molti secoli l'umanità: ha fatto irruzlone nella vita di città e popoli, sterminando migliaia e migliaia di esistenze. Anche oggi questa terribiìe malattia, pur molto lontana dal nostro vissuto perche estìnta, rimane un termine dì riferimento importante per il nostro imma- g in a rio. Tuttavia la peste non e soltanto un grande fenomeno bio- logico, patologico e storico, ma anche un'importante ca- tegoria Ietteraria che ha attraversato secoli e opere pure molto distantr tra loro. ln questo ,rodq.lg peste è diventa- ta una qrande tematica intertestuale, all'interno della qua- le uno lcrìttore opera in un duplice modo: da una parte cerca di scrìvere la «proprìa» peste, dall'altra tìene presenti le «altre» pesti narrate e descritte da scrìttori precedenti. Esiste così la peste «antìca» della Bibbia, dell'Edipo Re, di Tucìdide, di Lucrezio, e quella, vra via più «moderna», di Defoe, di lVlanzoni, diCamus, distephen King ecc.:ognuna con delle sue specificità, ognuna, in qualche, modo «riscrit- tura» di un'altra. Tanti modi dunque di scrivere [a peste . Vedìamone a]cuni piu oa vic'to. [a peste e it sacro La peste ìrrompe improvvisa nella storia degli uomini:tra- volge tutto, tutto fa rovinare. È un'epifanìa devastante del male, della sofferenza e del limite umano. Di fronte a que- sto orrore, gli uomini si chiedono: «Perché7». Trovare un senso rende infatti ìl dolore più sopportabile. 0uesto sfor- zo di interpretare la peste, diattrìbuirle un signiftcato è il nucleo centrale della lettura sacra di questo fenomeno. Es- sa non è mai presentata come un evento naturale, scienti- ficamente analizzabile, bensì come un segno che proviene dalla divinità. Nella Bibbia la peste è uno dei possibilicastì- ghiche Dio rnvia agliuominiper iloro peccati. Nell'Antlco Testomento la peste e nomìnata più volte . per esempio nel libro dell'fsodo (cap. 9) è una delle sette piaghe minaccìa- te e poi attuate da Dìo contro il faraone egiziano, che non ha voluto lascìare liberi gli ebrei; nel Primo libro delle Cro- noche (cap. 21) la peste che si abbatte sul popolo di lsraele è conseguenza della disobbedìenza del re David; così an- che nellTpoco/isse (cap. 6), I'ultimo libro del Nuovo Testo- menta e dell'intera Bibbia, la peste è uno dei flagelli che abbatteranno sul mondo, preannunciando la finàdella sto- ria terrena e il giudizio Dio. Anche nell'/liode, il grande poema dell'epica greca, compa- re la peste come espressione dell'ira di Apollo contro gli acheì. Nell'Edipo re di Sofocle, uno dei grandi testi della cultura greca antica, il morbo che siabbatte sulla città diTebe ap- pare come un evento divino, ma terribilmente misterioso, inquietante: a dìffe renza del Dio ebraico e cristiano, le dl- vinità greche risultano enigmatìche, indecifrabili, quasi ca- pricciose. Edipo, ìl re di Tebe, si impegna con intelligenza e razìocinio per comprende re Ie ragioni del terribile conta- gio: scopre così che la peste è collegata a una sua colpa gravissima, ma compiuta senza consapevolezza. Edipo e così travolto, nel corso della tragedia, da un destlno terrì- bile e ìnfelicissimo, che se da una parte ha una sua spiega- zione razionale, dall'altra rimane incomprensibile, tragica- me nte ìnsondabile. Va sottolineato come in tuttì questi testi la peste non sìa mai descritta in modo particolareggìato, ma soltanto evo- cata. Non interessa tanto Ia sua fenomenologia, quanto I'interpretazione di essa come strume nto dìvino di puni- zione delle colpe umane. ll binomio interpretativo colpa degli uomìni-punizione divina non e confinato solo in que- sti testr antìchi, ma è ritrovabile anche in testi contempo- ranei: si veda per esempio L'ombra detto scorpione di Stephen King, dove la superbia intellettuale di alcunìscien- ziati irresponsabìli scatena una devastante epidemia. La peste e la ragione La [este è tuttavÈ attraversabìle anche da una lettura lai- ca e, se possibrle, razionale. Per iI grande storìco greco Tu- cidide [V secolo a.C.) non ha senso vedere negli avvenimen- ti della storia la mano degli dei:sono gli uominl con iloro interessi e le loro passioniche fanno Ia storia.0uando cla- vanti ai suoi occhi si offre un evento inspiegabile - come la terribile epìdemia di peste che nel430 a.C. colpì la cìttà Atene - Tucidide non cerca spiegazroni nella volontà degli dei, non ìnterpreta secondo il binomio colpa-punizione, ma si limita a registrare e a descrivere, perche cio che av- venne non venga dimenticato e resti come monito ai po- steri. Lo storico greco, a differenza dell'approccio sacro, descrive per la prima volta nella letteratura occidentale la malattia e ne sceglie gli aspetti narrabili: a) i sintomi fisici; b) le conseguenze sulla vita sociale; c) le reazioni psicolo- giche; d) alcuni episodi e immagini impressionanti. La sua rappresentazione memorabile diventerà un modello ìette- rario caratterizzato da precisi fopoi narrativi, con il quale confronteranno di fatto tutti gli autori successivi, da Lu- crezio fìno al novecentesco Camus. Lucrezio chiude il De rerum noturo proprio con le immagì- ni terribili della peste di Atene: i templi della città sono sti- pati di cadaveri; i riti funebri numerosissimr e turbati dal terrore dei soprawissuti. ll poeta, attento alla lezione Tucidide, descrìve in versi potentissìmì i sintomì della ma- lattia, le piaghe purulente, le reazioni sconvolte della cit- tadinanza e attua una lettura laica e razionale della peste: non c'è spazìo per la fede nell'intervtnto divino nel mondo e nelle leggi della natura. Solo la filosofia epicurea puo ren- dere l'uomo saggio e consapevole dei suoi limiti e della sua vera natura. 88

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ATTUALITA DEGLI ANTICHI

«Scrivere» la peste: dall'AnticoTestamento a Stephen King

La peste è una realtà antica di sofferenza e di morte che

ha sconvolto per molti secoli l'umanità: ha fatto irruzlone

nella vita di città e popoli, sterminando migliaia e migliaia

di esistenze. Anche oggi questa terribiìe malattia, pur

molto lontana dal nostro vissuto perche estìnta, rimane

un termine dì riferimento importante per il nostro imma-

g in a rio.

Tuttavia la peste non e soltanto un grande fenomeno bio-

logico, patologico e storico, ma anche un'importante ca-

tegoria Ietteraria che ha attraversato secoli e opere pure

molto distantr tra loro. ln questo ,rodq.lg peste è diventa-

ta una qrande tematica intertestuale, all'interno della qua-

le uno lcrìttore opera in un duplice modo: da una parte

cerca di scrìvere la «proprìa» peste, dall'altra tìene presenti

le «altre» pesti narrate e descritte da scrìttori precedenti.

Esiste così la peste «antìca» della Bibbia, dell'Edipo Re, di

Tucìdide, di Lucrezio, e quella, vra via più «moderna», di

Defoe, di lVlanzoni, diCamus, distephen King ecc.:ognuna

con delle sue specificità, ognuna, in qualche, modo «riscrit-

tura» di un'altra.Tanti modi dunque di scrivere [a peste . Vedìamone a]cuni

piu oa vic'to.

[a peste e it sacroLa peste ìrrompe improvvisa nella storia degli uomini:tra-volge tutto, tutto fa rovinare. È un'epifanìa devastante del

male, della sofferenza e del limite umano. Di fronte a que-

sto orrore, gli uomini si chiedono: «Perché7». Trovare un

senso rende infatti ìl dolore più sopportabile. 0uesto sfor-

zo di interpretare la peste, diattrìbuirle un signiftcato è il

nucleo centrale della lettura sacra di questo fenomeno. Es-

sa non è mai presentata come un evento naturale, scienti-

ficamente analizzabile, bensì come un segno che proviene

dalla divinità. Nella Bibbia la peste è uno dei possibilicastì-

ghiche Dio rnvia agliuominiper iloro peccati. Nell'Antlco

Testomento la peste e nomìnata più volte . per esempio nel

libro dell'fsodo (cap. 9) è una delle sette piaghe minaccìa-

te e poi attuate da Dìo contro il faraone egiziano, che non

ha voluto lascìare liberi gli ebrei; nel Primo libro delle Cro-

noche (cap. 21) la peste che si abbatte sul popolo di lsraele

è conseguenza della disobbedìenza del re David; così an-

che nellTpoco/isse (cap. 6), I'ultimo libro del Nuovo Testo-

menta e dell'intera Bibbia, la peste è uno dei flagelli che sì

abbatteranno sul mondo, preannunciando la finàdella sto-

ria terrena e il giudizio dì Dio.

Anche nell'/liode, il grande poema dell'epica greca, compa-

re la peste come espressione dell'ira di Apollo contro gli

acheì.

Nell'Edipo re di Sofocle, uno dei grandi testi della culturagreca antica, il morbo che siabbatte sulla città diTebe ap-

pare come un evento divino, ma terribilmente misterioso,

inquietante: a dìffe renza del Dio ebraico e cristiano, le dl-

vinità greche risultano enigmatìche, indecifrabili, quasi ca-pricciose. Edipo, ìl re di Tebe, si impegna con intelligenza e

razìocinio per comprende re Ie ragioni del terribile conta-gio: scopre così che la peste è collegata a una sua colpagravissima, ma compiuta senza consapevolezza. Edipo e

così travolto, nel corso della tragedia, da un destlno terrì-bile e ìnfelicissimo, che se da una parte ha una sua spiega-

zione razionale, dall'altra rimane incomprensibile, tragica-me nte ìnsondabile.Va sottolineato come in tuttì questi testi la peste non sìa

mai descritta in modo particolareggìato, ma soltanto evo-

cata. Non interessa tanto Ia sua fenomenologia, quantoI'interpretazione di essa come strume nto dìvino di puni-zione delle colpe umane. ll binomio interpretativo colpa

degli uomìni-punizione divina non e confinato solo in que-

sti testr antìchi, ma è ritrovabile anche in testi contempo-ranei: si veda per esempio L'ombra detto scorpione di

Stephen King, dove la superbia intellettuale di alcunìscien-ziati irresponsabìli scatena una devastante epidemia.

La peste e la ragioneLa [este è tuttavÈ attraversabìle anche da una lettura lai-ca e, se possibrle, razionale. Per iI grande storìco greco Tu-

cidide [V secolo a.C.) non ha senso vedere negli avvenimen-ti della storia la mano degli dei:sono gli uominl con ilorointeressi e le loro passioniche fanno Ia storia.0uando cla-

vanti ai suoi occhi si offre un evento inspiegabile - come la

terribile epìdemia di peste che nel430 a.C. colpì la cìttà dì

Atene - Tucidide non cerca spiegazroni nella volontà degli

dei, non ìnterpreta secondo il binomio colpa-punizione,ma si limita a registrare e a descrivere, perche cio che av-

venne non venga dimenticato e resti come monito ai po-

steri. Lo storico greco, a differenza dell'approccio sacro,

descrive per la prima volta nella letteratura occidentale la

malattia e ne sceglie gli aspetti narrabili: a) i sintomi fisici;b) le conseguenze sulla vita sociale; c) le reazioni psicolo-giche; d) alcuni episodi e immagini impressionanti. La sua

rappresentazione memorabile diventerà un modello ìette-rario caratterizzato da precisi fopoi narrativi, con il quale sì

confronteranno di fatto tutti gli autori successivi, da Lu-

crezio fìno al novecentesco Camus.

Lucrezio chiude il De rerum noturo proprio con le immagì-ni terribili della peste di Atene: i templi della città sono sti-pati di cadaveri; i riti funebri numerosissimr e turbati dal

terrore dei soprawissuti. ll poeta, attento alla lezione dì

Tucidide, descrìve in versi potentissìmì i sintomì della ma-lattia, le piaghe purulente, le reazioni sconvolte della cit-tadinanza e attua una lettura laica e razionale della peste:

non c'è spazìo per la fede nell'intervtnto divino nel mondo

e nelle leggi della natura. Solo la filosofia epicurea puo ren-dere l'uomo saggio e consapevole dei suoi limiti e della sua

vera natura.

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La peste e il romanzoion Tutidide la peste è divenuta un evento narratrile attra-uerso un preciso catalogo di topoi; i futuri scrittori si ap-rlicano a esplorare, riscrivere, ampliare in tutte le sue pos-

sìbilità narrativr ii modello tucidideo. La peste diventa uniuogo narrativo ecrezionale, dove morte, dolore, passione,

sconvol g imento e ma lvagità possono interseca rsi. G iova n -ni Bomaccio (1313-75) costruisce tutta la cornice del suocapolavoro, il Decomeron, sulla descrizione della peste a

Firenze del 1348. La peste irrompe a Firenze, sconvolge gliequilibri del tempo, sowerte un mondo intero. Per questo

una «lieta» brigata di sette fanciulle e tre giovani deride diritirarsi nelle ville del contado, per salvarsi dalla malattia e

per vivere una vita diversa, dove la parola e la narrazione dicento novelle contribuiscano a ricreare un mondo armo-nioso, civile e ricco di valori.Alessandro Manzoni (1785-1873i drdica di fatto alla peste

di Milano nel Seiernto tutta la parte finale dei Promessispo-sl: a partire dai capp. XXXI e XXXII che descrivono gli effettifisicr ma soprattutto psicologici dell'epidemia fino ai sei suc-cessivì che seguono i vari personaggi, accompagnandoli al

compimento della loro vicenda. Le grandi pagine manzonia-ne sono gioute su un duplice registro: da una parte l'istanzaromanzesca che porta Manzoni a risrivere la peste secondoi tradizionali fiipoltucididei (e già utilìzzati da Boccaccio)dello sconvolgimento della vita civile e sociale, per arrivare

LA COSMOLOGIA

alla felice conclusione delle vicende di Renzo e Lucia; dall'al-tra l'istanza più razionale e saggistica, che I'autore persegue

indagando il fanatismo, la superstizione e il delirio collettìvoin quel frangente drammatico, lnoltre, data la straordinarìacomplessità ideologica del romanzo, la peste e anche - per iI

cattoliro Manzoni - un luogo misteriosissimo dove l'inson-dabile agire di Dio, in qualche modo, si manifesta.Per un uomo del Novecento come Albert Camus, ia peste run fatto «archeologico», lontano, appartenente a perìodistorici passati. Tuttavia lo scrìttore intitola un suo roman-zo proprio lo pesfe {l}+t).ln esso si immagina che nel'1940, a Orano, una cittadina dell'Algeria francese, esplodauna terribile epidemia. ll dolore è al centro: awolge tutto;su di esso si conrentrano le discussioni dei personaggi. Tut-tavia neppure il sacerdote Paneloux riesce a trovare unagiustificazione razionalr per quell'immensa sofferenza.Non resta che l'azione solidale.Camus non e tanto interessato alle descrizioni tradizionalidella malattia, quanto al valore metaforico della peste. Es-

sa rappresenta la follia mortifera del nazismo che tuttosconvolge e sowerte e, ancor di più, è I'epifania del maleche esplode nell'esistenza e che non puo essere spiegatoda alcuna ragione umana. Nessuna giustizia divina può es-sere invocata per il laico Camul e nella peste sono così ri-tratti tutto lo smarrimento, la paura, l'angoscia esistenzia-le e il male dÌviven de ll'uorno moderno.

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